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Una canzone per il 25 Aprile: E io ero Sandokan

Marciavamo con l'anima in spalla nelle tenebre lassù


Ma la lotta per la nostra libertà il cammino ci illuminerà
Non sapevo qual era il tuo nome, neanche il mio potevo dir
Il tuo nome di battaglia era Pinin ed io ero Sandokan

Eravam tutti pronti a morire, ma della morte noi mai parlavam


Parlavamo del futuro, se il destino ci allontana
Il ricordo di quei giorni sempre uniti ci terrà
Il ricordo che poi venne l'alba e poi qualche cosa di colpo cambiò
Il domani era venuto e la notte era passata
C'era il sole su nel cielo assolto nella libertà
Eravam tutti pronti a morire, ma della morte noi mai parlavam
Parlavamo del futuro, se il destino ci allontana
Il ricordo di quei giorni sempre uniti ci terrà
Il ricordo che poi venne l'alba e poi qualche cosa di colpo cambiò
Il domani era venuto e la notte era passata
C'era il sole su nel cielo assolto nella libertà

La Resistenza ha avuto inizio in Italia nel settembre del 1943 a seguito dell’armistizio, quando l’Italia
si ritrovò divisa in due: da un lato vi erano gli Angloamericani e gli alleati capeggiati da Badoglio e
dall’altro i tedeschi che riportarono al potere Mussolini.
“E io ero Sandokan” è stata scritta molto tempo dopo, nel 1974, da Armando Trovajoli per il film di
Ettore Scola, “C’eravamo tanto amati”. Il brano è presente più volte nel film in versione strumentale e,
come brano cantato, in due scene delle quali una poco dopo l’inizio e l’altra poco prima della fine del
film. Nella prima fa da sottofondo a delle scene in bianco e nero in cui i tre protagonisti, Gianni,
Antonio e Nicola partecipano ad un azione partigiana su una montagna innevata. Nella seconda è
cantata da una ragazza che si accompagna con la chitarra, durante un presidio notturno davanti a una
scuola a cui sono presenti anche i tre protagonisti. Dopo poco alla ragazza si aggiungono anche
Antonio e Nicola che si mostrano stupiti del fatto che una giovanissima potesse conoscere una
canzone del tempo della Resistenza. Ormai quei tempi sembravano lontani e dimenticati sia ai
protagonisti del film che a Scola, il quale con “C’eravamo tanto amati” ha dato voce ai suoi timori per
una società che sembrava tendere sempre di più all’individualismo. I tempi della solidarietà, del lottare
per obiettivi comuni e del sentirsi parte di qualcosa, partigiani, sembravano ormai finiti. Non restava
altro che “il ricordo di quei giorni” a tenerli uniti.
Il titolo di questa canzone è tratto dalla seconda strofa del testo, nella quale si fa riferimento al fatto
che i partigiani non potevano usare i propri nomi, dunque per mantenere l’anonimato utilizzavano dei
nomi di battaglia.
Fra i temi presenti ci sono quelli della libertà, come luce che illumina il cammino, e del futuro da
conquistare anche ad ogni costo anche se il pensiero della morte veniva sempre scacciato. Nell’ultima
strofa si descrive il tanto atteso cambiamento. L’alba a cui si fa riferimento probabilmente è l’alba del
25 aprile 1945, l’alba della vittoria delle lotte partigiane contro il governo fascista e l’occupazione
nazista. Finalmente “Il domani era venuto”, il futuro non era più qualcosa di cui si poteva soltanto
parlare perché ora era tangibile. La libertà non era più soltanto un miraggio, un ideale per cui lottare:
quella mattina insieme al sole era sorta anche lei.

1. Chi è l’autore della canzone? Quando e perché è stata scritta?


2. Di cosa parla il brano?
3. A cosa è dovuto il titolo della canzone?
4. Da quale similitudine viene rappresentata la libertà nel testo? E la guerra?
5. Cosa significa l’espressione “il domani era venuto”?
6. Quale strumento accompagna il canto?
7. Rifletti sulla frase “il ricordo di quei giorni sempre uniti ci terrà”: ci sono dei ricordi che ti
legano ad un amico o ad un gruppo di amici? Racconta.

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