Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Perché mai noi, che in tutto ciò che è natura siamo superati in così infinita misura dagli
antichi, proprio noi possiamo renderle omaggio in misura superiore, possiamo amarla
intimamente, possiamo abbracciare persino il mondo inanimato con il più caldo sentimento?
Questa è la risposta: la natura è ormai scomparsa dall’umanità, e soltanto fuori di questa, nel
mondo inanimato, nuovamente possiamo incontrarla nella sua verità. Non la nostra superiore
conformità alla natura, ma appunto l’ opposizione alla natura dei nostri rapporti, delle nostre
condizioni e dei nostri costumi ci spinge a cercare nel mondo fisico un appagamento, impossibile
nel mondo morale, dell’istinto verso la verità e la semplicità, istinto che giace incorruttibile e
incancellabile, come la disposizione morale da cui scaturisce, in tutti i cuori umani. Per questo il
sentimento che ci spinge ad amare la natura è così simile al sentimento con cui
rimpiangiamo la perduta età dell’infanzia e dell’innocenza infantile. Essendo la nostra
infanzia la sola natura integra che ancora sia possibile incontrare nell’umanità civilizzata, non c’è
da stupirsi se ogni traccia della natura al di fuori di noi ci riconduce alla nostra infanzia.
Per gli antichi Greci tutto era diverso. Presso di loro la cultura non degenerò al punto di far
abbandonare per essa la natura. L’intero edificio della loro vita sociale era fondato su sensazioni e
non sul lavoro composito dell’arte; la loro stessa teoria degli dei era l’ispirazione di un sentimento
ingenuo, il parto di un’immaginazione gioiosa, non di una ragione tortuosa come accade per la
1
Leggi anche un articolo del Corriere della Sera in occasione del bicentenario della morte di Schiller:
http://archiviostorico.corriere.it/2005/maggio/18/Schiller_genio_classico_della_modernita_co_9_050518028.shtml