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Appunto completo sulla filosofia di Leibniz: la vita, la filosofia, le verità di ragione e di fatto, la

sostanza individuale, la forza, la monade e la materia.

Ali Q di Ali Q

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Leibniz

vita e opere del filosofo Leibniz

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Introduzione

Secondo Spinoza il mondo segue un ordine geometrico. Secondo Leibniz quest’ordine esiste, ma è

anche il frutto di una libera creazione di Dio. La filosofia di Leibniz deve dunque conciliare queste

due affermazioni: l’una meccanicistica, l’altra finalistica.

Vita di Leibniz

Il filosofo Leibniz nasce a Lipsia nel 1646, e si laurea in giurisprudenza.

Successivamente, a Norimberga, Leibniz si avvia verso la ricerca naturalistica. Sempre in questa

città diventa consigliere del principe elettore di Magonza.


Nel 1672 viene inviato in missione diplomatica a Parigi, per distogliere il re Luigi XIV dal

proposito di invadere l’Olanda e invogliarlo a conquistare l’Egitto. Qui Leibniz ha modo di

conoscere gli uomini più famosi del suo tempo e di ampliare la sua cultura scientifica.

Spinoza e Leibniz

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Spinoza e Leibniz di Francesco Pungitore

E’ in questo periodo che egli scopre il calcolo integrale che, sebbene già trattato da Newton,

Leibniz elabora indipendentemente e più semplicemente.

In seguito, diventa bibliotecario del duca di Hannover, che gli affida numerosi incarichi, amplia le

sue conoscenza e compie un lungo viaggio di tre anni in Germania e in Italia.

Sebbene proveniente da una famiglia protestante, Leibniz auspica inoltre la riunione tra la Chiesa

protestante e quella cattolica, cosa che invece si rivela inattuabile.

Leibniz muore nel 1716.

Fu un uomo di grandi progetti e si dedicò a molti problemi. Le sue opere riguardano un po’ tutte le

scienze, per questo possiamo dire che fu una mente universale.

Tra le sue opere più importanti ricordiamo “Saggio di teodicea”, che tratta della bontà di Dio,
della libertà dell’uomo e del perché del male.

Leibniz, filosofia

Per il filosofo Leibniz l’ordine del mondo esiste, tuttavia esso non è necessario: è libero ed

organizzato spontaneamente. La filosofia di Leibniz è dunque finalizzata a dimostrare questo

concetto.

Leibniz sostiene che nulla accade che sia assolutamente irregolare: se si tracciano dei punti a caso,

esiste una linea costante che vi passa nell’ordine in cui la mano li ha tracciati. In una linea retta o

circolare è per esempio possibile trovare l’equazione comune a tutti i loro punti, in virtù della

quale tutti i mutamenti stessi della linea sono spiegati. Allo stesso modo è il mondo: in qualunque

modo esso sia stato fatto da Dio, risulta sempre ordinato.

Per Spinoza, dunque, nel mondo c’è un solo ordine, che è Dio stesso. Per Leibniz, invece, il

mondo è frutto di una scelta di Dio che, tra i vari ordini con cui poteva crearlo, ha scelto il

migliore.

Questa conciliazione tra finalismo e meccanicismo è la stessa che Leibniz auspica anche in campo

politico e religioso.

Verità di ragione e di fatto

Leibniz sostiene che ordine non significa necessità, in quanto la necessità non esiste nel mondo

reale, ma solo in quello della logica.

Nel mondo esistono due tipi di verità:

1) di ragione (esempio: il triangolo ha tre lati), che sono necessarie (ed infatti non riguardano il

mondo reale). Esse ripetono nel predicato ciò che già si desume nel soggetto. Sono verità

infallibili, e seguono il principio di identità e di non contraddizione. Tuttavia non dicono nulla
riguardo la realtà esistente. Sono innate, e quindi non sono chiare e distinte, ma confuse. Sono

piccole percezioni, come le piccole venature sulla statua di Ercole: bastano pochi colpi di martello

ed esse sono delineate. Nel caso delle verità di ragione, il martello sarebbe l’esperienza, che riesce

a renderle chiare e distinte, sebbene esse siano principi primi e quindi non derivano

dall’esperienza.

2) di fatto: queste verità riguardano la realtà effettiva e non seguono il principio di non

contraddizione, ovvero il loro contrario è possibile. Seguono però il principio di ragione

sufficiente, il quale afferma che nulla si verifica senza che sia possibile fornire una ragione che

basti a spiegare perché è così e non in altro modo. Queste verità esistono e, sebbene

contribuiscano a creare l’ordine del mondo, non sono necessarie ma libere.

Ad esempio, perché tra tutti i mondi possibili questo è il solo reale? Il principio di ragione

sufficiente di questa scelta di Dio e che accompagna questa verità di fatto è che tra tutti questo era

il migliore possibile.

Esiste però anche una causa finale: se Dio ha scelto il mondo migliore, è per un fine.

La sostanza individuale

Nelle verità di ragione il soggetto è identico al predicato, e non si può perciò negare questo

predicato senza contraddirsi.

Nelle verità di fatto, invece, il predicato può anche essere negato. Perciò il soggetto deve

contenere la ragione sufficiente del suo predicato. Questo soggetto di una verità di fatto è

chiamato da Leibniz sostanza individuale, la quale ha un significato così profondo da far dedurre,

partendo dal soggetto, tutti i suoi predicati. E’ l’essenza stessa del soggetto, e i predicati si

desumono dunque dalla sostanza individuale.

L’uomo, che non ha mai una nozione compiuta della sostanza individuale, è costretto a desumere

dall’esperienza e dalla storia i predicati di una sostanza individuale.


Dio invece conosce la ragione sufficiente di tutti i predicati di tutti i soggetti del mondo, per cui sa

in anticipo come ognuno di noi si comporterà nella sua vita. Questo non significa che ognuno di

noi sia obbligato a fare certe cose, ma solo che Dio è certissimo che ci comporteremo in un certo

modo poiché la nostra natura è quella e segue l’ordine voluto da Dio.

La forza

Nel campo della fisica, Leibniz rinuncia alla costituzione atomistica della materia nel formulare la

legge di continuità, secondo cui per passare dal piccolo al grande bisogna passare attraverso

infiniti gradi intermedi: il processo di divisione non può dunque fermarsi ad elementi indivisibili

(atomi), ma deve procedere all’infinito.

Inoltre egli rinuncia a vedere nell’estensione e nel movimento – elementi della fisica cartesiana -

gli elementi originari del mondo fisico. Per Leibniz l’elemento originario del mondo fisico è

invece la forza, giacchè il principio dell’immutabilità della quantità di movimento di Cartesio

risulta essere falso.

Ciò che resta invariabile non è infatti la quantità di moto ma la forza viva (cioè l’energia cinetica),

pari alla massa per la velocità al quadrato.

La forza è la possibilità di produrre un determinato effetto.

Movimento, spazio e tempo, invece, non sono reali, ma enti della ragione. Ciò che è reale è solo la

forza.

In altre parole, Leibniz accetta sì il meccanicismo cartesiano, e cioè il concetto che tutto si spiega

in funzione di figura e movimento, ma capisce anche che esse fanno capo a qualcosa di superiore,

che è appunto la forza.

La forza può essere attiva e passiva (quest’ultima è la massa del corpo, che fa resistenza alla forza

attiva). La forza passiva, ridotta a forza, è dunque anch’essa incorporea. Tutto è dunque spirito,

poiché tutto è forza. In questo modo Leibniz pone fine al dualismo cartesiano tra sostanza estesa e
sostanza pesante.

La monade

Il filosofo Leibniz, come dimostrato, sostiene che non vi è differenza tra res cogitans e res extensa,

e dunque l’unico è l’elemento che compone sia il mondo dello spirito che quello dell’estensione.

Nel mondo metafisico l’essenza delle cose è la sostanza individuale. Ma anche i corpi fisici hanno

una loro “forma sostanza” che corrisponde alla sostanza individuale: la monade.

La monade è un atomo senza pareti, privo di estensione e spirituale.

La monade è eterna e indisgregabile: solo Dio può crearla o annullarla.

Ogni monade è diversa l’una dall’altra, e infatti in natura nessun essere è perfettamente identico.

Questo principio è ciò che Leibniz chiama identità indiscernibili. Ora, le monadi non possono

influenzarsi a vicenda, ma sono come mondi chiusi privi di “finestre”. Le altre monadi sono però

presenti in ogni monade in modo ideale, al punto da essere “uno specchio vivente dell’universo”.

La monade possiede la percezione (anche senza la coscienza di percepire) e l’appetizione (cioè il

tendere da una percezione all’altra). La coscienza della percezione è invece l’appercezione, e la

possiedono solo le monadi più elevate.

Il grado di perfezione della monade dipende dai gradi delle sue percezioni. Per esempio Dio è

superiore a tutte le altre monadi perché le altre monadi rappresentano solo un punto di vista del

mondo: Dio, invece, tutti quanti. Inoltre li rappresenta con più chiarezza. Le altre monadi sono

invece confuse, come in uno stato di delirio o sonno.

La memoria è posseduta anche dalle monadi animali. Anche loro possiedono un’anima infatti,

seppure semplice. La RAGIONE è invece propria degli uomini.

Materia: Anche la materia è costituita dalle monadi, ed è perciò un aggregato di sostanze spirituali,

e per questo infinitamente divisibile.


E’ come un giardino di piante o uno stagno di pesci, solo che ciascun ramo di ogni pianta è ancora

una volta un giardino.

La materia può essere seconda, quando si intende un aggregato di monadi e PRIMA quando si

intende la potenza passiva (la forza di inerzia) presente nella monade. La potenza passiva, nelle

monadi superiori (come l’uomo) sono le percezioni confuse.

Il corpo degli esseri è dunque la materia seconda, un aggregato tenuto insieme dall’anima (che è la

monade dominante).

Anima e corpo seguono leggi indipendenti (l’anima segue il finalismo, mentre il corpo il

meccanicismo) e si distinguono solo nella loro capacità di percepire.

Non è possibile spiegare come le azioni del corpo influiscano sull’anima e viceversa. Nasce allora

il problema di determinare il rapporto tra anima e corpo.

Ma prima: come determinare la comunicazione tra le monadi, visto che le monadi sono finestre

chiuse, senza possibilità di comunicare direttamente?

Questo è possibile perché le monadi sono anche legate insieme, perché ognuna è un aspetto del

mondo, una rappresentazione meno chiara di tutte le altre. Sono come tante vedute della medesima

città, che insieme danno una veduta complessiva dell’universo, espressa invece totalmente nella

monade suprema, cioè Dio.

Ogni monade però rappresenta più distintamente il corpo che le si riferisce, ma siccome esso

rappresenta l’universo, rappresenta essa stessa l’universo.

Torniamo al problema del rapporto tra anima e corpo. Secondo Leibniz, possono esistere tre

spiegazioni:

1) Anima e corpo sono come due orologi che si influenzano l’un l’altro, ma questo non è possibile

perché essi seguono leggi eterogenee.

2) Allora può essere vera l'assistenza tra i due: sono due orologi cattivi messi in armonia da un

abile operaio in ogni istante. Ma questo prevede di introdurre un “deus ex machina” in ogni evento

naturale.
3) non resta che la terza opzione: i due orologi sono stati costruiti con tanta arte da essere sempre

d’accordo per il futuro (armonia prestabilita) pur obbedendo a leggi differenti.

Il corpo non è quindi influenzato dall’anima: è solo per l’armonia prestabilita al momento della

creazione che anima e corpo si trovano in accordo in ogni istante.

Per cui la monade è totalmente innata, poiché non riceve niente dall’esterno, e così pure le

sensazioni e le verità.

La monade esce quindi dalla sfera di Dio, ma è una folgorazione continua di Dio, limitata dalla

sua imperfezione.

La filosofia di Leibniz diventa dunque speculazione teologica.

L’ultima parte della sua filosofia concerne dunque le prove relative all’esistenza di Dio, finendo

poi con le considerazioni sull’esistenza del male e della libertà.

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