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DINO BUZZATI.

L’uomo,
l’arsta - Silvia Zangrandi

CAPITOLO 1-CULTURA
DELL’AUTORE
1.1 Dalla nascita al Segreto del
Bosco Vecchio
Dino Buzza Traverso nasce
nel 1906 a San Pellegrino
vicino a Belluno (Veneto), lì
trascorre solo par dell’anno
come l’estate perché il padre è
docente universitario di dirio
alla Bocconi di Milano e
all’Università di Pavia. Dino
frequenta il Ginnasio e il liceo
Parini e nel 1928 si laurea in giurisprudenza all’Università di Milano.

Negli anni del Ginnasio conosce Arturo Brambilla (Illa) col quale condivide l’interesse per l’anco Egio, le
favole nordiche, la piura e la montagna. Ora si forma leggendo soprauo Homan, che lo aiuta a
intendere il fantasco come tramite per indagare il lato nascosto delle cose e Poe che lo aiuta a creare le
atmosfere piene di inquietudine, paura ed orrore. Fin dall’inizio Buzza si associa allo scriore Kaa, che
diverrà la sua “croce”. I due però dieriscono nel fao che la realtà ambigua di Buzza esiste, mentre
quella di Kaa no.

Nel 1928 si presenta al Corriere della Sera, dove viene ingaggiato, e sebbene lui stesso non credesse nella
possibilità di lavorarci per molto, ci resterà per tua la vita: l’avità giornalista lo forma e denisce la sua
forma di scrivere.

1.2 Buzza e le corren leerarie degli anni 30-40


Buzza rimane solo uno speatore delle corren leerarie sviluppatesi negli anni 30 (surrealismo italiano,
corrente che è dicilmente denibile con linee precise perché ogni scriore prende strade diverse +
connotazione meno rivoluzionaria in confronto con quello francese) poiché si tendeva a considerarlo uno
scriore “borghese”, di consumo. Buzza non indaga i segre del proprio io ma i misteri della realtà, riuta
l’introspezione psicologica e la suggesone della memoria per raccontare storie.

Nel 1926 inizia a frequentare la Scuola Allievi uciali della caserma Teulié a Milano. La vita militare gli piace
e questa inuenza si rivede pure nei suoi scri. Nelle Cronache di guerra sul mare descrive le situazioni
senza enfasi retorica, ma solo come un tesmone degli avvenimen.

1.3 Gli anni delle Seconda guerra mondiale e del dopoguerra


Gli anni 40 sono dicili. Dopo l’armiszio Buzza è uno die pochi che connua a scrivere a intervalli sul
Corriere, dopo la Liberazione viene ucialmente richiamato al giornale. Mol però lo considerarono un
collaborazionista.
1. 1942, I see messaggeri
2. 1945, La famosa invasione degli orsi in Sicilia, il progeo sorge dal volere di Emilio Radius di
scrivere un libro per bambini illustrato e a Buzza vengono in mente dei disegni fa per i suoi
nipo.
3. 1949, Dino Buzza al Giro d’Italia, Buzza viene inviato dal Corriere come cronista del
trentaduesimo Giro d’Italia: ogni arcolo non è un vero e proprio reportage, quanto più un
commento pieno di domande, supposizioni ironiche accompagnato da schizzi. Non si sa se ci si
trova davan a una cronaca sporva di una gara ciclisca o a dei raccon fantasci impregna di

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ombre dei compagni brigan mor, di fantasmi e di immagini ricorren alla guerra. Viene
pubblicato anche Paura alla Scala.
Nel 1950 scrive inizia a lavorare come vicedireore per la Domenica del Corriere. Decide di rinnovarla
con nuove rubriche, nuove grache, nuovi collabora, ed è un successo totale.
4. 1953, Un caso clinico
5. 1954, Il crollo della Baliverna
6. 1955, Ferrovia sopraelevata, racconto musicale che rappresenta in occasione di unire la parola con
la musica
7. 1958, Sessanta raccon, che è emblemaca perché riunisce la produzione di un ventennio, Le storie
dipinte, mostra personale nella quale espone trenta “storie dipinte” e quasi tu i quadri furono
vendu.

1.4Gli anni 60
2. 1960, Il grande ritrao, si cimenta così nel genere del fantascienco, Siamo spiacen di…
3. 1963, Un amore con il quale descrive il senmento amore-passione.
4. 1965, Il capitano Pic ed altre poesie
5. 1967, Due poeme
6. 1966, Il Colombre e altri cinquanta raccon, una raccolta di 44 raccon in cui l’ulmo è diviso in 8
par.
7. 1968, La bouque del mistero, selezione dei 31 raccon più signicavi per l’autore.
8. 1969, Poema a fume che a causa della sua evidente carica eroca, provoca scandalo nel mondo
editoriale.

1.5 Il congedo di Buzza

Dopo la pubblicazioni di Poema a fume e Le no dicili il 28 gennaio del 1972, Buzza muore ed il giorno
dopo l’intera terza pagina del “Corriere” è dedicata a lui, come poeta del mistero. Dopo la morte sono state
ripubblicate molte opere già uscite in vita.

CAPITOLO 2-FORME E GENERE DEI TESTI


2.1 Buzza e il fantasco
Il percorso arsco di Dino Buzza è variegato: sperimenta con la scriura giornalisca e leeraria
(romanzi, raccon, poesie), con la piura e con la musica. In ogni sua manifestazione arsca crea un
universo parallelo a quello reale (che spesso risulta più vero di quello corrente) che serve a spiegare,
esorcizzare le paure e la drammacità della vita araverso il modo del fantasco; l’ambiguità del
fantasco si lega agli isn, alle passioni, ai sogni. Questo genere si lega anche alla psiche dell’uomo e
traa delle sue ansie legate alla modernità: parla della perdita d’armonia con noi stessi e col mondo
aorno a noi. Calvino descrive il senso del fantasco buzzaano così; “la forma di Buzza sta nella sua
capacità d’astrazione: ossia di converre un’emozione incorporea in immagini concrete che abbiano la
neezza di conce astra.”

Lazzarin vede quaro caraerische principali del fantasco buzzaano:

1. Traamento parodico della tradizione


2. Aeggiamento nostalgico verso la tradizione
3. La tradizione diventa un repertorio di immagini leerarie
4. Sovrapposizione di temache esistenziali a quelle del fantasco

2.2 Buzza e il giornalismo


“il vero mesere dello scrivere coincide proprio con quello del giornalismo, e consiste nel raccontare le cose
nel modo più semplice possibile, più evidente possibile, più drammaco o addiriura più poeco che sia
possibile”, “meo insieme giornalismo e leeratura narrava perché sono la stessa idenca cosa”.

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2.3 Buzza e la narrava

1. Barnabo delle montagne(1933), primo scrio di Buzza che parla della storia di Barnabo, un
giovane guardiaboschi che vive tra le montagne come custode di una polveriera che funge come deposito
di munizioni. Un giorno la polveriera viene presa di miro da alcuni brigan che riescono a scamparla poiché
il guardiano, spaventato, non fa nulla per impedirlo. Per questo viene esiliato in pianura, dove sore la
nostalgia delle montagne, così un giorno decide di tornare e accea di essere l’unico guardiano. Barnabo
aspea il ritorno dei brigan, ma quando ciò accadde decide di rinunciare alla sua vendea e resta a vivere
in solitudine nelle montagne.

In questo testo già fuoriescono le temache principali buzzaane come l’aesa, gli elemen
abeschi, il protagonista aneroe.
2. Il Segreto del Bosco Vecchio(1935).
3. Il deserto dei Tartari(1940), lo scrio che lo renderà celebre. Traa della
storia di Drogo, tenente che viene inviato nella Fortezza Basani situata nelle
montagne rivolte alla pianura del deserto dei Tartari. Sebbene la fortezza non
venisse aaccata da mol anni (dai Tartari), Drogo spera nella possibilità di
diventare un eroe, così facendo però si consuma. Solo nel momento della morte
si rende conto che la baaglia più grande nella vita fosse proprio quella di
morire in una maniera dignitosa, senza rabbia o rammarico. Una volta acquisita
piena consapevolezza delle cose terrene e del loro valore diventa padrone
coraggioso del suo desno. I protagonis del romanzo sono
o Drogo: rappresentazione dell’eroe negavo, con un ruolo passivo
determinato dall’aesa e dall’impossibilità di stabilire un rapporto
vero con il mondo intorno a sé. Prova senmen comuni a tu:
l’aesa di qualcosa che non verrà, speranza in qualcosa per cui
valga vivere, il more di una fatalità imminente, presenza di forze
invisibili e sconosciute che guidano le nostre decisioni e la corsa del tempo, la solitudine.
o la Fortezza: luogo stregato, amato e odiato che aascina chiunque ci mea piede,
intrappola Drogo per 30 anni. Dentro viene tuo organizzato in maniera rigida ed
estremamente ripeva. La roune genera in tu in senso di stabilità che conforta di
fronte a tue le incertezze esterne.
o il tempo: scorre inesorabile e viene percepito come una presenza incombente su tu.

4. I see messaggeri (1942)


È la raccolta di 19 raccon in cui fuoriescono le temache care a Buzza
come l’aesa, il tempo che scorre, la morte, il desno che incombe su
ognuno di noi.
 Il numero 7 si ripete con i 7 messaggeri ( da I see messaggeri) , i
see piani ( See piani), Cevere compare ogni see anni (Cevere), il
drago leva see volte la voce verso il cielo prima di morire (Uccisione
del drago), Piero è il semo dei gli (Memoriale): il numero indica
un disegno sovrannaturale che ordina ogni cosa.
 Il nale aperto è un altro espediente usato in modo da lasciare al
leore la libertà si creare, pensare ad altre ipotesi e congeure.
 La malaa è un movo ricorrente (Memoriale, I see piani).
 Il viaggio che spesso è un percorso da passa da una condizione
favorevole a una sgradevole (See piani, I see messaggeri).

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5. Paura alla scala (1949)
La raccolta segna un’evoluzione nell’ambientazione e nei personaggi che
sono assoggea sempre alle stesse paure, ansie ma si va a cricare pure la
viltà e il conformismo degli uomini. Buzza palesa una maggiore sicurezza
narrava in quanto i blocchi narravi sono più coesi e accompagnano il
leore con maggiore naturalezza. Questo perché il testo è inevitabilmente
inuenzato pure dai fa storici, un anno prima avvenne infa l’assassinio
di Toglia e da quel momento sorge a Milano un forte un forte senmento
rivoluzionario. Nel primo racconto dei 25, Paura alla Scala, mol per
mancanza di ideali precisi negano il proprio credo polico per non inimicarsi
i Morzi, considera acerrimi nemici no a poco prima. Viene ripreso il tema
del peggioramento della situazione iniziale (Pranzo di guerra) e del viaggio
come metafora di vita, l’aldilà come luogo meraviglioso.

6. In quel preciso momento (1950), diversamente da tu gli altri scri non conene even fantasci
e straordinari, la raccolta viene accresciuta negli anni si compone alla ne di 155 raccon che indagano lo
scorrere del tempo la sua irrecuperabilità, la morte vista come un invito, voce, porta, la vecchiaia, l’aesa e
la solitudine rappresentato spesso dal ricordo di coloro che il protagonista conosceva e che ora non ci sono
più. Buzza sviluppa un paradosso nel voler trovare un compromesso tra la vita e la morte, lo stato di
felicità e quello di infelicità.

7. Il crollo della Baliverna (1954) è composto da 37 raccon che apparentemente non sono lega da
ningun lo rosso, si suddividono per blocchi temaci. Viene ripreso il tema dello scontro generazionale di
Paura alla Scala e nel racconto Il crollo della Baliverna si traa del tema colpa/punizione. Lascia una chiave
interpretava aperta, ambigua di modo che il leore possa decidere da sé il colpevole. Nelle pagine si traa
di forze ineludibili come epidemie, perdia di una spia, una biscia mostruosa, amico parassita che
rappresentano il desno degli uomini che incombe su d’essi creando ansia, paura e connue domande sul
futuro.

8. Sessanta raccon (1958)


Vincitore del premio strega del 1958, è una ricompilazione dei raccon più
signicavi della raccolta precedente a cui ne sono aggiun altri 24. Si occupa delle
avanguardie nei raccon Baaglia nourna alla Biennale di Venezia nel quale traa
di piura moderna e in Il crico d’arte in cui traa dell’arte astraa, delle nuove
tecnologie, delle automobili e dei telefoni.
In questo contesto si inserisce pure il racconto poliziesco La corazzata Tod, che
traa del delirio di grandezza dei dirigen del terzo Reich; nella prima parte viene
presentato il libro scrio da Hugo Regulus che lavora presso il Ministero della
Marina della guerra, nella seconda parte si arriva alla scoperta dell’obbievo della
missione “Eventualità 9000” per cui migliaia di marinai durante la guerra
cambiarono la propria direzione senza essere più trova. Il capitolo Hugo Regulus si
improvvisa così invesgatore e indaga sul progeo segreto, scoprendo che il Reich
aveva costruito una corazzata lunga 300 metri dotata di armi spaventose, la Konig Friedrich II. Alla ne, si
scopre che il nome della corazzata è Tod, ovvero morte e venne costruita sull’isola di Rugen nel Mar Balco.
La corazzata però viene scona da una oa sconosciuta che coincide con l’elemento irrazionale ed il
risultato è una situazione paradossale.
Anteposto alla tecnologia si ritrova pure il modulo degli animali come vime e del viaggio visto come meta
che si allontana al posto di avvicinarsi (I see messaggeri) e come cammino connuo in progressione che
non va né avan né indietro. Si traa pure dell’aesa, dell’inesorabilità del tempo e tende ad arontare
temi sociopolici in La parola proibita e in Era proibito.
Ciò che rende speciale questa raccolta è la dierenziazione nell’uso del fantasco, muovendosi prima tra
leggenda e favola, poi al surreale e poi al reale.

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Esperimento di magia(1958) presenta i soli temi cari all’autore che sono ripropos in brevi raccon ricchi
di suggesoni.

9. Il grande ritrao(1960)
Dopo alcuni anni da una romanzo Buzza si lancia in Il grande
ritrao che traa del tentavo dello scienziato Endriade di dare a
una macchina da lui costruita, i senmen della sua defunta donna.
La macchina-donna sore molto a causa dell’impossibilità di
esprimere i propri senmen, che riesce a provare nella testa ma
non a palesare nel corpo non funzionante. Alla ne, uccide per
rabbia, o per gelosia un’altra donna che le si avvicina e qui di
Endriade decide di distruggere l’Uovo, ovvero la sede dell’anima
della macchina. Nel romanzo la razionalità scienca si scontra con
aspe favolisci. La gura di Laura prelude a quello di Un amore.

10. Egregio signor, siamo spiacen di… (1960) /Siamo spiacen


di… (1975)
Compaiono in questa raccolta le solite temache. Vi sono però
raccon dai temi groeschi, assurdi e ironici che si prendono gioco
di temi sociali, polici e culturali come per esempio la burocrazia, i
par polici, e la mancanza di valori ssi. Nel racconto Buzza parla
pure della sua insoerenza nei confron dell’uso incorreo della maiuscola.

11. Un amore(1963)
Da mol il romanzo viene considerato un tradimento verso la sfera del
fantasco dato che traa della logorante storia d’amore tra Laide e
Dorigo, il quale sopporta tradimen, menzogne, capricci di Laide, la paga
cospicue somme di denaro solo per mantenerla “sua”, sebbene lei non lo
abbia mai sinceramente amato. L’autore intende soolineare il
perbenismo degli uomini importan che si approano delle ragazze
povere come se fossero ogge, o anche meno. A parre da alcuni
commen si potrebbe evincere che questo sia un romanzo misogino
quando in realtà nelle riessioni di Dorigo fuoriesce il contrario: spesso si
chiede come le donne possano acceare di ritrovarsi in posizione di tale
inferiorità oppure di come gli uomini rimangano così stupefa difronte al
riuto di una donna.
Deo ciò, il mondo del fantasco è solo in sospeso dato che le descrizioni
dei luoghi o dei personaggi, ricche di metafore tendono al
favoleggiamento; ed è nelle ulme pagine in cui ritroviamo il fantasco
buzzaana tra realtà e non realtà, razionale e irrazionale.

12. Il Colombre e altri cinquanta raccon(1966)


Incontriamo temi picamente buzzaani immersi in una atmosfera
allucinatoria.
 Tema amoroso

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 Tema della metamorfosi
 Tema del sogno-incubo proposto in Ragazza che precipita
 Tema della morte
 Tema metaleerario in Il segreto dello scriore
 Tema agiograco-religioso
La giacca segreta è di certo il racconto più antologizzato che presenta segni moraleggian ed eci: il
desiderio di fama e denaro è insito nell’anima dell’uomo. La giacca è produrice di soldi sebbene ques
provenissero da crimini ed infa alla ne, vince la componente razionale della coscienza che rinuncia a
tuo.
Il racconto che dà il nome alla raccolta Il Colombre rappresenta il desno che incombe su di noi. Il mostro
però alla ne risulta un essere posivo che voleva donare fortuna e felicità.

13. Le no dicili(1971)


È l’ulmo libro pubblicato in vita. Nei raccon viene ripreso ancora una volta il tema dello scorrere del
tempo, spesso rappresentato dall’orologio, insieme con l’inevitabilità della morte.

14. Il reggimento parte all’alba(1995)


Si denisce come un diario privato, un insieme di bozze di storie che si sarebbero poi ampliate. Qui il
tema della morte è fortemente presente a causa della malaa dell’autore. Prende la forma dei reggimen,
ai quali tu sono chiama a prender parte: chiunque è obbligato a rispondere alla chiamata che viene
eeuata araverso diversi messaggeri che possono essere animali, uomini e persino ogge inanima.

15. Lo strano Natale di Mr. Scrooge e altre storie(1990)


Il volume si divide in due par. Nella prima si ritrovano arcoli scri da Buzza dal 1946 no al 1970
riguardan la Milano di quegli anni: sono traa quindi even giudiziari, mondani, arsci, quodiani.
Nella seconda parte invece, si meono più in luce i costumi, la cultura del tempo, ponendo enfasi pure sulla
festa natalizia a parre dal dopoguerra. Tu gli arcoli sono messi insieme da Domenico Ponzio.

16. Besario(1991)
Da un’idea di Almerina Buzza, esce la raccolta di raccon e arcoli cui lo conduore sono gli animali.

2.4 Buzza e la poesia


In campo poeco scrive opere sariche/groesche e riprende l’ambito militare. In Il capitano Pic e altre
poesie, la poesia meglio riuscita, Buzza traa di un capitano che viene inviato insieme con 80 solda dal
suo re per combaere una baaglia inesistente, solo per disfarsi di lui. All’inaspeato ritorno però, il re
viene decapitato. Ques temi erano già sta ripresi in Canzone di guerra, Eleganza militare, Il deserto dei
Tartari (per le ambientazioni aspre ed inospitali).
In Due poeme viene descria Milano nei suoi aspe malede e aascinan, e nel componimento Tre
colpi alla porta si traa di metapoesia.
La rima è fondamentale perché aumenta l’ecacia semanca delle parole.
Secondo Ilaria Cro la poesia buzzaana si avvicina all’avanguardismo e alla poesia informale.

2.5 Buzza e il teatro


Buzza riene che il teatro sia il maggior traguardo per uno scriore; eppure, lui stesso si rende conto che
non è fao per il teatro. Ciò che più lo destabilizza è l’incertezza della riuscita dell’opera, in quanto no a
che non si mea in scena non può sapere se essa funzioni o meno. Del teatro gli piace il rapporto
immediato col pubblico, che spesso viene chiamato in causa come nell’opera I suggeritori del 1960
(possibile trasposizione teatrale di Un amore) in cui i suggeritori si trovano vicino al pubblico e sentono
parlare di sé.
Claudio Toscani e Bertacchini lo deniscono un teatro di fantasia che si può trovare a metà strada tra
leeratura e piura che sempre traa dell’aesa, del tempo che fugge, del mistero, della paura e della
morte con una tendenza alla sara. Elemen di novità sono il ricorso a lastrocche, rime baciate e parodie
metalinguische.
Le opere teatrali sono riunite in un volume del 2006 curato da Guido Davico Benino.

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1942, Piccola passeggiata, risulta uno dei pochi a unici con successo.
1953, Un caso clinico, che si denire come la trasposizione del racconto I see piani, è la commedia più
celebre di Buzza.

2.6 Buzza e la musica


Anche il campo musicale accompagna la produzione buzzaana (all’età di nove anni infa inizia a suonare il
violino e successivamente il pianoforte). Fin dai tempi del Corriere si dedica alla cronaca musicale, sebbene
nel 1930 venga dismessa a causa di un errore. Nella vita è libresta, scenografo, costumista per opere
musicali e balle proprio nel momento in cui in Italia queste gure vengono a mancare. Un’opera
fondamentale è Ferrovia soprelevata che inscena in collaborazione con Luciano Chailly nel 1955. Solo nel
2009 viene riproposta al Piccolo Teatro di Milano nella sua versione originale, in cui la musica si unisce al
testo recitato e non solo accompagna le parole. Nel 1963 il sovrintendente del Teatro alla Scala invita
Buzza a scrivere un ‘opera di tre a per la stagione 61-62 della Piccola Scala che risulta in Era proibito.
Connua a produrre no alla morte; si cimenta pure come bozzesta e gurinista in Fantasmi al Grand-
Hotel(1960), che risultò un successo. Sia in radio che in tv ci sono sue apparizioni.
Spun musicali nelle opere:
 Nel Barbano delle montagne giunge l’eco di una canzone lontana.
 Nel Segreto del Bosco Vecchio, Maeo si dimostra un grande musica che tu vanno ad ascoltare.

2.7 Buzza e la piura


Buzza si riene un piore che per hobby
scrive, infa nel 1958 viene presentato il volume
Storie dipinte di Dino Buzza in cui nel racconto Il
lasciapassare Buzza espone le ragioni per le
quali piura e scriura sono due modalità
tecnicamente diverse ma che entrambe hanno lo
scopo di raccontare storie. Anche nella piura
esprime le angosce, le incertezze dell’uomo
contemporaneo. È consapevole che dal punto di
vista tecnico sia mediocre ma la piura rimane la
sua più grande passione. Il quadro suo più
famoso è Piazza del Duomo di Milano del 1958
nel quale emerge pure la sua passione per le
montagne.

La prima opera in cui accosta la parola all’immagine è La famosa invasione degli orsi in Sicilia; un gruppo di
orsi che vive sulle montagne della Sicilia durante un inverno parcolarmente rigido decide di cercato del
cibo nel granducato di Sicilia. Lì trovano il piccolo Tonio costreo ad esibirsi come equilibrista, così Leonzio
e i compagni uccidono il Granduca e grazie ad un incantesimo riescono a salvare Tonio da una ferita
mortale. Gli orsi prendono il potere diventando avari e meschini, conseguentemente Leonzio rimanda gli
orsi sulle montagne dove ritroveranno serenità. La favola conene spun moraleggian, e riprende le
favole di Esopo.
I due viaggi a New York tra il 1964-5 e la scoperta degli ars della pop art sono determinan nella
creazione del Poema a fume (1969). Un romanzo-fumeo altamente sperimentale, del quale Buzza
stesso non era convinto della pubblicazione. Ispirato nelle storie alle strips, storie a fume dei giornali
americani e nella parte piorica alla pop art di Warhol, Buzza inscena un rifacimento del mito di Orfeo ed
Euridice. Orfeo è impersonato qui dal chitarrista rock Or ed Euridice è la sua amata Eura, la quale muore
improvvisamente. Al contrario del mito, Eura si scioglie nelle braccia di Or e razionalmente ritorna nel
mondo dei mor. Si compone di quaro par:
Il segreto di via Saterna, di 54 tavole illustrate funge da prologo che
introduce il leore all’interno di una villa abbandonata, in una zona
centrale di Milano, nella via (zia) Saterna. Di fronte a questa villa
si trova la casa di Or e lì vede Eura, ormai morta che entra in una
porcina della villa, simbolo del passaggio all’aldilà.

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1. Spiegazione dell’aldilà, composta da 36 tavole di cui alcune interamente scrie.
Qui Or viene portato dalla ragazza Trudi verso il padrone, impersonato dalla
giacca-diavolo che gli mostra la “valle di Giosafat” (una vetrata con vista
Milano) in cui vagano i mor con sembianze di umani.
2. Le canzoni di Or, di 80 tavole in cui Or per poter riveder Eura deve cantare.
Ricostruisce scene di vita mondane che fanno fuoriuscire i temi pici buzzaani.
3. Eura ritrovata, composta di 38 tavole in cui Or è costreo ad abbandonare
Eura e viene ricapultato di fronte alla vecchia villa, nella Milano di tu i giorni.

L’ulma opera illustrata è I miracoli di Val Morel del 1970.

CAPITOLO 3 - TEMI,AMBIENTI E PERSONAGGI


3.1 Temi, ambien e personaggi
Nell’intervista a Panaeu, Buzza dichiara che secondo lui è la situazione la cosa più importante; difa i
suoi personaggi sono generici, scarsamente individualizza, essi rappresentano idee, valori e per questo
sono senza tempo. L’unico personaggio che si disngue dagli altri è quello di Laide. Ambientazioni piche
sono invece, la cià che spesso è un luogo osle, a volte generica altre volte si palesa chiaramente in quella
di Milano (Un amore). Il deserto è un luogo d’aesa, simbolo di innito silenzio, mentre le montagne sono
un luogo d’avventura, da danno il senso dell’ignoto. I temi sono sempre ricorren; nella racconto La vita
viene riportato emblemacamente la temaca del passare del tempo.

3.2 Buzza e la paura


Ciò che sfugge al nostro controllo genera paura. Un soggeo può reagire cercando di superare la situazione
paurosa (paura primaria) oppure rimane paralizzato (paura secondaria); la reazione può essere quindi
negava o posiva. D’accordo con Runcini si osserva che nella scriura la paura secondaria insieme con
l’azione immaginica produce forme di trasgressione del quodiano che coinvolgono il leore in una
dimensione estranea al suo rassicurante orizzonte spazio-temporale. Questo senmento ricopre un ruolo
fondamentale nella produzione di Buzza.

3.3 La liquidità delle paure buzzaane


Nel recente studio di Zygmunt Bauman Liquid fear(2006) si evidenzia come la paura negli esseri umani ne
modica la percezione del mondo. Secondo lo studioso nel mondo liquido-moderno si prova a convivere
con tre pi di paura:
1. Paura che minaccia il corpo e gli averi in I see piani in cui Giuseppe teme per la sua vita ( Buzza
stesso ammee di temere molto la malaa).
2. Paura che minaccia la stabilità e l’adabilità dell’ordine sociale in Paura alla Scala.
3. Paura di essere esclusi a livello sociale in Eppure baono la porta in cui una nobildonna teme di
perdere le sue proprietà nobiliari e quindi pure la sua posizione nel mondo.

3.4 La paura dell’altro


Nel racconto Quando l’ombra scende, con la complicità della penombra (luogo in cui la paura si raorza), si
ritrova un altro po di paura. Traa dell’idencazione dell’io con il sé junior e con il se senior, che alla ne
non riuscirà a compiersi del tuo poiché l’incontro tra il sé bambino e il sé adulto è deludente: il junior è
deluso dall’immagine di sé futura e quindi scompare nelle tenebre perla sua incapacità d’accogliere l’altro.

3.5 La paura della catastrofe

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Negli scri si evince la volontà di capire quali siano i limi del progresso scienco del 900 e il
comportamento ecamente correo della scienza, non demolisce quindi, la scienza a priori ma la esamina
con aenzione.
Questa paura si insidia nel racconto lungo Il grande ritrao nel quale si tenta di creare un essere vivente.
Buzza prende spunto dagli studi sulla ciberneca degli anni 60 di Silvio Ceccato. La prima parte serve per
creare l’atmosfera e di curiosità per il leore, dopodiché si presenta la gura del robot enorme il cui
cervello ripropone i senmen umani della moglie di Endriade, Laura. Quegli stessi senmen di gelosia o
rabbia porteranno automa ad uccidere una donna che si avvicina. Ciò fa rieere il marito che nirà per
distruggere la macchina.
In L’esperimento di Askania Nova vengono crica gli studi sulla geneca: in Crimea si eseguono mostruosi
incroci tra animali, no ad arrivare a creare un ibrido umano che avrebbe creato lavoratori formidabili, ma
alla ne si vede uno scimmione che svogliatamente viene straonato con un guinzaglio. Qui Buzza vuole
ragguardare il leore sui pericoli dell’amoralità della scienza.
Nel racconto L’elenfaasi traa della catastrofe causata dall’espandersi dei polimeri che avevano invaso la
quodianità di quei tempi. Tu gli ogge compos di quel materiale si gonano causando danni a
chiunque. Lo scrio è apocalico allo stesso tempo auale. La paura risiedente nel racconto è quella
dell’autodistruzione dell’uomo stesso e dell’ambiente in cui vive. Questa distruzione è determinata dalla
creazione di armi poten, come quella della bomba nucleare alla quale dedica

 Rigoleo del 1948


 All’idrogeno del 1950
 Pusillanime del 1951

3.6 La paura e il fantasma


Buzza rinnova la gura del fantasma: ora non spaventa più e ha sembianze umane perché l’obbievo non
è quello di recare danni, ma meglio quello di comunicare con i vivi.

3.7 La paura, l’ansia, l’angoscia

La paura nei raccon buzzaani è sinonimo di crolli interiori più che si sensazioni esteriori. In Una goccia è
visibile la paura e l’angoscia dell’ignoto e del mistero, il terrore di qualcosa che incombe su di noi al quale
ngiamo di essere abitua per poter connuare a vivere. Ansia e mistero invece fanno da padroni in Il
macigno e Il bisbiglio.

CAPITOLO 4- IL RAPPORTO CON LA SCRITTURA E I LETTORI


4.2 Buzza e la scriura
La funzionalità della scriura è quella si dare gioia al leore e possibilmente commuovere. La condizione
migliore per uno scriore è di certo quella dell’essere infelici e quella di non pensare al fao che giorno si
pubblicherà quello, perché così facendo si va a perdere la spontaneità; infa, un libro dovrebbe essere
scrio a parre da una reale necessità interiore e non per desiderio di fama. Nel libro Far pubblicizzare un
romanzo è più dicile o più facile di una volta? (1937), scrio con la pubblicazione del suo primo romanzo
(Barnabo delle montagne) parla di tu i processi successivi alla scriura di un libro; lo scriore viene preso
da una frea di pubblicare, senza neanche rileggerlo con aenzione, senza rendersi conto che con poca
probabilità avrà un grande successo.
Non nasconde la faca dello scrivere e dei momen di disperazione in cui non aveva idee non fallimentari.
Spesso l’origine delle sue idee proviene da fa reali come in Paura alla Scala. Nel caso del racconto Il
colombre, l’idea provenne da una chiacchierata con una amica che gli spiegò che un suo amico americano
invece di dire “how many kilometers” diceva “ how many colombers”. La parola gli piacque e da lì, ebbe
una idea dalla quale iniziare.
La raccolta In quel preciso momento rappresenta la summa del pensiero buzzaano aorno della quesone
scriura, che viene vista come mezzo per sperimentare nuove e nuove modalità di comunicazione. Essa è
anche una necessità per lo scriore, un’ingenza mandata dalla sorte e che non si può riutare.

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“Il racconto è la forma migliore per sintezzare la situazione umana”. La forma corta permee all’autore di
conseguire un’unitarietà nella composizione, concentrazione su un singolo fao o personaggio.

4.2 Buzza, i leori, la lingua


Traspare, nelle interviste, che Buzza rispe molto i suoi leori, che sono ritenu gli unici in grado di
cricare e valutare il lavoro dello scriore. I due obbievi di Buzza nel momento della scriura sono di
non annoiare il leore e di informarlo, farlo rieere, emozionarlo araverso il modo del fantasco. Per
comunicare così direamente è necessaria una lingua chiara e lineare, per la quale sarà molto cricato.
Buzza sceglie questo po di scriura anche per meersi in linea con Viorini, Pavese e Moravia che si
fecero carico di far coincidere la lingua parlata con quella scria. Quanto più fantasco fosse il tema, più la
lingua dev’essere precisa. Buzza crica che nella leeratura italiana sia ritenuto intelligente o autorevole
chi è incomprensibile e oscuro; modica il linguaggio solo per movi narravi come in Qualche ule
informazione a due autenci genluomini in cui storpia tue le S in Z nel momento in cui i fantasmi parlano,
in modo da dierenziarli dagli uomini.
Per Buzza quindi, avere uno sle semplice è fondamentale, e lo riene il vero mesere dello scrivere.
 Periodi scorrevoli e parataci
 Lessico abitudinario che tende alla visualizzazione; si inseriscono sostavi lombardo-vene,
stranieri, e pure liricheggian
 Alta frequenza di sequenze aggevali; in maniera originale situa l’aggevo pure in posizione
prenominale
 Uso di ripezioni soo gure retoriche come anafora, epanalessi/anadiplosi, gura retorica che
consiste nel ripetere all'inizio, al centro o alla ne di una frase una parola o un'espressione per
raorzarne l'idea.
 Predilezione di incipit in medias res
 uso di verbi al parcipio passato/ gerundio all’inizio della narrazione, per poi usare frasi incidentali
o incisi in parentesi (per rallentare il ritmo).
 Uso di gure retoriche come metafore, similitudini e onomatopee

Per esempio, nella cronaca del giro d’Italia in cui tuo concorre a rappresentare la strenua loa tra Bartali e
Coppi: la presenza di monoremi e frasi nominali, ricca punteggiatura concrezzano le scene descrie.
L’inizio è il momento in cui Buzza descrivere con precisione cronachisca il protagonista.
Solo il romanzo Un amore presenta caraerische completamente diverse, facendo uso di periodi lunghi e
con l’inserzione di monologhi interiori.
Nel racconto Ma perché non cambia? Si difende di fronte a tue le accuse di monotonia nella maniera di
scrivere proponendo un’altra domanda: “lo sle per cui si disngue la personalità di uno scriore non
implica forse una certa uniformità o meglio univocità?” sontendo che in quel in cui è uno sua
caraerisca intrinseca e che quindi non ne può fare a meno perché senz’essa non sarebbe più sé stesso.
Evidenzia inoltre come si impegni a scrivere in un modo non del tuo naturale alla lingua italiana, lingua
piena di sinonimi, poco moderna, ridondante, piena di assonanze e che “ per dire una cosa per cui
basterebbero dieci parole, ne adoperiamo 400”.

4.3Buzza nel mondo


Gli esordi di Buzza sono sta dicili per le poche recensioni del Barnabo e del Bosco Vecchio, eppure il
primo ebbe un certo successo di vendita grazie all’avvicinamento al pubblico nello stato di smarrimento che
si provava in quegli anni (1933). Con la vincita del premio Strega nel 58’ si fa sempre più conosciuto ed è nel
1966-68 che escono 144 recensioni e saggi crici. Panaeu suppone due ipotesi:
1. L’iniziale disinteresse fosse dovuto alla diversità dei contenu

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2. La pressione morale della Chiesa di fronte al racconto Il cane che ha visto Dio non poteva che il
nome di Buzza potesse farsi conoscere
Quindi, nel 1967 in Francia le metafore buzzaane vengono decifrate nel volume di Gianfranceschi e 20
anni dopo si assiste ad un’altra oritura di recensioni e opinioni sull’autore che viene tradoo in molte
lingue, tra cui inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco, persiano, hindi, ungherese, russo(per
addomescamento), estone, albanese etc. Di tu gli scriori del 900 italiano, Buzza risulta uno dei facili
tra tradurre grazie all’uso di un italiano dell’uso medio, privo di mol regionalismi e legato alla dimensione
locale. Buzza viene apprezzato in tuo il mondo perla sua linearità, leggibilità e capacità di comunicare
ansie e turbamen ed è per questo che ricopre il ventreesimo posto nella classica mondiale degli autori
più le.

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