Opuscula
theologica, ed. Claudio Moreschini, München 2000 (Bibliotheca scriptorum
graecorum et romanorum Teubneriana). (in fotocopia)
STUDI
De trinitate.
1. Già nella prima frase, Boezio fa riferimento alle rationes con le quali ha
ordinato la difficile materia teologica; è un primo accenno al rapporto
fra fede e ragione.
2. Il necessario utilizzo di una terminologia tecnica viene subito richiamato
da Boezio: essa serve non soltanto ad impedire che gli indotti
comprendano, come viene chiaramente esplicitato, ma è anche una
indispensabile esigenza metodologica di chiarezza e rigore espositivo.
3. La questione del sane è del tutto fondamentale: scegliendo il testo di
Moreschini si predilige una lettura possibilista, che avalla peraltro le
facoltà della ragione nei confronti del divino e diventa quindi
particolarmente funzionale alla lettura da me proposta. Ciò però non
significa – ed il seguito del passo lo mostra chiaramente – che il potere
della ragione sia illimitato; ma nell'ambito che le è concesso è giusto
utilizzarla al massimo.
4. Boezio mostra subito che alla religione cristiana si possono applicare i
praecepta logici universali, e con questo ne sancisce intimamente la
razionalità. È proprio grazie all'intima razionalità del cristianesimo, cosa
fondamentale per la mia esposizione, che ad esso si possono applicare le
regola della ragione (sulla scorta, presumo, di Agostino e del De vera
religione).
5. Il porre a fondamento della Trinità l'indifferentia è ancora una volta una
applicazione di una esigenza logica alla razionalità del cristianesimo. La
stessa esigenza (nota 6 Obertello) può essere riscontrata nelle opere
logiche, delle quali dovrò segnalare confacentemente i passi. E la logica
potrà essere perfettamente utile per confutare gli eretici e i pagani.
6. Il ragionamento di Boezio è chiaro fin da questo momento: dato che
l'alterità introduce la differenza, e la differenza contempla gli accidenti,
e in Dio non ci sono accidenti, in Dio non esiste alterità perché non
esiste differenza. Gli ariani sono 'sconfitti' unicamente attraverso il
ricorso ad Aristotele (o forse Cicerone) e l'argomentazione si svolge
utilizzando gli elementi più semplici della dialettica, i predicabili, e
chiamando poi in causa, a coronamento del ragionamento, la categoria
di locus.
7. Nel commento all'Isagoge (nota 9 Obertello) si trova la stessa
tripartizione della filosofia: un altro segno della corrispondenza fra
opere logiche e teologiche. Nel testo critico di Moreschini non c'è il
problema dell'inabstracta relativo alla matematica. Al riguardo fare
anche riferimento alla mia lezione del 25.11.
8. La frase omne namque indica chiaramente il platonismo e l'agostinismo
di Boezio: ogni essere deriva dalla prima forma, cioè Dio.
9. La definizione della terra è probabilmente quella a qualitate.
10. Senza entrare nelle discussioni su esse e id quod est, tutte queste
riflessioni si collegano al discorso precedente: se in Dio non c'è materia,
non ci sono accidenti e non c'è alterità.
11. È evidente poi, in contesto aristotelico, che Dio, essendo pura
forma scevra di materia, non può essere classificato come soggetto,
perché non sostiene accidenti. L'utilizzo di ogni raffinatezza filosofica è
sempre e comunque funzionale alla dimostrazione teologica, in una
sintesi perfettamente compiuta che sarà difficile ritrovare così esplicita
almeno per tutta la filosofia altomedievale.
12. La conclusione di Boezio è perfettamente logica: se non in Dio non
c'è materia, non c'è differenza, quindi non c'è pluralità, ma solo unità.
Dio è quindi costituito da tre unità (dato che comunque la Bibbia
definisce Dio come trino); ad egli il numero si applica soltanto nella
ripetizione dell'identico, non nell'enumerazione. A tutto questo Boezio
arriva ancora con la logica, specificamente considerando il principio di
identità, e attraverso la duplice definizione di numerus (entrambe
sembrano essere secundum rei rationem o per notio). Ma la 'soluzione'
di tutto il ragionamento sta nell'antepraedicamentum dei plurivoca, per
cui le tre persone divine hanno nome diverso ma significano la stessa
cosa. L'esempio della spada è anche nel De interpretatione (nota 20
Obertello): altra significativa corrispondenza.
13. Il discorso sull'unità così concluso merita una ulteriore
precisazione per evitare di cadere nel sabellianesimo: l'unità divina non
significa assoluta indistinzione di nomi e di persone. La distinzione è
sottile e si basa su un accorto utilizzo della terminologia: idem non è
ipse.
14. L'applicazione delle categorie a Dio crea naturalmente dei
problemi. Anzitutto, la sua natura è ultrasostanziale, e già questo
cambia irreversibilmente il contesto di riferimento. Inoltre, le qualità
appartengono alla sua stessa sostanza (si veda l'esempio della giustizia);
e così vale per il resto. L'assoluta semplicità divina impedisce infatti
l'applicazione categoriale nel modo consueto: nell'identità di esse e id
quod est le differenze non sono applicabili. Tuttavia, fiducioso nelle
possibilità della ragione, Boezio applica comunque le categorie a Dio,
sperando così di ottenere un risultato che mostri la vicinanza di ragione
e fede. Ma c'è un limite ben esplicitato.
15. Tutto il discorso sull'applicazione delle categorie a Dio si conclude
con ulteriore ricorso al predicabile della differentia (e non c'è da
dubitare che qui Boezio stia utilizzando il termine in senso tecnico-
logico): alcune categorie predicano la sostanza, la res, altre no.
16. Incamerare il riferimento della nota 30 Obertello sulla trattazione
della relazione nelle opere logiche. È del tutto casuale che la categoria
che è più 'necessario' adattare al Dio totalmente semplice sia quella che
più chiama in causa le relazioni fra gli esseri?
17. Per Boezio, dunque, la relazione è la più estrinseca di tutte le
predicazioni. Ma se applicata a Dio, per il quale sono possibili soltanto
predicazioni secundum substantiam, non comporta una alteritas rerum
che vada a toccare la substantia divina, ma soltanto una alteritas
personarum. Nel seguito della discussione si può forse riconoscere un
sillogismo ipotetico?
18. Alle rationes cui si fa riferimento all'inizio dell'opuscolo
corrispondono gli argumenta di cui si parla alla fine: tutto lo scritto è
come racchiuso da questa esigenza di razionalizzazione della fede,
assolutamente fondata sull'argomento d'autorità, ma esplicabile ancor
meglio, nell''universo circolare' boeziano, con l'aiuto della dialettica.
I. In Dio non c'è differentia perché non c'è pluralitas. Padre, Figlio e
Spirito Santo sono un solo Dio.
II. Dio è inoltre assolutamente semplice e in lui coincidono esse e id quod
est.
III. Le tre persone di Dio si predicano (ma solo in modo improprio)
come plurivoca.
IV. I predicabili si predicano secundum rem e secundum circumstantias rei.
Dio è semplice, non ha circumstantiae, quindi le cose si predicano di lui
secundum rem. Nello specifico, e a differenza che nelle creature dove la
predicazione è legata comunque agli accidenti, secundum substantiam
rei.
V. Ma questo non vale per la relazione, la più extrinseca delle predicazioni,
che di Dio si predica solo delle personae e quindi genera una alteritas
personarum.
Boethius. His Life, Thought and Influence cur. Margaret Templeton Gibson,
Oxford, Blackwell 1981 pp. XXV-451 tavv. 17
* Axel Bühler - Christoph Kann Anicius Manlius Severinus Boethius (ca. 480-
524/26 n. Chr.) I Leben - Werk - Wirkung
Lateinische Lehrer Europas. Fünfzehn Portraits von Varro bis Erasmus von
Rotterdam I Leben - Werk - Wirkung cur. Wolfram Ax, Köln-Weimar-Wien,
Böhlau 2005 pp. 431, 165-91
Il volume comprende gli atti di due incontri tenutisi a Tours presso il «Centre
d'Etudes Supérieurs de la Renaissance». L'approccio metodologico dei vari
saggi non è di natura filosofica, ma storico-sociologica e figurativo-estetica.
Fra gli autori assunti in esame Dionigi l'Areopagita e Niccolò Cusano. Per
l'epoca medievale, si segnalano il saggio di Y. de Andía dedicato alla ricezione
dell'opera dell'Areopagita nel medioevo tra scolastica e Devotio moderna; A.
Galonnier si è interessato degli Opuscula sacra di Boezio; C. Trottmann ha
posto al centro del suo studio Alberto Magno, mentre G. Sondag si è
soffermato sulla personalità di Duns Scoto e B. Pinchard su quella di Dante. Si
segnala a parte il saggio di C. Trottmann
Claudio Micaelli Studi sui trattati teologici di Boezio Napoli, M. D'Auria 1988
pp. 131 (Speculum. Contributi di filologia classica 6)
L'A. offre una breve analisi dell'evoluzione del concetto di fusis e natura a
partire dalla definizione aristotelica, con una particolare attenzione al mondo
latino medievale. Fondamentale per l'Occidente è la definizione fornita da
Boezio negli Opuscula theologica, in particolare il Liber de persona et duabus
naturis contra Eutychen et Nestorium. L'analisi passa quindi al mondo dei
lessici di carattere enciclopedico, come quelli di Isidoro di Siviglia, Papia,
Osberno di Gloucester, Uguccione da Pisa e Giovanni Balbi, nei quali le
definizioni boeziane ricorrono con frequenza e occupano un posto di rilievo,
riportate in forma più o meno precisa e ampia. Essendo questi lessici basati
fondamentalmente sul metodo grammaticale delle derivationes, l'etimologia
dinamica di natura dal verbo nascor, non esita a comparirvi. Fra tutti spicca
l'esposizione di Isidoro, poi ripresa letteralmente da Papia, in quanto non offre
una semplice etimologia grammaticale bensì un'indagine intorno a una più
ampia origine della parola. Un esame a sé merita anche la voce natura nelle
Distinctiones dictionum theologicalium di Alano di Lilla: in essa si legano
infatti eredità boeziana e cultura medica ippocratica, il Timeo platonico e la
fisica di Guglielmo di Conches. La concezione boeziana, all'incrocio tra
tradizione aristotelica e neoplatonica, è anche tra le prime fonti delle celebri
divisioni della natura secondo Giovanni Scoto. Approdando infine al XIII sec. e
ai commenti di Tommaso alla Physica e alla Metaphysica di Aristotele,
troviamo riconfermata la concezione della natura dello stagirita. Attraverso i
secoli, dunque, il concetto di natura conserva un carattere dinamico, di genesi,
origine, nascita, principio di quiete e di moto, fine; ciò non vuol dire tuttavia
che al tempo stesso esso non resti problematico e a tratti oscuro. (Marta
Materni)
* Juan Acosta Rodríguez La teología racional de Boecío CD 115, 212 (1999)
659-83
Abstract
Esame della teologia razionale di Boezio a partire dall'analisi dei suoi opuscoli
teologici: il De hebdomadibus e l'Utrum Pater, il De Trinitate, il Contra
Eutychen et Nestorium e, infine, il De fide catholica. Sono poi oggetto di
riflessione l'impronta teologica della filosofia boeziana, lo statuto
epistemologico assegnato alla teologia, i diversi argomenti impiegati nella
dimostrazione dell'esistenza di Dio (argomento metafisico, cosmologico e
teologico).
I trattati teologici di Boezio rivelano stretta affinità nel metodo nello stile e nel
contenuto con la contemporanea teologia «scolastica» greca. Non è possibile
tuttavia dimostrare che egli conoscesse direttamente fonti orientali, fatta
eccezione per l'Epistola Orientalium, una famosa lettera inviata dai vescovi
d'Oriente a papa Simmaco nel 512 e che, secondo lo Schurr, fu l'occasione che
indusse Boezio a scrivere il trattato V Contra Eutychen. L'affinità nasce
dunque dalla comune formazione sui testi di Porfirio, Proclo e Ammonio. È
probabile che i trattati fossero composti per un piccolo gruppo di amici
aristocratici come Simmaco, Giovanni Diacono, Albino, Ennodio, Renato,
Petronio e Senario. Questa produzione teologica così affine a quella greca
poteva assumere un significato politico agli occhi di un papa intransigente e di
un re sospettoso; per questo circolò solo fra pochi intimi ed ebbe carattere
esoterico. Data la cultura, la mentalità e le concezioni filosofiche del tempo, i
trattati teologici boeziani risultano comunque perfettamente compatibili con il
monoteismo neoplatonico della Consolatio . All'interno di un circolo di
aristocratici cattolici romani, ansiosi di migliorare le relazioni fra la Chiesa
orientale e quella occidentale, Boezio costituisce una figura chiave, non tanto
nel mediare le antiche tradizioni filosofiche dei Greci, quanto le loro
speculazioni sulla natura di Cristo e di Dio
Prima parte di uno studio sulle definizioni di natura nel trattato Contra
Eutychen et Nestorium. L'A. analizza le quattro definizioni (ens, substantia,
corpus, forma) presenti nel primo capitolo del testo, da cui si evince
l'equivocità del termine.
Seconda parte dello studio sul trattato Contra Eutychen et Nestorium (per la
prima parte apparsa nel numero precedente della rivista, cfr. MEL XIX 756),
che studia i capitoli II e III del testo, e in particolare il significato di natura
nella definizione di persona. Vengono prese in esame tutte le occorrenze di
natura, specificando in quali di esse si debbano intendere i significati di
sostanza o di essenza. In conclusione si propongono due classi di significati
per i quattro diversi usi della parola.
Anette Löffler Ein neu entdecktes Fragment mit den Traktaten De fide
catholica und Contra Eutychen et Nestorium des Boethius mit unbekannten
Glossen in der OLB Görlitz CodMan 73-74 (2010) 1-8
Analisi del concetto di persona secondo Boezio, nel contesto della tradizione
teologica. Il percorso proposto dall'A. si articola in tre momenti fondamentali:
in primis la considerazione degli aspetti antropologici del pensiero di Boezio
(particolare attenzione è dedicata al De Trinitate, così come al Contra
Euthychen et Nestorium ed all'Utrum Pater et Filius), quindi la sua ricezione
negli autori medievali (Giberto Porretano, Riccardo di San Vittore, Alessandro
di Hales, Bonaventura, Tommaso e Duns Scoto), per concludersi con uno
sguardo sulla riflessione contemporanea e la proposta di una revisione del
lessico boeziano, al fine di attualizzarne la riflessione antropologica
Axel Tisserand (ed. trad. comm.) Boèce Traités théologiques. Contre Eutychès
et Nestorius. Comment les substances en ce qu'elle sont, sont bonnes, bien
qu'elles ne soient pas des biens substantiels. Comment la Trinité est un Dieu
et non trois Dieux. Si le Père, le Fils et le Saint-Esprit sont prédiqués
substantiellement de la Divinité. De la foi catholique Paris, Flammarion 2000
pp. 265 tavv.
Esame della teologia razionale di Boezio a partire dall'analisi dei suoi opuscoli
teologici: il De hebdomadibus e l'Utrum Pater, il De Trinitate, il Contra
Eutychen et Nestorium e, infine, il De fide catholica. Sono poi oggetto di
riflessione l'impronta teologica della filosofia boeziana, lo statuto
epistemologico assegnato alla teologia, i diversi argomenti impiegati nella
dimostrazione dell'esistenza di Dio (argomento metafisico, cosmologico e
teologico).
William Bark Boethius' Fourth Tractate, the So-Called «De fide catholica»
Boethius cur. Manfred Fuhrmann - Joachim Gruber, Darmstadt,
Wissenschaftliche Buchgesellschaft 1984 (Wege der Forschung 483) pp. VII-
466, 232-46
Axel Tisserand (ed. trad. comm.) Boèce Traités théologiques. Contre Eutychès
et Nestorius. Comment les substances en ce qu'elle sont, sont bonnes, bien
qu'elles ne soient pas des biens substantiels. Comment la Trinité est un Dieu
et non trois Dieux. Si le Père, le Fils et le Saint-Esprit sont prédiqués
substantiellement de la Divinité. De la foi catholique Paris, Flammarion 2000
pp. 265 tavv.
Individua nel prologo contenuto nel ms. Vat. Reg. 1424, ff. 95r-96v (la mano
che li verga risale alla fine del IX sec. e può essere attribuita «ad un'area
prossima a San Gallo, se non addirittura a San Gallo stessa», p. 42; il testo è
pubblicato in appendice) un frammento del prologo perduto del De fide
boeziano. (Luigi G.G. Ricci)
Peter Boschung Boethius and the Early Medieval «Quaestio» RTAM 71 (2004)
233-59
Abstract
L'A. approfondisce il tema della quaestio a partire da Boezio, che nei Topica
Ciceronis parla di propositio dubitabilis. Questo genere letterario nasce
durante il passaggio dell'insegnamento dai monasteri all'università e trova
una grande diffusione grazie alle opere di Gilberto di Poitiers e di Abelardo
(Sic e non). Il primo, sulla scia dell'insegnamento della Rhetorica ad
Herennium, definisce nel commento al De trinitate di Boezio due tipi di
quaestio: quaestio informis e quaestio formata, mentre il secondo ritiene la
dialettica instrumentum disserendi ac disputandi, mezzo fondamentale per
distinguere il vero dal falso in relazione al credo ut intelligam.
Recensioni e segnalazioni
Ausgehend von den Kommentaren des Boethius zur Isagoge des Porphyrius
und anhand des theologischen Traktates De trinitate legt der Vf. dar, wie
Boethius die Philosophie beschreibt und einteilt: Philosophie ist «Liebe,
Freundschaft und Bemühung um die bedürfnislose Weisheit des göttlichen
Prinzips». Boethius unterteilt die Philosophie in einen theoretischen oder
spekulativen und in einen praktischen oder aktiven Bereich. (Michael
Bachmann)
Luiz Jean Lauand (trad. comm.) Boécio e o «De Trinitate» Convenit 5 (2000) 7-
18
Abstract
During the 13th century the Aristotelian model of metaphysics, its ontological
conception and its status as First Philosophy, spread across Europe in such a
way that some historians have been led to posit a «second beginning of
metaphysics». The A. challenges the idea that metaphysical disourse had
remained latent until external circumstances (i.e. the Latin translations of
Aristotle's writings) took place and explores the continuity and persistence of
metaphysical intuitions and principles through Boethius' De trinitate, Thomas
Aquinas' Summa theologiae and Meister Eckhart's Prologi in Opus tripartitum.
(Vera Fravventura)
* Eileen Carroll Sweeney Logic, Theology, and Poetry in Boethius, Abelard, and
Alan of Lille. Words in the Absence of Things New York, Palgrave 2006 pp. XII-
236 (The New Middle Ages)
Abstract
* Luisa Valente «Ens, unum, bonum»: elementi per una storia dei
trascendentali in Boezio e nella tradizione boeziana del XII secolo
«Ad ingenii acuitionem». Studies in Honour of Alfonso Maierù cur. Loris
Sturlese - Zénon Kaluza - Ruedi Imbach - Stefano Caroti - Giorgio Stabile,
Louvain-la-Neuve-Turnhout, Fédération internationale des Instituts d'études
médiévales (FIDEM)-Brepols 2006 (Fédération Internationale des Instituts
d'Etudes Médiévales (FIDEM). Textes et études du moyen âge 38 38) pp. VIII-
595, 483-545
Abstract
Recensioni e segnalazioni
L'ampio studio è diviso in tre parti. Nella prima è preso in esame il tema del
cerchio della divinità, rapportato alla circolarità della dimostrazione su questo
stesso tema presentata da Boezio in Consolatio III, XI, 1, 1-4, appoggiandosi
al Timeo e a Proclo, ma anche ai Topici di Aristotele e al commento
ciceroniano sui Topici. Viene anche esaminato il significato del locus insertus
come principio o assioma primo del sillogismo scientifico. Nella seconda parte
è messo a fuoco il Quomodo substantiae (De hebdomadibus), ricercando il
significato della parola hebdomades, quale «luogo di argomentazione», anche
qui con riferimento a Proclo, ma anche come «sette», in relazione all'unità o
monade. Il numero sette manifesta l'illuminazione intellettuale, tema discusso
ampiamente dall'A. con riferimenti alla cosmologia del Timeo e a Filone
Alessandrino e sottolineando l'originalità della simbologia prospettata da
Boezio rispetto ad altri autori neoplatonici. Nella terza parte l'A. torna sul
verso cuncta regit fortiter suaviterque disponit (Consolatio III, 12),
discutendone il contenuto con riferimenti al commento di Proclo al Timeo.
Infine, l'A. chiude con un richiamo al cristianesimo di Boezio. (Cecilia Panti)