25
epistemologia/genetica/paleoantropologia
Telmo Pievani
Homo sapiens
e altre catastrofi
Per unarcheologia
della globalizzazione
Prefazione di Niles Eldredge
MELTEMI
Indice
p.
11
Prefazione
Attending Marvels
Niles Eldredge
15
Pionieri
21
Introduzione
Archeologia della globalizzazione
(in onore del calamaro gigante)
29
Capitolo primo
Qualcosa non torna... alcuni ominidi sfuggono alla
gabbia del progresso
La gabbia epistemologica del progresso
Lepistemologia dellanello mancante
Una sola specie per volta
Strane anomalie: la scala del progresso vacilla
Signore e signori: ecco a voi Lucy and The First Family
Australopitechi e ardipitechi: la famiglia si allarga
Millennium Man e Toumai: vicini al punto zero
56
Capitolo secondo
East Side Story: linizio della deriva
Levoluzione ha bisogno di spazio: le prime esplorazioni
La balena e il pipistrello
Il modello della deriva
Un animaletto chiamato purgatorio
Lipotesi della East Side Story
Un mal di schiena perfetto
Sulle ali dellairone nero
Linvenzione dellombra
78
Capitolo terzo
Un lussureggiante cespuglio di ominidi: gli equilibri
punteggiati dellevoluzione umana
Variazioni sul tema antropomorfa bipede
Good-bye missing link!
I robusti: un quarto genere di ominidi
I trilobiti della East Coast
Gli equilibri punteggiati
Cespugli a fisarmonica: lambiguit del concetto di specie
105
Capitolo quarto
Figli dellet dei ghiacci: la nascita catastrofica
del genere Homo
Scimmie della prateria
La resistibile ascesa di homo faber
Un primate da primato?
Ci sono molti modi di essere intelligente
LHomo giusto al posto giusto
Figli di un effetto farfalla
OGM: ominidi geneticamente modificati
La danza del cervello
136
Capitolo quinto
Linizio della planetarizzazione: gli ominidi alla
conquista del Vecchio Mondo
Il fascino discreto della simmetria
Un triste mondo di replicanti genetici?
Geni, organismi e ambienti: unevoluzione a geometria
variabile
La prima grande diaspora dellumanit
In attesa della sesta onda
165
Capitolo sesto
Il pi grande uomo scimmia del Pleistocene:
nascita della specie improbabile
Cespugli nel cespuglio: lumanit in Europa
La chimera del linguaggio
Alle origini di Homo sapiens: il puzzle si complica
Due epistemologie evolutive a confronto
La seconda (o terza) grande diaspora dellumanit
Sulle tracce di Eva
194
Capitolo settimo
Il grande cespuglio della diversit umana: Homo
sapiens specie planetaria
Lalbero della diversit umana
Il mondo non abbastanza
Il saluto del patriarca
Tutti al funerale delle razze umane
La contingenza delluguaglianza e della disuguaglianza
219
Capitolo ottavo
Laltra faccia dellumanit: un enigma chiamato
Neanderthal
Uno scomodo alter ego
La riscossa delluomo delle caverne
Un modo alternativo di essere umani
Sesso e morte fra i neandertaliani
Una pace duratura poi succede qualcosa
La solitudine uninvenzione recente
247
Capitolo nono
Il grande balzo in avanti, ovvero: lirresistibile
successo di una specie exattativa
Quelli siamo noi
Un nuovo fenomeno naturale: essere umani
Dove successo? Il puzzle del Paleolitico superiore
Quando successo? Gradualit o discontinuit?
Cosa successo? Verso una storia naturale della coscienza
Locchio interiore: unarcheologia della coscienza superiore
Latenza e innesco: gli exaptations dellintelligenza umana
Che cosa si proverebbe a essere un neanderthal?
280
Capitolo decimo
Human becomings: verso una storia naturale
delle societ umane
Non c mai stato alcun inizio
I sentieri della colonizzazione globale
Perch gli amerindi non hanno due teste
Un tessuto di colonizzazioni exattative
Anelli evolutivi che si chiudono
Il cespuglio delle civilt
Onore ai moa
309
Capitolo undicesimo
La specie che non cera: le estinzioni antropiche di
massa
Lintuizione dei lillipuziani
I buchi neri della storia naturale
Dinosauri e mammiferi: una storia troppo perfetta per essere vera
Per Toutatis, il cielo ci cade sulla testa!
La danza degli estinti e dei sopravvissuti
Una cartolina dalla civilt degli scorpioni
Lestinzione di massa: istruzioni per luso
340
Capitolo dodicesimo
La specie incompiuta: unantropo-biosfera ai
margini del caos
Le bizze di una specie bambina
Presunzioni di un sottile strato di vernice
La grande torta della biodiversit: luomo alla periferia
dello spazio naturale
Gli extraterrestri ci sono gi stati
Runaway evolution: unevoluzione che fugge via
Il principio negantropico
Il messaggio di Biosfera 2
370
(nuovo inizio)
Una dichiarazione di interdipendenza:
nuovi modelli di cambiamento per levoluzione bioeco-antropologica
381
Ringraziamenti
383
Bibliografia
A Katia e Bruno
i genitori che ogni cucciolo di sapiens
desidererebbe avere
Prefazione
Attending Marvels
NILES ELDREDGE
ATTENDING MARVELS
piamo che la maggior parte delle specie rimangono immutate (spesso per milioni di anni), senza mostrare nessuno
dei cambiamenti evolutivi inevitabili che Simpson immagin per i suoi tinamo. Vediamo oggi che la gran parte del
cambiamento evolutivo concentrato in eventi di speciazione e che tali eventi di speciazione sono di solito associati
fra loro attraverso linee di discendenza non correlate, innescati da cambiamenti ambientali che portano molte delle
specie preesistenti in un ecosistema regionale allestinzione. Senza questi episodi di estinzione, ci sarebbe ben poca
evoluzione. Il cambiamento tende a essere repentino e avviene dopo lunghi periodi di quiescenza evolutiva.
Telmo Pievani, con grande capacit, collega questi e altri cambiamenti nella prospettiva evolutiva con la meravigliosa storia dellevoluzione umana. Egli ci mostra come
levoluzione della nostra stessa specie, Homo Sapiens, e dei
nostri pi vicini antenati, abbia seguito le stesse regole evolutive e sviluppato i medesimi tipi di patterns evolutivi,
allo stesso modo dei trilobiti e dei dinosauri del lontano
passato geologico. Lo fa con estremo rigore intellettuale,
ma senza quellinutile gergo pedante cos tipico dei testi
scientifici formali.
Prendere atto che levoluzione non unineluttabile ascesa verso la perfezione, ammettere che la contingenza
gioca un ruolo cruciale nella vita quotidiana come nella
storia evolutiva e vedere che la nostra evoluzione rispecchia quella di tutte le altre specie che sono vissute sul pianeta ha profonde implicazioni per capire chi siamo, come
siamo arrivati fin qui e dove stiamo andando. vero, la
cultura influenza la nostra storia evolutiva da almeno due
milioni e mezzo di anni. vero anche che con linvenzione
dellagricoltura, circa diecimila anni fa, Homo Sapiens
stata la prima specie a lasciare i confini dellecosistema locale, rendendosi autosufficiente attraverso la produzione
del cibo. Cos liberata dalla produttivit degli ecosistemi
locali, la popolazione umana cresciuta da sei milioni a sei
miliardi di unit in quei diecimila anni, distribuendosi su
tutto il pianeta.
NILES ELDREDGE
Introduzione
Archeologia della globalizzazione
(in onore del calamaro gigante)
TELMO PIEVANI
TELMO PIEVANI
TELMO PIEVANI
TELMO PIEVANI
Capitolo undicesimo
La specie che non cera:
le estinzioni antropiche di massa
Noi non saremmo qui se lestinzione fosse un
gioco totalmente leale.
David Raup 1991
TELMO PIEVANI
TELMO PIEVANI
pretate come annunci di sventure e di disastri. Egli present la teoria degli impatti cometali secondo i pi rigidi
canoni newtoniani, ottenendo per questo una particolare
menzione anche da John Locke alcuni decenni dopo la
pubblicazione.
La teoria di Whiston fu invece oggetto della sagace ironia di Jonathan Swift che, ne I viaggi di Gulliver, immagina
i lillipuziani in preda a uninsana fobia per le comete. Nel
1862 era stata avvistata e studiata da Edmund Halley una
cometa di medie dimensioni, preceduta nel 1680 dal passaggio di un corpo cometale ancor pi luminoso e veloce.
Lopera di Whiston, che assecondava lo spirito millenaristico inglese dellepoca, fu accolta prima favorevolmente (dal
maestro Newton, soprattutto), poi rinnegata dalla comunit scientifica che ne fece un esempio di pseudoscienza
non gradualistica. La stroncatura finale, nel 1830, avvenne
per mano di Charles Lyell, il maggiore teorico delluniformismo gradualista nonch maestro di Darwin.
Lidea di fondo del catastrofismo seicentesco era che
lessenziale stabilit della natura (il tempo normale) potesse essere rotta soltanto da episodi rari e di portata del
tutto inusitata, eventi colossali di distruzione e di successiva ricostituzione della vita che punteggiano un oceano di
stabilit. La paleontologia, dalla sua nascita come disciplina, sempre stata al corrente dellesistenza di avvenimenti
catastrofici passati, tanto da utilizzarli come spartiacque
fondamentali fra le principali ere del tempo geologico: lestinzione del Permiano, che distrusse circa la met delle
classi di invertebrati, segna la soglia fra Paleozoico e Mesozoico; lestinzione della fine del Cretaceo, che spazz via il
38% dei generi di animali marini (oltre ai dinosauri), segna
il passaggio dal Mesozoico al Cenozoico.
Alla fine del Settecento, studiando proprio gli scheletri di alcuni grandi mammiferi estintisi nelle Americhe
come il megatherium, il paleontologo francese Georges
Cuvier interpret le estinzioni come grandi catastrofi di
origine divina che conducono alla scomparsa di moltissime specie in poco tempo.
TELMO PIEVANI
Nel nostro secolo il programma di ricerca neodarwiniano della Sintesi Moderna, soprattutto nella sua fase di
indurimento epistemologico degli anni Cinquanta e
Sessanta, ha tuttavia sottovalutato lincidenza evolutiva
delle estinzioni di massa. Linterpretazione darwiniana
delle estinzioni, peraltro, non si discostava molto dal gradualismo del maestro di Darwin, Charles Lyell: era ammessa la possibilit di estinzioni su vasta scala, ma la loro
dinamica era ricondotta a quella di un normale meccanismo selettivo. Non si trattava di eventi singolari, ma di
accelerazioni dovute alle variazioni della pressione selettiva. In caso contrario, si sarebbe invocata linaffidabilit
dei dati paleontologici. Quanto allestinzione come fenomeno generale Darwin, opponendosi fermamente alla
teoria catastrofista di Cuvier, ritenne che essa fosse ancor
pi lenta e graduale della divergenza di una specie nuova.
La causa dellestinzione doveva essere la sconfitta nella
competizione per le risorse: una specie scalza laltra nella
lotta per la sopravvivenza.
Le estinzioni improvvise rappresentavano dunque una
reale minaccia per limmagine progressionista e gradualista
della storia naturale e furono assorbite come anomalie
periferiche i cui meccanismi darwiniani erano comunque identici a quelli dei tempi normali:
In un mondo di adattamenti, cambiamenti graduali e progressi iperdarwiniani, il concetto di estinzione appariva, insomma, terribilmente negativo: lestremo fallimento, laltra faccia
del reale operato dellevoluzione, qualcosa da non respingere, ma certo non da discutere appassionatamente tra gente
perbene (Gould, in Raup 1991, p. XI).
TELMO PIEVANI
discussione da un gruppo di paleontologi del Field Museum di Chicago, guidati da David M. Raup. La sua stima
della portata dellestinzione del Permiano, avvenuta 225
milioni di anni fa, non lasci adito a dubbi. Le cause di
questa ecatombe non sono chiare. Vi senzaltro un rapporto di concomitanza con lunione di tutti i continenti
nella Pangea e con i conseguenti sconvolgimenti climatici
(raffreddamento globale), ma ci non implica necessariamente un rapporto determinato di causa-effetto. Ci che
pi conta sono i calcoli fatti da Raup sulla percentuale di
famiglie e di specie estintesi in quelloccasione. I dati a disposizione indicano la scomparsa del 52% delle famiglie di
organismi marini. Raup consider il comportamento di alcune aree tassonomiche medie e calcol che per determinare la scomparsa del 52% delle famiglie necessaria
mediamente lestinzione del 96% delle specie al loro interno, una cifra altissima. Fra Paleozoico e Mesozoico la vita
fu a un passo dallestinzione totale.
Il nodo concettuale che risalta dai calcoli di Raup
che sulla scorta di questi indici di estinzione non possiamo fondare alcuna argomentazione centrata sulla selezione o su criteri di priorit fra pi adatti e meno adatti:
unestinzione con una media del 96% non pu avere nessuna forma di selettivit. una catastrofe su scala cos generale da non poter favorire nessuna specie sopravvissuta
in particolare e tale da non lasciare scampo allindividuazione di ragioni particolari per cui alcune specie si salvarono e la maggioranza no. In unestinzione di tali proporzioni non sopravvive il pi adatto: una convulsione spasmodica della natura che colpisce alla cieca. Le vittime
non hanno nessuna responsabilit. Molte specie, come i
trilobiti, si ritrovarono semplicemente nel punto sbagliato
al momento sbagliato.
Anche se la stima di Raup dovesse essere approssimata
alleccesso (stime pi prudenti parlano di un 80%), dobbiamo introdurre nel modello delle estinzioni di massa una
componente rilevante di casualit e di non-linearit rispetto ai periodi di trasformazione fisiologica. Lestinzione di
TELMO PIEVANI
pi profonde (per numero di individui eliminati) e pi insolite (per gli effetti rispetto al quadro che si ha in tempi
normali) di quanto non si fosse mai sospettato.
In uno studio sugli invertebrati marini fossili, Jablonski ha dimostrato che i fattori causali in tempi normali
(quei tratti che favoriscono la sopravvivenza o intensificano la speciazione) perdono ogni visibilit selettiva nei
periodi di estinzione di massa. Solo la distribuzione geografica una propriet che rimane utile anche nei tempi
speciali della singolarit evolutiva, pur determinando casualmente la buona o cattiva sorte di ciascuna popolazione (Jablonski 1986).
Durante tali singolarit, insomma, non sussiste una corrispondenza diretta fra inadeguatezza funzionale ed estinzione. Come scrisse il geologo inglese Derek V. Ager, citato
da Gould: La storia di ogni parte della Terra , come la vita del soldato, costituita da lunghi periodi di noia e da brevi periodi di terrore (cit. in Gould 1980, p. 179). Inoltre,
stata riscontrata una sorprendente ciclicit nelle principali occorrenze di estinzioni di massa: salvo sporadiche eccezioni, esse si ripetono regolarmente ogni 26 milioni di anni
circa (tranquilli, il prossimo appuntamento fra 13 milioni
di anni). I momenti di terrore ritornano a intervalli regolari, come se ci fosse un orologio biologico che scandisce le
estinzioni (Raup, Sepkoski 1984).
Come ha scritto lo storico della scienza William Glen
(1994), la teoria delle estinzioni di massa rischia di avere una ricaduta maggiore della tettonica a zolle, che pure ha rivoluzionato la nostra immagine dellevoluzione della crosta
terrestre. Nella spiegazione delle estinzioni non selettive
infatti implicata una visione alternativa del tempo biologico e geologico: una visione puntuazionista coerente con
la teoria degli equilibri punteggiati e con la teoria delle interazioni gerarchiche fra le unit genetiche e le unit ecologiche dellevoluzione (Eldredge 1999). Ma non solo, limpatto della teoria potrebbe essere ancor pi radicale nel caso in cui si scoprisse che alcune estinzioni di massa sono
state innescate da un corpo esterno alla Terra e non dalle