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MAURICE DRUON
de lAcadmie franaise
I RE MALEDETTI
(LIBRO IV)
LA LEGGE
DEI MASCHI
P RO P R I E T L E T T E R A R I A R I S E RVA TA
PRIMA EDIZIONE OTTOBRE 1959
Scan e Rielaborazione
di Purroso
QUESTO ROMANZO DI
M AU R I C E D RU O N
stato realizzato con la collaborazione di
GEORGES KESSEL
EDMONDE CHARLES-ROUX
CHRISTIANE GREMILLON
e
PIERRE DE LACRETELLE
Vo g l i a m o e s p r i m e r e i n o s t r i r i n g r a z i a m e n t i a l l a B i b l i o t e c a
Na z i o n a l e d i Pa r i g i , a l l a B i b l i o t e c a M j a n e s d i A i x - e n - P r o v e n c e
n o n c h a l l a B i bl i o t e c a Mun i c i p a l e d i F i r e n z e p e r l a i u t o p r e z i o s o e
i n d i s p e n s a b i l e d a t o a l n o s t r o l a v o r o.
La regina di Francia
CLEMENZA DUNGHERIA, nipote di Carlo II dAnjou-Sicilia e di Maria
dUngheria, seconda moglie e vedova di Luigi X il Testardo, re di Francia e di
Navarra. 23 anni.
I discendenti di Luigi X
GIOVANNA DI NAVARRA, figlia di Luigi X e di Margherita di Borgogna, sua
prima moglie. 5 anni.
GIOVANNI I, detto IL POSTUMO, figlio di Luigi X e di Clemenza dUngheria,
re di Francia.
Il reggente
FILIPPO, secondo figlio di Filippo IV il Bello e fratello di Luigi X, conte di
Poitiers, pari del regno, conte palatino di Borgogna, sire di Salins, reggente, poi
re Filippo V il Lungo. 23 anni.
Suo fratello
CARLO, terzo figlio di Filippo il Bello, conte della Marche e futuro re Carlo IV il
Bello. 22 anni.
Sua moglie
GIOVANNA DI BORGOGNA, figlia del conte Ottone IV di Borgogna e della
contessa Mahaut dArtois, erede della contea di Borgogna. 23 anni.
I suoi figli
GIOVANNA, detta anche lei di Borgogna. 8 anni.
MARGHERITA. 6 anni.
ISABELLA. 5 anni.
LUIGI-FILIPPO di Francia.
Il ramo di Valois
MONSIGNOR CARLO, figlio di Filippo III e di Isabella dAragona, fratello di
Filippo il Bello, conte con appannaggio del Valois, conte del Maine, dellAnjou,
di Alenon, di Chartres e del Perche, pari del regno, ex-imperatore titolare di
Costantinopoli, conte di Romagna. 46 anni.
FILIPPO DI VALOIS, figlio del precedente e di Margherita dAnjou-Sicilia, futuro re
Filippo VI. 23 anni.
Il ramo dEvreux
MONSIGNOR LUIGI DI FRANCIA, figlio di Filippo III e di Maria di Brabante,
fratellastro di Filippo il Bello e di Carlo di Valois, conte dEvreux e dtampes.
40 anni.
FILIPPO DEVREUX, suo figlio.
Il ramo di Clermont-Bourbon
ROBERTO, conte di Clermont, sesto figlio di San Luigi. 60 anni.
LUIGI DI BORBONE, figlio del precedente.
Il ramo dArtois, discendente da un fratello di San Luigi
LA CONTESSA MAHAUT DARTOIS, pari del regno, vedova del conte palatino
Ottone IV di Borgogna, madre di Giovanna e di Bianca di Borgogna, suocera di
Filippo di Poitiers e di Carlo della Marche. 45 anni circa.
ROBERTO III DARTOIS, nipote della precedente, conte di Beaumont-le-Roger,
signore di Conches. 29 anni.
La famiglia ducale di Borgogna
AGNESE DI FRANCIA, ultima figlia di San Luigi, duchessa madre di Borgogna,
vedova del duca Roberto II, madre di Margherita di Borgogna. 57 anni circa.
EUDES IV, suo figlio, duca di Borgogna, fratello di Margherita e zio di Giovanna
di Navarra. 35 anni circa.
I conti del viennese
IL DELFINO GIOVANNI II della Tour du Pin, cognato della regina Clemenza.
(Machiavelli)
P RO L O G O
esaurito.
Luigi X era salito al trono quando il mondo era ancora senza papa, e se ne
andava senza che si fosse potuto arrivare a un accordo sulla scelta del nuovo
pontefice. La cristianit era vicina a uno scisma.
E per di pi la Francia era senza re.
Infatti dal matrimonio con Margherita di Borgogna, Luigi X non aveva avuto
che una figlia, Giovanna di Navarra, la quale aveva ora cinque anni e sulla quale
gravava il sospetto di nascita illegittima; delle sue seconde nozze non restava che
una speranza: il fatto che la regina Clemenza era incinta di quattro mesi. In
quanto a lui, ormai lo si diceva apertamente, era stato avvelenato.
Poich nulla era stato previsto per lorganizzazione della reggenza, le ambizioni
personali si preparavano a lanciarsi allassalto del potere: a Parigi il conte di Valois
cercava di farsi riconoscere reggente; a Digione il duca di Borgogna, fratello di
Margherita lassassinata, e capo di una potente lega baronale, contava di vendicare
la memoria della sorella e si proclamava difensore dei diritti di sua nipote; a
Lione il conte di Poitiers, il maggiore dei fratelli del Testardo, era alle prese con
gli intrighi dei cardinali e cercava inutilmente di indurre il conclave a prendere
una decisione. E intanto i Fiamminghi non attendevano che loccasione per
riprendere le armi, mentre i signori dArtois continuavano nella lotta civile.
Bastava questo, evidentemente, per richiamare alla memoria della gente
lanatema pronunciato due anni prima, dal rogo, dal gran maestro dei Templari.
In unepoca pronta a ogni credenza , non era difficile trovare chi si chiedesse, in
quella prima settimana del giugno 1316, se quella capetingia non fosse una schiatta
maledetta.
PARTE PRIMA
FILIPPO PORTE-CHIUSE
I LA REGINA BIANCA
Era bianco il sogglo di tela fine che chiudeva il collo e imprigionava il mento
fino alle labbra, lasciando scorgere soltanto la parte centrale del viso; bianco il
grande velo che copriva la fronte e le sopracciglia; bianco labito chiuso ai polsi e
lungo fino ai piedi. Era questa la divisa che la regina Clemenza dUngheria,
rimasta vedova a soli ventitr anni, dopo dieci mesi di matrimonio con il re Luigi,
indossava ora e avrebbe portato fino alla fine dei suoi giorni.
Ormai nessuno avrebbe visto quei meravigliosi capelli doro, n il perfetto ovale
delle guance, n quella bellezza composta e meravigliosa che aveva impressionato
quanti avevano avuto occasione di contemplarla e reso celebri i suoi lineamenti.
Quella maschera consunta e patetica che si stagliava fra i candidi panni, portava
tracce di notti trascorse nellinsonnia e di giornate divorate dal pianto. Perfino lo
sguardo era diverso: ora non si posava pi sulle cose, ma pareva ondeggiare fra le
persone e gli oggetti che la circondavano, fermandosi sempre alla superficie. La
bella regina Clemenza aveva insomma assunto in anticipo lespressione di una
defunta.
Eppure, sotto le pieghe del suo abito, una nuova vita si stava sviluppando;
Clemenza aspettava un figlio ed era ossessionata dal pensiero che il suo sposo non
lo avrebbe mai conosciuto.
Se almeno Luigi avesse vissuto tanto da vederlo nascere!
pensava. Ancora cinque mesi, cinque mesi soltanto! Come ne sarebbe stato
lieto specialmente se fosse un maschio O se fossi rimasta incinta la sera stessa
delle nostre nozze
La regina volse debolmente il capo verso il conte di Valois che camminava su e
gi per la stanza, impettito come un grosso gallo.
Ma perch, zio, perch qualcuno avrebbe dovuto avvelenarlo? gli
domandava. Non faceva egli tutto il bene di cui era capace? Perch cercate
pater noster per ben governare, e nemmeno il riempire di doni le persone alle
quali si vuol bene. Come non basta il pentimento per mettere a tacere gli od
che si sono seminati.
Ecco pensava Clemenza; ecco Carlo, che si attribuiva tutti i meriti del
potere quando Luigi era vivo, gi lo rinnega. E presto anche a me verranno
rimproverati i doni che mio marito mi ha fatto. Ormai io non sono che la
straniera
Ma era troppo debole e troppo stanca per trovare la forza dindignarsi.
Non posso credere disse soltanto che qualcuno odiasse Luigi al punto
da ucciderlo.
E va bene, nipote, non credeteci allora esclam Valois ma i fatti sono
questi. Come prova c quel cane che ha leccato il panno adoperato per togliere
gli intestini dal ventre di Luigi durante limbalsamazione e che morto unora
dopo. Poi c
Clemenza chiuse gli occhi e strinse le dita sui braccioli della sua scranna, per
non svenire davanti alla visione che lo zio le andava evocando. Cera dunque
qualcuno che osava parlare cosi proprio di suo marito, delluomo che le aveva
dormito accanto, del padre di quel bimbo che ella portava in seno, qualcuno che
spingeva la propria crudelt fino a costringere lei a raffigurarsi il cadavere del
proprio sposo sezionato dai coltelli degli imbalsamatori?
Monsignor di Valois continuava ad esporre le sue macabre deduzioni. Ma
quando si sarebbe deciso a tacere quellomone agitato, prepotente e vanitoso che,
ora vestito di azzurro, ora di rosso e ora di nero, continuava a comparire davanti a
Clemenza in ogni momento tragico o importante della sua vita, per
rimproverarla, per assordarla di parole, per costringerla ad agire contro la propria
volont? Gi a Saint-Ly, la mattina del matrimonio, lo zio Valois, che Clemenza
non aveva mai visto prima, aveva cercato di guastarle le gioie della cerimonia,
parlandole di certi intrighi di corte dei quali ella non aveva capito nulla
Clemenza rivedeva Luigi venirle incontro sulla strada di Troyes la chiesa di
campagna dove avevano avuto luogo le nozze, la camera del castello
affrettatamente trasformata in stanza nuziale Ho saputo apprezzare a
sufficienza la mia felicit? pensava. No, non voglio piangere davanti a
costui.
Chi sia lautore di questo orribile misfatto prosegu Valois non lo
sappiamo ancora; ma vi prometto solennemente, nipote, che lo scopriremo
naturalmente se mi verranno concessi i necessari poteri. Noi re
Valois non trascurava mai occasione per ricordare di aver portato due corone,
che non aveva alcuna base seria, le fece orrore. No, Clemenza si proibiva di
sospettare di chicchessia: Luigi non poteva che essere morto di morte naturale
Eppure inconsciamente gli occhi di Clemenza si volgevano alla finestra aperta, al
fogliame del bosco di Vincennes, verso sud, verso il castello di Conflans,
residenza estiva della contessa Mahaut Qualche giorno prima della morte di
Luigi, Mahaut era venuta a far visita a Clemenza accompagnando la figlia, la
contessa di Poitiers. Era stato un simpatico pomeriggio; Clemenza non le aveva
lasciate sole un minuto. E insieme avevano ammirati gli arazzi di quella camera
Non c niente di pi avvilente dello sforzarsi di scoprire un colpevole fra le
persone che ci sono vicine pensava Clemenza e del cercare i segni del
tradimento in ogni viso
per questo, mia cara nipote riprese Valois, che voi dovete esaudire
la mia richiesta e rientrare a Parigi. Voi sapete che io vi voglio bene: sono stato
io a combinare il vostro matrimonio e per di pi ero cognato di vostro padre.
Perci ascoltatemi, come avreste ascoltato lui, se Dio ce lo avesse conservato. La
mano che ha colpito Luigi pu voler continuare a vendicarsi su di voi e sul
frutto che voi portate in seno. Non posso perci permettervi di restare qui in
piena foresta, esposta alle mene dei male intenzionati; e non avr pace finch
non sarete pi vicina alla mia residenza.
Da unora Valois cercava di convincere Clemenza a rientrare nel palazzo della
Cit, anche perch lui stesso intendeva stabilirvisi. Questo trasferimento faceva
parte del suo piano per diventare reggente e mettere cos la Camera dei pari
davanti al fatto compiuto. Infatti chi comandava da padrone sul Palazzo assumeva
immediatamente la dignit di re. Se per avesse abitato l da solo, il suo gesto
avrebbe potuto essere giudicato un colpo di forza o un tentativo di usurpazione.
Se invece Valois fosse andato a palazzo con sua nipote, come il parente pi
prossimo e il pi autorevole protettore, nessuno avrebbe potuto protestare. Il
ventre della regina era in quel momento il simbolo pi prestigioso e il pi efficace
strumento di governo.
Clemenza volse gli occhi, come per chiedere aiuto a un terzo personaggio che
si trovava a pochi passi da lei e seguiva il colloquio degli altri due senza parlare,
con le mani incrociate sullelsa di una lunga spada.
Bouville mormor la regina cosa devo fare?
Ugo di Bouville, lex gran ciambellano di Filippo il Bello, era stato nominato
curatore al ventre fin dalla prima riunione del consiglio ristretto succeduta alla
morte del Testardo. Questo buon uomo, panciuto e brizzolato ma ancora nel
pieno possesso delle proprie forze, era da trentanni servitore esemplare della
famiglia reale e aveva preso questa nuova missione non soltanto sul serio ma
addirittura sul tragico. Aveva infatti a sua disposizione un gruppo di gentiluomini,
scelti con cura particolare, che si davano il cambio, ventiquattro per volta, per
montare la guardia alla porta della regina. Lui, poi, si era vestito come se dovesse
andare in guerra e sudava copiosamente sotto lafoso sole di giugno. Spalti, cortili
e tutti i dintorni di Vincennes erano zeppi di arcieri; gli addetti alla cucina erano
perennemente scortati da agenti fidati e perfino le dame di compagnia venivano
accuratamente perquisite prima di poter entrare negli appartamenti reali. Insomma
la vita di colui che riposava in grembo alla regina di Francia era protetta come
mai una vita umana lo era stata.
Teoricamente Bouville divideva la sua carica col vecchio messer di Joinville,
nominato secondo curatore. Avevano pensato a lui perch si trovava proprio a
Parigi, venuto a ritirare, come faceva regolarmente due volte allanno, con la
meticolosa puntualit dei vecchi, la rendita dei benefic che gli erano stati accordati
da ben tre sovrani, soprattutto per la canonizzazione di San Luigi. Il siniscalco
ereditario della Sciampagna aveva novantadue anni ed era il decano dellalta
nobilt francese. Era praticamente cieco e questo ultimo viaggio dal castello di
Wassy sullalta Marna, lo aveva stancato parecchio. Cos egli passava la maggior
parte del tempo a sonnecchiare insieme ai suoi due canuti scudieri e tutti i compiti
inerenti alla loro carica dovevano essere sbrigati da Bouville.
Per la regina Clemenza, Bouville era legato a tanti felici ricordi. Era stato lui
lambasciatore venuto a chiederla in moglie e ad accompagnarla in Francia da
Napoli; era il confidente assolutamente devoto e probabilmente il solo vero amico
che ella avesse a corte. Bouville aveva capito che Clemenza non intendeva lasciare
Vincennes.
Monsignore disse perci a Valois posso meglio garantire lincolumit
della regina in questo maniero circondato di alte mura che non nel grande
palazzo della Cit, aperto a ogni visitatore. Se poi vi fa paura la vicinanza della
contessa Mahaut, io che mi tengo informato su tutti i movimenti in corso in
questa zona, vi assicuro che la signora dArtois sta attualmente facendo i
bagagli per rientrare a Parigi.
Valois era un po seccato del tono che si dava Bouville da quando era stato
nominato curatore e della sua insistenza a restarsene sempre accanto alla regina.
Messer Ugo replic dunque con alterigia, voi siete stato incaricato di
vigilare sul ventre della regina e non di decidere della residenza della famiglia
reale, n tanto meno di difendere da solo il regno.
Senza impressionarsi Bouville replic:
tempo! Il siniscalco era ancora in grado di capire quello che gli veniva detto?
Via, messer di Joinville rispose Monsignor Carlo; il re morto e lo
abbiamo seppellito stamattina. Sapete bene che voi siete stato nominato
curatore
Il siniscalco aggrott la fronte con laria di chi assorto in profonde riflessioni.
Del resto questi vuoti di memoria non erano nuovi in lui: quasi ottantenne, infatti,
dettando i suoi famosi Mmoires, non si era accorto di ripetere quasi con le stesse
parole verso la fine della seconda parte cose che aveva gi detto nella prima
Ah, s, il nostro giovane sovrano Luigi disse, dopo una lunga pausa.
morto Ed proprio a lui che io avevo presentato il mio gran libro
Sapete che questo il quarto re che vedo morire?
Annunci la cosa come se si fosse trattato di un primato.
Adunque, se il re morto, la regina reggente dichiar.
Monsignor di Valois incominciava ad arrabbiarsi. Aveva fatto nominare curatori
un rimbambito e un mediocre, convinto di poterli manovrare a suo piacimento. E
ora i suoi calcoli si volgevano contro di lui e proprio da quei due venivano le
difficolt meno facilmente sormontabili.
La regina non pu essere reggente, messer siniscalco esclam. Ella
incinta. E non pu essere reggente fin quando non sia certo che dar alla luce
un re. E poi, guardate in che condizioni , e ditemi se vi sembra in grado di
adempiere a funzioni cos importanti.
Sapete bene che non ci vedo replic il vecchio.
Ma quando la finiranno? pensava Clemenza col capo fra le mani.
Quando mi lasceranno in pace?
Joinville intanto stava spiegando in quali circostanze, alla morte di re Luigi
lOttavo, la regina Bianca di Castiglia avesse assunto la reggenza, con grande
soddisfazione di tutti.
La signora Bianca di Castiglia erano cose queste che si sussurravano a
bassa voce non era certo un modello di purezza come vorrebbe la leggenda.
E sembra che il conte Tebaldo di Sciampagna, di cui il mio signor padre era
molto amico, la servisse anche nel suo letto
Bisognava lasciarlo parlare. Il siniscalco dimenticava facilmente gli avvenimenti
del giorno prima, ma serbava un preciso ricordo di quanto gli avevano raccontato
nei giorni della sua infanzia. Ora aveva trovato un pubblico e ne approfittava. Le
sue mani, agitate da un tremito senile, grattavano continuamente le falde dellabito
di seta.
E anche quando il nostro santo re parti per la crociata alla quale io lo
accompagnai
La regina rest a Parigi, in sua assenza, non vero? lo interruppe Carlo
di Valois.
S certo disse Joinville.
Fu Clemenza la prima a cedere.
E va bene, zio disse. Far come volete voi e mi trasferir nel palazzo
della Cit.
Oh, finalmente una decisione assennata che sar certamente approvata anche
da messer di Joinville!
S certo!
Vado dunque a prendere le necessarie disposizioni. La vostra scorta sar
comandata da mio figlio Filippo e da nostro cugino Roberto dArtois
Mille grazie, zio, disse Clemenza che stava quasi per svenire. Ma ora,
per favore, lasciatemi pregare.
Unora dopo, in seguito agli ordini del conte di Valois, il castello di Vincennes
era sconvolto dalla frenetica attivit di tanta gente: i carri venivano tolti dalle
rimesse, le fruste schioccavano, i servi correvano da una parte e dallaltra, gli
arcieri abbandonavano il servizio per correre in aiuto agli stallieri. Tutta questa
gente che, dopo la morte del Testardo, era stata costretta a parlar sottovoce e a
muoversi con cautela, approfittava delle circostanze per gridare a perdifiato. Se
davvero qualcuno avesse voluto attentare alla vita della regina, quello era il giorno
pi adatto.
Nellinterno del castello i tappezzieri staccavano tende, smontavano mobili,
trasportavano casse, armadi e scansie. Anche i funzionari di palazzo e le dame di
compagnia erano occupatissimi a fare i bagagli. Cera a disposizione un convoglio
di venti vetture che indubbiamente avrebbe dovuto fare almeno due viaggi per
completare il trasloco.
Clemenza dUngheria, che indossava il lungo abito bianco cui ancora non era
avvezza, vagava di stanza in stanza sempre accompagnata da Bouville. Cera
ovunque polvere, sudore e quella sensazione di assistere a un saccheggio, che
sono tipiche dei traslochi. Lintendente, con linventario in mano, sorvegliava la
spedizione del vasellame e degli oggetti rari raccolti insieme e sparsi su tutto il
pavimento di un salone. Cerano, per esempio, i servizi da tavola, i boccali, le
dodici coppe di argento dorato che Luigi aveva fatto fabbricare per Clemenza, e il
grande reliquiario doro con un frammento della Vera Croce, un oggetto talmente
pesante che luomo che lo portava faticava come se stesse effettivamente salendo al
Calvario.
frangia grigia, al limite del firmamento, annunciava limminente sorgere del sole
sul cielo di Lione.
Era lora in cui i carri si mettevano in cammino nelle campagne dei dintorni
per portare in citt frutta e legumi, lora in cui le civette avevano gi smesso di
cantare e i passeri non avevano ancora incominciato. Era anche lora in cui, dietro
le strette ogive di uno degli appartamenti donore dellabbazia di Ainay, il
cardinale Giacomo Duze pensava alla morte.
Questo prelato non aveva mai avuto bisogno di molte ore di sonno, e ora, con
let, le sue esigenze in questo senso erano ancora diminuite. Gli era pi che
sufficiente dormire per tre ore. Poco dopo mezzanotte si alzava e si sedeva allo
scrittoio. Uomo di intelligenza pronta e di immenso sapere, esperto in ogni
campo del pensiero umano, egli aveva composto trattati di teologia, di diritto, di
medicina e di alchimia che letterati e dottori di quellepoca consideravano opere
fondamentali.
In un tempo in cui la grande speranza di tutti, poveri e prncipi, era quella di
fabbricare oro, erano molti quelli che si richiamavano alle dottrine di Duze sugli
elisir destinati alla trasmutazione dei metalli.
Le cose di cui si pu fare elisir sono tre, era scritto in una sua opera intitolata
lElisir dei Filosofi: i sette metalli, i sette spiriti e le altre cose I sette metalli
sono il sole, la luna, il rame, lo stagno, il piombo, il ferro e il mercurio; i sette
spiriti sono il mercurio, lo zolfo, il sale ammoniaco, lorpimento, la tuza, la
magnesia, la marcassite2; le altre cose sono il mercurio, il sangue umano, il
sangue dei capelli e dellorina e lorina umana3.
A settantadue anni il cardinale scopriva ancora campi dello scibile dei quali non
si era occupato e, mentre tutti dormivano, egli completava la propria opera. Da
solo consumava tanti ceri quanto unintera comunit di monaci.
Durante la notte lavorava anche a una fitta corrispondenza con prelati, abati,
giuristi, scienziati, cancellieri e prncipi sovrani di tutta Europa, e alla mattina il
suo segretario e i suoi copisti trovavano pronto il lavoro per unintera giornata.
Altre volte egli si dedicava invece allo studio del tema astrologico di qualche
rivale di conclave, lo confrontava col proprio oroscopo e interrogava i pianeti per
sapere se sarebbe riuscito a diventare papa. Secondo gli astri, le sue maggiori
probabilit di realizzare queste ambizioni erano fra linizio di agosto e linizio di
settembre di quellanno. Ma finora, ed era gi il 10 giugno, la situazione non
accennava ad evolversi in questa direzione
Veniva poi il momento terribile che precedeva lalba. Come se avesse avuto il
presentimento di morire proprio a quellora, il cardinale sentiva una profonda
angoscia, un indicibile malessere che lo afferrava al corpo e allo spirito. E la
stanchezza lo portava a interrogarsi sul passato, a rivedere davanti agli occhi gli
episodi di una carriera eccezionale Nato da una famiglia borghese di Cahors e
ancora completamente sconosciuto a unet in cui quasi tutti i suoi contemporanei
avevano gi concluso la propria carriera, Giacomo Duze aveva incominciato la
propria ascesa il giorno in cui, a quarantaquattro anni, era improvvisamente
partito per Napoli ad accompagnarvi uno zio che vi si recava per affari. Il viaggio,
lallontanamento dalla patria, la scoperta dellItalia avevano esercitato su di lui una
strana influenza. Qualche giorno dopo lo sbarco, egli divenne il discepolo del
precettore dei figli del re e si dedic agli studi astratti con una passione, un
entusiasmo, una prontezza di comprensione, una vivacit di memoria che anche i
pi dotati adolescenti avrebbero potuto invidiargli. Non sentiva fame e non aveva
bisogno di dormire: un pezzo di pane gli bastava per nutrirsi un giorno intero e il
regime carcerario sarebbe stato per lui sopportabilissimo qualora, beninteso, lo
avessero adeguatamente fornito di libri. Divenne presto dottore in diritto canonico
e in diritto civile e il suo nome incominci ad essere conosciuto. La corte di
Napoli ricercava i consigli del chierico di Cahors.
Dopo la brama di sapere gli era venuto il desiderio di diventare potente.
Consigliere di re Carlo II dAnjou-Sicilia (il nonno della regina Clemenza) e poi
segretario delle assemblee segrete e dotato di numerosi benefic ecclesiastici, dieci
anni dopo il suo arrivo egli venne nominato vescovo di Frjus e poco pi tardi
assunse le funzioni di cancelliere del regno di Napoli, quanto a dire di primo
ministro di uno stato che comprendeva tutta lItalia meridionale e tutta la contea
di Provenza.
Una carriera cos straordinaria, compiuta in mezzo agli intrighi di corte, non
poteva essere compiuta senza qualit che non erano semplicemente quelle proprie
saranno uniti alle anime, tutti noi saremo sottoposti a un ultimo giudizio. Ora,
Dio, che perfetto, non pu giudicare in appello le proprie sentenze. Dio non
pu commettere errore e allontanare dal paradiso anime che gi vi fossero state
ammesse. E daltra parte, non forse logico che lanima entri in possesso della
gioia del suo Signore soltanto nel momento in cui, unita al corpo, essa sar
davvero perfetta nella sua natura? Quindi i dotti si sbagliano; quindi non
potrebbe esistere n beatitudine propriamente detta n visione beatifica prima della
fine dei tempi e Dio non si lascer contemplare prima del Giudizio finale. Ma
fino a quel giorno dove saranno le anime dei morti? Possibile che noi andremo
ad attendere sub altare dei, sotto quellaltare di Dio di cui parla san Giovanni
nellApocalisse?
I passi di un cavallo, assolutamente inconsueti a quellora, risonarono lungo i
muri dellabbazia, sui piccoli ciottoli rotondi che lastricavano le migliori vie di
Lione. Il cardinale rest un attimo in ascolto, e riprese poi il suo ragionamento,
giungendo a sorprendenti conseguenze.
Se il paradiso vuoto pensava questo modifica notevolmente la
situazione di coloro che noi chiamiamo santi o beati E, se questo vero per i
giusti, lo anche necessariamente per le anime degli ingiusti. Dio non potrebbe
punire i malvagi prima di aver ricompensato i buoni. Soltanto alla fine della
giornata, loperaio riceve la sua mercede; soltanto alla fine del mondo il grano e il
loglio saranno definitivamente separati. Nessuna anima abita attualmente linferno,
poich la condanna non ancora stata pronunciata. Quanto a dire che finora
linferno non esiste
Queste conclusioni erano molto rassicuranti per chiunque pensasse alla morte;
rimandavano la scadenza del Giudizio finale, senza per questo annullare le
prospettive di vita eterna, e concordavano con la sensazione, comune alla maggior
parte degli uomini, che la morte sia soltanto una caduta in un immenso silenzio,
un interminabile stato dincoscienza
Certo, se queste teorie fossero state apertamente proclamate, avrebbero suscitato
profonde reazioni, sia fra i dottori della Chiesa che nella fede dei popoli. Non era
dunque quello il momento pi adatto per un candidato al soglio pontificio di
andare a sostenere linesistenza o la vacuit del paradiso e dellinferno 4.
Meglio attendere la fine del conclave si diceva il cardinale.
Le sue riflessioni vennero interrotte dallarrivo di un frate portinaio, che buss
alla sua porta per annunciargli larrivo di un messaggero da Parigi.
Chi lo ha mandato? domand il cardinale.
Duze parlava con voce diafana e sommessa, senza sonorit ma con estrema
chiarezza.
Il conte di Bouville replic il portinaio. Credo che sia arrivato qui di
corsa, perch ha laria molto stanca. Quando gli ho aperto, lho trovato semiaddormentato con la fronte appoggiata al battente.
Mandatemelo qui.
E il cardinale, che soltanto pochi minuti prima aveva meditato sulla vanit delle
ambizioni umane, pens subito:
Vorr parlarmi dellelezione? La corte di Francia intende sostenere
apertamente la mia candidatura? Vorranno propormi qualche condizione?
Si sentiva agitato, pieno di curiosit e di speranza e percorreva la camera a
piccoli passi veloci. Duze aveva il fisico di un ragazzo di quindici anni, un muso
di topo con spesse sopracciglia bianche e unossatura piuttosto fragile.
Oltre i vetri il cielo incominciava a tingersi di rosa; non era ancora tempo di
spegnere i ceri, ma gi il giorno stava spuntando. Lora pi brutta era passata Il
messaggero fece il suo ingresso; subito il cardinale si accorse che non si trattava di
un normale corriere. Anzitutto un messaggero professionista avrebbe sbito
piegato a terra il ginocchio e consegnato la scatola con il messaggio anzich
restarsene in piedi con la testa leggermente inclinata mentre diceva:
Monsignore. E poi la corte di Francia era solita affidare i suoi messaggi a
eccellenti cavalieri di solida corporatura e di vigorosa complessione, come il
grosso Robin-Coscia-Maria che faceva sovente la spola fra Parigi e Avignone, e
non a un giovincello dal naso sottile, il quale pareva far fatica a tener gli occhi
aperti, e barcollava sui suoi stivali per la stanchezza.
evidentemente travestito pens Duze e poi questa faccia lho gi
vista in qualche posto
Con la mano piccola e sottile fece saltare i sigilli della lettera e subito prov
una certa delusione. Non si parlava del conclave, ma si chiedeva protezione per il
messaggero. Ma Duze trov anche in questa richiesta favorevoli presagi: ora
Parigi si rivolgeva a lui quando doveva chiedere un favore a un alto dignitario
ecclesiastico.
Allora lei il signor Guccio Baglioni1? disse il cardinale dopo aver letto
la lettera.
Il giovane fu stupito di sentirsi rivolgere la parola in italiano.
S; Monsignore
Il conte di Bouville vi affida a me perch io vi tenga sotto la mia protezione
e vi sottragga alle persecuzioni dei vostri nemici.
Vi supplico, Monsignore, di accordarmi questa grazia!
Ma subito si ferm.
Non posso ancora spogliarmi, Monsignore disse. Devo consegnare
un altro messaggio.
A chi? domand Duze insospettito.
Al conte di Poitiers.
Date a me la lettera. Gliela far consegnare da un frate.
Il fatto , Monsignore, che messer di Bouville teneva molto
Sapete se questo messaggio si riferisce al conclave?
Oh, no, Monsignore. Riguarda la morte del re.
Il cardinale sussult.
Re Luigi morto? Ma perch non me lo avete detto prima?
Come, non lo sapevate? Credevo ne foste stato avvertito, Monsignore.
In realt non aveva pensato a questo. Le sue disavventure e la sua stanchezza
gli avevano fatto dimenticare questo importante avvenimento. Era partito al
galoppo da Parigi e non si era pi fermato: aveva cambiato i cavalli nei monasteri
indicatigli, mangiando in fretta e parlando il meno possibile. Cos, senza
accorgersene, aveva preceduto i messaggeri ufficiali.
E di che cosa morto?
appunto questo che messer di Bouville voleva comunicare al conte di
Poitiers.
Delitto? mormor Duze.
Si dice che il re sia stato avvelenato.
Il cardinale riflett per qualche secondo.
Ecco un avvenimento che pu cambiare molte cose disse. gi stato
nominato il reggente?
Non so, Monsignore. Quando sono partito, si faceva il nome del conte di
Valois
Va bene, figlio mio, andate pure a riposare.
Ma, Monsignore e il conte di Poitiers?
Le labbra sottili del prelato accennarono a un rapido sorriso che poteva anche
essere considerato unespressione di benevola simpatia.
Non sarebbe prudente per voi farvi vedere in giro, e per di pi siete sfinito
disse. Date a me quel messaggio: per evitarvi qualsiasi rimprovero lo
consegner io personalmente.
Qualche minuto dopo, preceduto da un servitore con una fiaccola, come la sua
dignit esigeva, e seguito da un segretario, il cardinale di Curia lasciava labbazia
di Ainay, fra il Rodano e la Saona, percorrendo buie stradette spesso intralciate da
ebbe finito di leggere, pieg la lettera e se la mise in tasca. Poi rest silenzioso per
qualche istante.
Anche il cardinale taceva, con laria di voler rispettare il dolore del principe,
anche se Filippo non dava alcun segno di afflizione.
Dio lo salvi dalle pene dellinferno disse finalmente il conte di Poitiers,
rispondendo cos al devoto atteggiamento del prelato.
Oh linferno mormor Duze. Comunque, preghiamo per lui.
Penso anche alla sfortunata regina Clemenza che io ho visto crescere quando
vivevo alla corte di Napoli. Una principessa cos dolce, cos perfetta
S, la sorte di mia cognata davvero degna di piet disse Poitiers.
E intanto rifletteva. Luigi non ha lasciato disposizioni testamentarie sulla
reggenza. E, a quanto mi scrive Bouville, mio zio Valois si sta agitando
Che cosa farete, Monsignore? Ritornerete subito a Parigi? domand il
cardinale.
Non so, non lo so ancora replic Poitiers. Aspetto informazioni pi
particolareggiate. Rester comunque a disposizione del regno.
Nella sua lettera Bouville non gli nascondeva di sperare in un suo immediato
ritorno. Essendo egli il maggiore dei fratelli del re defunto ed essendo pari del
regno, Poitiers doveva prendere al pi presto il suo posto nel consiglio della
corona, dove, fin dalla prima riunione, si era incominciato a discutere sulla
nomina di un reggente, senza peraltro giungere a un accordo.
Ma Filippo di Poitiers non voleva lasciare Lione senza aver portato a buon fine
il lavoro iniziato.
Prima di tutto doveva concludere il contratto di fidanzamento fra la sua
terzogenita Isabella, che aveva appena cinque anni, e il delfinetto del Viennese, il
piccolo Gigues, che ne aveva sei. Filippo si era recato a Vienne per combinare
questo matrimonio con il delfino Giovanni II della Tour du Pin e con la delfina
Beatrice, sorella della regina Clemenza. Si trattava di una vantaggiosa alleanza che
avrebbe permesso alla corona di compensare in quella zona linfluenza degli
Anjou-Sicilia. La firma del contratto era prevista per uno dei prossimi giorni 7.
E cera soprattutto lelezione del papa. Per settimane e settimane, Poitiers aveva
percorso la Provenza, il Viennese e la zona di Lione per incontrare uno dopo
laltro i ventiquattro cardinali dispersi8 e assicurare loro che laggressione di
Carpentras non si sarebbe pi ripetuta e che nessuna violenza sarebbe pi stata
fatta. Cerc anche di far balenare loro prospettive di successo, citando, a sostenere
le sue parole, il prestigio della fede, la dignit della Chiesa e lonore dello Stato.
Finalmente, dopo molti sforzi diplomatici ed economici, era riuscito a farli
per in questo partito una sorda lotta; accanto alle ambizioni di Arnaldo di
Plagrue, cerano quelle, sempre crescenti, di Arnaldo di Fougres e di Arnaldo di
Nouvel. Questi tre prelati, pur scambiandosi apertamente le promesse pi
allettanti, cercavano sornionamente di danneggiarsi a vicenda.
La guerra dei tre Arnaldi la defin Duze con la sua voce sottile.
Passiamo ora al partito italiano.
Questo secondo gruppo comprendeva soltanto otto cardinali, divisi per di pi
in tre fazioni. Il terribile cardinal Caetani, nipote di Bonifacio VIII, era
violentemente contrario ai due Colonna; si trattava di una rivalit secolare fra le
due famiglie, divenuta irriducibile odio dopo la faccenda di Anagni, quando un
Colonna aveva schiaffeggiato Bonifacio. Tra questi avversari, gli altri Italiani
parevano tentennare. Stefaneschi, ostile alla politica di Filippo il Bello, stava con
Caetani, di cui del resto era parente, e Napoleone Orsini si destreggiava fra gli uni
e gli altri. Questi otto, insomma, erano daccordo soltanto su un punto: il ritorno
del papato alla Citt eterna; ma su Questo punto la loro determinazione era
assoluta.
Sapete bene, Monsignore continu Duze che per qualche tempo si
rischiato uno scisma e che il pericolo non ancora passato I nostri Italiani
non volevano neppure accettare di riunirsi in Francia e, poco tempo fa, ci
fecero sapere che, qualora fosse stato eletto un papa guascone, essi non lo
avrebbero riconosciuto e ne avrebbero nominato un altro a Roma per proprio
conto.
Non ci saranno scismi replic il conte di Poitiers senza scomporsi.
Grazie a voi, Monsignore, grazie a voi: sono lieto di riconoscerlo e del resto
lo dichiaro apertamente a tutti. Voi siete andato di citt in citt a portare la
buona parola e, se non avete ancora trovato il pastore, siete pur riuscito a
radunare il gregge.
Costosissime pecore, Monsignore! Sapete che sono partito da Parigi con
sedicimila lire e che la settimana scorsa ho dovuto farmene mandare altrettante?
Altro che Giasone! Basta che tutti questi velli doro non mi scivolino via dalle
mani disse il conte di Poitiers, increspando gli occhi e fissando con
attenzione il cardinale.
Costui che, per vie traverse, aveva grandemente beneficiato di quelle largizioni,
non raccolse direttamente lallusione, ma rispose:
Credo che Napoleone Orsini, Albertini di Prato e forse anche Guglielmo di
Longis che era stato il mio predecessore come cancelliere del re di Napoli,
potrebbero facilmente staccarsi dal partito italiano Valeva la pena di pagare
interesse, anche perch, senza che io facessi nulla in questo senso, era stato
effettivamente fatto il mio nome. Ma la corte di Francia non ha mai avuto
fiducia in me.
Il fatto , Monsignore, che voi eravate un po troppo apertamente sostenuto
dalla corte di Napoli.
Ma se nessuno mi avesse appoggiato, Monsignore, chi mai si sarebbe
accorto di me? La mia unica ambizione, credetemi, di vedere un po dordine
negli affari della Chiesa, che versano attualmente in gravi condizioni; il compito
non sar certo facile per il prossimo successore di san Pietro.
Il conte di Poitiers congiunse le sue mani davanti al viso e riflett per qualche
secondo.
Credete, Monsignore disse che gli Italiani, pur di non avere un papa
guascone, accetterebbero di lasciare la Santa Sede ad Avignone e che i
Guasconi, in cambio della certezza di Avignone, potrebbero rinunciare al
proprio candidato e aderire al vostro partito?
Il senso di queste parole era chiaro: Se voi, monsignor Duze, diveniste papa
con il mio appoggio, vi impegnereste formalmente a mantenere il papato nella
sede attuale?
Duze cap perfettamente il valore di quel discorso.
Sarebbe, Monsignore rispose la soluzione pi saggia.
Terr conto del vostro prezioso consiglio disse Filippo di Poitiers,
levandosi in piedi e ponendo fine alludienza.
Poi riaccompagn alla porta il cardinale.
Il momento in cui due uomini, apparentemente assai diversi luno dallaltro per
et, aspetto, esperienze e funzioni, si riconoscono di eguale tempra e
comprendono che fra loro potrebbe nascere amicizia e collaborazione, quel
momento, dunque, dipende pi da misteriosi influssi del destino che non dalle
parole pronunciate.
Mentre Filippo si chinava per baciargli lanello, il cardinale mormor:
Voi, Monsignore, sareste un eccellente reggente.
Filippo si rialz: Si dunque accorto che io in tutto questo tempo non ho
pensato ad altro? si chiese. Poi rispose:
E voi, Monsignore, non sareste forse un eccellente papa?
Nessuno dei due seppe trattenere un fugace sorriso: cera nel vecchio un senso
di paterno affetto, nel giovane una sfumatura di amichevole deferenza.
Vi sarei grato aggiunse Filippo se poteste tener segreta la grave
notizia che mi avete comunicato, almeno finch essa non sia stata confermata
ufficialmente.
Daccordo, Monsignore.
Rimasto solo, il conte di Poitiers medit per qualche secondo; poi chiam il
suo primo ciambellano.
Adamo Hron disse. Non arrivato nessun messaggero da Parigi?
No. Monsignore.
Fate allora chiudere tutte le porte di Lione.
I carri degli ortolani erano stati fermati fuori delle mura e le massaie tumultuavano
nei mercati deserti. Lunico ponte, quello sulla Saona (la costruzione del ponte sul
Rodano non era ancora stata completata), era bloccato dalle truppe. Non era
possibile entrare a Lione, n uscirne. Mercanti italiani, viaggiatori e monaci
vaganti, sostenuti da tutti gli sfaccendati della citt, si erano radunati davanti alle
porte e chiedevano spiegazioni. A ogni domanda, le guardie rispondevano
inevitabilmente Ordine del conte di Poitiers, con quellaria autorevole e altera
che assumono volentieri i rappresentanti del potere quando devono far rispettare
un ordine di cui essi stessi ignorano le ragioni.
Io ho una figlia malata a Fourvire
A me ieri sera bruciato un granaio a Saint-Just
A me il podest di Villefranche far fare il sequestro se non gli pago le
imposte entro oggi
Cos gridava la gente.
Ordine del conte di Poitiers! si rispondeva loro.
E, quando la pressione diventava troppo forte, gli agenti regi incominciavano ad
adoperare le mazze.
In citt, intanto, si diffondevano strane voci.
Alcuni sostenevano che ci sarebbe stata una guerra, ma nessuno sapeva dire
con chi. Altri giuravano che nella notte erano scoppiati sanguinosi disordini vicino
al convento degli Agostiniani, fra la gente del re e i dipendenti dei cardinali
italiani. Cera chi aveva udito lo scalpitar dei cavalli e altri che addirittura
precisavano il numero dei morti. Ma nella zona degli Agostiniani la situazione era
assolutamente tranquilla.
Larcivescovo, Pietro di Savoia, era molto preoccupato e si domandava se non si
stavano ripetendo gli avvenimenti del 1312, e non si voleva costringere lui a
rinunciare alla carica di primate delle Gallie, cio alla sola prerogativa rimastagli
dopo il passaggio di Lione alla corona, a vantaggio dellarcivescovo di Sens 10.
Perci mand un canonico a chiedere notizie; ma costui, recatosi dal conte di
Poitiers, aveva potuto parlare soltanto con uno scudiero, cortesissimo ma
nettamente evasivo. E larcivescovo si attendeva un ultimatum da un momento
allaltro.
I cardinali, che abitavano nei diversi conventi della citt, erano sbigottiti fino
allangoscia. Temevano che si ripetesse laggressione di Carpentras. Ma questa
volta come fuggire? Emissari di questi prelati andavano dal convento degli
Agostiniani a quello dei Francescani, da quello dei Domenicani a quello dei
Certosini Il cardinal Caetani aveva mandato il suo uomo di fiducia, labate
Pietro, a Napoleone Orsini, ad Albertini di Prato e a Flisco, lunico cardinale
spagnolo, a dir loro:
Vedete! Vi siete lasciati incantare dalle promesse del conte di Poitiers. Egli
aveva giurato di non molestarci, ci aveva promesso di non chiuderci in clausura
per votare, ci aveva garantito piena libert. Ed ecco che ora ci blocca dentro la
citt
Anche Duze ricevette la visita di due colleghi provenzali, il cardinale di
Mandagout e Brenger Frdol, lanziano. Ma Duze finse di essere troppo
immerso nei suoi studi teologici e di non essere al corrente di quanto stava
succedendo. Intanto, in una cella vicina al suo appartamento, Guccio Baglioni
dormiva profondamente, del tutto ignaro di essere stato lui lorigine di tante
paure.
Da pi di unora, messer Varay, console di Lione11 e altri tre suoi colleghi,
venuti a chiedere spiegazioni in nome del consiglio cittadino, scalpitavano
nellanticamera del conte di Poitiers.
Costui sedeva a porte chiuse con gli uomini di sua fiducia e con i grandi
dignitari che facevano parte della sua scorta.
Finalmente le tende si aprirono e apparve il conte di Poitiers seguito dai suoi
consiglieri. Avevano tutti unaria grave, come si addice a uomini che hanno preso
unimportante decisione politica.
Ah, messer Varay; siamo lieti che siate qui e che siano presenti anche gli
altri consoli. Potremo cos farvi immediatamente conoscere il messaggio che
intendevamo or ora mandarvi. Messer Mille, leggete vi prego.
Mille di Noyers, legista, consigliere al Parlamento e maresciallo delloste sotto
Filippo il Bello, srotol una pergamena e lesse:
esaurito le riserve del tesoro reale, ma lo avevano indebitato per parecchi anni.
E il tesoro pontificio, dopo due anni di conclave vagante, non era in condizioni
migliori: i cardinali si vendevano a caro prezzo ai prncipi di questo mondo, tanto
pi che il solo mezzo di sussistenza che restava a molti di loro era il commercio
dei propri voti.
Le multe, Monsignore, le multe consigli Duze al giovane reggente.
Multate tutti quelli che hanno agito male, con ammende proporzionali alle loro
ricchezze. Se chi viola la legge possiede cento lire, toglietegliene venti; ma se ne
possiede mille, portategliene via cinquecento, e se tanto ricco da disporre di
centomila lire, confiscategli quasi tutto. Questo vi procurer tre vantaggi: prima
di tutto il guadagno sar pi alto, poi, privato della propria potenza, il
malfattore non potr pi abusarne, infine i poveri, che sono la maggioranza,
verranno dalla vostra parte e avranno fiducia nella vostra giustizia.
Filippo di Poitiers sorrise.
Quello che saggiamente mi consigliate, Monsignore, pu andar bene per la
giustizia reale che agisce a mezzo del braccio temporale rispose. Ma non
capisco come sia possibile restaurare le finanze della Chiesa
Le multe, le multe ripet Duze. Mettiamo una tassa sui peccati: sar
una fonte inesauribile. Luomo peccatore per natura, ma pi disposto a
pentirsi con il cuore che con la borsa. Rimpianger pi sinceramente le proprie
colpe ed esiter molto, prima di ricadere in quegli errori, se ci sar una tassa ad
accompagnare le assoluzioni. Chi desidera emendarsi, dovr versare
unammenda.
Che stia scherzando? si chiedeva Poitiers, il quale, a forza di frequentarlo,
aveva scoperto una certa tendenza del cardinale di Curia al paradosso e alla
soperchieria.
E quali peccati vorreste tassare, Monsignore? domand poi, per dargli
corda.
Prima di tutto quelli commessi dal clero. Incominciamo col riformare noi
stessi prima di pretendere di correggere gli altri. Santa Madre Chiesa tollera
troppo facilmente mancanze e abusi. Storpi e deformi, per esempio, non
dovrebbero poter diventare chierici o sacerdoti. E invece laltro giorno mi sono
accorto che un certo don Pietro, che fa parte del seguito del cardinal Caetani,
ha due pollici alla mano sinistra.
Ecco una piccola cattiveria ai danni del nostro vecchio nemico, pens
Poitiers.
Ho fatto delle inchieste continu Duze. Sembra che gli zoppi, i
monchi e gli eunuchi che nascondono le proprie disgrazie sotto una tonaca e
riscuotono benefic ecclesiastici, siano numerosissimi. E cosa dovremmo fare?
Allontanarli dal seno della Chiesa, senza peraltro cancellare le loro colpe?
Ridurli in miseria e magari spingerli a parteggiare per gli eretici di Tolosa o per
qualche altra setta di spiritualisti? Ma no, permettiamo loro di riscattarsi. E chi
dice riscatto, dice pagamento.
Il vecchio prelato parlava assolutamente sul serio. La sua fantasia si era messa in
movimento dopo lincontro con don Pietro e nelle ultime notti egli aveva
architettato un complicato e particolareggiato sistema. Contava poi di redigere un
memoriale da presentare, come egli modestamente diceva, al futuro papa.
Si trattava di istituire una Santa Penitenzieria che avrebbe permesso alla Santa
Sede di riscuotere il prezzo delle diverse bolle dassoluzione. I preti deformi
avrebbero potuto riscattarsi pagando qualche lira per ogni dito mancante, il
doppio per un occhio perduto e altrettanto se mancanti di uno o di entrambi i
testicoli. Chi invece si fosse da se stesso mutilato della propria virilit avrebbe
dovuto versare una somma pi alta. Dalle infermit corporali, Duze passava a
quelle spirituali. I bastardi che avevano nascosto le condizioni della propria nascita
al momento di ricevere gli ordini, i chierici che avevano preso la tonsura pur
essendo sposati, quelli che si ammogliavano segretamente dopo lordinazione
(come frequentemente avveniva), quelli che anche senza essere sposati facevano
vita comune con una donna, i bigami, gli incestuosi e i sodomiti erano tutti tassati
in proporzione alle colpe commesse. Le monache che avessero folleggiato con
parecchi uomini sia dentro che fuori del convento sarebbero state costrette a una
riabilitazione particolarmente costosa14.
E se la creazione di questa Penitenzieria non render almeno duecentomila
lire, solo per il primo anno dichiar Duze sono disposto
Stava per dire sono disposto a finire sul rogo, ma si interruppe in tempo.
Almeno pensava Poitiers se viene eletto lui, non dovr preoccuparmi
per le finanze papali.
Ma, nonostante tutti gli intrighi di Duze e nonostante laiuto che Poitiers
nascostamente gli dava, il conclave continuava a segnare il passo.
E le notizie da Parigi erano piuttosto sconsolanti. Gaucher di Chtillon, in
stretta alleanza con il conte dEvreux e con Mahaut dArtois, cercava di contenere
le ambizioni di Carlo di Valois. Ma intanto costui abitava nel palazzo della Cit
dove viveva anche la regina Clemenza, amministrava lo Stato a modo suo e
mandava nelle province istruzioni diverse da quelle che Poitiers inviava da Lione.
Daltra parte il duca di Borgogna, che poteva contare sullappoggio dei vassalli del
suo immenso feudo, era arrivato a Parigi il 16 giugno per far riconoscere i propri
diritti. La Francia aveva dunque tre reggenti. Questa situazione non poteva durare
a lungo, e Gaucher insisteva perch Filippo raggiungesse Parigi.
Il 27 giugno, dopo un consiglio ristretto cui presenziarono il conte di Forez e
il conte di Voulte, il giovane principe decise di mettersi al pi presto in cammino
e ordin alla sua scorta di preparare il convoglio contenente i bagagli. E intanto,
essendosi accorto che nessun servizio solenne era stato ancora celebrato per la
pace dellanima di suo fratello, diede ordine di officiare lindomani messe solenni
in tutte le parrocchie della citt. Tutto il clero era invitato ad assistervi, per
associarsi alle preghiere del reggente.
I cardinali, soprattutto gli italiani, esultavano. Filippo di Poitiers era stato
costretto a lasciare Lione senza aver potuto piegarli.
Maschera la sua fuga sotto le pompe del lutto disse Caetani, ma
finalmente se ne va, quel maledetto! Ed era convinto di averci in sua mano!
Entro un mese vi garantisco che saremo di nuovo a Roma!
pi umili membri del clero. Il conte di Poitiers aveva quindi ordinato di mettere
a loro disposizione, per il servizio funebre in memoria di Luigi X, la chiesa del
convento dei frati Domenicani, detta chiesa dei Giacobini 15, la pi bella e la pi
vasta dopo la cattedrale di San Giovanni, e anche la meglio fortificata. I
cardinali videro in questa scelta un normale omaggio alla loro dignit e
nessuno manc alla cerimonia.
Questi alti prelati erano ventiquattro; e tuttavia la chiesa era piena. Ogni
cardinale era infatti scortato dal suo seguito: cappellano, segretario, tesoriere,
chierici, paggi, valletti, portatori di strascico e di fiaccole. Cos che almeno
seicento persone erano, quella mattina, fra i grossi pilastri bianchi.
Raramente una messa funebre era stata seguita con cos poco raccoglimento.
Era la prima volta da parecchi mesi che i cardinali, i quali vivevano abitualmente
in consorterie e in residenze separate, si trovavano tutti riuniti. Alcuni di loro non
si vedevano da quasi due anni. Si sorvegliavano, si spiavano e commentavano i
gesti e laspetto di tutti i loro colleghi.
Avete visto? mormor qualcuno. Orsini ha salutato il minore dei
Frdol Stefaneschi ha avuto un colloquio con Mandagout Che stiano
accostandosi ai Provenzali? Ma Duze ha laria sofferente: guardate come
invecchiato!
Ed effettivamente Giacomo Duze si sforzava di frenare il suo passo saltellante
di vecchio arzillo, procedeva molto lentamente e rispondeva ai saluti con laria
svagata di un uomo ormai lontano dal mondo.
Guccio Baglioni, vestito da paggio, faceva parte del suo seguito. Ufficialmente
egli parlava soltanto italiano ed era appena arrivato da Siena. Avrei forse fatto
meglio pensava a chiedere protezione al conte di Poitiers. Cos oggi sarei
partito con lui per Parigi e avrei potuto avere notizie di Maria, di cui non so pi
nulla da tanto tempo. E invece sono costretto a dipendere da questa vecchia volpe,
cui ho promesso il denaro di mio zio, e che non far nulla per me prima che
questo denaro sia arrivato. E lo zio che non risponde E queste voci su un
grande sconvolgimento in atto a Parigi Maria, Maria, la mia bella Maria!
Creder che io labbia abbandonata. E forse adesso mi odia. Cosa ne avranno
fatto?
Se la immaginava prigioniera dei suoi fratelli a Cressay o rinchiusa in qualche
convento per ragazze pentite. Unaltra settimana come questa pensava e me
ne torno a Parigi.
Intanto Duze aveva preso a guardarsi alle spalle con maggiore attenzione.
Temete qualcosa, Monsignore? gli domand Guccio.
No, no, non ho nessun timore rispose il cardinale che sera rimesso a
guardar di sottecchi i colleghi.
Il cardinal Caetani, con il viso magro, il lungo naso arcuato e capelli che
spuntavano come bianche fiamme dalla rossa calotta, non nascondeva il suo
trionfo. Il catafalco, simbolo della morte di Luigi X, era, secondo lui, la risposta a
quel bambolotto di cera trafitta di spilli su cui egli aveva praticato la fattura. Le
occhiate da lui scambiate con gli uomini del suo seguito, don Pietro, frate Bost e
il chierico Andrieu, suo segretario, erano occhiate di vittoria. Vedete, signori
aveva voglia di dire a tutti i presenti cosa succede quando uno attira sopra di s
la vendetta dei Caetani, famiglia gi potente ai tempi di Giulio Cesare?
I due fratelli Colonna, il cui grosso mento rotondo era attraversato da una
fossetta verticale, sembravano due guerrieri travestiti da prelati.
Il conte di Poitiers non aveva lesinato sui cantori. Ce ne erano almeno un
centinaio a far sentire le loro voci, accompagnati da organi i cui mantici erano
mossi dalle energie congiunte di ben quattro uomini. Una musica sonora e
regale si diffondeva sotto le volte, riempiendo laria di vibrazioni e
avviluppando tutti i presenti. I chierichetti potevano tranquillamente
chiacchierare fra loro e i paggi scambiarsi pettegolezzi alle spalle dei loro
padroni. Nessuno poteva capire ci che si diceva a tre passi di distanza e ancor
meno quello che stava succedendo alle porte.
Finalmente lufficio funebre ebbe termine; organi e cantori tacquero e i battenti
della porta maggiore furono aperti. Ma nessuna luce penetr nella chiesa.
Ci fu una prima reazione di sorpresa, come se durante la cerimonia, qualche
avvenimento miracoloso avesse improvvisamente oscurato il sole. Ma presto i
cardinali capirono cosa era successo e incominciarono a strepitare, furibondi. Un
muro alzato da poco bloccava la porta maggiore: durante la messa il reggente
stato eletto. Ogni cardinale potr tenere con s soltanto un cappellano e due
paggi o chierici a sua scelta. Tutti gli altri dovranno ritirarsi.
Guasconi e Provenzali erano non meno indignati degli Italiani.
un tradimento! grid il cardinale di Plagrue.
Il conte di Poitiers aveva giurato di non farci nemmeno entrare in clausura.
Solo a questa condizione noi accettammo di venire a Lione.
Il conte di Poitiers replic Giovanni di Forez impegnava allora la
parola del re di Francia. Ma oggi il re di Francia morto e io ho avuto
lincarico di farvi conoscere la parola del reggente.
Unindignazione unanime accolse queste parole. Piovevano da ogni parte
invettive in italiano, in francese e in provenzale. Il cardinale Duze si era rifugiato
in un confessionale, con la mano sul cuore, come se la sua vecchiaia non potesse
sopportare un simile affronto, e fingeva di protestare anche lui, con frasi appena
sussurrate. Arnaldo dAuch, il cardinale camerlengo, un prelato panciuto e
sanguigno, si accost al conte di Forez e proclam con voce minacciosa:
Messere, non possibile eleggere un papa in queste condizioni. Voi violate
la regola di Gregorio X, che obbliga il conclave a riunirsi nella citt dove
morto il papa.
Voi ceravate, Monsignori, due anni fa e ve ne siete allontanati senza aver
eletto un pontefice, cosa questa altrettanto contraria alla regola. Ma se per caso
desideraste tornare a Carpentras, noi potremmo accompagnarvi l sotto buona
scorta, in carrozze chiuse.
Noi non possiamo deliberare se costretti a riunirci dalle minacce!
per questo, Monsignore, che settecento soldati sono qui fuori per
proteggervi, settecento uomini, forniti dalle autorit cittadine, a garantire la
vostra sicurezza e il vostro isolamento come prescritto dalle regole. Messer
della Voulte, che qui vedete e che di Lione, responsabile di questa difesa. Il
reggente vi fa sapere che, se entro tre giorni non vi sarete messi daccordo,
mangerete soltanto una volta ogni ventiquattrore e, dopo nove giorni, sarete
trattati a pane e acqua come prescrive la regola di Gregorio. E se il digiuno
non sar sufficiente a illuminare le vostre menti, egli far distruggere il tetto,
lasciandovi in bala delle intemperie.
Brenger Frdol senior prese la parola.
Messere, sottoporci a un simile trattamento significa macchiarsi di omicidio:
esistono fra noi persone che non sono in grado di sopportarlo: per esempio
monsignor Duze, che sta male e avrebbe bisogno di cure.
Oh, certo mormor Duze con voce fioca. Non sar certo capace di
in un conclave, ed era per lui una fortunata combinazione poter tenere presso di
s un rappresentante dei banchieri lombardi.
Unora pi tardi rimanevano nella chiesa dei Domenicani soltanto novantasei
uomini, destinati a rimaner l finch ventiquattro di loro non si fossero messi
daccordo per sceglierne uno. Prima di andarsene i soldati avevano portato dentro
bracciate di paglia, gettate sul pavimento per servire da giaciglio ai pi potenti
prelati di questo mondo. E avevano anche portato bacili per toletta e grandi giare
dacqua. Intanto i muratori, sotto la stretta sorveglianza di Forez, avevano
terminato di murare lultima uscita, lasciando solo un piccolo vano quadrato, una
finestrella che avrebbe permesso il passaggio dei piatti ma non quello di un uomo.
Intorno alla chiesa i soldati montavano la guardia, schierati a tre tese luno
dallaltro, su due file, una delle quali appoggiata al muro con gli occhi rivolti verso
la citt, e laltra rivolta verso la chiesa, come a guardarne le vetrate.
Verso mezzogiorno il conte di Poitiers si mise in viaggio per Parigi. Conduceva
con s il delfino del Viennese e il piccolo delfinetto, che viveva ormai alla sua
corte per meglio familiarizzarsi con la fidanzatina appena cinquenne.
A quella stessa ora i cardinali ricevettero il primo pasto; ed essendo giorno di
magro non ebbero carne.
ancor prima dellalba. Egli teneva in mano una candela accesa; si era appena
alzato e indossava il suo miglior abito da cavallo.
Alzati, Maria disse. Partirai questa mattina. Pietro e io ti
accompagneremo.
La ragazza si lev a sedere sul letto.
Partire? Ma come? Devo partire proprio questa mattina?
La sua mente era ancora annebbiata dal sonno e i suoi grandi occhi azzurri
fissavano spauriti il fratello, senza capire. Istintivamente ella si rassett sulla spalla i
lunghi capelli di seta dai riflessi dorati.
Giovanni di Cressay contemplava con antipatia la sua bella sorella, come se
considerasse un peccato quella bellezza.
Raccogli la tua roba, non tornerai qui tanto presto.
Ma dove volete portarmi?
Lo vedrai.
Ma ieri ieri non mi avete detto nulla perch?
Avremmo dovuto darti il tempo di giocarci un altro tiro, secondo il tuo
stile? Su, sbrigati; dobbiamo metterci in viaggio prima che i servi possano
vederci. Ci hai gi coperti abbastanza di vergogna, senza che sia necessario
fornir loro altri motivi di pettegolezzo.
Maria non rispose. Da un mese i suoi familiari parlavano con lei soltanto su
questo tono. Ella dunque si alz, un po appesantita da una gravidanza di cinque
mesi, il cui peso, per quanto ancora leggero, non mancava mai di sorprenderla nel
momento di lasciare il letto. Alla luce della candela lasciata da Giovanni, la ragazza
si prepar, si lav la faccia e il petto e si annod i capelli. Ma si accorse che le
tremavano le mani. Dove lavrebbero portata? In quale convento? Si allacci al
collo il reliquiario che Guccio le aveva regalato dicendole che era un dono della
regina Clemenza.
Fino ad oggi pensava queste reliquie non mi hanno davvero protetta
molto. Forse non le ho sufficientemente pregate.
Infine Maria raccolse una veste, qualche sottoveste, un soprabito, e dei panni
per lavarsi.
Mettiti anche il mantello col cappuccio le ordin Giovanni, rientrando
nella sua camera.
Ma morir di caldo! disse Maria. un vestito da inverno!
Tua madre vuole che viaggi col viso coperto. Obbedisci e sbrigati!
In cortile laltro fratello, Pietro, stava sellando i cavalli.
Maria sapeva da tempo che questo giorno sarebbe arrivato; in un certo senso,
per quanta angoscia ella potesse sentire, non ne soffriva molto: era anzi giunta ad
augurarsi la partenza. Il pi triste convento sarebbe stato per lei pi sopportabile
che non i rimproveri e le lamentele che i suoi familiari quotidianamente le
ripetevano. Se non altro sarebbe rimasta sola con la propria sventura e non
avrebbe pi dovuto sentire le furibonde invettive di sua madre, costretta a letto da
unemorragia cerebrale subito dopo la scoperta dello scandalo, e pronta a maledire
la figlia tutte le volte che costei le portava una tisana. Dopo di che bisognava
mandar subito a chiamare il barbiere-chirurgo di Neauphle perch cavasse alla
corpulenta castellana una pinta di sangue annerito. In meno di due settimane,
donna Eliabel era gi stata salassata sei volte, ma queste cure non avevano
minimamente migliorato le sue condizioni di salute.
I due fratelli, e soprattutto Giovanni, trattavano Maria come una criminale. Oh,
certo, mille volte meglio il chiostro! Ma, costretta a vivere in clausura, avrebbe
mai potuto aver notizie di Guccio? Era questa la sua ossessione, la cosa che la
terrorizzava di pi nel suo incerto avvenire. I suoi fratelli le avevano detto che
Guccio si era rifugiato allestero.
Non vogliono confessarmelo pensava la ragazza ma lo hanno fatto
chiudere in prigione. Non possibile, non assolutamente possibile che egli mi
abbia abbandonata! E pu anche darsi che egli sia tornato a Neauphle per
liberarmi Per questo, hanno tanta fretta: vogliono portar via me e, dopo,
uccidere lui. Oh, avrei dovuto accettare di fuggire con lui! Non ho voluto
ascoltarlo, per non fare del male a mia madre e ai miei fratelli e, sperando di fare
del bene, sono soltanto riuscita a peggiorare ancor pi la situazione.
La sua fantasia le faceva prevedere le pi complicate catastrofi. In certi
momenti, si augurava perfino che Guccio fosse davvero fuggito, abbandonandola
al suo triste destino. Non avendo nessuno cui chiedere consiglio o almeno piet,
ella aveva come unica compagnia il figlio che stava per nascerle. Ma
evidentemente quella esistenza non poteva per ora esserle di grande aiuto, se non
per il coraggio che le ispirava.
Prima di partire Maria di Cressay domand se avrebbe potuto dire addio alla
madre. Pietro sal nella camera di donna Eliabel, ma ne usc accompagnato dagli
strilli della vedova, alla quale i salassi non avevano evidentemente tolto la potenza
vocale. E Maria cap linutilit della sua richiesta. Pietro torn a pian terreno con
aria triste e allargando le braccia in un gesto dimpotenza.
Mi ha detto che non ha pi figlie disse.
E ancora una volta Maria pens: Avrei fatto meglio a fuggire con Guccio.
stata tutta colpa mia; avrei dovuto seguirlo.
I due fratelli balzarono in sella e Giovanni di Cressay si prese in groppa la
sorella, poich il suo cavallo era il migliore, o meglio il meno peggiore, dei
due. Pietro montava invece quel puledro bolso, che faceva rumori di raspa con
le froge, sul quale un mese prima i due fratelli avevano fatto un ingresso
clamoroso nella capitale.
Maria diede un ultimo sguardo al maniero che non aveva mai lasciato da
quando era nata e che, nella penombra di unalba ancora incerta, era gi avvolto
nel confuso chiaroscuro del ricordo. Tutti i momenti della sua vita, da quando ella
aveva aperto gli occhi, si erano svolti fra quelle mura e in quel paesaggio; i suoi
giochi di bambina, la sorprendente scoperta di se stessi che tutti per proprio
conto fanno giorno dopo giorno linfinita variet delle erbe nei campi, la strana
forma dei fiori e la meravigliosa polvere che essi portano con s, la delicata
peluria sul ventre delle anitre, i riflessi del sole sullala delle libellule
Ella abbandonava qui le ore passate a vedersi crescere e a sentirsi sognare, tutti
i diversi aspetti del suo volto che ella aveva tante volte contemplato nelle acque
trasparenti della Mauldre, e quella grande gioia di vivere che aveva cos spesso
sentito quando, sdraiata in un prato, aveva cercato presagi nella forma delle nubi e
aveva immaginato Dio presente in fondo ai cieli Ella pass davanti alla cappella
dove riposava, sotto una lastra, il corpo di suo padre e dove un monaco italiano
laveva segretamente unita in matrimonio con Guccio.
Abbassa il cappuccio le ordin Giovanni.
Poi, oltrepassato il fiume, spron il cavallo ad accelerare landatura e subito
quello di Pietro incominci ad ansimare.
Giovanni, non andiamo un po troppo in fretta? domand Pietro,
indicando Maria con un cenno del capo.
Bah, il seme cattivo sempre quello piantato pi solidamente replic
cui laveva visto, egli veniva dInghilterra, dove aveva reso un servigio alla regina
Isabella. Era poi stato assente altre due volte e si era recato a Napoli al servizio
della regina Clemenza, che gli aveva regalato quel reliquiario di San Giovanni
Battista che lei, Maria, teneva sempre al collo. Chiamer nostro figlio Giovanni o
Giovanna e tutti penseranno che lo faccia per mio fratello maggiore.
Cos, se Guccio era rinchiuso in qualche posto, la causa doveva esserne ancora
una regina. Maria era stupita che fra tante potenti principesse, egli preferisse
ancora lei, povera ragazza di campagna. Ma Guccio viveva, Guccio lamava;
bastava questo perch ella ritrovasse la gioia di vivere e mangiasse con lappetito
di una ragazza di diciottanni in viaggio dallalba.
Tolomei, perfettamente a suo agio davanti ai pi nobili baroni, ai pari del
regno, ai legisti e agli arcivescovi, aveva da un pezzo perduto labitudine di parlare
alle donne, e soprattutto a una donna cos giovane. Cos chiacchieravano poco. Il
vecchio banchiere contemplava affascinato quella nipote che gli cadeva dal cielo e
che gli piaceva sempre pi man mano che la conosceva meglio. davvero un
peccato pensava metterla in un convento! Se Guccio non si fosse fatto
rinchiudere nel conclave, manderei volentieri questa bella ragazza a Lione. Ma
cos, che potrebbe fare, sola e senza appoggi? Tanto pi che, come stanno
andando le cose, i cardinali non sembrano aver molta fretta di decidere Potrei
anche tenerla qui con me e aspettare il ritorno di mio nipote. Mi piacerebbe
davvero! Ma no, non posso. Ho chiesto a Bouville di agire in suo favore e farei
una brutta figura se non tenessi conto della sua offerta, quando lui s dato
tanta pena per favorirmi. Tanto pi che la badessa cugina dei Cressay e a quei
balordi potrebbe venire in mente di chiederle notizie della sorella Su, cerchiamo
di non perdere la testa anche noi. La ragazza andr in convento
ma non per tutta la vita continu Tolomei a voce alta.
assolutamente escluso che voi dobbiate prendere il velo. Perci accettate di buon
animo questi pochi mesi di reclusione; vi prometto che, quando vostro figlio
sar nato, sistemer le cose in modo che voi possiate vivere felice con mio
nipote.
Maria gli prese la mano e laccost alle labbra, con un certo impaccio del
banchiere: egli non era abituato ad atti di bont e il suo mestiere ben raramente
favoriva gesti di gratitudine.
Devo ora affidarvi alle cure del conte di Bouville disse Tolomei.
La distanza fra la via dei Lombardi e il palazzo della Cit non era molta e
Maria la percorse accanto al banchiere, passando di meraviglia in stupore. Ella
non aveva mai visto una grande citt: il via-vai della gente sotto il sole di luglio, la
bellezza delle case, labbondanza delle botteghe, gli splendori delle vetrine degli
orefici, tutto lo spettacolo aveva per lei sapore di fiaba. Come sarebbe bello
pensava vivere qui, che uomo simpatico lo zio di Guccio, e come sono
contenta che egli voglia aiutarci! Oh, s, sapr certo sopportare di buon animo il
tempo che trascorrer in convento!
Intanto avevano superato il Pont-au-Change ed erano entrati nella galleria dei
Merciai, zeppa di banchi.
Tolomei, per la gioia di sentirsi ancora ringraziare e di vedere i bei denti di
Maria illuminati dal sorriso, non pot fare a meno di comperarle una borsa da
cintura ricamata di perline.
da parte di Guccio. pur necessario che io lo sostituisca in qualche cosa
le disse, mentre pensava che, se si fosse rivolto a un grossista, avrebbe potuto
avere lo stesso oggetto a met prezzo.
Salirono lo scalone del palazzo. Cos, per aver peccato con un giovane
Lombardo, Maria di Cressay faceva il suo ingresso nella dimora del re, privilegio
questo cui n i trecento anni di cavalleria, n i servigi resi alla monarchia sul
campo di battaglia, permettevano ai suoi familiari di pretendere.
Regnava nel palazzo un anarchico disordine e una confusa agitazione,
caratteristiche evidenti e costanti di un luogo abitato dal conte di Valois. Dopo
aver percorso gallerie, corridoi e saloni, Tolomei e Maria di Cressay, cui pareva di
diventare sempre pi piccola, giunsero in un settore pi appartato del palazzo,
precisamente dietro la Santa Cappella. Le finestre di quella stanza davano sulla
Senna e sullisolotto degli Ebrei. Una guardia di gentiluomini, armati di corazza,
sbarr loro il passaggio: nessuno poteva entrare negli appartamenti della regina
senza il permesso dei curatori. Cos, mentre qualcuno andava a chiamare il conte
di Bouville, Tolomei e Maria restarono in attesa accanto a una finestra.
Vedete disse il banchiere, mostrando lisola alla ragazza l che hanno
bruciato i Templari.
Il grosso Bouville arriv quasi subito, sempre vestito come se dovesse andare in
guerra, col pancione sobbalzante sotto la veste dacciaio e col passo deciso di chi
si prepara a sferrare un attacco. Egli ordin alle guardie di lasciar passare i due
visitatori, e invit costoro a seguirlo, prima in una sala dove il sire di Joinville
sonnecchiava seduto su una poltrona, mentre accanto a lui due scudieri giocavano
silenziosamente a scacchi, poi nellabitazione del conte di Bouville.
La signora Clemenza si ripresa? domand Tolomei a Bouville.
Piange meno replic il curatore o meglio, mostra un po meno le sue
lacrime. Si direbbe che le scorrano direttamente in gola. Ma ancora sconvolta.
E il caldo non giova certo alle sue condizioni: spesso soffre di svenimenti e di
capogiri.
E cos la regina di Francia qui accanto pensava Maria con grande
curiosit. Chiss se mi presenteranno a lei? E se oser parlarle di Guccio?
Ella assistette poi a una lunga conversazione, di cui peraltro comprese ben
poco, fra il banchiere e lex-gran ciambellano. Ogni tanto essi abbassavano la voce
o si allontanavano di qualche passo, e Maria si guardava bene dallascoltare le loro
parole.
Per lindomani era previsto larrivo da Lione del conte di Poitiers. Bouville, che
si era tanto augurato il suo ritorno, ora non sapeva pi se questa notizia doveva
essere considerata buona o cattiva. Infatti monsignor di Valois aveva deciso di
muovere incontro a Filippo insieme al conte della Marche, e il grosso dignitario
mostr a Tolomei i preparativi per la partenza che si stavano facendo in cortile.
Dal canto suo il duca di Borgogna, trasferitosi a Parigi, aveva affidato ad alcuni
gentiluomini del suo seguito la custodia della nipote, la piccola Giovanna di
Navarra. Le casse del Tesoro erano praticamente vuote, e la citt covava una
minacciosa rivolta. Questa rivalit fra i reggenti preannunciava le pi terribili
catastrofi.
Secondo Bouville la soluzione migliore sarebbe stata quella di nominare
reggente la regina Clemenza e di metterle a fianco un consiglio della corona
composto da Valois, Poitiers e dal duca di Borgogna.
Per quanto gli avvenimenti politici in corso attirassero parecchio la sua
attenzione, Tolomei tent pi volte di portare Bouville sullargomento che gli
stava maggiormente a cuore.
Certo, certo, provvederemo noi a questa damigella rispondeva Bouville;
ma subito riprendeva a parlare delle cose che lo preoccupavano.
Tolomei aveva notizie da Lione? Il ciambellano aveva preso familiarmente il
banchiere sottobraccio e gli parlava con molta confidenza. Come? Guccio era
chiuso nel conclave con Duze? Ah, che giovanotto in gamba! E Tolomei riteneva
di poter comunicare con il nipote? Se mai ne avesse avuto notizie o se fosse stato
in grado di fargliene pervenire, doveva farglielo sapere: Guccio poteva essere un
preziosissimo intermediario. In quanto a Maria
Ma s, ma s disse il curatore. Mia moglie, che donna di gran senno
e di notevole senso pratico ha gi provveduto per lei. Potete stare tranquillo.
Mandarono a chiamare la signora Bouville, una donnina magra, autoritaria, col
viso solcato da lunghe rughe verticali e con le mani sottili in continuo movimento.
Maria, che finora, fra il grosso Bouville e il grosso Tolomei, si era sentita al
intendeva trascorrere la notte: era lultima sosta prima di raggiungere Parigi. Stava
finendo di cenare in compagnia del delfino del Viennese, del conte di Savoia e
degli altri membri della sua numerosa scorta, quando gli annunciarono larrivo
dello zio, conte di Valois, del fratello, conte della Marche, e del cugino Saint Pol.
Fateli entrare disse Filippo di Poitiers; fateli entrare subito.
Ma non and incontro allo zio. E, quando costui apparve col solito passo
marziale, testa eretta e abiti impolverati, Filippo si limit ad alzarsi e rimase in
attesa, senza accennare al pi piccolo movimento verso di lui. Valois, leggermente
sconcertato, si ferm per qualche secondo sulla soglia a guardarsi in giro e,
siccome Filippo non dava segno di volersi muovere, fu costretto a venire avanti
lui. Nessuno dei presenti aveva aperto bocca. Poi il conte di Poitiers, quando lo
zio gli fu abbastanza vicino, lo prese per le spalle e lo baci sulle guance, gesto
questo che poteva anche sembrare lomaggio di un devoto nipote, ma che,
venendo da una persona che non si era mossa dalla propria posizione, pareva
piuttosto un atto da re.
Questo comportamento del fratello irrit moltissimo Carlo della Marche, che
pens: Abbiamo dunque fatto un viaggio cos lungo per ricevere una simile
accoglienza? In fondo, io ho gli stessi diritti di Filippo: perch dunque si permette
di trattarci con tanto sussiego?
Unespressione di corruccio e di invidia deformava un poco quel bel volto dai
lineamenti regolari ma del tutto privo di intelligenza.
Filippo tese anche a lui le braccia e La Marche non pot fare a meno di
scambiare un rapido abbraccio col fratello. Tuttavia, per darsi importanza e tentare
anche lui di mostrare una certa autorit, aggiunse subito, indicando Valois:
Filippo, voi vedete qui nostro zio, il pi anziano della famiglia. Noi siamo
lieti che voi siate daccordo con lui e che lasciate a lui il governo del regno.
radevano, Filippo di Poitiers si ricord che in quella stessa camera, presente tutta
la corte, suo padre morente aveva dato a Luigi un consiglio di cui il Testardo si
era ben guardato dal tener conto: Cercate di considerare, Luigi, cosa significhi
essere il re di Francia. E di conoscere al pi presto le condizioni del vostro
regno.
Verso mezzanotte, Adamo Hron venne a comunicargli che i cavalli erano
pronti. E il conte di Poitiers usci da quella stanza con la sensazione che gli ultimi
venti mesi non fossero mai esistiti e che lui avesse preso il potere qual era alla
morte di suo padre, come raccogliendone direttamente la successione.
La luna illuminava la strada. La stellata notte di luglio era simile al mantello
della Santa Vergine. La foresta odorava di muschio, di terra e di felci, e viveva dei
fremiti nascosti degli animali. Filippo di Poitiers era in sella a un ottimo cavallo, il
cui passo possente gli era molto gradito. Laria fresca gli sferzava le guance, rese
particolarmente sensibili dallopera del barbiere. Sarebbe un peccato pensava
se un paese cos bello dovesse rimanere in mani cos indegne.
La piccola comitiva balz fuori dalla foresta, attravers al galoppo Ponthierry e
si ferm allalba nei pressi dEssonnes. per far riposare i cavalli e consumare uno
spuntino. Filippo divor questo pasto seduto su un paracarro. Sembrava felice:
aveva solo ventitr anni e stava compiendo una impresa che pareva quasi una
conquista. Parlava ai suoi compagni davventura con allegro cameratismo. E
questa allegria, in lui poco abituale, gli guadagn lentusiasmo dei suoi uomini.
Arriv alle porte di Parigi fra la prima e la terza ora, mentre suonavano le
campane dei conventi vicini. Trov qui Luigi dEvreux e Gaucher di Chtillon
che lo stavano aspettando.
Il connestabile sembrava molto nervoso e invit il conte di Poitiers a recarsi
subito al Louvre.
E perch non potrei andare immediatamente al palazzo della Cit?
domand Filippo.
Perch i messeri di Valois e della Marche lo hanno fatto presidiare dai loro
soldati. Al Louvre troverete invece le truppe regie che sono tutte a me fedeli,
cio a voi, insieme ai balestrieri di messer di Galard per indispensabile
agire con rapidit e con decisione aggiunse il connestabile, prima che
tornino a Parigi i due Carli. A un vostro ordine, Monsignore, sono pronto a
espugnare il palazzo.
Filippo sapeva che i minuti erano preziosi, ma calcolava di avere sei o sette ore
di vantaggio su Valois.
Non voglio far nulla che non sia preventivamente approvato dai borghesi e
aveva riunito al Louvre e si diresse verso la Cit. Intanto aveva mandato il bargello
a prendere, nel quartiere del Tempio, i migliori carpentieri e i pi abili magnani.
Le porte del palazzo erano chiuse. Gaucher, che aveva accanto a s il gran
maestro dei balestrieri, ordin che gli venisse aperto. Lufficiale di guardia,
comparendo da una finestra sopra la porta principale, rispose di non poter
obbedire senza lautorizzazione del conte di Valois o del conte della Marche.
Dovrete aprirmi lo stesso replic il connestabile.
Io devo entrare e sistemare il palazzo in modo che possa ricevere il reggente.
Non ci possibile, vi ripeto.
Gaucher di Chtillon si alz sul proprio cavallo.
E allora, ci penseremo noi ad aprire disse.
E fece segno a messer Pietro del Tempio, carpentiere del re, di avvicinarsi.
Costui era accompagnato dai suoi operai armati di seghe, di pinze e di grosse leve
di ferro. Intanto i balestrieri, infilando il piede in una sorta di staffa collocata a un
capo dellarco, tendevano le armi, incoccavano le frecce e si sistemavano in modo
da poter mirare sui merli e sulle finestre. Arcieri e picchieri, accostando i loro
scudi, venivano a formare unenorme corazza intorno e al di sopra dei carpentieri.
Nelle strade adiacenti, monelli e sfaccendati si erano raccolti a rispettosa distanza,
per assistere allassedio. Era quella una bella e imprevista distrazione, nonch un
tema di conversazione per i prossimi giorni.
Finalmente Gaucher, con la voce usata sui campi di battaglia, url attraverso la
visiera sollevata del suo casco:
Messeri che siete rinchiusi allinterno del palazzo, carpentieri e magnani
stanno facendo saltare le porte. E i balestrieri di messer di Galard circondano il
palazzo da ogni parte. Nessuno dunque potr fuggire. Per lultima volta vi
invito ad aprirci la porta. Se non obbedirete, finirete con la testa tagliata, per
quanto nobili voi siate. Il reggente ha dato ordine di agire col massimo rigore.
E riabbass la visiera, con laria di chi consideri superflua ogni ulteriore
discussione.
Allinterno queste parole dovevano aver provocato un certo panico, perch, non
appena gli operai ebbero infilato le leve sotto le porte, queste si aprirono da sole.
La guarnigione del conte di Valois si arrendeva.
Era tempo di venire a una saggia decisione, messeri disse il connestabile
assumendo il comando del palazzo.
Tornate alle vostre abitazioni o alle residenze dei vostri padroni. Nessun
assembramento, e non vi verr fatto alcun male.
Unora dopo Filippo di Poitiers entrava negli appartamenti reali, e prendeva le
prime misure di sicurezza. Il cortile del palazzo, abitualmente aperto alla folla,
venne chiuso e sorvegliato da guardie armate, mentre i visitatori venivano lasciati
passare soltanto dopo un attento esame. I merciai, che erano autorizzati a tener
bottega sotto la grande galleria, furono pregati di interrompere per il momento i
loro commerci.
Cos, quando i conti di Valois e della Marche arrivarono a Parigi, capirono di
aver perduto la partita e non avendo altra scelta, corsero al palazzo per negoziare
la resa. Qui, accanto al conte di Poitiers, videro un gran numero di nobili, di
borghesi e di ecclesiastici, compreso larcivescovo Giovanni di Marigny, sempre
pronto a schierarsi con il pi forte.
Non durer. Evidentemente non molto sicuro di se stesso se si sente
costretto a cercare appoggi fra gli uomini del volgo mormor Valois a
Carlo della Marche, notando indispettito la presenza di Coquatrix, di Gentien e
di altri dignitari borghesi.
Nondimeno cerc di darsi un contegno, prima di accostarsi al nipote e
chiedergli scusa per lincidente di quella mattina.
I miei scudieri di guardia non sapevano. Avevano ricevuto consegne
severe a protezione della regina Clemenza
Si aspettava violenti rimbrotti e quasi se li sarebbe augurati: sarebbe stato un
eccellente pretesto per entrare in aperto conflitto con Filippo. Ma costui non volle
offrirgli il vantaggio di una lite e replic con lo stesso tono:
Ho dovuto agire cos, zio, con mio gran dispiacere, per prevenire le mene
del duca di Borgogna, al quale la vostra partenza aveva lasciato a Parigi piena
libert dazione. Ne avevo avuto notizia la notte scorsa a Fontainebleau e non
ho voluto svegliarvi.
Valois, per rendere meno amara la propria sconfitta, finse di accettare questa
spiegazione e si sforz di far buon viso al connestabile, bench, secondo lui, fosse
questi il vero ispiratore della macchinazione.
Carlo della Marche, meno abile a dissimulare, teneva i denti stretti.
Fu allora che il conte dEvreux fece la proposta precedentemente concertata con
Filippo: mentre costui fingeva di discutere questioni di servizio con il connestabile
e con Mille di Noyers in un angolo della sala, Luigi dEvreux disse:
Miei nobili signori, e voi tutti, Messeri, io vi consigli per il bene del regno e
per evitare disordini forieri di luttuose conseguenze, di acconsentire a che il
nostro amatissimo nipote Filippo prenda le redini del governo, con
lapprovazione di noi tutti, e che adempia alle funzioni di re in nome del suo
futuro nipote, se Dio far alla regina Clemenza la grazia di un figlio; consiglio
anche che unassemblea delle pi alte personalit del regno sia al pi presto
convocata, con i pari e i baroni, ad approvare la nostra decisione e a giurare
fedelt al reggente.
Era questo lesatto corrispettivo della dichiarazione fatta il giorno prima da
Carlo della Marche appena arrivato a Fontainebleau. Ma stavolta la scena era stata
preparata da registi pi abili. E, trascinati dagli applausi dei fedeli del conte di
Poitiers, tutti i presenti approvarono per acclamazione. Subito Luigi dEvreux,
ripetendo il gesto compiuto a Lione dal conte di Forez, venne a mettere le proprie
mani in quelle di Filippo.
Vi giuro fedelt, nipote disse, piegando il ginocchio.
Filippo lo fece rialzare e, abbracciandolo, gli mormor allorecchio:
Tutto procede a meraviglia; mille grazie, zio.
Carlo della Marche, irritatissimo per il successo del fratello, borbott:
Il re Crede proprio di essere il re
Intanto Luigi dEvreux si era voltato verso Carlo di Valois, per dirgli:
Perdonatemi, fratello, per non aver tenuto conto della vostra anzianit.
A Valois dunque non rimase che obbedire. Si accost a mani tese, ma il conte
di Poitiers finse di non accorgersene.
Mi farete il favore, zio disse di partecipare alle riunioni del mio
consiglio.
Valois impallid. Ancora il giorno prima firmava lui i decreti e li sigillava col
proprio sigillo; e oggi gli si offriva come un onore un posto che gi gli spettava
di diritto.
Dovrete consegnarci anche le chiavi del Tesoro aggiunse Filippo
abbassando la voce. So bene che non c dentro che aria. Ma non vorrei che
sparisse anche quella.
Valois voleva rifiutare: praticamente il nipote gli stava chiedendo di rinunciare a
tutti i suoi privilegi.
Nipote rispose non mi possibile. Devo far sistemare i conti.
Ci tenete davvero molto, zio, a mettere in ordine quei conti? domand
Filippo con una punta di ironia. Perch in questo caso saremmo costretti a
prenderli in esame tutti, ivi compresa la gestione dei beni confiscati a
Enguerrand di Marigny. Vi preghiamo perci di consegnarci le chiavi, in
cambio di che vi dispensiamo dal presentare i conti.
Valois cap la minaccia.
Daccordo, nipote disse in fretta. Vi far consegnare subito le chiavi
del Tesoro.
Soltanto allora Filippo tese le mani per ricevere lomaggio del suo pi potente
rivale.
Infine gli si avvicin il connestabile di Francia.
E ora, Gaucher gli sussurr Filippo, dovremo occuparci del
Borgognone.
vittoria, rapida, clamorosa e inattesa, ma sapeva bene che i suoi avversari non si
sarebbero arresi facilmente.
Non appena monsignor di Valois gli ebbe prestato un giuramento pi enfatico
che convinto, Filippo attravers il palazzo per andare a salutare la cognata
Clemenza. Erano con lui Anseau di Joinville e la contessa Mahaut. Ugo di
Bouville, vedendo il reggente, scoppi a piangere, chinandosi per baciargli le
mani. Lex-gran ciambellano, bench membro della Camera dei pari, non aveva
assistito alla seduta del pomeriggio, preferendo trascorrere anche quelle ore al
proprio posto, cio accanto alla regina. Lassalto al palazzo, condotto dal
connestabile, il disorientamento e la fuga degli uomini del conte di Valois, avevano
sottoposto i suoi nervi a una dura prova!
Vi prego, Monsignore, di perdonare questa mia debolezza che soltanto la
gioia di rivedervi disse bagnando di lacrime le dita del reggente.
Ma vi pare, amico mio replic Filippo fate pure.
Il vecchio Joinville non riconobbe il conte di Poitiers. E del resto non
riconobbe neppure suo figlio; non solo, ma quando gli venne spiegato chi erano
questi nuovi arrivati, egli confuse uno con laltro e sinchin cerimoniosamente
davanti ad Anseau.
Bouville apr la porta della camera della regina. Ma, vedendo che Mahaut si
avviava a seguire Filippo, il curatore ritrov la propria energia ed esclam:
Soltanto voi, Monsignore, soltanto voi!
E sbatt la porta in faccia alla contessa.
La regina Clemenza era pallida, stanca ed evidentemente lontana dalle
preoccupazioni che agitavano la corte e il popolo di Parigi. E, mentre il conte di
Poitiers le si accostava con le mani tese, ella non pot fare a meno di pensare: Se
avessi sposato lui, oggi non sarei vedova. Perch Luigi? E perch non Filippo?
Ella avrebbe voluto non farsi domande che le sembravano dei rimproveri
allOnnipotente. Ma nulla, nemmeno la fede, poteva impedire a quella vedova di
ventitr anni, di chiedersi per quale ragione gli altri uomini, gli altri mariti fossero
ancora vivi!
Filippo le fece sapere di essere ora lui il reggente e le garant la sua completa
devozione.
Oh, s, fratello mio, oh, s! mormor lei aiutatemi!
E intendeva dire, senza per saperlo esprimere in parole:
Aiutatemi a vivere, aiutatemi a lottare contro la disperazione, aiutatemi a mettere
al mondo questa nuova vita, che ormai il solo compito della mia esistenza.
Perch aggiunse invece nostro zio Valois mi ha fatto lasciare, quasi di
forza, la mia casa di Vincennes? Luigi me ne aveva fatto dono con le sue
ultime parole.
Volete dunque ritornarvi? domand Poitiers.
il mio solo desiderio, fratello. L potrei sentirmi pi forte. E mio figlio
nascerebbe pi vicino allanima di suo padre, al luogo dove lui morto.
Filippo non prendeva mai una decisione, anche la meno importante, troppo
alla leggera. Perci distolse lo sguardo dai veli bianchi che circondavano il viso di
Clemenza e osserv oltre la finestra la guglia della Santa Cappella, le cui linee la
sua miopia gli permetteva di scorgere soltanto in modo incerto e confuso, come
una grande asta di pietra e doro, sulla cui vetta pareva disegnarsi il giglio regale.
Se le do questa soddisfazione pensava il reggente ella me ne sar grata,
mi considerer il suo protettore e si rimetter interamente alle mie decisioni. E del
resto i miei avversari a Vincennes potranno agire su di lei assai meno facilmente,
per servirsene contro di me. Anche se, nelle condizioni attuali, ella non pu
essere di grande aiuto a nessuno.
Io intendo, sorella rispose soddisfare a tutti i vostri desideri; non
appena lassemblea degli alti dignitari mi avr confermato nella carica di
reggente, la mia prima preoccupazione sar quella di riaccompagnarvi a
Vincennes. Oggi luned e lassemblea si terr certamente venerd. Domenica
prossima, potrete, io credo, sentire la Messa nella vostra casa.
Lo sapevo, Filippo, che voi eravate un amorevole fratello. Il vostro ritorno
la prima consolazione che Dio mi abbia procurato.
Uscito dallappartamento della regina, Filippo ritrov la suocera che lo stava
aspettando. Ella aveva avuto un vivace battibecco con Bouville e ora percorreva
con i suoi grandi passi da uomo i pavimenti della galleria, sotto lo sguardo
diffidente degli scudieri di guardia.
abitare col marito nei suoi appartamenti. Filippo invece non condivideva
lopinione della suocera e preferiva che Giovanna restasse a palazzo Artois. A
sostegno di questa decisione egli enumerava parecchi motivi, di per se stessi
eccellenti ma non tali da svelare le sue reali intenzioni n talmente solidi da poter
convincere Mahaut.
Il palazzo avrebbe potuto essere presto teatro di vivaci assemblee e di tumulti assai
poco indicati per una partoriente e, del resto, Filippo pensava che sarebbe stato
meglio aspettare il ritorno a Vincennes di Clemenza, prima di far venire Giovanna
a palazzo reale.
Ma guardate in che condizioni , Filippo! esclam Mahaut. Domani
forse non sar pi in grado di muoversi. Non preferireste anche voi che vostro
figlio nascesse a palazzo?
proprio questo, invece, che vorrei evitare.
E allora non vi capisco, figlio mio replic la contessa dArtois alzando le
spalle.
Filippo non aveva voglia di discutere. Non dormiva da trentasei ore, la notte
prima aveva percorso ben quindici leghe a cavallo e aveva avuto poi la giornata
pi difficile e pi movimentata della sua vita. Si sentiva la barba lunga e le
palpebre pesanti, vicinissime a chiudersi. Ma era deciso a non cedere. Il mio letto
pensava. Voglio che mi obbediscano e che mi permettano di andarmene a
letto.
Sentiamo allora cosa ne dice Giovanna. Cosa preferite voi, mia cara?
domand poi, certo della docilit di sua moglie.
Mahaut era donna dintelligenza virile e di virile determinatezza, continuamente
preoccupata di affermare il prestigio della propria schiatta. Giovanna, invece,
dotata di assai diverso carattere, era abituata dal destino a non trovarsi mai in
primissimo piano. Gi fidanzata al Testardo per essere poi data, in una sorta di
scambio, al secondo figlio di Filippo il Bello, ella era dunque passata accanto alle
corone di Francia e Navarra. Nello scandalo della Torre di Nesle ella aveva s
favorito gli amori delle cognate e rasentato ladulterio, ma non vi era caduta; e nel
castigo, la reclusione a vita le era stata risparmiata. Aveva dunque partecipato a
tutti i drammi senza mai entrarvi da protagonista. Forse pi per una
preoccupazione di eleganza che per scrupoli morali, Giovanna era decisamente
contraria a ogni eccesso, e lanno trascorso nella fortezza di Dourdan aveva
rinforzato la sua prudenza. Donna intelligente, abile e sensibile, ella sapeva
adoperare alla perfezione unarma prettamente femminile: larrendevolezza.
Comprendendo che linsistenza di Filippo doveva avere solide ragioni, ella fece
venerd.
Ostinato e misogino come ogni militare che si rispetti, il connestabile,
irrigidendo le mascelle e raggrinzando quegli occhietti da testuggine, cos
continu:
In verit, sarebbe davvero pazzia permettere a una donna di salire sul trono!
Ve limmaginate voi una dama o una damigella comandare gli eserciti, lei,
impura ogni mese e gravida ogni anno? E tener testa ai vassalli, quando non
neppure capace di far tacere i propri impulsi naturali? No, io non accetter mai
una tal soluzione, e preferirei, in un caso del genere, restituire la mia spada.
Messeri, ascoltate queste parole: la Francia un paese troppo nobile per finire
in mano a una donna, per essere sottomesso a una femmina. I gigli non filano!
Questultima formula, anche se non le fu dato immediatamente grande rilievo,
impression molto tutti i presenti e venne largamente sfruttata in futuro18.
Filippo di Poitiers fin per approvare una dichiarazione piuttosto tortuosa, che
rimandava qualunque decisione a data da destinarsi.
Facciamo in modo disse di impostare il problema, ma senza proporre
alcuna soluzione. E confondiamo un poco le cose, in modo che ciascuno possa
vedervi apparentemente favoriti i propri interessi.
Se dunque la regina Clemenza avesse partorito una figlia, Filippo avrebbe
tenuto la reggenza fino alla maggiore et di Giovanna, la prima delle sue nipoti.
Soltanto allora si sarebbe deciso a chi affidare la corona, o ad ambedue le
principesse assegnando a una la Francia e allaltra la Navarra, o a una di loro, che
avrebbe cos conservato ambedue i regni, o a nessuna, nel caso che ambedue le
principesse avessero rinunciato ai propri diritti o che lassemblea dei pari avesse
stabilito che le donne non possono regnare sulla Francia. In questo caso la corona
sarebbe spettata al pi prossimo parente maschio dellultimo re e cio a Filippo.
Cos per la prima volta egli presentava ufficialmente la propria candidatura,
sottomettendola per a tanti preliminari, da apparire praticamente come
uneventuale soluzione di compromesso e darbitrato.
Questo regolamento, sottoposto a ognuno dei pi influenti baroni del partito di
Filippo, ricevette unanimi approvazioni.
Soltanto Mahaut si mostr stranamente reticente davanti a un progetto che, in
effetti, preparava lascesa di suo genero e di sua figlia al trono di Francia. Cera
qualcosa in quel documento che non le piaceva.
Non potreste dire semplicemente disse se le due principesse
rinunciassero ai propri diritti evitando cos di lasciar decidere allassemblea
dei pari se le donne sono o no in grado di regnare?
della famiglia reale che, nonostante le guerre, avesse mantenuto rapporti con il
conte di Fiandra. E, avendo combattuto per il papato romano, egli godeva della
fiducia dei cardinali italiani, senza i quali non sarebbe mai stato possibile
nominare un papa, nemmeno adottando vergognosi sistemi come quello di tener
prigioniero lintero conclave. Gli ex-Templari, infine, si sarebbero ricordati che lui
si era sempre opposto alla soppressione dellOrdine e, cos, anche su questo
problema, lex-imperatore di Costantinopoli avrebbe potuto essere molto utile al
regno.
Filippo, informato di questa campagna propagandistica, incaric i suoi familiari
di rispondere che era ben strano vedere lo zio del re che, per sostenere la propria
candidatura, cercava appoggio nei suoi rapporti damicizia con i principali nemici
del regno. Insomma, chi avesse voluto vedere il papa a Roma e la Francia
suddivisa fra Angioini, Fiamminghi e il risorto ordine del Tempio, non avrebbe
dovuto che offrire la corona al conte di Valois.
Queste cose succedevano prima del venerd prescelto per la riunione
dellassemblea. Avanti lalba del giorno fissato, Beatrice dHirson si present a
palazzo e fu subito fatta passare nella camera del conte di Poitiers. La ragazza
ansimava un poco, essendo arrivata di corsa da via Mauconseil. Filippo si lev a
sedere.
Maschio? domand.
Maschio, Monsignore, e molto ben fatto replic ammiccando Beatrice.
Filippo si vest in fretta e si precipit a palazzo Artois.
Le porte! Le porte! Che le porte restino chiuse! disse appena entrato in
casa. I miei ordini sono stati eseguiti?
Soltanto Beatrice uscita di qui? E allora, bisogna che nessun altro possa
uscire in tutta la giornata.
E infil di corsa la scala. Aveva completamente perduto quella rigidezza e
quella compostezza che erano generalmente parte integrante del suo personaggio.
La camera del parto era stata riccamente adornata, secondo le usanze delle
famiglie principesche. Arazzi dalto liccio, decorati di piante e di pappagalli, quei
begli arazzi dArtois di cui la contessa Mahaut era cos fiera, ricoprivano le pareti.
Il pavimento era cosparso di fiori, giaggioli, rose e margherite, che venivano
calpestati da tutti i presenti. La puerpera, pallidissima, con gli occhi lucidi e il viso
ancora atteggiato a unespressione di sofferenza, riposava in un grande letto
circondato da cortine di seta, sotto bianche lenzuola che scendevano a terra per la
lunghezza di unauna20. Nella stessa stanza cerano altri due lettini, circondati
anchessi da tende di seta e destinati il primo alla levatrice giurata e il secondo alla
bambinaia di turno.
Il giovane reggente si diresse immediatamente verso la culla e si chin
profondamente per meglio vedere quel bimbo che da lui era nato. Bruttissimo
eppure commovente, come ogni essere alle prime ore di vita, arrossato e rugoso,
con occhi cisposi, labbra bavose, e un piccolissimo ciuffo di capelli biondi sulla
punta di un cranio pelato, linfante dormiva ancora del suo sonno dembrione e,
in quelle fasce che lo avvolgevano strettamente fino alle spalle, sembrava una
minuscola mummia.
Eccolo qui, il mio piccolo Filippo21, che io ho tanto desiderato e che sembra
arrivato in un momento cosi propizio disse il conte di Poitiers.
Soltanto allora egli si accost alla moglie, la baci sulle guance e le disse con
profonda gratitudine:
Grazie infinite, mia cara, grazie infinite. Voi mi avete dato una grande gioia
e siete riuscita a cancellare definitivamente dalla mia mente il ricordo dei nostri
passati dissensi.
Giovanna prese la mano del marito, se la port alle labbra e se la pass sul viso.
Dio ci ha benedetti, Filippo mormor. Dio ha benedetto il nostro
incontro dello scorso autunno.
Ella portava ancora le collane di corallo.
La contessa Mahaut, con le maniche rimboccate su avambraccia fittamente
pelose, assisteva alla scena da trionfatrice. E si batt con energia un colpo sul
ventre.
Eh, figlio mio! disse. Cosa vi avevo detto? Sono ventri fecondi quelli
dArtois e di Borgogna!
Ne parlava come dei pregi di una cavalla di razza.
Filippo si era riavvicinato alla culla.
Non sarebbe possibile togliergli queste bende? domand. Vorrei
poterlo vedere meglio!
Monsignore rispose la levatrice, non sarebbe consigliabile. Le membra
dei neonati sono molto sottili e devono rimanere legate il pi possibile per
rinforzarsi e per non torcersi. Ma non abbiate paura, Monsignore, lo abbiamo
unto con sale e miele e avvolto di rose macinate per togliergli di dosso quel
liquido viscoso. Inoltre abbiamo passato allinterno della sua bocca un dito
intriso di miele per dargli appetito e per rendere pi dolce il suo cibo.
Insomma, potete esser certo che abbiamo gran cura di lui.
E anche della vostra Giovanna, figlio mio aggiunse Mahaut. Lho fatta
ungere con unguento mescolato con sterco di lepre per restringerle il ventre
il cugino Eudes di Borgogna, sistemato in modo che lui poteva sempre seguirlo
con gli occhi e per di pi affiancato dalla contessa Mahaut e dal delfino del
Viennese.
Filippo sapeva infatti che il duca avrebbe parlato in nome della madre, la
duchessa Agnese, cui il fatto di essere lultima figlia di Luigi IX conferiva, anche
se lontana, un enorme prestigio fra quei baroni. Tutto ci che era legato al
ricordo del re santificato, del difensore della cristianit, delleroe di Tunisi, tutto
ci che la sua mano aveva accarezzato, era indiscusso oggetto di venerazione; tutte
le persone ancor vive che lo avevano visto, che avevano udito le sue parole o
erano state fatte segno del suo affetto, assumevano immediatamente dignit di
personaggi sacri.
Sarebbe perci bastato a Eudes di Borgogna dire: Mia madre, figlia di messer
san Luigi, che la bened sulla fronte prima di andare a morire fra gli infedeli
per commuovere tutti i presenti.
Cos, per sventare questo pericolo, Filippo aveva fatto comparire a proprio
vantaggio unaltra figura suggestiva e del tutto inattesa: Roberto di Clermont,
laltro superstite fra gli undici figli del santo, il sesto, lultimo dei maschi. Visto che
era necessaria la cauzione di San Luigi, il conte di Poitiers si era affrettato a
procurarsela.
La presenza di Roberto, conte di Clermont, aveva qualcosa di miracoloso,
anche perch lultima delle sue scarse comparse a corte risaliva a pi di cinque
anni prima; quasi nessuno ricordava pi che egli fosse ancora vivo e chi
accennava a lui lo faceva soltanto a bassa voce.
Il prozio Roberto era pazzo da quando, appena ventiquattrenne, aveva ricevuto
un colpo di mazza sulla testa. Si trattava di una forma di pazzia furiosa ma
saltuaria, con lunghi periodi di serenit che avevano permesso a Filippo il Bello di
servirsi talvolta di lui per missioni a carattere decorativo. Il conte di Clermont non
era infatti pericoloso per quello che diceva, anche perch parlava pochissimo, ma
per quello che poteva fare. Le sue crisi scoppiavano infatti improvvise e lo
scagliavano, con la spada in pugno, contro i suoi familiari, animato da un odio
violento e da unatroce furia omicida23. Era allora un ben penoso spettacolo vedere
un signore di cos nobile schiatta e di cos bella apparenza (a sessantadue anni
egli aveva ancora un aspetto maestoso) spaccare i mobili, tagliare a pezzi gli arazzi
e inseguire le donne di servizio, scambiandole per i suoi avversari di torneo.
Il conte di Poitiers lo aveva fatto sedere sullaltro lato della predella, proprio di
fronte al duca di Borgogna e nelle immediate vicinanze di una porta. Due
colossali scudieri stavano poco distanti, pronti a bloccarlo al minimo allarme. Ed
egli volgeva intorno uno sguardo sprezzante, assente e annoiato, che sostava ogni
tanto su un viso con la dolorosa inquietudine provocata da un ricordo troppo
confuso, per spegnersi poi quasi subito. Tutti lo guardavano e si sentivano un po
a disagio.
Accanto al demente sedeva suo figlio, Luigi I di Borbone, che era zoppo, cosa
che gli aveva impedito di attaccare in battaglia, ma non di fuggire, come aveva
dimostrato a Courtrai. Sciamannato, vigliacco e storpio, Borbone aveva per il
cervello lucido, e lo aveva dimostrato anche stavolta schierandosi dalla parte di
Filippo di Poitiers.
Da questo mirabile ceppo, debole nella testa e nelle gambe, doveva aver origine
la lunga schiatta dei Borboni.
Cos, in questa assemblea del 16 luglio 1316 si trovarono riuniti i tre rami
capetingi che dovevano regnare sulla Francia nei cinque secoli seguenti. Le tre
dinastie stavano luna di fronte allaltra, chi ormai alla fine, chi ancora allinizio:
quella dei Capetingi diretti, che si sarebbe presto estinta con Filippo di Poitiers e
con Carlo della Marche; quella dei Valois, che le sarebbe succeduta con il figlio di
Carlo e che avrebbe portato sul trono tredici re; e quella dei Borboni, che sarebbe
salita al trono soltanto allestinzione dei Valois, quando ancora una volta sarebbe
stato necessario risalire alla discendenza di san Luigi per scegliere il nuovo
monarca. E ogni rottura di dinastia sarebbe stata accompagnata da guerre
spossanti e disastrose.
Per una combinazione, come sempre sbalorditiva, fra le azioni degli uomini e
gli imprevisti del destino, la storia della monarchia francese, con le sue grandezze
e le sue tragedie, doveva partire proprio da quelle norme di successione che
messer Mille di Noyers, legista, stava allora finendo di leggere.
Allineati sulle panche o appoggiati ai muri, i baroni, i prelati, i dottori del
parlamento e i delegati della borghesia parigina avevano ascoltato con attenzione.
Io ho un figlio; ho un figlio ed essi lo sapranno soltanto domani pensava il
conte di Poitiers, convinto di aver lavorato soltanto per se stesso e per il proprio
rampollo. E si prepar a sostenere linevitabile attacco del duca di Borgogna.
Lassalto venne invece da unaltra parte.
Cera un uomo, fra i presenti a questa assemblea, che niente poteva mettere a
tacere, un uomo che non dava importanza al denaro col quale era stato pagato il
suo appoggio, che non si lasciava impressionare dalla nobilt del sangue essendo
egli di grandissima famiglia, e che non cedeva alla forza fisica, potendo con le sue
sole braccia mettere a terra un cavallo; un uomo sul quale nessun intrigo poteva
far presa se non quelli che egli stesso architettava, e sul quale nemmeno lo
spettacolo della pazzia poteva fare impressione. Questo personaggio era Roberto
dArtois. E fu lui che, non appena Mille di Noyers ebbe finito di leggere, si alz
per attaccare battaglia, senza essersi messo daccordo con nessuno.
Siccome quel giorno tutti facevano mostra della propria famiglia, Roberto
dArtois aveva portato con s la madre, Bianca di Bretagna, una donnina dal viso
sottile, dai capelli bianchi e dalle membra fragili, che pareva continuamente
stupirsi di aver potuto dare alla luce un simile meraviglioso gigante.
Piantato sui suoi rossi stivali e con le dita infilate in una cintura dargento,
Roberto dArtois incominci:
Sono davvero sbalordito, messeri, che ci si vengano a presentare nuove
norme di successione, evidentemente preparate per loccasione, quando ne
esistevano altre, dettate dal nostro ultimo re.
Tutti gli sguardi si volsero verso il conte di Poitiers e alcuni dei presenti si
domandarono inquieti se per caso Luigi X non avesse lasciato un testamento e se
questo documento non fosse stato fatto scomparire.
Non capisco, cugino disse Filippo di Poitiers, di quali norme voi
vogliate parlare. Voi eravate presente allagonia di mio fratello come molti altri
signori che sono qui, ma nessuno mi ha mai detto che egli abbia espresso
alcuna volont su questa questione.
Perdonate, cugino replic Roberto in tono leggermente beffardo, ma
quando io dico il nostro ultimo re non voglio alludere a vostro fratello Luigi
il Decimo, che Dio lo abbia in gloria! ma a vostro padre, il nostro
amatissimo sire Filippo che Dio abbia in gloria anche lui! Ora il re Filippo
aveva deciso, scritto, e fatto giurare dai suoi pari che, se lui fosse morto prima
che suo figlio fosse arrivato a unet tale da poter assumere il governo del
paese, le funzioni di re e la carica di reggente sarebbero passate a suo fratello,
monsignor Carlo, conte di Valois. Perci, cugino, visto che da allora non stata
fissata alcuna nuova norma, credo sia questa quella che noi dobbiamo
applicare.
La piccola Bianca di Bretagna approvava con cenni del capo, sorrideva con la
sua bocca sdentata e volgeva intorno gli occhi lucidi e vivaci, per invitare i vicini
ad approvare lintervento di suo figlio. Ogni parola pronunciata da quel
fracassone, ogni processo sostenuto da quellattaccabrighe, ogni violenza, stupro o
mascalzonata commessa da quel cattivo soggetto, venivano sempre da lei approvati
e considerati belle manifestazioni di un prodigioso dinamismo. Ella ricevette, in
questa occasione, il muto consenso, appena un battito di palpebre, del conte di
Valois.
piuttosto pallido, teneva la testa bassa ed evitava gli sguardi altrui, come sempre
faceva quando il discorso cadeva su questa vergognosa faccenda. Margherita
morta ed morto anche Luigi pensava, ma mia moglie Bianca ancora
viva e io continuo a portare sulla fronte i segni del mio disonore.
In questo stesso momento, il conte di Clermont, cui nessuno aveva pi badato,
incominci ad agitarsi.
Io vi sfido, Messeri, vi sfido tutti! grid lultimo figlio di san Luigi,
balzando in piedi.
Pi tardi, padre mio, pi tardi andremo al torneo disse Luigi di
Borbone, che intanto faceva cenno ai due giganteschi scudieri di avvicinarsi e
di tenersi pronti.
Roberto dArtois contemplava con un certo orgoglio il tumulto che le sue
parole avevano scatenato.
E il duca di Borgogna, nonostante gli sforzi di Guglielmo di Mello che lo
esortava a indirizzare altrove la propria ira, continuava a urlare contro Carlo di
Valois:
Mi auguro anchio, Carlo, che Dio perdoni a Margherita i suoi peccati, se
pure ella ne ha mai commessi disse; ma non mi auguro affatto che Egli
perdoni ai suoi assassini.
Voi date credito a menzognere calunnie, Eudes replic Valois. Sapete
bene che vostra sorella morta di rimorsi nella sua prigione.
Ma, a ogni buon conto, lanci unocchiata a Roberto dArtois per accertarsi
che costui non si tradisse.
Soltanto allora, quando ormai fra il conte di Valois e il duca di Borgogna era
venuta a crearsi una profonda inimicizia, tale da impedir loro, almeno per
parecchio tempo, di far causa comune contro di lui, Filippo di Poitiers tese le
mani come se desiderasse metter pace.
Ma Eudes non voleva saperne di pace: non era venuto li per questo, anzi!
Per questoggi ho sentito abbastanza insulti contro la Borgogna disse.
E vi faccio sapere, cugino, che non vi riconosco come reggente e che sosterr
ancora davanti a tutti i diritti di mia nipote Giovanna.
E, facendo cenno ai baroni borgognoni di seguirlo, egli abbandon la sala.
Miei signori, messeri disse il conte di Poitiers; era precisamente
questo che i nostri legisti avevano voluto evitare, rimandando a pi tardi, se
necessario, e al consiglio dei pari, lincarico di decidere sulla eventuale ascesa al
trono di una donna. Se infatti la regina Clemenza desse alla luce un maschio,
tutte queste discussioni non avrebbero pi ragione di essere.
aveva mai imparato a giocare e che viveva sola in mezzo ai domestici nelle sinistre
stanze del palazzo di Nesle, ella non aveva mai visto tanta gente in una sola volta,
n udito tante grida, e contemplava meravigliata e spaventata quei fiumi di
vettovaglie continuamente portate sulle immense tavole per il nutrimento di tanti
voraci mangiatori. Ella capiva che nessuno le voleva bene, sapeva che se avesse
fatto una domanda nessuno le avrebbe risposto; e, per quanto ancora bambina,
era abbastanza intelligente e talmente assennata da ripetersi continuamente: Mio
padre era re, mia madre era regina; essi sono morti e pi nessuno mi rivolge la
parola. Ella non avrebbe mai scordato la cena di Vincennes. Man mano che i
toni di voce divenivano pi rumorosi e le risate pi frequenti, aumentava sempre
pi la tristezza della piccola Giovanna, la solitudine di quella bimba in un
banchetto di giganti. Luigi dEvreux, che da lontano la sentiva prossima a
scoppiare in lacrime, ordin al figlio:
Filippo, occupati un poco di tua cugina Giovanna!25
Il piccolo Filippo cerc allora di imitare il delfinetto e le infil in bocca un
pezzo di storione con sugo darancia, ma lei, cui evidentemente il boccone
offertole non piaceva, lo sput immediatamente sulla tovaglia.
Poi, mentre i coppieri servivano il vino, gli adulti incominciarono a capire che
presto tutta quella marmaglia vestita di broccato si sarebbe sentita male e, ancor
prima della sesta portata, li mandarono a giocare in giardino. Capit dunque a
quei figli di re quello che capita a tutti i bambini nei pranzi solenni; furono cio
privati dei loro piatti preferiti, chicche, torte e frutta.
Appena finito il banchetto, Filippo di Poitiers prese sotto braccio il duca di
Borgogna, e gli disse che intendeva parlare con lui da solo a solo.
Andiamo a mangiare i confetti per conto nostro, cugino. E venite anche voi,
zio aggiunse rivolgendosi al conte di Evreux. E anche voi, messer di
Mello.
Egli fece passare i tre uomini in un salottino adiacente e, mentre i camerieri
servivano loro vino zuccherato e confetti, Poitiers incominci ad esporre al duca
di Borgogna la sua volont di giungere a un accordo nonch i vantaggi delle
norme di reggenza da lui ispirate.
Sapevo benissimo che attualmente sono tutti piuttosto eccitati disse;
ed per questo che ho voluto rimandare le decisioni definitive alla maggiore
et di Giovanna. Ci vogliono dunque ancora dieci anni, e voi sapete meglio di
me che in dieci anni possono cambiare tante cose, non fossaltro che per la
possibile morte di alcuni dei pi tenaci assertori di opinioni a voi troppo
sfavorevoli. Ero dunque convinto di aver agito nel vostro interesse e ritengo che
non abbiate saputo interpretare bene le mie intenzioni. Cos, visto che ben
difficilmente potrete per ora mettervi daccordo con Valois, vi consiglio di
aprire piuttosto trattative dirette con me.
Il duca di Borgogna ascoltava accigliato: egli non era molto intelligente e aveva
sempre paura di essere ingannato, cosa questa che gli accadeva di frequente. La
duchessa Agnese, che non si lasciava davvero accecare dallamore materno,
giudicava il figlio al suo giusto valore e, prima che egli partisse, gli aveva rivolto
precise raccomandazioni.
Sta attento a non lasciarti imbrogliare. Parla solo dopo averci pensato bene
e, se non riesci a pensare, sta zitto e lascia parlare messer di Mello, che molto
pi accorto di te.
Eudes di Borgogna, pur avendo ormai trentacinque anni ed essendo investito
del titolo e delle funzioni di duca, viveva ancora sotto lincubo della madre e
pensava soltanto a come giustificarsi davanti a lei. Perci non os rispondere
direttamente alle proposte di Filippo.
Mia madre, cugino, vi ha fatto pervenire una lettera, nella quale ella vi
diceva che cosa diceva quella lettera, messer di Mello?
La signora Agnese chiedeva che la signora Giovanna di Navarra fosse
affidata alla sua custodia, ed molto meravigliata, Monsignore, che voi non le
abbiate ancora risposto.
Ma come avrei potuto, cugino? replic Filippo, rivolgendosi sempre a
Eudes, come se Mello fosse semplicemente una sorta di interprete fra loro due.
una decisione che solo un reggente pu prendere, quindi soltanto oggi io
sono in grado di accoglierla. Chi vi dice, cugino, che io non voglia
acconsentire? Pensavo, anzi, che voi avreste potuto portare con voi vostra
nipote, tornando a casa.
Il duca, sorpreso nel vedere Filippo cos pronto a condiscendere alle sue
pretese, gett unocchiata a Mello con laria di dirgli: Mi sembra proprio che con
costui ci si possa mettere daccordo!
A condizione, cugino continu il conte di Poitiers a condizione,
sintende, che vostra nipote non possa sposarsi senza il mio consenso. Le
ragioni sono ovvie: questo matrimonio riguarderebbe troppo da vicino la
corona e voi non potreste fare a meno della nostra autorizzazione per dar
marito a una ragazza che pu diventare un giorno la regina di Francia.
La seconda parte della frase permise a Eudes di accettare la prima. Il duca di
Borgogna credette che Filippo intendesse davvero dare la corona a Giovanna,
qualora la regina Clemenza non avesse partorito un maschio.
per voi e sarei contento di rinforzare i nostri legami daffetto con una pi stretta
parentela. Cosa ne direste di prendere in moglie la mia primogenita, Giovanna?
Eudes IV volse gli occhi su Mello, poi su Luigi dEvreux e infine su Mille di
Noyers che era sempre in attesa, pronto a scrivere quello che gli avrebbero
chiesto.
Ma, cugino, quanti anni ha? chiese.
Otto, cugino rispose Filippo. E aggiunse, dopo una breve pausa:
Potrebbe anche ereditare dalla madre la contea di Borgogna.
Eudes sollev il capo, come un cavallo che sente lodore della stalla. La
riunione delle due Borgogne, il ducato e la contea, era unantica aspirazione della
famiglia ducale, fin dal tempo di Roberto I, nipote di Ugo Capeto. Fondere la
corte di Dle con quella di Digione, unire i territori che andavano da Auxerre a
Pontarlier e da Mcon a Besanon, avere una mano in Francia e una nel Sacro
Romano Impero (la contea di Borgogna era infatti contea palatina), questo
miraggio poteva dunque diventare realt? I Borgognoni potevano ricominciare a
sognare di ricostituire, a proprio vantaggio, limpero di Carlomagno.
Luigi dEvreux non pot esimersi dallammirare laudacia del nipote: in una
partita che pareva ormai perduta egli aveva saputo fare un formidabile rilancio.
Ma, esaminandolo con attenzione, il ragionamento di Filippo era abbastanza
chiaro: praticamente egli rinunciava soltanto alle terre di Mahaut. avevano dato a
lei lArtois, a spese di Roberto, perch ella cedesse la contea, la quale era finita a
Filippo, come dote nuziale, per permettergli di pretendere alla corona imperiale.
Ma ora Filippo aspirava al trono di Francia, o almeno alla reggenza per altri dieci
anni: la contea, quindi, non gli interessava pi, a condizione naturalmente che
questa finisse a un suo vassallo, qual era appunto Eudes.
Potrei vedere la vostra signora figlia? domand il duca senza esitare e
senza pi pensare di chiedere il parere di sua madre.
Lavete vista poco fa, cugino, al banchetto.
S, certo, ma non lho osservata bene voglio dire che non lho guardata da
questo punto di vista.
Il conte di Poitiers mand dunque a chiamare la sua primogenita, che stava
giocando a rincorrersi con le sorelle e con gli altri bambini26.
Chi mi cerca? lasciatemi giocare disse la bambina che stava inseguendo il
delfinetto nella zona delle scuderie.
Monsignor vostro padre che ha bisogno di voi le fu risposto.
Ella fece cos appena in tempo ad agguantare il piccolo Gigues toccandolo sulla
spalla e segu immusonita e malcontenta il ciambellano che era venuto a
chiamarla.
Cos, tutta ansimante, con le guance madide di sudore, i capelli scompigliati e
labito di broccato coperto di polvere, ella si present al cugino Eudes che aveva
ventisette anni pi di lei. Era una ragazzina n bella n brutta, ancora un po
troppo magra e ben lontana dal pensare che in quel momento il suo destino
faceva tuttuno con quello della Francia Ci sono dei bambini sul cui volto si
vede con un certo anticipo laspetto che essi avranno da adulti; nel volto di costei,
invece, non si vedeva nulla, se non, in filigrana, la contea di Borgogna.
Una provincia una bella cosa, ma bisogna che la moglie non sia deforme.
Se ha le gambe diritte laccetto pensava il duca di Borgogna. Egli era luomo
pi adatto a diffidare di questo tipo di sorprese, in quanto la sua sorella minore,
che era stata appioppata a Filippo di Valois, era leggermente zoppa 27. E certo
questo difetto aveva influito sullattuale ostilit dei Valois verso la Borgogna. Il
duca domand quindi, senza che la sua richiesta sorprendesse i presenti, che si
sollevasse la gonna della bimba per vedere come erano fatte le sue gambe. La
piccola aveva cosce e polpacci sottili, come suo padre, ma losso era diritto.
Avete ragione, cugino disse il duca. Sarebbe questo un modo
eccellente di suggellare la nostra amicizia.
Che vi dicevo io? disse Poitiers. Non meglio questo che continuare
a litigare? Dora in avanti vi considerer mio genero.
E gli apri le braccia: il genero aveva dodici anni pi del suocero.
E adesso, figlia mia, date un bacio al vostro fidanzato ordin Filippo alla
bimba.
Ah, il mio fidanzato? domand costei.
Ne era tutta inorgoglita.
Oh! replic: ancor pi grande del delfinetto!
Ho fatto bene il mese scorso pensava Filippo a dare al delfino la mia
terza figlia, e a tenermi questa che poteva ereditare la contea!
Il duca di Borgogna dovette prendere fra le braccia la futura sposa perch ella
potesse stampargli un umido bacio sulle gote; poi la piccola si precipit in cortile,
dove annunci fieramente agli altri bimbi:
Mi sono fidanzata!
Tutti smisero di giocare.
E non ho un fidanzatino come il tuo disse alla sorella, indicandole il
delfinetto. Il mio grande come nostro padre.
E rivolgendosi alla piccola Giovanna di Navarra che se ne stava in disparte
piuttosto imbronciata:
PARTE SECONDA
LARTOIS E IL CONCLAVE
che indossava una cotta darme color rosso sangue, attraversarono al galoppo il
villaggio di Bouquemaison, fermandosi sul punto pi alto della strada. Il
panorama che di l si poteva ammirare comprendeva un vasto altopiano coltivato
a frumento, fitto di piccole valli e di faggeti e lentamente digradante fino a un
lontano orizzonte di foreste.
Qui incomincia lArtois, Monsignore disse uno dei cavalieri, il sire di
Varennes, al capo della comitiva.
La mia contea! disse il gigante. Ecco finalmente la mia contea, la bella
terra che da quattordici anni non ho pi calpestato!
Il silenzio meridiano pesava sulle campagne bruciate dal sole. Si udiva soltanto
lansimare dei cavalli e il ronzio dei calabroni inebriati dallarsura.
Roberto dArtois smont dal proprio cavallo, gettandone le redini al fedele
Lormet, si arrampic sulla scarpata ed entr nel campo pi vicino. I suoi
compagni erano rimasti immobili, per rispetto alla sua solitudine e alla sua gioia.
Roberto avanzava a passi da gigante attraverso le spighe dorate, che gli arrivavano
alle cosce, e le accarezzava come si accarezza il mantello del cavallo preferito o i
capelli di una bionda amante.
La mia terra, il mio grano! ripeteva.
I suoi uomini lo videro gettarsi a terra, distendervisi, avvoltolarvisi, rotolandosi
fra le spighe come se volesse confondersi ad esse: egli vi mordeva dentro
rabbiosamente, per ritrovare il gusto lattiginoso del chicco di grano un mese
prima della mietitura; non si accorgeva nemmeno che le reste del frumento gli
stavano scorticando il viso. Lazzurro cielo, la terra secca, il profumo degli steli
calpestati lo inebriavano: da solo egli provocava tanti danni quanti un branco di
cinghiali. Finalmente si lev in piedi, inorgoglito e ammaccato. E torn dai
suoi compagni tenendo in mano un fascio di spighe.
avvitare sul proprio cappelletto di ferro ima donna nuda che attirava gli sguardi di
tutti.
Ognuno aveva verniciato di fresco i piccoli scudi in cui brillavano a colori vivaci
gli stemmi di famiglia, semplici o complessi, a seconda del grado di anzianit
nella cavalleria; le insegne pi semplici appartenevano naturalmente alle famiglie di
pi antica nobilt.
Ecco Saint-Venant, Longvillers, Ndonchel diceva Giovanni di Varennes,
presentando a Roberto i cavalieri.
A voi fedele, Monsignore, a voi fedele diceva ciascuno appena il suo
nome veniva pronunciato.
Fido Ndonchel fido Bailiencourt fido Picquigny
rispondeva Roberto passandoli in rivista.
Ad alcuni giovanetti, tutti impettiti e orgogliosi di portar corazza per la prima
volta in vita loro, Roberto promise di armarli lui stesso cavalieri, qualora si fossero
comportati valorosamente negli imminenti scontri.
Decise inoltre di nominare immediatamente due marescialli, proprio come per
lesercito del re. Scelse prima di tutti il sire di Hautponlieu, che aveva lavorato
indefessamente a radunare quei chiassosi cavalieri.
E poi nominer vediamo un po te, Beauval! continu Roberto. Il
reggente ha un Beaumont per maresciallo e io avr un Beauval2.
E quei baronetti, molto amanti dei giochi di parole e delle freddure,
acclamarono ridendo Giovanni di Beauval che doveva dunque la propria carica
nientaltro che al cognome.
E ora, Monsignor Roberto disse Giovanni di Varennes, dove volete
andare? Andiamo prima a Saint-Pol o ad Arras? LArtois interamente ai vostri
comandi, scegliete voi la strada che intendete percorrere.
Qual la via che porta a Hesdin?
Proprio questa, Monsignore, che passa anche per Frvent.
E allora, andiamo prima al castello dei miei padri.
I cavalieri si mostrarono un po preoccupati. Era un peccato che il conte
dArtois, appena arrivato, volesse recarsi subito a Hesdin.
Il fatto , Monsignore disse Souastre, quello che portava sullelmo una
donna nuda il fatto che il castello non in condizioni di accogliervi.
Ma come? ancora occupato da quel messer di Brosse che aveva mandato
qui mio cugino il Testardo?
No, no, Giovanni di Brosse lo abbiamo fatto scappare; ma abbiamo messo
anche un po sossopra il castello.
San Luigi che comprendeva un frammento dosso e qualche capello del re. Era
sparito il calice doro, di cui si era appropriato Ferry di Picquigny e che sarebbe
stato ritrovato pi tardi, rivenduto da lui, nella bottega di un commerciante
parigino. Ed erano stati portati via i dodici volumi della biblioteca e lo scacchiere
di diaspro e di agata. I baroni avevano anche preso gli abiti, le vestaglie e la
biancheria di Mahaut per farne dono alle loro belle, preparandosi cos calde notti
di gratitudine. Perfino dalle cucine erano state sottratte e asportate ingenti scorte di
pepe, zenzero, zafferano e cannella29
I pavimenti erano cosparsi di cocci e di broccati fatti a pezzi; e le stanze erano
ridotte ad ammassi di letti sfondati, di mobili fracassati e di arazzi ridotti in
brandelli. I capi della rivolta seguivano Roberto leggermente confusi; ma, man
mano che procedeva nella sua visita, il gigante scoppiava in risate talmente
fragorose e sincere da toglier loro qualsiasi motivo di preoccupazione.
Nella stanza degli scudi Mahaut aveva fatto mettere, addossate ai muri, alcune
statue di pietra che rappresentavano i conti e le contesse dArtois dalle origini fino
alla stessa Mahaut. Tutti quei visi si assomigliavano forse un po troppo ma
linsieme non mancava di imponenza.
Come vedete, Monsignore disse Picquigny, che aveva gi parecchie colpe
sulla coscienza qui non abbiamo toccato nulla.
E avete fatto male, amico mio rispose Roberto. Tra queste statue ne
vedo infatti almeno una che non mi piace per niente. Lormet, la mazza!
E, afferrata la pesante mazza darme che il servitore gli porgeva, la fece roteare
tre volte sopra la testa e se ne valse per colpire con tutta la sua forza il simulacro
di Mahaut, La statua vacill sul suo piedestallo e la testa, staccatasi dal collo, and
a rotolare sul pavimento.
Che capiti lo stesso alla vera testa di quella maledetta, dopo che tutti gli
alleati dArtois le avranno pisciato addosso a fontana esclam Roberto.
Chi incomincia a fracassare e ci prova un certo piacere, trova poi difficile
smettere; per questo ora il gigante vestito di scarlatto sentiva il desiderio di
adoperare nuovamente quella mazza.
Ah, mia schifosissima zia disse; voi avete potuto portarmi via lArtois
perch questo individuo che mi ha generato
E fece volar via la testa anche alla statua di suo padre, il conte Filippo.
ha fatto la sciocchezza di morire prima di questaltro
E decapit il nonno, il conte Roberto II.
e io dovrei forse vivere fra queste statue che voi avete ordinato per
vantarvi di un onore cui non avevate alcun diritto? Gi, gi! antenati miei;
stabilire il proprio governo. Lui solo era fresco come un luccio appena uscito dal
fiume, e questo particolare accentu ancora di pi lammirazione che le sue
truppe sentivano per lui. Il viaggio fu spesso interrotto da brevi soste: Mahaut
infatti possedeva in quei dintorni altri castelli la cui vista rinfocol gli ardori
combattivi dei baroni.
Ma quando, precisamente il giorno di Santa Maddalena, Roberto giunse ad
Arras, la signora di Friennes era scomparsa.
zio.
Allinizio dellultima settimana di luglio, parve a Duze che i suoi colleghi
fossero davvero stanchi, scossi dallarsura e divisi in fazioni irriducibilmente ostili.
Decise dunque di dare inizio a una commedia architettata da tempo con laiuto di
Guccio.
Ho arrancato abbastanza? Ho digiunato abbastanza? Ho un aspetto
abbastanza sofferente? chiedeva egli al suo occasionale paggio. E i miei
colleghi sono stufi abbastanza da poter accettare una soluzione di
compromesso?
Credo di s, Monsignore, credo proprio che siano pronti a tutto.
E allora avanti, figlio mio, incominciate a lavorare di lingua; io intanto mi
metter a letto e mi alzer soltanto quando sar indispensabile.
Guccio incominci allora a chiacchierare con i servi degli altri cardinali,
dicendo loro che monsignor Duze era molto stanco, che sembrava ammalato e
che, anche per la sua tarda et, difficilmente avrebbe potuto sopravvivere ai disagi
di quel conclave.
Lindomani Duze non partecip alla quotidiana riunione e i cardinali
commentarono con interesse questo avvenimento: ognuno di loro ripeteva,
facendole proprie, le voci che Guccio andava diffondendo.
Il giorno successivo il cardinale Orsini, che aveva appena avuto un vivace
alterco con i Colonna, incontr Guccio e gli chiese se corrispondeva a verit la
notizia secondo la quale monsignor Duze era seriamente ammalato.
Ahim s, Monsignore rispose il giovane Lombardo; ed di questo
che io soffro. Sapete che il mio amato padrone ha perfino smesso di leggere?
Gli resta ormai ben poco da vivere, evidentemente.
Poi, con quellaria insieme audace e ingenua che gli era propria, egli aggiunse:
Se fossi al vostro posto, Monsignore, so bene che cosa farei: eleggerei
monsignor Duze. Cos potreste finalmente uscire da questo conclave e tenerne
un altro a modo vostro subito dopo la sua morte, ormai imminente. una
possibilit che fra una settimana non avrete forse pi.
Quella stessa sera Guccio vide Napoleone Orsini che stava discutendo con
Stefaneschi, anche lui Orsini per parte di madre, con Albertini di Prato e con
Guglielmo di Longis; cio con tutti gli Italiani favorevoli a Duze. Lindomani nel
chiostro questi stessi prelati erano di nuovo insieme, ma stavolta cerano anche
altre persone, lo spagnolo Luca Flisco, cognato di Giacomo II dAragona, e
Arnaldo di Plagrue, capo del partito guascone. Passando accanto a loro, Guccio
sent una voce domandare:
E se non muore?4.
Peccato5 ma se morisse domani noi dovremmo certamente restare qui per
altri sei mesi.
Guccio mand immediatamente un messaggio allo zio per raccomandargli di
riscattare dalla compagnia Bardi tutti i crediti che questa banca aveva su Giacomo
Duze. Potete combinare laffare anche al cinquanta per cento, perch il debitore
ritenuto moribondo e il prestatore vi creder matto. Ma voi comperate anche
allottanta per cento: vi garantisco infatti che laffare buono o io non sono pi
vostro nipote. Consigliava inoltre a Tolomei di venire personalmente a Lione il
pi presto possibile.
Il 29 luglio il conte di Forez fece pervenire al cardinale camerlengo una lettera
ufficiale del reggente. Per ascoltarne la lettura, anche Giacomo Duze accett di
lasciare il proprio giaciglio. Ma arriv allassemblea pi trascinato dai suoi che
camminando con le proprie forze.
La lettera del conte di Poitiers era assai severa ed enumerava tutte le infrazioni
alle regole di Gregorio che erano state commesse. Ricordava la minaccia di
demolire il tetto della Chiesa e svergognava i cardinali per le loro discordie,
suggerendo loro, qualora non fossero riusciti a mettersi daccordo altrimenti, di
conferire la tiara al pi anziano. E il pi anziano era appunto Giacomo Duze.
Ma, quando egli ud queste parole, agit le braccia in un gesto da moribondo
e mormor con voce appena percettibile:
No, fratelli! Al pi degno, al pi degno! Che ne fareste voi di un pastore che
non ha nemmeno la forza di condurre se stesso e il cui posto pi in cielo, se
il Signore acconsentir ad accogliermi, che su questa terra?
Poi si fece riportare nella propria cella, sdraiandosi sul suo pagliericcio e
voltandosi verso il muro. Soltanto chi come Guccio lo conosceva bene, poteva
capire che i sussulti delle sue spalle erano segni di sfrenata ilarit e non rantoli
dagonia.
Lindomani, Duze sembr ritrovare un po di forza; un indebolimento troppo
costante avrebbe infatti potuto destare sospetti. Poi, quando arriv al camerlengo
una lettera del re di Napoli, che ripeteva le raccomandazioni del conte di Poitiers,
il vecchio prelato incominci a tossire in modo pietoso: doveva essere proprio
conciato male per essersi infreddato con un caldo simile!
Intanto le trattative fra i cardinali continuavano: nessuno pareva disposto a
rinunciare alle proprie speranze. Fra i ventiquattro prelati non ce nera ovviamente
uno, nemmeno fra i meno potenti, che non si fosse chiesto, almeno una volta: E
perch non io?
che lui stesso aveva contribuito ad eleggere e a presentarsi cos come il protettore
della cristianit.
Mi costato parecchia fatica diceva. Ed giusto che ora sia lui ad
aiutarmi a consolidare il mio potere. Voglio andare a Lione per vederlo
incoronare.
DallArtois giungevano continuamente notizie preoccupanti. Roberto aveva
conquistato Arras, Avesnes e Throuanne, e continuava a percorrere il paese come
un trionfatore. E a Parigi Carlo di Valois lo appoggiava segretamente.
Fedele alla solita tattica di accerchiamento, per lui assolutamente spontanea, il
reggente incominci a lavorare nelle regioni limitrofe allArtois per evitare che la
rivolta dilagasse. Scrisse perci ai baroni di Picardia per ricordare loro i legami di
fedelt alla corona di Francia, facendo cortesemente capire che non avrebbe
sopportato alcuna defezione. Ogni bargello ricevette cos un notevole contingente
di agenti e di soldati per sorvegliare la zona che da lui dipendeva. Ai Fiamminghi
poi, che a pi di un anno di distanza ridevano ancora della sciagurata impresa del
Testardo, che aveva smarrito nel fango il suo esercito, Filippo propose un nuovo
trattato di pace, le cui condizioni erano loro assai favorevoli.
In questo guazzabuglio che noi dovremo sbrogliare spieg il reggente ai
propri consiglieri indispensabile rinunciare a qualcosa se si vuole salvare il
resto.
Cos, bench suo genero, Giovanni di Fiennes, fosse uno dei principali
luogotenenti di Roberto, il conte di Fiandra, intuendo che mai pi gli sarebbero
state offerte condizioni altrettanto vantaggiose, accett di intavolare trattative e di
rimanere quindi estraneo ai disordini della vicina contea.
Filippo aveva cos praticamente chiuso le porte dellArtois. Mand allora
Gaucher di Chtillon a trattare direttamente con i capi della rivolta, assicurandoli
del resto non sarebbero state considerate al loro giusto valore. In effetti egli era
stato nominato vescovo di Frjus il 5 settembre del 1300; il suo protettore, re
Roberto di Napoli, era salito al trono nella prima settimana del settembre 1309; e
infine il falso nelle scritture reali che gli aveva permesso di ottenere il vescovato di
Avignone era stato coronato da successo il 4 settembre 1310.
Il nuovo papa aveva fede nellastrologia e sapeva servirsi dei passaggi del sole
per decidere le tappe della propria carriera. Se monsignor Filippo, reggente di
Francia e di Navarra e dilettissimo al nostro cuore egli fece rispondere non
avr per gli obblighi inerenti alla sua carica la possibilit di essere accanto a noi in
quel giorno solenne, noi ne soffriremo molto; ma in questo caso, non essendo pi
necessario evitargli di compiere un troppo lungo viaggio, andremo a cingere la
tiara nella citt di Avignone.
Filippo di Poitiers firm il trattato con i Fiamminghi nella mattinata del 1
settembre, e allalba del 5 arriv a Lione, accompagnato dal conte di Valois e dal
conte della Marche, che egli aveva preferito non lasciare soli e incontrollati a
Parigi, nonch da Luigi dEvreux.
Ci avete fatti correre a una velocit da messaggero, nipote gli disse Valois
smontando di sella.
Essi ebbero appena il tempo di indossare gli abiti appositamente preparati per
quella cerimonia e ordinati dallintendente Goffredo di Fleury. Il reggente portava
un abito aperto, di stoffa color fior di pesco, foderata da duecentoventisei pelli di
menu-vair33. Carlo di Valois, Luigi dEvreux, Carlo della Marche e Filippo di
Valois, anche lui presente alla cerimonia, avevano invece avuto in dono abiti di
camocas foderati nello stesso modo.
Lione era tutta imbandierata a festa e unimmensa folla si accalcava per assistere
alla sfilata.
Giacomo Duze arriv a cavallo alla cattedrale di San Giovanni, preceduto dal
reggente di Francia e davanti a unimmensa folla devotamente inginocchiata. Tutte
le campane della citt suonavano a distesa. Le redini della cavalcatura pontificia
erano rispettivamente tenute dal conte dEvreux e da quello della Marche, la
monarchia francese pareva dunque incorniciare letteralmente il papato. Seguivano i
cardinali, con il rosso cappello calato sul piviale e legato al collo con nastri, e poi i
vescovi le cui mitre scintillavano al sole.
Fu Napoleone Orsini, discendente da una delle pi illustri famiglie patrizie
romane, che mise la tiara a Giacomo Duze, figlio di un oscuro borghese di
Cahors.
Guccio, che si trovava anche lui nella cattedrale, stava ammirando il suo signore.
Il vecchietto dal viso smunto e dalle spalle cadenti che solo quattro settimane
prima tutti ritenevano vicino alla morte, sopportava senza fatica i pesanti attributi
sacerdotali che gli facevano indossare. Le fasi successive di questa interminabile e
faraonica cerimonia che lo innalzava nettamente su tutti i suoi simili e faceva di lui
il simbolo vivente della divinit, agivano su di lui diffondendo a poco a poco nei
nei suoi lineamenti una solennit imprevedibile e impressionante, sempre pi
palese man mano che il rito si avvicinava alla sua conclusione. Egli non pot
tuttavia trattenere un rapido sorriso quando gli calzarono i sandali pontifici.
Scarpinelli, mi chiamavano, Scarpinelli!. pensava. E mi dicevano figlio di
un ciabattino. E adesso li porto davvero gli scarpinelli Mio Dio! Non ho pi
nulla da desiderare! Non mi resta che governare bene!
Quel giorno stesso il reggente confer un titolo nobiliare al fratello del papa,
Pietro Duze e, nei due anni successivi, il nuovo papa confer la porpora
cardinalizia a ben cinque dei suoi stessi nipoti.
Le patenti di nobilt che Filippo di Poitiers redasse personalmente subito dopo
la cerimonia, anche se erano destinate a onorare il Santo Padre attraverso suo
fratello, denotavano chiaramente certe stupefacenti convinzioni del giovane
principe. Cos infatti vi si leggeva:
Non sono i beni di famiglia, n la ricchezza materiale, n gli altri benefic
della sorte a determinare linsieme delle qualit morali e delle azioni meritorie;
sono quelli doni che il caso offre ai meritevoli o agli immeritevoli, vantaggi offerti
ai degni o agli indegni In effetti ognuno anzitutto figlio delle proprie opere e
dei propri meriti, e non ha nessuna importanza da chi noi effettivamente
discendiamo, se vero che nessun uomo sa quali siano le sue lontane origini
Ma il reggente non aveva fatto tutta quella strada n rivolto al papa tanti segni
di stima senza ottenerne niente in cambio. Fra quei due uomini, separati per et
da quasi mezzo secolo Voi siete lalba, Monsignore, e io il tramonto, soleva
dire Duze a Filippo esistevano, dal primo incontro, segrete affinit e
complicit continue. Giovanni XXII non aveva dimenticato le promesse di
Giacomo Duze e il reggente ricordava quelle del conte di Poitiers. Bast dunque
che il reggente accennasse ai benefic ecclesiastici la cui prima annualit spettava al
Tesoro, perch il nuovo papa gli dicesse che i documenti erano gi pronti per la
firma. Prima per che quei decreti venissero promulgati, Filippo ebbe un
colloquio riservato con Carlo di Valois.
Caro zio gli domand: avete motivo di lamentarvi di me?
No, no certo, nipote rispose lex-imperatore di Costantinopoli.
Come poter dire a qualcuno che la sola cosa che si vorrebbe rimproverargli la
Una maga di Arras che io non ho mai visto, ma che Beatrice conosce. Ho
fatto finta di volermi sbarazzare dei cervi che infestavano le mie foreste e ho
infatti provveduto a eliminarne un gran numero.
Bisogna ritrovare questa donna disse Filippo.
Capite ora riprese Mahaut che non vi pi permesso abbandonarmi?
Infatti, se crederanno che voi avrete cessato di proteggermi, i miei nemici non
mi daranno pi tregua e diffonderanno ulteriori calunnie
Maldicenze, madre, maldicenze rettific Filippo.
E, se mi accusano di quello che voi sapete, la colpa ricadr anche su di voi:
si dir che io ho fatto questo a vostro vantaggio, se non addirittura per ordine
vostro.
Lo so, madre, lo so. Sono conseguenze che anchio ho gi calcolato.
Pensate, Filippo, che io ho arrischiato la salvezza della mia anima per
realizzare questo progetto. E non siate ingrato.
Filippo ebbe allora uno dei pochi scatti di collera di tutta la sua vita.
Ah, state esagerando, madre! Prima o poi mi chiederete di baciarvi i piedi
per ringraziarvi di avermi ucciso il fratello! Se avessi saputo che per la reggenza
sarebbe stato necessario pagare questo prezzo, non avrei mai accettato, mai,
capite? Non mi piacciono gli omicidi; non mai indispensabile uccidere per
realizzare le proprie intenzioni: un modo sbagliato di fare la politica e vi
ordino di astenervene fin quando io sar il vostro sovrano.
Per un attimo fu tentato di agire con onest. Riunire la Camera dei pari,
denunciare il delitto e reclamarne il castigo Mahaut, che intuiva quello che lui
stava pensando, pass qualche momento di vera ansia. Ma Filippo non si
abbandonava mai ai propri impulsi, nemmeno ai pi virtuosi. Agire cos sarebbe
equivalso a gettare discredito su sua moglie e anche su di s. Senza contare che
Mahaut, per difendere se stessa o per veder rovinato insieme a lei chi non aveva
voluto proteggerla, avrebbe potuto lanciare contro di lui terribili accuse. Sarebbe
stata loccasione ideale per riaprire le discussioni sulla reggenza e sulla successione
al trono. Filippo aveva gi fatto troppo per il regno e maturato troppi progetti per
poter correre il rischio di rinunciare al potere. Suo fratello Luigi, in fondo, era
stato un pessimo re e, per di pi, anche un assassino era forse per volere della
Provvidenza che lomicida era stato punito con lomicidio e la Francia affidata a
mani pi capaci.
Dio vi giudicher, madre disse il conte di Poitiers.
Vorrei soltanto evitare che le fiamme dellinferno incominciassero a lambirci,
a mezzo vostro, gi su questa terra. Dovr dunque pagare il prezzo del vostro
sul problema dellArtois. Meno che meno le poteva capire Gaucher di Chtillon. Il
reggente, sconfessando senza preavviso lopera dei propri inviati, dichiar
inaccettabili le condizioni da essi proposte ed impose di redigere un nuovo trattato
pi favorevole a Mahaut. Le conseguenze di ci non tardarono a verificarsi. Le
trattative furono interrotte e i rappresentanti dellArtois, cio i pi moderati fra i
baroni, si affrettarono a dichiararsi solidali col partito degli estremisti. La loro
indignazione era al colmo; il connestabile li aveva beffati e traditi: ormai non
restava altro che ricorrere alla forza.
Il conte Roberto, dunque, trionfava.
Ve lavevo detto continuava a ripetere, che non era possibile trattare
con quei felloni!
E, seguito da tutto il suo esercito, marci nuovamente su Arras.
Gaucher, che si trovava in quella citt con una piccola guarnigione, ebbe
appena il tempo di fuggire per la porta di Pronne, mentre Roberto faceva il suo
ingresso dalla porta Saint-Omer a bandiere spiegate e a suon di tromba.
Arrivando soltanto un quarto dora prima, egli sarebbe dunque riuscito a prendere
prigioniero il connestabile di Francia, Questo accadeva il 22 settembre. Quello
stesso giorno, Roberto invi alla zia questa lettera:
Allaltissima e nobilissima signora Mahaut dArtois, contessa di Borgogna, Roberto
dArtois, cavaliere. Avendo voi ostacolato a torto i miei diritti sulla contea dArtois, cosa
che grandemente mi ha nuociuto e continuamente mi addolora, al punto che non
intendo pi sopportarla, vi comunico che intendo ovviare a questo stato di cose e
ricuperare al pi presto possibile la mia eredit.
lui stesso. In quella contea che egli considerava propria, si comportava come in
territorio nemico, vivendo finalmente quella vita selvaggia, spericolata e eccitante
che costituiva il suo ideale. Era felice della paura che il suo arrivo ispirava, ma
non si rendeva conto dellodio che le sue azioni seminavano. Troppi corpi
impiccati ai rami, troppi decapitati, troppi sepolti vivi fra le crudeli risate di tanti
soldati, troppe ragazze violentate che serbavano sulla pelle la traccia dei giachi, e
troppi incendi cospargevano il suo cammino. Le madri dicevano ai bambini che,
se non fossero stati buoni, sarebbe venuto monsignor Roberto, ma appena lo
sapevano nei dintorni, prendevano per mano lintera figliolanza e la trascinavano
nella pi vicina foresta.
Le citt costruivano barricate; gli artigiani, ammaestrati dallesempio dei
colleghi di Fiandra, affilavano i coltelli, e gli scabini conservavano rapporti con gli
emissari di Gaucher. Roberto amava le battaglie in campo aperto e non
sopportava gli assedi. Cos, quando i borghesi di Saint-Omer o di Calais gli
chiudevano in faccia le porte della citt, egli alzava le spalle:
Torner un altro giorno e vi far crepare tutti!
E andava a sfogarsi un po pi in l.
Ma intanto il denaro incominciava a scarseggiare. Valois non rispondeva pi
alle richieste e i suoi pochi messaggi contenevano soltanto frasi di generica
solidariet e esortazioni a un comportamento pi saggio. E anche Tolomei, il
prezioso Tolomei, faceva orecchie da mercante: lui era in viaggio e i suoi
impiegati non avevano ordini in proposito Perfino il papa si impicciava degli
affari di Roberto: aveva infatti scritto a lui e a parecchi dei suoi baroni per
ricordargli i loro doveri
Poi, verso la fine dottobre, una mattina, il reggente, durante una riunione del
consiglio, dichiar con la tranquillit che accompagnava di solito le sue decisioni
pi importanti:
Da troppo tempo nostro cugino Roberto sta facendosi beffe della nostra
autorit. Cos, visto che siamo costretti a muovergli guerra, andremo a SaintDenis a prendere lorifiamma lultimo giorno di questo mese e, in assenza di
Gaucher, sar io stesso che guider loste posta sotto il comando di nostro
zio
Gli sguardi di tutti si volsero verso Carlo di Valois, ma Filippo cos aggiunse:
di nostro zio, monsignor dEvreux. Noi avremmo volentieri affidato
questo incarico a monsignor di Valois, che gi ha dimostrato altre volte le sue
grandi capacit militari, se costui non dovesse recarsi nelle proprie terre del
Maine a riscuotervi le annate della Chiesa.
senza combattere, non avendo egli alcuna possibilit di vittoria, e gli fa capire
che voi siete talmente adirato con lui, che egli correrebbe il rischio, se catturato
in combattimento, di farsi tagliare la testa
Il reggente si pieg leggermente verso lincollatura del cavallo. Evidentemente
non gli piaceva indossare quegli abiti da guerra, venti libbre di ferro che gli
pesavano addosso, rendendo disagevoli i movimenti.
Allora, continu Gamaches egli si consultato con i suoi baroni, ma
non sono riuscito a scoprire che cosa si siano detti. Ho capito per che alcuni
gli consigliavano di arrendersi, mentre altri lo pregavano di non abbandonarli.
Comunque alla fine, monsignor Roberto si nuovamente rivolto a me
dandomi la risposta che vi ho comunicato e assicurandomi di aver troppo
rispetto per monsignor reggente per poter pensare di disobbedirgli.
Filippo di Poitiers era tuttora incredulo. Questa resa troppo immediata non
mancava di preoccuparlo, facendogli temere non si sa quale tranello. Increspando
gli occhi, egli osservava il desolato paesaggio che lo circondava.
Questo sarebbe il posto adatto per aggirarci e attaccarci alle spalle, mentre
ce ne stiamo qui fermi ad aspettare. Corbeil! Draml aggiunse poi
rivolgendosi ai due marescialli. Mandate qualche banderese in ricognizione
sulle due ali e fate perquisire le valli, per esser certi che nessun soldato vi si
trovi nascosto, e che nessun contingente cerchi di aggredirci alle spalle. Se poi,
quando suoner la terza a quel campanile concluse indirizzandosi a Luigi
dEvreux Roberto non si sar ancora presentato, ci metteremo in cammino.
Ma presto si sentirono delle grida:
Eccolo, eccolo!
Di nuovo il reggente incresp gli occhi, senza vedere nulla.
Di fronte, Monsignore gli dissero; proprio in direzione del collo del
vostro cavallo, su quel ciglio.
Roberto dArtois veniva avanti senza compagni, senza scudieri e perfino senza
un valletto. Procedeva al passo, orgogliosamente eretto sul proprio enorme cavallo
e, cos solo, pareva ancora pi alto. La sua sagoma gigantesca si stagliava come
una macchia rossa nel cielo nuvoloso e pareva che la punta della sua lancia
arrivasse a toccare le nubi.
un segno di disprezzo, Monsignore, presentarsi cos davanti a voi.
E lascia che mi disprezzi! replic Filippo di Poitiers.
I cavalieri mandati in ricognizione ritornavano al galoppo dichiarando che i
dintorni erano assolutamente tranquilli.
Strano, lo avrei creduto pi accanito in una situazione cos disperata disse
il reggente.
Un altro uomo, che avesse voluto far pompa della propria autorit, sarebbe
senza dubbio andato da solo incontro a quelluomo solo, ma Filippo di Poitiers
aveva un diverso concetto della propria dignit e non gli interessava compiere un
gesto da cavaliere, ma un gesto da re. Aspett dunque senza muoversi che
Roberto dArtois venisse a fermarsi davanti a lui, infangato e accaldato.
I soldati tutti trattennero il respiro: si udivano soltanto i tintinnii dei morsi nelle
bocche dei cavalli.
Il gigante gett a terra la propria lancia, e il reggente contempl senza parlare
quellarma distesa fra la stoppia.
Roberto stacc allora dalla sella lelmo e lo spadone, gettando anche questi
oggetti a terra accanto alla lancia.
Il reggente ancora non aveva aperto bocca, anzi non aveva neppure alzato gli
occhi verso Roberto. Il suo sguardo era rivolto alle armi, come se aspettasse
ancora un altro gesto.
Roberto dArtois si decise allora a smontare da cavallo e, fatti due passi avanti,
tremante di collera, fin per posare un ginocchio a terra: cos pot finalmente
incontrare lo sguardo del reggente.
Caro cugino esclam, tenendo le braccia aperte.
Ma subito Filippo lo interruppe.
Avete fame, cugino? gli chiese.
E, mentre laltro, che si era atteso una grande scena con scambi di nobili
parole, invito a rialzarsi, abbraccio e perdono, se ne restava l tutto stupito, Filippo
soggiunse:
E allora, rimontate in sella e andiamo subito ad Amiens, dove vi far
conoscere le mie condizioni. Voi procederete accanto a me e mangeremo
durante il percorso Hron, Gamaches! Raccogliete le armi di mio cugino!
Roberto dArtois esitava a obbedire e continuava a guardarsi attorno.
Cercate qualcosa? domand il reggente.
No, nulla, Filippo. Sto solo contemplando ancora una volta questo
paesaggio, per non dimenticarmelo pi rispose dArtois.
E accost la mano al petto, nel punto in cui, attraverso la broigne, egli poteva
sentire quel sacchetto di velluto ove aveva conservato, quali preziose reliquie, le
spighe, ora ridotte in briciole, raccolte proprio in quel campo durante lestate
precedente. E sorrise con estrema tristezza.
Ma trottando accanto al reggente, ritrov la propria abituale sicumera.
Avete riunito un esercito un po troppo numeroso, cugino disse, in tono
PARTE TERZA
simpatia per la signora Bouville; per Maria di Cressay, invece, ogni sentimento
diventava presto passione ed ella considerava ogni subitanea simpatia e ogni
istintiva avversione come altrettanti segni del destino. Sono certa che venuta qui
per farmi del male, pensava.
Intanto la signora Bouville la stava osservando con occhi attenti e per nulla
benevoli.
Avete partorito soltanto da quattro giorni esclam e siete gi fresca e
bella come una rosa! Mi congratulo con voi, mia cara: vi si direbbe pronta a
ricominciare! Evidentemente Dio tratta con particolare indulgenza coloro che
sprezzano i suoi comandamenti, e riserva le esperienze pi dolorose alle persone
pi meritevoli. Sapete, per esempio, madre continu rivolgendosi alla badessa
che la nostra povera regina ha avuto le doglie per pi di trenta ore? Mi sembra
di sentire ancora i suoi lamenti! Il re ha cercato di venir fuori con il sedere e cos
si dovuto ricorrere ai ferri. C mancato poco che morisse e che morisse anche
la madre. E la causa di tutto il dolore sofferto dalla regina per la morte del suo
sposo. Personalmente sono convinta che solo per un miracolo il bambino sia nato
vivo. E poi, quando il destino incomincia a colpire una casa, non interrompe
tanto presto la sua attivit. Prendete per esempio Eudeline, la lingerista la
conoscete, vero?
La badessa annu con discrezione. Nel suo convento, fra le novizie pi giovani,
cera una bimba di undici anni, che era figlia naturale di Eudeline e del Testardo.
Beh, costei era di grande aiuto alla regina e la signora Clemenza la voleva
continuamente al suo capezzale continu la signora Bouville. Ebbene,
laltro giorno proprio Eudeline si rotta un braccio cadendo da uno sgabello e
ha dovuto venire ricoverata allospedale. E ora, per colmo di sventura, la nutrice
che avevamo assunta e che era gi pronta da una settimana, improvvisamente
non ha pi latte. Farci una cosa simile in un momento cos difficile! Tanto pi
che la regina non in condizioni di allattare; ha ancora la febbre. E il mio
povero Ugo si agita, si spolmona, si d da fare e non sa assolutamente che
decisioni prendere: non sono cose da uomini, del resto. In quanto poi al sire di
Joinville, che non ha pi n vista n memoria, lunica cosa che possiamo
sperare da lui che non venga a morirci fra le braccia. Insomma, madre, sono
io che devo badare a tutto.
Maria di Cressay si stava chiedendo perch le venissero confidate tutte queste
sciagure della famiglia reale. Ma improvvisamente la signora Bouville si volse
verso di lei:
Per fortuna che io ho ancora la testa sulle spalle, e mi sono ricordata che
questa ragazza che io avevo portato qui da voi doveva ormai aver partorito
Certo voi allatterete bene e vostro figlio star crescendo a vista docchio, non
vero?
Disse queste parole, come se volesse rimproverare alla giovane madre la sua
buona salute.
Vediamo un po da vicino aggiunse.
E con mano esperta, come se stesse soppesando della frutta al mercato,
palpeggi il seno di Maria. Costei ebbe un istintivo movimento di ripugnanza che
le fece fare un salto indietro.
Siete perfettamente in grado di allattare anche due bambini continu la
signora Bouville. Perci, ragazza mia, voi verrete con me e darete il vostro
latte anche al re.
Non posso, signora! esclam Maria, ancor prima di sapere come avrebbe
potuto giustificare il suo rifiuto.
E perch non potete? Per il vostro peccato? Ma voi siete lo stesso una
ragazza nobile e il peccato non vi ha impedito di avere molto latte.
Consideratelo un modo per riscattarvi almeno in parte.
Io non ho peccato, signora, io sono sposata!
Purtroppo siete voi la sola a dirlo, povera piccola! Prima di tutto, se voi foste
davvero sposata non sareste qui E poi, a che serve discutere? Noi abbiamo
bisogno di una nutrice
Non posso perch sto appunto attendendo mio marito che deve venire a
prendermi. Mi ha fatto comunicare che sarebbe venuto qui presto e che il papa
gli ha promesso
Il papa! il papa! la interruppe la moglie del curatore. Ma davvero
impazzita, questa qui! Crede di essere sposata e crede che il papa si preoccupi
per lei Ma smettetela di dire sciocchezze e di bestemmiare il nome del Santo
Padre. E venite subito a Vincennes.
No, signora, non verr ribatt ostinata Maria.
Allora la piccola signora Bouville incominci ad arrabbiarsi: afferr Maria per il
colletto e si mise a scuoterla.
Ma guardate questa ingrata! Prima gozzoviglia e si fa mettere incinta. Poi,
dopo che noi ci siamo preoccupati per lei salvandola dalla prigione e
portandola nel miglior convento di Parigi, se veniamo a chiederle di allattare il
re di Francia, questa balorda non ne vuole sapere. Siete davvero un modello di
suddita! Lo sapete che vi sto offrendo una mansione talmente onorifica che per
essa si batterebbero le pi nobili dame del regno?
accanto al re.
miei figli, a motivo delle mie corone, sono sempre stati presentati ufficialmente.
Ed sempre stata la madrina a portarli.
E allora disse il reggente comunicher immediatamente alla contessa
Mahaut di prepararsi a questa cerimonia e ordiner a Bouville di aprirci le
porte di Vincennes. Partiremo a mezzogiorno.
Per Mahaut questa era loccasione da tempo attesa. Si fece vestire da Beatrice e
si mise in testa una corona: per uccidere un re ne valeva la pena.
Quanto tempo credi che ci voglia perch la tua polvere faccia effetto su un
bambino di cinque giorni?
Non lo so, signora rispose la damigella di compagnia. I cervi dei
vostri boschi sono morti dopo una notte, ma re Luigi ha resistito per quasi tre
giorni
Potr sempre dar la colpa disse Mahaut a quella nutrice che ho visto
laltro giorno, una bella ragazza, indubbiamente, ma nessuno sa da dove venga
n chi le abbia affidato questo incarico. I Bouville, suppongo
Capisco, signora replic Beatrice sorridendo. Se qualcuno avesse dei
sospetti, si potrebbe incolpare quella ragazza e farla squartare.
La mia reliquia, la mia santa reliquia disse Mahaut preoccupata,
accostando le mani al petto. Ah, s, ce lho.
Mentre ella usciva dalla camera, Beatrice le sussurr:
E mi raccomando, signora, state attenta a non soffiarvi il naso.
delitto.
Il bambino non deve rimanere nella camera accanto a quella della regina
continu Bouville. Non posso mandar l un numero sufficiente di soldati a
garantire la sorveglianza, e sarebbe troppo facile scivolare nella stanza adiacente
attraverso gli arazzi.
E allora, deciditi, dove lo vuoi mettere?
Nella camera del re, i cui accessi sono molto pi facili da controllare.
I due coniugi si guardarono in viso ed ebbero ambedue lo stesso pensiero: era
quella la stanza dove era morto il Testardo.
Fa mettere a posto quella camera, allora, e facci accendere il fuoco
insistette Bouville.
E va bene, mio caro, ti obbedir. Ma, anche con cinquanta scudieri di
guardia, non potresti impedire a Mahaut di tenere in braccio il bambino per
presentarlo ai baroni.
La sorveglier io, personalmente.
Se lei ha deciso di ucciderlo, lo far anche sotto i tuoi occhi, mio povero
Ugo. E tu non te ne accorgerai nemmeno. Un bambino di cinque giorni non si
dimena molto. E Mahaut approfitter del primo momento di confusione per
conficcargli un ago nella nuca, per fargli respirare del veleno o per strangolarlo.
E allora, che cosa dovrei fare? esclam Bouville.
Non posso certo dire al reggente che noi non permetteremo a sua suocera di
prendere in braccio il re perch temiamo che possa ucciderlo!
Certo che non lo puoi! Non ci resta altro che pregare, dunque disse la
signora Bouville, allontanandosi.
E Bouville si rec nella camera della nutrice.
Maria di Cressay stava allattando contemporaneamente ambedue i bimbi che,
ugualmente voraci, si aggrappavano ai suoi seni con le loro tenere unghiette e
poppavano rumorosamente. Istintivamente generosa, Maria aveva offerto al re la
mammella sinistra, ritenuta la pi ricca di latte.
Che vi succede, messere? domand poi a Bouville.
Mi sembrate sconvolto.
Egli le stava di fronte appoggiato allo spadone; le ciocche bianche e nere dei
suoi capelli gli scendevano sulle guance e la pancetta gli gonfiava il giaco. Era a
quel povero arcangelo sessantenne che era stata affidata la difficile salvaguardia di
un infante.
Solo perch il nostro piccolo sovrano tanto debole rispose poi con
voce triste. Solo per questo!
E faceva ballonzolare suo figlio come se fosse una bambola, davanti alla culla
di Giovanni I.
Vedete, sire, il vostro fratello di latte, il vostro piccolo servitore vi sostituir
per impedirvi di prendere freddo.
E intanto pensava: Quando racconter tutto questo a Guccio Quando gli
dir che suo figlio il fratello di latte del re e che stato presentato ai baroni in
vece sua Strana cosa la nostra vita, ma non la cambierei con nessunaltra.
Come sono contenta di voler bene al mio Lombardo!
La sua gioia fu interrotta da un profondo gemito proveniente dalla camera
accanto.
La regina, mio Dio pens Maria. Mi dimenticavo della regina.
In quel momento entr uno scudiero ad annunciare larrivo del reggente e dei
baroni. La signora Bouville prese fra le braccia il bambino di Maria.
Lo porter nella camera del re disse e lo lascer li anche dopo la
cerimonia, finch i baroni non se ne saranno andati. Voi, Maria, non dovrete
muovervi di qui prima del mio ritorno. E se entrasse qualcuno, superando lo
sbarramento che noi metteremo qui fuori per meglio proteggervi, ditegli che
questo bambino il vostro.
IV MESSERI, ECCO IL RE
V UN LOMBARDO A SAINT-DENIS
Ci ho gi pensato io. Lho portata nella mia camera e lho chiusa dentro a
chiave, facendola sorvegliare da due uomini.
Non sa ancora nulla?
No.
Eppure, bisogner dirglielo.
Aspettiamo prima che tutti se ne siano andati.
Ah, avrei dovuto parlare! ripet Bouville.
Egli era torturato dal rimorso di non aver seguito il suo primo impulso. Se
avessi urlato la verit in presenza di tutti i baroni, se avessi loro presentato subito
le prove
Ma per far questo, Bouville avrebbe dovuto essere un uomo di carattere
diverso, per esempio un uomo della tempra del connestabile, e soprattutto non
avrebbe dovuto avere la moglie alle spalle a tirarlo per la manica
Ma come potevamo immaginare disse la signora Bouville che Mahaut
colpisse con tanta rapidit e precisione e che il bambino morisse davanti a tutti?
In fondo mormor lex-ciambellano avremmo fatto meglio a
presentare il vero re, permettendo al destino di seguire il suo corso.
Te lavevo detto io!
Eh, s, lo ammetto. stata mia lidea Ed era una cattiva idea
A questo punto, infatti, chi mai avrebbe loro creduto? A chi avrebbero potuto
raccontare di aver ingannato lassemblea dei baroni, facendo portare la corona al
figlio di una nutrice? Era unazione quasi sacrilega!
Lo sai il rischio che corriamo adesso, se non stiamo zitti? disse la signora
Bouville. Lo sai che Mahaut non ci metterebbe molto ad avvelenare anche
noi?
Il reggente era daccordo con lei; ne sono assolutamente certo. Pensa che
quando si asciugato le mani, sulle quali il bambino aveva vomitato, ha gettato
poi la salvietta nel fuoco. Lho visto io con questi occhi Ci deferirebbe
certamente a un tribunale, accusandoci di fellonia ai danni di Mahaut.
Ormai la cosa che maggiormente li preoccupava era la loro personale sicurezza.
E il bambino? domand Bouville.
Lho lavato e vestito con una delle mie donne mentre tu accompagnavi il
reggente rispose la moglie. E ora ci sono quattro scudieri a vegliarlo.
Non c nulla da temere in questo senso.
E la regina?
Ho dato ordine di non dirle niente per non aggravare ulteriormente il suo
male. Del resto non sembra in condizioni di capire. Ho anche detto alle
Voi non siete mai stata scacciata dalla vostra famiglia per un bambino! No, non
ne avr mai pi un altro!
Quando si incomincia a descrivere il proprio dolore, a tradurlo in termini
immediatamente comprensibili, vuol dire che lo si gi accettato come tale: allo
strazio, alloppressione quasi fisica si sostituisce lentamente il secondo stadio della
sofferenza, cio una crudele contemplazione.
Lo sapevo, lo sapevo io, quando non volevo venire qui, che andavo
incontro alla sventura!
La signora Bouville non osava ribattere nulla.
E che dir Guccio quando lo sapr? disse Maria.
Come far a dirglielo?
Non deve saperlo mai, figlia mia! esclam la signora Bouville.
Nessuno deve sapere che il re ancora vivo, perch in questo caso chi ha
sbagliato la prima volta non esiterebbe a colpire di nuovo. Anche voi siete in
pericolo, perch eravate daccordo con noi. E dovrete mantenere il segreto
finch non sarete autorizzata a svelarlo.
E mormor poi al marito:
Vai a prendere i Vangeli.
Quando torn Bouville, che era andato a prendere quel grosso libro nella
cappella, i due coniugi convinsero Maria a giurare su di esso di osservare il pi
assoluto silenzio, anche col padre del piccolo morto, e perfino in confessione, sul
dramma in cui ella aveva avuto una parte cos importante. Soltanto Bouville e la
moglie avrebbero potuto scioglierla da questo giuramento.
Nelle condizioni in cui si trovava, Maria accett di giurare tutto quello che le
venne chiesto. Bouville le promise anche una pensione, ma a lei importava poco
del denaro.
E ora, ragazza mia, dovrete tenere con voi il re di Francia e presentarlo a
tutti come vostro figlio aggiunse la moglie dellex-ciambellano.
Maria si ribell: non voleva pi toccare il bambino al posto del quale il suo era
stato assassinato. E non voleva pi rimanere a Vincennes: voleva fuggire, in
qualunque posto, e morire tranquilla.
Morirete certamente, se racconterete questa storia. Mahaut non ci metter
molto a pugnalarvi o ad avvelenarvi.
No, non dir nulla, lho giurato. Ma lasciatemi andar via, ve ne supplico!
Certo che ve ne andrete, ma non avete il diritto di lasciar morire anche lui.
Ha fame questo piccolo, vedete. Allattatelo almeno oggi concluse la signora
Bouville, mettendole fra le braccia il figlio di Clemenza.
tempo unite in una sola persona, e di cedere alla discussa figlia di suo fratello il
piccolo regno pirenaico.
Ma se Giovanna era degna di regnare sulla Navarra, era anche degna di
diventare regina di Francia. Cos almeno pensava il duca Eudes, che non volle
saperne di cedere. Era dunque inevitabile una lotta aperta fra di loro.
Eudes ripart al galoppo per Digione e lanci di qui, in nome della nipote, un
proclama a tutti i nobili dArtois, di Picardia, di Brie e di Sciampagna per invitarli
a rifiutare obbedienza allusurpatore.
La stessa richiesta venne indirizzata anche a re Edoardo II dInghilterra il
quale, nonostante gli sforzi della moglie Isabella, fu ben felice di inasprire ancor
pi il litigio, schierandosi dalla parte dei Borgognoni. Ogni discordia in Francia
era per il re inglese un possibile mezzo per riconquistare la Guienna.
dunque questo il risultato cui sono arrivata, denunciando ladulterio delle
mie cognate?, pensava la regina Isabella.
Minacciato a nord, a est e a sud-ovest, un uomo che non avesse avuto il
carattere di Filippo il Lungo avrebbe probabilmente desistito. Ma il nuovo re
sapeva di aver parecchi mesi a propria disposizione. Linverno non era stagione
per combattere e i suoi nemici sarebbero stati costretti ad attendere la primavera,
quandanche avessero deciso di ricorrere alle armi. La cosa pi urgente era
dunque per Filippo il farsi incoronare e essere cos rivestito dellindelebile maest
della consacrazione ufficiale.
Decise dapprima di organizzare questa cerimonia per il giorno dellEpifania: la
festa dei Re Magi gli pareva di buon augurio, anche perch suo padre si era fatto
incoronare proprio in quella data. Gli fu per fatto presente che i borghesi di
Reims non avrebbero avuto il tempo di approntare ogni cosa, ed egli acconsent a
un rinvio di tre giorni. La corte avrebbe lasciato Parigi il 1 gennaio e la
consacrazione sarebbe avvenuta la domenica 9 dello stesso mese.
Dai tempi di Luigi VIII, primo re non designato mentrera ancor vivo il suo
predecessore, mai lerede al trono aveva mostrato tanta fretta di correre a Reims.
Ma Filippo considerava ancora insufficiente la consacrazione religiosa; egli
voleva anche qualcosaltro, qualcosa che colpisse in modo nuovo la coscienza del
suo popolo.
Egli aveva spesso riflettuto sugli insegnamenti di Egidio Colonna, lexprecettore di Filippo il Bello, luomo che aveva maggiormente influenzato il
pensiero del Re di Ferro.
Parlando in assoluto aveva scritto Egidio Colonna nel suo trattato sui
fondamenti della monarchia sarebbe preferibile che il re venisse eletto; soltanto
le smodate ambizioni degli uomini e il loro modo dagire possono far preferire il
sistema ereditario a quello elettivo.
Voglio essere re col consenso dei miei sudditi disse Filippo il Lungo.
Solo cos mi sentir veramente degno di governare. E, visto che certi grandi mi
sono nemici, dar la parola ai piccoli.
Suo padre gli aveva aperto la via convocando nei momenti pi difficili del suo
regno assemblee in cui erano rappresentate tutte le classi, tutti gli stati del regno.
Filippo decise dunque che due assemblee di questo tipo, ma ancor pi numerose,
si sarebbero tenute a Parigi e a Bourges, rispettivamente per la lingua d oil e per
la lingua doc, nelle settimane successive allincoronazione. E pronunci
lespressione Stati Generali.
I legisti incominciarono a redigere i testi che sarebbero stati presentati agli Stati,
per ratificare col voto del popolo lascesa al trono di Filippo. Naturalmente furono
ripresi gli argomenti del connestabile, fu cio sostenuto che i gigli non possono
filare la lana e che il regno era troppo nobile per cadere in mano a una donna.
Ma se ne presentarono di ancor pi strani, sottolineando per esempio il fatto che
fra il venerato San Luigi e Giovanna di Navarra esistevano ben tre intermediari
successori, mentre fra San Luigi e Filippo ne esistevano soltanto due.
Questo cavillo suscit le immediate reazioni di Carlo di Valois.
E allora perch non io? esclam costui. Fra me e San Luigi non c
che mio padre!
Infine i consiglieri del Parlamento, spinti da messer di Noyers, esumarono, pur
senza crederci troppo, il vecchio codice riferentesi alle usanze dei Franchi Salii,
che era anteriore alla conversione di Clodoveo al cristianesimo. Questo codice non
diceva nulla che si riferisse alla trasmissione del potere regale. Era semplicemente
una raccolta di giurisprudenza civile e penale piuttosto confusa e per di pi quasi
incomprensibile in quanto redatta pi di otto secoli prima. Una breve nota
stabiliva che leredit delle terre doveva essere suddivisa in parti uguali fra gli eredi
maschi. Non cera altro.
Ma questo fu pi che sufficiente a qualche dottore in diritto secolare per fornire
la base di una complicata dimostrazione e per sostenere la tesi per la quale essi
venivano pagati. La corona di Francia poteva spettare solo ai maschi perch
corona implica possesso di terre. Del resto la prova migliore che le leggi saliche
fossero state applicate fin dalle origini, stava nel fatto che Soltanto gli uomini
erano finora saliti sul trono di Francia. Cos Giovanna di Navarra poteva essere
eliminata senza nessun bisogno di accusarla di illegittimit, accusa questa
difficilmente dimostrabile.
ella sua ascesa al trono Filippo il Lungo non si era limitato a scavalcare
due cadaveri, ma lasciava alle proprie spalle altri due destini spezzati, due donne
praticamente annientate: la regina e unoscura sua suddita.
Il giorno dopo i funerali del falso Giovanni I a Saint-Denis, la signora
Clemenza dUngheria, che tutti ritenevano vicinissima a morire, aveva lentamente
incominciato a riprendersi. Le cure prestatele si rivelavano finalmente efficaci;
febbre e infezione abbandonavano il suo corpo, quasi per lasciare il posto ad altre
sofferenze. Le prime parole pronunciate dalla regina, non appena ebbe ripreso
conoscenza, furono per chiedere di suo figlio, del piccolo Giovanni che lei finora
aveva appena avuto modo di vedere. Nei suoi ricordi cera soltanto un piccolo
corpo nudo frizionato con acqua di rose e adagiato in una culla
Poi, quando, con lunghi giri di frase, le dissero che non potevano farglielo
vedere subito, ella mormor:
morto, vero? Lo sapevo, lo sentivo quando stavo tanto male Doveva
accadere anche questo
Ma non ebbe la reazione clamorosa che sarebbe stato logico aspettarsi da lei.
Certo, la notizia la sconvolse, ma Clemenza non pianse e atteggi il viso a
quellespressione di tragica ironia che si pu vedere sul volto di certa gente,
mentre osserva le ceneri fumanti della propria casa. Ella apr le labbra, come se
volesse ridere, e per qualche minuto tutti la credettero impazzita.
La sventura si era accanita troppo insistentemente su di lei. Cerano delle zone
morte nella sua anima, talch il destino, anche continuando a colpirla con ancor
pi terribile pervicacia, non avrebbe potuto suscitarvi una sofferenza maggiore.
Il povero Bouville pass parecchi istanti penosi, condannato comera alla
menzognera missione di impotente consolatore. E i rimorsi lo assalivano
continuamente, ogni volta che la regina gli rivolgeva parole di stima.
Suo figlio vive e io non devo dirglielo. Quando penso che potrei renderla cos
felice!
Venti volte la piet, anzi i doveri pi elementari dellonest, furono sul punto di
prendere il sopravvento. Ma la moglie, conscia delle sue debolezze, non lo lasciava
mai solo con la regina.
Lunica consolazione era dunque per lui quella di sfogarsi a maledire Mahaut,
la vera colpevole.
La regina alz le spalle. Cosa importava a lei di quale mano le forze del male si
fossero servite per colpirla?
Sono stata pia e sono stata buona; almeno credo di esserlo stata diceva.
Ho sempre cercato di seguire i precetti della religione e di migliorare le
persone che mi erano care. Non ho mai voluto il male di nessuno. Ma Dio mi
ha colpito come nessunaltra delle sue creature E ora i malvagi trionfano su
tutta la linea.
E non che si ribellasse o si mettesse a bestemmiare, no: Clemenza si limitava a
constatare una sorta di orribile fatalit.
Suo padre e sua madre erano morti di peste, lasciandola orfana a soli due anni.
Poi, mentre tutte, o quasi, le principesse della sua famiglia, avevano trovato marito
ancor prima della pubert, ella aveva dovuto attendere fino ai ventidue anni che si
presentasse un aspirante alla sua mano. E colui che si era offerto, assolutamente
insperato, sembrava luomo pi nobile del mondo. Clemenza era venuta a quel
matrimonio con la Francia, entusiasta, trasognata, preda di un amore irreale, e
piena delle migliori intenzioni. Ma gi prima di arrivare nel suo nuovo paese
aveva corso il rischio di morire annegata; e, poche settimane dopo le nozze, aveva
scoperto di essere la moglie di un assassino e di aver preso il posto di una regina
strangolata. Dieci mesi dopo era rimasta vedova e incinta, e, col pretesto di volerla
proteggere, i potenti del regno lavevano allontanata dalla corte, tenendola
praticamente prigioniera. Infine, dopo otto giorni di agonia, appena si era rimessa
da quelle terribili condizioni, aveva appreso che suo figlio era morto, avvelenato
come gi lo era stato suo marito.
difficile immaginare una vita sconvolta con tanta frequenza dalla sventura.
Al mio paese la gente crede al malocchio. E hanno ragione. Io ho il
malocchio diceva Clemenza. E non devo pi permettermi di affrontare
nuove iniziative.
Amore, carit, speranza, tutte le riserve di virt che la sua anima aveva
accumulato, erano scomparse e contemporaneamente ella aveva perduto anche la
fede. Del resto, ora, non le sarebbero pi servite; ora non aveva pi nulla da
donare.
Durante la malattia ella aveva talmente sofferto e sentito con tanta insistenza
lavvicinarsi della morte, che il ritrovarsi viva, poter respirare, nutrirsi, posare lo
sguardo sulle pareti, sui mobili e sui volti, le procuravano continue sorprese e le
sole emozioni di cui il suo animo per tre quarti distrutto fosse ancora capace.
Poi, man mano che la sua lenta convalescenza procedeva, la regina Clemenza,
che andava ritrovando lantica leggendaria bellezza, incominci a manifestare gusti
da donna anziana e capricciosa. Proprio come se, su quella figura meravigliosa,
quei capelli dorati, quel volto da Madonna, quel petto rigoglioso, quelle membra
affusolate, che riacquistavano di giorno in giorno il loro fascino, fosse passata
improvvisamente una quarantina di anni. In quel corpo bellissimo una vecchia
vedova chiedeva alla vita le sue ultime gioie. E le avrebbe richieste per altri undici
anni.
Cos colei che prima, sia per motivi religiosi che per indifferenza, era stata un
modello di frugalit, prese a manifestare complicate esigenze alimentari, chiedendo
continuamente vivande rare e costose. Colei che aveva accolto senza entusiasmo i
gioielli che Luigi X le regalava, contemplava ora con occhio soddisfatto le sue
cassette per le gemme, divertendosi a contare le pietre, a calcolarne il valore, ad
ammirarne lacqua o il taglio. Ogni tanto invitava al castello degli orefici e, avendo
improvvisamente deciso di cambiare unincastonatura, disegnava con loro
complicati gioielli da acquistare allestero. E passava anche molto tempo con le
lingeriste, facendo comperare a caro prezzo stoffe orientali, che ella avrebbe poi
indossato dopo averle abbondantemente cosparse di profumi.
E se, quando usciva dai propri appartamenti, vestiva sempre di bianco come
tutte le vedove, quando restava in casa i suoi familiari la sorprendevano spesso,
con una certa sorpresa e un innegabile impaccio, distesa accanto al caminetto e
coperta da trasparentissimi veli.
La sua generosit di un tempo si manifestava in assurde prodigalit. Tutti i
mercanti sapevano benissimo che lei non discuteva mai i prezzi, e ne
approfittavano, come ne approfittava il personale alle sue dirette dipendenze.
Naturalmente la regina Clemenza era servita molto bene. In cucina i servi si
contendevano lonore di portarle da mangiare, sapendo che, per un dessert
guarnito, per un lait de noisettes, o per una eau dor in cui rosmarino e chiodi di
garofano fossero ben macerati nel succo di una melagrana, la regina era pronta a
distribuire doni e monete41.
Ella desiderava inoltre sentir cantare e esigeva che voci bene intonate recitassero
per lei fiabe, lamenti e romanze. Ormai i suoi occhi volevano vedere soltanto visi
di giovani. Un menestrello di buona corporatura e di bella voce, capace di distrarla
per unora e pronto a turbarsi intravedendo il corpo di lei avvolto dai veli di
Cipro, riceveva una somma sufficiente a far baldoria nelle taverne per un mese
intero.
Queste prodigalit allarmavano Bouville, che non poteva per fare a meno di
goderne anche lui.
Il 1 gennaio, che era il giorno degli auguri e dei regali, anche se lanno
incominciava ufficialmente a Pasqua, la regina Clemenza don a Bouville un
sacchetto ricamato contenente trecento lire doro. Lex-ciambellano esclam:
No, signora, ve ne prego, non ho meritato un simile dono!
Ma non possibile rifiutare il regalo di ima regina, anche se questa regina si
sta rovinando e anche se si costretti a farle credere le menzogne pi atroci.
Il poveraccio, angosciato dal terrore e dai rimorsi, vedeva approssimarsi il
momento in cui Clemenza si sarebbe trovata in condizioni finanziarie disastrose 42.
Quello stesso giorno, precisamente il 1 gennaio, Bouville ricevette la visita di
messer Tolomei. Il banchiere trov lex-ciambellano notevolmente dimagrito e
invecchiato. Bouville pareva scomparire nei suoi abiti troppo larghi, le sue gote
erano cadenti, lo sguardo inquieto e la mente distratta.
Questuomo pensava Tolomei deve avere qualche malattia che lo fa
soffrire e che potrebbe portarlo presto alla tomba. meglio dunque che mi
sbrighi a sistemare le faccende di Guccio.
Tolomei conosceva le usanze e, per lanno nuovo, aveva portato una pezza di
stoffa da regalare alla signora Bouville.
per ringraziarla disse di tutte le cure prestate alla damigella che ha
messo al mondo un figlio di mio nipote
Bouville voleva rifiutare anche questo dono.
Ma tenetelo, ve ne prego insistette Tolomei. E poi vorrei parlarvi un
poco di questa faccenda. Mio nipote sta per tornare da Avignone dove il nostro
Santo Padre il papa
Tolomei si fece il segno della croce.
lo ha trattenuto finora per farlo lavorare ai suoi conti personali. E vuol
riabbracciare la moglie e il figlio
Parve a Bouville che tutto il sangue gli rifluisse al cuore.
Un momento, messere disse. C un messaggero che sta attendendo
di l con una certa urgenza una mia risposta. Vogliate scusarmi per qualche
minuto.
E, con quella pezza di stoffa sotto il braccio, egli and a chieder consiglio alla
moglie.
ragnatela. Ma c la famiglia.
Quale famiglia?
Ma s, la famiglia della nutrice.
La nutrice? replic Tolomei sbalordito.
Di nuovo un breve colpo di tosse si fece sentire dietro larazzo. Bouville
impallid, si impappin e incominci a balbettare.
Il fatto , messere Ecco, volevo dire S, stavo giusto per dirvelo, ma.,
con tutti questi contrattempi, me nero quasi dimenticato. Beh, ora bisogna
proprio che ve lo dica Vostra la moglie di vostro nipote, visto che, a
quanto dite voi, sono sposati bene, le abbiamo chiesto Insomma, non
avevamo nutrici e lei, gentilmente, molto gentilmente, a richiesta di mia moglie,
venuta qui ad allattare il re per quel poco tempo in cui, purtroppo, egli ha
vissuto.
Allora, venuta qui; insomma, voi avete potuto farla uscire dal convento?
E ce labbiamo riportata! Mi imbarazza un poco dirvelo ma non cera
altro da fare. E poi accaduto tutto talmente in fretta!
Ma, messere, non avete motivo di vergognarvene. Avete fatto benissimo.
Questa Maria, dunque, ha allattato il re? Guarda, guarda, una notizia davvero
sorprendente, un fatto che ci onora molto! soltanto un peccato che non abbia
potuto allattarlo per pi tempo disse Tolomei, che rimpiangeva gi i
vantaggi che avrebbe potuto trarre da una situazione simile.
Allora, potrete farla uscire di nuovo, vero?
Eh, no! Per farla uscire definitivamente, occorre il consenso della famiglia. Li
avete pi visti i suoi?
No. I suoi fratelli, dopo tutto quel baccano, sono stati ben lieti di
sbarazzarsene e non si son pi fatti vivi.
E dove sono andati?
A casa loro, a Cressay.
Cressay E dov?
Ma, vicino a Neauphle, dove io ho un ufficio!
Cressay Neauphle Ah, s!
Scusate, Monsignore, ma mi permetto dirvi che il vostro comportamento
alquanto strano esclam Tolomei. Io vi affido una ragazza, vi racconto
tutto su di lei, voi andate a prenderla perch vi serve una nutrice per il figlio
della regina. Lei resta qui otto o dieci giorni
Cinque precis Bouville.
Cinque; e voi non sapete da dove viene e magari neanche come si chiama!
prendere il re per portarlo sul trono, che cosa potrete dirgli? Siete una ragazza
troppo onesta e troppo nobile per comportarvi con tanta bassezza!
Tutte queste domande Maria se le era gi fatte centinaia di volte nelle sue
lunghe ore solitarie. Non poteva pensare ad altro, anzi, e le pareva di impazzire.
Ma sapeva gi qual era la risposta! Sapeva gi che, appena si fosse ritrovata fra le
braccia di Guccio, ella non avrebbe potuto tacergli nulla, e non perch era un
grosso peccato, come diceva la signora Bouville, ma perch lamore le vietava
una menzogna cos atroce.
Guccio mi capir, Guccio mi perdoner. Si render conto che questo
accaduto senza mia colpa e mi aiuter a sopportare questo fardello. Guccio non
parler mai, signora, lo posso giurare per lui come per me!
Si pu giurare solo per se stessi, figliola mia. E poi, un Lombardo
figuriamoci se tacer! Si varr di questo segreto per giovare ai propri interessi!
Signora, voi lo state insultando!
Ma no, mia cara, non insulto nessuno. Ma conosco la natura umana. Voi
avete giurato di non parlarne con nessuno, neppure in confessione. Ma il re
di Francia che affidato alle vostre cure, e voi potrete essere sciolta dal
giuramento soltanto al momento opportuno.
Di grazia, signora, riprendetevi il re e lasciatemi libera!
Non sono io che ve lho affidato, stata la volont di Dio. Ed persona
sacra colui che dovete custodire! Avreste tradito Nostro Signor Ges Cristo se
lo avessero messo fra le vostre mani durante la strage degli Innocenti? Il
bambino deve vivere. Bisogna che mio marito possa sorvegliarvi ambedue e
che si sappia sempre dove trovarvi, cosa evidentemente impossibile se vostro
marito progetta di trasferirsi ad Avignone.
Convincer Guccio ad abitare dove vorrete voi; e vi garantisco che non
parler con nessuno.
Certo che non parler, ma solo se voi non lo rivedrete pi!
La lotta, interrotta da una poppata del piccolo re, dur per tutto il pomeriggio.
Le due donne si battevano come due bestie nel fondo di una trappola. Ma la
piccola signora Bouville aveva denti e artigli pi duri.
E cosa farete di me allora? Mi terrete qui chiusa per tutta la vita? gemeva
Maria.
Magari pensava la moglie dellex-ciambellano. Ma sta per arrivare
quellaltro con la lettera del papa
E se la vostra famiglia acconsentisse a riprendervi? propose. Credo
che messer Ugo riuscirebbe a convincere i vostri fratelli.
alcun altro.
Ma la signora Bouville rifiut.
Non deve sospettare che voi lamate ancora. Su, firmate e consegnatemi la
lettera.
Maria non saccorse neppure che la moglie dellex-ciambellano se ne stava
andando.
Guccio mi odier, mi disprezzer, e non sapr mai che io ho fatto questo
soprattutto per salvarlo!, pensava, sentendo richiudersi la porta del convento.
VIII PARTENZE
portava dei fiordalisi ricamati sulla manica sinistra e lo stemma del re al colletto, e
che fu accolto con stupore e sorpresa. I fratelli Cressay lo chiamavano
Monsignore e, dopo aver letto una breve missiva che chiedeva loro di recarsi al
pi presto a Vincennes, si ritenevano gi destinati a qualche comando di
capitaneria o nominati siniscalchi.
Non c nulla di strano disse donna Eliabel. Si vede che si sono
finalmente ricordati dei nostri meriti e dei servigi che noi abbiamo reso al
regno negli ultimi trecento anni. Evidentemente il nuovo re sa dove trovare
uomini veramente degni! Su, figli miei, andate; vestitevi il meglio possibile e
cercate di fare in fretta. Si vede che in cielo c ancora giustizia e questo onore
inatteso ci consoler un poco della vergogna che il comportamento di vostra
sorella ha fatto ricadere su di noi.
Ella non si era ancora rimessa dalla malattia dellestate precedente. Si era
ingrossata, aveva perduto lantico dinamismo e limitava le proprie manifestazioni
dautorit al trattare dispoticamente la cuoca. Aveva inoltre ceduto ai figli la
direzione della loro piccola propriet, che non per questo veniva a trovarsi in
mani migliori.
I due fratelli si misero dunque in cammino, con la mente piena di ambiziose
speranze. Il cavallo di Pietro ansimava talmente al suo arrivo a Vincennes da
lasciar supporre che quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio.
Miei giovani amici disse Bouville accogliendoli vi ho fatto venire qui
per parlare di importanti questioni.
E fece loro portare vino speziato e confetti.
I due giovani se ne stavano seduti sullorlo delle sedie, da buoni tangheri di
campagna, e osavano appena accostare alle labbra quelle coppe dargento.
Oh, sta passando la regina disse Bouville. Ella approfitta del bel
personale appannaggio. Inoltre gli sarebbe stato fin dora consegnato un regalo di
trecento lire doro, gi a disposizione in un sacchetto ricamato.
I due fratelli Cressay mascherarono a stento la propria gioia. Era la fortuna che
cadeva loro dal cielo, il modo per far costruire un nuovo muro di cinta nel
crollante maniero, la certezza di una tavola riccamente imbandita per tutto
lanno, la prospettiva di comperarsi finalmente delle armature e di equipaggiare
adeguatamente anche i servi, per poter comparire come si conveniva ai raduni
delle bandiere! Si sarebbe parlato di loro sui campi di battaglia!43
Naturalmente precis la signora Bouville questi doni sono destinati al
bambino. Se egli venisse maltrattato o se gli accadesse qualcosa, la rendita
verrebbe soppressa. Essere il fratello di latte del re gli conferisce infatti una
dignit che sar vostro dovere rispettare.
Certo, certo, daccordo Visto che Maria si pentita disse il fratello
barbuto, volendo far mostra di zelo e visto che personalit importanti come
voi, messere, e voi, signora, ci pregano di perdonarle noi vogliamo aprirle le
braccia. La protezione della regina ha cancellato la sua colpa. E che nessuno
dora innanzi, sia egli nobile o plebeo, si azzardi a riderne in mia presenza: lo
farei a pezzi.
E nostra madre? domand laltro.
Ci penser io a convincerla replic Giovanni. Sono io il capo della
famiglia, dopo la morte di nostro padre, non dimenticartene.
Naturalmente riprese la signora Bouville voi giurerete sui Vangeli di
non ascoltare e di non ripetere a chicchessia quello che vostra sorella potrebbe
sostenere di aver visto durante il suo soggiorno in questo castello: sono cose
che riguardano la corona e che devono rimanere segrete. E del resto lei non ha
visto nulla: ha soltanto allattato! Ma vostra sorella ha una fantasia eccessivamente
sbrigliata e si compiace di raccontare fandonie; ve lo ha gi dimostrato, del
resto Ugo! Va a prendere i Vangeli!
Il libro sacro da una parte, il sacchetto doro dallaltra e la regina che
passeggiava in giardino I fratelli Cressay giurarono di non parlare mai di cose
riferentisi alla morte di Giovanni I, di sorvegliare, nutrire e proteggere il figlio
della loro sorella e di impedire laccesso alluomo che laveva sedotta.
Ah, lo giuriamo volentieri! esclam Giovanni. Che non si faccia mai
pi vedere, quel farabutto!
Pietro non era cos sfacciatamente ingrato. In fondo, non fosse stato per
Guccio pensava.
Daltra parte disse la signora Bouville noi ci terremo informati e
rivedeva nella loro cameretta di Neauphle, rivedeva quei riflessi dorati dentro
lazzurro scuro dei suoi occhi. Ma come potevano quegli occhi celare un
tradimento?
Me ne vado, zio.
E dove? Ritorni ad Avignone?
Bella figura ci farei! Ho detto a tutti che sarei ritornato con mia moglie, e
lho descritta come donna adorna di tutte le virt. Perfino il Santo Padre mi
chiederebbe sue notizie
Mi diceva laltro giorno Boccaccio che i Peruzzi prenderanno certamente in
appalto la riscossione delle imposte nel siniscalcato di Carcassona
No, n Carcassona, n Avignone!
E nemmeno Parigi, naturalmente disse Tolomei con molta tristezza.
Nella vita di ogni uomo, per quanto egoista egli sia stato, viene sempre un
momento, di solito quando la morte non pi tanto lontana, in cui egli si sente
stanco di aver lavorato soltanto per se stesso. Il banchiere, dopo avere sperato nella
presenza di una graziosa nipote e di una famiglia felice nella sua casa, vedeva
improvvisamente distrutte queste prospettive e annunciarsi invece una lunga
vecchiaia solitaria.
No, voglio andarmene disse Guccio. Non voglio pi saperne di questa
Francia che sarricchisce per merito nostro ma che ci disprezza perch siamo
Italiani. Che cosa ho guadagnato io in Francia, dimmi? Una gamba irrigidita,
quattro mesi di ospedale, sei settimane in una chiesa e finalmente questo!
Avrei dovuto saperlo che in questo paese non avrei mai avuto fortuna. Ricordi
che il giorno dopo il mio arrivo ho corso il rischio di gettare a terra re Filippo
il Bello? Non era un buon presagio! Per non parlare delle traversate in cui per
due volte ho rischiato di annegare, e di tutto il tempo passato a contar soldi per
i contadini in quel maledetto borgo di Neauphle, soltanto perch credevo di
essere innamorato.
Per ti sei anche fatto una provvista di bei ricordi disse Tolomei.
Bah, alla mia et non di ricordi che si ha bisogno. Voglio tornarmene
nella mia citt, a Siena, dove non mancano davvero le belle ragazze, le pi belle
del mondo a quanto mi dicono tutti ogni qual volta dichiaro di essere senese.
In ogni caso meno pitocche delle Francesi senzaltro! Mio padre mi aveva
mandato da te per imparare, e ora credo di aver imparato abbastanza.
Tolomei spalanc locchio sinistro, che era un po annebbiato quel giorno.
Forse hai ragione disse. E forse la lontananza ti far scordare pi
facilmente il tuo dolore. Ma non rimpiangere nulla, Guccio. Non stato un
brutto noviziato il tuo, in fondo. Hai vissuto, hai viaggiato, hai conosciuto le
miserie dei poveri e le debolezze dei potenti. Hai trattato con le quattro corti
pi importanti dEuropa, Parigi, Londra, Napoli e Avignone. Non succede a
tutti di partecipare a un conclave! E ti sei assuefatto agli affari. Ti dar la tua
parte, naturalmente: una bella somma! Poi lamore ti ha fatto commettere
qualche sciocchezza e tu lasci un bastardo sulla tua strada come tutti quelli che
hanno molto viaggiato E hai soltanto ventanni Quando vorresti partire?
Domani, zio Spinello, domani, se per voi va bene Ma torner!
aggiunse Guccio con violenza.
Lo spero bene, ragazzo mio! Spero proprio che tu non lascerai morire il tuo
vecchio zio senza pi rivederlo!
Torner un giorno e porter via mio figlio. In fondo, tanto dei Cressay
quanto mio. E perch dovrei lasciarlo a loro? Perch se lo allevino nella stalla
come un cane bastardo? Me lo porter via io, capisci, e sar questo il castigo
peggiore per Maria. Lo sai cosa dicono al nostro paese? Vendetta di Toscano
Il suo discorso venne interrotto da un enorme baccano proveniente dal pian
terreno. La casa tremava fin nelle fondamenta, come se dodici carri fossero entrati
contemporaneamente in cortile. E si udivano sbattere le porte.
Zio e nipote corsero alla scala a chiocciola gi sconvolta da un fracasso
assordante. E sentirono gridare:
Banchiere! Dove sei, banchiere? Ho bisogno di denaro!
Poi monsignor Roberto dArtois comparve sul pi alto gradino.
Eccomi qua, banchiere e amico mio, sono appena uscito di prigione
esclam. Ti sembra incredibile? Eppure proprio cos: il mio gentile, il mio
mellifluo, il mio orbo cugino, il re, voglio dire, perch, a quanto pare, questa
oggi la sua funzione si finalmente ricordato che io stavo marcendo in un
carcere dove lui mi aveva scaraventato e, da quel caro ragazzo che , mi ha
restituito la libert!
Siate il benvenuto, Monsignore disse Tolomei senza entusiasmo.
E si sporse a guardare la scala, non ancora persuaso che tutto quel baccano
potesse essere stato fatto da un uomo solo.
Chinando il capo per non urtare larchitrave della porta, il conte dArtois entr
nello studio del banchiere e si diresse a uno specchio.
Uh! disse, prendendosi il viso fra le mani. Che faccia da morto mi
venuta! Basterebbe anche meno per dimagrire, per. Pensa: sette settimane
senza altra luce che quella di una finestra fatta con sbarre di ferro grosse come
la nerchia dun somaro! E due volte al giorno una broda che sembrava vomito
prima ancora di mangiarla. Per fortuna il mio Lormet riusciva ogni tanto a
mandarmi qualche piatto fatto a suo modo, se no sarei crepato! E il letto
parliamone! Per riguardo al mio sangue reale, mi hanno dato anche un letto.
Ho dovuto sfondare la spalliera per potermici sdraiare! Pazienza, ma un giorno
o laltro mio cugino sconter anche questo, stanne certo!
In realt Roberto non aveva perduto unoncia di peso e la prigione lo aveva
danneggiato ben poco. Certo era un po pi pallido, ma i suoi occhi grigi, color
selce, sprigionavano bagliori ancor pi inquietanti.
Ma che bella libert mi hanno dato! Voi siete libero, Monsignore
continu il gigante imitando la voce del capitano dello Chtelet ma non
potete allontanarvi da Parigi per pi di venti leghe; ma la polizia del re deve
conoscere sempre la vostra residenza; ma se volete tornare nelle vostre terre,
dovrete avvertirne la capitaneria di Evreux. In altre parole: Resta qui,
Roberto, a passeggiare sotto gli occhi della ronda o vattene a marcire a
Conches. Ma, niente Artois e niente Reims! Non ti vogliamo alla
consacrazione, cacciatelo bene in testa! Potresti cantare qualche salmo che non
suonerebbe gradito alle nostre orecchie! E hanno scelto il giorno adatto per
liberarmi. N troppo presto, n troppo tardi. La corte se ne andata, non c
nessuno a Palazzo, nessuno a casa Valois Mi ha proprio abbandonato, questo
bel cugino. E mi lascia qui, in una citt morta, senza nemmeno un quattrino
nella borsa per cenare e trovare qualche ragazza sulla quale trasferire i miei
umori amorosi! Perch son sette settimane, capisci banchiere? ma no, tu non
puoi capire, alla tua et queste cose non interessano pi. E nota che mi ero
dato abbastanza da fare in Artois, quando ero lass, cos che son potuto restar
calmo qualche tempo; penso che in questo periodo, nella mia contea, siano in
gestazione numerosi servi che non sapranno mai che potrebbero dire nonno,
parlando di Filippo Augusto. E ho scoperto una strana cosa sulla quale quei
balordi dei dottori e dei filosofi dovrebbero meditare: perch c un affare
nelluomo che, pi lavoro fa, pi di lavorare esige?
Scoppi a ridere e si sedette facendo scricchiolare una scranna di quercia. Poi
improvvisamente parve notare la presenza di Guccio.
E voi, amico mio, come vanno i vostri amori? chiese col tono di chi
dicesse buon giorno.
I miei amori! Lasciamo perdere! replic Guccio, seccato che una violenza
pi rumorosa della sua fosse venuta a interromperlo.
Tolomei fece cenno al conte di Artois che questo non era il soggetto pi
adatto.
incoronare. Ed cos, amici miei, che si conquista una corona. E tutto questo
per non restituire a me la mia contea dArtois!
Alla parola nutrice, Tolomei e Guccio si erano guardati inquieti.
Sono cose che tutti pensano, queste concluse dArtois ma che
nessuno, per mancanza di prove, osa sostenere. Ma io la prova ce lho! E
presenter fra poco una certa signora che ha fornito il veleno. Dopo di che
baster far cantare, infilandole i piedi in stivaletti di legno, quella Beatrice
dHirson, che in tutto questo ha agito come ruffiana del diavolo. Ed bene
farla finita subito, per evitare di morire avvelenati tutti quanti.
Cinquanta lire, Monsignore; posso darvi soltanto cinquanta lire.
Avaro!
Non mi possibile fare di pi!
E va bene. Me ne devi dunque ancora cinquanta. Mahaut ti rimborser tutto
questo con gli interessi.
Guccio disse Tolomei, vieni ad aiutarmi a contare cinquanta lire per
Monsignore.
E si ritir col nipote nella stanza vicina.
Credete, zio, mormor Guccio che ci sia qualcosa di vero in quello
che ha detto questo tipo?
Non lo so, ragazzo mio, non lo so; credo per che ti convenga davvero
lasciare la Francia. Non bene essere immischiati in faccende che puzzano
troppo. Laccoglienza di Bouville, la fuga di Maria Certo non si possono
prendere per oro colato tutte le affermazioni di questagitato; ma ho visto che,
quando si tratta di misfatti, lui imbrocca spesso la verit: il suo campo questo,
del resto. Ti ricordi ladulterio delle principesse? stato lui a fare scoppiare lo
scandalo, e ce laveva anche comunicato in anticipo. La tua Maria disse il
banchiere agitando la mano grassoccia in un gesto di dubbio.
Forse non tanto ingenua e tanto limpida come lavevamo creduta. C sotto
qualche mistero, senza dubbio!
Dopo la lettera del suo tradimento, c da aspettarsi di tutto disse Guccio,
il cui pensiero si smarriva in mille direzioni.
Non aspettarti niente e non cercare niente; parti: un ottimo consiglio.
Quando monsignor dArtois entr in possesso di quelle cinquanta lire, non si
diede pace finch non ebbe convinto Guccio a partecipare alla festicciola che lui
intendeva organizzare per celebrare il ritorno alla libert. Aveva bisogno di un
compagno e, pur di non rimanere solo, sarebbe andato a ubriacarsi col suo
cavallo.
Eccone uno che avevamo dimenticato nei nostri conti disse. Vedrete,
Goffredo, vedrete! Mi coster pi questo zio da solo che dieci consacrazioni!
Evidentemente vien qui per trattare. Bah, lasciatemi solo con lui.
Quanto era elegante quel giorno Monsignor di Valois! Tutto bello e lustro,
raddoppiato di volume a forza di pellicce e vestito di un abito costellato di pietre
preziose! Se gli abitanti di Reims non avessero saputo che il nuovo re era giovane
e magro, lo avrebbero scambiato per il sovrano.
Mio caro nipote incominci sono preoccupato molto preoccupato
per voi. Vostro cognato dInghilterra non verr.
un pezzo, zio, che i re dOltremanica non assistono pi alle nostre
incoronazioni ribatt Filippo.
Daccordo; ma di solito mandano qualche parente o qualche gran signore
della loro corte che li rappresenti e che occupi in nome loro il posto del conte
dAquitania. Invece Edoardo non ha mandato nessuno, dimostrando cos che
non intende riconoscervi. E non presente nemmeno il conte di Fiandra, che
pure eravate convinto di aver guadagnato alla vostra causa con il trattato del
settembre scorso, e neppure il duca di Bretagna.
Lo so, zio, lo so.
Non parliamo poi di quello di Borgogna: sapevamo gi da un pezzo che
non vi avrebbe sostenuto. Poco fa arrivata sua madre, la duchessa Agnese, ma
non credo sia qui per darvi il suo appoggio.
Lo so, zio, lo so ripet Filippo.
Questo arrivo imprevisto dellultima figlia di San Luigi preoccupava Filippo pi
di quanto egli non lasciasse apparire.
Sulle prime egli aveva pensato che la duchessa Agnese fosse venuta a Reims per
trattare, ma costei non aveva cercato di parlare con lui, che a sua volta non
intendeva fare il primo passo.
Se il popolo che acclama al mio passaggio e crede invidiabile la mia sorte
pensava sapesse quali ostilit e quali minacce mi circondano!
E cos continu Valois dei sei pari laici che dovrebbero domani
garantirvi la corona, non ne sar presente neppure uno48.
Ma s, zio; avete dimenticato che sar presente la contessa dArtois e che
ci sarete anche voi?
Valois alz le spalle.
La contessa dArtois! esclam. Far garantire la corona da una donna,
proprio voi, Filippo, che salite al trono per averne voluto escludere le donne!
Garantire la corona non significa portarla! disse Filippo.
impediva. Domani domani sar davvero il re. Pensava a suo padre, a tutti gli
antenati che lo avevano preceduto in quella chiesa, a suo fratello soppresso
mediante un delitto del quale lui non aveva colpa ma di cui era stato pronto a
cogliere tutte le conseguenze a lui favorevoli; pensava allaltro delitto, a quello
commesso sul piccolo Giovanni, un delitto che lui non aveva ordinato, ma di cui
era stato il complice silenzioso e forse anche lispiratore Pensava alla morte, alla
propria morte, e ai milioni di uomini che sarebbero divenuti suoi sudditi, ai
milioni di padri, di figli e di fratelli che egli avrebbe governato.
Sono tutti simili a me, criminali se ne avessero loccasione, innocenti solo per
incapacit, pronti a servirsi anche del male per realizzare le proprie ambizioni?
Eppure, quando ero a Lione, desideravo la giustizia. Ma ne sono proprio sicuro?
davvero cos odiosa la natura umana, o soltanto la smania di regnare che
ci rende cos cattivi? il pedaggio che si paga al mestiere di re questo scoprirsi
cos impuri e cos sozzi? Perch Dio ci ha fatti mortali, se la morte che ci
rende odiosi, sia per la paura che essa ci ispira, sia per luso che ne facciamo?
Forse, proprio stanotte, qualcuno cercher di uccidermi
Egli vedeva immense ombre oscillare nelle alte ogive fra un pilastro e laltro. E
non provava pentimento, ma soltanto una mancanza di gioia nel regnare.
dunque questo quel che si definisce concentrarsi nella preghiera, ed
questa la ragione per cui ci vien consigliato di andare in chiesa la notte precedente
la consacrazione
Egli sapeva esattamente ci che egli era: un uomo cattivo con qualit di
grandissimo re.
Non avendo sonno, egli sarebbe rimasto l volentieri ancora un po a meditare
su se stesso, sul destino delluomo, sulle ragioni dei nostri atti, e a porsi le sole
grosse domande dellumanit, quelle che mai potranno avere risposta.
Quanto tempo durer la cerimonia? chiese.
Due ore buone, Sire!
Andiamo, allora! Dobbiamo cercare di dormire. Domani dobbiamo essere
in forma.
Ma lui, tornato al palazzo arcivescovile, and nella camera della regina e si
sedette sul letto di lei. Parl con la moglie di cose senza molto interesse: le
spiegava la disposizione delle personalit presenti nella cattedrale e le chiedeva
come sarebbero state vestite le loro figlie
Giovanna era gi semi-addormentata, e faceva fatica a stare attenta; vedeva per
che il marito aveva i nervi tesi e che provava una specie di crescente angoscia,
dalla quale cercava di difendersi.
X LE CAMPANE DI REIMS
ualche ora dopo, disteso sopra un letto ornato dallo stemma di Francia,
Filippo, che indossava una lunga veste di velluto vermiglio e teneva le mani giunte
allaltezza del petto, stava aspettando i vescovi che dovevano accompagnarlo alla
cattedrale.
Accanto al letto era il primo ciambellano, Adamo Hron, anche lui riccamente
vestito. La pallida mattina di gennaio diffondeva nella camera una luce lattiginosa.
Si sent bussare.
Chi cercate? disse il ciambellano.
Cerco il re.
Chi siete?
Suo fratello.
Filippo e Adamo Hron si guardarono in viso, stupiti e seccati.
Va bene, che entri disse Filippo, sollevandosi leggermente sul letto.
Avete ben poco tempo a disposizione, Sire gli fece notare il
ciambellano.
Ma il re, con un breve cenno, gli fece capire che il colloquio non sarebbe
durato molto.
Il bel Carlo della Marche era in abito da viaggio. Era appena arrivato a Reims,
ma prima di venire l si era recato in breve visita da suo zio Valois. Aveva unaria
corrucciata e si muoveva con estremo nervosismo.
Per quanto irritato egli fosse, la vista di suo fratello tutto vestito di rosso e
disteso in quella posa ieratica gli fece una certa impressione. Rimase un attimo
immobile a fissarlo con gli occhi sbarrati.
Come vorrebbe essere al mio posto!, pensava Filippo. E aggiunse ad alta
voce:
Oh, eccovi qui, mio caro fratello. Vi sono grato di aver capito qual era il
vostro dovere e di aver cos messo a tacere le male lingue che sostenevano che
voi non sareste intervenuto alla mia consacrazione. Ve ne sono grato; ma ora
andate a vestirvi: non potete venire cos, ed gi tardi.
Fratello replic La Marche devo prima discutere con voi di qualche
importante problema.
Si tratta di problemi importanti o di problemi che importano a voi? La sola
cosa importante adesso quella di non fare aspettare i vescovi che devono
venirmi a prendere da un momento allaltro.
E allora, aspetteranno! esclam Carlo. Tutti, prima o poi, trovano il
modo di farsi ascoltare da voi e di trame profitto. soltanto a me che voi, a
quanto pare, non volete dar retta: ma questa volta dovrete ascoltarmi!
E allora chiacchieriamo, Carlo disse Filippo, sedendosi sul letto. Ma vi
avverto che il colloquio dovr essere breve.
La Marche fece un gesto con la testa come a dire: Vedremo, vedremo e si
sedette, sforzandosi di assumere unaria imponente e di comportarsi con alterigia.
Povero Carlo pens Filippo; adesso vuole imitare i modi di nostro zio
Valois; ma, evidentemente, non ne ha la personalit.
Filippo riprese La Marche gi altre volte vi ho chiesto di conferirmi la
dignit di Pari e di aumentare sia il mio appannaggio che le mie rendite
Che bella famiglia mormor Filippo.
E voi avete sempre fatto orecchie da mercante. Ora, ve lo ripeto per lultima
volta, sono venuto a Reims ma non assister alla vostra consacrazione, se non
da un seggio di Pari. Altrimenti, me ne vado via subito.
Filippo lo fiss per un attimo senza proferir parola e, sotto quello sguardo,
Carlo si sent diminuito, confuso, come se avesse perso la fiducia in se stesso e la
coscienza della propria importanza.
Il giovane principe aveva provato altre volte la sensazione della propria nullit,
soprattutto davanti al padre, Filippo il Bello.
Un momento, fratello disse Filippo alzandosi in piedi e avvicinandosi ad
Adamo Hron che era rimasto discretamente in disparte.
Adamo gli domand sottovoce i baroni che sono andati a prendere la
santa ampolla allabbazia di Saint-Rmy, sono gi tornati?
S, Sire, sono gi nella cattedrale con i sacerdoti di quella abbazia.
Bene. E allora le porte della citt come a Lione.
E fece con la mano tre gesti appena accennati, che volevano dire: le
saracinesche, le stanghe, le chiavi.
Il giorno della consacrazione, Sire? mormor Adamo Hron, sbalordito.
S, il giorno della consacrazione.
dalla citt non era probabilmente ostacolata. I due cugini vi si arrampicarono su,
ignorando che, oltre quel muro, incominciavano gli acquitrini della Vesle. Scesero
poi nel fossato appesi alle funi, e Carlo di Valois, che aveva perduto lequilibrio in
quellacqua gelida e fangosa, sarebbe certamente annegato se suo cugino, che era
alto sei piedi e aveva muscoli piuttosto solidi, non lo avesse ripescato in tempo.
Poi ambedue andarono avanti a tentoni nella palude. Ormai non potevano pi
rinunciare: andare avanti o tornare indietro era praticamente la stessa cosa: i due
principi rischiavano ogni momento di lasciarci la pelle e ci misero pi di tre ore
per uscire da quel pantano. I pochi scudieri che li avevano seguiti sguazzavano l
accanto e non risparmiavano colorite imprecazioni allindirizzo dei rispettivi
padroni.
Se riusciamo a uscire di qui strill La Marche per farsi coraggio so io
dove andare. A Chteau-Gaillard!
Il giovane Valois, madido di sudore nonostante il freddo, lo guard stupefatto.
Pensi ancora a Bianca? gli chiese.
Ma no, non mimporta nulla di lei. Per pu darmi qualche preziosa
informazione. la sola persona al mondo che possa ancora dirci con
certezza se la figlia di Luigi davvero bastarda e se anche Filippo stato
fatto becco come me! Con la sua testimonianza potr svergognare mio
fratello e far dare la corona alla piccola Giovanna.
Intanto i due cugini sentivano, al di sopra di quei putridi canneti, il suono
festoso delle campane di Reims.
Quando penso che per lui che stanno suonando! diceva Carlo della
Marche, semi-sprofondato nel fango
Intanto nella cattedrale i ciambellani avevano finito di spogliare il re. Filippo
il Lungo, in piedi davanti allaltare, indossava ormai soltanto due camicie, una di
tela fine a contatto della pelle e laltra di seta bianca; ambedue erano molto
aperte sul petto e sotto le ascelle. Il re, prima di essere investito dei segni
esteriori della maest, si presentava dunque allassemblea come un uomo nudo e
tremante di freddo.
Tutti gli oggetti necessari alla consacrazione erano stati deposti sullaltare e
affidati alla sorveglianza dellabate di Saint-Denis che li aveva portati a Reims.
Adamo Hron prese dalle mani dellabate le chausses, lunghe mutande di seta
ricamate con fiordalisi, e aiut il re a infilarsele, e cos le scarpe, anchesse di
stoffa ricamata. Poi Anseau di Joinville, in assenza del duca di Borgogna,
allacci gli speroni doro ai piedi del re e subito glieli tolse. E larcivescovo
bened la grande spada, che secondo la leggenda aveva appartenuto a Carlo
cos giovanile e un passo cos sicuro. Infatti, essendo figlia di San Luigi, tutti se la
immaginavano personaggio di altri tempi, una specie di antenata, unombra
cadente, sperduta in qualche castello di Borgogna. E invece la vedevano per quello
che era in realt, una donna di cinquantasette anni, ancor piena di vita e di vigore.
Fermati, arcivescovo ripet la duchessa, quando arriv a pochi passi
dallaltare. E voi tutti, ascoltate Leggete, Mello! ordin al consigliere
che laveva accompagnata.
Guglielmo di Mello sciolse una pergamena e incominci a leggere:
Noi, nobilissima signora Agnese di Francia, duchessa di Borgogna e figlia di
Monsignor San Luigi, a nostro nome e a nome di nostro figlio, il nobilissimo e
potentissimo duca Eudes, ci rivolgiamo a voi, baroni e signori presenti qui e in tutto il
regno, per farvi conoscere il nostro veto alla proclamazione del conte di Poitiers come
nuovo sovrano di Francia, non essendo egli il legittimo erede della corona, e per
chiedere che si rinvii la consacrazione fino a quando saranno riconosciuti i diritti della
Signora Giovanna di Francia e di Navarra, figlia ed erede del defunto re e di nostra
figlia.
La situazione sul palco si faceva sempre pi angosciosa e dal fondo della chiesa
giungevano confusi e malevoli mormorii. Tutti attendevano una decisione.
Larcivescovo pareva non saper che fare della corona, incerto se rimetterla
sullaltare o continuare la cerimonia.
E Filippo restava immobile, a capo nudo, incerto, appesantito da quaranta
libbre doro e di broccato, con le mani ingombre dai simboli della potenza e della
giustizia. Non si era mai sentito cos debole, cos minacciato e cos solo. Come se
una mano di ferro lo tenesse stretto alla bocca dello stomaco. La sua calma
metteva paura. Ma compiere un minimo gesto, pronunciare una sola parola,
intavolare una discussione, poteva voler dire in quel momento provocare un
tumulto, certo con risultati a lui poco favorevoli. Cos prefer restare immobile
come se la polemica non lo riguardasse personalmente.
Intanto i pari ecclesiastici mormoravano:
Che facciamo, adesso?
Il vescovo di Langres, che non aveva dimenticato la piccola umiliazione di quel
mattino, era favorevole a interrompere la cerimonia.
Allontaniamoci per deliberare proponeva un altro.
Non possiamo, il re gi stato unto, gi re, insomma; non si pu far altro
che incoronarlo replic il vescovo di Beauvais.
vigente in Francia fino alla rivoluzione del 1789. Ce nerano di due tipi:
lordinaria e la straordinaria; la prima serviva per ottenere la confessione degli
accusati e la seconda per costringere i condannati a riconoscersi colpevoli e a
denunciare gli eventuali complici. In ambedue i casi il paziente veniva legato
mani e piedi a anelli fissati a circa un metro daltezza sul pavimento. Poi gli
venivano bendati gli occhi e infilata in bocca dellacqua a mezzo di un imbuto
finch linfelice non si decideva a confessare. (N. d. T.).
13I cavalieri al seguito (chevaliers poursuivants) creati da Filippo V nei primi
tempi del suo regno, erano nominati dal re per consigliarlo e accompagnarlo;
dovevano essere con lui tutte le volte che egli si spostava, ma non tutti insieme.
Fra i cavalieri al seguito cerano certi parenti stretti del re, come il conte di
Valois, il conte dEvreux, il conte della Marche e il conte di Clermont; i grandi
ufficiali della corona, come il connestabile, i marescialli e il comandante dei
balestrieri, nonch altri personaggi, membri del consiglio segreto o del consiglio di
governo, legisti, amministratori del Tesoro, borghesi divenuti nobili e amici
personali del re. Cosi, per esempio Mille di Noyers, Geraldo Guette, Guido Florent,
Guglielmo Flotte, Guglielmo Courteheuse, Martino degli Essarts e Anseau di
Joinville.
Questi cavalieri furono in un certo senso i precursori dei gentils-hommes de la
Chambre, creati da Enrico III e durati fino al regno di Carlo X.
14Contrariamente a quello che hanno spesso sostenuto i suoi avversari, la Chiesa
romana non ha mai venduto assoluzioni. Ma si limitata, che cosa ben diversa,
a far pagare ai colpevoli il prezzo delle bolle che essa rilasciava loro per
dimostrare che erano stati assolti dai loro peccati.
Queste bolle erano necessarie quando le colpe erano note ed era perci
indispensabile provare di essere stati assolti per poter di nuovo accostarsi ai
sacramenti.
Lo stesso principio veniva applicato, nel diritto civile, alle lettere di grazia e di
remissione firmate dal re; sia la consegna d queste lettere che la loro iscrizione nei
registri erano infatti soggette a tasse. Questabitudine, antichissima, risaliva alle
usanze tradizionali dei Franchi ancor prima della loro conversione al Cristianesimo.
Giovanni X X I I , con il suo Libro delle tasse e con la creazione della Santa
Penitenzieria apostolica, si limit a codificare e a generalizzare questa usanza, con
eccellenti risultati finanziari, come dimostrano le floridissime condizioni del tesoro
pontificio alla morte di questo papa.
Non soltanto i membri del clero erano soggetti a queste bolle, ma anche per i
laici si prevedevano tasse ben precise. Le multe erano indicate in grossi, moneta
equivalente a circa sei lire francesi.
Cosi il parricidio, il fratricidio o luccisione di un parente venivano tassati da
cinque a sei grossi, come lincesto, lo stupro di una vergine o il furto di oggetti sacri.
Il marito che aveva picchiato la moglie o laveva fatta abortire doveva versare sei
grossi, e sette se le aveva anche strappato i capelli. Lammenda pi cospicua,
precisamente ventisette grossi, colpiva coloro che avevano falsificato una lettera
apostolica, contraffacendo cos la firma del papa.
Naturalmente queste tasse aumentarono col tempo, in proporzione alle successive
nuovo eletto veniva consacrato quando suo padre era ancora vivo.
Soltanto con Luigi VIII, cio duecentoventisette anni dopo Ugo Capeto, questa
formalit dellelezione preliminare venne finalmente abolita.
Luigi VIII ricevette la corona di Francia alla morte di Filippo Augusto, il 14
luglio 1223, esattamente come se avesse ereditato un feudo. Soltanto quel 14 luglio,
dunque, la monarchia francese divenne effettivamente ereditaria.
Allepoca della reggenza di Filippo il Lungo la nuova usanza durava insomma da
meno di un secolo.
20Launa (aune) era unantica misura di lunghezza francese, equivalente a circa
un metro e diciannove centimetri. (N. d. T.).
21Nelle genealogie, il figlio di Filippo V, nato nel luglio 1318, viene
generalmente indicato col nome di Luigi. Viceversa nel libro dei conti di Goffredo
di Fleury, intendente di Filippo il Lungo, che ne inizi la redazione il 12 luglio di
quellanno, il bambino citato col nome di Filippo.
Altri genealogisti nominano due figli, uno del quali sarebbe nato nel 1315 e
concepito perci quando Giovanna di Borgogna era prigioniera a Dourdan, ipotesi
difficilmente accettabile conoscendo gli sforzi sostenuti da Mahaut per riconciliare
la figlia col genero.
Il figlio che nacque da questa riconciliazione ricevette probabilmente parecchi
nomi, fra i quali quelli di Filippo e di Luigi; e, siccome non disse a lungo, i cronisti
fecero evidentemente qualche confusione.
22Nemmeno lascesa al potere di Bianca di Castiglia fu, del resto, una cosa
facile. Bench espressamente designata da un atto di re Luigi VIII, suo marito,
come reggente e tutrice, Bianca dovette combattere contro la violenta ostilit dei
grandi vassalli che non potevano sopportare una donna alla testa del regno.
Bien est France abtardie,
Seigneurs barons entendez,
Quand femme on la baillie.
E cio: davvero imbastardita la Francia, miei nobili baroni, da quando finita in
mano a una donna. Cos scriveva Ugo della Fert.
Ma Bianca di Castiglia era una donna ben pi decisa che non Clemenza
dUngheria. Era inoltre regina da dieci anni e aveva gi dato alla luce dodici figli.
Riusc cos a sconfiggere i baroni con laiuto del conte Tebaldo di Sciampagna, che
la voce pubblica le attribu come amante. Qualcuno sosteneva perfino che ella si
fosse servita di lui per avvelenare il marito, ma questo sospetto non era sostenuto da
alcuna prova.
23 da notare una singolare somiglianza fra la pazzia di Roberto di Clermont e
quella che colp re Carlo VI, due volte suo pronipote, alla quarta generazione per
parte di padre e alla quinta per parte di madre.
In ambedue i casi la follia incomincia con un colpo inferto da unarma, con
traumatismo cranico per Clermont e senza traumatismo per Carlo VI, ma tale
comunque da scatenare nei due colpiti una stessa mania furiosa: si constatano in
tutti e due i casi periodi di crisi frenetica seguiti da lunghe fasi di calma in cui
lammalato poteva comportarsi in modo apparentemente normale, nonch una
mania ossessionante per i tornei che nessuno poteva loro impedire di organizzare e
ai quali partecipavano spesso, anche nei momenti di pi acuta follia. Clermont, per
quanto pazzo pericoloso, era autorizzato a cacciare in tutto il territorio dipendente
dal re. E arriv perfino a partecipare con loste di Filippo il Bello, a una campagna
di Fiandra, mentre dal canto suo Carlo VI, gi pazzo da ventanni, partecip sia
allassedio di Bourges che alle battaglie contro il duca di Berry.
Clermont mori il 7 febbraio 1317, un mese dopo lincoronazione di Filippo V.
24Grida regolamentari che segnavano linizio di ogni torneo.
25Questi due bambini dovevano pi tardi sposarsi fra loro e ricevere la corona di
Navarra.
26I giocattoli e i giochi dei bambini non sono praticamente cambiati molto dal
Medio Evo a oggi. Gi allora esistevano palle e palloni di cuoio o di stoffa,
cerchi, trottole, bambole, cavalli di legno e piastrelle. Si giocava a mosca cieca, a
barriera, alle buschette, a rincorrersi, a guancialino doro, a nascondersi, alla
cavallina e alle marionette. I bambini delle famiglie ricche disponevano inoltre di
imitazioni di armi costruite secondo le loro misure: elmi di ferro leggero, abiti di
maglia, spade senza filo, precorrendo dunque i moderni corredi da generale o da
cow-boy.
27La seconda figlia di Agnese di Borgogna, Giovanna, che aveva sposato Filippo
di Valois, futuro Filippo VI, era zoppa come il cugino germano Luigi I di
Borbone, figlio di Roberto di Clermont.
Esistevano zoppi anche nel ramo collaterale degli Anjou, tanto che Carlo II, re di
Napoli e nonno di Clemenza di Ungheria, era appunto soprannominato lo Zoppo.
Una leggenda ripresa anche da Mistral nelle sue Isole doro, racconta che quando
lambiasciatore del re di Francia, conte di Bouville, and a chiedere in moglie
Clemenza in nome del suo signore, chiese che la principessa si spogliasse davanti a
lui per potersi accertare se ella aveva le gambe diritte.
La deformit di Giovanna di Borgogna era per accompagnata da una
patologica malvagit che, quando ella sal al trono, le guadagn i soprannomi di
maschia regina di Francia e di regina zoppa.
La lista delle sue vittime lunga. E forse sono state attribuite a torto a
Margherita di Borgogna (che fra tutte le tare della famiglia era afflitta soltanto, a
quanto pare, da una eccessiva sensualit) molte delle crudelt commesse dalla
sorella minore.
Giovanna cerc, fra laltro, di sbarazzarsi del vescovo Giovanni di Marigny
facendogli preparare un bagno avvelenato, e redasse personalmente ordini di
condanne a morte che sigillava poi col sigillo del re, allinsaputa di costui. Filippo
VI una volta se ne accorse e la fustig con tanta violenza da rischiare di ucciderla.
Ella mor di peste nel 1349 e il popolo accolse soddisfatto la notizia del suo
decesso, considerandolo un castigo del cielo.
28La broigne era un abito di pelle, di tela o di velluto sul quale venivano cuciti
degli anelli di ferro, e che praticamente sostituiva il giaco. Sopra questa broigne,
allo scopo di rinforzarla, si mettevano elementi chiamati plates da cui il nome
di armatura a plates che erano parti di metallo pieno, forgiate sulla forma del
corpo e articolate come le code di uno scorpione.
2Beaumont significa notoriamente Belmonte e Beauval, Bellavalle. Si tratta
Quando ella mor, dieci anni dopo, a Parigi, nel Palazzo dei Templari che Filippo
V le aveva dato in cambio di Vincennes, tutti i suoi beni personali furono venduti
allasta.
43I fratelli Giovanni e Pietro di Cressay dovevano essere armati cavalieri da
Filippo VI di Valois, trenta anni pi tardi, e precisamente nel 1346, sul campo di
Crcy, il giorno prima della famosa battaglia.
44Il pelion era una pelliccia, o un abito foderato di pelliccia in uso nel Medio
Evo. (N. d. T.).
45Si chiamavano borse -cul-de-vilain certe borse rotonde di pancia e strette di
collo. Ne esistevano anche di molto belle e i nobili vi portavano non soltanto il
denaro ma anche i loro sigilli.
46Queste cifre sono tratte dai conti per la consacrazione di Filippo VI, posteriore
di dodici anni. Prezzi e quantit non dovevano essere mutati molto. Viceversa tutti
i particolari sul guardaroba e sulla decorazione riportati in questi capitoli si
riferiscono proprio allincoronazione di Filippo V e sono citati nel libro dei conti
del suo intendente.
47Si chiamava veste (robe) un abito completo, composto di parecchi pezzi
chiamati garnements, tutti dello stesso tessuto. La veste da parata comprendeva
due sopravvesti, una chiusa e laltra aperta, una cappa, un cappuccio e un
mantello da parata.
48Gli elettori d Ugo Capeto per questo chiamati pari, cio uguali al re
erano stati il duca di Borgogna, il duca di Normandia, il duca dAquitania, il
conte di Sciampagna, il conte di Fiandra e il conte di Tolosa.
Nessuno dei titolari di queste sei pare laiche era presente alla consacrazione di
Filippo V.
49Qualche mese dopo, cio nel settembre 1317, il papa scrisse al confessore della
regina Giovanna, per dargli il potere di assolvere costei da tutti i peccati
confessati tre anni prima. Difficilmente Filippo V avrebbe potuto chiedere al suo
amico Duze questa assoluzione ufficiale, se non fosse stato convinto
dellinnocenza di sua moglie, almeno sulla questione delladulterio.
50Cinque secoli pi tardi, nel suo discorso alla Camera dei Pari del 21 marzo
1817, relativo a una legge economica, Chateaubriand cit questa legge di Filippo
il Lungo, promulgata nel 1318, che proclamava inalienabile il dominio della
corona.
9Prendi questa spada con la benedizione di Dio per resistere per virt dello
Spirito Santo a tutti i tuoi nemici