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“Me ne andavo l’altra sera quasi inconsciamente,

giù dal porto Bosforeion là dove si perde,


la terra dentro il mare, fino quasi al niente
E poi ritorna terra e non è più Occidente.
Che importa a questo mare essere azzurro o verde?…”
F. Guccini
Dino Burtini Ud'A
„ “Lo grande Signore de’ Signori, che Coblai Kane è
chiamato, è di bella grandezza, né piccolo né grande,
ma è di mezzana fatta. Egli è carnuto di bella
maniera; egli è troppo bene tagliato di tutte le
membra; egli ha lo suo viso bianco e vermiglio come
rosa, gli occhi neri e belli, lo naso bene fatto…”

„ Marco Polo, Il Milione, 1298?

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INTERCULTURA
???

Dino Burtini Ud'A


CONCETTO DI CULTURA
Realtà complessa che si
esplica in tre diversi ambiti:
1-Cultura umanistica: insieme
di elementi, nozioni, idee e
concetti che si apprendono in
maniera volontaria e
consapevole
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CONCETTO DI CULTURA
2-Cultura etnografica: modelli culturali
conferiti ai giovanissimi membri di ogni comunità,
in base a diverse modalità implicite di
apprendimento informale.
• Modelli conoscitivi: il più significativo è
il linguaggio.
• Modelli normativi: norme e regole da
seguire.
• Modelli valutativi: i valori, ovvero gli
elementi organizzativi dell’etica
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E. B. TYLOR
(Cultura primitiva 1871)

Ha formulato un concetto di cultura che include


le conoscenze, le credenze, l’arte, il costume e
qualsiasi altra capacità acquisita dall’uomo in
quanto membro di una società.

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Teoria scientifica della cultura

Malinowski :

“La cultura rappresenta un complesso


apparato spirituale, materiale e comunicativo
con il quale gli esseri umani risolvono
problemi specifici e soddisfano bisogni
complessi “

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Ogni cultura si distingue dalle altre per
le soluzioni specifiche che adotta in
risposta a determinati problemi.

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CONNESSIONE
CULTURA-COMUNICAZIONE
TRE SISTEMI DI SCAMBIO (o sistemi di segno
significante-significato)
REGOLE DI PARENTELA E MATRIMONIO
ASSICURA LO SCAMBIO TRA COGNATI

REGOLE ECONOMICHE
ASSICURA COMUNICAZIONI DI BENI E SERVIZI

REGOLE LINGUISTICHE
ASSICURA LA COMUNICAZIONI DEI MESSAGGI

SIGNIFICANTE: espressione di un segno


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SIGNIFICATO: referente astratto del segno
Etimologia
“COMUNICARE”

Dal latino communis:

cum (con,insieme) = essere legati insieme+


munia (doveri,vincoli) = collegati dall’avere
comuni doveri

E anche

Moenia (le mura)=condividere comuni sorti

Munus ( il dono)= essersi scambiati un dono…


…concetto di reciprocit
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à
Il Kula nelle Trobriand

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„ l’interculturalismo è emerso come tema
di studio specifico, attorno agli anni ’60.

„ Precedentemente un approccio ed una


metodologia interculturale venivano già
applicati a studi di antropologia e
antropologia culturale, per lo meno negli
Stati Uniti, ma a livello sociale e politico si
è iniziato a trattare seriamente i temi della
diversità e dell’interculturalià nelle società
occidentali molto di più recente, tra la fine
degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70.

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„
Le ragioni di questo interesse per le
diversità di cultura, razza e religione in
seno alle società occidentali sono diverse,
e ne citerò tre in particolare …

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1-l’immigrazione,
soprattutto da parte di popolazioni che si
muovono dal Sud al Nord del mondo: un effetto
della de-colonizzazzione e dell’indipendenza
politica di molte ex-colonie del Sud, che ha
generato una serie di flussi e spostamenti di
popolazioni verso il Nord.

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2-Il secondo fattore ha una
dimensione più internazionale:
all’interno di programmi di sviluppo e
cooperazione internazionale, le
culture e le genti del Sud, che pure erano gli oggetti dei
programmi stessi, erano tuttavia viste come ostacolo al
progresso ed al successo delle iniziative di
sviluppo economico e tecnologico.

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3- Il terzo fattore per il crescente
interesse sull’intercultura è la
globalizzazione, uno degli elementi
più importanti che accrescono l’interesse sui
temi della diversità culturale nelle nostre
società.

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Ora, come sono stati affrontati questi
temi? È possibile delineare modelli
differenti coi quali affrontare le
diverse diversità di cultura, religione
e razza, e ne citerò quattro:

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1- Il primo è l’integrazione, o meglio
l’assimilazione, che è in un certo senso il
modello sottostante al melting pot nord-
americano: non importa da dove tu
venga, diventa parte del sistema e sarai
anche tu americano!

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2- Un altro modello è il multiculturalismo.
La politica multiculturale, partendo dal
riconoscimento che il mito del melting pot
non funzionava, riconosce la diversità di
cultura.
D’altro canto è stata sollevata una critica al
multiculturalismo, in quanto rischia di favorire ed
incoraggiare una segregazione, ed a volte una
vera e propria ghettizzazione delle comunità e
delle culture

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3-Il terzo modello che può essere citato è il
movimento antirazzista,
sviluppatosi in diverse società ed è più
interessato a temi legati alla giustizia, ai
diritti dell’uomo ed alle pari opportunità di
razze diverse ed altri gruppi minoritari.

È un sistema volto a garantire la partecipazione


delle minoranze al sistema dominante, e questo
lo collega in un certo qual modo a quello
dell’assimilazione ed integrazione nel sistema
dominante. I movimenti antirazzisti ebbero un
ruolo importante soprattutto nel contrastare
fenomeni di discriminazione basati su differenze
di cultura, razza e religione che impedivano alle
minoranze di partecipare al sistema dominante.

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4- Il quarto modello è l’interculturalismo,
che prova a proporre una reciprocità
nelle dinamiche di relazione
maggioranza/minoranza o, parlando su
un piano orizzontale, tra gruppi diversi.

La gestione delle diversità, che lo Stato deve


affrontare a fronte della presenza sempre
crescente di minoranze e della diversificazione
della popolazione, deve diventare sempre
migliore attraverso programmi e servizi e più in
generale attraverso ogni azione che permetta
alle minoranze di partecipare alla sfera della
vita pubblica.

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• Il fondamento dell’interculturalità viene
dalla consapevolezza e dal riconoscimento
della natura pluralistica della realtà,
del mondo e delle società.
L’interculturalità descrive la situazione
dinamica della persona che vive
consapevolmente, conscia dell’esistenza di
altre persone, culture e valori, e che
riconosce che l’isolamento non è possibile.

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• L’interculturalità significa cercare di
capire la realtà, il mondo, gli esseri
umani e le condizioni umane
attraverso le categorie di diverse
culture. È il riconoscere che non
esiste una cultura “universale”.

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• Da un punto di vista psicologico, l’interculturalità
comporta l’interazione tra diversi mondi culturali
attraverso un sistema complesso di
interconnessioni e distanze, scambi e sfide a
livello personale, comunitario, della società e
anche, a livello più profondo, di visioni del
mondo.

• L’interazione presuppone una reciprocità, si


basa su un patto di uguaglianza fra partner che
interagiscono tra di loro con modalità che
garantiscano sempre la salvaguardia della propria
identità così come di quella degli altri.

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• L’interculturalità è un gioco di scambi
tra il “Sé culturale” e l’ “Altro
culturale”, sia a livello cognitivo che
affettivo.

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• L’intercultura è una filosofia che sfocia in
un’azione sociale che difende le
comunità umane contro l’egemonia, il
dominio ed il genocidio. Promuove il diritto
delle persona ad avere la propria identità
culturale, e promuove il senso di
responsabilità nei confronti di tutte le
diversità.

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• L’intercultura è infine un modo di
leggere e interpretare la crisi
contemporanea a livello sociale,
economico, politico ed ecologico.
Richiede e va alla ricerca di
alternative attingendo alla sapienza
e alla conoscenza di altre culture.

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L’educazione non formale e
l’apprendimento interculturale

Una donna portò suo figlio a vedere Gandhi, il quale le chiese il


motivo della sua presenza. “Vorrei che mio figlio smettesse di
mangiare dolci” disse. “Riporta tuo figlio fra due settimane”
rispose Gandhi. Due settimane dopo la donna tornò con suo
figlio. Gandhi si rivolse al ragazzo e disse “Smetti di
mangiare dolci”. La donna lo guardò sorpresa e chiese “Perché
ha aspettato due settimane per dirglielo?”. “Perché due
settimane fa anche io stavo mangiando dolci” rispose Gandhi.

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La comunicazione interculturale

• Al centro dell’educazione interculturale c’è la


comunicazione interculturale.

• Questa denota il processo di comunicazione tra le persone e


i gruppi di provenienza culturale differente e include la
comunicazione non-verbale e quella verbale l’uso di
differenti codici linguistici e non linguistici.

• Questo tipo di comunicazione sviluppa consapevolezza


interculturale. Ciò significa che il nostro
comportamento o modo di pensare, la nostra percezione
non rappresentano aspetti della natura umana, ma sono
determinati dalla cultura.

Ad ogni istante dobbiamo essere consapevoli della nostra


identità culturale e di quella delle persone differenti da noi.

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Finalità dell’educazione interculturale

• Formare una coscienza e un’opinione della


propria eredità culturale e far
comprendere che non esiste una cultura
intrinsecamente migliore delle altre.

PREPARA A ESSERE PRONTI


ALL’INTERAZIONE TRA CULTURE

• Far acquisire abilità per l’analisi e la


comunicazione che aiutino il soggetto in
apprendimento a trovarsi a suo agio in
un ambiente multiculturale.
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Obiettivi generali dell’educazione interculturale

• rafforzare la propria identità individuale o di gruppo


non in contrapposizione ma in comunicazione con gli
altri

• sviluppare una personalità curiosa, attenta,


disponibile, democratica, sensibile rispettosa
dell’altro

• diventare capaci di riflettere su di sé, sugli altri, gli


stereotipi e i pregiudizi, dimostrando capacità
autocritiche

• prendere coscienza della complessità, ma anche della


relatività dei punti di vista e quindi essere capace di
cambiare il proprio essere, di accettare e convivere
costruttivamente con il diverso, riconoscendone i
diritti

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Problemi essenziali per la comunicazione
interculturale

• Stereotipi: quando le nostre esperienze non si adattano alle


categorie utilizzate per accettare le persone e gli eventi.

• Facciamo distinzioni accurate per quanto concerne la nostra


cultura ma semplifichiamo le altre culture e le
associamo a emozioni negative o distruttive.

• La fonte principale dell’incomprensione e del conflitto


interculturale è lo scontro tra percezioni
profondamente radicate e culturalmente determinate
della realtà.

• La nostra consapevolezza è emotiva e viene dalle nostre


esperienze più che dal nostro sviluppo intellettuale,
sebbene solitamente si pensi che la mente sia la fonte
principale dell’apprendimento

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I quattro pilastri dell’educazione:

1• imparare a conoscere

2• imparare a fare

3• imparare ad essere

4• imparare a vivere insieme,


l'importanza di sviluppare "la conoscenza
degli altri popoli, della loro storia, delle
tradizioni e della loro spiritualità

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Sfide

• differenze culturali (come capacità di


comprenderle ed accettarle) e lo
stress che gli incontri interculturali
comportano

• La competenza interculturale è la
gestione di questo stress

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L’incontro con l’altro

• incertezza cognitiva: dovuta ad un basso livello di conoscenza


dell’altra persona;

• incertezza comportamentale: riguarda il grado di confidenza che


abbiamo nel predire il comportamento altrui;

• incertezza predittiva: inerente l’incapacità di prevedere le


attitudini, emozioni, credenze, valori e comportamenti dell’altra
persona;

• incertezza esplicativa: dovuta all’incertezza nello spiegare i


motivi delle attitudini, emozioni e comportamenti osservati.

• In altre parole, nell’incontro con persone di cultura diversa ci


troviamo di fronte ad un grado di incertezza che ci fa sentire
vulnerabili, creando in noi ansia a livello mentale e tensione a
livello fisico. Se l’incertezza non viene gestita e attivamente
ridotta, l’ansietà può raggiungere un livello troppo elevato.
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Nel cerchio interno ci siamo “noi”, con la
nostra “cultura”:

Quando decidiamo di mettere fine alle nostre


esperienze interculturali, rientriamo nel “noi”,
nelle norme, nei saperi, nei meccanismi che
regolano la “nostra” cultura (dalla politica
all’economia, dalla scienza alla filosofia, dalla
religione all’etica). Anche gli altri possono
accedere, faticosamente, alla nostra cultura:
hanno semplicemente da diventare “noi”,
superando la barriera che separa la zona
marginale dell’inter-cultura dall’area centrale
della cultura.
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Il primo cerchio appartiene a “noi”, mentre il
secondo è occupato da “noi/altri”.

E’ soprattutto in questa zona marginale che si


pratica l’intercultura, in un duplice senso. In
primo luogo, l’intercultura è vissuta da coloro che
per scelta o per necessità si trovano a vivere tra
due o più mondi culturali, da coloro che sono
costretti a far convivere nel proprio linguaggio,
nel proprio corpo, nella propria mente, nel
proprio comportamento, talvolta nei propri abiti e
nelle proprie abitazioni, elementi culturali
eterogenei e imparano a transitare velocemente
da un mondo culturale a un altro.
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Competenze interculturali

• Tolleranza all'ambiguità: essere in grado di lavorare in situazioni


impreviste
• Flessibilità
• Auto-consapevolezza
• Pazienza
• Motivazione
• Entusiasmo e impegno
• Abilità comunicative ed interpersonali (compreso il lavoro di
squadra)
• Apertura a nuove esperienze e persone
• Empatia
• Rispetto
• Senso dell'umorismo (e consapevolezza della complessità del
senso dell'umorismo in situazioni interculturali!)
• Consapevolezza socio-politica
• Conoscenza dell’altro
• Come gli altri ci percepiscono
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• Spunti di riflessione

• In relazione alla vostra esperienza

• 1. Zona di comfort: quali elementi vi portano a


definire una situazione “piacevole”?

2. Zona di stress: che cosa vi disturba di più. In


che modo affrontate la situazione?

• 3. Zona di crisi: Come reagite alla situazione?


Quali competenze chiave sono importanti e
attinenti alla situazione?

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Bibliografia

„ Burtini D. In pincipio Dio creò i Masai Bulzoni editore 2005


„ Burtini D. Tre tigri pigre nel teatro della vita Goliardica editrice 2008
„ Burtini D. Antropologia dell’amore. Eros e culture, Bulzoni editore 2011
„ Cozzi D., Nigris D., Gesti di cura. Elementi di metodologia della ricerca etnografica e di analisi
socioantropologica per il nursing, ORISS, Ed. Colibrì, Paderno Dugnano, Milano, 1996;
„ Diasio N., La relazione terapeutica in un contesto interculturale, in S. Geraci, (a cura di),
Approcci transculturali per la promozione della salute. Argomenti di medicina delle migrazioni,
Caritas di Roma, ed. Anterem, Roma, 2001, pp. 193-201;
„ Geraci S., (a cura di), Approcci transculturali per la promozione della salute. Argomenti di
medicina delle migrazioni, Caritas di Roma, ed. Anterem, Roma, 2000;
„ Leininger M., Culture care diversity and universality: a theory of nursing, National League for
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„ Leininger M., Nursing and anthropology: two worlds to blends, John Wiley, New York, 1970;
„ Leininger M., Trancultural nursing; concepts, theories and practics, John Wiley, New York,
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„ Manara D.F., (a cura di), Introduzione all’infermieristica interculturale, Carocci, Roma, 2004, in
corso di pubblicazione;
„ Manara D.F., Nursing transculturale. Eguaglianza, diseguaglianza, differenza, in Benci L., (a
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2001;
„ Manara D.F., Verso una teoria dei bisogni dell’assistenza infermieristica, Lauri Edizioni, Milano,
2000;
„ Marco Aime Eclissi di culture Einaudi editore 2004
„ Marcell Maus Saggio sul dono Piccola Biblioteca Einaudi 2002
„ C. Gatto Trocchi Civiltà e culture Franco Angeli 2003
„ Georges Devereux. Essais d'ethnopsychiatrie générale. Gallimard, Paris 1970. Trad. it.: Saggi
di Etnopsichiatria generale. Armando Editore, 2007.

Per contattare il docente: d.burtini@unich.it

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