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A.IoN E Cn RO!IIOS.
La parola atwv sembra avere soprattutto due significati che si pos-
sono rendere rispettivan1ente con c vita • e c ter):lpO :.. f! stato più volte
indagato qual i di questi due significati convenga originariamente alla pa-
rola Aio, (cfr. LACKEtT, Aion, Dissertation, Ki:inigsberg, 19 16). Q uesta
impostazione del problema presuppone che il concetto della parola Aion
abbia percorso un 'evol uzione graduale da uno di questi significati e dalle
sue accezioni all'altro.
Anzitutto ci asteniamo dalla traduzione della parola Aion e q uindi
anche da quell' impostazione del problema, e cerchiamo dj comprendere
il senso della parola dalla letteratura greca.
In Omero (Il., X II, 27) si dice di un morto: c Aion lo abbandonò:..
E Sarpcdono supplica Ettore di non lasciare che egli diventi preda dei
Danai, ma dj portarlo a Ilio, c allora Aion mi abbandoni •, cioè, allora
io potrò morire (Il., V. 685). Sul rondamento dj questi versi omerici sia
anzitutto precisato che l'uomo muore, quando Aion lo abbandona.
Ma non solo Aion abbandona il morente, ma a nche i morenti abban-
donano Aion. Cosi dice Archia (A111. Pal., IX, H t) dei Traci : c glorifi-
cano... come [elici coloro che abbandonano Aion :.. Poichè qui ciò è detto
in opposizione alle persone degne di compassione che sono venute alla luce
del giorno, ne segue che coloro i quali abbandonano Aion sono i morenti.
Siamo ora costretti o giustificati, sul fondamento dei versi qui citati,
a tradurre in modo univoco c Aion ~ oon c vita» ? Ci dà la risposta con
la desiderabile chiarezza un frammento di Esiodo (t6t Rz3), nel quale
Tiresia supplica Zeus, che gl i ha concesso « un grande Aion della vita »
(11a~v .... utw,•u ~LIHO), di dargli un più breve (f\ooovu) Aion dclla vita.
·Qui Aion è chiaramente distinto da c vita », ma è posto in istretto rap-
porto con essa. .Aion in questo pasS'() va tradotto. quanto al suo senso. con
c durata:.: Ti resia chiede una più breve durata della vita. N oi possiamo
qui tradurre Aion anche con c te mpo:.. Tiresia chiede un pi ù breve
c tempo per la sua vi ta > = periodo della vita.
Tale possibilità di scambio fra c durata> e c tempo :. come signi-
ficato di Aion, permette, soprattutt<> in questo verso, di riconoscere Aion
come .jl tempo in ra.pporto con la Slt(IJ d1crala.
Aion. nell'eguale significato o:scil la.nte fra c tempo >, c vita >, c du-
rata>, appare in un verso di Eschilo (Ag., 554 segg.) in cui l'araldo chiede:
c chi, all'infuori degli dèi è privo di s ventura per tutto il tempo che si
stende attraverso Aion ? > ( ébtnVTa tòv lil' utii\voç XQ<ivov ). Q ui Aion,
in riferimento agli uomini va inteso come «vita:.. '
Noi distinguiamo: vita. tempo. durata; queste parole. che l' intel-
letto si affatica a distinguere come concetti. senza poterli finora chiara-
mente determinare - infatt-i dove vi potrebbe essere una definizione uni-
voca di c vita-... c tempo>.· c durata>? - queste parole, per quanto si
riferisce al loro significato, nel pensiero greco linguisticamente formato
si trovano strette l'una accanto alm'a ltra, come racchiuse da una comune
radice. Aion. Chronos. Bios sono originariamente pem1Utal>il i, e presso
poeti come Omero, Esiodo, Eschil'o, la cui lingua prorompe ancora dal-
l'originario pensiero greco. linguisticamente formato, queste parole sì tro-
vano ora in un senso. ora in un altro. Presso questi poeti - pl>icllè sono
poeti e non filosofi- Aion non com pare mai in senso astratto come « du-
rata :., ma come c Ai on della vita> o come c Aion del tempo> , o come
c vita:. o semplicemente come c tempo ». Ma si dimostrerà che il signi-
ficato proprio di questa parola indeuropea Aion è la durata libera da ogni
rapporto col,tempo o con la vita, l'as.foluta durata, l'etemità. Anche questo
pensiero c astratto > della durata viene espr~so dal linguaggio creatore
nella parola Aion. Esso, perciò, appartiene al dominio deUa presente
ncerca.
Aion come durata non può avere nè inizio uè conclusione. Infatti
inizio e conclusione ~pezzerehbero appunto la durata o alla fine o al prin-
cipio, essa cesserebbe di essere durata, di durare. Così ad Aion appartiene
la proprietà della indeterminatezza. P er una durata st>nza limiti. eh~ non
comincia e non cessa. la lingua tedesca ha la parola Ett•igkeit . Questa pa-
rola - per anticipare questo nesso etimologico. al quale si ritornerà ancora
- è etimologicamente affine con la parola Aion. c L'eternità dcll'Aion :.
- una tautologia - dai presocratici viene determinata per 'Aion. meòiante
l'aggiunta di attributi come lin:etpoç. infinito o ao:rretoç, indicibilmente
(gra11de). Aion pertanto appare in r<~pporto stretto con la rappr<'srntazione
presocratica di un principio òi tutte le cose e fenomeni, privo di inizio e
sottratto, al divenire e peri t e, cioè dell' &crX"~l· Tco(rasto riferisce la dottrina
di Anassimandro dicendo che l' ah(a è la èausa. il principio, !"origine di
ogni divenire e perire e degli infinitamente numerosi c cosmoi :t che da
quella si sceverano e che questo divenire e perire si compie « da un Aion
inlìnito ( ~ wrE(Qov atwvoç):. (f's. Plut. Strom. 24 D, 12 A 10 Diels-
Kranz). Atntnesso che qui probabil mente non si ha il testo originario di
Anassimandro, ma un'espressione coniata dalla tradizione, in analogia con
il suo principio primordiale, TÒ ò:n:etQO''. trasmesso dalla tradi zione, que-
sto dubbio viene a cadere nel fr. 16 di Empedocle giunto fino a noi. Qui
Aion è strettamente collegato con aoltttoç e considerato come lo spazio
abbrao:iante i due principi originari di Empedocle. Amore e Odio, con
la cui mescolanza e separazione. penetrazione e allontanarsi viene cau-
sato tutto il divenire e il perire : c: in verità c01ne essi (l'Amore e la Di-
scordia] prima furono, coSì ancora saranno ; nè mai. credo. d'ambedue
vacuo sarà il tempo [Aion) infinito" (trad. Bignone).
.J.. ' , ,.. ' , l!. ~ , '
• 1t :rtaQoç
yUQ llO?U': xcn ecrottat, ovuE n:o,; , 01w,
y
(') To devo-la possibilità di questo confronto alla cortesia del libero docente,
dott. Alfred Bloeh, il quale mi ha tradotto e interp~talo questi e molti altri passi
dei canti vedici . nei quali appare la pa.r ola ayu. Colgo l'occasione di rinnovargli la
mia gratitudine.
Negli esempi qui addotti àyt1 nel vcdico, nello stesso modo come atrov
nel greco, obiettiva linguisticamente l'aspetto del tempo •come durata, e
precisamente come durata della v-ita. E poichè l'uomo vive solamente
finchè dura. o. poichè egli dura solo finchè vive, così si rappresenta anche
nella lingua questo stretto légame tra vita e durata, e tanto ayt~, quanto
«iwv fondono questi concetti in ut~' espressione; sia mediante un legame
formale strettissimo costituito dal dativo o genitivo delle parole c durata:.
e c. vita:., sia che la parola c d urata :. {ayu. Aion) si presenti come sino-
nimo di c vita». E poichè c vita». che noi, anche con le nostre moderne
conoscenze filosofiche e scientifiche non possiamo definire univocamente,
si rappresenta all'uomo come forza. vitale, così <iYJ' comprende anche que-
sto significato. In tale senso in R. V., 1 11 . 53· 16. a un sacerdote, rlopo la
sua sconfitta e la sua umiliazione in una di sputa, viene conferito, med.iante
la concessione di una rinnovata eloquenza, un 11avium <i-y1,, e qui noi ben
traduciamo àyu in modo del tutto adeguato con c forza vitale>. R. V.,
TI!, J. si parla perfino dell'<iytl deJl'acq~ta. quindi proprio della forza vi-
tale dell'acqua. In questo caso ayu è completamente staccato dalla vita
umana. La durata appare qui, in certo modo, come forza.
La durata, come c durata in sè ». per lo meno secondo quanto noi
conosciamo, non sembra che nel vedico sia pervenuta a un' immediata
es pressione univoca. lnoltre nou ci è noto un avv. vedico il quale, come
ullho. comprenda in sè il concetto della durata illimitata. Ma l'Avesta pos-
siede un tale avverbio e, quindi, il concetto della durata eterna, assoluta,
che è compresa in O.y11, per quanto sia usato soprattutto come c durata
della vita». L'Avesta da questo avv. c.reò il concetto astratto jawaetat
= l'eternità. La parola ay11 dimostra nell'Avesta il suo significato come
durata nell'espressione: c lungo ayu della vira c della tenebra • (Yasra,
3f, 20).
• .. *
La concezione della c durata in sè • che come d urata detenninata
può significare <vita •. c tempo della vita :., < età della vita •. c forza
della vita •· ma anche durata di un ampio periodo di tempo sentito come
unità : c generazione:., c epoca:., c secolo:., e la cui unitaria espressione
linguistica si lascia ricondurre in tutte le lingue i. e. alla forma àyu: que-
sta concezione. nel pensiero i. c. deve essere stata di un'enorme efficacia.
Infatti l'intera piencn.a dei significati specifici, che possiede la corrispon-
dente parola greca cLl w". e che in parte potemmo din1ostrare anche nel
vedico e nell 'avesta, noi li troviamo in perfetta corrispondenza nel latino
aeuiiS. Non c' è bisogno di darne prove dettagliate mediante esempi tratti
da documenti lati ni. Solo di ciò fa'I'Ò un breve cenno: mentre in greco la
parola Aion. oltre al con~ctto fondamentale di durata comprende in sè
tutte le sue accezioni, il lati no ha formato. accanto al corrispondente aeut4S
un'altra parola, aevitas, contratta poi in IU'Ias e che, secondo Meillet (op.
cit.) deriva da un avv. anvi. Da ae-to.s fu poi formato aeterm1s.
In queste parole si esprimono. oltre al tempo come durata, come du-
rata in sè, come durata illimitata, proprio come in Aion, i concetti: « vi-
ta ~, « età », « geDeraztone », « secolo , , c età cosmica ». Questa perfetta
corrispondenza del contenuto semasiologico così complesso di Aiou c acutu,
cile derivano tutti e due dalla medesima radice i. e. costituisce un'ulte-
riore prova che tutti questi significati e sfumature di significati sono com-
presi, fin dalle origini, nella parola ilyu, e che un po' alla volta, in una
evoluzione storicamente documentabile, hanno sviluppato un significato
dall'altro, mediante l'ampliamento del concetto «durata della vita », onde
alla fine si sareb~ pervenuti all'eternità. Infatti sarebbe assurdo ammet-
tere, che questa graduale evoluzione di significato abbia percorso in greco
la medesima via che in latino e clhe nel corso dei tempi abbia condotto
nelle due lingue alle medesime sfumature di significato. Inoltre non è da
ammettere una cosciente trasposizione letteraria di tutti i significati let-
terari di att&v in latino. Ma poichè già in tiytl, oltre al significato fonda-
mentale di «durata:. sono compresi tutti quesii significati specifici, poi-
chè il pensiero linguistico i. e. lo ha espresso fin dalle origini in questa
parola, ne segue che questi significati si manifestano in tutte le parlate di
tale dominio linguistico. Quello che l'originario pensiero linguistico rac-
chiude come in un germe, si svìluppa.
Se Omero, nella sua mnnicra mitica di rappresentazione, definisce gli
dèi come aiÈv ÈOVTtç, coloro che se1npre esistono, e se Platone nel pensiero
concettuale intuisce l'àt810v ov. l'essere eterno, ne segue che il concetto
e la forma linguistica di questo pensiero dell'eternità .è stato preparato e
obbiettivato in una preistoria molto remota e non pilt determinabile dal
linguaggio creatore che offre al pensiero la sua [orma. n poeta, il filosofo
trovarono il patrimonio di pensiero fonnato dal linguaggio e un primèvo
pensiero linguistico è in loro opera!llte.
* "' *
Alla concezione del tempo come durata, che si è creata la propria
forma espressiva nella parola Aio11, il pensiero greco contrappone la con·
cezione del tempo come Chro~ros.
Intorno al rapporto di Aion con Chronos, Platone ha detto l'essen-
ziale e mediante la loro contrapposizione ha caratteri.:zato sècondo la loro
essenza que.ste nozioni del tempo. I n quel mito cosmico del T ime o, nel
qual e P latone attribuisce l' Aion, come forma dei tempo, all'Essere, che
.in questa forma temporale si rivela come l' Essere eterno, duraturo, Chro-
nos è il tempo che numericamente procede dal passato al futuro, che creato
egli stesso e forse un giorno destinato a perire, e attribuito, come fom1a
temporale al divenire e perire. Questa. nella solenne lingua del mito co-
smico, e creata dal divino denùurgo, iJ creatore del nostro mondo, secondo
l' ùnitazione migliore possibile dell' Aion, contemporaneamente alle stelle,
il cui moto si compie c cronicamente:. in questo tempo che procede nume-
ricamente. Mentre I'Aion come forma temporale dell'Essere, non ha nes-
sun passato e nessun futuro, ma posa nell'immobile «ora :t, Chronos prcr
cede secondo un continuo processo numerico dal pa5sato al futuro. Ogni
c ora :t, in cui egli sembra giunto, tosto, in virti1 del suo procedere oltre,
diventa passato. Nel divenire e perire, la cui fonna temporale è Otro-
oos, non c'è alcun « ora :t.
Essere conico e divenire cronico si comportano nel piano creatore
del demiurgo divino, come moddlo e imitazione.
Diversamente che in questa dottrina dell ' Essere. secondo la quale
Platone concepisce il nostro universo e la sua forma temporale «cronica :t
come imitazione possibilmente transeunte dell'Essere conico d 1c eterno
dura, si rappresenta per Aristotele la durata dell'univerSo (Uranos) e del
Chronos, e il suo rapporto con l'et erna durata. I'Aion. Per chiarire que-
sta concezione aristotelica si possono citare e interpretare (2) le seguenti
proposizioni del suo scritto ottf?Ì otJ{)a\•OV (279 a, 22-26): xut yÙQ roin:o
t' o(ivOJ!Cl (Aìon) a-tewç ~yxtul xuQÙ niiv <iQxu(wv· tò yÙ(l t ÉÀoç tò.xe-
Qtixov ròv tijç éx<i<nou twi)c; Y.(l6vov, oÌJ J!11~Èv ~!.Il xn<Ù qnl<HV, uhl>v
bt<i.cn:ou xbt1T)t:<I t· xatù ròv airtòv Àoyov xal tò <OÙ nnvtòç oÌ'{lnvoù
ttloc; xuì tò tòv xuVTa xe6vov xal rl)v <inELQtuv otE{>tty,ov <ÉÀoc; alwv
Ècn:Lv àotÒ tOÙ ÙEi dvat dÀTl<Jl(Ìl<; t~V f.3t(I)'VU!!lUV, cHI<ivatoç x aÌ i}ttoc;:
c ed anche questa parola (Aion) fu fommlata dagli antichi in un signifi-
cato divino. Infatti il compimento ( tÉÀoç ). dte comprende il tempo (Ch ro-
. nos) della vita di ogni singolo, all 'infuori del quale (tempo), conf om1e a
natura, nulla esiste, viene chiamato Aion di ogni singolo. Secondo il me-
desimo logos ( - parola, significato), anche il compimento dell'i ntero
cielo ( universo) e il compimento. che comprende l'intero tempo (Chro- '
nos) e l'infinità, è Aion che ha ricevuto la ~ua denominazione dall' " es-
sere sempre ", un immortale e un divino :t.
In queste due proposizioni, costruite c formate in corrispondenza fra
di loro, che appaiono solenni mediante la loro struttura monumentale e
mediante la parola scelta l'tEtoc;, che appare al principio e alla fine, Ari-
stotele usa il concetto « Aion :. come durata nel suo duplice significato :
nella prima proposizione vale la durata del tempo di vita cronico, limitato
conforme a natura, di ogni singolo essere. Ma nella seconda proposizione
Aion sta, c nel modo con cui gli antichi formularono la parola, secondo un
significato divino :t, vale a dire come eterna durata, come eternità, poichè
ba tratto il nome suo dall' c essere sempre :t. Aristotele qui segue un' eti-
mologia glottologicamente inesatta. ma esatta ( è'ru!!OS) quanto al senso,
in quanto egli deriva la parola Aion non da <:tt - F- ro\' , ma da àti òv
c sempre esistente :t. Così Aion non è divenuto. nè perituro. 1! immor-
tale, divino. Appunto noi dobbiamo tradurre: un immortale e un divino.
KAIROS .
All ' ide;~ eonica del tempo Ct)mc du rata e all'idea c c ronica» del tem-
po. come fom1a o rdinai ricc dell'accadere che procede, secondo l'ordine
(3) L'immagine dcii'Aion, che comprende l' intero mondo tanto uranio che ttr-
restre e possiede natura divina, è diventato più tardi oggetto di speculaxione filoso-
fica. Seguime lo sviluppo concettuale, uon rientra nel compito della mia ricerca.
numerico dal passato al futuro, si av,·acma come tcrr.a la roncezionc del
!mlpo quale K airos. Per Aion e Chronos la lingua latina offre i termini
(;()rrispondenti quanto al senso: aertum e lemf>us. Ma per Kairos essa non
ha creato nessuna parola di eguale significato. rCiò significa: 11el domirrio
ling11istico lntino il concetto del tempo come K airos ilt origine m>11 è staio
fornmla.to. La parole! Kmros è la fa-rmasiour {'Ì1aguistica di una conccsioM
specificametalc grem del tempo.
Kairos è l'attimo geniale, cioè fecondamente creatore, nel quale una
pienezza di Essere, che ali rimenti si s volge in uno sviluppo c cronico »
del tempo, brilla e gfunge al s uo !PUnto culminante. c Il Kairos occupa
sempre il punto culminante di q ualsiasi cosa~ (PI:-..ì>.. Pyth ., IX. 78). Esso
può balenare entro l' Aion e proprio entro ciascuno dci molteplici signi-
ficati di Aion. Se Aion è concepito come il tempo della vita d i un ~ingoio
uomo, Kairos entro questa vita è !"attimo della decisione ,·erso un 'azione
fortunata, verso un' impresa produttiva di questa vita: « il Kairos, che
per gli uomini è il maestro o rdinatore- di ogni granòe opera» (SoPn .. El.,
75 segg.). Se Aion corrisponde a una generazione o epoca, Kairos costi-
tuisce il punto culminante della sua specifica impresa. c Kairos rivela la
{jualità del tempo ... ma il Chronos la quantità » ci ~ci'' xtn(lòç ll!]l,oì: noul-
t'I'JTU X(>Ovou... :<(>6-voç l)è: noaot"l'}~u (Ammon.. p. 79),
Se Aion rappresenta la durata eterna dell'essere divino, Kairos è,
entro qu e6tO Aion. il brillare di un' idea divina, la rivelazione di una di-
vinità ; secondo il modo di vedere umano: l'apparizione dell'essere divino
in una figura divina, l'origine di un mito. «Tutto ciò che è bello è con-
nesso con Kairos » (Cri zia. 88 B. 7. Diels-Kranz). Certo, Kairos inviato
da dio fa sbocciare perfino da un terreno esausto la turgescente spiga,
quando questo terreno ha · ta fo rtw1a d'incontrare il suo Kairos (Eu r.
Hecub., 592).
La lingua greca oltre a Kairos <ha creato anche altrè espres·
sioni per l'attimo realiuatore, dteisivo, per il 6ol'irc: di una vita, di
un';lzioroe. Cosi lirotoçè la C(lsa più bella, la cosa sceita, il fiore della
n~tura di ogni singolo e ddla •ua forza vitale. E ci.xtni è il punto
<uhninante, l'apogeo deilla vita e dell'azione, ma anche dell'attimo
decisivo, poicbè tulto sta, per la decisione, s ul taglio del r a soio : r:tl
S'IQOÙ l m;uTcu cixt•iiç: c: 1nfatti tutto davvero sta sul taglio <li un ra-
soio : ignominioso sterminio degli Achei o anche vita~ (HoM., /1.,
X. 17J segg.).
(i) Cfr. PAU LA PHILIJ>PSON, Die Ze-ilarl des Mythos, Unlrrsuclu••I9Cn uber dm
griech. M ytho.r. Ziirich, 1944, PII. 4J segg. (Trad. it., Tori n<>, EiMudi, 1!>'49).
all'uomo viene concesso l'incontro col divino. Perciò ai greci anche Kai-
ros si rivela come figura divina. J;nfatti l'uomo, che esperimenta il proprio
Kairos, lo sente come una potenza divina che penetra nella sua vita. Ione
di Olio aveva cantato un inno al dio Kairos, il piit giovane figlio di Zeus,
che si presentava agli occhi dei greci come un adolescente nel suo deli-
cato e grazioso fiorire (PAus., V, 14. 9). All'entrata dello Stadio di Olim-
pia si trovava, oltre all'altare di Hermes Enagonios, quell~ di Kairos
(PAus., /oc. cit.), poichè egli doveva apparire a chi lottava per una folgo-
rante e felice decisione e <:onceder,gli il favore. E per il vestibolo di un
tempio a S icione, Lisippo, il gran.de artista di Sicione, aveva creato la
statua bronzea del dio. Sono pervernute a noi numerose descrizioni di que-
sta famosa opera, trasportata poi a Costantinopoli (•). Le riproduzioni
rappresentano Kairos come un be.llo e delicato fanciullo; egli si affrett.a
sulla punta dci suoi alati piedi. I riccioli gli fluttuano davanti stùle tem-
pie, affinchè chi lo incontra possa dar di piglio a esse ; la sua nuca è for-
nita solo scarsamente di capelli : infatti da colui, che egl i ha rapida-
mente incontrato, egli «di tutti domatore • (PosllllPPO, A-nthol. Plati ., 4,
275). non può venir afferrato alle spalle, per <1u:mto lo si desideri. Nelle
mani egli tiene un rasoio, c poieh è io sono piìt affilato di ogni tagliente:.,
forse anche moveva una bilancia, che gli a rtisti posteriori gli misero in
mano. E veramente, secondo la concezione greca, Kairos non sembra as-
secondare un tracollo verso l'alto o il basso, ma - anche questo è caratte-
ristico - il breve attintO, in cui la bilancia è in equilibrio, è l'attimo di
Kairos. Ciò risulta chiaramente dal nesso in cui è posto, tanto in Esiodo
(Erga, 694), .q uanto in Teognide (401 ) il pro.verbialc x«tQòç Il' Èrd ;rciaw
ciQ,<rtoç = il Kairos è per ogni cosa il meglio • . I n Esiodo precede «si
deve conservare la misura l>: in Teognide c non affannarti con troppa
veemenza •· Se concludiamo, come si deve, da questi due versi, che Kairos
- per lo meno per questi due poeti arcaici - è quel felice attimo. nel
quale le cose e le forze del l' uomo .si mantengono in un equilibrio insta-
bile, nel quale il giogo della bilancia sta orizzontale, allora risulterà qui
una differenza caratteristica di fronte al conoetto latino di 1IIO'Ine7llmn,
UIJ termine questo che in parecchi p unti è affine a Kairos, ma che tuttavia
nell'essenziale se ne distingue. M ouumtum, che deriva dal verbo moveo
= metto in movimento (cfr. ER>'IOU't-MEtLLET, op. cit., s. v.), è il piccolo
peso, che dà il tracollo alla bilancia - anche c la circostanza:. in senso
spirituale - e d'altro canto il breve spazio di tempo. In tedesco questi
due significati sono accolti come c: da.s li .Mollumt e c der • M o11r.ent. Se
si uniscono i valori semasiologici del lat. ml)11zentllm e del lat. occa.sio, si
perviene in mancanza d'altro a una ragionevole nozione dell'effettivo signi-
ficato di Kairos, che ai Greci si rivela mediante la parola e l'immagine
degli dèi in una divinamente alata bellezza. li tennine c rhythmus • le
ENrAuTos.
(6) Solo dopo a\•er finito questa ricerca venni a conoscenza. del saggio di F.
PlorSTEit, Kt>ir os u1od S)'ftii>Urtrit (Wuriburger Festgabc fiir H. Bulle, Wiirzburger
Srudion zur Altertnmswi~s.. 1938, Pf>. TJ I s~gg. ). P fister considera come 11n signi-
6cato essentiale della parola soprattutto <e la giusta misura ., (p. 135) e pone più
volte Kairos io rapporto con il concetto di sirnmetri;>. La sua conclusiva definizione
di I<airos è dì questo tenore : c ooì possiamo... stabilire come sìgomeato fondamen-
~le della paro~ ><(u(>c:\ç .in ~iò che ~~i.fica lo spazio di tempo limitato, determin.ato,
Il luogo determmato, q wnd• anche d gnu to luogo nello sp;u1o o nei tempo, e p01chè
l'essenziale in un detel'tcinato spazio è il suo preciso limite ed estensione, ne segue
che Kairos significa anche questa llmita•ione, la giusta misura fissata • (p. 138).
·e ad-now= l&seq= 13# l
:rtÀ<l(J.fvwv ilvlulrtli>v), ailora gli dèi decisero per lui. che' ritornasse a .ca.~a,
a Itaca... » (HO ~f .. Od .. T, 16 segg.).
Questa contrapposi4ione òi t~oç e di ÈVtul..-tOç si trova in modo simile
nelle Rane di AristOfan~: nella gioiosa lesra dionisiaca « saltella il ginoc-
chio dei vecchi ; essi scuot ono di dosso gli affanni e i lunghi tèmpi circo-
lari degli antichi anni» (vs. 345 segg.). E Platone parla delle Horai h ciw
xal svtc<VtÙ>v ( Lcgg., X. 9<J6 C). i\la ru1che quando - come è spes~o il
caso - &vtautc}ç va tradotto ron «anno», si trova nel nesso formale,
che spesso sta nel genitivo assoluto (nEQt:rtÀo(léVlOV o : ttF.Qtt ù.ÀOflÙtov
~vwVtiov ), il regolare procedere e ritornare degli eventi in questi anni
c.ircolari. Così i giovani ateniesi rallegrano la loro dèa con sacrifici di tori
e eli agnell i 7r€Qt'I'ÙJ.o(lf.vw'' Èvtttunùv, cioè. sempre di nuovo, di anno in
anno (1-loM .. Il., 11. 550 segg.).
La rotazione dci tempi. evLCt\ll'tOV, che ritornano sempre a( loro punto
di partenza, trova la sua divina evidenza, regolatrice di tutta la vita uma-
na, nella sempre ripetentesi successione delle stagion i, delle H orai. n loro
ap!)<"'rire e scomparire. che si compie in una rigorosa successione, e i la-
vori della campagna, che ogni stagione eli volta in volta richiede, se l'uomo
vuole sostentare la propria vita: l'aratu ra (dQOtOç}. la seminagione (o1t0-
QT}t6ç) c la piantagione (q>vtuì.(u), la mietitu ra, la t rebbiatura, la vendem-
mia - tutte queste operazioni devono essere collegate a segni fissi, che
regolannente ritomaoo. Cosi la rotazione ùegH Eniaut.oi nei più antichi
tempi greci si determina soprattutto secondo la rotazione delle stagioni.
Ma le stagioni degli Ellèni in pri111cipio sono state deternunate secondo
l'appa.rente sorgere e tramontare delle stelle fisse (1). Per loro mezzo ven-
gono messi in rilievo determinati momenti temporali nella rotazione del
resto cosi regolare di questo modo di tempo. Le due grandi stagioni, che
si di stinguono così nettamente l'u na dall'altra. inverno ed estate, si deter-
mina per Esiodo secondo le Pleiadi : il loro tramonto indica l' inizio dei-
l ' inverno, l'aratura e la setninagione e per l'età di Esiodo (?) è ça!colato
per il 5 o 7 o 15 di novembre. Il loro sorgere determina l'inizio dell'estate.
Q uesto è, dunque, un Eniautos delle P leiadi.
(T) Cfr., pe.r quanto segu~. A. B o KH, u~bff d~ viffi ohrigtn Sonrmrkreist dn'
Alttn, vorriìghich dn• E oulo.rischln, 1863.
esse la rotazione di Bniautos, col sorgere e tramontare delle stelle fisse,
ma con l'ingresso del ~ole in determinati segni dello zodiaco. Si mesco-
lava la determinazione scoondo le fasi delle stelle con la determinazione
confom1e ai solstizi e agli equinozi e cioè soprattutto con l'equinozio di
primavera. Se ci si atteneva ai solstizi e agli equinozi e ai periodi inter-
medi- fra gli stessi, risultavano r:oer l' Eniautos solare quattro stagioni.
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(8) Cfr., per quanto ~gue, l~ annotazioni di Fra.zer ad Apollodoro, II, s. 11 e
nota z ad Apollodoro, Ili . 4, ;2 (ed. Locb).
accadere che procede in sezioni nwnericamente determinate c che <tivide
la vita in ogni istante in un passato che va continuamente crescendo e in
un futuro che diminuisce; se egli :si sente inserito nella rivoluzione del-
l' Eniautos determinato dalle stelle o se egli esperimenta l' improvviso,
misterioso e para.disiaco brillare del geniale Kairos. Per il modo di sentire
del greco Aion e Ouonos, le Horai di Eniautos e Kairos non erano pa-
role e concetti, ma potenze divine, detcrminatrici del mondo e della vita,
che egli riconosceva in figure divine. Il fatto che essi potevano penetrare
o operare nella sua coscienza, lo deve alla sua lingua creatrice, che offriva
al pensiero le corrispondenti formazioni verbali.
BIM'i/eO-
PAULA PHILIPPSON