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Il deserto dei tartari, di Dino Buzzati

«Probabilmente tutto è nato nella redazione del “Corriere


della Sera”. Dal 1933 al 1939 ci ho lavorato tutte le notti,
Atlante digitale del '900 letterario ed era un lavoro piuttosto pesante e monotono, e i mesi
passavano, passavano gli anni e io mi chiedevo se
Bibliografia sarebbe andata avanti sempre così, se le speranze, i sogni
inevitabili quando si è giovani, si sarebbero atrofizzati a
• N.F. Cimmino, I poco a poco, se la grande occasione sarebbe venuta o no,
racconti di Buzzati, e intorno a me vedevo uomini, alcuni della mia età altri
in Saggi critici e molto più anziani, i quali andavano, andavano, trasportati
scritti d'occasione, dallo stesso lento fiume e mi domandavo se anch'io un
Napoli, Conte, giorno non mi sarei trovato nelle stesse condizioni dei
1959.
colleghi dai capelli bianchi già alla vigilia della pensione,
• G. Pullini, Il
romanzo italiano colleghi oscuri che non avrebbero lasciato dietro di sé che
nel dopoguerra, un pallido ricordo destinato presto a svanire.»
Milano, Schwartz,
1961 Dino Buzzati si dedica alla stesura del suo primo, vero
• F. Gianfranceschi, romanzo, Il deserto dei tartari, nel 1938, mentre lavora
Dino Buzzati, per il «Corriere della Sera». Pubblicato nel 1940, esso
Torino, Borla, 1967. inaugura una nuova collezione diretta da Leo Longanesi,
• N. Bonifazi, Il destinata a riunire le «opere più originali della letteratura
racconto fantastico italiana e straniera, le biografie e le memorie di uomini
da Tarchetti a
grandi e meschini, la storia dei fatti e delle illusioni di ieri
Buzzati, Urbino,
STEU, 1971 e di oggi». L'edizione del 1945 avrà un grande successo in
• A.Veronese Arslan, un dopoguerra che vede nel romanzo l'espressione di un
Invito alla lettura di tragico periodo storico. L'opera sintetizza varie
Buzzati, Milano, componenti letterarie e culturali: repertorio fantastico ed
Mursia, 1974 espressionistico (riferimenti a Hoffmann, Poe, Kafka),
• G. Gramigna, dimensione allegorico-simbolica ed esistenziale, cadenze
prefazione a tipiche del racconto giallo, echi crepuscolari, romantici e
Romanzi e racconti, satirici, anti-naturalismo e anti-psicologismo. Nel romanzo
Milano, Mondadori, è possibile individuare, inoltre, influssi della tradizione
I Meridiani, 1975.
lombarda, quali la lezione di Manzoni (a livello stilistico) o
• Dino Buzzati, Il
il tema della città, mentre la tendenza al favoloso e al
deserto dei Tartari,
surreale avvicina Buzzati a Calvino.
introduzione di
Giuliano Gramigna, Il protagonista, Giovanni Drogo, è un tenente assegnato
Milano, Collana per il suo primo incarico alla Fortezza Bastiani,
Biblioteca distaccamento militare ai confini del mondo, relegata in
Mondadori, 1975 un deserto di «pietre e terra secca», circondato da
montagne impervie e inaccessibili.
• M. Carlino, Come
Lo scenario, sospeso tra il sogno e la veglia, vincola a sé i
leggere Il deserto militari del battaglione, per la ferrea disciplina e
dei Tartari di Dino soprattutto per il senso di perenne attesa di un nemico, i
Buzzati, Milano, Tartari, che potrebbero improvvisamente arrivare dalla
Mursia, 1976 frontiera. La minaccia rappresenta il sogno della gloria da
conquistare e l'attesa del compimento del proprio destino.
• I.Crotti, Buzzati,
Firenze, La Nuova
Il giovane e fiero tenente Drogo giunge alla Fortezza
Italia, collana Il convinto di trascorrere in quel luogo desolato solo qualche

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Il deserto dei tartari, di Dino Buzzati

Castoro 1977, n. mese, per poi tornare alla vita normale. Dopo poco però,
129 la pacata e monotona vita della Fortezza Bastiani,
• Dino Buzzati, Il scandita dalla disciplina militare, dagli orari dell'esistenza
deserto dei Tartari, comunitaria e dalla convinzione che di lì a poco il nemico
introduzione di
arriverà, fa presa su di lui che, senza rendersene conto,
Alberico Sala (con
un’intervista a Dino
finisce per trascorrere in quel luogo remoto tutti gli anni
Buzzati), Milano, della sua esistenza.
Oscar Mondadori, Per Drogo, così come per gli altri soldati, la speranza di
1979. veder comparire un nemico all'orizzonte si trasforma a
poco a poco in un'ossessione metafisica, in cui al desiderio
SITOGRAFIA di mostrare il proprio eroismo si sovrappone la ricerca di
una verità definitiva sulla propria esistenza. Mentre
• www.dinobuzzati.it
trascorrono i decenni, molti compagni dalla Fortezza
• voce Dino Buzzati in tornano alla vita civile o muoiono, ma Drogo rimane
www.treccani.it fatalmente incatenato alla sua condizione sospesa tra
speranza e disillusione. Quando, per una breve licenza,
potrà rientrare nel mondo reale, percepirà tutto il senso
Contributo del proprio sradicamento rispetto alla gente comune.
Bianca Cortese, V I (L.C. L’attesa del nemico, unico moto vitale per Drogo e i per
Virgilio, Roma)
suoi compagni, si rivela infine un fallimento: quando
finalmente i Tartari, a lungo attesi, avanzano verso la
Fortezza, Drogo ormai anziano e malato viene congedato
dalla Bastiani, e trascorre la sua ultima notte in
un'anonima locanda, sulla via del ritorno. Il momento
della morte diventa quindi quello della rivelazione per il
protagonista: dopo un'esistenza spesa e sfumata
nell'attesa di un evento che dia un senso alla propria vita,
Drogo sceglie di affrontare con serena dignità una morte
solitaria ed ignota a tutti.

La trama si carica di tensione crescente ma si conclude in


un nulla di fatto e la morte di Drogo appare insignificante.
Il romanzo è costruito come un viaggio apparente, che
all'inizio è descritto come allontanamento da una vita
facile, razionale ma banale come quella della città.
Progressivamente il protagonista penetra in un universo
inconoscibile e assurdo, quello della Fortezza. Il racconto
regredisce in un universo senza ritorno e senza tempo
come se il viaggio fosse l'inabissamento in un vortice.
Nella progressione a rovescio verso l'ignoto i parametri
spazio-temporali perdono senso come è sottolineato
anche dalla struttura: i primi quattro anni vengono
descritti in 21 capitoli, mentre gli ultimi dieci anni sono
concentrati in 4.
Il viaggio esterno corrisponde ad un viaggio simbolico
all'interno dell'io-personaggio. La città e la Fortezza sono
da un lato luoghi fisici, dall'altro emblemi di una vicenda
interiore. La città esprime l'insoddisfazione per la facilità
di un'esistenza insignificante, mentre la Fortezza

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Il deserto dei tartari, di Dino Buzzati

dovrebbe rappresentare l'inizio dell'avventura. Tuttavia,


una volta dentro l'avamposto militare, i nemici non
arrivano e la vita diventa continua ansia, speranza
dolorosa, chiusura in una prigionia. Il tempo non conta,
mentre la città corre verso il disfacimento. La Fortezza è
carcere, labirinto, castello incantato, e con il deserto
seduce inchiodando ad una permanenza rovinosa. Il
fascino maligno del deserto sta nel suo significato
rovesciato: dal nulla dovrebbero giungere i nemici,
dall'inconoscibile la felicità, dall'ignoto il senso della vita.
Il paesaggio viene portato ad una drammatizzazione e
un'interiorizzazione di impronta romantica e nordica e i
suoi elementi, essenziali e allusivi evocano atmosfere di
misteriosa minaccia.
Il racconto è costruito a singhiozzo, senza dinamismo
interno: fin dall'inizio tutto è già definito e compiuto,
prevale il senso del fatale e dell'ineluttabile; lo spazio
decisionale lasciato alle singole esistenze è nullo rispetto
alla potenza del destino. La trama è povera di
avvenimenti, l'intreccio poco articolato è basato su un
ritmo interiore, scandito da un tempo che non è quello
naturale, biologico della vita ma quello incalzante di un
sogno paradossale; anche l'atmosfera si avvicina al sogno
ossessivo.
Drogo fin dall'inizio ha come un presentimento di cose
fatali, quasi egli stesse per cominciare un viaggio senza
ritorno». Il racconto è scandito da tre viaggi (di andata e
ritorno) dalla Fortezza alla città natale: la prima andata
viene descritta dettagliatamente; vi sono poi la discesa
dalla fortezza e il successivo viaggio di andata e ritorno;
nella terza andata Drogo, ormai capitano, incontra lungo
la strada un giovane ufficiale pieno di speranze, come a
lui, quindici anni prima, era accaduto nel suo primo
viaggio di incontrare un anziano ufficiale. La ripetizione
dell'incontro con i ruoli invertiti, la dialettica
giovane/vecchio e la circolarità della storia sottolineano
l'immutabilità del reale, l'idea di una progressione
puramente illusoria. L'oggettiva realtà del fattore tempo
viene messa a confronto, nel suo scorrere, con la
soggettività dell'esperienza umana.
I personaggi partecipano di questa atmosfera: sono
rappresentazioni emblematiche, tipi fissi, la cui funzione è
quella di supportare idee e concetti. Il personaggio di
Drogo è ambiguo, la sua interiorità viene riflessa dalla
fortezza ma l'immobilità di questa contrasta con
l'evoluzione del personaggio. Fin dal primo capitolo sono
presenti tutti i temi che lo caratterizzano: il motivo della
fine della giovinezza e della felicità possibile, quello dello

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Il deserto dei tartari, di Dino Buzzati

scorrere del tempo, il motivo della madre (unica fonte di


commozione), il tema dell'ambiente militare, della
disciplina della Fortezza e del cameratismo. L'attesa
spasmodica del nemico è l'unica cosa a cui tendono Drogo
e i suoi compagni, ma nella conclusione egli, affrontando
la morte solo e abbandonato, comprende che la vera sfida
non proviene dall'esterno: l'unica battaglia è quella
interiore.
Fin dal primo incontro con la Fortezza, emergono alcune
costanti del racconto come l'uso di un linguaggio
evocativo, ricco di rilievo fonetico, e i termini che
descrivono l'architettura geometrica della Fortezza.
Le scelte linguistico-formali sono politonali. Prevalgono lo
stile nominale, la coordinazione, le cadenze di indiretto
libero e il linguaggio parlato. Il campo semantico
dell'infelicità fa emergere il tema del rimpianto, dell'attesa
insoddisfatta, uniti al senso di intima inutilità e di vuoto
interiore. A livello di ricerca formale, c'è un uso insistito
della metafora e il gusto della trasposizione verbale.
Ricorrente è l'inserimento di serie di gerundi o participi in
posizioni di particolare rilievo, per dare un senso di
indeterminatezza e una vaga suggestività. Significativo è
anche l'utilizzo di particolari colori-chiave, che
contribuiscono a creare un senso di angoscia e di
minaccia, come il giallo ocra delle mura della Fortezza o i
colori crudi del deserto.

Bianca Cortese, V I (L.C. Virgilio, Roma)

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