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L’uomo,
l’arsta - Silvia Zangrandi
CAPITOLO 1-CULTURA
DELL’AUTORE
1.1 Dalla nascita al Segreto del
Bosco Vecchio
Dino Buzza Traverso nasce
nel 1906 a San Pellegrino
vicino a Belluno (Veneto), lì
trascorre solo par dell’anno
come l’estate perché il padre è
docente universitario di dirio
alla Bocconi di Milano e
all’Università di Pavia. Dino
frequenta il Ginnasio e il liceo
Parini e nel 1928 si laurea in giurisprudenza all’Università di Milano.
Negli anni del Ginnasio conosce Arturo Brambilla (Illa) col quale condivide l’interesse per l’anco Egio, le
favole nordiche, la piura e la montagna. Ora si forma leggendo soprauo Homan, che lo aiuta a
intendere il fantasco come tramite per indagare il lato nascosto delle cose e Poe che lo aiuta a creare le
atmosfere piene di inquietudine, paura ed orrore. Fin dall’inizio Buzza si associa allo scriore Kaa, che
diverrà la sua “croce”. I due però dieriscono nel fao che la realtà ambigua di Buzza esiste, mentre
quella di Kaa no.
Nel 1928 si presenta al Corriere della Sera, dove viene ingaggiato, e sebbene lui stesso non credesse nella
possibilità di lavorarci per molto, ci resterà per tua la vita: l’avità giornalista lo forma e denisce la sua
forma di scrivere.
Nel 1926 inizia a frequentare la Scuola Allievi uciali della caserma Teulié a Milano. La vita militare gli piace
e questa inuenza si rivede pure nei suoi scri. Nelle Cronache di guerra sul mare descrive le situazioni
senza enfasi retorica, ma solo come un tesmone degli avvenimen.
1.4Gli anni 60
2. 1960, Il grande ritrao, si cimenta così nel genere del fantascienco, Siamo spiacen di…
3. 1963, Un amore con il quale descrive il senmento amore-passione.
4. 1965, Il capitano Pic ed altre poesie
5. 1967, Due poeme
6. 1966, Il Colombre e altri cinquanta raccon, una raccolta di 44 raccon in cui l’ulmo è diviso in 8
par.
7. 1968, La bouque del mistero, selezione dei 31 raccon più signicavi per l’autore.
8. 1969, Poema a fume che a causa della sua evidente carica eroca, provoca scandalo nel mondo
editoriale.
Dopo la pubblicazioni di Poema a fume e Le no dicili il 28 gennaio del 1972, Buzza muore ed il giorno
dopo l’intera terza pagina del “Corriere” è dedicata a lui, come poeta del mistero. Dopo la morte sono state
ripubblicate molte opere già uscite in vita.
1. Barnabo delle montagne(1933), primo scrio di Buzza che parla della storia di Barnabo, un
giovane guardiaboschi che vive tra le montagne come custode di una polveriera che funge come deposito
di munizioni. Un giorno la polveriera viene presa di miro da alcuni brigan che riescono a scamparla poiché
il guardiano, spaventato, non fa nulla per impedirlo. Per questo viene esiliato in pianura, dove sore la
nostalgia delle montagne, così un giorno decide di tornare e accea di essere l’unico guardiano. Barnabo
aspea il ritorno dei brigan, ma quando ciò accadde decide di rinunciare alla sua vendea e resta a vivere
in solitudine nelle montagne.
In questo testo già fuoriescono le temache principali buzzaane come l’aesa, gli elemen
abeschi, il protagonista aneroe.
2. Il Segreto del Bosco Vecchio(1935).
3. Il deserto dei Tartari(1940), lo scrio che lo renderà celebre. Traa della
storia di Drogo, tenente che viene inviato nella Fortezza Basani situata nelle
montagne rivolte alla pianura del deserto dei Tartari. Sebbene la fortezza non
venisse aaccata da mol anni (dai Tartari), Drogo spera nella possibilità di
diventare un eroe, così facendo però si consuma. Solo nel momento della morte
si rende conto che la baaglia più grande nella vita fosse proprio quella di
morire in una maniera dignitosa, senza rabbia o rammarico. Una volta acquisita
piena consapevolezza delle cose terrene e del loro valore diventa padrone
coraggioso del suo desno. I protagonis del romanzo sono
o Drogo: rappresentazione dell’eroe negavo, con un ruolo passivo
determinato dall’aesa e dall’impossibilità di stabilire un rapporto
vero con il mondo intorno a sé. Prova senmen comuni a tu:
l’aesa di qualcosa che non verrà, speranza in qualcosa per cui
valga vivere, il more di una fatalità imminente, presenza di forze
invisibili e sconosciute che guidano le nostre decisioni e la corsa del tempo, la solitudine.
o la Fortezza: luogo stregato, amato e odiato che aascina chiunque ci mea piede,
intrappola Drogo per 30 anni. Dentro viene tuo organizzato in maniera rigida ed
estremamente ripeva. La roune genera in tu in senso di stabilità che conforta di
fronte a tue le incertezze esterne.
o il tempo: scorre inesorabile e viene percepito come una presenza incombente su tu.
6. In quel preciso momento (1950), diversamente da tu gli altri scri non conene even fantasci
e straordinari, la raccolta viene accresciuta negli anni si compone alla ne di 155 raccon che indagano lo
scorrere del tempo la sua irrecuperabilità, la morte vista come un invito, voce, porta, la vecchiaia, l’aesa e
la solitudine rappresentato spesso dal ricordo di coloro che il protagonista conosceva e che ora non ci sono
più. Buzza sviluppa un paradosso nel voler trovare un compromesso tra la vita e la morte, lo stato di
felicità e quello di infelicità.
7. Il crollo della Baliverna (1954) è composto da 37 raccon che apparentemente non sono lega da
ningun lo rosso, si suddividono per blocchi temaci. Viene ripreso il tema dello scontro generazionale di
Paura alla Scala e nel racconto Il crollo della Baliverna si traa del tema colpa/punizione. Lascia una chiave
interpretava aperta, ambigua di modo che il leore possa decidere da sé il colpevole. Nelle pagine si traa
di forze ineludibili come epidemie, perdia di una spia, una biscia mostruosa, amico parassita che
rappresentano il desno degli uomini che incombe su d’essi creando ansia, paura e connue domande sul
futuro.
9. Il grande ritrao(1960)
Dopo alcuni anni da una romanzo Buzza si lancia in Il grande
ritrao che traa del tentavo dello scienziato Endriade di dare a
una macchina da lui costruita, i senmen della sua defunta donna.
La macchina-donna sore molto a causa dell’impossibilità di
esprimere i propri senmen, che riesce a provare nella testa ma
non a palesare nel corpo non funzionante. Alla ne, uccide per
rabbia, o per gelosia un’altra donna che le si avvicina e qui di
Endriade decide di distruggere l’Uovo, ovvero la sede dell’anima
della macchina. Nel romanzo la razionalità scienca si scontra con
aspe favolisci. La gura di Laura prelude a quello di Un amore.
11. Un amore(1963)
Da mol il romanzo viene considerato un tradimento verso la sfera del
fantasco dato che traa della logorante storia d’amore tra Laide e
Dorigo, il quale sopporta tradimen, menzogne, capricci di Laide, la paga
cospicue somme di denaro solo per mantenerla “sua”, sebbene lei non lo
abbia mai sinceramente amato. L’autore intende soolineare il
perbenismo degli uomini importan che si approano delle ragazze
povere come se fossero ogge, o anche meno. A parre da alcuni
commen si potrebbe evincere che questo sia un romanzo misogino
quando in realtà nelle riessioni di Dorigo fuoriesce il contrario: spesso si
chiede come le donne possano acceare di ritrovarsi in posizione di tale
inferiorità oppure di come gli uomini rimangano così stupefa difronte al
riuto di una donna.
Deo ciò, il mondo del fantasco è solo in sospeso dato che le descrizioni
dei luoghi o dei personaggi, ricche di metafore tendono al
favoleggiamento; ed è nelle ulme pagine in cui ritroviamo il fantasco
buzzaana tra realtà e non realtà, razionale e irrazionale.
16. Besario(1991)
Da un’idea di Almerina Buzza, esce la raccolta di raccon e arcoli cui lo conduore sono gli animali.
La prima opera in cui accosta la parola all’immagine è La famosa invasione degli orsi in Sicilia; un gruppo di
orsi che vive sulle montagne della Sicilia durante un inverno parcolarmente rigido decide di cercato del
cibo nel granducato di Sicilia. Lì trovano il piccolo Tonio costreo ad esibirsi come equilibrista, così Leonzio
e i compagni uccidono il Granduca e grazie ad un incantesimo riescono a salvare Tonio da una ferita
mortale. Gli orsi prendono il potere diventando avari e meschini, conseguentemente Leonzio rimanda gli
orsi sulle montagne dove ritroveranno serenità. La favola conene spun moraleggian, e riprende le
favole di Esopo.
I due viaggi a New York tra il 1964-5 e la scoperta degli ars della pop art sono determinan nella
creazione del Poema a fume (1969). Un romanzo-fumeo altamente sperimentale, del quale Buzza
stesso non era convinto della pubblicazione. Ispirato nelle storie alle strips, storie a fume dei giornali
americani e nella parte piorica alla pop art di Warhol, Buzza inscena un rifacimento del mito di Orfeo ed
Euridice. Orfeo è impersonato qui dal chitarrista rock Or ed Euridice è la sua amata Eura, la quale muore
improvvisamente. Al contrario del mito, Eura si scioglie nelle braccia di Or e razionalmente ritorna nel
mondo dei mor. Si compone di quaro par:
Il segreto di via Saterna, di 54 tavole illustrate funge da prologo che
introduce il leore all’interno di una villa abbandonata, in una zona
centrale di Milano, nella via (zia) Saterna. Di fronte a questa villa
si trova la casa di Or e lì vede Eura, ormai morta che entra in una
porcina della villa, simbolo del passaggio all’aldilà.
La paura nei raccon buzzaani è sinonimo di crolli interiori più che si sensazioni esteriori. In Una goccia è
visibile la paura e l’angoscia dell’ignoto e del mistero, il terrore di qualcosa che incombe su di noi al quale
ngiamo di essere abitua per poter connuare a vivere. Ansia e mistero invece fanno da padroni in Il
macigno e Il bisbiglio.
Per esempio, nella cronaca del giro d’Italia in cui tuo concorre a rappresentare la strenua loa tra Bartali e
Coppi: la presenza di monoremi e frasi nominali, ricca punteggiatura concrezzano le scene descrie.
L’inizio è il momento in cui Buzza descrivere con precisione cronachisca il protagonista.
Solo il romanzo Un amore presenta caraerische completamente diverse, facendo uso di periodi lunghi e
con l’inserzione di monologhi interiori.
Nel racconto Ma perché non cambia? Si difende di fronte a tue le accuse di monotonia nella maniera di
scrivere proponendo un’altra domanda: “lo sle per cui si disngue la personalità di uno scriore non
implica forse una certa uniformità o meglio univocità?” sontendo che in quel in cui è uno sua
caraerisca intrinseca e che quindi non ne può fare a meno perché senz’essa non sarebbe più sé stesso.
Evidenzia inoltre come si impegni a scrivere in un modo non del tuo naturale alla lingua italiana, lingua
piena di sinonimi, poco moderna, ridondante, piena di assonanze e che “ per dire una cosa per cui
basterebbero dieci parole, ne adoperiamo 400”.