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dal Gran Maestro dei Templari, continuano ad abbattersi sulla Francia e sulla
dinastia dei suoi sovrani.
In questo quinto volume della serie I RE MALEDETTI, Maurice Druon
narra con quella vena ampia, corale, che ha fatto di lui l Alessandro Dumas
dei nostri giorni, le vicende dellultimo dei figli di Filippo il Bello, e quelle
della sorella Isabella, linfelice ed umiliata regina dInghilterra, che sogna una
vendetta alla vergogna cui giornalmente sottoposta.
In questo libro vive una folla di personaggi, piccoli e grandi, che lAutore
descrive nella loro prepotente individualit e sempre nel pi rigoroso rispetto
della verit storica.
MAURICE DRUON
de lAcadmie franaise
I RE MALEDETTI
(LIBRO V)
LA LUPA
DI FRANCIA
(1323 - 1328)
P RO P R I E T L E T T E R A R I A R I S E RVA TA
PRIMA EDIZIONE MAGGIO 1961
Scan e Rielaborazione
di Purroso
QUESTO ROMANZO DI
M A U R I C E D RU O N
stato realizzato con la collaborazione di
GEORGES KESSEL
PIERRE DE LACRETELLE
MADELEINE MARIGNAC
Il re di Francia
CARLO IV, detto IL BELLO, quattordicesimo successore di Ugo Capeto,
pronipote di San Luigi, terzo e ultimo figlio di Filippo IV il Bello e di
Giovanna di Navarra, gi marito di Bianca di Borgogna e conte della
Marche, 29 anni.
Le regina di Francia
MARIA DI LUSSENBURGO, primogenita di Arrigo VII, imperatore di Germania,
e di Margherita di Brabante, 19 anni.
GIOVANNA DVREUX, figlia di Luigi di Francia, conte dvreux e fratello di
Filippo il Bello, e di Margherita dArtois, 18 anni circa.
Il re dInghilterra
EDOARDO II PLANTAGENETO, nono successore di Guglielmo il Conquistatore,
figlio di Edoardo I e di Eleonora di Castiglia, 39 anni.
La regina dInghilterra
La casa di Valois
MONSIGNOR CARLO, nipote di San Luigi e fratello di Filippo il Bello, zio del
re di Francia, conte con appannaggio del VALOIS, del Maine, dellAnjou, di
Alengon, di Chartres e del Perche, pari del regno, ex-imperatore titolare di
Costantinopoli, conte di Romagna, 53 anni.
MONSIGNOR FILIPPO, conte di VALOIS, e di Maine, figlio di Carlo di Valois e
della sua prima moglie, Margherita dAnjou-Sicilia, futuro re Filippo VI, 30
anni.
GIOVANNA DI VALOIS, contessa di HAINAUT, figlia di Carlo di Valois e di
Margherita dAnjou, sorella del suddetto, moglie del conte Guglielmo di
Hainaut, 27 anni.
GIOVANNA DI VALOIS, contessa di BEAUMONT, figlia di Carlo di Valois e della
sua seconda moglie Caterina di Courtenay, sorellastra dei suddetti, moglie di
Roberto III dArtois, conte di Beaumont, 19 anni circa.
MAHAUT DI CHTILLON-SAINT-POL, contessa di Valois, terza moglie di
Monsignor Carlo.
GIOVANNA detta LA ZOPPA, contessa di VALOIS, figlia del duca di Borgogna, e
di Agnese di Francia, sorella di Margherita di Borgogna, nipote di San Luigi,
moglie di Monsignor Filippo, 28 anni.
La casa di Navarra
GIOVANNA DI NAVARRA, figlia di Luigi X il Testardo, e di Margherita di
Borgogna, erede del trono di Navarra, 12 anni.
FILIPPO DI FRANCIA, conte dvreux, marito della suddetta, figlio di Luigi di
Francia, conte dvreux, e cugino germano di Carlo il Bello, futuro re di
Navarra, 15 anni circa.
La casa dArtois
La contessa MAHAUT DARTOIS, pari del Regno, vedova del conte palatino
Ottone IV di Borgogna, madre di Giovanna e Bianca di Borgogna, 54 anni
circa.
ROBERTO III DARTOIS, nipote e nemico della suddetta, conte di Beaumont-leRoger, signore di Conches, genero di Carlo di Valois, 36 anni.
THIERRY LARCHIER DHIRSON, canonico, cancelliere della contessa Mahaut, 53
anni.
BEATRICE DHIRSON, nipote del suddetto, damigella di compagnia della
contessa Mahaut, 29 anni.
La casa di Hainaut
GIOVANNI DI HAINAUT, fratello di Guglielmo il Buono, conte di Hainaut,
dOlanda e di Zelanda.
FILIPPA DI HAINAUT, sua nipote, seconda figlia di Guglielmo il Buono e di
Giovanna di Valois, fidanzata al principe Edoardo dInghilterra, 9 anni.
I grandi ufficiali della corona di Francia
LUIGI DI CLERMONT, signore, poi primo duca di BORBONE, nipote di San
Luigi, grande intendente alla camera del Re di Francia.
GAUCHER DI CHTILLON, signore di Crvecoeur, conte di Porcien, connestabile
di Francia dal 1302.
GIOVANNI DI CHERCHEMONT, cancelliere.
UGO DI BOUVILLE, ex-gran ciambellano di Filippo il Bello, ambasciatore.
I suoi consiglieri
cardinali.
GIACOMO FOURNIER, consigliere di Giovanni XXII, futuro papa Benedetto XII.
I lombardi
SPINELLO TOLOMEI, banchiere senese trapiantato a Parigi, 69 anni circa.
GUCCIO BAGLIONI, suo nipote, banchiere senese della compagnia Tolomei, 27
anni.
BOCCACCIO, viaggiatore della compagnia Bardi, padre del famoso scrittore.
La famiglia Cressay
PIETRO e GIOVANNI di Cressay, figli del defunto signore di Cressay,
rispettivamente 31 e 29 anni circa.
MARIA, loro sorella, segreta sposa di Guccio Baglioni, 25 anni.
GIOVANNI, detto GIANNINO, presunto figlio di Guccio Baglioni e di Maria di
Cressay, in realt GIOVANNI IL POSTUMO, figlio di Luigi X il Testardo e di
Clemenza dUngheria, 7 anni.
(Thomas Gray)
PROLOGO
della relativa felicit dei re, neppure la saggezza di voler la pace e di conoscerne il
prezzo.
Tre settimane pi tardi, moriva suo figlio. Era il suo unico maschio, e la regina
Giovanna, ormai colpita da sterilit, non poteva pi dargliene altri.
Allinizio dellestate, una carestia sconvolse il paese ricoprendo le citt di
cadaveri.
Poi, immediatamente dopo, un vento di follia soffi su tutta la Francia.
Quale impulso cieco e vagamente mistico, quali sogni ingenui di santit e di
avventura, quale carico di miseria, quale furia di annientamento spinsero
dimprovviso ragazzi e ragazze delle campagne, pastori, bovari e guardiani di
porci, piccoli artigiani e piccole filatrici, quasi tutti fra i quindici e i ventanni, ad
abbandonare dun tratto famiglia e villaggio, per riunirsi in bande girovaghe, a
piedi nudi, senza denaro e senza viveri? Un confuso progetto di crociata serv da
pretesto a questesodo.
In realt, la follia aveva avuto origine fra le rovine del Tempio. La prigione, i
processi, le torture, le apostasie strappate col ferro rovente, lo spettacolo dei
confratelli dati alle fiamme avevano spinto quasi alla follia molti ex-templari.
Lansia di vendetta, la nostalgia della potenza perduta, e la conoscenza di qualche
nozione di magia appresa in Oriente ne avevano fatto dei fanatici, tanto pi
temibili in quanto si nascondevano sotto lumile veste del chierico o sotto il
gabbano del contadino. Si erano nuovamente riuniti in associazioni clandestine, e
obbedivano agli ordini, trasmessi per vie misteriose, dal gran maestro segreto che
aveva sostituito quello salito sul rogo.
Erano questi gli uomini che, un inverno, si erano trasformati dimprovviso in
predicatori di villaggio e che ora, simili al pifferaio delle leggende renane,
trascinavano sulla loro scia la giovent d Francia. Verso la Terra Santa, dicevano.
Ma in realt il loro obiettivo era la dissoluzione del regno e la rovina del papato.
Papa e re si trovavano del pari impotenti davanti a queste orde di invasati che si
riversavano sulle strade, davanti a questa marea umana che sempre pi cresceva ad
ogni crocicchio, come se la terra di Fiandra, di Normandia, di Bretagna e di
Poitou fosse stata colpita da qualche stregoneria.
Diecimila, ventimila, centomila; i pastorelli continuavano ad avanzare verso la
meta misteriosa. Preti interdetti, monaci apostati, briganti, ladri, mendicanti e
puttane si univano a queste orde. Lunghi cortei, preceduti da una croce, dove
ragazze e ragazzi si abbandonavano alla pi sfrenata licenza, ai pi sfrenati eccessi.
Centomila viandanti cenciosi invadono una citt in cerca di elemosina e ben
presto la mettono a sacco. E il delitto, che sulle prime soltanto un complemento
vendetta.
Pare che Isabella, figlia del Re di Ferro e sorella di Carlo IV di Francia, abbia
portato su s, di l della Manica, la maledizione dei Templari
PARTE PRIMA
DAL TAMIGI ALLA GARONNA
nuovi edifici da poco costruiti a destra della Torre campanaria, Costretto dalle
pressioni della corte, dei vescovi e del popolo stesso a commutare in reclusione
perpetua la pena di morte in un primo tempo decretata contro i Mortimer, il re
sperava che quella celletta malsana, quella cantina in cui la testa urtava il soffitto,
avrebbe alfine compiuto lopera del carnefice.
Infatti, se i trentasei anni di Ruggero Mortimer di Wigmore avevano potuto
resistere a questa prigione, diciotto mesi di nebbia stillata attraverso lo sfiatatoio, di
pioggia gocciolante lungo i muri, di greve afa stagnante nel fondo di quella tana
nella stagione calda, sembravano invece aver distrutto il vecchio lord di Chirk.
Denti e capelli gli erano caduti; i reumatismi gli avevano gonfiato le gambe e
deformato le mani; cos il maggiore dei Mortimer non lasciava praticamente pi
lasse di quercia che gli serviva da letto, e solo il nipote restava incollato allo
sfiatatoio, gli occhi volti alla luce.
Era la seconda estate che passavano in quel bugigattolo.
Gi da due ore il sole era spuntato sulla pi celebre fortezza dInghilterra, cuore
del regno e simbolo della potenza dei suoi principi, sulla Torre Bianca, limmenso
edificio quadrato, snello nonostante le colossali proporzioni, che Guglielmo il
Conquistatore aveva fatto costruire sulle vestigia dellantico castrum romano, sui
torrioni di cinta e sui muri merlati di Riccardo Cuor di Leone, sullAlloggio del
Re, sulla Cappella di San Pietro e sulla porta dei Traditori. Si annunciava una
giornata calda, afosa, come la sera precedente: lo si capiva dal sole che arrossava le
pietre, e dallodore leggermente nauseabondo di melma delle vicine acque del
Tamigi, che lambivano la colmata dei fossati2.
Il corvo Edoardo aveva raggiunto gli altri corvi sul tristemente famoso prato del
Green, dove, i giorni delle esecuzioni capitali, veniva sistemato il ceppo; e gli
uccelli piluccavano unerba nutrita dal sangue di patrioti scozzesi, di criminali di
stato, di favoriti caduti in disgrazia.
Si sarchiava il Green e si scopavano i selciati che lo circondavano, ma i corvi
non se la prendevano; nessuno infatti avrebbe osato toccare questi animali, che
vivevano qui da tempo immemorabile, circondati da una sorta di superstizione.
I soldati della guardia usciti dai loro quartieri, terminavano frettolosamente di
agganciarsi il cinturone o le uose, si calcavano lelmo sulla testa, e si
radunavano per la quotidiana parata che quella mattina assumeva particolare
importanza; era il primo di agosto, giorno di San Pietro in Vincoli cui era
dedicata la Cappella e festa annuale della Torre.
Si udirono cigolare i chiavistelli della porta che conduceva alla cella dei
Mortimer. Il secondino porta-chiavi apr, gett unocchiata allinterno e fece
entrare il barbiere. Un uomo dagli occhi piccoli, il naso lungo e la bocca tonda,
che una volta la settimana veniva a radere Ruggero Mortimer, il giovane. Nei mesi
invernali, questa operazione costituiva per il prigioniero unautentica tortura: il
connestabile Stephen Seagrave, governatore della Torre3, aveva infatti dichiarato:
Se Lord Mortimer vuol continuare a farsi radere, gli mander il barbiere,
ma non ho affatto lobbligo di fornirgli anche acqua calda.
Lord Mortimer aveva resistito, anzitutto come gesto di sfida verso il
connestabile, poi perch il suo nemico giurato, re Edoardo, portava una bella
barba bionda, e infine, e soprattutto, per se stesso, sapendo bene che se avesse
ceduto su questo punto, avrebbe finito man mano per lasciarsi travolgere da quel
disfacimento fisico che minaccia un prigioniero. Aveva continuamente davanti agli
occhi lo spettacolo dello zio: non aveva pi nessuna cura della propria persona: il
mento cespuglioso, le chiome sparse disordinatamente intorno al cranio, lord
Chirk aveva ormai laspetto di un vecchio anacoreta e gemeva in continuazione
per i molti mali che laffliggevano.
Il dolore del mio povero corpo diceva a volte la sola cosa che mi
faccia ancora sentire di essere vivo.
Cos ogni settimana Ruggero Mortimer il giovane, ricevette la visita del
barbiere Ogle, anche quando bisognava spezzare il ghiaccio nel bacile e il rasoio
gli insanguinava le guance. Ma fu ricompensato, perch qualche mese dopo si
accorse che questo barbiere poteva servirgli da collegamento con lesterno. Era
uno strano uomo Ogle, avido e insieme capace di devozione; soffriva della sua
condizione subalterna, che riteneva inferiore ai propri meriti; e lintrigo gli offriva
loccasione di una oscura rivincita e inoltre, entrando a parte dei segreti dei grandi
personaggi, gli pareva di acquistare una certa importanza di fronte a se stesso. Il
barone di Wigmore, per nascita e meriti personali, era di gran lunga luomo pi
nobile che mai avesse conosciuto. E poi, un prigioniero che insiste per farsi radere
anche nei mesi di gelo, non pu non suscitare ammirazione.
Grazie al barbiere, Mortimer era dunque riuscito a tenersi in contatto, in modo
tenue ma costante, con i suoi fautori, e in particolare con Adamo Orleton,
vescovo di Hereford; grazie al barbiere aveva saputo che il luogotenente della
Torre, Gerardo di Alspaye, poteva essere tirato dalla sua; grazie al barbiere, infine,
aveva potuto lentamente architettare un complesso piano devasione. Il vescovo gli
aveva fatto sapere che sarebbe stato liberato in estate. E adesso era estate
Attraverso lo spioncino della porta, ogni tanto il secondino guardava dentro,
pi per abitudine professionale che per qualche particolare sospetto.
Ruggero Mortimer, con una scodella di legno sotto il mento avrebbe mai
pi visto il bacile di puro argento sbalzato di cui si serviva una volta? ascoltava
le frasi di circostanza che il barbiere gli rivolgeva ad alta voce per gettar fumo
negli occhi. Il sole, lestate, il caldo Fatto degno di nota, il giorno di san Pietro
il tempo era sempre bello
Chinandosi ancor pi sul rasoio. Ogle sussurr allorecchio del prigioniero:
Be ready for tonight, my lord1.
Ruggero Mortimer non batt ciglio. I suoi occhi color della pietra si volsero
appena verso gli occhietti neri del barbiere che conferm con un battito di
palpebre.
Alspaye mormor Mortimer.
Hell got with us2 rispose il barbiere iniziando a radere laltra guancia.
The bishop3? chiese ancora il prigioniero.
Hell wait for you outside, after dark 4 disse il barbiere, e subito
ricominci a parlare ad alta voce del tempo, della sfilata che si andava
preparando e dei giochi annunciati per il pomeriggio
Fatta la barba, Ruggero Mortimer si risciacqu e si asciug con un panno
quasi senza avvertirne il contatto.
E quando il barbiere Ogle se ne and insieme al secondino, il prigioniero si
premette le mani sul petto e inspir una grande boccata daria. Doveva sforzarsi
per non urlare: Tenetevi pronto per stasera. Queste parole gli ronzavano in
testa.. Possibile che il momento tanto atteso fosse cos vicino?
Si accost al battifianco dove sonnecchiava il suo compagno di cella.
Zio disse, deciso per stasera.
Il vecchio lord di Chirk si volse con un gemito e alz sul nipote le sue pupille
scolorite che brillavano di luce glauca nella semioscurit della segreta.
Non si esce dalla Torre di Londra, ragazzo mio rispose con voce stanca;
Non si esce N stasera n mai.
Mortimer il giovane ebbe un gesto dira. Perch questo uomo cui, nella
peggiore delle ipotesi, restava cos poca vita da perdere, si ostinava a dire di no, a
rifiutare qualsiasi rischio? Evit di rispondere per non andare in collera. Bench,
come tutta la corte e la nobilt di origine normanna, essi parlassero fra loro in
francese, mentre servi, soldati e popolo si esprimevano in inglese, tuttavia avevano
sempre paura che qualcuno potesse ascoltarli.
Torn al suo osservatorio e contempl dal basso la sfilata con la sensazione
entusiasmante di assistervi per lultima volta.
Allaltezza dei suoi occhi passavano e ripassavano le uose dei soldati, mentre
querulo e monotono, ripetendo per lennesima volta quelle stesse frasi che il
nipote ascoltava ormai da diciotto mesi. In Mortimer il vecchio, non sopravviveva
pi nulla, a sessantasette anni, del belluomo e del grande signore che era stato,
famoso per i favolosi tornei del castello di Kenilworth, che tre generazioni ancora
ricordavano. Invano il nipote si sforzava di riattizzare qualche favilla nel cuore di
quel vecchio stanco le cui candide ciocche pendevano nella penombra.
Prima di tutto aggiunse il lord di Chirk le gambe non mi
reggerebbero.
Perch non volete provare? Abbandonate per un po il letto. E poi, ve lho
gi detto, vi porter io.
S! Mi porterai al di l delle mura, e anche nellacqua visto che non so
nuotare Mi porterai la testa sul ceppo, ecco la verit, e la tua insieme alla
mia. Dio, forse, sta preparando la nostra liberazione e tu vuoi rovinare tutto
con queste pazzie nelle quali ti intestardisci. sempre stato cos: lo spirito di
rivolta pulsa nel sangue dei Mortimer. Ricordati del primo Ruggero, il figlio del
vescovo e della figlia di re Herfast di Danimarca. Aveva sbaragliato lintero
esercito del re di Francia sotto il suo castello di Mortemer-en-Bray 4, eppure
offese a tal punto il Conquistatore, nostro cugino, che gli vennero confiscate le
terre e tutti i beni
Seduto sullo sgabello, il giovane Ruggero incroci le braccia, chiuse gli occhi e
si lasci andare un po indietro per appoggiare le spalle al muro. Doveva sorbirsi
la quotidiana invocazione agli antenati, ascoltare per la centesima volta come
Ralph il Barbuto, figlio del primo Ruggero, era sbarcato in Inghilterra insieme al
duca Guglielmo, come aveva avuto il feudo di Wigmore, e perch da allora i
Mortimer signoreggiavano su quattro contee.
Dal refettorio giungevano i canti da taverna che i soldati, finito il pasto, avevano
preso a sbraitare.
Vi prego, zio esclam Mortimer lasciate perdere un momento i nostri
antenati. Io non ho nessuna fretta, come voi, di rivederli. So bene che
discendiamo dal sangue di un re, ma cosa conta il sangue regale in unangusta
prigione? Sar la spada di Herfast a liberarci? Dove sono le nostre terre? Ci
consegnano forse le rendite in questa segreta? E a che serve ripetermi i nomi
delle nostre ave, Hadewige, Melisenda, Matilde la Meschina, Walcheline di
Ferrers, Gladousa di Braouse, credete che siano le sole donne che potr
sognare sino al mio ultimo respiro?
Il vecchio rest un attimo attonito, guardandosi distrattamente la mano enfiata,
dalle unghie troppo lunghe e smozzicate. Poi disse:
In prigione, ognuno passa il suo tempo come meglio pu, i vecchi con il
passato perduto, i giovani con un futuro che non vedranno mai. Tu ti ripeti che
tutta lInghilterra ti ama e lavora per te, che il vescovo Orleton ti amico leale,
che la regina stessa si adopera per salvarti, e che fra poco partirai per la Francia,
per lAquitania, per la Provenza, o che so io! E che lungo il cammino le
campane ti suoneranno il benvenuto. Eppure, vedrai, stasera non verr nessuno.
Con un gesto stanco, si pass le dita sulle palpebre e si volt verso la parete.
Mortimer il giovane torn alla finestrella, fece passare una mano fra le sbarre e
la lasci scorrere, come morta, nella polvere.
Adesso, pensava, lo zio continuer a dormicchiare fino a sera. Poi, allultimo
momento, si decider. Certo, non sar tanto facile con lui; c rischio di far fallire
tutto Toh, ecco Edoardo.
Luccello si era fermato a poca distanza dalla mano inerte e si strofinava con
una zampa il grosso becco nero.
Se lo strozzo, la mia evasione riuscir. Se non ce la faccio, non potr mai
fuggire.
Non era pi un gioco ma una scommessa col destino. Per colmare lattesa, per
ingannare la sua ansia, il prigioniero aveva bisogno di crearsi dei presagi e spiava
con occhi da cacciatore lenorme corvo. Questi per, come se avesse intuito la
minaccia, si allontan immediatamente.
Gli uomini uscivano dal refettorio, i volti accesi. Nel cortile si divisero a piccoli
gruppi, per i giochi, le corse e le lotte che costituivano il tradizionale
complemento dei giorni di festa. Per due ore sudarono a torso nudo sotto il sole,
gareggiando di forza per gettarsi a terra, o dabilit per lanciare mazze contro un
piolo di legno.
Si sentiva il connestabile strillare:
Il premio del re! Uno scellino al vincitore5!
Poi, quando incominci a far buio, i soldati andarono alle cisterne a lavarsi e,
pi rumorosamente che la mattina, tornarono al refettorio, commentando trionfi e
sconfitte, per ricominciare a bere e a mangiare. Chi non arrivava ubriaco alla sera
di San Pietro in Vincoli meritava il disprezzo dei commilitoni! Dalla sua cella, il
prigioniero li sentiva avventarsi sul vino. Loscurit stava scendendo sul cortile,
lazzurra oscurit delle sere destate, ed era di nuovo percettibile lodor di melma
proveniente dai fossi stagnanti del fiume.
Dimprovviso un furioso gracchiare, lungo e rauco, uno di quei gridi animali
che fanno venire i brividi agli uomini, attravers laria davanti alla grata.
Che succede? chiese il vecchio lord di Chirk dal fondo della cella.
quel vino dAquitania cui il barbiere Ogle aveva aggiunto della droga; e
giacevano chi sotto il banco, chi vicino alla madia, chi in mezzo agli orci, con
la pancia in aria e le braccia larghe. Il solo che ancora si muovesse era un gatto
impinzato di carne cruda che camminava con passo prudente da una tavola
allaltra.
Qui, my lord disse il luogotenente guidando il prigioniero verso uno
stanzino che serviva sia da latrina che da scarico dellacqua sporca.
Nello stanzino cera una piccola finestra, lunica apertura da questo lato
delledificio, per la quale potesse passare un uomo6.
Ogle port una scala di corda che aveva nascosto in una cassa e accost uno
sgabello. La scala venne fissata allorlo della finestrella: pass per primo il
luogotenente, seguito da Ruggero Mortimer poi dal barbiere. Ben presto tutti e
tre, aggrappati alla scala, scivolavano lungo il muro, trenta piedi al di sopra
dellacqua luccicante dei fossati.
Certo, pens Mortimer, mio zio non ce lavrebbe mai fatta.
Accanto a lui si mosse in un fruscio di penne una forma nera. Era un grosso
corvo, annidato in una feritoia e disturbato nel sonno. Istintivamente, Mortimer
allung la mano, frug nel calore delle penne e trov il collo delluccello, da cui
usc un lungo grido di dolore, quasi umano; il fuggitivo lo strinse con tutte le sue
forze torcendo il polso finch non non sent le ossa dellanimale scricchiolare sotto
le sue dita.
Il corpo dellanimale cadde nellacqua con un rumore schioccante.
Who goes there5? url immediatamente una sentinella.
E un elmo sporse da una feritoia, nel punto pi alto della Torre campanaria.
I tre fuggitivi, abbrancati alla scala di corda, si addossarono al muro.
Perch lho fatto? pensava Mortimer. Quale sciocca tentazione mi ha spinto?
Non cerano gi abbastanza rischi perch cercassi di inventarne altri? E poi, non
sono neppure certo che fosse Edoardo.
Ma la sentinella, rassicurata dal silenzio, riprese la ronda e si ud il suo passo
spegnersi nelloscurit.
Ricominciarono a scendere. In quella stagione lacqua nei fondi non era molto
fonda. I tre uomini vi si calarono immergendosi fino alle spalle e costeggiarono la
base della fortezza tenendosi con le mani alle pietre del muro romano. Girarono
attorno alla Torre campanaria e poi attraversarono il fossato, cercando di attutire al
massimo il rumore dei loro movimenti. La scarpata era limacciosa e
sdrucciolevole. I fuggitivi si arrampicavano strisciando e aiutandosi luno su laltro,
poi presero a correre curvi sino alla sponda del fiume, dove, nascosta fra le erbe,
li attendeva una barca. Due uomini erano ai remi, e dietro di loro sedeva un terzo
individuo, avvolto in una grande cappa scura e, col capo coperto da un cappuccio
a orecchiette, che fischi tre volte in modo quasi impercettibile. I fuggitivi
saltarono nella barca.
My lord Mortimer disse luomo della cappa allungando le mani.
My lord bishop rispose levaso facendo lo stesso gesto.
E le sue dita incontrarono la pietra di un anello sulla quale appoggi le labbra.
Go ahead, quickly6 ordin il prelato ai rematori.
E i remi tranciarono lacqua.
Adam Orleton, lord vescovo di Hereford, insediato nella sua carica dal papa
contro la volont del re e capo dellopposizione clericale, aveva dunque fatto
evadere il pi importante signore del regno. Era stato Orleton a organizzare e
preparare tutto, a convincere Alspaye promettendogli contemporaneamente la
fortuna in terra e il paradiso in cielo, a fornire il narcotico che aveva inebetito tutta
la Torre di Londra.
andato tutto bene, Alspaye? domand.
Non poteva andar meglio rispose il luogotenente.
Per quanto tempo dormiranno?
Almeno un paio di giorni Ho qui con me quel che vi avevo promesso
aggiunse il vescovo mostrando una pesante borsa che teneva sotto la cappa.
E ho anche, my lord, quanto occorre alle vostre spese, almeno per qualche
settimana.
Proprio in quel momento si ud una sentinella gridare:
Sound the alarm!
Ma la barca era ormai troppo lontana, e tutte le grida delle sentinelle non
sarebbero riuscite a destare la Torre dal sonno.
Vi devo tutto, compresa la vita disse Mortimer al vescovo.
Aspettate di arrivare in Francia rispose costui, soltanto allora potrete
ringraziarmi. A Bermondsey, sullaltra riva, ci aspettano dei cavalli. E nei pressi
di Dover abbiamo noleggiato una nave, pronta a metter le vele.
Venite anche voi?
No, my lord, non ho alcun motivo di fuggire. Torner alla mia diocesi
appena vi sarete imbarcato.
Ma dopo quello che avete fatto, non temete per la vostra sorte?
Sono un uomo di Chiesa ribatte il vescovo con una punta dironia. Il
re mi odia, ma non oser mai toccarmi.
Questo prelato dalla voce tranquilla che chiacchierava in pieno Tamigi con la
stessa serenit che avrebbe avuto nel suo palazzo vescovile, era indubbiamente
uomo di singolare coraggio e suscitava in Mortimer lammirazione pi sincera.
I rematori erano al centro della barca; Alspaye e il barbiere davanti.
E la regina? domand Mortimer. Lavete vista di recente? Continuano
a tormentarla?
Per il momento, la regina nello Yorkshire in viaggio col re, il che
daltronde ha facilitato il successo della nostra impresa. Vostra moglie e il
vescovo sottoline leggermente questultimo termine mi ha dato notizie di
lei proprio laltro giorno.
Mortimer arross e ringrazi loscurit che nascondeva il suo turbamento. Si era
preoccupato della regina prima ancora di chiedere di sua moglie e dei suoi
familiari. E perch aveva ancor pi abbassato la voce nel pronunciare quella
domanda? Dunque, nei diciotto mesi di carcere, non aveva fatto altro che pensare
alla regina Isabella?
La regina vi vuol molto bene riprese il vescovo. stata lei a trarre
dalla sua cassetta personale, dalla magra cassetta che i nostri amici Despenser si
degnano di metterle a disposizione, la somma che ora vi consegner e che vi
servir per vivere in Francia. Per tutto il resto, per Alspaye, il barbiere, i cavalli,
e per la nave che vi attende, ha provveduto la mia diocesi.
Cos dicendo aveva posato la mano sul braccio dellevaso.
Ma siete tutto bagnato! disse.
Bah! ribatte Mortimer. Con laria della libert non ci metter molto ad
asciugare.
Si alz, si tolse giaco e camicia, e rest in piedi, a torso nudo, al centro della
barca. Aveva un bel corpo solido, spalle possenti, schiena lunga e muscolosa; la
prigionia lo aveva snellito senza diminuire quella impressione di forza che
emanava dalla sua persona. La luna sorta da poco lo bagnava della sua luce dorata
e faceva risaltare la muscolatura del suo petto.
Propizia agli innamorati, funesta ai fuggitivi disse il vescovo indicando la
luna. Abbiamo fatto appena in tempo.
Ruggero Mortimer sentiva sulla pelle e sui capelli zuppi laria della notte,
odorosa di erbe e di acqua. Il Tamigi, nero e piatto, scorreva lungo la barca, e i
remi sollevavano lamelle doro. La riva opposta era ormai vicina. Il gran barone
delle Marche volse lo sguardo per contemplare unultima volta la Torre, alta,
immensa, solidamente appoggiata sulle sue fortificazioni, sui suoi bastioni, sulle
sue scarpate. Non si evade dalla Torre. Era il primo prigioniero che mai fosse
riuscito in questa impresa: e ora meditava limportanza del suo gesto e della sfida
II LA REGINA UMILIATA
piccoli piedi era talmente consunto da lasciar vedere la trama; i fiocchi doro, ai
quattro angoli, avevano perduto il loro colore; i gigli di Francia e i leoni
dInghilterra, ricamati sul tessuto, si stavano sfilacciando. Ma a che sarebbe servito
cambiare cuscino, ordinarne un altro, dal momento che il nuovo, appena arrivato,
sarebbe subito passato sotto le scarpine trapunte di perle di Ugo Despenser,
lamante del re? La regina guardava il vecchio cuscino che aveva conosciuto i
pavimenti di tutti i castelli del regno, una stagione nel Dorset, unaltra a Norfolk,
un inverno nel Warwick e questa estate nello Yorkshire, senza mai sostare pi di
tre giorni in una stessa localit. Il 1 agosto, meno di una settimana fa, la corte era
a Cowick; ieri, ci si era fermati a Eserick; oggi, ci si accampava, pi che
alloggiare, nel priorato di Kirkham; e dopodomani si sarebbe dovuto ripartire per
Lockton o per Pickering. I pochi arazzi polverosi, lincrinato vasellame, gli abiti
lisi che costituivano il bagaglio da viaggio della regina Isabella, sarebbero stati
nuovamente ammassati nei bauli-armadio; si sarebbe smontato il letto a cortine
per rimontarlo altrove, questo letto cos malmesso dai continui viaggi che
minacciava ogni momento di crollare, e nel quale la regina voleva che le
dormissero accanto a volte la sua dama di compagnia, lady Giovanna Mortimer, a
volte il suo primogenito, il principe Edoardo, per paura che, se fosse rimasta sola,
lavrebbero assassinata. Certo i Despenser non avrebbero osato pugnalarla davanti
al principe ereditario. Le peregrinazioni da un capo allaltro del regno, fra le verdi
campagne e i tristi castelli, parevano non dover mai finire.
Edoardo II voleva farsi conoscere da tutti; pensava di onorare i suoi vassalli
facendosi ospitare a casa loro e di garantirsi, con qualche parola amichevole, la
loro fedelt contro gli scozzesi o contro il partito gallese. In realt gli sarebbe
convenuto farsi vedere il meno possibile. Un molle disordine accompagnava il suo
cammino; la sua leggerezza nel parlare degli affari politici, lungi dallessere, come
lui credeva, lespressione di un regale distacco, infastidiva molto i nobili, gli abati
e i notabili che venivano a esporgli i problemi locali; lintimit ostentata col suo
onnipotente ciambellano, di cui arrivava ad accarezzare la mano in pieno consiglio
come durante la messa, le sue risate stridule, le liberalit di cui venivano dun
tratto a beneficiare un qualunque chierico o uno sbalordito giovane palafreniere,
confermavano le voci scandalose gi diffuse anche nelle pi sperdute province
dove i mariti ingannavano s le loro consorti, come dappertutto del resto, ma con
altre donne; e le cose che prima del suo arrivo erano soltanto sussurrate, venivano
ripetute a voce alta dopo la sua partenza. Era sufficiente la comparsa, corona in
testa, di quel belluomo dalla barba bionda e dallanimo imbelle, perch subito
crollasse tutto il prestigio della sovrana maest. E gli avidi cortigiani che lo
attorniavano contribuivano ad alimentare lodio diffuso verso di lui.
La regina assisteva inutile e impotente a questa ambulante decadenza. Si
combattevano in lei opposti sentimenti: da un lato la sua natura profondamente
regale, ereditata da un forte atavismo capetingio, sirritava, sindignava e soffriva di
questa continua degradazione dellautorit sovrana; dallaltro la donna offesa, ferita
e minacciata gioiva in segreto ad ogni nuovo nemico che il re si faceva. Non
capiva ora come avesse potuto un tempo amare, o sforzarsi damare, un essere
tanto abominevole, che la trattava in modo cos odioso. Perch la costringevano a
partecipare a tutti quei viaggi, perch volevano mostrarla, regina dileggiata, a tutto
il reame? Forse che con la sua presenza il re e il favorito pensavano di trarre in
inganno, di far credere innocenti i loro rapporti? O volevano tenerla sotto
sorveglianza? Quanto avrebbe preferito vivere a Londra o a Windsor, o anche
soltanto in uno dei castelli di cui le era stato fatto dono, e attendervi un
mutamento della sorte o semplicemente la vecchiaia! E quanto rimpiangeva che
Tommaso di Lancaster e Ruggero Mortimer, quei grandi baroni profondamente
virili, avessero fallito, un anno prima, la loro rivolta
Alz i begli occhi azzurri su messer di Bouville, inviato della corte di Francia, e
disse quasi sottovoce:
ormai un mese, messer Ugo, che siete testimone della mia vita. Non vi
chiedo di narrarne le miserie a mio fratello o a mio zio di Valois. Quattro re si
sono in pochi anni succeduti sul trono di Francia: Filippo, mio padre, che mi
marit nellinteresse della corona
Che Dio accolga la sua anima, signora, che Dio laccolga! disse convinto,
ma senza alzare il tono della voce il grosso Bouville. Non c uomo al
mondo che io abbia amato di pi o servito con pi entusiasmo.
mio fratello Luigi, che rimase sul trono soltanto pochi mesi, mio fratello
Filippo, con cui non andavo tanto daccordo ma che pure era cos saggio
Come sempre avveniva quando davanti a lui si pronunciava il nome di Filippo
il Lungo, Bouville aggrott le ciglia.
e infine prosegu la regina mio fratello Carlo, che regna tuttora.
Tutti sono stati avvertiti della mia situazione, ma nessuno ha potuto o voluto far
nulla. LInghilterra interessa ai re di Francia solo in quanto concerne lAquitania e
lomaggio che per quel feudo loro dovuto. Una principessa di Francia sul trono
inglese, per il fatto stesso che diventa contemporaneamente duchessa dAquitania,
per loro garanzia di pace. Cos, se la Guienna resta calma, poco gli cale che, al
di l del mare, la loro figlia o la loro sorella muoia di vergogna e di abbandono.
Che glielo diciate o no, non cambier nulla. Ma i giorni che avete trascorso
accanto a me mi sono stati cari, perch finalmente ho potuto parlare con un
amico. Avete visto quanto essi siano rari. Se non fosse per la carissima lady
Giovanna, che con tanta devozione condivide la mia disgrazia, non ne avrei anzi
nessuno.
Pronunciando queste ultime parole, la regina si era rivolta alla dama di
compagnia che le sedeva accanto. Giovanna Mortimer, pronipote del siniscalco di
Joinville, era una donna di trentasette anni, alta, dai lineamenti regolari, un volto
leale e le mani bianche.
Signora rispose lady Giovanna fate pi voi per dar coraggio a me di
quanto non faccia io per accrescere il vostro. E avete corso grandi rischi
tenendomi con voi anche ora che il mio sposo in carcere.
I tre interlocutori continuarono a conversare a mezza voce; i mormorii, i
colloqui appena sussurrati erano infatti diventati unabitudine indispensabile in
una corte dove non si era mai soli, e dove la regina era continuamente
attorniata da nemici in agguato.
Intanto, in un angolo della stanza, tre cameriere ricamavano una coltre destinata
a lady Eleonora Despenser, moglie del favorito, che stava giocando a scacchi,
accanto a una finestra aperta, con il principe ereditario. Un po pi in l, il
secondogenito della regina, che aveva compiuto i sette anni da tre settimane, si
stava costruendo un arco con un ramoscello di nocciolo; e le due bambine,
Isabella e Eleonora, che avevano rispettivamente cinque e due anni, sedute per
terra, si divertivano a giocare con le bambole.
Pur continuando a muovere i pezzi sulla scacchiera davorio, la Despenser non
cessava di spiare la regina, cercando di sentire quel che stava dicendo. Questa
donna, dalla fronte liscia ma sorprendentemente stretta, dagli occhi ardenti e vicini
e dalle grosse labbra sardoniche, senza essere del tutto sgraziata aveva la bruttezza
tipica delle persone malvagie. Discendente dalla famiglia Clare, aveva avuto una
strana carriera: cognata dellex-amante del re, il cavaliere di Gaveston, che undici
anni prima era stato ucciso dai baroni capitanati da Tommaso di Lancaster, era la
moglie dellamante attuale. Provava un morboso piacere nel favorire gli amori
omosessuali, per soddisfare e la sua sete di denaro e la sua ambizione di potenza.
Per di pi era sciocca: stava perdendo agli scacchi soltanto per la soddisfazione di
gridare con tono provocatorio:
Scacco alla regina scacco alla regina!
Il principe ereditario, lundicenne Edoardo dal viso sottile e allungato, un
ragazzo pi chiuso che timido, che se ne stava sempre con gli occhi bassi,
approfittava degli errori dellavversaria sforzandosi di vincere.
Dalla finestrella a sesto tondo, la brezza dagosto portava nella stanza soffi di
aria calda e polverosa; ma presto, una volta tramontato il sole, il freddo e
lumidit avrebbero avvolto di nuovo gli spessi e cupi muri del vecchio priorato di
Kirkham.
Dalla sala del capitolo, dove il re teneva il suo Consiglio ambulante, giungeva il
suono di voci diverse.
Signora riprese il conte di Bouville sarei pronto a consacrarvi tutti i
giorni che mi restano da vivere, se potessi esservi in qualche modo daiuto. Ne
sarei lieto, ve lo assicuro. Che mi resta da fare in questo mondo? Sono vedovo
e i miei figli hanno ormai trovato la loro strada, cosa mi resta, se non dedicare
le mie ultime forze al servizio dei discendenti di quel re che tanto mi benefic?
E siete voi, signora, che pi me lo ricordate. Avete preso da lui la forza del
carattere, il modo di parlare e una bellezza che sfida il tempo. Quando la morte
lo sorprese, a quarantasei anni, ne dimostrava poco pi di trenta. E anche voi
sarete cos. Chi direbbe mai che avete gi avuto quattro figli?
Un sorriso rischiar il volto della regina. Era bello, fra tanta gente che lodiava,
udire queste profferte di devozione; era piacevole, nellumiliazione che
continuamente subiva il suo orgoglio di donna, sentir lodare la propria bellezza,
anche se il complimento veniva da quellomone dai capelli bianchi e dagli occhi di
vecchio cane fedele.
Ho gi trentun anni disse quindici dei quali trascorsi nel modo che
voi ben conoscete. Sono cose che forse non lasciano traccia sul viso, perch
lanima che ne porta le rughe Anche io, Bouville, se fosse possibile, vi terrei
al mio fianco.
Purtroppo, signora, temo che la mia missione sia giunta alla fine, e senza
grande successo. Gi due volte re Edoardo me lo ha fatto capire, mostrandosi
dopo tante spiacevoli avventure, erano stati rimessi in libert, Edoardo aveva dato
una risposta dilatoria ed evasiva, dicendo che non era possibile decidere troppo
prematuramente del matrimonio di suo figlio, che era un problema troppo
importante per poter essere risolto senza sentire il consiglio del Parlamento, e che
il Parlamento stesso si sarebbe riunito per discuterne in giugno. Egli voleva in
realt legare questa questione allomaggio che avrebbe dovuto rendere, in quanto
duca dAquitania, al re di Francia E il Parlamento, finalmente convocato, non
aveva neanche preso in esame il problema7.
Proprio per questo limpaziente monsignor di Valois aveva spedito in
Inghilterra il conte di Bouville approfittando del primo pretesto capitatogli. La
devozione del conte alla famiglia capetingia era al di sopra di ogni sospetto e, pur
mancando di genio, egli aveva una certa esperienza di queste missioni. Bouville
infatti aveva negoziato a suo tempo a Napoli, anche allora seguendo le istruzioni
di Valois, il matrimonio di Luigi X con Clemenza dUngheria; e, dopo la morte
del Testardo, era stato curatore al ventre della regina, anche se di questo incarico
preferiva parlare il meno possibile. Inoltre aveva svolto diverse missioni ad
Avignone presso la Santa Sede e aveva una conoscenza particolareggiata e
minuziosa di tutti i legami familiari, del complicatissimo intreccio costituito dalla
rete di parentele delle case regnanti. Ma questa volta il buon Bouville doveva, a
suo gran dispetto, tornarsene a mani vuote.
Monsignor di Valois si arrabbier molto disse. Aveva persino chiesto
dispensa al Santo Padre per questo matrimonio
Ho fatto quel che ho potuto, Bouville disse la regina e anche da
questo avete capito il peso che si d alle mie parole Ma me ne dispiace assai
meno che a voi: non auguro infatti a nessuna principessa della mia famiglia di
ripetere la mia stessa esperienza.
Signora rispose Bouville abbassando ancor pi la voce dubitereste
forse di vostro figlio? Grazie al cielo, sembra abbia preso pi da voi che da suo
padre! Mi sembra di rivedere voi, quando avevate la sua stessa et, nel
giardino del palazzo della Cit o a Fontainebleau
Fu interrotto dallaprirsi della porta e dallingresso del re dInghilterra. Edoardo
entr a passi lunghi e frettolosi, il capo rovesciato indietro e la mano che si
accarezzava nervosamente la bionda barba, un gesto che indicava in lui profonda
irritazione. Lo seguivano i soliti consiglieri, vale a dire i due Despenser, padre e
figlio, il cancelliere Baldock, il conte di Arundel e il vescovo di Exter. Facevano
parte del corteo anche i fratellastri del re, i conti di Kent e di Norfolk due
giovani che avevano sangue di Francia nelle vene perch figli della sorella di
Quando uno sposo odia la propria sposa, naturale che egli la ritenga
responsabile di ogni sventura.
Edoardo non era uomo da rispondere direttamente.
Tutte le guardie della Torre ubriacate a morte, url il luogotenente in
fuga con quel fellone, e il connestabile in fin di vita per la droga di cui lhanno
imbevuto! A meno che quel traditore non si finga malato per evitare il castigo
che si merita! Era compito suo, in fondo, far s che il mio prigioniero non
fuggisse; vero, Winchester?
Ugo Despenser padre, responsabile della nomina del connestabile Seagrave, si
inchin in attesa che questo scoppio di collera si spegnesse. Aveva una schiena
stretta e magra, molto curva, e per natura e per le conseguenze di una lunga
camera di cortigiano. I nemici lo avevano soprannominato la donnola.
Cupidigia, invidia, vilt, egoismo, furfanteria, nonch tutti i piaceri che questi vizi
procurano a chi li possiede, sembravano aver preso dimora fra le rughe del suo
volto e sotto quelle palpebre arrossate. Tuttavia non mancava di coraggio, ma i
suoi scarsi sentimenti umani erano riservati al figlio e a un ristretto cerchio di
amici, di cui appunto faceva parte Seagrave. Era pi facile capire il carattere del
figlio quando si osservava un momento il padre.
My Lord disse con voce calma sono certo che Seagrave non per
niente colpevole
colpevole di negligenza e di accidia; colpevole di essersi lasciato
dileggiare; colpevole di non aver saputo scoprire la congiura che si stava
tramando sotto i suoi occhi; colpevole, forse, di disdetta E io la disdetta
non la perdono. Per questo Seagrave, bench sia un vostro protetto,
Winchester, sar punito. Cos nessuno potr accusarmi di non essere
imparziale, e di favorire soltanto le vostre creature. Seagrave, dunque, sostituir
Mortimer in prigione; e i suoi successori faranno in modo di sorvegliarlo bene.
cos, figlio mio, che si governa concluse il re, fermandosi davanti allerede
al trono.
Il piccolo Edoardo alz gli occhi verso di lui per subito riabbassarli.
Ugo il Giovane che sapeva come stornare le collere del sovrano rovesci la testa
indietro e, contemplando le travi del soffitto, disse:
Chi pi vi schernisce, sire carissimo, laltro fellone, quel vescovo Orleton
che ha ordito lintero complotto e sembra temervi cos poco che non si
neppur preso la briga di fuggire o nascondersi.
Edoardo lo contemplava con riconoscenza e ammirazione. Come non lasciarsi
commuovere dalla vista di quel profilo, dalle belle pose che Ugo assumeva
parlando, da quella voce sonora e ben modulata, per non dire di quel tono tenero
e insieme rispettoso con cui pronunciava lespressione sire carissimo alla
francese, ricordando al re lamabile Gaveston che i vescovi e i baroni gli avevano
ucciso Ora per Edoardo era un uomo maturo, consapevole della malvagit del
prossimo, e sapeva che a transigere non ci si guadagna mai. Non avrebbe mai
permesso che lo separassero da Ugo: avrebbe punito senza piet chiunque avesse
tentato di dividerli.
Vi annuncio, signori, che il vescovo Orleton sar condotto davanti al mio
Parlamento per essere giudicato e condannato.
Edoardo incroci le braccia e si guard attorno per constatare leffetto prodotto
dalle sue parole. Larcidiacono-cancelliere e il vescovo-tesoriere, pur essendo
nemici acerrimi di Orleton avevano sussultato per solidariet di ecclesiastici.
Enrico Collotorto, uomo per natura saggio e riflessivo, che non tralasciava mai
di compiere ogni sforzo per riportare il re alla ragione, fece osservare con calma
che un vescovo poteva essere giudicato soltanto da un tribunale ecclesiastico
costituito da suoi pari.
ora di modificare questa usanza, Leicester. I Santi Vangeli, che io sappia,
non insegnano a cospirare contro i re.
E siccome Orleton dimentica ci che bisogna rendere a Cesare, Cesare se ne
ricorder in vece sua. ancora un favore che devo alla vostra famiglia, signora
continu il re rivolgendosi a Isabella poich fu vostro fratello Filippo V a far
nominare, a mezzo del suo papa francese e contro la mia volont, questo Adamo
Orleton al vescovato di Herefort. E va bene: sar il primo prelato condannato dalla
giustizia dei re, e la sua punizione servir da esempio agli altri.
Orleton non vi era ostile una volta, cugino insistette Collotorto e non
avrebbe avuto alcun motivo di diventarlo se non vi foste opposto, o non si
fosse opposto qualche membro del vostro consiglio, alla decisione del Santo
Padre di conferirgli la mitra. uomo di grande sapere e di animo forte. E oggi,
proprio perch colpevole, vi sarebbe pi facile guadagnarvelo con un atto di
clemenza che con una chiamata a giudizio che, oltre tutto, aggraverebbe la
vostra situazione aggiungendo al resto una decisa irritazione del clero.
Clemenza! Tutte le volte che qualcuno mi schernisce, tutte le volte che sono
offeso o tradito, voi, Leicester, non sapete dir altro! Mi hanno supplicato a suo
tempo, e ho avuto il torto di ascoltare questi consigli, perch facessi grazia al
barone di Wigmore! Decidetevi ad ammettere che se mi fossi comportato con
lui come con vostro fratello, oggi questo ribelle non se ne andrebbe libero per
il mondo.
Collotorto alz le grosse spalle, chiuse gli occhi e si arrese. Quanto lo irritava
in Edoardo questa abitudine che egli riteneva propria di un re, di chiamare i
membri della propria famiglia o i principali consiglieri col nome delle loro contee
e di rivolgersi al cugino germano chiamandolo Leicester, invece di dire
semplicemente cugino come facevano tutti, compresa la regina. E il cattivo
gusto di ricordare a ogni pi sospinto la morte di Tommaso con laria di
vantarsene! Strano uomo davvero, e pessimo re, colui che credeva di poter
decapitare i suoi propri congiunti senza provocare il risentimento degli altri, che
pensava di poter cancellare un lutto con un abbraccio, che esigeva devozione da
quegli stessi che aveva offeso, e voleva trovare in ognuno fedelt quando lui stesso
si dimostrava crudele e incostante.
Forse avete ragione, my Lord disse Collotorto e dal momento che
regnate ormai da sedici anni dovete evidentemente sapere quel che vi fate.
Conducete pure il vostro vescovo davanti al Parlamento. Non sar io ad
oppormi.
E aggiunse sottovoce, in modo che soltanto il giovane conte di Norfolk potesse
sentirlo:
Avr la testa fuori posto, ma preferisco rimanga dove adesso.
Ammetterete che un atto di scherno nei miei confronti continu
Edoardo agitando le mani evadere da una torre che io stesso ho fatto
costruire perch nessuno ne potesse fuggire.
Pu darsi, signore mio sposo disse la regina che quando la costruivate
le grazie dei muratori vi interessassero pi della solidit delle pietre.
A questa frase cal sulla stanza il pi assoluto silenzio. Loffesa era grave e del
tutto imprevista. Ognuno tratteneva il fiato, fissando, chi con deferenza e chi con
odio, quella donna in apparenza cos fragile, che, rigida sul suo scranno, osava
tener testa da sola al suo sovrano e marito. Teneva la bocca socchiusa, mostrando
una dentatura fine e compatta, piccoli denti da carnivoro, molto taglienti.
Indifferente alle possibili conseguenze, Isabella era palesemente soddisfatta del
colpo sferrato.
Ugo il Giovane era divenuto scarlatto; Ugo il vecchio fingeva di non aver udito.
Certo, Edoardo si sarebbe vendicato; ma in che modo? La risposta tardava. La
regina osservava le goccioline di sudore che imperlavano le tempie del marito.
Niente ripugna a una donna quanto il sudore delluomo che ha cessato di amare.
Kent strill il re vi ho nominato guardiano dei Cinque Porti 10 e
governatore di Dover. Cosa state sorvegliando in questo momento? Perch non
siete sulle coste che dovreste comandare e sulle quali il nostro fellone star
cercando dimbarcarsi?
Ma sire, fratello disse il conte di Kent sbalordito siete stato voi a
ordinarmi di accompagnarvi in questo viaggio
Ebbene, adesso vi ordino di raggiungere la vostra contea, di battere borghi
e campagne alla ricerca del fuggitivo, e di provvedere personalmente alla
perquisizione di tutti i battelli ancorati in porto.
Si mandino spie a bordo delle navi e se il detto Mortimer vi si imbarcasse,
lo si catturi vivo o morto incalz Ugo il Giovane.
Ottimo consiglio, Gloucester approv Edoardo. E quanto a voi,
Stapledon
Il vescovo di Exeter si tolse il pollice dai denti mormorando:
My lord
Tornate immediatamente a Londra, e recatevi alla Torre col pretesto di
controllarne il Tesoro, cosa che di vostra competenza, e, munito di un breve
provvisto del mio sigillo, assumete il comando e il controllo della Torre stessa
sino alla nomina di un nuovo connestabile. Baldock rediger subito i decreti
cui dovrete obbedire.
Enrico Collotorto, gli occhi rivolti verso la finestra e lorecchio appoggiato alla
spalla, sembrava stesse sognando. In realt calcolava Calcolava che erano gi
trascorsi sei giorni dallevasione di Mortimer11, che ce ne sarebbero voluti almeno
altri otto prima che gli ordini incominciassero ad essere eseguiti, e che, se non
era del tutto matto, e Mortimer naturalmente non lo era, levaso sarebbe
certamente riuscito a lasciare il regno. Si rallegrava anche di essersi affiancato a
quasi tutti i vescovi e i baroni per salvare la vita del barone di Wigmore dopo
Boroughbridge. Ora infatti, dopo la sua evasione, il partito anti-Despenser
avrebbe probabilmente trovato quel capo che gli mancava dalla morte di
Tommaso di Lancaster, un capo anzi pi efficiente, pi abile e pi forte dello
stesso Tommaso
La schiena del re si era mossa; Edoardo gir su se stesso e venne a trovarsi
faccia a faccia con la moglie.
S, signora, vi ritengo appunto responsabile. E prima di tutto, lasciate quella
mano che continuate a tenere da quando sono entrato. Lasciate la mano di lady
Giovanna! url Edoardo pestando i piedi. farsi garante di un traditore
tenersi ostentamente accanto la sua sposa. Chi ha complottato per levasione di
Mortimer ha potuto credere di avere lappoggio della regina E poi non si
evade senza denaro; i tradimenti esigono mercede, i muri si perforano soltanto
con loro. Dalla regina alla sua dama di compagnia, dalla dama al vescovo, dal
En Lorraine ni en Bourgogne
Ni en Anjou ni en Gascogne
En ce temps ne pouvait trouver
Si bon ni grand chevalier.
Sous ciel ntait dame ou pucelle,
Qui tant ft noble et tant ft belle
Qui nen voult amour avoir12.
La Francia, sempre la Francia si diceva Ugo. Leggono soltanto opere che
riguardano quel paese. E chi nella loro immaginazione quel cavaliere di cui
sognano? Mortimer, certo.
Io non controllo le elemosine, my lord, disse Eleonora Despenser.
Il favorito alz gli occhi sorridendo: si sarebbe congratulato con la moglie per
questa battuta.
Vedo dunque disse Isabella che dovr rinunciare anche alle
elemosine. Fra poco non mi rimarr pi nulla di ci che hanno le regine,
neppure la carit.
E dovrete anche, signora, per lamore che mi portate e di cui tutti possono
testimoniare prosegu Edoardo separarvi da lady Mortimer, perch nessuno
nel regno potrebbe ormai accettare che restasse ancora accanto a voi.
Questa volta la regina impallid, irrigidendosi sul suo scranno. Le grandi mani
bianche di lady Giovanna tremavano.
Una sposa, Edoardo, non pu essere ritenuta responsabile di tutte le azioni
del marito. Io stessa ne sono lesempio. Credetemi, lady Mortimer cos poco
legata alle colpe di suo marito come lo sono io ai vostri peccati, ammesso che
vi capiti di commetterne!
pezzo il vostro sovrano ha cessato di tener fede al suo sigillo, almeno nei nostri
riguardi. Ci ha fatto rispondere, a mezzo di monsignor vescovo di Exeter, il suo
tesoriere, che le modeste esazioni delle taglie, i pesanti impegni delle guerre e le
mene di baroni non gli permettevano di fare di pi. Anche se soltanto le
imposte che gravano sulle nostre merci nel solo porto di Londra dovrebbero
bastargli ad assolvere il suo debito.
Un servo aveva portato lhypocras13 e i confetti che venivano offerti ai visitatori
di riguardo. Tolomei vers nei bicchieri il vino aromatizzato, servendone a se
stesso soltanto un dito nel quale avrebbe appena inumidito le labbra.
Per il momento aggiunse sembra che il Tesoro di Francia sia in
condizioni migliori di quello dInghilterra. gi noto, monsignor Roberto,
quale sar pressa poco il bilancio dellannata?
Se nel prossimo mese non si verificher qualche improvvisa sciagura,
pestilenza, carestia, matrimonio o funerale di uno dei nostri regali parenti, le
entrate supereranno le spese di dodicimila lire, almeno secondo le cifre che
messer Mille di Noyers, presidente della Corte dei conti, ha presentato stamane
in Consiglio. Dodicimila lire di attivo! Non era certo cos ai tempi di Filippo,
Quarto o Quinto, e Dio voglia che la serie sia definitivamente conclusa. Il
Tesoro allora non era in condizioni tanto floride!
Ma come fate, Monsignore, a mantenere in attivo la bilancia del Tesoro?
domand Mortimer. Solo perch non ci sono state guerre?
S, da un lato appunto il fatto che non ci sono state guerre e dallaltro la
guerra stessa, quella che si prepara senza per farla. O per esser pi precisi, la
crociata. Devo dire che Carlo di Valois utilizza la crociata meglio di chiunque
altro. Non voglio dire con questo che sia un cattivo cristiano: fuor di dubbio,
infatti, che egli desideri con tutto il cuore di liberare lArmenia dai turchi, come
desidera di ricostituire quellimpero di Costantinopoli di cui un tempo port la
corona senza per riuscire a sedere sul trono. Ma ammetterete che una crociata
non si prepara in un giorno. Bisogna armare navi e far forgiare armi, bisogna
soprattutto trovare i crociati, negoziare in Spagna, in Germania E il primo
passo ottenere dal papa una decima sul clero. Il mio carissimo suocero ha
appunto ottenuto la decima, sicch al momento il papa che sovviene alle
difficolt del nostro Tesoro.
Mi interessa molto quello che dite, monsignore disse Tolomei. Perch
io sono anche banchiere del papa solo per un quarto, e insieme ai Bardi; ma
quel quarto gi una grossa somma! E se il papa simpoverisse troppo
DArtois che stava tracannando una generosa dose di hypocras scoppi a ridere
nella coppa dargento e fece un gesto come per dire che gli mancava il fiato.
Impoverirsi il Santo Padre? tuon quando ebbe finito di bere. Ma
ricco a centinaia di migliaia di fiorini! un uomo, Spinello, che potrebbe dare
lezioni perfino a voi: che grande banchiere sarebbe stato se non avesse preso gli
ordini religiosi: e pensare che sei anni fa ha trovato il Tesoro pontificio pi
asciutto delle mie tasche
Lo so, lo so mormor Tolomei.
Il fatto , vedete, che i preti sono i migliori esattori dimposte che Dio abbia
mai messo sulla terra, e monsignor di Valois ha avuto il merito di rendersene
conto. Invece di continuare a mandare in giro gli odiati esattori a riscuotere le
taglie, ha messo in moto i preti e ritira tranquillamente le decime. Certo, la
crociata finiremo per farla un giorno. Ma, per adesso, il papa che paga, con
la tosatura delle sue pecorelle.
Tolomei si strofinava lentamente la gamba destra; gi da qualche tempo provava
a quella gamba una sensazione di freddo, nonch degli strani dolori quando
camminava.
Dicevate, monsignore, che stamane si riunito il Consiglio. Si sono presi
provvedimenti di particolare interesse? domand.
Oh, al solito. Abbiamo discusso dei prezzi delle candele e proibito di
mescolare il sego alla cera, nonch di rimestare le vecchie marmellate con le
nuove. Per tutte le merci vendute in pacchi, il peso dei sacchi dovr essere
scontato e non compreso nel prezzo; il tutto per far piacere alla gente comune
e per mostrargli che ci occupiamo di loro.
Continuando ad ascoltare, Tolomei osservava i due visitatori: gli parevano
entrambi giovanissimi; Roberto dArtois doveva avere, pi o meno, trentacinque o
trentasei anni, e linglese non ne dimostrava molti di pi. Tutti gli uomini al
disotto della sessantina gli sembravano straordinariamente giovani! Quante cose
avevano ancora da fare, quante emozioni da provare, quante battaglie da
combattere, quante speranze da accarezzare, e quanti nuovi giorni da scoprire!
Quante volte quei due uomini si sarebbero svegliati a respirare laria di una nuova
mattina, quando lui gi sarebbe stato sotto terra!
E che tipo di personaggio era lord Mortimer? Quel volto regolare dalle folte
sopracciglia, quelle palpebre tagliate diritte su occhi color della pietra, e insieme
labito scuro, il modo di incrociare le braccia, laltera, taciturna sicurezza di un
uomo che stato al culmine della potenza e che intende conservare anche
nellesilio tutta la sua dignit, persino quel gesto meccanico con cui passava il dito
sulla piccola cicatrice bianca che gli spiccava sul labbro, tutto piaceva al vecchio
senese. Tolomei, insomma, avrebbe voluto che quel gentiluomo fosse di nuovo
felice. Da un po di tempo, infatti, gli piaceva preoccuparsi degli altri.
Il decreto sullesportazione delle monete, monsignore, verr promulgato
presto? chiese.
Roberto dArtois esit un poco a rispondere.
Pu darsi, naturalmente aggiunse Tolomei che non ne sappiate
nulla
No, no, anzi, ne sono perfettamente informato. Sapete bene che non si fa
niente senza che il re, e soprattutto Monsignor di Valois, chiedano il mio
consiglio. Il decreto sar promulgato fra due giorni: nessuno potr portare fuori
del regno monete doro o dargento coniate in Francia. Soltanto i pellegrini
saranno autorizzati a viaggiare con qualche trnese nella borsa.
Il banchiere finse di accogliere la notizia con la stessa indifferenza con cui
aveva ascoltato i nuovi prezzi delle candele o le leggi sulle marmellate. Ma gi
aveva pensato: Se soltanto le monete straniere potranno essere esportate, significa
che aumenteranno di valore Come ci aiutano nel nostro mestiere i
chiacchieroni, e a quale scarso prezzo essi ci offrono ci che potrebbero vendere
ben pi caro!.
Dunque, my lord riprese volgendosi verso Mortimer contate di
stabilirvi in Francia? E cosa vi aspettate da me?
Fu Roberto a rispondere:
Ci che occorre a un gran signore per essere allaltezza della sua
condizione. Dovreste saperlo, Tolomei.
Il banchiere agit un campanello. Entr un servitore, Tolomei gli ordin di
portargli il registro, e aggiunse:
Se messer Boccaccio non ancora partito, digli di aspettarmi.
Arriv il registro, un grosso volume dalla copertina di cuoio nero, i cui fogli di
velino erano tenuti insieme da fermagli mobili. Questo sistema permetteva a
messer Tolomei di tener riuniti i conti dei principali clienti in ordine alfabetico,
anzich dovere ogni volta cercare fogli sparpagliati per ogni dove. Il banchiere
pos il registro e lo apr con una certa solennit.
Vi troverete in buona compagnia, my lord disse. Vedete: ad ognuno
ci che gli spetta Il libro incomincia con il conte dArtois Avete molti
foglietti, monsignore aggiunse con una risatina a beneficio di Roberto.
Ed ecco il conte di Bouville per le sue ambasciate a Napoli e alla corte
papale la regina Clemenza
Tolomei scosse il capo con deferenza.
Messer Tolomei scosse il capo, pensando come triste un focolare senza bambini.
Il figlio di Guccio compiva in quei giorni i sette anni, e Tolomei non lo aveva
mai visto. Era stata la madre a opporsi.
Il banchiere sfreg la gamba destra, fredda e pesante, che sentiva come abitata
da formiche. cos che la morte ci tira per i piedi, a piccoli strappi, per interi
anni Fra poco, prima di andare a letto, si sarebbe fatto portare una conca
dacqua per immergervi la gamba.
IV LA FINTA CROCIATA
necessit di prodi e valenti cavalieri quale voi siete, perch partecipino alla mia
crociata. Mi giudicherete molto orgoglioso perch dico la mia crociata, quando
in verit quella di Nostro Signore, ma posso proclamare, e ognuno lo
riconosce, che se questa grande impresa, la pi vasta e la pi gloriosa cui mai
le nazioni cristiane siano state chiamate, si realizzer, sar perch io lho
preparata con le mie stesse mani. Per questo, monsignor di Mortimer, vi far
subito la mia proposta, con quella franchezza che mi abituale e che
imparerete presto a conoscere: volete essere dei miei?
Ruggero Mortimer sirrigid; il suo volto si abbui e le palpebre si abbassarono
sugli occhi color della pietra. Gli offrivano il comando di un drappello di venti
corazze, come a un piccolo castellano di provincia, o a un soldato di ventura
capitato l per un rovescio di fortuna. Non era una proposta, ma unelemosina.
Era la prima volta che Mortimer veniva ricevuto dal conte di Valois, il quale
finora era sempre stato occupato in riunioni del Consiglio, in ricevimenti agli
ambasciatori stranieri, o in viaggi attraverso il regno. Ora, finalmente, Mortimer
parlava con luomo che governava il paese e che quello stesso giorno aveva
nominato uno dei suoi protetti, Giovanni di Cherchemont, cancelliere di Francia 16.
Da lui dipendeva il suo destino: Mortimer era infatti nella situazione, certo
invidiabile per un ex-condannato allergastolo, ma penosa per un gran signore,
dellesule che viene a domandare, non ha nulla da offrire, e si aspetta tutto.
Lincontro avveniva nel palazzo del re di Sicilia, che Carlo di Valois aveva avuto
come dono di nozze dal primo suocero, Carlo lo Zoppo di Napoli. Nellimmenso
salone delle udienze, una dozzina di persone, scudieri, cortigiani e segretari,
conversavano a bassa voce divisi in piccoli gruppi e volgendo di frequente lo
sguardo verso il padrone che riceveva, come un vero sovrano, su una specie di
trono sormontato da un baldacchino. Monsignor di Valois indossava una grande
della santa spedizione. Era destino che quella corona regale che gli era sfuggita in
Spagna, in Germania, e perfino ad Arles, dovesse andarsela a cercare allaltro capo
della terra! Tutte queste cose Roberto le sapeva benissimo, ma non bisognava
dirle
Certo prosegu monsignor di Valois non tutti gli ostacoli sono stati
superati. Stiamo ancora discutendo con il Santo Padre sul numero dei cavalieri e
sul loro soldo. Noi vogliamo ottomila cavalieri e trentamila fanti, e che ogni
barone riceva venti soldi al giorno, ogni cavaliere dieci, ogni scudiero sette soldi
e sei danari, ogni fante due soldi. Papa Giovanni invece vuole che il mio
esercito si riduca a quattromila cavalieri e quindicimila fanti; promettendomi in
cambio dodici galee armate. Ci ha dato lautorizzazione alla decima, ma arriccia
il naso a quel milione e duecento mila lire lanno, per i cinque anni che durer
la crociata, che noi gli abbiamo chiesto, e soprattutto alle quattrocentomila lire
indispensabili al re di Francia per le spese accessorie
Trecentomila delle quali gi destinate al buon Carlo di Valois in persona,
pensava Roberto dArtois. A quel prezzo, chi non comanderebbe una crociata?
Ma avrei torto a protestare, dato che anchio avr la mia parte 18.
Ah, fossi stato io a Lione al posto del mio defunto nipote Filippo per
lultimo conclave! esclam Valois. Non intendo parlare male del Santo
Padre, ma avrei certo scelto un cardinale che comprendesse con maggior
chiarezza gli interessi della cristianit e che non avesse bisogno di tante
sollecitazioni.
Soprattutto osserv Roberto dArtois da quando, nel maggio scorso,
gli abbiamo impiccato un nipote a Montfaucon.
Mortimer si volse verso di lui, dicendo:
Un nipote del papa? E quale?
Ma come, cugino, non lo sapete? disse Roberto dArtois approfittando
delloccasione per alzarsi: restare troppo a lungo immobile gli dava fastidio.
And con un calcio a spostare i ciocchi che bruciavano nel focolare.
Gi da un pezzo Mortimer aveva cessato di essere per lui my lord ed era
diventato cugino per una lontana parentela, attraverso i Fiennes, che si erano
scoperti a vicenda; fra non molto lo avrebbe chiamato Ruggero senza tanti
complimenti.
Ma come? ripete. Non conoscete la meravigliosa avventura capitata al
nobile sire Giordano dellIsle, tanto nobile e cos potente che il Santo Padre gli
diede in sposa la nipote? Eh, gi, come avreste potuto conoscerla? Eravate in
prigione per grazia del vostro caro amico Edoardo! Oh, stata una faccenda
senza importanza, che non avrebbe fatto tanto rumore senza le parentele del
giovanotto! Questo Giordano, gentiluomo guascone, aveva compiuto qualche
piccolo misfatto, come a dire ruberie, omicidi, stupri di dame, spulzellamenti di
pulzelle, e per completare la lista anche qualche violenza ai danni di giovanetti.
Dietro richiesta di papa Giovanni, il re accetta di fargli grazia, e arriva addirittura
a restituirgli i suoi benefizi dietro promessa da parte del gaglioffo di emendarsi.
Emendarsi? Figuriamoci! Il nostro Giordano se ne torna al suo feudo, e dopo
qualche tempo veniamo a sapere che ha ricominciato in grande stile, che si
circonda continuamente di ladri, di assassini e di altra gente altrettanto merdosa, e
che costoro, dietro sue istruzioni, rapinano indifferentemente chierici e laici. Gli si
manda un ufficiale regio, il quale si presenta con in mano un bastone a fiordaliso,
che ha valore di intimazione. E sapete come lo riceve Giordano? Lo fa arrestare,
lo picchia col bastone regio e, per colmo di raffinatezza, lo impala col bastone
stesso col risultato che quello ci lascia la pelle.
Roberto non riusc a trattenere una grande risata che fece tremare i vetri delle
finestre entro gli alveoli di piombo. Come rideva bene monsignor dArtois, e
come, in fondo in fondo, approvava, anzi invidiava, quasi, eccezion fatta per la
sua triste fine, quel messer Giordano dellIsle! Lo avrebbe volentieri accolto fra i
suoi amici!
Non si capisce bene, a dire il vero, quale fosse stato il suo delitto pi grave,
se laver ucciso un ufficiale del re o laver lordato i fiordalisi del suo sterco.
Fatto sta che, esaminati i suoi meriti, messer Giordano venne ritenuto degno di
venire appeso alla forca di Montfaucon, dove venne condotto con grande
pompa, aggrappato alla coda di un cavallo, per venirvi impiccato negli abiti
donatigli da suo zio il papa. Potete ancora vederlo, se passate per caso da quelle
parti. Solo che gli abiti adesso gli stanno un po larghi!
E Roberto ricominci a ridere, con la faccia in su e i pollici nella cintura, e la
sua allegria era cos sincera che anche Ruggero Mortimer si un per contagio alla
sua risata. Rideva anche Valois, e rideva suo figlio In fondo alla sala, i cortigiani
li guardavano incuriositi.
Uno dei doni che la sorte ci elargisce quello di lasciarci ignorare la fine che
faremo. Facevano benissimo quei quattro grandi baroni ad approfittare
delloccasione per divertirsi un poco; uno di loro, infatti, sarebbe morto entro due
anni, e a un altro non ne rimanevano che sette, quasi giorno per giorno, prima di
finire anche lui aggrappato alla coda di un cavallo sul selciato di una citt.
Ridere insieme aveva cementato la loro amicizia. Mortimer si sent
improvvisamente accolto nel gruppo del potentissimo Valois e si rasseren un
poco. Osservava con simpatia il volto di monsignor Carlo, un volto largo, molto
colorito, da uomo che mangia troppo e cui il potere impedisce di fare abbastanza
moto. Mortimer non rivedeva Valois da moltissimo tempo: lo aveva incontrato una
Prima volta in Inghilterra, per le feste nuziali della regina Isabella, e una seconda,
nel 1313, a Parigi, quando aveva accompagnato i sovrani inglesi per la prima visita
domaggio. Tutti avvenimenti che, per quanto sembrassero vicinissimi, erano gi
assai lontani nel tempo. Monsignor di Valois, allora ancora giovane, era divenuto
un personaggio massiccio e imponente; e lo stesso Mortimer, nella migliore delle
ipotesi, aveva gi superato met della sua vita, ammesso beninteso che Dio non lo
facesse cadere in battaglia o affogare in mare o perire sotto la scure del carnefice
di Edoardo. Era gi una bella fortuna essere arrivato a trentasette anni, circondato
soprattutto da invidiosi e da nemici, dopo aver rischiato la vita nei tornei o nelle
battaglie e trascorso diciotto mesi nelle segrete della Torre. Meglio dunque non
perdere tempo e afferrare al volo questa possibilit di avventura. In fondo, a
Ruggero Mortimer, la crociata incominciava a piacere.
Quando leveranno le ancore le vostre navi, monsignore? domand.
Fra diciotto mesi, credo replic Valois. Mander ad Avignone una
terza ambasceria per stabilire in modo definitivo la fornitura dei sussidi, le bolle
dindulgenza e lordine di guerra.
Sar una bella sorpresa, monsignor di Mortimer disse Filippo di Valois,
che finora era rimasto in silenzio e che si era evidentemente entusiasmato,
nella quale quanti sinora saggirano per le corti con aria di valorosi e di
intrepidi guerrieri avranno finalmente modo di dimostrare ci che san fare in
battaglia.
Il primogenito di Carlo di Valois gi immaginava le vele spiegate delle galee, gli
sbarchi su spiagge lontane, le bandiere, le corazze, i pesanti cavalli di Francia
lanciati alla carica contro gli infedeli, la mezzaluna calpestata sotto i ferri delle
cavalcature, le ragazze moresche catturate nelle pi segrete stanze dei palazzi, le
belle schiave nude che vengono avanti in catene E niente avrebbe impedito a
Filippo di Valois di soddisfare su queste grasse sgualdrine i suoi desideri. Gi le
larghe narici di monsignore fremevano. Giovanna la Zoppa, infatti, sarebbe
rimasta in Francia; Giovanna, la sposa che egli certo amava, ma davanti alla quale
non poteva impedirsi di tremare, e che esplodeva in furibonde scenate di gelosia
appena lui guardava il petto di unaltra donna. Non era certo un carattere facile la
sorella di Margherita di Borgogna! Ma avviene a volte che si ami una donna, e
che ci si senta indotti da qualche impulso naturale a desiderarne delle altre.
Occorreva almeno una crociata perch Filippo osasse ingannare la moglie.
Mortimer riprese la parola. Voleva tornare al tema che pi gli importava, e che
non era certo la crociata.
Monsignore disse Carlo di Valos potete star certo che marcer fra le
vostre schiere. Ma ero anche venuto a chiedervi
Lo aveva detto: lex-Gran giudice dIrlanda aveva finalmente pronunciato la
parola fatale senza la quale il postulante non ottiene nulla, senza la quale nessun
potente concede il suo appoggio. Chiedere, domandare, pregare Non cera
bisogno che dicesse di pi.
Lo so, lo so rispose Carlo di Valois; Roberto, mio genero, me ne ha
parlato. Voi mi chiedete di fare un passo a vostro favore presso re Edoardo.
Ora, mio carissimo amico
Improvvisamente, il fatto stesso che aveva chiesto aveva mutato Mortimer in
un amico.
Ora, non intendo farlo, perch non servirebbe a nulla, salvo rendermi
oggetto di nuovo oltraggio! Sapete cosa ha detto re Edoardo al conte di
Bouville? S, lo sapete, naturalmente e io che gi avevo ottenuto dal Santo
Padre la dispensa per il matrimonio! Come posso ora chiedergli di restituirvi le
vostre terre, di riammettervi al godimento dei vostri titoli, e di scacciare,
condizione indispensabile al verificarsi delle altre, i suoi obbrobriosi Despenser?
E di restituire alla regina Isabella
La mia povera nipote! esclam Valois. Lo so, amico mio carissimo, so
tutto! Credete sia in mio potere, o in potere del re di Francia, indurre re
Edoardo a mutare contemporaneamente costumi e ministri? Non ignorate,
credo, che egli ci ha inviato il vescovo di Rochester perch gli consegnassimo la
vostra persona. E noi abbiamo rifiutato: abbiamo perfino rifiutato di ricevere il
suo vescovo!
Il primo affronto che infliggo a Edoardo in cambio del suo! Noi due, monsignor
di Mortimer, siamo legati luno allaltro dalle offese che ci sono state rivolte. E se a
uno di noi si presenter loccasione di vendicarsi, vi assicuro, messere carissimo,
che ci vendicheremo insieme.
Mortimer, senza darlo a vedere, si senti profondamente deluso. Questo incontro
dal quale, anche in base alle parole di Roberto dArtois, si aspettava miracoli
Carlo, mio suocero, pu tutto; se vi prende in simpatia, e non mancher di farlo,
siete sicuro di trionfare; persino capace, se sar necessario, di fare intervenire il
papa in vostra difesa questo incontro, dunque, era ormai alla fine. E con quale
risultato? Parole. La vaga promessa di un comando, fra diciotto mesi, nel paese
dei turchi. Gi Ruggero Mortimer pensava di lasciare Parigi, di presentarsi al
eredit sua, e non gli sarebbe piaciuto per nulla trovarsi un giorno a governare su
qualche brullo isolotto in acque lontane. Non aveva neppure interesse per il
commercio delle spezie, n tanto meno bisogno di portar via donne ai turchi;
Parigi rigurgitava di uri da cinquanta soldi e di mogli borghesi che costavano
ancor meno; e la signora di Beaumont, sua sposa, figlia di monsignor di Valois
qui presente, era pronta a chiudere un occhio sulle sue distrazioni. In altre parole,
era interesse di Roberto allontanare il pi possibile nel tempo la crociata, e,
sempre fingendo di favorirla, dedicava ogni sua energia a rinviarla continuamente.
Aveva un piano ben preciso, e non a caso aveva accompagnato Ruggero Mortimer
dal suocero.
Mi sto domandando, Carlo disse se sia prudente lasciare per tanto
tempo il regno di Francia privo di uomini e orbato dei suoi nobili e del vostro
comando, a totale merc del re dInghilterra, il quale chiaramente dimostra di
non averci in gran simpatia.
I castelli son ben muniti, Roberto ribatt Valois e poi vi lasceremo
sufficienti guarnigioni.
S, ma senza nobili, senza la gran maggioranza dei cavalieri, e senza di voi
che, ripeto, siete il nostro pi grande capitano. Chi difender il regno, noi
assenti? Il connestabile, che vicino ai settantacinque e che gi un miracolo
se riesce a reggersi in sella? Il nostro re Carlo? Se Edoardo, a quanto ci dice
lord Mortimer, ha poco gusto per le battaglie, il nostro gentile cugino se ne
intende ancor meno. E cosa sa fare, del resto, se non mostrarsi fresco e
sorridente al suo popolo? Sarebbe una pazzia lasciar campo libero alle iniquit
di Edoardo senza averlo prima indebolito con una disfatta.
Aiutiamo gli scozzesi, allora propose Filippo di Valois. Sbarchiamo
sulle loro coste e appoggiamoli nella lotta. Per parte mia sono pronto.
Roberto dArtois abbass il capo per non lasciar trasparire quel che pensava. Se
ne sarebbero viste delle belle, se il buon Filippo avesse assunto il comando di una
spedizione in Scozia! Lerede dei Valois aveva gi dato prova di s in Italia, dove
lavevano mandato per sostenere il legato del papa contro i Visconti di Milano.
Filippo era arrivato tutto fiero con le sue bandiere, e alla fine si era lasciato
raggirare e intrappolare da Galeazzo Visconti al punto da cedere tutto credendo
di avere partita vinta, e rientrando in patria senza essersi impegnato neppure in
una scaramuccia. Bisognava dunque diffidare delle sue iniziative; anche se Filippo
di Valois era il migliore e il pi intimo amico di Roberto, oltre che suo cognato.
Ma di un amico si pu pensare quel che si vuole, a patto, beninteso, di non
dirglielo!
a regolare le questioni fra due regni. Il trattato che nellanno di grazia 1259
monsignor San Luigi concluse con Enrico III Plantageneto era semplicemente
un intricato groviglio. Una gatta non avrebbe potuto ritrovarvi i suoi piccoli.
Perfino il siniscalco di Joinville, prozio della vostra sposa, cugino Mortimer, e
devotissimo al santo re, gli aveva sconsigliato di firmarlo. Insomma,
ammettiamolo francamente: quel trattato era una pura follia!
Roberto avrebbe voluto aggiungere: Come del resto tutto quello che San
Luigi ha fatto: stato senza dubbio il re pi funesto che mai abbiamo avuto. Le
sue rovinose crociate, i suoi trattati approssimativi, le sue leggi in cui nero in
una riga quel che era bianco la riga prima Sarebbe stata davvero una bella
fortuna che alla Francia fosse stato risparmiato un simile regno! Eppure, da
quando San Luigi morto, non c uno che non lo rimpianga; hanno
dimenticato tutto, tranne il fatto che rendeva giustizia sotto una quercia, perdendo
cio, per dar retta alle liti fra i villani, quel tempo che avrebbe dovuto dedicare
agli affari del regno!.
Ma si limit a dire:
Sulla morte di San Luigi si sono succedute dispute, discussioni, trattati,
violazioni dei trattati, omaggi resi con molte riserve, sedute dei parlamenti,
querele respinte, condanne di querelanti, rivolte nel territorio, e ancora vertenze
giudiziarie. Del resto, Carlo continu rivolgendosi a Valois quando
vostro fratello Filippo il Bello vi mand in Aquitania, dove ristabiliste lordine
con tanta abilit, quale fu il pretesto della spedizione?
I gravi tumulti scoppiati a Baiona, dove marinai francesi e inglesi erano
venuti alle mani e si era sparso del sangue.
Ebbene esclam Roberto bisogna inventare un pretesto per nuovi
tumulti a Baiona. Bisogna agire in qualche posto in modo che gli uomini dei due
re si picchino piuttosto sodo e si accoppino un poco. E il luogo adatto credo di
conoscerlo.
Punt lenorme indice sugli interlocutori e continu:
Nel trattato di Parigi, confermato dalla pace del 1303 e rivisto dai giuristi di
Prigeux nel 1311, non mai stata risolta la questione delle signorie cosiddette
privilegiate, che, pur trovandosi in terra dAquitania, devono obbedienza diretta
al re di Francia. Ora, queste signorie hanno dipendenze, terre vassalle, in
Aquitania. Ma non si mai stabilito se queste dipendenze sono soggette
direttamente al re di Francia o al duca dAquitania. Avete capito?
Ho capito disse monsignor di Valois.
Ma suo figlio Filippo non capiva. Spalanc i suoi occhioni azzurri con
unincomprensione cos evidente che suo padre dovette fornirgli una spiegazione
particolareggiata.
Ma s, figlio mio. Supponi che io ti conceda, come se fosse feudo, tutto
questo palazzo, riservandomi per libero uso e disponibilit della sala in cui
attualmente ci troviamo. Ora, da questa sala dipende lo stanzino su cui d
quella porta. Chi di noi due ha diritto al godimento dello stanzino, e deve
quindi provvedere ad ammobiliarlo e a tenerlo pulito? Limportante
continu Valois rivolgendosi a Roberto di scatenare unazione tanto grave
che Edoardo sia costretto a reagire.
Esiste rispose il gigante una terra particolare, esattamente quella di
Saint-Sardos, che spetta al priorato di Sarlat nella diocesi di Prigeux. una
situazione gi discussa quando Filippo il Bello concluse con il priore di Sarlat
un trattato di alleanza, in base al quale il re di Francia diventava co-signore di
questa signoria. Edoardo Primo si era allora appellato al Parlamento di Parigi,
ma non fu possibile risolvere la disputa 20. Mettiamo ora che sulla dipendenza di
Saint-Sardos, il re di Francia, come co-signore di Sarlat, faccia costruire una
fortezza e vi invii una robusta guarnigione che spaventi un poco i vicini: che
far in questo caso il re dInghilterra, duca di Aquitania? Dar ordine al suo
siniscalco di opporsi e vorr anche lui inviarvi una guarnigione. Al primo
incontro fra due soldati, al primo ufficiale regio maltrattato, o anche soltanto
insultato
Roberto allarg le braccia, come se la conclusione fosse evidente. E monsignor
di Valois, nel suo abito di velluto azzurro ricamato doro, si alz dal trono. Gi si
vedeva seguito dalle bandiere, ripartire per quella Guienna dove, trentanni prima,
aveva gi fatto trionfare il re di Francia.
Sono davvero ammirato, fratello disse Filippo di Valois constatando
che un gran cavaliere quale voi siete sintenda di procedura quanto un
chierico
Che volete, fratello, non vi ho gran merito, sapete. Non per divertimento
che ho cercato di informarmi a fondo su tutto il diritto consuetudinario di
Francia e sulle decisioni del Parlamento: per la faccenda dellArtois, E, dato
che sino ad oggi a me non servito a niente, che serva almeno ai miei amici
concluse Roberto inchinandosi a Ruggero Mortimer come se tutto questo
complicato piano fosse stato architettato esclusivamente a suo beneficio.
La vostra presenza ci di grande aiuto, barone rincar Carlo di Valois
perch le nostre cause sono legate. Non mancheremo, in tutta questa
operazione, di richiedere continuamente i vostri consigli che Dio ci protegga!
Mortimer era sconcertato e sbalordito. Non aveva fatto nulla, detto nulla,
suggerito nulla. La sua presenza da sola era servita agli altri a concretizzare le loro
pi segrete aspirazioni. E ora, gli si chiedeva di partecipare a una guerra contro il
proprio paese, senza offrirgli altra scelta.
Cos, con laiuto di Dio, i francesi avrebbero mosso guerra, in Francia, ai
sudditi francesi del re dInghilterra, con lappoggio di un grande barone inglese e
col denaro concesso dal papa per liberare lArmenia dai turchi.
V ATTESA
Mortimer vide le quattro stagioni passare su Parigi, il fango ingolfare le sue strette
vie, la neve ricoprire i grandi tetti delle abbazie e dei prati di Saint-Germain, le
gemme degli alberi schiudersi sulle ripe della Senna, il sole brillare sulla torre
quadrata del Louvre, sulla guglia acuta della Sainte-Chapelle.
Un esiliato aspetta. Sembra sia questo il suo compito, la sua funzione. Attende
che la malasorte si allontani; attende che, nel paese dove si rifugiato, la gente
abbia finito di sistemare le proprie faccende per occuparsi finalmente delle sue.
Passati i primi momenti, quando le sue sventure suscitavano curiosit, quando
ognuno cercava di accalappiarselo come un animale da mostrare in giro, la sua
presenza presto divenuta tediosa, molesta anzi. Sul suo viso traspare ima sorta di
muto rimprovero. Ma non si pu badare continuamente a lui: lui che chiede e,
in fondo, pu benissimo pazientare ancora!
Ruggero Mortimer, dunque, attendeva, come aveva atteso due mesi in Picardia,
ospite del cugino Giovanni di Fiennes, il ritorno a Parigi della corte di Francia,
come aveva atteso che monsignor di Valois, oberato dimpegni comera, trovasse
unora libera per riceverlo Ora attendeva quella guerra di Guienna attraverso la
quale sembrava dovesse necessariamente passare il suo destino.
Certo, monsignor di Valois non aveva perso tempo a impartire gli ordini! I
rappresentanti del re di Francia, giusta il consiglio di Roberto, avevano
incominciato da un pezzo a tracciare a Saint-Sardos, sulle discusse dipendenze
della signoria di Sarlat, le fondamenta di una fortezza; ma una fortezza non si
costruisce in un giorno, e nemmeno in tre mesi, e gli uomini del re dInghilterra,
almeno allinizio, non erano parsi preoccuparsene troppo. Insomma, bisognava
proprio attendere lincidente.
Ruggero Mortimer approfittava del tempo libero per visitare questa capitale che
aveva appena intravisto durante il breve viaggio di dieci anni prima, e per scoprire
resto, quasi ovunque, il sabato si cessava di lavorare dopo il terzo rintocco del
vespro. Si rispettavano le numerose feste religiose come quelle delle diverse
corporazioni. Ciononostante la gente si lamentava. Ma quali erano i motivi
principali del suo malcontento? Le taglie e le imposte, come in tutti i tempi e in
tutti i paesi, e anche il fatto di dover sempre dipendere da qualcuno. Aveva la
sensazione di lavorare soltanto nellinteresse altrui e di non poter mai veramente
disporre di se stessa o dei frutti della sua fatica. Nonostante le ordinanze di
Filippo V, solo in piccola parte applicate, rimanevano in Francia molti pi servi
della gleba che in Inghilterra, dove i contadini erano quasi tutti uomini liberi,
tenuti a provvedere al proprio armamento in caso di guerra e rappresentati in
qualche modo nelle regie assemblee. Dal che si capiva che il popolo dInghilterra
aveva ottenuto degli statuti dai suoi sovrani.
In compenso, la nobilt francese non era frazionata quanto quella doltre
Manica. Cerano naturalmente nemici giurati per interessi personali, come ad
esempio il conte dArtois e sua zia Mahaut, e si formavano clan e consorterie, ma
tutti i nobili ritrovavano coesione appena entravano in gioco gli interessi di casta o
si trattava di difendere il regno. Il concetto di nazione era insomma pi saldo e
meglio precisato.
La pi importante analogia che esisteva allora fra i due paesi era dunque nelle
persone dei rispettivi re: a Londra come a Parigi la corona si era posata sul capo
di un debole, alieno da quellautentico interesse per la cosa pubblica senza il quale
un principe tale soltanto di nome.
Mortimer era stato presentato al re di Francia, e lo Aveva rivisto in molte
occasioni; ma non aveva certo una grande opinione di questo giovane di
ventinove anni che i gentiluomini chiamavano solitamente Carlo il Bello, e il
popolo Carlo il Tonto, perch se nel volto e nella corporatura assomigliava
parecchio al padre, sotto questo nobile aspetto non cerano nemmeno tre once di
cervello.
Avete trovato un alloggio dignitoso? La vostra sposa con voi? Chiss
come ne sentirete la mancanza! Quanti figli vi ha dato?
Queste, pressa poco, le sole parole che il re aveva rivolto allesule, e in ogni
occasione gli aveva chiesto se sua moglie era con lui e quanti figli ne avesse avuto:
fra un incontro e laltro, aveva infatti il tempo di dimenticare completamente la
risposta. Sembrava che tutte le sue preoccupazioni si esaurissero nellambito
domestico-familiare. Linfelice matrimonio con Bianca di Borgogna, di cui ancora
soffriva, era stato annullato in un modo che non lo faceva certo apparire in luce
favorevole. E subito dopo monsignor di Valois gli aveva dato in sposa Maria di
Lussemburgo, sorella minore del re di Boemia, con il quale Valois voleva allora
accordarsi per la questione del regno di Arles. Ora, Maria era incinta e Carlo il
Bello la circondava di premure un tantino sciocche.
Linettitudine del re non impediva alla Francia di immischiarsi negli affari del
mondo intero. In nome del sovrano governava il Consiglio, e in nome del
Consiglio Valois; in apparenza non si poteva far nulla senza la preventiva
approvazione della Francia. Si elargivano continuamente consigli al papato, e il
gran messaggero Robin Cuisse-Maria, che prendeva otto lire e qualche danaro
un autentico patrimonio per i viaggi ad Avignone, non smetteva mai di portare
missive e di requisire cavalli ai conventi. Lo stesso accadeva anche sulle strade che
conducevano alle altre corti, a Napoli, allAragona e alla Germania. Perch ci si
preoccupava molto delle questioni tedesche: Carlo di Valois e il suo compare
Giovanni di Lussemburgo si erano dati molto da fare perch il papa scomunicasse
limperatore Luigi di Baviera e perch la corona del Sacro romano impero potesse
essere offerta E a chi se non allo stesso monsignor di Valois? Era un suo
vecchio sogno cui restava ostinatamente fedele. Ogni volta che il seggio del Sacro
romano impero era divenuto vacante, o era stato reso tale, monsignor di Valois
non aveva mancato di presentare la sua candidatura. Contemporaneamente per
continuava ad accelerare i preparativi per la crociata, ed era chiaro che se questa
crociata fosse stata guidata dallimperatore in persona, la cosa avrebbe
notevolmente impressionato gli infedeli, per non parlare degli stessi cristiani.
Cera poi la Fiandra, che causava continuamente grattacapi alla corona, sia che
le popolazioni si ribellassero al loro conte quando costui si mostrava fedele al re
di Francia, sia che il conte stesso si levasse contro il re per far contenti i suoi
sudditi. Infine, ci si occupava dellInghilterra, e ogni volta che veniva affrontato
questo argomento, Ruggero Mortimer era convocato a palazzo Valois.
Mortimer aveva preso in affitto una casa nei pressi del palazzo di Roberto
dArtois, in via Saint-Germain-des-Prs, proprio di fronte a palazzo Navarra.
Gerardo di Alspaye, che era rimasto con lui sin dal giorno dellevasione, fungeva
da maestro di casa, e il barbiere Ogle da cameriere: venivano ospitati anche altri
profughi, anchessi costretti allesilio dallodio dei Despenser. Fra gli altri, era
arrivato John Maltravers, signore inglese del partito di Mortimer e come lui
discendente da un compagno del Conquistatore e nemico dichiarato del re.
Questo Maltravers aveva un viso cupo e affilato, capelli spioventi, e denti enormi:
assomigliava al suo cavallo. Non era un compagno particolarmente piacevole e
spaventava la gente con risate improvvise e nitrenti di cui si cercava invano di
scoprire le ragioni. Ma in esilio non si possono scegliere gli amici: la comune
vedete spesso monsignor di Valois e monsignor dArtois e che siete loro amico,
cercate di ricordargli, m y lord, quelle bocche da polvere che sono state
recentemente sperimentate in Italia e che potranno essere utilissime in caso
dassedio. Mio nipote a Siena e i Bardi a Firenze possono garantirne la
fornitura; sono pezzi dartiglieria pi facili da piazzare delle grosse catapulte a
bilanciere e assai pi micidiali. Monsignor di Valois potrebbe servirsene per la
sua crociata ammesso che intenda davvero farla!
In un primo tempo le donne si erano interessate parecchio a Mortimer, a
questo gran personaggio dagli occhi strani, vestito di nero, austero e misterioso,
che mordicchiava continuamente la bianca cicatrice che aveva sul labbro. Venti
volte gli avevano fatto raccontare la sua evasione e le sue parole erano state
accompagnate da ritmico ansare di candidi petti sotto le trasparenti gorgiere di
lino bianco. La sua voce, grave, quasi rauca, con accenti inattesi su certe parole,
toccava loro il cuore. Roberto dArtois aveva cercato pi di una volta di spingere il
barone inglese fra braccia che non chiedevano che di aprirglisi; aveva anche
offerto a Mortimer, qualora i suoi gusti lo avessero portato ad avventure pi
complesse, di procurargli delle sgualdrine che, a coppie o a gruppi, venissero a
sollevarlo dalle preoccupazioni quotidiane. Ma Mortimer non aveva ceduto a
nessuna di queste tentazioni, tanto che, visto che non sembrava davvero un
bacchettone, ci si chiedeva da dove gli veniva tutta questa virt, e lo si sospettava
di condividere le abitudini del suo sovrano.
Nessuno poteva immaginare la verit, vale a dire che questuomo, lo stesso che
aveva puntato la sua evasione sulla morte di un corvo, aveva anche puntato la
restaurazione delle sue fortune sulla castit. In altre parole, aveva promesso a se
stesso di non toccare donna prima di rimetter piede in Inghilterra e di aver
recuperato i suoi titoli e la sua potenza. Era un voto da cavaliere, quale avrebbe
potuto farlo un Lancillotto, un Amadigi, un compagno di re Art. Anche se
Ruggero Mortimer, col passare del tempo, era costretto ad ammettere di avere
scelto il suo voto con una certa imprudenza, e se questo contribuiva non poco al
suo malumore
Finalmente giunsero buone notizie dallAquitania. Il siniscalco del re
dInghilterra in Guienna, messer Basset, tanto pi permaloso in quanto
concerneva la sua autorit quanto pi era ridicolo il suo nome, aveva incominciato
a preoccuparsi per quella fortezza che si stava costruendo a Saint-Sardos. La
consider unusurpazione dei diritti del suo signore, il re dInghilterra, e un
insulto alla propria persona. Raccolto un piccolo esercito, entr dimprovviso a
Saint-Sardos, saccheggi la borgata, cattur gli ufficiali incaricali di sorvegliare il
morto.
Non si fa la guerra in un momento di lutto; tanto pi che re Carlo era
profondamente abbattuto e quasi incapace di presiedere le riunioni del Consiglio.
Evidentemente una qualche maledizione gravava sul suo destino di marito,
ingannato la prima volta, vedovo la seconda Monsignor di Valois, rinunciando a
qualsiasi altro progetto, dovette dunque trovare al re una terza sposa, anche
perch Carlo era sempre inquieto e irritato, e se la prendeva con tutti per la
mancanza di eredi in cui il regno era venuto a trovarsi. Il suo primo matrimonio
glielo aveva combinato il padre, il secondo lo zio, e sembrava proprio che
nessuno dei due lavesse indovinata.
Non era tanto facile trovare delle principesse che accettassero di entrare a far
parte di questa famiglia di Francia, di cui si incominciava a dire che era
perseguitata dalla malasorte.
Carlo di Valois avrebbe dato volentieri al nipote una delle proprie figlie ancor
nubili, se la loro et lo avesse consentito; purtroppo per, anche la maggiore,
quella che poco tempo prima aveva offerto al principe ereditario dInghilterra,
non aveva pi di dodici anni. E Carlo il Bello non era affatto disposto a
pazientare, n per ritrovare la pace delle proprie notti, n per assicurarsi una
successione.
Cos Lord Mortimer dovette attendere che si trovasse una sposa per il re
Restava a Carlo IV unaltra cugina germana, figlia del defunto Monsignor
Luigi dEvreux, e sorella di quel Filippo dEvreux che aveva sposato Giovanna di
Navarra, la presunta bastarda di Margherita di Borgogna. Questa Giovanna
dEvreux non era molto bella, ma era fatta bene, e soprattutto aveva let
necessaria per essere madre. Monsignor di Valois, impaziente di liberarsi da
questo impiccio, incoraggi la corte a insistere perch Carlo consentisse a queste
nozze. Tre mesi dopo la morte di Maria di Lussemburgo, venne chiesta al papa
una nuova dispensa. E Roberto dArtois, genero di Carlo Valois, che era zio del
re, divenne a sua volta zio acquisito del sovrano suo cugino, poich Giovanna
dEvreux era figlia della defunta sorella Margherita dArtois.
Il matrimonio venne celebrato il 5 luglio. Quattro giorni prima, Carlo aveva
deciso di confiscare lAquitania e il Ponthieu per ribellione e difetto domaggio.
Papa Giovanni XXII, fedele a quella che riteneva la sua missione ogni volta che
scoppiava un conflitto fra due sovrani, scrisse a re Edoardo, invitandolo a rendere
lomaggio per appianare almeno in parte la controversia. Ma gi lesercito francese
era sul piede di guerra, e si stava radunando a Orlans, mentre nei porti si andava
allestendo una flotta per attaccare le coste inglesi.
Dal canto suo, il re dInghilterra aveva ordinato una leva di soldati in Aquitania,
e messer Ralph Basset riuniva le sue bandiere; anche il conte di Kent tornava in
Francia, ma passando stavolta per lOceano, e assumeva nel ducato la
luogotenenza affidatagli dal fratellastro.
Tutto era pronto, allora? No, perch monsignor di Valois dovette correre a Barsur-Aube a incontrarvi Leopoldo dAbsburgo e a discutervi dellelezione al Sacro
Romano Impero, concludendo poi un trattato in base al quale Absburgo
simpegnava a non prestare la propria candidatura, ricevendo in cambio denaro,
pensioni e rendite in misura sin dora fissata, qualora Valois fosse stato eletto
imperatore. E Ruggero Mortimer continuava ad attendere.
Infine il 1 agosto, in una giornata terribilmente calda, in cui i cavalieri
cuocevano nella loro corazza come in una marmitta, Carlo di Valois, altero,
imponente, con il cimiero sul casco e il giaco sopra larmatura, si fece porre in
sella. Gli stavano accanto il secondogenito, conte dAlengon, il nipote Filippo
dEvreux, nuovo cognato del re, il connestabile Gaucher di Chtillon, lord
Mortimer di Wigmore, e infine Roberto dArtois che, in sella a un cavallo degno
delle sue proporzioni, poteva sorvegliare lintero esercito.
Monsignor di Valois, partendo per questa campagna, la seconda per lui nella
Guienna, da lui voluta, decisa e quasi fabbricata, era dunque allegro, felice, o
anche soltanto soddisfatto? Nemmeno per idea. Era di pessimo umore, in quanto
Carlo IV si era rifiutato di firmare il decreto che lo nominava luogotenente del re
in Aquitania. Se qualcuno aveva diritto a questo titolo, non era forse Carlo di
Valois? E che figura ci faceva quando il conte di Kent, un giovanetto, un
poppante, e per di pi suo nipote, aveva invece ottenuto da re Edoardo il grado
di luogotenente!
Ci si chiedeva a volte cosa mai passasse per la testa di Carlo il Bello, e la
ragione dei suoi bruschi e ostinati rifiuti quando gli veniva richiesto qualcosa di
evidentemente necessario. Lui, che non era in grado di decidere di nulla! In
fondo, valeva proprio la pena di affannarsi tanto a governare un regno per quel
balordo coronato, per quel papero? Carlo non smetteva di ripeterlo ai suoi vicini.
Andando avanti di questo passo, un giorno o laltro, si sarebbe anche dovuto
fornirgli lerede
Il vecchio connestabile Gaucher di Chtillon, capo nominale dellesercito, dal
momento che Valois non aveva nessuna carica ufficiale, piegava le palpebre
incartapecorite sotto un elmo di disegno antiquato. Era un po sordo, ma, tenuto
conto dei suoi settantaquattranni, faceva ancora la sua figura in sella.
Lord Mortimer aveva acquistato le sue armi da Tolomei. Sotto la visiera alzata,
si vedevano brillare i suoi occhi dai duri riflessi e dallo stesso colore dellacciaio.
Dovendo combattere, per colpa del suo re, contro il suo stesso paese, indossava,
in segno di lutto, una cotta di velluto nero. La data di questa partenza non
lavrebbe mai dimenticata: era il 1 agosto 1324, festa di San Pietro in Vincoli; un
anno esatto dalla sua evasione dalla Torre di Londra.
VI LE BOCCHE DA FUOCO
sul petto e arrotolata intorno alla cintura, gli stivali senza speroni e il capo nudo;
fra tutti quei baroni armati fino ai denti e vestiti di maglie di ferro, dava una
strana impressione di grazia e di coraggio, ma insieme anche di poca seriet.
Lintenso frastuono delle campane lo sorprese alluscita della torre, e il gran sole
dagosto gli fece battere le palpebre. Il levriere incominci a ululare.
Salirono sul tetto della Thomasse, la gran torre rotonda costruita da Riccardo
Cuor di Leone. Cosa non aveva costruito del resto, questo antenato? Le mura
esterne della torre di Londra, Chteau-Gaillard, la fortezza di La Role
La Garonna, larga e luccicante, scorreva ai piedi della collinetta, quasi a picco,
disegnando degli arabeschi nella grande fertile pianura, dove lo sguardo poteva
spingersi sino alla lontana linea azzurra dei monti dellAgenois.
Non vedo nulla disse il conte di Kent che si aspettava di vedere le
avanguardie francesi nei dintorni immediati della citt.
Ma s, monsignore gli risposero, urlando per dominare lo strepito delle
campane. Lungo il fiume, a monte, verso Sainte-Bazeille!
Stringendo gli occhi e portandosi una mano alla visiera, il conte di Kent fin
per scorgere uno scintillante nastro parallelo a quello del fiume. Gli dissero che
era il riflesso del sole sulle corazze e sulle gualdrappe dei cavalli.
E sempre quel frastuono di campane a spezzare laria! I campanari dovevano
aver le braccia a pezzi, a questora. Nelle strade della citt, e soprattutto intorno al
municipio, la gente si agitava. Come sembravano piccoli gli uomini, visti dai merli
di una cittadella! Degli insetti. E su tutte le strade che conducevano alla citt si
vedevano contadini impauriti: chi trascinava una vacca, chi spingeva avanti le
capre, chi spronava i buoi del suo attacco. Abbandonavano di corsa i campi; e fra
poco sarebbero arrivati anche quelli dei villaggi vicini, portandosi in spalla o
ammonticchiata su un carretto la loro roba. Tutta questa gente si sarebbe sistemata
alla meglio in una citt gi sovrappopolata dai soldati e dai cavalieri di Guienna
Ci vorranno ancora due ore prima che riusciamo a farci unidea
approssimativa del numero dei francesi disse il siniscalco, e sotto le mura
non arriveranno che a sera inoltrata.
Brutta stagione questa per far la guerra disse di malumore messer di
Bergerac che gi da qualche giorno aveva dovuto lasciare Sainte-Foy-la-Grande
per sfuggire allavanzata francese.
Perch cattiva stagione? chiese il conte di Kent mostrando il cielo terso e
la meravigliosa campagna che si stendeva sotto i loro occhi.
Certo faceva caldo, ma non era forse meglio che il fango e la pioggia? Se
questi uomini dellAquitania avessero combattuto qualche volta in Scozia, si
Non credete, Carlo intervenne Roberto dArtois che alla crociata far
ancora pi caldo? Ci vedete lanciarci a cavallo contro il sultano dEgitto? E poi,
laggi, sembra che di uva se ne coltivi ben poca. Ci toccher leccar la sabbia,
temo.
Oh, la crociata, la crociata replic Valois con tono insieme tediato e
irritato. Non si sa neanche se si far la crociata, con tutti gli ostacoli che mi
frappongono! bello dedicare la vita al servizio dei regni e della Chiesa, ma
viene il momento in cui ci si stanca di consumare continuamente le proprie
energie per degli ingrati.
Gli ingrati erano papa Giovanni XXII, che continuava a recalcitrare alla
proposta di concedere i sussidi, come se davvero intendesse scoraggiare la
spedizione, e soprattutto re Carlo V che non soltanto non gli aveva ancora
mandato il decreto di nomina a luogotenente, e questo era gi parecchio
offensivo, ma aveva approfittato dellassenza dello zio per presentarsi egli stesso
candidato allimpero. Naturalmente, il papa aveva concesso ufficialmente il suo
appoggio a questa candidatura, mandando a gambe allaria il magnifico piano
architettato da Valois con Leopoldo dAbsburgo. Passava per uno sciocco re Carlo,
ed effettivamente lo era, ma era anche uno specialista in colpi mancini. Valois ne
aveva avuto notizie quello stesso giorno, il 25 agosto. Non si poteva immaginare
un San Luigi peggiore!
Era talmente di malumore e talmente indaffarato a scacciarsi le mosche dal viso
che dimenticava perfino di guardare il paesaggio. Si accorse perci di La Role
solo quando vi arriv davanti, a quattro o cinque tiri di balestra.
La Role era stata edificata su uno sperone roccioso, a strapiombo sulla
Garonna ed era a sua volta dominata da un cerchio di verdi colline. Stagliata su
un cielo pallidissimo, stretta entro difese di solida pietra ocra dorata dal sole del
tramonto, con i campanili, le torri del suo castello, lalta struttura del municipio
dalla guglia traforata, e tutti i suoi tetti di tegole rosse accatastati gli uni accanto
agli altri, assomigliava a quelle miniature che nei libri dore raffiguravano
Gerusalemme23. Una bella citt, davvero. E poi la sua posizione elevata ne faceva
una fortezza quasi inespugnabile: non aveva agito da sciocco il conte di Kent
scegliendola come suo riparo. E non sarebbe stato facile prendere dassalto una
citt cos munita.
Lesercito si era fermato in attesa di ordini. Ma monsignor di Valois non ne
dava. Teneva il broncio. Che il connestabile o i marescialli prendessero le decisioni
che ritenevano pi sagge: lui, non essendo luogotenente del re e non avendo
alcun potere, non si sarebbe pi assunto responsabilit.
rendimento di omaggio.
Fu il siniscalco Basset, che alzandosi sulla punta dei piedi per risultare visibile
attraverso i merli, rispose, per ordine del conte Edmondo di Kent, luogotenente
del re dInghilterra in Aquitania e Guascogna, che lingiunzione era inaccettabile e
che il conte non avrebbe abbandonato la citt n consegnato il ducato, se non vi
fosse stato costretto con la forza.
Trasmessa dunque, secondo le regole, la dichiarazione di assedio, ognuno pot
tornarsene ai propri compiti.
Monsignor di Valois mise al lavoro i trenta minatori prestatigli dal vescovo di
Metz, affidando loro il compito di scavare delle gallerie sotterranee fin sotto le
mura, e di collocarvi dei barili di polvere, ai quali poi si sarebbe dato fuoco.
Lingeniator Hugues, un uomo del duca di Lorena, prometteva da questa
operazione miracolosi risultati: il bastione si sarebbe aperto come un fiore a
primavera.
Ma gli assediati, messi in allarme dal sordo rumore dei picconi, rovesciarono
sui cammini di ronda dei recipienti pieni dacqua; qualora, alla superficie di
questacqua, si formassero delle increspature, era segno che, sotto, i francesi
stavano scavando un camminamento. E ne scavarono uno anche loro, ma di notte,
quando i minatori lorenesi lavoravano di giorno. La mattina in cui le due gallerie
si congiunsero, ci fu nelle viscere della terra, al tenue riverbero dei lucignoli, un
atroce massacro, i superstiti del quale risalirono alla superficie coperti di sudore, di
nera polvere e di sangue, lo sguardo folle come se tornassero dallinferno.
Fu allora che, pronte ormai le piattaforme di tiro, monsignor di Valois decise di
mettere in azione le bocche da fuoco.
Erano grossi tubi di bronzo, cerchiati di ferro e poggianti su affusti di legno
senza ruote. Ci volevano dieci cavalli per trascinare uno solo di quei mostri, e
venti uomini per puntare, abbassare e caricare. Nelle vicinanze, erano state
costruite delle specie di baracche di solida quercia, destinate a proteggere i serventi
qualora uno di questi aggeggi fosse esploso.
I pezzi, venuti da Pisa, erano stati in un primo tempo consegnati al siniscalco
di Linguadoca, il quale li aveva poi fatti portare a Castelsarrasin e ad Agen. I
serventi italiani li chiamavano bombarde7 per lo spaventoso baccano che
facevano.
I grandi signori e i capi-drappello si erano radunati per vedere come
funzionassero quelle bombarde. Il connestabile Gaucher alzava le spalle,
brontolando di non credere alla loro capacit di distruzione. Perch dar sempre
credito alle novit, quando ci si poteva servire di buone macchine come i
fissarsi.
Terminato il banchetto, i capi principali si ritirarono per redigere i numerosi
articoli dellatto di resa. Kent, in verit, era pronto a cedere su tutto, eccezion fatta
per certe formule che potevano mettere in discussione la legittimit del potere del
re dInghilterra, e per linclusione del siniscalco Basset e di messer di Montpezat
nella lista degli ostaggi. Costoro infatti, per aver catturato e impiccato dei
rappresentanti del re di Francia, avrebbero dovuto sottostare a ovvie rappresaglie.
Valois invece esigeva la consegna immediata e del siniscalco e del responsabile
della rivolta di Saint-Sardos.
Ai negoziati partecipava anche lord Mortimer. Egli propose di avere un
abboccamento privato con il conte di Kent, suscitando lopposizione del
connestabile. Non si poteva lasciar discutere una tregua da un transfuga del campo
avverso! Ma Roberto dArtois e Carlo di Valois avevano fiducia in Mortimer, e i
due inglesi poterono cos conversare a quattrocchi.
Pensate veramente, my lord, di tornarvene subito in Inghilterra?
domand Mortimer.
Kent non rispose.
di affrontare re Edoardo vostro fratello, di cui ben conoscete le collere e
le ingiustizie continu Mortimer e che vi rinfaccer una disfatta di cui
solo i Despenser sono stati causa? Non potete infatti ignorare, my lord, di
essere stato tradito. Vi erano stati promessi dei rinforzi, lo sappiamo, vi avevano
anzi giurato che erano gi in viaggio, ma in realt non si era mai pensato di
imbarcarli. E lordine al siniscalco di Bordeaux di non accorrere in vostro
soccorso finch non fossero arrivati questi inesistenti aiuti, non stato forse un
tradimento? Non meravigliatevi nel vedermi cos bene informato: tutto merito
dei banchieri lombardi Ma vi siete chiesto quale sia la causa di cos
proditoria negligenza nei vostri confronti? Non avete capito a cosa essa mira?
Kent rimaneva silenzioso, inclinando un poco il capo a guardarsi le dita.
Vincitore qui riprese Mortimer sareste divenuto per i Despenser un
concorrente troppo pericoloso, e avreste assunto nel regno eccessiva
importanza. Hanno perci preferito farvi subire lumiliazione di una disfatta, a
costo di perdere lAquitania, cosa che del resto non ha grande importanza per
quegli uomini la cui sola preoccupazione di depredare una dopo laltra tutte
le baronie delle Marche. Capite adesso perch, tre anni fa, ho dovuto ribellarmi
per lInghilterra contro il suo re, o per il re contro se stesso? Chi vi garantisce
che, appena tornato in patria, non sarete a vostra volta accusato di tradimento e
gettato in carcere? Siete ancora giovane, my lord, e non sapete di che cosa sono
PARTE SECONDA
ISABELLA
dei domenicani, la chiesa dei frati minori, quella dei frati predicatori e degli
agostiniani ingrandite e restaurate. Gli Ospitalieri di San Giovanni di
Gerusalemme si erano costruiti una splendida commenda. Oltre la piazza del
mercato, era sorta una nuova cappella dedicata a SantAntonio e si stavano
scavando le fondamenta della futura chiesa di San Desiderio.
Da una settimana, il conte di Bouville girava per Avignone senza riconoscerla,
senza ritrovarvi le memorie che vi aveva lasciato. Ogni passeggiata, ogni percorso
erano per lui fonte continua di meraviglia e di sorpresa. Possibile che in otto anni
una citt potesse aver cambiato cos radicalmente daspetto?
E non erano soltanto i santuari sorti dal nulla o arricchiti di facciate moderne, a
mostrare per ogni dove le loro guglie, le loro ogive, i loro rosoni, i loro merletti
di pietra bianca, leggermente indorati dal sole invernale e accarezzati dal vento del
Rodano.
Ovunque si innalzavano palazzi principeschi, dimore prelatizie, edifici comunali,
abitazioni di borghesi arricchiti, case di compagnie lombarde, depositi, magazzini.
Ovunque si udiva il rumore, paziente e incessante come la pioggia, degli
scalpellini, milioni di piccoli colpi sferrati dal metallo sulla roccia tenera, strumenti
indispensabili a edificare le capitali. Ovunque una folla numerosa, continuamente
interrotta anche in pieno giorno, dalle fiaccole che precedono i cardinali, ovunque
una moltitudine attiva, vispa, indaffarata, avanzava sui calcinacci, sulla segatura,
sulla polvere calcarea. tipico delle et pi prospere che le scarpe ricamate dei
potenti si sporchino dei cascami delledilizia.
No, Ugo di Bouville non riconosceva pi nulla. Il mistral gli gettava negli
occhi, con la polvere dei cantieri, continui barbagli. Le botteghe rigurgitavano
delle merci pi pregiate: velluti pesanti, sete, tele doro, passamanerie, e tutte si
onoravano di fornire il Santo Padre e le reverende eminenze del suo sacro
piuma in balia del vento, aveva cos ben amministrato le finanze della Chiesa, cos
ben tassato adulteri, sodomiti, incestuosi, ladri, criminali, preti indegni e vescovi
rei di violenza, a cos caro prezzo venduto le abbazie, con tanta accortezza
controllato le risorse di tutti i beni ecclesiastici, da potersi costruire una citt e
garantire i pi alti redditi del mondo. E oggi poteva largamente mantenere i
familiari e servirsene come strumenti del suo potere. N era avaro di doni ai
poveri e di presenti ai ricchi: offriva infatti ai visitatori gioielli e medaglie doro
benedette che gli venivano forniti dallebreo Boncoeur.
Sprofondato pi che seduto in una poltrona dallimmenso schienale, con i piedi
adagiati su due spessi cuscini di seta doro, papa Giovanni presiedeva la lunga
tavolata che era insieme una riunione di famiglia e una specie di concistoro.
Bouville, che gli sedeva alla destra, lo contemplava affascinato. Comera cambiato
il Santo Padre dopo lelezione! Non tanto nellaspetto fisico: il tempo non aveva
pi presa su quel volto scarno, ossuto, mobile e rugoso, dal cranio racchiuso in
un berretto guarnito di pelliccia, dagli occhietti da topo senza ciglia n
sopracciglia, dalla bocca estremamente sottile dove il labbro superiore rientrava un
poco sotto una gengiva priva di denti. Giovanni XXII portava i suoi ottantanni
assai meglio di quanto altri non portassero i cinquanta: bastava guardagli le mani,
lisce, appena incartapecorite, dalle giunture estremamente sciolte. Era soprattutto
nellatteggiamento, nel tono della voce, nei discorsi che teneva, che si era verificata
una totale trasformazione. Questuomo che aveva ottenuto il cappello cardinalizio
falsificando la scrittura di un re, e la tiara con due anni di sordi intrighi e di
corruzioni elettorali, culminati in un mese di simulazione di una malattia
incurabile, sembrava aver ritrovato nel vicariato supremo una nuova anima. Partito
quasi dal nulla e arrivato allappagamento della pi alta fra le ambizioni umane;
non avendo ormai pi nulla da desiderare o da ottenere per se stesso, tutte le forze
e tutto il formidabile lavorio del cervello che lo avevano condotto a tale vetta
potevano essere impiegati in modo del tutto disinteressato al bene esclusivo della
chiesa quale egli lo concepiva. E che prodigi di attivit vi dispensava! Quanti di
quelli che lo avevano eletto, convinti che sarebbe presto scomparso o che avrebbe
lasciato governare la Curia in suo nome, quanti si erano ormai pentiti! Giovanni
XXII rendeva loro la vita dura. Lomettino era davvero un grande pontefice!
Si occupava di tutto e decideva su ogni questione. Nel marzo precedente non
aveva esitato a scomunicare limperatore di Germania, Luigi di Baviera,
destituendolo e aprendo quella successione al Sacro romano impero per la quale
tanto si agitavano il re di Francia e il conte di Valois. Interveniva in tutte le
controversie fra prncipi cristiani, richiamandoli, giusta la sua missione di pastore
luccio e a sorbire una tazza di latte. Si era messo in mente che un papa dovesse
nutrirsi esclusivamente di alimenti bianchi.
Bouville doveva anche trattare una seconda questione, assai pi delicata, e
anchessa per incarico di monsignor di Valois: si trattava precisamente della
crociata, un argomento scottante al quale Giovanni XXII non aveva fatto il
minimo accenno nei precedenti colloqui. Eppure, bisognava decidersi. Regola
fondamentale per un ambasciatore di non affrontare mai di petto i problemi pi
spinosi; perci Bouville credette di dar prova di astuzia dicendo:
Santissimo Padre, la corte di Francia ha seguito con molta attenzione il
concilio di Valladolid, presieduto due anni fa da un vostro legato, nel corso del
quale venne deciso che i chierici dovessero lasciare le loro concubine
pena, in caso contrario continu papa Giovanni con una vocina
rapida e soffocata di essere privati dopo due mesi di un terzo dei frutti dei
loro benefici, dopo altri due mesi di un altro terzo, e infine, passato ancora un
bimestre, di tutto. In verit, messer conte, luomo, e anche il prete, peccatore,
e noi ci rendiamo conto che non sar possibile sopprimere ogni peccato. Ma
servir se non altro, per quanti persisteranno nellerrore, a riempire le nostre
casseforti che servono a fare del bene. E molti eviteranno di rendere pubblici i
loro scandali.
E i vescovi cesseranno, come fanno adesso anche troppo spesso, di assistere
personalmente al battesimo o alle nozze dei loro figli illegittimi.
Dette queste parole, Bouville arross. Che idea parlare di figli illegittimi alla
presenza del cardinale del Pouget! Una gaffe, aveva commesso una gaffe. Ma
poich nessuno sembrava averla notata, Bouville si affrett a proseguire:
Ma perch, Santissimo Padre, si fissata una pena ancor pi severa contro
quei sacerdoti le cui concubine non sono cristiane?
Il motivo molto semplice, messer conte rispose papa Giovanni. Il
decreto riguarda soprattutto la Spagna, dove esistono moltissimi mori e dove
i nostri chierici trovano con estrema facilit delle compagne per nulla
imbarazzate dallipotesi di fornicare con un tonsurato.
Si spost leggermente sulla poltrona, e un rapido sorriso aleggi sulle sue
labbra serrate. Aveva gi capito dove Bouville voleva andare a parare portando il
discorso sui mori. E ora attendeva, con unaria fra il divertito e il diffidente che
egli inghiottisse ancora una sorsata e assumesse un atteggiamento falsamente
disinvolto per dire:
indubbio, Santissimo Padre, che quel concilio ha promulgato editti
davvero saggi, che ci saranno molto utili per la crociata. I nostri eserciti saranno
era opinione del conte di Valois come di re Carlo che voi sareste stato
sensibile allonore che la cristianit potrebbe trarre
Lonore della cristianit, figliolo mio caro, di vivere in pace lo
interruppe il papa con un colpetto sulla ma no.
Anche in questo era cambiato il Santo Padre. Una volta lasciava sempre che il
suo interlocutore arrivasse alla fine del discorso, anche se aveva gi capito tutto
dalla prima parola. Adesso, invece, interrompeva: aveva troppo da fare per
aspettare che gli spiegassero cose che gi conosceva. Bouville, comunque, che gi
si era preparato il suo discorso, continuava imperterrito:
Non forse nostro dovere ricondurre gli infedeli alla vera fede e combattere
leresia nelle loro terre?
Leresia? Leresia, Bouville? rispose papa Giovanni in un sussurro
indignato. Occupiamoci prima di estirpare quella che fiorisce nelle nostre
nazioni, e non abbiamo tanta fretta nello spremere il bubbone sul volto del vicino
quando il nostro corroso dalla lebbra! Combattere leresia compito mio, e
credo di riuscirvi abbastanza bene. I miei tribunali funzionano, e ho assoluto
bisogno della collaborazione di tutti i miei chierici, come di quella di tutti i
principi cristiani, per metterla alle strette. Se la cavalleria europea se ne andr in
Oriente, il diavolo avr campo libero in Francia, in Spagna e in Italia! Da quanto
tempo Catari, Albigesi e Spirituali se ne stanno tranquilli? Perch ho suddiviso la
grande diocesi di Tolosa che serviva loro da rifugio, creando nella Linguadoca
sedici nuovi vescovati? E i vostri pastorelli, le cui bande pochi anni fa sono
arrivate perfino da noi, non erano forse ispirati dalleresia? Non basta una
generazione ad estirpare un male cos profondo. Bisogna attendere i figli dei
nipoti per esser certi di essere arrivati alla fine.
Tutti i prelati presenti potevano testimoniare del rigore con cui Giovanni XXII
perseguitava gli eretici. Se per i peccatucci della natura umana, la consegna era di
mostrarsi longanimi, accontentandosi di un risarcimento finanziario, in compenso
i roghi ardevano in continuazione a punire gli errori dello spirito. Correva
addirittura nel mondo cristiano una battuta del monaco Bernardo Dlicieux, un
francescano che aveva voluto lottare contro linquisizione domenicana, ed era stato
cos audace da venire a predicare, proprio ad Avignone, guadagnandosi in cambio
la reclusione perpetua. Nemmeno San Pietro e San Paolo, aveva detto,
potrebbero dimostrare di non essere eretici, se tornassero su questa terra e se
venissero interrogati dagli Accusatori.
Ma nello stesso tempo il Santo Padre non poteva fare a meno di diffondere
certe strane idee, partorite dalla sua vivace intelligenza, che, emesse dallalto della
obbediente e un eccellente cristiano, sono certo che accetter per il bene stesso
della nostra santa Chiesa.
Bouville era molto infelice. Certo, tutti erano daccordo nel rinunciare alla
crociata, ma non cos, in due parole e senza contropartita.
Non dubito, Santissimo Padre disse che monsignor di Valois vi
obbedisca, ma gi ha impegnato, oltre allautorit della sua persona, notevoli
somme.
Quanto occorre a monsignor di Valois per non soffrire troppo al pensiero
di avere impegnato la sua autorit personale?
Non so, Santissimo Padre disse Bouville arrossendo. Monsignor di
Valois non mi ha incaricato di rispondere a questa domanda.
Ma s, ma s. Lo conosco bene: sono certo che laveva prevista. Quanto?
Ha gi anticipato parecchio ai cavalieri dei propri feudi per equipaggiare le
loro bandiere
Quanto?
Si preoccupato di rifornirsi della nuova artiglieria a polvere
Quanto, Bouville?
Ha ordinato grossi quantitativi di armi dogni genere
Non sono uomo di guerra, messere, e non vi chiedo il conto delle balestre.
Voglio solo che mi diciate la cifra che monsignor di Valois desidera a mo di
risarcimento.
Dicendo questo, sorrideva nel vedere il suo interlocutore sulle spine. E anche
Bouville non poteva esimersi dal sorridere nel vedere andare in fumo tutti i suoi
grossolani stratagemmi. Non cera niente da fare: doveva proprio pronunciarla
quella cifra. E in un sussurro, abbastanza simile a quello del papa, mormor:
Centomila lire
Giovanni XXII scosse il capo e disse:
la tariffa normale del conte Carlo. Mi sembra per che una volta i
fiorentini, per liberarsi dellaiuto che aveva loro portato, abbiano dovuto dargli
di pi; e un po meno i senesi per convincerlo a lasciare la loro citt. In altra
occasione, il re dAnjou ha dovuto dissanguarsi pi o meno della stessa somma
per ringraziarlo di un aiuto che non gli aveva chiesto. un sistema come un
altro per far quattrini Il vostro Valois, Bouville, un formidabile briccone!
Su, portategli la buona notizia Gli daremo centomila lire e la nostra
apostolica benedizione!
Tutto sommato, era ben felice di cavarsela a cos basso prezzo. Ed era felice
anche Bouville che si trovava improvvisamente ad aver compiuto la sua missione.
Mhanno detto, chi me lha detto? incalz il papa che quella stessa
damigella era stata nutrice del piccolo re postumo, il figlio della Signora
Clemenza dUngheria, durante la reggenza del conte di Poitiers. Non cos?
S, s, Santissimo Padre. Credo proprio fosse lei.
Un fremito attravers le mille piccole rughe che solcavano il volto del papa.
Come, credete? Non eravate il curatore al ventre della Signora Clemenza?
Non le foste vicino quando le capit la sciagura di perdere il figlio? Non
sapevate dunque chi era la nutrice?
Bouville era diventato rosso. Avrebbe dovuto essere pi guardingo, tanto da
capire che quando il Santo Padre aveva pronunciato il nome di Guccio Baglioni lo
aveva fatto con qualche precisa intenzione, e con maggiore abilit di lui che, per
introdurre il discorso sulla crociata, era andato a tirar fuori il concilio di Valladolid
e i mori di Spagna! E poi, il Santo Padre non poteva non avere notizie di Guccio:
i Tolomei di Siena non erano forse un po i suoi banchieri?
Gli occhietti grigi del papa non abbandonavano quelli di Bouville e le domande
si susseguivano insistenti.
E quel processo che ha avuto la signora Mahaut dArtois e cui avete
testimoniato anche voi? Cosa cera di vero, messer conte carissimo, in quelle
accuse?
Oh, Santissimo Padre, soltanto quello che la giustizia ha messo in luce!
Pettegolezzi, voci che correvano, e che la signora Mahaut volle porre a tacere.
Si era ormai alla fine del pasto e gli scudieri, passando le brocche e le bacinelle,
versavano lacqua sulle dita dei convitati. Due cavalieri nobili si avvicinarono per
tirare indietro la sedia del Santo Padre.
Messer conte disse costui sono stato molto lieto di rivedervi. Non so,
considerando la mia tarda et, se questa gioia mi verr ancora accordata
Bouville, che si era intanto alzato, respir meglio. sembrava venuto il momento
degli addii che avrebbero posto fine a quellinterrogatorio.
Perci continu il papa voglio concedervi la massima grazia che io
possa accordare a un cristiano. Vi confesser personalmente. Accompagnatemi
in camera mia.
ome risuonava bene, sotto il ferro dei cavalli, il suolo delle strade
francesi! Quale gradevole musica produceva lo stridio della ghiaia! E laria che si
respirava, laria leggera del mattino bagnato dal sole, che meraviglioso profumo,
che meraviglioso sapore aveva! Le gemme incominciavano a schiudersi, e delle
foglioline verdi, tenere e palpitanti, venivano ad accarezzare la fronte dei
viaggiatori sino in mezzo alla strada. Lerba dei pendii e dei prati dellle-de-France
era meno ricca, meno lussureggiante di quella dInghilterra, ma per la regina
Isabella era, finalmente, lerba della libert e della speranza!
La criniera della bianca giumenta ondeggiava al ritmo della marcia. A qualche
tesa di distanza, seguiva una lettiga portata da due mule. Ma la regina era troppo
felice, troppo impaziente per sopportare di rimaner chiusa in quel trabiccolo.
Aveva preferito montare la sua chinea che ora spronava perch affrettasse
landatura: aveva voglia di saltare le siepi e di galoppare in mezzo allerba.
Boulogne, dove si era sposata quindici anni prima nella chiesa di Notre-Dame,
Montreuil, Abbeville e Beauvais erano state le tappe del suo viaggio. Aveva
trascorso la notte precedente a Maubuisson, nei pressi di Pontoise, in quel
maniero reale dove aveva visto per lultima volta suo padre, Filippo il Bello. Un
percorso che era stato come un pellegrinaggio nel passato. Come se dovesse
rivivere le diverse fasi della sua vita prima di ricominciare da capo, abolendo del
tutto lultimo quindicennio.
Vostro fratello Carlo diceva Roberto dArtois che le cavalcava accanto
se la sarebbe certamente ripresa e ce lavrebbe imposta come regina, tanto
continuava a rimpiangerla e tanto poco pareva disposto a cercarsi una nuova
sposa.
Ma di chi parlava Roberto? Ah, s, di Bianca di Borgogna! Gli era tornata alla
mente a Maubuisson dove, poco prima, con Enrico di Sully, Giovanni di Roye, il
conte di Kent, Lord Mortimer, e tutto un corteo di gentiluomini, era venuto ad
borghesi di Creil dove era avvenuto il battesimo, e tutti hanno risposto che era
stata proprio lei a tenere in mano il bambino per poi consegnarlo a Carlo di
Valois, e che non era possibile sbagliarsi visto che era la pi alta dei presenti
nella cappella, e che superava tutti di almeno una testa. Vedete dunque che
razza di bugiarda quella donna!
Isabella si sforzava di ascoltare, ma in realt pensava solo a se stessa, a un
insolito contatto che poco prima laveva turbata. Quale sensazione curiosa
possono dare i capelli di un uomo improvvisamente toccati!
La regina alz gli occhi verso Ruggero Mortimer che si era portato alla sua
destra con un movimento insieme autoritario e naturale, quasi fosse stato il suo
protettore e il suo guardiano. Ne contemplava le folte ciocche che uscivano dal
suo cappello nero. A guardarle, nessuno avrebbe mai immaginato che quei capelli
potessero essere cos soffici al tatto.
Era avvenuto per puro caso nel momento stesso del loro incontro. Isabella era
rimasta sorpresa vedendo apparire Mortimer vicino al conte di Kent. In Francia,
dunque, il ribelle, levaso, luomo al quale Edoardo aveva confiscato tutti i titoli e
tutte le propriet, camminava a fianco a fianco con il fratello del re dInghilterra, e
sembrava quasi aver la precedenza su di lui. Lo stesso stupore era evidente anche
negli sguardi che si scambiavano i membri della scorta inglese.
Mortimer allora, balzando a terra, si era precipitato verso la regina per baciarle
lorlo dellabito; ma la giumenta Aveva avuto uno scarto e le labbra di Ruggero
avevano sfiorato il ginocchio di Isabella, che a sua volta aveva meccanicamente
posato la mano sul capo scoperto di quellamico ritrovato. E ora, a cavallo, su
quella strada nella quale i rami gettavano delle strisce dombra, il morbido contatto
dei suoi capelli le sembrava ancora percettibile, sotto il velluto del guanto.
Ma il motivo pi serio per proclamare nullo il legame, oltre al fatto che i
contraenti non avevano let canonica per copulare, e neppure la possibilit
naturale di farlo, fu riconosciuto nel fatto che vostro fratello Carlo, al momento
del matrimonio, non aveva il discernimento indispensabile a cercarsi moglie
secondo le esigenze della sua posizione, n la volont per esprimere la propria
scelta, essendo egli incapace, semplice e sciocco; che pertanto il contratto non
aveva alcun valore. Inhabilis, simplex, et imbecillus! E tutti, da vostro zio
Valois allultima camerista, concordarono nel dichiarare che era veramente cos,
tanto vero che la defunta regina sua madre lo trovava talmente tonto da
soprannominarlo lei stessa il papero! Perdonatemi, cugina, se vi parlo cos di
vostro fratello, ma in fondo il re che ci toccato. Un caro ragazzo,
indubbiamente, e bello di viso, ma di poca stoffa. Logico, dunque, che si debba
governare al suo posto e che voi non possiate attendervi molto da lui.
A sinistra di Isabella scorreva il fiotto inesauribile delle parole di Roberto
dArtois e aleggiava il suo odore ferino. Ma sulla destra ella sentiva gli occhi di
Ruggero Mortimer posati su di lei con inquietante insistenza. Ogni tanto alzava lo
sguardo verso quelle pupille color della pietra, verso quel volto regolare dove un
solco profondo spartiva in due il mento, verso quel lungo torso arcuato, rigido sul
cavallo. Si stupiva di non ricordare la cicatrice bianca che spiccava sul suo labbro
inferiore.
Siete sempre cos casta, mia bella cugina? domand dun tratto Roberto
dArtois.
La regina Isabella arross e alz furtivamente gli occhi verso Ruggero
Mortimer, come se questa domanda la ponesse in colpa, per qualche inesplicabile
ragione, nei suoi confronti.
Per forza rispose.
Ricordate, cugina, il nostro incontro di Londra?
Ella arross ancor di pi. Cosa andava a tirar fuori Roberto, e cosa ne avrebbe
pensato Mortimer? Un attimo dabbandono nel momento di dirsi addio
neanche un bacio, soltanto la fronte appoggiata al petto di un uomo per cercarvi
rifugio Roberto, dunque, continuava a pensarci dopo undici anni? Isabella ne fu
lusingata, ma per nulla commossa. Aveva preso quel momento di sconforto per la
confessione di un desiderio? S, forse, quel giorno, ma soltanto quel giorno, se
non fosse stata regina, se non avesse avuto fretta di partire per denunciare le
principesse di Borgogna
Beh, se vi venisse in mente di cambiare abitudini insistette Roberto
con tono galante. Tutte le volte che penso a voi, ho sempre limpressione di
non aver riscosso un credito
Si interruppe improvvisamente, bloccato da uno sguardo di Mortimer, lo
sguardo di un uomo pronto ad estrarre La spada alla minima parola in pi. La
regina si rese conto di questa occhiata di sfida e, per darsi un contegno, accarezz
la bianca criniera della sua giumenta. Caro Mortimer! Quanta nobilt e quanta
cavalleria in lui! E come era piacevole respirare laria di Francia, e quanto era bella
quella strada con le sue luci e le sue ombre!
Un sorrisetto ironico incresp leggermente le guance paffute di Roberto
dArtois. Al suo credito, tanto per riprendere la metafora che aveva usato credendo
di parlare con delicatezza, non doveva pi pensarci. Non dubitava ormai che lord
Mortimer amasse la regina Isabella e che Isabella amasse Mortimer.
In genere sono gli altri che si accorgono dei nostri sentimenti, ancor prima che
IV IL RE CARLO
era voluto quasi un quarto dora per attraversare Parigi dalle porte al
palazzo della Cit. Alla regina Isabella vennero le lacrime agli occhi quando mise
piede a terra nel cortile di questo edificio che aveva visto costruire dal padre e che
gi aveva ricevuto la leggera patina dal tempo. Le tracce nere sulla pietra, nel
punto dove sboccavano i rigagnoli, non esistevano allepoca in cui Isabella aveva
abbandonato la casa per divenire regina.
Le porte si aprirono in cima al grande scalone, e Isabella non pot impedirsi di
attendere che comparisse il volto austero, gelido e sovrano di re Filippo il Bello.
Quante volte aveva visto cos suo padre, sullo scalino pi alto, mentre si preparava
a scendere in citt!
Il giovanotto che comparve in gonnella corta, con le gambe ben modellate, le
brache bianche e seguito dai suoi ciambellani, assomigliava abbastanza nella
statura e nei lineamenti al grande monarca scomparso, ma dalla sua persona non
emanava n forza n maest. Era soltanto una pallida copia, un calco di gesso
preso su un cadavere. Eppure, poich lombra del re di Ferro era ancora presente
dietro questo personaggio senzanima, poich in lui si impersonava e il tre o
quattro volte di inginocchiarsi; e ogni volta il fratello regno di Francia e il capo
della sua famiglia, Isabella cerc la trattenne con la mano dicendole:
Benvenuta, mia dolce sorella, benvenuta.
Dopo averla costretta a rialzarsi, sempre tenendola per mano, laccompagn
attraverso le gallerie sino allo studio abbastanza vasto dove sedeva abitualmente,
per informarsi del suo viaggio: a Boulogne il capitano della citt laveva accolta
bene?
Volle verificare personalmente che i ciambellani sorvegliassero i bagagli, e
facessero particolare attenzione a non lasciar cadere le casse.
Le stoffe si sciupano spieg. Ho ben visto lultima volta che sono
stato in Linguadoca come si erano rovinati i miei abiti!
Era per nascondere la sua emozione e il suo impaccio che dedicava tanta
attenzione a questioni di cos poca importanza?
Si misero a sedere, e Carlo il Bello disse:
Allora, come va, mia cara sorella?
Poco bene, fratello rispose lei.
E qual lo scopo del vostro viaggio?
Isabella io guard penosamente sorpresa. Ma come, suo fratello non era al
corrente? Roberto dArtois, che era entrato a palazzo con i comandanti della
scorta e batteva gli speroni sul pavimento come se fosse stato a casa sua, rivolse a
Isabella unocchiata, che significava chiaramente: Cosa vi avevo detto io?.
Sono venuta, fratello, per mettermi daccordo con voi su quel trattato che i
nostri due regni devono concludere se vogliono cessare di nuocersi a vicenda.
Carlo il Bello rimase per qualche istante in silenzio, con laria di uno che
chiede tempo per riflettere, ma in realt non pensava a nulla di preciso. Come con
Mortimer, nelle udienze che gli aveva concesso, come con chiunque, faceva delle
domande, senza poi prestare attenzione alle risposte.
Il trattato fin per dire. S, sono pronto a ricevere lomaggio di
Edoardo, vostro sposo. Ne discuterete con nostro zio Carlo, al quale ho dato
mandato di occuparsene. Ma il mare non vi ha dato fastidio? Sapete che non
ho mai navigato? Mi fa veramente impressione.
Fu necessario attendere che sciorinasse ancora qualche banalit del genere,
prima di potergli presentare il vescovo di Norwich, incaricato di condurre i
negoziati, e lord Cromwell, comandante della scorta inglese. Li salut tutti con
cortesia, ma era evidente che li avrebbe cancellati dalla memoria subito dopo.
Carlo IV non era probabilmente pi sciocco di quelle migliaia di suoi coetanei
che, nel suo stesso regno, erpicavano i campi di traverso, rompevano le spole dei
telai, o vendevano pece e sego sbagliandosi poi a fare i conti; il suo guaio era di
regnare avendo cos pochi numeri.
Sono anche venuta, fratello disse Isabella per chiedere il vostro aiuto e
affidare la mia persona alla vostra protezione: mi sono stati tolti tutti i miei
beni, ultimo fra questi la Cornovaglia che lInghilterra mi aveva assegnato con il
trattato di nozze.
Esporrete le vostre rimostranze a nostro zio Carlo: egli uomo saggio,
sorella, e io approver tutto quello che decider per il vostro bene. Ora, vi
accompagno alle vostre stanze.
Carlo IV lasci lassemblea per mostrare alla sorella lappartamento che le aveva
fatto riservare: cinque camere con una scala indipendente.
V LA CROCE DI SANGUE
di rosmarino, di rose e di melagrana non riempiva ormai che per met la brocca
di cristallo; le braci franavano nel focolare.
Non avevano nemmeno sentito le grida della ronda che si ripetevano, lontane,
ogni ora per lintera notte. Non potevano smettere di parlare, soprattutto la regina
che, per la prima volta dopo tanti anni, non aveva motivo di temere che una spia
stesse nascosta dietro gli arazzi per poi riferire ogni sua frase. Non avrebbe potuto
affermare di essersi mai confidata cos liberamente: della libert aveva infatti
perduto anche il ricordo. E non rammentava di aver mai parlato a un uomo che
lascoltasse con tanto interesse, che le rispondesse con tanto senno, e che le
rivolgesse attenzioni cosi generose. Avevano davanti giornate intere in cui
avrebbero avuto ampio agio di conversare, eppure non sapevano decidersi a
smettere, a lasciarsi sino allindomani. Erano impegnati in unorgia di confidenze.
Avevano tutto da dirsi, sulle condizioni dei regni, sul trattato di pace, sulle lettere
del papa e sui loro nemici comuni, e Mortimer doveva raccontare la sua prigionia,
la sua evasione, il suo esilio, e la regina confessare le nuove vessazioni e i nuovi
oltraggi che i Despenser le avevano inflitto.
Isabella era fermamente decisa a rimanere in Francia fin quando non vi fosse
venuto anche Edoardo per lomaggio; era questo, del resto, che le aveva
consigliato Orleton in un colloquio segreto svoltosi fra Londra e Dover.
Non potete, signora disse Mortimer tornare in Inghilterra prima che
ne siano stati scacciati i Despenser. Non potete e non dovete.
Era chiaro a che cosa tendevano in questi ultimi mesi le loro crudeli
angherie. Cercavano di spingermi a qualche folle gesto di rivolta per potermi
poi accusare di alto tradimento e rinchiudermi in qualche convento o in
qualche castello lontano come hanno fatto con la vostra sposa.
Povera cara Giovanna disse Mortimer. Quanto ha sofferto per me.
poterlo credere! Aveva tanto sperato di trovare un giorno un campione della sua
causa! Ed eccolo qui, questo campione, proprio di fronte a lei, con la grande
mano ossuta che aveva retto la spada e la traccia, leggera ma indelebile, sul viso di
una ferita subita al suo servizio. Cos, con quellabito nero, le sembrava balzato
fuori da un romanzo cavalleresco.
Ricordate, amico Mortimer
Aveva smesso di chiamarlo lord e Mortimer ne fu lieto pi che se avesse
vinto a Shrewsbury.
ricordate il lai del cavaliere di Gralent?
Mortimer aggrott le sopracciglia. Gralent? Il nome non gli giungeva
nuovo, ma aveva completamente dimenticato la sua storia.
in un libro di Maria di Francia che mi hanno rubato insieme al resto
riprese Isabella. Questo Gralent era un cavaliere cos forte e cos
splendidamente leale, e tale era la sua fama, che la regina di quellepoca
sinnamor di lui senza conoscerlo; poi, fattolo chiamare, appena egli le
apparve davanti, gli disse: Amico Gralent, non ho mai amato il mio sposo,
ma amo voi quanto possibile amare, e sono tutta vostra.
Era sbalordita della sua stessa audacia e del fatto che la memoria le avesse
fornito con tanta tempestivit le parole che traducevano esattamente i suoi
sentimenti. Per parecchi secondi, le parve che il suono della sua voce prolungasse
la sua eco fra i timpani. E intanto attendeva, ansiosa e turbata, confusa e ardente,
la risposta di questo nuovo Gralent.
Posso ora confessarle che lamo? si chiedeva Ruggero Mortimer come se
questa non fosse stata la sola cosa da dire. Ma esistono campi di battaglia in cui
gli uomini pi valorosi in guerra si dimostrano singolarmente privi di abilit.
Avete mai amato re Edoardo? le domand.
E si sentirono entrambi delusi, come se si fossero lasciati sfuggire unirripetibile
occasione. Era davvero necessario parlare di Edoardo proprio in quel momento?
La regina si irrigid un poco sulla sedia.
Ho creduto damarlo disse. Mi sono sforzata di farlo come una
fanciulla che arriva al matrimonio con i sentimenti che le hanno insegnato; ma ho
presto conosciuto luomo al quale mi avevano unita! Adesso lo odio, e di un odio
talmente forte che si spegner soltanto con me o con lui. Sapete che per lunghi
anni ho creduto che il mio corpo potesse ispirare soltanto repulsione e che il
disgusto di Edoardo nei miei confronti fosse solo dovuto alla mia natura? Sapete
che ancor oggi mi avviene di crederlo? Sapete, amico Mortimer, se devo
confessarvi ogni cosa e del resto sono particolari che la vostra sposa ben
conosce! che in quindici anni Edoardo entrato nel mio letto non pi di venti
volte, e nei giorni che si faceva indicare dal suo astrologo e dal mio medico? Le
ultime volte che ci furono rapporti fra noi, nel periodo in cui fu concepita la mia
ultima figlia, volle che Ugo il giovane lo accompagnasse sino al mio letto, e
rimasero a vezzeggiarsi e ad accarezzarsi finch egli non venne a compiere il suo
dovere di sposo, dicendomi che avrei dovuto amare Ugo come amavo lui, perch
erano talmente uniti da costituire di fatto una sola persona. Fu allora che lo
minacciai di scrivere al papali volto di Mortimer era divenuto rosso di collera. Si
sentiva gravemente offeso nellonore e nellamore. Edoardo era davvero indegno di
essere re. Ma quando si sarebbe potuto gridare a tutti i suoi vassalli: Sappiate chi
il vostro sovrano e guardate davanti a chi vi siete inginocchiati e avete prestato
lomaggio! Riprendete i vostri giuramenti!? E perch, quando il mondo era pieno
di donne infedeli, proprio lui aveva dovuto trovare una sposa talmente virtuosa da
rispettarlo nonostante tutto? Non si sarebbe meritato che per svergognarlo ella si
fosse offerta a chiunque lavesse desiderata? Ma gli era stata davvero cos
integralmente fedele? Nessun segreto amore aveva mai attraversato la sua disperata
solitudine?
E mai vi siete abbandonata ad altre braccia? domand con la voce cupa
del geloso, che tanto piace, che tanto commuove al sorgere di un sentimento, e
che diventa cos tediosa al termine di una relazione.
Mai rispose Isabella.
Nemmeno a quelle di vostro cugino, il conte dArtois, che stamattina
palesava con estrema franchezza lattrazione che pareva provare per voi?
Isabella alz le spalle.
Conoscete mio cugino Roberto: corre dietro a qualunque selvaggina: regina
o prostituta, non fa differenza per lui. Un giorno, molto tempo fa, a
Westmoustiers, quando gli confidai lisolamento in cui ero tenuta, si offr di
consolarmene nel vano di una finestra. Tutto qui. Del resto, avete sentito anche
voi cosa mi ha chiesto: Siete sempre cos casta, cugina? No, amabile
Mortimer, il mio cuore desolatamente vuoto ed davvero stanco di esserlo.
Ah esclam Mortimer. Perch non ho mai osato in tutto questo
tempo dirvi, signora, che eravate lunica donna dei miei pensieri?
vero quel che mi dite, mio dolce amico? davvero tanto tempo?
Credo, signora, che risalga al nostro primo incontro. Ma ne ho avuto la
rivelazione un giorno, a Windsor, che vi ho vista con le lacrime agli occhi per
qualche oltraggio che re Edoardo vi aveva fatto. Ma eravate troppo lontana da me:
non tanto perch regina ma per quella freddezza di portamento che sempre avete
laltra
Esit un momento. Lamore che teme di manifestarsi spinge alle azioni pi
strane: il desiderio ricorre ai pi complicati sotterfugi per reclamare i propri diritti.
Mortimer era in piedi davanti a Isabella e le loro mani erano tuttora allacciate.
Volete, mia regina, che ci affratelliamo? riprese.
Volete accettare di scambiarci il nostro sangue perch io sia per sempre il
vostro sostegno, e voi siate per sempre la mia dama?
Questa improvvisa, smisurata ispirazione gli fece tremare la voce, di un fremito
che subito si comunic alle spalle della regina. Cerano infatti nella sua proposta
stregoneria, passione e fede nello stesso tempo, e cose divine e diaboliche
mescolate, e implicazioni cavalleresche e carnali insieme. Era il legame di sangue
dei fratelli darme e quello degli amanti leggendari, il legame dei Templari
importato dallOriente attraverso le crociate, il legame damore che univa la sposa
infelice allamante da lei scelto, a volte persino davanti al marito, purch il loro
amore restasse casto o si credesse che lo sarebbe rimasto. Era il giuramento dei
corpi, pi potente di quello delle parole, che nessuno poteva spezzare, ritirare, o
annullare. Le due creature che lo pronunciavano diventavano pi unite di due
gemelli nati dallo stesso ventre: quel che ciascuno possedeva era anche possesso
dellaltro; si dovevano protezione in ogni circostanza, e non potevano accettare di
sopravvivere luno allaltro. Devono essere affratellati. Si sussurravano queste
cose a proposito di certe coppie con un fremito insieme di paura e di invidia 33.
Potr chiedervi qualunque cosa? sussurr Isabella.
Mortimer abbass le palpebre sugli occhi color della pietra.
Mi consacro a voi disse. Potrete esigere da me ci che vorrete. Potrete
darmi di voi stessa quel che deciderete. Il mio amore sar quale voi lo
desiderate. Sapr sdraiarmi nudo accanto a voi nuda, senza toccarvi, se me
lavrete proibito.
Non era questa la realt del loro desiderio, ma una specie di rito donore cui
dovevano rendere omaggio secondo certe tradizioni. Lamante simpegnava a
mostrare la sua forza danimo e il suo rispetto. Si dichiarava pronto alla prova
cortese, ma la sua durata era affidata alla decisione della dama: dipendeva da lei
che durasse allinfinito o che venisse immediatamente interrotta. Chi attendeva di
essere armato cavaliere trascorreva una notte in piedi a pregare, disarmato, e
giurava di difendere le vedove e gli orfani, ma subito dopo si allacciava gli speroni
e, partito per la guerra, saccheggiava, violentava e con la sua spada fabbricava
centinaia di nuove vedove e di nuovi orfani davanti alle case incendiate.
Siete voi consenziente, mia regina? domand Mortimer.
A sua volta, Isabella abbass le palpebre. N luno n laltra erano mai stati
affratellati, n avevano assistito a una cerimonia di affratellamento. Dovevano
dunque inventarne una a loro uso.
Al dito? Alla fronte? Al cuore? continu il barone.
Potevano pungersi il dito, lasciare che il loro sangue gocciolasse in un
bicchiere, mescolarlo, e berlo uno dopo laltra. Come potevano farsi unincisione
alla fronte, e precisamente alla radice dei capelli, poi, accostando le teste,
scambiarsi i pensieri
Al cuore rispose Isabella.
Era la risposta che lui sperava.
Nelle vicinanze il silenzio della notte venne spezzato dal canto di un gallo.
Isabella pens che il nuovo giorno avrebbe segnato linizio della primavera.
Ruggero Mortimer si slacci la cotta e la lasci cadere al suolo, poi si strapp
di dosso la camicia, e offr a Isabella il suo petto nudo e vigoroso.
La regina, a sua volta, si slacci il busto; e con un elegante movimento delle
spalle, liber dalle maniche le braccia bianche e delicate e scopr un seno abbellito
dei suoi frutti rosati e conservatosi intatto nonostante le quattro maternit; aveva
compiuto questo gesto con decisione e fierezza, quasi come una sfida.
Mortimer estrasse una daga dalla cintura. Isabella prese lo spillone che le teneva
ferme le trecce, e le anse dellanfora caddero morbidamente. Senza abbandonare
con lo sguardo la regina, Mortimer con mano ferma si fece un taglio sulla pelle, e
il sangue corse come un piccolo ruscello sulla leggera peluria castana. Isabella
comp lo stesso gesto con lo spillone, alla base del seno sinistro, e ne zampill
sangue come il succo da un frutto. La paura del dolore, pi che il dolore stesso, le
incresp per un attimo gli angoli della bocca. Poi fecero luno verso laltro quel
passo che ancora li separava. Isabella accost il seno al torso delluomo, alzandosi
sulla punta dei piedi perch le loro ferite potessero confondersi. E ognuno sent il
contatto di quella carne a cui si accostava per la prima volta, e di quel sangue
tiepido che apparteneva a entrambi.
Amico disse la donna do a voi il mio cuore e prendo il vostro che mi
fa vivere.
Amica rispose luomo lo accetto con la promessa di serbarlo in luogo
del mio.
Rimanevano uniti, prolungando allinfinito lo strano bacio di quelle labbra che
essi si erano volutamente aperte sul petto. I loro cuori pulsavano allo stesso ritmo,
rapido e violento, e il battito di uno si ripercuoteva nellaltro. I tre anni di castit
di Ruggero Mortimer e i quindici anni trascorsi da Isabella ad aspettare lamore,
assolate che facevano scintillare i tetti della citt erano per lei fonte continua di
meraviglia; gli uccelli a migliaia stormivano nei giardini; le campane di tutte le
chiese, di tutti i conventi, di tutti i monasteri, perfino il campanone di NotreDame, parevano scandire le ore della felicit. Le notti, sotto il cielo stellato,
odoravano di lill.
Ogni nuovo giorno portava nuovi piaceri: giostre, feste, tornei, partite di caccia,
gite in campagna. Soffiava nella capitale il vento della prosperit, e una gran
voglia di divertirsi. Si spendeva a profusione per le pubbliche feste, bench
nellanno precedente il bilancio del Tesoro si fosse chiuso con un deficit di
tredicimilaseicento lire, dovute, e su questo erano tutti daccordo, alla guerra
dAquitania. Ma, per rimettere in sesto la situazione, si erano imposte ai vescovi di
Rouen, Langres e Lisieux, multe rispettivamente di dodici, quindici e
cinquantamila lire, per violenze esercitate contro i loro capitoli o contro i messi
del re; cos erano stati questi prelati troppo autoritari a risarcire le spese degli
eserciti. Senza contare che i Lombardi avevano dovuto riscattare per lennesima
volta i loro diritti di borghesia.
Cos veniva alimentato il lusso della corte; e ognuno Aveva fretta di divertirsi,
anzitutto per il piacere di dare spettacolo di s. Come la nobilt, cos anche la
borghesia e perfino il popolino spendevano un po pi di quello che i loro mezzi
avrebbero consentito, per soddisfare il piacere di vivere. Capitano a volte anni
come questo, anni in cui il destino sembra sorridere; una sosta, un tirare il fiato
nella sofferenza dei tempi La gente vende e compera quel che in genere vien
definito superfluo, come se fosse superfluo adornarsi, sedurre, conquistare,
attribuire dei diritti allamore, gustare le cose rare che sono frutto dellingegnosit
umana, approfittare di tutto ci che la Provvidenza o la natura hanno messo a
disposizione delluomo perch gioisca della sua condizione privilegiata
nelluniverso.
Naturalmente, cera anche chi si lamentava, ma non tanto della miseria quanto
della impossibilit di soddisfare tutti i suoi desideri. Cera chi soffriva di non
essere ricco quanto i pi ricchi, di non avere quanto quelli che hanno tutto. La
stagione era straordinariamente clemente, gli altari eccezionalmente prosperi. Si era
rinunciato alla crociata, e non si parlava n di costituire un esercito n di svalutare
lagnel34; al Consiglio ristretto discutevano di come impedire lo spopolamento dei
fiumi e i pescatori alla lenza, schierati in fila sulle due sponde della Senna, si
riscaldavano al dolce sole di maggio.
Lamore si respirava nellaria, quella primavera. Da tempo non si vedevano tanti
matrimoni, e neanche tanti piccoli bastardi. Le ragazze erano gaie e corteggiate, i
giovanotti intraprendenti e millantatori. I viaggiatori non avevano occhi abbastanza
grandi per vedere tutte le meraviglie della citt, n gole abbastanza capaci per
assaporare il vino che veniva loro servito nelle locande, n notti abbastanza lunghe
per esaurire tutti i piaceri che gli erano offerti.
Ah, come ci si sarebbe ricordati di quella primavera! Cerano, naturalmente,
malattie, lutti, madri che accompagnavano al cimitero il loro bimbo, paralitici,
mariti ingannati che tuonavano contro la leggerezza dei costumi, bottegai derubati
che se la prendevano con la ronda, gente troppo avida o troppo spensierata che
finiva in rovina, incendi che lasciavano intere famiglie sul lastrico, e anche qualche
delitto: ma erano gli inevitabili inconvenienti della vita, e non si poteva incolparne
n il re n il suo Consiglio.
Era insomma una specie di stato di grazia, il cui merito spettava esclusivamente
a una felice e provvisoria disposizione del tempo, vivere nel 1325, essere giovani,
nel pieno delle forze, o almeno perfettamente sani di corpo. Ed era grave stoltezza
non apprezzarlo a sufficienza, non ringraziare Dio per quello che si riceveva. Il
popolo di Parigi avrebbe meglio gustato la primavera del 1325 se avesse potuto
presagire come doveva invecchiare! Un autentico racconto di fate, al quale
avrebbero stentato a credere, sentendolo rievocare, i bambini concepiti in quei
mesi felici, fra lenzuola profumate di lavanda. Milletrecentoventicinque! Che bella
epoca! E non sarebbero trascorsi molti anni prima che se ne incominciasse a
parlare come dei bei tempi.
E Isabella? La regina dInghilterra pareva riassumere nella sua persona tutta la
magia e tutte le gioie dellepoca. La gente si voltava al suo passaggio, e non
soltanto perch era la sovrana dInghilterra, non soltanto perch era figlia di un
grande re, di cui avevano dimenticato tassazioni, roghi e i terribili processi per
ricordare soltanto quelle ordinanze che avevano dato pace e forza al regno, ma
avrebbe finto di ammalarsi, cosa che del resto non sarebbe stata soltanto una
finzione: gi ora, infatti, tutte le volte che si parlava di andare in Francia, egli
era preso da stati ansiosi, impallidiva, soffocava, aveva limpressione che il cuore
avesse cessato di battere, e doveva sdraiarsi, ansante, per unora. Avrebbe perci
trasmesso al primogenito, il giovane Edoardo, i titoli e le terre del duca
dAquitania, e lavrebbe mandato al suo posto a prestare giuramento.
Da questa sistemazione tutti erano convinti di guadagnarci. Edoardo evitava per
sempre un viaggio pericoloso. I Despenser non correvano pi il rischio di veder
svanire il loro ascendente sul re. La regina ritrovava il figlio preferito, la cui
lontananza, seppure distolta dai suoi nuovi amori, la faceva soffrire. E Mortimer
accoglieva con entusiasmo la presenza del principe ereditario al seguito della
regina, considerandolo un potente aiuto alla realizzazione dei suoi progetti.
Intanto il cosiddetto partito della regina continuava a rafforzarsi, e proprio in
Francia. Edoardo si stupiva del fatto che, verso la fine di quella primavera, tanti
dei suoi baroni avessero sentito improvvisamente il bisogno di andare a
ispezionare le loro terre sul continente, e si preoccupava constatando che nessuno
di loro era pi tornato in patria. I Despenser dal canto loro tenevano a Parigi delle
spie che informavano Edoardo dellatteggiamento del conte di Kent, della
presenza di Maltravers a fianco di Mortimer, e di tutti quegli oppositori che alla
corte di Francia, gravitavano intorno alla regina. Ufficialmente, la corrispondenza
fra i due coniugi restava cortese, e Isabella nei lunghi messaggi in cui gli spiegava
le difficolt dei negoziati, chiamava Edoardo dolce amore. Ma il re dInghilterra
aveva ordinato agli ammiragli e agli sceriffi dei porti di fermare ogni messaggero,
chiunque egli fosse, che portasse lettere della regina, del vescovo di Norwich o
degli altri membri di quel gruppo. questi messaggeri dovevano essere inviati
immediatamente al re sotto buona scorta. Ma come era possibile arrestare tutti i
Lombardi che circolavano con lettere di cambio?
Un giorno, mentre passeggiava nel quartiere del Tempio, a Parigi,
accompagnato soltanto da Alspaye e Ogle, Ruggero Mortimer venne sfiorato da
un blocco di pietra caduto da un edificio in costruzione. Solo il rumore che esso
fece battendo su una tavola dellimpalcatura gli evit di venirne schiacciato.
Mortimer lo consider un banale incidente della strada, ma tre giorni dopo,
lasciando la casa di Roberto dArtois, vide una scala abbattersi davanti al suo
cavallo. Il barone and allora a parlare col banchiere Tolomei il quale conosceva
meglio di chiunque altro i segreti di Parigi. Il senese mand a chiamare uno dei
capi mastri del Tempio, che avevano conservato i loro privilegi anche dopo lo
scioglimento dellOrdine, e gli attentati contro Mortimer cessarono dincanto. Ora,
collocare ogni affare del regno nel quadro generale della situazione europea. Era
unoperazione che il suo spirito compiva quasi automaticamente.
Roberto dArtois, perfetto conoscitore delle consuetudini feudali e causidico
formidabile, non aveva una visione tanto vasta. Per questo si diceva del conte di
Valois che era lo ultimo senza ben specificare cosa sintendesse con questo
aggettivo: probabilmente era lultimo rappresentante di un modo grandioso di
amministrare la cosa pubblica che sarebbe verosimilmente scomparso con lui.
Indifferente a tutto questo, re Carlo il Bello, si spostava da Orlans a SaintMaxent e a Chteauneuf-sur-Loire, sempre in attesa che la terza moglie gli desse
finalmente la buona notizia di essere incinta.
La regina Isabella era divenuta, per cos dire, padrona del palazzo di Parigi,
dove teneva una specie di corte inglese numero due.
Lomaggio era stato fissato per il 30 agosto. Edoardo attese pertanto lultima
settimana del mese per mettersi in viaggio, e subito dopo, arrivato allabbazia di
Sandown, nei pressi di Dover, finse di ammalarsi. Il vescovo di Winchester venne
mandato a Parigi per attestare sotto giuramento, in caso di necessit (ma nessuno
gli chiese tanto), la validit del pretesto, e per proporre la sostituzione del figlio al
padre, fermo restando che il principe Edoardo, nominato duca dAquitania e
conte di Ponthieu, avrebbe portato le sessantamila lire promesse.
Il 16 settembre arriv il giovane principe, accompagnato dal vescovo di Oxford
e soprattutto da Walter Stapledon, vescovo di Exeter e lord tesoriere. Con la scelta
di costui, che era uno dei pi attivi e decisi fautori dei Despenser, e insieme
luomo pi abile, pi astuto e forse pi detestato del suo Consiglio, re Edoardo
sottolineava la sua volont di non mutare politica, nonch la sua diffidenza per
tutto ci che si tramava a Parigi. Il vescovo di Exeter non aveva infatti soltanto il
compito di scortare lerede al trono.
Il giorno stesso del loro arrivo, quasi nel momento in cui la regina Isabella
stringeva fra le braccia il figlio ritrovato, si venne a sapere che monsignor di
Valois, aveva avuto una ricaduta e che secondo ogni previsione Dio si sarebbe
ripreso la sua anima da unora allaltra. Subito lintera famiglia, i grandi dignitari, i
baroni che si trovavano a Parigi, i delegati inglesi, tutti insomma ad eccezione
dellindifferente Carlo il Bello, rimasto a Vincennes per sorvegliare certi lavori di
restauro affidati allarchitetto Painfetiz, si precipitarono al Perray.
E intanto il popolo di Francia continuava a vivere questo meraviglioso 1325.
uanto era cambiato monsignor di Valois, per chi non io aveva rivisto
nelle ultime settimane! Prima di tutto, si era abituati a vederlo sempre col capo
coperto di una grande corona scintillante di pietre preziose nelle occasioni pi
solenni, di un cappello di velluto ricamato la cui immensa cresta smerlata gli
ricadeva sulle spalle, o infine di uno di quei berretti cerchiati doro che portava
nellintimit. Ora invece, per la prima volta, si vedevano i suoi capelli biondi striati
di bianco, sbiaditi dal passare degli anni e arruffati dalla malattia, che cadevano
ormai privi di vita lungo le guance sui cuscini. La consunzione di questuomo, un
tempo grasso e sanguigno, era impressionante, meno tuttavia della contratta
immobilit di una met del viso, della bocca leggermente contorta sulla quale si
chinava ogni tanto un servitore a detergerne la saliva, meno infine della spenta
fissit dello sguardo. Le lenzuola ricamate doro e le cortine azzurre trapunte di
fiordalisi che a mo di baldacchino sormontavano il capezzale, accentuavano ancor
pi il decadimento fisico del moribondo.
Egli stesso, prima di ricevere tutta quella gente che si affollava alla porta, si era
fatto portare uno specchio ed era rimasto per qualche minuto a fissare quel viso
che, solo due mesi prima, dettava legge ai popoli e ai re. Che importanza avevano
ora per lui lautorit e la potenza legate al suo nome? Doverano le ambizioni che
aveva per tanto tempo inseguito? Cosa significava la soddisfazione di camminare
sempre a fronte alta fra tante teste abbassate, se sotto quella fronte due giorni
prima era avvenuta una grande buia esplosione e tutto era parso svanire nel nulla?
E quella mano su cui servitori, scudieri e vassalli si precipitavano per baciarne il
dorso o la palma, cosera ormai quella mano inerte lungo il suo corpo? E laltra,
quella che ancora poteva controllare, quella di cui fra poco si sarebbe servito
unultima volta per firmare il testamento che stava per dettare ammesso che la
sinistra fosse in grado di tracciare i caratteri della scrittura, questa mano gli
apparteneva forse pi del sigillo col quale suggellava gli ordini e che appena
morto gli avrebbero sfilato dal dito? Qualcosa forse era mai stato suo?
La gamba destra, del tutto inerte, era come se gi lavesse perduta. E nel petto
gli si aprivano in certi momenti dei vuoti abissali.
Luomo un essere pensante che agisce sugli altri uomini, e trasforma il
mondo. Poi, dimprovviso, lessere si disgrega, si scompone, e allora che cos il
mondo, che cosa sono gli altri? In quel momento, per monsignor Valois,
limportante non erano pi i titoli, i possedimenti, le corone, i regni, il gusto del
potere, la superiorit sugli altri uomini. Gli emblemi del suo linguaggio, le
conquiste della sua fortuna, persino i discendenti del suo sangue che vedeva
raccolti intorno a s, non significavano pi nulla per i suoi occhi spenti. Ci che
importava era laria di settembre, e le foglie ancora verdi, seppur qua e l
ingiallite, che scorgeva dalle finestre aperte, ma soprattutto laria, quellaria che
aspirava con tanta difficolt e che sprofondava poi nellabisso creatosi in fondo al
suo petto. Fin quando avesse sentito laria penetrargli in gola il mondo avrebbe
continuato ad esistere, e lui ne sarebbe stato ancora il centro, un centro fragile,
simile allultimo guizzo di una candela. Poi, tutto sarebbe finito, o meglio tutto
sarebbe continuato, ma in una completa oscurit e in uno spaventoso silenzio,
come una cattedrale quando si spento anche lultimo cero.
Valois ricordava i grandi morti della sua famiglia. Risentiva le parole di Filippo
il Bello: Guardate quanto vale il mondo! Ecco il re di Francia!. Rammentava le
espressioni di Filippo il Lungo: Vedete il vostro sovrano signore; non c uomo
fra voi, fosse anche il pi povero, con cui non vorrei scambiare la mia
situazione!. Aveva udito queste frasi senza capirle, ma questo appunto avevano
provato i membri della sua famiglia prima di scendere nella tomba! Non cerano
altre parole per dirlo, eppure quanti avevano ancora del tempo davanti a s non
erano in grado di intenderlo. Ogni uomo che muore luomo pi povero
delluniverso.
E quando tutto si fosse spento, dissolto, disgregato, quando loscurit avesse
invaso lintera cattedrale, cosa avrebbe scoperto dallaltra parte questo miserabile
uomo? Avrebbe trovato quel che la religione gli aveva insegnato? Ma coserano,
del resto, quegli insegnamenti, se non immense, angosciose incertezze? Sarebbe
stato tradotto davanti a un tribunale; ma qual era il viso del giudice? E tutti i gesti
della vita su quale bilancia sarebbero stati pesati? Quale pena pu essere inflitta a
chi pi non esiste? Il castigo Quale castigo? Il castigo forse sarebbe consistito
nel mantenere chiara la coscienza anche nel momento di varcare la soglia
delloscurit.
Pure Enguerrand di Marigny, e Carlo di Valois non poteva cessare di pensarci,
aveva avuto chiara coscienza, ancor di pi forse, essendo in piena salute, al colmo
delle sue energie, e apprestandosi a lasciare la vita non per la rottura di qualche
segreto ingranaggio del suo essere, ma per laltrui volont. Non aveva conosciuto
lultimo guizzo dellultima candela, ma aveva visto spegnersi in un soffio tutte le
fiammelle.
Gli stessi marescialli, i dignitari, i grandi funzionari che avevano accompagnato
Marigny alla forca, erano qui in quel momento, intorno al letto, riempivano tutta
la camera e straripavano oltre la porta nella stanza vicina; e tutti avevano lo
sguardo degli uomini che accompagnano uno dei loro allultima pulsazione del
suo cuore, estranei alla fine cui assistono, e soltanto attenti a un avvenire da cui
gi il condannato escluso.
Ah, come avrebbe dato tutte le corone di Bisanzio, tutti i troni di Germania,
tutti gli scettri e tutto loro delle taglie, per uno sguardo, uno solo, in cui non si
fosse sentito escluso! Dispiacere, compassione, rimpianto, spavento e la nostalgia
del ricordo: questo si scorgeva negli occhi multicolori che circondavano il letto del
principe morente. Ma erano tutti sentimenti che avevano come denominatore
comune quella esclusione.
Valois osservava il figlio maggiore, Filippo, quel ragazzone dal naso enorme, in
piedi accanto a lui sotto il baldacchino, che sarebbe diventato, domani forse, o
comunque prestissimo, magari soltanto fra un minuto, il solo, il vero conte di
Valois, il Valois vivo; era triste, come era giusto lo fosse, il gigantesco Filippo, e
stringeva la mano della moglie, Giovanna la Zoppa di Borgogna; ma, attento
anche al proprio portamento, per quello stesso avvenire che gli si preparava,
sembrava dire ai presenti: Vedete, mio padre che muore!. E anche da quello
sguardo, di cui pure era la fonte, il genitore, Valois era escluso.
E gli altri figli Carlo dAlengon evitava di incontrare gli occhi del
moribondo, volgendo altrove i propri ogni volta che i loro sguardi si
incrociavano: e il piccolo Luigi aveva paura, fin quasi a star male, perch era la
prima agonia cui assisteva E le figlie Parecchie di loro erano presenti: la
contessa di Hainaut che, ogni tanto, faceva cenno al servitore incaricato di
asciugargli la bocca, e la minore, la contessa di Blois, e pi lontana la contessa di
Beaumont vicina a quel colosso di suo marito, Roberto dArtois, in un gruppo di
cui facevano parte anche la regina Isabella dInghilterra e il piccolo dAquitania,
un ragazzino dalle lunghe ciglia, composto come se fosse in chiesa, che del
prozio Valois avrebbe conservato soltanto questo ricordo.
Pareva al moribondo che anche l si stesse complottando, che si progettasse un
avvenire dal quale lui era escluso
Se spostava la testa sullaltro lato del letto, i suoi occhi si posavano sulla figura
eretta e compunta di una donna che ha gi visto molti morire, Mahaut di
Chtillon-Saint-Pol, la sua terza sposa. Gaucher di Chtillon, il vecchio
connestabile dal cranio di testuggine, aveva ottenuto a settantasette anni unaltra
vittoria: vedeva un uomo di ventanni pi giovane andarsene prima di lui.
Stefano di Mornay e Giovanni di Cherchemont, entrambi ex-cancellieri di Carlo
di Valois prima di esser divenuti uno dopo laltro cancellieri di Francia, Mille di
Noyers, legista e notaio della corte dei conti, Roberto Bertrand, cavaliere del Verde
Leone e neo-maresciallo, frate Tommaso di Bourges, confessore, e Giovanni di
Torpo, medico, erano tutti l per aiutarlo, ognuno secondo le proprie funzioni. Ma
chi aiuta un uomo a morire? Ugo di Bouville si asciugava una lacrima. Ma su che
cosa piangeva il grosso Bouville, se non sulla sua giovinezza fuggita, sulla
vecchiaia imminente, su una vita ormai trascorsa?
S, un principe che muore uomo pi miserabile del pi povero servo del suo
regno. Il povero servo infatti non deve morire in pubblico: la moglie e i figli
possono illuderlo sulla prossimit del trapasso; non lo si circonda di attenzioni che
sottolineano quel che lo attende; non si esige, in extremis, che rediga la
constatazione della sua stessa fine. Proprio per questo, invece, erano accorsi qui
tanti illustri personaggi. Cosaltro un testamento se non la confessione che si fa a
se stessi del proprio decesso? Un documento destinato allavvenire degli altri Il
segretario aspettava, il calamaio gi era stato fissato allorlo della scrivania, il velino
e la penna erano pronti. Su, ora di incominciare o meglio di concludere. Non
era tanto grave lo sforzo dellintelligenza quanto quello della rinuncia Un
testamento, poi iniziava come una preghiera
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
Tutti credettero che Carlo di Valois stesse pregando.
Scrivete dunque, amico disse al segretario. Non capite che sto
dettando? Io, Carlo
Sinterruppe: era una sensazione troppo dolorosa, troppo spaventosa sentire per
lultima volta la propria voce pronunciare il proprio nome Il nome non forse
il simbolo stesso dellesistenza e dellunit dellessere? Per un attimo, Valois sent il
desiderio di non aggiungere altro: nullaltro infatti realmente gli interessava. Ma
cerano tutti quegli occhi che lo guardavano, che unultima volta gli imponevano
di agire, per quegli altri dai quali pure si sentiva cos profondamente staccato.
Io, Carlo, figlio del re di Francia, conte di Valois, di Alengon, di Chartres e
dAnjou, rendo noto a tutti che, sano di spirito bench ammalato di corpose la
dizione era in parte stentata, se la lingua simpuntava su una parola, spesso la
E la resurrezione Ma cera anche la terza sposa, colei che i suoi occhi stavano
fissando, e anche lei era stata una buona compagna. Bisognava dunque lasciarle
qualcosa.
Item, voglio che il mio cuore sia nella stessa citt e nel luogo che la mia
compagna Hahaut di Saint-Pol sceglier come sua sepoltura; e le mie viscere
nellabbazia di Chalis, il diritto alla divisione delle mie spoglie essendomi stato
concesso da una bolla del nostro Santissimo Padre il papa
Si interruppe, cercando invano la data, e concluse:
in precedenza36.
Era stato cos fiero di questa autorizzazione, concessa generalmente soltanto ai
re, di spartire il proprio cadavere come si dividono i santi in reliquie! Aveva voluto
essere trattato da re sin nella tomba. Ma ora pensava alla grande resurrezione, sola
speranza rimasta a chi vicino allultimo passo. Se gli insegnamenti della religione
corrispondevano a verit, come sarebbe avvenuta per lui questa resurrezione? Le
viscere a Chalis, il cuore dove Mahaut di Saint-Pol avrebbe scelto, il corpo in una
chiesa di Parigi Come si sarebbe rialzato, davanti a Caterina e a Margherita?
Col petto vuoto e il ventre riempito di paglia? No, doveva essere una cosa diversa,
una cosa che lo spirito umano non in grado di concepire. Ci sarebbe stata una
folla di corpi e di sguardi come ora intorno al suo letto? E chiss che gran
confusione se si fossero alzati insieme tutti gli antenati e tutti i discendenti, e gli
assassini di fronte alle loro vittime, e tutte le amanti, e tutti i tradimenti Marigny
si sarebbe eretto davanti a lui?
Item, lascio allabbazia di Chalis sessanta lire tornesi per commemorare
il mio anniversario
Di nuovo un fazzoletto gli asciug il mento. Per circa un quarto dora enumer
tutte le chiese, le abbazie, le pie fondazioni situate nei suoi feudi, lasciando ad una
cinquanta lire, a unaltra cento, centoventi a una terza e un fiordaliso per abbellire
un tabernacolo a una quarta. Lenumerazione era per tutti monotona, eccetto che
per lui, cui ogni nome ricordava un campanile, una citt o un borgo, del quale
ancora per qualche ora o per qualche giorno era signore, o un ricordo che vi
aveva lasciato. Gli altri si distraevano, come a messa quando il servizio dura un po
troppo a lungo. Soltanto Giovanna la Zoppa, che dovendo stare per tanto tempo
in piedi non si sentiva certo a proprio agio, lo ascoltava con attenzione. Sommava
e calcolava. E ad ogni cifra alzava verso il marito, Filippo di Valois, un viso non
certo sgraziato, ma imbrattato dai sordidi pensieri dellavarizia. Era la loro eredit
che avrebbe pagato tutte queste cose! Perfino Filippo sincupiva.
Nel gruppo inglese, accanto alla finestra, avevano ricominciato a complottare.
Era veramente un bel lascito che egli faceva a Tolomei con queste parole, certo
pi solido di tutti i rubini e i reliquari! Filippo di Valois, Carlo dAlengon,
Giovanna la Zoppa e la contessa di Blois si sentivano profondamente depressi.
Aveva avuto una bella idea a venire, quel lombardo!
Item, ad Alberto di Villepion, mio ciambellano, una somma di duecento lire
tornesi; a Giovanni di Cherche mont, che fu mio cancelliere prima di essere
cancelliere di Francia, altrettanti; a Pietro di Montguillon, mio scudiero
Monsignor di Valois, insomma, aveva un altro di quegli accessi di liberalit che
tanto gli erano costati nel corso della sua vita, e voleva ricompensare quanti lo
avevano servito comportandosi con loro da principe sino allultimo giorno.
Duecento, trecento lire: non erano lasciti enormi, ma quando se ne elencavano
quaranta o cinquanta in fila, e si aggiungevano a quelli di beneficenza Loro del
papa, gi parecchio intaccato del resto, non sarebbe stato sufficiente, e nemmeno
un anno di reddito di tutto lappannaggio Valois. Carlo voleva dunque essere
prodigo anche dopo la morte?
Mahaut si era avvicinata al gruppo inglese. Salut Isabella con unocchiata nella
quale brillava un antico odio, sorrise al piccolo principe Edoardo come se avesse
voluto morderlo, e si rivolse infine a Roberto.
Nipote carissimo, ti vedo angustiato mormor. Era un vero padre per
te
E per voi, carissima zia, deve essere un colpo ribatte lui con lo stesso
tono. Ha la vostra et, pi o meno. Siete rimasti in pochi ormai
In fondo alla sala cera un certo andirivieni. Dimprovviso, Isabella si accorse
che il vescovo di Exeter era scomparso; pi esattamente che stava scomparendo: lo
vide infatti varcare la soglia, con quel passo morbido, untuoso e sicuro che
proprio degli ecclesiastici quando devono farsi largo in mezzo a una folla, lo
accompagnava il canonico dHirson, cancelliere di Mahaut. Anche la gigantesca
contessa seguiva con lo sguardo i due prelati, e ognuna delle due donne si rese
conto che anche laltra volgeva gli occhi nella tessa direzione.
Isabella si interrog, inquieta. Cosa avevano da dirsi Stapledon, linviato dei
suoi nemici, e il cancelliere della contessa? E come potevano conoscersi se
Stapledon era arrivato a Parigi soltanto il giorno prima? Che le spie inglesi
avessero lavorato daccordo con Mahaut era indubbio. Come poteva essere
altrimenti, del resto? Ha tutte le ragioni di volersi vendicare a mio danno,
pensava Isabella. Ho denunciato le sue figlie, io Ah, come vorrei che fosse qui
Ruggero! Perch non ho insistito per convincerlo a venire?
I due ecclesiastici non ci avevano messo molto a riconoscersi. Il canonico
mormorarle:
cosa fatta, signora.
E Mahaut, che era ancora vicina a Isabella allung la enorme mano per
accarezzare la fronte del giovane principe Edoardo.
Poi tutti tornarono a Parigi: Roberto dArtois e il cancelliere per sbrigare gli
affari del governo; Tolomei per occuparsi dei propri traffici; Mahaut perch,
avviata la sua vendetta, non aveva ragione di rimanere l; Isabella perch era
impaziente di rivedere Mortimer; le regine vedove perch non si sarebbe saputo
dove alloggiarle; e perfino Filippo di Valois perch doveva amministrare quella
grossa contea che di fatto era gi sua.
Accanto al moribondo rimasero soltanto la sua terza sposa, la figlia maggiore
contessa di Hainaut, i bambini e qualche servitore. Intorno alluomo il cui nome
e le cui imprese avevano tanto agitato il mondo dalle spiagge dellOceano alle rive
di Costantinopoli non restava dunque pi gente che intorno a un qualsiasi
cavaliere di provincia.
Lindomani monsignor di Valois era ancor vivo, e due giorni dopo anche.
Aveva visto bene il connestabile Gaucher: la vita continuava a pulsare in quel
corpo abbattuto.
In quei giorni, tutta la corte era a Vincennes per lomaggio del giovane
principe Edoardo, duca dAquitania, allo zio Carlo il Bello.
Poi, a Parigi, un mattone caduto da unimpalcatura tocc terra nelle immediate
vicinanze del vescovo Stapledon, e una passerella si spezz sotto gli zoccoli della
mula del chierico che lo scortava. E una mattina che egli usciva di casa allora
della prima messa simbatt, in una stretta viuzza, in Gerardo dAlspaye, exluogotenente della Torre di Londra, e nel barbiere Ogle. I due uomini in
apparenza passeggiavano indifferenti. Ma chi va in giro a quellora soltanto per
sentir cantare gli uccelli? In un androne, a colmar la misura, cera poi un
gruppetto di uomini fra i quali Stapledon credette di riconoscere il lungo viso
cavallino del barone Maltravers. Un convoglio di ortolani che occupava tutta la
carreggiata permise al vescovo di tornare frettolosamente a casa. Quella sera
stessa, senza aver salutato nessuno, egli partiva per Boulogne, dove si sarebbe
segretamente imbarcato.
Portava comunque con s, insieme alla copia della lettera di Orleton, prove pi
che sufficienti contro la regina Isabella, contro Mortimer, contro il conte di Kent,
contro tutti i gentiluomini del loro seguito.
In un maniero dellle-de-France, a una lega circa da Rambouillet, Carlo di
Valois, abbandonato praticamente da tutti e chiuso nel suo corpo come in una
PARTE TERZA
IL RE RAPITO
Per prima cosa scrisse alla regina, abolendo definitivamente lappellativo dolce
amore.
Signora diceva la lettera, spesse volte, sia prima dellomaggio sia dopo,
vi abbiamo chiesto, e per il grande desiderio che avevamo di avervi accanto a noi
e per il grande disagio che la vostra assenza ci causa, di venire da noi in tutta
fretta, senza a questo frapporre ulteriori ostacoli.
Prima dellomaggio, la conduzione delle trattative costituiva per voi sufficiente
giustificazione; ma in seguito ci avete fatto sapere a mezzo dellonorevole padre
vescovo di Winchester che non sareste tornata per paura e diffidenza di Ugo
Despenser, cosa che assai ci meraviglia; perch sia voi nei suoi confronti sia lui
nei vostri, vi siete sempre scambiati delle lodi in mia presenza, e soprattutto prima
che voi partiste, con promesse speciali e altri attestati di fiduciosa amicizia,
nonch con certe vostre lettere personali che egli ci ha mostrato.
Noi sappiamo invero, e voi pure lo sapete, signora, che il detto Ugo ci ha
procurato tutto lonore a lui possibile; e voi sapete anche che mai vi fu fatta
villania da quando siete mia sposa, se non, per caso, una sola volta, e per colpa
vostra, abbiate la compiacenza di ricordarlo.
Ora che stato reso omaggio al nostro carissimo fratello re di Francia e che
siamo con lui in rapporti di cos buona amicizia, troppo ci dispiacerebbe se
proprio voi, che noi inviammo per ristabilire la pace, foste causa di freddezza fra
noi, e per ragioni non rispondenti a verit.
Per questo vi chiediamo, vi imponiamo e vi ordiniamo che, senza frapporre
ostacoli e falsi pretesti, ritorniate a noi in tutta fretta.
In quanto alle vostre spese, quando sarete tornata come dovere di ogni
moglie verso il suo signore, disporremo in modo tale che non avrete in nulla
ragione di lagnanza n potrete sentirvi in alcun modo disonorata.
Insieme vogliamo e vi ingiungiamo di far venire a noi il nostro carissimo
figlio Edoardo il pi in fretta possibile, poich abbiamo grandissimo desiderio di
parlargli.
Lonorevole padre in Dio Wautier, vescovo di Exeter 37, ci ha fatto a suo tempo
sapere che certi nostri nemici da noi banditi, essendo allora vicino a voi, lo
spiarono, nellintento, se ne avessero avuto tempo, di far male al suo corpo, e che,
onde sfuggire a tali pericoli, si affrett a correre a noi, per la fede e la devozione
che ci doveva. Questo vi comunichiamo perch sappiate che il detto vescovo,
quando si allontan cos improvvisamente da voi, non lo fece per altre ragioni.
Dato a Westminster il primo giorno del dicembre 1325.
Edoardo.
Se la collera esplodeva nella prima parte della lettera, e la menzogna seguiva
immediatamente ad essa, il veleno era accortamente riservato alle frasi conclusive.
Unaltra lettera, pi breve, era indirizzata al giovane duca dAquitania:
Carissimo figlio, per quanto giovane e in tenera et voi siate, ricorderete certo
ci di cui vi incaricammo e ci che vi comandammo quando vi allontanaste da
noi a Dover, e quel che allora ci rispondeste, cosa di cui vi siamo stati
estremamente grati; non eccedete, pertanto, n contravvenite in alcun punto ci di
cui vi incaricammo allora.
Cos stando le cose, ora che avete presentato il vostro omaggio, presentatevi al
nostro carissimo fratello re di Francia vostro zio, prendete congedo da lui, e
tornate a noi in compagnia della nostra carissima compagna: la Regina vostra
madre, se ella viene subito.
E se non viene venite voi in tutta fretta senza esitare cost pi a lungo; perch
abbiamo grandissimo desiderio di vedervi e di parlarvi; e questo non rinunciate a
fare per alcuna ragione, sia essa vostra madre o chicchessia. La nostra
benedizione.
Le ripetizioni, insieme a un certo irritato disordine della scrittura indicavano
con evidenza che la redazione della lettera non era stata affidata al cancelliere o a
un segretario, ma era opera diretta del re. Sembrava quasi di sentire la voce di
Edoardo nellatto di dettare. N era stato trascurato Carlo IV il Bello. La lettera
inviatagli da Edoardo riprendeva, quasi con gli stessi termini, gli argomenti del
messaggio per la regina.
Voi avete udito da persone degne di fede che la nostra compagna la regina
dInghilterra, non osa venire da noi per paura della sua vita e per diffidenza nei
confronti di Ugo Dispenser. Certo, amatissimo fratello, non bene che essa
dubiti di lui o di qualunque altro uomo che viva nel nostro regno; perch, per
Dio, non c nel nostro territorio n lui n altro vivente che le voglia male, e, se
un fatto simile giungesse alle nostre orecchie, lo castigheremmo in maniera tale
che sarebbe per gli altri esempio, cosa che, grazie a Dio, entra nelle nostre
possibilit.
Per questo, carissimo e amatissimo fratello, ancora specialmente vi preghiamo,
per lonor vostro e nostro, e per quello della nostra detta sposa, di voler tutto fare
perch essa venga a noi il pi rapidamente possibile; siamo infatti molto afflitti
della mancanza della sua compagnia, cosa che non avremmo in alcun modo
permessa se non per la grande sicurezza e fiducia che voi e la vostra sincerit ci
davate di un suo ritorno secondo la nostra volont.
Edoardo esigeva anche il ritorno del figlio e denunciava i tentativi di omicidio
di nemici e banditi contro il vescovo di Exeter.
Indubbiamente, quello del primo dicembre doveva essere stato un notevole
accesso di collera, tale da far risuonare per lungo tempo dei suoi urli le volte di
Westminster. Tanto vero che, per lo stesso motivo e sullo stesso tono, Edoardo
aveva scritto anche agli arcivescovi di Reims e di Rouen, a Giovanni di Marigny,
vescovo di Beauvais, ai vescovi di Langres e di Laon tutti pari ecclesiastici ai
duchi di Borgogna e di Bretagna e ai conti di Valois e di Fiandra pari laici
allabate di Saint-Denis, a Luigi di Clermont-Borbone, gran cameriere, a Roberto
dArtois, a Mille di Noyers, presidente della Corte dei Conti, e al connestabile
Gaucher di Chtillon.
Il fatto che Mahaut fosse la sola pari di Francia esclusa da questa
corrispondenza era sufficiente testimonianza dei suoi particolari rapporti con
Edoardo e del fatto che le informazioni gi in suo possesso rendevano superflua
una comunicazione ufficiale38.
Roberto, dissuggellando il plico a lui destinato, incominci subito a
sghignazzare e si precipit, senza cessare di ridere e di battersi le cosce dalla
cugina dInghilterra. Oh, che bella storia, e quanto divertente per chi era in grado
di gustarla! Il povero Edoardo, dunque, mandava messaggi in tutto il regno per
informare ciascuno dei suoi dispiaceri coniugali, per difendere il suo amichetto e
per far sapere che non era in grado di far tornare la sua sposa al focolare. Infelici
signori dInghilterra, quale miserabile re era loro capitato, e in quali mani di
stoppa era andato a finire lo scettro di Guglielmo il Conquistatore! Era dallepoca
delle liti fra Luigi il Pio e Eleonora dAquitania che non si sentiva una storia tanto
spassosa!
Continuate a farlo cornuto, cugina gridava Roberto e senza cercare di
nasconderlo, s che il vostro Edoardo sia costretto a piegarsi in due per varcare
la soglia dei suoi castelli. Non forse questa, cugino Mortimer, la sorte che egli
si merita?
E, dicendo questo, lasciava cadere una gagliarda pacca sulla spalla del barone
inglese.
Nellimpeto del suo furore, Edoardo aveva anche deciso delle misure di
compagnia del nostro signore senza una causa assai grave e ragionevole e senza
che il nostro corpo fosse stato messo in pericolo dal detto Ugo che governa sul
nostro Signore stesso e su tutto il nostro regno e che vorrebbe disonorarci come
ne siamo ben certa per averlo provato. Fin quando Ugo sar qual adesso,
padrone assoluto del nostro sposo, noi non potremo rientrare in Inghilterra senza
esporre la nostra vita e quella del nostro carissimo figlio a rischio di morte.
Questa lettera si incroci con i nuovi ordini inviati allinizio di febbraio da
Edoardo agli sceriffi delle contee costiere. Egli li informava che la regina e suo
figlio, duca dAquitania, mandati in Francia al fine di concludere la pace, avevano
stretto alleanza, dietro istigazione del traditore e ribelle Mortimer, con i nemici del
re e del regno; e che pertanto, qualora la regina e il duca di Aquitania fossero
sbarcati dalle navi che lui, il re, aveva mandato in Francia, qualora fossero stati
animati da buone intenzioni, egli intendeva che venissero accolti cortesemente; se
invece fossero sbarcati da vascelli stranieri, e mostrando volont contrarie alla sua,
lordine era di risparmiare soltanto la regina e il principe Edoardo e di trattare
come ribelli tutti gli altri che fossero scesi da quelle navi.
Per guadagnare tempo, Isabella indusse il figlio a comunicare al re che lei era
ammalata e non poteva dunque imbarcarsi.
Ma in marzo, re Edoardo, saputo che la sua sposa passeggiava allegramente per
Parigi, ebbe un nuovo accesso di furore epistolare. Sembrava in lui una specie di
malattia che lo colpiva puntualmente ogni tre mesi.
Ecco cosa scriveva Edoardo II al giovane duca dAquitania:
Con falsi pretesti, la nostra compagna e vostra madre si tiene lontana da noi, a
causa del nostro caro e fido Ugo Despenser che ci ha sempre cos bene e
lealmente serviti; ma voi vedete, e ognuno pu vedere, che apertamente,
notoriamente e a spregio del suo dovere come della nostra corona, ha attratto a s
il Mortimer, nostro traditore e mortale nemico, accusato e giudicato in pieno
Parlamento, e si accompagna a lui a palazzo e fuori, a dispetto di noi, della nostra
corona e delle leggi del nostro regno. E agisce ancor peggio, se possibile,
costringendovi alla compagnia del suddetto nostro nemico davanti a tutti, con
grandissimo disonore e offesa, e a pregiudizio delle leggi e degli usi del regno
dInghilterra che voi siete sovranamente impegnato a preservare e difendere .
Ed ecco la lettera per re Carlo IV:
grande libro nero e mostr i diversi conti. Messer dAlspaye, lord Cromwell, la
regina Isabella a quella pagina Tolomei fece un profondo inchino il conte di
Kent e la contessa nuovo inchino lord Maltravers, lord Mortimer E poi, su
quattro fogli, i debiti di re Edoardo in persona
Ruggero Mortimer protest; i conti di re Edoardo non lo riguardavano.
Ma, my lord disse Tolomei per noi essi tutti insieme costituiscono i
debiti dellInghilterra! Mi dispiace dirvi di no, mi dispiace moltissimo deludere
una bella dama come la regina; ma chiedermi troppo aspettare da me ci che io
non ho pi e che voi avete. Perch le nostre cosiddette ricchezze sono fatte
soltanto di crediti! Il mio patrimonio, my lord, son i vostri debiti. Vedete, signora
prosegui rivolto alla regina che cosa siamo noi poveri lombardi,
continuamente minacciati, costretti a offrire a ogni nuovo re un dono per
festeggiare la sua assunzione al trono e quanti ne abbiamo offerti, ahim, in
questi ultimi dodici anni! e spogliati da ogni monarca del diritto borghesia che
dobbiamo poi riscattare con una lauta ammenda, magari due volte se il regno
lungo. E vedete nello stesso tempo cosa facciamo per i regni! LInghilterra costa
alle nostre compagnie centossessantamila lire, il prezzo delle sue consacrazioni,
delle sue guerre e delle sue discordie, signora! Vedete quanto sono vecchio Da
un pezzo mi sarei messo a riposo se non dovessi correre continuamente per
recuperare quei crediti che ci servono a loro volta a sovvenire ad altre necessit. Ci
chiamano avari, avidi di quanto ci dovuto, e nessuno pensa ai rischi che
corriamo nel prestare a tutti e nel permettere ai prncipi di questo mondo di
continuare nei loro affari! I preti si occupano dei pi poveri, fanno elemosine ai
mendicanti e aprono ospedali per i minorati; noi invece sovveniamo alle miserie
dei potenti.
Let gli permetteva di esprimersi in questi termini, e la gentilezza del tono era
tale che nessuno poteva sentirsi offeso. Continuando a parlare sbirciava con
locchio socchiuso un gioiello che splendeva al collo della regina e che, nei suoi
registri era segnato a credito sul conto di Mortimer.
Come sono cominciati i nostri traffici? continu.
Perch esistiamo? Quasi nessuno ormai lo ricorda, ma le nostre banche sono
sorte durante le crociate, quando gentiluomini e pellegrini erano restii a giungere
carichi doro su strade poco sicure dove ad ogni momento si rischiava di venire
svaligiati, o nei campi di battaglia dove non cerano soltanto persone oneste. E poi
cerano da pagare i riscatti. Fu cos che per indurci a portar laggi loro per loro
conto e a nostro rischio, i gentiluomini, primi fra tutti quelli dInghilterra, ci
hanno dato in pegno le rendite dei loro feudi. Ma quando ci siamo presentati in
quei feudi con le nostre lettere di credito, convinti che il sigillo dei grandi baroni
costituisse impegno sufficiente, non siamo stati pagati. Allora, abbiamo fatto
appello ai re che, per garantire i crediti dei loro vassalli, hanno imposto in cambio
che prestassimo anche a loro; ed per questo che le nostre fortune sono in loro
mano. No, signora, con mio grande rammarico e dispiacere, questa volta non
posso.
Il conte di Kent, che presenziava al colloquio, volle dire la sua:
E va bene, messer Tolomei. Ci rivolgeremo a unaltra compagnia.
Tolomei sorrise. Cosa credeva quel giovane biondo che se ne stava seduto con
le gambe accavallate e la mano intenta ad accarezzare negligentemente la testa del
suo levriere? Di portare altrove la sua clientela? Erano discorsi che nella sua lunga
carriera Tolomei aveva sentito almeno mille volte. Una ben curiosa minaccia
davvero!
My lord, quando si tratta di grandi clienti come le vostre regali persone,
potete star certo che tutte le nostre compagnie si scambiano le proprie
informazioni, e che il credito che con mio gran rammarico devo rifiutarvi non vi
verr concesso da nessun altro; c qui messer Boccaccio con me, che rappresenta
i Bardi. Chiedete un po a lui Vedete, signora continu Tolomei
indirizzandosi nuovamente alla regina tutti questi crediti ci danno moltissime
preoccupazioni per il fatto che niente li garantisce. Dati i vostri attuali rapporti con
il re dInghilterra, sono convinto che egli non garantirebbe i vostri debiti! N voi i
suoi, immagino. A meno che non intendiate accollarveli, perch in questo caso
potremmo forse esservi ancora daiuto.
Chiuse completamente locchio sinistro, incroci le mani sul ventre e rest in
attesa.
Isabella non capiva molto di questioni finanziarie. Alz gli occhi verso Ruggero
Mortimer. Come interpretare le ultime parole del banchiere? Che significava, dopo
tutta quella concione, questo improvviso spiraglio?
Vorreste precisare meglio, messer Tolomei? disse.
Signora disse il banchiere la vostra causa bella e quella del vostro
sposo orribile. La cristianit non ignora il perfido trattamento a voi inflitto, i vizi
che infamano la sua vita, e il pessimo governo che impone ai suoi sudditi nelle
persone dei suoi detestabili consiglieri. Voi, viceversa, signora, siete amata
perch degna damore, e scommetto che non mancano prodi cavalieri, in
Francia e altrove, dispostissimi ad accorrere al vostro fianco con le loro bandiere
e a restituirvi il vostro posto nel vostro regno a costo di scacciare dal trono il
re dInghilterra, vostro sposo.
Messer Tolomei esclam il conte di Kent non conta nulla per voi il
fatto che mio fratello, per quanto detestabile, stato pur sempre incoronato?
My lord, my lord ribatt Tolomei un re veramente tale soltanto se
gode del consenso dei suoi sudditi. E voi avete pronto un altro re per il popolo
dInghilterra, il giovane duca dAquitania che par mostrare molta saggezza
tenuto conto della sua et. Ho troppa esperienza delle passioni umane per non
saper riconoscere quelle che sono destinate a finire e che conducono alla rovina
i prncipi pi potenti. Re Edoardo non si staccher mai da Despenser, ma
lInghilterra ben pronta ad acclamare un sovrano che sostituisca il suo
pessimo re attuale e i suoi malvagi consiglieri Mi direte, signora, che i
cavalieri che si offriranno di combattere per la vostra causa costeranno cari;
bisogner provvedere alle loro armature, al loro vitto e ai loro piaceri. Ma noi
lombardi, se non possiamo pi finanziare il vostro esilio, siamo ancora in
grado di finanziare il vostro esercito, purch lord Mortimer, di cui nessuno
disconosce il valore, si impegni ad assumerne il comando e purch
naturalmente ci garantiate di prendervi la responsabilit dei debiti di messer
Edoardo e di saldarli il giorno della vittoria.
Non era possibile presentare la proposta in termini pi. espliciti. Le compagnie
lombarde erano pronte a puntare sulla moglie contro il marito, sul figlio contro il
padre, sullamante contro il legittimo sposo. Mortimer non ne fu sorpreso quanto
ci si sarebbe potuto attendere, e non si diede neppure la pena di fingere stupore
quando diede la sua risposta:
Il difficile, messer Tolomei, riunire queste bandiere. Non si pu certo farlo
in una cantina. Dove potremmo radunare mille cavalieri al nostro soldo? In
quale paese? Non certo in Francia: non possiamo chiedere tanto a re Carlo, per
quanto ben disposto sia nei confronti della sorella, la nostra graziosa regina.
Sintendevano bene il vecchio senese e lex-prigioniero di Edoardo!
Il giovane duca dAquitania disse Tolomei non ha forse signoria
personale sulla contea di Ponthieu, gi appartenente alla sua Signora madre la
regina, e il Ponthieu non si trova forse di fronte allInghilterra e nelle vicinanze
immediate di quella contea dArtois dove monsignor Roberto, pur non
essendone il padrone, conta numerosissimi partigiani, come del resto sapete
bene, my lord, dato che vi rifugiaste l dopo la vostra evasione?
Il Ponthieu ripete la regina con aria riflessiva. Qual il vostro
parere, caro Mortimer?
Laffare, pure essendo stato concluso soltanto a voce, era ormai un solidissimo
trattato. Tolomei era pronto a versare un certo anticipo alla regina e al suo amante
II RITORNO A NEAUPHLE
chiesa sul lato opposto della minuscola piazza del mercato, e cos stretta la salita
che portava a Cressay, Thoiry, Septeuil? O forse era soltanto Guccio che era
cresciuto, non di statura naturalmente, perch il corpo non cresce pi dopo i
ventanni, ma cresciuto di anima e dimportanza, come se i suoi occhi si fossero
abituati a spazi pi vasti e come se fosse aumentata la coscienza del posto che egli
occupava sulla terra.
Nove anni erano trascorsi. E di nove anni parevano improvvisamente averlo
ringiovanito quella facciata, quegli alberi, quel campanile. O meglio, no; lo
invecchiavano anzi di tutto il tempo che era trascorso.
Guccio aveva istintivamente ritrovato il gesto di un tempo chinandosi per
passare la bassa porta che divideva le due stanze del negozio, al pian terreno della
banca Tolomei. La mano aveva automaticamente cercato la corda cui appoggiarsi,
lungo il pancone di quercia che serviva da asse alla scala a chiocciola, e lo aveva
guidato alla sua camera, l dove aveva amato come mai prima e mai dopo.
La piccola stanza, proprio sotto le travi del tetto, odorava di campagna e di
passato. Come aveva potuto una cos esigua dimora accogliere un amore cos
grande? Dalla finestra, se finestra si poteva chiamarla, un abbaino pi esattamente,
egli scorgeva un paesaggio rimasto immutato. Nasceva maggio, e gli alberi erano
in fiore come nove anni Prima. Perch gli alberi in fiore ci provocano sempre
tanta emozione, e perch la brina che cade dai ciliegi o si distende, leggermente
ombrata, sui meli, sembra caderci dal cuore? Fra i rami, torniti come braccia,
sintravvedeva il tetto della scuderia, quella stessa da cui Guccio era fuggito
allarrivo dei fratelli Cressay. Che paura aveva avuto quella notte!
Si volse verso lo specchio di stagno, sempre allo stesso posto sulla cassa di
quercia. Ogni uomo, nel ricordo delle sue debolezze, si tranquillizza guardandosi
in volto, dimenticando che quei segni di energia che egli legge sul suo viso
impressionano soltanto lui e che davanti agli altri che si dimostrato debole. Il
levigato metallo dai riflessi grigiastri rimandava a Guccio limmagine di un
giovane di trentanni, bruno, con una ruga profondamente scavata fra le
sopracciglia, e due occhi scuri di cui poteva dirsi contento, perch gi essi
avevano visto innumerevoli paesaggi, e la neve delle montagne e le onde di due
mari, e acceso il desiderio nel cuore delle donne, e sostenuto lo sguardo dei
prncipi e dei re.
Guccio Baglioni, amico mio, perch non hai continuato una carriera cos
brillantemente iniziata? Eri andato da Siena a Parigi, da Parigi a Londra, da
Londra a Napoli, a Lione, ad Avignone; portavi messaggi per la regina Isabella,
tesori per i cardinali, richieste di matrimonio per la regina Clemenza! Per due
anni interi ti sei aggirato fra i maggiori personaggi della terra, carico dei loro
interessi e dei loro segreti. E avevi appena ventanni! E tutto ti riusciva bene!
Basterebbero le attenzioni di cui tutti ti circondano adesso, dopo nove anni di
assenza, per testimoniare dei ricordi che hai lasciato e dellamicizia che sapevi
ispirare a tutti. A cominciare dal Santo Padre in persona, che appena ti vede per
una questione di crediti, lui, sovrano pontefice, dallalto del trono di San Pietro e
gravato da tanti impegni, sinteressa alla tua sorte, alla tua fortuna, arriva perfino a
ricordarsi che una volta hai avuto un figlio, si preoccupa di saperti privato di quel
figlio, e dedica alcuni dei suoi preziosi minuti a darti consigli.
Un figlio deve essere allevato da suo padre, ti dice, e ti d un salvacondotto
di messaggero papale, il migliore che esista E Bouville! Bouville che vai a
trovare, per portargli la benedizione di papa Giovanni, e che ti tratta come un
amico da tempo atteso, si mette a piangere appena ti vede, e ti d una delle sue
guardie per accompagnarti, e ti affida una lettera chiusa dal suo sigillo e
indirizzata ai fratelli Cressay perch ti lascino vedere tuo figlio!
I pi alti personaggi, dunque, si occupavano di Guccio, e, cos pensava lui,
senza alcun interesse particolare, soltanto per la fiducia che la sua persona
ispirava, per il suo spirito, e probabilmente per un certo modo di comportarsi
con i grandi di questo mondo che era in lui un dono di natura.
Ma perch non aveva continuato? Avrebbe potuto diventare uno di quei grandi
lombardi, potenti negli stati quanto i prncipi, come Maccio dei Macci, attuale
custode del Tesoro regale di Francia, o come Frescobaldi dInghilterra che entrava,
senza farsi annunciare, dal cancelliere dello Scacchiere.
Ormai era troppo tardi. In fondo, Guccio si sentiva superiore allo zio, e capace
di successi assai pi clamorosi. Perch il buon Spinello, a giudicarlo freddamente,
svolgeva unattivit piuttosto terra terra. Capitano generale dei lombardi di Parigi,
Bouville, bench sia ormai defunta, condannata, spera Maria, alle pene
dellinferno. Mille volte ha dovuto giurare sui Vangeli di tenere con s il piccolo
re di Francia, di non rivelare a nessuno gli atroci segreti di corte, nemmeno in
confessione, e di non rivedere pi Guccio; e mille volte si chiesta: Perch
proprio a me dovevano succedere queste cose?
Lo ha chiesto al grande cielo azzurro e muto dei giorni dagosto, alle notti
dinverno che ha trascorso da sola a battere i denti dal freddo, fra le lenzuola
rigide, alle albe senza speranza, ai crepuscoli di giorni che non hanno portato
nulla di nuovo. Perch?
Lo ha anche chiesto ai panni preparati per la lavanderia, alle salse rimestate sul
fornello della cucina, alle carni messe nel salatoio, al ruscello che scorre ai piedi
del castello e sulla cui riva, le mattine di processione, si raccolgono i giunchi e i
giaggioli.
In certi momenti, ha perfino odiato Guccio, gli ha violentemente rimproverato
di esistere, di essere passato per la sua vita come un vento di tempesta attraverso
una casa dalle porte spalancate; ma subito ha ricacciato questi pensieri, come una
bestemmia.
Si creduta di volta in volta una grandissima peccatrice cui lOnnipotente ha
imposta una perpetua espiazione, una martire, una specie di santa cui la volont
divina abbia affidato il compito di salvare la corona di Francia, la discendenza di
San Luigi, il regno intero, nella persona di quel bambino che le stato affidato
cos che, a poco a poco, si pu impazzire, senza che quelli che ci stanno
intorno se ne accorgano.
Notizie del solo uomo che abbia mai amato, notizie di quel suo sposo che
nessuno riconosce per tale, ne ha avuto soltanto a lunghi intervalli, da qualche
confidenza fatta alla serva dal commesso della banca. Guccio era vivo. questo solo
ella sapeva. E quanto ha sofferto nellimmaginarlo, o meglio nel non poterlo
immaginare, in un paese lontano, in una citt straniera, e nel pensare che forse si
sar risposato I lombardi non sono tanto scrupolosi nel rispettare le loro
promesse. Ma ora Guccio a un quarto di lega! Ma sar tornato proprio per lei?
O soltanto per sistemare qualche affare della banca? Non sarebbe ancor pi
terribile se fosse tanto vicino e non per volerla rivedere? Ma anche di questo, che
diritto avrebbe lei di rimproverarlo, lei che nove anni prima si rifiutata di
vederlo, lei che con tanta durezza gli ha ingiunto di non cercare pi di avvicinarla,
senza peraltro potergli rivelare le ragioni di questa sua crudelt? Poi dimprovviso
esclama:
Il bambino!
Gi, Guccio vorr conoscerlo questo ragazzo che crede suo. E forse proprio
per questo che ritornato.
Giannino laggi, sul prato che si intravvede dalla finestra, lungo la Mauldre,
un ruscello fiancheggiato da gialli giaggioli e troppo poco profondo perch ci si
possa annegare: sta giocando col figliolo pi piccolo del palafreniere, con i due
ragazzi del carradore, con la figlia del mugnaio, tonda come una palla. tutto
infangato, sulle ginocchia, sul viso, e perfino sul ciuffo di capelli biondi che gli
pende sulla fronte. Strilla a perdere il fiato. Ha polpacci saldi e rosa. Tutti lo
credono un piccolo bastardo, un figlio del peccato, e come tale lo trattano.
Ma come fanno a non rendersene conto, i fratelli di Maria, i contadini delle
loro terre, la gente di Neauphle, che Giannino non ha niente della dorata
biondezza, quasi fulva, della madre, e meno ancora dei neri capelli e della pelle
color di spezie di Guccio? Come fanno a non vedere che un autentico piccolo
capetingio, che ha della sua schiatta il viso largo, gli occhi azzurri pallidi, un po
troppo grandi, il mento che diventer forte, la biondezza di paglia? Re Filippo il
Bello era suo nonno. Ed curioso che la gente sappia servirsi cos poco dei
propri occhi e riesca a vedere nelle cose e negli esseri soltanto lidea che se n
precostruita!
Quando Maria ha chiesto ai fratelli di mandare Giannino dagli agostiniani di
un convento vicino perch vi impari a scrivere, le hanno risposto con unalzata di
spalle.
Noi stessi sappiamo leggere un poco, e non ci serve un granch ha
risposto il maggiore; non sappiamo scrivere, e non ci servirebbe a nulla.
Perch Giannino dovrebbe aver bisogno di saperla pi lunga di noi? Studiare
va bene soltanto per i chierici, e di lui non puoi fare un chierico, dato che un
bastardo!
Nel prato dei giaggioli, il bambino segue recalcitrando la serva che venuta a
prenderlo. Giocava a fare il cavaliere, e, armato di un bastone, stava quasi per
travolgere lo sbarramento della tettoia dove i cattivi tenevano prigioniera la figlia
del mugnaio.
Ma proprio in quel momento i fratelli di Maria, gli zii di Giannino, ignari di
non essere affatto suoi zii, rientrano da un giro di ispezione nei loro campi. Sono
coperti di polvere, puzzano del sudore dei cavalli e hanno le unghie nere. Pietro,
il maggiore, gi perfettamente uguale al suo defunto padre; ha lo stomaco
gonfio sopra la cintura, la barba cespugliosa, e gli mancano due canini in una
dentatura guasta. Aspetta una guerra per far vedere di che cosa capace; e ogni
volta che in sua presenza si parla dInghilterra o dimpero, grida che il re
dovrebbe formare un esercito per far vedere a tutti cosa sa fare la cavalleria. Lui
non cavaliere, va bene, ma in guerra potrebbe benissimo diventarlo. La sua sola
esperienza militare stata la fangosa spedizione di Luigi il Testardo, perch per la
battaglia di Aquitania non hanno chiesto il suo aiuto. Per un momento, il
progetto di crociata attribuito a monsignor Carlo di Valois ha fatto rinascere le
sue speranze, ma poi, monsignor Carlo morto. Ah, Dio doveva darci quel
barone per re!
Giovanni di Cressay, il minore, pi sottile e pi pallido, ma nemmeno lui si
preoccupa troppo del suo aspetto. Vive nella indifferenza e nellabitudine.
Nessuno dei due si sposato. La sorella bada alla casa da quando morta la
madre, la signora Eliabel; insomma hanno qualcuno che prepara loro da
mangiare, che si occupa del bucato, e con cui se capita possono sfogarsi, ancor
pi facilmente di quanto non oserebbero fare con una moglie. Se le brache sono
rotte, non difficile rigettare su Maria la responsabilit del fatto che loro non
hanno trovato una sposa degna del loro nome, per il disonore da lei gettato sulla
famiglia.
A parte questo, vivono in relativa agiatezza grazie alla pensione che il conte di
Bouville passa regolarmente alla sorella, col pretesto che stata nutrice di re, e
grazie anche ai regali in natura che il banchiere Tolomei continua a mandare al
suo presunto pronipote. In fondo, il peccato di Maria qualche vantaggio ai due
fratelli lha procurato.
Giovanni conosce a Montfort-lAmaury una borghese vedova che ogni tanto va
a trovare: sono i giorni in cui si rassetta e assume unaria colpevole. Pietro invece
preferisce cacciare nelle proprie terre, e si sente signore con poca fatica perch gi
nei villaggi vicini cresce qualche marmocchio che gli assomiglia. Ma quello che fa
onore a un giovane aristocratico disonorevole per una ragazza nobile: sono cose
che si sanno ed inutile tornarci sopra.
Ed eccoli qui, Pietro e Giovanni, tutti e due sbalorditi al vedere la sorella
adorna del suo bellabito di seta, e Giannino che protesta perch vogliono lavargli
la faccia. Che sia giorno di festa, senza che loro se ne siano ricordati?
Guccio a Neauphle dice Maria.
E fa un passo indietro, perch Pietro sarebbe capacissimo di lasciarle andare
uno schiaffo.
Ma no, Pietro tace; e si limita a guardarla. E lo stesso fa Giovanni. Se ne stanno
l con le braccia penzoloni, come gente che non ha un cervello atto ad affrontare
limprevisto. Guccio tornato. una grossa novit, occorre qualche minuto per
rendersene pienamente conto. Quali nuovi problemi dovranno ora risolvere?
matrimonio. Mille lire in contanti avrebbero chiesto; non una grande somma per
un lombardo. Ma Maria aveva distrutto le loro speranze con il suo strano
atteggiamento e ostinandosi a non voler rivedere Guccio.
Abbiamo cercato di farla ragionare, bench fosse contro il nostro interesse:
se ci lasciasse, infatti, ne sentiremmo molto la mancanza, perch lei che tiene
la casa. Ma in fondo ci rendiamo conto che se dopo tanto tempo ritornate a
prenderla, deve essere proprio la vostra vera sposa, anche se il matrimonio si
celebrato in segreto. E poi, sono passati tanti anni
Era il barbuto che parlava, e simpappinava parecchio.
Il minore si accontentava di abbassare il capo in segno di approvazione.
Lo ammettiamo francamente riprese Pietro di Cressay. Abbiamo
commesso uno sbaglio rifiutandovi nostra sorella. Ma non stata tanto colpa
nostra quanto di nostra madre, che Dio le perdoni, che si era molto ostinata. Ma
obbligo di un cavaliere riconoscere i propri torti, e se nostra sorella Maria ha
voluto fare a meno del nostro consenso, ne portiamo in parte la responsabilit.
Tutto questo, per, ormai dimenticato. Il tempo appiana tante cose. Ma adesso
lei che non vi vuole, anche se giuro davanti a Dio che non ha in mente nessun
altro uomo. per questo che non la capisco. Ha un cervello tutto a modo suo
nostra sorella, vero Giovanni?
Giovanni di Cressay approv col capo.
Per Guccio era una bella rivincita trovarsi cos davanti agli occhi, pentiti e
confusi, quegli stessi che a suo tempo erano venuti l in piena notte, con lo spiedo
in mano, per ammazzarlo, e che lavevano costretto a lasciare la Francia. Ora, il
loro massimo desiderio era di dargli la sorella: mancava poco che lo supplicassero
di precipitare le cose, di venire a Cressay, di imporre la propria volont e di far
valere i suoi diritti di marito.
Ma questo equivaleva a conoscere male Guccio e il suo ombroso carattere. I
due balordi non li teneva in gran conto; per lui soltanto Maria aveva importanza,
e Maria lo respingeva quando lui era qui, cos vicino a lei, e pronto a dimenticare
tutti i torti subiti. Possibile che in quella famiglia non potessero far altro che
infliggergli delle umiliazioni a ogni incontro?
Monsignor di Bouville doveva averlo previsto che avrebbe agito cos
disse il barbuto. Tanto vero che nella lettera dice fra laltro: Se la signora
Maria, come possibile, rifiutasse di vedere messer Guccio Sapete per caso
che ragione potesse avere per scrivere cos?
No, veramente non lo so rispose Guccio ma posso supporre che ella
abbia parlato a lungo e con molta chiarezza di me, perch messer di Bouville
potuto dichiarare alla figlia del mugnaio e ai marmocchi del carradore: Io sono
senese senza dover dare altre spiegazioni, dato che quelli ne sapevano ancor
meno di lui.
Inghiottito lultimo boccone, asciugate le daghe con un pezzo di mollica e
riposte nella cintura, risalirono a cavallo. Guccio prese in braccio il bambino e se
lo pose davanti, di traverso alla sella40.
Il pasto abbondante, e pi ancora il vino che assaggiava per la prima volta,
avevano appesantito il bambino, che, meno di mezza lega pi avanti, si era
addormentato indifferente alle scosse del trotto.
Niente di pi commovente del sonno di un bimbo, soprattutto di giorno,
nellora in cui gli adulti sono svegli e agiscono. Guccio teneva in equilibrio quella
piccola vita gi pesante, sobbalzante, cullata e abbandonata. Istintivamente
accarezz con il mento quei biondi capelli che cercavano rifugio nel suo petto e
strinse il braccio, come per costringere quella testolina rotonda e quel sonno
profondo ad accostarsi ancor pi a lui. Un profumo dinfanzia si sprigionava da
quel piccolo corpo addormentato. Fu allora che, dun tratto, Guccio si sent padre,
e ben fiero di esserlo, e le lacrime gli appannarono gli occhi.
Giannino, Giannino mio mormor posando le labbra sui suoi tiepidi e
soffici capelli.
Aveva messo il cavallo al passo e fatto segno alla guardia di rallentare per non
svegliare il piccolo e prolungare cos la sua gioia. Che importanza poteva avere
lora in cui sarebbero arrivati? Domani Giannino avrebbe aperto gli occhi nella
casa di via dei Lombardi e lavrebbe creduta un palazzo; le serve gli si sarebbero
affollate intorno per lavarlo e vestirlo come un piccolo principe, e per lui sarebbe
incominciata una vita da racconto di fate!
***
Maria di Cressay ripieg labito inutilizzato davanti alla serva che losservava
silenziosa e delusa. Anche lei aveva sognato unaltra vita al seguito della padrona,
e cera nel suo atteggiamento unombra di rimprovero.
Ma Maria ha smesso di tremare e di piangere: ha finalmente preso una
decisione. Dovr attendere ancora pochi giorni: al massimo una settimana. Perch
stamattina era stata colta alla sprovvista: sono stati quei nove anni trascorsi nel
rimestare continuamente gli stessi pensieri a provocare quel terrore nervoso, a
spingerla a una risposta assurda, a un pazzesco rifiuto.
Cressay non voleva regolarizzare il suo matrimonio, Perch non voleva accettare di
vivere tranquillamente con il suo sposo, adesso che nessuno pi vi frapponeva
ostacoli? Tolomei, nonostante la ripugnanza che alla sua et sentiva per qualsiasi
viaggio, era pronto a recarsi a Neauphle per un ultimo tentativo.
Ma sono io che non la voglio pi dichiarava Guccio. Non permetter
che ci si faccia beffa del mio onore. E poi, che piacere sarebbe vivere con una
donna che ha cessato di amarmi?
Ne sei proprio sicuro?
Cera un solo indizio che poteva permettere a Guccio di porsi questa domanda.
Aveva infatti trovato al collo di Giannino il piccolo reliquiario regalatogli parecchi
anni prima dalla regina Clemenza, quando Guccio si trovava allospedale di
Marsiglia, e che egli aveva a sua volta regalato a Maria una volta che laveva vista
seriamente ammalata.
Mia madre se lo tolto dal collo e me lo ha messo proprio laltra mattina,
quando gli zii mi hanno portato da voi aveva spiegato il bambino.
Ma era possibile dare molta importanza a un indizio simile, che poteva
benissimo essere stato dettato magari da un sentimento religioso?
E poi il conte di Bauville aveva parlato chiaro.
Se vuoi tenere con te il bambino, devi assolutamente portartelo a Siena, e
prima partirai meglio sar per tutti aveva detto a Guccio.
Il colloquio aveva avuto luogo nel palazzo dellex-ciambellano, dietro il Prato
dei Chierici. Bouville stava passeggiando nel parco, e alla vista di Giannino gli
erano venute le lacrime agli occhi. Gli aveva baciato la mano prima di posare le
labbra sulle sue guance, e, guardandolo, esaminandolo dalla testa ai piedi, aveva
mormorato:
Un vero principino, un vero principino!
Intanto si asciugava gli occhi. Guccio era sbalordito nel vedere tanta
commozione in un uomo che aveva ricoperto cariche cos importanti, e ne era a
sua volta commosso considerandola un omaggio di amicizia a lui stesso reso.
Avete ragione, messere rispose tutto felice un vero principino; ed
davvero sorprendente quando si pensa che finora ha sempre vissuto in campagna,
e che sua madre, in fondo, solo una contadina.
Bouville scosse il capo. S, s, era davvero sorprendente
Portalo con te, la soluzione migliore. Del resto, non hai gi laugusta
approvazione del Santo Padre? Questa volta ti affider due guardie che ti
scorteranno sino ai confini del regno, in modo che non capitino disgrazie n a te
n a questo bambino.
non era molta. Strada facendo, Guccio raccont al bambino come era andato a
Napoli con il conte di Bouville Sai, quel grosso signore che siamo andati a
trovare laltro giorno e che ti ha baciato per chiedere in moglie questa
principessa per conto di re Luigi Decimo che adesso morto. E come lui,
Guccio, si fosse trovato con la signora Clemenza sulla nave che la conduceva in
Francia, e avesse rischiato di morire per una terribile tempesta prima di approdare
a Marsiglia.
E il reliquiario che porti al collo me lo ha regalato lei per ringraziarmi di
averla salvata dallannegamento.
Poi, quando la regina Clemenza aveva avuto un figlio, era toccato alla madre di
Giannino fargli da nutrice.
La mamma non mi ha mai raccontato niente esclam sorpreso il ragazzo.
Allora la conosceva anche lei la signora Clemenza?
Tutto questo era molto complicato. Giannino avrebbe voluto sapere se Napoli
era in Ungheria. Ma cerano dei passanti che li urtavano; frasi appena iniziate che
si dovevano interrompere; portatori dacqua che impedivano una risposta. Era
davvero difficile per un bambino mettere ordine in quel racconto. Poi, fra venti o
trentanni, avrebbe detto: Sono cose che mio padre mi ha raccontato un giorno a
Parigi, mentre risalivamo la via del Tempio, e io ero molto piccolo; mi assicur
che ero fratello di latte di Giovanni il Postumo.
Fratello di latte era unespressione che Giannino capiva benissimo. A Cressay la
sentiva ripetere continuamente: le campagne sono piene di fratelli di latte. Ma
fratello di latte di un re cosa da far sognare a occhi aperti. Perch un re un
uomo grande e potente con una corona sul capo Non aveva mai immaginato
che un re potesse avere un fratello di latte, n tanto meno che potesse essere un
bambinello capace di morire a cinque giorni.
La mamma non mi ha mai raccontato niente ripet.
E incominciava a rimproverare in cuor suo la madre per le tante cose
meravigliose che gli aveva nascosto.
E perch si chiama il Tempio il palazzo cui stiamo andando?
Per via dei Templari.
Ah, di quelli ho sentito parlare: sputavano sulla croce, adoravano una testa
di gatto e avvelenavano i pozzi per tenersi tutto il denaro del regno.
Erano cose che gli aveva raccontato il figlio del carradore, il quale le aveva
sentite dire da suo padre, che a sua volta doveva averle intese chiss da chi. Non
era facile a Guccio, in cos poco tempo e in mezzo a tanta gente, spiegare al
bambino che la verit era un po meno semplice. E Giannino, dal canto suo, non
riusciva a capire perch la regina che stavano andando a trovare dovesse abitare da
gente cos malvagia.
Non ci abitano pi, figlio mio14. Non esistono pi. Quella era una volta la
casa del loro gran maestro.
Messer Giacomo di Molay, vero?
Fa le coma, fa le coma con le dita, figliolo, quando pronunci quel nome!
I Templari, dunque, sono stati sciolti, lasciati vivi e esiliati, e il re ha preso il
Tempio che era il loro castello
Quale re?
Non capiva pi niente il povero Giannino in mezzo a tutti quei sovrani!
Filippo il Bello.
Lhai visto tu questo re, il Bello?
Il bambino ne aveva sentito parlare, di questo monarca terribile e ora cos
rispettato; ma faceva parte dei tempi bui che avevano preceduto la sua nascita.
Guccio si intener.
vero, pens, lui non era ancora nato; per lui come dire San Luigi.
E, approfittando del fatto che il traffico li costringeva a rallentare:
S, lho visto rispose. Anzi dodici anni fa, appena arrivato a Parigi, ho
corso il rischio di buttarlo a terra, in una di queste strade, per due levrieri che
tenevo al guinzaglio.
Il tempo gli rifluiva sulle spalle come una grossa onda che dimprovviso ci
sommerge prima di rifrangersi. Una schiuma di giorni gli si precipit intorno. Era
un uomo ormai, e aveva dei ricordi da raccontare!
Insomma continu il palazzo dei Templari divenuto propriet di re
Filippo il Bello, e dopo di re Luigi, e dopo di re Filippo il Lungo, che ha
preceduto il sovrano attuale. Ed stato Filippo il Lungo a regalare il Tempio
alla regina Clemenza, in cambio del castello di Vincennes che lei aveva ottenuto
per testamento dal suo sposo, re Luigi41.
Padre mio, vorrei una cialda.
Aveva sentito un buon odore di paste sprigionarsi da un banco, che in un
attimo gli aveva fatto scordare qualsiasi interesse per quei re che si susseguivano
troppo in fretta e che si scambiavano i castelli. Sapeva gi che cominciare una
frase con un padre mio era un sistema sicuro per ottenere tutto quello che
voleva. Ma stavolta il trucco non funzion.
No, al ritorno; perch adesso ti sporcheresti. E ricordati bene quello che ti
ho insegnato. Non parlare alla regina se non sar lei a rivolgerti la parola, e
inginocchiati per baciarle la mano.
Come in chiesa?
No, non come in chiesa. Vieni, ti faccio vedere io, o meglio no, te lo
spiego, perch io faccio fatica con questa gamba ferita.
Costituivano uno spettacolo davvero curioso per i passanti, questo straniero
piuttosto piccolo e dal viso scuro, e quel bambino biondo, che in un androne si
esercitavano a fare la riverenza.
E poi, alzati immediatamente, ma sta attento a non urtare la regina!
***
Il palazzo del Tempio era molto cambiato dallepoca di messer di Molay: prima
di tutto perch era stato suddiviso. Labitazione della regina Clemenza si riduceva
infatti alla grande torre quadrata, con le quattro garitte sul tetto, e intorno
allimmenso cortile lastricato, qualche alloggio di servizio, qualche edificio minore
e le scuderie, nonch, dietro, il parco. Il resto della commenda le abitazioni dei
cavalieri, e degli armaioli, i cantieri degli operai isolati da muri altissimi era
stato destinato ad altro uso. E questo gigantesco cortile, fatto perch vi si
radunassero centinaia di uomini, sembrava ora deserto, spettrale. La lettiga da
cerimonia dalle tende bianche, che aspettava la regina Clemenza per
accompagnarla allincoronazione, sembrava una nave approdata per errore o
disavventura in un porto abbandonato. E bench intorno alla lettiga ci fosse
qualche scudiero e qualche servo, lintero palazzo dava unimpressione di silenzio
e di abbandono.
Guccio e Giannino entrarono nella torre del Tempio per quella stessa porta da
cui, dodici anni prima, dopo un lungo soggiorno in cella, era uscito Giacomo di
Molay per essere accompagnato al luogo del supplizio 42. Le stanze erano state
rimesse a nuovo, ma nonostante gli arazzi, i begli oggetti davorio, dargento e
doro, queste pesanti volte, queste strette finestre, questi muri che soffocavano
qualsiasi rumore, nonch le proporzioni stesse di un edificio destinato soprattutto
a ospitare uomini darme, non costituivano labitazione ideale di una donna, e per
di pi di una donna di trentadue anni. Tutto sembrava fatto per quegli uomini
rudi, armati di spada sopra la tonaca, che per un certo periodo avevano assicurato
alla cristianit lassoluta supremazia entro i confini dellantico impero romano. Per
una giovane vedova, il Tempio aveva davvero laria di una prigione.
La signora Clemenza non fece attendere molto i visitatori. Apparve gi vestita
per la cerimonia cui stava per presenziare: abito bianco, gorgiera di velo sul petto,
mantello regale sulle spalle e corona doro in capo. Una di quelle regine,
insomma, che si vedono dipinte sulle vetrate delle chiese. Giannino era convinto
che le regine vestissero cos tutti i giorni. Bella, bionda, imponente e altera, con lo
sguardo un po assente, Clemenza dUngheria mostrava un sorriso puramente di
circostanza, quel sorriso che una regina priva di regno e di potere ha il dovere di
elargire a chi viene a farle visita.
Questa morta senza tomba ingannava le sue troppo lunghe giornate in
occupazioni inutili: faceva soprattutto collezione di oggetti doreficeria, ed era la
sola cosa al mondo per cui ancora provava interesse o fingeva di provarne.
Il colloquio deluse un poco Guccio che si aspettava maggior commozione, ma
non il bambino che si vedeva davanti una santa del cielo con un mantello di stelle.
Clemenza dUngheria rivolgeva loro quelle benevole domande che alimentano
la conversazione dei sovrani quando non hanno nulla da dire. Guccio aveva un
bel tentare di spostare il discorso sui loro ricordi comuni, su Napoli, sulla
tempesta; la regina eludeva continuamente. Ogni ricordo, in effetti, era per lei
penoso, e preferiva rifiutarlo a priori; e quando Guccio, cercando di valorizzare
Giannino precis che era il fratello di latte di vostro figlio, signora,
unespressione quasi dura pass su quel bel volto. Le regine non piangono in
pubblico, ma era prova di inconscia crudelt farle vedere vivo, biondo e vispo un
bambino della stessa et che avrebbe potuto avere il suo, e che per di pi aveva
succhiato lo stesso latte.
La voce del sangue taceva sopraffatta da quella della sventura. E poi forse non
avevano scelto bene il giorno, capitando l proprio mentre Clemenza si preparava
ad assistere allincoronazione della terza regina di Francia dopo di lei. Per pura
cortesia, volle soltanto chiedere:
E cosa far quando sar grande questo bel bambino?
Il banchiere, signora, almeno spero, come suo padre e come tutti i suoi
antenati.
Come tutti i suoi antenati! La regina Clemenza aveva davanti agli occhi suo
figlio, ma non lo sapeva e non lavrebbe mai saputo.
Era convinta che Guccio fosse venuto per esigere un credito, o il saldo di
qualche coppa doro, di qualche gioiello da lei acquistato presso lo zio. Era
talmente abituata ai reclami dei fornitori! Rimase perci sorpresa quando si
accorse che il giovanotto si era scomodato soltanto per vederla. Esisteva dunque
ancora qualcuno che veniva a trovarla senza chiederle nulla, n un pagamento, n
un favore?
Guccio disse al bambino di mostrare alla regina il reliquiario che portava al
collo. Ma Clemenza aveva dimenticato, e Guccio dovette ricordarle lospedale di
Marsiglia dove lei gli aveva fatto quel dono. Questo giovanotto mi ha amata,
pens la vedova di Luigi il Testardo.
Sono queste le illusorie consolazioni delle donne la cui vita amorosa si
prematuramente interrotta, e che ormai sono attente soltanto alle tracce dei
sentimenti che hanno potuto ispirare in passato, anche quando questi sentimenti
furono talmente tenui che nemmeno quelli che li provavano ne erano coscienti!
Clemenza si chin a baciare il bambino, ma Giannino fu svelto a inginocchiarsi
e a posare le labbra sulla sua mano.
Con un gesto quasi meccanico, ella si volse attorno a cercare un regalo da
fargli. I suoi occhi si posarono su una scatola dargento dorato che tese al ragazzo
dicendo:
Ti piacciono i confetti, vero? Bene, conserva questa confettiera e che Dio ti
protegga!
Era ormai ora di andare alla cerimonia. Clemenza dUngheria sal sulla lettiga,
fece chiudere le bianche tendine, e poi si abbandon a un curioso malessere che
le veniva da tutto il corpo, dal petto, dalle gambe, dal ventre, da tutta quella inutile
bellezza: ora poteva finalmente piangere!
Sulla via del Tempio una folla numerosa si dirigeva compatta in ununica
direzione, verso la Senna, verso* la Cit, per cogliere qualche briciola
dellincoronazione, anche se con ogni probabilit avrebbe visto soltanto altra folla
e basta.
Guccio, tenendo per mano Giannino, segu da presso la bianca lettiga, come se
facesse parte della scorta della regina. Poterono cos varcare il Pont-au-Change,
entrare nel cortile del palazzo, e fermarvisi a veder passare i grandi signori che, in
abito di gala, si apprestavano a entrare nella Sainte-Chapelle. Guccio li riconosceva
quasi tutti e poteva indicarli al bambino: la contessa Mahaut dArtois, ingigantita
dalla corona, il conte Roberto, suo nipote, ancor pi alto di lei, monsignor
Filippo di Valois, attualmente pari di Francia, e accanto a lui la zoppicante moglie,
e poi, la signora Giovanna di Borgogna, laltra regina vedova. Ma chi era quella
giovane coppia che stava venendo avanti? Guccio chiese informazioni ai vicini, e
gli risposero che erano la signora Giovanna di Navarra, di quindici anni, e suo
marito Filippo dEvreux, di diciotto. Eh, s, bisogna abituarsi a queste sorprese
che la vita ci prepara. Dopo tutti i drammi dinastici che erano scoppiati per la sua
presunta bastardaggine, oggi la figlia di Margherita di Borgogna aveva quindici
anni e si era sposata.
La folla era tale che Guccio dovette mettersi Giannino sulle spalle, e pesava
parecchio quel demonietto!
IV IL CONSIGLIO DI CHALIS
e sulla sorella di Giovanna qui presente. Quando allora dicevo a vostro padre
(che Dio conservi la sua anima!) che si faceva ingannare dalla figlia, non avevo
forse ragione? Ella ci ha tutti insozzati a suo piacere; per quei cattivi pensieri
che leggeva nel cuore degli altri e che in realt sono soltanto in lei, come oggi
ampiamente dimostra! Bianca, che era pura e che come sapete vi ha amato fino
agli ultimi suoi giorni, Bianca morta questa stessa settimana! Ed era
innocente, le mie figliole erano innocenti!
Il grosso dito di Mahaut, un indice duro come un bastone, chiama il cielo a
testimone. E, per compiacere la sua attuale alleata, aggiunge rivolta a Giovanna la
Zoppa:
Anche tua sorella era sicuramente innocente, mia povera Giovanna, e tutti
abbiamo sofferto delle calunnie di Isabella che hanno fatto sanguinare il mio
cuore di madre.
Se continua cos, finir per far piangere tutta lassemblea. Ma Roberto
linterrompe:
Innocente la vostra Bianca? Ammettiamolo pure, zia, ma non sar stato lo
Spirito Santo a ingravidarla in prigione!
Re Carlo il Bello ha una smorfia nervosa. Il cugino Roberto non avrebbe
proprio dovuto ricordare questo episodio.
stata la disperazione a spingere a tali estremi la mia bambina strilla
Mahaut inalberandosi. Che aveva da perdere quella colomba, insozzata dalla
calunnia, rinchiusa in una fortezza e vicina alla follia? Vorrei proprio sapere chi
potrebbe resistere a un simile trattamento.
Sono stato in prigione anchio, zia, quando per far piacere a voi mi ci gett
vostro genero Filippo. Ma non per questo ho ingravidato le figlie del
secondino, n, spinto alla disperazione, mi sono valso del portachiavi come di
una sposa, dato che, a quanto pare, anche questo si usa nella nostra famiglia!
Il connestabile ricomincia a prestare attenzione a quanto si dice.
E chi vi assicura, nipote, che tanto vi compiacete nellinsozzare la memoria
di una morta, che la mia Bianca non sia stata presa di forza? Se in quella stessa
prigione hanno strangolato sua cugina aggiunse Mahaut fissando negli occhi
Roberto possono benissimo aver violentato lei! No, sire, figlio mio,
prosegue rivolgendosi nuovamente al re dato che mi avete chiamata al vostro
Consiglio
Nessuno vi ha chiamata dice Roberto ci siete venuta da sola.
Ma non tanto facile togliere la parola alla vecchia gigantessa.
allora vi espongo il mio parere, con quellaffetto di madre che non ho
mai cessato di nutrire nei vostri confronti, nonostante tutto ci che avrebbe
potuto allontanarmi da voi. Ascoltatemi, sire: cacciate vostra sorella dalla
Francia, Perch ogni volta che vi ha rimesso piede la corona ha conosciuto
qualche sventura! Lanno che foste investito cavaliere insieme ai vostri fratelli e a
mio nipote Roberto, che immagino se ne ricordi, scoppiato un incendio a
Maubuisson e abbiamo tutti corso il rischio di bruciare vivi! Lanno dopo,
venne a far scoppiare quello scandalo che ci ha tutti ricoperti dinfamia e che
una buona figlia di re, una buona sorella dei suoi fratelli, anche se nella cosa vi
fosse stata unombra di verit, avrebbe dovuto tacere invece di strombazzarlo
dappertutto con laiuto di chi so io! E ancora, durante il regno di vostro fratello
Filippo, quando venne ad Amiens Perch Edoardo rendesse lomaggio,
ricordate cosa accadde? I pastorelli devastarono il regno! Ora, da quando
tornata, non cesso di tremare! Perch voi attendete un figlio, che tutti speriamo
maschio, dato che indispensabile dare un re alla Francia; ed per questo che
vi supplico, mio sire, di tener lontana questa apportatrice di sventure dal ventre
della vostra sposa!
Indubbiamente lo ha tirato bene il quadrato della sua balestra! Ma Roberto
gi pronto a replicare.
E quando nostro cugino il Testardo trapassato, mia ottima zia, dovera
Isabella? Non certo in Francia, che io sappia. E quando suo figlio si
improvvisamente spento fra le vostre braccia, mia ottima zia, dovera Isabella?
Era nella camera di Luigi? Era schierata fra i baroni? Ahim, la memoria non
mi assiste, non riesco a rivederla A meno che, beninteso, quelle due morti di
re, a vostro parere, non siano da includere fra le sciagure del regno!
A briccone, briccone e mezzo. Se il dialogo dura ancora qualche secondo zia e
nipote arriveranno ad accusarsi apertamente domicidio!
Il connestabile conosce questa famiglia da quasi sessantanni. Socchiude gli
occhi da testuggine:
Non smarriamoci dice e torniamo, miei signori, al problema che
dobbiamo risolvere.
C nella sua voce qualcosa che ricorda, non si sa Perch, il tono dei Consigli
del Re di Ferro.
Carlo il Bello si accarezza la fronte e dice:
E se per dare soddisfazione a Edoardo, espellessimo dal regno soltanto
messer Mortimer?
Giovanna la Zoppa prende la parola. Ha una voce secca, non molto alta, ma
dopo i muggiti dei due tori di Artois la si ascolta volentieri.
della locanda. Unombra seduta fra due colonnette, una donna che contempla la
notte.
Sogni dolci, monsignor dArtois.
Questa voce strascicata e ironica appartiene alla damigella di compagnia della
contessa Mahaut, Beatrice dHirson, che se ne sta l con aria sognante, almeno
cos pare, in attesa di chiss cosa. In realt, aspetta il passaggio di Roberto, e lui
lo sa benissimo. Si alza, si stira, si staglia nellogiva, fa un passo, un altro, con un
movimento ondeggiante, e il suo abito scivola a terra.
Che fate l, bella bimba? domanda Roberto.
Beatrice non risponde direttamente: si limita a indicare con un cenno del capo
le stelle in cielo e dice:
una splendida notte, ed un peccato andare a letto sola. Si fatica a
prender sonno con un tempo cos bello
Roberto dArtois si avvicina sino a toccarla, interroga dallalto quei grandi occhi
che lo sfidano e brillano nella penombra, posa la sua mano da gigante sulla
schiena della damigella e poi, dimprovviso la ritira scuotendo le dita come se si
fosse bruciato.
Eh, bella Beatrice esclama ridendo andate subito a mettere al fresco le
chiappe nello stagno; se no, correte il rischio di prendere fuoco.
La brutalit di quel gesto e la grossolanit di quelle parole fanno fremere
Beatrice. da un pezzo che attende loccasione di sedurre il gigante: quel giorno
monsignor Roberto sar alla merc della contessa Mahaut, e lei, Beatrice, potr
finalmente appagare il suo desiderio. Ma questa sera ancora troppo presto.
Roberto ha cose pi importanti da fare. Raggiunge il suo appartamento, entra
nella camera della contessa sua moglie, che si leva a sedere sul letto. nuda:
dorme cos tutta lestate. Roberto, con quella stessa mano che ha posato poco fa
sulle reni di Beatrice, accarezza automaticamente un seno che gli appartiene per
diritto di matrimonio, come per dirgli buona sera. La contessa di Beaumont non
prova nulla a questa carezza, ma si diverte: si diverte sempre quando vede
apparire quel colosso di suo marito, e pensa a cosa pu avere in mente. Roberto
dArtois si lasciato cadere su una sedia; ha allungato le immense gambe, e ogni
tanto le solleva per poi lasciarle ricadere a talloni uniti.
Non venite a letto, Roberto?
No, mia cara, no. Anzi, appena quei monaci avranno finito di cantare nella
loro chiesa, dovr lasciarvi per correre a Parigi.
La contessa sorride:
Non credete, amico mio, che mia sorella di Hainaut potrebbe ospitare per
Scompiglio nei corridoi, scudieri che correvano alle scuderie, messaggeri inviati
ai nobili inglesi che abitavano in citt, donne che chiudevano frettolosamente delle
leggere casse in cui avevano stipato le cose pi indispensabili: questala del palazzo
era insomma teatro di febbrile attivit.
Non passate per Senlis disse Roberto finendo di mangiare la sua
dodicesima pesca. Il nostro buon re Carlo troppo vicino e potrebbe
lanciarvi qualcuno alle calcagna. Prendete la strada di Beauvais e di Amiens.
Gli addii furono brevi. Laurora incominciava appena a illuminare la guglia
della Sainte-Chapelle, che gi la scorta era pronta in cortile. Isabella savvicin alla
finestra, e si sent profondamente commossa davanti a quel giardino, a quel fiume,
a quel letto disfatto, dove aveva conosciuto le ore pi felici della sua vita. Erano
trascorsi quindici mesi dalla prima mattina in cui aveva respirato in questo stesso
luogo il profumo meraviglioso che la primavera diffonde quando si innamorati.
La mano di Ruggero Mortimer si pos sulla sua spalla e le labbra della regina
scivolarono su questa mano
Presto i ferri dei cavalli risuonarono nelle vie della Cit, poi sul Pont-auChange, verso il nord.
Monsignor Roberto dArtois raggiunse il suo palazzo. Quando il re avesse
saputo della fuga di sua sorella, costei sarebbe stata da un pezzo fuori della sua
portata; e Mahaut si sarebbe fatta salassare e purgare, a meno che il flusso del
sangue non fosse riuscito a soffocarla. Te lho fatta carogna!. Roberto pot
dormire, di un sonno pesante da bue, fino alle campane di mezzogiorno.
PARTE QUARTA
LA CAVALCATA CRUDELE
I HARWICH
Guglielmo il Buono era anche preoccupato per il suo Tesoro, perch tutti quei
banderesi44 cui si ingiungeva di lucidare la corazza, qualcuno avrebbe ben dovuto
pagarli; ma su questo punto venne tranquillizzato da lord Mortimer che, a quanto
pare, aveva ottenuto dalle banche lombarde denaro sufficiente a mantenere mille
lance.
Si fermarono a Valenciennes quasi tre mesi, a condurre vita di corte, mentre
ogni giorno Giovanni di Hainaut annunciava nuove e importanti adesioni, da
quella di messer Michele di Ligne a quella di messer di Sarre, del cavaliere Oulfart
di Ghistelles, di Perceval di Semeris e di Sancio di Boussoy.
Andarono tutti insieme a compiere un pellegrinaggio alla chiesa di Sebourg
dove erano conservate le reliquie di san Druon, oggetto di gran venerazione da
quando il nonno del conte Guglielmo, Giovanni dAvesnes, che soffriva di calcoli,
era andato a impetrare guarigione. Presente lintera corte e il popolo della borgata,
il conte Giovanni dAvesnes e di Hainaut si era inginocchiato sulla tomba e aveva
pronunciato a voce alta una preghiera piena di umilt e di fede; poi, appena finito
la sua orazione, espulse dal corpo tre pietre grandi come noci, e subito tutti i suoi
dolori scomparvero per non pi ritornare
Delle quattro figlie del conte Guglielmo, la seconda, Filippa, era subito piaciuta
al giovane principe Edoardo. Era fulva, paffuta, lentigginosa, col volto largo e il
ventre gi un po prominente; una vera piccola Valois con una notevole
spolveratura di Brabante. Ci si rese conto che i due giovani erano perfettamente
appaiati per et, e si vide con sorpresa il principe Edoardo, che non parlava mai,
restare il pi possibile accanto alla grossa Filippa, e parlarle ininterrottamente per
lunghe ore Tutti si accorsero delle sue inclinazioni: i taciturni, quando smettono
di tacere, non sanno nemmeno pi fingere.
Cos la regina Isabella e il conte di Hainaut si erano presto messi daccordo per
fidanzare i rispettivi rampolli, dal momento che mostravano una cos decisa
inclinazione luno per laltra. Era per Isabella un modo di consolidare unalleanza,
la sola che le potesse permettere la riconquista del trono dInghilterra; e il conte di
Hainaut, ora che la figlia era destinata a diventare un giorno regina di quel paese,
non lesinava pi nel concedere i suoi cavalieri.
Nonostante gli ordini espliciti di re Edoardo II, che aveva proibito al figlio di
fidanzarsi o di lasciarsi fidanzare senza il suo consenso 45, si erano gi chieste le
dispense al Santo Padre. Il principe Edoardo era dunque proprio destinato a
sposare una Valois! Tre anni prima suo padre aveva rifiutato per lui una delle
ultime figlie di monsignor Carlo, rifiuto benedetto perch ora il giovanotto poteva
unirsi alla nipote dello stesso monsignor Carlo, che tanto gli piaceva.
dai grossi zoccoli interamente ricoperti di peli, e dalle enormi groppe carnose e
morbide, animali in tutto degni dei cavalieri che li avrebbero montati, e pronti a
reggere, senza alcuna fatica, selle ad alto arcione, gualdrappe di ferro, e per
soprappi un uomo con tutta la sua armatura: quasi quattrocento libbre da
portare al galoppo.
Ce nerano pi di mille di questi cavalli, perch messer Giovanni di Hainaut
aveva mantenuto la parola e riunito mille cavalieri, accompagnati dai rispettivi
scudieri, valletti e uomini di fatica, per un totale di duemilasettecentocinquantasette
assoldati, secondo il registro di Gerardo dAlspaye.
Il castello di poppa di ogni nave era stato adattato ad appartamento per i pi
ragguardevoli gentiluomini della spedizione.
Si spiegarono le vele la mattina del 22 settembre, per approfittare delle correnti
dequinozio, e si navig per unintera giornata sulla Mosa prima di gettare lancora
davanti alle dighe olandesi. Schiamazzanti gabbiani volteggiavano intorno alle navi.
Lindomani poi si fece rotta in mare aperto. Il tempo sembrava bello, ma verso il
tramonto si alz un gran vento di traverso che mise a durissima prova la resistenza
delle imbarcazioni; il mare era agitatissimo, e paura e malessere turbavano gli
uomini della spedizione. I cavalieri vomitavano al di l dei parapetti quando
avevano la forza di arrivarci. Persino i membri dellequipaggio stavano male, e i
cavalli, continuamente sballottati nelle scuderie sul ponte, emanavano un
disgustoso odore. Le tempeste fanno assai pi paura di notte che di giorno. I
cappellani avevano incominciato a pregare.
Messer Giovanni di Hainaut aveva fatto il possibile per incoraggiare e
confortare la regina Isabella, esagerando anche, perch in certi momenti le
premure degli uomini possono risultare importune alle dame. Tant che la regina
si sent decisamente sollevata quando il mal di mare simpadron anche di messer
di Hainaut.
Soltanto lord Mortimer era parso resistere alluragano: si dice infatti che sugli
uomini gelosi il mal di mare non abbia la minima presa. John Maltravers faceva
invece veramente piet a vedersi, quando spunt lalba: il viso pi lungo e pi
giallo del solito, i capelli pendenti sulle orecchie, la cotta darme macchiata, se ne
stava seduto a gambe larghe accanto a un rotolo di cavo e sembrava attendere la
morte alla prima ondata.
Poi finalmente, ringraziando monsignor San Giorgio, il mare si era calmato, e
tutti avevano potuto rimettersi un po in ordine. I gabbieri avevano avvistato la
costa dInghilterra, poche miglia pi a sud del punto dove si voleva sbarcare, e i
marinai si erano diretti verso il porto di Harwich cui ora stavano accostandosi,
popolo dInghilterra.
Era un discorso breve e chiaro, che Mortimer avrebbe ripetuto ad ogni sosta
per spiegare a chi se ne fosse sorpreso larrivo di quellesercito straniero.
Il lord-mayor, un vecchio coi capelli bianchi svolazzanti attorno al cranio,
continuava a rabbrividire non per il freddo ma per paura delle responsabilit, e
non sembrava molto informato. Il re, il re? Dicevano che era a Londra, a meno
che non fosse a Portsmouth. Comunque a Portsmouth doveva essersi raccolta una
grande flotta, dato che il mese scorso era arrivato lordine di concentrarvi tutte le
navi per impedire uninvasione francese; il che spiegava anche la presenza in porto
di cos poche imbarcazioni.
Lord Mortimer a questa notizia non pot trattenere un gesto di soddisfazione,
rivolto soprattutto a messer di Hainaut. Era stato lui infatti a diffondere con molta
abilit, a mezzo di suoi emissari, la notizia che egli intendeva sbarcare sulla costa
meridionale, e il trucco era perfettamente riuscito. Giovanni di Hainaut poteva
invece essere orgoglioso dei suoi marinai olandesi che erano riusciti a mantenere
la rotta nonostante luragano.
La regione non era presidiata: il lord-mayor non aveva avuto sentore di
movimenti di truppa nei dintorni, n aveva ricevuto ordini che andassero oltre le
misure dordine ordinarie. Come luogo migliore per rifugiarsi, egli suggeriva
labbazia di Walton, tre leghe pi a sud sempre lungo la costa. In fondo,
desiderava soprattutto scaricare sui monaci il fastidio di ospitare la brigata.
Bisognava dunque formare una scorta per proteggere la regina.
La comander io! proclam Giovanni di Hainaut.
E chi sorveglier lo sbarco dei vostri Hennuyers, messere? disse
Mortimer. E quanto tempo ci vorr?
Almeno tre giorni prima che possano schierarsi in ordine di marcia.
Affider lincarico al mio primo scudiero, Filippo di Chasteaux.
La maggior preoccupazione di Mortimer era costituita dalla sorte toccata a quei
messaggeri che aveva inviato dallOlanda al vescovo Orleton e al conte di
Lancaster. Chiss se questi personaggi erano stati avvertiti in tempo e chiss dove
si trovavano attualmente. Probabilmente lo si sarebbe saputo attraverso i frati e si
sarebbero potuti spedire dei messaggeri che di convento in convento sarebbero
infine entrati in contatto con i due capi della resistenza interna.
Autoritario e apparentemente calmo, Mortimer andava su e gi per la strada
principale di Harwich, affiancata da bassa casette; tornava indietro, impaziente di
veder costituita la scorta, scendeva al porto per assistere allo sbarco dei cavalli,
rientrava alla locanda delle Tre Coppe dove la regina e il principe Edoardo
attendevano. Sulla strada che stava calpestando sarebbe passata per diversi secoli la
storia dInghilterra46.
Finalmente la scorta era pronta; i cavalieri si erano schierati, quattro per fila su
tutta la larghezza di High Street. I valletti darme correvano accanto ai cavalli per
fissare unultima borchia alla gualdrappa; le lance oscillavano davanti alle strette
finestre; le spade tintinnavano contro i ginocchielli.
La regina fu aiutata a salire sul suo destriero, e subito incominci la marcia
attraverso la campagna ondulata, dagli scarsi alberi, dalle lande invase dalla marea,
dalle rare case dal tetto di paglia. Dietro le basse siepi i montoni dal folto vello
brucavano lerba intorno a pozze dacqua salmastra. Un paesaggio piuttosto triste,
dunque, con lorizzonte lontano di bruma marina che si intravvedeva laggi sulla
riva opposta dellestuario. Ma Kent, Cromwell, Alspaye, tutti gli inglesi, compreso
Maltravers, per quanto malato fosse ancora, contemplavano quel panorama e si
guardavano negli occhi trattenendo a stento le lacrime. Perch quella era terra
dInghilterra!
Pi avanti, un cavallo da tiro sporse la testa al di sopra della porta di una
scuderia, nitrendo al passaggio del corteo; questo fece provare a Mortimer
lemozione della patria ritrovata. Una gioia cos a lungo vagheggiata e non ancora
raggiunta, tanto gravi erano le preoccupazioni che lo angustiavano e le decisioni
che doveva prendere, la trovava finalmente in piena campagna, e solo perch un
cavallo inglese aveva nitrito ai cavalli di Fiandra.
Tre anni di lontananza; tre anni desilio, dattesa, di speranza! Mortimer rivide se
stesso la notte dellevasione dalla Torre, scivolare in una barca in mezzo al Tamigi
per raggiungere il cavallo che lo aspettava sulla sponda opposta. Ed eccolo di
ritorno con il suo stemma ricamato sul petto e intorno mille lance a sostenere la
sua lotta. Eccolo di ritorno amante di quella stessa regina che tanto aveva sognato
in prigione. Talvolta la vita realizza i nostri sogni pi cari, ed soltanto allora che
possiamo dirci felici.
Volse gli occhi in un gesto di gratitudine e di affetto verso Isabella, verso quel
bel profilo incastonato nel tessuto dacciaio, dove gli occhi brillavano come zaffiri.
Ma Mortimer vide che messer di Hainaut, che affiancava la regina dalla parte
opposta, la stava anche lui guardando, e improvvisamente tutta la sua gioia svan.
Ebbe limpressione di aver gi conosciuto un momento analogo, di riviverlo, e ne
fu turbato, perch in realt poche sensazioni sono cos inquietanti come quella,
che talvolta ci assale, di riconoscere una strada per cui non si mai passati. Allora
si ricord del giorno in cui era andato ad accogliere Isabella al suo arrivo in
Francia, e di Roberto dArtois che le cavalcava accanto verso Parigi, proprio come
adesso Giovanni di Hainaut. Era stata una reazione identica del suo animo a far
credere erroneamente a Mortimer di rivivere un momento lontano.
Sent dire dalla regina:
Messer Giovanni, vi devo tutto, anche il trovarmi qui.
Pure Isabella era profondamente emozionata nel rimetter piede sulla terra del
suo regno. Mortimer si accigli, divenne tetro, arcigno, freddo per tutto il resto del
percorso, anche quando arrivarono al monastero di Walton e tutti si sistemarono,
chi nellabbazia, chi nellostello, e i soldati nei granai. Tanto che la regina Isabella,
quando la sera si ritrov sola con lamante, gli chiese:
Che vi successo in questo tardo pomeriggio, gentile Mortimer?
Mi successo, signora, che credevo di aver ben servito la mia regina ed
amica.
Chi vi ha detto, mio bel messere, che non lo avete fatto?
Mi lusingavo signora che fosse mio il merito del vostro ritorno nel regno.
E chi sostiene che non sia vostro?
Voi, signora, voi, che lo avete affermato in mia presenza a messer di
Hainaut, ringraziandolo di tutto.
Oh, Mortimer, mio dolce amico esclam la regina come vi
insospettite per ogni parola! Che male c in fondo a ringraziare chi ci ha
favorito?
Mi insospettisco di quello che vedo replic Mortimer. Mi
insospettisco delle parole come di certi sguardi che francamente speravo
dovessero venire rivolti soltanto a me. Siete civetta, signora, e io non me lo
aspettavo.
La regina era stanchissima. Tre giorni di mal di mare, le preoccupazioni di uno
sbarco tanto avventuroso e, per finire, questa galoppata di quattro leghe, lavevano
sin troppo provata. Quante donne avrebbero saputo sopportare tanti disagi senza
mai lamentarsi e senza dar fastidio a nessuno? Si aspettava perci pi dei
complimenti per il suo coraggio che una scenata di gelosia.
Ma perch civetta, amico mio? ribatt spazientita.
La casta amicizia che messer di Hainaut mi ha votato potr anche farvi ridere,
ma indizio di nobile cuore; e non dimenticate poi che per merito suo che
abbiamo qui queste truppe. Sopportate dunque che, pur senza incoraggiarla, le
corrisponda un poco; vi baster contare i nostri inglesi e i suoi Hennuyers.
anche per voi che sorrido a questuomo che tanto vi irrita!
Chi agisce male, sa sempre trovarsi una buona spiegazione. Ammetto che
messer di Hainaut vi serva per il grande amore che vi porta, ma non fino al
punto da rifiutare loro che gli versiamo in cambio. Perci non avete nessun
bisogno di elargirgli quei teneri sorrisi. Sono umiliato per voi nel vedervi
decadere da quel piedestallo di purezza cui vi avevo posta.
Da quel piedestallo di purezza, amico Mortimer, non vi ha offeso vedermi
scendere il giorno in cui mi gettai fra le vostre braccia.
Era la loro prima lite. Doveva proprio scoppiare quel giorno che tanto avevano
sperato, e al quale per tanti mesi avevano dedicato ogni loro sforzo?
Amico aggiunse la regina con voce pi dolce questa grande collera
che vi ha preso non deriver per caso dal fatto che ora sar meno lontana dal
mio sposo e che amarci sar pertanto pi difficile?
Mortimer abbass la fronte.
Credo appunto, signora, che ora che siete tornata nel vostro regno dovrete
dormire da sola.
Proprio di questo volevo pregarvi, mio dolce amico rispose Isabella.
Mortimer usc. Non avrebbe visto piangere lamante. Dove erano le felici notti
di Francia?
Nel corridoio dellabbazia, si trov a faccia a faccia con il giovane principe
Edoardo che teneva in mano una candela a illuminare il suo viso pallido e sottile.
Era venuto per spiare?
Non dormite, my lord? gli domand.
No, vi stavo giusto cercando, my lord, per pregarvi di mandarmi il vostro
segretario Vorrei, la sera del mio ritorno nel regno, scrivere una lettera alla
signora Filippa
II LORA DI LUCE
Zelanda.
Mio carissimo e amatissimo fratello, con la protezione di Dio, salute!
Stavamo ancora sistemando le nostre bandiere intorno al porto marittimo di
Harwich, e la regina era ancora alloggiata nellabbazia di Walton, quando ci
pervenuta la buona notizia che monsignor Enrico di Lancaster, che cugino del
re Edoardo e che viene qui comunemente chiamato lord Collotorto perch ha la
testa messa di traverso, marciava per venirci incontro con tutto un esercito di
baroni, di cavalieri e di fanti arruolati nelle sue terre, e con i lord-vescovi di
Hereford, Norwich e Lincoln, pronti tutti al servizio della regina, la signora
Isabella. Nello stesso tempo ci stato anche annunciato monsignor di Norfolk,
maresciallo dInghilterra, con le sue valenti truppe e animato dalle stesse
intenzioni.
Le nostre bandiere e quelle dei lord di Lancaster e di Norfolk si sono riunite
in un luogo chiamato Bury Saint-Edmond dove era giorno di mercato che si
teneva proprio per le strade.
Lincontro avvenuto in un entusiasmo che non so descrivervi. I cavalieri
balzavano gi dai loro destrieri, si riconoscevano e si abbracciavano; monsignor di
Kent e monsignor di Norfolk, petto contro petto, piangevano da veri fratelli per
lungo tempo separati, e messer di Mortimer faceva altrettanto col signor vescovo
di Hereford, e monsignor Collotorto baciava sulle guance il principe Edoardo, e
tutti si affollavano intorno al cavallo della regina per festeggiarla e posare le labbra
sullorlo del suo abito. Fossi venuto*in Inghilterra soltanto per assistere a questo
spettacolo, tanto amore e tanta gioia raccolti intorno alla signora Isabella mi
avrebbero compensato a sufficienza delle mie pene. Tanto pi che il popolo di
Saint-Edmond, abbandonati polli e legumi sui banchi, si era unito allallegria
generale, e dalle campagne intorno continuava ad affluire gente.
che qui la sua scorta si era divisa. Il vecchio Despenser si era trincerato nel suo
castello di Bristol per rallentare la nostra avanzata, mentre i conti dArundel e di
Warenne hanno raggiunto le loro terre nello Shropshire. Questo per proteggere a
nord e a sud le Marche gallesi, mentre il re, col giovane Despenser, cercava di
arruolare un esercito nello stesso paese di Galles. In realt, non si sa bene dove sia
andato a finire, e corre voce che si sia imbarcato per la Irlanda.
Mentre parecchie bandiere inglesi, al comando del conte di Charlton, si sono
spinte verso lo Shropshire per affrontarvi il conte dArundel, ieri, ventiquattresimo
giorno di ottobre, un mese esatto da quando abbiamo lasciato Dordrecht, siamo
facilmente entrati accolti da grandi acclamazioni nella citt di Gloucester. Oggi
avanzeremo verso Bristol, dove si rifugiato il vecchio Despenser. Ho avuto
lincarico di guidare lassalto a questa fortezza e finalmente avr loccasione, che
ancora non mi stata offerta, tanto pochi nemici incontriamo sul nostro
cammino, di dar battaglia per la signora Isabella e di mostrare ai suoi occhi il mio
valore. Prima di lanciarmi alla carica, bacer la fiamma di Hainaut che sventola
sulla mia lancia.
Ho affidato a voi, mio carissimo e amatissimo fratello, il mio testamento prima
di partire, e non vedo nulla che io voglia ritirare o aggiungere. Se dovr trovare
morte, sappiate che lavr trovata senza dolore e senza rimpianto, come dovere
di un cavaliere, per la nobile difesa delle dame e degli infelici oppressi, e per
lonor vostro, della vostra sposa e mia cara sorella, e delle mie nipoti, vostre amate
figlie, che Dio vi protegga tutti.
Dato a Gloucester il venticinquesimo giorno dottobre milletrecento e
venticinque.
Giovanni.
***
Lindomani, messer Giovanni di Hainaut non ebbe occasione di dar prova del
suo valore, e la sua bella preparazione spirituale rimase del tutto inutile.
Quando infatti la mattina si present con tutte le bandiere al vento e lelmo
abbassato davanti a Bristol, la citt aveva gi deciso di arrendersi, e sarebbe stato
sufficiente un bastone a espugnarla. I notabili si affrettarono a mandare dei
parlamentari, solo preoccupati di sapere dove i cavalieri intendessero prendere
alloggio, e pronti per il resto a proclamare la loro devozione alla regina e a
consegnare immediatamente il loro signore, Ugo Despenser il Vecchio, unico
colpevole del fatto che non avessero potuto attuare in precedenza le loro buone
intenzioni.
Aperte immediatamente le porte della citt, i cavalieri si acquartierarono nei bei
palazzi di Bristol. Despenser il Vecchio venne catturato nel suo castello e tenuto
sotto sorveglianza da quattro uomini, mentre la regina, il principe ereditario e i
pi ragguardevoli baroni si installavano negli appartamenti. Isabella ritrov qui gli
altri tre figli che Edoardo, fuggendo, aveva lasciato in custodia a Despenser. Era
sbalordita dal fatto che in venti mesi fossero tanto cresciuti e non si stancava di
contemplarli ed abbracciarli. Poi dimprovviso aveva volto gli occhi verso
Mortimer, mormorando, come se questo eccesso di gioia la mettesse in colpa nei
suoi confronti:
Vorrei, amico mio, che Dio mi avesse fatto la grazia di averli da voi.
Per iniziativa del conte di Lancaster, fu riunito immediatamente il Consiglio,
sotto la presidenza della regina. Ne facevano parte i vescovi di Hereford,
Norwich, Lincoln, Ely e Winchester, larcivescovo di Dublino, i conti di Norfolk e
di Kent, Ruggero Mortimer di Wigmore, sir Tommaso Wake, sir William La
Zouche dAshley, Roberto di Montalt, Roberto di Merle, Roberto di Watteville e
messer Enrico di Beaumont47.
Questo Consiglio, fondandosi giuridicamente sul fatto che re Edoardo si era
rifugiato oltre frontiera che fosse nel Galles o in Irlanda, non faceva differenza
decise di proclamare il giovane principe Edoardo custode e reggente del regno
in assenza del sovrano. Vennero poi distribuiti i principali incarichi amministrativi,
e Adamo Orleton, il cervello della rivolta, se ne attribu una buona parte, a
cominciare dalla carica di lord tesoriere.
Era davvero tempo di provvedere alla riorganizzazione dellautorit centrale. Ed
era un autentico miracolo che in tutto quel mese, con il re in fuga, i suoi ministri
dispersi e lInghilterra intera in bala della grande avanzata della regina e dei suoi
baroni, i dazi avessero continuato a funzionare normalmente, gli esattori avessero
regolarmente riscosso le tasse, la ronda mantenuto la sua sorveglianza sulle citt, e
che, insomma, la vita pubblica avesse seguito tranquillamente il suo corso per una
specie di abitudine del corpo sociale.
Il reggente del regno, il depositario provvisorio della sovranit, aveva quindici
anni meno un mese. Le ordinanze che egli avrebbe promulgato sarebbero state
suggellate dal suo sigillo privato, poich quelli dello stato se li erano portati via il
re e il cancelliere Baldock. Il primo atto di governo del giovane principe fu di
presiedere quello stesso giorno al processo di Ugo Despenser il Vecchio.
Laccusa venne sostenuta da sir Tommaso Wake, forte cavaliere gi molto avanti
in et e maresciallo delloste48, che present Despenser conte di Winchester, come
di giudicare, capire prima di decidere, e tener sempre presente che in ogni uomo
esiste contemporaneamente la possibilit di compiere le azioni pi nobili e le pi
malvagie. Sono questi per un sovrano i fondamentali presupposti della saggezza.
raro che, a quindici anni non ancora compiuti, si debba condannare a morte
un proprio simile. Edoardo dAquitania, per quel suo primo giorno di regno,
riceveva una buona lezione.
Il vecchio Despenser venne legato per un piede alla bardatura di un cavallo e
trascinato per le vie di Bristol. Poi, con i tendini squarciati e le ossa rotte, fu
condotto sulla piazza davanti al castello e fatto inginocchiare con la testa sul
ceppo. I suoi capelli bianchi vennero fatti spiovere in avanti per liberare la nuca, e
uno spadone, alzato da un boia in cappuccio rosso, gli tagli la testa. Il suo
corpo, tutto grondante del sangue che zampillava dalle grosse arterie, venne
appeso per le ascelle a una forca. La testa rugosa e butterata fu piantata l accanto,
su una picca.
E tutti quei cavalieri che avevano giurato per Monsignor san Giorgio, di
difendere dame, pulzelle, orfani e oppressi, si divertirono con grandi risate e
spiritose osservazioni allo spettacolo che offrivano a se stessi a spese di un vecchio.
III H E R E F O R D
Se, come sosteneva Adamo Orleton, vescovo di questa citt, ognuno ha nella
Storia la sua ora di luce, questora era ormai giunta anche per lui. Dopo tante
vicissitudini, dopo aver fatto evadere uno dei pi illustri signori del regno, dopo
essere stato citato in giudizio davanti al Parlamento e salvato dalla coalizione dei
suoi pari, dopo aver predicato e fomentato la rivolta, tornava infine da trionfatore
nel vescovato, al quale era stato nominato nel 1317 contro la volont di re
Edoardo, e dove si era comportato da grande prelato.
Con quale gioia, quel piccolo uomo, fisicamente cos sgraziato ma assai
coraggioso nel corpo e nellanimo, per correva, rivestito delle sue insegne
sacerdotali, mitra in testa e pastorale in mano, le strade di quella citt per cui tanto
aveva fatto!
Da quando la scorta regale aveva preso possesso del castello, situato al centro
della citt su unansa del fiume Wye, Orleton non aveva fatto altro che mostrare
alla regina le opere da lui avviate, prima fra tutte la grande torre quadrata a due
piani, traforati da immense ogive, di cui ogni angolo terminava con tre guglie,
due piccole a spigolo e una grande a dominarle entrambe: dodici in tutto, svettanti
verso il cielo; e questa torre egli laveva fatta costruire al centro della cattedrale,
partendo dal cuore stesso della croce. La luce di novembre si riverberava sui
mattoni rosati il cui colore era mantenuto vivido dallumidit; e intorno al
monumento si stendeva un prato ombroso e ben curato.
Non forse, signora, la pi bella torre del vostro regno? diceva Adamo
Orleton con lingenuo orgoglio del costruttore davanti a questo grande edificio
cesellato e non troppo carico, la cui purissima linea non cessava mai di stupirlo.
Non fosse che per aver edificato questo, sono contento di aver vissuto.
Orleton doveva, come si diceva, la sua nobilt a Oxford e non a un blasone.
Essendone conscio, aveva voluto giustificare le alte cariche cui lambizione,
travolse gli spettatori che battevano i piedi facendo tremare le tribune. In mezzo a
tutto questo baccano, si ud ben distinto un urlo straziante e subito interrotto,
lanciato da Ugo, mentre un fiotto di sangue zampillava da lui. La stessa
operazione venne ripetuta sui genitali, ma su un corpo ormai incosciente, e quei
miseri resti vennero gettati in un fornello pieno di braci ardenti e ravvivato da un
altro aiutante. Ne sprigion un disgustoso odore di carne bruciata. Un araldo, che
stava davanti ai suonatori di buccine, annunci che cos era stato fatto perch il
Despenser era stato sodomita, e aveva favorito il re in sodomia, e scacciato
pertanto la regina dal suo letto.
Poi il carnefice, scegliendo una lama pi spessa e pi larga, tagli il petto per il
largo e il ventre per il lungo, come avrebbe fatto con un maiale; le tenaglie
andarono cos a prendere il cuore che quasi ancora batteva e lo strapparono dalla
sua sede per gettarlo del pari sul braciere. E di nuovo suonarono le buccine per
dare la parola allaraldo, il quale proclam che: il Despenser era stato falso di
cuore e traditore e con i suoi proditori consigli aveva disonorato il regno.
Dopo di che anche gli intestini vennero strappati dal ventre, piegati e scossi,
tutti luccicanti come fossero di madreperla, e presentati al pubblico perch il
Despenser si era nutrito delle ricchezze dei grandi, come di quelle della povera
gente. E anche essi, a loro volta, si trasformarono in quel fumo acre e denso che
si mescolava allacquerugiola di novembre.
A questo punto, venne tagliata anche la testa, non con un colpo di spada, in
quanto pendeva rovesciata fra le braccia della croce, ma con un coltello, perch il
Despenser aveva fatto decapitare i pi grandi baroni dInghilterra e dal suo corpo
erano usciti tutti i malvagi consigli. Ma la testa di Ugo Despenser non venne
bruciata; il boia la mise da parte per mandarla a Londra dove sarebbe stata
piantata allingresso del ponte.
Infine si suddivise in quattro pezzi quel che rimaneva di quel lungo corpo
pallido, quattro quarti (un braccio con la spalla, laltro braccio con spalla e collo,
le due gambe, ognuna con met del ventre) che vennero poi spediti alle quattro
maggiori citt del regno, Londra eccettuata.
La folla scese dalle tribune stanca, svuotata, liberata.
Tutti pensavano che era stato raggiunto il colmo della crudelt.
Dopo ogni esecuzione in quella marcia intrisa di sangue, Mortimer aveva
sempre trovato Isabella pi ardente nel piacere. Ma la notte che segu la morte di
Ugo Despenser, le esigenze che ella manifest e la delirante gratitudine che gli
espresse finirono per inquietarlo. Per aver odiato cos implacabilmente luomo che
le aveva portato via Edoardo, doveva necessariamente aver molto amato
IV VOX P O P U L I
per il fatto stesso di essere discussi, indicano che nuovi princpi sono ormai
accettati. Un popolo non dimentica un simile precedente, n unassemblea di aver
avuto sia pure per un momento una tale autorit; n una nazione di essere stata
un giorno, attraverso il suo Parlamento, padrona del proprio destino.
Cos lindomani, quando monsignor Orleton prendendo per mano il giovane
principe Edoardo, lo present ai deputati, di nuovo riuniti a Westminster, si leva
unimmensa ovazione che riempie la sala, da una parete allaltra.
Lo vogliamo! Lo vogliamo!
Quattro vescovi, fra i quali quello di Londra e quello di York, protestano, e
argomentano sulle complicazioni legali dei giuramenti domaggio e sul carattere
irrevocabile della consacrazione. Ma larcivescovo Reynolds, luomo cui
Edoardo II fuggendo aveva affidato il governo del paese, nellintento di
dimostrare la sincerit della sua conversione, proclama:
Vox populi, vox dei!
E predica su questo tema, quasi fosse sul pulpito, per un buon quarto dora.
John di Stratford, arcivescovo di Westminster, redige allora e legge allassemblea
i sei articoli che consacrano la deposizione di Edoardo II Plantageneto.
Primo, il re incapace di governare e per tutta la durata del suo regno si
lasciato guidare da perfidi consiglieri.
Secundo, ha dedicato lintero suo tempo a lavori e occupazioni indegni di lui,
trascurando gli affari del regno.
Tertio, ha perduto la Scozia, lIrlanda e met della Guienna.
Quarto, ha fatto torto alla Chiesa imprigionandone i ministri.
Quinto, ha incarcerato, esiliato, depauperato e condannato a morte vergognosa
molti dei suoi grandi vassalli.
Sexto, ha rovinato il regno, incorreggibile e incapace di emendarsi.
In questo frattempo, i borghesi di Londra, inquieti e discordi il loro vescovo
non ha forse preso posizione perch Edoardo II rimanga sul trono? si sono
riuniti al Guild Hall. Si lasciano manovrare meno facilmente dei rappresentanti
delle contee. Terranno in scacco il Parlamento? Ruggero Mortimer, che di diritto
non nulla e di fatto tutto, corre al Guild Hall, ringrazia i londinesi del loro leale
atteggiamento e garantisce loro il mantenimento delle tradizionali libert cittadine.
In nome di chi, di che cosa, d questa garanzia? In nome di un adolescente che
non nemmeno ancora re, che stato da poco proposto per acclamazione. Ma il
prestigio di Mortimer, la sua autorit personale fanno presa sui borghesi di
Londra. Gi lo chiamano il lord protettore. Ma protettore di chi? Del principe,
della regina, del regno? Non ha importanza: il lord protettore e basta, luomo
che la Storia ha scelto, luomo nelle cui mani ognuno depone la sua parte di
potere e di giudizio.
E poi accade quanto nessuno saspetta. Il giovane principe, che da qualche
istante tutti credono re, il pallido giovanetto dalle lunghe ciglia che ha seguito in
silenzio tutti questi avvenimenti, pensando, come tutti credevano, a Madonna
Filippa di Hainaut, Edoardo dAquitania dichiara a sua madre, al lord protettore,
a monsignor Orleton, ai lord vescovi, a tutti quelli che gli stanno intorno, che
non prender mai la corona senza il consenso di suo padre, e senza che costui
abbia scritto e proclamato ufficialmente la sua decisione di abdicare.
Lo stupore immobilizza i volti, e tutti lasciano cadere le braccia. Ma come?
Tanti sforzi rimessi in discussione? qualche sospetto si posa sulla regina. Che sia
stata lei ad agire segretamente sul figlio per uno di quegli imprevedibili ritorni
damore che capitano a volte alle donne? Che ci sia stata una lite fra lei e il lord
protettore proprio quella notte in cui ognuno doveva ascoltare la propria
coscienza?
Ma no; la realt che quel ragazzo di quindici anni ha riflettuto per proprio
conto sullimportanza della legittimit del potere. Non vuole passare per
usurpatore, n dovere lo scettro alla volont di unassemblea che come glielha
dato cos un giorno potrebbe toglierglielo. Esige pertanto il consenso del
predecessore. Non, sintenda, che nutra sentimenti particolarmente teneri nei
confronti del padre. Lo giudica. Ma non giudica soltanto lui.
Da anni, troppe cose malvagie sono avvenute davanti ai suoi occhi e lo hanno
costretto, prematuramente, a giudicare. Egli sa che la colpa non tutta da una
parte n la innocenza dallaltra. Certo, suo padre ha fatto soffrire sua madre, lha
disonorata, lha depredata dei suoi beni; ma questa stessa madre quale esempio d
attualmente con lord Mortimer? Se un giorno, per qualche errore che anche lui
potrebbe commettere, la signora Filippa agisse nello stesso modo? E quei baroni,
quei vescovi, che oggi si accaniscono tanto contro re Edoardo, non hanno forse
governato con lui? Norfolk e Kent, i giovani zii, hanno ottenuto e accettato delle
cariche; i vescovi di Winchester e di Lincoln hanno condotto negoziati in nome
del re. I Despenser non avevano il dono dellubiquit, e anche ammesso che ogni
cosa venisse fatta in ottemperanza alle loro volont, non eseguivano certo
personalmente i propri ordini! Chi ha avuto il coraggio di rifiutar loro
obbedienza? S, il cugino Lancaster detto Collotorto questo coraggio lha avuto; e
anche lord Mortimer, che ha pagato la sua ribellione con un lungo soggiorno in
carcere. Ma accanto a questi due, quanti fedeli servitori rapidissimi a voltar
gabbana e impazienti di approfittare delloccasione buona a cancellare i loro
sbagli!
Qualsiasi altro principe sulla terra si sarebbe esaltato nel vedersi affidare in cos
giovane et una delle pi prestigiose corone del mondo, offertagli da tante mani.
Ma lui alza le lunghe ciglia, volge lo sguardo in avanti, arrossisce un poco della
propria audacia e si ostina nella sua decisione. Allora monsignor Arleton convoca
i vescovi di Winchester ed i Lincoln con il gran ciambellano William Blount,
ordina di ritirare dal Tesoro della Torre la corona e lo scettro che vi sono
depositati, li fa mettere in una cassa sul basto di un mulo, e indossati gli abiti da
cerimonia si reca personalmente a Kenilworth per ottenere labdicazione del re.
V KENILVORTH
e mura che correvano attorno alla base di una larga collina circondavano
giardini, prati, scuderie e stalle, una fucina, i granai e i forni, il mulino, le cisterne,
le abitazioni della servit e le caserme dei soldati, un intero villaggio poco pi
grande di quello esterno, di cui si vedevano accatastarsi le casette dai tetti di tegole.
Non sembrava che la stessa razza di uomini potesse abitare in quelle casupole al
di l dei muri e allinterno della formidabile fortezza che proiettava le sue mura
rosse sul cielo invernale.
Kenilworth infatti era stata costruita con pietre color sangue rappreso. Era uno
di quei favolosi castelli del secolo seguito alla Conquista, quando un pugno di
normanni, i compagni di Guglielmo, avevano dovuto tenere in rispetto un intero
popolo con queste immense rocche seminate sulle colline.
Il keep di Kenilworth i francesi lo chiamavano rocca in mancanza di un
termine pi esatto, perch questo tipo di costruzione in Francia non esisteva o
non esisteva pi il keep dunque aveva forma quadrata ed era vertiginosamente
alto: ricordava a chi era stato in Oriente i piloni dei templi egiziani.
Le proporzioni di questo titanico edificio erano tali che immense stanze
potevano essere contenute persino nello spessore dei muri. Ma per entrare nella
torre bisognava servirsi di una strettissima scala dove due persone avrebbero fatto
fatica a procedere affiancate, e i cui rossi gradini conducevano a una porta a
cateratta, a una saracinesca, al primo piano. Allinterno cera poi un giardino, pi
propriamente un cortile erboso, di sessanta piedi di lato, completamente scoperto
e interamente racchiuso nel keep52.
Non esistevano fortezze meglio attrezzate per sostenere un assedio. Se linvasore
riusciva a superare il primo muro di cinta, ci si rifugiava nel castello vero e
proprio protetto da un fossato; se poi anche il secondo muro veniva superato,
allora, abbandonando al nemico i normali appartamenti di soggiorno, il salone, le
cucine, le camere padronali, la cappella, ci si poteva ancora trincerare nella torre
dangolo, intorno ai pozzi del suo verde cortile e nei fianchi delle sue mura
profonde.
In questo edificio viveva ora il re prigioniero. Egli conosceva bene Kenilworth,
che gi aveva appartenuto a Tommaso di Lancaster e aveva servito come luogo di
raduno allepoca della rivolta dei baroni. Dopo la decapitazione di Tommaso,
Edoardo aveva confiscato il castello e vi aveva trascorso linverno 1323; poi, Panno
successivo, lo aveva assegnato a Enrico Collotorto restituendogli
contemporaneamente tutti i beni dei Lancaster.
Enrico III, il nonno di Edoardo, aveva dovuto a suo tempo assediare
Kenilworth per sei mesi onde riprenderlo al figlio di suo cognato, Simone di
Montfort; ma per averne ragione gli eserciti non sarebbero bastati, senza la
carestia, la peste e la scomunica.
Allinizio del regno di Edoardo I ne era stato castellano, in nome del primo
conte di Lancaster, Ruggero Mortimer di Chirk, quello morto recentemente in
prigione, che vi aveva organizzato i suoi famosi tornei. Tanto vero che, quasi
per aumentare lesasperazione di Edoardo, una delle torri sulle mura si chiamava
appunto torre di Mortimer. Essa era l, piantata tutto il giorno davanti ai suoi
occhi a irriderlo e sfidarlo.
La regione suscitava in re Edoardo II anche altre memorie. Quattro miglia pi
a sud, in quel castello di Warwick il cui keep bianco era ben visibile dalla
sommit del keep rosso di Kenilworth, Gaveston, il suo primo amante, era stato
messo a morte dai baroni. Come se questa vicinanza avesse mutato il corso dei
suoi pensieri, Edoardo sembrava aver dimenticato completamente Ugo
Despenser; era per in cambio ossessionato dal ricordo di Pietro di Gaveston e
ne parlava continuamente a Enrico di Lancaster suo custode.
Mai il re e il cugino Collotorto avevano vissuto tanto tempo uno accanto
allaltro, e men che meno in cos completo isolamento. Mai Edoardo si era tanto
confidato con il maggiore della sua famiglia. Aveva momenti di grande lucidit in
cui sapeva giudicare se stesso senza compiacimenti, il che finiva per confondere e
imbarazzare il cugino. Lancaster incominciava a capire cose che a tutto il popolo
inglese parevano incomprensibili.
Era stato Gaveston, ammetteva Edoardo, il responsabile, o almeno lorigine, dei
suoi primi errori e della brutta strada su cui si era indirizzata la sua vita.
Mi amava tanto diceva il re prigioniero e, giovane comero, ero
pronto a credere a tutte le sue parole e ad abbandonarmi interamente a un
amore cos bello.
Ancora adesso, non poteva fare a meno di intenerirsi quando gli tornava alla
mente il fascino di quel piccolo cavaliere guascone venuto dal nulla, un fungo
nato in una notte come dicevano i baroni, che lui aveva nominato conte di
Cornovaglia a dispetto di tutti i grandi signori del regno.
Lo desiderava tanto! diceva Edoardo.
E che formidabile insolente era, di uninsolenza che entusiasmava Edoardo! Un
re non poteva permettersi di trattare i pi importanti baroni come li trattava il suo
favorito.
Ricordi, Collotorto, come chiamava bastardo il conte di Gloucester? E
come urlava al conte di Warwick: Vattene a dormire cane nero!.
E come insultava mio fratello dandogli del cornuto. Tommaso non glielo
perdon mai soprattutto perch era la verit.
Non aveva paura di niente quel Pietrino, capace di portar via i gioielli alla
regina e di elargire offese come altri distribuiscono lelemosina, tanto era sicuro
dellamore del suo re! Proprio uno sfrontato come non se nerano mai visti. E poi
aveva delle trovate nei suoi divertimenti: faceva spogliare nudi i paggi, gli caricava
le braccia di perle, gli imbellettava la bocca e, coprendogli il ventre con un ramo
fronzuto, organizzava delle cacce galanti nei boschi. Per non parlare delle
scappatelle nei bassifondi del porto di Londra, dove si azzuffava con i facchini,
perch era anche robusto, fra le altre cose. Ah, grazie a lui, il re poteva proprio
dire di aver avuto una giovinezza allegra!
Avevo creduto di ritrovare tutto questo in Ugo, ma era pi la fantasia che la
realt a farmelo credere. Vedi, Collotorto, la principale differenza fra Ugo e
Pietrino era che Ugo apparteneva a ima famiglia di autentici grandi baroni e
non poteva dimenticarsene. Per, se non avessi conosciuto Pietrino, sono certo
che sarei stato un ben diverso sovrano.
In quelle interminabili serate dinverno, fra una partita a scacchi e laltra, Enrico
Collotorto, con i capelli che gli ricadono sulla spalla destra, ascolta dunque le
confessioni di quel re che i rovesci, il crollo della sua potenza e la prigionia
sembrano avere bruscamente invecchiato, fiaccando il suo corpo datleta e
gonfiandogli il viso, soprattutto intorno alle palpebre. Eppure, anche cos,
Edoardo conserva un certo lascino. un uomo che ha bisogno di essere amato:
questa stata la sventura della sua vita! Peccato che abbia avuto amori cos cattivi e
che abbia cercato conforto e solidariet in cuori tanto perfidi!
Collotorto aveva consigliato a Edoardo di presentarsi al suo Parlamento. Ma
aveva sprecato il fiato: questo re debole si dimostrava forte soltanto nel rifiuto.
So bene rispondeva di aver perduto il trono. Ma non intendo
abdicare.
***
Portati su un cuscino, corona e scettro dInghilterra salivano lentamente, un
gradino dopo laltro, la stretta scalinata del keep di Kenilworth. Seguivano nella
penombra le mitre e le pietre preziose delle pastorali. I vescovi, alzando sino alle
caviglie le tre vesti ricamate, salivano verso la torre.
Il re, con la testa fra le mani e il corpo sprofondato in uno scranno che, per
essere il solo, faceva figura di trono, li attendeva in fondo al salone, fra i pilastri
che sostenevano grandi archi a ogiva simili a quelli delle cattedrali. Ogni cosa qui
aveva proporzioni inumane. Il pallido sole di gennaio che penetrava per le alte e
strettissime finestre assomigliava piuttosto a un tramonto.
Il conte di Lancaster, col capo inclinato, se ne stava in piedi accanto al cugino e
a tre servitori che non erano neppure quelli del sovrano. Il rosso delle pareti, dei
pilastri e degli archi costituiva una tragica scenografia per il crollo di una potenza.
Quando vide apparire dalla porta a due battenti ora spalancata, e venire poi
avanti verso di lui nellimmenso salone, quella corona e quello scettro che
ventanni prima gli erano stati nello stesso modo portati sotto le volte di
Westminster, Edoardo si raddrizz sulla sedia e il suo mento incominci a
tremare. Volse gli occhi verso il cugino di Lancaster come a domandare il suo
appoggio, e Collotorto guard altrove tanto quella muta supplica gli riusciva
insopportabile.
Poi Orleton arriv davanti al sovrano, quellOrleton che da qualche settimana
ogni volta che appariva ad Edoardo veniva ad annunciargli la perdita di una parte
dei suoi poteri. Il re guard gli altri vescovi e il gran ciambellano, e, sforzandosi
di assumere un atteggiamento di grande dignit, chiese:
Cosa avete da dirmi, miei lord?
Ma da quelle labbra pallide, attraverso la bionda barba, non usciva una voce
sicura.
Il vescovo di Winchester lesse il messaggio con il quale il Parlamento
ingiungeva al sovrano di firmare la rinuncia al trono nonch allomaggio dei suoi
vassalli, di dare il suo consenso alla nomina del figlio e di affidare ai delegati del
Parlamento stesso le insegne rituali della regalit.
Quando il vescovo ebbe finito, Edoardo rimase a lungo in silenzio. Tutta la sua
attenzione sembrava concentrata sulla corona. Soffriva, e il suo dolore era cos
evidentemente fisico, cos profondamente impresso nei suoi lineamenti, che si
poteva anche dubitare del fatto che stesse pensando.
La corona nelle vostre mani, miei lord disse e sono in vostra bala.
Fate dunque ci che meglio vi aggrada, ma non col mio consenso.
Allora Adamo Orleton venne avanti di un passo e dichiar:
Sire Edoardo, il popolo dInghilterra non vi vuole pi per re e il suo
Parlamento ci ha inviati per comunicarvelo. Il Parlamento accetta come sovrano
il vostro primogenito, duca dAquitania, che io stesso gli ho presentato; ma
vostro figlio non intende accettare la corona senza il vostro consenso. Pertanto,
se vi ostinerete nel rifiuto, il popolo sar libero nella sua scelta, e potrebbe
anche eleggere come suo principe sovrano quello fra i grandi del regno che
maggiormente lo accontenter, e questo re potrebbe anche non appartenere alla
vostra schiatta. Avete creato troppa confusione nei vostri stati; e ora, dopo tante
azioni che hanno ad essi nuociuto, questa la sola che possiate compiere per
restituir loro la pace.
Di nuovo, gli occhi di Edoardo si volsero verso Lancaster. Nonostante il
malessere che lo aveva preso, il re aveva capito benissimo la minaccia implicita
nelle parole del vescovo. Se egli non avesse acconsentito di abdicare, il Parlamento,
nella necessit di trovarsi un re, non avrebbe mancato di scegliere il capo della
rivolta, Ruggero Mortimer, che gi era padrone del cuore della regina. Il volto di
Edoardo aveva assunto un colore cereo, inquietante; il mento continuava a
tremare; le narici fremevano.
Monsignor Orleton ha parlato con saggezza disse Collotorto e voi
cugino, dovete abdicare per restituire la pace allInghilterra e perch continuino a
regnarvi i Plantageneti.
Si vide allora Edoardo, incapace di parlare, far segno che gli si portasse la
corona e chinare la testa quasi volesse cingerla unultima volta.
I vescovi si consultavano con lo sguardo, non sapendo come agire n quale
gesto compiere in questa cerimonia imprevista, per la quale non esistevano
precedenti nella liturgia regale. La testa del re continu ad abbassarsi, fin quasi
a toccare le ginocchia.
Muore! esclam improvvisamente larcidiacono Chandos che portava il
cuscino degli emblemi.
Collotorto e Orleton riuscirono a fermare Edoardo un attimo prima che
andasse a battere con la fronte sul pavimento.
Lo rimisero a sedere, gli schiaffeggiarono le guance, corsero a prendere
dellaceto. Infine, egli respir a lungo, riapr gli occhi, si guard attorno poi, dun
tratto, incominci a singhiozzare. La misteriosa forza che lunzione e i riti magici
della consacrazione infondono ai re, spesso a esclusivo rafforzamento di gi
pericoli corsi insieme, dovevano dunque ricevere una simile ricompensa? Ventitr
anni in unione con Mortimer, cui ella aveva dato undici figli dovevano finire cos?
In quel grande scompiglio che modificava radicalmente i destini del regno e
demandava al suo sposo i pi alti poteri, lady Giovanna, sempre cos leale, veniva
a trovarsi fra i vinti. Eppure, perdonava, si tirava dignitosamente in disparte,
perch si trattava dei due esseri che pi aveva ammirato e perch capiva che quei
due esseri si erano accesi di reciproco inevitabile amore nel momento stesso in cui
la sorte li aveva avvicinati.
Dopo la consacrazione, la folla fu autorizzata ad entrare nel vescovato di
Londra per massacrarvi lex-cancelliere Roberto di Baldock; e messer Giovanni di
Hainaut ricevette nel corso della settimana una rendita di mille sterline da
riscuotere sul gettito delle imposte sulle lane e sui cuoi nel porto di Londra.
Messer Giovanni di Hainaut sarebbe rimasto volentieri ancora per qualche
tempo alla corte dInghilterra. Ma si era impegnato a partecipare a un grande
torneo a Cond sulla Schelda, dove si era data convegno tutta una folla di
prncipi, compreso il re di Boemia. Avrebbero giostrato, caracollato e incontrato
belle dame che avevano attraversato lEuropa per assistere alle evoluzioni dei pi
bei cavalieri. Cera da corteggiare, da danzare, da divertirsi in feste e spettacoli.
Messer Giovanni di Hainaut non poteva perdere unoccasione simile, n
rinunciare a brillare, con il suo elmo piumato, nellaringo sabbioso. Accett di
condursi appresso una quindicina di cavalieri inglesi che intendevano partecipare
al torneo.
In marzo, venne finalmente firmato con la Francia un trattato che regolava il
problema dellAquitania a tutto danno dellInghilterra. Ma come poteva Mortimer
rifiutare in nome di Edoardo III quelle clausole che egli stesso aveva negoziato
quando dovevano essere imposte a Edoardo II? Era un debito ereditato dal
cattivo regno e bisognava saldarlo. E poi, Mortimer non aveva molto interesse per
la Guienna, dove personalmente non possedeva nulla, e la sua attenzione era
interamente rivolta, come prima del suo imprigionamento, al paese di Galles e
alle Marche gallesi.
Gli inviati che vennero a Parigi per ratificare il trattato trovarono re Carlo IV
triste e demoralizzato, perch il bambino che aveva avuto da Giovanna dEvreux
nel novembre precedente, una femmina quando aveva tanto sperato in un
maschio, era morto dopo due soli mesi.
Il regno dInghilterra incominciava a riacquistare una certa stabilit, quando il
vecchio re di Scozia Roberto Bruce, quello stesso che gi tante noie aveva causato
a Edoardo II, bench assai avanti negli anni e per di pi malato di lebbra, il 1
aprile, cio dodici giorni prima della Pasqua, fece consegnare al giovane Edoardo
un cartello di sfida per avvertirlo che avrebbe invaso il suo paese.
La prima reazione di Ruggero Mortimer fu di far cambiar residenza allex-re
Edoardo II. Una misura assai prudente. Infatti, lesercito aveva bisogno di Enrico
di Lancaster con le sue bandiere: e poi Lancaster, secondo le informazioni giunte
da Kenilworth, pareva trattare con eccessiva dolcezza il suo prigioniero,
allentandone la sorveglianza e lasciando che lex-re conservasse qualche contatto
con lesterno. Ora, non tutti i sostenitori dei Despenser erano stati giustiziati, anzi;
primo fra tutti il conte di Warenne che, pi fortunato del cognato dArundel, era
riuscito a fuggire. Alcuni restavano nascosti nei propri manieri o in casa damici,
in attesa che la tempesta fosse passata; altri si erano addirittura rifugiati in esilio. Si
poteva persino supporre che fossero stati loro a ispirare il gesto del vecchio re di
Scozia.
Daltro canto, londata di entusiasmo popolare che aveva accompagnato la
liberazione incominciava a diminuire in misura notevole. Dopo sei mesi di
governo, Ruggero Mortimer era assai meno amato e assai meno adulato: cerano
sempre tasse e gente che finiva in prigione per non averle pagate. In pi, nei
circoli vicini al potere, si incominciava a rimproverargli una tendenza autoritaria di
giorno in giorno pi accentuata, e le grandi ambizioni che andava man mano
rivelando. Si era ripreso tutti i beni che gli erano stati portati via dal conte
dArundel, e aveva ad essi aggiunto la contea di Glamorgan e quasi tutti i
possedimenti di Ugo il Giovane.
I suoi tre generi Mortimer aveva gi tre figlie sposate il lord di Berkeley e i
conti di Charlton e di Warwick, aumentavano ancor pi la sua potenza territoriale.
Assumendo poi la carica di Gran Giudice del Galles, che gi era stata di suo zio
di Chirk, e annettendosi le terre di costui, tendeva inoltre a diventare conte delle
Marche, cosa che gli avrebbe di fatto procurato, a ovest del regno, un favoloso
principato quasi indipendente.
E poi aveva gi trovato modo di litigare con Adamo Orleton, perch costui,
inviato ad Avignone per affrettare la concessione delle dispense necessarie al
matrimonio del giovane re, aveva approfittato della vacanza del vescovato di
Worchester per ottenere dal papa questa importantissima diocesi. Mortimer si era
offeso perch Orleton non aveva prima chiesto il suo consenso, e aveva fatto
opposizione. Non diversamente si era a suo tempo comportato nei confronti dello
stesso Orleton, Edoardo II a proposito della diocesi di Hereford.
Naturalmente anche la regina subiva le conseguenze di questo riflusso di
popolarit.
erano capaci di vivere cos per parecchi giorni, inumidendo la farina nellacqua dei
ruscelli e cuocendo delle gallette sulla pietra riscaldata al fuoco. Per gli scozzesi,
limmenso esercito dInghilterra era fonte di continuo divertimento: prendevano
contatto, si impegnavano in qualche scaramuccia e subito si ritiravano, superavano
i fiumi per poi tornare indietro, attiravano il nemico nelle paludi, nelle fitte foreste,
nelle gole scoscese. Si andava cos allavventura fra il Tyne e i monti Cheviot.
Un giorno, in un bosco dove gli inglesi stanno avanzando, si sente un gran
baccano. Suona lallarme. Ognuno si slancia, visiera abbassata, scudo in una
mano, lancia nellaltra, senza aspettare n padre n fratello n compagno, e tutto
questo per trovarsi di fronte che figura! un branco di cervi messi in fuga
dallo strepito delle armature.
I rifornimenti diventavano difficili: i soli viveri che si trovavano in loco erano
quelli portati con grande fatica dai mercanti, che si vendevano poi a un prezzo
decuplicato. I cavalli mancavano davena e di foraggio. A compir lopera si mise a
piovere, e continu cos senza la minima sosta per una settimana abbondante. I
cuscinetti delle selle imputridivano sotto le cosce, i cavalli perdevano i ferri nel
fango, lintero esercito arrugginiva. La sera, i cavalieri dovevano tagliare a fil di
spada dei rami per costruirsi delle capanne. E gli scozzesi erano sempre pi
inafferrabili.
Il maresciallo della spedizione, sir Tommaso Wake, era disperato. Il conte di
Kent arrivava quasi a rimpiangere La Role: l almeno faceva bel tempo. Enrico
Collotorto soffriva di reumatismi alla nuca. Mortimer era nervosissimo e stanco di
fare continuamente la spola fra lesercito e lo Yorkshire dove si trovavano la regina
e i servizi governativi. Incominciava a diffondersi fra le truppe quella disperazione
che suscita le risse; e cera gi chi parlava di tradimento.
Un giorno, mentre i capibandiera discutevano ad altissima voce di quello che
non si era fatto e che si sarebbe dovuto fare, il giovane re Edoardo III riun
qualche scudiero pi o meno della sua et e promise linvestitura da cavaliere e
una terra da cento lire di rendita a chi avesse scoperto dove si trovava lesercito
scozzese. Una ventina di ragazzi fra i quattordici e i diciottanni incominciarono a
battere la campagna. Il primo che torn indietro, si chiamava Tommaso di
Rokesby, ansante ed esausto comunic:
Sire Edoardo, gli scozzesi sono a quattro leghe da noi su una montagna
dove sono fermi da una settimana, senza sapere dove siete voi pi di quanto voi
non sappiate dove sono loro.
Subito, il giovane Edoardo fece suonare le trombe, radunando lesercito in una
localit che veniva chiamata la landa bianca e ordin di muovere allattacco. I
grandi torneatori non credevano alle proprie orecchie. Ma il baccano che faceva
lavanzata di tutto quel ferro sulle montagne avvert ben in anticipo gli uomini di
Roberto Bruce. I cavalieri dInghilterra e di Hainaut, giunti sulla cresta di una
collina e in attesa di scendere laltro versante, scorsero dimprovviso lintero
esercito scozzese appiedato e schierato in linea di combattimento con le frecce gi
incoccate nella corda degli archi. Le due armate rimasero a guardarsi da lontano
senza osare affrontarsi, perch il luogo non era adatto a un attacco della cavalleria:
e rimasero cos per ventidue giorni.
Da un lato gli scozzesi non volevano abbandonare una posizione a loro
evidentemente favorevole, e dallaltro i cavalieri non intendevano attaccar battaglia
su un terreno che non avrebbe loro permesso di schierarsi. Cos la situazione
rimase a lungo immutata: ognuno degli avversari attendeva che laltro si decidesse
a muoversi. Per intanto, ci si accontentava di scaramucce, generalmente notturne,
affidate alliniziativa della fanteria.
Limpresa pi importante di questa strana guerra, combattuta da un
ottuagenario lebbroso e da un re di quindici anni, fu merito dello scozzese
Giacomo di Douglas che, con duecento cavalieri del suo clan, piomb una notte
di luna sul campo inglese, rovesci tutto quello che incontr sul suo cammino al
grido di Douglas! Douglas!, and a tagliare tre corde dalla tenda del re, e se ne
torn alle sue basi. Da quella notte i cavalieri inglesi dormirono con larmatura.
Poi una mattina, prima dellalba, vennero catturati due ingannatori
dellesercito scozzese, vale a dire due esploratori che avevano proprio laria di chi
vuol farsi catturare, e che, condotti davanti al re dInghilterra, dissero:
Sire, che state a fare qui? I nostri sono tornati nelle montagne e sire
Roberto, nostro re, ci ha detto di farvelo sapere, e ha anche detto che per
questanno non vi combatter pi, a meno che voi non vi gettiate a inseguirlo.
Gli inglesi avanzarono con prudenza temendo un tranello, e si trovarono di
fronte quattrocento marmitte per far bollire la carne, appese in fila, che gli
scozzesi avevano abbandonato per non appesantirsi e per non far rumore durante
la ritirata. Si scoprirono anche, in un enorme mucchio, cinquemila scarpe vecchie
di cuoio foderato di pelo, segno che prima di partire i nemici si erano anche
cambiate le scarpe. I soli esseri viventi rimasti in quel campo erano cinque
prigionieri inglesi legati completamente nudi a dei pali, con le gambe fracassate a
forza di bastonate.
Inseguire gli scozzesi nelle loro montagne, in questo impervio paese dove tutta
la popolazione era ostile agli inglesi e dove lesercito, stanchissimo, avrebbe
dovuto combattere una guerra dimboscata per la quale non era addestrato,
Fra poco, sir John disse Tommaso Goumay, uno dei due cavalieri che
procedevano alla testa della scorta fra poco spunter il sole.
S, amico mio replic John Maltravers che camminava accanto a lui
sta spuntando il sole e noi non siamo ancora arrivati alla nostra meta.
Quando sar giorno, la gente potrebbe anche riconoscere luomo che
stiamo scortando riprese il primo.
possibile, amico, possibile. Ed proprio questo che dobbiamo evitare.
Queste parole erano scambiate a voce volutamente alta, in modo da essere
intese anche dal prigioniero che li seguiva.
La vigilia, sir Tommaso Gournay era arrivato a Berkeley, dopo aver attraversato
mezza Inghilterra, per portare da York a John Maltravers i nuovi ordini di
Ruggero Mortimer riguardanti lex-re.
Goumay era uomo dallaspetto tuttaltro che gradevole: aveva un naso corto e
camuso, i canini inferiori pi lunghi degli altri denti, una pelle rosa chiazzata e
punteggiata di peli rossi come quella di una scrofa; i suoi capelli, troppo
abbondanti, si attorcigliavano simili a trucioli di rame sotto la tesa del casco.
Per aiutare Tommaso Goumay, e anche per sorvegliarlo un poco, Mortimer gli
aveva messo accanto Ogle, lex-barbiere della Torre di Londra.
Dopo il tramonto, allora in cui i contadini avevano gi divorato la loro zuppa e
erano andati a dormire, la piccola comitiva aveva lasciato Berkeley dirigendosi
verso sud attraverso una campagna silenziosa e villaggi oscuri. In testa veniva
Maltravers e Goumay. Il re era circondato da una decina di soldati comandati da
un ufficiale subalterno di nome Towurlee, un colosso dalla testa piccola, la cui
intelligenza era inversamente proporzionale alla forza fisica, che era immensa.
Sapeva per obbedire, Towurlee, ed era adattissimo a missioni che non esigessero
spirito di iniziativa. Ogle chiudeva la marcia insieme al monaco Guglielmo, che
non era certo fra i migliori del suo convento, ma poteva risultare utile per
unestrema unzione.
Tutta notte, il re aveva inutilmente cercato di indovinare dove lo stavano
portando. E adesso era quasi giorno.
Che cosa si pu fare perch un uomo risulti irriconoscibile? riprese
sentenziosamente Maltravers.
Cambiargli la faccia, sir John rispose Gournay. Non vedo altra
soluzione.
Si potrebbe impiastricciargli il viso di catrame, o di fuliggine.
In modo da far credere ai contadini che stiamo scortando un moro?
Gi. Ma sfortunatamente non abbiamo catrame.
Allora, si potrebbe rasarlo propose Tommaso Gournay con una gran
strizzata docchio.
Questa s che una bella idea, amico mio! Tanto pi che nella nostra brigata
c anche un barbiere. Il Cielo evidentemente ci protegge. Ogle. Vieni qui,
Ogle! Hai qui con te bacile e rasoi?
S, sir John, per servirvi rispose Ogle affiancandosi ai due cavalieri.
Allora, fermiamoci qui. Vedo un po dacqua in quel ruscello.
Tutta questa scena era stata minuziosamente preparata sin dal giorno prima. La
piccola colonna si ferm. Gournay e Ogle smontarono di sella. Gournay aveva
spalle larghe e gambe cortissime e arcuate. Ogle distese una tela sullerba del
pendio, vi depose i suoi utensili e incominci ad affilare con molta lentezza un
rasoio, sempre guardando in viso lex-re.
Che volete da me? Cosa state per farmi? domand Edoardo II con voce
angosciata.
Vogliamo, nobile sire, che tu scenda dal tuo destriero per permetterci di
mutare il tuo viso. Ecco appunto un trono che va bene per te disse
Tommaso Gournay indicando una tana di talpe e schiacciandola con il tacco
dello stivale. Su! Siediti!
Edoardo obbed. Ma siccome esitava un poco, Gournay gli diede un grande
spintone che suscit lilarit dei soldati di scorta.
In cerchio, voi altri! ordin loro lo stesso Gournay.
Si disposero in tondo e il colosso Towurlee and a collocarsi dietro il re per
immobilizzargli le spalle se ce ne fosse stato bisogno.
Lacqua del ruscello che Ogle and ad attingere era gelata.
Bagnagli bene la faccia disse Gournay.
Il barbiere scaravent lintero contenuto del bacile sul volto del re. Poi
Edoardo fu canonizzato.
Stesso nome e stesso numero dordine nellaltra dinastia: questa coincidenza,
resa ancor pi inquietante dalla predizione dellastrologo era sufficiente a far
tremare il re prigioniero. Che Corfe dovesse assistere anche alla morte del secondo
Edoardo II?
Per fare il tuo ingresso in questa graziosa cittadella, mio nobile sire, ti
occorre una corona disse Maltravers.
Towurlee, va a raccogliere un po di fieno nei campi.
Con la bracciata derba secca che port il colosso, Maltravers confezion una
corona e la piant sul cranio rasato del re. Le reste del fieno gli penetravano nella
pelle.
Va avanti, ora, e perdonaci se non abbiamo trombe!
Un profondo fossato, una cinta, un ponte levatoio con due grosse torri rotonde,
una collina verde da scalare, un altro fossato, unaltra porta, unaltra saracinesca, e
subito dopo ancora degli erbosi pendii: voltando la testa, si potevano vedere le
casette del villaggio, dai tetti di pietre piatte e grigie disposte come tegole. Ma
come potevano case cos piccole reggere tetti cos pesanti?
Va avanti, ti dico! strill Maltravers dando a Edoardo un forte pugno
sulla schiena.
La corona di fieno vacill. I cavalli percorrevano ora stretti e tortuosi corridoi
lastricati da tondi ciottoli, fra enormi allucinanti muraglie, sulle cui sommit i
corvi, appollaiati uno accanto allaltro, come un fregio nero sopra la pietra grigia,
assistevano, cinquanta piedi pi in alto, al passaggio della colonna.
Re Edoardo II era sicuro che lo avrebbero ucciso. Ma ci son tanti modi per
uccidere un uomo.
Tommaso Gournay e John Maltravers non avevano ordine di assassinarlo, ma
di annientarlo. Scelsero dunque il modo pi lento. Due volte al giorno, lexsovrano si vedeva servire disgustose pappe di segala, mentre i suoi custodi si
rimpinzavano in sua presenza di ogni sorta di leccornie. Eppure il prigioniero
sapeva resistere a questo cibo immondo, come agli schemi e alle percosse che gli
venivano inflitti. Era straordinariamente solido, di corpo come di spirito. Altri al
suo posto avrebbero molto probabilmente perduto la ragione: lui invece si
accontentava di gemere. Ma anche quei gemiti dimostravano che era ancora in
pieno possesso delle sue facolt intellettuali.
I miei peccati sono dunque cos orribili da non meritare n piet n aiuto?
diceva ai suoi carcerieri. Non avete dunque un minimo di carit cristiana,
di bont? Se non sono pi un sovrano, resto pur sempre un padre e uno
sposo: come posso fare ancora paura a mia moglie e ai miei figli? Non si
accontentano di aver preso tutto quello che mi appartiene?
Ma perch, messer re, ti lamenti della tua sposa? La signora regina non ti
ha forse mandato dei bei vestiti, e delle affettuose lettere che noi stessi ti
abbiamo letto?
Furfanti, furfanti rispondeva Edoardo mi avete mostrato i vestiti ma
non me li avete dati, e mi lasciate marcire in questo orribile abito. E le lettere,
perch credete che me le abbia mandate quella perfida, se non per provare un
giorno che lei ha avuto compassione di me? lei, lei con il malvagio
Mortimer, che vi ordina di torturarmi! Senza di lei e senza quel traditore, sono
certo che i miei figli correrebbero ad abbracciarmi!
La regina tua sposa e i tuoi figli ribatteva Maltravers hanno troppa
paura della tua innata crudelt. Hanno troppo sofferto dei tuoi misfatti e del tuo
furore per desiderare di accostarti di nuovo.
Parlate, briccone, parlate diceva il re. Verr il giorno in cui i tormenti
che mi sono inflitti saranno vendicati.
E si metteva a piangere, affondando il mento nudo fra le braccia. Piangeva, s,
ma non si decideva a morire.
Gorney e Maltravers si annoiavano a Corfe, perch tutti i piaceri si esauriscono,
anche quello che consiste nel torturare un re. Inoltre, Maltravers aveva lasciato a
Berkeley, dal cognato, la moglie Eva; e poi nei dintorni incominciava a correre la
voce che il re detronizzato era rinchiuso nel castello. Fu cos che, dopo uno
scambio di messaggi con Mortimer, venne deciso di ricondurre Edoardo a
Berkeley.
Quando riattravers, sempre sotto la stessa scorta, e solo un po pi magro e
un po pi curvo, le grosse saracinesche, il ponte levatoio e le due cinte, re
Edoardo II, per quanto infelice, prov una consolazione immensa, e quasi un
senso di liberazione. Il suo astrologo aveva mentito.
a regina Isabella era gi a letto, con le due trecce dorate sciolte sul petto.
Ruggero Mortimer entr senza farsi annunciare, come era suo privilegio. Solo a
guardarlo in volto, la regina cap di quale argomento le avrebbe parlato, o pi
esattamente riparlato.
Ho avuto notizie da Berkeley disse lui con un tono volutamente calmo e
noncurante.
Isabella non rispose.
La finestra era socchiusa sulla notte settembrina. Mortimer and a spalancarla
del tutto e rimase un momento a contemplare la citt di Lincoln, vasta e fitta, che
si stendeva sotto il castello ed era ancora rischiarata da qualche lume isolato.
Lincoln era per importanza la quarta citt del regno, dopo Londra, Winchester e
York. Dieci mesi prima vi era stato portato uno dei pezzi del corpo di Ugo
Despenser il Giovane. La corte, arrivata dallo Yorkshire, vi si era installata da una
settimana.
Isabella guardava le larghe spalle di Mortimer e i suoi capelli pettinati a boccoli,
spiccare, ombra su un cielo notturno, nel riquadro della finestra. In quel preciso
momento, non lo amava.
Il vostro sposo sembra ostinarsi a vivere riprese Mortimer voltandosi e
la sua vita mette in pericolo la pace del regno. Nei manieri del Galles si
continua a cospirare per liberarlo. I Domenicani hanno la faccia tosta di
predicare in suo favore persino a Londra, dove i tumulti a voi noti del luglio
scorso potrebbero benissimo ripetersi. Edoardo di per se stesso non molto
pericoloso, daccordo, ma voi dovete ammettere che serve da pretesto alle mene
dei nostri nemici. Per questo vi prego ancora una volta di emettere quellordine
che vi ho consigliato, e senza il quale non ci sar sicurezza n per voi n per
vostro figlio.
Isabella sospir esasperata. Ma perch non lo dava lui quellordine? Perch non
davanti a mio figlio, che non avevo in cuore altro amore che il tuo? Che devo
fare ancora?
Niente di pi di quello che ti chiedo. Ma vedo che non vuoi deciderti. Vedo
che la croce che ti incidesti sul cuore e che doveva fare di noi degli alleati in
ogni cosa, fare delle nostre due volont una volont sola, era per te soltanto
una cerimonia senza significato. Vedo che il destino mi ha portato a giurare
fedelt a una creatura debole.
S, ecco che cosera, un geloso! Reggente potentissimo, padrone di affidare le
cariche pi importanti agli uomini a lui pi graditi, di guidare le decisioni del
giovane re, e di vivere coniugalmente con la regina sotto gli occhi di tutti i baroni,
Mortimer restava pur sempre un geloso! Ma ha del tutto torto ad esserlo?
pens improvvisamente Isabella. Perche il lato pi pericoloso di ogni gelosia di
costringere colui che ne loggetto a ricercare in se stesso ci che potrebbe
legittimare i rimproveri rivoltogli. Acquistano cos peso certi fugaci sentimenti cui
non si era prestata alcuna attenzione Strano. Isabella era certa di odiare
Edoardo, quanto una donna pu odiare un uomo: quando pensava a lui, non
provava che disprezzo, disgusto e rancore. Eppure Eppure il ricordo degli anelli
scambiati, dellincoronazione, delle maternit, i ricordi che serbava non di lui, ma
di se stessa, anche soltanto il ricordo di aver creduto di esserne amata, la
trattenevano ora dal compiere il passo richiestole. Non poteva decidersi a
condannare a morte il padre dei figli che lei aveva messo al mondo E mi
chiamano la Lupa di Francia!. Il santo non mai cos santo quanto si crede, n il
crudele cos crudele: e nessuno presente in ogni minuto nellaltrui coscienza.
E poi Edoardo, anche se decaduto, era pur sempre un re. Laverlo detronizzato,
spogliato, imprigionato, non era sufficiente a togliergli la qualifica di persona
regale. E anche Isabella era regina, educata per diventarlo. Per tutta linfanzia aveva
avuto davanti agli occhi lesempio della vera maest regale, incarnata in un uomo
che, per nascita e per la consacrazione, sapeva di essere superiore a tutti i suoi
simili, e si comportava come tale. Attentare alla vita di un suddito, fosse anche il
pi gran signore del regno, era semplicemente un delitto. Ma sopprimere un re
costituiva sacrilegio, e negava implicitamente quel carattere di intangibilit di cui i
sovrani erano investiti.
E questo, Mortimer, tu non puoi capirlo, perch non sei re, n figlio di re.
Si rese conto troppo tardi di aver pensato ad alta voce.
Il barone delle Marche, il discendente del compagno di Guglielmo il
Conquistatore, il Gran giudice del Paese di Galles, incass duramente il colpo.
Fece due passi indietro e sinchin.
Aveva unaria divertita. Si era evidentemente dimenticato che era in gioco la vita
di un uomo; provava soltanto un senso di orgoglio, la soddisfazione del letterato
che ha risolto un difficile problema stilistico. Abbassando la fronte sin quasi a
toccare la tavola, verg una sola frase con una scrittura elegante, vi sparse sopra
della polvere per asciugarla, e tese il foglio a Mortimer dicendo:
Sono anche disposto a imprimere su questa lettera il mio sigillo, sempre
naturalmente che voi o la regina pensiate di non dovervi apporre i vostri.
Sembrava davvero contento di se stesso.
Mortimer savvicin a una candela. La lettera era in latino. La lesse con una
certa lentezza: Eduardum occidere nolite timere bonum est. Poi, guardando il
vescovo, disse:
Eduardum occidere, capisco bene cosa vuol dire; nolite: non fate; timere:
anche questo chiaro; bonum est: bene
Orleton sorrideva.
Bisogna intendere il messaggio domand Mortimer come Non
uccidete Edoardo, bene temere, o come Non temete di uccidere Edoardo,
bene? Insomma, dov la virgola?
Non c virgola rispose Orleton. La volont di Dio si manifester
attraverso il modo con cui queste parole verranno intese da chi ricever la lettera.
Ma per quanto riguarda la lettera in se stessa, chi potrebbe farcene un
rimprovero?
Mortimer era ancora perplesso.
che non so disse se Maltravers e Gournay leggono bene il latino.
Fra Guglielmo, che per vostro consiglio ho mandato insieme a loro, lo
capisce benissimo. Inoltre il messaggero dovr aggiungere a voce, ma solo a
voce, che qualsiasi azione possa decorrere da questo ordine non dovr lasciare
tracce.
Siete davvero disposto domand Mortimer a imprimervi il vostro
sigillo?
Certamente disse Orleton.
Era davvero un amico. Mortimer lo riaccompagn fino in fondo allo scalone, e
risal poi nella camera della regina.
Dolce Mortimer gli disse Isabella non lasciatemi dormire sola stanotte.
La notte di settembre non era tanto fredda che ella dovesse tremare in quel
modo.
IX IL FERRO ROVENTE
oltre la punta del corno. Gournay lo ripose sul braciere. Ma come poteva il re
dormire con tutto quellagitarsi intorno a lui? Lo avevano allontanato dal
trabocchetto pieno di carogne per affumicarlo con un corno bruciacchiato?
Dimprovviso Maltravers, sempre seduto e sempre continuando a guardare
Edoardo, gli chiese:
Il tuo Despenser che tanto amavi era solido di reni?
Gli altri due scoppiarono a ridere. Ma quel nome era bastato a produrre una
sorta di schianto nella mente di Edoardo. Cap che quegli individui fra pochi
istanti lo avrebbero ammazzato. Che si preparassero a infliggergli lo stesso atroce
trattamento riservato a Ugo il Giovane?
Non farete una cosa simile! Non mi ucciderete! url balzando
bruscamente a sedere sul letto.
Noi ucciderti, sire Edoardo? disse Gournay senza nemmeno voltarsi.
Come puoi crederlo? Abbiamo degli ordini, noi. Bonum est, bonum est
Su, torna a sdraiarti disse Maltravers.
Ma Edoardo non torn a sdraiarsi. I suoi occhi, in quella testa calva e scarnita,
passavano, come quelli di una bestia braccata, dalla nuca rossa di Tommaso
Goumay al lungo viso giallo di Maltravers e alle guance levigate di Ogle. Gournay
aveva di nuovo ritirato lattizzatoio dal fuoco e ne stava esaminando la punta
incandescente.
Towurlee! grid.
Il colosso, che stava aspettando nella stanza vicina, entr portando una pesante
tavola. Maltravers and a chiudere la porta e a darle un giro di chiave. Perch
quella tavola, quella spessa asse di quercia che di solito veniva posata su dei
cavalletti, quando nella stanza cavalletti non ce nerano? Fra le tante cose strane che
andavano accadendo intorno al re, quella tavola portata a braccia da un gigante
diveniva loggetto pi insolito, pi spaventoso. Come era possibile uccidere con
una tavola? Fu questo lultimo pensiero cosciente del re.
Avanti! disse Gournay, facendo cenno a Ogle.
Si avvicinarono, ognuno da un lato del letto, si gettarono su Edoardo e lo
rivoltarono a pancia in gi.
Ah, vigliacchi, carogne gridava lex-sovrano. No, non mi lascer
uccidere.
Si agitava, si dibatteva, tanto che anche Maltravers dovette venire a dare una
mano: e in tre quasi non ce la facevano a tenerlo fermo; il gigantesco Towurlee
fece un gesto come per venir loro in aiuto.
No, Towurlee, la tavola! url Gournay.
Allora Towurlee si ricord di quello che gli avevano ordinato. Sollev lenorme
asse e la lasci ricadere sulle spalle del re. Gournay alz la veste del prigioniero, e
abbass le brache la cui stoffa troppo lisa subito si ruppe. Era davvero uno
spettacolo grottesco un sedere messo a nudo in quel modo; ma ora gli assassini
non avevano pi voglia di ridere.
Il re, semistordito dal colpo e soffocando sotto la tavola che lo schiacciava sul
materasso, si dibatteva, scalciava. Quanta energia gli rimaneva!
Towurlee, prendilo per le caviglie! Ma no, non cos, tienile aperte! ordin
Gournay.
Il re era riuscito a liberare la nuca, e teneva il viso voltato da una parte per
respirare un poco. Maltravers gli premette la testa con entrambe le mani. E
Gournay afferr lattizzatoio dicendo:
Ogle! il momento di spinger dentro il corno.
Re Edoardo ebbe un ultimo disperato sussulto quando il ferro rovente gli
penetr nelle viscere: lurlo che egli lanci, attraversando i muri, attraversando il
keep, passando sopra le pietre tombali del cimitero, svegli la gente persino nelle
case del borgo. Quanti udirono quel grido lungo, lugubre, spaventoso, ebbero
subito la certezza che il re era stato assassinato.
Lindomani mattina gli abitanti di Berkeley salirono al castello per informarsi.
Venne loro risposto che effettivamente lex-re era spirato improvvisamente nel
corso della notte, lanciando un grande urlo.
Venite a vederlo, su, avvicinatevi dicevano Maltravers e Gournay ai
notabili e al clero. Adesso lo stanno vestendo. Entrate pure, tutti possono
entrare.
E gli abitanti del borgo poterono constatare che su quel corpo che si stava
lavando, e che ci si preoccupava di voltare e rivoltare sotto i loro occhi, non
cerano tracce di colpi, n piaghe, n ferite. Soltanto un orribile ghigno ne
deformava il volto.
Tommaso Gournay e John Maltravers si guardarono: era stata unidea brillante
quella di usare un corno di bue come veicolo dellattizzatoio. Proprio una morte
senza tracce: in unepoca cos fertile dinvenzioni nel campo dellomicidio,
avevano scoperto un metodo assolutamente perfetto.
La sola cosa che li preoccupava era il fatto che Tommaso di Berkeley se nera
andato prima dellalba, col pretesto di una faccenda da sbrigare in un castello
vicino. E che Towurlee, il colosso dal cranio minuto, si era messo a letto e
piangeva da parecchie ore.
Quello stesso giorno, Goumay part a cavallo per Nottingham, dove si trovava
ecclesiastici, e i rappresentanti delle contee e delle citt, scelti in genere fra gli
sceriffi.
In origine, la sua funzione politica era limitata a un duplice scambio di
informazioni: il re informava i rappresentanti del suo popolo, da lui stesso scelti,
delle disposizioni generali che intendeva prendere, e i rappresentanti a loro volta
informavano il sovrano con petizioni o esposizioni orali, dei desiderata delle classi o
delle regioni cui essi appartenevano.
In teoria, il re dInghilterra era dunque il solo padrone del suo Parlamento, che
era in effetti un uditorio privilegiato al quale chiedeva soltanto una specie di
adesione simbolica e passiva alle decisioni della sua politica. Ma ogni volta che i re
dInghilterra si trovarono in gravi difficolt, o quando accadde loro di mostrarsi
deboli o incapaci, i Parlamenti che essi stessi avevano nominato, si mostrarono pi
esigenti, si attribuirono un potere apertamente deliberante, e imposero al sovrano la
propria volont, o per lo meno lo costrinsero a tener conto delle opinioni da esso
espresse.
Il precedente della Magna Charta, imposta nel 1215 a Giovanni Senza Terra dai
suoi baroni, e che elencava nella loro essenza le libert inglesi, rimase sempre
presente nello spirito dei Parlamenti. Quello del 1311, per esempio, costrinse
Edoardo II ad accettare delle norme in base alle quali veniva istituito un consiglio
di ordinatori composto da grandi baroni, eletti dal Parlamento, che esercitavano di
fatto il potere in nome del sovrano.
Edoardo II lott tutta la vita contro queste disposizioni, che aveva in un primo
tempo respinto, accettandole soltanto dopo la disfatta inflittagli nel 1314 dagli
scozzesi a Bannockburn. Riusc ad annullarle solo nel 1322, quando pot
approfittare delle discordie scoppiate fra gli ordinatori per sbaragliare nelle
battaglie di Shrewsbury e di Boroughbridge il partito Lancaster-Mortimer che era
sceso in armi contro di lui.
Ricordiamo infine che il Parlamento inglese non aveva sede stabile, ma poteva
essere convocato dal sovrano, o chiedere di essere convocato, in qualunque citt del
regno in cui il re si fosse trovato.
8Nel 1318, cio cinque anni prima, Ruggero Mortimer di Wigmore, nominato
Gran Giudice e luogotenente del re dInghilterra in Irlanda, aveva sconfitto, alla
testa di un esercito dei baroni delle Marche, Edoardo Bruce, re dIrlanda e
fratello di re Roberto Bruce di Scozia. La cattura e luccisione di Edoardo Bruce
segnarono la fine del regno irlandese. Ma lautorit del re dInghilterra venne
tenuta in scacco ancora per molto tempo.
9La questione della contea di Gloucester, una questione assai confusa e
intricata, nacque dalle pretese avanzate sulla contea stessa da Ugo Despenser il
Giovane, pretese che non avrebbero mai trionfato, se egli non fosse stato il
favorito del re.
Ugo il Giovane, non contento di aver ottenuto come parte delleredit spettante
alla moglie tutto il Glamorgan, esigeva contro tutti i cognati, e in particolare contro
Maurizio di Berkeley, gli interi possedimenti del defunto conte, suo suocero. I nobili
del sud e dellovest dInghilterra si erano irritati, e Tommaso di Lancaster aveva
assunto il comando degli oppositori, con tanto pi ardore in quanto nellopposto
schieramento si trovava anche il suo peggiore nemico, quel conte di Warenne che gli
aveva portato via la moglie, la bella Alice.
I Despenser, temporaneamente esiliati per una decisione del Parlamento
promulgata sotto la pressione dei Lancaster in armi, erano stati subito richiamati,
poich Edoardo non intendeva vivere n lontano dallamante n sotto la tutela del
cugino Tommaso.
Il ritorno dei Despenser al potere aveva provocato il riaccendersi della rivolta,
ma Tommaso di Lancaster, sfortunato in battaglia come lo era stato nel
matrimonio, guid malissimo la coalizione. Non accorrendo tempestivamente in
aiuto dei baroni delle Marche gallesi, permise che venissero sconfitti nel gennaio
1322 a Shrewsbury, dove i due Mortimer vennero presi prigionieri, mentre lui,
che invano aveva atteso nello Yorkshire i rinforzi dalla Scozia, fu sbaragliato due
mesi dopo a Boroughbridge, e condannato a morte subito dopo.
10I Cinque Porti (Cinque Ports) erano delle citt portuali sulle coste inglesi del
Kent e del Sussex, cinque appunto in origine (Dover, Sandwich, Romney,
Hastings e Hyte) anche se in seguito altre vennero ad aggiungersene. Avevano
particolari privilegi concessi loro da Edoardo il Confessore (1050 circa) e
confermati nel 1278 da una carta di Edoardo I. Questi privilegi si riferivano
soprattutto alla giurisdizione civile e penale; in cambio i Cinque Porti si
impegnavano a fornire navi e marinai ogni volta che il re lo avesse loro richiesto.
(N.d.T.).
11Secondo il Calendar of close rolls, il decreto del vescovo di Exeter risale al 6
agosto 1323. Altri ordini concernenti laffare Mortimer vennero inviati il 10
agosto agli sceriffi della contea di Kent, e il 26 personalmente al conte di Kent.
Sembra che sino allinizio dottobre, re Edoardo ignorasse dove si era rifugiato
levaso.
12Maria di Francia, la pi antica poetessa francese, visse nella seconda met del
XII secolo alla corte di Enrico III Plantageneto, condottavi, o chiamatavi, da
Eleonora dAquitania, principessa infedele, almeno al suo primo marito re di
Francia, ma certamente raffinata, al punto da crearsi attorno in Inghilterra un
vero centro darte e di poesia. Eleonora era del resto nipote del duca Guglielmo
IX, anchegli poeta.
Le opere di Maria di Francia ottennero immenso successo non soltanto durante
la vita della scrittrice, ma anche in tutto il Duecento sino allinizio del XIV secolo.
(N.d.A.).
La raccolta delle sue poesie, pubblicate intorno al 1180, e ispirate ad antiche
leggende brettoni, ha per titolo Lais. Laid o loid vale in irlandese canzone, melodia.
(N.d.T.).
13Lhypocras era uninfusione di cannella, di mandorle dolci e di piccole dosi di
muschio e ambra in un vino edulcorato e zuccherato (N.d.T.).
14La compagnia dei Tolomei, con quella dei Buonsignori la pi importante
banca senese, era potentissima e celeberrima sin dallinizio del XIII secolo. Il
suo principale cliente era il papato, e il suo fondatore, Tolomeo Tolomei, aveva
partecipato a una ambasceria presso papa Alessandro III. Sotto Alessandro IV, i
Tolomei furono i soli banchieri della Santa Sede; sotto Urbano IV vennero
concluso da San Luigi al quale qui si accenna. Fra il 1259 e il 1328, i due paesi si
affrontarono altre due volte in conflitto armato, e sempre per la questione
dellAquitania; precisamente nel 1294 e, come vedremo, nel 1324. La seconda
Guerra dei CentAnni, scoppiata nel 1328, non avr pi come oggetto lAquitana,
ma la successione al trono di Francia.
20Questo soltanto un esempio dellestremo stato di confusione cui era giunto
quel sistema feudale, che solitamente ritenuto estremamente semplice; ed
effettivamente in origine lo era, salvo poi ingarbugliarsi nelle complicazioni nate
dalla sua attuazione pratica. questo daltronde un difetto, pi esattamente una
nemesi, comune a tutti i sistemi politici, di cui finisce per provocare il crollo.
Bisogna tener presente che la questione di Saint-Sardos o, in generale, quella
dellAquitania, non costituivano eccezione, e che la stessa situazione si presentava
anche nellArtois, nella Fiandra, nei regni di Spagna, in quello di Sicilia, nei
principati tedeschi, in Ungheria, e, insomma, in tutta Europa.
21Questi dati sono stati calcolati dagli storici in base a documenti del Trecento, e
cio sul censimento del numero delle parrocchie, e dei focolari compresi in ogni
parrocchia, supponendo una media di quattro abitanti per focolare. E sintendono
riferiti agli anni intorno al 1328.
Durante la seconda Guerra dei centanni, le battaglie, le carestie e le epidemie
diminuirono di oltre un terzo il totale della popolazione; bisogn attendere quattro
secoli perch la Francia ritrovasse il livello demografico ed economico, che aveva
raggiunto sotto Filippo il Bello e i suoi figli. Ancora allinizio dellOttocento, in
cinque dipartimenti, francesi, la densit media della popolazione non aveva
raggiunto la cifra del 1328. E persino ai nostri giorni, alcune citt, prospere nel
Medio Evo e rovinate dalla Guerra dei CentAnni, sono al di sotto del livello cui
allora erano arrivate. Pu bastare questo a dimostrare quanto sia costata al paese
la guerra con gli inglesi.
22Le buccine (stessa origine del buccinimi romano) erano lunghe trombe diritte
o leggermente ricurve che venivano impiegate per chiamare a battaglia le truppe.
La tromba corta, che aveva fatto la sua prima apparizione nel Duecento,
soppiant definitivamente la buccina solo nel XV secolo.
23I libri dore erano volumi che contenevano il breviario, diviso, come noto, in
ore (mattutino, vespro etc.). Molti di questi libri contenevano delle miniature,
generalmente secondo un modello iconografico fisso. (N.d.T.).
24Il tremerel era un gioco di dadi e di gettoni che pare sia stato lantenato del
trictrac e del domino.
7In italiano nel testo.
25Qualcuno potr meravigliarsi leggendo che delle bocche da fuoco furono
impiegate allassedio di La Role del 1324. infatti tradizione far risalire la
comparsa dellartiglieria a polvere alla battaglia di Crcy del 1346.
In realt, Crcy fu la prima battaglia in cui lartiglieria venne utilizzata in campo
aperto e in guerra di movimento. Si trattava comunque di armi di calibro
relativamente piccolo che non provocarono n gravi danni n grande impressione.
Alcuni storici francesi ne hanno tuttavia esagerato gli effetti per giustificare una
disfatta dovuta assai pi alla focosa imbecillit di re Filippo VI e dei suoi baroni che
44Banderese era un titolo che veniva attribuito a quei signori cui era
riconosciuto il diritto di levar bandiera, cio di formare una compagnia
militare con i propri vassalli. (N.d.T.).
45Con la lettera del 19 giugno 1326. E inoltre, amato figlio, vi ordiniamo di non
sposarvi fin quando non sarete tornato da noi, e senza il nostro consenso e
comando E non prestate orecchio ad alcun consiglio contrario alla volont di
vostro padre, come il saggio re Salomone vi insegna.
46Harwich aveva ottenuto lo statuto di borgo comunale mediante un decreto
promulgato da Edoardo II nel 1318. Sarebbe presto diventato il massimo porto
per i traffici con lOlanda e il luogo (Rimbarco delle truppe inglesi durante la
guerra dei CentAnni. Quattordici anni dopo esservi sbarcato con la madre, come
qui si racconta, Edoardo III ne sarebbe partito per sferrare la battaglia
dellEcluse che avrebbe iniziato la lunga serie delle disfatte navali subite dai
francesi ad opera dellInghilterra. Nel Cinquecento fu qui che avvenne lincontro
fra lesploratore sir Martin Frobisher e sir Francis Drake, che gi aveva
distrutto lArmata di Filippo V. E fu ancora ad Harwich che salparono per
lAmerica i famosi passeggeri del Mayflower comandato dal capitano
Christopher Jones. Infine vi abit Nelson.
15Nos Hennuyers ne sennuient pas: gioco di parole.
47Giovanni di Hainaut, essendo straniero, non presenzi a questo Consiglio, cui
partecip invece e pu essere interessante sottolinearlo quellEnrico di
Beaumont, nipote di Giovanni di Brienne re di Gerusalemme e imperatore di
Costantinopoli che aveva aderito al partito di Mortimer quando lo avevano
escluso dal Parlamento inglese prendendo a pretesto la sua origine straniera.
48Non bisogna confondere la carica di maresciallo dInghilterra, di cui era
allora insignito il conte di Norfolk, con quella di maresciallo delloste.
Il maresciallo dInghilterra corrispondeva a quello che era in Francia il
connestabile (un generalissimo, lo chiameremo oggi). E la leggerezza di Edoardo II
dimostrata anche dallaver affidato una carica tanto importante a un giovanotto
privo di autorit e debole di carattere quale il suo fratellastro Norfolk.
Il maresciallo delloste uno in Inghilterra contro due in Francia
corrispondeva allincirca agli attuali capi di stato maggiore.
49 molto probabile che Despenser il Vecchio abbia scaricato in particolare sui
baroni e sullo scarso ardore che essi avevano dimostrato in battaglia, la
responsabilit della disfatta di Bannockburg del 1314. I baroni, infatti, avevano
chiesto al re di concedere allesercito una giornata di riposo, ma Edoardo, in uno
dei suoi soliti accessi di collera, aveva loro imposto di muovere immediatamente
allattacco. Stanchi e irritati, essi resistettero assai debolmente al nemico e
furono presto volti in fuga.
50La Gerarchia celeste un importante e diffuso trattato di teologia mistica che
il Medio Evo attribu a Dionigi lAreopagita, primo vescovo di Atene e discepolo
di San Paolo. Oggi si dimostrato che esso opera di uno scrittore,
probabilmente siriano, del V secolo. La sua classificazione degli spiriti angelici
venne usata anche da Dante nel Paradiso. (N.d.T.).
51La carta di Riccardo il Bello, conservata nella cattedrale di Hereford, precede