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Due troni vacanti, quello pontificio (da oltre due anni) e quello di Francia

uno scatenarsi di passioni, di intrighi, di interessi i 24 cardinali elettori bloccati


in una chiesa di Lione alla quale sono state murate le porte i resti di un
bimbo italiano nella tomba dei sovrani di Francia un giovane di 23 anni
(Filippo V) sul pi prestigioso trono del mondo un bizzarro cardinale
francese (Giovanni XXII) sul soglio di San Pietro una famosa dinastia
involontariamente usurpatrice un cavillo giuridico (la Legge salica), destinato
a influenzare per secoli i destini dEuropa la rinunzia, per amore, a un amore
dolcissimo Fondendo rigore storico a felicit e verve espressiva veramente
degna di un Dumas, Maurice Druon e il gruppo di ricercatori specialisti che lo
attorniano, ci danno, con questa splendida narrazione di decisive vicende
realmente verificatesi, un appassionante romanzo e un prezioso, scintillante
strumento di conoscenza.

MAURICE DRUON
de lAcadmie franaise

I RE MALEDETTI
(LIBRO IV)

LA LEGGE
DEI MASCHI

P RO P R I E T L E T T E R A R I A R I S E RVA TA
PRIMA EDIZIONE OTTOBRE 1959

Titolo originale dellopera


LA LOI DES MLES

Scan e Rielaborazione
di Purroso

STAMPATO IN ITALIA - PRINTED IN ITALY 1959


AZIENDA GRAFICA EDITORIALE S.P.A. - TORINO - VIA ADDA, 7

QUESTO ROMANZO DI
M AU R I C E D RU O N
stato realizzato con la collaborazione di
GEORGES KESSEL
EDMONDE CHARLES-ROUX
CHRISTIANE GREMILLON
e
PIERRE DE LACRETELLE

Traduzione di ETTORE CAPRIOLO

Vo g l i a m o e s p r i m e r e i n o s t r i r i n g r a z i a m e n t i a l l a B i b l i o t e c a
Na z i o n a l e d i Pa r i g i , a l l a B i b l i o t e c a M j a n e s d i A i x - e n - P r o v e n c e
n o n c h a l l a B i bl i o t e c a Mun i c i p a l e d i F i r e n z e p e r l a i u t o p r e z i o s o e
i n d i s p e n s a b i l e d a t o a l n o s t r o l a v o r o.

PRINCIPALI PERSONAGGI DI QUESTO VOLUME

La regina di Francia
CLEMENZA DUNGHERIA, nipote di Carlo II dAnjou-Sicilia e di Maria
dUngheria, seconda moglie e vedova di Luigi X il Testardo, re di Francia e di
Navarra. 23 anni.

I discendenti di Luigi X
GIOVANNA DI NAVARRA, figlia di Luigi X e di Margherita di Borgogna, sua
prima moglie. 5 anni.
GIOVANNI I, detto IL POSTUMO, figlio di Luigi X e di Clemenza dUngheria,
re di Francia.
Il reggente
FILIPPO, secondo figlio di Filippo IV il Bello e fratello di Luigi X, conte di
Poitiers, pari del regno, conte palatino di Borgogna, sire di Salins, reggente, poi
re Filippo V il Lungo. 23 anni.
Suo fratello
CARLO, terzo figlio di Filippo il Bello, conte della Marche e futuro re Carlo IV il
Bello. 22 anni.
Sua moglie
GIOVANNA DI BORGOGNA, figlia del conte Ottone IV di Borgogna e della
contessa Mahaut dArtois, erede della contea di Borgogna. 23 anni.
I suoi figli
GIOVANNA, detta anche lei di Borgogna. 8 anni.
MARGHERITA. 6 anni.
ISABELLA. 5 anni.

LUIGI-FILIPPO di Francia.

Il ramo di Valois
MONSIGNOR CARLO, figlio di Filippo III e di Isabella dAragona, fratello di
Filippo il Bello, conte con appannaggio del Valois, conte del Maine, dellAnjou,
di Alenon, di Chartres e del Perche, pari del regno, ex-imperatore titolare di
Costantinopoli, conte di Romagna. 46 anni.
FILIPPO DI VALOIS, figlio del precedente e di Margherita dAnjou-Sicilia, futuro re
Filippo VI. 23 anni.
Il ramo dEvreux
MONSIGNOR LUIGI DI FRANCIA, figlio di Filippo III e di Maria di Brabante,
fratellastro di Filippo il Bello e di Carlo di Valois, conte dEvreux e dtampes.
40 anni.
FILIPPO DEVREUX, suo figlio.
Il ramo di Clermont-Bourbon
ROBERTO, conte di Clermont, sesto figlio di San Luigi. 60 anni.
LUIGI DI BORBONE, figlio del precedente.
Il ramo dArtois, discendente da un fratello di San Luigi
LA CONTESSA MAHAUT DARTOIS, pari del regno, vedova del conte palatino
Ottone IV di Borgogna, madre di Giovanna e di Bianca di Borgogna, suocera di
Filippo di Poitiers e di Carlo della Marche. 45 anni circa.
ROBERTO III DARTOIS, nipote della precedente, conte di Beaumont-le-Roger,
signore di Conches. 29 anni.
La famiglia ducale di Borgogna
AGNESE DI FRANCIA, ultima figlia di San Luigi, duchessa madre di Borgogna,
vedova del duca Roberto II, madre di Margherita di Borgogna. 57 anni circa.
EUDES IV, suo figlio, duca di Borgogna, fratello di Margherita e zio di Giovanna
di Navarra. 35 anni circa.
I conti del viennese
IL DELFINO GIOVANNI II della Tour du Pin, cognato della regina Clemenza.

IL DELFINETTO GUIGUES, suo figlio.

I grandi ufficiali della corona


GAUCHER DI CHTILLON, connestabile di Francia.
RAUL DI PRESLES, legista, ex-consigliere di Filippo il Bello.
MILLE DI NOYERS, legista, ex-maresciallo delloste, cognato del connestabile.
UGO DI BOUVILLE, ex-gran ciambellano di Filippo il Bello.
IL SINISCALCO DI JOINVILLE, compagno darmi di San Luigi, cronachista.
ANSEAU DI JOINVILLE, figlio del precedente, consigliere del reggente.
ADAMO HRON, gran ciambellano del reggente.
IL CONTE GIOVANNI DI FOREZ.
GIOVANNI DI CORDBELL e GIOVANNI DI BEAUMONT, detto il Deram, marescialli.
PIETRO DI GALARD, gran maestro dei balestrieri.
ROBERTO DI GAMACHES e GUGLIELMO DI SERIZ, ciambellani.
GOFFREDO DI FLEURY, intendente.
I cardinali
GIACOMO DUZE, cardinale di curia, poi papa Giovanni XXII. 72 anni.
FRANCESCO CAETANI, nipote di papa Bonifacio VIII.
ARNALDO DAUCH, cardinale camerlengo, Napoleone Orsini, Giacomo e Pietro
Colonna, Berenger Frdol, maggiore e minore, Arnaldo di Pelagrue, Stefaneschi,
Mandagout, ecc.
I baroni dArtois
I SIGNORI DI VARENNES, Souastre, Caumont, Fiennes, Piquigny, Kierez, HautPonlieu, Beauval, ecc.
I lombardi
SPINELLO TOLOMEI, banchiere senese a Parigi.
GUCCIO BAGLIONI, suo nipote. 20 anni.
BOCCACCIO, viaggiatore, padre del famoso scrittore.
La famiglia Cressay
DONNA ELIABEL, vedova del sire di Cressay.
GIOVANNI E PIETRO, suoi figli. 24 e 22 anni.
MARIA, sua figlia. 18 anni.

ROBERTO DI COURTENAY, arcivescovo di Reims.


GUGLIELMO DI BELLO, consigliere del duca di Borgogna.
MESSER VARAY, console di Lione.
GOFFREDO COQUATRIX, borghese parigino, fornitore dellesercito.
LA SIGNORA DI BOUVILLE, moglie dellex-ciambellano.
BEATRICE DHIRSON, nipote del cancelliere dArtois, damigella di compagnia
della contessa Mahaut.

Tutti questi nomi sono storici.

Il Principe deve aver sempre presente


come dirigersi secondo i venti della fortuna...
e non allontanarsi dal bene, se possibile,
ma saper addentrarsi nel male
quando ve ne sia necessit.

(Machiavelli)

P RO L O G O

Nei trecentoventisette anni trascorsi dallelezione di Ugo Capeto alla morte di


Filippo il Bello, soltanto undici re si erano succeduti sul trono di Francia, ognuno
dei quali aveva, morendo, lasciato un figlio maschio cui trasmettere la corona.
Prodigiosa dinastia, alla quale il destino pareva aver concesso il dono di durare
in eterno! Fra quegli undici sovrani due soltanto avevano regnato meno di
quindici anni.
Questa straordinaria continuit nellesercizio e nella trasmissione del potere
aveva permesso, se non addirittura determinato, la formazione dellunit nazionale.
Al legame feudale, che era un legame strettamente personale fra il vassallo e il
sovrano, fra il pi debole e il pi forte, si sostitu a poco a poco un altro
rapporto, precisamente quel legame che unisce i membri di una vasta comunit
umana, per lungo tempo sottomessi alle stesse vicende e alle stesse leggi.
Se lidea di nazione non era ancora ben chiara, i suoi principi ispiratori e la sua
rappresentazione simbolica esistevano gi nella persona del re, fonte suprema di
autorit e di appello. Quel che pensava il re, lo pensava anche la Francia.
E Filippo il Bello aveva dedicato tutta la sua vita al consolidamento di questa
nascente unit, sforzandosi di raggiungere una forte centralizzazione
amministrativa e di distruggere sistematicamente qualsiasi potere straniero o
privato.
Ma appena il Re di Ferro scomparve, suo figlio Luigi X lo segu nella tomba.
E il popolo non poteva fare a meno di vedere in quei due decessi, succedutisi a
cos breve distanza, il segno della fatalit.
Luigi X il Testardo aveva regnato diciotto mesi, sei giorni e dieci ore. Ma cos
poco tempo era stato sufficiente, a questo sciagurato monarca, per rovinare in
gran parte lopera di suo padre. Durante il suo regno la regina era stata assassinata
e il primo ministro impiccato, la Francia era stata sconvolta da una terribile
carestia, due province si erano ribellate e un intero esercito era sprofondato nel
fango di Fiandra. Lalta nobilt aveva riacquistato gli antichi privilegi a detrimento
del potere centrale: la reazione aveva un potere quasi assoluto e il Tesoro era

esaurito.
Luigi X era salito al trono quando il mondo era ancora senza papa, e se ne
andava senza che si fosse potuto arrivare a un accordo sulla scelta del nuovo
pontefice. La cristianit era vicina a uno scisma.
E per di pi la Francia era senza re.
Infatti dal matrimonio con Margherita di Borgogna, Luigi X non aveva avuto
che una figlia, Giovanna di Navarra, la quale aveva ora cinque anni e sulla quale
gravava il sospetto di nascita illegittima; delle sue seconde nozze non restava che
una speranza: il fatto che la regina Clemenza era incinta di quattro mesi. In
quanto a lui, ormai lo si diceva apertamente, era stato avvelenato.
Poich nulla era stato previsto per lorganizzazione della reggenza, le ambizioni
personali si preparavano a lanciarsi allassalto del potere: a Parigi il conte di Valois
cercava di farsi riconoscere reggente; a Digione il duca di Borgogna, fratello di
Margherita lassassinata, e capo di una potente lega baronale, contava di vendicare
la memoria della sorella e si proclamava difensore dei diritti di sua nipote; a
Lione il conte di Poitiers, il maggiore dei fratelli del Testardo, era alle prese con
gli intrighi dei cardinali e cercava inutilmente di indurre il conclave a prendere
una decisione. E intanto i Fiamminghi non attendevano che loccasione per
riprendere le armi, mentre i signori dArtois continuavano nella lotta civile.
Bastava questo, evidentemente, per richiamare alla memoria della gente
lanatema pronunciato due anni prima, dal rogo, dal gran maestro dei Templari.
In unepoca pronta a ogni credenza , non era difficile trovare chi si chiedesse, in
quella prima settimana del giugno 1316, se quella capetingia non fosse una schiatta
maledetta.

PARTE PRIMA

FILIPPO PORTE-CHIUSE

I LA REGINA BIANCA

e regine portavano il lutto in bianco.

Era bianco il sogglo di tela fine che chiudeva il collo e imprigionava il mento
fino alle labbra, lasciando scorgere soltanto la parte centrale del viso; bianco il
grande velo che copriva la fronte e le sopracciglia; bianco labito chiuso ai polsi e
lungo fino ai piedi. Era questa la divisa che la regina Clemenza dUngheria,
rimasta vedova a soli ventitr anni, dopo dieci mesi di matrimonio con il re Luigi,
indossava ora e avrebbe portato fino alla fine dei suoi giorni.
Ormai nessuno avrebbe visto quei meravigliosi capelli doro, n il perfetto ovale
delle guance, n quella bellezza composta e meravigliosa che aveva impressionato
quanti avevano avuto occasione di contemplarla e reso celebri i suoi lineamenti.
Quella maschera consunta e patetica che si stagliava fra i candidi panni, portava
tracce di notti trascorse nellinsonnia e di giornate divorate dal pianto. Perfino lo
sguardo era diverso: ora non si posava pi sulle cose, ma pareva ondeggiare fra le
persone e gli oggetti che la circondavano, fermandosi sempre alla superficie. La
bella regina Clemenza aveva insomma assunto in anticipo lespressione di una
defunta.
Eppure, sotto le pieghe del suo abito, una nuova vita si stava sviluppando;
Clemenza aspettava un figlio ed era ossessionata dal pensiero che il suo sposo non
lo avrebbe mai conosciuto.
Se almeno Luigi avesse vissuto tanto da vederlo nascere!
pensava. Ancora cinque mesi, cinque mesi soltanto! Come ne sarebbe stato
lieto specialmente se fosse un maschio O se fossi rimasta incinta la sera stessa
delle nostre nozze
La regina volse debolmente il capo verso il conte di Valois che camminava su e
gi per la stanza, impettito come un grosso gallo.
Ma perch, zio, perch qualcuno avrebbe dovuto avvelenarlo? gli
domandava. Non faceva egli tutto il bene di cui era capace? Perch cercate

di trovare la perfidia degli uomini dove certamente esiste soltanto la volont di


Dio?
Credo che in questo caso replic Valois siate voi la sola persona che
attribuisca a Dio responsabilit che paiono piuttosto risalire agli artifici del
demonio.
Col gran cappuccio rovesciato sulla spalla, laria gagliarda, i lineamenti rubizzi
e marcati, il petto in fuori, monsignor di Valois, che indossava lo stesso abito di
velluto nero con fermagli dargento che aveva sfoggiato diciotto mesi prima alle
esequie di suo fratello Filippo, era appena arrivato da Saint-Denis dove aveva
seppellito suo nipote Luigi X. La cerimonia gli aveva posto alcuni difficili
problemi in quanto, per la prima volta da quando si era incominciato a celebrare
un particolare rito funebre per i sovrani, gli ufficiali di palazzo, dopo aver gridato
Il Re morto! non avevano potuto aggiungere Viva il Re! e non avevano
saputo davanti a chi compiere i gesti tradizionalmente dedicati al nuovo sovrano.
Beh, potete rompere il vostro bastone davanti a me aveva detto Valois al
gran ciambellano Matteo di Trye. Sono io il pi anziano della famiglia e
perci la persona meglio adatta allo scopo.
Ma il suo fratellastro, Luigi dEvreux, aveva protestato contro questa curiosa
innovazione, pensando che Carlo di Valois se ne sarebbe certamente valso per farsi
proclamare reggente.
Il pi anziano della famiglia aveva detto il conte dEvreux visto che
insistete su questo punto, non siete voi, Carlo. Avete dimenticato che ancora
vivo nostro zio Roberto di Clermont, figlio di San Luigi?
Sapete bene che il povero Roberto pazzo e che non assolutamente
possibile fare affidamento sul suo cervello malato aveva replicato Valois
alzando le spalle.
Cos, dopo il pasto funebre consumato nella stessa abbazia, il gran ciambellano
aveva spezzato linsegna della sua carica davanti a una sedia vuota.
Luigi faceva elemosina ai poveri. E aveva graziato molti prigionieri
riprese Clemenza come se cercasse di convincere soprattutto se stessa. Era
un uomo generoso, vi assicuro E, se aveva peccato, aveva anche saputo
pentirsene
Non era evidentemente quello il momento pi adatto per discutere intorno alle
virt che la regina attribuiva al suo sposo scomparso. Ma Carlo di Valois non
pot trattenere uno scatto dimpazienza.
Lo so, nipote disse, lo so che voi avete esercitato una pia influenza su
di lui e che egli si mostrato molto generoso con voi. Ma non bastano i

pater noster per ben governare, e nemmeno il riempire di doni le persone alle
quali si vuol bene. Come non basta il pentimento per mettere a tacere gli od
che si sono seminati.
Ecco pensava Clemenza; ecco Carlo, che si attribuiva tutti i meriti del
potere quando Luigi era vivo, gi lo rinnega. E presto anche a me verranno
rimproverati i doni che mio marito mi ha fatto. Ormai io non sono che la
straniera
Ma era troppo debole e troppo stanca per trovare la forza dindignarsi.
Non posso credere disse soltanto che qualcuno odiasse Luigi al punto
da ucciderlo.
E va bene, nipote, non credeteci allora esclam Valois ma i fatti sono
questi. Come prova c quel cane che ha leccato il panno adoperato per togliere
gli intestini dal ventre di Luigi durante limbalsamazione e che morto unora
dopo. Poi c
Clemenza chiuse gli occhi e strinse le dita sui braccioli della sua scranna, per
non svenire davanti alla visione che lo zio le andava evocando. Cera dunque
qualcuno che osava parlare cosi proprio di suo marito, delluomo che le aveva
dormito accanto, del padre di quel bimbo che ella portava in seno, qualcuno che
spingeva la propria crudelt fino a costringere lei a raffigurarsi il cadavere del
proprio sposo sezionato dai coltelli degli imbalsamatori?
Monsignor di Valois continuava ad esporre le sue macabre deduzioni. Ma
quando si sarebbe deciso a tacere quellomone agitato, prepotente e vanitoso che,
ora vestito di azzurro, ora di rosso e ora di nero, continuava a comparire davanti a
Clemenza in ogni momento tragico o importante della sua vita, per
rimproverarla, per assordarla di parole, per costringerla ad agire contro la propria
volont? Gi a Saint-Ly, la mattina del matrimonio, lo zio Valois, che Clemenza
non aveva mai visto prima, aveva cercato di guastarle le gioie della cerimonia,
parlandole di certi intrighi di corte dei quali ella non aveva capito nulla
Clemenza rivedeva Luigi venirle incontro sulla strada di Troyes la chiesa di
campagna dove avevano avuto luogo le nozze, la camera del castello
affrettatamente trasformata in stanza nuziale Ho saputo apprezzare a
sufficienza la mia felicit? pensava. No, non voglio piangere davanti a
costui.
Chi sia lautore di questo orribile misfatto prosegu Valois non lo
sappiamo ancora; ma vi prometto solennemente, nipote, che lo scopriremo
naturalmente se mi verranno concessi i necessari poteri. Noi re
Valois non trascurava mai occasione per ricordare di aver portato due corone,

puramente nominali ma sufficienti a conferirgli autorit e rango di principe


sovrano1.
noi re abbiamo nemici, ostili non tanto alle nostre persone quanto alle
decisioni della nostra potenza. N mancano gli individui che potevano avere un
certo interesse a rendervi vedova. Ci sono i Templari, il cui ordine, come io ho
sempre sostenuto, non bisognava distruggere Essi hanno formato una lega
segreta e hanno giurato di eliminare sia mio fratello che i suoi figli. Mio fratello
morto e ora il suo primogenito lo ha seguito nella tomba! Poi ci sono i
cardinali romani Vi ricordate quel tentativo di fattura del cardinal Caetani
per mandare allaltro mondo Luigi e vostro cognato di Poitiers? Il tentativo
andato a vuoto, ma Caetani potrebbe benissimo aver cercato di colpire con altri
mezzi. Che volete, non si pu scacciare un papa dal trono di San Pietro, come
ha fatto mio fratello, senza suscitare un certo risentimento. E poi pu anche
darsi che qualche partigiano del duca di Borgogna abbia voluto vendicare sia il
castigo inflitto a Margherita, sia il secondo matrimonio, proprio con voi, del
defunto re, due fatti che certo non devono aver riempito dentusiasmo la corte
di Digione.
Clemenza guard fisso negli occhi Carlo di Valois, che si turb e arross
leggermente. Anche lui infatti era non poco compromesso nellassassinio di
Margherita. E ora capiva che anche Clemenza era a conoscenza di questo, certo
per qualche imprudente confidenza di Luigi.
Ma Clemenza non disse nulla; ella avrebbe sempre evitato di toccare questo
argomento. Si sentiva anche lei responsabile di quel delitto, bench non ne avesse
colpa. In fondo questo sposo, di cui ella si affannava a proclamare le virt, non
aveva esitato a fare strangolare la prima moglie allo scopo di sposare lei, la nipote
del re di Napoli. Era proprio necessario cercare altrove le ragioni del castigo che
Dio gli aveva inflitto?
E poi c la contessa Mahaut, la vostra vicina aggiunse Valois, la
quale non donna che possa indietreggiare davanti a un delitto, fossanche il
pi atroce
E allora in che cosa differisce da voi? pens Clemenza, senza avere il
coraggio di dirlo. Sembra che in questa corte nessuno esiti nel commettere un
delitto!
E Luigi, meno di un mese fa, per indurla a sottomettersi, le aveva
confiscato la contea dArtois
Per un attimo Clemenza si chiese se non era proprio Valois, che si affannava
tanto a trovare presunti colpevoli, lautore di quel delitto. Ma subito questidea,

che non aveva alcuna base seria, le fece orrore. No, Clemenza si proibiva di
sospettare di chicchessia: Luigi non poteva che essere morto di morte naturale
Eppure inconsciamente gli occhi di Clemenza si volgevano alla finestra aperta, al
fogliame del bosco di Vincennes, verso sud, verso il castello di Conflans,
residenza estiva della contessa Mahaut Qualche giorno prima della morte di
Luigi, Mahaut era venuta a far visita a Clemenza accompagnando la figlia, la
contessa di Poitiers. Era stato un simpatico pomeriggio; Clemenza non le aveva
lasciate sole un minuto. E insieme avevano ammirati gli arazzi di quella camera
Non c niente di pi avvilente dello sforzarsi di scoprire un colpevole fra le
persone che ci sono vicine pensava Clemenza e del cercare i segni del
tradimento in ogni viso
per questo, mia cara nipote riprese Valois, che voi dovete esaudire
la mia richiesta e rientrare a Parigi. Voi sapete che io vi voglio bene: sono stato
io a combinare il vostro matrimonio e per di pi ero cognato di vostro padre.
Perci ascoltatemi, come avreste ascoltato lui, se Dio ce lo avesse conservato. La
mano che ha colpito Luigi pu voler continuare a vendicarsi su di voi e sul
frutto che voi portate in seno. Non posso perci permettervi di restare qui in
piena foresta, esposta alle mene dei male intenzionati; e non avr pace finch
non sarete pi vicina alla mia residenza.
Da unora Valois cercava di convincere Clemenza a rientrare nel palazzo della
Cit, anche perch lui stesso intendeva stabilirvisi. Questo trasferimento faceva
parte del suo piano per diventare reggente e mettere cos la Camera dei pari
davanti al fatto compiuto. Infatti chi comandava da padrone sul Palazzo assumeva
immediatamente la dignit di re. Se per avesse abitato l da solo, il suo gesto
avrebbe potuto essere giudicato un colpo di forza o un tentativo di usurpazione.
Se invece Valois fosse andato a palazzo con sua nipote, come il parente pi
prossimo e il pi autorevole protettore, nessuno avrebbe potuto protestare. Il
ventre della regina era in quel momento il simbolo pi prestigioso e il pi efficace
strumento di governo.
Clemenza volse gli occhi, come per chiedere aiuto a un terzo personaggio che
si trovava a pochi passi da lei e seguiva il colloquio degli altri due senza parlare,
con le mani incrociate sullelsa di una lunga spada.
Bouville mormor la regina cosa devo fare?
Ugo di Bouville, lex gran ciambellano di Filippo il Bello, era stato nominato
curatore al ventre fin dalla prima riunione del consiglio ristretto succeduta alla
morte del Testardo. Questo buon uomo, panciuto e brizzolato ma ancora nel
pieno possesso delle proprie forze, era da trentanni servitore esemplare della

famiglia reale e aveva preso questa nuova missione non soltanto sul serio ma
addirittura sul tragico. Aveva infatti a sua disposizione un gruppo di gentiluomini,
scelti con cura particolare, che si davano il cambio, ventiquattro per volta, per
montare la guardia alla porta della regina. Lui, poi, si era vestito come se dovesse
andare in guerra e sudava copiosamente sotto lafoso sole di giugno. Spalti, cortili
e tutti i dintorni di Vincennes erano zeppi di arcieri; gli addetti alla cucina erano
perennemente scortati da agenti fidati e perfino le dame di compagnia venivano
accuratamente perquisite prima di poter entrare negli appartamenti reali. Insomma
la vita di colui che riposava in grembo alla regina di Francia era protetta come
mai una vita umana lo era stata.
Teoricamente Bouville divideva la sua carica col vecchio messer di Joinville,
nominato secondo curatore. Avevano pensato a lui perch si trovava proprio a
Parigi, venuto a ritirare, come faceva regolarmente due volte allanno, con la
meticolosa puntualit dei vecchi, la rendita dei benefic che gli erano stati accordati
da ben tre sovrani, soprattutto per la canonizzazione di San Luigi. Il siniscalco
ereditario della Sciampagna aveva novantadue anni ed era il decano dellalta
nobilt francese. Era praticamente cieco e questo ultimo viaggio dal castello di
Wassy sullalta Marna, lo aveva stancato parecchio. Cos egli passava la maggior
parte del tempo a sonnecchiare insieme ai suoi due canuti scudieri e tutti i compiti
inerenti alla loro carica dovevano essere sbrigati da Bouville.
Per la regina Clemenza, Bouville era legato a tanti felici ricordi. Era stato lui
lambasciatore venuto a chiederla in moglie e ad accompagnarla in Francia da
Napoli; era il confidente assolutamente devoto e probabilmente il solo vero amico
che ella avesse a corte. Bouville aveva capito che Clemenza non intendeva lasciare
Vincennes.
Monsignore disse perci a Valois posso meglio garantire lincolumit
della regina in questo maniero circondato di alte mura che non nel grande
palazzo della Cit, aperto a ogni visitatore. Se poi vi fa paura la vicinanza della
contessa Mahaut, io che mi tengo informato su tutti i movimenti in corso in
questa zona, vi assicuro che la signora dArtois sta attualmente facendo i
bagagli per rientrare a Parigi.
Valois era un po seccato del tono che si dava Bouville da quando era stato
nominato curatore e della sua insistenza a restarsene sempre accanto alla regina.
Messer Ugo replic dunque con alterigia, voi siete stato incaricato di
vigilare sul ventre della regina e non di decidere della residenza della famiglia
reale, n tanto meno di difendere da solo il regno.
Senza impressionarsi Bouville replic:

Voglio anche farvi notare, Monsignore, che la regina non pu mostrarsi in


pubblico prima che siano trascorsi quaranta giorni di lutto.
Amico mio, conosco le usanze tradizionali meglio di voi! Chi vi dice che la
regina debba mostrarsi in pubblico? La faremo viaggiare in carrozza chiusa
Insomma, nipote esclam Valois rivolgendosi ora a Clemenza, ci sarebbe
da credere che io voglia mandarvi nel paese del Gran Can e che Vincennes sia
a duemila leghe da Parigi!
Cercate di capirmi, zio replic debolmente Clemenza; questa
residenza di Vincennes lultimo dono che Luigi mi ha fatto. Egli mi ha
donato questa casa proprio l, in vostra presenza (e indic con la mano la
camera in cui Luigi X era morto) perch io vi abiti proprio come se lui
fosse ancora qui. Cercate di capirmi qui che abbiamo avuto
Ma monsignor di Valois non poteva certo capire n le esigenze dettate da un
ricordo n le fantasie suscitate da una sofferenza.
Il vostro sposo, per il quale noi tutti preghiamo, mia cara nipote, appartiene
ormai al passato del regno. Voi invece ne portate in seno lavvenire. Esponendo
la vostra vita, voi esponete anche quella di vostro figlio. Luigi, che di lass
certamente vi vede, non ve lo perdonerebbe.
Finalmente egli aveva colpito giusto, e Clemenza, senza dir nulla, si lasci
cadere allindietro sulla sua seggiola.
Ma Bouville afferm di non poter prendere nessuna decisione senza il consenso
di messer di Joinville e mand qualcuno in cerca del siniscalco. Passarono
parecchi minuti. Poi la porta si apr e i presenti dovettero ancora attendere.
Soltanto allora, vestito di un lungo abito secondo la moda della crociata, con le
membra tremanti, la pelle tesa come la corteccia di un albero, le palpebre
lacrimanti e le pupille sbiancate, lultimo compagno di San Luigi fece il suo
ingresso, strascicando i piedi e appoggiandosi a due scudieri barcollanti quasi
quanto lui.
Lo fecero sedere con tutti i riguardi dovutigli e Valois incominci a spiegargli i
suoi progetti sul destino della regina. Il vecchio ascoltava scuotendo la testa con
compunzione, evidentemente soddisfatto che qualcuno chiedesse ancora il suo
parere. Quando Valois ebbe finito di parlare, il siniscalco si immerse in riflessioni
che gli altri si guardarono bene dallinterrompere: attendevano tutti loracolo che
certamente sarebbe stato pronunciato da quelle labbra. Poi improvvisamente egli
domand:
Ma dunque, dov il re?
Valois assunse unaria desolata. Tante fatiche sprecate quando cera cos poco

tempo! Il siniscalco era ancora in grado di capire quello che gli veniva detto?
Via, messer di Joinville rispose Monsignor Carlo; il re morto e lo
abbiamo seppellito stamattina. Sapete bene che voi siete stato nominato
curatore
Il siniscalco aggrott la fronte con laria di chi assorto in profonde riflessioni.
Del resto questi vuoti di memoria non erano nuovi in lui: quasi ottantenne, infatti,
dettando i suoi famosi Mmoires, non si era accorto di ripetere quasi con le stesse
parole verso la fine della seconda parte cose che aveva gi detto nella prima
Ah, s, il nostro giovane sovrano Luigi disse, dopo una lunga pausa.
morto Ed proprio a lui che io avevo presentato il mio gran libro
Sapete che questo il quarto re che vedo morire?
Annunci la cosa come se si fosse trattato di un primato.
Adunque, se il re morto, la regina reggente dichiar.
Monsignor di Valois incominciava ad arrabbiarsi. Aveva fatto nominare curatori
un rimbambito e un mediocre, convinto di poterli manovrare a suo piacimento. E
ora i suoi calcoli si volgevano contro di lui e proprio da quei due venivano le
difficolt meno facilmente sormontabili.
La regina non pu essere reggente, messer siniscalco esclam. Ella
incinta. E non pu essere reggente fin quando non sia certo che dar alla luce
un re. E poi, guardate in che condizioni , e ditemi se vi sembra in grado di
adempiere a funzioni cos importanti.
Sapete bene che non ci vedo replic il vecchio.
Ma quando la finiranno? pensava Clemenza col capo fra le mani.
Quando mi lasceranno in pace?
Joinville intanto stava spiegando in quali circostanze, alla morte di re Luigi
lOttavo, la regina Bianca di Castiglia avesse assunto la reggenza, con grande
soddisfazione di tutti.
La signora Bianca di Castiglia erano cose queste che si sussurravano a
bassa voce non era certo un modello di purezza come vorrebbe la leggenda.
E sembra che il conte Tebaldo di Sciampagna, di cui il mio signor padre era
molto amico, la servisse anche nel suo letto
Bisognava lasciarlo parlare. Il siniscalco dimenticava facilmente gli avvenimenti
del giorno prima, ma serbava un preciso ricordo di quanto gli avevano raccontato
nei giorni della sua infanzia. Ora aveva trovato un pubblico e ne approfittava. Le
sue mani, agitate da un tremito senile, grattavano continuamente le falde dellabito
di seta.
E anche quando il nostro santo re parti per la crociata alla quale io lo

accompagnai
La regina rest a Parigi, in sua assenza, non vero? lo interruppe Carlo
di Valois.
S certo disse Joinville.
Fu Clemenza la prima a cedere.
E va bene, zio disse. Far come volete voi e mi trasferir nel palazzo
della Cit.
Oh, finalmente una decisione assennata che sar certamente approvata anche
da messer di Joinville!
S certo!
Vado dunque a prendere le necessarie disposizioni. La vostra scorta sar
comandata da mio figlio Filippo e da nostro cugino Roberto dArtois
Mille grazie, zio, disse Clemenza che stava quasi per svenire. Ma ora,
per favore, lasciatemi pregare.
Unora dopo, in seguito agli ordini del conte di Valois, il castello di Vincennes
era sconvolto dalla frenetica attivit di tanta gente: i carri venivano tolti dalle
rimesse, le fruste schioccavano, i servi correvano da una parte e dallaltra, gli
arcieri abbandonavano il servizio per correre in aiuto agli stallieri. Tutta questa
gente che, dopo la morte del Testardo, era stata costretta a parlar sottovoce e a
muoversi con cautela, approfittava delle circostanze per gridare a perdifiato. Se
davvero qualcuno avesse voluto attentare alla vita della regina, quello era il giorno
pi adatto.
Nellinterno del castello i tappezzieri staccavano tende, smontavano mobili,
trasportavano casse, armadi e scansie. Anche i funzionari di palazzo e le dame di
compagnia erano occupatissimi a fare i bagagli. Cera a disposizione un convoglio
di venti vetture che indubbiamente avrebbe dovuto fare almeno due viaggi per
completare il trasloco.
Clemenza dUngheria, che indossava il lungo abito bianco cui ancora non era
avvezza, vagava di stanza in stanza sempre accompagnata da Bouville. Cera
ovunque polvere, sudore e quella sensazione di assistere a un saccheggio, che
sono tipiche dei traslochi. Lintendente, con linventario in mano, sorvegliava la
spedizione del vasellame e degli oggetti rari raccolti insieme e sparsi su tutto il
pavimento di un salone. Cerano, per esempio, i servizi da tavola, i boccali, le
dodici coppe di argento dorato che Luigi aveva fatto fabbricare per Clemenza, e il
grande reliquiario doro con un frammento della Vera Croce, un oggetto talmente
pesante che luomo che lo portava faticava come se stesse effettivamente salendo al
Calvario.

Nella stanza della regina, Eudeline, attualmente prima guardarobiera, ma un


tempo amante di Luigi X (prima che lex-sovrano sposasse Margherita),
sorvegliava limballaggio dei capi di vestiario.
A che serve a che serve portar via tutti questi abiti diceva Clemenza
che io non potr mai pi indossare?
Anche i gioielli, che venivano chiusi in pesanti casse di ferro, e tutti quei
fermagli, quegli anelli, quelle pietre preziose che Luigi le aveva donato nel breve
periodo della loro vita in comune, erano ormai diventati oggetti inutili. Perfino le
tre corone, adorne di smeraldi, di rubini e di perle, erano troppo vistose e troppo
alte perch una vedova potesse portarle. Un semplice cerchio doro ornato di
piccoli fiordalisi e tenuto sopra il velo sarebbe stato pi tardi il solo gioiello a lei
permesso.
Sono dunque diventata una regina bianca come mia nonna Maria dUngheria
pensava Clemenza. Ma mia nonna rimase vedova a pi di sessantanni e
dopo aver dato alla luce ben tredici figli Mio marito, invece, non ha potuto
vedere il suo
Signora domand Eudeline, devo venire con voi a palazzo? Nessuno
mi ha detto niente
Clemenza osservava questa bella bionda che, dimenticando qualsiasi gelosia, le
era stata di cos grande aiuto negli ultimi mesi e soprattutto durante lagonia di
Luigi. Egli ebbe una figlia da lei e poi se ne liber chiudendola in un
convento Forse anche di questo il Cielo ci ha puniti
Ella si sentiva responsabile di tutte le colpe commesse da Luigi prima di
conoscerla ed era pronta a riscattarle con le proprie sofferenze. Avrebbe avuto
tutta la vita per pagare a Dio, con le lacrime, la preghiera e lelemosina, lalto
prezzo dellanima di Luigi.
No mormor no, Eudeline: non mi accompagnare. Bisogna che
rimanga qui qualcuno che gli ha voluto bene.
Poi, allontanando da s anche Bouville, ella and a rifugiarsi nella sola stanza
tranquilla, lunica che tutti rispettassero: la camera dove suo marito era morto.
Faceva buio dietro le tende tirate. Clemenza and a inginocchiarsi accanto al
letto e accost le labbra alla coperta di broccato.
Improvvisamente ud uno strano rumore, come di ununghia che grattasse una
stoffa. E ne prov una sensazione di angoscia, quasi una dimostrazione che lei
aveva ancora voglia di vivere. Rest immobile per qualche secondo, trattenendo il
respiro. E ancora sentiva quello strano rumore. Con molta cautela, volt
finalmente la testa. Si trattava del siniscalco di Joinville che avevano lasciato l, in

un angolo di quella stanza, ad attendere la partenza.

II UN CARDINALE CHE NON CREDEVA NELLINFERNO

i la notte di giugno incominciava a schiarirsi; da oriente una sottile

frangia grigia, al limite del firmamento, annunciava limminente sorgere del sole
sul cielo di Lione.
Era lora in cui i carri si mettevano in cammino nelle campagne dei dintorni
per portare in citt frutta e legumi, lora in cui le civette avevano gi smesso di
cantare e i passeri non avevano ancora incominciato. Era anche lora in cui, dietro
le strette ogive di uno degli appartamenti donore dellabbazia di Ainay, il
cardinale Giacomo Duze pensava alla morte.
Questo prelato non aveva mai avuto bisogno di molte ore di sonno, e ora, con
let, le sue esigenze in questo senso erano ancora diminuite. Gli era pi che
sufficiente dormire per tre ore. Poco dopo mezzanotte si alzava e si sedeva allo
scrittoio. Uomo di intelligenza pronta e di immenso sapere, esperto in ogni
campo del pensiero umano, egli aveva composto trattati di teologia, di diritto, di
medicina e di alchimia che letterati e dottori di quellepoca consideravano opere
fondamentali.
In un tempo in cui la grande speranza di tutti, poveri e prncipi, era quella di
fabbricare oro, erano molti quelli che si richiamavano alle dottrine di Duze sugli
elisir destinati alla trasmutazione dei metalli.
Le cose di cui si pu fare elisir sono tre, era scritto in una sua opera intitolata
lElisir dei Filosofi: i sette metalli, i sette spiriti e le altre cose I sette metalli
sono il sole, la luna, il rame, lo stagno, il piombo, il ferro e il mercurio; i sette
spiriti sono il mercurio, lo zolfo, il sale ammoniaco, lorpimento, la tuza, la
magnesia, la marcassite2; le altre cose sono il mercurio, il sangue umano, il
sangue dei capelli e dellorina e lorina umana3.
A settantadue anni il cardinale scopriva ancora campi dello scibile dei quali non
si era occupato e, mentre tutti dormivano, egli completava la propria opera. Da
solo consumava tanti ceri quanto unintera comunit di monaci.

Durante la notte lavorava anche a una fitta corrispondenza con prelati, abati,
giuristi, scienziati, cancellieri e prncipi sovrani di tutta Europa, e alla mattina il
suo segretario e i suoi copisti trovavano pronto il lavoro per unintera giornata.
Altre volte egli si dedicava invece allo studio del tema astrologico di qualche
rivale di conclave, lo confrontava col proprio oroscopo e interrogava i pianeti per
sapere se sarebbe riuscito a diventare papa. Secondo gli astri, le sue maggiori
probabilit di realizzare queste ambizioni erano fra linizio di agosto e linizio di
settembre di quellanno. Ma finora, ed era gi il 10 giugno, la situazione non
accennava ad evolversi in questa direzione
Veniva poi il momento terribile che precedeva lalba. Come se avesse avuto il
presentimento di morire proprio a quellora, il cardinale sentiva una profonda
angoscia, un indicibile malessere che lo afferrava al corpo e allo spirito. E la
stanchezza lo portava a interrogarsi sul passato, a rivedere davanti agli occhi gli
episodi di una carriera eccezionale Nato da una famiglia borghese di Cahors e
ancora completamente sconosciuto a unet in cui quasi tutti i suoi contemporanei
avevano gi concluso la propria carriera, Giacomo Duze aveva incominciato la
propria ascesa il giorno in cui, a quarantaquattro anni, era improvvisamente
partito per Napoli ad accompagnarvi uno zio che vi si recava per affari. Il viaggio,
lallontanamento dalla patria, la scoperta dellItalia avevano esercitato su di lui una
strana influenza. Qualche giorno dopo lo sbarco, egli divenne il discepolo del
precettore dei figli del re e si dedic agli studi astratti con una passione, un
entusiasmo, una prontezza di comprensione, una vivacit di memoria che anche i
pi dotati adolescenti avrebbero potuto invidiargli. Non sentiva fame e non aveva
bisogno di dormire: un pezzo di pane gli bastava per nutrirsi un giorno intero e il
regime carcerario sarebbe stato per lui sopportabilissimo qualora, beninteso, lo
avessero adeguatamente fornito di libri. Divenne presto dottore in diritto canonico
e in diritto civile e il suo nome incominci ad essere conosciuto. La corte di
Napoli ricercava i consigli del chierico di Cahors.
Dopo la brama di sapere gli era venuto il desiderio di diventare potente.
Consigliere di re Carlo II dAnjou-Sicilia (il nonno della regina Clemenza) e poi
segretario delle assemblee segrete e dotato di numerosi benefic ecclesiastici, dieci
anni dopo il suo arrivo egli venne nominato vescovo di Frjus e poco pi tardi
assunse le funzioni di cancelliere del regno di Napoli, quanto a dire di primo
ministro di uno stato che comprendeva tutta lItalia meridionale e tutta la contea
di Provenza.
Una carriera cos straordinaria, compiuta in mezzo agli intrighi di corte, non
poteva essere compiuta senza qualit che non erano semplicemente quelle proprie

a un giurista e a un teologo. Un episodio, noto a pochissime persone trattandosi


di un segreto di chiesa, dimostra a sufficienza lastuzia e la disinvoltura di cui
Duze era capace.
Qualche mese dopo la morte di Carlo II, egli era stato mandato in missione
alla corte papale, quando la sede vescovile di Avignone la pi importante di
tutta la Cristianit perch residenza della Santa Sede era vacante. Essendo
cancelliere, e quindi custode dei sigilli, egli scrisse tranquillamente una lettera in
cui il nuovo re di Napoli, Roberto, chiedeva per lui, Giacomo Duze, la diocesi
di Avignone. Questo accadeva nel 1310. Clemente V, ansioso di procurarsi
lappoggio di Napoli in un periodo in cui i suoi rapporti con Filippo il Bello
erano piuttosto tesi, aveva subito accolto questa richiesta. Il trucco venne scoperto
soltanto il giorno in cui papa Clemente e re Roberto, incontrandosi, si erano
mostrati egualmente sorpresi, il primo per non aver ricevuto ringraziamenti pur
avendo accordato un favore cos grande, il secondo perch giudicava poco
cavalleresca quellimprovvisa nomina che lo aveva privato del suo cancelliere. Ma
era troppo tardi. Anzich fare scoppiare un inutile scandalo, re Roberto aveva
preferito chiudere gli occhi e conservare una certa influenza su un uomo che
copriva ormai altissime cariche nel governo della Chiesa. E nessuno aveva avuto
modo di pentirsi di questo accordo. Monsignor Duze era diventato cardinale di
Curia e le sue opere venivano studiate in tutte le universit.
Ma, per quanto folgorante sia stata una carriera, essa pu apparire tale soltanto
a coloro che la osservano dallesterno.
I giorni passati, siano essi stati pieni o vuoti, tranquilli o agitati, sono comunque
giorni trascorsi e la cenere del passato ha lo stesso peso per tutte le mani.
Tanti entusiasmi, tante ambizioni, tante energie che senso avevano dal
momento che tutto, inevitabilmente, sarebbe un giorno precipitato in quellAl di l
di cui le pi profonde intelligenze e le pi complesse scienze umane non
arrivavano a conoscere che indecifrabili frammenti? Perch voler diventare papa?
Non sarebbe stato pi saggio chiudersi in un convento, lontano dal resto del
mondo? Rinunciare contemporaneamente allorgoglio della conoscenza e alla
vanit del potere, raggiungere lumile fede dei semplici, prepararsi a morire Ma
anche questo tipo di meditazione si manifestava nel cardinale Duze in astratte
speculazioni e lincubo della morte si trasformava in un dibattito giuridico con la
Divinit.
I dotti ci assicurano egli si diceva che le anime dei giusti dopo la morte
godono immediatamente della visione beatifica di Dio, che la loro ricompensa.
Ammettiamolo Ma, dopo la fine del mondo, quando i corpi risuscitati si

saranno uniti alle anime, tutti noi saremo sottoposti a un ultimo giudizio. Ora,
Dio, che perfetto, non pu giudicare in appello le proprie sentenze. Dio non
pu commettere errore e allontanare dal paradiso anime che gi vi fossero state
ammesse. E daltra parte, non forse logico che lanima entri in possesso della
gioia del suo Signore soltanto nel momento in cui, unita al corpo, essa sar
davvero perfetta nella sua natura? Quindi i dotti si sbagliano; quindi non
potrebbe esistere n beatitudine propriamente detta n visione beatifica prima della
fine dei tempi e Dio non si lascer contemplare prima del Giudizio finale. Ma
fino a quel giorno dove saranno le anime dei morti? Possibile che noi andremo
ad attendere sub altare dei, sotto quellaltare di Dio di cui parla san Giovanni
nellApocalisse?
I passi di un cavallo, assolutamente inconsueti a quellora, risonarono lungo i
muri dellabbazia, sui piccoli ciottoli rotondi che lastricavano le migliori vie di
Lione. Il cardinale rest un attimo in ascolto, e riprese poi il suo ragionamento,
giungendo a sorprendenti conseguenze.
Se il paradiso vuoto pensava questo modifica notevolmente la
situazione di coloro che noi chiamiamo santi o beati E, se questo vero per i
giusti, lo anche necessariamente per le anime degli ingiusti. Dio non potrebbe
punire i malvagi prima di aver ricompensato i buoni. Soltanto alla fine della
giornata, loperaio riceve la sua mercede; soltanto alla fine del mondo il grano e il
loglio saranno definitivamente separati. Nessuna anima abita attualmente linferno,
poich la condanna non ancora stata pronunciata. Quanto a dire che finora
linferno non esiste
Queste conclusioni erano molto rassicuranti per chiunque pensasse alla morte;
rimandavano la scadenza del Giudizio finale, senza per questo annullare le
prospettive di vita eterna, e concordavano con la sensazione, comune alla maggior
parte degli uomini, che la morte sia soltanto una caduta in un immenso silenzio,
un interminabile stato dincoscienza
Certo, se queste teorie fossero state apertamente proclamate, avrebbero suscitato
profonde reazioni, sia fra i dottori della Chiesa che nella fede dei popoli. Non era
dunque quello il momento pi adatto per un candidato al soglio pontificio di
andare a sostenere linesistenza o la vacuit del paradiso e dellinferno 4.
Meglio attendere la fine del conclave si diceva il cardinale.
Le sue riflessioni vennero interrotte dallarrivo di un frate portinaio, che buss
alla sua porta per annunciargli larrivo di un messaggero da Parigi.
Chi lo ha mandato? domand il cardinale.
Duze parlava con voce diafana e sommessa, senza sonorit ma con estrema

chiarezza.
Il conte di Bouville replic il portinaio. Credo che sia arrivato qui di
corsa, perch ha laria molto stanca. Quando gli ho aperto, lho trovato semiaddormentato con la fronte appoggiata al battente.
Mandatemelo qui.
E il cardinale, che soltanto pochi minuti prima aveva meditato sulla vanit delle
ambizioni umane, pens subito:
Vorr parlarmi dellelezione? La corte di Francia intende sostenere
apertamente la mia candidatura? Vorranno propormi qualche condizione?
Si sentiva agitato, pieno di curiosit e di speranza e percorreva la camera a
piccoli passi veloci. Duze aveva il fisico di un ragazzo di quindici anni, un muso
di topo con spesse sopracciglia bianche e unossatura piuttosto fragile.
Oltre i vetri il cielo incominciava a tingersi di rosa; non era ancora tempo di
spegnere i ceri, ma gi il giorno stava spuntando. Lora pi brutta era passata Il
messaggero fece il suo ingresso; subito il cardinale si accorse che non si trattava di
un normale corriere. Anzitutto un messaggero professionista avrebbe sbito
piegato a terra il ginocchio e consegnato la scatola con il messaggio anzich
restarsene in piedi con la testa leggermente inclinata mentre diceva:
Monsignore. E poi la corte di Francia era solita affidare i suoi messaggi a
eccellenti cavalieri di solida corporatura e di vigorosa complessione, come il
grosso Robin-Coscia-Maria che faceva sovente la spola fra Parigi e Avignone, e
non a un giovincello dal naso sottile, il quale pareva far fatica a tener gli occhi
aperti, e barcollava sui suoi stivali per la stanchezza.
evidentemente travestito pens Duze e poi questa faccia lho gi
vista in qualche posto
Con la mano piccola e sottile fece saltare i sigilli della lettera e subito prov
una certa delusione. Non si parlava del conclave, ma si chiedeva protezione per il
messaggero. Ma Duze trov anche in questa richiesta favorevoli presagi: ora
Parigi si rivolgeva a lui quando doveva chiedere un favore a un alto dignitario
ecclesiastico.
Allora lei il signor Guccio Baglioni1? disse il cardinale dopo aver letto
la lettera.
Il giovane fu stupito di sentirsi rivolgere la parola in italiano.
S; Monsignore
Il conte di Bouville vi affida a me perch io vi tenga sotto la mia protezione
e vi sottragga alle persecuzioni dei vostri nemici.
Vi supplico, Monsignore, di accordarmi questa grazia!

Sembra che abbiate avuto qualche brutta avventura che vi costringe a


fuggire cos travestito continu il cardinale con la solita voce rapida e priva
di sonorit. Raccontatemi cosa vi successo. Bouville mi dice che voi
facevate parte della sua scorta quando egli accompagn qui la regina di Francia.
Ed effettivamente ora ricordo di avervi veduto insieme a lui E dice anche che
siete nipote di messer Tolomei, il capitano generale delle compagnie lombarde
a Parigi. Benissimo, benissimo. Raccontatemi dunque quello che vi capitato.
Intanto si era seduto e sera messo a giocherellare con un leggo girevole, sul
quale si trovavano i libri necessari al suo lavoro. Era di nuovo calmo e tranquillo,
pronto a distrarsi con i piccoli problemi degli altri.
Guccio Baglioni aveva nelle gambe centoventi leghe a cavallo, percorse in meno
di quattro giorni. Non sentiva pi le proprie membra e una densa nebbia gli
riempiva la testa. Egli avrebbe pagato qualunque somma per sdraiarsi, magari sul
pavimento e dormire dormire
Riusc per a riprendersi; la sua sicurezza personale, il suo amore e il suo
avvenire esigevano da lui un ultimo sforzo, chiedevano che egli vincesse, ancora
per qualche minuto, la stanchezza.
Ecco, Monsignore rispose ho sposato una ragazza nobile.
Gli sembr che queste parole fossero state pronunciate dalla bocca di un altro.
Non era questo che lui intendeva dire. Avrebbe voluto spiegare al cardinale che
una sventura senza eguali si era abbattuta su di lui, che lui era luomo pi
oppresso e pi straziato dellUniverso, che la sua vita era minacciata, che era stato
separato, forse per sempre, dalla donna senza la quale non avrebbe potuto vivere,
che questa donna stava per essere chiusa in un convento e che gli avvenimenti
erano precipitati su di loro in una settimana con tale violenza e rapidit che il
tempo pareva aver perso le abituali dimensioni e lui si sentiva come lontano dal
mondo Eppure tutto il suo dramma, quando gli si chiedeva di esprimerlo in
parole, poteva essere riassunto in quella banalissima frase: Monsignore, ho
sposato una ragazza nobile
Ah s? disse il cardinale. E come si chiama?
Maria di Cressay.
Ah Cressay no, non li conosco.
Ma ho dovuto sposarla segretamente, Monsignore; la sua famiglia non
voleva saperne.
Perch siete un Lombardo, immagino Certo, in Francia, sono ancora un
po arretrati. In Italia, invece E allora, volete ottenere lannullamento? Bah,
visto che la cerimonia stata celebrata in segreto

Ma no, Monsignore disse Guccio. Io lamo e lei mi ama. Ma la sua


famiglia si accorta che lei incinta e i suoi fratelli mi cercano per uccidermi.
Possono farlo. Il diritto consuetudinario glielo permette. E voi siete nella
posizione di un rapitore Chi ha celebrato il matrimonio?
Il frate Vincenzo.
Fra Vincenzo? non lo conosco.
Il guaio , Monsignore, che questo monaco morto e io dunque non posso
neppure dimostrare di essere veramente sposato Ma non giudicatemi un vile,
Monsignore. Io volevo battermi, ma mio zio si rivolto a messer di Bouville
il quale vi ha saggiamente suggerito di restar lontano da Parigi per
qualche tempo.
Ma intanto Maria verr rinchiusa in un convento! Credete, Monsignore, di
poterla fare uscire? Credete che un giorno io potr rivederla?
Una cosa alla volta, figlio mio rispose il cardinale, continuando a
giocherellare con il leggio. Si vuol metterla in convento? E dove potrebbe
star meglio, per ora? Abbiate dunque fiducia nellinfinita misericordia di Dio,
di cui noi tutti abbiamo cos grande bisogno
Guccio abbass il capo con aria stanca. I suoi capelli neri erano coperti di
polvere.
Vostro zio in buoni rapporti commerciali con i Bardi?
continu il cardinale.
Certo, Monsignore, certo. I Bardi sono i vostri banchieri, se non sbaglio
rispose Guccio con cortesia puramente professionale.
S, sono i miei banchieri. Ma in questi tempi mi paiono meno meno
pronti nei loro affari che non nel passato. Sono una compagnia cos numerosa,
del resto! Hanno uffici in ogni parte del mondo. E, ad ogni minima richiesta,
devono prima parlare con Firenze. Insomma, sono lenti come un tribunale
ecclesiastico Vostro zio ha molti prelati fra i suoi clienti?
I pensieri di Guccio erano molto lontani dalla banca. La nebbia invadeva
sempre pi il suo cervello, e gli bruciavano gli occhi.
No disse noi lavoriamo soprattutto con i grandi baroni. Il conte di
Valois, il conte dArtois Ma saremmo molto onorati, Monsignore
Ne parleremo pi tardi. Per ora, in questo convento voi sarete al sicuro. Vi
crederanno un uomo al mio servizio e forse vi faranno indossare una veste da
chierico Ne parler con il mio cappellano. Ora potete togliervi
quelluniforme e andare tranquillamente a dormire: sembrate averne bisogno.
Guccio salut, biascic qualche parola di gratitudine e si diresse verso la porta.

Ma subito si ferm.
Non posso ancora spogliarmi, Monsignore disse. Devo consegnare
un altro messaggio.
A chi? domand Duze insospettito.
Al conte di Poitiers.
Date a me la lettera. Gliela far consegnare da un frate.
Il fatto , Monsignore, che messer di Bouville teneva molto
Sapete se questo messaggio si riferisce al conclave?
Oh, no, Monsignore. Riguarda la morte del re.
Il cardinale sussult.
Re Luigi morto? Ma perch non me lo avete detto prima?
Come, non lo sapevate? Credevo ne foste stato avvertito, Monsignore.
In realt non aveva pensato a questo. Le sue disavventure e la sua stanchezza
gli avevano fatto dimenticare questo importante avvenimento. Era partito al
galoppo da Parigi e non si era pi fermato: aveva cambiato i cavalli nei monasteri
indicatigli, mangiando in fretta e parlando il meno possibile. Cos, senza
accorgersene, aveva preceduto i messaggeri ufficiali.
E di che cosa morto?
appunto questo che messer di Bouville voleva comunicare al conte di
Poitiers.
Delitto? mormor Duze.
Si dice che il re sia stato avvelenato.
Il cardinale riflett per qualche secondo.
Ecco un avvenimento che pu cambiare molte cose disse. gi stato
nominato il reggente?
Non so, Monsignore. Quando sono partito, si faceva il nome del conte di
Valois
Va bene, figlio mio, andate pure a riposare.
Ma, Monsignore e il conte di Poitiers?
Le labbra sottili del prelato accennarono a un rapido sorriso che poteva anche
essere considerato unespressione di benevola simpatia.
Non sarebbe prudente per voi farvi vedere in giro, e per di pi siete sfinito
disse. Date a me quel messaggio: per evitarvi qualsiasi rimprovero lo
consegner io personalmente.
Qualche minuto dopo, preceduto da un servitore con una fiaccola, come la sua
dignit esigeva, e seguito da un segretario, il cardinale di Curia lasciava labbazia
di Ainay, fra il Rodano e la Saona, percorrendo buie stradette spesso intralciate da

mucchi di immondizie. Magro e gracile, egli procedeva con passo saltellante e


quasi di corsa, nonostante i suoi settantadue anni. Il suo abito color porpora
pareva danzare fra i muri.
Le campane delle venti chiese e dei quarantadue conventi di Lione stavano
suonando per la prima messa. Le distanze erano brevi in questa citt abitata allora
da non pi di ventimila abitanti, met dei quali dedita al commercio della
religione e gli altri alla religione del commercio. Il cardinale arriv dunque
rapidamente allabitazione del console, dove alloggiava il conte di Poitiers 5.

III LE PORTE DI LIONE

l conte di Poitiers stava finendo di vestirsi quando il suo ciambellano

venne ad annunciargli la visita del cardinale.


Alto e magro, con un naso prominente e capelli spioventi sulla fronte in
ciocche assai corte che scendevano poi in folti riccioli sulle sue gote fresche di
ventitreenne, il giovane principe, che indossava una veste da camera di camocas
marezzato6, si mosse per accogliere Monsignor Duze e per baciargli devotamente
lanello.
Sarebbe difficile immaginare un contrasto pi netto, una dissomiglianza pi
evidente di quella esistente fra questi due personaggi, uno dei quali sembrava un
furetto appena sbucato fuori dalla tana, laltro un airone che sorvolasse altero la
paludi.
Nonostante lora mattutina, Monsignore disse il cardinale non ho
voluto rinunciare a portarvi le mie preghiere nel lutto che vi ha colpito.
Quale lutto? domand Filippo, leggermente sussultando. Aveva subito
pensato alla moglie Giovanna che era rimasta a Parigi incinta di otto mesi.
Vedo che ho fatto bene, allora, a correre ad avvertirvi continu Duze.
Cinque giorni fa morto a Vincennes re Luigi X, vostro fratello.
Le reazioni di Filippo a questa notizia furono controllatissime: nientaltro che
una inspirazione appena appena pi profonda. Il suo viso non lasciava trasparire
alcun sentimento: n sorpresa, n commozione e neppure limpazienza di avere
maggiori particolari.
Vi sono grato della vostra premura, Monsignore disse. Ma come mai
voi avete ricevuto una notizia cos importante ancor prima di me?
stato messer di Bouville, un cui messaggero mi ha sollecitato a farvi
segretamente pervenire questa lettera.
Il conte di Poitiers dissigill il plico e lo lesse accostandolo molto agli occhi;
egli era infatti assai miope. E anche stavolta non mostr alcuna reazione: quando

ebbe finito di leggere, pieg la lettera e se la mise in tasca. Poi rest silenzioso per
qualche istante.
Anche il cardinale taceva, con laria di voler rispettare il dolore del principe,
anche se Filippo non dava alcun segno di afflizione.
Dio lo salvi dalle pene dellinferno disse finalmente il conte di Poitiers,
rispondendo cos al devoto atteggiamento del prelato.
Oh linferno mormor Duze. Comunque, preghiamo per lui.
Penso anche alla sfortunata regina Clemenza che io ho visto crescere quando
vivevo alla corte di Napoli. Una principessa cos dolce, cos perfetta
S, la sorte di mia cognata davvero degna di piet disse Poitiers.
E intanto rifletteva. Luigi non ha lasciato disposizioni testamentarie sulla
reggenza. E, a quanto mi scrive Bouville, mio zio Valois si sta agitando
Che cosa farete, Monsignore? Ritornerete subito a Parigi? domand il
cardinale.
Non so, non lo so ancora replic Poitiers. Aspetto informazioni pi
particolareggiate. Rester comunque a disposizione del regno.
Nella sua lettera Bouville non gli nascondeva di sperare in un suo immediato
ritorno. Essendo egli il maggiore dei fratelli del re defunto ed essendo pari del
regno, Poitiers doveva prendere al pi presto il suo posto nel consiglio della
corona, dove, fin dalla prima riunione, si era incominciato a discutere sulla
nomina di un reggente, senza peraltro giungere a un accordo.
Ma Filippo di Poitiers non voleva lasciare Lione senza aver portato a buon fine
il lavoro iniziato.
Prima di tutto doveva concludere il contratto di fidanzamento fra la sua
terzogenita Isabella, che aveva appena cinque anni, e il delfinetto del Viennese, il
piccolo Gigues, che ne aveva sei. Filippo si era recato a Vienne per combinare
questo matrimonio con il delfino Giovanni II della Tour du Pin e con la delfina
Beatrice, sorella della regina Clemenza. Si trattava di una vantaggiosa alleanza che
avrebbe permesso alla corona di compensare in quella zona linfluenza degli
Anjou-Sicilia. La firma del contratto era prevista per uno dei prossimi giorni 7.
E cera soprattutto lelezione del papa. Per settimane e settimane, Poitiers aveva
percorso la Provenza, il Viennese e la zona di Lione per incontrare uno dopo
laltro i ventiquattro cardinali dispersi8 e assicurare loro che laggressione di
Carpentras non si sarebbe pi ripetuta e che nessuna violenza sarebbe pi stata
fatta. Cerc anche di far balenare loro prospettive di successo, citando, a sostenere
le sue parole, il prestigio della fede, la dignit della Chiesa e lonore dello Stato.
Finalmente, dopo molti sforzi diplomatici ed economici, era riuscito a farli

trasferire tutti a Lione, citt a lungo sottomessa al potere ecclesiastico, ma che


negli ultimi anni di regno di Filippo il Bello era passata sotto la giurisdizione della
corona francese.
Il conte di Poitiers si sentiva vicino alla mta. Tuttavia, se lui fosse partito, la
situazione sarebbe tornata al punto di partenza e i dissapori personali avrebbero
nuovamente prevalso sullinteresse della Chiesa. Per di pi linfluenza del patriziato
romano o quella del re di Napoli avrebbe potuto sostituire quella della Francia, e i
diversi partiti avrebbero ricominciato ad accusarsi vicendevolmente di eresia. E poi
la Santa Sede avrebbe anche potuto tornare a Roma. Cosa questa che mio padre
voleva assolutamente evitare pensava Filippo di Poitiers. Che la sua opera,
gi cos profondamente minata dalla politica di Luigi e dello zio Valois, debba
essere completamente annientata?
Per qualche secondo, il cardinale Duze ebbe limpressione che il giovane
principe si fosse completamente dimenticato di lui. Poi, improvvisamente, Poitiers
gli chiese:
Il partito guascone insister sulla candidatura del cardinale di Plagrue? E
credete che i vostri pii colleghi siano finalmente disposti a riunirsi? Sedetevi
accanto a me, Monsignore, ed esponetemi chiaramente il vostro parere. A che
punto siamo?
Da un terzo di secolo, il cardinale si occupava attivamente di alta politica e
aveva avuto modo di conoscere molti sovrani e moltissimi uomini di governo:
tuttavia non ne aveva visti molti che avessero un simile controllo di se stessi. Egli
si trovava di fronte un principe di ventitr anni, cui era appena stato comunicato
che suo fratello era morto e il trono vacante; eppure costui pareva dedicare tutta la
sua attenzione allintricata situazione del conclave.
Si sedettero uno accanto allaltro nei pressi di una finestra, su una cassa
ricoperta di damasco. I piedi del cardinale arrivavano appena a toccar terra e la
sottile caviglia del conte di Poitiers penzolava nel vuoto. I due uomini iniziarono
cos una lunga conversazione.
In effetti, a quanto rifer Duze, la situazione del conclave era praticamente
ancora quella di due anni prima, quando era morto Clemente V.
Il partito dei dieci cardinali guasconi, chiamato anche partito francese, era
ancora il pi forte, pur essendo insufficiente a raccogliere da solo la maggioranza
richiesta, cio quei sedici voti che costituivano i due terzi del Sacro Collegio. I
Guasconi, considerandosi eredi spirituali del defunto papa, cui tutti dovevano la
porpora cardinalizia, insistevano sul fatto che la Santa Sede dovesse rimanere ad
Avignone e su questo problema erano assolutamente solidali fra loro. Esisteva

per in questo partito una sorda lotta; accanto alle ambizioni di Arnaldo di
Plagrue, cerano quelle, sempre crescenti, di Arnaldo di Fougres e di Arnaldo di
Nouvel. Questi tre prelati, pur scambiandosi apertamente le promesse pi
allettanti, cercavano sornionamente di danneggiarsi a vicenda.
La guerra dei tre Arnaldi la defin Duze con la sua voce sottile.
Passiamo ora al partito italiano.
Questo secondo gruppo comprendeva soltanto otto cardinali, divisi per di pi
in tre fazioni. Il terribile cardinal Caetani, nipote di Bonifacio VIII, era
violentemente contrario ai due Colonna; si trattava di una rivalit secolare fra le
due famiglie, divenuta irriducibile odio dopo la faccenda di Anagni, quando un
Colonna aveva schiaffeggiato Bonifacio. Tra questi avversari, gli altri Italiani
parevano tentennare. Stefaneschi, ostile alla politica di Filippo il Bello, stava con
Caetani, di cui del resto era parente, e Napoleone Orsini si destreggiava fra gli uni
e gli altri. Questi otto, insomma, erano daccordo soltanto su un punto: il ritorno
del papato alla Citt eterna; ma su Questo punto la loro determinazione era
assoluta.
Sapete bene, Monsignore continu Duze che per qualche tempo si
rischiato uno scisma e che il pericolo non ancora passato I nostri Italiani
non volevano neppure accettare di riunirsi in Francia e, poco tempo fa, ci
fecero sapere che, qualora fosse stato eletto un papa guascone, essi non lo
avrebbero riconosciuto e ne avrebbero nominato un altro a Roma per proprio
conto.
Non ci saranno scismi replic il conte di Poitiers senza scomporsi.
Grazie a voi, Monsignore, grazie a voi: sono lieto di riconoscerlo e del resto
lo dichiaro apertamente a tutti. Voi siete andato di citt in citt a portare la
buona parola e, se non avete ancora trovato il pastore, siete pur riuscito a
radunare il gregge.
Costosissime pecore, Monsignore! Sapete che sono partito da Parigi con
sedicimila lire e che la settimana scorsa ho dovuto farmene mandare altrettante?
Altro che Giasone! Basta che tutti questi velli doro non mi scivolino via dalle
mani disse il conte di Poitiers, increspando gli occhi e fissando con
attenzione il cardinale.
Costui che, per vie traverse, aveva grandemente beneficiato di quelle largizioni,
non raccolse direttamente lallusione, ma rispose:
Credo che Napoleone Orsini, Albertini di Prato e forse anche Guglielmo di
Longis che era stato il mio predecessore come cancelliere del re di Napoli,
potrebbero facilmente staccarsi dal partito italiano Valeva la pena di pagare

un prezzo cos alto pur di evitare uno scisma.


Ha adoperato il denaro che gli abbiamo dato noi pens Poitiers per
procurarsi tre voti fra gli Italiani. un uomo abile.
In quanto a Caetani, bench continuasse a insistere sulle proprie posizioni, la
sua situazione non era pi tanto solida da quando si erano scoperte le sue pratiche
di stregoneria e soprattutto il tentativo di fatturare il re di Francia e lo stesso
conte di Poitiers. Lex-templare Evrard, un folle di cui il nipote di Bonifacio si era
servito per le sue pratiche demoniache, aveva parlato un po troppo prima di
consegnarsi agli uomini del re
Al momento opportuno sapr tener presente questo episodio disse il
conte di Poitiers. Il profumo del rogo potrebbe anche smussare le posizioni
di monsignor Caetani.
Lidea di veder bruciare un altro cardinale fece nascere un tenue e furtivo
sorriso sulle sottili labbra del vecchio prelato, che subito aggiunse:
Sembra che Francesco Caetani abbia completamente abbandonato le cose
della religione, per dedicarsi alle pratiche diaboliche. Che sia stato lui, una volta
andato a vuoto il tentativo di fattura, a fare avvelenare vostro fratello?
Il conte di Poitiers alz le spalle.
Ogni volta che un re muore, c chi sostiene che sia stato avvelenato
rispose. Lo hanno detto del mio trisavolo Luigi Ottavo; e lo hanno detto di
mio padre, che Dio lo assista Mio fratello non aveva una salute di ferro.
Comunque unipotesi da non trascurare.
C infine riprese Duze il terzo partito, chiamato provenzale dal pi
irrequieto di noi, il cardinale di Mandagout
Questultimo partito comprendeva soltanto sei cardinali, di diversa origine;
qualche meridionale, come i fratelli Brenger Frdol, qualche Normanno e infine
Duze, che era originario del Quercy9.
Loro generosamente distribuito da Filippo di Poitiers li aveva resi assai pi
pronti ad accogliere i punti di vista della politica francese.
Noi siamo i pi piccoli e i pi deboli disse Duze, ma siamo anche il
sostegno indispensabile di qualunque maggioranza. E, siccome n Guasconi n
Italiani accetterebbero mai un papa che appartenesse al partito avverso,
evidentemente, Monsignore
Evidentemente il nuovo pontefice non potr venire che dalle vostre file, non
cos?
Questa la mia opinione, opinione che sostengo dalla morte di Clemente.
Ma non si voluto ascoltarmi, credendo che io parlassi soltanto nel mio

interesse, anche perch, senza che io facessi nulla in questo senso, era stato
effettivamente fatto il mio nome. Ma la corte di Francia non ha mai avuto
fiducia in me.
Il fatto , Monsignore, che voi eravate un po troppo apertamente sostenuto
dalla corte di Napoli.
Ma se nessuno mi avesse appoggiato, Monsignore, chi mai si sarebbe
accorto di me? La mia unica ambizione, credetemi, di vedere un po dordine
negli affari della Chiesa, che versano attualmente in gravi condizioni; il compito
non sar certo facile per il prossimo successore di san Pietro.
Il conte di Poitiers congiunse le sue mani davanti al viso e riflett per qualche
secondo.
Credete, Monsignore disse che gli Italiani, pur di non avere un papa
guascone, accetterebbero di lasciare la Santa Sede ad Avignone e che i
Guasconi, in cambio della certezza di Avignone, potrebbero rinunciare al
proprio candidato e aderire al vostro partito?
Il senso di queste parole era chiaro: Se voi, monsignor Duze, diveniste papa
con il mio appoggio, vi impegnereste formalmente a mantenere il papato nella
sede attuale?
Duze cap perfettamente il valore di quel discorso.
Sarebbe, Monsignore rispose la soluzione pi saggia.
Terr conto del vostro prezioso consiglio disse Filippo di Poitiers,
levandosi in piedi e ponendo fine alludienza.
Poi riaccompagn alla porta il cardinale.
Il momento in cui due uomini, apparentemente assai diversi luno dallaltro per
et, aspetto, esperienze e funzioni, si riconoscono di eguale tempra e
comprendono che fra loro potrebbe nascere amicizia e collaborazione, quel
momento, dunque, dipende pi da misteriosi influssi del destino che non dalle
parole pronunciate.
Mentre Filippo si chinava per baciargli lanello, il cardinale mormor:
Voi, Monsignore, sareste un eccellente reggente.
Filippo si rialz: Si dunque accorto che io in tutto questo tempo non ho
pensato ad altro? si chiese. Poi rispose:
E voi, Monsignore, non sareste forse un eccellente papa?
Nessuno dei due seppe trattenere un fugace sorriso: cera nel vecchio un senso
di paterno affetto, nel giovane una sfumatura di amichevole deferenza.
Vi sarei grato aggiunse Filippo se poteste tener segreta la grave
notizia che mi avete comunicato, almeno finch essa non sia stata confermata

ufficialmente.
Daccordo, Monsignore.
Rimasto solo, il conte di Poitiers medit per qualche secondo; poi chiam il
suo primo ciambellano.
Adamo Hron disse. Non arrivato nessun messaggero da Parigi?
No. Monsignore.
Fate allora chiudere tutte le porte di Lione.

IV ASCIUGHIAMO LE NOSTRE LACRIME

uella mattina, la popolazione lionese rimase senza ortaggi.

I carri degli ortolani erano stati fermati fuori delle mura e le massaie tumultuavano
nei mercati deserti. Lunico ponte, quello sulla Saona (la costruzione del ponte sul
Rodano non era ancora stata completata), era bloccato dalle truppe. Non era
possibile entrare a Lione, n uscirne. Mercanti italiani, viaggiatori e monaci
vaganti, sostenuti da tutti gli sfaccendati della citt, si erano radunati davanti alle
porte e chiedevano spiegazioni. A ogni domanda, le guardie rispondevano
inevitabilmente Ordine del conte di Poitiers, con quellaria autorevole e altera
che assumono volentieri i rappresentanti del potere quando devono far rispettare
un ordine di cui essi stessi ignorano le ragioni.
Io ho una figlia malata a Fourvire
A me ieri sera bruciato un granaio a Saint-Just
A me il podest di Villefranche far fare il sequestro se non gli pago le
imposte entro oggi
Cos gridava la gente.
Ordine del conte di Poitiers! si rispondeva loro.
E, quando la pressione diventava troppo forte, gli agenti regi incominciavano ad
adoperare le mazze.
In citt, intanto, si diffondevano strane voci.
Alcuni sostenevano che ci sarebbe stata una guerra, ma nessuno sapeva dire
con chi. Altri giuravano che nella notte erano scoppiati sanguinosi disordini vicino
al convento degli Agostiniani, fra la gente del re e i dipendenti dei cardinali
italiani. Cera chi aveva udito lo scalpitar dei cavalli e altri che addirittura
precisavano il numero dei morti. Ma nella zona degli Agostiniani la situazione era
assolutamente tranquilla.
Larcivescovo, Pietro di Savoia, era molto preoccupato e si domandava se non si
stavano ripetendo gli avvenimenti del 1312, e non si voleva costringere lui a

rinunciare alla carica di primate delle Gallie, cio alla sola prerogativa rimastagli
dopo il passaggio di Lione alla corona, a vantaggio dellarcivescovo di Sens 10.
Perci mand un canonico a chiedere notizie; ma costui, recatosi dal conte di
Poitiers, aveva potuto parlare soltanto con uno scudiero, cortesissimo ma
nettamente evasivo. E larcivescovo si attendeva un ultimatum da un momento
allaltro.
I cardinali, che abitavano nei diversi conventi della citt, erano sbigottiti fino
allangoscia. Temevano che si ripetesse laggressione di Carpentras. Ma questa
volta come fuggire? Emissari di questi prelati andavano dal convento degli
Agostiniani a quello dei Francescani, da quello dei Domenicani a quello dei
Certosini Il cardinal Caetani aveva mandato il suo uomo di fiducia, labate
Pietro, a Napoleone Orsini, ad Albertini di Prato e a Flisco, lunico cardinale
spagnolo, a dir loro:
Vedete! Vi siete lasciati incantare dalle promesse del conte di Poitiers. Egli
aveva giurato di non molestarci, ci aveva promesso di non chiuderci in clausura
per votare, ci aveva garantito piena libert. Ed ecco che ora ci blocca dentro la
citt
Anche Duze ricevette la visita di due colleghi provenzali, il cardinale di
Mandagout e Brenger Frdol, lanziano. Ma Duze finse di essere troppo
immerso nei suoi studi teologici e di non essere al corrente di quanto stava
succedendo. Intanto, in una cella vicina al suo appartamento, Guccio Baglioni
dormiva profondamente, del tutto ignaro di essere stato lui lorigine di tante
paure.
Da pi di unora, messer Varay, console di Lione11 e altri tre suoi colleghi,
venuti a chiedere spiegazioni in nome del consiglio cittadino, scalpitavano
nellanticamera del conte di Poitiers.
Costui sedeva a porte chiuse con gli uomini di sua fiducia e con i grandi
dignitari che facevano parte della sua scorta.
Finalmente le tende si aprirono e apparve il conte di Poitiers seguito dai suoi
consiglieri. Avevano tutti unaria grave, come si addice a uomini che hanno preso
unimportante decisione politica.
Ah, messer Varay; siamo lieti che siate qui e che siano presenti anche gli
altri consoli. Potremo cos farvi immediatamente conoscere il messaggio che
intendevamo or ora mandarvi. Messer Mille, leggete vi prego.
Mille di Noyers, legista, consigliere al Parlamento e maresciallo delloste sotto
Filippo il Bello, srotol una pergamena e lesse:

A tutti i podest, ai siniscalchi, ai consigli damministrazione delle nostre fedeli citt.


Vogliamo comunicarvi il grande lutto che ci ha colpiti con la morte del nostro
amatissimo fratello, il Re nostro sire Luigi Decimo, che Dio ha voluto strappare
allaffetto dei suoi sudditi. Ma la natura umana tale che nessuno pu superare i limiti
a lui assegnati. Cos, noi abbiamo deciso di asciugare le nostre lacrime, di pregare con
voi Ges Cristo per lanima sua e di dedicare subito le nostre forze al governo del
regno di Francia e del regno di Navarra affinch le loro leggi fioriscano e affinch i
sudditi di questi due regni vivano felici sotto lusbergo della giustizia e della pace .
Il reggente dei due regni, per grazia di Dio
FILIPPO.

Passato il primo momento di sorpresa, messer Varay and a baciare la mano


del conte di Poitiers e gli altri consoli lo imitarono.
Il re era morto. La notizia in se stessa era talmente sbalorditiva che nessuno
pens, in quel primo momento, a porsi domande. Non esistendo un erede in et
di di regnare, sembrava a tutti assolutamente normale che il maggiore dei fratelli
del sovrano assumesse lesercizio del potere. I consoli non dubitarono che questa
decisione non fosse stata presa a Parigi dalla Camera dei pari.
Che gli araldi leggano questo messaggio in tutta la citt ordin Filippo di
Poitiers e che subito dopo siano riaperte le porte.
E aggiunse:
Messer Varay, voi siete un importante mercante di tessuti. Vi sarei grato se
mi forniste venti mantelli neri da tenere nella mia anticamera a disposizione di
tutti coloro che vorranno venire a presentarmi le loro condoglianze.
Dopo di che conged i consoli.
Egli aveva dunque compiuto i due primi atti necessari alla conquista del potere.
Si era fatto proclamare reggente dai suoi consiglieri, i quali venivano cos
automaticamente a formare il suo primo consiglio di governo; e stava per essere
riconosciuto dalla popolazione di Lione, citt nella quale egli attualmente
risiedeva. Ora aveva fretta di allargare questo riconoscimento a tutto il regno e di
porre Parigi davanti a una situazione di fatto. Era un problema di velocit.
Gi i copisti stavano riproducendo in parecchi esemplari il suo proclama, e i
messaggeri sellavano i cavalli per andare a portarlo in ogni provincia.
Appena le porte di Lione furono riaperte, essi si slanciarono al galoppo,
incontrando altri tre corrieri, fermi da quel mattino al di l della Saona.
Il primo di costoro portava una lettera del conte di Valois che si proclamava
reggente, eletto dal consiglio della corona, e chiedeva a Filippo di sostenerlo per
rendere definitiva questa designazione. Sono certo che voi vorrete, per il bene del

regno, aiutarmi in questo compito, e che mi trasmetterete al pi presto il vostro


consenso, da quel buono e amatissimo nipote che sempre siete stato.
Il secondo messaggio veniva dal duca di Borgogna che chiedeva anche lui la
reggenza in nome della nipote, la piccola Giovanna di Navarra.
Infine il conte dEvreux comunicava a Filippo di Poitiers che i pari non erano
stati riuniti secondo le prescrizioni tradizionali e che la fretta di impadronirsi del
governo, che Carlo di Valois apertamente mostrava, non era sostenuta n da
deliberazioni giuridicamente valide, n dal voto di una regolare assemblea.
Il conte di Poitiers aveva subito ripreso la riunione con i suoi consiglieri, tutti
uomini ostili alla politica seguita negli ultimi diciotto mesi dal Testardo e dal
conte di Valois. Primo di tutti il connestabile di Francia, Gaucher di Chtillon, dal
1302 comandante in capo dellesercito, il quale non poteva perdonare loro la
ridicola campagna delloste impantanata, che egli stesso aveva dovuto guidare in
Fiandra lestate dellanno prima; Mille de Noyers, suo cognato, il quale
condivideva pienamente le sue idee; il legista Raul di Presle, il quale, dopo tanti
servigi resi al Re di Ferro, aveva subito la confisca dei beni, mentre il suo amico
Enguerrand di Marigny era stato impiccato. Egli stesso era stato sottoposto, ma
senza esito, alla tortura dellacqua12. Non aveva fatto alcuna confessione, ma
portava le conseguenze di ci sul suo corpo, e in un inestinguibile rancore contro
lex imperatore titolare di Costantinopoli. Se dopo questi fatti egli era stato liberato
ed era tornato a contare qualche cosa, lo doveva al conte di Poitiers.
Cos, attorno a questultimo, si era formato una specie di partito dopposizione,
che comprendeva tutti i grandi consiglieri di Filippo il Bello ancora vivi. Nessuno
di loro vedeva di buon occhio le ambizioni del conte di Valois e nessuno si
augurava che il duca di Borgogna venisse a immischiarsi nelle faccende della
corona. Tutti costoro, inoltre, ammiravano la rapidit con la quale il giovane
principe aveva agito e ponevano in lui ogni speranza.
Poitiers scrisse a Eudes di Borgogna e a Carlo di Valois, senza citare le lettere
che i due gli avevano mandato e fingendo di non averle ricevute, per informarli
che egli si considerava reggente per diritto naturale e che avrebbe riunito
lassemblea dei pari a sanzionare questa situazione non appena ne avesse avuto la
possibilit.
Intanto egli nomin dei commissari con lincarico di recarsi nelle principali
localit del regno ad assumere il potere in suo nome. Quel giorno partirono cos
parecchi dei suoi cavalieri quelli che sarebbero poi diventati i suoi cavalieri al
seguito13 come Reginaldo di Lor, Tomaso di Marfontaine e Guglielmo di
Courteheuse. Restarono dunque con Poitiers soltanto Anseau di Joinville, figlio

del siniscalco di Sciampagna, e Enrico di Sully.


Mentre tutti i campanili della citt suonavano a morto, Filippo di Poitiers ebbe
un lungo colloquio con Gaucher di Chtillon. Il connestabile di Francia aveva il
diritto di presenziare a tutte le assemblee del governo: Camera dei pari, Gran
Consiglio e Consiglio Ristretto. Filippo chiese perci a Gaucher di recarsi a Parigi
in suo nome e di opporsi alle mene di Carlo di Valois, fin quando lo stesso
Filippo non avesse potuto raggiungere la capitale. Il connestabile doveva anche
accertarsi di aver piena giurisdizione sulle truppe al soldo della municipalit
parigina e soprattutto sui balestrieri.
Il nuovo reggente aveva infatti deciso di restare per il momento a Lione, cosa
questa che aveva sulle prime suscitato la sorpresa dei suoi consiglieri, i quali si
erano per presto affrettati ad approvarla.
Non dobbiamo abbandonare cos il lavoro iniziato aveva detto il conte di
Poitiers. La cosa che il regno maggiormente desidera un nuovo papa e noi
saremo tanto pi forti se riusciremo a darglielo.
Egli affrett quindi la firma del contratto di fidanzamento fra sua figlia e il
delfinetto. A prima vista la cosa non aveva rapporti con lelezione di un pontefice,
ma nelle intenzioni di Filippo i due fatti erano strettamente collegati. Lalleanza
con il delfino del Viennese che regnava su tutti i territori a sud di Lione,
controllando cos la strada dItalia, faceva parte del suo gioco: infatti, se i cardinali
avessero avuto intenzione di lasciare Lione, non avrebbero potuto cercar rifugio in
questa zona. Inoltre il fidanzamento rafforzava la sua posizione di reggente; il
delfino si schierava dalla sua parte e aveva ormai buone ragioni per restargli fedele.
Il contratto venne firmato in forma privata nei giorni successivi: il lutto recente
impediva infatti di festeggiare lavvenimento.
Intanto Filippo di Poitiers ebbe un colloquio con il pi potente barone di
quella regione, il conte di Forez, cognato del delfino e padrone del versante destro
del Rodano.
Giovanni di Forez aveva partecipato alle campagne di Fiandra, aveva spesso
rappresentato Filippo il Bello alla corte papale e aveva abilmente contribuito al
passaggio di Lione sotto la corona francese. Il conte di Poitiers sapeva che,
riprendendo la politica paterna, avrebbe potuto contare su di lui.
Cos il 16 giugno il conte di Forez comp un gesto altamente spettacolare,
prestando solenne omaggio a Filippo, come al signore di tutti i signori di Francia
e riconoscendo in lui il detentore del potere regio.
Lindomani il conte Bermon della Voulte, il cui feudo di Pierregourd faceva
parte del siniscalcato di Lione, mise le proprie mani in quelle del conte di Poitiers

e gli giur anche lui piena fedelt.


Al conte di Forez, Filippo ordin di tener pronti, senza dar troppo nellocchio,
settecento soldati. Cos i cardinali non avrebbero pi potuto lasciare la citt.
Ma da questo a ottenere unelezione, il passo era ancora lungo. Le trattative si
erano arenate. Gli Italiani, comprendendo che il reggente aveva fretta di tornare a
Parigi, avevano irrigidito le proprie posizioni. Si stancher prima lui, dicevano.
E poco importavano loro le condizioni di tragica anarchia in cui stava
precipitando la Chiesa.
Filippo di Poitiers ebbe anche parecchi colloqui con il cardinale Duze che gli
pareva di gran lunga luomo pi intelligente del conclave, lesperto pi acuto e
insieme pi immaginoso in questioni religiose e il pi adatto ad amministrare la
Cristianit in un momento particolarmente difficile come quello che essa stava
allora attraversando.
Leresia, Monsignore, rifiorisce quasi dappertutto diceva il cardinale con
la sua voce strana e inquietante. E come potrebbe essere altrimenti con gli
esempi che noi stiamo dando a tutti i fedeli? Il demonio approfitta delle nostre
discordie per seminare ovunque zizzania. Ed soprattutto nella diocesi di
Tolosa che essa cresce rigogliosa. Vecchia terra di ribellione e di orribili
fantasie! Il prossimo papa dovrebbe spezzare questa diocesi troppo grande e
troppo difficile da governare in cinque vescovati, ognuno dei quali dovr essere
affidato a mani ben salde.
Il che equivarrebbe a creare numerosi benefic nuovi replic il conte di
Poitiers su cui naturalmente il tesoro di Francia riscuoterebbe delle annate.
Sareste daccordo?
Ma certo.
Si chiamava annata il diritto reale di incamerare i redditi del primo anno di
ogni nuovo beneficio ecclesiastico. In mancanza di un papa, da qualche anno non
era pi possibile creare nuovi benefic, e il Tesoro aveva dovuto rinunciare ad
introiti piuttosto cospicui. Senza contare che era quasi impossibile riscuotere le
imposte arretrate sulla Chiesa, in quanto il clero approfittava della situazione per
muovere ogni sorta dobiezioni, cui era impossibile dare risposta perdurando la
vacanza del trono di San Pietro.
In effetti, quando pensavano allavvenire, sia Filippo che Duze avevano
soprattutto preoccupazioni di ordine finanziario, il primo come reggente, il
secondo come possibile pontefice.
I disordini provocati dai feudatari, la rivolta di Fiandra, linsurrezione dei
baroni dArtois e le brillanti decisioni di Carlo di Valois avevano non soltanto

esaurito le riserve del tesoro reale, ma lo avevano indebitato per parecchi anni.
E il tesoro pontificio, dopo due anni di conclave vagante, non era in condizioni
migliori: i cardinali si vendevano a caro prezzo ai prncipi di questo mondo, tanto
pi che il solo mezzo di sussistenza che restava a molti di loro era il commercio
dei propri voti.
Le multe, Monsignore, le multe consigli Duze al giovane reggente.
Multate tutti quelli che hanno agito male, con ammende proporzionali alle loro
ricchezze. Se chi viola la legge possiede cento lire, toglietegliene venti; ma se ne
possiede mille, portategliene via cinquecento, e se tanto ricco da disporre di
centomila lire, confiscategli quasi tutto. Questo vi procurer tre vantaggi: prima
di tutto il guadagno sar pi alto, poi, privato della propria potenza, il
malfattore non potr pi abusarne, infine i poveri, che sono la maggioranza,
verranno dalla vostra parte e avranno fiducia nella vostra giustizia.
Filippo di Poitiers sorrise.
Quello che saggiamente mi consigliate, Monsignore, pu andar bene per la
giustizia reale che agisce a mezzo del braccio temporale rispose. Ma non
capisco come sia possibile restaurare le finanze della Chiesa
Le multe, le multe ripet Duze. Mettiamo una tassa sui peccati: sar
una fonte inesauribile. Luomo peccatore per natura, ma pi disposto a
pentirsi con il cuore che con la borsa. Rimpianger pi sinceramente le proprie
colpe ed esiter molto, prima di ricadere in quegli errori, se ci sar una tassa ad
accompagnare le assoluzioni. Chi desidera emendarsi, dovr versare
unammenda.
Che stia scherzando? si chiedeva Poitiers, il quale, a forza di frequentarlo,
aveva scoperto una certa tendenza del cardinale di Curia al paradosso e alla
soperchieria.
E quali peccati vorreste tassare, Monsignore? domand poi, per dargli
corda.
Prima di tutto quelli commessi dal clero. Incominciamo col riformare noi
stessi prima di pretendere di correggere gli altri. Santa Madre Chiesa tollera
troppo facilmente mancanze e abusi. Storpi e deformi, per esempio, non
dovrebbero poter diventare chierici o sacerdoti. E invece laltro giorno mi sono
accorto che un certo don Pietro, che fa parte del seguito del cardinal Caetani,
ha due pollici alla mano sinistra.
Ecco una piccola cattiveria ai danni del nostro vecchio nemico, pens
Poitiers.
Ho fatto delle inchieste continu Duze. Sembra che gli zoppi, i

monchi e gli eunuchi che nascondono le proprie disgrazie sotto una tonaca e
riscuotono benefic ecclesiastici, siano numerosissimi. E cosa dovremmo fare?
Allontanarli dal seno della Chiesa, senza peraltro cancellare le loro colpe?
Ridurli in miseria e magari spingerli a parteggiare per gli eretici di Tolosa o per
qualche altra setta di spiritualisti? Ma no, permettiamo loro di riscattarsi. E chi
dice riscatto, dice pagamento.
Il vecchio prelato parlava assolutamente sul serio. La sua fantasia si era messa in
movimento dopo lincontro con don Pietro e nelle ultime notti egli aveva
architettato un complicato e particolareggiato sistema. Contava poi di redigere un
memoriale da presentare, come egli modestamente diceva, al futuro papa.
Si trattava di istituire una Santa Penitenzieria che avrebbe permesso alla Santa
Sede di riscuotere il prezzo delle diverse bolle dassoluzione. I preti deformi
avrebbero potuto riscattarsi pagando qualche lira per ogni dito mancante, il
doppio per un occhio perduto e altrettanto se mancanti di uno o di entrambi i
testicoli. Chi invece si fosse da se stesso mutilato della propria virilit avrebbe
dovuto versare una somma pi alta. Dalle infermit corporali, Duze passava a
quelle spirituali. I bastardi che avevano nascosto le condizioni della propria nascita
al momento di ricevere gli ordini, i chierici che avevano preso la tonsura pur
essendo sposati, quelli che si ammogliavano segretamente dopo lordinazione
(come frequentemente avveniva), quelli che anche senza essere sposati facevano
vita comune con una donna, i bigami, gli incestuosi e i sodomiti erano tutti tassati
in proporzione alle colpe commesse. Le monache che avessero folleggiato con
parecchi uomini sia dentro che fuori del convento sarebbero state costrette a una
riabilitazione particolarmente costosa14.
E se la creazione di questa Penitenzieria non render almeno duecentomila
lire, solo per il primo anno dichiar Duze sono disposto
Stava per dire sono disposto a finire sul rogo, ma si interruppe in tempo.
Almeno pensava Poitiers se viene eletto lui, non dovr preoccuparmi
per le finanze papali.
Ma, nonostante tutti gli intrighi di Duze e nonostante laiuto che Poitiers
nascostamente gli dava, il conclave continuava a segnare il passo.
E le notizie da Parigi erano piuttosto sconsolanti. Gaucher di Chtillon, in
stretta alleanza con il conte dEvreux e con Mahaut dArtois, cercava di contenere
le ambizioni di Carlo di Valois. Ma intanto costui abitava nel palazzo della Cit
dove viveva anche la regina Clemenza, amministrava lo Stato a modo suo e
mandava nelle province istruzioni diverse da quelle che Poitiers inviava da Lione.
Daltra parte il duca di Borgogna, che poteva contare sullappoggio dei vassalli del

suo immenso feudo, era arrivato a Parigi il 16 giugno per far riconoscere i propri
diritti. La Francia aveva dunque tre reggenti. Questa situazione non poteva durare
a lungo, e Gaucher insisteva perch Filippo raggiungesse Parigi.
Il 27 giugno, dopo un consiglio ristretto cui presenziarono il conte di Forez e
il conte di Voulte, il giovane principe decise di mettersi al pi presto in cammino
e ordin alla sua scorta di preparare il convoglio contenente i bagagli. E intanto,
essendosi accorto che nessun servizio solenne era stato ancora celebrato per la
pace dellanima di suo fratello, diede ordine di officiare lindomani messe solenni
in tutte le parrocchie della citt. Tutto il clero era invitato ad assistervi, per
associarsi alle preghiere del reggente.
I cardinali, soprattutto gli italiani, esultavano. Filippo di Poitiers era stato
costretto a lasciare Lione senza aver potuto piegarli.
Maschera la sua fuga sotto le pompe del lutto disse Caetani, ma
finalmente se ne va, quel maledetto! Ed era convinto di averci in sua mano!
Entro un mese vi garantisco che saremo di nuovo a Roma!

V LE PORTE DEL CONCLAVE

cardinali sono personaggi importanti, che non possono mescolarsi ai

pi umili membri del clero. Il conte di Poitiers aveva quindi ordinato di mettere
a loro disposizione, per il servizio funebre in memoria di Luigi X, la chiesa del
convento dei frati Domenicani, detta chiesa dei Giacobini 15, la pi bella e la pi
vasta dopo la cattedrale di San Giovanni, e anche la meglio fortificata. I
cardinali videro in questa scelta un normale omaggio alla loro dignit e
nessuno manc alla cerimonia.
Questi alti prelati erano ventiquattro; e tuttavia la chiesa era piena. Ogni
cardinale era infatti scortato dal suo seguito: cappellano, segretario, tesoriere,
chierici, paggi, valletti, portatori di strascico e di fiaccole. Cos che almeno
seicento persone erano, quella mattina, fra i grossi pilastri bianchi.
Raramente una messa funebre era stata seguita con cos poco raccoglimento.
Era la prima volta da parecchi mesi che i cardinali, i quali vivevano abitualmente
in consorterie e in residenze separate, si trovavano tutti riuniti. Alcuni di loro non
si vedevano da quasi due anni. Si sorvegliavano, si spiavano e commentavano i
gesti e laspetto di tutti i loro colleghi.
Avete visto? mormor qualcuno. Orsini ha salutato il minore dei
Frdol Stefaneschi ha avuto un colloquio con Mandagout Che stiano
accostandosi ai Provenzali? Ma Duze ha laria sofferente: guardate come
invecchiato!
Ed effettivamente Giacomo Duze si sforzava di frenare il suo passo saltellante
di vecchio arzillo, procedeva molto lentamente e rispondeva ai saluti con laria
svagata di un uomo ormai lontano dal mondo.
Guccio Baglioni, vestito da paggio, faceva parte del suo seguito. Ufficialmente
egli parlava soltanto italiano ed era appena arrivato da Siena. Avrei forse fatto
meglio pensava a chiedere protezione al conte di Poitiers. Cos oggi sarei
partito con lui per Parigi e avrei potuto avere notizie di Maria, di cui non so pi

nulla da tanto tempo. E invece sono costretto a dipendere da questa vecchia volpe,
cui ho promesso il denaro di mio zio, e che non far nulla per me prima che
questo denaro sia arrivato. E lo zio che non risponde E queste voci su un
grande sconvolgimento in atto a Parigi Maria, Maria, la mia bella Maria!
Creder che io labbia abbandonata. E forse adesso mi odia. Cosa ne avranno
fatto?
Se la immaginava prigioniera dei suoi fratelli a Cressay o rinchiusa in qualche
convento per ragazze pentite. Unaltra settimana come questa pensava e me
ne torno a Parigi.
Intanto Duze aveva preso a guardarsi alle spalle con maggiore attenzione.
Temete qualcosa, Monsignore? gli domand Guccio.
No, no, non ho nessun timore rispose il cardinale che sera rimesso a
guardar di sottecchi i colleghi.
Il cardinal Caetani, con il viso magro, il lungo naso arcuato e capelli che
spuntavano come bianche fiamme dalla rossa calotta, non nascondeva il suo
trionfo. Il catafalco, simbolo della morte di Luigi X, era, secondo lui, la risposta a
quel bambolotto di cera trafitta di spilli su cui egli aveva praticato la fattura. Le
occhiate da lui scambiate con gli uomini del suo seguito, don Pietro, frate Bost e
il chierico Andrieu, suo segretario, erano occhiate di vittoria. Vedete, signori
aveva voglia di dire a tutti i presenti cosa succede quando uno attira sopra di s
la vendetta dei Caetani, famiglia gi potente ai tempi di Giulio Cesare?
I due fratelli Colonna, il cui grosso mento rotondo era attraversato da una
fossetta verticale, sembravano due guerrieri travestiti da prelati.
Il conte di Poitiers non aveva lesinato sui cantori. Ce ne erano almeno un
centinaio a far sentire le loro voci, accompagnati da organi i cui mantici erano
mossi dalle energie congiunte di ben quattro uomini. Una musica sonora e
regale si diffondeva sotto le volte, riempiendo laria di vibrazioni e
avviluppando tutti i presenti. I chierichetti potevano tranquillamente
chiacchierare fra loro e i paggi scambiarsi pettegolezzi alle spalle dei loro
padroni. Nessuno poteva capire ci che si diceva a tre passi di distanza e ancor
meno quello che stava succedendo alle porte.
Finalmente lufficio funebre ebbe termine; organi e cantori tacquero e i battenti
della porta maggiore furono aperti. Ma nessuna luce penetr nella chiesa.
Ci fu una prima reazione di sorpresa, come se durante la cerimonia, qualche
avvenimento miracoloso avesse improvvisamente oscurato il sole. Ma presto i
cardinali capirono cosa era successo e incominciarono a strepitare, furibondi. Un
muro alzato da poco bloccava la porta maggiore: durante la messa il reggente

aveva fatto murare tutte le uscite. I cardinali erano prigionieri!


Segu qualche momento di caos; prelati, canonici, preti e valletti, correvano qua
e l, confusamente, come topi in trappola. I paggi, arrampicandosi luno sulle
spalle dellaltro, si erano alzati fino alle vetrate, e gridavano:
La chiesa circondata da uomini in arme!
Cosa faremo, adesso? Cosa faremo? gemevano i cardinali. Il reggente
ci ha giocati!
Ecco il perch di tutta quella musica!
un colpo contro la Chiesa! Che possiamo fare?
Dobbiamo scomunicarlo grid Caetani.
E se ci facesse morire di fame o ci massacrasse tutti?
Gi i fratelli Colonna e la gente del loro seguito si erano armati di pesanti
candelieri di bronzo, di sgabelli e di mazze da processione, decisi a vender cara la
propria pelle. E gi Italiani e Guasconi si scambiavano violenti rimproveri.
Vedete, colpa vostra gridavano i primi. Se voi aveste rifiutato di
venire a Lione! Noi lo sapevamo che ci sarebbe stato giocato qualche brutto
tiro.
E se voi aveste eletto uno dei nostri, oggi non saremmo in questa situazione
replicavano gli altri. tutta colpa vostra, cattivi cristiani!
Poco mancava che i due partiti avversi venissero alle mani.
Una sola porta non era ancora stata completamente murata: vi era rimasto di
che lasciar passare un uomo, ma questa stretta apertura era guarnita da un
cespuglio di picche impugnate da manopole di ferro. A un certo punto le picche
scomparvero ed entr nella chiesa il conte di Forez, seguito da Bermond della
Voute e da altri uomini coperti di corazze come i due nobili. Essi furono accolti
da unesplosione di minacce e di grossolane ingiurie.
Con le braccia incrociate sullelsa della spada, il conte di Forez aspettava che gli
altri si calmassero. Era un uomo solido, coraggioso, del tutto insensibile alle
preghiere e alle minacce, violentemente seccato del cattivo esempio che da due
anni i cardinali stavano dando alla cristianit e pronto a tutto pur di eseguire gli
ordini del conte di Poitiers. Il suo rude volto solcato di rughe era visibile
attraverso lapertura dellelmo.
Quando i cardinali e i loro uomini ebbero finito di sgolarsi, la sua voce si alz
precisa e martellata, echeggiando al di sopra di loro fino in fondo alla navata.
Eminentissimi signori disse; sono qui per ordine del reggente di
Francia. Devo invitarvi a dedicare ogni energia esclusivamente allelezione di un
papa, e insieme avvertirvi che non uscirete di qui prima che questo papa sia

stato eletto. Ogni cardinale potr tenere con s soltanto un cappellano e due
paggi o chierici a sua scelta. Tutti gli altri dovranno ritirarsi.
Guasconi e Provenzali erano non meno indignati degli Italiani.
un tradimento! grid il cardinale di Plagrue.
Il conte di Poitiers aveva giurato di non farci nemmeno entrare in clausura.
Solo a questa condizione noi accettammo di venire a Lione.
Il conte di Poitiers replic Giovanni di Forez impegnava allora la
parola del re di Francia. Ma oggi il re di Francia morto e io ho avuto
lincarico di farvi conoscere la parola del reggente.
Unindignazione unanime accolse queste parole. Piovevano da ogni parte
invettive in italiano, in francese e in provenzale. Il cardinale Duze si era rifugiato
in un confessionale, con la mano sul cuore, come se la sua vecchiaia non potesse
sopportare un simile affronto, e fingeva di protestare anche lui, con frasi appena
sussurrate. Arnaldo dAuch, il cardinale camerlengo, un prelato panciuto e
sanguigno, si accost al conte di Forez e proclam con voce minacciosa:
Messere, non possibile eleggere un papa in queste condizioni. Voi violate
la regola di Gregorio X, che obbliga il conclave a riunirsi nella citt dove
morto il papa.
Voi ceravate, Monsignori, due anni fa e ve ne siete allontanati senza aver
eletto un pontefice, cosa questa altrettanto contraria alla regola. Ma se per caso
desideraste tornare a Carpentras, noi potremmo accompagnarvi l sotto buona
scorta, in carrozze chiuse.
Noi non possiamo deliberare se costretti a riunirci dalle minacce!
per questo, Monsignore, che settecento soldati sono qui fuori per
proteggervi, settecento uomini, forniti dalle autorit cittadine, a garantire la
vostra sicurezza e il vostro isolamento come prescritto dalle regole. Messer
della Voulte, che qui vedete e che di Lione, responsabile di questa difesa. Il
reggente vi fa sapere che, se entro tre giorni non vi sarete messi daccordo,
mangerete soltanto una volta ogni ventiquattrore e, dopo nove giorni, sarete
trattati a pane e acqua come prescrive la regola di Gregorio. E se il digiuno
non sar sufficiente a illuminare le vostre menti, egli far distruggere il tetto,
lasciandovi in bala delle intemperie.
Brenger Frdol senior prese la parola.
Messere, sottoporci a un simile trattamento significa macchiarsi di omicidio:
esistono fra noi persone che non sono in grado di sopportarlo: per esempio
monsignor Duze, che sta male e avrebbe bisogno di cure.
Oh, certo mormor Duze con voce fioca. Non sar certo capace di

sopportare tante privazioni!


Inutile protestare intervenne Caetani. Vedete bene che abbiamo a che
fare con bestie putride e feroci; ma sappiate, messere, che noi, anzich eleggere
un papa, scomunicheremo voi e il vostro spergiuro signore!
Se doveste tenere seduta di scomunica, monsignor Caetani replic
impassibile il conte di Forez, il reggente potrebbe comunicare al conclave i
nomi di alcuni stregoni che sarebbero veramente degni di una tal punizione.
Non capisco disse Caetani battendo in ritirata non capisco cosa abbia
a che vedere la stregoneria con tutto questo, se del papa che noi dobbiamo
occuparci.
Eh, Monsignore, ci siamo capiti! Fate dunque uscire le persone che non vi
sono indispensabili: non abbiamo viveri sufficienti a nutrire tanta gente.
I cardinali capirono che ogni resistenza sarebbe stata inutile e che quelluomo
vestito di ferro che trasmetteva loro con parole cosi decise gli ordini del conte
di Poitiers, non si sarebbe piegato. Intanto alle spalle di Giovanni di Forez
incominciavano a entrare uomini armati di picche che andavano a schierarsi in
fondo alla chiesa.
Non potendo usare la forza, non ci rimane che giocare di astuzia
mormor Caetani agli Italiani. Facciamo finta di cedere, anche perch, per il
momento, non abbiamo altra alternativa.
Ognuno dei cardinali scelse nel suo seguito i tre servitori pi fedeli, i
consiglieri pi avveduti, gli uomini pi abili nellintrigo o i pi pronti a dar loro
aiuto materiale nelle dure condizioni in cui certamente si sarebbero presto trovati.
Caetani tenne con s frate Bost, Andrieu e Pietro, il sacerdote con il pollice bifido,
cio gli uomini che avevano partecipato alla fattura di Luigi X. Preferiva saperli
rinchiusi con lui, che liberi di parlare per denaro o per tortura. I Colonna
conservarono invece quattro paggi, che avevano pugni capaci di accoppare un
bue. Canonici, chierici, portatorce e reggistrascichi incominciarono a uscire in fila
indiana, fra due ali di armati. E a tutti, i rispettivi padroni avevano qualcosa da
chiedere:
Fate sapere a mio fratello il vescovo Scrivete a mio nome al cugino di
Got Partite immediatamente per Roma
Anche Guccio Baglioni stava per uscire, ma Duze allung la sottile mano dal
confessionale dove giaceva apparentemente prostrato, e afferr il giovane italiano
per la cotta mormorandogli:
Restate, ragazzo, restate qui con me. Sono certo che voi potrete aiutarmi.
Duze sapeva per esperienza che il potere finanziario non fattore trascurabile

in un conclave, ed era per lui una fortunata combinazione poter tenere presso di
s un rappresentante dei banchieri lombardi.
Unora pi tardi rimanevano nella chiesa dei Domenicani soltanto novantasei
uomini, destinati a rimaner l finch ventiquattro di loro non si fossero messi
daccordo per sceglierne uno. Prima di andarsene i soldati avevano portato dentro
bracciate di paglia, gettate sul pavimento per servire da giaciglio ai pi potenti
prelati di questo mondo. E avevano anche portato bacili per toletta e grandi giare
dacqua. Intanto i muratori, sotto la stretta sorveglianza di Forez, avevano
terminato di murare lultima uscita, lasciando solo un piccolo vano quadrato, una
finestrella che avrebbe permesso il passaggio dei piatti ma non quello di un uomo.
Intorno alla chiesa i soldati montavano la guardia, schierati a tre tese luno
dallaltro, su due file, una delle quali appoggiata al muro con gli occhi rivolti verso
la citt, e laltra rivolta verso la chiesa, come a guardarne le vetrate.
Verso mezzogiorno il conte di Poitiers si mise in viaggio per Parigi. Conduceva
con s il delfino del Viennese e il piccolo delfinetto, che viveva ormai alla sua
corte per meglio familiarizzarsi con la fidanzatina appena cinquenne.
A quella stessa ora i cardinali ricevettero il primo pasto; ed essendo giorno di
magro non ebbero carne.

VI DA NEAUPHLE A SAN MARCELLO

na mattina di luglio, Giovanni di Cressay entr nella camera della sorella

ancor prima dellalba. Egli teneva in mano una candela accesa; si era appena
alzato e indossava il suo miglior abito da cavallo.
Alzati, Maria disse. Partirai questa mattina. Pietro e io ti
accompagneremo.
La ragazza si lev a sedere sul letto.
Partire? Ma come? Devo partire proprio questa mattina?
La sua mente era ancora annebbiata dal sonno e i suoi grandi occhi azzurri
fissavano spauriti il fratello, senza capire. Istintivamente ella si rassett sulla spalla i
lunghi capelli di seta dai riflessi dorati.
Giovanni di Cressay contemplava con antipatia la sua bella sorella, come se
considerasse un peccato quella bellezza.
Raccogli la tua roba, non tornerai qui tanto presto.
Ma dove volete portarmi?
Lo vedrai.
Ma ieri ieri non mi avete detto nulla perch?
Avremmo dovuto darti il tempo di giocarci un altro tiro, secondo il tuo
stile? Su, sbrigati; dobbiamo metterci in viaggio prima che i servi possano
vederci. Ci hai gi coperti abbastanza di vergogna, senza che sia necessario
fornir loro altri motivi di pettegolezzo.
Maria non rispose. Da un mese i suoi familiari parlavano con lei soltanto su
questo tono. Ella dunque si alz, un po appesantita da una gravidanza di cinque
mesi, il cui peso, per quanto ancora leggero, non mancava mai di sorprenderla nel
momento di lasciare il letto. Alla luce della candela lasciata da Giovanni, la ragazza
si prepar, si lav la faccia e il petto e si annod i capelli. Ma si accorse che le
tremavano le mani. Dove lavrebbero portata? In quale convento? Si allacci al
collo il reliquiario che Guccio le aveva regalato dicendole che era un dono della

regina Clemenza.
Fino ad oggi pensava queste reliquie non mi hanno davvero protetta
molto. Forse non le ho sufficientemente pregate.
Infine Maria raccolse una veste, qualche sottoveste, un soprabito, e dei panni
per lavarsi.
Mettiti anche il mantello col cappuccio le ordin Giovanni, rientrando
nella sua camera.
Ma morir di caldo! disse Maria. un vestito da inverno!
Tua madre vuole che viaggi col viso coperto. Obbedisci e sbrigati!
In cortile laltro fratello, Pietro, stava sellando i cavalli.
Maria sapeva da tempo che questo giorno sarebbe arrivato; in un certo senso,
per quanta angoscia ella potesse sentire, non ne soffriva molto: era anzi giunta ad
augurarsi la partenza. Il pi triste convento sarebbe stato per lei pi sopportabile
che non i rimproveri e le lamentele che i suoi familiari quotidianamente le
ripetevano. Se non altro sarebbe rimasta sola con la propria sventura e non
avrebbe pi dovuto sentire le furibonde invettive di sua madre, costretta a letto da
unemorragia cerebrale subito dopo la scoperta dello scandalo, e pronta a maledire
la figlia tutte le volte che costei le portava una tisana. Dopo di che bisognava
mandar subito a chiamare il barbiere-chirurgo di Neauphle perch cavasse alla
corpulenta castellana una pinta di sangue annerito. In meno di due settimane,
donna Eliabel era gi stata salassata sei volte, ma queste cure non avevano
minimamente migliorato le sue condizioni di salute.
I due fratelli, e soprattutto Giovanni, trattavano Maria come una criminale. Oh,
certo, mille volte meglio il chiostro! Ma, costretta a vivere in clausura, avrebbe
mai potuto aver notizie di Guccio? Era questa la sua ossessione, la cosa che la
terrorizzava di pi nel suo incerto avvenire. I suoi fratelli le avevano detto che
Guccio si era rifugiato allestero.
Non vogliono confessarmelo pensava la ragazza ma lo hanno fatto
chiudere in prigione. Non possibile, non assolutamente possibile che egli mi
abbia abbandonata! E pu anche darsi che egli sia tornato a Neauphle per
liberarmi Per questo, hanno tanta fretta: vogliono portar via me e, dopo,
uccidere lui. Oh, avrei dovuto accettare di fuggire con lui! Non ho voluto
ascoltarlo, per non fare del male a mia madre e ai miei fratelli e, sperando di fare
del bene, sono soltanto riuscita a peggiorare ancor pi la situazione.
La sua fantasia le faceva prevedere le pi complicate catastrofi. In certi
momenti, si augurava perfino che Guccio fosse davvero fuggito, abbandonandola
al suo triste destino. Non avendo nessuno cui chiedere consiglio o almeno piet,

ella aveva come unica compagnia il figlio che stava per nascerle. Ma
evidentemente quella esistenza non poteva per ora esserle di grande aiuto, se non
per il coraggio che le ispirava.
Prima di partire Maria di Cressay domand se avrebbe potuto dire addio alla
madre. Pietro sal nella camera di donna Eliabel, ma ne usc accompagnato dagli
strilli della vedova, alla quale i salassi non avevano evidentemente tolto la potenza
vocale. E Maria cap linutilit della sua richiesta. Pietro torn a pian terreno con
aria triste e allargando le braccia in un gesto dimpotenza.
Mi ha detto che non ha pi figlie disse.
E ancora una volta Maria pens: Avrei fatto meglio a fuggire con Guccio.
stata tutta colpa mia; avrei dovuto seguirlo.
I due fratelli balzarono in sella e Giovanni di Cressay si prese in groppa la
sorella, poich il suo cavallo era il migliore, o meglio il meno peggiore, dei
due. Pietro montava invece quel puledro bolso, che faceva rumori di raspa con
le froge, sul quale un mese prima i due fratelli avevano fatto un ingresso
clamoroso nella capitale.
Maria diede un ultimo sguardo al maniero che non aveva mai lasciato da
quando era nata e che, nella penombra di unalba ancora incerta, era gi avvolto
nel confuso chiaroscuro del ricordo. Tutti i momenti della sua vita, da quando ella
aveva aperto gli occhi, si erano svolti fra quelle mura e in quel paesaggio; i suoi
giochi di bambina, la sorprendente scoperta di se stessi che tutti per proprio
conto fanno giorno dopo giorno linfinita variet delle erbe nei campi, la strana
forma dei fiori e la meravigliosa polvere che essi portano con s, la delicata
peluria sul ventre delle anitre, i riflessi del sole sullala delle libellule
Ella abbandonava qui le ore passate a vedersi crescere e a sentirsi sognare, tutti
i diversi aspetti del suo volto che ella aveva tante volte contemplato nelle acque
trasparenti della Mauldre, e quella grande gioia di vivere che aveva cos spesso
sentito quando, sdraiata in un prato, aveva cercato presagi nella forma delle nubi e
aveva immaginato Dio presente in fondo ai cieli Ella pass davanti alla cappella
dove riposava, sotto una lastra, il corpo di suo padre e dove un monaco italiano
laveva segretamente unita in matrimonio con Guccio.
Abbassa il cappuccio le ordin Giovanni.
Poi, oltrepassato il fiume, spron il cavallo ad accelerare landatura e subito
quello di Pietro incominci ad ansimare.
Giovanni, non andiamo un po troppo in fretta? domand Pietro,
indicando Maria con un cenno del capo.
Bah, il seme cattivo sempre quello piantato pi solidamente replic

laltro, come se sperasse in un incidente.


Ma le sue aspettative andarono deluse. Maria era una ragazza robusta e fatta
apposta per diventare madre. Ella percorse le dieci leghe che separano Neauphle
da Parigi senza dar segno del pi piccolo malessere. Si sentiva le reni indolenzite e
il corpo madido di sudore, ma non si lamentava. Di Parigi, da sotto il cappuccio,
non vide che il lastricato delle strade, la parte inferiore delle case e le spalle delle
persone. Quante gambe! Quante scarpe! Avrebbe voluto scoprire il viso, ma non
osava. Ci che pi la sorprendeva era il rumore, il sordo ronzio della citt, le voci
dei banditori, dei venditori di merci, e i rumori degli artigiani. A tratti, la folla era
talmente fitta che i cavalli faticavano a farsi strada, e i passanti urtavano le gambe
della ragazza. Finalmente il piccolo convoglio si ferm. I due fratelli fecero
scendere Maria, stanchissima e impolverata, e le permisero di togliersi il
cappuccio.
Dove siamo? domand costei, contemplando sorpresa il cortile di quella
bella casa.
A casa dello zio del tuo Lombardo replic Giovanni di Cressay.
Pochi secondi pi tardi, con un occhio chiuso e laltro aperto, messer Tolomei
osservava i tre figli del defunto signore di Cressay seduti davanti a lui: Giovanni il
barbuto, Pietro il glabro e la loro sorella, un po in disparte e a capo chino.
Vedete, messer Tolomei diceva Giovanni. Voi ci avete fatto una
promessa
Certo, certo rispondeva Tolomei; e la manterr, amici miei, state
tranquilli.
Ma necessario che la manteniate presto. Capite, dopo il chiasso che si
fatto su questo scandalo, nostra sorella non pu pi rimanere a casa nostra. E,
capite, noi non osiamo pi mostrarci nelle case dei dintorni; perfino i servi
fanno dei pettegolezzi al nostro passaggio. E, se cos adesso, figuriamoci cosa
sar quando il peccato di nostra sorella sar ancor pi evidente.
Ma, ragazzi miei avrebbe voluto rispondere loro Tolomei: siete stati voi
a dare esca a tanti pettegolezzi. Chi vi obbligava a scagliarvi come dei matti contro
Guccio, mettendo sossopra lintero villaggio e annunciando a tutti la vostra
disgrazia pi clamorosamente che con un pubblico banditore?
E poi nostra madre non si ancora rimessa da questo brutto colpo; ha
maledetto sua figlia e il solo vederla provoca in lei violenti accessi di collera, tanto
che noi temiamo per la sua vita Capite
Questo balordo, come tutti quelli che insistono perch gli altri capiscano le
loro parole, non deve avere un cervello molto sviluppato. Quando avr la lingua

asciutta, la finir! Ci che invece capisco molto bene pensava il banchiere


come il mio Guccio sia impazzito per questa bella ragazza. Finora gli avevo
sempre dato torto, ma, da quando lei entrata, ho cambiato parere; e se let mi
permettesse ancora reazioni di questo genere, credo che io mi sarei comportato
ancor pi follemente di lui. Che begli occhi, che bei capelli, che bella pelle un
vero frutto primaverile! E con quanto coraggio sembra sopportare la sua sventura!
In fondo, gli altri due strillano come se fossero stati loro a essere violentati! Ma
soprattutto lei, povera figliola, che deve soffrire! Deve essere una buona ragazza.
Ed un vero peccato che ella sia nata in casa di questi due tangheri! Come mi
sarebbe piaciuto che Guccio avesse potuto sposarla alla luce del sole, che ella
vivesse qui e che la mia vecchiaia potesse rallegrarsi alla sua vista!
Continuava a guardarla. Ogni tanto Maria alzava gli occhi su di lui, poi li
riabbassava e li rialzava nuovamente, preoccupata per ci che quellanziano signore
poteva pensare di lei e per linsistenza del suo sguardo.
Capite, messere, vostro nipote
Oh, quello, io lho rinnegato, lho diseredato! Se non fosse scappato in Italia,
credo che lo avrei ucciso con le mie mani. Se almeno potessi sapere dove si
nasconde disse Tolomei, coprendosi la fronte con aria affranta.
Poi, tenendo sempre le mani accostate al viso, le sollev come a formare una
specie di visiera e, facendo in modo che soltanto la ragazza potesse vederlo, alz
per due volte la grossa palpebra che egli abitualmente teneva chiusa. Maria cap
allora di avere in lui un alleato e si lasci sfuggire un profondo sospiro di sollievo.
Guccio era vivo, Guccio era al sicuro, e Tolomei sapeva dove lui si trovava. Che le
importava ormai del convento?
Ella non ascoltava pi le parole di suo fratello Giovanni e, del resto, avrebbe
anche potuto recitarle lei stessa, a memoria. E perfino Pietro di Cressay taceva,
sentendosi vagamente stanco. Egli si rimproverava, senza per avere il coraggio di
ammetterlo apertamente, di aver ceduto allira e lasciava al fratello maggiore la
convinzione di aver agito bene; lasciava cio che fosse lui a parlare dellonore della
famiglia e delle leggi della cavalleria per giustificare lenorme sciocchezza che essi
avevano commesso.
I fratelli Cressay venivano da un maniero povero e crollante, che puzzava di
letame destate e dinverno, e si trovavano ora nella principesca abitazione di
Tolomei: vedevano broccati e vasi dargento, sentivano sotto le dita lintaglio
raffinato dei braccioli delle sedie, respiravano insomma quellaria di ricchezza e
di abbondanza diffusa in tutta la casa; dovevano cos ammettere che, tutto
sommato, la sorella non si sarebbe trovata male se le avessero permesso di

seguire le sue naturali inclinazioni.


Il minore ne sentiva anzi un sincero rimorso. Almeno uno di noi pensava
sarebbe stato in buone condizioni economiche e noi tutti ne avremmo
potuto approfittare.
Il barbuto era invece un individuo testardo e la vista di tante comodit non
faceva che rinfocolare i suoi rancori e suscitare in lui bassi impulsi di gelosia.
Perch il peccato dovrebbe darle diritto a tante ricchezze quando noi dovremo
sempre vivere poveramente?
Nemmeno Maria era insensibile al lusso che la circondava e laffascinava,
ravvivando ancor pi i suoi rimpianti. Se almeno Guccio fosse stato un po pi
nobile pensava o se non lo fossimo stati noi! Che importanza ha la
cavalleria? davvero una buona cosa se pu farci tanto soffrire? E la ricchezza
non forse una specie di nobilt? Che differenza c tra il far lavorare i servi e il
far lavorare il denaro?
State tranquilli, amici miei disse Tolomei, e fidatevi di me. Spetta agli
zii riparare le colpe commesse dai cattivi nipoti. Grazie alle mie alte amicizie,
ho ottenuto per vostra sorella lautorizzazione a entrare nel convento reale di
San Marcello. Siete soddisfatti?
I due fratelli Cressay si guardarono e annuirono in segno dapprovazione. Il
convento delle Clarisse del quartiere di San Marcello era uno dei pi
importanti luoghi religiosi femminili. E vi entravano quasi esclusivamente
ragazze nobili. Spesso vi si nascondevano, coperte da un velo, le bastarde della
famiglia regnante. La stizza di Giovanni di Cressay si esaur improvvisamente
davanti alla vanit di casta. E, per dimostrare che i Cressay erano perfettamente
allaltezza di un cos grande onore, egli si affrett ad aggiungere:
Molto bene, benissimo; del resto la badessa , se non sbaglio, nostra
parente; mia madre ce ne ha spesso parlato additandocela ad esempio.
E allora va tutto bene riprese Tolomei. Fra poco accompagner vostra
sorella da messer Ugo di Bouville, lex-gran ciambellano
I due fratelli si inchinarono leggermente in segno di rispetto.
dal quale prosegu Tolomei ho ottenuto questo favore. Cos questa
sera stessa, ve lo prometto, ella entrer in convento. Potete dunque andarvene
tranquilli; penser io a farvi avere sue notizie.
I due fratelli non chiedevano di meglio: si erano sbarazzati della sorella e
pensavano di aver fatto abbastanza affidandola alle cure di altri. Il silenzio del
convento avrebbe ormai avvolto questo dramma, di cui a Cressay si sarebbe
dora innanzi parlato a bassa voce, o completamente taciuto.

Dio ti protegga disse Giovanni alla sorella nel salutarla e ti ispiri un


sincero pentimento.
Egli si accomiat da Tolomei con assai maggior fervore. Mancava poco che
rimproverasse Maria per le seccature causate a un uomo cos simpatico.
Dio ti protegga, Maria disse Pietro commosso.
E certo avrebbe abbracciato la sorella, se unocchiata severa di Giovanni non
glielo avesse impedito. Cos Maria si ritrov sola con quel grosso banchiere dal
viso scuro e dalla bocca carnosa, che, per quanto strana potesse sembrarle la cosa,
era pur sempre suo zio.
I due cavalli uscirono dal cortile e per un po si sent sempre pi fioco
lansimare del puledro bolso, lultimo rumore di Cressay che si stava
allontanando da Maria.
E ora, figliola disse Tolomei, andiamo a tavola. Fin quando si
mangia, non si piange.
E aiut la ragazza a togliersi il mantello che la faceva letteralmente soffocare:
Maria lo guard sorpresa e riconoscente: era questo il primo gesto gentile, o
semplicemente cortese, a lei rivolto da parecchie settimane.
Toh, ecco della stoffa che viene dai miei magazzini, pens Tolomei vedendo
labito che ella indossava.
Il Lombardo era non soltanto un banchiere, ma un grande commerciante di
spezie orientali; gli intingoli in cui immergeva elegantemente le dita e le carni
che staccava delicatamente dallosso erano impregnati di profumi esotici e
stuzzicanti. Ma Maria non aveva appetito ed assaggi appena i piatti del primo
servizio.
a Lione le disse allora Tolomei, scoprendo la palpebra sinistra. Non
pu muoversi, per il momento, ma pensa a voi e vi conferma i suoi sentimenti.
Non sar in prigione? domand Maria.
No, non precisamente. rinchiuso, ma non per le ragioni che voi pensate, e
divide la sua cattivit con personaggi talmente importanti che non abbiamo
nulla da temere per la sua salvezza. Tutto mi fa credere che egli uscir dalla
chiesa in cui si trova, pi importante di quando vi entrato.
La chiesa? domand Maria.
Non posso dirvi di pi.
Maria non insistette. Guccio chiuso in una chiesa con persone talmente
importanti che non si poteva nemmeno farne il nome, era un mistero troppo
grosso per lei. Ma cerano state nella vita di Guccio altre circostanze misteriose
che avevano contribuito allammirazione che ella sentiva per lui. La prima volta in

cui laveva visto, egli veniva dInghilterra, dove aveva reso un servigio alla regina
Isabella. Era poi stato assente altre due volte e si era recato a Napoli al servizio
della regina Clemenza, che gli aveva regalato quel reliquiario di San Giovanni
Battista che lei, Maria, teneva sempre al collo. Chiamer nostro figlio Giovanni o
Giovanna e tutti penseranno che lo faccia per mio fratello maggiore.
Cos, se Guccio era rinchiuso in qualche posto, la causa doveva esserne ancora
una regina. Maria era stupita che fra tante potenti principesse, egli preferisse
ancora lei, povera ragazza di campagna. Ma Guccio viveva, Guccio lamava;
bastava questo perch ella ritrovasse la gioia di vivere e mangiasse con lappetito
di una ragazza di diciottanni in viaggio dallalba.
Tolomei, perfettamente a suo agio davanti ai pi nobili baroni, ai pari del
regno, ai legisti e agli arcivescovi, aveva da un pezzo perduto labitudine di parlare
alle donne, e soprattutto a una donna cos giovane. Cos chiacchieravano poco. Il
vecchio banchiere contemplava affascinato quella nipote che gli cadeva dal cielo e
che gli piaceva sempre pi man mano che la conosceva meglio. davvero un
peccato pensava metterla in un convento! Se Guccio non si fosse fatto
rinchiudere nel conclave, manderei volentieri questa bella ragazza a Lione. Ma
cos, che potrebbe fare, sola e senza appoggi? Tanto pi che, come stanno
andando le cose, i cardinali non sembrano aver molta fretta di decidere Potrei
anche tenerla qui con me e aspettare il ritorno di mio nipote. Mi piacerebbe
davvero! Ma no, non posso. Ho chiesto a Bouville di agire in suo favore e farei
una brutta figura se non tenessi conto della sua offerta, quando lui s dato
tanta pena per favorirmi. Tanto pi che la badessa cugina dei Cressay e a quei
balordi potrebbe venire in mente di chiederle notizie della sorella Su, cerchiamo
di non perdere la testa anche noi. La ragazza andr in convento
ma non per tutta la vita continu Tolomei a voce alta.
assolutamente escluso che voi dobbiate prendere il velo. Perci accettate di buon
animo questi pochi mesi di reclusione; vi prometto che, quando vostro figlio
sar nato, sistemer le cose in modo che voi possiate vivere felice con mio
nipote.
Maria gli prese la mano e laccost alle labbra, con un certo impaccio del
banchiere: egli non era abituato ad atti di bont e il suo mestiere ben raramente
favoriva gesti di gratitudine.
Devo ora affidarvi alle cure del conte di Bouville disse Tolomei.
La distanza fra la via dei Lombardi e il palazzo della Cit non era molta e
Maria la percorse accanto al banchiere, passando di meraviglia in stupore. Ella
non aveva mai visto una grande citt: il via-vai della gente sotto il sole di luglio, la

bellezza delle case, labbondanza delle botteghe, gli splendori delle vetrine degli
orefici, tutto lo spettacolo aveva per lei sapore di fiaba. Come sarebbe bello
pensava vivere qui, che uomo simpatico lo zio di Guccio, e come sono
contenta che egli voglia aiutarci! Oh, s, sapr certo sopportare di buon animo il
tempo che trascorrer in convento!
Intanto avevano superato il Pont-au-Change ed erano entrati nella galleria dei
Merciai, zeppa di banchi.
Tolomei, per la gioia di sentirsi ancora ringraziare e di vedere i bei denti di
Maria illuminati dal sorriso, non pot fare a meno di comperarle una borsa da
cintura ricamata di perline.
da parte di Guccio. pur necessario che io lo sostituisca in qualche cosa
le disse, mentre pensava che, se si fosse rivolto a un grossista, avrebbe potuto
avere lo stesso oggetto a met prezzo.
Salirono lo scalone del palazzo. Cos, per aver peccato con un giovane
Lombardo, Maria di Cressay faceva il suo ingresso nella dimora del re, privilegio
questo cui n i trecento anni di cavalleria, n i servigi resi alla monarchia sul
campo di battaglia, permettevano ai suoi familiari di pretendere.
Regnava nel palazzo un anarchico disordine e una confusa agitazione,
caratteristiche evidenti e costanti di un luogo abitato dal conte di Valois. Dopo
aver percorso gallerie, corridoi e saloni, Tolomei e Maria di Cressay, cui pareva di
diventare sempre pi piccola, giunsero in un settore pi appartato del palazzo,
precisamente dietro la Santa Cappella. Le finestre di quella stanza davano sulla
Senna e sullisolotto degli Ebrei. Una guardia di gentiluomini, armati di corazza,
sbarr loro il passaggio: nessuno poteva entrare negli appartamenti della regina
senza il permesso dei curatori. Cos, mentre qualcuno andava a chiamare il conte
di Bouville, Tolomei e Maria restarono in attesa accanto a una finestra.
Vedete disse il banchiere, mostrando lisola alla ragazza l che hanno
bruciato i Templari.
Il grosso Bouville arriv quasi subito, sempre vestito come se dovesse andare in
guerra, col pancione sobbalzante sotto la veste dacciaio e col passo deciso di chi
si prepara a sferrare un attacco. Egli ordin alle guardie di lasciar passare i due
visitatori, e invit costoro a seguirlo, prima in una sala dove il sire di Joinville
sonnecchiava seduto su una poltrona, mentre accanto a lui due scudieri giocavano
silenziosamente a scacchi, poi nellabitazione del conte di Bouville.
La signora Clemenza si ripresa? domand Tolomei a Bouville.
Piange meno replic il curatore o meglio, mostra un po meno le sue
lacrime. Si direbbe che le scorrano direttamente in gola. Ma ancora sconvolta.

E il caldo non giova certo alle sue condizioni: spesso soffre di svenimenti e di
capogiri.
E cos la regina di Francia qui accanto pensava Maria con grande
curiosit. Chiss se mi presenteranno a lei? E se oser parlarle di Guccio?
Ella assistette poi a una lunga conversazione, di cui peraltro comprese ben
poco, fra il banchiere e lex-gran ciambellano. Ogni tanto essi abbassavano la voce
o si allontanavano di qualche passo, e Maria si guardava bene dallascoltare le loro
parole.
Per lindomani era previsto larrivo da Lione del conte di Poitiers. Bouville, che
si era tanto augurato il suo ritorno, ora non sapeva pi se questa notizia doveva
essere considerata buona o cattiva. Infatti monsignor di Valois aveva deciso di
muovere incontro a Filippo insieme al conte della Marche, e il grosso dignitario
mostr a Tolomei i preparativi per la partenza che si stavano facendo in cortile.
Dal canto suo il duca di Borgogna, trasferitosi a Parigi, aveva affidato ad alcuni
gentiluomini del suo seguito la custodia della nipote, la piccola Giovanna di
Navarra. Le casse del Tesoro erano praticamente vuote, e la citt covava una
minacciosa rivolta. Questa rivalit fra i reggenti preannunciava le pi terribili
catastrofi.
Secondo Bouville la soluzione migliore sarebbe stata quella di nominare
reggente la regina Clemenza e di metterle a fianco un consiglio della corona
composto da Valois, Poitiers e dal duca di Borgogna.
Per quanto gli avvenimenti politici in corso attirassero parecchio la sua
attenzione, Tolomei tent pi volte di portare Bouville sullargomento che gli
stava maggiormente a cuore.
Certo, certo, provvederemo noi a questa damigella rispondeva Bouville;
ma subito riprendeva a parlare delle cose che lo preoccupavano.
Tolomei aveva notizie da Lione? Il ciambellano aveva preso familiarmente il
banchiere sottobraccio e gli parlava con molta confidenza. Come? Guccio era
chiuso nel conclave con Duze? Ah, che giovanotto in gamba! E Tolomei riteneva
di poter comunicare con il nipote? Se mai ne avesse avuto notizie o se fosse stato
in grado di fargliene pervenire, doveva farglielo sapere: Guccio poteva essere un
preziosissimo intermediario. In quanto a Maria
Ma s, ma s disse il curatore. Mia moglie, che donna di gran senno
e di notevole senso pratico ha gi provveduto per lei. Potete stare tranquillo.
Mandarono a chiamare la signora Bouville, una donnina magra, autoritaria, col
viso solcato da lunghe rughe verticali e con le mani sottili in continuo movimento.
Maria, che finora, fra il grosso Bouville e il grosso Tolomei, si era sentita al

sicuro, prov subito una sensazione di malessere e di angoscia.


Ah, siete dunque voi la persona di cui dovremmo nascondere il peccato
disse la signora Bouville, squadrando la ragazza senza alcuna simpatia. Vi
manderemo al convento delle Clarisse. La badessa non ne era molto entusiasta,
soprattutto quando le ho fatto il vostro nome. Sembra infatti che ella sia non so
come imparentata con la vostra famiglia e che il vostro comportamento non
incontri la sua approvazione. Ma il prestigio di cui gode messer Ugo mio
marito ha avuto la meglio. Ho insistito un po e mi ha finalmente promesso di
ospitarvi. Vi accompagner l prima di sera.
La signora Bouville parlava molto in fretta, e non era facile interromperla.
Quando finalmente si ferm per prendere fiato, Maria le rispose con molta
deferenza, ma insieme con profonda dignit.
Signora disse io non ho commesso peccato: sono stata infatti unita in
matrimonio davanti a Dio.
Su, su replic laltra fate in modo che noi non dobbiamo rimpiangere
quello che facciamo per voi. E, anzich far tanto limpertinente, cercate di
mostrare gratitudine a quelli che vogliono aiutarvi.
Tocc dunque a Tolomei ringraziare anche a nome di Maria, la quale quando
vide che il banchiere stava per andarsene, si sent talmente sola, triste e disperata
da gettarsi nelle sue braccia, come se quel panciuto signore fosse stato suo padre.
Fatemi avere notizie di Guccio gli mormor allorecchio, e fate sapere
a lui che io lo amo e lo attendo.
Dopo di che Tolomei se ne and e anche i Bouville scomparvero. Maria
dovette restare tutto il pomeriggio in quella anticamera, senza osare allontanarsi e
senza concedersi altra distrazione che lassistere dal vano di una finestra aperta alla
partenza di monsignor di Valois e della sua scorta. Per qualche istante lo
spettacolo le fece scordare tutte le sue sventure. Ella non aveva mai visto cavalli
cos belli, finimenti cos preziosi e abiti cos eleganti. Ripensava ai contadini di
Cressay vestiti di cenci e con le gambe coperte da fasce di tela e si diceva che era
davvero strano che esseri provvisti tutti di una testa e di due braccia e tutti creati
da Dio a sua immagine e somiglianza, potessero sembrare cos diversi, a seconda
di ci che indossavano.
Alcuni giovani scudieri, vedendo quella ragazza straordinariamente bella che li
guardava, le rivolgevano sorrisi di simpatia e le mandavano baci. Poi si raccolsero
intorno a un personaggio tutto ricamato dargento che affettava modi autorevoli e
si dava arie da sovrano. La comitiva incominci a muoversi, e lafa pomeridiana
torn a pesare immobile sui cortili e sui giardini deserti.

Verso il tramonto la signora Bouville venne a prendere Maria. Accompagnate


da qualche valletto e cavalcando mule sellate alla tavoletta 16, le due donne
attraversarono Parigi. Qua e l si vedevano assembramenti davanti alle taverne e si
sentivano frammenti di rumorose discussioni. Era scoppiata una rissa fra i
partigiani del conte di Valois e gli uomini del duca di Borgogna, arrivati in citt
da poco e perennemente ubriachi. Le ronde cercavano di ristabilire lordine
distribuendo vigorose mazzate.
La citt nervosa disse la signora Bouville e non mi stupirei se
scoppiasse una rivolta.
Le due donne uscirono da Parigi passando per il monte di Santa Ginevra e per
la porta di San Marcello. Sulla citt stava scendendo la sera.
Quando ero giovane io disse la signora Bouville in questa zona
cerano al massimo venti case. Ma oggi la gente non ha pi spazio sufficiente
in citt e continua a costruirsi nuove case nei campi.
Il convento delle Clarisse era circondato da un alto muro nella cui cinta erano
compresi gli edifici, gli orti e i giardini. Nel muro cera una porticina e, accanto
ad essa, una ruota scavata nello spessore della pietra. Una donna, che camminava
rasente il muro con la testa coperta da un cappuccio, si accost alla ruota e vi
abbandon rapidamente un pacchetto tratto da sotto il mantello. Si udivano gemiti
provenire da quellinvolto. La donna fece girare la bussola di legno, tir il
campanello e si allontan rapidamente.
Che ha fatto? domand Maria.
Ha lasciato qui un figlio senza padre disse la signora Bouville,
guardandola con aria severa. cos che vengono raccolti. Su, avanti.
Maria spron la mula. Pensava che anche lei avrebbe potuto un giorno essere
costretta ad abbandonare suo figlio in una ruota e che, tutto sommato, non
doveva lamentarsi della propria sorte.
Vi ringrazio, signora mormor con le lacrime agli occhi per tutte le
vostre bont.
Oh, finalmente una parola gentile! osserv la signora Bouville.
Qualche secondo dopo la porta si apr e Maria scomparve nella quiete del
convento.

VII LE PORTE DEL PALAZZO

uella stessa sera il conte di Poitiers si trovava a Fontainebleau, dove

intendeva trascorrere la notte: era lultima sosta prima di raggiungere Parigi. Stava
finendo di cenare in compagnia del delfino del Viennese, del conte di Savoia e
degli altri membri della sua numerosa scorta, quando gli annunciarono larrivo
dello zio, conte di Valois, del fratello, conte della Marche, e del cugino Saint Pol.
Fateli entrare disse Filippo di Poitiers; fateli entrare subito.
Ma non and incontro allo zio. E, quando costui apparve col solito passo
marziale, testa eretta e abiti impolverati, Filippo si limit ad alzarsi e rimase in
attesa, senza accennare al pi piccolo movimento verso di lui. Valois, leggermente
sconcertato, si ferm per qualche secondo sulla soglia a guardarsi in giro e,
siccome Filippo non dava segno di volersi muovere, fu costretto a venire avanti
lui. Nessuno dei presenti aveva aperto bocca. Poi il conte di Poitiers, quando lo
zio gli fu abbastanza vicino, lo prese per le spalle e lo baci sulle guance, gesto
questo che poteva anche sembrare lomaggio di un devoto nipote, ma che,
venendo da una persona che non si era mossa dalla propria posizione, pareva
piuttosto un atto da re.
Questo comportamento del fratello irrit moltissimo Carlo della Marche, che
pens: Abbiamo dunque fatto un viaggio cos lungo per ricevere una simile
accoglienza? In fondo, io ho gli stessi diritti di Filippo: perch dunque si permette
di trattarci con tanto sussiego?
Unespressione di corruccio e di invidia deformava un poco quel bel volto dai
lineamenti regolari ma del tutto privo di intelligenza.
Filippo tese anche a lui le braccia e La Marche non pot fare a meno di
scambiare un rapido abbraccio col fratello. Tuttavia, per darsi importanza e tentare
anche lui di mostrare una certa autorit, aggiunse subito, indicando Valois:
Filippo, voi vedete qui nostro zio, il pi anziano della famiglia. Noi siamo
lieti che voi siate daccordo con lui e che lasciate a lui il governo del regno.

Questo regno correrebbe infatti un pericolo troppo grave se fosse sottomesso


allattesa di un figlio non ancora nato, e quindi non in grado di governarlo, e
per di pi straniero alla Francia per parte di madre.
Era una frase ambigua e inabile. Essa poteva indicare che il conte della Marche
si augurava di vedere suo zio reggente fino alla nascita del figlio postumo di Luigi
X, o fino alla maggiore et di costui, se maschio; ma poteva anche scoprire
maggiori ambizioni da parte di Valois. Evidentemente La Marche ripeteva
malamente parole suggeritegli dallo zio. E qualche frase di questa dichiarazione
fece inarcare le ciglia a Filippo. Valois cercava dunque di impadronirsi della
corona.
Nostro cugino di Saint-Pol aggiunse Carlo della Marche venuto con
noi per farvi sapere che questo anche il parere dei baroni.
Filippo lo fiss con un certo disprezzo.
Vi sono grato, fratello, del vostro consiglio replic freddamente, e del
fatto di aver compiuto un viaggio cos lungo per venirmelo a comunicare.
Penso perci che voi vi sentiate stanco come lo sono io e che non sia bene
prendere una decisione tanto importante in queste condizioni. Propongo di
andare a dormire e di discuterne domani a mente fresca, in un consiglio
ristretto. Buona notte, messeri Raul, Anseau, Adamo, accompagnatemi, per
favore.
Egli lasci la camera senza nemmeno aver dato da mangiare ai suoi visitatori e
senza aver provveduto a sistemarli per la notte. Quindi, seguito da Adamo Hron,
da Raul di Presles e da Anseau di Joinville, and nella camera reale. Il letto sul
quale nessuno aveva pi dormito dopo la morte del Re di Ferro, era gi pronto.
Filippo ci teneva molto a passar la notte in quella stanza, e soprattutto ci teneva a
che nessun altro loccupasse.
Adamo Hron era pronto a spogliarlo.
Credo che questa notte rester vestito disse Filippo di Poitiers. Vi
prego, Adamo, di mandare un baccelliere a Parigi per comunicare a Gaucher di
Chtillon che io sar domattina alla Porta dinferno. E fate anche venire qui il
barbiere in modo che io possa entrare nella capitale col viso rasato
Provvedete infine a tener pronti venti cavalli per la mezzanotte, ma incominciate
a occuparvene soltanto quando mio zio sar andato a letto Voi, invece,
Anseau aggiunse rivolgendosi al maturo figlio del siniscalco di Joinville
dovrete avvertire il conte di Savoia e il delfino, cos che non provino sorpresa e
non pensino che io non mi fidi di loro. E dovrete fermarvi qui fino al mattino,
cos, quando il conte di Valois si sar accorto della mia partenza, potrete

cercare di ritardare i suoi movimenti. Bisogna assolutamente che egli perda


molto tempo in viaggio.
Rimasto solo con Raul di Presles, Filippo si immerse in silenziose meditazioni,
che il legista si guard bene dallinterrompere.
Raul disse finalmente Poitiers, voi avete lavorato giorno dopo giorno
accanto a mio padre e lo avete conosciuto meglio di quanto abbia potuto fare
io. In un caso come questo secondo voi, come si sarebbe comportato?
Avrebbe agito come voi, Monsignore, ve lo garantisco, e non lo dico per
adularvi ma perch ne sono fermamente convinto. Ho voluto troppo bene al
nostro sovrano Filippo e ho sopportato troppe angherie da quando egli
morto! E oggi non sarei al vostro servizio se voi non mi ricordaste da vicino la
sua figura.
Purtroppo, Raul, io sono ben poco, rispetto a lui. Egli poteva seguire un
falco in volo senza mai perderlo di vista, e io sono miope; piegava senza fatica
un ferro di cavallo con le mani, ma non mi ha trasmesso il suo vigore fisico n
quei lineamenti che facevano capire a tutti che era lui il re.
E, mentre parlava, continuava a guardare il letto.
A Lione egli si sentiva sicuramente reggente, ma man mano che si avvicinava
alla capitale, questa certezza, senza che egli lo dimostrasse troppo apertamente, gli
veniva meno. E Raul di Presles, come per rispondere a domande non profferite,
aggiunse:
Non esistono precedenti alla situazione in cui noi ci troviamo, Monsignore.
E sono molti giorni che ne discutiamo. Nelle condizioni attuali del regno, il
potere spetter a chi avr la forza di prenderselo. Se ci riuscirete voi, la Francia
non avr motivo di lamentarsene.
Poco dopo egli se ne and e Filippo si sdrai sul letto, fissando la piccola
lampada che occhieggiava fra le cortine. Il conte di Poitiers non si sentiva n
impacciato n a disagio su quel letto il cui pi recente occupante era stato un
cadavere. Anzi ne attingeva forza. Aveva limpressione di rivestirsi della forma
paterna, di prendere il suo posto e di rioccuparne il dimensioni terrene. Padre,
tornate in me, egli pregava e rimaneva immobile con le braccia incrociate sul
petto, a offrire il proprio corpo alla reincarnazione di unanima da venti mesi
lontana dal mondo.
Ud dei passi nel corridoio, delle voci; il suo ciambellano stava rispondendo a
qualcuno, certo un incaricato del conte di Valois, che il conte di Poitiers stava
riposando. Intanto il silenzio aveva completamente avvolto il castello. Poco pi
tardi arriv il barbiere con una bacinella, i rasoi e dei panni caldi. Mentre lo

radevano, Filippo di Poitiers si ricord che in quella stessa camera, presente tutta
la corte, suo padre morente aveva dato a Luigi un consiglio di cui il Testardo si
era ben guardato dal tener conto: Cercate di considerare, Luigi, cosa significhi
essere il re di Francia. E di conoscere al pi presto le condizioni del vostro
regno.
Verso mezzanotte, Adamo Hron venne a comunicargli che i cavalli erano
pronti. E il conte di Poitiers usci da quella stanza con la sensazione che gli ultimi
venti mesi non fossero mai esistiti e che lui avesse preso il potere qual era alla
morte di suo padre, come raccogliendone direttamente la successione.
La luna illuminava la strada. La stellata notte di luglio era simile al mantello
della Santa Vergine. La foresta odorava di muschio, di terra e di felci, e viveva dei
fremiti nascosti degli animali. Filippo di Poitiers era in sella a un ottimo cavallo, il
cui passo possente gli era molto gradito. Laria fresca gli sferzava le guance, rese
particolarmente sensibili dallopera del barbiere. Sarebbe un peccato pensava
se un paese cos bello dovesse rimanere in mani cos indegne.
La piccola comitiva balz fuori dalla foresta, attravers al galoppo Ponthierry e
si ferm allalba nei pressi dEssonnes. per far riposare i cavalli e consumare uno
spuntino. Filippo divor questo pasto seduto su un paracarro. Sembrava felice:
aveva solo ventitr anni e stava compiendo una impresa che pareva quasi una
conquista. Parlava ai suoi compagni davventura con allegro cameratismo. E
questa allegria, in lui poco abituale, gli guadagn lentusiasmo dei suoi uomini.
Arriv alle porte di Parigi fra la prima e la terza ora, mentre suonavano le
campane dei conventi vicini. Trov qui Luigi dEvreux e Gaucher di Chtillon
che lo stavano aspettando.
Il connestabile sembrava molto nervoso e invit il conte di Poitiers a recarsi
subito al Louvre.
E perch non potrei andare immediatamente al palazzo della Cit?
domand Filippo.
Perch i messeri di Valois e della Marche lo hanno fatto presidiare dai loro
soldati. Al Louvre troverete invece le truppe regie che sono tutte a me fedeli,
cio a voi, insieme ai balestrieri di messer di Galard per indispensabile
agire con rapidit e con decisione aggiunse il connestabile, prima che
tornino a Parigi i due Carli. A un vostro ordine, Monsignore, sono pronto a
espugnare il palazzo.
Filippo sapeva che i minuti erano preziosi, ma calcolava di avere sei o sette ore
di vantaggio su Valois.
Non voglio far nulla che non sia preventivamente approvato dai borghesi e

dal popolo di Parigi disse.


Cos, appena arrivato al Louvre, mand a chiamare al Parlatorio dei Borghesi
messer Coquatrix, messer Gentien e alcuni altri dignitari, nonch il bargello
Guglielmo della Madelaine, che dal mese di marzo aveva preso il posto di
Portefruit.
Filippo indic loro limportanza che egli accordava alla borghesia di Parigi e
agli uomini che dirigevano le attivit artigianali e commerciali. I borghesi se ne
sentirono onorati e soprattutto rassicurati. Non udivano pi discorsi del genere
dalla morte di Filippo il Bello, un sovrano che da vivo era stato da loro spesso
criticato, ma che da morto era continuamente rimpianto. Alle parole di Filippo,
tocc a Goffredo Coquatrix di rispondere. Costui era commissario alle monete
false, esattore dei sussidi e sovvenzioni, tesoriere delle guerre, fornitore delle
guarnigioni, ispettore dei porti e delle strade del regno, avvocato alla Corte dei
conti. Era stato Filippo il Bello ad assegnargli tutti questi incarichi, nonch un
reddito trasmissibile agli eredi, concesso del resto a tutti i grandi funzionari della
corona; ed egli non aveva mai dovuto rendei conto della propria
amministrazione17. Temeva dunque che Carlo di Valois, da sempre ostile
allaccessione dei borghesi alle maggiori cariche del regno come gi aveva
dimostrato nella sua lunga diatriba con Marigny lo destituisse da queste
funzioni e lo spogliasse delle enormi ricchezze accumulate. Coquatrix garant a
Filippo, continuando a chiamarlo messer reggente, lappoggio del popolo
parigino. La sua parola aveva una certa importanza: egli era infatti onnipotente al
Parlamento e talmente ricco da poter in caso di bisogno assoldare tutti i
vagabondi di Parigi e indurli alla rivolta.
La notizia del ritorno di Filippo di Poitiers si era rapidamente diffusa in tutta la
citt. I baroni e i cavalieri a lui favorevoli accorsero subito al Louvre, prima fra
tutti la contessa Mahaut dArtois, mandata personalmente ad avvertire.
Come sta la mia amata Giovanna? domand Filippo alla suocera,
tendendole le braccia.
Si attende il suo parto da un giorno allaltro.
Andr a trovarla, appena finito il mio lavoro.
Poi si mise daccordo con lo zio Luigi e con il connestabile.
Ora, Gaucher, voi potete muovere contro il palazzo. Cercate, se vi sar
possibile, di farla finita per mezzogiorno. Ma fate in modo di evitare
spargimento di sangue. Cercate insomma, pi che altro, di spaventare. Non mi
piacerebbe entrare a palazzo scavalcando dei cadaveri.
Gaucher and ad assumere il comando delle compagnie di soldati che egli

aveva riunito al Louvre e si diresse verso la Cit. Intanto aveva mandato il bargello
a prendere, nel quartiere del Tempio, i migliori carpentieri e i pi abili magnani.
Le porte del palazzo erano chiuse. Gaucher, che aveva accanto a s il gran
maestro dei balestrieri, ordin che gli venisse aperto. Lufficiale di guardia,
comparendo da una finestra sopra la porta principale, rispose di non poter
obbedire senza lautorizzazione del conte di Valois o del conte della Marche.
Dovrete aprirmi lo stesso replic il connestabile.
Io devo entrare e sistemare il palazzo in modo che possa ricevere il reggente.
Non ci possibile, vi ripeto.
Gaucher di Chtillon si alz sul proprio cavallo.
E allora, ci penseremo noi ad aprire disse.
E fece segno a messer Pietro del Tempio, carpentiere del re, di avvicinarsi.
Costui era accompagnato dai suoi operai armati di seghe, di pinze e di grosse leve
di ferro. Intanto i balestrieri, infilando il piede in una sorta di staffa collocata a un
capo dellarco, tendevano le armi, incoccavano le frecce e si sistemavano in modo
da poter mirare sui merli e sulle finestre. Arcieri e picchieri, accostando i loro
scudi, venivano a formare unenorme corazza intorno e al di sopra dei carpentieri.
Nelle strade adiacenti, monelli e sfaccendati si erano raccolti a rispettosa distanza,
per assistere allassedio. Era quella una bella e imprevista distrazione, nonch un
tema di conversazione per i prossimi giorni.
Finalmente Gaucher, con la voce usata sui campi di battaglia, url attraverso la
visiera sollevata del suo casco:
Messeri che siete rinchiusi allinterno del palazzo, carpentieri e magnani
stanno facendo saltare le porte. E i balestrieri di messer di Galard circondano il
palazzo da ogni parte. Nessuno dunque potr fuggire. Per lultima volta vi
invito ad aprirci la porta. Se non obbedirete, finirete con la testa tagliata, per
quanto nobili voi siate. Il reggente ha dato ordine di agire col massimo rigore.
E riabbass la visiera, con laria di chi consideri superflua ogni ulteriore
discussione.
Allinterno queste parole dovevano aver provocato un certo panico, perch, non
appena gli operai ebbero infilato le leve sotto le porte, queste si aprirono da sole.
La guarnigione del conte di Valois si arrendeva.
Era tempo di venire a una saggia decisione, messeri disse il connestabile
assumendo il comando del palazzo.
Tornate alle vostre abitazioni o alle residenze dei vostri padroni. Nessun
assembramento, e non vi verr fatto alcun male.
Unora dopo Filippo di Poitiers entrava negli appartamenti reali, e prendeva le

prime misure di sicurezza. Il cortile del palazzo, abitualmente aperto alla folla,
venne chiuso e sorvegliato da guardie armate, mentre i visitatori venivano lasciati
passare soltanto dopo un attento esame. I merciai, che erano autorizzati a tener
bottega sotto la grande galleria, furono pregati di interrompere per il momento i
loro commerci.
Cos, quando i conti di Valois e della Marche arrivarono a Parigi, capirono di
aver perduto la partita e non avendo altra scelta, corsero al palazzo per negoziare
la resa. Qui, accanto al conte di Poitiers, videro un gran numero di nobili, di
borghesi e di ecclesiastici, compreso larcivescovo Giovanni di Marigny, sempre
pronto a schierarsi con il pi forte.
Non durer. Evidentemente non molto sicuro di se stesso se si sente
costretto a cercare appoggi fra gli uomini del volgo mormor Valois a
Carlo della Marche, notando indispettito la presenza di Coquatrix, di Gentien e
di altri dignitari borghesi.
Nondimeno cerc di darsi un contegno, prima di accostarsi al nipote e
chiedergli scusa per lincidente di quella mattina.
I miei scudieri di guardia non sapevano. Avevano ricevuto consegne
severe a protezione della regina Clemenza
Si aspettava violenti rimbrotti e quasi se li sarebbe augurati: sarebbe stato un
eccellente pretesto per entrare in aperto conflitto con Filippo. Ma costui non volle
offrirgli il vantaggio di una lite e replic con lo stesso tono:
Ho dovuto agire cos, zio, con mio gran dispiacere, per prevenire le mene
del duca di Borgogna, al quale la vostra partenza aveva lasciato a Parigi piena
libert dazione. Ne avevo avuto notizia la notte scorsa a Fontainebleau e non
ho voluto svegliarvi.
Valois, per rendere meno amara la propria sconfitta, finse di accettare questa
spiegazione e si sforz di far buon viso al connestabile, bench, secondo lui, fosse
questi il vero ispiratore della macchinazione.
Carlo della Marche, meno abile a dissimulare, teneva i denti stretti.
Fu allora che il conte dEvreux fece la proposta precedentemente concertata con
Filippo: mentre costui fingeva di discutere questioni di servizio con il connestabile
e con Mille di Noyers in un angolo della sala, Luigi dEvreux disse:
Miei nobili signori, e voi tutti, Messeri, io vi consigli per il bene del regno e
per evitare disordini forieri di luttuose conseguenze, di acconsentire a che il
nostro amatissimo nipote Filippo prenda le redini del governo, con
lapprovazione di noi tutti, e che adempia alle funzioni di re in nome del suo
futuro nipote, se Dio far alla regina Clemenza la grazia di un figlio; consiglio

anche che unassemblea delle pi alte personalit del regno sia al pi presto
convocata, con i pari e i baroni, ad approvare la nostra decisione e a giurare
fedelt al reggente.
Era questo lesatto corrispettivo della dichiarazione fatta il giorno prima da
Carlo della Marche appena arrivato a Fontainebleau. Ma stavolta la scena era stata
preparata da registi pi abili. E, trascinati dagli applausi dei fedeli del conte di
Poitiers, tutti i presenti approvarono per acclamazione. Subito Luigi dEvreux,
ripetendo il gesto compiuto a Lione dal conte di Forez, venne a mettere le proprie
mani in quelle di Filippo.
Vi giuro fedelt, nipote disse, piegando il ginocchio.
Filippo lo fece rialzare e, abbracciandolo, gli mormor allorecchio:
Tutto procede a meraviglia; mille grazie, zio.
Carlo della Marche, irritatissimo per il successo del fratello, borbott:
Il re Crede proprio di essere il re
Intanto Luigi dEvreux si era voltato verso Carlo di Valois, per dirgli:
Perdonatemi, fratello, per non aver tenuto conto della vostra anzianit.
A Valois dunque non rimase che obbedire. Si accost a mani tese, ma il conte
di Poitiers finse di non accorgersene.
Mi farete il favore, zio disse di partecipare alle riunioni del mio
consiglio.
Valois impallid. Ancora il giorno prima firmava lui i decreti e li sigillava col
proprio sigillo; e oggi gli si offriva come un onore un posto che gi gli spettava
di diritto.
Dovrete consegnarci anche le chiavi del Tesoro aggiunse Filippo
abbassando la voce. So bene che non c dentro che aria. Ma non vorrei che
sparisse anche quella.
Valois voleva rifiutare: praticamente il nipote gli stava chiedendo di rinunciare a
tutti i suoi privilegi.
Nipote rispose non mi possibile. Devo far sistemare i conti.
Ci tenete davvero molto, zio, a mettere in ordine quei conti? domand
Filippo con una punta di ironia. Perch in questo caso saremmo costretti a
prenderli in esame tutti, ivi compresa la gestione dei beni confiscati a
Enguerrand di Marigny. Vi preghiamo perci di consegnarci le chiavi, in
cambio di che vi dispensiamo dal presentare i conti.
Valois cap la minaccia.
Daccordo, nipote disse in fretta. Vi far consegnare subito le chiavi
del Tesoro.

Soltanto allora Filippo tese le mani per ricevere lomaggio del suo pi potente
rivale.
Infine gli si avvicin il connestabile di Francia.
E ora, Gaucher gli sussurr Filippo, dovremo occuparci del
Borgognone.

VIII LE VISITE DEL CONTE DI POITIERS

l conte di Poitiers non si faceva illusioni: aveva ottenuto una prima

vittoria, rapida, clamorosa e inattesa, ma sapeva bene che i suoi avversari non si
sarebbero arresi facilmente.
Non appena monsignor di Valois gli ebbe prestato un giuramento pi enfatico
che convinto, Filippo attravers il palazzo per andare a salutare la cognata
Clemenza. Erano con lui Anseau di Joinville e la contessa Mahaut. Ugo di
Bouville, vedendo il reggente, scoppi a piangere, chinandosi per baciargli le
mani. Lex-gran ciambellano, bench membro della Camera dei pari, non aveva
assistito alla seduta del pomeriggio, preferendo trascorrere anche quelle ore al
proprio posto, cio accanto alla regina. Lassalto al palazzo, condotto dal
connestabile, il disorientamento e la fuga degli uomini del conte di Valois, avevano
sottoposto i suoi nervi a una dura prova!
Vi prego, Monsignore, di perdonare questa mia debolezza che soltanto la
gioia di rivedervi disse bagnando di lacrime le dita del reggente.
Ma vi pare, amico mio replic Filippo fate pure.
Il vecchio Joinville non riconobbe il conte di Poitiers. E del resto non
riconobbe neppure suo figlio; non solo, ma quando gli venne spiegato chi erano
questi nuovi arrivati, egli confuse uno con laltro e sinchin cerimoniosamente
davanti ad Anseau.
Bouville apr la porta della camera della regina. Ma, vedendo che Mahaut si
avviava a seguire Filippo, il curatore ritrov la propria energia ed esclam:
Soltanto voi, Monsignore, soltanto voi!
E sbatt la porta in faccia alla contessa.
La regina Clemenza era pallida, stanca ed evidentemente lontana dalle
preoccupazioni che agitavano la corte e il popolo di Parigi. E, mentre il conte di
Poitiers le si accostava con le mani tese, ella non pot fare a meno di pensare: Se
avessi sposato lui, oggi non sarei vedova. Perch Luigi? E perch non Filippo?

Ella avrebbe voluto non farsi domande che le sembravano dei rimproveri
allOnnipotente. Ma nulla, nemmeno la fede, poteva impedire a quella vedova di
ventitr anni, di chiedersi per quale ragione gli altri uomini, gli altri mariti fossero
ancora vivi!
Filippo le fece sapere di essere ora lui il reggente e le garant la sua completa
devozione.
Oh, s, fratello mio, oh, s! mormor lei aiutatemi!
E intendeva dire, senza per saperlo esprimere in parole:
Aiutatemi a vivere, aiutatemi a lottare contro la disperazione, aiutatemi a mettere
al mondo questa nuova vita, che ormai il solo compito della mia esistenza.
Perch aggiunse invece nostro zio Valois mi ha fatto lasciare, quasi di
forza, la mia casa di Vincennes? Luigi me ne aveva fatto dono con le sue
ultime parole.
Volete dunque ritornarvi? domand Poitiers.
il mio solo desiderio, fratello. L potrei sentirmi pi forte. E mio figlio
nascerebbe pi vicino allanima di suo padre, al luogo dove lui morto.
Filippo non prendeva mai una decisione, anche la meno importante, troppo
alla leggera. Perci distolse lo sguardo dai veli bianchi che circondavano il viso di
Clemenza e osserv oltre la finestra la guglia della Santa Cappella, le cui linee la
sua miopia gli permetteva di scorgere soltanto in modo incerto e confuso, come
una grande asta di pietra e doro, sulla cui vetta pareva disegnarsi il giglio regale.
Se le do questa soddisfazione pensava il reggente ella me ne sar grata,
mi considerer il suo protettore e si rimetter interamente alle mie decisioni. E del
resto i miei avversari a Vincennes potranno agire su di lei assai meno facilmente,
per servirsene contro di me. Anche se, nelle condizioni attuali, ella non pu
essere di grande aiuto a nessuno.
Io intendo, sorella rispose soddisfare a tutti i vostri desideri; non
appena lassemblea degli alti dignitari mi avr confermato nella carica di
reggente, la mia prima preoccupazione sar quella di riaccompagnarvi a
Vincennes. Oggi luned e lassemblea si terr certamente venerd. Domenica
prossima, potrete, io credo, sentire la Messa nella vostra casa.
Lo sapevo, Filippo, che voi eravate un amorevole fratello. Il vostro ritorno
la prima consolazione che Dio mi abbia procurato.
Uscito dallappartamento della regina, Filippo ritrov la suocera che lo stava
aspettando. Ella aveva avuto un vivace battibecco con Bouville e ora percorreva
con i suoi grandi passi da uomo i pavimenti della galleria, sotto lo sguardo
diffidente degli scudieri di guardia.

E allora domand la contessa a Filippo come sta la regina?


pia e rassegnata e ben degna di dare un re alla Francia rispose il conte
di Poitiers, in modo che tutti i presenti udissero le sue parole.
Quindi aggiunse sottovoce:
Non credo che, nelle attuali condizioni di salute, ella possa condurre a
termine la gravidanza.
Sarebbe la cosa pi bella replic Mahaut con lo stesso tono; tanti
problemi sarebbero pi facilmente risolti. Se non altro, la farebbero finita con
tutte queste precauzioni e con queste difese di tipo militare. Da quando in qua
i pari del regno non possono pi far visita alla regina? Sono stata vedova
anchio, ma questo non ha mai impedito a nessuno di venire a trovarmi per
discutere degli affari di stato.
Questa avvelenatrice era dunque indignata perch le misure prudenziali prese
venivano applicate anche a lei.
Filippo, che non aveva ancora rivisto sua moglie, accompagn dunque Mahaut
a palazzo dArtois.
La vostra assenza ha fatto molto soffrire mia figlia disse la contessa.
Ma la troverete bella e fresca. Nessuno, a vederla, la crederebbe cos vicina a
partorire. Ero anchio cos, quando ero incinta: sempre in gamba fino allultimo
giorno.
Lincontro del conte di Poitiers con sua moglie fu molto commovente, anche
senza spargimento di lacrime. Giovanna, molto ingrossata, si muoveva a fatica, ma
pareva in perfetta salute e assolutamente lieta. Intanto era scesa la notte e la luce
delle candele, che saddiceva al suo colorito, cancellava dal volto della giovane
donna i segni provocati dalle sue condizioni. Ella indossava parecchie collane di
corallo rosso, ritenute particolarmente propizie nellimminenza di un parto.
Fu soltanto in presenza di Giovanna che Filippo si rese veramente conto dei
successi finora ottenuti ed apparve infine soddisfatto di se stesso. Prendendo fra le
braccia la moglie, le disse:
Credo proprio, mia amatissima sposa, di potervi ormai chiamare la signora
reggente.
Dio voglia, mio buon signore, che io possa darvi un figlio maschio
replic lei, rannicchiandosi un poco contro il corpo snello e robusto del marito.
Dio ci farebbe davvero unimmensa grazia le mormor Filippo
allorecchio, se lo facesse nascere dopo venerd.
Si accese allora una vivace discussione fra Mahaut e il genero. La contessa
dArtois pretendeva che sua figlia dovesse essere subito trasferita a palazzo, per

abitare col marito nei suoi appartamenti. Filippo invece non condivideva
lopinione della suocera e preferiva che Giovanna restasse a palazzo Artois. A
sostegno di questa decisione egli enumerava parecchi motivi, di per se stessi
eccellenti ma non tali da svelare le sue reali intenzioni n talmente solidi da poter
convincere Mahaut.
Il palazzo avrebbe potuto essere presto teatro di vivaci assemblee e di tumulti assai
poco indicati per una partoriente e, del resto, Filippo pensava che sarebbe stato
meglio aspettare il ritorno a Vincennes di Clemenza, prima di far venire Giovanna
a palazzo reale.
Ma guardate in che condizioni , Filippo! esclam Mahaut. Domani
forse non sar pi in grado di muoversi. Non preferireste anche voi che vostro
figlio nascesse a palazzo?
proprio questo, invece, che vorrei evitare.
E allora non vi capisco, figlio mio replic la contessa dArtois alzando le
spalle.
Filippo non aveva voglia di discutere. Non dormiva da trentasei ore, la notte
prima aveva percorso ben quindici leghe a cavallo e aveva avuto poi la giornata
pi difficile e pi movimentata della sua vita. Si sentiva la barba lunga e le
palpebre pesanti, vicinissime a chiudersi. Ma era deciso a non cedere. Il mio letto
pensava. Voglio che mi obbediscano e che mi permettano di andarmene a
letto.
Sentiamo allora cosa ne dice Giovanna. Cosa preferite voi, mia cara?
domand poi, certo della docilit di sua moglie.
Mahaut era donna dintelligenza virile e di virile determinatezza, continuamente
preoccupata di affermare il prestigio della propria schiatta. Giovanna, invece,
dotata di assai diverso carattere, era abituata dal destino a non trovarsi mai in
primissimo piano. Gi fidanzata al Testardo per essere poi data, in una sorta di
scambio, al secondo figlio di Filippo il Bello, ella era dunque passata accanto alle
corone di Francia e Navarra. Nello scandalo della Torre di Nesle ella aveva s
favorito gli amori delle cognate e rasentato ladulterio, ma non vi era caduta; e nel
castigo, la reclusione a vita le era stata risparmiata. Aveva dunque partecipato a
tutti i drammi senza mai entrarvi da protagonista. Forse pi per una
preoccupazione di eleganza che per scrupoli morali, Giovanna era decisamente
contraria a ogni eccesso, e lanno trascorso nella fortezza di Dourdan aveva
rinforzato la sua prudenza. Donna intelligente, abile e sensibile, ella sapeva
adoperare alla perfezione unarma prettamente femminile: larrendevolezza.
Comprendendo che linsistenza di Filippo doveva avere solide ragioni, ella fece

tacere un impulso dettato da comprensibile vanit e disse:


qui, madre mia, che io desidero partorire. Mi ci trover assai meglio.
Filippo la ringrazi con un sorriso. Seduto in una grossa sedia dallo schienale
rigido e tenendo le gambe distese e incrociate, egli domand i nomi delle levatrici
e delle infermiere che avrebbero assistito al parto di Giovanna, desiderando sapere
donde veniva ognuna di loro e se era possibile fidarsene. Ordin poi che si
facesse prestar loro giuramento, precauzione solitamente riservata solo ai parti
regali.
davvero un eccellente marito, se si preoccupa tanto per me! pensava
Giovanna, ascoltandolo.
Filippo ordin anche che, non appena fossero incominciate le doglie della
contessa di Poitiers, venissero subito chiuse le porte di palazzo Artois. Nessuno
avrebbe pi dovuto uscirne, eccetto una sola persona, incaricata di portare a lui
lannuncio della nascita.
Voi disse indicando la bella Beatrice dHirson che era presente al
colloquio. Dir al mio ciambellano di lasciarvi venire da me in qualunque
momento, anche durante le riunioni del consiglio. E, se io non sar solo, voi
mi comunicherete la notizia a bassissima voce e senza parlarne con nessun
altro se mio figlio sar un maschio. Mi fido di voi perch ricordo che voi mi
avete gi servito bene altre volte.
E pi ancora di quanto voi non pensiate, Monsignore replic Beatrice,
chinando leggermente il capo.
Mahaut gett unocchiata furibonda a Beatrice. Questa ragazza, con la sua
apparente indolenza, il suo finto candore e la sua vigilante sornioneria, le metteva
paura. Beatrice continuava a sorridere. E Giovanna se ne accorse, ma si guard dal
fare domande. Fra sua madre e la damigella di compagnia esistevano segrete
complicit su cui ella preferiva non indagare.
Preoccupata, la contessa di Poitiers volse gli occhi verso il marito. Ma costui
non si era accorto di nulla. Teneva la nuca appoggiata allo schienale e si era
improvvisamente addormentato, fulminato dal sonno delle vittorie. Sul suo volto
angoloso e solitamente severo, si era disegnata una maschera di premurosa
dolcezza, che ricordava il bimbo che Filippo era stato. Commossa Giovanna si
accost a lui con passo cauto e pos sulla sua fronte un leggerissimo bacio.

IX IL FIGLIO DEL VENERD

indomani il conte di Poitiers incominci a organizzare lassemblea del

venerd successivo. Sapeva che, se ne fosse uscito vincitore, nessuno avrebbe pi


potuto per parecchi anni opporsi al suo potere.
Invi pertanto messaggeri e corrieri per convocare, secondo gli accordi, tutte le
pi importanti personalit del regno, pi precisamente tutte quelle che si
trovavano a non pi di due giorni di cavallo, particolare questo che permetteva da
un lato di non prolungare allinfinito questa situazione ambigua e dallaltro di
evitare la presenza di alcuni grandi vassalli probabilmente ostili alle velleit di
Filippo, per esempio il conte di Fiandra e il re dInghilterra.
Intanto egli aveva affidato a Gaucher di Chtillon, a Mille di Noyers e a Raul
di Presles lincarico di preparare le norme per la reggenza da sottoporre
allapprovazione della assemblea. Ed essi, basandosi sulle decisioni gi
preventivamente approvate, stabilirono queste regole fondamentali: il conte di
Poitiers avrebbe amministrato i due regni col titolo provvisorio di reggente,
governatore e guardiano, percependo inoltre tutti i redditi regali. Se la regina
Clemenza avesse dato alla luce un figlio, costui sarebbe divenuto naturalmente il
re, e Filippo avrebbe tenuto la reggenza fino alla maggiore et del nipote. Ma, se
Clemenza avesse generato una figlia? Questa ipotesi avrebbe certamente portato
a una situazione terribilmente intricata. In questo caso, infatti, per diritto di
successione, la corona di Francia sarebbe spettata alla piccola Giovanna di Navarra,
primogenita del Testardo. Ma costei era veramente figlia del defunto re? Era
questa una domanda che assillava tutta la corte e tutto il regno. Senza gli amori
della Torre di Nesle, senza lo scandalo e la sentenza di Pontoise, i diritti di questa
bambina sarebbero stati fuori discussione, ed ella, in assenza di un erede maschio,
avrebbe dovuto necessariamente diventare regina di Francia. Ma pesavano su di lei
gravi sospetti, cui aveva soprattutto dato corpo Carlo di Valois, negoziando il
secondo matrimonio di Luigi X; e Filippo non manc in questa occasione di

trame partito. Laccostamento cronologico fra linizio degli amori adulterini di


Margherita e la nascita di Giovanna era significativo. Ed altrettanto significativa era
lantipatia che Luigi aveva mostrato per questa bimba, tenendola sempre lontana
da s. Non aveva dunque probabilmente tutti i torti chi mormorava a questo
proposito:
la figlia di Filippo dAunay.
Cos lo scandalo della Torre di Nesle che doveva, deformato con il trascorrere
degli anni dalla fantasia popolare, diventare una sorta di mitica leggenda, una
storia damore, di vizio, di delitti e di orrori, questo banalissimo caso dadulterio,
poneva nella sua realt effettiva un grave problema dinastico a soli due anni dal
clamoroso divampare dello scandalo, e stava per modificare il naturale corso della
monarchia francese.
Qualcuno aveva proposto di decidere fin dora di affidare la corona al figlio di
Clemenza, indipendentemente dal sesso del nascituro.
Filippo di Poitiers accolse freddamente questo suggerimento e seppe trovare
buoni argomenti per rifiutarlo. Bench i sospetti su Giovanna di Navarra avessero
solide basi, non esisteva per alcuna prova definitiva e indubbiamente n la
madre di Margherita, la vecchia Agnese, duchessa madre di Borgogna, n suo
figlio Eudes IV, il duca attuale, avrebbero mai accettato una brutale offesa ai diritti
della nipote. Tutti i nemici del potere centrale, primo fra tutti il conte di Fiandra,
ne avrebbero certamente approfittato per scegliersi la parte meglio confacente ai
propri personali interessi. Si sarebbe dunque corso il rischio di aprire in Francia
una guerra civile, una guerra fra le due regine.
In questo caso dichiar Gaucher di Chtillon la cosa migliore sarebbe
un decreto che impedisse alle donne di salire sul trono. Ci sar certamente
qualche antica consuetudine che potr dare un fondamento giuridico a una
simile legge.
Purtroppo, cognato replic Mille di Noyers ho gi avuto anchio la
stessa idea e ho fatto fare delle ricerche; ma senza alcun risultato.
E fatene fare delle altre! Mettete alla frusta i vostri amici, gli esperti
dellUniversit e del Parlamento. Sono individui ben capaci di trovare, se
vogliono, giustificazioni tradizionali a qualunque legge, nel senso loro richiesto.
Possono risalire a Clodoveo per dimostrare perch si debba tagliarvi la testa,
arrostirvi in piedi, o semplicemente evirarvi.
In effetti disse Mille non ho fatto fare ricerche in epoche cos antiche.
Ho solo indagato sulle usanze regie dai tempi del grande Ugo. Bisognerebbe
risalire ancor pi indietro, ma comunque difficile scoprire qualcosa entro

venerd.
Ostinato e misogino come ogni militare che si rispetti, il connestabile,
irrigidendo le mascelle e raggrinzando quegli occhietti da testuggine, cos
continu:
In verit, sarebbe davvero pazzia permettere a una donna di salire sul trono!
Ve limmaginate voi una dama o una damigella comandare gli eserciti, lei,
impura ogni mese e gravida ogni anno? E tener testa ai vassalli, quando non
neppure capace di far tacere i propri impulsi naturali? No, io non accetter mai
una tal soluzione, e preferirei, in un caso del genere, restituire la mia spada.
Messeri, ascoltate queste parole: la Francia un paese troppo nobile per finire
in mano a una donna, per essere sottomesso a una femmina. I gigli non filano!
Questultima formula, anche se non le fu dato immediatamente grande rilievo,
impression molto tutti i presenti e venne largamente sfruttata in futuro18.
Filippo di Poitiers fin per approvare una dichiarazione piuttosto tortuosa, che
rimandava qualunque decisione a data da destinarsi.
Facciamo in modo disse di impostare il problema, ma senza proporre
alcuna soluzione. E confondiamo un poco le cose, in modo che ciascuno possa
vedervi apparentemente favoriti i propri interessi.
Se dunque la regina Clemenza avesse partorito una figlia, Filippo avrebbe
tenuto la reggenza fino alla maggiore et di Giovanna, la prima delle sue nipoti.
Soltanto allora si sarebbe deciso a chi affidare la corona, o ad ambedue le
principesse assegnando a una la Francia e allaltra la Navarra, o a una di loro, che
avrebbe cos conservato ambedue i regni, o a nessuna, nel caso che ambedue le
principesse avessero rinunciato ai propri diritti o che lassemblea dei pari avesse
stabilito che le donne non possono regnare sulla Francia. In questo caso la corona
sarebbe spettata al pi prossimo parente maschio dellultimo re e cio a Filippo.
Cos per la prima volta egli presentava ufficialmente la propria candidatura,
sottomettendola per a tanti preliminari, da apparire praticamente come
uneventuale soluzione di compromesso e darbitrato.
Questo regolamento, sottoposto a ognuno dei pi influenti baroni del partito di
Filippo, ricevette unanimi approvazioni.
Soltanto Mahaut si mostr stranamente reticente davanti a un progetto che, in
effetti, preparava lascesa di suo genero e di sua figlia al trono di Francia. Cera
qualcosa in quel documento che non le piaceva.
Non potreste dire semplicemente disse se le due principesse
rinunciassero ai propri diritti evitando cos di lasciar decidere allassemblea
dei pari se le donne sono o no in grado di regnare?

Eh, madre replic Filippo in questo caso esse non rinuncerebbero. La


Camera dei pari, di cui anche voi fate parte, la sola assemblea cui sia possibile
ricorrere. In origine, anzi, spettava a loro eleggere il re, come spetta ai cardinali
nominare il papa e ai palatini limperatore, e fu cos che essi scelsero Ugo,
nostro antenato, che era allora duca di Francia. E se ora non eleggono pi,
questo dovuto soltanto al fatto che negli ultimi tre secoli i nostri re hanno
sempre avuto dei discendenti diretti a cui lasciare il trono19.
Capita davvero a proposito il ripristino di questa antica tradizione!
replic Mahaut. Col vostro regolamento, riuscirete soltanto a rinfocolare le
pretese di mio nipote Roberto. Scommetto che se ne varr al pi presto per
cercare di riprendermi la mia contea.
Ormai ella non pensava dunque alla Francia, ma alla sua lite per la successione
dArtois.
Usanza di regno, non usanza di feudo, madre mia. E vi sar pi facile
conservare la contea se vostro genero diventer re che non valendovi di certe
sottigliezze giuridiche.
Mahaut cedette, anche se tuttaltro che convinta.
Vedi la gratitudine dei generi disse poco pi tardi a Beatrice dHirson.
Una gli avvelena un re per agevolare la loro carriera ed essi si mettono subito
ad agire di testa propria, senza tener conto di nulla.
Il fatto , signora, che egli non sa assolutamente quanto vi deve, e ignora in
che modo il nostro sovrano Luigi sia andato allaltro mondo.
Ed indispensabile che egli non lo sappia mai, mio Dio!
esclam Mahaut, affrettandosi a toccare, attraverso la veste, la reliquia di san
Druon, come sempre faceva quando parlava dei propri delitti. Era suo fratello,
in fondo. E poi Filippo ha una strana tendenza per la giustizia. Perci sta zitta,
mi raccomando, sta zitta!
In quegli stessi giorni Carlo di Valois, spalleggiato da Carlo della Marche e da
Roberto dArtois, si dava molto da fare, dicendo a tutti e facendo ripetere
ovunque che sarebbe stata una pazzia affidare la reggenza al conte di Poitiers e
ancor pi considerarlo come il presunto erede. Filippo e sua suocera si erano fatti
troppo nemici e la morte di Luigi giovava troppo alle loro aspirazioni, adesso
apertamente confessate, per non venir loro attribuita. Valois invece offriva
solidissime garanzie e si presentava come la sola persona in grado di appianare le
molte difficolt cui il paese poteva andare incontro.
Egli era in ottimi rapporti con il re di Napoli e garantiva di risolvere qualunque
seccatura potesse sorgere da parte di Clemenza. Inoltre, egli era il solo membro

della famiglia reale che, nonostante le guerre, avesse mantenuto rapporti con il
conte di Fiandra. E, avendo combattuto per il papato romano, egli godeva della
fiducia dei cardinali italiani, senza i quali non sarebbe mai stato possibile
nominare un papa, nemmeno adottando vergognosi sistemi come quello di tener
prigioniero lintero conclave. Gli ex-Templari, infine, si sarebbero ricordati che lui
si era sempre opposto alla soppressione dellOrdine e, cos, anche su questo
problema, lex-imperatore di Costantinopoli avrebbe potuto essere molto utile al
regno.
Filippo, informato di questa campagna propagandistica, incaric i suoi familiari
di rispondere che era ben strano vedere lo zio del re che, per sostenere la propria
candidatura, cercava appoggio nei suoi rapporti damicizia con i principali nemici
del regno. Insomma, chi avesse voluto vedere il papa a Roma e la Francia
suddivisa fra Angioini, Fiamminghi e il risorto ordine del Tempio, non avrebbe
dovuto che offrire la corona al conte di Valois.
Queste cose succedevano prima del venerd prescelto per la riunione
dellassemblea. Avanti lalba del giorno fissato, Beatrice dHirson si present a
palazzo e fu subito fatta passare nella camera del conte di Poitiers. La ragazza
ansimava un poco, essendo arrivata di corsa da via Mauconseil. Filippo si lev a
sedere.
Maschio? domand.
Maschio, Monsignore, e molto ben fatto replic ammiccando Beatrice.
Filippo si vest in fretta e si precipit a palazzo Artois.
Le porte! Le porte! Che le porte restino chiuse! disse appena entrato in
casa. I miei ordini sono stati eseguiti?
Soltanto Beatrice uscita di qui? E allora, bisogna che nessun altro possa
uscire in tutta la giornata.
E infil di corsa la scala. Aveva completamente perduto quella rigidezza e
quella compostezza che erano generalmente parte integrante del suo personaggio.
La camera del parto era stata riccamente adornata, secondo le usanze delle
famiglie principesche. Arazzi dalto liccio, decorati di piante e di pappagalli, quei
begli arazzi dArtois di cui la contessa Mahaut era cos fiera, ricoprivano le pareti.
Il pavimento era cosparso di fiori, giaggioli, rose e margherite, che venivano
calpestati da tutti i presenti. La puerpera, pallidissima, con gli occhi lucidi e il viso
ancora atteggiato a unespressione di sofferenza, riposava in un grande letto
circondato da cortine di seta, sotto bianche lenzuola che scendevano a terra per la
lunghezza di unauna20. Nella stessa stanza cerano altri due lettini, circondati
anchessi da tende di seta e destinati il primo alla levatrice giurata e il secondo alla

bambinaia di turno.
Il giovane reggente si diresse immediatamente verso la culla e si chin
profondamente per meglio vedere quel bimbo che da lui era nato. Bruttissimo
eppure commovente, come ogni essere alle prime ore di vita, arrossato e rugoso,
con occhi cisposi, labbra bavose, e un piccolissimo ciuffo di capelli biondi sulla
punta di un cranio pelato, linfante dormiva ancora del suo sonno dembrione e,
in quelle fasce che lo avvolgevano strettamente fino alle spalle, sembrava una
minuscola mummia.
Eccolo qui, il mio piccolo Filippo21, che io ho tanto desiderato e che sembra
arrivato in un momento cosi propizio disse il conte di Poitiers.
Soltanto allora egli si accost alla moglie, la baci sulle guance e le disse con
profonda gratitudine:
Grazie infinite, mia cara, grazie infinite. Voi mi avete dato una grande gioia
e siete riuscita a cancellare definitivamente dalla mia mente il ricordo dei nostri
passati dissensi.
Giovanna prese la mano del marito, se la port alle labbra e se la pass sul viso.
Dio ci ha benedetti, Filippo mormor. Dio ha benedetto il nostro
incontro dello scorso autunno.
Ella portava ancora le collane di corallo.
La contessa Mahaut, con le maniche rimboccate su avambraccia fittamente
pelose, assisteva alla scena da trionfatrice. E si batt con energia un colpo sul
ventre.
Eh, figlio mio! disse. Cosa vi avevo detto? Sono ventri fecondi quelli
dArtois e di Borgogna!
Ne parlava come dei pregi di una cavalla di razza.
Filippo si era riavvicinato alla culla.
Non sarebbe possibile togliergli queste bende? domand. Vorrei
poterlo vedere meglio!
Monsignore rispose la levatrice, non sarebbe consigliabile. Le membra
dei neonati sono molto sottili e devono rimanere legate il pi possibile per
rinforzarsi e per non torcersi. Ma non abbiate paura, Monsignore, lo abbiamo
unto con sale e miele e avvolto di rose macinate per togliergli di dosso quel
liquido viscoso. Inoltre abbiamo passato allinterno della sua bocca un dito
intriso di miele per dargli appetito e per rendere pi dolce il suo cibo.
Insomma, potete esser certo che abbiamo gran cura di lui.
E anche della vostra Giovanna, figlio mio aggiunse Mahaut. Lho fatta
ungere con unguento mescolato con sterco di lepre per restringerle il ventre

secondo le ricette di messer Arnaldo di Villeneuve.


Ella voleva cos tranquillizzare il genero sulle qualit dei suoi futuri piaceri.
Ma, madre disse la puerpera, credevo fosse una ricetta contro la
sterilit.
S, ma lo sterco di lepre va sempre bene replic la contessa.
Filippo continuava a contemplare lerede.
Non trovate che assomigli molto a mio padre, al grande re? Ne ha la fronte
disse e anche il mento
Pu anche darsi rispose Mahaut. Ma, a essere sincera, mi par di
scorgere nei suoi lineamenti qualcosa del mio povero Ottone Gli auguro di
avere la forza danimo e il vigore fisico di ambedue i suoi nonni!
soprattutto a voi, Filippo, che vostro figlio assomiglia mormor
Giovanna.
Il conte di Poitiers si rialz soddisfatto.
Credo che ora, madre disse, voi capirete meglio i miei ordini, e
soprattutto le ragioni per le quali vi ho chiesto di tener chiuse le porte.
Nessuno deve per ora sapere che ho un figlio, altrimenti si potrebbe sostenere
che sto preparando un codice di successione al fine di trasmettere a lui il trono
dopo la mia morte, qualora Clemenza non desse alla luce un maschio. In
questo caso molti, primo fra tutti mio fratello Carlo, non sarebbero per nulla
contenti di veder svanire cos ogni loro speranza. Se volete dunque che questo
bimbo abbia un giorno la possibilit di diventare re, non parlate di lui con
nessuno dei presenti allassemblea.
Oh, gi che c lassemblea! Questo signorino me la faceva quasi scordare
esclam Mahaut, accennando con la mano verso la culla. dunque
tempo che io mi prepari e che mangi qualcosa per essere pi pronta a
combattere. Mi sono svegliata troppo presto e mi sento lo stomaco vuoto
Beatrice! Beatrice!
Batt le mani e ordin un pasticcio di luccio, uova lesse, formaggio bianco e
piccante, marmellata di noci, pesche, e vino bianco di Chteau-Chalon.
venerd disse: devo mangiare di magro.
Il sole, comparendo sui tetti della citt, inond di luce quella famiglia felice.
Mangia qualcosa anche tu disse Mahaut alla figlia.
Il pasticcio di luccio non dovrebbe farti male.
Filippo si alz per andare a completare i preparativi in vista della riunione
ormai imminente.
Mia cara, oggi non verr nessuno a congratularsi con voi disse a

Giovanna, indicandole i cuscini disposti a semicerchio intorno al letto per


accogliere i visitatori. Ma domani ci sar un mucchio di gente.
Poi, mentre stava avviandosi alluscita, Mahaut lo prese per una manica.
Figlio mio disse; pensate anche a Bianca che si trova tuttora a
Chteau-Gaillard. In fondo, la sorella di vostra moglie.
Ci penser, ci penser. Vedr di migliorare la sua sorte.
E sallontan, portando attaccato alla suola uno dei giaggioli che coprivano il
pavimento.
Mahaut richiuse la porta.
Su, bambinaie disse, cantate un poco!

X LASSEMBLEA DELLE TRE DINASTIE

ai suoi appartamenti la regina Clemenza poteva udire il grande

trambusto provocato dallarrivo allassemblea dei pi alti baroni e dei principali


dignitari, nonch un confuso tumultuare di voci nei cortili e sotto le volte.
I quaranta giorni di isolamento cui ella aveva dovuto sottostare in segno di lutto
erano finiti il giorno innanzi, e Clemenza aveva ingenuamente creduto che la
data della riunione fosse stata fissata in modo da permettere a lei di presiedervi.
Si era preparata a questa solenne riapparizione in pubblico con interesse,
curiosit e malcelata impazienza: da qualche giorno le pareva di aver ritrovato la
gioia di vivere. Ma allultimo momento i medici riuniti a consulto, presenti
anche i clinici di fiducia del conte di Poitiers e della contessa Mahaut, le
avevano proibito questa fatica, giudicandola troppo pericolosa per le condizioni
di salute della regina.
Nessuno si oppose a questa decisione, perch nessuno aveva interesse a
sostenere i diritti di Clemenza a diventar reggente, fosse pure in collaborazione
con qualcun altro. Anche se, compiendo ricerche nella storia, qualcuno doveva
aver riesumato la vicenda di Anna di Russia, vedova di Enrico I, la quale aveva
governato il paese col cognato Baldovino di Fiandra per quellindelebile qualit a
lei conferita dalla consacrazione o, in tempi assai meno remoti, la storia della
regina Bianca di Castiglia, ancora ben viva nella memoria di tutti22.
Ma il Delfino del Viennese, pur essendo cognato di Clemenza e quindi il
meglio indicato a sostenerne i diritti, si era risolutamente schierato dalla parte di
Filippo, soprattutto da quando era stato concluso fra loro un contratto di
matrimonio per i rispettivi figli.
E neppure Carlo di Valois, che si era sempre proclamato il grande protettore
della nipote, volle compromettersi per lei, anche perch troppo occupato a
lavorare per se stesso.
Il duca di Borgogna, infine, che era venuto a Parigi soltanto, come da un mese

andava ripetendo, per riabilitare la memoria della sorella Margherita e per


vendicarne la morte, era ovviamente assai contrario a Clemenza.
E poi ella era rimasta troppo poco tempo sul trono per potersi far conoscere e
guadagnarsi lappoggio dei grandi baroni, ormai inclini a considerarla lultima
superstite di un regno breve, torbido e, sotto molti aspetti, funesto.
Non ha portato fortuna al regno dicevano, quando parlavano di lei.
Cos Clemenza, che agli occhi dei Francesi esisteva ancora come futura madre,
non era ormai pi considerata da nessuno la regina.
Confinata in unala del palazzo, ella sentiva le voci diminuire lentamente
dintensit: lassemblea stava per iniziare la propria riunione a porte chiuse nella
sala del Gran Consiglio. Mio Dio, mio Dio pensava Clemenza; perch
non sono rimasta a Napoli? E prese a singhiozzare, ripensando alla lontana
infanzia, al mare azzurro, a quel popolo fracassone, ardente e generoso, sempre
pronto a intenerirsi sul dolore altrui, a quel suo popolo che sapeva davvero amare.
Intanto, nel salone, Mille di Noyers stava leggendo le norme per la successione
al trono.
Il conte di Poitiers aveva preso cura di non circondarsi dei segni esteriori della
regale dignit. Il suo seggio era situato in mezzo a una predella, ma egli si era
rifiutato di farlo sormontare da un baldacchino. E lui indossava un abito di stoffa
scura, completamente privo di ornamenti, bench ormai il periodo di lutto
ufficiale fosse finito. Aveva laria di dire: Messeri, siamo riuniti qui per lavorare.
Il solo segno di distinzione era costituito dai tre agenti mazzieri che lo avevano
preceduto allingresso e che ora stavano in piedi dietro la sua seggiola. Filippo,
insomma, pareva adempiere alle funzioni della sovranit, senza tuttavia
considerarsene investito. Ma aveva preparato con particolare accuratezza la
sistemazione della sala, fissando un posto per ognuno dei presenti, secondo un
cerimoniale, rigido e arbitrario a un tempo, che non aveva mancato di stupire un
po tutti e che ricordava da vicino i metodi di Filippo il Bello.
Il conte di Poitiers aveva fatto sedere alla propria destra Carlo di Valois e subito
dopo Gaucher di Chtillon: cos egli poteva controllare le reazioni delleximperatore titolare di Costantinopoli e isolarlo dai suoi fedeli. Filippo di Valois era
infatti relegato sei posti pi in l del padre, e alla sinistra di costui il reggente
aveva fatto installare lo zio Luigi dEvreux, che aveva a sua volta a fianco il conte
Carlo della Marche; Filippo impediva cos ai due Carli di mettersi daccordo fra
loro nel corso della seduta e di rimangiarsi la parola che gli avevano data qualche
giorno prima.
Ma il principale oggetto delle attenzioni del conte di Poitiers era evidentemente

il cugino Eudes di Borgogna, sistemato in modo che lui poteva sempre seguirlo
con gli occhi e per di pi affiancato dalla contessa Mahaut e dal delfino del
Viennese.
Filippo sapeva infatti che il duca avrebbe parlato in nome della madre, la
duchessa Agnese, cui il fatto di essere lultima figlia di Luigi IX conferiva, anche
se lontana, un enorme prestigio fra quei baroni. Tutto ci che era legato al
ricordo del re santificato, del difensore della cristianit, delleroe di Tunisi, tutto
ci che la sua mano aveva accarezzato, era indiscusso oggetto di venerazione; tutte
le persone ancor vive che lo avevano visto, che avevano udito le sue parole o
erano state fatte segno del suo affetto, assumevano immediatamente dignit di
personaggi sacri.
Sarebbe perci bastato a Eudes di Borgogna dire: Mia madre, figlia di messer
san Luigi, che la bened sulla fronte prima di andare a morire fra gli infedeli
per commuovere tutti i presenti.
Cos, per sventare questo pericolo, Filippo aveva fatto comparire a proprio
vantaggio unaltra figura suggestiva e del tutto inattesa: Roberto di Clermont,
laltro superstite fra gli undici figli del santo, il sesto, lultimo dei maschi. Visto che
era necessaria la cauzione di San Luigi, il conte di Poitiers si era affrettato a
procurarsela.
La presenza di Roberto, conte di Clermont, aveva qualcosa di miracoloso,
anche perch lultima delle sue scarse comparse a corte risaliva a pi di cinque
anni prima; quasi nessuno ricordava pi che egli fosse ancora vivo e chi
accennava a lui lo faceva soltanto a bassa voce.
Il prozio Roberto era pazzo da quando, appena ventiquattrenne, aveva ricevuto
un colpo di mazza sulla testa. Si trattava di una forma di pazzia furiosa ma
saltuaria, con lunghi periodi di serenit che avevano permesso a Filippo il Bello di
servirsi talvolta di lui per missioni a carattere decorativo. Il conte di Clermont non
era infatti pericoloso per quello che diceva, anche perch parlava pochissimo, ma
per quello che poteva fare. Le sue crisi scoppiavano infatti improvvise e lo
scagliavano, con la spada in pugno, contro i suoi familiari, animato da un odio
violento e da unatroce furia omicida23. Era allora un ben penoso spettacolo vedere
un signore di cos nobile schiatta e di cos bella apparenza (a sessantadue anni
egli aveva ancora un aspetto maestoso) spaccare i mobili, tagliare a pezzi gli arazzi
e inseguire le donne di servizio, scambiandole per i suoi avversari di torneo.
Il conte di Poitiers lo aveva fatto sedere sullaltro lato della predella, proprio di
fronte al duca di Borgogna e nelle immediate vicinanze di una porta. Due
colossali scudieri stavano poco distanti, pronti a bloccarlo al minimo allarme. Ed

egli volgeva intorno uno sguardo sprezzante, assente e annoiato, che sostava ogni
tanto su un viso con la dolorosa inquietudine provocata da un ricordo troppo
confuso, per spegnersi poi quasi subito. Tutti lo guardavano e si sentivano un po
a disagio.
Accanto al demente sedeva suo figlio, Luigi I di Borbone, che era zoppo, cosa
che gli aveva impedito di attaccare in battaglia, ma non di fuggire, come aveva
dimostrato a Courtrai. Sciamannato, vigliacco e storpio, Borbone aveva per il
cervello lucido, e lo aveva dimostrato anche stavolta schierandosi dalla parte di
Filippo di Poitiers.
Da questo mirabile ceppo, debole nella testa e nelle gambe, doveva aver origine
la lunga schiatta dei Borboni.
Cos, in questa assemblea del 16 luglio 1316 si trovarono riuniti i tre rami
capetingi che dovevano regnare sulla Francia nei cinque secoli seguenti. Le tre
dinastie stavano luna di fronte allaltra, chi ormai alla fine, chi ancora allinizio:
quella dei Capetingi diretti, che si sarebbe presto estinta con Filippo di Poitiers e
con Carlo della Marche; quella dei Valois, che le sarebbe succeduta con il figlio di
Carlo e che avrebbe portato sul trono tredici re; e quella dei Borboni, che sarebbe
salita al trono soltanto allestinzione dei Valois, quando ancora una volta sarebbe
stato necessario risalire alla discendenza di san Luigi per scegliere il nuovo
monarca. E ogni rottura di dinastia sarebbe stata accompagnata da guerre
spossanti e disastrose.
Per una combinazione, come sempre sbalorditiva, fra le azioni degli uomini e
gli imprevisti del destino, la storia della monarchia francese, con le sue grandezze
e le sue tragedie, doveva partire proprio da quelle norme di successione che
messer Mille di Noyers, legista, stava allora finendo di leggere.
Allineati sulle panche o appoggiati ai muri, i baroni, i prelati, i dottori del
parlamento e i delegati della borghesia parigina avevano ascoltato con attenzione.
Io ho un figlio; ho un figlio ed essi lo sapranno soltanto domani pensava il
conte di Poitiers, convinto di aver lavorato soltanto per se stesso e per il proprio
rampollo. E si prepar a sostenere linevitabile attacco del duca di Borgogna.
Lassalto venne invece da unaltra parte.
Cera un uomo, fra i presenti a questa assemblea, che niente poteva mettere a
tacere, un uomo che non dava importanza al denaro col quale era stato pagato il
suo appoggio, che non si lasciava impressionare dalla nobilt del sangue essendo
egli di grandissima famiglia, e che non cedeva alla forza fisica, potendo con le sue
sole braccia mettere a terra un cavallo; un uomo sul quale nessun intrigo poteva
far presa se non quelli che egli stesso architettava, e sul quale nemmeno lo

spettacolo della pazzia poteva fare impressione. Questo personaggio era Roberto
dArtois. E fu lui che, non appena Mille di Noyers ebbe finito di leggere, si alz
per attaccare battaglia, senza essersi messo daccordo con nessuno.
Siccome quel giorno tutti facevano mostra della propria famiglia, Roberto
dArtois aveva portato con s la madre, Bianca di Bretagna, una donnina dal viso
sottile, dai capelli bianchi e dalle membra fragili, che pareva continuamente
stupirsi di aver potuto dare alla luce un simile meraviglioso gigante.
Piantato sui suoi rossi stivali e con le dita infilate in una cintura dargento,
Roberto dArtois incominci:
Sono davvero sbalordito, messeri, che ci si vengano a presentare nuove
norme di successione, evidentemente preparate per loccasione, quando ne
esistevano altre, dettate dal nostro ultimo re.
Tutti gli sguardi si volsero verso il conte di Poitiers e alcuni dei presenti si
domandarono inquieti se per caso Luigi X non avesse lasciato un testamento e se
questo documento non fosse stato fatto scomparire.
Non capisco, cugino disse Filippo di Poitiers, di quali norme voi
vogliate parlare. Voi eravate presente allagonia di mio fratello come molti altri
signori che sono qui, ma nessuno mi ha mai detto che egli abbia espresso
alcuna volont su questa questione.
Perdonate, cugino replic Roberto in tono leggermente beffardo, ma
quando io dico il nostro ultimo re non voglio alludere a vostro fratello Luigi
il Decimo, che Dio lo abbia in gloria! ma a vostro padre, il nostro
amatissimo sire Filippo che Dio abbia in gloria anche lui! Ora il re Filippo
aveva deciso, scritto, e fatto giurare dai suoi pari che, se lui fosse morto prima
che suo figlio fosse arrivato a unet tale da poter assumere il governo del
paese, le funzioni di re e la carica di reggente sarebbero passate a suo fratello,
monsignor Carlo, conte di Valois. Perci, cugino, visto che da allora non stata
fissata alcuna nuova norma, credo sia questa quella che noi dobbiamo
applicare.
La piccola Bianca di Bretagna approvava con cenni del capo, sorrideva con la
sua bocca sdentata e volgeva intorno gli occhi lucidi e vivaci, per invitare i vicini
ad approvare lintervento di suo figlio. Ogni parola pronunciata da quel
fracassone, ogni processo sostenuto da quellattaccabrighe, ogni violenza, stupro o
mascalzonata commessa da quel cattivo soggetto, venivano sempre da lei approvati
e considerati belle manifestazioni di un prodigioso dinamismo. Ella ricevette, in
questa occasione, il muto consenso, appena un battito di palpebre, del conte di
Valois.

Filippo di Poitiers, leggermente chino sul bracciolo della propria poltrona,


agit leggermente la mano.
Sono contento, Roberto, sono contento disse di vedere cos pronto
oggi a rispettare le volont di mio padre, proprio voi che, quando lui era vivo,
obbedivate con tanta mala voglia alle decisioni della sua giustizia.
Evidentemente, cugino con let state diventando migliore! Ma, state tranquillo.
proprio la volont di mio padre che noi abbiamo voluto rispettare. Non
vero, zio? aggiunse poi rivolgendosi al conte dEvreux.
Luigi dEvreux che da sei settimane assisteva esasperato alle manovre del
fratellastro Valois e del cognato dArtois, non rinunci al piacere di rimbeccarli.
Le norme che voi, Roberto, ci avete ricordato valgono per il principio cui si
ispirano, ma non per la persona cui si riferiscono. Se infatti, fra cinquanta o
centanni, la corona dovesse nuovamente trovarsi in un simile frangente, non ci
si rivolger, io penso, a mio fratello Carlo per affidargli la reggenza del
regno anche se gli auguro di vivere molto a lungo. E insomma proruppe
poi, con un vigore inconsueto in un uomo tranquillo come lui, Dio non ha
creato Carlo perch egli si slanci su qualunque trono, non appena esso venga a
trovarsi vacante. Se dunque la reggenza spetta al fratello maggiore del defunto
re, la designazione di Filippo a tutti ovvia, ed per questo che laltro giorno
noi gli abbiamo reso omaggio. Vi prego pertanto di non rimettere in
discussione problemi da tempo risolti.
Chi credeva che queste parole sarebbero bastate a domare Roberto, lo
conosceva poco. Egli si fece avanti di due passi e abbass leggermente il capo
esponendo la nuca ai raggi del sole che penetravano attraverso le vetrate. La sua
ombra si allungava minacciosa sul pavimento fino ai piedi del conte di Poitiers.
Le disposizioni di re Filippo continu dArtois non dicevano nulla
delle principesse, non le autorizzavano a rinunciare ai propri diritti e non
permettevano alla Camera dei pari di decidere se esse fossero o meno atte a
regnare.
Queste parole suscitarono limmediata approvazione dei signori di Borgogna, e
lo stesso Eudes esclam:
Ben detto, cugino, stavo per alzarmi e dire anchio le stesse cose.
Di nuovo Bianca di Bretagna volse intorno i suoi occhietti vivaci. Intanto il
connestabile aveva incominciato ad agitarsi. Stava borbottando, segno questo, per
chi lo conosceva bene, di un imminente scatto di collera.
Da quando continu il duca di Borgogna alzandosi in piedi si
introdotta questa novit nelle nostre leggi? Da ieri, immagino! Da quando in

qua le ragazze, in mancanza di maschi, devono essere private dei possedimenti


e delle corone del proprio padre?
Subito si alz in piedi anche il connestabile.
Da quando, messer duca disse poi con calcolata lentezza una certa
bimba non d pi al regno la garanzia di esser nata proprio da quel padre di
cui si vorrebbe proclamarla erede. Sappiate una buona volta quello che tutti
dicono e che lo stesso cugino Valois ci ha tante volte ripetuto in consiglio
ristretto. La Francia un paese troppo bello e troppo grande, messer duca, per
potere, senza precisa deliberazione dei pari, affidarne la corona a una
principessa di cui nessuno sa se ella figlia di re o figlia di scudiero.
Segu una lunga, terribile pausa. Eudes di Borgogna era impallidito. Il suo
consigliere, Guglielmo di Mello, messogli accanto dalla duchessa Agnese, gli
sussurrava allorecchio parole che egli non udiva. Tutti pensarono che si sarebbe
scagliato contro Gaucher di Chtillon che lo stava aspettando a pi fermo con il
torso leggermente chinato in avanti e i pugni stretti. Anche se il connestabile aveva
trentanni pi del suo avversario e se costui lo superava di unintera testa, Gaucher
non aveva paura di lui e da una lotta sarebbe uscito certamente vincitore. Il duca
di Borgogna prefer dunque sfogare la propria ira a parole e rivolgersi a Carlo di
Valois.
Cos siete stato voi, Carlo esclam, voi che avete chiesto in moglie
laltra mia sorella per il vostro primogenito, a darvi tanto da fare per disonorare
una morta?
Eh, compare disse Valois, se si parla di disonorare, vi garantisco che
la regina Margherita - che Dio le perdoni i suoi peccati - non aveva bisogno
del mio aiuto!
E aggiunse sottovoce al connestabile:
Che bisogno avevate di fare il mio nome?
E voi, cognato? continu Eudes, prendendosela ora con Filippo di
Valois. Approvate anche voi gli insulti che si stanno rivolgendo alla mia
famiglia?
Filippo di Valois, che si trovava vicinissimo a lui, impacciato dalla sua alta
statura, e che cercava invano con gli occhi un consiglio del padre, si limit ad
alzare le braccia in un gesto dimpotenza e a dire:
Dovete ammettere, fratello, che lo scandalo era clamoroso!
Lassemblea incominci ad agitarsi. Dal fondo della sala giungevano rumori di
dispute fra persone convinte che Giovanna fosse davvero bastarda e altre che
credevano alla legittimit della sua nascita. Carlo della Marche, un po a disagio e

piuttosto pallido, teneva la testa bassa ed evitava gli sguardi altrui, come sempre
faceva quando il discorso cadeva su questa vergognosa faccenda. Margherita
morta ed morto anche Luigi pensava, ma mia moglie Bianca ancora
viva e io continuo a portare sulla fronte i segni del mio disonore.
In questo stesso momento, il conte di Clermont, cui nessuno aveva pi badato,
incominci ad agitarsi.
Io vi sfido, Messeri, vi sfido tutti! grid lultimo figlio di san Luigi,
balzando in piedi.
Pi tardi, padre mio, pi tardi andremo al torneo disse Luigi di
Borbone, che intanto faceva cenno ai due giganteschi scudieri di avvicinarsi e
di tenersi pronti.
Roberto dArtois contemplava con un certo orgoglio il tumulto che le sue
parole avevano scatenato.
E il duca di Borgogna, nonostante gli sforzi di Guglielmo di Mello che lo
esortava a indirizzare altrove la propria ira, continuava a urlare contro Carlo di
Valois:
Mi auguro anchio, Carlo, che Dio perdoni a Margherita i suoi peccati, se
pure ella ne ha mai commessi disse; ma non mi auguro affatto che Egli
perdoni ai suoi assassini.
Voi date credito a menzognere calunnie, Eudes replic Valois. Sapete
bene che vostra sorella morta di rimorsi nella sua prigione.
Ma, a ogni buon conto, lanci unocchiata a Roberto dArtois per accertarsi
che costui non si tradisse.
Soltanto allora, quando ormai fra il conte di Valois e il duca di Borgogna era
venuta a crearsi una profonda inimicizia, tale da impedir loro, almeno per
parecchio tempo, di far causa comune contro di lui, Filippo di Poitiers tese le
mani come se desiderasse metter pace.
Ma Eudes non voleva saperne di pace: non era venuto li per questo, anzi!
Per questoggi ho sentito abbastanza insulti contro la Borgogna disse.
E vi faccio sapere, cugino, che non vi riconosco come reggente e che sosterr
ancora davanti a tutti i diritti di mia nipote Giovanna.
E, facendo cenno ai baroni borgognoni di seguirlo, egli abbandon la sala.
Miei signori, messeri disse il conte di Poitiers; era precisamente
questo che i nostri legisti avevano voluto evitare, rimandando a pi tardi, se
necessario, e al consiglio dei pari, lincarico di decidere sulla eventuale ascesa al
trono di una donna. Se infatti la regina Clemenza desse alla luce un maschio,
tutte queste discussioni non avrebbero pi ragione di essere.

Roberto dArtois era sempre di fronte a Poitiers, con le mani ai fianchi.


Vedo, dunque, cugino esclam che ormai, secondo le leggi di
Francia, viene messo in discussione il diritto di successione delle donne.
Domando pertanto che mi venga restituita la contea dArtois, indebitamente
affidata a mia zia Mahaut, ben nota per aver corpo di femmina, come molti
baroni qui presenti potrebbero testimoniare. E, finch non avrete reso giustizia
alle mie richieste, io mi rifiuter di comparire al vostro cospetto.
Dopo di che si diresse verso la porta laterale, seguito dalla madre che gli
trotterellava dietro, orgogliosa di lui e di se stessa.
La contessa Mahaut fece un gesto verso Poitiers con laria di dirgli: Ve lavevo
detto, io!
Prima di uscire, Roberto, passando alle spalle del conte di Clermont, gli
mormor allorecchio con estrema perfidia:
Alle lance, cugino, alle lance!
Tagliate le funi! Urlate battaglia!24 strill Clermont, levandosi in piedi.
Porco maledetto, che il diavolo ti prenda grid Luigi di Borbone a
Roberto.
E poi, rivolgendosi al padre:
Rimanete ancora con noi. Le trombe non hanno ancora suonato.
Ah, non hanno ancora suonato? Ebbene, che suonino. Si sta facendo tardi
disse Clermont.
E aspettava con lo sguardo immoto e con le braccia larghe.
Zoppicando, Luigi di Borbone si avvicin al conte di Poitiers e lo invit
sottovoce ad affrettare le cose. Filippo approv con un cenno del capo.
Allora Borbone ritorn presso linfermo e gli prese la mano dicendo:
Lomaggio, padre; il momento.
Ah, s, lomaggio!
Poi lo zoppo accompagn il folle e insieme attraversarono la predella.
Messeri disse Luigi di Borbone: ecco qui mio padre, il pi vecchio
dei discendenti di San Luigi, che approva le norme fissate in ogni particolare,
riconosce messer Filippo come reggente e gli giura fedelt.
S, Messeri, s disse Roberto di Clermont.
Filippo sudava freddo: temeva per quello che il prozio avrebbe potuto dirgli.
Mi chiamer Signora e chieder la mia sciarpa.
Ma Clermont continuava il suo discorso.
Vi riconosco, Filippo, come il pi indicato per diritto e come il pi saggio.
Che lanima santa di mio padre vegli dal cielo su di voi e vi aiuti a mantenere

la pace nel regno e a difendere la nostra santa fede.


Un movimento di felice sorpresa percorse i presenti. Ma che aveva in testa
questuomo che passava cos, senza transizione, dalla follia alla ragione, dal
ridicolo al sublime?
Roberto di Clermont singinocchi con estrema lentezza e con estrema
solennit davanti al pronipote e tese le mani; quando si alz e si volt, dopo
labbraccio, i suoi enormi occhi azzurri erano pieni di lacrime.
Tutta lassemblea si lev in piedi e tribut una lunga ovazione ai due principi.
Filippo venne cos riconosciuto reggente da tutto il regno, eccezion fatta per
una provincia, la Borgogna, e per un uomo, Roberto dArtois.

XI I FIDANZATI GIOCANO A RINCORRERSI

e grandi assemblee baronali avevano almeno un punto in comune con

le moderne conferenze diplomatiche internazionali. Il partecipante che aveva


abbandonato con grande fragore la sala della seduta, per protestare contro una
decisione da lui giudicata iniqua, era pronto ad accettare, beninteso se qualcuno lo
avesse un pochettino pregato, di cenar poi alla stessa tavola dei suoi avversari. Cos
fece anche il duca di Borgogna, cui Filippo aveva inviato un messaggero per
esprimergli il proprio rammarico per lincidente di quel mattino, rinnovargli
espressioni di affetto e ricordargli quanto egli desiderasse la sua presenza al
banchetto.
La cena era stata organizzata nel castello di Vincennes, le cui condizioni il
reggente aveva voluto esaminare prima di restituirlo a Clemenza, e dove aveva
fatto portare tutti i mobili indispensabili al convito. La corte dunque si trasfer qui
e si sedette, davanti a tavole coperte da grandi tovaglie bianche, fra lalto e il basso
vespro, vale a dire verso le cinque del pomeriggio.
La presenza del duca di Borgogna rendeva ancor pi clamorosa lassenza di
Roberto dArtois.
Mio figlio si sentito male appena uscito da palazzo disse Bianca di
Bretagna perch le cose che egli vi aveva udito lo hanno sconvolto.
Davvero Roberto si sentito male? disse Filippo di Poitiers. Mi
auguro che non abbia nulla di grave; e mi tranquillizza molto il veder voi per
niente inquieta.
Nessuno invece si meravigli per lassenza del conte di Clermont, che suo
figlio si era affrettato a riaccompagnare alla propria dimora subito dopo
lomaggio. Anzi tutti si congratularono con il duca di Borbone per la bella
impressione che suo padre aveva suscitato, deplorando che la malattia di costui
nobile malattia del resto, in quanto prodotta da una ferita in battaglia non gli
permettesse di partecipare con maggiore assiduit al governo del regno.

Il pasto si apri dunque in unatmosfera di relativo buon umore. Il connestabile


era stato sistemato un po lontano dal duca di Borgogna e i due evitavano perfino
di guardarsi. E Valois poteva arringare tranquillamente i suoi fedeli.
Laspetto pi strano di questa cena era costituito dal numero dei bimbi presenti.
Eudes di Borgogna aveva infatti posto come condizione per la sua presenza che vi
assistesse anche la nipote Giovanna di Navarra, a parziale risarcimento delle offese
che le erano state fatte nel corso dellassemblea. E cos il conte di Poitiers aveva
voluto portare con s le tre figlie, il conte dEvreux il figlio e la figlia che avevano
ancora let in cui si gioca con le marionette, il delfino del Viennese il piccolo
Gigues, fidanzato con la terzogenita del reggente, il conte di Valois gli ultimi
rampolli nati dalle sue pi recenti nozze e il duca di Borbone i suoi tre bimbi
Cera anche una gran confusione di nomi; le Bianche e le Isabelle, i Carli e i
Filippi pullulavano; bastava che qualcuno gridasse Giovanna! perch sei teste si
volgessero contemporaneamente.
Tutti questi cugini erano destinati a sposarsi fra loro, per giovare agli intrighi
politici dei rispettivi genitori, i quali a loro volta si erano sposati nello stesso
modo, sempre secondo stretti rapporti di consanguineit. Quante dispense si
sarebbero dovute chiedere al papa per far prevalere gli interessi territoriali sulle
leggi religiose e sulle pi elementari precauzioni eugenetiche! Quanti altri zoppi e
quanti altri pazzi sarebbero nati! La sola differenza fra la famiglia di Adamo e
quella di Capeto era che in questultima si evitava, se non altro, di riprodursi tra
fratello e sorella.
Il delfinetto e la sua fidanzata, la piccola Isabella di Poitiers che presto avrebbe
preso il nome di Isabella di Francia, mostravano una commovente concordia. Essi
mangiavano dallo stesso piatto, e il delfinetto sceglieva per la futura sposa i pezzi
pi squisiti dellintingolo danguilla, frugando meticolosamente nella salsa, e glieli
infilava di forza in bocca, insudiciandole tutta la faccia. Gli altri bambini li
guardavano con invidia: Gigues e Isabella erano gi una coppia. Presto avrebbero
avuto, nel palazzo del reggente, il loro piccolo appartamento, con, ai loro ordini,
valletto a cavallo, valletto a piedi e cameriere.
Giovanna di Navarra invece non mangiava nulla. Tutti sapevano che ella era
presente a quel banchetto solo per imposizione di Eudes e, essendo i bambini
sempre pronti a intuire i sentimenti dei propri genitori e a esagerarne le
manifestazioni, i cugini di quella sventurata orfanella non le badavano affatto.
Giovanna era inoltre la pi piccola, avendo soltanto cinque anni. E, pur essendo
bionda, incominciava ad assomigliare molto alla madre Margherita di Borgogna,
di cui ripeteva la fronte convessa e gli zigomi rilevati. Bambina solitaria, che non

aveva mai imparato a giocare e che viveva sola in mezzo ai domestici nelle sinistre
stanze del palazzo di Nesle, ella non aveva mai visto tanta gente in una sola volta,
n udito tante grida, e contemplava meravigliata e spaventata quei fiumi di
vettovaglie continuamente portate sulle immense tavole per il nutrimento di tanti
voraci mangiatori. Ella capiva che nessuno le voleva bene, sapeva che se avesse
fatto una domanda nessuno le avrebbe risposto; e, per quanto ancora bambina,
era abbastanza intelligente e talmente assennata da ripetersi continuamente: Mio
padre era re, mia madre era regina; essi sono morti e pi nessuno mi rivolge la
parola. Ella non avrebbe mai scordato la cena di Vincennes. Man mano che i
toni di voce divenivano pi rumorosi e le risate pi frequenti, aumentava sempre
pi la tristezza della piccola Giovanna, la solitudine di quella bimba in un
banchetto di giganti. Luigi dEvreux, che da lontano la sentiva prossima a
scoppiare in lacrime, ordin al figlio:
Filippo, occupati un poco di tua cugina Giovanna!25
Il piccolo Filippo cerc allora di imitare il delfinetto e le infil in bocca un
pezzo di storione con sugo darancia, ma lei, cui evidentemente il boccone
offertole non piaceva, lo sput immediatamente sulla tovaglia.
Poi, mentre i coppieri servivano il vino, gli adulti incominciarono a capire che
presto tutta quella marmaglia vestita di broccato si sarebbe sentita male e, ancor
prima della sesta portata, li mandarono a giocare in giardino. Capit dunque a
quei figli di re quello che capita a tutti i bambini nei pranzi solenni; furono cio
privati dei loro piatti preferiti, chicche, torte e frutta.
Appena finito il banchetto, Filippo di Poitiers prese sotto braccio il duca di
Borgogna, e gli disse che intendeva parlare con lui da solo a solo.
Andiamo a mangiare i confetti per conto nostro, cugino. E venite anche voi,
zio aggiunse rivolgendosi al conte di Evreux. E anche voi, messer di
Mello.
Egli fece passare i tre uomini in un salottino adiacente e, mentre i camerieri
servivano loro vino zuccherato e confetti, Poitiers incominci ad esporre al duca
di Borgogna la sua volont di giungere a un accordo nonch i vantaggi delle
norme di reggenza da lui ispirate.
Sapevo benissimo che attualmente sono tutti piuttosto eccitati disse;
ed per questo che ho voluto rimandare le decisioni definitive alla maggiore
et di Giovanna. Ci vogliono dunque ancora dieci anni, e voi sapete meglio di
me che in dieci anni possono cambiare tante cose, non fossaltro che per la
possibile morte di alcuni dei pi tenaci assertori di opinioni a voi troppo
sfavorevoli. Ero dunque convinto di aver agito nel vostro interesse e ritengo che

non abbiate saputo interpretare bene le mie intenzioni. Cos, visto che ben
difficilmente potrete per ora mettervi daccordo con Valois, vi consiglio di
aprire piuttosto trattative dirette con me.
Il duca di Borgogna ascoltava accigliato: egli non era molto intelligente e aveva
sempre paura di essere ingannato, cosa questa che gli accadeva di frequente. La
duchessa Agnese, che non si lasciava davvero accecare dallamore materno,
giudicava il figlio al suo giusto valore e, prima che egli partisse, gli aveva rivolto
precise raccomandazioni.
Sta attento a non lasciarti imbrogliare. Parla solo dopo averci pensato bene
e, se non riesci a pensare, sta zitto e lascia parlare messer di Mello, che molto
pi accorto di te.
Eudes di Borgogna, pur avendo ormai trentacinque anni ed essendo investito
del titolo e delle funzioni di duca, viveva ancora sotto lincubo della madre e
pensava soltanto a come giustificarsi davanti a lei. Perci non os rispondere
direttamente alle proposte di Filippo.
Mia madre, cugino, vi ha fatto pervenire una lettera, nella quale ella vi
diceva che cosa diceva quella lettera, messer di Mello?
La signora Agnese chiedeva che la signora Giovanna di Navarra fosse
affidata alla sua custodia, ed molto meravigliata, Monsignore, che voi non le
abbiate ancora risposto.
Ma come avrei potuto, cugino? replic Filippo, rivolgendosi sempre a
Eudes, come se Mello fosse semplicemente una sorta di interprete fra loro due.
una decisione che solo un reggente pu prendere, quindi soltanto oggi io
sono in grado di accoglierla. Chi vi dice, cugino, che io non voglia
acconsentire? Pensavo, anzi, che voi avreste potuto portare con voi vostra
nipote, tornando a casa.
Il duca, sorpreso nel vedere Filippo cos pronto a condiscendere alle sue
pretese, gett unocchiata a Mello con laria di dirgli: Mi sembra proprio che con
costui ci si possa mettere daccordo!
A condizione, cugino continu il conte di Poitiers a condizione,
sintende, che vostra nipote non possa sposarsi senza il mio consenso. Le
ragioni sono ovvie: questo matrimonio riguarderebbe troppo da vicino la
corona e voi non potreste fare a meno della nostra autorizzazione per dar
marito a una ragazza che pu diventare un giorno la regina di Francia.
La seconda parte della frase permise a Eudes di accettare la prima. Il duca di
Borgogna credette che Filippo intendesse davvero dare la corona a Giovanna,
qualora la regina Clemenza non avesse partorito un maschio.

Certo, certo, cugino disse. Su questo siamo perfettamente daccordo.


E allora, visto che non abbiamo pi alcun motivo di dissenso, potremmo
anche mettere qualcosa per iscritto rispose Filippo.
E mand subito a chiamare Mille di Noyers, luomo pi adatto a redigere
trattati di questo tipo.
Messer Mille disse poi, non appena il legista fu arrivato; vi prego di
scrivere queste parole: Noi, Filippo, pari del regno e conte di Poitiers, per
grazia di Dio reggente di Francia e di Navarra, e il nostro amatissimo cugino, il
magnifico e potente signore Eudes IV, pari di Francia e duca di Borgogna,
giuriamo sulle Sacre Scritture di stabilire mutui rapporti di rispetto e di
reciproca amicizia Questo il concetto, messer Mille, ci penserete poi voi a
metterlo per iscritto E per questa amicizia che ci siamo vicendevolmente
giurata, noi abbiamo deciso in perfetto accordo che la signora Giovanna di
Navarra
Guglielmo di Mello mormor qualcosa allorecchio del duca, il quale comprese
cos che Filippo stava cercando di metterlo sotto.
Ma, scusate, cugino esclam; mia madre non mi ha autorizzato a
riconoscervi come reggente!
La discussione era cos giunta a un punto morto: Filippo avrebbe rinunciato
alla custodia della bimba soltanto se il duca avesse riconosciuto i suoi diritti alla
carica di reggente. Era perfino pronto a garantire a Giovanna i suoi diritti sulla
Navarra, la Sciampagna e la Brie. Ma laltro teneva duro, e rifiutava un accordo
sulla reggenza senza un preciso impegno in merito alla futura destinazione della
corona.
Se non ci fosse quel Mello, che tuttaltro che stupido pensava il conte di
Poitiers, Eudes avrebbe gi ceduto. Quindi Filippo si finse stanco, distese le
lunghe gambe, accavall i piedi uno allaltro e si sfreg il mento.
Luigi dEvreux lo guardava, chiedendosi come se la sarebbe cavata suo nipote.
Prevedo un imminente raduno di lance dalle parti di Digione pensava quel
saggio. E gi stava per intervenire e consigliare a Filippo di cedere sul problema
della corona, quando costui domand improvvisamente al Borgognone:
Vediamo un po cugino, non avreste voglia di ammogliarvi?
Laltro lo guard stupito, pensando, anche perch non era molto intelligente,
che Filippo intendesse farlo fidanzare con Giovanna di Navarra.
Visto che noi ci siamo giurata eterna amicizia continu Filippo, come se
non esistesse pi fra loro alcun motivo di dissenso e che voi con questo,
cugino, venite a darmi un solido aiuto, vorrei fare anchio, a mia volta, qualcosa

per voi e sarei contento di rinforzare i nostri legami daffetto con una pi stretta
parentela. Cosa ne direste di prendere in moglie la mia primogenita, Giovanna?
Eudes IV volse gli occhi su Mello, poi su Luigi dEvreux e infine su Mille di
Noyers che era sempre in attesa, pronto a scrivere quello che gli avrebbero
chiesto.
Ma, cugino, quanti anni ha? chiese.
Otto, cugino rispose Filippo. E aggiunse, dopo una breve pausa:
Potrebbe anche ereditare dalla madre la contea di Borgogna.
Eudes sollev il capo, come un cavallo che sente lodore della stalla. La
riunione delle due Borgogne, il ducato e la contea, era unantica aspirazione della
famiglia ducale, fin dal tempo di Roberto I, nipote di Ugo Capeto. Fondere la
corte di Dle con quella di Digione, unire i territori che andavano da Auxerre a
Pontarlier e da Mcon a Besanon, avere una mano in Francia e una nel Sacro
Romano Impero (la contea di Borgogna era infatti contea palatina), questo
miraggio poteva dunque diventare realt? I Borgognoni potevano ricominciare a
sognare di ricostituire, a proprio vantaggio, limpero di Carlomagno.
Luigi dEvreux non pot esimersi dallammirare laudacia del nipote: in una
partita che pareva ormai perduta egli aveva saputo fare un formidabile rilancio.
Ma, esaminandolo con attenzione, il ragionamento di Filippo era abbastanza
chiaro: praticamente egli rinunciava soltanto alle terre di Mahaut. avevano dato a
lei lArtois, a spese di Roberto, perch ella cedesse la contea, la quale era finita a
Filippo, come dote nuziale, per permettergli di pretendere alla corona imperiale.
Ma ora Filippo aspirava al trono di Francia, o almeno alla reggenza per altri dieci
anni: la contea, quindi, non gli interessava pi, a condizione naturalmente che
questa finisse a un suo vassallo, qual era appunto Eudes.
Potrei vedere la vostra signora figlia? domand il duca senza esitare e
senza pi pensare di chiedere il parere di sua madre.
Lavete vista poco fa, cugino, al banchetto.
S, certo, ma non lho osservata bene voglio dire che non lho guardata da
questo punto di vista.
Il conte di Poitiers mand dunque a chiamare la sua primogenita, che stava
giocando a rincorrersi con le sorelle e con gli altri bambini26.
Chi mi cerca? lasciatemi giocare disse la bambina che stava inseguendo il
delfinetto nella zona delle scuderie.
Monsignor vostro padre che ha bisogno di voi le fu risposto.
Ella fece cos appena in tempo ad agguantare il piccolo Gigues toccandolo sulla
spalla e segu immusonita e malcontenta il ciambellano che era venuto a

chiamarla.
Cos, tutta ansimante, con le guance madide di sudore, i capelli scompigliati e
labito di broccato coperto di polvere, ella si present al cugino Eudes che aveva
ventisette anni pi di lei. Era una ragazzina n bella n brutta, ancora un po
troppo magra e ben lontana dal pensare che in quel momento il suo destino
faceva tuttuno con quello della Francia Ci sono dei bambini sul cui volto si
vede con un certo anticipo laspetto che essi avranno da adulti; nel volto di costei,
invece, non si vedeva nulla, se non, in filigrana, la contea di Borgogna.
Una provincia una bella cosa, ma bisogna che la moglie non sia deforme.
Se ha le gambe diritte laccetto pensava il duca di Borgogna. Egli era luomo
pi adatto a diffidare di questo tipo di sorprese, in quanto la sua sorella minore,
che era stata appioppata a Filippo di Valois, era leggermente zoppa 27. E certo
questo difetto aveva influito sullattuale ostilit dei Valois verso la Borgogna. Il
duca domand quindi, senza che la sua richiesta sorprendesse i presenti, che si
sollevasse la gonna della bimba per vedere come erano fatte le sue gambe. La
piccola aveva cosce e polpacci sottili, come suo padre, ma losso era diritto.
Avete ragione, cugino disse il duca. Sarebbe questo un modo
eccellente di suggellare la nostra amicizia.
Che vi dicevo io? disse Poitiers. Non meglio questo che continuare
a litigare? Dora in avanti vi considerer mio genero.
E gli apri le braccia: il genero aveva dodici anni pi del suocero.
E adesso, figlia mia, date un bacio al vostro fidanzato ordin Filippo alla
bimba.
Ah, il mio fidanzato? domand costei.
Ne era tutta inorgoglita.
Oh! replic: ancor pi grande del delfinetto!
Ho fatto bene il mese scorso pensava Filippo a dare al delfino la mia
terza figlia, e a tenermi questa che poteva ereditare la contea!
Il duca di Borgogna dovette prendere fra le braccia la futura sposa perch ella
potesse stampargli un umido bacio sulle gote; poi la piccola si precipit in cortile,
dove annunci fieramente agli altri bimbi:
Mi sono fidanzata!
Tutti smisero di giocare.
E non ho un fidanzatino come il tuo disse alla sorella, indicandole il
delfinetto. Il mio grande come nostro padre.
E rivolgendosi alla piccola Giovanna di Navarra che se ne stava in disparte
piuttosto imbronciata:

Adesso diventer tua zia disse.


E perch mia zia? chiese la piccola orfana.
Perch sposer tuo zio Eudes.
Una delle figlie minori del conte di Valois, che aveva soltanto sette anni ma che
gi era avvezza a riferire tutto quello che sentiva, si precipit nel castello dove suo
padre stava complottando con Bianca di Bretagna e con altri notabili del suo
partito e gli comunic questa notizia. Carlo si alz in piedi rovesciando la sedia, e
si diresse a testa bassa verso la stanza dove si trovava il reggente.
Oh, caro zio, siate il benvenuto esclam Filippo di Poitiers. Stavo
proprio per mandarvi a chiamare e chiedervi di fare da testimonio al nostro
accordo.
E gli tese il documento che Mille di Noyers aveva terminato di redigere con
questa frase:
per firmare qui con tutti i nostri parenti gli accordi che noi abbiamo
concluso con il nostro amato cugino di Borgogna e per attestare che siamo
completamente daccordo su ogni punto preso in esame.
Triste settimana davvero per lex-imperatore di Costantinopoli, che non pot far
altro che eseguire. Dopo di lui, Luigi dEvreux, Mahaut dArtois, il delfino del
Viennese, Aim di Savoia, Carlo della Marche, Luigi di Borbone, Bianca di
Bretagna, Guido di Saint-Pol, Enrico di Sully, Guglielmo dHarcourt, Anseau di
Joinville e il connestabile Gaucher di Chtillon aggiunsero le proprie firme in
calce a quel documento.
Il sole stava tramontando sul castello di Vincennes. La terra e gli alberi erano
ancora impregnati del calore di luglio. Gli ospiti se nerano gi andati quasi tutti.
Il reggente and a fare una piccola passeggiata sotto le querce, accompagnato
dai suoi amici pi fidati, quelli che lo avevano seguito fin da Lione e che avevano
collaborato al suo trionfo. Scherzarono un poco sullalbero di San Luigi, che
nessuno sapeva indicare con esattezza. Improvvisamente il reggente disse:
Messeri, sono proprio contento; oggi la mia cara sposa ha dato alla luce un
figlio.
E respir profondamente, pieno di gioia e di entusiasmo, come se laria del
regno di Francia appartenesse tutta a lui. Quindi si sedette sullerba. Era
appoggiato a un albero e stava contemplando il frastagliamento delle foglie sotto
quel cielo color rosa, quando arriv Gaucher di Chtillon. Il connestabile era
nuovamente furioso.
Sono venuto, Monsignore, a comunicarvi una brutta notizia.
Di gi? disse il reggente.

Il conte Roberto partito or ora per lArtois.

PARTE SECONDA

LARTOIS E IL CONCLAVE

I LARRIVO DEL CONTE ROBERTO

na dozzina di cavalieri, provenienti da Doullens e guidati da un gigante

che indossava una cotta darme color rosso sangue, attraversarono al galoppo il
villaggio di Bouquemaison, fermandosi sul punto pi alto della strada. Il
panorama che di l si poteva ammirare comprendeva un vasto altopiano coltivato
a frumento, fitto di piccole valli e di faggeti e lentamente digradante fino a un
lontano orizzonte di foreste.
Qui incomincia lArtois, Monsignore disse uno dei cavalieri, il sire di
Varennes, al capo della comitiva.
La mia contea! disse il gigante. Ecco finalmente la mia contea, la bella
terra che da quattordici anni non ho pi calpestato!
Il silenzio meridiano pesava sulle campagne bruciate dal sole. Si udiva soltanto
lansimare dei cavalli e il ronzio dei calabroni inebriati dallarsura.
Roberto dArtois smont dal proprio cavallo, gettandone le redini al fedele
Lormet, si arrampic sulla scarpata ed entr nel campo pi vicino. I suoi
compagni erano rimasti immobili, per rispetto alla sua solitudine e alla sua gioia.
Roberto avanzava a passi da gigante attraverso le spighe dorate, che gli arrivavano
alle cosce, e le accarezzava come si accarezza il mantello del cavallo preferito o i
capelli di una bionda amante.
La mia terra, il mio grano! ripeteva.
I suoi uomini lo videro gettarsi a terra, distendervisi, avvoltolarvisi, rotolandosi
fra le spighe come se volesse confondersi ad esse: egli vi mordeva dentro
rabbiosamente, per ritrovare il gusto lattiginoso del chicco di grano un mese
prima della mietitura; non si accorgeva nemmeno che le reste del frumento gli
stavano scorticando il viso. Lazzurro cielo, la terra secca, il profumo degli steli
calpestati lo inebriavano: da solo egli provocava tanti danni quanti un branco di
cinghiali. Finalmente si lev in piedi, inorgoglito e ammaccato. E torn dai
suoi compagni tenendo in mano un fascio di spighe.

Lormet ordin al valletto: slacciami la cotta, e toglimi la broigne28.


Dopo di che egli infil quel fascio di grano sotto la camicia, proprio sulla pelle.
Giuro davanti a Dio, Messeri proclam a gran voce, che non mi
toglier queste spighe dal petto, se non dopo aver riconquistato la mia contea,
fino allultimo campo e fino allultimo albero. E ora, alla guerra!
Rimont in sella e lanci il proprio cavallo al galoppo.
Non ti pare, Lormet urlava nellimpeto della corsa, che qui la terra
sotto gli zoccoli dei cavalli rimandi un suono migliore?
cos, Monsignore, cos ribatt quellassassino dal cuore gentile, che
condivideva sempre le opinioni del padrone e lo trattava con lamorevolezza di
una balia. Ma la vostra cotta affibbiata male; rallentate un poco perch io
possa rassettarvi.
Procedettero cos per un poco. Poi la strada prese a digradare e Roberto scopr
una mostruosa massa di corazze allineate in un prato e scintillanti sotto il sole: un
esercito di milleottocento cavalieri, venuti l per dargli il benvenuto. Mai aveva
sperato di poter incontrare tanti suoi partigiani.
Oh, Varennes! Hai fatto proprio un buon lavoro, amico mio! esclam
sorpreso.
Intanto i cavalieri dArtois lo avevano riconosciuto e dalle loro fila si lev un
grido possente:
Benvenuto il nostro conte Roberto! Lunga vita al nostro sire!
I pi entusiasti spinsero i propri cavalli a incontrarlo; si udiva un cozzare di
ginocchiere dacciaio e si vedevano le lance oscillare come un campo di grano.
Oh, ecco qui Caumont! E Souastre! Vi riconosco dagli scudi, camerati!
gridava Roberto.
Sollevate le visiere dei caschi, i cavalieri mostravano volti madidi di sudore, ma
eccitati dal piacere della guerra. Molti di quei signorotti di campagna indossavano
vecchie armature fuori moda, ereditate da un padre o da uno zio, e adattate alla
peggio alle loro misure: lavoro evidentemente fatto in casa. Per questo essi prima
di sera avrebbero avuto le giunture indolenzite e il corpo coperto di piaghe
sanguinanti; e per lo stesso motivo ognuno di loro aveva nei propri bagagli un
vasetto dunguento preparatogli dalla moglie e delle fasce di tela per medicarsi.
Roberto aveva cos davanti agli occhi un campionario della moda militare
dellultimo secolo, con tutti i tipi di elmi e di cervelliere; molti di quei giachi e di
quegli spadoni avevano partecipato alle crociate. Coloro che avevano maggiori
pretese deleganza si erano impennacchiati con piume di gallo, di fagiano o di
pavone; altri invece si erano messi in testa un drago dorato e uno era arrivato ad

avvitare sul proprio cappelletto di ferro ima donna nuda che attirava gli sguardi di
tutti.
Ognuno aveva verniciato di fresco i piccoli scudi in cui brillavano a colori vivaci
gli stemmi di famiglia, semplici o complessi, a seconda del grado di anzianit
nella cavalleria; le insegne pi semplici appartenevano naturalmente alle famiglie di
pi antica nobilt.
Ecco Saint-Venant, Longvillers, Ndonchel diceva Giovanni di Varennes,
presentando a Roberto i cavalieri.
A voi fedele, Monsignore, a voi fedele diceva ciascuno appena il suo
nome veniva pronunciato.
Fido Ndonchel fido Bailiencourt fido Picquigny
rispondeva Roberto passandoli in rivista.
Ad alcuni giovanetti, tutti impettiti e orgogliosi di portar corazza per la prima
volta in vita loro, Roberto promise di armarli lui stesso cavalieri, qualora si fossero
comportati valorosamente negli imminenti scontri.
Decise inoltre di nominare immediatamente due marescialli, proprio come per
lesercito del re. Scelse prima di tutti il sire di Hautponlieu, che aveva lavorato
indefessamente a radunare quei chiassosi cavalieri.
E poi nominer vediamo un po te, Beauval! continu Roberto. Il
reggente ha un Beaumont per maresciallo e io avr un Beauval2.
E quei baronetti, molto amanti dei giochi di parole e delle freddure,
acclamarono ridendo Giovanni di Beauval che doveva dunque la propria carica
nientaltro che al cognome.
E ora, Monsignor Roberto disse Giovanni di Varennes, dove volete
andare? Andiamo prima a Saint-Pol o ad Arras? LArtois interamente ai vostri
comandi, scegliete voi la strada che intendete percorrere.
Qual la via che porta a Hesdin?
Proprio questa, Monsignore, che passa anche per Frvent.
E allora, andiamo prima al castello dei miei padri.
I cavalieri si mostrarono un po preoccupati. Era un peccato che il conte
dArtois, appena arrivato, volesse recarsi subito a Hesdin.
Il fatto , Monsignore disse Souastre, quello che portava sullelmo una
donna nuda il fatto che il castello non in condizioni di accogliervi.
Ma come? ancora occupato da quel messer di Brosse che aveva mandato
qui mio cugino il Testardo?
No, no, Giovanni di Brosse lo abbiamo fatto scappare; ma abbiamo messo
anche un po sossopra il castello.

Messo sossopra? disse Roberto. Non lavrete per caso incendiato?


No, Monsignore, no; i muri sono al loro posto.
Ma lavete un po messo a sacco, non cos, amici miei? Eh, se solo per
questo, avete fatto benissimo. Tutto ci che appartiene a Mahaut la briccona, a
Mahaut la troia, a Mahaut la puttana, vostro, Messeri; sono io che ve ne
nomino eredi.
Come non voler bene a un signore cos generoso? Gli alleati urlarono di nuovo
che auguravano lunga vita al loro amatissimo conte Roberto e lesercito ribelle si
mise in marcia verso Hesdin.
Verso la fine del pomeriggio, i cavalieri arrivarono davanti alle quattordici torri
della cittadella dei conti dArtois, dove soltanto il castello occupava unarea,
davvero eccezionale, di dodici misure, quanto a dire di quasi cinque ettari.
Quante imposte, quante fatiche, quanto sudore era costato alla povera gente dei
dintorni quel favoloso edificio destinato, secondo i pretesti avanzati dai feudatari, a
proteggere il popolo dagli orrori della guerra! Di guerre ne passavano parecchie
per quelle zone, ma la protezione non era certo molto efficace e, siccome il
castello costituiva sempre la principale posta in palio, la gente di fuori preferiva
rintanarsi nelle proprie case dargilla e di paglia e pregare Dio che la valanga non
li travolgesse.
Non cera molta gente nelle strade a far festa al conte Roberto. Gli abitanti,
ancora spaventati per il saccheggio dei giorni innanzi, se ne stavano nascosti. I pi
prudenti erano sbucati fuori dai nascondigli per schiamazzare un poco, ma i loro
applausi non erano molto calorosi.
I dintorni del castello non presentavano un aspetto molto accogliente: la
guarnigione reale, appesa ai merli, incominciava a puzzare; alla porta
principale, la cosiddetta Porta dei Polli, il ponte levatoio era abbassato, e
linterno mostrava uno spettacolo desolante: nei cellieri il vino colava dalle botti
squarciate e quasi ovunque giacevano cadaveri di animali da cortile. Dalle stalle
giungevano i muggiti delle mucche non pi munte e sui mattoni che
pavimentavano i cortili interni, e che costituivano per quei tempi una non
comune raffinatezza, grosse pozze di sangue disseccato permettevano di
indovinare la storia del recente massacro.
Le case dabitazione della famiglia dArtois comprendevano cinquanta
appartamenti, nessuno dei quali era stato risparmiato dagli alleati di Roberto.
Tutto quello che non era stato portato via per andare ad abbellire i manieri dei
dintorni, essi lo avevano fatto a pezzi sul posto.
Era sparita dalla cappella la grande croce di argento dorato, nonch il busto di

San Luigi che comprendeva un frammento dosso e qualche capello del re. Era
sparito il calice doro, di cui si era appropriato Ferry di Picquigny e che sarebbe
stato ritrovato pi tardi, rivenduto da lui, nella bottega di un commerciante
parigino. Ed erano stati portati via i dodici volumi della biblioteca e lo scacchiere
di diaspro e di agata. I baroni avevano anche preso gli abiti, le vestaglie e la
biancheria di Mahaut per farne dono alle loro belle, preparandosi cos calde notti
di gratitudine. Perfino dalle cucine erano state sottratte e asportate ingenti scorte di
pepe, zenzero, zafferano e cannella29
I pavimenti erano cosparsi di cocci e di broccati fatti a pezzi; e le stanze erano
ridotte ad ammassi di letti sfondati, di mobili fracassati e di arazzi ridotti in
brandelli. I capi della rivolta seguivano Roberto leggermente confusi; ma, man
mano che procedeva nella sua visita, il gigante scoppiava in risate talmente
fragorose e sincere da toglier loro qualsiasi motivo di preoccupazione.
Nella stanza degli scudi Mahaut aveva fatto mettere, addossate ai muri, alcune
statue di pietra che rappresentavano i conti e le contesse dArtois dalle origini fino
alla stessa Mahaut. Tutti quei visi si assomigliavano forse un po troppo ma
linsieme non mancava di imponenza.
Come vedete, Monsignore disse Picquigny, che aveva gi parecchie colpe
sulla coscienza qui non abbiamo toccato nulla.
E avete fatto male, amico mio rispose Roberto. Tra queste statue ne
vedo infatti almeno una che non mi piace per niente. Lormet, la mazza!
E, afferrata la pesante mazza darme che il servitore gli porgeva, la fece roteare
tre volte sopra la testa e se ne valse per colpire con tutta la sua forza il simulacro
di Mahaut, La statua vacill sul suo piedestallo e la testa, staccatasi dal collo, and
a rotolare sul pavimento.
Che capiti lo stesso alla vera testa di quella maledetta, dopo che tutti gli
alleati dArtois le avranno pisciato addosso a fontana esclam Roberto.
Chi incomincia a fracassare e ci prova un certo piacere, trova poi difficile
smettere; per questo ora il gigante vestito di scarlatto sentiva il desiderio di
adoperare nuovamente quella mazza.
Ah, mia schifosissima zia disse; voi avete potuto portarmi via lArtois
perch questo individuo che mi ha generato
E fece volar via la testa anche alla statua di suo padre, il conte Filippo.
ha fatto la sciocchezza di morire prima di questaltro
E decapit il nonno, il conte Roberto II.
e io dovrei forse vivere fra queste statue che voi avete ordinato per
vantarvi di un onore cui non avevate alcun diritto? Gi, gi! antenati miei;

dobbiamo ricominciare da capo e non con denaro rubato.


Tremavano i muri e i pavimenti erano ingombri di frammenti di pietra. I
baroni dArtois tacevano, col fiato mozzo, davanti a questo grande scoppio di
collera, che essi consideravano quasi una lezione sullarte della violenza. Non era
evidentemente possibile esimersi dallobbedire con tutte le proprie forze a un capo
cos entusiasmante!
Quando ebbe finito d decapitare i suoi antenati, il conte Roberto III scaravent
la mazza sulle vetrate di una finestra e disse stiracchiandosi:
Ora s che possiamo chiacchierare tranquilli Messeri, amici miei, miei
fedelissimi vassalli: voglio che in tutte le citt, le podesterie e le castellanie 30 che
noi libereremo dal giogo di Mahaut e dei suoi maledetti Hirson, si prenda nota di
tutte le lagnanze che si pu aver motivo di rivolgerle e siano accuratamente
elencati tutti i suoi misfatti, in modo da mandarne poi un preciso resoconto al
genero di costei, al cosiddetto Messer Porte-Chiuse perch, infatti, appena arriva
in un posto, costui si affretta a chiudere tutto, le citt come il conclave, i palazzi
come il Tesoro; a Messer Vista Corta, al nostro buon signore Filippo lOrbo 31,
che oggi si proclama reggente e nel cui interesse quattordici anni or sono ci
hanno portato via questa contea, soltanto per permettergli di papparsi lui la
Borgogna! Che crepi quel porco, strangolato con le sue stesse budella!
Il piccolo Gerardo Kirez, il pi esperto in cavilli giuridici e in procedure
legali, luomo che aveva sostenuto davanti al re i punti di vista dei baroni nella
controversia con Mahaut, prese allora la parola.
C un motivo di lagnanza, Monsignore disse, che interessa non
soltanto lArtois, ma tutto il regno. Pu darsi che il reggente voglia sapere
come morto suo fratello, Luigi il Decimo.
Diavolo, Gerardo, pensi tu quello che anchio sospetto? Hai prove che
anche in questa faccenda sia entrato il malefico zampino di mia zia?
Prove, prove, Monsignore, non facile; ma qualche solido sospetto s, e
suffragato da qualche testimonianza. Conosco ad Arras una signora che si
chiama Isabella di Friennes. Lei e suo figlio Giovanni sono entrambi venditori
di magherie e sono stati loro a fornire a una certa damigella dHirson,
precisamente a Beatrice
Quella li, un giorno o laltro la metter a vostra disposizione, amici miei
disse Roberto. La conosco; e, a occhio e croce, mi pare che debba avere
delle cosce formidabili!
I Friennes le hanno dunque fornito, per la signora Mahaut, del veleno per
uccidere i cervi, esattamente due settimane prima della morte del re. E quello

che pu essere adoperato contro un cervo, certamente altrettanto efficace


contro un monarca.
Sarebbe, comunque, un veleno per cornuti precis Roberto. Che Dio
protegga lanima di quel becco di mio cugino!
I baroni chiocciarono soddisfatti, per dimostrare di aver apprezzato questo
saggio di umorismo.
E questa ipotesi, Messer Roberto continu Kirez, pare suffragata dal
fatto che la signora di Friennes si vantata lo scorso anno di aver fabbricato lei
il filtro che ha fatto riconciliare messer Filippo, che voi chiamate lorbo, e
madonna Giovanna, figlia di Mahaut
sgualdrina esattamente come sua madre. Avete fatto davvero male, baroni,
a non strangolarla come una vipera, lautunno scorso, quando essa era qui,
completamente alla vostra merc disse Roberto. Comunque, ho bisogno
di quella Friennes e di suo figlio. Fateli prendere appena arriveremo ad Arras.
Ora, intanto, andiamo a mangiare: questa giornata mi ha fatto venir fame.
Uccidete il pi grosso bue che troverete nella stalla e fatelo arrostire allo spiedo;
vuotate lo stagno di tutte le carpe di Mahaut e portatemi il vino che ieri non
siete riusciti a tracannare.
Due ore dopo, quando ormai il sole era tramontato, questa bella comitiva era
completamente ubriaca. Allora Roberto ordin a Lormet, che sopportava
abbastanza bene i distillati delle vigne, di recarsi in paese con una buona scorta,
per procacciarsi le ragazze occorrenti a soddisfare i gagliardi desideri dei baroni. E
senza guardar tanto per il sottile se le donne strappate dai loro letti fossero tenere
verginelle o mature madri di famiglia, Lormet trascin al castello un gregge in
camicia da notte, belante di paura. Ne segu una bella orgia nelle camere devastate
di Mahaut. Le urla delle donne rinfocolavano lardore dei cavalieri che si
lanciavano allassalto con lo stesso impeto con cui avrebbero caricato gli infedeli,
rivaleggiando in prodezze e in rilanci, in due o in tre attorno alla medesima preda.
Roberto prendeva per se stesso, tirandole per i capelli, le ragazze pi belle, senza
perdere troppo tempo a spogliarle. E siccome lui pesava pi di duecento libbre,
alle sue vittime non rimaneva nemmeno il fiato per strillare. Intanto Souastre, che
aveva smarrito il suo bel casco, se ne stava piegato, con le mani sul cuore e
vomitava come una gronda durante un temporale.
Infine tutti quei valorosi, uno dopo laltro, si addormentarono: sarebbe bastato
un solo uomo, quella notte, per far fuori senza fatica tutti i nobiluomini di Artois.
Lindomani un esercito con le gambe molli, la lingua impastata e la mente
annebbiata si mise in cammino diretto ad Arras, dove Roberto aveva deciso di

stabilire il proprio governo. Lui solo era fresco come un luccio appena uscito dal
fiume, e questo particolare accentu ancora di pi lammirazione che le sue
truppe sentivano per lui. Il viaggio fu spesso interrotto da brevi soste: Mahaut
infatti possedeva in quei dintorni altri castelli la cui vista rinfocol gli ardori
combattivi dei baroni.
Ma quando, precisamente il giorno di Santa Maddalena, Roberto giunse ad
Arras, la signora di Friennes era scomparsa.

II IL LOMBARDO DEL PAPA

Lione i cardinali erano tuttora prigionieri. Essi avevano sperato di

costringere il reggente a cedere, ma i loro sforzi erano stati vani e la reclusione


durava ormai da un mese. I settecento soldati del conte di Forez continuavano a
montare la guardia intorno alla chiesa e al convento dei Frati Predicatori; e se, per
rispettare le forme, il conte Savelli, maresciallo del conclave, portava sempre con
s le chiavi, queste chiavi non erano molto utili, in quanto servivano per porte
completamente murate.
I cardinali avevano continuato a trasgredire le regole di Gregorio e lo avevano
fatto in piena coscienza, anche per protestare contro questo isolamento che
soltanto la coercizione aveva permesso. E ogni giorno si premuravano di dire
queste cose al conte di Forez, quando costui mostrava la propria testa annata
delmo dallo stretto spiraglio per il quale passavano solitamente i viveri. E ogni
giorno il conte di Forez rispondeva che era suo dovere far rispettare la legge
del conclave. evidentemente questo dialogo fra sordi avrebbe potuto continuare
allinfinito.
I cardinali non alloggiavano nemmeno pi insieme, come sarebbe stato loro
dovere; infatti, anche se la navata della chiesa era molto grande, viverci in un
centinaio di persone su rozzi giacigli di paglia sarebbe stato per loro
insopportabile.
Il fetore che in pochi giorni aveva invaso la chiesa non era propizio allelezione di
un papa. I prelati avevano quindi raggiunto il convento che comunicava con la
chiesa e che era compreso nelle stesse mura; cacciati via i frati, essi vi si erano
sistemati, tre per ogni cella, in condizioni tuttavia non molto pi confortevoli. I
paggi avevano invece espugnato con la forza un dormitorio e i cappellani la
foresteria, sottratta cos ai normali viaggiatori.
Il regime alimentare, previsto in progressiva diminuzione, non era stato
applicato; insistendo su di esso, molti dei cardinali si sarebbero infatti ridotti a

scheletri. Questi alti prelati si facevano dunque mandare leccornie dallesterno,


fingendole destinate allabate. Il segreto delle votazioni veniva continuamente
violato: ogni giorno entravano e uscivano lettere, infilate in un panino o fra un
piatto e laltro. Lora dei pasti era insomma diventata lora della posta e la
corrispondenza che avrebbe dovuto regolare la vita dellintera cristianit era
tutta lardellata di grasso.
Il conte di Forez aveva informato il reggente di tutte queste infrazioni alle
regole, ma Filippo aveva risposto di lasciar correre.
Pi errori e pi arbitri essi commettono aveva scritto il conte di Poitiers,
pi ci sar facile fare la voce grossa quando sar venuto il momento di
costringerli a una decisione. Per quanto riguarda le lettere, lasciate pure che
arrivino a destinazione, ma apritene quante potete e comunicatemi il loro
contenuto.
Gli vennero cos annunciate ben quattro candidature, che erano state presentate
senza alcun successo: prima fra tutte quella di Arnaldo Nouvel, ex-abate di
Fontfroide; ma il reggente fece chiaramente sapere a mezzo di Forez, che egli
non riteneva questo cardinale abbastanza amico del regno di Francia. Cerano
poi state le candidature di Guglielmo di Mandagout, cardinale di Prenestre, di
Arnaldo di Plagrue e di Brenger Frdol senior. Guasconi e Provenzali dunque si
neutralizzavano a vicenda.
Si venne anche a sapere che il terribile Caetani stava stomacando parte degli
Italiani, compreso suo cugino Stefaneschi, per la bassezza dei suoi intrighi e per
le sue calunnie pazzesche. Era perfino arrivato a proporre, sia pure per ischerzo
ma tutti sapevano che valore aveva lo scherzo in quella bocca di evocare il
diavolo e di affidare a lui la scelta di un papa, visto che Dio sembrava non volersi
assumere questo incarico.
E Duze con la sua voce diafana aveva risposto:
Non sarebbe la prima volta, Francesco, che Satana viene a sedere fra noi!
Cos, tutte le volte che Caetani chiedeva una candela, si mormorava che essa
non gli serviva per lilluminazione, ma che egli intendeva adoperarne la cera per
qualche fattura.
Fino al momento della segregazione le ostilit esistenti fra i vari cardinali erano
dovute a ragioni di prestigio, di dottrina o dinteresse. Ma, a forza di vivere
insieme in condizioni cos disagevoli e in uno spazio cos ristretto, essi avevano
incominciato a odiarsi anche per motivi personali, per ragioni fisiche. Alcuni si
trascuravano, avevano smesso di radersi, e si abbandonavano a tutte le libert
primordiali. Per guadagnare voti i candidati non avevano pi bisogno di

promettere denaro o benefic ecclesiastici; bastava loro spartire le proprie razioni


alimentari con i pi ingordi, anche se questo era rigorosamente proibito. E le voci
pi maligne si andavano diffondendo:
Il camerlengo mormorava qualcuno ha mangiato anche oggi tre piatti
del suo partito.
Ma, se gli stomaci, con queste compensazioni, riuscivano pi o meno a
saziarsi, non era altrettanto facile ovviare a una forzata castit cui certi cardinali
non erano assolutamente avvezzi, e che incominciava a inasprire fortemente gli
animi di molti di loro. Fra i Provenzali, per esempio, circolava questa battuta:
Monseigneur dAuch souffre de continence de chre et messeigneurs
Colonna de continence et de chair!3.
I due fratelli Colonna, infatti, uomini di corporatura atletica e apparentemente
pi adatti alla corazza che alla sottana, aggredivano i paggi nei corridoi del
convento, garantendo loro naturalmente piena assoluzione.
In ogni discussione venivano rivangati antichi motivi di dissenso:
Se voi non aveste canonizzato Celestino Se voi non aveste rinnegato
Bonifacio Se voi vi foste rifiutati di lasciare Roma Se voi non aveste
condannato i Templari
E si accusavano lun laltro di debolezza nel difendere la Chiesa, di ambizione e
di cupidigia. Chi avesse assistito a queste dispute, ne avrebbe tratto la profonda
convinzione che nessuno di quei prelati era degno del pi piccolo vicariato di
campagna.
Soltanto monsignor Duze pareva insensibile ai disagi, agli intrighi e alle
maldicenze. Negli ultimi due anni egli aveva lavorato cos bene a rendere difficile
un accordo fra i suoi colleghi, che ora non aveva pi alcun bisogno di agire e
poteva permettersi di lasciare che le passioni da lui scatenate con tanta abilit
compissero la propria opera. Uomo parco, egli non soffriva dei disagi imposti
dalla penuria di cibo. Duze aveva voluto dividere la sua cella con due cardinali
Normanni favorevoli al partito provenzale, Nicola di Frauville, ex-confessore di
Filippo il Bello, e Michele del Bec: si trattava di due candidati che nessuno
intendeva appoggiare e che erano troppo deboli per poter formare un altro
partito. Nessuno aveva paura di loro e nessuno quindi poteva sospettare una
congiura, vedendoli alloggiati insieme a Duze. Del resto lex-cancelliere del regno
di Napoli non aveva soverchi rapporti con i compagni di cella. Egli passeggiava
ogni giorno nel chiostro del convento, sempre alla stessa ora, appoggiandosi di
solito al braccio di Guccio che gli raccomandava continuamente:
Monsignore, non correte cos! Vedete che io faccio fatica a starvi dietro,

anche perch ho una gamba irrigidita in seguito allincidente subito a Marsiglia,


quando caddi dalla nave della regina Clemenza Sapete bene che le vostre
possibilit sono, se non sbaglio, direttamente proporzionali alla opinione che
gli altri possono farsi della vostra debolezza.
vero, vero, avete ragione rispondeva allora il cardinale, cercando di
camminare curvo e con le ginocchia tremanti e di controllare i suoi vivaci
settantadue anni.
Egli passava quasi tutto il suo tempo a leggere o a scrivere, essendogli riuscito
di procurarsi le cose a lui pi necessarie: candele, libri e carta. Cos, quando
qualcuno veniva a invitarlo a una riunione nel coro della chiesa, egli fingeva di
allontanarsi con rimpianto dai propri lavori, si trascinava fino al suo stallo e si
divertiva ad ascoltare i suoi colleghi ingiuriarsi o scambiarsi perfide insinuazioni.
Lui invece si accontentava di mormorare ogni tanto:
Io prego, fratelli; prego perch Dio ci aiuti a scegliere il pi degno.
Quelli che lo conoscevano bene lo trovavano cambiato, cos pieno, ora, di virt
cristiane e votato alla macerazione; divenuto insomma un modello di bont e di
carit. E, quando qualcuno gliene chiedeva meravigliato le ragioni, egli
rispondeva, con voce diafana e gesti vaghi:
la morte che si approssima E io devo essere pronto
Cos assaggiava appena i pasti e li faceva passare a qualcuno dei colleghi,
prendendo a pretesto motivi di salute per giustificare la sua violazione alle regole.
E Guccio arrivava ogni giorno a braccia cariche dal camerlengo, che prosperava
come un bue allingrasso, e gli diceva:
Monsignor Duze vi manda questo. Vi ha trovato molto deperito, stamane.
Fra quei novantasei prigionieri, il giovane toscano era uno di quelli che avevano
meno difficolt a comunicare con lesterno: egli era infatti riuscito a stabilire un
collegamento con lagente lionese della banca Tolomei. E attraverso questa via
partivano non soltanto le lettere che Guccio indirizzava allo zio, ma anche la ben
pi segreta corrispondenza che Duze inviava al reggente. Questo epistolario non
aveva bisogno di passare a mezzo dei piatti sporchi, ma veniva inoltrato fra le
pagine dei libri indispensabili ai pii studi del cardinale.
Il giovane Lombardo era diventato il pi fidato consigliere del prelato, e la sua
astuzia gli era sempre pi utile. In effetti essi avevano interessi comuni: se infatti
Duze voleva uscire papa da quel convento surriscaldato dallestate, laltro
desiderava andarsene al pi presto con solide protezioni, per poter cos venire in
aiuto alla donna amata. Guccio non era per pi tanto preoccupato per Maria da
quando Tolomei gli aveva comunicato che stava vegliando su di lei come un vero

zio.
Allinizio dellultima settimana di luglio, parve a Duze che i suoi colleghi
fossero davvero stanchi, scossi dallarsura e divisi in fazioni irriducibilmente ostili.
Decise dunque di dare inizio a una commedia architettata da tempo con laiuto di
Guccio.
Ho arrancato abbastanza? Ho digiunato abbastanza? Ho un aspetto
abbastanza sofferente? chiedeva egli al suo occasionale paggio. E i miei
colleghi sono stufi abbastanza da poter accettare una soluzione di
compromesso?
Credo di s, Monsignore, credo proprio che siano pronti a tutto.
E allora avanti, figlio mio, incominciate a lavorare di lingua; io intanto mi
metter a letto e mi alzer soltanto quando sar indispensabile.
Guccio incominci allora a chiacchierare con i servi degli altri cardinali,
dicendo loro che monsignor Duze era molto stanco, che sembrava ammalato e
che, anche per la sua tarda et, difficilmente avrebbe potuto sopravvivere ai disagi
di quel conclave.
Lindomani Duze non partecip alla quotidiana riunione e i cardinali
commentarono con interesse questo avvenimento: ognuno di loro ripeteva,
facendole proprie, le voci che Guccio andava diffondendo.
Il giorno successivo il cardinale Orsini, che aveva appena avuto un vivace
alterco con i Colonna, incontr Guccio e gli chiese se corrispondeva a verit la
notizia secondo la quale monsignor Duze era seriamente ammalato.
Ahim s, Monsignore rispose il giovane Lombardo; ed di questo
che io soffro. Sapete che il mio amato padrone ha perfino smesso di leggere?
Gli resta ormai ben poco da vivere, evidentemente.
Poi, con quellaria insieme audace e ingenua che gli era propria, egli aggiunse:
Se fossi al vostro posto, Monsignore, so bene che cosa farei: eleggerei
monsignor Duze. Cos potreste finalmente uscire da questo conclave e tenerne
un altro a modo vostro subito dopo la sua morte, ormai imminente. una
possibilit che fra una settimana non avrete forse pi.
Quella stessa sera Guccio vide Napoleone Orsini che stava discutendo con
Stefaneschi, anche lui Orsini per parte di madre, con Albertini di Prato e con
Guglielmo di Longis; cio con tutti gli Italiani favorevoli a Duze. Lindomani nel
chiostro questi stessi prelati erano di nuovo insieme, ma stavolta cerano anche
altre persone, lo spagnolo Luca Flisco, cognato di Giacomo II dAragona, e
Arnaldo di Plagrue, capo del partito guascone. Passando accanto a loro, Guccio
sent una voce domandare:

E se non muore?4.
Peccato5 ma se morisse domani noi dovremmo certamente restare qui per
altri sei mesi.
Guccio mand immediatamente un messaggio allo zio per raccomandargli di
riscattare dalla compagnia Bardi tutti i crediti che questa banca aveva su Giacomo
Duze. Potete combinare laffare anche al cinquanta per cento, perch il debitore
ritenuto moribondo e il prestatore vi creder matto. Ma voi comperate anche
allottanta per cento: vi garantisco infatti che laffare buono o io non sono pi
vostro nipote. Consigliava inoltre a Tolomei di venire personalmente a Lione il
pi presto possibile.
Il 29 luglio il conte di Forez fece pervenire al cardinale camerlengo una lettera
ufficiale del reggente. Per ascoltarne la lettura, anche Giacomo Duze accett di
lasciare il proprio giaciglio. Ma arriv allassemblea pi trascinato dai suoi che
camminando con le proprie forze.
La lettera del conte di Poitiers era assai severa ed enumerava tutte le infrazioni
alle regole di Gregorio che erano state commesse. Ricordava la minaccia di
demolire il tetto della Chiesa e svergognava i cardinali per le loro discordie,
suggerendo loro, qualora non fossero riusciti a mettersi daccordo altrimenti, di
conferire la tiara al pi anziano. E il pi anziano era appunto Giacomo Duze.
Ma, quando egli ud queste parole, agit le braccia in un gesto da moribondo
e mormor con voce appena percettibile:
No, fratelli! Al pi degno, al pi degno! Che ne fareste voi di un pastore che
non ha nemmeno la forza di condurre se stesso e il cui posto pi in cielo, se
il Signore acconsentir ad accogliermi, che su questa terra?
Poi si fece riportare nella propria cella, sdraiandosi sul suo pagliericcio e
voltandosi verso il muro. Soltanto chi come Guccio lo conosceva bene, poteva
capire che i sussulti delle sue spalle erano segni di sfrenata ilarit e non rantoli
dagonia.
Lindomani, Duze sembr ritrovare un po di forza; un indebolimento troppo
costante avrebbe infatti potuto destare sospetti. Poi, quando arriv al camerlengo
una lettera del re di Napoli, che ripeteva le raccomandazioni del conte di Poitiers,
il vecchio prelato incominci a tossire in modo pietoso: doveva essere proprio
conciato male per essersi infreddato con un caldo simile!
Intanto le trattative fra i cardinali continuavano: nessuno pareva disposto a
rinunciare alle proprie speranze. Fra i ventiquattro prelati non ce nera ovviamente
uno, nemmeno fra i meno potenti, che non si fosse chiesto, almeno una volta: E
perch non io?

Fra il pubblico affluito a Lione, attratto dalla speranza in una imminente


decisione, si andava diffondendo lopinione che non esistano istituzioni perfette e
che, essendo tutte dominate dallambizione umana, una valeva laltra. Insomma il
metodo elettivo applicato per la nomina del successore di Pietro non si dimostrava
pi efficace del sistema ereditario sul quale era basata la successione al trono di
Francia.
Intanto il conte di Forez incominciava ad applicare misure pi severe: faceva
ostentatamente perquisire i viveri, ridotti del resto a una sola distribuzione
quotidiana, e confiscava la corrispondenza, facendola ributtare allinterno della
chiesa.
Il 5 agosto Napoleone Orsini era riuscito a guadagnare alla causa di Duze
perfino il terribile Caetani, nonch alcuni membri del partito guascone. I
Provenzali incominciavano a sentire odor di vittoria.
Il 6 agosto, insomma, monsignor Duze aveva gi diciotto voti assicurati, vale a
dire due di pi di quella famosa maggioranza assoluta che in due anni e tre mesi
nessun cardinale era riuscito a guadagnarsi. Gli ultimi dissidenti, comprendendo
che lelezione sarebbe avvenuta anche senza di loro e temendo di vedersi un
giorno rinfacciata una preconcetta ostilit, si affannarono a proclamare le alte virt
cristiane di monsignor Duze e si dichiararono pronti a concentrare su di lui i
propri voti.
Lindomani, 7 agosto 1316, fu deciso di procedere a una votazione 32 e vennero
nominati quattro scrutatori. Duze comparve sostenuto da Guccio e da un altro
paggio.
Non pesa davvero molto mormorava il giovane Lombardo ai cardinali
che facevano ala al loro passaggio con una deferenza che gi faceva prevedere
quale sarebbe stata la loro scelta.
Giacch voi lo volete, Signore, giacch voi lo volete mormor Duze
davanti al foglio di carta sul quale stava per scrivere il proprio voto.
Qualche minuto dopo, egli venne proclamato papa allunanimit e i suoi
ventitr colleghi gli riservarono una calorosa ovazione.
Ignoravano che quel vecchio avrebbe loro reso la vita dura per diciotto anni!
Guccio allora si accost, per aiutare ad alzarsi quel povero rudere che era
diventato la pi alta autorit dellUniverso.
No, figlio mio, no disse Duze. Cercher di camminare da solo. Che
Dio acconsenta a sostenere le mie forze!
Gli ingenui credettero allora di veder compiersi un miracolo, mentre gli altri
capirono di essere stati ingannati.

Intanto il camerlengo aveva gi fatto bruciare nel caminetto i bollettini di voto


la cui bianca fumata annunciava al mondo lelezione del nuovo pontefice. Dal di
fuori si incominci a menare gran colpi di zappa sul muro che bloccava la porta
maggiore. Ma il conte di Forez era un uomo prudente; non appena i muratori
riuscirono ad aprire una breccia, egli vi si infil personalmente.
S, s, figlio mio, sono stato eletto io gli disse Duze che era arrivato
trotterellando fino alla porta.
Allora il muro venne completamente abbattuto; i due battenti furono aperti, e il
sole, per la prima volta da ben quaranta giorni, penetr nella chiesa dei
Domenicani.
Una folla enorme era in attesa sul sagrato, e tutti, gente del popolo, borghesi di
Lione, consoli, nobili e inviati delle corti straniere, si gettarono in ginocchio. Un
grosso uomo dal viso olivastro e con un occhio perennemente chiuso, si fece
avanti, accanto al conte di Forez, e accost alle labbra lorlo dellabito del papa. Fu
dunque su questa testa grigia che venne a cadere la prima benedizione di colui
che da allora si sarebbe chiamato Giovanni XXII.
Zio Spinello6 esclam Guccio, rivolgendosi a quel grosso uomo
inginocchiato.
Ah, voi siete lo zio! Ho molta simpatia per vostro nipote, figlio mio disse
Duze al banchiere, facendogli cenno di alzarsi. Mi stato molto utile e
voglio che mi resti vicino. Su, abbracciatelo!
Guccio si affrett ad obbedire.
Ho comprato tutto, come mi avevi consigliato tu, e al sessanta per cento
mormor Tolomei mentre Duze continuava a benedire la folla. Ora questo
papa ci deve parecchie migliaia di lire. Bel lavoro, figlio mio!7 Sei veramente del
mio sangue, tu!
Ma alle loro spalle un terzo personaggio aveva laria altrettanto delusa di certi
cardinali; era il signor Boccaccio, primo viaggiatore dei Bardi.
Ah, ceri tu l dentro, mascalzone8 disse a Guccio.
Se lo avessi saputo non avrei accettato di vendere.
E Maria? Dov Maria? domand ansiosamente Guccio allo zio.
La tua Maria sta benone. Ed bella quanto tu sei furbo. Se il piccolo
Lombardo che lei porta in s assomiglier a voi due sapr certamente farsi
strada nel mondo. Su, sbrigati, ragazzo mio! Vedi bene che il Santo Padre ti
aspetta!

III IL PREZZO DEL DELITTO

l reggente Filippo teneva molto ad assistere alla consacrazione del papa

che lui stesso aveva contribuito ad eleggere e a presentarsi cos come il protettore
della cristianit.
Mi costato parecchia fatica diceva. Ed giusto che ora sia lui ad
aiutarmi a consolidare il mio potere. Voglio andare a Lione per vederlo
incoronare.
DallArtois giungevano continuamente notizie preoccupanti. Roberto aveva
conquistato Arras, Avesnes e Throuanne, e continuava a percorrere il paese come
un trionfatore. E a Parigi Carlo di Valois lo appoggiava segretamente.
Fedele alla solita tattica di accerchiamento, per lui assolutamente spontanea, il
reggente incominci a lavorare nelle regioni limitrofe allArtois per evitare che la
rivolta dilagasse. Scrisse perci ai baroni di Picardia per ricordare loro i legami di
fedelt alla corona di Francia, facendo cortesemente capire che non avrebbe
sopportato alcuna defezione. Ogni bargello ricevette cos un notevole contingente
di agenti e di soldati per sorvegliare la zona che da lui dipendeva. Ai Fiamminghi
poi, che a pi di un anno di distanza ridevano ancora della sciagurata impresa del
Testardo, che aveva smarrito nel fango il suo esercito, Filippo propose un nuovo
trattato di pace, le cui condizioni erano loro assai favorevoli.
In questo guazzabuglio che noi dovremo sbrogliare spieg il reggente ai
propri consiglieri indispensabile rinunciare a qualcosa se si vuole salvare il
resto.
Cos, bench suo genero, Giovanni di Fiennes, fosse uno dei principali
luogotenenti di Roberto, il conte di Fiandra, intuendo che mai pi gli sarebbero
state offerte condizioni altrettanto vantaggiose, accett di intavolare trattative e di
rimanere quindi estraneo ai disordini della vicina contea.
Filippo aveva cos praticamente chiuso le porte dellArtois. Mand allora
Gaucher di Chtillon a trattare direttamente con i capi della rivolta, assicurandoli

delle buone intenzioni della contessa Mahaut.


Cercate di capirmi, Gaucher; voi non dovete discutere con Roberto
raccomand il conte di Poitiers al connestabile. Questo significherebbe infatti
riconoscergli i diritti che egli si arroga. Per conto nostro, egli tuttora decaduto
dallArtois, proprio come mio padre aveva deciso. Voi andrete l soltanto per
dirimere il conflitto fra la contessa e i suoi vassalli, nel quale, a nostro modo di
vedere, Roberto non centra. Fingete dunque di ignorarlo.
E allora, Monsignore disse il connestabile, intendete sostenere
pienamente il punto di vista di vostra suocera?
Ma no, Gaucher, per lo meno non nei casi in cui ella ha abusato del
proprio potere, cosa di cui sono perfettamente convinto. Donna Mahaut una
persona molto esigente e ritiene che tutti debbano servirla fin quando resti loro
un quattrino nella borsa o una goccia di sangue nelle vene. Io voglio la pace
prosegu il reggente e so che per ottenerla dovr dare a ciascuno il suo.
Sappiamo che la borghesia cittadina ancora favorevole alla contessa, cui
chiede appoggio nelle liti con la nobilt, ma sappiamo anche che i nobili
hanno sostenuto le pretese di Roberto, giudicandolo il pi adatto a soddisfare le
loro richieste. Cercate di scoprire se le loro lamentele hanno qualche
fondamento e vedete di ovviarvi, senza peraltro ledere i diritti della Corona.
Cercate inoltre di distaccare i baroni dal nostro potente cugino, mostrando loro
che possono ottenere di pi da noi, per via di giustizia, che non da lui, usando
violenza.
Siete un uomo saggio, Monsignore, siete proprio un uomo saggio disse
il connestabile. Non avrei mai creduto di poter servire, in cos tarda et e
con cos grande piacere, un principe talmente accorto, che avesse appena un
terzo dei miei anni.
Intanto il reggente, a mezzo del conte di Forez, fece chiedere al papa di
rinviare di qualche tempo la sua incoronazione. E Duze, per quanto
legittimamente impaziente di vedere la propria dignit rafforzata dalla
consacrazione, accett di buon animo una dilazione di due settimane.
Ma, passati anche questi quindici giorni, perdurando in Artois una situazione
assai confusa ed essendo stata rinviata alluno settembre la ratifica dellaccordo con
i Fiamminghi, Filippo fece nuovamente chiedere a Duze, questa volta a mezzo
del delfino, di rinviare nuovamente la cerimonia. Ma Duze, con sorpresa del
reggente, si mostr improvvisamente ben deciso e quasi brutale, fissando in modo
definitivo la sua incoronazione per il 5 settembre.
Egli teneva a questa data per imperiose ragioni che preferiva tener segrete e che

del resto non sarebbero state considerate al loro giusto valore. In effetti egli era
stato nominato vescovo di Frjus il 5 settembre del 1300; il suo protettore, re
Roberto di Napoli, era salito al trono nella prima settimana del settembre 1309; e
infine il falso nelle scritture reali che gli aveva permesso di ottenere il vescovato di
Avignone era stato coronato da successo il 4 settembre 1310.
Il nuovo papa aveva fede nellastrologia e sapeva servirsi dei passaggi del sole
per decidere le tappe della propria carriera. Se monsignor Filippo, reggente di
Francia e di Navarra e dilettissimo al nostro cuore egli fece rispondere non
avr per gli obblighi inerenti alla sua carica la possibilit di essere accanto a noi in
quel giorno solenne, noi ne soffriremo molto; ma in questo caso, non essendo pi
necessario evitargli di compiere un troppo lungo viaggio, andremo a cingere la
tiara nella citt di Avignone.
Filippo di Poitiers firm il trattato con i Fiamminghi nella mattinata del 1
settembre, e allalba del 5 arriv a Lione, accompagnato dal conte di Valois e dal
conte della Marche, che egli aveva preferito non lasciare soli e incontrollati a
Parigi, nonch da Luigi dEvreux.
Ci avete fatti correre a una velocit da messaggero, nipote gli disse Valois
smontando di sella.
Essi ebbero appena il tempo di indossare gli abiti appositamente preparati per
quella cerimonia e ordinati dallintendente Goffredo di Fleury. Il reggente portava
un abito aperto, di stoffa color fior di pesco, foderata da duecentoventisei pelli di
menu-vair33. Carlo di Valois, Luigi dEvreux, Carlo della Marche e Filippo di
Valois, anche lui presente alla cerimonia, avevano invece avuto in dono abiti di
camocas foderati nello stesso modo.
Lione era tutta imbandierata a festa e unimmensa folla si accalcava per assistere
alla sfilata.
Giacomo Duze arriv a cavallo alla cattedrale di San Giovanni, preceduto dal
reggente di Francia e davanti a unimmensa folla devotamente inginocchiata. Tutte
le campane della citt suonavano a distesa. Le redini della cavalcatura pontificia
erano rispettivamente tenute dal conte dEvreux e da quello della Marche, la
monarchia francese pareva dunque incorniciare letteralmente il papato. Seguivano i
cardinali, con il rosso cappello calato sul piviale e legato al collo con nastri, e poi i
vescovi le cui mitre scintillavano al sole.
Fu Napoleone Orsini, discendente da una delle pi illustri famiglie patrizie
romane, che mise la tiara a Giacomo Duze, figlio di un oscuro borghese di
Cahors.
Guccio, che si trovava anche lui nella cattedrale, stava ammirando il suo signore.

Il vecchietto dal viso smunto e dalle spalle cadenti che solo quattro settimane
prima tutti ritenevano vicino alla morte, sopportava senza fatica i pesanti attributi
sacerdotali che gli facevano indossare. Le fasi successive di questa interminabile e
faraonica cerimonia che lo innalzava nettamente su tutti i suoi simili e faceva di lui
il simbolo vivente della divinit, agivano su di lui diffondendo a poco a poco nei
nei suoi lineamenti una solennit imprevedibile e impressionante, sempre pi
palese man mano che il rito si avvicinava alla sua conclusione. Egli non pot
tuttavia trattenere un rapido sorriso quando gli calzarono i sandali pontifici.
Scarpinelli, mi chiamavano, Scarpinelli!. pensava. E mi dicevano figlio di
un ciabattino. E adesso li porto davvero gli scarpinelli Mio Dio! Non ho pi
nulla da desiderare! Non mi resta che governare bene!
Quel giorno stesso il reggente confer un titolo nobiliare al fratello del papa,
Pietro Duze e, nei due anni successivi, il nuovo papa confer la porpora
cardinalizia a ben cinque dei suoi stessi nipoti.
Le patenti di nobilt che Filippo di Poitiers redasse personalmente subito dopo
la cerimonia, anche se erano destinate a onorare il Santo Padre attraverso suo
fratello, denotavano chiaramente certe stupefacenti convinzioni del giovane
principe. Cos infatti vi si leggeva:
Non sono i beni di famiglia, n la ricchezza materiale, n gli altri benefic
della sorte a determinare linsieme delle qualit morali e delle azioni meritorie;
sono quelli doni che il caso offre ai meritevoli o agli immeritevoli, vantaggi offerti
ai degni o agli indegni In effetti ognuno anzitutto figlio delle proprie opere e
dei propri meriti, e non ha nessuna importanza da chi noi effettivamente
discendiamo, se vero che nessun uomo sa quali siano le sue lontane origini
Ma il reggente non aveva fatto tutta quella strada n rivolto al papa tanti segni
di stima senza ottenerne niente in cambio. Fra quei due uomini, separati per et
da quasi mezzo secolo Voi siete lalba, Monsignore, e io il tramonto, soleva
dire Duze a Filippo esistevano, dal primo incontro, segrete affinit e
complicit continue. Giovanni XXII non aveva dimenticato le promesse di
Giacomo Duze e il reggente ricordava quelle del conte di Poitiers. Bast dunque
che il reggente accennasse ai benefic ecclesiastici la cui prima annualit spettava al
Tesoro, perch il nuovo papa gli dicesse che i documenti erano gi pronti per la
firma. Prima per che quei decreti venissero promulgati, Filippo ebbe un
colloquio riservato con Carlo di Valois.
Caro zio gli domand: avete motivo di lamentarvi di me?
No, no certo, nipote rispose lex-imperatore di Costantinopoli.
Come poter dire a qualcuno che la sola cosa che si vorrebbe rimproverargli la

sua stessa esistenza?


E allora, zio, se non avete motivo di lamentarvi di me, perch continuate a
intralciare il mio operato? Quando mi avete restituito le chiavi del Tesoro, vi ho
promesso di non chiedervene i conti, e ho mantenuto la parola. Voi invece mi
avete giurato omaggio e fedelt, ma non rispettate le promesse fatte, tanto
vero che sostenete le tesi di Roberto dArtois.
Valois fece un gesto di diniego.
State sbagliando i vostri calcoli, zio continu Filippo e Roberto vi
coster assai. Egli non ha denaro: la sua unica risorsa sono infatti le rendite
versategli dal Tesoro, rendite che io ho smesso di pagargli. Presto sar costretto
a chiedere aiuto a voi. E come potrete voi soddisfare le sue richieste, non
disponendo pi delle finanze del regno? Su, non vi impermalite, non arrossite e
cercate di non trascendere perch ve ne pentireste. Io intendo infatti favorirvi.
Garantitemi che smetterete di appoggiare Roberto e io in cambio chieder al
Santo Padre di versare direttamente a voi le annate del Valois e del Maine,
anzich al Tesoro.
Lanima di Valois fu per un attimo incerta fra lodio e la cupidigia.
E a quanto ammontano queste annate? domand.
Da dieci a tredicimila lire lanno, zio: bisogna infatti tener conto anche dei
benefic che non sono stati riscossi negli ultimi tempi del regno di mio padre e
durante il governo di Luigi.
Per Valois, sempre indebitato, avvezzo a una vita degna dei mezzi di un
sovrano e pronto a promettere doti monumentali per assicurare alle figlie mariti
degni delle sue ambizioni, un reddito supplementare di dieci o tredicimila lire
rappresentava la salvezza, forse non definitiva, ma almeno provvisoria.
Voi siete un caro nipote rispose alfine e sapete comprendere quali
sono i miei bisogni.
Le notizie inviate da Gaucher di Chtillon erano soddisfacenti e Filippo rientr
a Parigi a piccole tappe, sistemando diverse faccende lungo la strada e fermandosi
infine a Vincennes per portare a Clemenza la benedizione del nuovo papa.
Sono felice disse la regina che il nostro caro Duze abbia preso il
nome di Giovanni, perch quello che anchio ho scelto per mio figlio in un
voto che feci, durante la tempesta, sulla nave che mi conduceva in Francia.
Ella sembrava sempre del tutto estranea ai problemi del regno e unicamente
interessata dai propri ricordi coniugali e dalle proprie preoccupazioni di futura
madre. Vivere a Vincennes pareva farle bene: ella aveva riacquistato colorito e
nella floridezza del settimo mese conosceva quellapparente sollievo abbastanza

normale negli ultimi tempi delle gravidanze pi faticose.


Giovanni non un nome adatto a un re di Francia disse il reggente.
Non c mai stato un re Giovanni, infatti.
Vi prego, fratello; devo chiamarlo cos perch cos ho giurato.
In questo caso non ho pi nulla da obiettare. Se nascer un maschio si
chiamer dunque Giovanni il Primo
Nel palazzo della Cit, Filippo rivide la moglie che tutta felice stava
occupandosi del piccolo Luigi-Filippo, intento a strillare con limpeto possibile a
un bambino di otto settimane.
Intanto la contessa Mahaut, appena saputo del ritorno del genero, si era
precipitata da palazzo Artois con le maniche rimboccate e con aria furibonda.
Ah, figlio mio, basta che voi restiate assente per qualche tempo che subito
tutti cercano di danneggiarmi! Sapete cosa andato a combinare in Artois quel
farabutto di Gaucher?
Gaucher il connestabile, madre, e soltanto poco tempo fa voi non lo
consideravate un farabutto. Che cosa vi ha fatto?
Mi ha dato torto! url Mahaut. Mi ha condannato su ogni punto. I
vostri inviati sono in combutta con i miei vassalli come compari in una fiera e
si sono impegnati a impedire il mio ritorno in Artois. Capite, hanno proibito a
me, Mahaut, di tornare nella mia contea, se prima non avr accettato le
condizioni che gi avevo rifiutato davanti a Luigi nel dicembre scorso; vogliono
inoltre che io restituisca non so quali imposte che, secondo loro, io avrei
indebitamente riscosso!
Tutto questo mi sembra giusto. I miei inviati si sono limitati a eseguire i
miei ordini replic tranquillamente Filippo.
Mahaut rimase per un attimo impietrita dalla sorpresa, con la bocca aperta e gli
occhi spalancati.
per ordine vostro che saccheggiano i miei castelli, impiccano i miei agenti
e devastano i miei raccolti? per ordine vostro che appoggiano i miei nemici?
I vostri ordini! Avete scelto davvero un bel modo per compensarmi di tutto
quello che ho fatto per voi!
Una grossa vena violetta le si gonfi sulla fronte e Filippo previde che prima di
sera ella si sarebbe fatta salassare.
Non mi pare, madre, che voi, oltre a darmi in moglie vostra figlia
rispose il reggente abbiate fatto tanto per me da costringermi a danneggiare
i miei sudditi e a compromettere, soltanto per farvi piacere, la pace di tutto il
regno.

Mahaut esit un attimo fra lira e la prudenza. Ma lespressione i miei sudditi


che suo genero aveva adoperato, espressione che soltanto un re poteva
pronunciare, prevalse su ogni altro ragionamento.
E avere ucciso tuo fratello disse avanzando verso di lui non conta
dunque nulla per te?
Dieci settimane di segreto mantenuto con tanta cura erano state dunque
annullate con una sola frase.
Filippo non mostr in alcun modo la propria sorpresa: si limit a chiudere
tutte le porte e ad accertarsi con i suoi occhi da miope che nessuno potesse aver
visto o sentito nulla. Inchiavard le serrature, tolse le chiavi e se le mise nella
cintura. Mahaut era terrorizzata, soprattutto quando vide con che faccia suo
genero le si accostava.
Eravate dunque voi mormor Filippo ed dunque vero quello che
tutti mormorano!
Mahaut reag secondo la sua natura, vale a dire attaccando.
E chi volete che fosse, figlio mio? A chi credete di dovere la grazia di essere
oggi reggente e di poter domani impadronirvi della corona? Su, non fate
lingenuo. Vostro fratello mi aveva confiscato lArtois, Valois lo montava contro
di me e voi eravate a Lione a preoccuparvi per il papa sempre questo papa
che continua a intervenire nei miei affari nel momento meno adatto! E non fate
tanto il santificetur, non venite a dirmi che mi biasimate! Voi non avevate
simpatia per Luigi e dovete essere contento che io vi abbia permesso di
prendere il suo posto, condendo i suoi confetti. Ma non mi aspettavo di trovare
in voi un sovrano peggiore di lui!
Filippo si era messo a sedere: teneva le dita incrociate e stava riflettendo.
Dovevo pur dirglielo un giorno o laltro pensava Mahaut. E forse
stato meglio cos: ora egli completamente in mia bala.
Giovanna sa? domand improvvisamente Filippo.
No, non ne sa nulla: non sono cose che si confidano a una donna!
E oltre a voi, chi ne al corrente?
Beatrice, la mia damigella di compagnia.
Troppo disse Filippo.
Ah, no, questa lasciatela stare esclam Mahaut.
Ha una famiglia troppo potente!
Lo so, lo so, una famiglia che in Artois vi ha procurato molte simpatie! E, a
parte questa Beatrice? Chi vi ha fornito il condimento, come voi lo
chiamate?

Una maga di Arras che io non ho mai visto, ma che Beatrice conosce. Ho
fatto finta di volermi sbarazzare dei cervi che infestavano le mie foreste e ho
infatti provveduto a eliminarne un gran numero.
Bisogna ritrovare questa donna disse Filippo.
Capite ora riprese Mahaut che non vi pi permesso abbandonarmi?
Infatti, se crederanno che voi avrete cessato di proteggermi, i miei nemici non
mi daranno pi tregua e diffonderanno ulteriori calunnie
Maldicenze, madre, maldicenze rettific Filippo.
E, se mi accusano di quello che voi sapete, la colpa ricadr anche su di voi:
si dir che io ho fatto questo a vostro vantaggio, se non addirittura per ordine
vostro.
Lo so, madre, lo so. Sono conseguenze che anchio ho gi calcolato.
Pensate, Filippo, che io ho arrischiato la salvezza della mia anima per
realizzare questo progetto. E non siate ingrato.
Filippo ebbe allora uno dei pochi scatti di collera di tutta la sua vita.
Ah, state esagerando, madre! Prima o poi mi chiederete di baciarvi i piedi
per ringraziarvi di avermi ucciso il fratello! Se avessi saputo che per la reggenza
sarebbe stato necessario pagare questo prezzo, non avrei mai accettato, mai,
capite? Non mi piacciono gli omicidi; non mai indispensabile uccidere per
realizzare le proprie intenzioni: un modo sbagliato di fare la politica e vi
ordino di astenervene fin quando io sar il vostro sovrano.
Per un attimo fu tentato di agire con onest. Riunire la Camera dei pari,
denunciare il delitto e reclamarne il castigo Mahaut, che intuiva quello che lui
stava pensando, pass qualche momento di vera ansia. Ma Filippo non si
abbandonava mai ai propri impulsi, nemmeno ai pi virtuosi. Agire cos sarebbe
equivalso a gettare discredito su sua moglie e anche su di s. Senza contare che
Mahaut, per difendere se stessa o per veder rovinato insieme a lei chi non aveva
voluto proteggerla, avrebbe potuto lanciare contro di lui terribili accuse. Sarebbe
stata loccasione ideale per riaprire le discussioni sulla reggenza e sulla successione
al trono. Filippo aveva gi fatto troppo per il regno e maturato troppi progetti per
poter correre il rischio di rinunciare al potere. Suo fratello Luigi, in fondo, era
stato un pessimo re e, per di pi, anche un assassino era forse per volere della
Provvidenza che lomicida era stato punito con lomicidio e la Francia affidata a
mani pi capaci.
Dio vi giudicher, madre disse il conte di Poitiers.
Vorrei soltanto evitare che le fiamme dellinferno incominciassero a lambirci,
a mezzo vostro, gi su questa terra. Dovr dunque pagare il prezzo del vostro

delitto e, non potendo cacciarvi in prigione, sono costretto a difendervi Avete


manovrato con molta abilit. Messer Gaucher ricever dopodomani istruzioni
diverse. Ma non vi nascondo che questo mi dispiace assai.
Mahaut cerc di abbracciarlo, ma egli la respinse.
Sappiate aggiunse il reggente che dora in avanti le vivande destinate
alla mia mensa saranno assaggiate da tre persone e che, la prima volta che
sentir un po di male allo stomaco, il tempo che vi rester da vivere sar
decisamente breve. Vi consiglio dunque di pregare per la mia salute.
Mahaut abbass il capo.
Vi servir a tal punto, figlio mio disse, che finirete col restituirmi il
vostro affetto.

IV VISTO CHE SIAMO COSTRETTI A MUOVERE


GUERRA

essuno comprese le ragioni del brusco cambiamento di rotta di Filippo

sul problema dellArtois. Meno che meno le poteva capire Gaucher di Chtillon. Il
reggente, sconfessando senza preavviso lopera dei propri inviati, dichiar
inaccettabili le condizioni da essi proposte ed impose di redigere un nuovo trattato
pi favorevole a Mahaut. Le conseguenze di ci non tardarono a verificarsi. Le
trattative furono interrotte e i rappresentanti dellArtois, cio i pi moderati fra i
baroni, si affrettarono a dichiararsi solidali col partito degli estremisti. La loro
indignazione era al colmo; il connestabile li aveva beffati e traditi: ormai non
restava altro che ricorrere alla forza.
Il conte Roberto, dunque, trionfava.
Ve lavevo detto continuava a ripetere, che non era possibile trattare
con quei felloni!
E, seguito da tutto il suo esercito, marci nuovamente su Arras.
Gaucher, che si trovava in quella citt con una piccola guarnigione, ebbe
appena il tempo di fuggire per la porta di Pronne, mentre Roberto faceva il suo
ingresso dalla porta Saint-Omer a bandiere spiegate e a suon di tromba.
Arrivando soltanto un quarto dora prima, egli sarebbe dunque riuscito a prendere
prigioniero il connestabile di Francia, Questo accadeva il 22 settembre. Quello
stesso giorno, Roberto invi alla zia questa lettera:
Allaltissima e nobilissima signora Mahaut dArtois, contessa di Borgogna, Roberto
dArtois, cavaliere. Avendo voi ostacolato a torto i miei diritti sulla contea dArtois, cosa
che grandemente mi ha nuociuto e continuamente mi addolora, al punto che non
intendo pi sopportarla, vi comunico che intendo ovviare a questo stato di cose e
ricuperare al pi presto possibile la mia eredit.

Roberto non era un grande epistolografo: le sfumature suggerite dalle necessit


diplomatiche erano estranee al suo temperamento. Egli era dunque contento di
questa lettera che esprimeva con innegabile chiarezza le sue intenzioni.
Il connestabile arriv a Parigi di pessimo umore e parl al conte di Poitiers
assolutamente fuori dai denti. Il fatto che il suo interlocutore fosse il reggente non
lo intimidiva; egli lo aveva visto nascere e lo aveva tenuto in braccio quando era in
fasce; glielo disse apertamente, come gli disse che non era bene comportarsi cos
con un buon servitore e con un affezionato parente, da ventanni alla testa delle
armate del regno; mandarlo cio a trattare secondo determinate condizioni e
modificare inopinatamente le basi stesse di queste trattative.
Fino a oggi, Monsignore, io ero considerato un uomo leale, un uomo la cui
parola nessuno aveva il diritto di mettere in dubbio. E voi mi avete fatto fare
una figura da spergiuro e da furfante. Quando appoggiai le vostre pretese alla
reggenza, credevo di ritrovare in voi qualcosa del mio re, vostro padre, cui
sembravate assomigliare molto. Ma ora capisco di essermi sbagliato. Siete
dunque cos influenzabile da cambiar parere ogni volta che mutate abito?
Filippo cerc di calmare il connestabile, affermando di aver sulle prime
giudicato male questo problema e di avergli dato istruzioni sbagliate. Non serviva
a nulla trattare con i baroni dArtois prima di debellare definitivamente Roberto.
Roberto costituiva infatti un pericolo per il regno e un possibile nemico dellonore
della famiglia reale. Non era stato forse lui a fomentare quella campagna di
calunnie, accusando Mahaut di aver avvelenato Luigi X?
Gaucher alz le spalle.
E chi crede a queste sciocchezze? esclam.
Voi no, Gaucher, voi no disse Filippo, ma altri sono pronti a darvi
retta, lieti di poterci comunque nuocere. E domani potranno sostenere che voi
e io siamo stati complici di questa morte che intendono a tutti i costi far
apparire come non naturale. Oggi Roberto ha fatto il gesto che attendevo da
lui. Ha infatti mandato a Mahaut questa lettera
E consegn al connestabile la missiva del 22 settembre.
Con queste parole continu il reggente egli respinge la sentenza che
mio padre fece promulgare dal Parlamento nel 1309. Fino a ieri egli si limitava
ad aiutare i nemici della contessa, ma ora egli si apertamente ribellato alle
leggi del regno. Perci voi tornerete in Artois.
Ah, no, Monsignore! esclam Gaucher. In Artois ho fatto troppo
brutta figura. Ho dovuto fuggire da Arras come un vecchio cinghiale braccato
dai cani, senza aver nemmeno il tempo di pisciare. Vi prego di scegliere

unaltra persona cui affidare il proseguimento di questa faccenda.


Filippo giunse le mani davanti alla bocca. Se tu sapessi, Gaucher! pensava
se tu sapessi quanto mi spiace ingannarti! Ma, se ti confessassi la verit, mi
disprezzeresti ancora di pi!
E cos continu:
Voi tornerete in Artois, Gaucher, per amor mio e perch io vi prego di
farlo. Porterete con voi vostro cognato, messer Mille, nonch una nutrita scorta
di cavalieri e di cittadini, arruolando nuove reclute in Picardia. Inviterete
Roberto a presentarsi davanti al Parlamento per rispondervi delle sue azioni. E
intanto fornirete denaro e soldati ai borghesi delle citt che ci son rimaste
fedeli. Se Roberto non intendesse arrendersi, penser io a costringerlo in altro
modo Un principe, Gaucher, non altro che un uomo prosegu Filippo
prendendo il connestabile per le spalle. Pu commettere un errore, ma ne
farebbe uno ancor pi grande insistendo sulle proprie posizioni. Il mestiere di
re si impara come qualunque altro mestiere, e io ho ancora molto da imparare.
Perdonatemi pertanto la brutta figura che vi ho fatto fare.
Nulla commuove un uomo det matura quanto udire un giovane ammettere la
propria inesperienza, soprattutto se questultimo socialmente superiore a lui.
Sotto quelle palpebre incartapecorite gli occhi di Gaucher palesarono una certa
emozione.
Ah, dimenticavo riprese Filippo. Ho deciso che sarete voi il tutore del
bimbo nascituro della signora Clemenza di nostro re, cio, se Dio ci far
grazia di un maschio e il suo secondo padrino, subito dopo di me 34
Monsignore, monsignor Filippo disse commosso il connestabile.
E abbracci il reggente, come se fosse stato lui ad aver qualcosa di cui
rimproverarsi.
Per quanto riguarda la madrina, aggiunse Filippo abbiamo deciso con
la signora Clemenza di affidare questo incarico alla contessa Mahaut, anche per
mettere finalmente a tacere tutti quei pettegolezzi.
Otto giorni dopo il connestabile ritorn in Artois.
Roberto, come era prevedibile, rifiut di obbedire allingiunzione e continu a
infierire alla testa della sua orda di armati. Ma il mese dottobre non gli fu
propizio. Guerriero animoso, egli era per un mediocre stratega: muoveva le
proprie truppe senza ordine, spingendole oggi a sud e domani a nord, a seconda
dellispirazione del momento. Condottiero o capitano di ventura ante-litteram, egli
era pi adatto a mettersi allaltrui servizio come forza di guerra cosa che fece,
del resto, quindici anni dopo a vantaggio degli Inglesi che non a comandare

lui stesso. In quella contea che egli considerava propria, si comportava come in
territorio nemico, vivendo finalmente quella vita selvaggia, spericolata e eccitante
che costituiva il suo ideale. Era felice della paura che il suo arrivo ispirava, ma
non si rendeva conto dellodio che le sue azioni seminavano. Troppi corpi
impiccati ai rami, troppi decapitati, troppi sepolti vivi fra le crudeli risate di tanti
soldati, troppe ragazze violentate che serbavano sulla pelle la traccia dei giachi, e
troppi incendi cospargevano il suo cammino. Le madri dicevano ai bambini che,
se non fossero stati buoni, sarebbe venuto monsignor Roberto, ma appena lo
sapevano nei dintorni, prendevano per mano lintera figliolanza e la trascinavano
nella pi vicina foresta.
Le citt costruivano barricate; gli artigiani, ammaestrati dallesempio dei
colleghi di Fiandra, affilavano i coltelli, e gli scabini conservavano rapporti con gli
emissari di Gaucher. Roberto amava le battaglie in campo aperto e non
sopportava gli assedi. Cos, quando i borghesi di Saint-Omer o di Calais gli
chiudevano in faccia le porte della citt, egli alzava le spalle:
Torner un altro giorno e vi far crepare tutti!
E andava a sfogarsi un po pi in l.
Ma intanto il denaro incominciava a scarseggiare. Valois non rispondeva pi
alle richieste e i suoi pochi messaggi contenevano soltanto frasi di generica
solidariet e esortazioni a un comportamento pi saggio. E anche Tolomei, il
prezioso Tolomei, faceva orecchie da mercante: lui era in viaggio e i suoi
impiegati non avevano ordini in proposito Perfino il papa si impicciava degli
affari di Roberto: aveva infatti scritto a lui e a parecchi dei suoi baroni per
ricordargli i loro doveri
Poi, verso la fine dottobre, una mattina, il reggente, durante una riunione del
consiglio, dichiar con la tranquillit che accompagnava di solito le sue decisioni
pi importanti:
Da troppo tempo nostro cugino Roberto sta facendosi beffe della nostra
autorit. Cos, visto che siamo costretti a muovergli guerra, andremo a SaintDenis a prendere lorifiamma lultimo giorno di questo mese e, in assenza di
Gaucher, sar io stesso che guider loste posta sotto il comando di nostro
zio
Gli sguardi di tutti si volsero verso Carlo di Valois, ma Filippo cos aggiunse:
di nostro zio, monsignor dEvreux. Noi avremmo volentieri affidato
questo incarico a monsignor di Valois, che gi ha dimostrato altre volte le sue
grandi capacit militari, se costui non dovesse recarsi nelle proprie terre del
Maine a riscuotervi le annate della Chiesa.

Vi ringrazio, nipote rispose Valois. Sapete che io voglio bene a


Roberto e che, pur disapprovando la sua rivolta, a mio parere sciocca e
insensata, mi sarebbe dispiaciuto combattere contro di lui.
Lesercito riunito dal reggente per combattere in Artois, non assomigliava
affatto alloste smisurata che suo fratello, sedici mesi prima, aveva fatto sprofondare
nelle Fiandre. Loste dArtois comprendeva soltanto militari di carriera e truppe
arruolate nei territori dipendenti direttamente dalla Corona. Le paghe erano alte:
un banderese guadagnava trenta soldi al giorno, un cavaliere quindici e un fante
tre. E si fece appello non soltanto ai nobili, ma anche ai plebei. Spett ai due
marescialli, Giovanni di Corbeil e Giovanni di Baumont, detto il Dram, signore
di Clichy, il compito di radunare le diverse bandiere. I balestrieri di Pietro di
Galard erano gi pronti e gi da due settimane Goffredo Coquatrix aveva ricevuto
istruzioni segrete concernenti i trasporti e i rifornimenti.
Filippo di Poitiers prese lorifiamma il 30 ottobre. Il 4 novembre egli giunse ad
Amiens e di l mand il suo secondo ciambellano, Roberto di Gamaches, scortato
da alcuni scudieri, per consegnare unultima ingiunzione al conte dArtois.

V LOSTE DEL REGGENTE FA UN PRIGIONIERO

o stoppia delle messi gi da tempo tagliate imputridiva sui campi spogli

e argillosi. Pesanti nubi coprivano il cielo autunnale, dando la sensazione che


laggi, oltre laltipiano, il mondo gi stesse finendo. Il frizzante venticello, che
soffiava in brevi e violente raffiche, lasciava in bocca un sapore di fumo.
Dinanzi al villaggio di Bouquemaison, proprio nel punto dove tre mesi prima
il conte Roberto era entrato in Artois, era adesso schierato in battaglia lesercito del
reggente. Gli stendardi posti sulla sommit delle lance sventolavano per quasi
mezza lega di fronte.
Filippo di Poitiers era al centro di questo schieramento a pochi passi dalla
strada, attorniato dai suoi luogotenenti. Teneva le mani, coperte da guanti di ferro,
incrociate sul pomo della sella ed era a capo nudo, avendo affidato a uno scudiero
la custodia del suo elmo.
Allora qui che monsignor Roberto ti ha detto che sarebbe venuto ad
arrendersi? domand il reggente a Roberto di Gamaches, rientrato quella
stessa mattina dalla sua missione.
Qui, Monsignore rispose il secondo ciambellano. stato lui a
scegliere la localit Nel campo vicino alla pietra terminale sormontata da
una croce mi ha detto. E mi ha assicurato che sarebbe arrivato per lora di
terza.
E sei certo che non esistano nei dintorni altre pietre terminali sormontate da
una croce? Egli proprio il tipo capace di imbrogliarci cos, presentandosi in
unaltra localit e facendo constatare la mia assenza Credi proprio che verr?
S, Monsignore, anche perch mi parso assai sconvolto. Gli ho detto di
quanti uomini voi disponete e gli ho comunicato che il signor connestabile
controlla i confini con la Fiandra e le citt del nord, dimostrandogli che
finirebbe preso come in una morsa senza alcuna possibilit di scampo. Gli ho
poi consegnato la lettera in cui monsignor di Valois gli consiglia di arrendersi

senza combattere, non avendo egli alcuna possibilit di vittoria, e gli fa capire
che voi siete talmente adirato con lui, che egli correrebbe il rischio, se catturato
in combattimento, di farsi tagliare la testa
Il reggente si pieg leggermente verso lincollatura del cavallo. Evidentemente
non gli piaceva indossare quegli abiti da guerra, venti libbre di ferro che gli
pesavano addosso, rendendo disagevoli i movimenti.
Allora, continu Gamaches egli si consultato con i suoi baroni, ma
non sono riuscito a scoprire che cosa si siano detti. Ho capito per che alcuni
gli consigliavano di arrendersi, mentre altri lo pregavano di non abbandonarli.
Comunque alla fine, monsignor Roberto si nuovamente rivolto a me
dandomi la risposta che vi ho comunicato e assicurandomi di aver troppo
rispetto per monsignor reggente per poter pensare di disobbedirgli.
Filippo di Poitiers era tuttora incredulo. Questa resa troppo immediata non
mancava di preoccuparlo, facendogli temere non si sa quale tranello. Increspando
gli occhi, egli osservava il desolato paesaggio che lo circondava.
Questo sarebbe il posto adatto per aggirarci e attaccarci alle spalle, mentre
ce ne stiamo qui fermi ad aspettare. Corbeil! Draml aggiunse poi
rivolgendosi ai due marescialli. Mandate qualche banderese in ricognizione
sulle due ali e fate perquisire le valli, per esser certi che nessun soldato vi si
trovi nascosto, e che nessun contingente cerchi di aggredirci alle spalle. Se poi,
quando suoner la terza a quel campanile concluse indirizzandosi a Luigi
dEvreux Roberto non si sar ancora presentato, ci metteremo in cammino.
Ma presto si sentirono delle grida:
Eccolo, eccolo!
Di nuovo il reggente incresp gli occhi, senza vedere nulla.
Di fronte, Monsignore gli dissero; proprio in direzione del collo del
vostro cavallo, su quel ciglio.
Roberto dArtois veniva avanti senza compagni, senza scudieri e perfino senza
un valletto. Procedeva al passo, orgogliosamente eretto sul proprio enorme cavallo
e, cos solo, pareva ancora pi alto. La sua sagoma gigantesca si stagliava come
una macchia rossa nel cielo nuvoloso e pareva che la punta della sua lancia
arrivasse a toccare le nubi.
un segno di disprezzo, Monsignore, presentarsi cos davanti a voi.
E lascia che mi disprezzi! replic Filippo di Poitiers.
I cavalieri mandati in ricognizione ritornavano al galoppo dichiarando che i
dintorni erano assolutamente tranquilli.
Strano, lo avrei creduto pi accanito in una situazione cos disperata disse

il reggente.
Un altro uomo, che avesse voluto far pompa della propria autorit, sarebbe
senza dubbio andato da solo incontro a quelluomo solo, ma Filippo di Poitiers
aveva un diverso concetto della propria dignit e non gli interessava compiere un
gesto da cavaliere, ma un gesto da re. Aspett dunque senza muoversi che
Roberto dArtois venisse a fermarsi davanti a lui, infangato e accaldato.
I soldati tutti trattennero il respiro: si udivano soltanto i tintinnii dei morsi nelle
bocche dei cavalli.
Il gigante gett a terra la propria lancia, e il reggente contempl senza parlare
quellarma distesa fra la stoppia.
Roberto stacc allora dalla sella lelmo e lo spadone, gettando anche questi
oggetti a terra accanto alla lancia.
Il reggente ancora non aveva aperto bocca, anzi non aveva neppure alzato gli
occhi verso Roberto. Il suo sguardo era rivolto alle armi, come se aspettasse
ancora un altro gesto.
Roberto dArtois si decise allora a smontare da cavallo e, fatti due passi avanti,
tremante di collera, fin per posare un ginocchio a terra: cos pot finalmente
incontrare lo sguardo del reggente.
Caro cugino esclam, tenendo le braccia aperte.
Ma subito Filippo lo interruppe.
Avete fame, cugino? gli chiese.
E, mentre laltro, che si era atteso una grande scena con scambi di nobili
parole, invito a rialzarsi, abbraccio e perdono, se ne restava l tutto stupito, Filippo
soggiunse:
E allora, rimontate in sella e andiamo subito ad Amiens, dove vi far
conoscere le mie condizioni. Voi procederete accanto a me e mangeremo
durante il percorso Hron, Gamaches! Raccogliete le armi di mio cugino!
Roberto dArtois esitava a obbedire e continuava a guardarsi attorno.
Cercate qualcosa? domand il reggente.
No, nulla, Filippo. Sto solo contemplando ancora una volta questo
paesaggio, per non dimenticarmelo pi rispose dArtois.
E accost la mano al petto, nel punto in cui, attraverso la broigne, egli poteva
sentire quel sacchetto di velluto ove aveva conservato, quali preziose reliquie, le
spighe, ora ridotte in briciole, raccolte proprio in quel campo durante lestate
precedente. E sorrise con estrema tristezza.
Ma trottando accanto al reggente, ritrov la propria abituale sicumera.
Avete riunito un esercito un po troppo numeroso, cugino disse, in tono

beffardo per catturare un solo prigioniero.


Oggi, cugino, la cattura di venti bandiere replic Filippo nello stesso
tono mi farebbe assai meno piacere della vostra compagnia Ma,
spiegatemi perch vi siete arreso cos in fretta; infatti, anche se le mie truppe
sono molto pi numerose, non pu essere questa una ragione bastevole a
smontare il vostro coraggio.
Ho pensato che venendo a battaglia avremmo fatto soffrire troppa povera
gente.
Siete diventato delicato, Roberto disse Filippo di Poitiers. Eppure, a
quanto mi hanno riferito, in questi ultimi tempi non vi siete particolarmente
distinto per amore del prossimo.
Il nostro Santo Padre, il papa, mi ha scritto per richiamarmi ai miei doveri.
Siete anche diventato pio! esclam il reggente.
Ho meditato a lungo sulla lettera di quelleccellente papa che, a quel che
mi dicono, stato eletto con molta facilit. E siccome le parole in essa
contenute assomigliavano molto ai testi delle vostre ingiunzioni, ho deciso di
comportarmi come un suddito fedele e come un buon cristiano.
Insomma, ora siete un uomo caritatevole, religioso e leale! Come siete
cambiato, cugino!
Intanto Filippo, sbirciando di sottecchi il volto massiccio di quel gigante,
pensava: Continua pure a fare il furbo; ti calmerai fra poco, quando conoscerai le
mie condizioni di pace!
Ma, anche davanti al consiglio riunitosi ad Amiens subito dopo il loro arrivo,
Roberto mantenne lo stesso comportamento. Egli accett senza protestare e senza
ribellarsi, tutto quello che gli venne imposto, come se non stesse neppure
ascoltando il trattato che gli veniva letto.
Con esso egli si impegnava a restituire ogni castello, fortezza o feudo e tutto
quello che egli aveva preso o occupato , e si faceva garante della restituzione di
tutte le localit occupate dai suoi partigiani. Accettava inoltre una tregua con
Mahaut fino alla prossima Pasqua; per allora la contessa avrebbe comunicato le
proprie decisioni e la corte dei pari si sarebbe pronunciata sui diritti delle due
parti in causa. Intanto lArtois sarebbe stato governato direttamente dal reggente
che vi avrebbe mandato guardiani, funzionari e castellani, da lui stesso scelti. Fino
alla decisione dei pari, inoltre, i redditi della contea sarebbero stati riscossi dal
conte dEvreux e dal conte di Valois.
Ascoltando questultima clausola, Roberto cap a quale prezzo il reggente aveva
ottenuto la defezione del suo principale alleato. Ma anche allora non batt ciglio e

firm senza discutere.


Filippo di Poitiers era seriamente preoccupato per questa eccessiva e inattesa
sottomissione. Quale colpo mancino star ruminando? pensava.
E, desiderando egli rientrare al pi presto a Parigi per il parto della regina,
affid ai due marescialli, affiancati da parte dellesercito, il compito di sostituire in
quella regione il connestabile e di provvedere a che il trattato venisse applicato.
Roberto presenzi sorridendo alla partenza dei marescialli.
Il suo calcolo era semplice. Arrendendosi da solo egli aveva evitato la
distruzione delle proprie truppe. Fiennes, Souastre, Picquigny e gli altri avrebbero
continuato la guerriglia, mantenendo il disordine nel paese e logorando le forze
avversarie. Evidentemente il reggente non era in grado di preparare una
spedizione ogni quindici giorni: i fondi del Tesoro non glielo avrebbero
permesso. Roberto aveva dunque davanti a s parecchi mesi assolutamente scevri
da pericoli. Per il momento preferiva tornarsene a Parigi ed accettava con piacere
loccasione offertagli. Fra non molto il reggente e Mahaut avrebbero potuto avere
qualche guaio.
Infatti ed era questa la ragione principale del suo sorriso Roberto aveva
rintracciato la signora di Friennes, fornitrice di veleni per la contessa dArtois. E
ci era riuscito, facendo pedinare due spie del reggente, inviate anchesse alla sua
ricerca. Isabella di Friennes e suo figlio erano stati arrestati mentre vendevano la
materia prima indispensabile a una fattura. Gli uomini di Roberto avevano allora
eliminato le spie del reggente, mentre la maga, dopo aver sottoscritto una
confessione ben particolareggiata, era tenuta prigioniera in un castello dArtois.
Cosa farai, cugino pensava il conte dArtois osservando Filippo quando
dir a Giovanni di Varennes di condurre da me quella donna e la presenter alla
Camera dei pari perch racconti come tu hai fatto assassinare tuo fratello?
Neanche il tuo caro papa potr farci nulla!
Nel corso di quel viaggio il reggente tenne sempre Roberto accanto a s;
durante le soste essi mangiavano alla stessa tavola e di notte, nei monasteri o nei
castelli reali, dormivano in camere adiacenti. I numerosi servitori del reggente
sorvegliavano dArtois con estrema cura. Tuttavia, a forza di mangiare, bere e
dormire con un nemico, non si pu fare a meno di provare per lui una certa
simpatia; mai prima di allora i due cugini erano stati in cos stretti rapporti. Il
reggente, lungi dal dimostrare a Roberto la propria collera per essere stato
costretto a tante fatiche e a spese cos alte, lo trattava da parente e pareva divertirsi
alle grossolane facezie del gigante e ai suoi atteggiamenti di finta bonomia.
Manca poco, che si metta a volermi davvero bene, questo furfante! pensava

Roberto. Lo sto proprio prendendo in giro con un certo successo.


La mattina dell11 settembre, appena i due arrivarono alle porte di Parigi,
Filippo ferm improvvisamente il proprio cavallo.
Mio caro cugino, laltro giorno ad Amiens vi siete fatto garante della
consegna di tutti i castelli ai miei marescialli. Ma vengo a sapere che parecchi
dei vostri amici non intendono rispettare il trattato e si rifiutano di cedere le
localit occupate Roberto sorrise allargando le mani in un gesto dimpotenza.
Ve ne siete fatto garante ripet Filippo.
Eh, s, cugino, ho firmato tutto quello che avete voluto. Ma mi avete tolto
ogni potere e ora sono i vostri marescialli che devono farsi obbedire.
Pensieroso, Filippo accarezz lincollatura del proprio cavallo.
vero, Roberto, che voi mi avete soprannominato Filippo Porte-Chiuse?
domand.
vero, cugino, proprio vero replic laltro ridendo.
Sembra infatti che per voi le porte siano un importante strumento di governo.
E allora, cugino disse il reggente voi andrete a vivere nella prigione
dello Chtelet e vi resterete finch i vostri uomini non avranno sgomberato tutti
i castelli dellArtois.
Per la prima volta da quando si era arreso, Roberto impallid. Tutto il suo piano
crollava e anche la signora di Friennes non poteva per il momento essergli utile.

PARTE TERZA

DAL LUTTO ALLA CONSACRAZIONE

I UNA NUTRICE PER IL RE

iovanni I, re di Francia, figlio postumo di Luigi X il Testardo e della

regina Clemenza dUngheria, nacque nel castello di Vincennes la notte fra il 13 e


il 14 novembre 1316.
La notizia venne subito annunciata ufficialmente e tutti i nobili indossarono gli
abiti di gala. Nelle taverne, vagabondi e ubriaconi, per i quali ogni avvenimento
era un eccellente pretesto per bere, incominciarono fin da mezzogiorno a
sbronzarsi e a schiamazzare. E i negozianti di oggetti raffinati, orefici, mercanti di
seta, fabbricanti di stoffe preziose e di passamanerie, venditori di spezie, di pesci
rari e di prodotti doltremare, si fregavano le mani calcolando in anticipo le spese
che questa festosa notizia avrebbe suggerito.
Per strada tutti sorridevano e la gente incontrandosi si salutava contenta:
E allora, amico, abbiamo finalmente un re!
I parigini si sentivano rinvigoriti e le donnine dai capelli gialli incominciarono
presto a lavorare, bench la tramontana flagellasse i sordidi vicoletti dietro
Notre-Dame, dove le aveva confinate un editto di San Luigi.
Quattro giorni prima, nella foresteria del convento delle Clarisse, Maria di
Cressay aveva dato alla luce un bambino, che pesava otto libbre, prometteva di
diventare biondo come la madre e poppava a occhi chiusi con la voracit di un
cucciolo.
Ogni tanto, le novizie, incappucciate di bianco, entravano nella cella di Maria
per vederla fasciare il bimbo, per contemplare il suo volto radioso mentre allattava,
per ammirare quel seno roseo, rigoglioso e pienamente sbocciato, per assistere
insomma, con occhi di ragazze destinate a uninterminabile verginit, al miracolo
della maternit, visto nel suo concreto manifestarsi e non soltanto sulle vetrate
delle chiese.
Infatti, anche se ogni tanto una monaca veniva meno ai suoi voti, non era
questo un avvenimento frequente come avrebbero potuto far credere i pubblici

rimatori con le loro canzoni; un neonato in un convento di Clarisse non era


proprio un fatto abituale.
Quel giorno le suore erano molto agitate; il cappellano aveva loro comunicato
lavvenuta nascita del re, e la gioia della citt penetrava anche in quella clausura.
Il re si chiama Giovanni come il mio bambino diceva Maria.
Ed ella vedeva in ci un lieto presagio. Stava per nascere una nuova
generazione di bimbi che avrebbero portato il nome del re, tanto pi
sorprendente quanto pi inusitato nella storia della monarchia francese. A tutti i
piccoli Filippi e a tutti i piccoli Luigi sarebbero dunque succeduti in tutto il regno
innumerevoli Giovannini.
E il mio stato il primo, pensava Maria.
Il precoce crepuscolo dautunno stava gi per sciogliersi nella notte, quando
una monaca entr nella cella.
Donna Maria! disse. La madre badessa vi prega di recarvi in
parlatorio. C qualcuno che vi aspetta.
Che mi aspetta?
Non so, io non ho visto. Ma credo che voi dobbiate presto partire.
Maria arross, eccitata.
Guccio, il mio Guccio! il padre del bambino spieg poi alle
novizie. il mio sposo che viene a prendermi.
Si riabbotton il corsetto, si ravvi sveltamente i capelli, guardandosi nella
finestra il cui vetro le forniva un buio e rudimentale specchio, si mise il mantello
sulle spalle ed esit un attimo davanti alla culla, incerta se portare con s il bimbo
per mostrare subito a Guccio quella meravigliosa sorpresa.
Guardatelo come dorme, questo angioletto dicevano le novizie. Non
lo svegliate, non fategli prender freddo. Andate pure, baderemo noi a lui.
Non tiratelo fuori dalla culla, per, e non lo toccate! disse Maria.
Scendendo le scale, ella era tutta sconvolta dalle mille preoccupazioni di una
madre. Purch non si mettano a giocare con lui e non lo lascino cadere! Ma
intanto volava letteralmente verso il parlatorio, meravigliata di sentirsi cos leggera.
Nella bianca sala, ammobiliata soltanto con un grande crocifisso e con due ceri
che proiettavano immense ombre sulle pareti, la madre badessa, con le mani
infilate nelle maniche, stava parlando con la signora Bouville.
Scorgendo la moglie del curatore, Maria non ne fu soltanto delusa, ma sent
con immediata, inspiegabile e assoluta certezza che quella donna magra dal volto
rugoso veniva da lei come messaggera di sventure.
Unaltra persona al suo posto avrebbe pensato soltanto di non aver molta

simpatia per la signora Bouville; per Maria di Cressay, invece, ogni sentimento
diventava presto passione ed ella considerava ogni subitanea simpatia e ogni
istintiva avversione come altrettanti segni del destino. Sono certa che venuta qui
per farmi del male, pensava.
Intanto la signora Bouville la stava osservando con occhi attenti e per nulla
benevoli.
Avete partorito soltanto da quattro giorni esclam e siete gi fresca e
bella come una rosa! Mi congratulo con voi, mia cara: vi si direbbe pronta a
ricominciare! Evidentemente Dio tratta con particolare indulgenza coloro che
sprezzano i suoi comandamenti, e riserva le esperienze pi dolorose alle persone
pi meritevoli. Sapete, per esempio, madre continu rivolgendosi alla badessa
che la nostra povera regina ha avuto le doglie per pi di trenta ore? Mi sembra
di sentire ancora i suoi lamenti! Il re ha cercato di venir fuori con il sedere e cos
si dovuto ricorrere ai ferri. C mancato poco che morisse e che morisse anche
la madre. E la causa di tutto il dolore sofferto dalla regina per la morte del suo
sposo. Personalmente sono convinta che solo per un miracolo il bambino sia nato
vivo. E poi, quando il destino incomincia a colpire una casa, non interrompe
tanto presto la sua attivit. Prendete per esempio Eudeline, la lingerista la
conoscete, vero?
La badessa annu con discrezione. Nel suo convento, fra le novizie pi giovani,
cera una bimba di undici anni, che era figlia naturale di Eudeline e del Testardo.
Beh, costei era di grande aiuto alla regina e la signora Clemenza la voleva
continuamente al suo capezzale continu la signora Bouville. Ebbene,
laltro giorno proprio Eudeline si rotta un braccio cadendo da uno sgabello e
ha dovuto venire ricoverata allospedale. E ora, per colmo di sventura, la nutrice
che avevamo assunta e che era gi pronta da una settimana, improvvisamente
non ha pi latte. Farci una cosa simile in un momento cos difficile! Tanto pi
che la regina non in condizioni di allattare; ha ancora la febbre. E il mio
povero Ugo si agita, si spolmona, si d da fare e non sa assolutamente che
decisioni prendere: non sono cose da uomini, del resto. In quanto poi al sire di
Joinville, che non ha pi n vista n memoria, lunica cosa che possiamo
sperare da lui che non venga a morirci fra le braccia. Insomma, madre, sono
io che devo badare a tutto.
Maria di Cressay si stava chiedendo perch le venissero confidate tutte queste
sciagure della famiglia reale. Ma improvvisamente la signora Bouville si volse
verso di lei:
Per fortuna che io ho ancora la testa sulle spalle, e mi sono ricordata che

questa ragazza che io avevo portato qui da voi doveva ormai aver partorito
Certo voi allatterete bene e vostro figlio star crescendo a vista docchio, non
vero?
Disse queste parole, come se volesse rimproverare alla giovane madre la sua
buona salute.
Vediamo un po da vicino aggiunse.
E con mano esperta, come se stesse soppesando della frutta al mercato,
palpeggi il seno di Maria. Costei ebbe un istintivo movimento di ripugnanza che
le fece fare un salto indietro.
Siete perfettamente in grado di allattare anche due bambini continu la
signora Bouville. Perci, ragazza mia, voi verrete con me e darete il vostro
latte anche al re.
Non posso, signora! esclam Maria, ancor prima di sapere come avrebbe
potuto giustificare il suo rifiuto.
E perch non potete? Per il vostro peccato? Ma voi siete lo stesso una
ragazza nobile e il peccato non vi ha impedito di avere molto latte.
Consideratelo un modo per riscattarvi almeno in parte.
Io non ho peccato, signora, io sono sposata!
Purtroppo siete voi la sola a dirlo, povera piccola! Prima di tutto, se voi foste
davvero sposata non sareste qui E poi, a che serve discutere? Noi abbiamo
bisogno di una nutrice
Non posso perch sto appunto attendendo mio marito che deve venire a
prendermi. Mi ha fatto comunicare che sarebbe venuto qui presto e che il papa
gli ha promesso
Il papa! il papa! la interruppe la moglie del curatore. Ma davvero
impazzita, questa qui! Crede di essere sposata e crede che il papa si preoccupi
per lei Ma smettetela di dire sciocchezze e di bestemmiare il nome del Santo
Padre. E venite subito a Vincennes.
No, signora, non verr ribatt ostinata Maria.
Allora la piccola signora Bouville incominci ad arrabbiarsi: afferr Maria per il
colletto e si mise a scuoterla.
Ma guardate questa ingrata! Prima gozzoviglia e si fa mettere incinta. Poi,
dopo che noi ci siamo preoccupati per lei salvandola dalla prigione e
portandola nel miglior convento di Parigi, se veniamo a chiederle di allattare il
re di Francia, questa balorda non ne vuole sapere. Siete davvero un modello di
suddita! Lo sapete che vi sto offrendo una mansione talmente onorifica che per
essa si batterebbero le pi nobili dame del regno?

E allora, signora ribatt Maria con altrettanta violenza perch non


vi rivolgete a quelle nobili dame tanto pi degne di me?
Perch quelle stupide non sono inciampate al momento giusto! Ma cosa
mi fate dire? Su, smettiamola di discutere e seguitemi.
Se lo zio Tolomei o anche il conte di Bouville fossero venuti a fare la stessa
domanda a Maria di Cressay, ella avrebbe certamente accettato. Era una ragazza
generosa e si sarebbe spontaneamente offerta di allattare qualsiasi bimbo ne
avesse avuto bisogno, e quindi a maggior ragione il figlio della regina.
Orgoglio e interesse avrebbero potuto aggiungersi alla sua naturale bont. Con
lei nutrice del re e Guccio paggio del papa, tutte le loro difficolt sarebbero
state risolte e il loro avvenire assicurato. Ma la moglie del curatore non aveva
saputo parlarle. Laveva trattata non come una madre felice ma come una
delinquente, non come una donna rispettabile ma come una serva. E Maria,
che continuava a vedere nella signora Bouville una messaggera di sventure,
non era pi capace di riflettere e si ostinava nella propria decisione. I suoi
grandi occhi azzurroscuri risplendevano di paura e di indignazione.
Il mio latte preferisco tenerlo per mio figlio disse.
La vedremo, disgraziata! Visto che voi non volete saperne di obbedirmi,
mander a chiamare gli scudieri che mi stanno aspettando e che vi
porteranno via di forza.
Intervenne allora la madre badessa, tuttaltro che favorevole alla progettata
violazione del suo convento.
Vi assicuro che non approvo minimamente il comportamento della mia
parente disse; ma essendo ella affidata alla mia custodia
Ma sono stata io, madre, ad affidarvela esclam la signora Bouville.
Non una buona ragione per venire a farle violenza entro queste mura.
Maria non uscir di qui se non per propria volont o per ordine della
Chiesa!
O per quello del re! Questo un convento regale, madre, non lo
dimenticate. Io agisco in nome di mio marito; se vi serve un ordine del
connestabile, che tutore del re e che appena tornato a Parigi, oppure un
ordine del reggente in persona, ci penser messer Ugo a farglielo firmare;
perderemo ancora tre ore, ma alla fine sar obbedita!
La badessa cerc allora di parlare da sola a sola con la signora Bouville e la
inform a bassa voce che quello che Maria aveva detto a proposito del papa non
era del tutto falso.
E che mi importa? ribatt la signora Bouville. al re che io devo

pensare e ho soltanto lei a disposizione.


Poi usc e and a chiamare la sua scorta, ordinando agli scudieri di portar via la
ribelle.
Voi mi siete testimone, signora disse la badessa, che io non ho dato il
mio consenso a questo ratto.
Maria, in cortile, stava intanto gridando e cercando di divincolarsi dalla stretta
di due uomini.
Il mio bambino! Voglio il mio bambino!
Ha ragione disse la moglie del curatore. Lasciamole prendere il
bambino. Ribellandosi in questo modo, ci ha fatto dimenticare le cose pi
ovvie!
Qualche minuto dopo, Maria, che aveva raccolto in tutta fretta i suoi abiti, e
teneva fra le braccia il piccolo Giovanni, varcava singhiozzando la porta del
convento.
Fuori erano in attesa due lettighe, gi pronte per la partenza.
Guardatela l esclam la signora Bouville. Veniamo a prenderla in
lettiga come se fosse una principessa e lei strilla e fa un mucchio di storie!
Avvolta dal buio della notte, sballottata per pi di unora dal trotto dei muli,
chiusa in una scatola di legno e darazzi, le cui cortine, sollevate dal vento,
lasciavano penetrare allinterno il freddo di novembre, Maria ringraziava
mentalmente i propri fratelli per averla costretta a mettersi il mantello da inverno
alla partenza da Cressay. Quanto aveva sofferto per il caldo arrivando allora a
Parigi cos imbacuccata! Non potr dunque mai andarmene da un posto
pensava senza essere accompagnata dalla sventura e dalle lacrime? Ma che cosa
ho fatto di male perch tutti si accaniscano cos contro di me?
Il bimbo dormiva avvolto nella spessa stoffa del mantello. E Maria, sentendo
quella piccola vita, incosciente e tranquilla, rannicchiata sul proprio petto, a poco
a poco riprese a ragionare. Certo ella avrebbe visto la regina Clemenza, le avrebbe
parlato di Guccio, le avrebbe mostrato il reliquiario. La regina era giovane e bella
e sapeva aver piet delle altrui sventure La regina dunque il figlio della
regina che io dovr allattare! pensava Maria, riflettendo finalmente sugli aspetti
pi favolosi e pi insperati di questa avventura, di cui laggressiva autorit della
signora Bouville le aveva fatto vedere a tutta prima soltanto il lato pi odioso.
Il cigolio di un ponte levatoio, il passo smorzato dei cavalli sul legno di un
tavolato, e infine il battere dei loro zoccoli sui ciottoli di un cortile Maria venne
invitata a scendere, pass fra due file di soldati, percorse un corridoio di pietra
malamente illuminato e vide apparire un grosso uomo vestito di un giaco,

riconoscendo in lui il conte di Bouville. La giovane madre sent alcune parole


bisbigliatele intorno: una soprattutto, la parola febbre, ritornava spesso in quei
discorsi. Le fecero cenno di venire avanti in punta di piedi e sollevarono un
paramento.
Nonostante la malattia, gli usi nella camera del parto erano stati rispettati. Ma,
finita ormai la stagione dei fiori, erano state sparse al suolo soltanto ingiallite
foglie dautunno che gi stavano marcendo a forza di essere calpestate. Intorno al
letto cerano molte seggiole, destinate ad accogliere visitatori che mai sarebbero
venuti. Cera inoltre una levatrice che sminuzzava fra le dita erbe aromatiche,
mentre nel caminetto stavano bollendo sui treppiedi di ferro decotti grigiastri. La
stanza era illuminata soltanto dalle fiamme del focolare e da un lumino a olio al di
sopra del letto.
Nessun rumore giungeva dalla culla, sistemata in un angolo.
La regina Clemenza giaceva supina, tenendo le cosce alzate per il gran dolore e
tormentando le lenzuola. Aveva le guance arrossate e gli occhi lucidi. Maria vide
soltanto tanti capelli doro sparsi sui cuscini e quello sguardo ardente che pareva
non vedere nemmeno gli oggetti sui quali si posava.
Ho sete ho tanta sete gemeva la regina.
E linfermiera mormor alla signora Bouville:
Ha tremato per pi di unora: batteva i denti e aveva le labbra violette come
sul viso di un morto. Temevamo che stesse davvero morendo. Allora labbiamo
frizionata bene dappertutto, e la sua pelle ha incominciato a scottare e sta
scottando ancora. Ha sudato tanto che avremmo dovuto cambiarle le lenzuola,
ma non sappiamo dove sia la chiave del ripostiglio per la biancheria.
Ve la dar io rispose la signora Bouville.
E accompagn Maria in una stanza vicina, anchessa riscaldata da un fuoco
acceso.
Voi alloggerete qui disse.
Qualcuno port la culla regale. Il re era appena visibile fra tutte le fasce che lo
avvolgevano; aveva un naso molto piccolo, gli occhi chiusi e sonnecchiava, il
poverino, in una immobilit dovuta a debolezza. Bisognava andargli molto vicino
per sentirlo respirare. Ogni tanto una piccola smorfia, uno spasimo di dolore,
dava un certo rilievo ai suoi lineamenti.
Davanti a quel piccolo essere cui era morto il padre e stava forse morendo la
madre, a quel bimbo che dava cos pochi segni di vita, Maria di Cressay sent una
profonda piet. Lo salver pensava. Lo far grande e forte.
Poi, essendoci in quella stanza soltanto una culla, ella adagi il proprio figlio

accanto al re.

II LASCIAMO FARE A DIO

a ventiquattrore la contessa Mahaut era fuori di s.

E, davanti a Beatrice dHirson che laiutava a vestirsi per permetterle di


presenziare al battesimo del re, ella si decise finalmente a sfogare la sua ira e la
sua delusione.
Si sarebbe potuto credere che, essendo Clemenza tanto sofferente, non
sarebbe riuscita a portare a termine la sua gravidanza. Se ne son viste tante,
anche molto pi forti, abortire prima del termine. E invece no, ha saputo
resistere fino alla scadenza del nono mese. Poteva almeno mettere al mondo un
nato-morto? Macch, il marmocchio vive. Avrebbe potuto nascere una figlia?
Ohib, un maschio. Valeva la pena, cara Beatrice, darsi tanto da fare e correre
tanti pericoli, non ancora del tutto sventati, per essere beffate dalla sorte in
questo modo?
Mahaut si era andata man mano convincendo di aver assassinato il Testardo
soltanto per permettere al genero e alla figlia di regnare sulla Francia. Non era
lontana dal rimpiangere di non aver ucciso la moglie insieme al marito e
concentrava tutto il suo odio su quel neonato che ancora non aveva visto, su quel
bimbo cui fra poco avrebbe fatto da madrina e la cui esistenza, appena sbocciata,
intralciava gi le sue ambizioni.
Questa donna, estremamente potente, ricchissima e dispotica, aveva lanimo di
unautentica criminale. Il delitto era per lei il modo migliore per assoggettare il
destino ai propri voleri: era lieta di accarezzarne il progetto e di respirarne il
ricordo, ricavandone le torbide e piacevoli sensazioni dellorrore, la gioia di un
inganno abilmente condotto a buon fine e il piacere di segreti trionfi. Se un primo
omicidio non sortiva i risultati sperati, subito ella incominciava a maledire
lingiustizia della sorte, a provar compassione per se stessa, e a iniziare, come se
questa fosse la cosa pi naturale del mondo, la ricerca di una nuova testa da
eliminare, di un altro ostacolo da abbattere.

Beatrice dHirson, sempre pronta a prevenire i pi segreti desideri della


contessa, sussurr, abbassando le lunghe ciglia:
Ho conservato, signora, un po di quella farina che la primavera scorsa vi
stata cos utile per preparare i confetti del re.
Hai fatto bene, hai fatto molto bene rispose Mahaut.
sempre meglio averne un poco a disposizione: sono cos numerosi i nostri
nemici!
Beatrice, pur essendo donna di alta statura, doveva alzare le braccia per
allacciare la gorgiera della contessa e per sistemarle il mantello sulle spalle.
Voi terrete in braccio il bambino, signora. E forse non avrete pi tanto
presto unoccasione simile continu la giovane. Basterebbe un pizzico
di polvere, sapete, un po di polvere appena visibile sul dito.
Parlava con voce dolce e allettante, come se stesse descrivendo qualche
ghiottoneria.
Ah, no esclam Mahaut non durante un battesimo; potrebbe portarci
disgrazia!
Credete davvero? In fondo, restituireste al cielo unanima senza peccato.
E poi Dio sa come accoglierebbe la cosa mio genero. Non ho ancora
scordato che faccia ha fatto quando gli ho raccontato come era morto suo
fratello, e con quale strana freddezza si comporta con me da quel giorno C
gi troppa gente che sta mormorando contro di me. E far fuori un re allanno
molto. Per il momento, dunque, non ci rimane che sopportare quello appena
nato.
Uno sparuto gruppo di gente si rec quasi clandestinamente a Vincennes per
fare di Giovanni I un cristiano; i baroni, che per loccasione non avevano badato a
spese, convinti di essere invitati a un grandiosa cerimonia, ci rimisero tempo e
denaro.
La malattia della regina, la nascita avvenuta fuori Parigi, le intemperie
dellinverno e lo scarso entusiasmo con il quale il reggente aveva accolto la venuta
al mondo di quel nipote, tutto questo congiur a fare di quel battesimo una
cerimonia affrettata, di pura formalit.
Filippo arriv a Vincennes accompagnato dalla moglie Giovanna, da Mahaut,
da Gaucher di Chtillon e da qualche scudiero cui era affidata la cura dei cavalli.
Egli aveva evitato di avvertire gli altri membri della famiglia. Del resto Valois era
nei propri feudi a riscuotere denaro e Evreux ad Amiens a sistemare la situazione
dellArtois. In quanto a Carlo della Marche, Filippo aveva avuto il giorno prima
un violento alterco con lui. La Marche, approfittando della nascita del re, aveva

chiesto al fratello la dignit di Pari, nonch un aumento de] proprio appannaggio


e delle proprie rendite.
Mi spiace, fratello aveva risposto Filippo ma io sono soltanto il
reggente; soltanto il re potr fare di voi un Pari, e solo quando sar
maggiorenne.
Le prime parole di Bouville, accogliendo il reggente nella anticorte del
maniero, furono:
Nessuno ha armi, Monsignore? Nessuno porta daghe, pugnali o
misericordie?35
E non si capiva se il buon Bouville diffidasse degli uomini di scorta o
addirittura dei padrini.
Non sono avvezzo, Bouville replic il reggente a farmi seguire da
scudieri disarmati.
Lex-gran ciambellano preg allora con timida insistenza che gli scudieri
restassero nel primo cortile. Questi eccessi di zelo incominciarono a innervosire il
reggente.
Io apprezzo molto, Bouville, lattenzione con la quale avete vegliato
allincolumit della regina; ma ora voi non siete pi il curatore; spetta a me e al
connestabile provvedere alla salute del re. E se lasciamo ancora a voi lincarico,
cercate di non abusarne.
Monsignore, monsignore! balbett messer Ugo; non intendevo
offendervi. Ma corrono tante voci nel regno Insomma, vorrei che capiste che
io cerco di essere pari al mio compito e ne riconosco limportanza.
Ma non era molto abile a dissimulare i propri sentimenti: continuava a guardar
di sottecchi Mahaut e subito riabbassava gli occhi.
Evidentemente qui tutti mi sospettano e diffidano di me pensava la contessa.
Giovanna di Poitiers finse di non accorgersi di nulla e Gaucher di Chtillon,
che non era finora intervenuto nella discussione, risolse questa imbarazzante
situazione dicendo:
E allora, Bouville, volete lasciarci qui fuori a gelare? Su, fateci entrare!
Ma non andarono a trovare la regina, anche per le allarmanti notizie
comunicate dalla signora Bouville. Lammalata era tuttora in preda alla febbre e
lamentava terribili mal di testa e violenti accessi di vomito.
La pancia si sta di nuovo gonfiando come se non avesse mai partorito
spieg la signora Bouville. La regina non riesce a dormire e supplica di far
cessare i rintocchi di campane che le risuonano di continuo nelle orecchie. E
quando parla con noi, si esprime come se stesse conversando con sua nonna,

la Signora dUngheria, o col defunto re Luigi. un vero peccato vedere


qualcuno che sta perdendo la ragione e non poter far nulla.
Il conte di Bouville, che era stato per ventanni il gran ciambellano di Filippo il
Bello, aveva indubbiamente una solida esperienza in fatto di cerimonie regali.
Quanti battesimi aveva organizzato!
Qualcuno intanto aveva portato in quella stanza gli oggetti rituali. Bouville e
due gentiluomini della guardia si misero al collo lunghi tovaglioli bianchi,
tenendone le estremit tese davanti a s, per ricoprire con quei tovaglioli
rispettivamente un bacile pieno dacqua benedetta, un catino vuoto e una coppa
contenente il sale.
La levatrice che aveva aiutato a portare in vita il bimbo, teneva invece il
cuffiotto che avrebbero messo in testa al re dopo il battesimo.
Poi arriv la nutrice, tenendo fra le braccia il piccolo Giovanni I.
Che bella ragazza, pens il connestabile.
La signora Bouville aveva dato a Maria un abito di velluto vermiglio, ricoperto
di pelliccia al collo e ai polsi, e le aveva fatto ripetere pi volte i gesti che ella
avrebbe dovuto compiere. Il bimbo era infagottato in un mantello, grande due
volte lui, sul quale era stato messo un velo di seta color violetto che scendeva fino
a terra come uno strascico.
Poi tutti si diressero verso la cappella. Guidavano il corteo alcuni scudieri che
portavano in mano i ceri accesi, e lo chiudeva il siniscalco di Joinville, assai
barcollante bench sorretto da due uomini. Egli si era per parzialmente riavuto
dallabituale stato di rimbambimento quando aveva appreso che il neonato si
sarebbe chiamato Giovanni come lui.
Le pareti della cappella erano tappezzate di arazzi e il fonte battesimale ornato
di velluto violetto. Accanto al fonte era stata messa una tavola sulla quale si
trovavano una coperta di menu-vair, una tovaglia finemente ricamata e alcuni
cuscini di seta. Lambiente era riscaldato da pochi fornelli a brace, insufficienti a
vincere la fredda umidit del locale.
Maria pos il bimbo sulla tavola per togliergli le fasce. Attenta a non
commettere errori, ella sentiva il cuore che le batteva ed era talmente commossa
che quasi non vedeva i volti che le stavano intorno. Chi avrebbe mai detto che
proprio lei, scacciata dalla famiglia, avrebbe un giorno partecipato con incarichi
cos importanti al battesimo di un re, alla presenza del reggente di Francia e della
contessa dArtois? Entusiasmata per questo inatteso favore della sorte, ella sentiva
ora molta gratitudine per la signora Bouville e le aveva gi chiesto scusa per le
bizze del giorno prima.

Mentre continuava a spogliare il bambino sent che il connestabile si stava


informando sul suo nome e sulle sue origini, e si sent arrossire.
Il cappellano della regina aveva soffiato quattro volte sul corpo dellinfante,
nelle quattro direzioni di unimmaginaria croce, per allontanare da lui il demonio
in nome dello Spirito Santo; poi si era sputato sul dito indice e gli aveva spalmato
di saliva le narici e le orecchie, a indicare che egli non doveva dar retta alle parole
del diavolo n respirare le tentazioni del mondo e della carne.
Filippo e Mahaut sollevarono il piccolo re, prendendolo uno per le gambe e
laltra per le spalle. Il reggente con i suoi occhi da miope fissava con insistenza il
minuscolo sesso del bimbo, quel roseo vermicello che buttava in aria tutto il suo
sapiente regolamento di successione, quel ridicolo simbolo della legge dei maschi,
quel piccolissimo ma insuperabile ostacolo venuto a porsi fra lui e la corona.
Comunque pensava Filippo per consolarsi rester reggente per quindici
anni, e in quindici anni possono accadere tante cose. Potrei anche morire, per
esempio. E potrebbe morire anche questo bimbo.
Ma essere reggente non lo stesso che essere re.
Il bimbo era tranquillo, anzi sonnecchiava un poco durante i riti preliminari. Si
fece sentire soltanto quando lo immersero completamente nellacqua fredda, ma
questa volta url fin quasi a strozzarsi, mentre le sue lacrime si mescolavano
allacqua del battesimo. Poi per tre volte, mentre gli altri padrini e madrine,
Gaucher, Giovanna, i Bouville e il siniscalco, allungavano le mani su quel piccolo
corpo ignudo, il re di Francia venne immerso nellacqua, prima con la testa verso
Oriente, poi a Nord, infine a Sud, a raffigurare simbolicamente il disegno della
Croce36.
Il piccolo si calm soltanto quando lo tirarono fuori da quel bagno gelato e si
lasci ungere la fronte col santo crisma senza protestare. Lo adagiarono sui
cuscini e Maria di Cressay incominci ad asciugarlo mentre tutti gli altri si erano
raccolti intorno alle stufette per scaldarsi.
Improvvisamente si ud la voce di Maria di Cressay.
Mio Dio, mio Dio! Sta morendo! grid.
Tutti corsero verso la tavola. Il piccolo re aveva assunto un colorito azzurro
che diventava sempre pi scuro, quasi nero. Aveva il corpo irrigidito, le braccia
contratte, il collo contorto e gli occhi stravolti.
Una mano invisibile stava soffocando questa vita incosciente, circondata da luci
tremolanti e da visi ansiosamente chini.
Mahaut sent una voce mormorare:
stata lei.

Alz gli occhi e incontr lo sguardo dei due Bouville.


Ma chi stato a fare il colpo per riversarne la responsabilit su di me?
pensava.
Intanto la levatrice aveva preso in braccio il bambino e cercava di rianimarlo.
Non detto che muoia disse non detto.
Il piccolo rimase immobile, rigido, nero e contratto per quasi due minuti, un
tempo che parve infinito a tutti i presenti. Poi, improvvisamente, incominci ad
agitarsi, spingendo la testa in ogni direzione. Nessuno avrebbe mai potuto
supporre tanta forza in un corpo cos malaticcio; la levatrice doveva tenerlo ben
stretto per impedirgli di divincolarsi. Il cappellano si fece il segno della croce,
come se stesse assistendo a una manifestazione diabolica, e incominci a recitare
le preghiere per gli agonizzanti. Il bambino intanto faceva smorfie e perdeva bava:
ma il suo volto non aveva pi quel colorito nerastro: era divenuto livido, di un
impressionante pallore. Per un attimo sembr che la crisi fosse passata: il bimbo
orin sullabito della levatrice e tutti lo ritennero fuori pericolo. Ma subito dopo la
testa ricadde nuovamente in avanti e il corpo del piccolo divenne immobile e
inette.
stato battezzato appena in tempo! osserv il connestabile.
Filippo di Poitiers si stacc dalle mani le gocce calde colate dai ceri.
Poi improvvisamente il piccolo cadavere incominci ad agitarsi e a strillare, non
molto forte, vero, ma comunque con una certa vivacit. E muoveva le labbra
come se stesse succhiando qualcosa: insomma, il re era vivo e aveva voglia di
poppare.
Il demonio ha combattuto molto, prima di uscire dal suo corpo disse il
cappellano.
Di solito spieg la levatrice i bambini non hanno le convulsioni a
quellet. Forse stavolta sono dovute alle difficolt della sua nascita. E anche al
fatto che per parecchie ore non ha avuto latte dalla nutrice.
Maria di Cressay si sentiva in colpa. Se anzich perdere il tempo a discutere
con la signora Bouville, fossi venuta qui subito, pensava.
Nessuno, naturalmente, os cercare le ragioni di quel malessere nellimmersione
in acqua fredda, n tanto meno alludere a tare ereditarie, agli zoppi, ai dementi e
agli epilettici che fiorivano numerosi su quel gloriosissimo albero genealogico.
Del resto le spiegazioni proposte dalla levatrice, soprattutto la pressione
esercitata sul cervello dal forcipe, erano pi che sufficienti.
Credete che possa soffrire di altri attacchi di questo tipo? domand
Mahaut.

molto probabile, signora replic linfermiera.


Questo male non si sa mai quando venga n quando vada via.
Povero piccolo! esclam Mahaut a voce alta.
Dopo di che il re fu riportato al castello e coloro che avevano presenziato al
battesimo se ne tornarono alle proprie case.
Filippo di Poitiers non apri bocca in tutto il percorso, e, tornato a Palazzo, ebbe
un lungo colloquio con la suocera.
Poco fa avete corso il rischio di diventare re, figlio mio disse Mahaut.
Filippo non rispose.
Certo che, dopo quello che abbiamo visto oggi, nessuno potrebbe
meravigliarsi se il bambino morisse uno di questi giorni continu la
contessa.
Ancora il reggente non apr bocca.
Ma, anche se egli dovesse morire, voi sareste sempre costretto ad attendere
la maggiore et di Giovanna di Navarra.
Ah, no, madre. Ah, no! replic immediatamente il conte di Poitiers.
Ora non dobbiamo pi applicare le norme promulgate lo scorso luglio. Ora
non pi in discussione la successione a Luigi, si pu solo parlare della
successione del piccolo re Giovanni. La corona dovrebbe dunque spettare a me
o a mio fratello e sarei io lerede di mio nipote.
Mahaut lo fissava ammirata: E ha pensato a tutto questo durante il battesimo!
, pensava.
Voi, Filippo aggiunse poi a voce alta avete sempre sognato di
diventare re, ammettetelo! Gi da bambino, ricordo, spezzavate i rami per
farvene degli scettri!
Egli sollev il capo e le sorrise, lasciando passare qualche istante in silenzio. Poi
aggiunse:
Sapete, madre, che la signora di Friennes non pi ad Arras e che sono
anche scomparsi gli uomini che io avevo mandato l per rapirla e per metterla
in condizioni di non poter pi parlare? Sembra che ella sia tenuta segretamente
prigioniera in qualche castello dArtois e che i vostri baroni se ne vantino
apertamente.
Mahaut si domand cosa intendesse dire Filippo con questa frase. Voleva
avvertirla dei pericoli cui ella poteva andare incontro? O dimostrarle che si
preoccupava per lei? O confermarle la precedente proibizione, riferentesi
alleventuale utilizzazione del veleno? Oppure, con quella allusione alla fornitrice
del veleno stesso, intendeva darle via libera?

Basterebbe un altro attacco come quello di oggi per provocare la morte di


quel bimbo insistette Mahaut.
Lasciamo fare a Dio, madre mia, lasciamo fare a Dio disse Filippo,
chiudendo il colloquio.
Lasciamo fare a Dio o lasciamo fare a me? pens la contessa dArtois.
un uomo prudente, mio genero, e non vuole sporcarsi nemmeno la coscienza;
ma mi ha capita bene quel maledetto idiota di Bouville, ora, lostacolo pi
difficile da superare!
Da allora, ella mise in moto la propria fantasia. Mahaut stava progettando un
delitto e il fatto che la sua futura vittima fosse un neonato, eccitava la sua
immaginazione come se si fosse trattato del suo pi temibile avversario.
Ella inizi immediatamente una accurata campagna di perfidie e di pettegolezzi.
Diceva a tutti che il re non era in condizioni di sopravvivere e descriveva con le
lacrime agli occhi la scena penosa del battesimo.
Tutti noi lo abbiamo creduto morto, e c proprio mancato poco che
morisse davvero. Chiedetelo un po al connestabile, che era anche lui presente:
non ho mai visto messer Gaucher, un uomo cos forte e cos coraggioso,
impallidire cos Del resto tutti voi potrete constatare con i vostri occhi
quanto sia debole questo piccolo re, non appena egli verr presentato ai baroni,
secondo le usanze tradizionali. A meno che egli non sia gi morto e non si stia
cercando di nascondercelo. La presentazione, infatti, avrebbe dovuto essere gi
stata fatta e nessuno si preoccupato di spiegarci questo ritardo. Sembra che sia
messer di Bouville a opporsi, perch, a quanto pare, la povera regina che
Dio lassista! sarebbe in pessime condizioni. Ma, dopo tutto, la regina non
il re!
Gli amici di Mahaut, per esempio suo cugino Enrico di Sully e il suo
cancelliere Thierry dHirson, diffondevano ovunque queste voci.
E i baroni incominciarono a preoccuparsi. Perch mai, in fondo, non era
ancora avvenuta la presentazione ufficiale? Il battesimo semi-clandestino, le pretese
difficolt frapposte da Bouville, limpenetrabile silenzio che circondava il castello di
Vincennes, erano altrettanti indizi di una situazione misteriosa.
Correvano in citt le voci pi disparate. Il re era malato, per questo non
volevano mostrarlo. No, il conte di Valois lo aveva fatto rapire e lo aveva portato
in segreto a Napoli, per metterlo al sicuro. E la regina non era malata, ma era
tornata in patria.
Se morto, dovrebbero comunicarcelo mormorava qualcuno.
stato il reggente a farlo sparire garantivano altri.

Ma cosa dite? Non conoscete il reggente. pi facile che abbia voluto


difenderlo da Valois.
Non stato il reggente, Mahaut: sta preparando un colpo o magari lo ha
gi fatto. Insiste troppo a dire che il re non in grado di sopravvivere!
Mentre queste voci andavano diffondendosi negli ambienti di corte e tutti si
abbandonavano alle congetture pi perfide e ai sospetti pi infami senza
praticamente risparmiare nessuno dei personaggi pi influenti, il reggente pareva
non volersi occupare di questa faccenda. Fingeva di dedicare il suo tempo agli
affari del regno e a chi gli chiedeva del nipote, ribatteva parlandogli delle Fiandre,
dellArtois o della riscossione delle imposte.
La mattina del 19 novembre, quando ormai il nervosismo era giunto al colmo
una folta delegazione di baroni e di dottori del Parlamento chiese udienza a
Filippo per chiedergli decisamente di acconsentire alla presentazione ufficiale del
re. E quelli che si aspettavano una risposta negativa o, quanto meno, un rinvio,
palesavano gi una certa irritazione.
Io, messeri disse il reggente, desidero quanto voi questa
presentazione. Ma perfino a me c qualcuno che risponde di no, ed messer
di Bouville.
Poi, rivolgendosi a Carlo di Valois, rientrato due giorni prima dalla contea del
Maine dove si era recato a restaurare le proprie finanze, egli domand:
Siete voi, zio, che, per salvaguardare gli interessi di vostra nipote Clemenza,
cercate di impedire a Bouville di farci vedere il re?
Lex-imperatore di Costantinopoli, che non comprendeva assolutamente le
ragioni di questo rabbuffo, reag vivacemente urlando:
Ma, per il santo nome di Dio, nipote, chi vi ha messo in testa questa idea?
Non ho mai chiesto n ordinato una cosa simile! Anzi, sono gi diverse
settimane che non vedo Bouville e che non ricevo messaggi da lui! E sono
tornato a Parigi apposta per questa presentazione. Vorrei proprio che la si
facesse e che venissero riprese le antiche usanze dei nostri padri, come da
tempo si sarebbe dovuto fare.
E allora, messeri, disse il reggente siamo tutti dello stesso parere, a
quanto pare Gaucher! Voi che eravate presente alla nascita di mio fratello
la madrina, vero?, che deve presentare il bambino ai baroni?
Certo che la madrina rispose Valois, seccato che si chiedessero lumi a
unaltra persona su una questione attinente al cerimoniale di corte. Io ho
assistito a tutte le presentazioni, Filippo; alla vostra, che non fu molto solenne
perch eravate il secondogenito, a quella di Luigi e a quella di Carlo. E anche i

miei figli, a motivo delle mie corone, sono sempre stati presentati ufficialmente.
Ed sempre stata la madrina a portarli.
E allora disse il reggente comunicher immediatamente alla contessa
Mahaut di prepararsi a questa cerimonia e ordiner a Bouville di aprirci le
porte di Vincennes. Partiremo a mezzogiorno.
Per Mahaut questa era loccasione da tempo attesa. Si fece vestire da Beatrice e
si mise in testa una corona: per uccidere un re ne valeva la pena.
Quanto tempo credi che ci voglia perch la tua polvere faccia effetto su un
bambino di cinque giorni?
Non lo so, signora rispose la damigella di compagnia. I cervi dei
vostri boschi sono morti dopo una notte, ma re Luigi ha resistito per quasi tre
giorni
Potr sempre dar la colpa disse Mahaut a quella nutrice che ho visto
laltro giorno, una bella ragazza, indubbiamente, ma nessuno sa da dove venga
n chi le abbia affidato questo incarico. I Bouville, suppongo
Capisco, signora replic Beatrice sorridendo. Se qualcuno avesse dei
sospetti, si potrebbe incolpare quella ragazza e farla squartare.
La mia reliquia, la mia santa reliquia disse Mahaut preoccupata,
accostando le mani al petto. Ah, s, ce lho.
Mentre ella usciva dalla camera, Beatrice le sussurr:
E mi raccomando, signora, state attenta a non soffiarvi il naso.

III LE ASTUZIE DI BOUVILLE

uoco a tutto spiano! ordin Bouville ai valletti.

Bisogna che i caminetti ardano al massimo per diffondere calore dappertutto.


Lex-gran ciambellano girava per tutti i locali, paralizzando ogni attivit nella
convinzione di galvanizzare i suoi dipendenti. Correva al ponte levatoio per
ispezionare le guardie, ordinava di stendere sabbia nei cortili, poi la faceva scopar
via perch tendeva a mutarsi in fango, e faceva controllare certe serrature che mai
sarebbero servite. Ma si agitava tanto soprattutto per distrarsi dai tristi pensieri che
lo ossessionavano.
Quella donna lo uccider continuava a ripetersi.
In un corridoio incontr la moglie.
E la regina? le chiese.
Proprio quella mattina la regina Clemenza aveva ricevuto gli ultimi sacramenti.
Il volto di quella donna, celebre nei due regni per la sua straordinaria bellezza,
era attualmente sfigurato e devastato dalla malattia La pelle aveva assunto un color
giallastro e si era coperta di macchie rosse, grandi come monete da due lire, che
emanavano un insopportabile fetore; le orine portavano tracce di sangue, il respiro
era sempre pi affannoso. Clemenza gemeva continuamente, affranta da
insopportabili dolori alla nuca e al ventre. E da un pezzo continuava a delirare.
una febbre quartana disse la signora Bouville. Linfermiera dice che
se lammalata riuscisse a sopravvivere ancora un giorno, sarebbe fuori pericolo.
Mahaut si offerta di mandarci messer di Pavilly, il suo medico personale 37.
A nessun costo, mi raccomando esclam Bouville.
Non dobbiamo permettere che una persona fedele a Mahaut possa introdursi
qui.
Una madre morente e un bimbo minacciato, pi duecento baroni che
sarebbero arrivati fra poco con le proprie scorte! Si preparava una giornata
estremamente caotica che avrebbe offerto infinite occasioni per commettere un

delitto.
Il bambino non deve rimanere nella camera accanto a quella della regina
continu Bouville. Non posso mandar l un numero sufficiente di soldati a
garantire la sorveglianza, e sarebbe troppo facile scivolare nella stanza adiacente
attraverso gli arazzi.
E allora, deciditi, dove lo vuoi mettere?
Nella camera del re, i cui accessi sono molto pi facili da controllare.
I due coniugi si guardarono in viso ed ebbero ambedue lo stesso pensiero: era
quella la stanza dove era morto il Testardo.
Fa mettere a posto quella camera, allora, e facci accendere il fuoco
insistette Bouville.
E va bene, mio caro, ti obbedir. Ma, anche con cinquanta scudieri di
guardia, non potresti impedire a Mahaut di tenere in braccio il bambino per
presentarlo ai baroni.
La sorveglier io, personalmente.
Se lei ha deciso di ucciderlo, lo far anche sotto i tuoi occhi, mio povero
Ugo. E tu non te ne accorgerai nemmeno. Un bambino di cinque giorni non si
dimena molto. E Mahaut approfitter del primo momento di confusione per
conficcargli un ago nella nuca, per fargli respirare del veleno o per strangolarlo.
E allora, che cosa dovrei fare? esclam Bouville.
Non posso certo dire al reggente che noi non permetteremo a sua suocera di
prendere in braccio il re perch temiamo che possa ucciderlo!
Certo che non lo puoi! Non ci resta altro che pregare, dunque disse la
signora Bouville, allontanandosi.
E Bouville si rec nella camera della nutrice.
Maria di Cressay stava allattando contemporaneamente ambedue i bimbi che,
ugualmente voraci, si aggrappavano ai suoi seni con le loro tenere unghiette e
poppavano rumorosamente. Istintivamente generosa, Maria aveva offerto al re la
mammella sinistra, ritenuta la pi ricca di latte.
Che vi succede, messere? domand poi a Bouville.
Mi sembrate sconvolto.
Egli le stava di fronte appoggiato allo spadone; le ciocche bianche e nere dei
suoi capelli gli scendevano sulle guance e la pancetta gli gonfiava il giaco. Era a
quel povero arcangelo sessantenne che era stata affidata la difficile salvaguardia di
un infante.
Solo perch il nostro piccolo sovrano tanto debole rispose poi con
voce triste. Solo per questo!

Ma no, messere, si sta rimettendo; guardatelo, adesso quasi grasso come il


mio. E tutte queste medicine che mi somministrano, a me disgustano un poco,
ma a lui sembrano fare davvero bene38.
Bouville allung una grossa mano, indurita dalle redini di cavallo e dai pomi di
spada, e accarezz dolcemente quel piccolo cranio, sul quale gi una sottile
lanugine bionda si andava formando.
Non un re come gli altri, vedete mormor.
Il vecchio servitore di Filippo il Bello non era capace di esprimere in parole i
sentimenti che provava. Fin dove si spingevano i suoi ricordi, e anche quelli di
suo padre, la monarchia, il regno, la Francia, insomma tutto quello che aveva
dato un senso alle sue funzioni e ispirato ogni suo atto tutto si esprimeva in
una lunga e solida catena di re forti e adulti che esigevano devozione e
dispensavano favori.
Per ventanni era stato lui ad avanzare la poltrona su cui sedeva un monarca
che faceva tremare la cristianit; e non avrebbe mai creduto che la catena potesse
cos presto ridursi a quel piccolo anello roseo dal viso impasticciato di latte, che la
pressione di una mano sarebbe stata sufficiente a spezzare.
Si proprio rimesso bene disse, tanto che, senza quel segno
lasciatogli dai ferri e ormai quasi invisibile, sarebbe difficile distinguerlo da
vostro figlio.
Oh, no, messere! disse Maria. Mio figlio assai pi pesante. Vero,
Giovanni secondo, che tu sei pi pesante?
E subito arross.
Visto che sono ambedue Giovanni spieg il mio lo chiamo Giovanni
secondo. Forse non dovrei farlo
Bouville accarezz la testa anche allaltro bimbo, in un gesto di meccanica
cortesia. I suoi occhi passavano continuamente dalluno allaltro.
Parve a Maria che gli occhi del grosso gentiluomo fossero attratti dal suo petto,
e ci la fece di nuovo arrossire.
Ma quando la smetter di arrossire continuamente? pensava. Allattare
non una cosa disonesta o provocante.
In quel momento entr la signora Bouville, per portare gli abiti che il re
doveva indossare. E il marito la trasse un momento in disparte, bisbigliandole:
Credo di aver trovato una soluzione.
Chiacchierarono sottovoce per qualche secondo. La signora Bouville scuoteva il
capo riflettendo, e per due volte volse lo sguardo verso Maria.
Chiediglielo tu disse. Io non godo le sue simpatie.

Allora Bouville si riaccost alla nutrice.


Maria, figlia mia disse; voi potete rendere un grosso servigio al
nostro piccolo re cui siete evidentemente molto affezionata. Fra poco verranno
i baroni per assistere alla sua presentazione ufficiale. Ma noi abbiamo paura
che egli prenda freddo e soffra nuovamente delle convulsioni che gi lo
ridussero in fin di vita il giorno del battesimo. Ve limmaginate voi che cosa
succederebbe se anche stavolta egli incominciasse a contorcersi? Tutti direbbero
che egli non in grado di sopravvivere, come gi i suoi nemici apertamente
sostengono. Noi baroni siamo uomini di guerra e vogliamo che il re dia prove
di robustezza anche in cos tenera et. Cos, siccome vostro figlio pi grasso
e di pi bellaspetto, vorremmo presentare lui come se fosse il re.
Maria, leggermente preoccupata, guard la signora Bouville, che subito disse:
Io non centro. unidea di mio marito.
Non commetterei peccato, messere, facendo una cosa simile? domand
la nutrice.
Un peccato, figlia mia? No, anzi, una buona azione proteggere il proprio
re. E del resto non sarebbe la prima volta che si presenta al popolo un
bambino robusto al posto di un, erede troppo gracile la rassicur Bouville,
mentendo a fin di bene.
E non se ne accorger nessuno?
Come potrebbero accorgersene? esclam la moglie dellex-gran
ciambellano. Sono biondi tutti e due, e a quellet tutti i bimbi si
rassomigliano e si trasformano da un giorno allaltro. E poi, chi lo ha visto il
re? Messer di Joinville che non ci vede, il reggente che ci vede poco e il
connestabile, che sintende assai pi di cavalli che di neonati.
La contessa dArtois non si meraviglier non vedendo pi i segni dei ferri?
Il bambino avr in testa cuffia e corona
E poi non c molta luce. Forse si dovranno accendere i ceri! soggiunse
Bouville, indicando oltre la finestra la pallida luce di novembre.
Maria non resistette oltre. In fondo lidea di questa sostituzione la lusingava e
per di pi ella non sospettava che Bouville potesse avere secondi fini. Cos si
divert a vestire il proprio figlio da re, a mettergli fasce di seta, a fargli indossare
un mantello azzurro cosparso di fiordalisi doro, nonch la cuffia cui era stata
cucita una piccola corona. Tutti questi oggetti facevano parte del corredo
preparato ancor prima della sua nascita.
Come sarai bello, Giovannino! diceva Maria. Una corona, mio Dio,
una corona. Ma dovrai restituirla al tuo re, lo sai che dovrai restituirgliela?

E faceva ballonzolare suo figlio come se fosse una bambola, davanti alla culla
di Giovanni I.
Vedete, sire, il vostro fratello di latte, il vostro piccolo servitore vi sostituir
per impedirvi di prendere freddo.
E intanto pensava: Quando racconter tutto questo a Guccio Quando gli
dir che suo figlio il fratello di latte del re e che stato presentato ai baroni in
vece sua Strana cosa la nostra vita, ma non la cambierei con nessunaltra.
Come sono contenta di voler bene al mio Lombardo!
La sua gioia fu interrotta da un profondo gemito proveniente dalla camera
accanto.
La regina, mio Dio pens Maria. Mi dimenticavo della regina.
In quel momento entr uno scudiero ad annunciare larrivo del reggente e dei
baroni. La signora Bouville prese fra le braccia il bambino di Maria.
Lo porter nella camera del re disse e lo lascer li anche dopo la
cerimonia, finch i baroni non se ne saranno andati. Voi, Maria, non dovrete
muovervi di qui prima del mio ritorno. E se entrasse qualcuno, superando lo
sbarramento che noi metteremo qui fuori per meglio proteggervi, ditegli che
questo bambino il vostro.

IV MESSERI, ECCO IL RE

l salone era appena sufficiente a contenere tanta gente: i numerosi

baroni accorsi a Vincennes tossivano, chiacchieravano e scalpicciavano, impazienti


a causa della lunga attesa, in piedi. Le loro scorte avevano invaso i corridoi per
meglio godersi lo spettacolo, e grappoli di teste si accalcavano davanti alle porte.
Il siniscalco di Joinville che, per risparmiare le proprie forze, si era alzato
soltanto allultimo momento, era fermo con Bouville davanti alla camera del re.
Sarete voi, messere, ad annunciarlo gli disse lex-ciambellano. Voi siete
il pi vecchio compagno di San Luigi e spetta a voi questo onore.
Intanto Bouville, estremamente ansioso e col volto grondante sudore, pensava:
Io non potrei no, non potrei presentarlo io. Perfino la voce tradirebbe il mio
affanno.
In quel momento egli vide comparire in fondo a un oscuro corridoio la
contessa Mahaut, e quel colossale personaggio gli parve ancor pi grande del
solito, perch portava corona e indossava un pesante mantello da cerimonia. Mai
la contessa dArtois gli era parsa cos alta e cos terribile.
Si precipit nella camera per dire alla moglie:
Ecco, il momento.
La signora Bouville si present alla contessa, il cui passo pesante faceva
rimbombare il pavimento, e le consegn quel leggero fardello.
La stanza era buia e Mahaut non pot dare al bimbo pi di una rapida
occhiata. Si accorse soltanto che rispetto al giorno del battesimo egli era
ingrassato.
Ah, ah, cresciuto il nostro piccolo re disse. Mi congratulo con voi,
mia cara.
Il fatto , signora, che noi gli badiamo molto, non volendo subire
rimproveri dalla sua madrina rispose la signora Bouville con la maggior
gentilezza possibile.

Era evidentemente tempo di agire pensava Mahaut. Sta troppo bene


questo marmocchio.
La fioca luce proveniente da una finestra illumin il volto dellex-ciambellano.
Perch sudate tanto, messer Ugo? domand la contessa. Oggi non
certo una giornata calda.
per tutto quel fuoco che ho fatto accendere Messere il reggente non ci
ha lasciato molto tempo per preparare ogni cosa.
E i due si squadrarono per qualche istante.
Beh, andiamo disse alfine Mahaut, fatemi strada.
Bouville offr il braccio al vecchio siniscalco e i due curatori si incamminarono
a passo lento verso il salone. Mahaut li seguiva a breve distanza. Era il momento
pi favorevole, una occasione che forse non si sarebbe pi presentata. La velocit
tenuta dal siniscalco le permetteva di agire con tranquillit. Lungo i muri erano
appoggiati numerosi scudieri e alcune dame donore, e tutti volgevano gli sguardi
verso il piccolo re, appena visibile nella penombra. Ma chi si sarebbe accorto di
un gesto talmente rapido e naturale?
Su, presentiamoci bene disse Mahaut al piccolo monarca che teneva in
braccio. Facciamo onore al regno e smettiamola di perder bava.
Tir fuori un fazzoletto dalla borsa e con esso asciug sveltamente quelle
piccole labbra inumidite. Bouville si era voltato, ma il gesto era stato compiuto e
Mahaut, nascondendo il fazzoletto nella mano, fingeva di sistemare il mantello del
bimbo.
Siamo pronti disse.
Allora si aprirono le porte della sala e si fece silenzio. Ma il siniscalco non
vedeva quella folla raccolta davanti a lui.
Annunciate, messere, annunciate disse Bouville.
Chi devo annunciare? domand Joinville.
Ma il re, naturalmente, il re!
Il re mormor Joinville. Sapete che questo il quinto sovrano che
mi tocca servire?
Certo, certo, ma annunciatelo ripet Bouville innervosito.
Alle loro spalle intanto, per maggior sicurezza, Mahaut stava asciugando una
seconda volta le labbra del bimbo.
Finalmente il sire di Joinville, dopo essersi schiarita la voce, si decise a
proclamare con tono chiaro e solenne:
Messeri, ecco il re! Ecco il re, messeri!
Viva il re! risposero i baroni, prorompendo nel grido trattenuto nelle

proprie gole fin dalla morte del Testardo.


Mahaut si avvicin al reggente e a tutti i membri della famiglia reale che gli
erano raccolti intorno.
Ma robusto roseo grasso dicevano i baroni vedendolo.
Cosa ci raccontavano che era gracile e incapace di sopravvivere? sussurr
Carlo di Valois a suo figlio Filippo.
Si vede che la famiglia reale di Francia ancora molto robusta! esclam
Carlo della Marche per non essere da meno dello zio.
Il figlio del Lombardo si comportava bene, anche troppo a giudizio di Mahaut.
Potrebbe almeno gridare, agitarsi un poco pensava la contessa. E sornionamente
cercava di pizzicarlo attraverso il mantello. Ma le fasce erano spesse e linfante si
limitava a chiocciare beato. Evidentemente lo spettacolo cui i suoi occhietti azzurri
aperti da poco stavano assistendo, incontrava la sua approvazione. Questo piccolo
verme! pensava Mahaut. Fra un momento magari si metter a cantare Ma
canter meno stanotte se la polvere di Beatrice non ha perduto ogni potere!
Intanto qualcuno in fondo alla sala strillava.
Non lo vediamo! Vogliamo vederlo anche noi!
Prendete, Filippo disse Mahaut al genero, consegnandogli il bimbo.
Voi che avete le braccia pi lunghe delle mie, mostrate il re ai suoi vassalli.
Il reggente prese alla vita il piccolo Giovanni e lo sollev in modo che tutti
potessero vederlo. Ma improvvisamente egli si sent colare sulle mani un liquido
caldo e viscoso. Il bambino si sentiva male e stava vomitando il latte succhiato
mezzora prima, un latte divenuto verdastro e mescolatosi alla bile. Poi anche il
suo volto prese lo stesso colore, divenendo via via sempre pi scuro e assumendo
poi una tinta indefinibile e inquietante.
Ununanime esclamazione di angoscia e di disappunto proruppe dai petti di
tutti i baroni.
Mio Dio, mio Dio esclam Mahaut. Ha di nuovo le convulsioni!
Riprendetevelo! disse Filippo riponendole il bimbo fra le braccia, come
se volesse disfarsi di un oggetto troppo pericoloso.
Lo sapevo io! esclam qualcuno.
Era Bouville che, tutto rosso in viso, fissava di volta in volta adirato la contessa
e il reggente.
S, avevate ragione voi, Bouville disse questultimo.
Era troppo presto per presentare ufficialmente questo piccolo malato.
Lo sapevo io! ripet Bouville.
Ma la moglie lo prese per un braccio, onde evitargli di commettere

unirreparabile sciocchezza. E, sotto lo sguardo di costei, lex-ciambellano si


calm. Che cosa mi prende? pensava. Sto comportandomi come un idiota.
Il vero re non corre pericolo! Ma, pur avendo egli fatto il possibile per stornare
su un altro essere leventuale delitto, non aveva previsto come comportarsi qualora
il delitto fosse stato effettivamente commesso.
Anche Mahaut non sapeva che fare. Non si aspettava che il veleno agisse con
tanta rapidit. Si limit a dire qualche parola nellintento di tener tranquilli i
presenti.
Calma, messeri, calma! Anche laltro giorno temevamo che stesse per morire
e vedete invece come si ripreso! malattia di bambino, che si manifesta con
estrema violenza ma che pu scomparire rapidamente. Andate piuttosto a
chiamare la levatrice aggiunse infine, pronta a qualunque rischio pur di
dimostrare la propria buona fede.
Il reggente guardava con paura e con disgusto le proprie mani insozzate,
attento a non accostarle al corpo e a non posarle su alcun oggetto.
Intanto il bimbo, che era diventato di un color azzurrognolo, stava
agonizzando.
Segu un periodo di disorientamento e di confusione: nessuno sapeva bene
cosa fare, n cosa precisamente stava succedendo. La signora Bouville corse verso
la camera della regina, ma a met strada si ferm pensando: Se chiamo la
levatrice, lei si accorger certamente che non lui il figlio della regina, e noter la
mancanza del segno lasciato dai ferri. Speriamo che intanto nessuno gli tolga la
cuffia! E torn indietro di corsa, mentre tutti si dirigevano verso la camera del re.
Ora nessuno poteva far pi nulla per quel bimbo. Sempre avvolto in quel
mantello costellato di fiordalisi, con la piccola corona posta di traverso, egli
giaceva come un relitto in quellenorme letto dalle coperte di seta. Con lo sguardo
vuoto, le labbra annerite, le fasce insozzate e le viscere sconvolte, colui che era
stato presentato alla corte come il re di Francia aveva cessato di vivere.

V UN LOMBARDO A SAINT-DENIS

ora, che cosa faremo? si domandavano i Bouville.

Si trovavano praticamente prigionieri della trappola che essi stessi avevano


montato.
Il reggente non si era fermato molto a Vincennes. Aveva radunato i membri
della famiglia reale e li aveva pregati di montare a cavallo e di accompagnarlo a
Parigi dove al pi presto si sarebbe tenuta una riunione del consiglio. Poco prima
che Filippo lasciasse il maniero, Bouville aveva tentato ancora una volta un
coraggioso intervento.
Monsignore aveva detto, afferrando la briglia al cavallo del conte di
Poitiers.
Ma Filippo lo aveva subito interrotto.
Ma s, ma s, Bouville: vi sono grato per la vostra solidariet con il lutto che
ci ha colpiti. Nessuno di noi vi rimprovera nulla, credetemi. il destino della
natura umana che lo ha ucciso. Vi far conoscere le mie disposizioni sui
funerali.
Dopo aver detto queste parole il reggente aveva superato il ponte levatoio e si
era allontanato al galoppo verso la capitale.
E anche il suo seguito, costretto a procedere a forte velocit, non aveva molto
tempo per riflettere.
Quasi tutti i baroni avevano seguito il conte di Poitiers. Erano rimasti a
Vincennes soltanto pochi, i meno importanti e i meno impegnati, che si erano
raccolti in piccoli gruppi per commentare lavvenimento.
Lo vedi diceva Bouville alla moglie; avrei dovuto parlare subito.
Perch me lo hai impedito?
E la nutrice? domand Bouville.
Se ne stavano in piedi davanti al vano di una finestra, parlando a bassa voce e
osando appena confidarsi i propri pensieri.

Ci ho gi pensato io. Lho portata nella mia camera e lho chiusa dentro a
chiave, facendola sorvegliare da due uomini.
Non sa ancora nulla?
No.
Eppure, bisogner dirglielo.
Aspettiamo prima che tutti se ne siano andati.
Ah, avrei dovuto parlare! ripet Bouville.
Egli era torturato dal rimorso di non aver seguito il suo primo impulso. Se
avessi urlato la verit in presenza di tutti i baroni, se avessi loro presentato subito
le prove
Ma per far questo, Bouville avrebbe dovuto essere un uomo di carattere
diverso, per esempio un uomo della tempra del connestabile, e soprattutto non
avrebbe dovuto avere la moglie alle spalle a tirarlo per la manica
Ma come potevamo immaginare disse la signora Bouville che Mahaut
colpisse con tanta rapidit e precisione e che il bambino morisse davanti a tutti?
In fondo mormor lex-ciambellano avremmo fatto meglio a
presentare il vero re, permettendo al destino di seguire il suo corso.
Te lavevo detto io!
Eh, s, lo ammetto. stata mia lidea Ed era una cattiva idea
A questo punto, infatti, chi mai avrebbe loro creduto? A chi avrebbero potuto
raccontare di aver ingannato lassemblea dei baroni, facendo portare la corona al
figlio di una nutrice? Era unazione quasi sacrilega!
Lo sai il rischio che corriamo adesso, se non stiamo zitti? disse la signora
Bouville. Lo sai che Mahaut non ci metterebbe molto ad avvelenare anche
noi?
Il reggente era daccordo con lei; ne sono assolutamente certo. Pensa che
quando si asciugato le mani, sulle quali il bambino aveva vomitato, ha gettato
poi la salvietta nel fuoco. Lho visto io con questi occhi Ci deferirebbe
certamente a un tribunale, accusandoci di fellonia ai danni di Mahaut.
Ormai la cosa che maggiormente li preoccupava era la loro personale sicurezza.
E il bambino? domand Bouville.
Lho lavato e vestito con una delle mie donne mentre tu accompagnavi il
reggente rispose la moglie. E ora ci sono quattro scudieri a vegliarlo.
Non c nulla da temere in questo senso.
E la regina?
Ho dato ordine di non dirle niente per non aggravare ulteriormente il suo
male. Del resto non sembra in condizioni di capire. Ho anche detto alle

infermiere di non allontanarsi dal suo capezzale.


Poco dopo arriv da Parigi il ciambellano Guglielmo di Sriz per comunicare a
Bouville che il reggente si era fatto riconoscere re dagli zii, dal fratello e da tutti i
pari presenti. La seduta del consiglio era stata breve.
In quanto ai funerali di suo nipote disse il ciambellano, Filippo nostro
sire ha deciso di farli al pi presto, per non affliggere troppo a lungo il popolo
con questo nuovo decesso. Non ci sar neppure esposizione del cadavere. E,
siccome oggi venerd e alla domenica non permesso seppellire nessuno, il
corpo del piccolo re sar portato a Saint-Denis domani stesso. Limbalsamatore
gi in viaggio. Ora devo andarmene, messere, perch il re mi ha ordinato di
rientrare immediatamente a Parigi.
Bouville non disse una parola. Il re il re continuava a pensare.
Dunque il conte di Poitiers era il nuovo re, un piccolo Lombardo sarebbe stato
seppellito a Saint-Denis e Giovanni I era ancora vivo.
Bouville torn dalla moglie.
Filippo stato eletto re disse. Che cosa sar di noi con questaltro
sovrano rimasto fra le nostre braccia?
Dobbiamo farlo sparire.
Ah, no! esclam Bouville indignato.
Ma coshai capito? Tu non connetti pi, Ugo! replic la moglie.
Volevo dire che bisogna nasconderlo.
Ma cos, non potr regnare.
Ma per lo meno vivr. E un giorno, forse Chi lo pu dire?
Ma come nasconderlo? A chi affidarlo senza destare sospetti? Senza contare
che aveva continuamente bisogno di latte.
La nutrice Possiamo servirci soltanto della nutrice disse la signora
Bouville. Andiamo a parlarle.
Avevano avuto una buona idea ad attendere che tutti i baroni se ne fossero
andati prima di comunicare a Maria la morte di suo figlio. Ella infatti gett un
grido tale da risuonare in tutto il castello. A quelli che lo udirono, e ne furono
agghiacciati, venne spiegato che era stata la regina a strillare cos. Ma perfino
Clemenza, per quanto quasi del tutto incosciente, si era levata a sedere sul letto,
chiedendo:
Che sta succedendo?
E anche il vecchio siniscalco di Joinville si riscosse dallabituale torpore.
Stanno uccidendo qualcuno disse. Questo il grido di una persona
strangolata

Intanto Maria continuava a ripetere:


Voglio vederlo, voglio vederlo, voglio vederlo!
Sicch Bouville e sua moglie furono costretti a prenderla per la vita per
impedirle di precipitarsi in una corsa pazza attraverso il castello.
Poi per due ore cercarono di calmarla, di consolarla e soprattutto di giustificarsi,
ripetendo spiegazioni che ella neppure ascoltava.
Aveva un bel dirle Bouville di non avere alcuna responsabilit in tutto questo e
un bel riversare ogni colpa sul gesto criminale della contessa Mahaut Le sue
parole si stampavano inconsciamente nella memoria di Maria, dalla quale pi tardi
sarebbero tornate in vita, ma per il momento non avevano per lei alcun
significato.
Ogni tanto smetteva di piangere e guardava diritto davanti a s. Poi
ricominciava a gemere come un cane schiacciato da un carro.
I Bouville pensarono che ella stesse davvero per impazzire. E cercarono in ogni
modo di farla ragionare: grazie a questo involontario sacrificio, Maria aveva
salvato il vero re di Francia, il discendente di una cos illustre famiglia
Voi siete giovane diceva la signora Bouville, avrete altri bambini.
Quale donna in tutta la sua vita non ha perduto almeno un bambino appena
nato?
E le citava i gemelli nati-morti di Bianca di Castiglia e tutti i piccoli defunti
della famiglia reale nelle ultime tre generazioni. Gli Anjou, i Courtenay, i
Borgogna, gli Chtillon Perfino i Bouville contavano nella loro schiatta molte
madri schiantate da un simile lutto, e che tuttavia erano poi invecchiate felici,
circondate da numerosa progenie. Per ogni dodici o quindici figli che una donna
abitualmente procreava, normalmente non ne sopravviveva pi della met.
Ma lo capisco disse la signora Bouville. Se il primogenito che
muore, la cosa molto pi dura.
No che non capite! grid allora Maria attraverso i singhiozzi.
Quello quello non potr mai sostituirlo!
Il bimbo che le avevano ucciso era infatti il figlio dellamore, nato da un
desiderio pi violento e da una speranza pi incrollabile di tutte le leggi e di
tutte le convenzioni del mondo; era il sogno che ella aveva pagato con due
mesi di ingiurie e quattro di convento; era il perfetto risultato che ella si
preparava ad offrire alluomo della sua vita, la pianta miracolosa sulla quale
aveva tanto sperato di veder fiorire, in ogni giorno della sua vita, i suoi amori
contrastati e meravigliosi!
No che non potete capire! ripet Maria gemendo.

Voi non siete mai stata scacciata dalla vostra famiglia per un bambino! No, non
ne avr mai pi un altro!
Quando si incomincia a descrivere il proprio dolore, a tradurlo in termini
immediatamente comprensibili, vuol dire che lo si gi accettato come tale: allo
strazio, alloppressione quasi fisica si sostituisce lentamente il secondo stadio della
sofferenza, cio una crudele contemplazione.
Lo sapevo, lo sapevo io, quando non volevo venire qui, che andavo
incontro alla sventura!
La signora Bouville non osava ribattere nulla.
E che dir Guccio quando lo sapr? disse Maria.
Come far a dirglielo?
Non deve saperlo mai, figlia mia! esclam la signora Bouville.
Nessuno deve sapere che il re ancora vivo, perch in questo caso chi ha
sbagliato la prima volta non esiterebbe a colpire di nuovo. Anche voi siete in
pericolo, perch eravate daccordo con noi. E dovrete mantenere il segreto
finch non sarete autorizzata a svelarlo.
E mormor poi al marito:
Vai a prendere i Vangeli.
Quando torn Bouville, che era andato a prendere quel grosso libro nella
cappella, i due coniugi convinsero Maria a giurare su di esso di osservare il pi
assoluto silenzio, anche col padre del piccolo morto, e perfino in confessione, sul
dramma in cui ella aveva avuto una parte cos importante. Soltanto Bouville e la
moglie avrebbero potuto scioglierla da questo giuramento.
Nelle condizioni in cui si trovava, Maria accett di giurare tutto quello che le
venne chiesto. Bouville le promise anche una pensione, ma a lei importava poco
del denaro.
E ora, ragazza mia, dovrete tenere con voi il re di Francia e presentarlo a
tutti come vostro figlio aggiunse la moglie dellex-ciambellano.
Maria si ribell: non voleva pi toccare il bambino al posto del quale il suo era
stato assassinato. E non voleva pi rimanere a Vincennes: voleva fuggire, in
qualunque posto, e morire tranquilla.
Morirete certamente, se racconterete questa storia. Mahaut non ci metter
molto a pugnalarvi o ad avvelenarvi.
No, non dir nulla, lho giurato. Ma lasciatemi andar via, ve ne supplico!
Certo che ve ne andrete, ma non avete il diritto di lasciar morire anche lui.
Ha fame questo piccolo, vedete. Allattatelo almeno oggi concluse la signora
Bouville, mettendole fra le braccia il figlio di Clemenza.

Allora Maria singhiozz ancor pi intensamente: soffriva troppo, per lassenza


dellaltro bimbo, divenuta ora anche fisicamente pi evidente.
Tenetelo, dunque, e consideratelo come vostro figlio disse la signora
Bouville. E, quando verr il momento di riportarlo sul trono, voi sarete
onorata a corte con lui e sarete considerata la sua seconda madre.
Una nuova menzogna non le costava molto. Daltra parte non era la speranza
di onori futuri che poteva convincere Maria. Ma cera la presenza di quella
piccola vita che ella teneva fra le braccia e sulla quale stava inconsciamente
trasferendo il suo affetto materno. Cos appoggi le labbra sul capo lanuginoso
del bimbo, aprendo macchinalmente il proprio corsetto e mormorando:
No, mio piccolo Giovanni, non posso lasciarti morire
I Bouville sospirarono sollevati: almeno per il momento, essi avevano vinto.
Bisogna che domani, quando verranno a prendere suo figlio per seppellirlo,
ella non sia pi a Vincennes disse sottovoce al marito la moglie del
curatore.
Cos lindomani Maria, completamente prostrata e interamente sottomessa alle
decisioni della signora Bouville, venne riportata con quel bambino nel convento
delle Clarisse.
La moglie dellex-ciambellano spieg alla madre badessa che la mente di Maria
era stata violentemente sconvolta dalla morte del piccolo re e che non bisognava
badare alle cose che ella poteva raccontare.
Ci ha fatto proprio paura disse. Continuava a strillare e non
riconosceva nemmeno pi suo figlio.
La signora Bouville raccomand inoltre di non permettere ad alcuno di far
visita alla nutrice del re e di lasciarla nel silenzio e nellisolamento pi assoluti.
Se qualcuno chiedesse di lei, non fatelo entrare, ma mandate subito ad
avvertirmi.
Quel giorno stesso vennero portati a Vincennes due drappi doro costellati di
fiordalisi, due drappi di Turchia ricamati con lo stemma di Francia e otto aune di
cendal nero39 per la sepoltura del primo re di Francia che si fosse mai chiamato
Giovanni. E fu effettivamente un bambino che portava questo nome a lasciare il
castello in una bara talmente piccola da non richiedere neppure un carro per
trasportarla. Venne infatti condotta a Saint-Denis sul basto di una mula.
Messer Goffredo di Fleury, intendente del palazzo, annot nei suoi registri le
spese sostenute per questi funerali: centoundici lire, diciassette soldi e otto danari.
Questa volta non ci furono lunghi cortei fastosi n cerimonie solenni a NotreDame, La corte si rec direttamente a Saint-Denis, dove il piccolo cadavere venne

inumato subito dopo la messa. Accanto al sepolcro di Luigi X, ancora bianco e


fresco, i becchini avevano scavato una fossa pi piccola. E qui essi seppellirono fra
le ossa dei sovrani di Francia, il figlio di Guccio Baglioni, mercante senese, e di
Maria di Cressay, damigella dellle-de-France.
Adamo Hron, primo ciambellano e maestro di palazzo, si accost alla tomba
e, fissando il suo signore, Filippo di Poitiers, disse:
Il re morto, viva il re!
Incominciava cos il regno di Filippo V, il Lungo; Giovanna di Borgogna era la
nuova regina di Francia e Mahaut dArtois assaporava le gioie del trionfo.
Soltanto tre persone in tutto il regno sapevano che il vero re era ancora vivo,
ma una di esse aveva giurato il segreto sulle Sacre Scritture e le altre due
tremavano nella prospettiva che questo segreto venisse svelato.
Tutti i sovrani che da quel sabato 20 novembre 1316 regnarono sulla Francia
furono dunque una lunga serie di involontari usurpatori.

VI LA FRANCIA IN MANI SALDE

er conquistare il trono Filippo V si era valso, pur nellambito delle

istituzioni fondamentali della monarchia, di una tecnica antica quanto il mondo e


che in termini moderni viene chiamata colpo di stato.
Venuto a trovarsi, per la propria personale autorit e per lappoggio di alcuni
uomini particolarmente notevoli, investito di fatto di prerogative sovrane, egli
aveva fatto ratificare dallassemblea di luglio norme di successione che alla lunga
avrebbero anche potuto agire in suo favore, ma soltanto attraverso improbabili
circostanze e con il verificarsi di innumerevoli condizioni preliminari. Ma alla
morte del piccolo re, Filippo, violando scientemente anche le regole da lui stesso
promulgate, si appropri della corona, senza sottostare n alle fasi di trapasso n
al rispetto delle condizioni preliminari.
Naturalmente chi raggiunge il potere con metodi simili spesso fatto segno,
almeno nei primi tempi, a infinite ostilit.
Occupato comera a consolidare la propria posizione, Filippo non ebbe
neppure il tempo di assaporare la gioia della vittoria n di rallegrarsi per la
realizzazione di tanti sogni. Era ancora troppo stretta la cima sulla quale gli era
riuscito di arrampicarsi.
Le voci pi disparate correvano intanto in tutto il regno e i sospetti andavano
sempre pi diffondendosi. Tutti sapevano che il nuovo re era un uomo energico e
quelli che rischiavano di farne le spese avevano fatto causa comune col duca di
Borgogna.
Costui era subito corso a Parigi per opporsi allascesa al trono del suo futuro
suocero. Egli chiedeva che venisse convocata la Camera dei pari e nominata regina
Giovanna di Navarra.
Questa volta Filippo non pot usare lastuzia. E se, per essere riconosciuto
reggente, egli aveva offerto la figlia e la contea di Borgogna, per conservare il
potere era ora pronto a separare le due corone di Francia e di Navarra, da poco

tempo unite in una sola persona, e di cedere alla discussa figlia di suo fratello il
piccolo regno pirenaico.
Ma se Giovanna era degna di regnare sulla Navarra, era anche degna di
diventare regina di Francia. Cos almeno pensava il duca Eudes, che non volle
saperne di cedere. Era dunque inevitabile una lotta aperta fra di loro.
Eudes ripart al galoppo per Digione e lanci di qui, in nome della nipote, un
proclama a tutti i nobili dArtois, di Picardia, di Brie e di Sciampagna per invitarli
a rifiutare obbedienza allusurpatore.
La stessa richiesta venne indirizzata anche a re Edoardo II dInghilterra il
quale, nonostante gli sforzi della moglie Isabella, fu ben felice di inasprire ancor
pi il litigio, schierandosi dalla parte dei Borgognoni. Ogni discordia in Francia
era per il re inglese un possibile mezzo per riconquistare la Guienna.
dunque questo il risultato cui sono arrivata, denunciando ladulterio delle
mie cognate?, pensava la regina Isabella.
Minacciato a nord, a est e a sud-ovest, un uomo che non avesse avuto il
carattere di Filippo il Lungo avrebbe probabilmente desistito. Ma il nuovo re
sapeva di aver parecchi mesi a propria disposizione. Linverno non era stagione
per combattere e i suoi nemici sarebbero stati costretti ad attendere la primavera,
quandanche avessero deciso di ricorrere alle armi. La cosa pi urgente era
dunque per Filippo il farsi incoronare e essere cos rivestito dellindelebile maest
della consacrazione ufficiale.
Decise dapprima di organizzare questa cerimonia per il giorno dellEpifania: la
festa dei Re Magi gli pareva di buon augurio, anche perch suo padre si era fatto
incoronare proprio in quella data. Gli fu per fatto presente che i borghesi di
Reims non avrebbero avuto il tempo di approntare ogni cosa, ed egli acconsent a
un rinvio di tre giorni. La corte avrebbe lasciato Parigi il 1 gennaio e la
consacrazione sarebbe avvenuta la domenica 9 dello stesso mese.
Dai tempi di Luigi VIII, primo re non designato mentrera ancor vivo il suo
predecessore, mai lerede al trono aveva mostrato tanta fretta di correre a Reims.
Ma Filippo considerava ancora insufficiente la consacrazione religiosa; egli
voleva anche qualcosaltro, qualcosa che colpisse in modo nuovo la coscienza del
suo popolo.
Egli aveva spesso riflettuto sugli insegnamenti di Egidio Colonna, lexprecettore di Filippo il Bello, luomo che aveva maggiormente influenzato il
pensiero del Re di Ferro.
Parlando in assoluto aveva scritto Egidio Colonna nel suo trattato sui
fondamenti della monarchia sarebbe preferibile che il re venisse eletto; soltanto

le smodate ambizioni degli uomini e il loro modo dagire possono far preferire il
sistema ereditario a quello elettivo.
Voglio essere re col consenso dei miei sudditi disse Filippo il Lungo.
Solo cos mi sentir veramente degno di governare. E, visto che certi grandi mi
sono nemici, dar la parola ai piccoli.
Suo padre gli aveva aperto la via convocando nei momenti pi difficili del suo
regno assemblee in cui erano rappresentate tutte le classi, tutti gli stati del regno.
Filippo decise dunque che due assemblee di questo tipo, ma ancor pi numerose,
si sarebbero tenute a Parigi e a Bourges, rispettivamente per la lingua d oil e per
la lingua doc, nelle settimane successive allincoronazione. E pronunci
lespressione Stati Generali.
I legisti incominciarono a redigere i testi che sarebbero stati presentati agli Stati,
per ratificare col voto del popolo lascesa al trono di Filippo. Naturalmente furono
ripresi gli argomenti del connestabile, fu cio sostenuto che i gigli non possono
filare la lana e che il regno era troppo nobile per cadere in mano a una donna.
Ma se ne presentarono di ancor pi strani, sottolineando per esempio il fatto che
fra il venerato San Luigi e Giovanna di Navarra esistevano ben tre intermediari
successori, mentre fra San Luigi e Filippo ne esistevano soltanto due.
Questo cavillo suscit le immediate reazioni di Carlo di Valois.
E allora perch non io? esclam costui. Fra me e San Luigi non c
che mio padre!
Infine i consiglieri del Parlamento, spinti da messer di Noyers, esumarono, pur
senza crederci troppo, il vecchio codice riferentesi alle usanze dei Franchi Salii,
che era anteriore alla conversione di Clodoveo al cristianesimo. Questo codice non
diceva nulla che si riferisse alla trasmissione del potere regale. Era semplicemente
una raccolta di giurisprudenza civile e penale piuttosto confusa e per di pi quasi
incomprensibile in quanto redatta pi di otto secoli prima. Una breve nota
stabiliva che leredit delle terre doveva essere suddivisa in parti uguali fra gli eredi
maschi. Non cera altro.
Ma questo fu pi che sufficiente a qualche dottore in diritto secolare per fornire
la base di una complicata dimostrazione e per sostenere la tesi per la quale essi
venivano pagati. La corona di Francia poteva spettare solo ai maschi perch
corona implica possesso di terre. Del resto la prova migliore che le leggi saliche
fossero state applicate fin dalle origini, stava nel fatto che Soltanto gli uomini
erano finora saliti sul trono di Francia. Cos Giovanna di Navarra poteva essere
eliminata senza nessun bisogno di accusarla di illegittimit, accusa questa
difficilmente dimostrabile.

I dottori erano maestri di manipolazioni. E cos nessuno os obiettar loro che


la dinastia merovingia non discendeva dai Salii, ma dai Sicambri e dai Bructeri;
come nessuno si prese la briga di andare a controllare di persona questa
famosa legge salica, inventata per loccasione e destinata a una notevole fortuna
nella Storia, dopo aver rovinato il regno con centanni di guerre.
Ladulterio di Margherita di Borgogna costava caro alla Francia.
Ma per il momento il potere centrale era in mani salde. Filippo aveva
incominciato a riorganizzare lamministrazione, a chiamare nel proprio consiglio i
grandi borghesi e a creare i suoi cavalieri al seguito, per compensare quelli che
lo avevano fedelmente servito fin dai tempi di Lione.
Egli riscatt inoltre da Carlo di Valois la zecca di Le Mans, prima di riscattarne
altre dieci sparse in tutta la Francia. Dora in poi soltanto il re avrebbe cos avuto
la possibilit di battere la moneta che poteva aver corso nel regno.
Ricordandosi delle idee espresse da Giovanni XXII quando costui era soltanto
il cardinale Duze, Filippo prepar una riforma del sistema di ammende penali e
dei diritti di cancelleria. I notai avrebbero dovuto versare ogni sabato al Tesoro le
somme incassate e la registrazione degli atti sarebbe stata concessa solo dietro
versamenti in denaro, secondo le tariffe stabilite dalla Corte dei conti40.
Le stesse disposizioni prese per le cancellerie vennero applicate alle dogane, alle
prevosture, alle capitanerie delle citt e alle esattorie. Gli abusi e le malversazioni,
cos frequenti dopo la morte del Re di Ferro furono energicamente repressi; e in
tutte le classi sociali, in tutta lattivit della nazione, nelle corti giudiziarie, nei
porti, nelle fiere e nei mercati, i cittadini compresero che la Francia era di nuovo
in mani salde, le mani di un uomo di ventitr anni.
Ma difficile guadagnarsi la fedelt di qualcuno senza beneficarlo; cos il primo
periodo del regno di Filippo fu caratterizzato da numerosi atti di generosit.
Il vecchio siniscalco di Joinville si era fatto riaccompagnare al proprio castello
di Wassy, dove aveva espresso il desiderio di voler morire. Sentiva infatti di essere
arrivato alla fine dei suoi giorni. Suo figlio Anseau, che fin dai tempi di Lione era
sempre rimasto vicino a Filippo, disse un giorno a questultimo:
Mio padre dice che a Vincennes sono successe cose strane quando morto
il piccolo re, e che gli sono pervenute voci piuttosto preoccupanti.
Lo so, lo so rispose il re. Anche a me, in quei giorni tante cose sono
parse piuttosto sorprendenti. Volete sapere, Anseau, che cosa penso? Non ho
prove, badate bene, e non voglio parlar male di Bouville. Ma mi domando a
volte se mio nipote non era gi morto prima del nostro arrivo e se non ci
hanno presentato in sua vece un altro bambino.

Ma perch avrebbe dovuto farlo?


Non so Per paura di essere rimproverato, o magari accusato, da Valois o
da qualcun altro. In fondo egli era la sola persona incaricata di vigilare sulla
salute del bambino e, ve ne ricordate? non voleva mostrarlo a nessuno.
Comunque, vi ripeto, la mia soltanto una supposizione, che non ha alcun
fondamento reale E, comunque, sarebbe sempre troppo tardi.
Fece una pausa e poi aggiunse:
Anseau, vi ho messo in lista per un dono di quattromila lire, onde
dimostrarvi la mia gratitudine per laiuto che sempre mi avete prestato. E se,
come credo, mio cugino il duca di Borgogna non sar presente il giorno della
consacrazione per allacciarmi gli speroni, sarete voi che adempirete a questo
ufficio. Siete abbastanza nobile per poterlo fare.
Per cucire le bocche loro sempre stato il metallo migliore, ma Filippo sapeva
che con certi uomini bisogna indorare un poco anche la cucitura.
Rimaneva in sospeso la faccenda di Roberto dArtois: Filippo era ben lieto di
aver tenuto in prigione il suo pericoloso cugino durante gli ultimi avvenimenti.
Ma non poteva lasciarlo allo Chtelet tutta la vita. Ogni incoronazione esige atti di
clemenza, e concessione di grazie. Cos, anche per esaudire le insistenti richieste
di Carlo di Valois, Filippo finse di comportarsi da principe generoso.
E va bene, per farvi un piacere, zio, metter in libert Roberto disse.
Poi fece una breve pausa con laria di chi stesse riflettendo ma soltanto tre
giorni dopo la mia partenza per Reims aggiunse e non gli permetter di
allontanarsi da Parigi pi di venti leghe.

VII SOGNI CROLLATI

ella sua ascesa al trono Filippo il Lungo non si era limitato a scavalcare

due cadaveri, ma lasciava alle proprie spalle altri due destini spezzati, due donne
praticamente annientate: la regina e unoscura sua suddita.
Il giorno dopo i funerali del falso Giovanni I a Saint-Denis, la signora
Clemenza dUngheria, che tutti ritenevano vicinissima a morire, aveva lentamente
incominciato a riprendersi. Le cure prestatele si rivelavano finalmente efficaci;
febbre e infezione abbandonavano il suo corpo, quasi per lasciare il posto ad altre
sofferenze. Le prime parole pronunciate dalla regina, non appena ebbe ripreso
conoscenza, furono per chiedere di suo figlio, del piccolo Giovanni che lei finora
aveva appena avuto modo di vedere. Nei suoi ricordi cera soltanto un piccolo
corpo nudo frizionato con acqua di rose e adagiato in una culla
Poi, quando, con lunghi giri di frase, le dissero che non potevano farglielo
vedere subito, ella mormor:
morto, vero? Lo sapevo, lo sentivo quando stavo tanto male Doveva
accadere anche questo
Ma non ebbe la reazione clamorosa che sarebbe stato logico aspettarsi da lei.
Certo, la notizia la sconvolse, ma Clemenza non pianse e atteggi il viso a
quellespressione di tragica ironia che si pu vedere sul volto di certa gente,
mentre osserva le ceneri fumanti della propria casa. Ella apr le labbra, come se
volesse ridere, e per qualche minuto tutti la credettero impazzita.
La sventura si era accanita troppo insistentemente su di lei. Cerano delle zone
morte nella sua anima, talch il destino, anche continuando a colpirla con ancor
pi terribile pervicacia, non avrebbe potuto suscitarvi una sofferenza maggiore.
Il povero Bouville pass parecchi istanti penosi, condannato comera alla
menzognera missione di impotente consolatore. E i rimorsi lo assalivano
continuamente, ogni volta che la regina gli rivolgeva parole di stima.
Suo figlio vive e io non devo dirglielo. Quando penso che potrei renderla cos

felice!
Venti volte la piet, anzi i doveri pi elementari dellonest, furono sul punto di
prendere il sopravvento. Ma la moglie, conscia delle sue debolezze, non lo lasciava
mai solo con la regina.
Lunica consolazione era dunque per lui quella di sfogarsi a maledire Mahaut,
la vera colpevole.
La regina alz le spalle. Cosa importava a lei di quale mano le forze del male si
fossero servite per colpirla?
Sono stata pia e sono stata buona; almeno credo di esserlo stata diceva.
Ho sempre cercato di seguire i precetti della religione e di migliorare le
persone che mi erano care. Non ho mai voluto il male di nessuno. Ma Dio mi
ha colpito come nessunaltra delle sue creature E ora i malvagi trionfano su
tutta la linea.
E non che si ribellasse o si mettesse a bestemmiare, no: Clemenza si limitava a
constatare una sorta di orribile fatalit.
Suo padre e sua madre erano morti di peste, lasciandola orfana a soli due anni.
Poi, mentre tutte, o quasi, le principesse della sua famiglia, avevano trovato marito
ancor prima della pubert, ella aveva dovuto attendere fino ai ventidue anni che si
presentasse un aspirante alla sua mano. E colui che si era offerto, assolutamente
insperato, sembrava luomo pi nobile del mondo. Clemenza era venuta a quel
matrimonio con la Francia, entusiasta, trasognata, preda di un amore irreale, e
piena delle migliori intenzioni. Ma gi prima di arrivare nel suo nuovo paese
aveva corso il rischio di morire annegata; e, poche settimane dopo le nozze, aveva
scoperto di essere la moglie di un assassino e di aver preso il posto di una regina
strangolata. Dieci mesi dopo era rimasta vedova e incinta, e, col pretesto di volerla
proteggere, i potenti del regno lavevano allontanata dalla corte, tenendola
praticamente prigioniera. Infine, dopo otto giorni di agonia, appena si era rimessa
da quelle terribili condizioni, aveva appreso che suo figlio era morto, avvelenato
come gi lo era stato suo marito.
difficile immaginare una vita sconvolta con tanta frequenza dalla sventura.
Al mio paese la gente crede al malocchio. E hanno ragione. Io ho il
malocchio diceva Clemenza. E non devo pi permettermi di affrontare
nuove iniziative.
Amore, carit, speranza, tutte le riserve di virt che la sua anima aveva
accumulato, erano scomparse e contemporaneamente ella aveva perduto anche la
fede. Del resto, ora, non le sarebbero pi servite; ora non aveva pi nulla da
donare.

Durante la malattia ella aveva talmente sofferto e sentito con tanta insistenza
lavvicinarsi della morte, che il ritrovarsi viva, poter respirare, nutrirsi, posare lo
sguardo sulle pareti, sui mobili e sui volti, le procuravano continue sorprese e le
sole emozioni di cui il suo animo per tre quarti distrutto fosse ancora capace.
Poi, man mano che la sua lenta convalescenza procedeva, la regina Clemenza,
che andava ritrovando lantica leggendaria bellezza, incominci a manifestare gusti
da donna anziana e capricciosa. Proprio come se, su quella figura meravigliosa,
quei capelli dorati, quel volto da Madonna, quel petto rigoglioso, quelle membra
affusolate, che riacquistavano di giorno in giorno il loro fascino, fosse passata
improvvisamente una quarantina di anni. In quel corpo bellissimo una vecchia
vedova chiedeva alla vita le sue ultime gioie. E le avrebbe richieste per altri undici
anni.
Cos colei che prima, sia per motivi religiosi che per indifferenza, era stata un
modello di frugalit, prese a manifestare complicate esigenze alimentari, chiedendo
continuamente vivande rare e costose. Colei che aveva accolto senza entusiasmo i
gioielli che Luigi X le regalava, contemplava ora con occhio soddisfatto le sue
cassette per le gemme, divertendosi a contare le pietre, a calcolarne il valore, ad
ammirarne lacqua o il taglio. Ogni tanto invitava al castello degli orefici e, avendo
improvvisamente deciso di cambiare unincastonatura, disegnava con loro
complicati gioielli da acquistare allestero. E passava anche molto tempo con le
lingeriste, facendo comperare a caro prezzo stoffe orientali, che ella avrebbe poi
indossato dopo averle abbondantemente cosparse di profumi.
E se, quando usciva dai propri appartamenti, vestiva sempre di bianco come
tutte le vedove, quando restava in casa i suoi familiari la sorprendevano spesso,
con una certa sorpresa e un innegabile impaccio, distesa accanto al caminetto e
coperta da trasparentissimi veli.
La sua generosit di un tempo si manifestava in assurde prodigalit. Tutti i
mercanti sapevano benissimo che lei non discuteva mai i prezzi, e ne
approfittavano, come ne approfittava il personale alle sue dirette dipendenze.
Naturalmente la regina Clemenza era servita molto bene. In cucina i servi si
contendevano lonore di portarle da mangiare, sapendo che, per un dessert
guarnito, per un lait de noisettes, o per una eau dor in cui rosmarino e chiodi di
garofano fossero ben macerati nel succo di una melagrana, la regina era pronta a
distribuire doni e monete41.
Ella desiderava inoltre sentir cantare e esigeva che voci bene intonate recitassero
per lei fiabe, lamenti e romanze. Ormai i suoi occhi volevano vedere soltanto visi
di giovani. Un menestrello di buona corporatura e di bella voce, capace di distrarla

per unora e pronto a turbarsi intravedendo il corpo di lei avvolto dai veli di
Cipro, riceveva una somma sufficiente a far baldoria nelle taverne per un mese
intero.
Queste prodigalit allarmavano Bouville, che non poteva per fare a meno di
goderne anche lui.
Il 1 gennaio, che era il giorno degli auguri e dei regali, anche se lanno
incominciava ufficialmente a Pasqua, la regina Clemenza don a Bouville un
sacchetto ricamato contenente trecento lire doro. Lex-ciambellano esclam:
No, signora, ve ne prego, non ho meritato un simile dono!
Ma non possibile rifiutare il regalo di ima regina, anche se questa regina si
sta rovinando e anche se si costretti a farle credere le menzogne pi atroci.
Il poveraccio, angosciato dal terrore e dai rimorsi, vedeva approssimarsi il
momento in cui Clemenza si sarebbe trovata in condizioni finanziarie disastrose 42.
Quello stesso giorno, precisamente il 1 gennaio, Bouville ricevette la visita di
messer Tolomei. Il banchiere trov lex-ciambellano notevolmente dimagrito e
invecchiato. Bouville pareva scomparire nei suoi abiti troppo larghi, le sue gote
erano cadenti, lo sguardo inquieto e la mente distratta.
Questuomo pensava Tolomei deve avere qualche malattia che lo fa
soffrire e che potrebbe portarlo presto alla tomba. meglio dunque che mi
sbrighi a sistemare le faccende di Guccio.
Tolomei conosceva le usanze e, per lanno nuovo, aveva portato una pezza di
stoffa da regalare alla signora Bouville.
per ringraziarla disse di tutte le cure prestate alla damigella che ha
messo al mondo un figlio di mio nipote
Bouville voleva rifiutare anche questo dono.
Ma tenetelo, ve ne prego insistette Tolomei. E poi vorrei parlarvi un
poco di questa faccenda. Mio nipote sta per tornare da Avignone dove il nostro
Santo Padre il papa
Tolomei si fece il segno della croce.
lo ha trattenuto finora per farlo lavorare ai suoi conti personali. E vuol
riabbracciare la moglie e il figlio
Parve a Bouville che tutto il sangue gli rifluisse al cuore.
Un momento, messere disse. C un messaggero che sta attendendo
di l con una certa urgenza una mia risposta. Vogliate scusarmi per qualche
minuto.
E, con quella pezza di stoffa sotto il braccio, egli and a chieder consiglio alla
moglie.

Sta per tornare il marito disse.


Quale marito? replic la signora Bouville.
Il marito della nutrice!
Ma non sposata!
E invece pare di s! C di l Tolomei che ti ha portato questa pezza in
regalo.
E cosa vuole?
Che quella ragazza esca dal convento.
Quando?
Non so. Presto, credo.
Allora, cerca di saperlo, non promettergli nulla e torna qui da me.
Bouville si ripresent al suo visitatore.
Dicevate, messer Tolomei?
Vi dicevo che mio nipote Guccio sta per tornare a Parigi e che desidera fare
uscire da quel convento, in cui voi avete avuto la bont di trovar loro rifugio,
sua moglie e suo figlio. Ora non hanno pi nulla da temere. Guccio verr con
una lettera del Santo Padre e, per il momento, si stabilir ad Avignone Anche
se, in fondo, preferirei tenerlo con me. Sapete che non ho ancora visto il mio
piccolo pronipote? Sono stato lontano dalla capitale per un giro dispezione e
ho avuto la notizia da una lettera piena di gioia della giovane madre. Cos
laltro giorno, appena tornato, sono andato al convento delle Clarisse per
portarle un po di dolci, ma non mi hanno permesso di vederla.
Il fatto che le Clarisse hanno regole piuttosto severe disse Bouville.
E poi noi, su vostra richiesta, abbiamo loro impartito precise disposizioni.
successo qualche guaio?
Ma no messere, niente, almeno che io sappia disse Bouville, alquanto
a disagio. Ve lavrei gi fatto sapere, naturalmente E quando torna vostro
nipote?
Credo fra due o tre giorni.
Bouville lo guard spaventato.
Vi prego ancora una volta di scusarmi disse ma mi sono
improvvisamente ricordato che la regina mi aveva mandato a prendere un
oggetto che non le ho ancora portato. Tomo subito, aspettatemi.
E si allontan nuovamente.
Evidentemente la sua una malattia di mente pens Tolomei. Bel
divertimento chiacchierare con un uomo che ogni minuto sente il bisogno di
squagliarsela! Speriamo almeno che non si dimentichi anche di me!

Si sedette su una cassa, si rassett una manica orlata di pelliccia ed ebbe il


tempo di calcolare, con sufficiente approssimazione, il valore dei mobili di quella
stanza.
Eccomi qua disse Bouville sollevando la tenda. Mi parlavate, dunque
di vostro nipote Sapete che gli sono molto amico? Che caro compagno
stato quando siamo andati a Napoli insieme! Napoli ripet poi con voce
commossa.
Se avessi potuto immaginarlo Povera regina
Si era lasciato cadere sulla cassa accanto a Tolomei e si asciugava con le mani le
lacrime che questo ricordo aveva provocato.
Evviva! Adesso si mette a singhiozzare fra le mie braccia!, pens il banchiere.
E aggiunse poi a voce alta:
Non vi ho detto nulla di tutte queste nuove sventure, e so benissimo quanto
ne avete sofferto. Ho pensato molto a voi, sapete
Ah, Tolomei, se sapeste! stato ancor peggio di quanto voi possiate
immaginare; una cosa diabolica
Si sent un breve colpo di tosse dietro un arazzo, e Bouville interruppe
improvvisamente queste pericolose confidenze.
Toh, ci stanno ascoltando, pens Tolomei, che si affrett ad aggiungere:
Per lo meno, in questo grande lutto, ci resta pur sempre una consolazione:
abbiamo un buon re, non vi pare?
Certo, un ottimo re replic Bouville senza troppo entusiasmo.
Temevo riprese il banchiere cercando di condurre il proprio interlocutore
un po lontano da quellarazzo sospetto temevo che il nuovo re
incominciasse a trattarci male, noi Lombardi. E invece sembra perfino che in
certi siniscalcati egli abbia affidato la riscossione delle imposte agli agenti delle
nostre compagnie Per quanto riguarda mio nipote, dunque, che fra parentesi
ha lavorato con eccellenti risultati, vorrei compensarlo delle fatiche sostenute
facendogli trovare la sua bella e il suo erede a casa mia. Ho gi fatto preparare
una camera per gli sposi. Si parla tanto male dei giovani del nostro tempo, si
dice che non sono pi capaci di sincerit e di fedelt in amore. E invece
guardate quei due: si amano molto, sapete? Basta leggere le loro lettere. E
anche se il matrimonio non stato celebrato secondo tutte le regole, non ha
importanza: lo rifaremo, e anzi, se la cosa non vi offende, vorrei pregare voi di
intervenire come testimone.
un grande onore, invece, un grandissimo onore, messere rispose
Bouville, guardando verso la tenda con laria d chi vi stesse cercando una

ragnatela. Ma c la famiglia.
Quale famiglia?
Ma s, la famiglia della nutrice.
La nutrice? replic Tolomei sbalordito.
Di nuovo un breve colpo di tosse si fece sentire dietro larazzo. Bouville
impallid, si impappin e incominci a balbettare.
Il fatto , messere Ecco, volevo dire S, stavo giusto per dirvelo, ma.,
con tutti questi contrattempi, me nero quasi dimenticato. Beh, ora bisogna
proprio che ve lo dica Vostra la moglie di vostro nipote, visto che, a
quanto dite voi, sono sposati bene, le abbiamo chiesto Insomma, non
avevamo nutrici e lei, gentilmente, molto gentilmente, a richiesta di mia moglie,
venuta qui ad allattare il re per quel poco tempo in cui, purtroppo, egli ha
vissuto.
Allora, venuta qui; insomma, voi avete potuto farla uscire dal convento?
E ce labbiamo riportata! Mi imbarazza un poco dirvelo ma non cera
altro da fare. E poi accaduto tutto talmente in fretta!
Ma, messere, non avete motivo di vergognarvene. Avete fatto benissimo.
Questa Maria, dunque, ha allattato il re? Guarda, guarda, una notizia davvero
sorprendente, un fatto che ci onora molto! soltanto un peccato che non abbia
potuto allattarlo per pi tempo disse Tolomei, che rimpiangeva gi i
vantaggi che avrebbe potuto trarre da una situazione simile.
Allora, potrete farla uscire di nuovo, vero?
Eh, no! Per farla uscire definitivamente, occorre il consenso della famiglia. Li
avete pi visti i suoi?
No. I suoi fratelli, dopo tutto quel baccano, sono stati ben lieti di
sbarazzarsene e non si son pi fatti vivi.
E dove sono andati?
A casa loro, a Cressay.
Cressay E dov?
Ma, vicino a Neauphle, dove io ho un ufficio!
Cressay Neauphle Ah, s!
Scusate, Monsignore, ma mi permetto dirvi che il vostro comportamento
alquanto strano esclam Tolomei. Io vi affido una ragazza, vi racconto
tutto su di lei, voi andate a prenderla perch vi serve una nutrice per il figlio
della regina. Lei resta qui otto o dieci giorni
Cinque precis Bouville.
Cinque; e voi non sapete da dove viene e magari neanche come si chiama!

Ma s, lo so, lho sempre saputo disse Bouville arrossendo. Ma ora


non me lo ricordavo.
Non poteva decentemente tornare per la terza volta dalla moglie. Ma perch
non veniva lei ad aiutarlo, anzich starsene nascosta dietro un arazzo, pronta
magari poi a rimproverargli ogni parola? La signora Bouville aveva per i suoi
motivi per agire cos.
Questo Tolomei la sola persona che attualmente mi faccia paura aveva
detto al marito. Il fiuto di un Lombardo val quello di una muta di trenta
cani. Se ti vede solo, grullo come sei, non avr sospetti e mi permetter pi
tardi di fare tranquillamente il mio gioco.
Grullo come sei Ha ragione mia moglie, sono davvero diventato grullo
pensava Bouville. Ma, insomma, una volta sapevo parlare ai re e trattare affari
per conto loro. In fondo sono stato io a combinare il matrimonio della signora
Clemenza. E mi sono anche occupato del conclave, e ho giocato dastuzia con
Duze
Si interruppe: finalmente gli era venuta una buona idea.
Vostro nipote arriver dunque con una lettera del Santo Padre disse.
Beh, mi pare che questo basti a sistemare ogni cosa. Tocca a Guccio andare a
prendere la moglie mostrando quel documento. Cos nessuno di noi avr da
subire rimproveri o processi. Il Santo Padre! Cosa si pu volere di pi? fra
due o tre giorni, avete detto? Beh, speriamo che tutto vada per il meglio. E
grazie per quella stoffa: la mia cara sposa laccoglier con piacere. Arrivederci,
messere, vi sono servo.
Si sentiva stanco come se avesse appena finito di caricare in battaglia i suoi
nemici.
Allontanandosi da Vincennes, Tolomei pensava: O mi ha mentito per qualche
ragione che non capisco o completamente rimbambito. Bah, aspettiamo il
ritorno di Guccio.
La signora Bouville invece non perse tempo. Fece attaccare i cavalli alla lettiga e
si precipit nel quartiere di San Marcello, per conversare con Maria: dopo averle
ucciso il figlio ella doveva ora chiederle di rinunciare al suo amore.
Voi avete giurato il segreto sui Vangeli diceva la moglie dellexciambellano. Ma sarete capace di mantenerlo davanti a quelluomo? Avrete il
coraggio di vivere col vostro sposo (ora ella ammetteva che Guccio avesse
veramente diritto a questo titolo), lasciandogli credere di essere lui il padre di
un figlio che non suo? un grosso peccato nascondere una cosa simile al
proprio coniuge! E quando potremo far trionfare la verit e qualcuno verr a

prendere il re per portarlo sul trono, che cosa potrete dirgli? Siete una ragazza
troppo onesta e troppo nobile per comportarvi con tanta bassezza!
Tutte queste domande Maria se le era gi fatte centinaia di volte nelle sue
lunghe ore solitarie. Non poteva pensare ad altro, anzi, e le pareva di impazzire.
Ma sapeva gi qual era la risposta! Sapeva gi che, appena si fosse ritrovata fra le
braccia di Guccio, ella non avrebbe potuto tacergli nulla, e non perch era un
grosso peccato, come diceva la signora Bouville, ma perch lamore le vietava
una menzogna cos atroce.
Guccio mi capir, Guccio mi perdoner. Si render conto che questo
accaduto senza mia colpa e mi aiuter a sopportare questo fardello. Guccio non
parler mai, signora, lo posso giurare per lui come per me!
Si pu giurare solo per se stessi, figliola mia. E poi, un Lombardo
figuriamoci se tacer! Si varr di questo segreto per giovare ai propri interessi!
Signora, voi lo state insultando!
Ma no, mia cara, non insulto nessuno. Ma conosco la natura umana. Voi
avete giurato di non parlarne con nessuno, neppure in confessione. Ma il re
di Francia che affidato alle vostre cure, e voi potrete essere sciolta dal
giuramento soltanto al momento opportuno.
Di grazia, signora, riprendetevi il re e lasciatemi libera!
Non sono io che ve lho affidato, stata la volont di Dio. Ed persona
sacra colui che dovete custodire! Avreste tradito Nostro Signor Ges Cristo se
lo avessero messo fra le vostre mani durante la strage degli Innocenti? Il
bambino deve vivere. Bisogna che mio marito possa sorvegliarvi ambedue e
che si sappia sempre dove trovarvi, cosa evidentemente impossibile se vostro
marito progetta di trasferirsi ad Avignone.
Convincer Guccio ad abitare dove vorrete voi; e vi garantisco che non
parler con nessuno.
Certo che non parler, ma solo se voi non lo rivedrete pi!
La lotta, interrotta da una poppata del piccolo re, dur per tutto il pomeriggio.
Le due donne si battevano come due bestie nel fondo di una trappola. Ma la
piccola signora Bouville aveva denti e artigli pi duri.
E cosa farete di me allora? Mi terrete qui chiusa per tutta la vita? gemeva
Maria.
Magari pensava la moglie dellex-ciambellano. Ma sta per arrivare
quellaltro con la lettera del papa
E se la vostra famiglia acconsentisse a riprendervi? propose. Credo
che messer Ugo riuscirebbe a convincere i vostri fratelli.

Tornare a Cressay da parenti ostili, accompagnata da un bimbo che sarebbe


stato considerato il figlio della colpa, mentrera invece il pi degno donore di tutti
i fanciulli di Francia Rinunciare a tutto, tacere, invecchiare, senza aver altro da
fare che meditare su un destino mostruoso, sullorribile fine di un amore che nulla
avrebbe dovuto sconfiggere Quanti sogni crollati!
Maria si arrabbi, ritrovando la forza che, a dispetto delle consuetudini e della
volont della famiglia, laveva spinta fra le braccia delluomo amato. E si ribell
violentemente.
Rivedr Guccio, gli apparterr, andr a vivere con lui!
disse.
La signora Bouville batt lentamente il palmo sul bracciolo della sedia.
Non lo rivedrete mai il vostro Guccio disse, perch se egli si
avvicinasse a questo convento o a qualunque altro luogo meglio protetto in cui
noi potremmo chiudervi, e se voi parlaste con lui soltanto per un minuto,
questo sarebbe lultimo della sua vita. Mio marito, come sapete, un uomo
deciso e privo di scrupoli, quando si tratta di proteggere il re. E, se continuate
a insistere di voler vedere quelluomo, potrebbe capitarvi di vederlo con un
pugnale piantato nella schiena.
Maria si accasci:
Non vi basta aver ucciso il bambino? mormor. Volete ammazzare
anche il padre?
Dipende da voi replic la signora Bouville.
Non sapevo che alla corte di Francia si tenesse in cos poco conto la vita
della gente. Proprio una bella corte, questa che tutto il regno rispetta. Vi odio,
signora, devo proprio dirvi che vi odio!
Siete ingiusta, Maria. Ho un compito assai difficile e devo difendervi da voi
stessa. Perci scriverete quello che io vi dir.
Vinta, disarmata, con le tempie in fiamme e lo sguardo annebbiato dalle
lacrime, ella verg rattristata frasi che mai avrebbe creduto di dover scrivere. La
lettera doveva essere portata a Tolomei, che lavrebbe poi consegnata al nipote.
Maria dichiarava di provare orrore e vergogna per il peccato commesso, e
prometteva di dedicare la propria vita al bimbo che ne era stato il frutto, di non
pi ricadere nelle colpe della carne e di disprezzare colui che ad esse laveva
indotta. Proibiva inoltre a Guccio di cercar mai di rivederla, in qualunque luogo
ella fosse venuta a trovarsi.
Ella voleva per lo meno chiudere la missiva con questa frase: Vi giuro di non
aver mai amato nessun altro uomo in vita mia e vi prometto di non amarne mai

alcun altro.
Ma la signora Bouville rifiut.
Non deve sospettare che voi lamate ancora. Su, firmate e consegnatemi la
lettera.
Maria non saccorse neppure che la moglie dellex-ciambellano se ne stava
andando.
Guccio mi odier, mi disprezzer, e non sapr mai che io ho fatto questo
soprattutto per salvarlo!, pensava, sentendo richiudersi la porta del convento.

VIII PARTENZE

indomani mattina arriv al maniero di Cressay un messaggero che

portava dei fiordalisi ricamati sulla manica sinistra e lo stemma del re al colletto, e
che fu accolto con stupore e sorpresa. I fratelli Cressay lo chiamavano
Monsignore e, dopo aver letto una breve missiva che chiedeva loro di recarsi al
pi presto a Vincennes, si ritenevano gi destinati a qualche comando di
capitaneria o nominati siniscalchi.
Non c nulla di strano disse donna Eliabel. Si vede che si sono
finalmente ricordati dei nostri meriti e dei servigi che noi abbiamo reso al
regno negli ultimi trecento anni. Evidentemente il nuovo re sa dove trovare
uomini veramente degni! Su, figli miei, andate; vestitevi il meglio possibile e
cercate di fare in fretta. Si vede che in cielo c ancora giustizia e questo onore
inatteso ci consoler un poco della vergogna che il comportamento di vostra
sorella ha fatto ricadere su di noi.
Ella non si era ancora rimessa dalla malattia dellestate precedente. Si era
ingrossata, aveva perduto lantico dinamismo e limitava le proprie manifestazioni
dautorit al trattare dispoticamente la cuoca. Aveva inoltre ceduto ai figli la
direzione della loro piccola propriet, che non per questo veniva a trovarsi in
mani migliori.
I due fratelli si misero dunque in cammino, con la mente piena di ambiziose
speranze. Il cavallo di Pietro ansimava talmente al suo arrivo a Vincennes da
lasciar supporre che quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio.
Miei giovani amici disse Bouville accogliendoli vi ho fatto venire qui
per parlare di importanti questioni.
E fece loro portare vino speziato e confetti.
I due giovani se ne stavano seduti sullorlo delle sedie, da buoni tangheri di
campagna, e osavano appena accostare alle labbra quelle coppe dargento.
Oh, sta passando la regina disse Bouville. Ella approfitta del bel

tempo per andare a prendere un po daria.


I due fratelli, emozionatissimi, tesero il collo per scorgere, attraverso le vetrate
verdastre, una bianca sagoma in un grande mantello che avanzava a passo
lento, scortata da qualche servitore. Poi si guardarono in faccia: avevano visto la
regina!
Vorrei parlarvi della vostra giovane sorella riprese Bouville. Sareste
disposti a riprenderla con voi? Dovete per sapere che ella ha allattato il figlio
della regina.
E, col minor numero di parole possibile, spieg loro le cose che era
indispensabile che essi conoscessero.
Ah! Ho anche una buona notizia per voi continu
QuellItaliano che lha messa incinta bene, ella non lo vuole pi rivedere,
mai pi. Ha capito lerrore commesso, abbassandosi, lei damigella di nobile
famiglia, a essere la moglie di un Lombardo, per quanto bello egli potesse
sembrarle. In effetti, devo riconoscerlo, quel Guccio un simpatico giovane, di
gradevole aspetto e di intelligenza pronta
Ma, in fondo, pur sempre un Lombardo interruppe la signora
Bouville, presente al colloquio. Un uomo senza fede e senza timor di Dio,
come ha ben dimostrato.
Bouville abbass il capo.
Ecco, anche te devo tradire, mio caro Guccio, mio simpatico compagno di
viaggio! Dovr dunque finire i miei giorni rinnegando tutti coloro che mi sono
stati amici?, pensava.
Ma tacque, lasciando alla moglie la guida delle operazioni.
I fratelli erano delusi, soprattutto il maggiore. Essi si aspettavano cose
meravigliose, e invece si trattava soltanto della sorella. Ogni avvenimento
importante della loro vita doveva dunque prodursi sempre per mezzo suo?
Erano quasi invidiosi di lei. La nutrice di un re! E alti personaggi come un
gran ciambellano che si occupavano della sua sorte! Chi avrebbe mai potuto
immaginarlo?
Ma la signora Bouville non lasci loro molto tempo per riflettere.
dovere di ogni cristiano diceva aiutare il peccatore a pentirsi.
Comportatevi dunque da degni gentiluomini. Forse per volont divina che
vostra sorella ha partorito nel momento adatto, senza molto vantaggio,
purtroppo, perch il piccolo re morto; ma, comunque, lei lo ha aiutato.
La regina Clemenza, per dimostrare la sua riconoscenza, avrebbe fatto versare
al figlio della nutrice un reddito annuo di cinquanta lire da prelevare sul suo

personale appannaggio. Inoltre gli sarebbe stato fin dora consegnato un regalo di
trecento lire doro, gi a disposizione in un sacchetto ricamato.
I due fratelli Cressay mascherarono a stento la propria gioia. Era la fortuna che
cadeva loro dal cielo, il modo per far costruire un nuovo muro di cinta nel
crollante maniero, la certezza di una tavola riccamente imbandita per tutto
lanno, la prospettiva di comperarsi finalmente delle armature e di equipaggiare
adeguatamente anche i servi, per poter comparire come si conveniva ai raduni
delle bandiere! Si sarebbe parlato di loro sui campi di battaglia!43
Naturalmente precis la signora Bouville questi doni sono destinati al
bambino. Se egli venisse maltrattato o se gli accadesse qualcosa, la rendita
verrebbe soppressa. Essere il fratello di latte del re gli conferisce infatti una
dignit che sar vostro dovere rispettare.
Certo, certo, daccordo Visto che Maria si pentita disse il fratello
barbuto, volendo far mostra di zelo e visto che personalit importanti come
voi, messere, e voi, signora, ci pregano di perdonarle noi vogliamo aprirle le
braccia. La protezione della regina ha cancellato la sua colpa. E che nessuno
dora innanzi, sia egli nobile o plebeo, si azzardi a riderne in mia presenza: lo
farei a pezzi.
E nostra madre? domand laltro.
Ci penser io a convincerla replic Giovanni. Sono io il capo della
famiglia, dopo la morte di nostro padre, non dimenticartene.
Naturalmente riprese la signora Bouville voi giurerete sui Vangeli di
non ascoltare e di non ripetere a chicchessia quello che vostra sorella potrebbe
sostenere di aver visto durante il suo soggiorno in questo castello: sono cose
che riguardano la corona e che devono rimanere segrete. E del resto lei non ha
visto nulla: ha soltanto allattato! Ma vostra sorella ha una fantasia eccessivamente
sbrigliata e si compiace di raccontare fandonie; ve lo ha gi dimostrato, del
resto Ugo! Va a prendere i Vangeli!
Il libro sacro da una parte, il sacchetto doro dallaltra e la regina che
passeggiava in giardino I fratelli Cressay giurarono di non parlare mai di cose
riferentisi alla morte di Giovanni I, di sorvegliare, nutrire e proteggere il figlio
della loro sorella e di impedire laccesso alluomo che laveva sedotta.
Ah, lo giuriamo volentieri! esclam Giovanni. Che non si faccia mai
pi vedere, quel farabutto!
Pietro non era cos sfacciatamente ingrato. In fondo, non fosse stato per
Guccio pensava.
Daltra parte disse la signora Bouville noi ci terremo informati e

sapremo sempre se voi manterrete questo giuramento.


Si offr poi di accompagnare i due fratelli al convento delle Clarisse.
Non vi disturbate, signora disse Giovanni di Cressay.
Possiamo benissimo andarci da soli.
No, no, devo venire anchio. Senza di me la badessa non permetterebbe a
Maria di lasciare il convento.
Il viso del barbuto si rabbui: egli stava riflettendo.
Che cosa avete? domand la signora Bouville. C qualcosa che non
va?
Il fatto che vorrei prima comprare una mula per farvi salire mia sorella.
Quando Maria era incinta, egli laveva fatta viaggiare da Neauphle a Parigi in
groppa a un cavallo, ma ora che ella li arricchiva egli voleva che il suo ritorno a
casa fosse accompagnato dai segni esteriori della dignit. E poi la mula di donna
Eliabel era morta il mese precedente.
Se non che questo disse la signora Bouville ve ne daremo una noi.
Ugo! Fa sellare una mula!
Bouville accompagn la moglie e i fratelli Cressay fino al ponte levatoio.
Preferirei essere morto piuttosto che continuare a mentire e ad aver paura
pensava linfelice, dimagrito e tremante dal freddo, mentre i suoi occhi si
posavano sui rami nudi degli alberi.
***

Parigi! Parigi, finalmente! pensava Guccio Baglioni mentre superava la


porta di San Giacomo.
La citt era gelida e triste: il movimento, come sempre succede dopo le feste
del nuovo anno, pareva essersi interrotto, e in quellanno la cosa era ancor pi
evidente, essendosi allontanata dalla capitale anche la corte.
Ma il giovane viaggiatore, che vi ritornava dopo sei mesi di assenza, non
vedeva la caligine che avvolgeva i tetti, n i pochi intirizziti passanti. Per lui la citt
aveva un volto di sole e di speranza: quel Parigi, finalmente! che egli continuava
a ripetersi come se fosse la pi bella canzone del mondo corrispondeva infatti a
un: Finalmente rivedr Maria!
Guccio indossava un pelion foderato di pelliccia44 e un mantello da pioggia di
pelo di cammello; alla cintura portava una borsa -cul-de-vilain45, piena di lire
uscite dalle zecche del papa, e aveva in testa un elegante cappello di feltro rosso,

ripiegato allindietro e terminante in una lunga punta sopra la fronte. Nessuno


avrebbe potuto vestirsi meglio per piacere a una donna e nessuno sentiva come
lui la gioia di essere al mondo.
Smont di sella nel cortile della via dei Lombardi e, proiettando in avanti la
gamba che era rimasta un po irrigidita dopo lincidente di Marsiglia, si precipit
fra le braccia di Tolomei.
Zio, caro zio! Avete visto mio figlio? Com? E come sta Maria? Che cosa
vi ha detto? Mi aspetta?
Senza dir nulla, Tolomei gli consegn la lettera di Maria di Cressay. E Guccio
la lesse e la rilesse due o tre volte E alle parole Sappiate che mi sono
profondamente pentita del peccato commesso e che non voglio pi rivedere colui
che fu causa della mia vergogna. Voglio redimermi da tanto disonore esclam:
Non vero, non pu essere vero! Non stata lei a scrivere queste cose!
Come? Non la sua scrittura? domand Tolomei.
Si Il banchiere cerc di scusarsi col nipote.
Ti avrei avvertito subito disse se lo avessi saputo. Ma ho ricevuto
questa lettera solo due giorni fa, poco dopo aver parlato con Bouville.
Ma Guccio, innervosito, impietrito dal dolore e sconvolto dallira, non lo
ascoltava. Domand soltanto in quale convento Maria fosse rinchiusa.
Nel quartiere di San Marcello? disse. Ci vado subito!
Si fece portare il cavallo, appena dissellato, e, dopo aver riattraversato la citt,
and a suonare al convento delle Clarisse. Gli risposero che la damigella di
Cressay era partita il giorno prima, accompagnata da due gentiluomini, uno dei
quali portava la barba. E, per quanto mostrasse il sigillo del papa, protestasse e
cercasse di farsi valere, egli non pot ottenere maggiori particolari.
La badessa! Voglio vedere la madre badessa!
Gli uomini non possono entrare nella clausura!
Alla fine minacciarono di chiamare gli agenti di ronda.
Ansimante, pallido e sconvolto, Guccio torn in via dei Lombardi.
Sono stati i suoi fratelli, quegli schifosi dei suoi fratelli a portarla Via!
disse a Tolomei. Ah, sono stato lontano troppo tempo! E lei, che mi aveva
giurato eterna fedelt, non ha saputo nemmeno resistere per sei mesi! Queste
nobili dame, a quanto raccontano i romanzi, sono pronte ad attendere per dieci
anni che il loro cavaliere torni dalla crociata. Ma un Lombardo non un
cavaliere e per ci non lo si aspetta! Qui il punto, zio: rileggete la sua lettera!
Insulti e disprezzo! E, ammettendo che qualcuno possa averla costretta a non
rivedermi pi, che motivo avrebbe avuto di farmi offendere in questo modo?

Vedete, zio: noi possediamo decine di migliaia di fiorini, i pi nobili baroni


vengono a supplicarci di pagare i loro debiti, perfino il papa mi ha scelto come
suo consigliere durante il conclave, e questi zoticoni, questi paesani, mi sputano
in faccia dallalto di un castello di palta che crollerebbe alla prima spallata! E,
basta che arrivino quei due rognosi, e la loro sorella mi rinnega. Come ci si
sbaglia quando si crede che una ragazza non assomigli ai suoi familiari!
In Guccio il dolore si mutava presto in collera e lorgoglio lo aiutava a
difendersi dalla disperazione. Egli aveva cessato di amare, ma non di soffrire.
Proprio non capisco diceva Tolomei desolato. Sembrava cos
innamorata, cos felice di essere tua Non lavrei mai creduto Ho capito
adesso perch Bouville laltro giorno era cos impacciato! Sapeva qualcosa,
evidentemente. Ma allora dopo che io sono stato a trovarlo che egli ha
mandato a chiamare i due fratelli Eppure le lettere che lei mi scriveva Non
capisco proprio. Vuoi che vada di nuovo da Bouville?
Non voglio nulla, non voglio pi nulla! url Guccio.
Ho gi importunato anche troppo i grandi della terra per il bene di quella
sgualdrina. Perfino al papa, capisci, ho chiesto protezione per lei! Innamorata,
dici? Ma va, era tutta gentile quando si riteneva respinta dalla famiglia e vedeva in
noi la sola speranza di salvezza Eppure eravamo sposati! Non vedeva lora di
darsi, ma voleva prima la benedizione di un prete! Hai detto che stata per
cinque giorni a far da nutrice al figlio della regina Clemenza? Beh, si vede che si
montata la testa, adempiendo a un compito che qualunque camerista avrebbe
potuto tranquillamente espletare. Anchio sono stato vicino alla regina, ma ben
altro stato il mio aiuto! Lho perfino salvata dalla tempesta
Ormai non connetteva pi: era furibondo e, a forza di camminare su e gi per
la stanza proiettando in avanti la gamba irrigidita, aveva gi percorso almeno un
quarto di lega.
Forse, se tu andassi dalla regina
N dalla regina, n da nessun altro! Che Maria se ne tomi al suo famoso
tugurio, dove si sprofonda nel letame fino alle caviglie. Le troveranno un
marito, naturalmente, un buon marito che assomigli a quegli zoticoni dei suoi
fratelli. Un bel cavaliere tutto villoso e puzzolente, che allever mio figlio, quel
becco! E, anche se lei venisse a trascinarsi ai miei piedi, ora non la vorrei pi,
capisci, non la vorrei pi!
Credo invece che se lei entrasse in questa camera, tu non parleresti cos!
replic tranquillamente Tolomei.
Guccio impallid e si copr gli occhi con le mani. La mia bella Maria La

rivedeva nella loro cameretta di Neauphle, rivedeva quei riflessi dorati dentro
lazzurro scuro dei suoi occhi. Ma come potevano quegli occhi celare un
tradimento?
Me ne vado, zio.
E dove? Ritorni ad Avignone?
Bella figura ci farei! Ho detto a tutti che sarei ritornato con mia moglie, e
lho descritta come donna adorna di tutte le virt. Perfino il Santo Padre mi
chiederebbe sue notizie
Mi diceva laltro giorno Boccaccio che i Peruzzi prenderanno certamente in
appalto la riscossione delle imposte nel siniscalcato di Carcassona
No, n Carcassona, n Avignone!
E nemmeno Parigi, naturalmente disse Tolomei con molta tristezza.
Nella vita di ogni uomo, per quanto egoista egli sia stato, viene sempre un
momento, di solito quando la morte non pi tanto lontana, in cui egli si sente
stanco di aver lavorato soltanto per se stesso. Il banchiere, dopo avere sperato nella
presenza di una graziosa nipote e di una famiglia felice nella sua casa, vedeva
improvvisamente distrutte queste prospettive e annunciarsi invece una lunga
vecchiaia solitaria.
No, voglio andarmene disse Guccio. Non voglio pi saperne di questa
Francia che sarricchisce per merito nostro ma che ci disprezza perch siamo
Italiani. Che cosa ho guadagnato io in Francia, dimmi? Una gamba irrigidita,
quattro mesi di ospedale, sei settimane in una chiesa e finalmente questo!
Avrei dovuto saperlo che in questo paese non avrei mai avuto fortuna. Ricordi
che il giorno dopo il mio arrivo ho corso il rischio di gettare a terra re Filippo
il Bello? Non era un buon presagio! Per non parlare delle traversate in cui per
due volte ho rischiato di annegare, e di tutto il tempo passato a contar soldi per
i contadini in quel maledetto borgo di Neauphle, soltanto perch credevo di
essere innamorato.
Per ti sei anche fatto una provvista di bei ricordi disse Tolomei.
Bah, alla mia et non di ricordi che si ha bisogno. Voglio tornarmene
nella mia citt, a Siena, dove non mancano davvero le belle ragazze, le pi belle
del mondo a quanto mi dicono tutti ogni qual volta dichiaro di essere senese.
In ogni caso meno pitocche delle Francesi senzaltro! Mio padre mi aveva
mandato da te per imparare, e ora credo di aver imparato abbastanza.
Tolomei spalanc locchio sinistro, che era un po annebbiato quel giorno.
Forse hai ragione disse. E forse la lontananza ti far scordare pi
facilmente il tuo dolore. Ma non rimpiangere nulla, Guccio. Non stato un

brutto noviziato il tuo, in fondo. Hai vissuto, hai viaggiato, hai conosciuto le
miserie dei poveri e le debolezze dei potenti. Hai trattato con le quattro corti
pi importanti dEuropa, Parigi, Londra, Napoli e Avignone. Non succede a
tutti di partecipare a un conclave! E ti sei assuefatto agli affari. Ti dar la tua
parte, naturalmente: una bella somma! Poi lamore ti ha fatto commettere
qualche sciocchezza e tu lasci un bastardo sulla tua strada come tutti quelli che
hanno molto viaggiato E hai soltanto ventanni Quando vorresti partire?
Domani, zio Spinello, domani, se per voi va bene Ma torner!
aggiunse Guccio con violenza.
Lo spero bene, ragazzo mio! Spero proprio che tu non lascerai morire il tuo
vecchio zio senza pi rivederlo!
Torner un giorno e porter via mio figlio. In fondo, tanto dei Cressay
quanto mio. E perch dovrei lasciarlo a loro? Perch se lo allevino nella stalla
come un cane bastardo? Me lo porter via io, capisci, e sar questo il castigo
peggiore per Maria. Lo sai cosa dicono al nostro paese? Vendetta di Toscano
Il suo discorso venne interrotto da un enorme baccano proveniente dal pian
terreno. La casa tremava fin nelle fondamenta, come se dodici carri fossero entrati
contemporaneamente in cortile. E si udivano sbattere le porte.
Zio e nipote corsero alla scala a chiocciola gi sconvolta da un fracasso
assordante. E sentirono gridare:
Banchiere! Dove sei, banchiere? Ho bisogno di denaro!
Poi monsignor Roberto dArtois comparve sul pi alto gradino.
Eccomi qua, banchiere e amico mio, sono appena uscito di prigione
esclam. Ti sembra incredibile? Eppure proprio cos: il mio gentile, il mio
mellifluo, il mio orbo cugino, il re, voglio dire, perch, a quanto pare, questa
oggi la sua funzione si finalmente ricordato che io stavo marcendo in un
carcere dove lui mi aveva scaraventato e, da quel caro ragazzo che , mi ha
restituito la libert!
Siate il benvenuto, Monsignore disse Tolomei senza entusiasmo.
E si sporse a guardare la scala, non ancora persuaso che tutto quel baccano
potesse essere stato fatto da un uomo solo.
Chinando il capo per non urtare larchitrave della porta, il conte dArtois entr
nello studio del banchiere e si diresse a uno specchio.
Uh! disse, prendendosi il viso fra le mani. Che faccia da morto mi
venuta! Basterebbe anche meno per dimagrire, per. Pensa: sette settimane
senza altra luce che quella di una finestra fatta con sbarre di ferro grosse come
la nerchia dun somaro! E due volte al giorno una broda che sembrava vomito

prima ancora di mangiarla. Per fortuna il mio Lormet riusciva ogni tanto a
mandarmi qualche piatto fatto a suo modo, se no sarei crepato! E il letto
parliamone! Per riguardo al mio sangue reale, mi hanno dato anche un letto.
Ho dovuto sfondare la spalliera per potermici sdraiare! Pazienza, ma un giorno
o laltro mio cugino sconter anche questo, stanne certo!
In realt Roberto non aveva perduto unoncia di peso e la prigione lo aveva
danneggiato ben poco. Certo era un po pi pallido, ma i suoi occhi grigi, color
selce, sprigionavano bagliori ancor pi inquietanti.
Ma che bella libert mi hanno dato! Voi siete libero, Monsignore
continu il gigante imitando la voce del capitano dello Chtelet ma non
potete allontanarvi da Parigi per pi di venti leghe; ma la polizia del re deve
conoscere sempre la vostra residenza; ma se volete tornare nelle vostre terre,
dovrete avvertirne la capitaneria di Evreux. In altre parole: Resta qui,
Roberto, a passeggiare sotto gli occhi della ronda o vattene a marcire a
Conches. Ma, niente Artois e niente Reims! Non ti vogliamo alla
consacrazione, cacciatelo bene in testa! Potresti cantare qualche salmo che non
suonerebbe gradito alle nostre orecchie! E hanno scelto il giorno adatto per
liberarmi. N troppo presto, n troppo tardi. La corte se ne andata, non c
nessuno a Palazzo, nessuno a casa Valois Mi ha proprio abbandonato, questo
bel cugino. E mi lascia qui, in una citt morta, senza nemmeno un quattrino
nella borsa per cenare e trovare qualche ragazza sulla quale trasferire i miei
umori amorosi! Perch son sette settimane, capisci banchiere? ma no, tu non
puoi capire, alla tua et queste cose non interessano pi. E nota che mi ero
dato abbastanza da fare in Artois, quando ero lass, cos che son potuto restar
calmo qualche tempo; penso che in questo periodo, nella mia contea, siano in
gestazione numerosi servi che non sapranno mai che potrebbero dire nonno,
parlando di Filippo Augusto. E ho scoperto una strana cosa sulla quale quei
balordi dei dottori e dei filosofi dovrebbero meditare: perch c un affare
nelluomo che, pi lavoro fa, pi di lavorare esige?
Scoppi a ridere e si sedette facendo scricchiolare una scranna di quercia. Poi
improvvisamente parve notare la presenza di Guccio.
E voi, amico mio, come vanno i vostri amori? chiese col tono di chi
dicesse buon giorno.
I miei amori! Lasciamo perdere! replic Guccio, seccato che una violenza
pi rumorosa della sua fosse venuta a interromperlo.
Tolomei fece cenno al conte di Artois che questo non era il soggetto pi
adatto.

Ma come? esclam dArtois con il tatto abituale.


La vostra bella vi ha piantato? Datemi subito il suo indirizzo che ci vado io!
Su, su, non fate quella faccia, le donne sono tutte sgualdrine.
Questo si, Monsignore, tutte!
E allora dedichiamoci almeno a quelle che lo ammettono francamente!
Banchiere, ho bisogno di quattrini. Cento lire. E poi porter tuo nipote a
cenare con me e gli caver dalla zucca quelle brutte idee. Cento lire! S, lo
so, Io so, vi devo gi molto, e voi pensate che non vi rimborser mai; ma vi
sbagliate. Fra poco Roberto dArtois sar pi potente che mai. E Filippo avr
un bel calcarsi in testa la corona fino al naso; ci penser io a fargliela saltar via.
Perch voglio dirti una cosa che vale pi delle cento lire e che ti sar molto
utile per sapere a chi presti i tuoi soldi Come viene punito un regicidio?
Impiccagione, decapitazione o squartamento? Assisterete presto a uno
spettacolo spassoso: quella trippona di mia zia Mahaut, nuda come quella
prostituta che , con quattro cavalli che la tirano in diverse direzioni e con le
sue schifose budella trascinate nella polvere! E quella puzzola di suo genero
dovr tenerle compagnia! Lunico guaio che non si pu giustiziarli due volte.
Perch ne hanno uccisi due, quei delinquenti. Non ho detto nulla finch mi
trovavo allo Chtelet per evitare che una bella notte venissero a scannarmi come
un maiale. Ma m riuscito di tenermi informato. Lormet sempre il mio
Lormet, un uomo davvero prezioso Ascoltatemi!
Dopo sette settimane di forzato silenzio, quellincorreggibile chiacchierone non
vedeva lora di rifarsi, e prendeva flato soltanto per poter parlare ancora di pi.
Ascoltatemi bene disse. Uno: Luigi confisca a Mahaut la contea
dArtois per potermela restituire, e subito Mahaut lo fa avvelenare. Due:
Mahaut, per evitarsi sorprese, spinge Filippo alla reggenza, contro Valois che
avrebbe certamente sostenuto i miei diritti. Tre: Filippo fa approvare norme di
successione che impediscono alle donne di salire sul trono di Francia ma non,
naturalmente, di ereditare un feudo. Quattro: nominato reggente, Filippo
arruola un esercito per cacciarmi dallArtois che io sto interamente
riconquistando. Io, che non sono pazzo, mi arrendo da solo, ma, poich la
regina Clemenza sta per partorire e loro vogliono avere libert dazione, mi
scaraventano in prigione. Cinque: la regina d alla luce un figlio. Inconveniente
da poco! Basta impedire laccesso a Vincennes, nascondere il bambino ai
baroni, raccontare che non in grado di sopravvivere, mettersi daccordo con
qualche levatrice o con qualche nutrice assoldandola o terrorizzandola, e infine
far fuori anche questo re. Dopo di che ci si precipita a Reims a farsi

incoronare. Ed cos, amici miei, che si conquista una corona. E tutto questo
per non restituire a me la mia contea dArtois!
Alla parola nutrice, Tolomei e Guccio si erano guardati inquieti.
Sono cose che tutti pensano, queste concluse dArtois ma che
nessuno, per mancanza di prove, osa sostenere. Ma io la prova ce lho! E
presenter fra poco una certa signora che ha fornito il veleno. Dopo di che
baster far cantare, infilandole i piedi in stivaletti di legno, quella Beatrice
dHirson, che in tutto questo ha agito come ruffiana del diavolo. Ed bene
farla finita subito, per evitare di morire avvelenati tutti quanti.
Cinquanta lire, Monsignore; posso darvi soltanto cinquanta lire.
Avaro!
Non mi possibile fare di pi!
E va bene. Me ne devi dunque ancora cinquanta. Mahaut ti rimborser tutto
questo con gli interessi.
Guccio disse Tolomei, vieni ad aiutarmi a contare cinquanta lire per
Monsignore.
E si ritir col nipote nella stanza vicina.
Credete, zio, mormor Guccio che ci sia qualcosa di vero in quello
che ha detto questo tipo?
Non lo so, ragazzo mio, non lo so; credo per che ti convenga davvero
lasciare la Francia. Non bene essere immischiati in faccende che puzzano
troppo. Laccoglienza di Bouville, la fuga di Maria Certo non si possono
prendere per oro colato tutte le affermazioni di questagitato; ma ho visto che,
quando si tratta di misfatti, lui imbrocca spesso la verit: il suo campo questo,
del resto. Ti ricordi ladulterio delle principesse? stato lui a fare scoppiare lo
scandalo, e ce laveva anche comunicato in anticipo. La tua Maria disse il
banchiere agitando la mano grassoccia in un gesto di dubbio.
Forse non tanto ingenua e tanto limpida come lavevamo creduta. C sotto
qualche mistero, senza dubbio!
Dopo la lettera del suo tradimento, c da aspettarsi di tutto disse Guccio,
il cui pensiero si smarriva in mille direzioni.
Non aspettarti niente e non cercare niente; parti: un ottimo consiglio.
Quando monsignor dArtois entr in possesso di quelle cinquanta lire, non si
diede pace finch non ebbe convinto Guccio a partecipare alla festicciola che lui
intendeva organizzare per celebrare il ritorno alla libert. Aveva bisogno di un
compagno e, pur di non rimanere solo, sarebbe andato a ubriacarsi col suo
cavallo.

Insistette talmente che alla fine Tolomei sussurr al nipote:


Vacci, altrimenti si arrabbia. Ma cerca di non parlare troppo.
Guccio termin dunque quella triste giornata in una taverna, il cui tenutario
pagava tributi agli ufficiali di ronda per avere il permesso di tenere una specie di
bordello. Daltra parte tutte le parole che venivano dette in quel locale erano poi
riferite alla polizia.
Monsignor dArtois era in gran forma: beveva continuamente, mangiava con
prodigioso appetito, strepitava, parlava grasso, dimostrava un immenso affetto per
il suo giovane compagno e sollevava le gonne alle ragazze per mostrare a tutti il
vero volto di sua zia Mahaut.
Guccio, che non voleva restare indietro, non era per altrettanto resistente al
vino. Gli occhi lucidi, i capelli scompigliati, i gesti malsicuri, strillava:
Anchio so qualcosa,.. Ah, se volessi parlare!
E parla!
Ma, anche ubriaco, restava a Guccio un barlume di prudenza.
Il papa disse. Ah, la so lunga io sul papa.
E improvvisamente incominci a piangere a cascata, sulla spalla di una
prostituta. Dopo di che la prese a schiaffi, vedendo in lei il simbolo di tutti i
tradimenti femminili.
Ma torner e lo porter via!
Chi porterai via? Il papa?
Ma no, suo figlio!
Latmosfera stava diventando sempre pi caotica: gli uomini erano ubriachi e le
ragazze fomite dal taverniere non avevano pi molto indosso. Lormet si accost a
Roberto dArtois e gli sussurr a un orecchio:
C li fuori un uomo che ci sta spiando.
E tu uccidilo replic con indifferenza il gigante.
Bene, Monsignore.
Fu cos che la signora Bouville perdette un suo servo, da lei mandato a
pedinare il giovane Italiano.
E Guccio non avrebbe mai saputo che Maria, col suo sacrificio, gli aveva
probabilmente evitato di finire pancia allaria nelle acque della Senna.
Sdraiato in un sordido giaciglio, sui seni della ragazza che aveva prima
schiaffeggiato e che si mostrava molto comprensiva per le sue sventure, Guccio
continuava a insultare Maria e pensava di vendicarsi di lei martoriando quella
carne mercenaria.
Hai ragione! Nemmeno a me piacciono le donne; sono tutte imbroglione

diceva la sgualdrina, di cui Guccio non avrebbe mai pi ricordato i lineamenti.


Lindomani, col cappello calcato fin sugli occhi, le membra stanche, il corpo e
lanima egualmente disgustati, Guccio part per lItalia. Portava con s una
notevole somma in una lettera di cambio firmata dallo zio, e che rappresentava la
sua percentuale sugli utili degli affari trattati negli ultimi due anni.
Quello stesso giorno, re Filippo V, sua moglie Giovanna e la contessa Mahaut,
con tutto il loro seguito, arrivarono a Reims.
Le porte del maniero di Cressay si erano gi richiuse sulla bella Maria che vi
avrebbe vissuto, inconsolabile, un perpetuo inverno.
E il vero re di Francia sarebbe cresciuto l, come un piccolo bastardo. Avrebbe
fatto i primi passi nel fangoso cortile in mezzo alle anitre, sarebbe andato a
giocare nel prato dei gialli giaggioli, lungo la Mauldre, in quel prato in cui Maria,
ogni volta che vi sarebbe passata, avrebbe rivisto il volto del suo seducente Senese
e la stagione fugace dei suoi morti amori. Ella avrebbe mantenuto il giuramento e
per trentanni avrebbe conservato quel segreto, confidandolo solo sul suo letto di
morte a un monaco spagnolo che si trovava l di passaggio.
Maria di Cressay era votata a un ben strano destino. Innamorata e condannata
alla solitudine, destinata in tutta la sua vita a lasciare una sola volta il villaggio
natio, per essere trascinata, innocente e impotente, in un terribile dramma
dinastico, la sua confessione, un giorno, avrebbe turbato lEuropa.

IX LA VIGILIA DELLA CONSACRAZIONE

e porte di Reims, sormontate dallo stemma regale, erano state

riverniciate di fresco. Le strade erano tappezzate di stoffe vivaci, di arazzi e di


pezze di seta, lo stesso addobbo del resto che, un anno e mezzo prima, era stato
adoperato per lincoronazione di Luigi X. Accanto al palazzo arcivescovile si
stavano affrettatamente approntando tre grandi sale in legno, una per la tavola del
re, la seconda per quella della regina e la terza per i grandi ufficiali, in modo da
poter ospitare tutta la corte riunita a banchetto.
I borghesi di Reims, cui spettava tradizionalmente di pagare le spese per questa
cerimonia, trovavano un po oneroso questo privilegio.
Se i re incominciano a morire con tanta frequenza dicevano e se ogni
anno avremo lonore di incoronarne uno nuovo, presto saremo costretti a
mangiare una sola volta allanno e a vendere anche le camicie per poterci
permettere questunico pasto! Finisce per costarci un po troppo cara lidea che
ebbe Clodoveo di farsi battezzare nella nostra citt! E se qualche altra localit
volesse comperare la sacra ampolla, per noi sarebbe un affare.
Alle difficolt di ordine finanziario, altre se ne accompagnavano, prima fra tutte
quella di approntare in pieno inverno vitto sufficiente a tante bocche. I cittadini di
Reims dovettero raccogliere ottantadue buoi, duecentoquaranta montoni,
quattrocentoventicinque vitelli, settantotto maiali, ottocento conigli o lepri,
ottocento capponi, milleottocentoventi oche, pi di diecimila galline e di
quarantamila uova, per non parlare dei barili di storioni fatti venire da Malines,
dei quattromila gamberi pescati in acqua fresca, dei salmoni, dei lucci, delle
tinche, delle reine, dei pesci persici e delle carpe, nonch delle tremilacinquecento
anguille necessarie alla confezione di cinquecento pasticci. Avevano anche a
disposizione duemila formaggi e speravano che trecento botti di vino, questo per
fortuna di produzione locale, sarebbero state sufficienti a calmare tutte le gole
assetate che avrebbero banchettato li per almeno tre giorni.

I ciambellani, arrivati in anticipo per lorganizzazione delle feste, mostravano


curiose esigenze. Per esempio avevano deciso di presentare in un solo servizio
ben trecento aironi arrostiti. Questi funzionari assomigliavano un po troppo al
loro padrone, a questo re talmente impaziente da ordinare una consacrazione
entro una settimana, come se si fosse trattato di una Messa da due soldi per
ottenere la guarigione di una gamba fratturata.
Da giorni e giorni i pasticcieri erano intenti alla lavorazione di torte
monumentali, fatte con pasta di mandorla e decorate con i colori di Francia.
E la mostarda? Non cera mostarda, e ne occorrevano almeno trentun sestari. E
poi gli invitati non potevano mangiare nelle mani. Era stato un grosso errore
vendere a basso prezzo le cinquantamila scodelle di legno della precedente
consacrazione: i Remsesi avrebbero fatto molto meglio a lavarle e a metterle da
parte. Le quattromila brocche, poi, erano finite a pezzi o erano state rubate. Le
cucitrici ricamarono in fretta duemila seicento aune di tovaglia, e la spesa totale si
aggir sulle diecimila lire, tutto compreso46.
A dire il vero, i Remsesi ci avrebbero tratto ugualmente un certo guadagno: la
consacrazione infatti attirava a Reims un gran numero di mercanti lombardi ed
ebrei, i quali dovevano pagare una tassa su ogni vendita.
Come tutte le cerimonie regali, lincoronazione si svolgeva in unatmosfera di
kermesse. Era uno spettacolo continuo che costituiva una vera festa per la gente,
in gran parte venuta di lontano. Le donne cercavano di indossare abiti nuovi, gli
eleganti non risparmiavano spese di gioielleria, i mercanti di ornamenti, di pellicce
e di stoffe raffinate facevano affari doro.
I pi furbi guadagnavano fortune, e un negoziante un po svelto nel servire la
clientela poteva in una settimana ricavare di che viver tranquillo per almeno
cinque anni.
Il nuovo re abitava nel palazzo arcivescovile, davanti al quale cera sempre un
gran mucchio di gente che aspettava di veder comparire i sovrani, o che
contemplava sbalordita la dorata carrozza della regina.
La regina Giovanna, circondata dalle sue dame di compagnia, presiedeva, con
lagitazione di una donna felice, alla sistemazione del contenuto di dodici bauli, di
quattro cofani, di una cassa per le scarpe e di unaltra per i gioielli. Il suo
guardaroba era certamente il pi bello che mai una Francese avesse avuto. Cera
un abito per ogni giorno e quasi per ogni ora, di quel viaggio trionfale.
La regina era entrata in citt indossando un mantello di drappo doro foderato
dermellino, mentre lungo le strade venivano offerti ai sovrani sacre
rappresentazioni, spettacoli profani e divertimenti di ogni tipo. Alla cena

precedente la consacrazione, che si sarebbe tenuta fra poco, la regina avrebbe


indossato ima veste di velluto violetto orlato di menu-vair. Per la mattina
dellincoronazione ella aveva invece una veste di panno di Turchia, doro, un
mantello scarlatto e una gonna vermiglia; per il pranzo una veste ricamata con lo
stemma di Francia, per la cena unaltra veste doro e due diversi mantelli
dermellino.
Lindomani ella avrebbe portato una veste di velluto verde e poi unaltra di
camocas azzurro con una mantellina di petit-gris. Insomma ella non sarebbe mai
comparsa in pubblico con una veste o con gioielli gi altre volte indossati 47.
Queste meraviglie facevan pompa di s in una stanza di cui anche la
decorazione veniva interamente da Parigi; tende di seta bianca adorne di
trecentoventun pappagalli doro, e con in mezzo un grande stemma dei conti di
Borgogna con le bocche di leone; cielo di letto, coltrone e guanciali erano
decorati con settemila trifogli dargento. I tappeti sparsi al suolo portavano le
insegne di Francia e di Borgogna.
Parecchie volte Giovanna era entrata nella camera di Filippo, per fargli
ammirare la bellezza di un tessuto o la perfezione di un lavoro.
Mio dolce signore, mio amatissimo sposo diceva; come sono felice
per merito vostro!
E, per quanto istintivamente poco propensa a manifestare le proprie emozioni,
ella non poteva evitare di sentirsi commossa, soprattutto ripensando al tempo non
lontano in cui era prigioniera a Dourdan. Come era mutata la sua sorte in meno
di diciotto mesi! Ella pensava a Margherita, morta, e alla sorella Bianca, sempre
rinchiusa a Chteau-Gaillard Povera Bianca, cos amante dei begli ornamenti.
Chiss come sarebbe contenta, oggi! pensava la regina, mentre si provava ima
cintura doro tempestata di rubini e smeraldi.
Filippo era piuttosto preoccupato e le reazioni entusiastiche di sua moglie
aumentavano ancor di pi il suo malumore; egli stava esaminando i conti con il
primo intendente.
Sono molto contento, amica mia rispose infine che tutto questo vi
piaccia. Vedete, io cerco di comportarmi come mio padre, il quale, come
sapete, lesinava sulle sue spese personali, ma non rifuggiva da grandi
prodigalit quando era in gioco la sua regale maest. Perci, fate pure mostra di
questi abiti, che sono stati donati a voi perch li mostriate al popolo che ve li
ha pagati col suo lavoro; ma, abbiatene cura, in quanto non ne avrete di simili
per un pezzo. Dopo lincoronazione, infatti, dovremo cercare di spender meno.
Filippo domand Giovanna; in un giorno simile non volete far nulla

per mia sorella Bianca?


Ho gi fatto, mia cara. Ho disposto che essa sia nuovamente trattata come
una principessa, purch non esca dal castello ove tenuta prigioniera. Bisogna
che colei che ha peccato venga trattata in modo diverso da voi, Giovanna, che
siete sempre stata pura e falsamente accusata.
E, dicendo queste parole, aveva rivolto alla moglie unocchiata in cui si leggeva
pi la preoccupazione per lonore del re che la certezza dellinnamorato.
E poi aggiunse, suo marito in questi momenti non mi molto
simpatico. E un ben cattivo fratello, il mio!
Giovanna cap che sarebbe stato inutile insistere e che ella avrebbe fatto bene a
non toccare pi questo argomento. Bianca non sarebbe stata liberata; almeno fin
quando Filippo fosse rimasto sul trono.
Giovanna rientr nella propria stanza e Filippo riprese lesame dei grossi fogli
zeppi di cifre, che Goffredo di Fleury gli stava presentando.
Le spese non erano limitate agli abiti del re e della regina. Anzi, labito di
cendal che egli indossava quel giorno, gli era stato regalato dalla nonna Maria di
Brabante vedova di Filippo III; e Mahaut aveva offerto la stoffa marezzata per gli
abiti delle principessine e del piccolo Luigi Filippo. Ma erano poca cosa, in
confronto al resto.
Il re aveva dovuto fornire divise nuove alle sue cinquantaquattro guardie armate
e al loro capo, Pietro di Galard, comandante dei balestrieri. Adamo Hron,
Roberto di Gamaches, Guglielmo di Seriz e i ciambellani avevano ricevuto in
dono, ciascuno, dieci aune di tessuto rigato di Douai, per farsi nuove casacche. E
anche i grandi cacciatori, Enrico di Meudon, Furant della Fouaillie, Giannino
Malgeneste, nonch tutti gli arcieri, avevano avuto divise nuove. E, siccome era
previsto di armare il giorno della consacrazione venti nuovi cavalieri, era
necessario regalare altri venti abiti. Questi regali erano abituali in una cerimonia di
consacrazione, come era normale che il re facesse aggiungere al reliquiario di San
Dionigi un fiordaliso doro tempestato di smeraldi e di rubini.
In tutto? domand Filippo.
Ottomilacinquecentoquarantotto lire, tredici soldi e undici denari, Sire
rispose lintendente. Fareste forse meglio a imporre un nuovo contributo per
celebrare il lieto evento.
Levento sar ancor pi lieto se non imporr altre tasse. Dovremo far fronte
in modo diverso disse il re.
In quel momento venne annunciata una visita del conte di Valois e Filippo alz
le mani al cielo.

Eccone uno che avevamo dimenticato nei nostri conti disse. Vedrete,
Goffredo, vedrete! Mi coster pi questo zio da solo che dieci consacrazioni!
Evidentemente vien qui per trattare. Bah, lasciatemi solo con lui.
Quanto era elegante quel giorno Monsignor di Valois! Tutto bello e lustro,
raddoppiato di volume a forza di pellicce e vestito di un abito costellato di pietre
preziose! Se gli abitanti di Reims non avessero saputo che il nuovo re era giovane
e magro, lo avrebbero scambiato per il sovrano.
Mio caro nipote incominci sono preoccupato molto preoccupato
per voi. Vostro cognato dInghilterra non verr.
un pezzo, zio, che i re dOltremanica non assistono pi alle nostre
incoronazioni ribatt Filippo.
Daccordo; ma di solito mandano qualche parente o qualche gran signore
della loro corte che li rappresenti e che occupi in nome loro il posto del conte
dAquitania. Invece Edoardo non ha mandato nessuno, dimostrando cos che
non intende riconoscervi. E non presente nemmeno il conte di Fiandra, che
pure eravate convinto di aver guadagnato alla vostra causa con il trattato del
settembre scorso, e neppure il duca di Bretagna.
Lo so, zio, lo so.
Non parliamo poi di quello di Borgogna: sapevamo gi da un pezzo che
non vi avrebbe sostenuto. Poco fa arrivata sua madre, la duchessa Agnese, ma
non credo sia qui per darvi il suo appoggio.
Lo so, zio, lo so ripet Filippo.
Questo arrivo imprevisto dellultima figlia di San Luigi preoccupava Filippo pi
di quanto egli non lasciasse apparire.
Sulle prime egli aveva pensato che la duchessa Agnese fosse venuta a Reims per
trattare, ma costei non aveva cercato di parlare con lui, che a sua volta non
intendeva fare il primo passo.
Se il popolo che acclama al mio passaggio e crede invidiabile la mia sorte
pensava sapesse quali ostilit e quali minacce mi circondano!
E cos continu Valois dei sei pari laici che dovrebbero domani
garantirvi la corona, non ne sar presente neppure uno48.
Ma s, zio; avete dimenticato che sar presente la contessa dArtois e che
ci sarete anche voi?
Valois alz le spalle.
La contessa dArtois! esclam. Far garantire la corona da una donna,
proprio voi, Filippo, che salite al trono per averne voluto escludere le donne!
Garantire la corona non significa portarla! disse Filippo.

Si vede proprio che Mahaut vi ha molto aiutato a diventare re, se la


innalzate tanto! Cos non farete altro che dar credito alle voci maligne che gi
circolano nel regno. Certo, inutile rivangare il passato, ma non credete,
Filippo, che spetterebbe a Roberto il seggio dei conti dArtois alla Camera dei
pari?
Filippo finse di non aver sentito le ultime parole dello zio.
Ma i pari ecclesiastici sono presenti disse.
Presenti, presenti disse Valois agitando le mani ingioiellate.
Anzitutto non ce ne sono che cinque, dei sei che dovrebbero essere. E poi,
cosa credete che faranno questi alti prelati quando vedranno che dalla parte del
regno, soltanto una mano, e quale mano!, si alzer per incoronarvi?
Ma voi, zio, vi considerate dunque cos poco importante?
Questa volta tocc a Valois non raccogliere la domanda rivoltagli.
Perfino vostro fratello vi contrario disse.
Il fatto che Carlo replic tranquillamente Filippo non sa molto
bene, mio caro zio, quanto noi siamo daccordo e crede forse di farvi un
piacere cercando di danneggiarmi Ma state tranquillo, mi stato annunciato
il suo arrivo e domani egli sar certamente presente.
Perch non gli conferite allora la dignit di pari? Vostro padre lo ha fatto
per me e vostro fratello Luigi per voi. Cos, se non altro, sarei meno solo a
difendervi.
O meno solo a tradirmi pens Filippo, che aggiunse:
Siete venuto a sostenere Roberto o Carlo? Oppure intendete parlare per voi
stesso?
Valois fece una pausa, adagiandosi meglio sulla propria poltrona e
contemplando un diamante che gli brillava allindice.
Cinquanta o centomila pensava Filippo. Degli altri non mi importa.
Ma lui mi serve, e lo sa. Se rifiuta e mi fa una scenata, corro il rischio di
rimetterci la consacrazione.
Nipote mio disse finalmente Valois; vedete bene che non mi sono
rifiutato per principio e che anzi ho affrontato grosse spese per venire a
rendervi onore. Ma, vedendo che gli altri pari sono assenti, credo di dover
ritirarmi anchio. Che cosa direbbero infatti, se vedessero soltanto me accanto a
voi? Che voi mi avete comprato, immagino.
Me ne dispiacerebbe molto, zio, mi dispiacerebbe davvero. Ma certo non
posso costringervi a fare una cosa che non vi piace. Forse venuto il momento
di rinunciare a questa antica usanza, secondo la quale i pari dovrebbero sempre

approvare la incoronazione del nuovo re


Ma che dite, nipote? esclam Valois.
e, se proprio necessario un consenso venuto da unelezione
continu Filippo chiederlo non pi a sei grandi baroni, ma al popolo; a
quel popolo, zio, che fornisce uomini agli eserciti e denari al Tesoro. Questo
faranno gli Stati che io mi appresto a convocare.
Valois non fu pi capace di trattenersi: balz in piedi e incominci a urlare:
State bestemmiando, Filippo, o siete completamente impazzito! Si mai
visto un monarca eletto dai propri sudditi? Una bella novit davvero, questi
vostri Stati! Derivano proprio dalle idee di Marigny, che veniva dal volgo e che
danneggi tanto la politica di vostro padre. Attento, Filippo: si incomincia cosi
e fra cinquantanni il popolo far a meno di noi e si sceglier per re qualche
borghese arricchito, qualche dottore del parlamento o qualche pizzicagnolo che
abbia fatto fortuna rubando. No, nipote, no, stavolta ho deciso: non approver
mai un re che tale solo per propria volont e che per di pi vuole agire in
modo che questa corona finisca al pi presto in mano ai plebei!
Era diventato rosso e camminava avanti e indietro a lunghi passi.
Cinquantamila o centomila? continuava a chiedersi Filippo. Quale
cifra devo offrirgli?
E va bene, zio, non approvatemi disse. Ma permettetemi allora di
chiamare subito il mio intendente.
E perch?
Per fargli modificare la lista delle donazioni che avrei dovuto firmare
domani, nella quale voi eravate iscritto per centomila lire.
Il colpo era andato a segno. Valois rest l intontito, a braccia aperte.
Filippo cap di aver vinto e, per quanto questa vittoria gli costasse cara, dovette
fare uno sforzo per non ridere davanti allo spettacolo offertogli dallo zio. Il quale,
del resto, non ci mise molto a cavarsi dimpaccio. Egli era stato interrotto mentre
stava sfogando la propria ira e riprese a parlare sullo stesso tono. La collera era
per lui un modo per cercar di confondere le idee agli altri, quando le sue non
stavano pi in piedi.
E poi, tutti i guai vengono da Eudes grid. Io non lo approvo affatto
e glielo scriver! E che bisogno avevano il conte di Fiandra e il duca di
Bretagna di sostenere le sue tesi e di rifiutare il vostro invito? Quando il re
manda a chiamare per garantire la sua corona, bisogna obbedirgli. Non sono
qui anchio? Mi pare che questi baroni abusino dei loro diritti. Ed proprio
cos che il potere rischia di finire in mano ai piccoli vassalli e ai borghesi! In

quanto poi a Edoardo dInghilterra, come si pu prendere sul serio un uomo


che si comporta da donna? Vi sar dunque accanto per dare loro una lezione.
E quello che contavate di darmi lo accetto, soprattutto per amore della giustizia!
giusto infatti che coloro che sono fedeli al re siano trattati in modo diverso da
quelli che lo tradiscono. Voi siete un ottimo re. E quel quel dono che indica
la vostra stima, quando contate di firmarlo?
Anche subito, zio, se volete rispose re Filippo V ma con la data di
domani.
Cos per ben tre volte, e sempre con mezzi finanziari, egli era riuscito a far
tacere il conte di Valois.
Meno male che domani mincoronano disse Filippo allintendente,
quando Valois ebbe lasciato la sua camera perch, se avessi dovuto discutere
ancora una volta con lui, credo che sarei stato costretto a vendere il regno.
E a Fleury, preoccupato per lenorme somma promessa allex-imperatore di
Costantinopoli:
State tranquillo, Goffredo disse; non gli ho precisato quando gli verr
versato quel denaro. Lo incasser a piccole rate ma potr valersene per
ottenere prestiti
Il cerimoniale esigeva che dopo il pasto serale il re, accompagnato dai pi alti
funzionari e dal capitolo, si recasse nella cattedrale e qui sostasse in raccoglimento
e in preghiera. La chiesa era gi pronta, tutta addobbata darazzi, con centinaia di
ceri gi preparati e con un grande palco nel coro. Filippo non preg a lungo, ma
dedic un certo tempo a farsi insegnare ancora una volta lo svolgersi dei riti e i
gesti che egli stesso avrebbe dovuto compiere. And a controllare le serrature
delle porte laterali, volle rendersi conto delle misure di sicurezza prese per
loccasione e domand quale sarebbe stato il posto delle personalit presenti alla
cerimonia.
I pari laici, i membri della famiglia reale e gli alti funzionari gli dissero
staranno sul palco; il connestabile rester accanto a voi e il cancelliere
accanto alla regina. Questo trono di fronte al vostro quello dellarcivescovo di
Reims, e le scranne sistemate intorno allaltar maggiore sono riservate ai pari
ecclesiastici.
Filippo percorreva il palco a passi lenti, schiacciando col piede il bordo
sporgente di un tappeto. Che strana cosa pensava. Lo scorso anno ero qui
in questo stesso luogo per la consacrazione di mio fratello Ma non avevo
badato a tutti questi particolari
Si sedette per un attimo, ma non sul trono reale: un superstizioso timore glielo

impediva. Domani domani sar davvero il re. Pensava a suo padre, a tutti gli
antenati che lo avevano preceduto in quella chiesa, a suo fratello soppresso
mediante un delitto del quale lui non aveva colpa ma di cui era stato pronto a
cogliere tutte le conseguenze a lui favorevoli; pensava allaltro delitto, a quello
commesso sul piccolo Giovanni, un delitto che lui non aveva ordinato, ma di cui
era stato il complice silenzioso e forse anche lispiratore Pensava alla morte, alla
propria morte, e ai milioni di uomini che sarebbero divenuti suoi sudditi, ai
milioni di padri, di figli e di fratelli che egli avrebbe governato.
Sono tutti simili a me, criminali se ne avessero loccasione, innocenti solo per
incapacit, pronti a servirsi anche del male per realizzare le proprie ambizioni?
Eppure, quando ero a Lione, desideravo la giustizia. Ma ne sono proprio sicuro?
davvero cos odiosa la natura umana, o soltanto la smania di regnare che
ci rende cos cattivi? il pedaggio che si paga al mestiere di re questo scoprirsi
cos impuri e cos sozzi? Perch Dio ci ha fatti mortali, se la morte che ci
rende odiosi, sia per la paura che essa ci ispira, sia per luso che ne facciamo?
Forse, proprio stanotte, qualcuno cercher di uccidermi
Egli vedeva immense ombre oscillare nelle alte ogive fra un pilastro e laltro. E
non provava pentimento, ma soltanto una mancanza di gioia nel regnare.
dunque questo quel che si definisce concentrarsi nella preghiera, ed
questa la ragione per cui ci vien consigliato di andare in chiesa la notte precedente
la consacrazione
Egli sapeva esattamente ci che egli era: un uomo cattivo con qualit di
grandissimo re.
Non avendo sonno, egli sarebbe rimasto l volentieri ancora un po a meditare
su se stesso, sul destino delluomo, sulle ragioni dei nostri atti, e a porsi le sole
grosse domande dellumanit, quelle che mai potranno avere risposta.
Quanto tempo durer la cerimonia? chiese.
Due ore buone, Sire!
Andiamo, allora! Dobbiamo cercare di dormire. Domani dobbiamo essere
in forma.
Ma lui, tornato al palazzo arcivescovile, and nella camera della regina e si
sedette sul letto di lei. Parl con la moglie di cose senza molto interesse: le
spiegava la disposizione delle personalit presenti nella cattedrale e le chiedeva
come sarebbero state vestite le loro figlie
Giovanna era gi semi-addormentata, e faceva fatica a stare attenta; vedeva per
che il marito aveva i nervi tesi e che provava una specie di crescente angoscia,
dalla quale cercava di difendersi.

Amico mio disse volete dormire con me?


Filippo parve esitare.
Non posso rispose. Non ho avvertito il ciambellano.
Voi siete il re, Filippo ribatt Giovanna sorridendo e potete dare al
ciambellano gli ordini che meglio vi aggradano.
Ma lui ci mise un po a decidersi: questo giovane capace di domare, con le
armi o col denaro, i suoi pi potenti vassalli, si sentiva a disagio quando doveva
far sapere ai servitori che, per un desiderio imprevisto, egli intendeva passar la
notte con la moglie.
Finalmente, fece chiamare una delle cameriste che dormivano nella stanza
vicina e la mand da Adamo Hron per dirgli di non aspettarlo e di non dormire
davanti alla sua porta.
Poi, fra le tende decorate con pappagalli e sotto i trifogli dargento del cielo del
letto, egli si spogli e scivol sotto le lenzuola. E quel terribile sentimento
dangoscia dal quale tutte le truppe del connestabile non avrebbero potuto
difenderlo, perch era angoscia di uomo e non angoscia di re, si quiet al
contatto di quel corpo di donna, di quelle gambe lunghe e forti, di quel ventre
docile, di quel petto caldo.
Amica mia mormor Filippo con la testa fra i capelli di Giovanna,
amica mia, dimmi, mi hai mai ingannato? Rispondimi senza timore perch,
anche se tu mi avessi tradito, ti perdonerei egualmente.
E Giovanna strinse fra le sue braccia quei fianchi asciutti e robusti, sentendone
lossatura sotto le dita.
Mai, Filippo, te lo giuro rispose. Ne ho avuto la tentazione, vero,
ma non vi ho mai ceduto.
Grazie, mia cara sussurr Filippo. Ora non manca pi nulla alla mia
dignit di re.
E non mancava pi nulla alla sua dignit di re perch egli era in effetti simile a
tutti gli uomini del suo regno: aveva bisogno di una donna e voleva che questa
donna fosse interamente sua49.

X LE CAMPANE DI REIMS

ualche ora dopo, disteso sopra un letto ornato dallo stemma di Francia,

Filippo, che indossava una lunga veste di velluto vermiglio e teneva le mani giunte
allaltezza del petto, stava aspettando i vescovi che dovevano accompagnarlo alla
cattedrale.
Accanto al letto era il primo ciambellano, Adamo Hron, anche lui riccamente
vestito. La pallida mattina di gennaio diffondeva nella camera una luce lattiginosa.
Si sent bussare.
Chi cercate? disse il ciambellano.
Cerco il re.
Chi siete?
Suo fratello.
Filippo e Adamo Hron si guardarono in viso, stupiti e seccati.
Va bene, che entri disse Filippo, sollevandosi leggermente sul letto.
Avete ben poco tempo a disposizione, Sire gli fece notare il
ciambellano.
Ma il re, con un breve cenno, gli fece capire che il colloquio non sarebbe
durato molto.
Il bel Carlo della Marche era in abito da viaggio. Era appena arrivato a Reims,
ma prima di venire l si era recato in breve visita da suo zio Valois. Aveva unaria
corrucciata e si muoveva con estremo nervosismo.
Per quanto irritato egli fosse, la vista di suo fratello tutto vestito di rosso e
disteso in quella posa ieratica gli fece una certa impressione. Rimase un attimo
immobile a fissarlo con gli occhi sbarrati.
Come vorrebbe essere al mio posto!, pensava Filippo. E aggiunse ad alta
voce:
Oh, eccovi qui, mio caro fratello. Vi sono grato di aver capito qual era il
vostro dovere e di aver cos messo a tacere le male lingue che sostenevano che

voi non sareste intervenuto alla mia consacrazione. Ve ne sono grato; ma ora
andate a vestirvi: non potete venire cos, ed gi tardi.
Fratello replic La Marche devo prima discutere con voi di qualche
importante problema.
Si tratta di problemi importanti o di problemi che importano a voi? La sola
cosa importante adesso quella di non fare aspettare i vescovi che devono
venirmi a prendere da un momento allaltro.
E allora, aspetteranno! esclam Carlo. Tutti, prima o poi, trovano il
modo di farsi ascoltare da voi e di trame profitto. soltanto a me che voi, a
quanto pare, non volete dar retta: ma questa volta dovrete ascoltarmi!
E allora chiacchieriamo, Carlo disse Filippo, sedendosi sul letto. Ma vi
avverto che il colloquio dovr essere breve.
La Marche fece un gesto con la testa come a dire: Vedremo, vedremo e si
sedette, sforzandosi di assumere unaria imponente e di comportarsi con alterigia.
Povero Carlo pens Filippo; adesso vuole imitare i modi di nostro zio
Valois; ma, evidentemente, non ne ha la personalit.
Filippo riprese La Marche gi altre volte vi ho chiesto di conferirmi la
dignit di Pari e di aumentare sia il mio appannaggio che le mie rendite
Che bella famiglia mormor Filippo.
E voi avete sempre fatto orecchie da mercante. Ora, ve lo ripeto per lultima
volta, sono venuto a Reims ma non assister alla vostra consacrazione, se non
da un seggio di Pari. Altrimenti, me ne vado via subito.
Filippo lo fiss per un attimo senza proferir parola e, sotto quello sguardo,
Carlo si sent diminuito, confuso, come se avesse perso la fiducia in se stesso e la
coscienza della propria importanza.
Il giovane principe aveva provato altre volte la sensazione della propria nullit,
soprattutto davanti al padre, Filippo il Bello.
Un momento, fratello disse Filippo alzandosi in piedi e avvicinandosi ad
Adamo Hron che era rimasto discretamente in disparte.
Adamo gli domand sottovoce i baroni che sono andati a prendere la
santa ampolla allabbazia di Saint-Rmy, sono gi tornati?
S, Sire, sono gi nella cattedrale con i sacerdoti di quella abbazia.
Bene. E allora le porte della citt come a Lione.
E fece con la mano tre gesti appena accennati, che volevano dire: le
saracinesche, le stanghe, le chiavi.
Il giorno della consacrazione, Sire? mormor Adamo Hron, sbalordito.
S, il giorno della consacrazione.

Il ciambellano usc e Filippo si riaccost al letto.


E allora, fratello, cosa mi avevate chiesto?
La dignit di Pari, Filippo.
Ah, s, la dignit di Pari S, fratello, ve la conferir, ve la conferir molto
volentieri; ma non adesso perch voi avete troppo insistito nel chiedermi di
appagare le vostre ambizioni. Se vi dessi retta, tutti direbbero che non lho fatto
per mia volont ma perch costretto; e ognuno si riterrebbe autorizzato a
comportarsi come voi. Senza contare che non verr pi creato n accresciuto
alcun appannaggio prima della promulgazione di una legge in cui si
proclamer inalienabile ogni parte del dominio reale50.
Ma insomma, che bisogno ne avete adesso della qualifica di pari di Poitiers?
Perch non la date a me? Lo sapete anche voi che la mia parte insufficiente.
Insufficiente? esclam Filippo che stava andando in collera. Voi siete
nato figlio di re e siete fratello di un re: credete davvero che sia questa una
parte insufficiente a un uomo del vostro cervello e dei vostri meriti?
Quali meriti? domand Carlo.
I vostri meriti, che sono ben scarsi. Perch, una volta o laltra era pur
necessario dirvelo apertamente, Carlo; voi siete uno sciocco, lo siete sempre
stato e con let non migliorate certamente. Anche quando eravate bambino, vi
comportavate con tanta goffaggine e con cos poca intelligenza che perfino
quella santa donna di nostra madre vi teneva in poco conto. Vi chiamava il
papero, ricordate, Carlo, il papero E voi eravate un papero allora e lo siete
ancora adesso. Nostro padre vi invitava a partecipare alle sedute del suo
consiglio, e voi cosa avete imparato? Continuavate a guardarvi in giro, mentre
si discutevano i pi importanti affari del regno e non ricordo di avervi sentito
pronunciare una parola che non abbia fatto alzare le spalle a nostro padre o a
messer Enguerrand. Credete davvero che io ci tenga tanto ad aumentare la
vostra potenza? Bellaiuto potrete darmi, voi che da sei mesi non fate altro che
complottare contro di me! Avevate tutto da guadagnare comportandovi
diversamente. O vi credevate talmente forte da pensare che tutti si sarebbero
inchinati davanti a voi? Non abbiamo dimenticato la meschina figura che avete
fatto a Maubuisson quando vi siete messo a belare Bianca, Bianca! e a
lamentarvi per il vostro infortunio davanti a tutta la corte.
Filippo! Proprio voi avete il coraggio di dirmi questo?
esclam La Marche, alzandosi in piedi fuori di s. Proprio voi la cui
moglie
Non una parola contro Giovanna, non una parola contro la regina lo

interruppe Filippo alzando una mano. Ma so benissimo che per


danneggiarmi o per sentirvi meno solo nella vostra disgrazia, voi continuate a
diffondere voci menzognere.
Voi credete allinnocenza di Giovanna perch volevate tenervi la Borgogna;
come sempre, fate pi conto dei vostri interessi che del vostro onore. Ma forse
neppure a me la mia infedele sposa ha cessato di essere utile.
Che intendete dire?
So io quel che intendo dire replic Carlo della Marche. E vi ripeto
che se volete che io assista alla vostra incoronazione, dovete conferirmi la
dignit di pari. E, se non potr intervenirvi a questo titolo, me ne andr
immediatamente!
Adamo Hron rientr e avvert Filippo con un cenno del capo che i suoi
ordini erano stati eseguiti. E il re lo ringrazi nello stesso modo.
E va bene, fratello, andatevene pure disse. Una sola persona mi
oggi necessaria: larcivescovo di Reims che deve consacrarmi. Voi siete
arcivescovo? E allora, andatevene, andatevene pure, se vi fa piacere.
Ma perch esclam Carlo, perch nostro zio Valois riesce sempre a
ottenere quello che vuole e io mai?
La porta era socchiusa e si sentivano i canti della processione che si stava
avvicinando.
Quando penso che se morissi io, questo imbecille dovrebbe essere il
reggente! pensava Filippo.
E mise una mano sulla spalla al fratello.
Quando avrete danneggiato il regno per tanti anni come ha fatto nostro zio,
potrete pretendere di essere pagato anche voi a prezzo cos alto. Ma, grazie a
Dio, voi non siete altrettanto solido nellerrore.
Con un cenno gli indic la porta e il conte della Marche usc livido e
sconvolto da unira impotente, imbattendosi subito in un gran corteo di sacerdoti.
Filippo torn a letto e vi si distese nuovamente, con le mani giunte e gli occhi
chiusi.
Di nuovo si sent bussare, e questa volta erano i vescovi che battevano con le
proprie pastorali.
Chi cercate? domand Adamo Hron.
Cerchiamo il re rispose una voce grave.
E chi siete?
I pari ecclesiastici.
La porta si apr e i vescovi di Langres e di Beauvais entrarono con la mitra in

testa e un reliquiario al collo. Si accostarono al letto, aiutarono il re ad alzarsi, gli


offrirono lacqua benedetta e, mentre lui si inginocchiava su un cuscino di seta,
dissero una preghiera.
Poi Adamo Hron pose sulle spalle di Filippo un mantello di velluto scarlatto
simile a quello del suo abito. E subito i due vescovi litigarono per una questione
di precedenza. Di solito il posto a destra del re spettava allarcivescovo-duca di
Laon. Ma, essendo in quellepoca vacante la sede di Laon, si credeva che toccasse
al vescovo di Langres, Guglielmo di Durfort, sostituire lassente. Invece Filippo
offr la destra a quello di Beauvais. E aveva due ragioni per agire cos: prima di
tutto il vescovo di Langres aveva accolto troppi ex-Templari nella sua diocesi,
offrendo loro mansioni religiose; e poi il vescovo di Beauvais era un Marigny,
parente del grande Enguerrand e del fratello di costui, che era arcivescovo di Sens,
e Filippo ci teneva a rendere omaggio se non alla sua persona almeno al nome
che egli portava.
Alla fine il re fin per trovarsi con due prelati alla destra e nessuno a sinistra.
Io sono vescovo-duca diceva Guglielmo di Durfort e la destra spetta a
me.
La sede di Beauvais pi antica di quella di Langres ribatteva Marigny.
Gi incominciavano a bisticciare.
Monsignori, il re che decide intervenne Filippo.
E Durfort obbed e si spost alla sinistra del sovrano.
Un altro malcontento, pens costui.
Scesero cos, fra le croci, i ceri e il fumo degli incensi, fino alla strada dove
tutta la corte, guidata dalla regina, era disposta in corteo, e si diressero a piedi
verso la cattedrale.
Il passaggio del re venne accolto dalle urla dentusiasmo di una folla immensa.
Filippo era pallido e increspava i suoi occhi miopi. La terra di Reims gli pareva
improvvisamente indurita, dandogli la sensazione di camminare sul marmo.
Il corteo si ferm davanti alla porta maggiore della cattedrale per raccogliersi in
preghiera; poi, accompagnato dal frastuono degli organi, Filippo percorse la
navata fino allaltare, salendo sul grande palco e andando a sedersi sul trono. Il
suo primo gesto fu per invitare la regina a occupare una scranna posta alla sua
destra.
La chiesa era piena di gente. Davanti a Filippo era una distesa di corone, di
petti e di spalle ricamate, di gioielli e di pianete scintillanti sotto i ceri. Un vero
firmamento umano ai suoi piedi, insomma.
Il re volse il capo e si guard intorno per vedere chi era sul palco. Verano

Carlo di Valois, e la gigantesca Mahaut dArtois tutta bardata di velluti e broccati


che lo guardava sorridendo, e, un po pi in l, Luigi dEvreux. Mancava invece
Carlo della Marche e mancava anche Filippo di Valois, che suo padre pareva
cercare con gli occhi.
Larcivescovo di Reims, Roberto di Courtenay, che indossava i paramenti di
rito, si alz in piedi dal trono che egli occupava e che era di fronte a quello del re.
Filippo lo imit e and a prostrarsi davanti allaltare.
E, per tutta la durata del Te Deum, continu a chiedersi:
Le porte saranno state davvero chiuse? E i miei ordini sono stati eseguiti?
Mio fratello non il tipo che se ne resta tranquillo in qualche stanza, mentre io
mi faccio incoronare. E perch non c neppure Filippo di Valois? Che cosa
staranno combinando quei due? Avrei dovuto lasciar fuori Galard per consentirgli
di controllar meglio i suoi balestrieri.
Mentre il re stava facendo queste riflessioni, suo fratello stava diguazzando in
un pantano.
Uscendo infuriato dalla camera del re, Carlo della Marche era corso dai Valois.
Suo zio non cera, essendo gi partito per la cattedrale, ma era presente Filippo di
Valois che stava finendo di vestirsi e a lui Carlo raccont, ansimando, quella che
lui definiva la fellonia di suo fratello.
I due cugini si assomigliavano molto, con la sola differenza che Filippo di
Valois era fisicamente pi grosso e pi robusto Per il resto si equivalevano,
essendo ambedue sciocchi e vanesi.
Quando cosi dichiar il giovane Valois nemmeno io assister alla
cerimonia; vengo via con te.
Dopo di che radunarono le proprie scorte e si diressero, tutti impettiti, verso
una porta della citt. La loro superbia dovette per inchinarsi davanti alle guardie
armate.
Nessuno pu entrare n uscire dalla citt. Ordine del re.
Nemmeno i principi di Francia?
Nemmeno i principi; ordine del re.
Ah, dunque vuole obbligarci a obbedirgli esclam Filippo di Valois, che
si stava prendendo particolarmente a cuore questa faccenda. Ma ti garantisco
che usciremo lo stesso!
E come faremo, se le porte sono chiuse?
Facciamo finta di tornare a casa e poi lascia fare a me.
Il giovane conte di Valois mand i propri scudieri a prendere delle scale, che
vennero appoggiate al muro in fondo a un vicolo, in un punto nel quale luscita

dalla citt non era probabilmente ostacolata. I due cugini vi si arrampicarono su,
ignorando che, oltre quel muro, incominciavano gli acquitrini della Vesle. Scesero
poi nel fossato appesi alle funi, e Carlo di Valois, che aveva perduto lequilibrio in
quellacqua gelida e fangosa, sarebbe certamente annegato se suo cugino, che era
alto sei piedi e aveva muscoli piuttosto solidi, non lo avesse ripescato in tempo.
Poi ambedue andarono avanti a tentoni nella palude. Ormai non potevano pi
rinunciare: andare avanti o tornare indietro era praticamente la stessa cosa: i due
principi rischiavano ogni momento di lasciarci la pelle e ci misero pi di tre ore
per uscire da quel pantano. I pochi scudieri che li avevano seguiti sguazzavano l
accanto e non risparmiavano colorite imprecazioni allindirizzo dei rispettivi
padroni.
Se riusciamo a uscire di qui strill La Marche per farsi coraggio so io
dove andare. A Chteau-Gaillard!
Il giovane Valois, madido di sudore nonostante il freddo, lo guard stupefatto.
Pensi ancora a Bianca? gli chiese.
Ma no, non mimporta nulla di lei. Per pu darmi qualche preziosa
informazione. la sola persona al mondo che possa ancora dirci con
certezza se la figlia di Luigi davvero bastarda e se anche Filippo stato
fatto becco come me! Con la sua testimonianza potr svergognare mio
fratello e far dare la corona alla piccola Giovanna.
Intanto i due cugini sentivano, al di sopra di quei putridi canneti, il suono
festoso delle campane di Reims.
Quando penso che per lui che stanno suonando! diceva Carlo della
Marche, semi-sprofondato nel fango
Intanto nella cattedrale i ciambellani avevano finito di spogliare il re. Filippo
il Lungo, in piedi davanti allaltare, indossava ormai soltanto due camicie, una di
tela fine a contatto della pelle e laltra di seta bianca; ambedue erano molto
aperte sul petto e sotto le ascelle. Il re, prima di essere investito dei segni
esteriori della maest, si presentava dunque allassemblea come un uomo nudo e
tremante di freddo.
Tutti gli oggetti necessari alla consacrazione erano stati deposti sullaltare e
affidati alla sorveglianza dellabate di Saint-Denis che li aveva portati a Reims.
Adamo Hron prese dalle mani dellabate le chausses, lunghe mutande di seta
ricamate con fiordalisi, e aiut il re a infilarsele, e cos le scarpe, anchesse di
stoffa ricamata. Poi Anseau di Joinville, in assenza del duca di Borgogna,
allacci gli speroni doro ai piedi del re e subito glieli tolse. E larcivescovo
bened la grande spada, che secondo la leggenda aveva appartenuto a Carlo

Magno, e lappese col budriere al fianco del re, recitando:


Accipe hunc gladium cum Dei benedictione9
Avvicinati, Gaucher disse il re.
Gaucher di Chtillon si fece avanti, e Filippo, liberatosi del budriere,
consegn a lui la spada.
Mai, in tutta la storia di Francia, un connestabile aveva a tal punto meritato
di ricevere, durante la consacrazione dal suo sovrano, il simbolo del potere
militare. Quel gesto non era pi un atto richiesto dal rito, ma simbolo e realt
venivano a formare una sola cosa. I due uomini si scambiarono una lunga
occhiata pi eloquente di qualsiasi parola.
Con la punta di un ago doro, larcivescovo prese nella santa ampolla che
labate di Saint-Rmy gli tendeva, una goccia di quellolio che si diceva mandato
dal cielo e la mescol al crisma gi preparato su una patena. E con questo
unguento unse Filippo, toccandolo sulla testa, sul petto, sulle spalle e alle ascelle.
Adamo Hron agganci gli anelletti e i fermagli delle tuniche. La camicia del re
sarebbe poi stata bruciata, essendo stata sfiorata dalla santa unzione.
Furono poi fatti indossare al re gli abiti raccolti sullaltare: una cotta di raso
rosso ricamata con fili dargento, una tunica di raso azzurro filettata di perle e
ornata di fiordalisi doro, una dalmatica dello stesso tessuto e infine il soq, un
grande mantello quadrato, agganciato sulla spalla destra con una fibbia doro. E
ogni volta Filippo sentiva le spalle un po pi pesanti. Poi larcivescovo gli unse le
mani, gli infil al dito lanello, e mise nella sua mano destra il pesante scettro
doro, nella sinistra la mano di giustizia. Infine, dopo essersi genuflesso davanti al
tabernacolo, il prelato alz la corona, mentre il gran ciambellano iniziava lappello
dei pari presenti:
Magnifico e potente signore, conte
In quel momento una voce squillante e autoritaria si alz sotto la navata:
Fermati, arcivescovo! Non incoronare questo usurpatore; la figlia di San
Luigi che te lo comanda!
Una profonda emozione percorse i presenti, che volsero la testa verso il punto
da cui era partito quel grido. Sul palco, laici e ecclesiastici si scambiavano sguardi
ansiosi Le file della folla si aprirono.
Circondata da alcuni gentiluomini, una donna di alta statura e ancor bella di
viso, con occhi chiari e pieni di collera, e in testa, sui capelli quasi bianchi, lo
stretto diadema e il velo delle vedove, avanzava a passo deciso verso il coro.
la duchessa Agnese: lei!
Tutti allungavano il collo per vederla, sorpresi che ella avesse ancora un aspetto

cos giovanile e un passo cos sicuro. Infatti, essendo figlia di San Luigi, tutti se la
immaginavano personaggio di altri tempi, una specie di antenata, unombra
cadente, sperduta in qualche castello di Borgogna. E invece la vedevano per quello
che era in realt, una donna di cinquantasette anni, ancor piena di vita e di vigore.
Fermati, arcivescovo ripet la duchessa, quando arriv a pochi passi
dallaltare. E voi tutti, ascoltate Leggete, Mello! ordin al consigliere
che laveva accompagnata.
Guglielmo di Mello sciolse una pergamena e incominci a leggere:
Noi, nobilissima signora Agnese di Francia, duchessa di Borgogna e figlia di
Monsignor San Luigi, a nostro nome e a nome di nostro figlio, il nobilissimo e
potentissimo duca Eudes, ci rivolgiamo a voi, baroni e signori presenti qui e in tutto il
regno, per farvi conoscere il nostro veto alla proclamazione del conte di Poitiers come
nuovo sovrano di Francia, non essendo egli il legittimo erede della corona, e per
chiedere che si rinvii la consacrazione fino a quando saranno riconosciuti i diritti della
Signora Giovanna di Francia e di Navarra, figlia ed erede del defunto re e di nostra
figlia.

La situazione sul palco si faceva sempre pi angosciosa e dal fondo della chiesa
giungevano confusi e malevoli mormorii. Tutti attendevano una decisione.
Larcivescovo pareva non saper che fare della corona, incerto se rimetterla
sullaltare o continuare la cerimonia.
E Filippo restava immobile, a capo nudo, incerto, appesantito da quaranta
libbre doro e di broccato, con le mani ingombre dai simboli della potenza e della
giustizia. Non si era mai sentito cos debole, cos minacciato e cos solo. Come se
una mano di ferro lo tenesse stretto alla bocca dello stomaco. La sua calma
metteva paura. Ma compiere un minimo gesto, pronunciare una sola parola,
intavolare una discussione, poteva voler dire in quel momento provocare un
tumulto, certo con risultati a lui poco favorevoli. Cos prefer restare immobile
come se la polemica non lo riguardasse personalmente.
Intanto i pari ecclesiastici mormoravano:
Che facciamo, adesso?
Il vescovo di Langres, che non aveva dimenticato la piccola umiliazione di quel
mattino, era favorevole a interrompere la cerimonia.
Allontaniamoci per deliberare proponeva un altro.
Non possiamo, il re gi stato unto, gi re, insomma; non si pu far altro
che incoronarlo replic il vescovo di Beauvais.

Intanto la contessa Mahaut si chin allorecchio della figlia Giovanna:


Merita di crepare, quella schifosa!
Cera dunque in programma un altro avvelenamento.
Il connestabile fece segno con gli occhi ad Adamo Hron di riprendere
lappello.
Magnifico e potente signore, conte di Valois, pari del regno scand il
ciambellano.
Tutti gli sguardi si volsero verso lo zio del re. Se costui avesse risposto
allappello, Filippo avrebbe vinto, in quanto Valois gli avrebbe portato
lapprovazione dei pari laici, cio del potere reale. Se invece si fosse rifiutato,
Filippo avrebbe perduto.
Valois non sembrava aver molta fretta e larcivescovo che, essendo un
Courtenay, era suo parente dacquisto, attendeva evidentemente la sua decisione.
Finalmente Filippo fece un movimento, volgendo lo sguardo verso lo zio, uno
sguardo che valeva centomila lire. La Borgogna non avrebbe mai pagato tanto.
Lex-imperatore di Costantinopoli si alz in piedi, e col viso contratto venne a
mettersi dietro il nipote.
Ho fatto bene a non lesinare con lui, pens Filippo.
Nobile e potente signora Mahaut, contessa dArtois, pari del regno disse
Adamo Hron.
Larcivescovo alz il pesante cerchio doro sormontato interiormente da una
croce, e disse, finalmente:
Coronet te Deus.
Uno dei pari laici doveva prendere la corona e tenerla alzata sulla testa del re,
mentre gli altri pari dovevano manifestare simbolicamente la loro adesione
mettendovi sopra un dito. Valois aveva gi allungato le mani, ma Filippo lo ferm
muovendo leggermente Io scettro.
A voi, madre, prendete voi la corona disse a Mahaut.
Grazie, figlio mio mormor la gigantessa.
Con questa spettacolare designazione, ella riceveva cos la ricompensa per i due
regicidi commessi. Diventava la pi importante pari del regno, e la contea dArtois
restava definitivamente sua.
Borgogna non accetta! esclam la duchessa Agnese.
E, seguita dalla sua scorta, si diresse verso luscita, mentre Mahaut e Valois
riaccompagnavano lentamente Filippo sul trono.
Sedutosi il re, con i piedi posati su un cuscino di seta, larcivescovo pos la

mitra e venne a baciarlo sulla bocca, dicendogli:


Vivat rex in aeternum.
E gli altri pari imitarono il suo gesto ripetendo:
Vivat rex in aeternum.
Filippo si sentiva stanco. Aveva vinto anche lultima battaglia, coronando col
raggiungimento di quel potere supremo che ora pi nessuno poteva contendergli,
sette mesi di continue lotte.
Le campane suonavano a stormo per annunciare il suo trionfo e il popolo
gridava per augurargli gloria e lunga vita; i suoi avversari erano stati battuti. Egli
aveva un figlio che gli assicurava una discendenza e una sposa felice che avrebbe
diviso le sue gioie e le sue pene. Il regno di Francia era ormai nelle sue mani.
Come sono stanco!, pensava Filippo.
A questo re di ventitr anni che aveva vinto soprattutto a forza di volont, che
aveva prontamente colto le conseguenze favorevoli di un omicidio e che aveva
tutte le doti di un grande monarca, sembrava che in effetti non mancasse nulla.
Il tempo del castigo poteva dunque incominciare.

1Carlo di Valois (cfr. i volumi precedenti dei Re Maledetti,) secondo figlio di


Filippo III e di Isabella dAragona e fratello minore di Filippo il Bello, fu a
tredici anni designato a succedere sul trono dAragona a suo zio Pietro
dAragona, Scomunicato da papa Martino IV dopo i Vespri Siciliani. Incoronato
per la forma nel 1284, durante una disastrosa spedizione guidata da Filippo III
lArdito che doveva morire subito dopo, Valois non occup mai di fatto quel trono
e vi rinunci definitivamente nel 1295.
Pi tardi, dopo aver sposato in seconde nozze Caterina di Courtenay, erede
titolare del regno latino dOriente, egli port dal 1308 al 1313 il titolo di imperatore
di Costantinopoli.
I legami di parentela fra Carlo di Valois e Clemenza dUngheria sono tra i pi
complicati che la storia ricordi: Valois era cugino di Clemenza, discendendo
ambedue, uno alla terza e laltra alla quarta generazione da re Luigi VIII di
Francia. Ed era anche due volte suo zio dacquisto, prima per avere sposato in
prime nozze Margherita dAnjou-Sicilia, zia di Clemenza, e poi per aver fatto
sposare a costei suo nipote Luigi X.
Egli era inoltre legato alla famiglia dAnjou in un altro modo, avendo dato in
moglie nel 1313 la prima figlia avuta da Caterina di Courtenay, Caterina di Valois,
a Filippo principe di Taranto, fratello della sua prima sposa. Era dunque, fra laltro,
anche prozio dacquisto della regina Clemenza.
Fu in occasione di queste nozze Valois-Taranto che la corona titolare di
Costantinopoli, passata in eredit a Caterina di Valois, fu abbandonata da Carlo a
favore del genero Filippo.
2Lorpimento un solfuro naturale darsenico; la tzia un ossido di zinco,
residuato dalla lavorazione del piombo; la marcassite un bisolfuro naturale di
ferro. (N. d. T.).
3Queste definizioni sono tratte dallElisir dei filosofi del cardinale Giacomo
Duze, poi papa Giovanni X X I I .
I n questo trattato, accanto a un lessico dei principali termini dellalchimia, si
possono trovare anche curiose ricette come questa per spurgare lorina dei
bambini:
Prendila e mettila in un vaso e lasciala riposare tre o quattro giorni; poi colala
lentamente e falla di nuovo riposare finch la feccia non si sia completamente
raccolta sul fondo. E cuocila e schiumala in modo da diminuirne di un terzo il
volume. Distillala infine con un feltro e tienila in un vaso ben chiuso per impedire
lazione negativa dellaria.
4Solo nel 1325, cio verso la met del suo pontificato, Giacomo Duze (Giovanni
X X I I ) incominci a sostenere in scritti e sermoni la sua tesi sulla visione
beatifica. Si pu tuttavia supporre che gi da un pezzo egli si interessasse a
questo problema.
La sua teoria forn materia ad appassionati dibattiti fra tutti i teologi dEuropa,
dibattiti che si prolungarono per molti anni e che rischiarono di provocare uno
scisma. Infine lUniversit di Parigi condann la tesi di Giovanni X X I I e qualcuno
sostenne la necessit d deporre colui che per scherno veniva chiamato il papa di
Cahors. Duze si ritratt soltanto il giorno prima di morire quando gi stava

agonizzando, probabilmente per evitare scissioni nella Chiesa. Aveva allora


novantanni.
Fra le tesi sostenute da questo curioso e affascinante pontefice merita menzione
quella concernente il potere legislativo dei papi. Secondo lui, un papa poteva
modificare qualsiasi legge promulgata dai suoi predecessori: egli pensava infatti che
i papi, in quanto uomini, non possono vedere e prevedere tutto, per cui le loro
decisioni subiscono le conseguenze dei mutamenti che si verificano nelluniverso,
mutamenti a cui occorre adeguarle.
Giovanni X X I I si dichiar contrario anche allimmacolata Concezione della
Vergine Maria, sostenendo per che, pur essendo stata ella concepita secondo il
peccato originale, Dio laveva purificata prima della nascita, ma in un momento
difficile da determinare.
Secondo Viollet-le-Duc, sarebbe stato lui ad aggiungere sulla tiara una terza
corona, di cui effettivamente non si trovano tracce nelliconografia papale
precedente il suo pontificato.
1In italiano anche nel testo originale (N. d. T.).
5Consoli nel Medio Evo venivano chiamati in alcune zone della Francia certi
magistrati municipali che esercitavano le funzioni dei moderni consiglieri
municipali. In altre zone invece questi stessi magistrati erano chiamati scabini.
(N. d. T.).
6Il camocas era un tessuto di seta finemente lavorato e particolarmente prezioso,
usato nel Medio Evo. Proveniva in genere dallOriente, soprattutto dalla Persia e
dallindia, ma se ne fabbricavano anche imitazioni, assai meno pregiate, in Italia.
(N. d. T.).
7I signori del Viennese venivano chiamati delfini perch i loro elmi e le loro
insegne erano decorate con delfini. Si chiamava perci Delfinato la regione
sottoposta alla loro sovranit e che comprendeva il Grsivaudan, il Roannez, lo
Champsaur, il Briangonnais, lAmbrunois, il Gapenfais, il Viennese, il
Valentinois, il Diois, il Tricastinois e il principato di Orange.
Allinizio del XIV secolo regnava su quella regione la terza dinastia dei delfini di
Vienne, quella della Tour du Pin. Soltanto negli ultimi tempi del regno di Filippo VI
di Valois il Delfinato, con i trattati del 1343 e del 1349, venne ceduto da Humbert l
alla corona di Francia, a condizione che i primogeniti del re di Francia prendessero
da allora il titolo di Delfino.
8Quasi tutti gli storici sostengono che i cardinali che parteciparono al conclave
del 1314-1316 erano ventitr. Noi invece ne abbiamo individuati ventiquattro.
Il partito dei romani comprendeva sei italiani (Giacomo Colonna, Pietro
Colonna, Napoleone Orsini, Francesco Caetani, Giacomo Stefaneschi-Caetani e
Nicola Alberti o Albertini di Prato); un Angioino di Napoli (Guglielmo di Longis) e
uno Spagnolo (Lucas di Flisco o Fieschi, fratello del re dAragona). Tutti questi
cardinali erano stati nominati prima del pontificato di Clemente V e del
trasferimento della sede papale ad Avignone: il cappello cardinalizio era stato loro
conferito fra il 1278 e il 1303 dai papi Nicola I I I , Nicola IV, Celestino V, Bonifacio
VIII e Benedetto XI.
Tutti gli altri cardinali erano stati invece nominati da Clemente V. Il partito

provenzale comprendeva Guglielmo di Mandagout, Brenger Frdol senior,


Brenger Frdol junior, Giacomo Duze di Cahors e i normanni Nicola di Frauville
e Michele del Bec.
Cerano infine < dieci Guasconi, e precisamente Arnaldo di Plagrue, Arnaldo di
Fougres, Arnaldo Nouvel, Arnaldo dAuch, Raimondo-Gugliemo di Farges,
Bernardo di Garves, Guglielmo-Pietro Godin, Raimondo i Got, Vitale del Four e
Guglielmo Teste.
Abbiamo gi parlato nei precedenti volumi dei Re Maledetti della morte di
Clemente V, dellaggressione di Carpentras e del cosiddetto conclave vagante.
9Il Quercy era una regione dellantica Francia che comprendeva parte della
Guienna o Aquitania e parte della Guascogna e che aveva come citt principale
Cahors. (N. d. T.).
10Fino a met del XII secolo la citt di Lione era in mano ai conti di Forez e di
Roannez, sotto la sovranit puramente nominale dellimperatore di Germania.
Nel 1175 limperatore riconobbe allarcivescovo di Lione, primate delle Gallie,
diritti sovrani e da allora la citt cess di far parte del Forez e i Lionesi
incominciarono a esser governati dal potere ecclesiastico che amministrava la
giustizia, batteva moneta e poteva far leva di soldati.
Ma questo regime non piaceva al potente consiglio comunale di Lione,
interamente composto di borghesi e di mercanti, i quali per pi di un secolo
lottarono per liberarsi da questa oppressione. Dopo numerose rivolte fallite,
chiesero aiuto a re Filippo il Bello, che nel 1292 prese la citt sotto la sua
protezione.
Ventanni dopo, il 10 aprile 1312, un trattato fra i consiglieri comunali,
larcivescovo e il re, sanzionava il definitivo passaggio di Lione alla corona
francese.
Ma, nonostante le pressanti richieste di Giovanni di Marigny che, in quanto
arcivescovo di Sens, controllava la diocesi di Parigi, larcivescovo i Lione riusc a
conservare il titolo di primate delle Gallie, la sola delle antiche prerogative che gli
fosse rimasta.
Alla fine del Medio Evo, Lione annoverava circa 24 tavernieri. 32 barbieri, 48
tessitori, 56 sarti, 44 pescivendoli, 36 macellai, droghieri e pizzicagnoli, 57 calzolai,
36 panettieri o fornai, 25 albergatori, 87 notai, 15 orefici o gioiellieri e 20
drappieri.
La citt era amministrata da un consiglio comunale (la commune) composto di
commercianti borghesi che ogni anno, il 22 dicembre, nominavano 12 consoli, scelti
fra le famiglie pi facoltose: questo corpo consolare veniva anche chiamato il
syndacal.
11La famiglia dei Varay, drappieri e cambiavalute, era una delle pi antiche e
stimate famiglie lionesi.
Trentuno dei suoi appartenenti avevano portato il titolo di consoli; alcuni furono
pi volte rieletti, e uno di loro copr per dieci volte quella carica. Ben otto Varay
erano compresi fra i cinquanta cittadini che i Lionesi nominarono come capi nel
1285 per guidare la lotta contro larcivescovo e ottenere lannessione alla Francia.
12La tortura dellacqua (question par leau) era prevista dal codice penale

vigente in Francia fino alla rivoluzione del 1789. Ce nerano di due tipi:
lordinaria e la straordinaria; la prima serviva per ottenere la confessione degli
accusati e la seconda per costringere i condannati a riconoscersi colpevoli e a
denunciare gli eventuali complici. In ambedue i casi il paziente veniva legato
mani e piedi a anelli fissati a circa un metro daltezza sul pavimento. Poi gli
venivano bendati gli occhi e infilata in bocca dellacqua a mezzo di un imbuto
finch linfelice non si decideva a confessare. (N. d. T.).
13I cavalieri al seguito (chevaliers poursuivants) creati da Filippo V nei primi
tempi del suo regno, erano nominati dal re per consigliarlo e accompagnarlo;
dovevano essere con lui tutte le volte che egli si spostava, ma non tutti insieme.
Fra i cavalieri al seguito cerano certi parenti stretti del re, come il conte di
Valois, il conte dEvreux, il conte della Marche e il conte di Clermont; i grandi
ufficiali della corona, come il connestabile, i marescialli e il comandante dei
balestrieri, nonch altri personaggi, membri del consiglio segreto o del consiglio di
governo, legisti, amministratori del Tesoro, borghesi divenuti nobili e amici
personali del re. Cosi, per esempio Mille di Noyers, Geraldo Guette, Guido Florent,
Guglielmo Flotte, Guglielmo Courteheuse, Martino degli Essarts e Anseau di
Joinville.
Questi cavalieri furono in un certo senso i precursori dei gentils-hommes de la
Chambre, creati da Enrico III e durati fino al regno di Carlo X.
14Contrariamente a quello che hanno spesso sostenuto i suoi avversari, la Chiesa
romana non ha mai venduto assoluzioni. Ma si limitata, che cosa ben diversa,
a far pagare ai colpevoli il prezzo delle bolle che essa rilasciava loro per
dimostrare che erano stati assolti dai loro peccati.
Queste bolle erano necessarie quando le colpe erano note ed era perci
indispensabile provare di essere stati assolti per poter di nuovo accostarsi ai
sacramenti.
Lo stesso principio veniva applicato, nel diritto civile, alle lettere di grazia e di
remissione firmate dal re; sia la consegna d queste lettere che la loro iscrizione nei
registri erano infatti soggette a tasse. Questabitudine, antichissima, risaliva alle
usanze tradizionali dei Franchi ancor prima della loro conversione al Cristianesimo.
Giovanni X X I I , con il suo Libro delle tasse e con la creazione della Santa
Penitenzieria apostolica, si limit a codificare e a generalizzare questa usanza, con
eccellenti risultati finanziari, come dimostrano le floridissime condizioni del tesoro
pontificio alla morte di questo papa.
Non soltanto i membri del clero erano soggetti a queste bolle, ma anche per i
laici si prevedevano tasse ben precise. Le multe erano indicate in grossi, moneta
equivalente a circa sei lire francesi.
Cosi il parricidio, il fratricidio o luccisione di un parente venivano tassati da
cinque a sei grossi, come lincesto, lo stupro di una vergine o il furto di oggetti sacri.
Il marito che aveva picchiato la moglie o laveva fatta abortire doveva versare sei
grossi, e sette se le aveva anche strappato i capelli. Lammenda pi cospicua,
precisamente ventisette grossi, colpiva coloro che avevano falsificato una lettera
apostolica, contraffacendo cos la firma del papa.
Naturalmente queste tasse aumentarono col tempo, in proporzione alle successive

svalutazioni della moneta.


Ma ancora una volta non si trattava di vendere le assoluzioni, ma di far pagare
un diritto di registrazione per fornire cos prove autenticate.
Gli innumerevoli libelli scritti su questo argomento, soprattutto dopo la Riforma,
per screditare la Chiesa romana, erano tutti basati su questa volontaria confusione.
Bisogna infine ricordare che, proprio nel periodo in cui Giovanni X X I I creava la
Santa Penitenzieria, re Filippo V riorganizzava dal canto suo il funzionamento della
reale cancelleria, e procedeva a una completa revisione delle tariffe
precedentemente stabilite.
15I Frati Predicatori, o Domenicani, venivano anche chiamati Giacobini a causa
della chiesa di San Giacomo che era stata loro assegnata, a Parigi, e intorno alla
quale essi avevano formato la loro comunit.
Il convento di Lione dove si tenne il conclave del 1318 era stato costruito nel
1236 su terreni posti dietro il palazzo dei Templari. Il monastero occupava lattuale
piazza dei Giacobini fino a piazza Bellecour.
16Le selle alla tavoletta ( la planchette) consistevano in un basto sul quale ci si
sedeva allamazzone, appoggiando i piedi su una piccola asse. (N. d. T.).
17Goffredo Coquatrix (cognome che evidentemente derivava dal termine
coquatier, cio mercante di polli e uova) che spos in prime nozze Maria La
Marcelle e successivamente Giovanna Gencien, conserv fino alla morte,
avvenuta nel 1321, le cariche accumulate sotto ben tre sovrani, senza essere mai
stato costretto a renderne conto. Soltanto il figlio di Carlo di Valois, re Filippo
VI, cerc, dopo il 1328, di costringere gli eredi di Goffredo Coquatrix a
presentare questi conti, ma dovette rinunciarvi e dispensare i figli dal giustificare
la gestione del padre, purch essi versassero al Tesoro una somma a forfait di
quindicimila lire.
18Questi stessi argomenti vennero presentati agli Stati Generali del febbraio
1317, alla morte di Filippo V e a quella di Carlo IV, quando il problema della
successione al trono di Francia si present pi o meno negli stessi termini.
quindi indubbio che il connestabile Gaucher di Chtillon che visse e conserv la
sua carica fino al 1329, abbia esercitato uninfluenza decisiva
nellallontanamento delle donne dalla corona.
19Non va dimenticato il carattere originariamente elettivo della monarchia
capetingia, che precedette il sistema ereditario o per lo meno coesistette a esso.
Dopo la morte dellultimo carolingio, Luigi V il Fannullone, scomparso a
ventanni in un incidente di caccia dopo pochi mesi di regno, i duchi e i conti si
misero daccordo per eleggere re uno di loro, e scelsero Ugo duca di Francia, il cui
padre, Ugo il grande, conte di Parigi, duca di Francia e di Borgogna, aveva
governato di fatto il paese negli ultimi decenni della dinastia carolingia. Questo
accadeva nel 987.
Ugo Capeto (cio Ugo il capo, Ugo la testa) associ immediatamente al trono suo
figlio Roberto II, facendolo eleggere suo successore e consacrare nello stesso anno
in cui venne egli stesso consacrato. Accadde praticamente la stessa cosa per cinque
successivi regni, fino a Filippo Augusto compreso. Il primogenito del re veniva cio
designato come presunto erede e, dopo che i pari avevano ratificato questa scelta, il

nuovo eletto veniva consacrato quando suo padre era ancora vivo.
Soltanto con Luigi VIII, cio duecentoventisette anni dopo Ugo Capeto, questa
formalit dellelezione preliminare venne finalmente abolita.
Luigi VIII ricevette la corona di Francia alla morte di Filippo Augusto, il 14
luglio 1223, esattamente come se avesse ereditato un feudo. Soltanto quel 14 luglio,
dunque, la monarchia francese divenne effettivamente ereditaria.
Allepoca della reggenza di Filippo il Lungo la nuova usanza durava insomma da
meno di un secolo.
20Launa (aune) era unantica misura di lunghezza francese, equivalente a circa
un metro e diciannove centimetri. (N. d. T.).
21Nelle genealogie, il figlio di Filippo V, nato nel luglio 1318, viene
generalmente indicato col nome di Luigi. Viceversa nel libro dei conti di Goffredo
di Fleury, intendente di Filippo il Lungo, che ne inizi la redazione il 12 luglio di
quellanno, il bambino citato col nome di Filippo.
Altri genealogisti nominano due figli, uno del quali sarebbe nato nel 1315 e
concepito perci quando Giovanna di Borgogna era prigioniera a Dourdan, ipotesi
difficilmente accettabile conoscendo gli sforzi sostenuti da Mahaut per riconciliare
la figlia col genero.
Il figlio che nacque da questa riconciliazione ricevette probabilmente parecchi
nomi, fra i quali quelli di Filippo e di Luigi; e, siccome non disse a lungo, i cronisti
fecero evidentemente qualche confusione.
22Nemmeno lascesa al potere di Bianca di Castiglia fu, del resto, una cosa
facile. Bench espressamente designata da un atto di re Luigi VIII, suo marito,
come reggente e tutrice, Bianca dovette combattere contro la violenta ostilit dei
grandi vassalli che non potevano sopportare una donna alla testa del regno.
Bien est France abtardie,
Seigneurs barons entendez,
Quand femme on la baillie.
E cio: davvero imbastardita la Francia, miei nobili baroni, da quando finita in
mano a una donna. Cos scriveva Ugo della Fert.
Ma Bianca di Castiglia era una donna ben pi decisa che non Clemenza
dUngheria. Era inoltre regina da dieci anni e aveva gi dato alla luce dodici figli.
Riusc cos a sconfiggere i baroni con laiuto del conte Tebaldo di Sciampagna, che
la voce pubblica le attribu come amante. Qualcuno sosteneva perfino che ella si
fosse servita di lui per avvelenare il marito, ma questo sospetto non era sostenuto da
alcuna prova.
23 da notare una singolare somiglianza fra la pazzia di Roberto di Clermont e
quella che colp re Carlo VI, due volte suo pronipote, alla quarta generazione per
parte di padre e alla quinta per parte di madre.
In ambedue i casi la follia incomincia con un colpo inferto da unarma, con
traumatismo cranico per Clermont e senza traumatismo per Carlo VI, ma tale
comunque da scatenare nei due colpiti una stessa mania furiosa: si constatano in
tutti e due i casi periodi di crisi frenetica seguiti da lunghe fasi di calma in cui
lammalato poteva comportarsi in modo apparentemente normale, nonch una
mania ossessionante per i tornei che nessuno poteva loro impedire di organizzare e

ai quali partecipavano spesso, anche nei momenti di pi acuta follia. Clermont, per
quanto pazzo pericoloso, era autorizzato a cacciare in tutto il territorio dipendente
dal re. E arriv perfino a partecipare con loste di Filippo il Bello, a una campagna
di Fiandra, mentre dal canto suo Carlo VI, gi pazzo da ventanni, partecip sia
allassedio di Bourges che alle battaglie contro il duca di Berry.
Clermont mori il 7 febbraio 1317, un mese dopo lincoronazione di Filippo V.
24Grida regolamentari che segnavano linizio di ogni torneo.
25Questi due bambini dovevano pi tardi sposarsi fra loro e ricevere la corona di
Navarra.
26I giocattoli e i giochi dei bambini non sono praticamente cambiati molto dal
Medio Evo a oggi. Gi allora esistevano palle e palloni di cuoio o di stoffa,
cerchi, trottole, bambole, cavalli di legno e piastrelle. Si giocava a mosca cieca, a
barriera, alle buschette, a rincorrersi, a guancialino doro, a nascondersi, alla
cavallina e alle marionette. I bambini delle famiglie ricche disponevano inoltre di
imitazioni di armi costruite secondo le loro misure: elmi di ferro leggero, abiti di
maglia, spade senza filo, precorrendo dunque i moderni corredi da generale o da
cow-boy.
27La seconda figlia di Agnese di Borgogna, Giovanna, che aveva sposato Filippo
di Valois, futuro Filippo VI, era zoppa come il cugino germano Luigi I di
Borbone, figlio di Roberto di Clermont.
Esistevano zoppi anche nel ramo collaterale degli Anjou, tanto che Carlo II, re di
Napoli e nonno di Clemenza di Ungheria, era appunto soprannominato lo Zoppo.
Una leggenda ripresa anche da Mistral nelle sue Isole doro, racconta che quando
lambiasciatore del re di Francia, conte di Bouville, and a chiedere in moglie
Clemenza in nome del suo signore, chiese che la principessa si spogliasse davanti a
lui per potersi accertare se ella aveva le gambe diritte.
La deformit di Giovanna di Borgogna era per accompagnata da una
patologica malvagit che, quando ella sal al trono, le guadagn i soprannomi di
maschia regina di Francia e di regina zoppa.
La lista delle sue vittime lunga. E forse sono state attribuite a torto a
Margherita di Borgogna (che fra tutte le tare della famiglia era afflitta soltanto, a
quanto pare, da una eccessiva sensualit) molte delle crudelt commesse dalla
sorella minore.
Giovanna cerc, fra laltro, di sbarazzarsi del vescovo Giovanni di Marigny
facendogli preparare un bagno avvelenato, e redasse personalmente ordini di
condanne a morte che sigillava poi col sigillo del re, allinsaputa di costui. Filippo
VI una volta se ne accorse e la fustig con tanta violenza da rischiare di ucciderla.
Ella mor di peste nel 1349 e il popolo accolse soddisfatto la notizia del suo
decesso, considerandolo un castigo del cielo.
28La broigne era un abito di pelle, di tela o di velluto sul quale venivano cuciti
degli anelli di ferro, e che praticamente sostituiva il giaco. Sopra questa broigne,
allo scopo di rinforzarla, si mettevano elementi chiamati plates da cui il nome
di armatura a plates che erano parti di metallo pieno, forgiate sulla forma del
corpo e articolate come le code di uno scorpione.
2Beaumont significa notoriamente Belmonte e Beauval, Bellavalle. Si tratta

dunque di un facile gioco di parole (N. d. T.).


29Mahaut present un inventario minuzioso dei furti e dei danni causati al suo
castello di Hesdin, inventario che comprendeva centoventinove capoversi.
Ella fece un processo davanti al parlamento di Parigi per ottenere un rimborso,
rimborso che le venne parzialmente concesso con la sentenza del 9 maggio 1321.
30Le castellanie (chtellenies) erano signorie sottoposte a un nobile castellano,
incaricato di amministrare la giustizia in nome del re o di un grande vassallo. (N.
d. T.).
31Orbo venirti usato nel senso di miope. Filippo V venne soprannominato il
Lungo, il Grande o lOrbo.
3Gioco di parole intraducibile: Monsignor dAuch soffre di continenza a tavola e i
Monsignori Colonna di continenza e di carne (N. d. T.).
4In italiano anche nel testo originale (N. d. T.).
5In italiano anche nel testo originale (N. d. T.).
32Ci sono tre sistemi per eleggere un papa:
1 Per scrutinio segreto, completato se necessario da un secondo scrutinio,
detto dadesione. La maggioranza richiesta sono i due terzi dei votanti.
2 Per compromesso, se tutti i cardinali allunanimit affidano ad alcuni di loro
il compito di eleggerne uno in nome di tutti.
3 Per ispirazione o acclamazione.
Alcuni storici sostengono che Giacomo Duze venne eletto per compromesso,
opinione probabilmente basata sulle numerose trattative diplomatiche che
precedettero la sua elezione. In realt Duze fu invece eletto con voto regolare; tanto
vero che ci furono quattro scrutatori dei quali conosciamo i nomi.
In italiano anche nel testo originale (N. d. T.).
7In italiano anche nel testo originale (N. d. T.).
8In italiano anche nel testo originale (N. d. T.).
33Il menu-vair era una pelliccia grigia di sotto e bianca di sopra, prodotta da
una specie di scoiattolo, il vaio. In termini di moda si chiama oggi petit-gris.
34Nelle famiglie reali e principesche si usava allora dare ai bambini parecchi
padrini e madrine, fino a un totale di otto. Cos per esempio Carlo di Valois e
Gaucher di Chtillon erano ambedue padrini di Carlo della Marche, terzo figlio
di Filippo il Bello. E Mahaut era madrina di questo principe, come lo era di
numerosi altri parenti. La sua scelta per portare al fonte battesimale il figlio
postumo di Luigi X non era dunque sorprendente; anzi, se non avessero nominato
lei, tutti avrebbero potuto ritenerla in disgrazia.
35La misericordia era una daga da guerra assai appuntita, cos chiamata perch
usata soprattutto per minacciare il nemico abbattuto e costringerlo, appunto, a
chiedere misericordia. (N. d. T.).
36Nel Medio Evo il battesimo veniva sempre celebrato nel giorno successivo a
quello della nascita.
Labluzione a mezzo di completa immersione in acqua fredda era il solo sistema
usato fino allinizio del XIV secolo.
6

Soltanto nel 1313 un sinodo riunitosi a Ravenna consent al battesimo mediante


aspersione, nel caso in cui lacqua benedetta non fosse sufficiente allimmersione o
se si temesse che il metodo pi comunemente usato potesse danneggiare la salute del
bambino.
Tuttavia soltanto nel XV secolo il metodo dellimmersione venne completamente
abbandonato.
Qualora si considerino, accanto a questo tipo di battesimo, anche le deplorevoli
condizioni igieniche in cui avvenivano i parti, non potr stupire laltissimo
coefficiente di mortalit fra i neonati del Medio Evo.
37Con tutta probabilit la regina Clemenza soffriva di febbre puerperale.
38Quando un neonato presentava segni di malattia, non era lui che doveva
prendere le medicine, ma la sua nutrice.
39Il cendal era un tessuto di seta usato nel Medio Evo per vestiti, pennoni e
bandiere. Poteva essere sto seta italiana che t a f f e t che buratto; era
generalmente rinforzato e aveva la propriet di assorbire bene i colori,
soprattutto loro, con cui si disegnavano gli stemmi. Lorifiamma di Saint-Denis
era, per esempio, di cendal rosso. (N. d. T.).
40Queste disposizioni riguardavano sia la registrazione degli atti privati che la
concessione di patenti, autorizzazioni di residenza o di commercio per gli
stranieri, e i brevetti per ufficiali reali. Con le ordinanze del 1321, per esempio,
gli atti concernenti Lombardi ed Ebrei erano sottoposti alle stesse tariffe: 11 soldi
per una lettera a coda semplice, 7 lire e dieci soldi per una lettera a coda
doppia, e 9 lire se i sigilli posti su dette code erano di cera verde, colore
riservato al sigillo reale. Le lettere di nomina ai pubblici u f f i c i pagavano a loro
volta 51 soldi, se indirizzate a podest o siniscalchi, 6 soldi se concernenti posti
di polizia o cariche di importanza minore. Perfino i doni e i redditi accordati dal
re dovevano essere legalizzati con documenti soggetti a tasse.
La carta bollata che si usa ancor oggi negli atti notarili un residuo di queste
antiche norme.
41Il lait de noisettes un dolce fatto con le nocciole, ed simile al pi diffuso
latte di mandorle. (N. d. T.).
42I sintomi di questa confusione mentale dovevano rapidamente accentuarsi.
Giovanni X X I I , che aveva sempre protetto Clemenza in quanto principessa
dAnjou (arrivando perfino, quando venne a sapere del suo parto, ad accordare
venti giorni di indulgenza a quanti avessero pregato per lei o per suo figlio), fu
costretto, gi nel maggio seguente, a farle una ramanzina epistolare, invitando la
giovane vedova a vivere casta, umile e riservata, ad essere sobria a tavola,
modesta nel mangiare come nel vestire e a non farsi sempre vedere accompagnata
da giovani uomini. Contemporaneamente egli intervenne presso Filippo V per
fissare il vedovile di Clemenza, riuscendovi soltanto con molta difficolt.
Il papa scrisse ancora altre volte a Clemenza per incitarla a limitare le proprie
spese e per pregarla di pagare i debiti, soprattutto quelli con i Bardi di Firenze. Nel
1318, ella si ritir, per qualche anno, nel convento di Santa Maria di Nazareth,
vicino a Aix-en-Provence. Ma, prima di entrarvi, dovette lasciare in pegno i suoi
gioielli per soddisfare le richieste dei suoi creditori.

Quando ella mor, dieci anni dopo, a Parigi, nel Palazzo dei Templari che Filippo
V le aveva dato in cambio di Vincennes, tutti i suoi beni personali furono venduti
allasta.
43I fratelli Giovanni e Pietro di Cressay dovevano essere armati cavalieri da
Filippo VI di Valois, trenta anni pi tardi, e precisamente nel 1346, sul campo di
Crcy, il giorno prima della famosa battaglia.
44Il pelion era una pelliccia, o un abito foderato di pelliccia in uso nel Medio
Evo. (N. d. T.).
45Si chiamavano borse -cul-de-vilain certe borse rotonde di pancia e strette di
collo. Ne esistevano anche di molto belle e i nobili vi portavano non soltanto il
denaro ma anche i loro sigilli.
46Queste cifre sono tratte dai conti per la consacrazione di Filippo VI, posteriore
di dodici anni. Prezzi e quantit non dovevano essere mutati molto. Viceversa tutti
i particolari sul guardaroba e sulla decorazione riportati in questi capitoli si
riferiscono proprio allincoronazione di Filippo V e sono citati nel libro dei conti
del suo intendente.
47Si chiamava veste (robe) un abito completo, composto di parecchi pezzi
chiamati garnements, tutti dello stesso tessuto. La veste da parata comprendeva
due sopravvesti, una chiusa e laltra aperta, una cappa, un cappuccio e un
mantello da parata.
48Gli elettori d Ugo Capeto per questo chiamati pari, cio uguali al re
erano stati il duca di Borgogna, il duca di Normandia, il duca dAquitania, il
conte di Sciampagna, il conte di Fiandra e il conte di Tolosa.
Nessuno dei titolari di queste sei pare laiche era presente alla consacrazione di
Filippo V.
49Qualche mese dopo, cio nel settembre 1317, il papa scrisse al confessore della
regina Giovanna, per dargli il potere di assolvere costei da tutti i peccati
confessati tre anni prima. Difficilmente Filippo V avrebbe potuto chiedere al suo
amico Duze questa assoluzione ufficiale, se non fosse stato convinto
dellinnocenza di sua moglie, almeno sulla questione delladulterio.
50Cinque secoli pi tardi, nel suo discorso alla Camera dei Pari del 21 marzo
1817, relativo a una legge economica, Chateaubriand cit questa legge di Filippo
il Lungo, promulgata nel 1318, che proclamava inalienabile il dominio della
corona.
9Prendi questa spada con la benedizione di Dio per resistere per virt dello
Spirito Santo a tutti i tuoi nemici

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