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LA “BELLE EPOQUE”

L'arte segue nel corso dei secoli, la cultura e il pensiero


umano. Si formano così le correnti d'arte, le quali si
evolvono con l'umanità, creando nuove tendenze
artistiche.
Arnaldo De Lisio, L'uscita dall'opera, 1900-1903, olio su tela.
La “Belle Epoque”
Premessa

Con questo termine venne


contrassegnato lo stile di vita,
il mondo, di alcune classi
sociali alla fine del XIX e inizio
XX secolo.

Giovanni Boldini,
Mademoiselle De Nemidoff, 1908,
Olio su tela, cm 232x122, Collezione privata
La “Belle Epoque”
Le Chateau d'eau and plaza, Exposition Premessa
Universal, 1900, Paris, France.

L'entrata in scena, in Europa,


di grandi stati nazionali come
la Germania e l'Italia, la fine
dei bellicosi Bonaparte, aveva
concorso a creare un clima
ideale in cui le nuove scoperte
scientifiche potevano essere
applicate alla vita quotidiana
(con innegabili benefici) nelle
più svariate forme ed utilizzi.
La “Belle Epoque”
Premessa

Tra le trasformazioni che


segnarono tutto l’800, la
Rivoluzione Industriale portò
la diffusione di efficienti
macchine a vapore per treni e
navi,
La “Belle Epoque”
Premessa

l'elettrificazione di molte linee


ferroviarie e tramviarie,
La “Belle Epoque”
Premessa

la comunicazione in tempo
reale attraverso onde radio e
poi telefoniche,
La “Belle Epoque”
Premessa

l'invenzione del
motore a scoppio
che soppianta dopo
millenni il traino
animale ,
La “Belle Epoque”
Premessa

la straordinaria invenzione dei


fratelli Lumière
La “Belle Epoque”
Premessa

e gli albori dell'aereonautica.


La “Belle Epoque”
Premessa

Possiamo immaginare l'emozione nel vedere le città


illuminarsi ogni sera di mille e mille lampadine dopo
secoli di buio rischiarato da torce e pochi lumi a gas. Ce
n'è davvero abbastanza per ubriacare un'intera
generazione.
La “Belle Epoque”
Premessa
Il lungo regno della Regina
Vittoria (in Inghilterra)
accompagnato da una
incessante politica coloniale,
aveva portato la borghesia
produttiva, commerciale,
bancaria anglosassone ai
massimi livelli sociali.

Buckingham Palace. Residenza reale dal 1837,


con l’ascesa al trono della regina Vittoria.
La “Belle Epoque”
Premessa
Lo scontro coi tedeschi per l'egemonia
non era ancora giunto ai livelli
pericolosi di una guerra e gli Americani
si erano estraniati al di là dell'Oceano,
in Asia e Oceania, ma principalmente
sul loro continente, dove gli interessi
europei e quelli giapponesi erano
minori di fatto cacciando le vecchie
potenze coloniali.
La “Belle Epoque”
Premessa
All'alta borghesia europea
faceva da contorno una
piccola borghesia di provincia
e la nuova classe dei colletti
bianchi che si identificava
negli impiegati, artigiani e
professionisti necessari per
mandare avanti l'apparato
industriale.
Le Chateau d'eau and plaza, Exposition Universal, 1900, Paris, France.
La “Belle Epoque”
Premessa
Le città crescevano a
dismisura con l'inurbamento
degli operai e di pari passo
andava la frequenza scolastica
che riduceva, partendo dalle
classi giovani, le altissime
percentuali di analfabetismo.

Embankment and entrance to the Kursaal, Ostend, Belgium, ca. 1895


La “Belle Epoque”
Premessa

Le uniche che non mantenevano il passo erano le classi


contadine e operaie (generiche), sia all'interno dei
singoli stati che come categoria generale (proletariato).
Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il Quarto Stato, 1901, inizialmente intitolato Il cammino
dei lavoratori. Olio su tela 293 × 545 cm. Museo del Novecento, Milano.
La “Belle Epoque”
Premessa

Il progresso in agricoltura passava anche dalle


macchine che riducevano la presenza umana o
facevano un lavoro più grande (vedi scavo canali o
trafori).
Scena raffigurante un gruppo di contadini in posa davanti ad una macchina agricola a
vapore. Stampa fotografica d'epoca, formato cm 11.8x9.2 in mediocre stato di
conservazione.
La “Belle Epoque”
Premessa
In Russia, il problema dei
contadini servi (o della gleba)
era innescato e pronto ad
esplodere.

Alfons Mucha,
Labolizione della
servitù della gleba
in Russia, 1914.
La “Belle Epoque”
Premessa

In un paese come l'Italia,


carente di capitali e di materie
prime, il surplus demografico
e la necessità di terre si
sfogarono con una gigantesca
emigrazione che vide partire
circa 6.000.000 di persone nei
primi 50 anni dell'Unità.
La “Belle Epoque”
Premessa
In Europa si calcola che, con le
migliorate condizioni di vita, la
popolazione giovanile in alcuni
casi triplicò. Ciò fu anche alla
base della costituzione di
grandi eserciti di leva
(impossibili nell'800) e
preludio allo scatenamento di
conflitti generalizzati.
La “Belle Epoque”
Premessa
I nuovi stili di vita, i problemi
sociali delle industrie e
dell'inurbamento vedranno
affermarsi anche nuovi partiti
politici che si ispireranno alle
teorie marxiste di metà 800.

Leonische Industrie. Germania.


La “Belle Epoque”
Premessa

In Russia saranno l'effetto


scatenante di disordini e del
crollo sociale quando la guerra
volgerà al peggio

Lenin arringa i lavoratori.


La “Belle Epoque”
Premessa
La fine di questa epoca
avrebbe favorito un solo
soggetto, gli Stati Uniti che,
usciti da una guerra civile
economica, si apprestavano a
dare una grossa lezione di
"democrazia" al resto del
mondo come diceva Theodore
Roosevelt.
La “Belle Epoque”
Premessa

Nel frattempo, dalla fine degli


anni settanta all'affondamento
del Titanic (1912)
La “Belle Epoque”
Premessa

ci fu posto per la più grande


rivoluzione consumistica,
intellettuale, sociale che fosse
mai avvenuta.
La “Belle Epoque”
Premessa

Per avere un paragone molto


parziale potremmo identificarla
con quella informatica iniziata
alla fine del secolo scorso.
La “Belle Epoque”
Premessa
Questa "bella epoca" venne
chiamata "belle epoque" dalla
lingua della città in cui tutti i
sogni sembravano realizzarsi,
Parigi.

Il Moulin Rouge, situato nel famoso quartiere


di Pigalle, vicino a Montmartre, è uno dei più
famosi locali di Parigi, inaugurato il 6
ottobre 1889 da Charles Ziedler.
La “Belle Epoque”
Premessa

Music-hall, can can,


La “Belle Epoque”
Premessa

dame agghindate all’ultima


moda, uomini in frac, viali
animati, serate a teatro,

Aroldo Bonzagni, Mondanità, 1910, olio su tela.


La “Belle Epoque”
Premessa

e poi le prime automobili,


LOHNER-PORSCHE (1900)
La “Belle Epoque”
Le Chateau d'eau and plaza, Exposition Premessa
Universal, 1900, Paris, France.

i grandi alberghi e le ferventi


esposizioni universali sono le
smaglianti icone nelle quali la
borghesia di fine Ottocento e
di primo Novecento si
riconosce e a cui affida il
proprio status symbol.
La “Belle Epoque”
Pittura

È questa l’immagine della


Belle Époque che si rinnova
nelle opere di artisti quali

Giuseppe De Nittis, Il salotto della Principessa Matilde 


La “Belle Epoque”
Pittura
Giuseppe
De Nittis

Giuseppe De Nittis, Il salotto della Principessa Matilde 


La “Belle Epoque”
Pittura
Giovanni Boldini

Giovanni Boldini,
La camicetta di voile, 1905, olio su tela
La “Belle Epoque”
Pittura
Giovanni Boldini

Giovanni Boldini,
Mademoiselle De Nemidoff, 1908,
Olio su tela, cm 232x122, Collezione privata
La “Belle Epoque”
Pittura
Giovanni Boldini

Giovanni Boldini, Berthe che legge la dedica su


un ventaglio in piedi nel salotto, Olio su tela,
cm 61,6x40,6, Collezione privata
La “Belle Epoque”
Pittura

Federico Zandomeneghi
Federico Zandomeneghi, Le the, 1890-1893, pastello su carta
La “Belle Epoque”
Pittura

Federico
Zandomeneghi

Federico Zandomeneghi, Dalla modista, 1904-1905, olio su tela


La “Belle Epoque”
Pittura

Oscar Ghiglia

Oscar Ghiglia, La signora Ojetti al pianoforte,


1910, olio su tela
La “Belle Epoque”
Pittura

Aroldo Bonzagni

Aroldo Bonzagni, Mondanità, 1910, olio su tela


La “Belle Epoque”
Pittura

Nel 1910 Aroldo Bonzagni in un quadro emblematico


noto con il titolo di Mondanità o Uscita dal veglione
coglie con disincantata ironia l’incedere di una folla di
uomini e donne che in abiti eleganti sciamano, quasi
sospesi su un tappeto rosso, fuori da un veglione
appena concluso.
Aroldo Bonzagni, Mondanità, 1910, olio su tela
La “Belle Epoque”
Pittura

È un universo mondano che negli abiti, nelle pose, negli


sguardi, nei dettagli, tanto cari al nostro immaginario
(le piume che adornano i vestiti delle donne, le
scarpette, i monocoli, i bastoni e i cilindri degli uomini)
richiama quel periodo della nostra storia recente che
usiamo definire Belle Epoque.
Aroldo Bonzagni, Mondanità, 1910, olio su tela
La “Belle Epoque”
Pittura

Quelle figure di privilegiati non manifestano tuttavia la


felicità di chi ha appena partecipato a un rito mondano,
ma piuttosto la determinazione di chi afferma nella
foggia degli abiti e nelle pose una condizione di
privilegio: Bonzagni osserva questa folla gaudente e a
un tempo tetra.
Aroldo Bonzagni, Mondanità, 1910, olio su tela
La “Belle Epoque”
Pittura

Gli evidenti riferimenti alla grafica tedesca e austriaca,


la rapida trascrizione di un mondo scintillante, il taglio
quasi cartellonistico, l’esuberanza cromatica non priva
di valori simbolici sono tutti elementi che introducono
le molte declinazioni sul piano dello stile che possiamo
ritrovare in quel variegato periodo della storia recente
denominato Belle Epoque.
Aroldo Bonzagni, Mondanità, 1910, olio su tela
La “Belle Epoque”
Pittura

Pompeo Mariani

Pompeo Mariani, Autunno.


Foglia caduta, 1906, olio su cartone
La “Belle Epoque”
Pittura

Oreste Da Molin

Oreste Da Molin,
Flirtation, 1901, olio su tela
La “Belle Epoque”
Pittura

Giovanni Costetti

Giovanni Costetti, Ritratto della contessa


Carolina Micotti, 1909, olio su tela
La “Belle Epoque”
Pittura

Giovanni Battista Carpanetto

Giovanni Battista Carpanetto,


Sogni d'estate, 1900, pastello su tela
La “Belle Epoque”
Pittura

Marcello Dudovich

Marcello Dudovich,
Cordial Campari, 1913,
cromolitografia su carta
La “Belle Epoque”
Pittura

Questi pittori hanno vissuto


quegli anni e, attraverso le
loro tele, hanno tramandato il
ricordo alle generazioni future
della “Belle Epoque”.
Henri Gervex, Cinq Heures Chez Paquin, 1906.
La “Belle Epoque”
Architettura

L'architettura e il gusto
artistico nell'arredare e
nell'oggettistica subiscono in
questo periodo profonde
trasformazioni con l'affermarsi
del LIBERTY,

Piazza Liberty, Milano.


La “Belle Epoque”
Architettura

movimento stilistico che


coinvolse il gusto di un'intera
epoca, quella belle époque
appunto che caratterizzò
l'Europa fino alla vigilia della
Prima Guerra Mondiale.
La “Belle Epoque”
Architettura

La Rivoluzione Industriale
diede vita ad una "reazione"
all'esasperato meccanicismo
industriale con l'affermarsi in
vari campi (arte, architettura,
design, moda) di un
assecondare, al contrario, la 
natura,

Cancello liberty, Villa Simonetti o Villa Simonini. Lucca, Toscana.


La “Belle Epoque”
Architettura

con le sue linee a "colpo


di frusta" ed i motivi
floreali, nonché l'uso di
materiali "caldi" come
legno, ferro e vetro in
contrapposizione a pietra
e cemento.  

Victor Horta, Casa Tassel a Bruxelles.


La “Belle Epoque”
Architettura

Il Liberty nacque in ambito


architettonico, grazie al belga
Victor Horta.
La “Belle Epoque”
Architettura

Lo stile era molto decorativo,


e si basava su invenzioni
stilistiche che non avevano più
nulla in comune con gli stili del
passato, negando tutto
l'apparato decorativo di
colonne, capitelli o murature
medievali.

Victor Horta, Casa Solvay a Bruxelles.


La “Belle Epoque”
Architettura
Dal Belgio, dove fu chiamato
«Art Nouveau», questo
nuovo stile si diffuse in tutta
Europa toccando vari campi,
prendendo vari nomi:
«liberty», in Inghilterra;
«jugendstil», in Germania;
«secessione», in Austria;
«modernismo» in Spagna.
Hortamuseum, la casa di Victor Horta.
La “Belle Epoque”
Architettura

In Italia, prima che si


affermasse l'attuale
denominazione di liberty, fu
chiamato stile «floreale»,
poiché le decorazioni erano
realizzate soprattutto con
motivi vegetali.

Milano.
La “Belle Epoque”
Architettura

Il quartiere San Salvario di


Torino, sede di fabbriche e
officine, come di ville e palazzi
per la ricca borghesia
industriale, ha conservato
qualche ottimo esempio dell'
influenza che lo stile floreale
ha avuto sull’architettonica.

Casa Blengini, angolo tra via Pellico e via Ormea, Torino.


La “Belle Epoque”
Architettura

Casa in via Lombroso 8, Torino.


La “Belle Epoque”
Architettura

Via Belfiore, Torino. “Casa gialla“, opera di Pietro Fenoglio, autore di alcuni capolavori
del liberty torinese.
La “Belle Epoque”
Architettura

Via Belfiore, Torino. “Casa rossa", purtroppo irrimediabilmente sfregiata da una


sopraelevazione oscena, è opera di Giovanni Gribodo, altro maestro del liberty.
La “Belle Epoque”
Architettura

Un bellissimo portale in ferro battuto illustra


due alberi di melograno, ricchi di foglioline e
frutti, in una cornice a coda di pavone. Il
palazzo, ricordando alcune case spagnole,
utilizza linguaggi liberty nelle maioliche e nell'
uso del ferro per sorreggere i balconi. Anche
qui c'è lo zampino di Pietro Fenoglio, che
progettò l' edificio nel 1907.

Via Argentero 4, Torino.


La “Belle Epoque”
Architettura

Palazzina Menzio. Attualmente un albergo,


questo ottimo esempio di liberty svetta
solitario in via Donizetti 22. E' stato costruito
nel 1906 da Alfredo Premoli, poi sopraelevato
nel 1913. Si ritrovano tutte le caratteristiche
del liberty, con decorazioni floreali squadrate in
litocemento.
La “Belle Epoque”
Architettura

Casa Marangoni. Una delle prime costruzioni


in cemento armato col metodo Hennebique,
risale al 1904, realizzata dall' ing. Daniele
Donghi con Lorenzo Parrocchia. Si trova in via
Nizza angolo via Tiziano. Ad oggi lo smog
cittadino e l' incuria lo ha reso un po' triste.
Molto particolare l' esile struttura in cemento a
vista dei balconi e del bovindo.
La “Belle Epoque”
Architettura

Gli anni sanguinosi della prima


guerra mondiale spensero in parte
questa ventata decorativa che era
durata almeno un trentennio e si
andò, dopo l'importante parentesi
Art Dèco degli anni venti, verso le
linee essenzialiste degli anni
trenta e quaranta.
La “Belle Epoque”

Gustav Klimt
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt

La vicenda artistica di Gustav


Klimt (1862-1918), coincide
quasi per intero con la storia
della Secessione viennese. 
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Gustav Klimt nacque in un
sobborgo di Vienna, e in
questa città frequentò la
Scuola di arti e mestieri.
Giovanissimo, insieme al
fratello ed un amico, diede
vita alla prima società
artistica, procurandosi
commissioni per decorare
edifici pubblici. 
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Ne ricavò una certa notorietà
e ulteriori commissioni, quale
l’importante incarico di
decorare l’aula magna
dell’Università, nel 1894, sul
tema illuminista del trionfo
della Luce sulle Tenebre, da
sviluppare su tre facoltà:
Filosofia, Medicina e
Filosofia
Giurisprudenza. 
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
I lavori vennero rimandati per
anni e, quando i pannelli
furono presentati,
rispecchiavano il mutamento
stilistico del giovane pittore,
influenzato dalla Secessione
che egli stesso fonderà.

Medicina
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Tutti e tre i pannelli, della
dimensione 430x300cm,
vennero distrutti da un
incendio del Castello di
Immerdorf nel 1945, e ne
rimangono solo foto in bianco
e nero e una foto a colori del
bozzetto di Medicina.

Giurisprudenza
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Klimt nei suoi primi lavori
mostra una precisione di
disegno e di esecuzione
assolutamente straordinarie,

Ildillio, 1884.
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
ponendosi però in un filone di
eclettismo storicistico tipico di
una certa cultura del XIX
secolo, in cui gli elementi della
tradizione, in particolare
rinascimentale, vengono
ampiamente rivisitati e
riutilizzati.

Gustav Klimt, Il Teatro Antico di Taormina, affresco del soffitto del Burgtheater di
Vienna 1886-88
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
La sua personalità comincia ad
acquisire una importante
caratteristica intorno al 1890
quando la sua pittura
partecipa sempre più
attivamente al clima
simbolista europeo. 

Gustav Klimt - Allegoria della scultura 1889.


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Il quadro è l’opera che rese
famoso Klimt, ad appena
ventisei anni, nella società
viennese del tempo.

Gustav Klimt, L’interno del vecchio


Burgtheater di Vienna, 1888.
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Il Burgtheater era un teatro
cuore della mondanità
viennese, che nel 1887 fu
destinato alla demolizione per
essere sostituito da un altro
più moderno.

Gustav Klimt, L’interno del vecchio


Burgtheater di Vienna, 1888.
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Prima di procedere alla
distruzione, il Municipio di
Vienna diede incarico a Klimt
e al pittore Franz Matsch di
immortalare il vecchio teatro.

Gustav Klimt, L’interno del vecchio


Burgtheater di Vienna, 1888.
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Klimt scelse di rappresentare
non la scena, ma la platea e i
palchi. In pratica, soffermò la
sua attenzione sul pubblico
che affollava la sala.

Gustav Klimt, L’interno del vecchio


Burgtheater di Vienna, 1888.
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
E, dato il significato mondano-
sociale di questo teatro, il suo
quadro divenne una
rappresentazione corale,
fedelmente fotografica, del
mondo viennese che allora
contava.
Gustav Klimt, L’interno del vecchio
Burgtheater di Vienna, 1888.
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Amore (1895)
rappresenta, insieme all’opera
«Musica I» (1895),
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
il passaggio di Klimt da un’arte
naturalistica e classicheggiante
ad una di ispirazione più
simbolica, che diverrà in
seguito tipica del suo stile.

Gustav Klimt, Amore, 1895


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Il soggetto allegorico
dell’«amore» viene raffigurato
ricorrendo al bacio intenso ed
appassionato di due amanti,
circondati da un buio che li
estranea da qualsiasi contesto
circostante,

Gustav Klimt, Amore, 1895


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
ma dal quale, quasi fatti di
fumo, emergono spettrali
figure a simboleggiare le età
della vita, e quindi il
trascorrere del tempo di
contro alla sensazione di
eternità che l’amore ispira,
soprattutto al suo primo
apparire. Gustav Klimt, Amore, 1895
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
In questo quadro l’immagine
tende ancora al tutto tondo, e
si presenta con un’atmosfera
vagamente tardo-romantica
molto inusuale nella
produzione klimtiana.

Gustav Klimt, Amore, 1895


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt

Basta confrontare questo


bacio con quello più famoso
del 1907, per capire la
profonda distanza che separa
questa fase della sua pittura
da quella che lo rese
Gustav Klimt, Amore, 1895 giustamente celebre.
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Ma il particolare della cornice
dorata rende il quadro
sicuramente esperimento,
forse necessario, per quelle
scelte stilistiche successive,
così tipiche di Klimt,

Gustav Klimt, Amore, 1895


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt

quali l’uso del formato


quadrato, in cui per contrasto
inserire composizioni verticali,
e l’uso simbolico del colore
oro.
Gustav Klimt, Amore, 1895 Ritratto di Adele Bloch-Bauer I
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Nel 1897 fu tra i fondatori e
primo presidente della
Secessione, partecipando
sempre attivamente alle
attività del gruppo da cui si
distaccò in polemica nel 1906
per fondare una nuova
formazione: la Kunstschau.

Gustav Klimt, Manifesto della I Esposizione della Secessione Viennese, 1898


Litografia, dim: 0.97 m x 0.70 m
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Ma la svolta che portò Klimt al
suo inconfondibile stile
avvenne dieci anni dopo con il
quadro «Giuditta (I)» del
1901. 

Gustav Klimt, Giuditta I, 1901


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Il quadro è la prima versione
del soggetto «Giuditta» che
Klimt realizza ed è considerata
come la prima opera del
periodo aureo.  

Gustav Klimt, Giuditta I, 1901


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Da questo momento in poi,
per circa un decennio, l'uso
del colore oro diviene uno dei
tratti stilistici del Klimt più
noto. 

Gustav Klimt, Giuditta I, 1901


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Il soggetto è ovviamente una
rivisitazione della storia biblica
di Giuditta, protagonista della
vicenda che la porta a tagliare
la testa del generale Oloferne
per vincere l'assedio in cui era
tenuta la sua città.

Gustav Klimt, Giuditta I, 1901


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Il soggetto è stato sempre
utilizzato quale metafora del
potere di seduzione delle
donne, che riesce a vincere
anche la forza virile più bruta.

Gustav Klimt, Giuditta I, 1901


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
In clima simbolista la figura di
Giuditta si presta ovviamente
alla esaltazione della «femme
fatal» quale simbolo di quella
esasperazione dell'eros che
giunge a confondere i confini
tra amore e morte.

Gustav Klimt, Giuditta I, 1901


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
L'immagine ha un taglio verticale
molto accentuato con la figura di
Giuditta, di grande valenza erotica,
a dominare l'immagine quasi per
intero.
La testa di Oloferne appare
appena di scorcio, in basso a
destra, tagliata per oltre la metà
dal bordo della cornice.
Gustav Klimt, Giuditta I, 1901
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Da notare la notevole
differenza tra gli incarnati
della figura, che hanno una
resa tridimensionale, e le
vesti, trattate con un
decorativismo bidimensionale
molto accentuato.

Gustav Klimt, Giuditta I, 1901


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Si tratta di un sistema
rappresentativo già utilizzato dalla
pittura gotica del Trecento, ma che
in Klimt assume una nuova
valenza stilistica, riuscendo a
fondere mirabilmente figura e
decorazione astratta, in uno
schema compositivo di grande
eleganza formale.
Gustav Klimt, Giuditta I, 1901
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
I tratti di Giuditta sono
probabilmente quelli di Adele
Bloch-Bauer, esponente
dell'alta società viennese,
della quale Klimt eseguì due
ritratti. 

Gustav Klimt, Giuditta I, 1901


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
La splendida cornice in rame
sbalzato, anch'essa in chiaro
stile «secessione viennese», fu
realizzata da suo fratello
Georg, scultore e cesellatore. 

Gustav Klimt, Giuditta I, 1901


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Da questo momento il suo
stile si fa decisamente
bidimensionale, con
l’accentuazione del linearismo
e delle campiture vivacemente
decorate. 

Gustav Klimt, Giuditta I, 1901


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Klimt non è solo pittore
simbolista di soggetti
femminili ed erotici, non è
solo raffinato ritrattista, ma si
dedica anche al paesaggio, pur
se questa sua produzione
rimane spesso meno nota.

Gustav Klimt, Faggeto I, 1902


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
In queste sue tele, anch’esse
di formato quadrato, la ricerca
parte da un natura vista
sempre in una sorta di
aristocratico silenzio.

Gustav Klimt, Faggeto I, 1902


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Nulla da raccontare, ma solo
la presenza degli elementi
naturali che compongono
frammenti di visione
incredibilmente decorativi.

Gustav Klimt, Faggeto I, 1902


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Come in questo caso, dove
l’effetto diviene quasi astratto,
pur riconoscendo agevolmente
la fitta trama verticale dei
tronchi di faggio, l’alta linea
d’orizzonte che da ariosità
all’immagine, e lo straordinario
puzzle di foglie autunnali che
ricoprono il terreno.
Gustav Klimt, Faggeto I, 1902
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Due viaggi compiuti a Ravenna
nel 1903 diedero a Klimt
ulteriori stimoli.
Da quel momento l’oro, già
presente in alcune opere
precedenti, acquista una
valenza espressiva maggiore,
fornendo la trama coloristica
principale dei suoi quadri.
Ravenna, Basilica di San Vitale.
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt

Le tre età della donna (1905)


è conservato nella Galleria
Nazionale d’Arte Moderna di
Roma ed è una delle poche
opere di Klimt presenti in
Italia.
Gustav Klimt, Le tre età della donna, 1905.
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Nel 1911, nell’ambito delle
celebrazioni per il
cinquantenario dell’Unità
d’Italia, fu tenuto un vasto
programma di manifestazioni
artistiche, tra cui una mostra
internazionale svolta a Valle
Giulia.

Gustav Klimt, Le tre età della donna, 1905.


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt

In quest’occasione fu allestito
anche il padiglione austriaco,
su progetto di Hoffmann, e tra
le opere esposte vi fu «Le tre
età della donna» di Klimt.
Gustav Klimt, Le tre età della donna, 1905.
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt

L’opera si aggiudicò il primo


premio e fu acquistata dallo
Stato Italiano, che la destinò
appunto alla Galleria d’Arte
Moderna romana, da poco
istituita.
Gustav Klimt, Le tre età della donna, 1905.
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt

Il quadro ha le raffinate
eleganze tipiche del periodo
aureo. Si noti in particolare
l’espressione estatica e con il
capo reclinato della donna,
che anticipa analoghe
soluzioni posteriori.
Gustav Klimt, Le tre età della donna, 1905.
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt

Ma non mancano particolari


espressionistici, riscontrabili
soprattutto nella resa della
donna anziana,
Gustav Klimt, Le tre età della donna, 1905.
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt

che ci mostrano come Klimt


fosse, pur nelle sue scelte
stilistiche, un pittore molto
aggiornato sui tempi, e meno
anacronistico di quanto siamo,
oggi, indotti a credere.
Gustav Klimt, Le tre età della donna, 1905.
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
La Secessione viennese fu un
sodalizio artistico che
coinvolse anche gli architetti,
e tra essi uno dei più
rappresentativi fu Josef
Hoffmann.

Josef Hoffmann (1870 – 1956) 


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Hoffmann fu incaricato dal
ricco industriale Stoclet di
erigere un imponente e
sontuoso palazzo a Bruxelles,
quale villa di famiglia.

Stoclet Palace, di Josef Hoffmann · Bruxelles, Belgio.


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Nell’impresa Hoffmann
coinvolse molti artisti e
artigiani viennesi, con
l’obiettivo di realizzare
l’opera «totale», un’opera in
cui si fondessero tutte le arti
(plastiche, architettoniche e
figurative) con la vita stessa
da vivere in quel luogo.
Stoclet Palace, di Josef Hoffmann · Bruxelles, Belgio.
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt

L’esperienza è rimasta unica,


anche per l’eccezionalità del
committente, che non pose
alcun limite di spesa per la
realizzazione dell’opera.

Stoclet Palace, di Josef Hoffmann · Bruxelles, Belgio.


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Per questo edificio Klimt
progettò dei fregi decorativi
da realizzarsi a mosaico per
la sala da pranzo. Questo
raffigurato è uno dei suoi
cartoni, servito agli artigiani
viennesi per il mosaico
definitivo.

Gustav Klimt, Fregio Stoclet (L’attesa), 1905-09.


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Il motivo fondamentale è un
grande albero stilizzato con
ramificazioni a spirale. In
esso compare la donna che
rappresenta l’Attesa. In
quello opposto Klimt inserì
invece le figure
dell’Abbraccio.

Gustav Klimt, Fregio Stoclet (L’attesa), 1905-09.


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Oltre ai motivi tipici dello
stile klimtiano è da notare la
chiara impostazione "alla
egiziana" della donna,
evidente soprattutto nella
disposizione delle braccia e
delle mani, e nel volto quasi
di profilo con il busto visto in
posizione frontale.
Gustav Klimt, Fregio Stoclet (L’attesa), 1905-09.
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Il bacio è probabilmente il
quadro più famoso di Gustav
Klimt, ed uno di quelli che
meglio sintetizza la sua arte.
Come altri quadri di questo
periodo ha formato quadrato.

Gustav Klimt, Il bacio, 1907


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
In esso le figure presenti sono
due: un uomo ed una donna
inginocchiati nell’atto di
abbracciarsi.

Gustav Klimt, Il bacio, 1907


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Un prato ricco di fiori colorati
funge da indefinibile piano di
giacitura, mentre l’oro di
fondo annulla l’effetto di
profondità spaziale. Il quadro
ha quindi un aspetto
decisamente bidimensionale.

Gustav Klimt, Il bacio, 1907


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Delle due figure, le uniche
parti realizzate in maniera
naturalistica sono i volti, le
mani e le gambe della donna.
Per il resto l’uomo e la donna
sono interamente coperte da
vesti riccamente decorate.

Gustav Klimt, Il bacio, 1907


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Quella dell’uomo è realizzata
con forme rettangolari erette
in verticale, mentre la veste
della donna è decorata con
forme curve concentriche.
La differente geometria delle
due vesti è espressione della
differenza simbolica tra i due
sessi.
Gustav Klimt, Il bacio, 1907
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Dell’uomo è visibile solo la
nuca ed un parziale profilo
molto scorciato.

Gustav Klimt, Il bacio, 1907


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
La donna ci mostra invece
l’intero viso, piegato su una
giacitura orizzontale. Ha gli
occhi chiusi ed un’espressione
decisamente estatica.
È proprio il volto della donna
che dà al quadro un aspetto di
grande sensualità.

Gustav Klimt, Il bacio, 1907


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Nell’arte di Klimt la donna
occupa un posto decisamente
primario. Rinnovando il mito
della «femme fatale» per
Klimt la donna è l’idea stessa
di eros. Di quell’eros che è a
un tempo amore e morte,
salvezza e perdizione.

Gustav Klimt, Il bacio, 1907


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
È un idea che serpeggia in
tutta la mentalità del tempo,
ma con connotazioni
decisamente antifemministe.
In Klimt la posizione tende
invece a ribaltarsi, assumendo
la donna ruolo di decisa
superiorità rispetto all’uomo.

Gustav Klimt, Il bacio, 1907


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
È lei la depositaria di quel
gioco amoroso che rinnova
continuamente la vita e la
bellezza.

Gustav Klimt, Il bacio, 1907


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
La grande armonia formale del
quadro, insieme al contenuto
di elegante erotismo, fanno di
questo quadro il prodotto di
un tempo che stava
rapidamente scomparendo.

Gustav Klimt, Il bacio, 1907


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
La comparsa in quegli anni
dell’espressionismo rese
manifesta l’inattualità di
questo mondo klimtiano fatto
di eleganza e sensualità, che
presto scomparve per tempi
più drammatici e violenti
segnati dagli eventi bellici
della prima guerra mondiale.
Gustav Klimt, Il bacio, 1907
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt

Danae (1907-08)
è uno dei quadri più noti di
Klimt ed appartiene alla sua
fase creativa più feconda.
Gustav Klimt, Danae, 1907-08
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Il tema che egli tratta è ancora
l'erotismo femminile, che egli
rappresenta nella rivisitazione
del mito di Danae,
personaggio dell'antica
mitologia greca, che, secondo
la leggenda, fu fecondata nel
sonno da Giove, trasformatosi
in pioggia d'oro.
Gustav Klimt, Danae, 1907-08
La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
L'espressione di estatico
abbandono della donna
rimanda ad una dimensione
onirica dell'eros, molto
frequente nelle immagini di
Klimt, fatta soprattutto di
percezioni interiori che non di
appagamento dei sensi.

Gustav Klimt, Danae, 1907-08


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Il periodo aureo di Klimt si
concluse nel 1909 con il
quadro «Giuditta (II)». 

Gustav Klimt, Giuditta II, 1909


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Presentato a Venezia nel 1909,
fu acquistato dalla Galleria
d’Arte Moderna ed è oggi
esposto nella sede di Ca’
Pesaro.

Gustav Klimt, Giuditta II, 1909


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Il motivo del quadro è quello
della «femme fatale» che
prende a prestito in maniera
occasionale la storia di
Giuditta (anche se per alcuni è
più corretto vedere nel
soggetto un’immagine di
Salomè).

Gustav Klimt, Giuditta II, 1909


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt
Ritorna il motivo della cornice
dorata già visto nel quadro
«Amore». È un’immagine di
straordinaria intensità che
volge il tema della sensualità
da un piano di dolcezza ad
uno di maggior ferocia ed
inquietudine.

Gustav Klimt, Giuditta II, 1909


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt

Chiuso il periodo aureo, inizia


l’ultima fase della pittura di
Klimt che all’incirca va dal
1910 al 1918, anno della sua
morte.

Gustav Klimt, La vergine, 1912-13


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt

I temi sono ancora di tipo


simbolista, ma lo stile conosce
una nuova fase da cui non è
esente una influenza della
deformazione e del colore
intenso degli espressionisti.

Gustav Klimt, La vergine, 1912-13


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt

Da ricordare che proprio


Vienna divenne sede di
sperimentazione del nuovo
stile grazie a due pittori, Egon
Schiele e Oskar Kokoschka,
entrambi ben noti a Klimt.

Gustav Klimt, La vergine, 1912-13


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt

L’arte di Klimt, dall’incontro


con il nuovo stile, non perde il
suo grado di raffinatezza, e
molti dei motivi decorativi da
lui utilizzati ritornano anche
nelle tele di questo periodo.

Gustav Klimt, La vergine, 1912-13


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt

Ma la scomparsa dell’oro, e un
nuovo studio sul valore
simbolico e comunicativo del
colore, sono di certo i tratti
più nuovi dell’ultimo periodo
dell’attività di Gustav Klimt.

Gustav Klimt, La vergine, 1912-13


La “Belle Epoque”
Gustav Klimt

La sua attività si interruppe nel


1918, quando a cinquantasei
anni morì a seguito di un ictus
cerebrale.

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