Sei sulla pagina 1di 3

M.

BLOCH, ‘’I RE TAUMATURGHI’’

INTRODUZIONE

Bloch per introdurre il tema dell’opera cita una vicenda avvenuta il 27 Aprile
del 1340, anno in cui frate Francesco, dell’Ordine dei Predicatori e vescovo di
Bisaccia (e prima anche cappellano di re Roberto d’Angiò), si presenta di
fronte al doge di Venezia come ambasciatore del re d’Inghilterra Edoardo III.
Lo scopo del frate era quello di convincere i Veneziani a sostenere le
rivendicazioni di Edoardo alla corona di Francia (era appena iniziata la
Guerra dei Cent’anni) e potenzialmente portare dalla parte inglese anche i
Genovesi.
Nel suo discorso al doge, ricordato all’interno di un testo, frate Francesco cita
una lettera che Edoardo III avrebbe inviato al re di Francia Filippo VI di
Valois detto il ‘’Fortunato’’.
In questa lettera Edoardo offriva tre mezzi a Filippo VI per dimostrare la sua
legittimità: il cosiddetto ‘’duello o giudizio di Dio’’, ovvero un singolar
tenzone tra i due contendenti; esporsi a dei leoni affamati, in quanto i leoni
non offenderebbero mai un vero re; attuare il miracolo della guarigione dei
malati.
Il fascicolo dei negoziati tra Francia e Inghilterra è giunto a noi in buone
condizioni, tuttavia in esso non si fa menzione della lettera, che sarebbe
dunque stata inventata di sana pianta.
Si può forse parlare di espedienti retorici usati dal frate, che però gettano luce
su quelle che Bloch definisce ‘’verità profonde’’.
Frate Francesco non persuase i Veneziani, tuttavia è ragionevole pensare che
le offerte fatte da Edoardo III a Filippo VI non vennero considerate da esse
come irragionevoli.
Infatti era opinione consolidata che ogni vero re di Francia fosse capace di
simili prodigi, che nessuno nel XIV secolo avrebbe messo in dubbio.
Proprio un documento veneziano del 1307 attesta che quattro bravi veneziani
si recarono dal re di Francia Filippo IV detto il ‘’Bello’’ (1285-1314) per essere
guariti dalla scrofola.
Dunque, come analizza Bloch, i nostri antenati avevano una visione della
regalità del tutto diversa dalla nostra : per lungo tempo infatti si è creduto che
i re di Francia e Inghilterra fossero in grado di ‘’toccare le scrofole’’, ovvero
di guarire con il solo tocco delle mani i malati di questa affezione.
Per lungo tempo i re d’Inghilterra erano soliti distribuire tra i loro sudditi i
‘’cramp-rings’’, degli anelli consacrati che si riteneva potessero restituire la
salute, guarire gli epilettici e alleviare i dolori muscolari.
Questi fatti erano noti a quelli che Bloch chiama ‘’eruditi’’, le cui opere però
sono purtroppo passate spesso sotto traccia, anche nelle più importanti opere
storiche sulle monarchie.
Una testimonianza importante è senza dubbio il Cerimonial dei Godefroy,
dove vi sono documenti relativi alla consacrazione del re di Francia.
Interessante la riflessione che fa Bloch sull’aver scelto di ‘’fare storia con quello
che prima era solo un aneddoto’’, che in qualche modo testimonia l’apertura data
dallo storico dell’Annales allo studio della storia al di là degli elementi
evenemenziali.
Il progetto di Bloch è quello di descrivere alcune tendenze generali, che
attribuivano ai re di Francia e Inghilterra carattere soprannaturale, cosa che
secondo Bloch generava un tipo di regalità ‘’mistica’’.
Segue poi una riflessione sul fatto che quasi tutti i popoli dell’Europa
occidentale sono stati governati da re, e per spiegare con esattezza la natura
del loro dominio non basta descrivere l’organizzazione amministrativa, si
deve anche guardare alle credenze e alle leggende.
Nel suo trattato del 1575 De la maiesté royalle, Claude d’Albon, ‘’giureconsulto e
poeta delfinatese’’, spiega che la venerazione dei re era dovuta a virtù e poteri
divini che erano stati visti solo in essi.
I più grandi re, da San Luigi a Edorardo I passando per Luigi XIV, hanno
‘’preteso di guarire le malattie con semplice tocco’’; questo però non faceva di
costoro solo degli stregoni, bensì erano anche condottieri/giudici/capi di
Stato.
L’istituto monarchico riusciva in sostanza a soddisfare numerose esigenze
delle società passate; agli occhi del popolo il re non era solo un alto
funzionario, bensì qualcuno realmente degno di venerazione.
Le origini di questo fenomeno sfuggono allo storico del Medioevo e della
Modernità , perché affondano in un’epoca antica che Bloch definisce come
‘’preistoria’’.
Si tratta dunque di un retaggio di società antiche, un qualcosa che l’autore
indica con il termine di ‘’sopravvivenza’’, un dato psicologico essenziale, di
cui i riti erano delle manifestazioni.
Se per ‘’sopravvivenza’’ si intende un’istituzione o credenza priva di ragion
d’essere, allora non la possiamo definire come tale, in quanto questa ebbe una
vitalità profonda.
Quello che Bloch si propone di fare è analizzare nella sua durata ed
evoluzione questa sopravvivenza, poiché, come in biologia e così nelle
scienze sociali, essa ci aiuta a determinare i caratteri dell’ambiente che le
permette di vivere.
Quello che l’autore ha voluto fare è in sostanza un saggio di storia
comparata, in quanto questo fenomeno è proprio tanto della Francia quanto
dell’Inghilterra, e più in generale quest’idea di ‘’regalità meravigliosa’’ fu
propria di tutta l’Europa occidentale.
La guarigione della scrofola o dell’epilessia per tocco reale era davvero un
‘’miracolo’’, in quanto deve annoverarsi indubbiamente solo fra i più illustri o
comunque fra i più continui che il passato presenta.
L’introduzione termina con una presentazione delle fonti: per l’autore esse
sono poco numerose (egli dice che la testimonianza più antica, per la Francia,
sul tocco delle scrofole è il Traité sur les reliques, mentre per l’Inghilterra è
attestata per la prima volta da una lettera privata).
Egli dice di non voler fare una ‘’nomenclatura delle fonti’’, in quanto sarebbero
troppo disparate e numerose, e pertanto le presenterà di volta in volta.
Purtroppo molto spesso nelle fonti mancano del tutto menzioni relative ai
riti di guarigione, mentre la letteratura dei ‘’guaritori’’ regali è abbastanza
ricca.
Bloch spiega che esistono due letterature di origine diverse: una dovuta al
lavoro di eruditi di professione, mentre l’altra è opera di medici (l’autore
dice di averle usate entrambe).
Il testo si conclude spiegando che tra XVI e XVIII vennero scritti molti testi
sui riti di guarigione, che sebbene molto confusa, offre numerosi spunti;
meritano menzione speciale per Bloch l’Histoire ecclesiastique de la Cour di Du
Peyrat e soprattutto l’opera del teologo protestante Jean-Joachim Zentgraff
(1643-1707).
Originario di Strasburgo, allora città libera, divenne suddito di Luigi XIV e
pronunciò l’elogio di Enrico il Grande.

Potrebbero piacerti anche