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NICANDRI ALEXIPHARMACA cum verborum indicibus. ed.
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PHOTIANA, ed. H. Tomberg.
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SCHOLIA IN I. TZETZAE CAR MINA ILIACAATZETZA IPSO
CON FECTA, nunc primum integre edidit M. Papathomopou-
los.
TERTULLIANUS. Adversus Marcionem. ed. C. Moreschini.
EUTECNII: Paraphrasis in Nicandri Alexipharmaca. ed. M. Gey-
monat.
EVANGELIUM NICODEMI, graece. ed. I. Cazzaniga ed T. Or-
landi.

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ISTITUTO EDITORIAL£ C!SALPINO


MILANO
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PREMESSA

N ella sua opera fondamentale su I Sofisti, a proposito


deUa vita e delle opere di Antifonte e della distinzione
fra l'oratore ed t1 sofista;, il prof- Mario Untersteiner
PROPRIETA' LETTERARIA RISERVATA
osservava (2a ed. Milano, 1967, II, p. 46): « meriterebbe
solo di venir approfondita la personalita dell' autore delle
Tetralogie ~.
Da queste parole ha preso lo spunto il mio lavoro, e
non e forse inutile sottolineare che esso non e nato con
lo scopo di dimostrare l' assunto aprioristico che la figu·
ra di Antifonte fu inutilmente mutilata, diflerenziata e
moltiplicata dalla tradizione,- al contrario, estato proprio
lo sforzo, metodologicamente opportuno, di interpretare
le Tetralogie come opera autonoma, a portare lenta·
mente, non senza comprensibili esitazioni, a questa con·
clusione.
Il materiale raccolto e le ricerche necessarie a capire
queste sia pur poche pagine sono stati superiori al pre-
visto, anche perche il mondo culturale delloro autore spazia
dalla letteratura al diritto e alla filosofia. Percio ho preferito
non limitarmi ad un'interpretazione generale, ma mettere
a disposizione del lettore il testa, la traduzione ed un
commento continua, non solo raccogliendo in tal modo
alcuni fondamentali contributi di valenti studiosi, ma
anche mettendo alla prova, a contatto con la lettera del
testo, l'interpretaziorie che ne oflro, e che da essa, appunto,
e nata.
Industrie Grafiche A. NICOLA & C. · Varese·Milano · 1969
Il lavoro mi rinnova l'occasione di esprimere al prof.
8

Mario Untersteiner i sentimenti della mia gratitudine.


Ringrazio inoltre vivamente il prof. I gnazio Cazzaniga,
per aver voluto, con grande generosita, discutere con me
intorno alla costituzione del testa critico. Le sue osservazioni
mi sono state di aiuto prezioso.
F. D. C.
Milano, settembre 1968.

INTRODUZIONE
,,

Dal punto di vista della prassi giudiziaria ateniese le


TetraZogie (') - tre gruppi di quattro discorsi: uno di
accusa, uno di difesa, e le repliche ad entrambi - non
rappresentano un fatto insolito od abnorme . .Antifonte,
nelle orazioni realmente pronunciate, accenna alla replica
dell'accusa (VI, 14) e alla possibilita dell'accusato di
lasciare il paese dopo aver pronunciato la 'prima difesa'
(V, 13). Oltre che da aJcune orazioni di Demostene
(XXVIII-XXIX; XXX-XXXI), cio e confermato dalle
osservazioni di Aristotele (Ath. Resp., 67, 2-3) sul tempo
concesso alle due parti contendenti nelle cause priva-
te('). Mentre pero nella realta il tempo dedicato ai primi
discorsi era assai piu lungo di quello lasciato per la

( ) Il termine si trova nella int<llre<n,, ed e lo stesso che Trasillo


1

(Diog. L. Ill, 56-57; cfr. IX, 45) usa per i gruppi di quattro dialoghi
platonici, derivandolo dalla consuetudine di chiamare -r&'t"fJ<XAoyl~ le
tre tragedie piu il dramma satiresco presentate da ogni poeta ai
concorsi tragici (per quest'ultimo uso v. RE, XXIX, I, s.v. Tetra·
logie). Con questo nome, usato al eingolare, sono citate dai Proleg.
ad Hermog., p. 11, (Walz, vol. VII); al plurale da Greg. Cor., p.
1310 (Walz, vol. VII); come 8e:u<epo).oy[~, (termine questo presente
anche in varianti dei due precedenti) da Schol. in Aphth., p. 33
(Walz, vol. II) e da Dox. Hom. in Aphth., p. 378 (Walz, vol. II);
Ammon. de diff., s.v. tv&U!J-1)1-LIX, vi fa riferimento con l'espressione ~
-rare; ~o\ltxo!c; (v. nota a Ay 10); Harpocr., s.v. ciyveUnt, con ~ -rii) ()'
(v. nota a Ay 11). Tetra!ogie e un titolo generico: percio UBO il
cersivo solo al plurale.
(') V. Lipsius, AU. Recht, pp. 910-911; Duchemin, 'Ayo>V, p. 14;
Kroll, RE, s.v. Rhetorik, Spplb. VII, 1066. Le cause per omicidio
rientrano fra queste (cfr. p. 27, n. 40).
12 INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 13

replica (3 ), nelle Tetralogie noi vediamo rispettato un certo (an sit), opo, (quid sit), noLOTYJ<; (quale sit), che dipende-
equilibrio nelle varie parti; o, addirittura, come nella se- rebbe dal diritto draconiano. Tuttavia !'esame della
conda tetraJogia, la sproporzione ea favore delle repliche. seconda e della terza tetralogia mostrera come il pro-
I1 riferimento alle Dipolie (A 8 8) ci permette di dedurre blema del tipo di delitto e delle circostanze in cui e av-
con sicurezza che i processi immaginari si svolgono ad venuto sia abbastanza secondario, se non nella rnisura
Atene; non e pero aJtrettanto facile stabilire di fronte a in cui permette di riproporre la domanda: chi lo ha
quaJe tribunale, poiche manca ogni indicazione precisa. compiuto1 colui che viene accusato o qualcun aJtro~
In base alle tradizionali suddivisioni del diritto attico, Si ritorna cioe ad una forma particolare di a-roxOLcrfL6<;,
i processi per 'fl6vo<; bwucrLo<; venivano istruiti nell'Areo- congettura in base alle circostanze, mentre si rifiuta una
pago, quelli per 'fl6vo<; &xoucrLo<; ne! Palladio, quelli per valutazione del crimine - e quindi della pena - che
'fl6vo<; ""'"' -roo<; v6fLoU<; (8txOLLO<;) nel Delfinio (4 ). Ma le parta dal presupposto che se ne conosca l'autore. In
Tetralogie, benche qualche studioso lo abbia sostenuto, altri termini, non solo il primo delitto, che non ha avuto
non corrispondono a que~ta triplice divisione; se infatti testimoni, esige una ricostruzione dei fatti, ma ancor
la prima puo adeguarsi allo schema, lo stesso non si di piu la esigono gli aJtri due, dove pur sembrerebbe
puo dire ne della seconda, ne della terza; delle quali semplice - una volta accettati come autori della morte
!'una, teoricamente aJmeno, dovrebbe rientrare nei casi il ragazzo che ha lanciato il giavellotto e il giovane che
di 'fl6vo<; bJ &&t.OL<; e svolgersi quindi di fronte a! Delfi- si e difeso dall'aggressione - stabilire le attenuanti
nio; !'ultima, poi, vede l'accusa imbastita sull'ornicidio eventuali e decidere in conseguenza. Viceversa, non sulle
volontario (r"' 6 ); nella difesa si accenna a! fatto che si circostanze in se stesse, ma sulle circostanze in quanto
e trattato di 'fl6VO<; 8tXC<LO<; (r (3 2, 3); tuttavia ]'argomen- permettono di stabilire l'autore del delitto, verte la
tazione che segue none affatto fondata su questo tema. disputa. I! motivo di tutto cio apparira piu avanti:
L'Aly (6 ) propane piuttosto la tripartizione in cr-roxOLcrfLo<; sin d'ora importa stabilire che, proprio per queste ra-
gioni, e molto difficile adeguare le Tetralogie ad una vi-
sione sistematica fondata sui diritto tradizionaJe. Ne ci
(') Sulla durata delle arringhe, v. Arist. Ath. Resp., 67, che e si deve lasciar fuorviare dai titoli e sottotitoli apposti
perO molto lacunoso; riferimenti alle clessidre ad acqua con cui ai discorsi, opera di un posteriore grammatico, il quale
essa veniva misurata si trovano frequenti negli oratori: v. ad es. si trovo di fronte alle nostre stesse difficolta; cosi, ad
Demostene (c. Leoch., 45; c. Step h. I, 47; 86; c. Spud., 30; c. Aplwb.
I, 12; III, 9, 9; c. Boeot. II, 38), Isocrate (Antid., 320). La clessidra esempio, egli considero il discorso della difesa della
era in uso nei tribunali prima del 425, poicht\ Aristofane ne parla seconda tetralogia come riguardante un delitto invo-
negli Acarnesi (v. 693). Cfr. Colin, Les sept derniers chapitres de lontario - quando in reaJta esso viene affatto nega-
I"Aihjve<LO>v 7ro1.t-rde<, • REG t, XXX, 1917, pp. 20-87. to - e appose alia terza tetraJogia un titolo riassun-
(') Cfr., per questa divisione, P!at. Leges IX, 865 ss.; Arist. tivo, che allude genericamente al 'fl6voc; i3!xootoc; ('). Ne,
Ath. Resp., 57, 3; Andoc. de myst., 77 ss.; Dem. XXIII, 53; 60;
Barigazzi, Ant. I ora.o., pp. 47-49. Sui tribunali ed il sistema giudi- trattandosi di orazioni fittizie, pote vemrgli in aiuto
ziario ateniese in generale, v. Adolf Philippi, Der A·reopag und <Ue
Epheten, Berlin 1874.
(') Formprobleme, pp. 164-5 Cfr. anche Navarre, RMtorique, p.
260 ss., e, in generale, per i vari tipi di cr-rciaE:L~, Volkmann, p. (') Per quanta si puo ricavare dalle u=&.lcre~ delle Tetral.ogU, si
40 ss. • v. il relativo commento.
14 INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 15

l'informazione storica sulle vicende dell'istruttoria ('). mento (11 ); l'incertezza, del resto; si rivela nelle annota-
Quanto sia arduo collocare le Tetrtilogie in uno schema zioni che, sul fondamento della u?t6-itea•.;, leggiamo nel
preciso risulta anche qualora si cerchi di ritrovarvi le codice N. L'autore dell'argomento divide il primo di-
divisioni interne che ci sono note da altri autori; esse, I scorso della prima tetralogia in ?tpoolf!.LIX, ocywve.; (a loro
volta divisi in &voc£pE:cru; rx:L-nWv, ~oUf.:rJcn~, EAEnw~ &7tcx.L-
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del resto, mal si adattano anche ai discorsi che .Antifonte
scrisse perche fossero realmente pronunciati in tribunale. 't'1)"''), 7tOLptx~IXCrL<;, nlAoyo<; (12 ).
N elle Tetrtilogie la narrazione e ridotta al minimo (12 )

I
In termini piu concreti, il problema consiste nello stabi-
lire in quale rapporto stiano le Tetralogie conla retorica e l'attenzione concentrata sull'argomentazione. Proemi
siciliana e gorgiana. Benche le testimonianze siano piut- ed epiloghi hanno pero una certa importanza, percM
tosto oscillanti o tarde, si pub dire che la techne di Corace si riferiscono ad un tema dominante: quello religioso.
(forse non mai affidata allo scritto) stabiliva che un Scarsissimo o nessun valore hanno invece le testimo-
discorso si componesse di proemio, narrazione, argo- nianze, in particolare quella dello schiavo nella primate-
mentazione, epilogo (7tpoolf1.Lov, /;L-I)Y"')CrL<;, ocyC:,v, ~?tlAoyo<;) (8 ) tralogia. Il Blass ('4 ) ritiene che essa venga addotta alia
o, secondo uno schema piu semplice, di ?tpoolf!.Lov, ocyw- fine perche Si paSSi dalle ~VT<XVOL ?tlcr-rtL<; alle ohexvoL ?tlCT'\'tL<;
ve.;, nlAoyo.; (•). e afferma che questo procedimento e psicologicamente
.Anche Plato ne (Phaedr., 266 D ss.) riferisce uno sche- valido, in quanto porta l'uditore dalla persuasione in-

l
ma di discorsi che forse allude pero, piu che alle divisioni tima a quella che gli proviene dall'esterno ("). Di fatto,
interne, agli strumenti da usare (?tpoolf!.Lov, 1;•-!Jncn.;, f'IXP-
-rupliXL, 't"EXf'-!JPLIX, dx6-r1X) (10 ). Come si e detto, i tenta-
( 11 } Per la difficoltA. di distinguere parti nei discorsi di Antifonte,
tivi di ricavare uno schema preciso dalle orazioni anti-
v. Kroll, RE, s.v. Rhetorik, Spplb. VII, 1067; 1046. Favorevole
fontee non hanno sortito risultati decisivi, mostrando,
nell'insieme, che essi portano a sovrapporre una tecnica
Jj ad una distinzione complessa e Hamberger, redn. Disposition,
pp. 120-121, in seguito all'analisi minuta del discorso su!!a morte
artificiosamente irrigidita a un momento in cui, vice- di Erode. Si v. piuttosto la divisione del Pa!amede di Gorgia (in
versa, molta parte ha la libera improvvisazione, che si Untersteiner, Sof., Test. • Fr., II, pp. ll2-ll3), che ha tratti CO·
viene svolgendo secondo le varie esigenze della causa e muni con le orazioni antifontee e con qualcbe pijatc; di Euripide.
(") Cfr. comm. ad A"' 10, e, soprattutto, alia u1t6lt•a._ della pri-
si adegua, primariamente, al filo serrato del ragiona- ma tetralogia.
( 11 ) Non mi pare esatto cio cbe afferma Kennedy, .Art of Pers.,
p. 130, che cioe manca la narrazione perch<\, quando le Tetra!ogie
(') Era il ~""'wu~ che stabiliva, nel corso dell'istruttoria, a furono scritte, la -rixVIl di Tisia non aveva ancora raggiunto Atene.
qUBJe delle corti spettasse la causa: cosi, la prima orazione di Anti- Ne· par giusto dire che la narrazione man ea nella prima orazione:
fonte fu discuasa davanti all'Aeropago, bencbe l'imputata afler. al contrario.
masse trattarsi di q>6vo~ .ixouaLo~ (De Sanctis, 'ATlh~, p. 182). Sulle (") .Att. Ber. I, pp. 155-6.
leggi draconiane inserite nel codice di Solone, v. Philippi, A.reopag, ( 15 ) Per litt)(vo' ed lvtt)(vo• 7tlan._, cfr. Arist. Rhet. I, 2, 1355
p. 187 ss.; 355. b 35 ss.: «Delle prove, alcune sono esteriori, altre interne alla
(') Si v. le testimonianze in Radermacber, .Art. Script. B II, 8; 23. -r&x.VIJ: le prime sono quelle che non dipendono da noi, ma costi-
(') Secondo il Blass, .Att. Ber. I, p. 18, n. 5, e appunto questo tuiscono un dato preliminare, come le testimonianze, le confessioni
lo schema cui si adeguano le Tetra!ogie; cfr. Tbiel, p. 68. in seguito a tortura, le prove scritte, ed altre simili cose; le seconde,
10
( ) Cfr., per queste divisioni, Navarre, Rhetorique, p. 15 ss.; quelle cbe e possibile mettere insieme metodicamente e con i n-ostri
122 ss.; Gernet, .Ant., pp. 48-9; Volkmann, p. 123 ss. i mezzi, cosi cbe, mentre nel primo caso non facciamo che utilizzarle,
16 INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE li
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pero, si vedra come la testimonianza dello schiavo non L'opera e sta,ta pensata e scritta proprio cosl come
abbia importanza alcuna, e venga fatta rientrare voluta- appare {19 ), in quanto vuole rispecchiare una serie di
mente nel gioco di dx6<; su cui e fondata tutta la tetra- problemi concettuali: su di essi si impernia appunto la
logia {' 6 ). discussione. La soluzione di molti di questi problemi e
D'altra parte l'opera non si puo certo definire un resa difficile anche dal fatto che il linguaggio e legato,
semplice schizzo schematico; non mancano gli abbelli-
menti letterari e persino un breve mito sull'origine della
legalita. I personaggi appaiono tratteggiati, soprattutto
zione del Meyer, Prodikos, p. 86, il quale nega ogni in:fiusso gorgiano,
nella prima tetralogia, quanto basta per porre in luce considerando quindi il trionfo di Gorgia come un terminus ante
una certa situazione psicologica, sia che si tratti dei quem per la datazione delle Tetralogie, e quella, ad esempio, del
moventi che hanno spinto l'imputato ad uccidere, sia Bignone, Studi, p. 181, il quale scorge un deciso influsso di Gorgia
che si descriva la personalita della vittima {17 ). N ella sull'oratore. Nei Comm. in Hermog. (V, p. 7, Walz) troviamo l'af-
fermazione che la ..tXVl} di Antifonte- opera della cui autenticitA.
prima tetralogia, in particolare, domina il motivo di dubitavano gia gli antichi - e posteriore a que!la di Gorgia. I!
dx6<; che implica, per la sua stessa natura, una vera e Navane, Bht!torique, p. ll3, pensa che l'oratore sia debitore a
propria psicologia: lo scopo e di creare nell'uditore la Gorgia dell'uso della Ae~~~ &vnxe:t(Lb.tf). La misura delle oscillazioni
persuasione (1m&w, -ro 1tL&0<v6v). Quale sia il significato dei critici puO anche essere riassunta nelle antitetiche posizioni
teoretico di tutto cio, apparira nel corso di questo studio: del Drerup, Anfange, pp. 276-280, per il quale le Tetralogie sono
« il piU antico e piU importante resto dell'antica retorica », di molto
qui interessa notare come risulti senz'altro il collega- anteriori a! Palamede, e quelle dello Schupp, Beweistopik, pp.
mento fra la retorica siciliana, quale ci e nota dalle poche 19-20, secondo il quale in esse «e contenuto un pezzo di techne
fonti che possediamo, e le Tetralogie (18 ). gorgiana ». In realta bisogna osservare che, se per influsso gorgiano
si intende l'uso compiaciuto delle principali figure retoriche, non
se ne puo parlare ne! caso di Antifonte. Questo e singolarmente
evidente per quanto riguarda l'antitesi. Essa na.sce direttamente da!
ne! secondo dobbiamo escogitarle ». Cfr. anche Anaxim. Rhet., 7, bisogno di esprimere delle distinzioni logiche, di collegare due
Schupp, Beweistopik, p. 2!, Volkmann, p. 178 ss.; 190 ss. aspetti di un problema: cfr. Zuntz. Earl., p. 14!, e Barigazzi,
( 10 ) V. oltre, e le note di commento a! testo. Aristotele (Rhet. Ant. I oraz., p. 36. CiO si puO dire. anche delle altre orazioni: cfr.,
I, 15, 1376 a 17 ss.) natura!mente prevede la possibilita di sminuire ad es., I, 23; V, 1, 2, 3, 5, 11, ecc. (v. anche la n. 21).
il va!ore delle testimonianze. Una sva!utazione della confutazione Si trovano, peraltro, alcuni punti di contatto fra orazioni e de-
in base ai 1-'&p-rup•, si legge in Plat. Gorg., 471 E, nonchtl nello clamazioni gorgiane, in prevalenza loci communes (cfr. ad es.: Pal.
stesso Antifonte (V, 32 ss.). 34 e A 8 12; V, 71-73; Pal. 28 ss. e A 8 12; Hel. 9 e A 8 9, ecc.).
(") [Plut.] Dec. orat. I, 8, osserva: t1tl 'ou, v61-'ou, xotl ,o, 1r&lhj Si v. Thiel, p. 21 n. I per la prima tetra!ogia, e le mie note a! testo,
'P<m•v 'ou, A6you,. A torto il Gernet, Ant., p. 27, vorrebbe leggere per le a!tre (anche p. 69, n. 149). La dipendenza da Gorgia parrebbe
xotl (oo) ,o, 1t&lh). Cfr. anche Thiel, p. 13, n. 2. presupposta da Cic. Brutus, XII, 47).
( 10 ) Secondo lo Zuntz, Earl., passim, la seconda tetra!ogia e Mentre e difficile speciflcare il rapporto col retore di Leontini,
interamente volta ad ottenete ""~"'- E peril opportuno osservare e innegabile che esistono notevoli affi.nitA stilistiche - per il modo
sin d'ora che essa non e soltanto questo. Anche il problema dei antitetico della composizione - fra Antifonte e Tucidide: cfr.
rapporti con !'opera di Gorgia non e di facile soluzione. Bisogna Finley, p. 45 ss.; 57-59, e, qui sotto, p. !8, n. 2!. I! saggio del Finley
tener presente, prima di tutto, che •lx6<; non pare motivo da e niolto importante per i legami con la tragedia (v. p. 41 ss.), spe-
attribuirsi a! retore di Leontini (cfr. Untersteiner, Sof., Test. e cia!mente l'Antigone di Sofocle ed Euripide.
Fr., Il, pp. 92-93); d'a!tra parte, Antifonte si rivelera IU!Sai po- (") Per quanto rignarda la va!utazione che ne offre la 67t6&.:at<;,
lemico nei confronti di •lx6<;. Gli studiosi oscillano fra la posi- I cfr. il comm. telativo.
I

?
INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 19
18
nella sua capacita espressiva, ad un momento prece- di uno scolaro ignorante o confusionario, o di una per-
dente, in cui essi non si erano ancora affacciati con tutta sona ignara del diritto attico. I tentativi di spostarne
la loro complessita: si pensi ad esempio all'argomento la data ad epoca tarda (23 ) e di giustificarne. cosi le
centraJe della responsabilita, e all' ambiguita dei termini discordanze daJ diritto del V secolo si scontrano con
20
&.p.cip"'!'-"'' errore e colpa, oth·lot causa e colpa ( ). l'arcaicita dell'opera; e che essa non sia frutto di un
Dalle esigenze del pensiero, da un ragionamento che tardivo recupero di modi antichi da parte di un retore
non retrocede davanti a temi difficili e cerea di chiarirli, in vena di gratuiti giochi del pensiero e dimostrato al
nasce anche uno stile particolare, che ha piu di un tratto di fuori d'ogni dubbio dagli echi di discussioui che nella
comune con quello tucidideo, che ci appare, peraJtro, seconda meta del V secolo dovevano essere frequenti:
piu articolato e piu maturo ('' ). echi che non sono, e questo e importante, semplice
Benche l'uso che le Tetralogie fanno delle leggi e delle spunto per un vuoto sviluppo retorico, ma che indicano
prove abbia sollevato numerose perplessita, tanto da come i problemi trattati o solo presupposti non abbiano
portare a giudizi di condanna senza appello (22 ), questa ancora trovato una soluzione unauimemente accettata.
indagine cerchera di mostrare che esse non sono opera Essi sono anzi vivi e dibattuti nelle coscienze che ne
sviscerano ogni piega e ne cercano instancabilmente
possibili soluzioni.
(") Cfr. MW!chke, Wi!lens!ehre, p. 70. Dai modo diverso con cui si cerchera di impostare i
(") Lo stile e la lingua delle Tetralogie e delle altTe ora.zioni rapporti fra le Tetralogie e il diritto positivo deriva una
attribuite ad Antifonte sono stati agsai studiati. OltTe alla biblio-
gra:fia generale, si v ., partico]armente per lo stile antitetico, Meyer, fondamentale conseguenza, che va sin d'ora anticipata:
Prodikos, p. 84 ss., ehe eonstata la vicinanza delle Tetra'Logie con alcuni dei motivi che erano parsi talora deterrninanti
le orazioni e l'affinita con Tucidide sia nella eostruzione d.i parole per rifiutarne l'autenticita non hanno ragion d'esse-
e di frasi, sia nella forte espressione del pensiero. Dobbiamo a
J. De Romilly, Histoire et raison chez Thucydide, Paris 1956,
alcune importanti osservazioni sui legami fra Tucidide e le Te·
tralogie (cfr. pp. 196-7; 202; 222 ss.). Per i parallelismi piu stTet- Zuntz, Meyer, Navarre, Joel (Der echte und der xenophontische
tamente linguistici fra Antifonte e Tucidide, v. anche Briickner, Sokrates, Berlin, 1893-1901, p. 640 ss.).
p. 14 ss. Si tenga presente l' accostamento dei due autori che Il Glotz, che aveva espresso un giudizio fondamentalmente nega-
leggiamo in Walz, V, p. 598 (M.ichele Psello): vi sono M~«' -l)&r, tivo nel volume La Solidarite de la famille dans le droit criminel en
ma non xa.Nx.(, e vice versa: il y& 't'O~ E>ouxu8(8ou AE:~tc; xcrl 'A'.l-rtcpiilVToc; GT6ce, Paris 1904, sembra aver ca.mbiato parere in La cite grecque,
TOU ~Pa(.LVOUa(ou -ri;:l ~ xcxA<;'> 3tcutpE:noucnv, oUx 1)80\IOUO'L 3£ -rl)v cixoljv. 1928 (rist. Paris 1968, p. 263) ove si riferisce alle Tetralogie come
I! problema dello stile, o1tTe che ne! commento, viene ripreso auche a «·des s6ries de plaidoyers qui sont moins encore des exercices de
nella conclusione dell'lntToduzione (p. 79 ss.). rhetorique judiciaire que des modeles d'argumentation juridique,
(") Negativo il giudizio del Reiske (01'. Att., VII, p. 849) vraiment dignes de l'homme que Thucydide qualifiait de penseur
benche egli non ponga in discussione l'autenticita (per alcune os- profond •·
servazioni al testo reiskiano, v. Kayser, Ant., p. 225 s.); nega.tivo, (") Blass, Att. Ber., I, p. 151, le differenzia dalle posteriori
sia sull'autenticita, sia sull'intTinseco valore, il giudizio del Cobet declamazioni perche hauno per oggetto problemi possibili quoti-
(p. 269: • tetralogiaB pravi et vitiosi a<luminis plenW! •), e di van dianamente. Egli e un deciso partigiauo dell'autenticita (cfr. p.
Herwerden (p. 203). ContTo l'autenticita si sono pronunciati, tTa 152 en. 7; 153, ecc.). Una datazione, sia pur non precisa, si potrS.
gli altri, Hausen, Dittenberger, Briickner, Gernet, V on Der Miihll. fissa.re solo dopo aveme valutato e compreso il contenuto. Favore-
A favore, invece: Both, Blass, Jernstedt, Lipsius, Cucuel, Kohin, vole a ritenerle antiche, anche se non autentiche, e anche il Maid-
Paoli (in Novissimo Digeetc Italtano, s.v. Antifonte), Hemstege, ment, p. 47.
20 INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 21

re (24 ). Fondandosi cosi anche sulla considerazione che e squisitamente sofistici, aprendo nuove strade al pensiero
buona norma, qualora sorgano o siano sorti, soprattutto umano. Secondariamente, le Tetralogie sono un testo
in epoca moderna, dei dubbi sull'autenticita di un'opera che non fu scritto per essere realmente pronunciato da
antica, cercar di vedere se le difficolta non si possano un cittadino ateniese; come tali, appartengono ad un
prima di tutto risolvere nel senso della tradizione, le genere diverso dalle orazioni, ed e ben noto che gli
Tetralogie vengono trattate come opera dell'oratore An- antichi erano soliti variare assai la lingua e lo stile, col
tifonte (25 ). Gli antichi non sembrano averne mai messo variare del genere letterario di cui si servivano (28 ).
in dubbio l'autenticita, se dobbiamo giudicare dal fatto
che altre orazioni antifontee vengono considerate spurie
o incerte, ma non le Tetralogie; se di cio si fosse discusso,
***
ne avre=o avuto forse qualche eco nella {m6&ecn<;, Nella prima difesa della seconda tetralogia (B ~ 9) si
che rivela fonti dotte (26 ). Dal punto di vista del con- allude ad una legge che vieta di uccidere sia ingiusta-
tenuto esse sono degne della fama di cui Antifonte mente, sia giustamente,fondandosi sulla quale l'accusa
godette nell'antichita e di cui si fa eco, per noi, Tucidide. sembra aver intentato il processo per assassinio (29 ). In
Quanto alle differenze stilistiche e, in genere, linguistiche, precedenza, il padre del ragazzo accusato d'aver ucciso
esse non sembrano tali da autorizzare, di per se, l'atetesi. il compagno con il giavellotto aveva dimostrato che si
Oltre alle osservazioni che si potranno fare di volta in doveva ritenere responsabile dell'errore che ne provoco
volta nei singoli casi, si deve tener presente cheAntifonte la morte la vittima stessa, e che quindi su di lei ricadeva
scrive in un'epoca in cui la lingua greca, e l'attico in l'accusa di omicidio involontario; poiche d'altra parte
particolare, hanno una grande varieta e liberta d'espres- neppure la parte avversa poteva considerare l'accaduto
sione; nulla vieta che Antifonte ricorra a forme che
ritroviamo solo in Erodoto e che certo non era insolito
udire negli ambienti colti di Atene, portatevi da perso- essi perO non fossero cosa insolita ad Atene, e confermato fuor
nalita la cui lingua originaria era proprio il dialetto d'ogni dubbio da Xen . .Ath. Resp., II, 8 (cfr., oltre, p. 80, n. 182).
ionico (27 ), servendosi del quale affrontavano problemi (") 11 Both, p. 13, ricorda con ragione il caso di Tacito, e la
difierenza fra !'opera storica e il Diawgm de oratoribus (cosi anche
Siiss, Ethos, p. 10). Per l'ipotesi del Nestle, v. piil. avanti, p. 77,
(") Cio vale soprattutto per gli studi del Dittenberger, cui nap- n. 170.
pure il Lipsius, che pure difese il valore e l'autenticita dell'opera, (") L'espressione • fondandosi sulla quale • corrisponde a! greco
seppe dare una risposta in tutto soddisfacente. La critica piil. (f) n~oov: per comprendere il senso di questo verbo, riferito alia
recente e, ne! complesso, contraria all'atetesi, fondandosi sul prin- legge, bisogna tener presente .A.rist. Rhet. I, 1375 a 22 ss., ove, fra
cipio generico che giudicare le Tetrak>gie rispetto al diritto positivo le !-r£Xvot n£CTTttt;, sono elencati. prima di tutto i v6(Lot. Su questo
e errato. Cfr. Masehke, Willenslehre, p. 70 ss. Peril confronto con punto fondamentale, che difierenzia la concezione greca da quella
!'opera attribuita al soflsta, efr. piil. avanti, p. 71 ss. modema, si v. U. E. Paoli, Proc. att., p. 64 ss. Come risulta chiara-
(") E questa anche la tesi del Thiel, per la prima tetralogis. mente anche dallo stesso .A.ristotele, gli oratori si servono della
(") Per le opere attribuite ad Antifonte e messe in dnbbio, v. legge secondo l'opportunitA, valutandola ora in senso positivo, ora,
frr. 48, 65, 74 Blass. E ovvio che queste oonsiderazioui hanno se necessario, in senso negativo, esaltando ora quella scritta, ora
valore relativo, se non se ne aggiungono a conferma aJ.tre di ma.ggior quella non seritta. «La legge non ha una posizione diversa dagli
pese. altri strumenti; anch'essa, sinche non si provi, e legittimamente
(") Gli ionismi sono numerosi: cfr. il commento al testo. Che ignorat&. Iura non novit curia • (p. 66).
22 INTRODUZIONE ANTIPRONTIS TETRALOGIAE 23

come un ornicidio volontario (cfr. B"' 1) la conseguenza se lo avesse fatto, si sarebbe pur sempre trattato di
che ne scaturisce naturalmente e che l'imputato, agli cp6vo<; 3lxiXLo<;) attribuendo la colpa al med1co cui fece
effetti della legge citata sopra, va dichiarato del tutto ricorso la vittima, e alle sue cure. sbagliate (cos! anche
innocente. r 3 8). Se si legge attentamente cio che segue (r ~ 5),
L'accusa controbattera (By 7) ribadendo il concetto risulta chiaro che l'accusa e imperniata sull'ornicidio
espresso in apertura del dibattito (B "' 2 ): un assassinio, volontario (cfr r I)( 6) e che la legge che lo punisce e
0

sia esso involontario o volontario, ha per effetto la diversa dalla legge che vieta ogni tipo di ornicidio (31 ).
morte di un uomo e percio va punito. Il morto esige Si puo percio concludere con certezza che l'espressione
comunque vendetta e la legge chiede giustamente che 1-'~T< &3lxw<; lk~T< 3Lx1Xlw<; ocT:oxnlvELv riguarda tutti i tipi
chi uccide venga punito; chi uccide involontariamente d'ornicidio: quello volontario e quello involontario rien-
deve subire &xou"'"' 7t1X&/ji-'"'""' (30 ). La difesa pero, pur trano nel gruppo degli ornicidi ingiusti; mentre il caso
lodando le disposizioni della legge, riterra (B 3 8) d'aver della terza tetralogia che, inteso dall'accusa come volon-
dimostrato che il ragazzo sotto accusa non ha in realta tario, viene pero insistentemente ricondotto dalla difesa
commesso alcun delitto. Il morto e responsabile del fra i cp6voL 3[x<Y.LOL, appartfene alla seconda categoria (32 ).
proprio decesso, e, autopunendosi con la morte, ha tro- E di estremo interesse notare il fatto seguente: sia
vato contemporaneamente la vendetta che il padre in- nella seconda, sia nella terza tetralogia, pur trattandosi
voca per lui: egli e insieme vittima e colpevole e l'una di ornicidi per i quali il diritto attico prevede ampie
cosa annulla le conseguenze dell'altra. attenuanti, queste non vengono invocate affatto, e si
N ella terza tetralogia l'imputato, accusato d'aver uc- assiste invece allo sforzo di sfuggire ai rigori della legge
ciso un vecchio in una rissa di ubriachi, dichiara la pro- che vieta di uccidere sia ingiustamente sia giustamente
pria innocenza fondandosi, sin dall'inizio, su due ordini negando che il delitto sia stato commesso dalla persona
differenti di argomentazione: 1) la vittima e responsabile accusata. Cos!, secondo la difesa, nel primo caso l'autore
della propria morte a maggior ragione di chi e accusato e la vittima; nel secondo e il medico, o, se, come risulta
d'averla uccisa ( r ~ 2); 2) poiche l'aggressione e partita poi, il medico non pub per legge essere condannato, e
dall'ucciso, l'imputato aveva pieno diritto di difendersi
rispondendo anche con colpi piu gravi di quelli che
subiva (r ~ 2; 3). Subito dopo, pero, egli deve prevenire (") A torto le identifica il Lipsius, Ueber Ant. Tetr., p. 196, che
il ricorso, da parte dei difensori del morto, alla legge che sostiene che il "6(-Loc; il quale vieta di uccidere sia giustamente sia
vieta di uccidere, sia giustamente, sia ingiustamente. ingiustamente non elegge che vieti il qJ6voc; 3(xocwc;, ma legge contro
A questo scopo, egli nega d'avere ucciso (ribadendo che, la btL!3oUA.tucrLc;. Se cosi fosse, non si spieghereb be come mai venga
considerato punibile l'omicidio invo1ontario della seconda tetra-
Jogia.
e
(80) Il paragrafo fondamentaJe per chiarire iJ Senso del V61J.O': (") Non si comprenderebbe altrimenti la necessita di difendersi
1'0 'Tt'tXpOCmxv a~ cip\IOU!J.£\IOL 1..1.1) ci'Tt'OX't'Ei:\ltXL ocU1"6v, oua· U7t0 't'OU \16!J.OU XCX't'CZ- dai rigori di q uesta legge. N el <p6vo, 3lx~Lo, rientra, secondo il
A~IJ.~OtV<crh! <p~crLV (... ) ""'" 31: TOV v61J.OV bp&&, a7t~yopEU<LV qrt)iJ.l TOU' diritto attico, l'uccisione di un aggressore~ cfr. Dittenberger,
&.7toxn:(vcxvrcic; xoAcX~tcr&ttL. 8 u ycXp &.xwv &.7toX"t'dvocc; &xoucrf.oLc; xa:xotc; S.I.G., ll1, p. 147 ss. Un riferimento a! <p6vo, 3lK~L·- e anche in
7tEpL7tEcrdv 3tx~L6, ~<rTLV. Non risulta del tutto chiaro se quest'ultinla A~ 10. E inftne interessante notare che nella seconda tetralogia la
disposizione faccia parte della legge che vieta di uccidere; cfr. r ~ 5; legge che vieta uccisioni giuste e ingiuste e citata facendo precedere
3 8 e le note relative. &:3£x(l)~, mentre nella terza precede 3L>«t(ooc;.
24 INTRODUZIONE A"<TIPHONTIS TETRALOGIAE 25

ancora la vittima che, aggredendo per prima, si e posta tuito da questa legge, che certamente non entro mai a
nelle condizioni di dover ricorrere al medico (33 ). far parte del corpus delle leggi attiche scritte, e il cui
E noto come molti studiosi, di fronte a quest'imposta- assurdo, dal punto di vista giuridico, balza agli occhi con
zione, abbiano considerato giuridicamente assurde le evidenza: si tratta di una legge che vieta cio che, per
Tetralogie, od opera d 'un auto re ignaro del diritto at- altro verso, viene considerato 3(xocLOv, non perseguibile.
tico (")- In realta pero l'autore conosce il diritto, e le Per avere un senso, qualunque esso sia, e necessaria che
obiezioni mossegli dal Dittenberger su questioni minori essa presupponga due livelli, o due ordini giuridici dif-
non hanno fondamento (36 ). Il problema e un altro. ferenti, uno che giustifica un certo tipo di delitto, uno
N ella seconda tetralogia si chiede la pena di morte che invece lo condanna.
- benche l'accusa ammetta trattarsi di ornicidio invo- Prima di emettere un definitivo giudizio, occorre esa-
lontario - fondandosi palesemente su quell'altra legge minare la questione piu da vicino, e vedere se le stesse
piu volte citata; nella terza il cp6voc; ll£xocLOc; viene invo- Tetralogie non ci permettano di comprenderne il signi-
cato, e si allude specificamente ad una legge che assolve ficato e la portata.
il medico (36 ). L'assoluzione per cp6voc; <:v &&!.oLc; - l'al-
tro caso di delitto impunibile citato da Platone e che si ***
adatterebbe alia seconda tetralogia - non viene richie- La terza tetralogia si apre con un breve mito sull'ori-
sta dal padre del ragazzo che ha lanciato il giavellotto, gine della legalita. La divinita, allorcM diede vita ai
perche la sua linea difensiva corre su binari differenti, primi uomini, offri loro come fonte di nutrimento e di
esattamente come nella terza tetralogia, dove il cp6voc; crescita la terra e il mare, cosi che essi non perissero
/l[XQOLOC: e citato, ma, in SOStanza, non UtilizzatO affattO. per mancanza dell'indispensabile prima d'aver raggiunto
Appare quindi chiaro che il problema centrale e costi- il termine della vecchiaia. Percio, chiunque uccide &v61-'wc;
contravviene sia alle disposizioni divine, sia a quelle
umane. La vendetta divina si manifesta attraverso la
(") Si noti come la ricerea dell'autore del delitto sia dominata collera degli spiriti infernali, suscitata dal morto. Coloro
dal presupposto che qualcuno deve comunque espiare.
(") Cfr. ad es. Glotz, So!id. de !a jam., p. 507 n. 0, che le defini
che giudicano o testimoniano contro giustizia si fanno
un «g!chis )>. partecipi dell'empieta dell'assassino e spargono la conta-
(") Si v. in partieolare il eommento a! testo (A~ 5-6; y 4). minazione (!-'(""!-'") sulla citta. E questo senz'altro uno
("') Cfr. Plat. Leges, IX, 8G5 AB: «Se uno abbia ucciso un dei temi centrali dell'opera: dal delitto nasce un'impu-
amico involontariamente in qualche competizione o nelle gare rita che puo essere cancellata solo con la punizione del
delle pubbliche feste, sia che la morte avvenga immediata.mente, colpevole.
sia piu tardi a causa delle ferite riportate in tale eireostanza dal
colpito, oppure, alle stesse condizioni, in guerra o nelle manovre L'idea della contaminazione non appare certo solo
militari, negli esercizi a corpo libero o con le armi quando avviene nelle Tetralogie: ha anzi una storia di notevole interesse
l'imitazione delle azioni di guerra, l'uooisore, dopo esser stato purl~ che e stata ampiamente studiata (37 ). Mentre in Omero
fieato seeondo il rito gia portato da Delfo in relazione a questi fatti,
sia ritenuto puro e immune da eolpa. Per quanto riguarda tutti
i medici, se colui che ne viene curato muore contro la loro volontit, (") Cfr. partieolarmente E. Rohde, Psiche, Cu!to delle anime e
il medico seeondo la legge sia ritenuto immune da eolpa » (tr. jede ne!!'immcrtalita yresso i Greci, tr. it., Bari 1914-16, II, p.
Zadro). 404 ss.; Glotz, So!iil. de !a jam., p. 288 ss.; Moulinier, Pur et impur,
26 INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 27

l'irnpurita e di carattere materiale, fisico, e si puo aspor- e perseguibile; egli deve comunque purificarsi (VI, 4) (40 ).
tare con abluzioni, accio che non ne siano ostacolati i Anche Platone accetta, senza discuterla, quest.a cre-
rapporti con gli dei (preghiere, sacrifici ecc. ), nella tra· · denza, nella trattazione che le Leggi dedicano all'omi-
gedia sono frequenti le espressioni che indicano una cidio (41 ). N elle Tetralogie l'insistenza sulle conseguenze
contaminazione (fLl"'"fL"', &yoc;) che si propaga dall'as- dell'omicidio dal punto di vista religioso e tale, che noi
sassino sui luoghi dove egli vive e sulle persone con cui possiamo aggiungere pareechi particolari al mito della
viene a contatto (38 ). Rispetto al mondo omerico, la terza tetralogia, il quale eostituisce pur sempre un ten-
portata del fenomeno e la sua irnportanza si sono assai tativo di fondare organicamente i principi basilari delle
estese. L'idea di fondo serba pero traccia precisa del varie credenze. Nel primo discorso d'accusa della prima
carattere materiale: si tra tta di una specie di macchia tetralogia il timore della contaminazione e la garanzia
che si estende, per contatto, dal colpevole all'inno- che chi parla ritiene in buona fede di esporre un dxoc;
cente (39 ). equivalente al vero (A"' 3); il colpevole deve essere pu-
Le leggi di Dracone e di Solone, per quanto ci sono nito e gli si deve impedire di penetrare nei luoghi vietati
state conservate, non accennano all'irnpurita dell'assas- per legge; la sua presenza in citta provoca una serie di
sino: ma questa risulta come fatto perfettamente noto disgrazie (A"' 10-11); l'imputato cerchera di controbat-
ed accettato nei discorsi per cause reali di Antifonte tere introducendo l'idea che l'accusatore, facendo con-
(benche egli non usi i termini fL'"'tmv e fLL<X<rfLo:): i tribu- dannare un innocente, si rende colpevole proprio di
nali sono stati posti all'aria aperta perche assassino e quelle cose che attribuisce all'altro (~ 11: tutta questa
giudici non stiano sotto lo stesso tetto (V, 11 ); l'assas- difesa e impostata, come si vedra, sul rovesciamento
sino non puo penetrare nell'agora ne nei luoghi sacri delle tesi avversarie).
(V, 40; VI, 40; cfr. B "'2, ecc.); la presenza di un uomo Appare qui (Ay 10) un'ide11 tipica delle Tetralogie:
impuro per aver commesso un assassinio puo far affon- il morto, fino a che non ottiene vendetta, e 7tpocr1:po7t<XLOc;
dare una nave o fallire dei sacrifici (V, 81ss. ); la conta- nei confronti di colui cui spetta questo compito; se i
minazione non risparmia neppure chi ha ucciso ma non giudici sbaglieranno, assolvendo il colpevole, l'ira del
morto non si rivolgera piu contro l'accusa (che ha fatto
cio che doveva trascinando in .tribunale il responsabile
p. 42 ss. Per l'uso del vocabolo ~'-'"'"~'-"' e degli altri della stessa
radice, v. ancora Moulinier, p. 182 n. 10.
(") V. ad es. Aesch . .Ag., vv. 1419-20; 1645; Swppl., vv. 264-6; ( ) Da questi passi risulta che l'omicida viene posto ai margini
40

365; Soph. Oed. R., vv. 97-8. E interessante notare che in Omero, della comunit8. dalla legge sacrale, prima che sia avvenuta la
ove iliJ-l"'"l'-"' non ha illegame col cp6vo' che emergeri• piu tardi, noi condanna civile. Inoltre, la ypoccpl) ciao~doc, che chiunque puo in-
vediamo perO che omicidio premeditato, omicidio non premeditate tentargli vale ad impedire che egli si accordi con i parenti de!la
dovuto a provocazione, e omicidio incidentale (sono, fondamental- vittima, sfnggendo alia san.zione; in altri termini, si supplisce cosi
mente, i tre casi delle Tetralogie) sono soggetti alia stessa pena. alia debolezza del diritto civile che fa dell'omicidio una questione
(Cfr. Adkins, Morale, pp. 99-100). privata (come nota acutamente il Pa.oli, Dir. att., pp. 48-9). Spetta
(.. ) Cfr. le osservazioni dell'Adkins, Morale, p. 143 ss., che infatti alia famiglia del morto farne vendetta (~o~&dv, T'fl"'peov).
mette bene in luee come sia fondamentalmente estranea al. ooncetto Cfr. Glotz, Solid. de la jam., p. 68 ss.
11
di contaminazione l'idea di colpa e condanna di earattere esclusi· ( ) IX, 865 A ss., su cui si ritornera piu avanti, dove si discutera
vamente morale. anche un passo deli'Eutijrone (4 B ss.).
28 INTRODUZIONE
ANTIPHON'l'IR TETRALOGIAE 29
------
del delitto ), ma verso di loro: per loro il morto diverra Platone, pur non usando la stessa terminologia, che
<"&uf!.LO~ (42 ). L'ira dell'ucciso si personifica, assumendo
del res to si rivela assa.i oscillante ("), allude chiara-
figura autonoma, a guisa di fantasma, di spirito vendica- mente a queste credenze (Leges IX, 865 DE): «Si dice
tore. Appaiono cosi due momenti distinti, ma non anti- che l'uomo ucciso di morte violenta, se ab bia vissuto
tetici: il morto, che esige vendetta e che preme minac- con la fiera coscienza di essere libero, a ppena morto
ciosamente verso coloro cui spetta attuarla, e la maledi- monta in collera (48 ) contra il suo uccisore e poiche egli
zione che l'assassino sparge intorno a se, contaminando stesso e pieno di paura e di terrore per la violenza subita,
luoghi e persone (43 ). nel vedere il suo omicida aggirarsi nei luoghi gia a lui
Nelle Coefore (v. 269 ss.), Oreste descrive le pene spa- un tempo familiari, si spaventa e sconvolto sconvolge
ventose in cui sarebbe incorso per opera di Apollo, se l'uccisore, lui e tutte le sue azioni, quanto piu puo, e
non avesse vendicato la morte del padre uccidendone trova come alleata la memoria. Per questa ragione l'uc-
gli assassini: chi rifiuta di compiere la vendetta, pur cisore deve ritirarsi dinanzi alia sua vittima per tutte le
avendone il dovere, e contaminato come lo stesso assas- stagioni di un anno ... '' (ti:ad. Zadro ).
sino. I morti chiedono vendetta ai familiari: sono 7tpo- N elle Tetralogie, disgraziatamente, parecchi dei passi
crTp6m•w• (v. 287) (44 ). Nelle Eumenidi (v. 237) invece, che si riferiscono alia questione dell'ira e della vendetta
lo stesso Oreste, rivolgendosi ad Atena, la prega di non del morto sono guasti, talora in modo arduo a sa-
respingerlo, poiche egli non e piu 7tpocrTp67toc•o~, non ha narsi (49 ). Si puo affermare tuttavia che, conformemente
piu le mani impure. Qui 7tpocrTp67tocw~ non e piu << colui a quanto risulta da altre fonti, prevalentemente tragi-
che chiede vendetta ~, ma << chi e affetto da maledizione che, 7tpocrTp67tocLO~ ed <"&uf!.LO~ vengono usati ora in rife-
divina • ("). Poco oltre, infatti, egli ribadisce di non rimento a forze autonome, personificate ("0 ), ora come
contaminare piu chi viene a contatto con lui (v. 280 ss.). attributi del morto (cfr. B ll 9; r ~ 8; 1110). Altrove si
Evidentemente, si deve tener conto che in Oreste si riu- parla di « ira degli spiriti infernali '' (f'~"f'"' Twv &.!.•T'I)p[wv)
nisce la duplice figura di vendicatore e di assassino. espressione, questa, che si trova anche in Platone (51 ).
Ancora lo stesso vocabolo, nell'Ione di Euripide (v. 1262),
indica l'ostilita del morto, mentre piu frequentemente
nei tragici questo concetto e espresso da '""""T"'P ('"). (") Per i vari signiftcati di "P"""'P6"'"'"' cfr. L.S.J. s.v.; gli
esempi ivi raooolti mostrano una sfera di significati che alludono
al tema della vendetta e della morte violenta, ma considerati da
(") In Herod. VIII, 54, 8 e Thuc. VII, 50, 4 £"&uf''"' ha il valore
di «preoccupazione »; cir. Briickner, p. 5. punti di vista differenti; si tratta ora della vittima che chiede
(") Cfr. Plat. Leges IX, 871 B: • E colui che dovendolo fare( ... ) vendetta, ora del colpevole, che, fin tanto che non si far8. vendetta,
non lo trasciner8. davanti alia giustizia o non gli intimerA il divieto attira la contaminazione, ora infine del dio cui il morto si rivolge
dei lnoghi pubblici, ricevera su di se, prima di tutto, la macchia per aver vendetta.
dell& colpa e l'ira degli dei ... • (tr. Zadro). (") &IJf'OUT<X<: e la Stessa radice dei termine biWf'<O,.
(") Cfr. anche P. Mazon, EschyZe, Oeuvres, tome II, Paris 1952, (") Si v. l'apparato critico e il commento ai vari passi.
p. 76. (") Cfr. Poll. On. V, 131, ove 7tpocrTp6""''"' sono equiparati ad
(") N el sensa di • chi attira su di se le disgrazie • appare in .Xl.<-ri)p<o< in quanto 8<X£f'o"••· V. anche Phot. Lex., s.v. "P"""'P6""''"'
Eschine, de Zeg. 148. e RE, XXIII, 902.
(") Aesch. Su.ppZ., v. 415; PeTs., v. 354; Ag., vv. 1501, 1508;
(") Cfr. Hipp. Ma., 282 A 7; Leges IX, 881 A; Resp. Ill, 390 E;
Et~m., v. 236. Cfr. Glotz, SoZid. de Za jam., p. 61 e n. 4.
PhaedT. 244 D; Epist. VII, 336 B. I P"""i platonici sembrano
'l\'f1
"
30 INTRODUZIONE !I.NTIPHONTIS TETR!I.LOGlAE 31
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Il fatto che negli oratori del secolo KUreessivo non si Tetralogie nonche sulla letteratura tragiea, che al morto
trovino piu riferimenti a credenze di questo tipo, se non e dovuta una vendetta {53 ). Fino a che essa non sia stata
estremamente generici, non deve stupire ne deve spin- portata a termine, la comunita tutta risente le conse-
gere a ritenere le Tetralogie l'espressione di una religio- guenze della presenza dell'assassino, persona contami-
sita superstiziosa di tipo isolato, magari inconciliabile nata dal delitto commesso, e chi ha il compito di vendi-
colle posizioni dell'oratore Antifonte. Rispetto alla let- carlo - cio spetta ai familiari della vittima - si trova
teratura oratoria, le Tetralogie, oltre che essere -.- molti in una situazione non dissimile da quella dell'omicida
elementi, come si vedra, portano a crederlo - cronologi- stesso. Le sanzioni religiose collaborano quindi con i
camente anteriori, hanno carattere particolare; il gusto tpov.xot v6fLo< all'attuazione della giustizia, premendo
della personificazione, la scelta delle immagini, la lingua, soprattutto sui parenti del morto, cui spetta, appunto,
il modo di afl'rontare certi problemi intellettuali le avvi- trascinare il colpevole davanti al tribunale (.. ).
cina piuttosto alla tragedia (52 ). Se si paragonano alle
consuetudini oratorie, vi si scorge non tanto una difl'e- ***
renza di fondo, quanto una diversa intensita di tono,
che trovera piena giustificazione quando si sara indivi- N elle Tetralogie, la teoria della contaminazione si
duato lo scopo dell'opera. precisa ulteriormente. L'accusa ribadisce in piu luoghi
Risulta comunque con certezza, se ci si fonda sulle l'idea capitale che, dal punto di vista religioso, le circo-
stanze dell'omicidio non hanno nessuna importanza. La
legge che vieta di uccidere sia giustamente sia ingiu-
chiaramente riecheggiiue credenze diffuse. Per i±AL't'"ljpLoc; v. L.S.J. stamente e piu ampia (55 ) delle varie leggi che puni-
s.v.; nel senso di (I spirito vendicatore » appare, oltre che in Anti~ scono, graduandoli in base all'intenzione, al modo e alle
fonte (roc 4, r ~ 8), in Plat. Epist. VII, 336 B cit. sopra. I! termine e ciroostanze, i delitti di sangue. La conclusione non puo
talora riferito a! colpevole: ad es. negli A need. Bekk. I, 184: o 1tol-M essere che una: gli imputati devono negare d'aver uc-
lj8LX'J'jx£ilc; xcd xoAif~e:O'&IXL &~Lac;.
Il Moulinier, Pur et impur, p. 259 ss., afierma che per la ooscienza ciso. N ella prima tetralogia la legge che vieta ogni tipo
popolare il (J.laa!J.CL non e ira degli spiriti infernali, ma una macchia di uccisione non viene invocata, perche occorre primaria-
che si difionde, e si oppone con cio soprattutto a! Rohde, il quale mente scoprire chi sia il colpevole; in altri termini, dal
riteneva che l'autore delle Tetralogie non facesse che interpretare punto di vista dell'accusa, ci si trova in una fase preli-
un oscuro sentimento popolare dei genii vendicatori, dei fanta.smi.
Tuttavia mi pare che la posizione del Rohde abbia almeno un
minare, mentre nelle altre due appare evidente, almeno
fondo di verita, nel senso che sia le TetraJ,ogie, sia la tragedia con
cui esse hanno tanto in comune, non sono certo del tutto avulse
dalla realtA. storica in cui furono scritte, e di cui noi, in fondo, (") Cfr. Glotz, SoUd. de la Jam., pp. 68-9; Tetr. A~ 13; Or. V, 6;
conosciamo assai poco. VI, 10; Lys. c. Agor. 41-42.
(") Per i numerosi tratti poetici, si cfr. la Vita Antiphontis (") Cfr. Glotz, Solid. de lafam. p. 437 ss.; la severita della legge
premessa alle orazioni: dopo aver detto che Antifonte non pote e posta a! servizio del regolamento religioso che dichiara indelebile
usufruire di veri e propri maestri di retorica, che ancora non la contaminazione.
esistevano, aggiunge: -ro!c; 7tp0 a.O-roU Se brrux_Wv ~L~A£o~c; xa.t -ro!c; -rOOv (") Si tengano presenti, anche se non rivolte a questo partico-
7tOL1)'t'00V (J.ciALaTa., de; 't'OaoU-rov 7tpo£A&e. 8eLV6't"'tJTOc;, ecc. lare problema, le parole del Paoli (Dir. att. p. 257): • I! diritto sa-
Sui valore della personificazione, cfr. Schmidt, Die Ethik deT orale ha una sfera piU ampia e respinge certe restrizioni del diritto
aUen G'Tiechen, Berlin 1882, I, pp. ll7-ll8. civile e politico •·
32 INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 33
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ad un primo giudizio, cui gli accusatori volutamente si vemi di Empedocle 7tspl Tov fL;i x·dvzcv To i'fL<fuxov (59).
attengono, come si sono svolti i fatti e chi ha provocato I due esempi aristotelici sono a.bbastanza diversi l'uno
la morte. Del pari l'imputato, negando ne! primo caso dall'altro, perche, mentre il secondo si fonda su motivi
di aver avuto a che fare in qualsiasi modo con il delitto, filosofico-religiosi che hanno trovato raramente applica-
non deve discolparsi altrimenti; cosa che, evidentemente, zionee solo nell'ambito diristrette comunita (come quella
non si verifica negli altri due casi. pitagorica), il primo esprime un sentimento difiusissimo
Se quindi le ultime due Tetralogie vedono la difesa fra gli antichi, senza connessioni filosofiche; non ci si
intenta a cercare la via per sfuggire a questa legge, e deve stupire percio di trovarlo considerato da Dione di
opportuno chiedersi - ammesso che essa non puo, pro- Prusa (Or. 76, 5) fra gli lt&-t), intesi come &yprxtpot v6fLot
prio per la sua stessa formulazione, essere legge codifi- di un popolo o di una citta, e paragonato all'uso di
cata- se pote in qualche modo avere valore vincolante ritenere sacri e inviolabili gli araldi. Echi di queste leggi
come &yprxtpoc; v6r.wc;. di natura, non ben definite come tali, si trovano negli
.AllorcM si studia la legge non scritta (56 ), bisogna oratori, che le usano a sostegno delle proprie tesi (60 ) •
tenere ben presenti le notizie che ci fornisce .Aristotele, il N elle orazioni, esse sono affiancate alle leggi codificate e,
quale ne distingue con chiarezza due tipi (Rhet. I, in certo senso, le rafforzano. I! fatto che anche il retore
1373 b 4 ): «Per legge intendo sia la legge particolare, sia Anassimene si soffermi sulla divisione fra leggi di natura
la legge comune; particolare quella che ogni comunita si e leggi scritte, conferma che illoro uso era frequente (61 ).
e stabilita per se stessa, e che puo essere sia non scritta,
sia scritta; comune e la legge di natura ». Anche nella Po-
litwa (1319 b 40) 8i fa riferirnento a due tipi di legge che nessuno ne conosce l'origine 1). Per il significato dei versi sofoclei,
ogni citta puo porsi (non quindi alle leggi naturali): v. M. Gigante, NOMOl:, p. 202 ss. Per Sofocle le leggi umane
derivano e dipendono dalla legge divina; egli, intuendo «una
quelle non scritte e quelle scritte (57 }. La legge partico- norma superiore di giustizia in cui <pUcr~ e v611-o~, naturae religione
lare si divide quindi in leggi scritte, sanzionate dall'ap- si identificano, e che si attua ne! culto degli dei patrii e del dovere
parato legislativo, e ~&1) non scritti, sanciti dall'uso e dal verso i morti - i morti, giudici e testimoni dei vivi - I ) si pone
costume di un certo luogo. Si possono distinguere questi in netta opposizione ai sofisti (pp. 206-7).
ultimi dalle leggi non scritte naturali ¥ I! senso di << legge La sepoltura dei morti e intesa pure come ~.S.Oc;; e 7t&:'t'p~oc;; v6t.toc;; di
natura divina da Isocr., XII, 169.
naturale » e esemplificato, sempre da .Aristotele, con la (") 31 B 135 DK. Sarebbe a prima vista suggestive avvicinare
citazione di due versi dell'.Antigone di Sofocle (456-7) la legge che vieta ogni nccisione, giusta o ingiusta, a qnella em-
a proposito della sepoltura del fratello (58 ) e di due pedoclea, ma del tutto infruttuoso. I! divieto di uccidere esseri
viventi e proprio del pitagorismo: cfr. ad es. Diog. L. VIII, 23;
Jamb!. V.P., 186; 99 (ap. De Vogel, Pythagoras and ear!y Pytha.
(") E fondamentale, soprattutto per le fonti raccolte, lo studio goreanism, .A.ssen 1966, p. 271, n. 35). La proibizione di uccidere e
di Rudolf Hirzel, ArPA<I>Ol: NOMOl:, Leipzig 1903, bencM non anche implicita ne! giuramento ippocratico (v. De Vogel, op. cit.
vi sia a.ffrontato, anzi a.ffatto ignorato, il problema del v61Lo' pp. 286-7, n. 62) e ne troviamo echi in P!atone, Phaedo, 62 B. Nelle
nelle Tetralogie. Tetralogie, pero, in no me di questa legge si chiede una condanna a
(") • Ponendo siffatte leggi, tacite o formali, che comprende· morte; peroio essa non pull rientrare mnessuno degli esempi citati.
ranno tutti i meizzi atti a salvare le oostituzioni I) (tr. Costanzi). (o&) Cfr. ad es. Demosth. c. AriBtocr., 61; 85; c. Steph. I, 53; de
Cfr. anche E.N., 1180 a 35. COT<ma, 275.
(") ' Legge che non e ne di oggi ne di ieri, ma vive sempre, e (") Hirzel, "Ayp. v6fL., p. 25; ofr. Anaxim. Rhet. I, 6 ss.

s
INTRODUZIONE ANTDY.RONTISTETRALOGIAE 35
34

Tuttavia, si e gia visto che nel caso di .Antifonte il ma leggi non ancora scritte (64 ). E verosimile che que-
problema e piuttosto di trovare se poteva esistere, in sta citazione di Pericle sia autentica, perche concorda
un ce~to momento della vita dei tribunaJi greci, in par- con quanto gli attribuisce Tucidide (II, 37, 3): «Senza
ticolare ateniesi, un &ypo;q>oc; v6f'oc; che potesse avere la alcuna costrizione nella vita privata, nei rapporti pub-
pretesa di contrastare con qualche efficacia una legge blici non trasgrediamo la legge soprattutto per reverenza
codificata, e che· non fosse tale da mostrare semplice- verso di essa: ubbidendo ai magistrati in carica e alle
mente la validita di questa in quanto essa rispecchia diverse leggi, specialmente a quante proteggono gli of-
una legge naturale, come accadra nei testi posteriori ( ).
62 fesi e a quante, senza essere scritte, recano come lini-
E qualche eco si trova, malgrado la scarsita delle versale sanzione il disonore (o;laxuv1Jv) >> ( 65 ). Qui si
fonti. Nel discorso contra An/Wcide, compreso fra le allude, come nota giustamente lo. Hirzel (66 ), analoga-
orazioni inserite nel corpuslisiano, si legge (§ 10): «Dicono mente all'orazione contra An/Wcide, a degli ~&rj. che
che una volta Pericle vi abbia consigliato di applicare, trovano il loro fondamento nell'ambito religioso e, piu
contro gli empi, non solo le leggi scritte specifiche, ma specificamente, sacerdotale (•7).
quelle non scritte, a cui si conformano gli Eumolpidi L'idea di 7t<*'rp•o• v6fLDL, sanzionati variamente, o dalla
nella loro esegesi, che nessun() mai ha avuto il potere di loro antichita o dall'attribuzione alla divinita, appare
abrogare o 1' audacia di contraddire, e di cui si ignora in Antifonte, ed e per noi problema centrale riuscire a
l'autore: in tal modo secondo Pericle, avrebbero espiato stabilire quale fosse in proposito la sua personale posi-
non solo dinanzi agli uomini, ma anche agli dei • (68 }. zione (68 ). Cio che, comunque, 1i caratterizza, e che essi
In questo passo e del tutto chiaro che &ypo;q>IX non
significa leggi di natura, nel senso piu generale, filosofico,
degli esegeti in .Anecd. Bekk. I, p. 187: o! TOO' v61Lou<; 8<txvune~ TOL<;
clyvootiat 1t'tpt TOU OC8LxTjtLIX't'Ot;;.
(") Per il valore del richiamo alia legge non scritta negli oratori Nello stesso disoorso, cfr. piu avanti (§ 54) l'aooenno ad una
si v. aocora Gigaote, NOMO:E, pp. 170·1, che ben ne mostra il esecuzione sommaria per un empio (xeAeu6vTwv yelp &dpw" !xpL-rov
significato, indicando da quale eituazione esso scaturisca: «Il rnxp1XXPi)tL1X cl7toxntva;t).
dramma concettuale di Antifonte chiarisce il dramma politico (") Ehrmann, pp. 397·8 e Jones, Law, p. 63.
dell'epoca. Quando gli oratori insistono sulla neoossita di obbedire (") tr. Sgroi.
alle leggi dello stato e cercaoo di dimostrare ad ogni oosto che (") "Ayp. v6ft., p. 20 ss.
esse sono piu che semplici dooreti votati dall'assemblea, (... )
(• ) Per una concezione piU vasta di v6!J.ot;; in Tucidide, cfr. il
7
quando l'appello ai v6(.Lot !ypcxcpo1. si riveler8. come un acoorato,
angoscioso tentativo di conservare aJla, ribalta della ooscienza saggio dello Hirzel, pp. 22-23, che rinvia a V, 105, 1; 11, 82, 6.
individuale e politica le norme del costume e della religione ormai Appare il oontrasto fra &&rot; v6fto<; e >«•fttvOL v61Lo' che oompren-
obliate, allora e evidente il crollo della ooncezione arcaica di v6ftO' dono anche gli l<yp~cpo, v61Lo' ><~T.X !&.].
non solo nelle menti dei pensatori ma nel costume stesso del ( 0 ) Or. I, 3; 27; appare qui l'espressione rxlax,uv.&erarx, per cui
cfr. il tucidideo a.lcrxWrJv !fJ~pouaJ. citato sopra; inoltre V, 48: XIX't'ri
cittadino •·
(") tr. Albini. Sugli Eumolpidi, cfr. Ehrmann, p. 391 ss.• Toil<; v6(.LO\Xi ••. n-a;Tptouc;. La 7tli't'pJ.Or;; n-oAt't'&f.cr., con le sne leggi, in
che cita Dem. c. .Amlrot., 27: "tij' <iae~d~t; ><~Tii T~OT<i ~<>Tw <imiy«v, gran parte appunto non scritte, fu patrimonio degli aristocratici
ypti cpealltLL, 3L>L<iC<<>ll<LL 7tpo<; E6!LoA>t£&x,, cpptiC<tv 7tpo<; Tbv ~=LM~· e degli oligarohi (cfr. Untersteiner, Sof., Test. e Fr., Ill, pp. 28-29).
Si v. aoche [Dem.] XLVII, 66 ss.; Plat.Euthyphr.,4C; Leges VI, E chiaro quaoto sia arduo un giudizio sulla posizione di Anti·
759 D; 865 C e Jones, Law, p. 100 (cfr. Dem. XLIII, 57·59 e fonte in base alle sole orazioni, volte a oonquistare, com'8 ovvio, i
Andoc. I, 116, cit. piu avaoti). Si tenga pure presente la deftnizione giudici alia propria tesi; ne e facile stabilire la data in cui fur ono
INTRODUZIONE A!\'TIPHO:NTIS TETRALOGIAE 37
36 --- ---

oscillano frail valore universaJe, conferito dalla divinita, .Ateniesi... Si alzo quindi Cefalo e disse: << 0 Callia, il piu
che ne e autrice e garante, alia legge, e quello partico- scellerato di tutti gli uomini ... parli di '6f'o<; 1tci1:pwc;
lare, liroitato nel tempo e nei luoghi, proprio delle leggi mentre la stele presso la quale stai stabilisce che, per
umane; eosi che la pretesa che esse abbiano origine questa colpa, si debba pagare una multa di mille drac-
divina finisce con l'avere come conseguenza, per una me ». Il passo e molto importante perche presenta un
mente dell'epoca sofistica, il relativismo degli dei, invo- chiaro tentativo di far prevalere il '6f'o<; 7tcl.,pwc;, li.ypo:qJo<;
cati a suggello e garanzia di norme, consuetudini, dispo- in quanto non inciso sulla pietra, sulle disposizioni scritte.
sizioni particolari di singoli gruppi. Un caso particolarmente interessante e rappresen-
Nel 409-408 viene emanato, sotto l'arconte Diocle, tato, poi, dalla tredicesima orazione di Lisia, contro
il decreto che prescrive di incidere su pietra la legge di .Agorato, un tale accusato di essere responsabile, con le
Dracone sull'omicidio (69 ) e con il 401 la codificazione sue denunce, della morte di alcuni tassiarchi, avvenuta
del diritto si puo dire definitiva ( 70 ). Eppure, ancora nel per mano dei Trenta. Due le imputazioni rivoltegli: di
399 .A.ndocide deve richiamare la disposizione che con- omicidio la prima, di aver usurpato i diritti di cittadino
cludeva l'iscrizione delle leggi nel portico ~o:ca:AEo<; del- che non gli spettavano, la seconda. Dobbiamo ad Ugo
l'agora: ciypcl.'flcp a< '6f'cp .. &, &pxocc; f'~ xp'ijcr%o:o f'7Jal: 1tEp\ Enrico Paoli un accurato esame dell'orazione lisiana, in
~6<; (" ). base al quale, con argomentazioni del tutto convincenti,
n riferimento ai '61-'o' mhpwo come
a leggi equivalenti egli conclude: << dei due fondamentali capi di accusa
a quelle codificate e ancora frequente; nella stessa ora- elevati contro .Agorato per domandarne la pena di morte,
zione di .A.ndocide, subito dopo (115-116), leggiamo: il primo, parzialmente fondato in fatto (.Agorato fu
,, Callia, levatosi in piedi, disse che vi era un '6f'o<; causa di morte per Dionisodoro (72 ) e per gli altri; resta
7tci.Tpw<; in base al quale chi avesse posto un ramo incerto se agi volontariamente o costretto ), e privo di
supplice nell'Eleusinio durante i Iuisteri doveva essere base giuridica (qualunque fosse la sua colpa, .Agorato
ucciso senza giudizio, e che suo padre Ipponico lo aveva era coperto dal patto di f'~ f''7JcrLxo:xii:, (73 ) ); l'altro, ben
interpretato un tempo ufficialmente (€~7Jy/)cro:oTo) agli fondato in diritto (l'usurpazione dei diritti di cittadino,
essendo posteriore al 403, era un reato non coperto
dall'amnistia), non ha una sicura base di fatto (.Agorato
pronunciate (v. !o studio di K. J. Dover, The Chronology of Anti-
phon's Speeches, • CQ 'XLIV, 1950, pp. 44-60, che, in base a criteri
doveva poter dimostrare la sua qualita di cittadino
Iinguistici, ritiene piit antica la VI, seguita dalla I e dalla V piu ascitizio) (74 ) )), Cosi stando le cose, come e possibile che
vicine tra loro. Per la sua posizione nei confronti delle Tetralogie, .Agorato venisse sottoposto a giudizio ~ La risposta del
v. nota a A~ 12). Paoli si fonda sul carattere pluralistico del diritto ate-
(") Cfr. S.I.G., Ill e Inscript. jurid. grecques II, !, n° XXI niese, dovuto proprio alia coesistenza del diritto della
(trad. e comm.).
(") V. Thuc. VIII, 97, 2: « Ebbero luogo in seguito altre assem·
blee nella Pnice, nelle quali si elesse una commissione Iegislatrice
(vo~h~') e si provvide al resto per la nuova costituzione • (tr. (11 ) Una delle vittime, il cui oognato pronuncia il discorso in
questione.
Sgroi). Cfr. Jones, Law, pp. 63; 104-5.
(") V. Hirzel, •Ayp. '6fL., p. 37 en. 2: non si tratta di una legge ('') Per l'amnistia del 403, cui ci si riferisce, v. Paoli, Proc.
soloniana, ma del coronamento della revisione del diritto compiuta au., pp. 121-124.
dall.a demoerazia ateniese. (") Paoli, Proc. Att., pp. 136·7.

j
38 INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIA.E 39

Polls accanto aJ diritto sacraJe. « LaPolis cerea di armo· non si richiama (77.). L'orazione di Lisia contiene fre·
nizzarlo aJ diritto proprio, sia assorbendolo sia sanzio- quenti riferimenti aJl'ambito religioso, in carattere, in-
nandolo; nonostante cio, lo stretto ius civile e il ius dubbiamente, col piu arcaico .A.ntifonte (' 8 ). Molti anni
sacrum vigono in .A.tene uno accanto aJl'aJtro, integran · separano i due testi: ma, pur nelle differenze, essi mo-
dosi e sostenendosi, main istato di diversita. Gli .A.teniesi strano due momenti di una stessa situazione di contrasto
furono sempre lontani da una perfetta laicizzazione del fra due ordini giuridici.
diritto. Da questo stato di cose nell'ordinamento giuri- Questo contrasto, come si e visto, si rispecchia nel
dico non potevano non sorgere, certo eccezionaJmente, significato di v6tJ.o~; esso e ancora visibile nelle Leggi
ma necessariamente, delle disarmonie.
La norma che vieta aJl'omicida la tranquilla convi-
venza sociaJe e l'attuazione della sua personalita giuridica
e politica, e norma di diritto sacro. n patto di tJ.~ tJ.V'1JO"L· (") Della legge delle TetTti!ogie il Paoli s'e oooupato in un arti.
colo nella ' Revue internationa.le des droits de l'antiquite '· ma
""''"i:v da origine ad una norma di ius civile. In teoria, in modo che non pare affatto persu..,ivo. Egli ritiene cioe che la
poiche i due diritti deb bono conciliarsi, si intende che legge si riferisca ai eaai « in cui si rieonoseeva al solo magistrato il
l'estinzione dell'azione civile porti con se l'estinzione del- potere di mettere ,. morte • (D<iv., p. 160), di contro a un periodo
l'azione sacraJe, com'e attestato chiaramente per l'omi- precedents in cui il cittadino, in determinati c..,i (contro un ladro
cidio involontario; non deve pero far meraviglia se, data o un adultero colto in flagrante nella propria c..,a, o un <i!TLfLO'
colto nei luoghi sacri), aveva il diritto di applicare personalmente
la dualita della norma, quaJche causa di turbamento la pen& di morte. Ma nessuno di questi c..,i e discusso nelle Tetra-
rimanesse. E di questo turbamento si debbono essere Wgie; in piU, si e visto come il senso delle giustificazioni che gli
approfittati gli accusatori di .A.gorato, cercando di colpire imputati offrono indichi che ci troviamo di fronte ad una legge
attraverso il diritto sacraJe un avversario che di fronte religiosa; mentre quell& del Paoli sarebbe una legge recente vo1ta
ad eliminare alcuui ..,petti della 1egial&zione arcaica: cioe esatta-
aJla norma civile era intangibile & ( 75 ). mente il eontrario.
Questa interpretazione del Paoli trova la migliore (") Cfr. §I: idtv ~0- &<An. 3: 8lxa<LOV xa<t ocrLOV ~"(OUfLO<L ... xa<t ""'P"
conferma (' 6 ) nelle Tetralogie antifontee, cui pure egli .&ci;>v Xoct nocp' &:v&pW1t'W\I. 4: &.1t'!XVTIX y&.p 'T<X.i3TIX &xpL~Wc; !Xv ~6vT£c;
i)8LOv xiXt OcnWnpo" •AyopcX:rou TOU't"oul xcx.Tcx.o/tJ«;~(~oLa.&e. 93: oiJn 6aLov
onn v6fLLfLOV. 97: 8lxa<LO< xa<t 6cJLO<. Si tenga ino1tre presente 52: &'-A'
(") Paoli, Proc. att., pp. 139-140. {aroc; «;~i)CJEL &xrov "t'oacx.U"t'cx. X«Xci ipycicr(X.(J'&cn, e la debole argomenta-
(") Una soluzione di questo tipo era stata rifiutata in Lipsius, zione che segue: a.nche se a.ssolutamente involontari, i torti arrecati
Att. Proo., p. 278; Frohberger-Gebauer, Ausgew. Redon des Lysias, ad Atene sono ta.li che dovete difendervi comunque, punendo un
Leipzig 1880, I pp. 106-7; Gernet-Bizos, Lysias, Dise<mrs, Paris ~ponsabile! Si ricordi la. valutazione dell'omicidio involontario
1924-26, I, pp. 187-88 e da Albini, Lisia, I DisCM"si, Firenze 1955, che oftre l'accusa dell& seconda tetralogia (B "' 1-2). Inoltre, questa
p. 93; il quale, pur rifiutando l'ipotesi del Paoli, non vede soluzione orazione ha in comune con la seconda. e la terza tetralogia l'uso di
al prob1ema. Le o biezioni dell' Albiui rignardano il pa.ra.llelismo fra &t6,, a.l singolare. Il fatto che la prima tetra.logia abbia invece ol
il caso di Menestrato e quello di Agorato (cui Lisia allude a.l § 56); &eo£ mentre le a.ltre due, ove si invoca appunto il v6fL~ che vieta
il primo, sorpreso ,. frequentare 1uoghi sacri, fu tradotto dinanzi ogni uccisione, hanno la forma singolare, mo~tra chiaramente il
agli Undici con la procedura dell'cbta<ywy1}, mentre Lisia non tentativo di imporre il v6fLo, come portato di q>u'"' identificata nella
riferisce che Agorato avesse macchiato luoghi sacri con la propria sfera. del divino, secondo il procedimento comune negli oratori
presenza. L'obiezione che l'Albini muove al Paoli viene perO (ma meno significativo che qui, com'e ovvio), di dare alle 1egg! uma-
meno, se si inquadra l'orazione e il tenta.tivo che essa rappresenta ne l'ava.llo della divinita (cfr. sopra, p. 34 e n. 62).
nell& stessa cornice delle Tetralogie. Per l'uso dei termini religiosi, cfr. Meuss, Vorst., p. 466 ss.
40 Il'<TRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGL\E 41

platoniche (79 ) ove si discutono le eonvenzioni orali, e del jus civile, come avverra, invece, nell'orazione di
in Demostene (80 ), ove vengono definite lf.ypoc'{Joc v6fL'fL" Andocide.
le disposizioni non scritte dell'Areopago (81 ). Piil avanti occorrera cer·car di stabilire, se possibile,
N elle Tetralogie la legge che vieta ogni tipo di omicidio quale sia la precisa posizione dell'autore; per ora, si noti
aspira non solo ad una validita religiosa universale, ma la via da lui seguita: un'indagine accurata di cio che e
anche, questo e il punto, a prevalere sulle leggi draco- accaduto porta a seoprire che colui il quale, secondo il
niane (82 ). L'atteggiamento assunto da Antifonte e in- veder comune, e il responsabile del fatto, in realta non
teressante: egli non ci offre una diretta contestazione, lo e, perche la vera causa va rintracciata altrove.
ne una disputa declamatoria o filosofica pro o contro Le Tetralogie nascono in un momento in cui il pro-
questa legge, ma i mezzi per difendersene pur accettan- blema della contaminazione e ancora cruciale; per collo-
dola o supponendola valida. Il fatto che le Tetralogie carle al giusto posto nel panorama del pensiero antico,
non so no ne vogliono essere un' astratta discussione filo- basta confrontarle con l'opera di due autori: Sofocle e
sofica, nonche il fatto che l'autore conosce ma non usa Plato ne.
le distinzioni fra i vari tipi d'omicidio, portano ad una La colpa di Edipo, pure a lui stesso ignota, attira le
sola conclusione possibile, che trova conferma in quanto sciagure su Tebe. n J ones {83 ) illustra con chiarezza il
si e visto sopra: l'opera rispecchia un momento storico problema, e rileva come la contaminazione che deriva
in cui il rapporto fra le varie leggi e ancora oscillante, dal delitto commesso dal re non venga neppure messa in
al punto che puo essere utile conoscere la via per difen- discussione. Creonte, invitando Edipo ad uscire dalla
dersi da un'accusa fondata sul jus sacrum, accettando i citta, rappresenta la religione tradizionale e popolare:
presupposti dell'avversario, senza invocare la superiorita Edipo deve espiare ("). Ma la situazione muta sensi-
bilmente allorcM si passa dall'Edipo Re all'Edipo a
Colono. Qui all'idea della contaminazione e connessa una
(") VII, 788 B; 793 C. Cfr. Hirzel, "Ayp. v6fL., pp. 19-20. Le sensazione di ingiustizia, che ben traspare nelle parole
leggi non scritte sono 8t<r!J.oL. 7t&:cr1)t;; -ri)c; 1t'oAtu(IXc;: si tratta di che il vecchio re pronuncia a propria difesa (85 ). Lenta-
l&!]. Cfr. Leges VIII, 841 B; PoUt., 295 AE; 298 D. Dove Pia-
tone parla di cpUcrewc; v61J.oc;, ~Ucre:t 8f.xoxtov, non lo manifesta come
&ypocq>o,: Gorg., 483 E, 484 A; Diog. L. Ill, 86. 83
( ) Law, pp. 263-4. 11 problema si trova anche accennato in
( 80 ) G. A.TistoCT., 70. Sigg, p. 22 ss., che accosta appunto Edipo aile Tetra!ogie. Egli
(") L'Areopago, dopo la riforma di EfiaJte, aveva conservato ritiene che il v61J.O!; etpyoov IJ.~'t'e: &8f.xwJ:; ~J.irre 8r.xa:£wJ:; &1t'oxTdve:tv
solo la giurisdizione eriminale e i diritti di vigilanza sacrale (cfr. sia « eine rein theoretische Annahme des Verfassers » (p. 19); a
Lesky, Storia de!la Le!J.eratura GTeca, Milano 1962, I, p. 347). diffei-enza di Szanto, per il quale esso costituiva un progresso, il
Dopo !'eta perielea esso cresce d'importanza, come custode del Sigg ritiene che Antifonte difenda, combattendolo, i v6(.1.ot: lpOVtxo£
patrimonio sacraJe e religioso. Cfr. anche De Sancti.s, 'AT1H,, p. 140, (pp. 20-21). Mi pare tuttavia d'aver mostrato che non si tratta
e, soprattutto, Philippi, A.reopag, p. 247 ss. precisamente di una battaglia teoretica fra antico e nuovo· diritto,
(") Cfr. sui &e~fLo(, • disposizioni essenziali del diritto pubblieo • per la quaJe ben aJtri argomenti si potevano addurre. (cfr. oltre,
ne! periodo piu antico, G. Glotz, La cite grecque, n. ed., Paris p. 45 e n. 94).
1968, pp. 146-47: 'anche quando le leggi verranno emancipate (") Cfr. Oed. R., vv. 97-98: Apollo ci ordina di liberare questo
dalla tutela divina, se ne faranno di nuove, ma senza abrogare le paese da un 1.1.£aap.a: xWpa:;, WJ:; Te.&pa:t.t~J.Evov x.&ov(. OL1. 1t'o(~ xa:&ctp!J.<j};
antiehe . .Aceade cosi che dei eontendenti si richiamino, in un pro- KP. 'Av8p1)AocToUvTa:t;; ~ lp6V<tl cp6vov 1t'ciAtv AUov't'll;.
cesso, a testi fra loro inconeiliabili &. (") Cfr. vv. 765-71; 1362 ss.; fr. 604 Nauck: &xwv &fLocpTwv o~TI<;
42 INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 43

mente si fa strada l'idea che e secondo giustizia distin- e non, la conclusione mostra che in realta di questa
guere fra i vari tipi di delitto, piuttosto che punirli distinzione egli non si cura affatto. << Ora dunque mio
indiscriminatamente. Demostene, qualche decennio piu padre e gli altri di casa si lagnano di questo, che per un
tardi (''), giungera a sostenere paradossalmente che omicida io accusi di omicidio mio padre, il quale poi,
questa distinzione va posta fra le leggi naturaJi della dicono costoro, nemmeno ha ucciso; e se anche, nel peg-
umanita. gior caso, avesse ucciso, considerando che l'ucciso era
Per conto suo, Platone, nelle Leggi, accetta senza omicida, non bisognava darsi di codest'uomo nessun
discutere la dottrina della contaminazione e formula le pensiero >> ("). Nella Apologia la tuae~«« e osservanza
norme conseguenti, rispetto alle quaJi si nota subito dell'insieme di norme che riguardano il cerimoniale sacro,
come Antifonte presupponga un momento assai piu la religiosita uffi.ciale, mentre l'&at~««, di cui Socrate
rigido (ogni uccisione va punita con la morte o con e incolpato, e il suo contrario. L'atteggiamento di Pia-
l'esilio) ("). Ne deriva che, mentre per Platone si tratta tone e qui assai diverso da quello che egli assumera
solo di applicare delle norme religiose, per Antifonte si nelle Leggi ('9 ).
tratta di un problema giuridico, che poi scomparira in Rispetto a queste posizioni; va notato per le Tetralogie
quanto tale, lasciando solo delle tracce nei vari riti anche lo strettissimo legame insistentemente espresso ( 90 )
puri.ficatori. N ello stesso Plato ne, pero, un momento fra l'ambito umano e quello divino, fra leggi divine
diverso appare nell'Eutifrone (4 0 ss.), dove le teorie 'A 6 , R, ,_. ,
e umane. v '""'• «aE~"tJfl."'-r"' e ='""'lfl."'-r"' vengono con-
sostenute da quest'ultimo non trovano che l'ironica siderati equivalenti, in particolar modo nei discorsi d'ac-
disapprovazione di Socrate (accresciuta dal fatto che, cusa, ove viene sistematicamente ignorato tutto cio che
all'inizio del dialogo, Eutifrone si avvicina a Socrate, potrebbe contrastare quest'unita. Piu avanti, gli oratori
in quanto entrambi sono in dissenso rispetto alle teorie useranno ancora quest'accostamento, ma con altro tono:
popolari sull'tud~««). Eutifrone, com'e noto, si reca l'ingiustizia commessa ai sensi della legge umana e solo
a denunciare il padre; ma, mentre all'inizio del suo aggravata moralmente dal fatto che e contemporanea-
discorso egli mostra di credere che, agli effetti della mente anche cia&~"'lfl."' (91 ).
contaminazione, bisogna distinguere fra q>6vo~ l:v 8bcn Concludendo, la legge che vieta di uccidere sia ingiu-

&v&pro"o~ XOtXo~. Importantissimi i vv. 266 s. e 538 s., ove Edipo


( 88 ) tr. VaJgimigli.
cerea di sfuggire al ~'-"'"'~'-"' negando d'aver commesso il fatto; v.
266: ml ~« y' lpyO< IJ.OU I ".><OV&o~· <a-rl !J.iil.l.ov 'I) S.3p1X><O~O<. V. 538: (") Cfr. X, 908 e Jones, Law, p. 94 BB.
XO.k..&<~. 016-. l"O<&ov l}),"'a-r' fx<w. XO.!p•i;~. 016.. oux lp.I;O<. (il0 ) Cfr. Van Cleef, I.A., s.v. 80"w~. 8(xc:uo~, vO!J.L!J.O~, ecc. Il
V. Eurip. Or., v. 75 s.: ELEN.A.: "poacp&iyiJ.ML y.Xp ou IJ.UXLVOIJ."'' Jones, Law, p. 96 osserva: «i'omicidio e empio, anche quando non
a<&v, I <!.; 'l>oi~ov &vO<cptpou= -rljv ci!LO<PTLO<V. e criminale )). Psr tO"LOc; ed eUO"e~i'jc; cfr. anche Adkins, MoraLe,
La vicinanza al tipo di ragionamento che troviamo nelle Tetra- p. 204 BB.: tale e chi rispetta i rapporti tutelati dagli dei. Per la
logie e stata bene posta in luce da Adkins, M Male, p. 168. &at~&Lct v. Dem. c. Androt., 1-2; c. Timocr., 7; Soph. Oed. C., vv.
(H) XVIII, 274-5. 944-5; 947-9. Per il problema anche Glotz, Solid. de !a jOJm., p.
(") :1;: arduo dire in quale misura il problema sia esasperato da 437 ss.
Antifonte per rendere piu evidente il confiitto. Certo e che non si (") Cfr. ad es. Aeschin. Ill, 106, "107; Dem. c. Mid., 104; Lye.,
tratta di qualoosa di puramente fittizio. 12; 76; Lys. XIV, 42.
44 INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 45
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stamente sia giustamente none ne puo essere legge codifi- * * *


cata; nel momento peril in cui vengono scritte le Tetra-
logie, essa coesiste accanto ai vofLOL rpovcxd di Dracone. E giunto ora il momento di chiedersi quale sia, se e
Il fatto che .Antifonte, pur conoscendoli, non se ne serva, possibile determinarla, la posizione teoretica di .Anti-
ci conferma che poteva essere necessario ad un cittadino fonte. Si comprende bene che, dato il genere cui l'opera
difendersi accettando i principi dell'avversario, e che, appartiene, non e facile scorgere per chi e per quali idee
quindi, non sarebbe stato sufficiente limitarsi a contrap- egli prenda partito.
porre un altro diritto, come vediamo accadere in .Ando- Si puo pero notare, innanzi tutto, che una serie di
cide. La legge delle Tetralogie e il portato di forze erettesi elementi porta ad attribuire piu importanza e piu in-
a custodi del valore universale, predominante in ogni teresse alla difesa che all'accusa: cio si verifica in tutte
campo, della religione; ivi trovano il proprio fondamento e tre le Tetralogie, dove la sottigliezza dell'argomenta-
la credenza nella contaminazione e le sue implicazioni: zione si dispiega nei discorsi a discolpa; dove l'enfasi
la necessita di vendicare il morto per placarne l'ira, drammatica pesa prevalentemente nelle parole dell'im-
l'allontanamento o l'uccisione dell'assassino, la respon- putato {93 ). Puo questo significare che le coppie anti-
sabilita degli accusatori e dei giudici. logiche di discorsi esprimono, ad esempio, l'una il diritto
Come s'e visto, il ricorso a leggi non scritte traspare conservatore, l'altra il diritto nuovo destinato a trion-
chiaramente da alcuni autori posteriori ad .Antifonte, fare~ o, addirittura, quella riforma del diritto che .Anti-
ed e percio possibile pensare che l'oratore si proponesse fonte avrebbe, secondo alcuni, auspicato~ {94 ). Se cosi
di mostrare come difendersene. E chiaro che, per la sua fosse veramente, non si potrebbe spiegare il senso delle
stessa assurdita, una simile legge, pur non venendo mai Tetralogie, perche la riforma del diritto gia esisteva, e
abrogata, secondo l'uso antico, era destinata tuttavia vi si accenna ogni volta che si allude alle leggi draconiane,
a scomparire con la maturazione della coscienza giuri- e perche, di conseguenza, il tono avrebbe dovuto essere
dica dei Greci. del tutto diverso.
Le Tetralogie ci permettono comunque di scorgere una E bensi vero che .Antifonte parteggia per l'imputato,
traccia insolitamente precisa di un momento storico di
stretta connessione fra la sfera dell'5cnov e dell'<ucr<~ec; (") Su questo punto sono d'accordo Maschke, Wi!!ens!ehre, p.
e quella del Blxocwv / vofLLfLov, e di assistere al tentativo 74; Sigg, p. 19; Adkins, Morale, p. 165; Thiel, p. 89 il quale, a
della prima di prevalere sulla seconda, ove non soccor- conferma del fatto che l'autore sta daJla parte della difesa ne! caso
rano le armi dell'ingegno sofistico che .Antifonte mette della prima tetraJogia, paragona «la povera sofistica di A a; 7-8
in atto. con la acuta dialettica della difesa (~ 3; ~ 9) '• la debole elimina-
zione di a; 4 con la precisa risposta di ~ 5. V. anche il commento
Il problema di fondo dell'opera non e quindi la scelta ad A a; 8.
fra legge di natura e legge dello stato: riguarda il rap- (") E questa la tesi sostenuta da Szanto, Tetr. ••p .Ant. pp.
porto fra la religione e il diritto ("). 72-3; 76; ma come mai, in tal cas:o, .Antifonte non ricorre alle
norme del diritto dxaconiano, che, rispetto alle accuse della seconda
e della terza tetralogia, potevano effettivamente costituire un
diritto piu progredito f Come osserva giustamente il Sigg, p. 20,
(") Questo Mntrasto e stato vieto dall'Adkins, Morale, pp. mal· si concilia <lOll la nuova mentaJita sofi.stica la difesa di una
165-66. legge che afferma il predominio religioso nell'agire umano.

l
46 INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 47

ma cio non significa che ne. dia per scontata l'assolu- frequente, ce lo indicano ehiaramente sia Platone, sia
zione; questo e particolarmente evidcnte nella terza Aristotele. Il primo usa spesso dx6<; con valore pura-
tetralogia dove l'imputato si da alia fuga, affidando mente avverbiale: nel Timeo (29 BC) egli parla, poi, di
ad altri la propria difesa, ma risulta al).che dalle al- discorsi verosimili, e nel termine non si deve scorgere
tre due. alcun valore spregiativo; si tratta di discorsi analoghi
In realta, il quadro offerto e piu complesso ed una a quelli che hanno per oggetto cio che e fLoVLfLOV xocl
breve analisi delle singole tetralogie lo confermera. {Ot{OocLOv xocl fLEToc vou xoc-rocrpocve<; (96 ).
Nella prima tetralogia l'accusa e imbastita, si puo Ma il riferimento ad dxo<;, riavvicinato spregiativa-
dire, esclusivamente su dxo<;. Un ricco personaggio ate- mente all'dxo<; dei retori, si trova, oltre che per brevi
niese e stato trovato ucciso, ma non derubato. Le circo- accenni in altri dialoghi (9 '), nel Fedlme e nel Fedro.
stanze del delitto mostrano che si tratta di un crimine Nel primo (92 C s.), Simmia dichiara di preferire il A6yo<;
premeditato e colui che viene accusato e la persona secondo il quale l'insegnamento e anamnesi, piuttosto
che aveva maggiore interesse a sbarazzarsi dell'ucciso. che l'altro, secondo il quale l'anima e armonia: poiche
La testimonianza raccolta dalla bocca dello schiavo mo- quest'ultimo ytyovEv &vEu cb:oSd~EW<; fLEToc dx6-ro<; TLVO<;
rente, proprio perche prestata in circostanze eccezionali xocl dm:pmdoc<; ( 98 ) o&Ev xocl TOL<; 7t0AAOL<; SoXEL c<v&pw-
(senza controprove, in un momento tragico, sotto la 7totc;• &yW 0£ "t'Oi:c; Ota: TWv dx6Twv "t'lh; cbroOEl~e:Lc; 7tOLou~&·

pressione di chi lo interrogava, che era persona non voc.<; A.6yoc.<; ~uvo<Soc oucnv &Aoc~6cnv : se non si sta in guar-
equanime) rientra nel gioco di dx6<;; mentre la difesa dia, essi ci ingannano nella geometria ed in ogni altra
ne mostra l'incertezza, la stessa accusa se ne serve assai scienza. Etxo<; e fonte di M~oc e non di bt<crri)fi."'l· Quest'uso
poco (06 ). La figura dell'imputato viene caratterizzata di dx6<;, trasferito in tribunale, porta all'assurda con·
con pochi tratti, ma essenziali, cosi da far emergere gli clusione che spesso il verosimile vale assai piu del vero:
impulsi psicologici che lo avrebbero spinto al delitto. ecco allora la polemica del Fedro: oltre che contro Tisia
Quando non ci sono tracce e prove evidenti dell'autore di e Gorgia, i quali 7tpo -rwv &A.'I)&wv -r<X dx6-roc dSov w<; ,,.
un crimine, dice l'accusa, i giudici devono fondarsi su fl'I)Ttoc fLiiAI.ov (267 A), essa si rivolge contro quanti ne-
dx6<;: anzi, su o·nouv dxo<; (A oc 2). L'espressione rivela gano si debba ricercare la verita, se si vuole essere buoni
gia di per se l'intrinseca debolezza del ragionamento, retori, e, quasi a conferma, citano l'esempio dei tribunali,
perche, se non vi e criterio di distinzione di dx6<;, dove a nessuno sta a cuore la verita, ma cio che e credi-
risultera facile alia difesa mostrare che vi si puo sostituire bile (-ro 7t<&ocv6v), ovvero l'dxo<; (272 E ss.): tanto che
un dx6npov; e, poiche il piu ha maggior valore del talora non bisogna dire cio che e realmente avvenuto
meno, l'accusa non regge. Inoltre, da un grado di vero- (-r<X 7tpocx&kv-roc) se non sia avvenuto in modo verosimile
simiglianza si potra passare ad un altro maggiore, in (dxo-rw<;) ill<X -r<X dx6-roc, ~v -rE XocT'I)yop[q: xocl &7toA.oyEq:. xocl
un vano gioco che puo prolungarsi all'infinito.
Che l'argomentazione fondata su dx6<; fosse assai
(") Per la eonnessione di otx6~ oon l'smalogia, efr. Resp. 603
B 10 e Platone, RepubbUca, Lilrro X. Studio Introduttivo, testo
greoo e oommento 11 enra diM. Untersteiner, Napoli 1965, p. 276.
(") Cfr. Arist. Rhet. I, 1376 a 17: ehi non ha testimoni dira (") Ad es. Theaet., 163 A 1; 162 E 5.
6't't tx. -rOOv £lx6't'oov 8ei: xp!ve:tv, xa.t 't'Oi3't'' ~a·rt 't'O yvOO~n -rfl &p£CITfl. (") • apparenza speeiosa >: efr. ad es. Thue. Ill, 11, 3.

)
!
INTRODUZIONE ANTIPHON'l'IS 'l'E'l'R.ALOGIAE 49
48
1t&.vnuc;: AEyov-ra -rO 0~ dxOc; ~tNx-r:iov dwt.L, rtv/,A?i.. dn6v-rct. dx61:w<;, e non esserlo Xnw<;. I due piani sono contraddit-
y_rx[pm 1:ii} <ii-1)&ii. ("). tori e pongono I 'accusato in una, situazione assurda:
Quest'espediente retorico, consistente non solo ne! ba- innocente, e costretto a difendersi, ammettendo, in certo
sarsi su dx.6c;:, ma nel sostituire ad un dx.6c; un dx6-rEpov, senso, che sui piano del verosimile la colpevolezza sia
viene descritto da .Aristotele, il quale, dopo aver definito esistente, e se ne debbano cercare le attenuanti (A~ 10).
dx6, come cio che avviene nella maggior parte dei La risposta dell'accusa (Ay 8) e chiara: se non risulta
casi (100 ), si sofferma precisamente su coloro che sosti- evidente chi ha ucciso, colui che venga accusato dagli
tuiscono, secondo la Texv'YJ di Corace, ad un a_,;.;;;, dx6, dx6"'"' e colpevole. L'equivalenza viene cosi ribadita:
un 1;\ dx6, (101 ): questo, e, per lo Stagirita, TOV ~'r'l:W dx61:w<;, in certi casi, deve valere come 5v"'"''; equiva-
i-6yov xpd1:1:W nociiv e si tratta di un falso, oux &i.1J&€, lenza, pero, che non viene dichiarata dall'accusa in
&MOC ~atv6tJ.E:VoV e:Lx6c;, xcd E:v oUOEtJ.tef -rE:xvYJ &.AA' Ev P"tl-roptx?j questa forma esplicita che ne rivela !'intima contraddi-
xrx\ epC<l"'rCX'ij (
102
).
zione, bensi in maniera indiretta. Proprio in questi
La tetralogia non si limita tuttavia alia contrapposi- termini invece, portando alia !nee dell'evidenza logica
zione retorica di due dx6"'"'' vuole esprimere un mes- l'assurdo, essa viene espressa dalla difesa: gli accusatori
saggio piu profondo. La sostituzione di dx61:opov ad si fondano su dx6<; ma mi considerano assassino 5vTw<;.
dx6, avviene ne! primo discorso della difesa (A~ 3; I! passaggio non e lecito. In conclusione, il significato
5; 6; 7) mail centro concettuale sta nell'analisi di dx6,. della COntrapposizione di dx6Topov a dx6, e di invaJi-
Se gli dx6"'"' devono valere come prova per la condanna, dare ogni argomentazione, proprio perche essa puo pro-
devono essere veri, essere &i.1JM<nv (""' (A~ 8) . .Anche il lungarsi indefinitamente, e sempre su un piano che non
tema rcligioso, invocato dall'accusatore (A"' 3), lo mo- e quello del vero, che resta irraggiungibile. I! giudizio
stra: solo la punizione del vero colpevole libera la citta cosi impostato e impossibile, e nulla ci aiuta a risolverne
dalla contaminazione. Viceversa, dx6, porta all'assur- o superarne le aporie. In questo caso lllx'YJ e inapplicabile:
da situazione che uno possa essere assassino, colpevole questo pare il messaggio della prima tetralogia.
L'autore parteggia per l'imputato perche egli rischia
la rovina e la morte per una colpa che non ha commessa
(") E!x6.; e ~1. ~iii ""~11<• 8oxouv (273 A); come esempio Platone e che e invece verosimile che abbia commessa; questa e
cita, dalla TExV"IJ di Tisia, quale dovra essere U comportamento
in tribunale d'un uomo debole m a coraggioso che ne abbia picchiato l'interpretazione che pare doversi dare. Puo essere che
uno forle ma vig!iacco (273 AB). MaJgrado le apparenti somiglianze, ad .Antifonte non importasse tanto che tale innocenza
u caso e differente da quello della terza tetraJogia, ove il tema di risultasse, quanto mostrare l'impossibilita, o almeno il
e!x6.; ha uno sviluppo brevissimo. gravissimo rischio implicato da un giudizio impostato su
("') ~o f1lv y&p e!x6.; e<mV &.; &7tl ~ 7tOAU y(vO!J.EVOV (Rhet. I, 1357
a 34; ofr. II, 1402 b 14 e .Anal. PT. 70 a 3). V. anche Anaxim.
tali fondamenti.
Rhet. 7, 4 ss. Non mancano concetti simili neppure nelle orazioni
( 101 ) Rhet. II, 1402 a 13 ss. reali, anche se il tono e diverso, giusti.ficato com'e dal
( 101 ) L'uso dell'argomentazione basata su elx6<; e frequente, nel- contesto e soprattutto dal fatto che in questo caso ci si
la seconda met& del V seoo1o, nella tragedia (Duchemin, 'Ay<f>v, rivolge a dei giudici in carne ed ossa, di cui e vantaggioso
p. 202 ss.). Si v. ad es. Soph. Oed. R., vv. 583 ss.; Eur. Hipp., vv.
991 sa.; 948 ss., ove si cerea di prevenire l'e:lx6t; altrui; TTo., vv.
accettare la posizione piuttosto che sottoporla a critica
1010 ss.; Iph. T., vv. 678 ss. totale. I! problema di fondo del diritto e il rapporto con

4
50 INTRODUZIONE
AN1'lPHONTIS TETRALOGIA.E
il vero, con il reale, con l'accaduto, rapporto che si
5i
risolve essenzialmente in un sopruso, in quanto la giu- solo su prove indiziarie estremamente generiche, la se-
stizia amministrata nei tribunali impone una sua realta conda offre una prospettiva differente.
che puo essere diversa dal vero, e che pure ha maggior Un fa.nciullo e stato colpito a morte dal giavellotto di
valore del vero stesso. << N ei processi per on1icidio vi e un coetaneo che si esercitava con altri nella palestra.
un solo giudizio: e se esso non e formula to secondo realta, L'accusa non e di omicidio volontario; ma anche il
e piil forte del giusto e del vero. Infatti anche uno che cp6vo~ &xouaLo~ va punito, in nome della legge che vieta
non sia assassino ne autore del fatto deve per forza di uccidere sia ingiustamente sia giustamente, esaminata
adeguarsi al giudizio ... & ( 103). in precedenza. Ne la pena richiesta e la morte (cfr.
Quanto segue e quanto precede queste parole mostra B oc 2), malgrooo le espression1 altamente ldrammatiche
come l'argomento venga utilizzato dall'oratore per eser- del padre dell'accusa.to: esse in realta si riferiscono ad
citare una captatio benevolentiae sui giudici esaltandone un esilio (v. B y 12), ill'allontana.mento dalla comunita
la missione e ponendone in rilievo l'estrema responsa- dell'uccisore conta.mmato. Per il padre anziano, esso
bilita. Ma cio che qui importa e l'accenno alle gravissime equivale ilia perdita del figlio. L'interesse della tetra-
implicazioni di 1>lx1J: essa puo. trionfare nocp<i -.o ciA"IJW~ logia si concentra indubbiamente sull'argomentazione
(V, 87; VI, 5). Nella quinta orazione, ancora, di dxocaocL della difesa. ll padre dell'imputato insiste Bulla compo-
signi.fica non 'avvicinarsi al vero', ma 'stabilire un falso nente tragica della proptia situazione. Egli, persona per
dx6~ che si imponga sul vero' (V, 65); essa e divisa in natura aliena alle controversie di ogni tipo, e costretto
due parti, la prima su ·n< yovo p.<voc (V, 1-24 ), la seconda dalla dura necessita a ricercare una verita difficile, che,
su -.a dx6-roc (25 ss.). egli sa bene, potra suscitare diffidenza e ostilita in coloro
Se si tengono presenti queste osservazioni, l'elogio delle che lo ascoltaito. Approfittando del vanta.ggio offertogli
leggi compiuto da Antifonte va ridimensionato, contro dal fatto che l'accusatore non si aspettava che il con-
coloro che ritengono che vi sia nell'oratore un'esalta- tendente gli avrebbe ribattuto, egli cerea di capovolgere
zione incondizionata del v6p.o~ e su cio si fondano per la situazione per lui difficile mescolando abilmente le
caratterizzarlo come un irriducibile aristocratico (1..). carte, dichiarando di non saper parlare per prevenire
La polen1ica contro dx6~ della prima tetralogia apre l'accusa di confondere i giudici, ma facendo nello stesso
la via all'antitesi fra &A~-Il-e:Loc e M~oc che domina l'inizio tempo massimo sfoggio della sua abilita, insistendo che
del secondo discorso della seconda tetralogia. essa e richiesta dal fatto stesso. L'inizio del suo discorso
e volto appunto a prevenire l'accusa di usare strumenti
che noi chiameremmo sofistici, di servirsi della Mvocp.L~
Se la prima infatti, per mezzo della contrapposizione
oratoria per far trionfare la 1l6~oc contro il vero. Percio
dx6~fdx6npov ed dx6-rc,:,~f6v-rc,:,~, esprime, a dir poco, un
invito alla cautela nelle cause ove ci si debba fondare
egli ribadisce di essere un onest'uomo, che deve suscitare
la pieta dei giudici per essere costretto a difendersi in
circostanze tanto avverse e per aver subito un'ingiustizia
V, 87; VI, 3-4.
( 108 ) gravida di conseguenze nel veder suo figlio, innocente,
1
( ") Bignone, St·udi, p. 173; si ricordi anche Soph., fr. 86, bencht\ incriminate (105 ).
non riguardi specificamente il diritto: 'r6 'rO< vofL<a&<v Tij<; <iAl)&<(a<;
xpct't'e!. V. anche oltre, p. 69 ss. 1

( ") Si noti come l'accusa tentera di controbattere punto per


52 INTI:ODUZIONE
ANTIPHONTIS TETRALOGIAE
53
Si tratta di fatti i1v zai-.err:(;,' -r·~v &xpl~eL(f.V ~yvwv (106 ):
il senso del vocabolo risulta chiaro da quanta segue. &:;.tapT[a, da parte del soggetto: e per soggetto si intende
All'episodio hanno assistito moltissirni testimoni, percio l'autore dell'errore, che occorre individuare in quanta si
il problema non e semplicemente di scoprire che cosa sia identifica con il responsabile del crimine.
avvenuto, ma q-uale ,:nterp•·etazione si debba dare dei fatti Il giovane accusato lanciava il giavellotto seguendo
per rispecchiarne l'esatta verita, per passare dalla M~" l'ordine che gli aveva impartito l'istruttore, ne! luogo
alia &/,~.!boo (B ~ 1-2). Si rende necessaria una minuziosa giusto, nel momento giusto e mirando verso il bersaglio
indagine in tellettuale (gyvwv) che verte priruariamente prestabilito. N ella sua condotta nulla vi e che si possa
sul concetto di &ct"riPTIJ!La, e il cui scopo e, come gia si considerare errato, da qualunque puLto di vi,~ta. La
e visto, di rifiutare la responsabilita dell'omicidio, onde vittirna, invece, avrebbe dovuto starsene immobile tra
sfuggire ad ogni sanzione. gli spettatori; volle correre avanti, e correndo commise
Il ragionamento che segue non e semplice, e l'oratore, lo sbaglio di portarsi sulla traiettoria del dardo: cosi
che ben se ne rende conto, ne ribadisce i punti essenziali fu uccisa. Il ragionamento qui indicato a grandi linee
in forma variata piu e piu volte, concludendo sempre presuppone innanzitutto la scomposizione e la distinzione
con l'elemento che costituisce il punto di forza: il ragazzo dei vari momenti di un'azione, da quello in cui essa viene
perito non avrebbe dovuto muoversi dal suo posto. La concepita, al come viene avviata rispetto alle intenzioni
sua corsa fu la causa della morte. 107 alia sua conclusione e quindi ai risultati
dell'agente,
Sgombrato il terreno ancora una volta, come del resto ottenuti ( ). Se 108
vi sono due azioni che si incontrano ed
aveva gia ammesso l'accusa, dalla presenza di una qual- interferiscono ( ) una nei confronti dell'altra, occorre
siasi volonta di uccidere, la difesa accetta l'ipotesi che il stabilire qual'e, di ognuna, la direttiva precisa, quale
delitto si debba annoverare fra quelli involontari. Cio delle due deve avere la precedenza, e quindi quale vada
che caratterizza un crimine in volontario, distinguendolo
da quello volontario, e la presenza di un errore, &;.tocpTIJf'"•
Cio appare particolarmente evidente in B ~ 3: t~ctM: fLEv,
1
( ")
oUx cXrrE>r.:reLve iJE o013€va ecc., ove si separano i due momenti del-
punto le dichiarazioni della difesa, definendo tra l'altro rroVIjpti la l'azione: l'avvio (illancio), e la conclusione (la morte). Un procedi.
&xpl~eux (B y 3) e creatrice di <jlcii3o.;. men to di distinzione non lontano da questo, anche se applicato in
(1°8 ) Quest'espressione richiama da vicino Thuc. I, 22, 1: xaA£7t0v modo del tutto differente, si trova in Flat. Gorg., 467 C-468 E, ove
TI)v &:.xp(~eLIX\I cxU-rf)v -r:Wv Aex.&ev..wv 13tcx!J.VIj!J.OveUacxL l)v &!J.oL .. La &.xp£~ Socrate distingue fra cio che si fa e lo scopo per cui lo si fa, ginn.
~""' di Antifonte esige nno sforzo di approfondimento. Lingnistica- gendo paradossalmente a concludere che, poiche cgni azione volon-
mente l'espressione trova parallelismi nelle orazioni (V, 86; 72, 3, tiwia tende aJ bene presnnto del!'a.gente, le azioni che si risolvono
ecc.: &:Aij.&eL« 't'Wv 7tP«Y!J.cX:rwv e simili). Per cbtp[~eux. in Tucidide, v. in nn danno per l'agente non rifiettono la sua volonta. Osserva il
Mazzarino, Pensiero storioo, I, pp. 250; 257. Dodds, Plato, Gorgias, a revised Text with Introduction and Com-
E senz'altro giusta l'osservazione dello Spengel, Ant. pp. 165-6 menta,y, Oxford 1959, p. 236, che inizia qui e in Lys., 219 D la
che qui &xp[~ecct corrisponde nel senso aJ ""'~~ ~ov bp&6~ct~ov 'A6yov pericolosa distinzione fra mezzi e fini, trattata assolutamente,
di Protagora in P!ut. Per., 36: per il parallelismo con l'episodio quando e invece, tutt'al piu, relativa. Ma si vede che il procedi.
citato da P!utarco, v. piu avanti. Si ricordi che in Platone &xpl~«ct mento scompositivo delle Tetralogie ne costituisce, in certo modo,
nn precedente.
e spesso usato « come criterio di misura del carattere scientifieo 188
di nna disciplina » (Jaeger, Aristotele, tr. it. Firenze 1935, p. 115 ( ) Il Jones, Law, p. 262, osserva che appare qui una dottrina
n. 3). Si v., sempre per &xp[/3e.ct, anche Axist. Rket., 1414 a 10 ss. sulla interruzione di una catena di cause, provocata da ciO che fu
poi denominato un novus actus interveniens.
f~

54 INTRODUZIONE
A.NTIPHONTIS TETRALOGIAE
55
considerata responsabile delle conseguenze dell'interfe- meno di notare che l'attitudine polemica del padre
renza (cioe, inso=a, quale vada considerata come - il quale difende l'opinione piu tradizionale: la causa
<< agente •). Parimenti, Antifonte, giovandosi della di· prima ed apparente e quella vera - pare presupporre
stinzione fra agire e patire, giunge aJla conclusione che e rifiutare tutte le possibili sottigliezze dell'argomentare
colui il quale, secondo l'opinione dei piu, e stato parte sofistico. La morte di suo figlio non si e svolta in circo-
attiva (in quanto ha lanciato il dardo mortale) in realta stanze oscure, egli afferma (ou yap rlcp<Y.v~' ... 6 &o<vet-ra, ),
ha subito il fatto di non poter raggiungere il bersaglio; ma anche troppo chiare (m).
mentre la vittima, paziente in quanto perito nell'inci- Eppure, il centro focale che permette di comprendere
dente, e stato primariamente agente, con la sua corsa il senso della tetralogia non pub essere rintracciato con
inopportuna, attirando BU di Se il noclhjfLCt piu grave: la l'aiuto della dottrina di Protagora. Occorre tenere ben
morte (1••). presente cio che e stato detto a proposito della legge che
Il padre della vittima non sapra opporre a qmiste vieta di uccidere sia ingiustamente sia giustamente, e
argomentazioni che una generica indignazione, oppure le sue implicazioni sul pro blema della colpa e dell 'errore:
dei ragionamenti assai deboli, che l'altro smantellera questi due termini italiani sono resi in greco da uno
senza difficolta. Egli anzi, alia fine del suo discorso stesso vocabolo: rlfLotP"lfL"' (112 ). Ed e questo che va ana-
(By 10), giunge ad a=ettere che il figlio ha avuto una lizzato . .
parte di responsabilita e cerea vanamente di coinvolgere Per comprendere la posizione delle Tetralogie, possono
anche il ragazzo autore del lancio, riuscendo solo ad costituire un utile punto di partenza le definizioni che
indebolire ulteriormente la propria posizione. Data la Aristotele o:ffre o sottintende in piu punti. N ella Retorica
impostazione del dibattito, per evitare di vedere il figlio (I, 1374 b 5) egli distingue cosi: <<Si deve considerare
· accusato della propria morte ed ottenere la vendetta rl-rux>1fL"' cio che avviene senza calcolo e non per malva-
cui anela, gli restereb be una possibilita, cui egli stesso gita d'animo, &fLrlP"lfL"' cio che implica un calcolo ma
accenna, ma di cui non si serve: incriminare per negli-
genza i sorveglianti dei ragazzi. Al contrario, mettendo
sullo stesso piano gli spettatori e gli istruttori (i primi avvicina le TetraZogie al pensiero di Protagora. Penso che le
certo in criminabill solo sul piano dell'assurdo) si preclude TetraZogie siano state scritte dopo la discussione con Pericle, non
questa via d'uscita. tanto, pero, per l'impostazione della difesa, quanto per l'atteggia-
mento polemico dell'aoousa.
Viene naturale, ed e stn.to piu volte fatto, il richia- 111
( ) Cfr. Thuc. I, 23, 6: Tijv fJ.Ev yrip <XA1J&<<>T<h1Jv "P6q>M'V, &q>oc-
mo alia famosa discussione fra Pericle e Protagora per V<<>TOCTIJV 8& A6ycp. Bisogna ricordare, per comprendere il senso di
la morte di Epitimo di Farsalo (11°). Ne si puo fare a queste ricerche sull'oc!T,o~, che Plat. Legee IX, 873 E-874 A, fa
espresso riferimento alia persegnihilitil degli oggetti, nei casi in cui
non risulti intervento umano. Il principio e che l'IX(-noc; q>6vou deve
( ' ) E anoora nella tragedia il precedente della difesa: Clitem-
10
essere comunque rintraooiato e punito; inoltre, dal punto di vista
nestra (Aesch . .A.g., vv. 1497 ss.) nega l'lpyov, affermando che si
giudiziario, occorre, fra le varie cause che concorrono in ogni
trattO, in realta, di 7<&8-r); e oosl Oreste (Oiw., v. 923): m\ To• <><ocu-rfr;, evento, individuarne specificamente una, la principale. Per il
oUx !yW, XIXTIXXTevtt~. Cfr. Daube, Zu den Reehtsproblemen in Ais-
chyloa' .A.gamenoon, Zurich u. Leipzig 1938, p. 186 ss. 59-61. di P!utarco, cfr. Untersteiner, I Sofi,Bti, Milauo 1967 1 , I, pp.
passo
111
) Plut. Per. 36 ( = 80 A 10 DK). Cfr. su questo punto in
110
(
( ) Quando si parla di &fJ.OCPTIJfJ.oc, ci si riferisce implicitamente,
particolare le osservazioni di Zuntz, Once again, p. 103, il quale com'e ovvio, anche agli altri vocaholi derivati dalla stessa radice.
56 INTRODUZIONE
- ANTIPHON'l'IH 'J'ETRALOGIAE 5i
non cattiveria, &3boJI1·" cio che implica un calcolo ed e mettendosi da entrambe le parti che non vi fu volonta
frutto di cattiveria >> ( 113 ). d'uccidere, l'mTore non puo purtuttavia avere atte-
.Aristotele considera moralmente riprovevole e quindi nuanti, cio significa che si entra in quelia sfera religiosa
puuibile solo !'&:3lx1JfL"· N egli altri due casi invece, ben cM per la quale la morte di un uomo, in qualunque circa-
diversi dal punto di vista delia responsabilita, l'indivi- stanza sia avvenuta, e &cro~1JfL" e va espiata (tant'e
duo merita perlomeno o-ui'Yv<OfL1J (114 ). E tratto caratteri- vero che la difesa dira: il ragazzo morto, colpevole delia
stico deli'uso di &fLIY.p71JfL~. negli oratori l'attenuante che propria morte, ha, morendo, espiato il erimine).
il vocabolo porta con se (115 ). Esso risale, probabil- Si puo dire che questa concezione sia incompatibile
mente, a! significato primario di &fLoop·nbELv come man- con quanto appare dalie a.ltre orazioni di Antifonte~
care il bersaglio, quindi man care lo scopo, sbagliare: ove I vi il vocabolo assume una serie di sfumature, che !'ora-
l'azione presuppone da parte deli'uomo un'iniziativa ra- tore cerea di determinare di volta in volta: pero ritro-
zionale (calcolo) che non si conclude pero ne! senso voluto viamo, forse non a caso, ne! primo discorso (" 8 ), &fL<Xp-
per l'intervento di fattori, interni od esterni ali'agente, ma TIJfL"' usato vicino ad &3l><1JfLO. senza apparente distinzione;
comunque estranei alia sua volonta. Il motivo deli'atte- in genere il termine viene adopE"rato ne! senso di << colpa »,
nuante risulta chiaro, per esempio, in Tucidide (116 ). e poi, in quest'ambito, differenziato variamente ("').
N elia seconda tetralogia, 1' &fL&:pTIJfL" e frutto di una Per distinguere fra colpe volontarie e involontarie, Anti-
azione che si e svolta involontariamente, ma, qui e il fonte attribuisce le prime alia yvwfL1J (V, 92), le seconde
punto, questo non costituisce un'attenuante rispetto a alia· TUX1J· Gli &fL"'PT~fLO<TO< oscillano fra gli <i3Lx~fLO<TO< e
cio che .Aristotele definisce &3lx1JfL"'· Cosl lo intende gli h-ux~fL"''"' delia definizione aristotelica, e sono quindi
l'accusa., e cosi accetta di intenderlo la difesa, cercando piu o meno gravemente punibili (120 ).
poi di dimostrare che responsabile deli'errore e la vitti- Si e visto come, dalia definizione citata sopra, per
ma e non l'accusato. 'AfL<XpTIJfL" e insieme errore e colpa, .Aristotele &r.t&pTIJfL"' sia concetto prevalentemente in-
ed implica inevitabilmente un'espiazione (117 ). Se, am- tellettuale (121 ); egli osserva, pero, nelia Poetica (1453

( 113 ) Cfr. Anaxim. Rhet., 4, p. 33 H. (= Radermacher, Art. gli dava [ad &fL<iPTIJfL"'] il significate etico-religioso di colpa che
Script., VIII, ll) che presenta una distinzione di &.8LxLct, &fL«pTf.tx, porta con se una espiazione ineludibile; e in tal senso, per dichiarato
hux(oc, analoga a quella aristotelica. (Per <i't'Uxloo v. piu avanti). influsso orfico, l'usa Aristotele in uno degli scritti giovanili (Protr .,
Cfr. ancora Arist. Rhet., 1372 b 16; 1405 a 26; 1416 a 14; EN, fr. 10 b Wal.zer) '· Per le varie sfumature di &fLocpT- v. Kittel-
1135bll. Friedrich, Theologisches W orterbueh zum neuen Testament, Stuttgart
("') Per gli atti involontari, vi e i1 perdono: Arist. EN III, 1933..• , S.v. &!-LIXP"t'&\loo.
) I, 27. L'orazione cont1·o la matrigna e periopiU ritenuta
118
1109 b 30. (
("') Cfr. Schmidt, Die Ethik der alten Griechen, Berlin 1882, cronologicamente anteriore, e di parecchio, alle altre (contra,
I, pp. 374-5: il vocabo1o riguarda illimite in cui si toccano ciO che e Dover, pp. 44-55).
calcolato e cio che non lo e. (nf) Cfr. ad es. V, 5. La condanna di un innocente e &fLO<pT(oc
(116) I, 69, 6: a.tT(cx 11-tv yd:p q:d),wv &v8p00v tcrTLv &!J.1XpT6vroov, xcx't"l)yo- xoct <icre~ecoc: (V, 88 = VI, 6; V, 89).
p(a. ae tx&p&\1 &8LX7jt'J'&:vroo\l. Si tenga presente anche I, 32, 5: &:fLocp·da. ("") Si noti che, per giustificare la diversa punibilita dei due
fL~ 11=<> xocxla;, 86~~- 81: fLillov. &fLocp't"')fL"''"'• Antifonte e costretto ad accostarne uno ad <i"rllx~fL"'·
(m) Cfr. Mondolfo, La. Oompren.Wne del Soggetto wmano nel- (m). Cfr. Gudeman, Aristoteles, 11:ept 7tot~nx~<;, Berlin u. Leipzig
l'Antichita classica, tr. it. Firenze 1958, p. 509 n. 1: • gia !'orfismo 1934, p. 242.

i
58 INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 59

a 9 ): la octJ.ocp·doc puo spingerci a provare pieta, nella fonte, nelle Tetra.logie, non ignora a:ffatto le distinzioni
tragedia, in quanto non e prodotta da malvagita, e in base alle intenzioni, ma in qualche modo ne utilizza i
involontaria, implica l'inconsapevolezza di chi la compie. presupposti; cio e reso necessario dal fatto che egli ha
Se si trattasse solo di un << errore di calcolo », verrebbe a che fare, ormai Jo si e visto chiaramente, con una
meno la componente religiosa con le sue conseguenze. concezione di &!J.&P""'fl.", espressa dall'accusa, in cui la
In realta, il tragico si alimenta proprio dell'ambiguita sfera intellettuale e quella religiosa si confondono, ne!
di &!J.ocp·rloc: che e errore dal punto di vista razionale, ma prevalere della seconda, cosi che l'intenzione non viene
e oolpa dal punto di vista religioso (122 ). a:ffatto presa in considerazione.
L'intenzione (128 ), del resto, pur non essendo usata La terza tetralogia riprende alcuni dei telni sviluppati
modernamente come criterio di distinzione delle pene, nelle precedenti, affiancandoli a motivi autonolni. Due
occupa nelle Tetralogie un posto non insignificante. Ben- persone, di eta differente, sono venute alle mani; il piu
che cio appaia piu chiaro nella terza, si puo osservare anziano dei due muore poco tempo dopo, in seguito alle
che ariche nella seconda le argomentazioni del padre percosse ricevute. L'accusa sostiene che si e trattato di
del ragazzo accusato sono chiaramente fondate su cio olnicidio volontario; l'imputato a:fferma invece di essere
che egli intendeva fare e su come lo ha fatto. Le conclu- stato aggredito dall'altro, in preda ai fulni del vino, e di
sioni di questo esame lo portano ad a:ffermare che !'er- essersi soltanto difeso dai colpi che rieeveva. n fatto
rore fu commesso dalla vittima, che va quindi punita che l'aggressione sia partita dal piu anziano parrebbe
come responsabile dell'accaduto. Solo se il ragionamento confermato dai testimoni (ra 3). Da parte dell'accusa,
permette di dedurre che il ragazzo che tirava il giavel- si assiste al tentative di screditare o ignorare le testi-
lotto ne aveva l'intenzione di uccidere, ne ha ucciso, gli monianze, per sostituirle con dxo<; (ry 2): e :piu verosi-
si puo evitare quella punizione che la morte, comunque mile, si dice, che aggrediscano e si ubriachino i giovani
sia avvenuta, trascina con se. A ben guardare, e piuttosto che non gli anziani. Sara facile alia difesa rispondere che
l'accusa che bada solo al risultato del lancio (124 ). Anti- il fatto che i giovani debbano essere intemperanti non
si puo paragonare ad una funzione naturale necessaria,
come il fatto che gli occhi servono per vedere o le
(111 ) A proposito del significato e del valore di &fLocp·doc, sono in-
orecchie per sentire; se cosi fosse, non sareb be necessario
teressanti le osservazioni dell'Adkins, Morale, pp .. 273-74.
('") Aristotele (Rhet. I, 1374 b 14) osserva che e cosa equa (en«L- discutere. In realta, spesso accade che i giovani siano
xe.;) guardare non al fatto puro e semplice ma all'intenzione (ou piu moderati degli anziani: dx6Tw<; non e equiparabile
npo<; -rlJ• npii~l" &AM: npl><; -ri)v npootlp«nv). In base al diritto attico, a 6vTw<; ( 125 ).
la giustizia (~o 3lxot•~) applica queste distinzioni (<p6vo<; ~xoua1o<;, La discussione verte pero su altri telni, che si intrec-
cixoUc:noc;). Ma 't'O !ntetxL; e qualche cosa che va oltre, e supera TO
3lxot1~ nella misura in cui questo e espresso dalla legge scritta
ciano, ed hanno in comune il tentativo dell'imputato di
(Rhet. I, 1376 a 26; EN V, 10, 1137 a 31) che non puo abbracciare
la grande varieta dei possibili casi.
('") Cfr., piu avanti, la terza tetralogia. L'esame attento dei (
125
) Questo spunto su dx6c;; riprende e conferma le conclusioni
fatti, reso indispensabile da.Ile circosta.nze drammatiche dell'aceusa, della prima tetralogia. Si e gilt visto come al tema dell'aggressione
porta Antifonte, per mezzo della difesa, ad approfondire il problema accenui Platone nel Fedro (273 A) quale uno dei motivi tipici della
dell'intenzione in modo piu deciso e sottile di quanto forse non retoriC.a siciliana. Ma gli sviluppi che assume in Antifonte sono,
:facesse il pensiero giuridico che si concretava nei vOfLot cpovr.xot. una volta ancora, del tutto diversi.
60 IN'l'RODlJZIONE ANTIPHONTIS TETP.ALOGIAE 61
---

attribuire ad altri (il medico o la vittima stessa) il una credenza misteriea in base alla quale coloro ehe
delitto. Lo scopo di questo tentativo si e gii.t visto: hanno commesso un delitto dovranno, una volta ritor-
importa ora esaminare gli strumenti di eui .Antifonte nati sulla terra, << pagare la pena. ehe e secondo la legge
si serve. di natura, e chi ha fatto subira cio che ha fatto e a sua
L 'imputato sostiene di non aver fatto altro che resti- volta, per lo stesso destino di morte, l'uccisore per mano
tuire i colpi che riceveva, e con lo stesso strumento, e di un altro morira alia vita di allora » (131 ). E piu
eioe le mani (126 ), ribadendo che gli aggressori meritano avanti (Leges IX, 872 E-873 A): l'uccisore del padre do-
di subire cose piu gravi di cio che essi stessi hanno fatto. vra subire la stessa sorte; cosi, nel caso di uccisione di
Quest'idea sembra in contrasto, aJmeno a prima vista, familiari, «non vorra mai lasciarsi lavare quella macchia
con una teoria che consideri la giustizia come ocv·mtE7tov- prima che l'anima dell'uccisore abbia pagato morte per
&6<;, restituzione di cio che si e subito, come legge morte, morte uguale per morte uguale e l'ira di tutti i
del taglione. Aristotele ("') la attribuisce ai pitagorici consanguinei abbia, placandola, fatto assopire ». L'idea
e polemizza contro di essa. Poiche altrove, sempre nei della giustizia come ritorsione .viene discussa anche nel
testi pitagorici, troviamo una concezione diversa e me- Gritone e rifiutata da Socrate (132 ). L'idea del rapporto
no primitiva della giustizia (128 ), e probabile che la teo- di reciprocita fra colpa e pena non e quindi rara nel
ria dell'ocv-rmEttov&6<; sia popolare, o da attribuirsi solo pensiero greco, e, a ben riflettere, la si ritrova nell'espres-
alia giustizia punitiva (129 ). In realta, e cio puo vaJere sione antifontea (B y 7 ): 0 &xwv OC1tOXTELVIX<; ocxoualoL<; XIX-
anche a spiegare il senso dell 'idea pitagorica, il perso- XOL<; =pmEo-ELv Slxrx16<; ea-rev (183 ). N ella terza tetra-
naggio di .Antifonte non si Tiferisce polemicamente al logia, l'idea della reciprocita viene applicata a piu ri-
pitagorismo, ma ad un'idea che trova vasta applicazione prese: prima per quanto riguarda lo strumento usato
nel pensiero greco riguardante le punizioni. Si pensi alle (le mani in entrambi i casi), poi per quanto riguarda la
Goefore di Eschilo (vv. 309-314) o alle parole di Clitem- volonta, l'intenzione: se l'imputato avesse avuto l'in-
nestra (.Ag. 1527): il marito meritava di subire cio che
ha subito, dopo quel che aveva fatto nei confronti di
Ifigenia: &~w: Sp&arx<; &~'" tt&axwv (130 ). Platone ricorda xrx(-rot 1r&c; ~yOO xiXxOc; rpUat'oJ, fl5rn~ 7t'ct-9-00v 1.1Ev &.v-rE:8pw\l; e Oed. R.,
v. 810. Peril concetto di &:"-rmrno"&6~ in Eschilo, si v. Kaufmann·
Bilhler, Begriff uml Funktion der Dike in den Tragodien tks Ais-
(1Z8) r ~ 2: d:\l·n8p00\l &m:p E'1t1Xcrxov. chy!os, Bonn, 1955, p. 90; Daube, Zu den Rechtsprob!emen in Aischy-
("') EN, 1132 b 21 ss.; Alex. in Met., 985 b 23, p. 38,10 (Hay- los' .Agamemn.on, Zurich~Leipzig 1938, p. 196 ss. Anche in Euripide,
duck): -rYj~ 1.1£v 8txctwcrOV1)c; !8wv U7toAIX!J.~ci"ovttc; e!viXt ..0 &.v-rmeTtov&6c; Tro., vv. 914, 1059, Elena scarica su altri la responsabilita.
-re ><e<l (crov. Cfr. anobe Timpanaro Cardini, I Pitagorici, Testimc- ( 181 ) Leges IX, 870 E (tr. Zadro).
nianze e Frammenti, Firenze 1964, fasc. Ill, p. 74 e [Arist.]. MM I, ("') Cfr. lo stndio del Paoli sui Oritone, (Proc. t>f.t., pp. 188-206)
I, 1182 a 11. specialmente p. 195 ss. Ai Greci non va attribuita !'idea di legittima
("') Arobyt. ap. Stob. Anth. IV, 1, 136; 138. Cfr. Jones, Law, difesa, quanto quella di (l oonsentita reazione ». CiO risulta chiaro
pp. 20-1. anche dall'espressione &p~IXt xetpOOv &:8£x<Uv: anche le mani di chi
("') Cos! suppongono Gautbier e Jolif, Aristote, L'Ethilpu a risponde sono &a'""" altrimenti la legge direbbe: )(p~crS<t• )(«pwv
Nicomaque, Louvain-Paris 1958-59, commento a 1132 b 21. cla()((o)V (p. 198). Polemico contro questa ooncezione e Soorate,
(
110
) Cfr. Aristoteles, Nikomachische Ethik, ubers. von F. Dirl-
appunto ne! Oritone (49 BD).
meier, Berlin 1956, p. 412. Cfr. anche Soph. Oed. 0., vv. 270-1: ("') Cfr. P!at. Gorg., 476 B ss.
62 !NTRODUZIONE AN'l'IPHONTIS TETRALOGIAiil 63

tenzione di uccidere, avrebbe fatto di piu dell'aJtro, che dovendo difendersi, eontrappone una forza o resistenza
aveva solo intenzione di aggredire. Viene stabilita una di tipo passivo ad una attiva (134 ).
proporzione fra fini e mezzi: poiche il mezzo usato fu Queste argomentazioni si mescolano, in modo piut-
lo stesso, uguale fu anche il fine che i due si proponevano. tosto disordinato, all'attribuzione della responsabilita
Questo, a volere essere generosi da parte della difesa al medico curante, e alla considerazione che chi si di-
accettando di mettere sullo stesso piano due azioni (ag· fende non deve essere incriminato (1.. ). Lo scopo e
gressione e difesa) che in realta non lo sono. La risposta evidentemente di dimostrare che l'imputato non puo
dell'accusa a queste considerazioni consiste nello sforzo essere <ionsiderato colpevole, da quaJunque parte si esa-
di distinguere il mezzo dal fine (r y 4). In aJtre parole, mini la questione.
a uguaJe strumento (ma lo era, poi, trattandosi della Questa tetraJogia offre poi la chiave per comprendere
forza di un giovane contro un vecchioY) non corrisponde quale significato .Antifonte attribuisse ad aJcuni voca-
necessariamente uguaJe intenzione. Inoltre, le mani sono boli, che egli non usa nei tre discorsi reali. Si tratta dei
soltanto uno strumento per mezzo del quale noi realiz· termini huxloc (che ricorre .14 volte nelle Tetrtilogie),
ziamo la nostra volonta: percio chi ha usato le mani uc- hux&w, chux-IJ<; ecc., di fronte a -rux"l (che ricorre 3 volte
cidendo, voleva uccidere, e va considerato assassino. nelle Tetralogie, e 6 volte nei discorsi). .Accanto ad
Se poi in realta non voleva uccidere e ha ucciso pur- huxloc - assai raro nei testi fino a tutto il V secolo (136 )
tuttavia, cio significa che e intervenuto un errore da - appare crufLc:pop& (18 volte nelle Tetralogie, 2 nelle
parte di chi colpiva. Pub darsi che esso sia dovuto ad altre orazioni) ed i due termini si illuminano e chia-
oc-rux(oc, ma non per questo si deve negare la responsa-
bilita dell'assassino, ne rifiutare la punizione che essa
implica. ("') Ricompare qui la metretica delle forze in giuoco che e uno
L'imputato, dopo aver pronunciato il primo discorso degli strumenti propri di Antifonte, e che si ritrova nei disoorsi
in propria difesa, fugge in esilio, come la legge concede, contrapposti di Tucidide; cfr. De Romilly, Hist. •t Raison, p. 226 BB.
affidando ad un amico il compito di ribattere all'accusa. Si ricordi anche quanto osserva sulle discussioni tetraJogiche Pia-
tone (Resp. I, 348 AB): 'Se dunque, feci io, opponendo argomento
Nel quarto discorso, si giunge ad ammettere (a 4) che ad argomento gli diciamo quanti beni offre a sua volta l'essere
effettivamente pote accadere che colui che si difendeva giusti, ed egli controbatte e noi replichiamo con un altro argo-
commettesse un errore, colpendo d<; & oox t~ouA<-ro. Ma mento, dovremo enumerare quanti beni abbiamo esposti nelle
ci si affretta subito dopo a mostrare che lo <ltfLiiP"n)fL"' nostre rispettive argomentazioni e misuxarli. E pertanto avremo
bisogno di qualche giudice per decidere •··· (tr. Sartori).
(errore-colpa) commesso dall'aggressore e assai maggiore.
Mentre infatti l'uno fu costretto a sbagliare a causa ("') r 8 8: cio, secondo il diritto attico tradizionale. Cfr. Plat.
Leges IX, 869 C.
dell'atto sconsiderato di chi aveva cominciato a pic- (1 811 ) •Atux.tcc, contrapposto ad eUTUxtcc, e motivo che troviamo
chiare, l'aJtro non ha agito per motivi esterni, ma per la spCBBo nei testi pitagorici citati da Stobeo (v. ad es. Ill, l, 109;
propria intemperanza ed aggressivita. Vie una differenza 112; 195; 196) che pero non ci aiutano a comprendere Antifonte,
sostanziaJe fra l'agire (apiiv) e il difendersi (&fLuvocr&ocL). perch6 ivi hanno il senso generico di « buona e cattiva fortuna »,
e presuppongono quella rux11 dispensatrice di bene e di male che
Supponendo che entrambi i contendenti siano dotati di verra personificata, divinizzata e celebrata in eta ellenistica (cfr,
una quantita determinata di energie, l'aggressore le Timpanaro, Pitagorici, faso. Ill, p. 330; F. Allegre, Tyche, passim,
usera tutte per assaJire, attivamente, l'aJtro, aJ contrario, Roveri, Tux11 in Polibio, « Convivium '• 1956, p. 275 ss.).
64 DITRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 65
riscono a vicenda, uscendo da.l signifir~.t.o generico, per cos a di piu grave ancora (140 ); l'opposizione antifontea
a.ssumerne uno pregnante. fra cruf.!.cpopo( e <XTU)(LOC non Vi appare e'1).
~Ufl.<popcl esprime la.« disgrazia che si abbatte su qua.I- 'ATuzloc presuppone quindi una parte attiva dell'uomo,
cuno )) e"); due passi molt.o importanti, in cui il voca- e, specificamente, come si vedra, indica un'azione che
bolo e contrapposto ad chuzloc, rivelano piu specifica- non ha raggiunto ii suo scopo, e che, appunto in qua.nto
mente i momenti diversi cui le due parole rinviano. Si non si compie secondo la volonta dell'agente, si trasfor-
t ratt a di r "'( 4: ~O'Tt• " 1}. fl.EV
OE ' OCTUX.W·
' ' TGU- 1t'O:'!O:.c,O::\I''C'Ot:;
'" • ,,
1 11 OE ma per lui in situazione disgraziata. Con quest'ultimo
cru11-~opOC -roU 1to:.&6v-roc; e By 8: 1) &-ruxLet: ... , &.!J.&P'TIJfl.CX: oOcroc, significato generico, la troviamo usata anche nelle Tetra-
Ti;> &:f1.0:.pT6V-rt O'Ufl.~opa: a~xdoc ysvEcr&cx:t E.:cr-rLv. logie (A~ 13; 3 4 ecc.), talora personificata (Ay 1; 3 1).
Risulta chiaro che ''"fl.'PopcY. e cio che ricade su un ele- n problema essenziale e di stabilire, se possibile, perche
mento passivo, cio che si subisce, insomma, mentre A.ntifonte usi ii termine <huzloc, quando la tragedia ed
chuzloc riguarda l'agente, ne! senso che implica un'azione in genere la letteratura contemporanea gia gli offrivano,
da parte del soggetto e••); la prima e di chi riceve i nello stesso significato generico, ii vocabolo che egli
colpi, la seconda di chi li da; la prima e la punizione che stesso, del resto, usa nelle orazioni reali: TOX">'i· Se si tiene
viene infiitta a chi ha commesso un errore, errore cui conto del fatto che egli si compiace di creare vocaboli
viene equiparata (tXfl.clpTIJfl." oilcroc). E evidente che, a.llorche nuovi o di servirsi dei termini con valore pregnante,
viene punito, il soggetto, da attivo che era quando corn- insistendo su precisi significati, e che quindi ii suo stile
mise !'errore, diviene passivo (139 ). - cio e evidente, sia pure in Ihisura minore, anche nei
N ella tragedia, vt>f.!.cpopcl appare molto spesso usata in discorsi - e profondamente legato a! pensiero, e del
senso del tutto analogo a T0)(1J, da cui di:fferisce essen- tutto alieno da ogni genericita espressiva, I 'ipotesi prima
zialmente per una sfumatura di tono: indica cioe qualche e piu naturale per spiegare la preferenza per ii termine
-11 chuzloc e che A.ntifonte vi scorga, innanzitutto, la nega-
':i zione della radice ruz-. II primo Iegame e quindi con ii
i·l
("') V. ad es. A~ 1; B ~ 1; y !, ecc. verbo Tuyzo(vw che, semplice o composto, ricorre spesso
/I ("') Cfr. anche Meyer, Prodikos, p. 90 il quale osaerva giusta. in tutti i testi antifontei. Ma, e questo e piu significativo,
mente come cnJ~J.tpopcX indichi gli avvenimenti che ci si presentano
come « colpi del destino I) (si tenga pure presente, in proposito, si puo forse arguire che egli non si servi nelle Tetralogie
l'uso tucidideo ne! senso di < disgrazia personale »: I, 127, 2; VIII, del semplice TOX">'i perche vi scorgeva non tanto ii senso
!I 81, 2). Ma li'ruxta:, come si vedr3., non puO esse re indicata come
< blossen Zutall '• puro caso.
generico di caso, destino (donde: caso disgraziato, sfor-
tuna) quanto il ccintrario di ihuzloc, contrario che, come
!I ("') Aristotele (EN, 1135 b 18-19) distingne &fLiXPTIJIL" da &~ux~­ e evidente, non puo essere ne caso, ne destino, ne sfor-
~1
fLIX percM ne! primo caso la causa e ne! soggetto, ne! secondo e a!
di fuori del soggetto.
In Erodoto aufLq>opa e l'impurita derivante dal delitto (I, 35; 41;
}I 42), ovvero, la conseguenza di esso (cfr. Moulinier, Pur et impwr, pp. ('") V. sn questo punto, e per un elenco dei passi, Busch,
186·7); nel senso vero e proprio di delitto, appare nella VI orazione Umersuchungen zum W esen dm •vm in den Tragi!dien des Euripides,
,,,, di Antifonte (§ 1) e si ritrova in Platone (Leges IX, 877 A): wx~ XIX! Heidelberg 1937, p. 23 ss. e, per la storia del concetto di -rUx~
·' prima di Euripide, ibid. p. 9 ss.
""f''!'Opa (endiadi: cfr. The Laws of Plato, ed. E. B. England, Man·
,.11; chaster, 1921, vol. 11, p. 433, il quale rinvia anche a 854 D 2; 873 ('") Snlla cui importanza si sofferma Schmidt, Die Ethik der
A 5; 877 C 8; 878 B 3; 934 B 3). alten Griechen, Berlin 1882, I, pp. 375-6.

~I 5
66 INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 67

tuna, a meno di dare ad chuzlot senso del tutto diverso serie di fatti esaminati da punti "di vista differenti: TUJ(Yj
da quello che ha nei testi. quello oggettivo, huzlot quello soggettivo (143 ).
Se e vero che <huzlot indica uno stato o una circo- E interessante il confronto con un passo di Gorgia
stanza derivata dall'impossibilita di raggiungere un fine, (Hel., 11) ove si dice che la M~ot porta alia &.-ruzlot: cio
di realizzare compiutamente un'azione, -ruxYi - sentito significa che una visione razionale del reaJe, corrispon-
come opposto- dovrebbe inveceindicare una situazione dente a verita, puo permettere all'uomo di sfuggirvi.
in cui gli eventi si compiono secondo una. legge di cau- Il senso di &.-ruzlot quale appare in Antifonte, ritorna nel
salita razionale, antitetica alia situazione, eminente- Oratilo (420 C) ove, singolarmente, la parola viene ac-
mente tragica, espressa da thuzlot (142 ). accostata ad &.~ouf.lot, w~ ou ~otA6v-ro~ ou8e -ruz6v-ro~ oli
La conferma di cio si ricava dal solo passo delle ~~IXAA& -re xoti 8 k~ou/.e-ro. I due termini si leggono vicini
Tetralogie dove -rUxYi e accostato ad chuzlot (r 8 8). TuxYi nella terza Tetralogia (r ~ 6) con senso analogo: &.-ruzlot
e usato tre volte, non nel senso di caso, destino, maJa- rigua:.·da i'agire, &.~ouf.lot il pensiero, entrambi non con-
sorte, ma nel senso di « avvenimento ». Esso e stato pro- dotti a buon fine (,.. ).
vocato non da chi si e difeso, ma da chi ha aggredito; Si comprende come &.-ruzlot sia vicina, nell'originario
da chi, con una azione, ha suscitato delle conseguenze significato, al senso di tXfl.cXP"'YifL"' e di tXfLotp'rcivw, che
(i:x -rwv otu-rwv ~pywv -ri)v -ruJ(YjV rcpocroty6f'£vo~); l'azione,
considerata dal punto di vista personale della vittima,
si traduce in un tragico errore, sorto dall'essersi egli (u 3 } Non deve stupire che, nelle orazioni reali, le cose stiano
trovato davanti a dei risnltati imprevisti (T!i otthou &.-ruzlq: diversamente, o meglio, che manchi quell'approfondimento con-
1)f1.otp-rev); errore che, avendo -avuto come risultato la cettuaJ.e che, in bocca ad un cittadino qualsiasi, avrebbe perlomeno
stonato. TUX'l), nei discorsi, ha perlopiU senso generico di sorte,
morte, e anche colpevole. TuxYi indica un avvenimento, di avvenintenti incontrollabili ed imprevedibili da parte dell'uomo:
o meglio, una serie di avvenimenti, legati da rapporto cfr. V, 6; 21; 92, ove e opposta a 7tp6vOLcx e a yvW!LlJ; VI, l, opposta ad
causale, che non dipendono, nel caso specifico, dall'im- &8,x!<x (volonta di agire male); I, 2; VI, 15.
putato, il quale li subisce restando estraneo al loro ("') V. anche Plat. Epist. VII, 350 D 6: >tAOCV"I)V xocl &-ruxtocv: il
svolgersi (&./Jmplq: -rux11 xlxPYi"'"'')· 'A-ruzlot indica la si- viaggio in Si<!ilia, risoltosi in un insuccesso; Euthyd., 279 C: £6-ruxtcx
= ao~tcx, nel senso di (j capacita di raggi.ungere un fine». Osserva
tuazione negativa provocata dall'aggressore, che non ha Aristotele (Phys., 197 b 8) che solo gli esseri che agiscono e che
saputo impedire che il proprio atto sfociasse nella propria hauno facolta di scegliere sono soggetti ad &-ruxtoc ed .U-rux!lx. I!
morte. In questo contesto, i due termini indicano una termine ci't'Ux~ indica genericamente uno stato di buona sorte
(cfr. Rhet. I, 1369 b 39). Socrate, nei MemorabiU di Senofonte
(Ill, 9, 14), non considera titolo di merito l"avere e&rux!<x, poiche
si tratta di qualche cosa di estemo all'uomo, e la contrappone a
("') Per il valore della radice -rux- nella tragedia, cfr. Unter- •impoc~!<x, che presuppone l"agire bene. Invece in Antifonte (A 8 9)
steiner, Le origini del!a Tragedia e del Tragico, Torino 1955, pp. e in Gorgia (He!., 9) i due termini sono affini a .U>tpocytoc e 8ucr>tpocytoc;
323; 325 n. 6; 514 ss. Il vocabolo 8u=xi)' in Eschilo (Oho., v. cfr. Schmi<lt, Synonymik der griechischen Spraehe, IV, p. 418 ss.
913) t esprime la condizione di chi non TUYX.IivEL~ di chi - preso e Meyer, Prodikos, p. 88. Il senso generico di &-rux!<x ed eu-ruxtoc e
tra due opposte alternative- non riesce a raggiungere un risultato, presente anche in Antifonte (A 8 4; 8 9) e ritoma negli oratori,
una meta '· V. Sch. ad Oed. Col., 960, p. 45, 20-22 De Marco. presupp ~nendo pero una teoria d~a fortuna assai dif!erente dalle
Questo motivo viene ripreso da Gorgia, fr. 6 (cfr. Untersteiuer, concezioni autifontee, tucididee od euripidee. Cfr. Allllgre, Tyche,
I Sofisti, I, p. 294); He!. 15, ecc. p. 71 ss.
68 LT><TRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 69

rinviano anch'essi ad un « fallire il bersaglio >>. I due sfugga alia punizione per la huxloc nj<; ocfLocp-rloc<;. E la
vocaboli vengono piu tardi distinti, accostando oc't1Jxloc dimostrazione viene offerta con un'argomentazione bi-
alia "t"UJ(1J esterna all'uomo, che si riversa su di lui, pas- partita: 1) se la huxloc non deriva da provvidenza divina,
sivo, mentre ocfLOCP"t""IJ!L"' ha il suo punto di partenza nel- si tratta di OCfLOCP"t""IJ!L"' il quale, in quanto errore-colpa, va
l'intimo dell'uomo, benche i risultati non dipendano punito; 2) se deriva da maledizione divina, e frutto di
dalla sua volonta. A questa distinzione rinviano le de- empieta, e, percio, va egualmente punita. E evidente la
finizioni di Aristotele ('"') e di Anassimene (146 ). Esse tendenziosita capziosa del ragionamento, che pone come
presuppongono un'indagine approfondita sulla respon- assunto quello che andrebbe dimostrato, e cioe appunto
sabilita nel comportamento umano: questa si traduce l'identificazione di OC't1JJ(loc con &fLOCP"t""YJ!L"' ed implica l'equi-
bensi, nel campo giudiziario, in una differenziazione delle valenza di entrambi, agli effetti della punizione, con
pene; tuttavia il diritto, dice Aristotele {147 ), e talora 0C8tx"t)J.LtX.
superato dall'aequum (-ro i7trztxb;) che comprende casi di
fronte ai quali la legislazione e, per la sua stessa natu-
* **
ra, inadeguata {148 ). La distinzione fra oc't1Jxloc ed ocfLOCp· Una volta chiarito il senso delle Tetralogie ed il tipo
-rloc e fra questi. di problerni che esse affrontano, appare piu facile anche
Antifonte, lo si e visto, ricorre a specificazioni del stabilire la posizione di Antifonte. N ella prima serie di
tipo di ocfLOCP"t""IJ!L"' nj<; -ruJ(1J<; e OCfLOCP"t""IJ!L"' nj<; j"'WfL1J<;, ed discorsi, lo si e visto, emerge una polernica contro la
e chiaro che non presuppone la distinzione precisa fra retorica fondata su dx6<; posta in risalto dal contrasto
,, oc8lX1JfL"' ed OCfLOCP"t""IJfLOC che troviamo in Aristotele. N elle fra cio che e necessario, cio che e, e il verosirnile. n
I Tetrlilogie, peraltro, si assiste ad un ulteriore passo in- contrasto fra le funzioni rij<; cpuaecu<; ( r 8 2) ed dx6<; mo-
;I dietro, al tentativo cioe, da parte dell'accnsa - volon- stra che questi e M~q:, e percio non ha valore. La conse-
'
'ii tario o no, ha poca importanza- di identificare hux1J!L" guenza implicita e che il diritto puo risolversi in un
!i con &fL&p"t""YJfL"'· N aturalmente, il significato di questo sopruso; e questa problematica, come s'e visto, non e
;j
i
tentativo e aggravato dal fatto che quest'ultimo non neppure assente dai discorsi reali (149 }.
li viene distinto da oc8lX1JfL"'· Non e giusto, dice a ppunto Nelle altre due tetralogie, l'oratore mostra come sia
I' l'accusa nella seconda tetralogia (y 8), che l'imputato possibile combattere sul piano giudiziario, trarnite sottili
Jl argomentazioni, contro una norma religiosa che pretende
di avere valore assoluto e predominante.
v. sopra, p. 55 s.
{ 115 )

'il ("') Rhet. 4, pp. 33, I H. = Ra.dermacher, Art. Script. VIII,


11, che rinvia a numerosi passi aristotelici. Si tenga presente la. { ) E evidente che, ove si accentui il contrasto &1.-lj&e:"" f86~~.
111

:1:11
distinzione di Gorgia, Hel., 19: oox <ll~ &~p"t"l)fL" !"'!Lmiov, IJXK .:,, non v'e posto per la. concezione di ELx6c;. Oltre che per Antifonte,
<Xwx'l!L" vo!L<attov: il primo proveniente da Y'""~-''l' ~ou>iufL"<"v e
.t:j:::''I
questo e vero anche per Gorgia: cfr. Pal., 3, e Untersteiner, SofisU,
ttxV'l' "~P~=~~~ (Aristotele lo deftnirebbe <Xabaj!L~). il secondo Test. e Fr., 11, p. 114. Vie un altro importante punto di'coufronto
da W)('l' <iypwfL"a•v e ~P"'""'' <Xv<iyx~c,. fra. Gorgia. (Pal. 4) e le Tetralogie: un'~!Tt~ &veTtt8ecxTo, dice Pala-
I!' ( 1") Cfr. Rket., I, 1374 a. 26 81!. mede, provoca. !'ocTtopeiv. La verita non e Ttop<!Lo,. V. Tetr. B ~ 2:
{1.. ) Cfr. Pa.oli, Proc. att., p. 59: il giudice trova. un limite nelle e piu facile lascia.rsi persuadere dalla 86~~ che dalla <Xl.ij&tcor: (cfr.
leggi, ma. non in esse il presupposto della. sua. funzione. Se vi e B ~ 1; A 8 1). Resta. tuttavia che i1 problema del Palamede e di.
una. norma., la. applica; altrimenti decide secundum 1J<m,v,m et aeguum. verso da. quello delle Tetralogie.

HI I
70 INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 71

Ohe significato dare J1l dispiegarsi di una tecnica pret- consultasse di coloro i quali gareggiassero o nel tribunale
tamente sofistica, posta al servizio di chi vuole sfuggire o in assemblea. Allorche, rovesciatesi le sorti dei 400,
a questa legge religiosa ~ Una risposta pare la piu natu- questi vennero tratti in tribunale dal popolo, egli, accu-
rale: l'equiparazione della legge diVina (o, meglio, che sato d'aver collaborato con loro, pronuncio, a mio parere,
pretende al fondamento diVino) con quella umana non la migliore difesa - almeno sirio ai Iniei tempi - per
piu (come vorrebbe l'accusa) subordinando questa a un'accusa capitale ». Vissuto nell'ombra, .Antifonte ofl'ri-
quella ed ignorando ogni eventuale contrasto, pone in- va le risorse del proprio ingegno a chiunque lo richie-
vece la prima allo stesso livello dell'altra, cioe sul piano desse: se si tiene presente che, prima del regime dei
di v6fLo<;, con tutte le implicazioni che in epoca sofistica Quattrocento, Atene aveva vissuto un lunghissimo pe-
il terrnine comporta. riodo di governo democratico, le parole di Tucidide non
L'avvocato combatte contro le leggi patrie, in quanto creano l'immagine di un aristocratico rigidamente arroc-
creano delle vittime innocenti ed hanno talora maggior cato sulle proprie posizioni, quanto di un uomo che
peso proprio per la loro autorita. Oosi, alla critica contro viveva intensamente l'epoca sua, con tutti i suoi pro-
dxo<; si affianca, condotta con notevole abilita retorica, bleini; vicino nello spirito, forse, proprio a Tucidide. Tra
fondata su un'acuta indagine sofistica, la battaglia con- le loro opere noi possiamo stabilire piu di im parallelo,
tro la norma religiosa. N ella misura in cui la religione e non solo formale: alla robusta capacita, comune ad
aspira a porsi nella sfera di '!"'""'' (
r "' 1 ss.), il risultato di entrambi, di plasmare il linguaggio al ritmo del pen-
questa battaglia e proprio il distacco fra <puo-<<; e religione, siero (151 ) si affianca, collegata a questa ma ancora piu
e l'avvicinarsi di quest'ultima a VOfLO<;. Se questo e giu- importante, la straordinaria profondita raggiunta nel-
sto, occorre quindi concludere che .Antifonte non e quel l'analisi della realta e delle forze che vi dorninano.
fervente esaltatore di v6fLo<; che alcuni passi, e il fatto L'indagine di cui le Tetralogie non ci offrono che un
che la tradizione ce ne tramanda la morte come oligarca, esempio e anzi una delle premesse della visione storica
potrebbero indurre a credere (150 ). Rileggiamo le ap- di Tucidide.
passionate parole che gli dedi ea Tucidide (VIII, 68 ):
<< Ma colui che aveva preparato tutta l'impresa per otte-
* **
nere questo risultato, e che soprattutto se ne era preso
cura, fu .Antifonte, uomo non inferiore a nessuno degli Riprendendo ora l'annosa questione del rapporto fra
Ateniesi del suo tempo per capacita (&p<-r'ij), abilissimo l'oratore ed il sofista, Ini pare inutile riesarninare ab ovo
nell'escogitare argomenti e nell'esporre cio che avesse
pensato; non presentandosi volontariamente ne in as-
semblea ne in altro pub blico dibattito, sospetto anzi alla
(In) Vivace assertore del temperamento e dell'ispirazione ari-
folia per la fama della sua capacita (l>«vonrro<;), era in stocratici di Antifonte fu il Bignone, Sfludi, pp. 168-169, ohe trova
grado piu di ogni altro di prestar aiuto a chilinque lo conferma alia sua tesi nelle parole di Tucidide (VIII, 89-90) e si
fonda principalmente su quest'argomento per distinguere l'oratore
dal sofista. E verosimile che la 36~oc rij<; 3etv6TIJTO<; nonoh6 il fatto
('") Egli insegna a sfuggire il v6fLo<; che vieta di uccidere sia che Antifonte fosse xp&:'t'~O'Tov tv.&u{L7)&i)viX~ ... xiXl &. yvo(7) ebtetv cui
giusta.mente sia ingiustamente, ma non gli contrappone, esaltan- allude Tucidide, gli derivasse anohe da studi sui tipo di quello ohe
doli, neppure i v6~o~ cpov~xot di Dracone. noi leggiamo nelle Tetralogie; cfr. il giudizio di ps. Plut. V. X or.,
72 INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 73

la storia del problema (152 ); e noto che le posizioni degli portare qualche nuovo contribute, alia luce dell'analisi
studiosi sono state e sono ancor oggi assai oscillanti (153 ). fin qui compiuta.
Caposaldo per la distinzione fra i due autori restano tut- Il frammento papiraceo della Verita (B 44) si apre
tora i magistrali studi di Ettore Bignone (""') ove il con una definizione di a,x~cocruv1J: essa consiste nel non
lettore trovera, accanto alle ragioni che portano a distin- trasgredire -r<l: -rij<; 7tOA<w<; vof!.'f'"' {156 ) ed implica l'iden-
gnere l'autore della V e:rita da quello delle orazioni, anche tificazione di cio che e legale con il giusto. Antifonte
molti dei tratti che li avvicinano. non e d'accordo su questo pun to, come risulta da quanto
Tralasciando le testimonianze antiche, oscillanti e segue; anzi, il contrasto di fondo, che costituisce la trama
non di per se decisive (155 ), e bene vedere se e possibile costante di tutto il passo, e fra 'f'Ucr<<; e v6f1.o<;. Il cittadino
trarra il massimo giovamento dal rispettare le leggi di
fronte a testimoni, e dal seguire invece le leggi naturali
I, 8; 000 ev TO,, J.byo•- ocxpl~~- (v. la sooonda tetralogia) x~\ m&~vo<; quando e solo. Il motivo del ~Uf!.'f'tpov <<si puo conside-
x~\ Setv6, ecc. (si v. Both, pp. 2·3). rare quasi una parola d'ordine in quest'epoca ~ ("'); da
Mi pare utile rieordare anehe le osservazioni di Erik Wolf, quanto segne (158 ) si osserva che Antifonte distingne
Griechislhe Rechtsdenksn, Frankfurt afM. 1952, vol. 11, p. 148 ss.
Antifonte, in quanto prese parte alia sollevazione aristocratica fra due tipi di ~Uf!.'f'tpov-rot, l'uno, vof!.<p, costituisce un
contro la ~ democrazia totale • di Clistene, fu ritenuto seguace del vincolo per la natura, l'altro, quello 'f'Ucr«, e libero.
partito ariatocratico. Se perO si tiene conto che si oscillava, allora, Anche la Of1.6vo<ot che il sofista auspica si fonda sui
fra la cripto-tirannide di Alcibiade e il dominio terroriatico di sin- ~Uf!.'f'tpov (159 ).
gole consorterie di cittadini attici, e che di vera demoerazia non
si trattava certo, si comprende che ehi rifi.utava tutto ciO potesse N elle Tetralogie e nelle orazioni esso ha un ruolo
purtuttavia essere amico del demos. Cosi, «il retore politico Anti- molto importante: basti pensare alle argomentazioni
fonte poteva sperare di attuare il suo sentimento sehiettamente fondate sulla metretica dei vantaggi (160 ). Inoltre, e
democratico nei 400, secondo i modi della tradizione solonico- !
particolarmente degno di nota il passo della prinla
periclea, assai meglio che in associazione con Clistene • (p. 149). tetralogia (A "'9-10), ove l'accusa afferma che non e
PerciO - e questa la conclusione per me molto importante del
Wolf- noi dobbiamo interpretare Antifonte in base ai suoi seritti, ne giusto ne vantaggioso che l'imputato venga assolto:
senza imporgli una posizione aprioristica. Egli, per parte sua, lo non e vantaggioso perche la presenza d'una persona
considera un segu.ace della n-&:..p~oc; noAL't'el.«, e segue, per quanto contaminata si risolverebbe in un danno per la vita della
riguarda la questione dei due .Antifonti, le poBizioni del Nestle.
("') Oltre aJ Baggio del Bignone citato piil. avanti, si v. M.
UnterBteiner, I Sofisti, I, pp. 45·51, e l'ampia bibliografia ivi
p. 5. s.). V. Bignone, Studi, pp. 162·3. Inoltre, le argomentazioni
eontenuta.
di Didim.o non dovevano essere del tutto perspieue e persuasive, a
(153 ) Rooentemente, ripropone la tesi dell'identificazione del· giudicare dalle incertezze e dalle confusioni di Ermogene (v. oltre,
l'oratore con il so:fista, S. Mazzarino, Pemiero Storieo, I, p. p. 82 e n. 191).
316 ss.
(:m) Per l'espressione 7t1Xp1Xf)IXI.veLv ..a v6fLL!J4, v. Ant. V, 87; VI,
("') Studi, particolarmente p. 160 BB. 5; 49; 51.
(1 55 ) Prlmo a distinguere fu Didimo, di cui noi abbiamo notizie ("') Untersteiner, Sofisti, Test. e fr., IV, p. 74.
da Ermogene, de ideis, 11, 11, 7, mentre nessuno dei contemporanei 1
( " ) Col. IV, I ss.
si curo di approfondire la coBa, come moBtra il fatto che abbiamo
indicazioni biografiche dell'oratore, ma assolutamente nessuna del ("') Untersteiner, Sofisti, Test. e fr., IV, p. 134.
) V, 62·64; A 8 9.
180
BofiBta (cosi H. Gomperz, SophisUk wnd Rhetorik, Leipzig 1912, (
74 INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 75

comunita e dei singoli individui, le imprese andrebbero ria (164 ); 3) la prassi giudiziaria si risolve spesso in un
a finir male e i campi perderebbero ogni feTtilita. La danno anche per chi testimonia. Questa concezione trova
religione appare qui strettamente legata al ~ufLcpkpov, una reaJe corrispondenza con il problema di dx6~ come
poiche trasgredirne le norme significa attirarsi dei danni. viene svolto nell(l Tetralogie: esso e antitetico a cio che e
V a poi tenuto presente, per queste considerazioni del 8v'"""'~· aJ vero; in piu, va ricordato anche il riferimento
sofista, chel'idea che il giusto legale sia di danno aJl'in- aJ vaJore vincolante delle leggi, anche se applicate ad
dividuo nasce nell'ambito oligarchico (161 ), un innocente, che leggiamo nelle orazioni reaJi (16").
ll papiro prosegue osservando che chi trasgredisce le L'antitesi posta daJ sofista e fra v6(.Lo~ costrittivo, ma
leggi (-rei v6(.L<(.LO< ), se riesce a sfuggire alia sorveglianza di « esteriormente ~, e cpucr<~ necessaria, interiore, legge na-
coloro che le hanno stabilite, non va incontro m\ ad turale la cui trasgressione comporta automaticamente
O<tcrxuV"I) ne a ~"1)(.1-lO<. Questo punto e impoTtante, perche una punizione o uno svantaggio. Si pensi ora aJl'ultimo
o<tcrxuV"I), come s'e visto (162 ), e la vergogna che ricade su discorso della terza tetraJogia, ove si riprende la con-
chi infrange degli g.&-ij, degli lfypO<<po< v6(.Lo<, mentre ~'1fL(" danna di dx6~ espressa uella prima: legge naturale e
riguarda piuttosto la punizione infiitta con regolare pro- quindi necessaria e che gli occhi vedano e le orecchie
cesso. Risulta chiaro che per Antifonte sono da porsi odano; questo legame di necessita non esiste fra dx6~
sullo stesso piano convenzionale sia gjt'1 sia v6(.Lo<; ne de- ed il vero. Anche per il sofista i nostri organi hanno una
riva il distacco fra religione e cpucr<~, e l'avvicinamento precisa funzione naturale: ma v6(.Lo~ prescrive agli occhi
della prima a v6(.Lo~, secondo quella stessa problematica di vedere o di non vedere, ai piedi dove andare e dove
che, se e giusta l'interpretazione datane, troviamo nelle non andare (166 ): si tratta, in quest'ultimo caso, di
T etralogie (168 ). un'allusione ai divieti sacrali (dpyecr1tO<< .,.o;v vo(.Ll(.L<i>v),
ll diritto, risulta daJ papiro, non ha vaJore assoluto, alla proibizione rivolta a chi e contaminato di entrare nei
perche: 1) si attua solo su chi viene individuato come luoghi sacri. Come si vede, il tema e quello delle Tetra-
colpevole (su chi ~en&'ii); 2) la punizione che infiigge, logie: le prescrizioni religiose vengono equiparate a v6(.Lcp
in quanto le leggi su cui si fonda sono ~1tl1te'"""• e ""''"""' 8lxO<<ov, analogamente a quanto si e visto per le orazioni.
86~"v non ""''""' &f.~1tetO<v, ovvero non e sempre necessa- La quinta colonna del papiro contiene un breve elenco
di prescrizioni della legge, che sono spiacevoli per chi
le applica: difendersi solo quando si sia stati danneggiati,
("') Cfr. Ath. Resp. II, 20 e M. Untersteiner, Sofisti, Test. e senza aver preso l'iniziativa di offendere; venerare i
Pr. IV, p. 75. Che il sofista fosse democratico, viene messo in dub- genitori anche se malvagi (167 ), concedere agli altri di
bio da Mazzarino, Pensiero storico, I, p. 321, il quale ritiene anche
che l'autore della Costituzione d.egU .Aumiesi sia vicino, per l'atteg-
giamento mentale, ad Antifonte (pp. 305-6).
('") col. II, 21-23.
('") Cfr. p. 35.
("') Cfr._ p. 49 •.
(1 83 ) Td: v61-'-L!LtX indica quindi ogni tipo di norma imposta, scritta
o non scritta; nelle Tetralogie leggiamo -riJyv ye:prtL't'Epwv Tck v6!-LL!-LtX ('") Col. Ill, 10 ss.: il prohlema U.l rapporto fra la persona ed
(r o: 6) riferito a degli !&lj che pretendono ad una ]mnizione in sede suoi organi naturali ha un posto di rilievo anche nella terza
giudiziaria. In un'iscrizione tarda (Dittenberger, BIG, 885, 10, tetralogia (r y 4). Ne! fr. Bl, 5q,,, e yvoofL~ garantiscono la realta
p. 601) troviamo xocT&: Tti &:pxoctoc v61-'-L!LIX riferito alle cerimonie sa- <lell'essere (v. Untersteiner, ad !., p. 36).
ere guida.te dagli E umolpidi. ('") Cfr. Plat. Leges X, 885 A.
76 INTRODUZIONE c\NTIPHONTIS TETRALOGIAE 77

giurare nel corso delle accuse, rinunciandovi personal- rivelano la familiarita con un problema che doveva essere
mente (168 ). Si tratta di ~&.], o meglio di alcune conse- assai sentito nell'Atene degli ultimi decenni del secolo;
guenze di queste norme, che molti consideravano leggi di in questo senso, non v'e certamente ragione di pensare
natura; Antifonte le distingue rigorosamente, conside- che solo chi fosse immerso attivamente nella pratica
randole come determinazioni convenzionali, non certo giudiziaria potesse scriverle. Tuttavia e piu significativo
meno convenzionali perche non scritte. Prescrivendo al- ricordare ancora una volta la condanna di dx6<;, lo
l'uomo un certo tipo di comportamento, non possono, strumento di persuasione per eccellenza (170 ). Che, se
come non lo possono queUe scritte, porre l'uomo generoso e valida l'interpretazione della prima tetralogia, si puo
che le applichi al riparo dell'ingiustizia (169 ). La con- forse stabilire un piu intimo nesso fra queste parole
ferma giunge dalla prassi giudiziaria, dove colpevole e del sofista e il dramma del personaggio accusato
vittima sono alia pari, fino a che uno dei due - e non d'aver ucciso il suo personale nemico, costretto a difen-
sempre si tratta di chi lo merita - riesca ad imporre ai dersi da un'accusa imbastita praticamente solo in base
giudici il proprio punto di vista. La persuasione e am- ad e:Lx6~.
bivalente, osserva il sofista: si esercita parimenti, sia a La condanna degli f&.j, ili tutte queUe norme, insom-
favore dell'accusa, sia a favore della difesa. Queste parole ma, accolte dai padri e tramandate oralmente, appare
chiara sin dal momento in cui il sofista le identifica con
v6[Lo<;, smantellandone cosi il valore divino, nella misura
("') Mazzarino, Pensiero skn'ico, I, p. 321 e n. pp. 610-611,
interpreta diversamente questo punto, proponendo questa tradu- in cui quest'ultimo aspira all'identificazione con rpOO''<;;
zione: sono giusti secondo legge « ooloro ehe agli altri eonsentono anche gli dei sono, per Antifonte dei vo[Lo1teTIJfL"'""' e non
di venir meno al giuram.ento, mentre essi non vengono meno ». dei ~A<XO"T-IjfL"'""' (171 ). Quest a condanna porta alla pro-
11 riferimento sarebbe rivolto in particolare al giuramento d'eteria. clamazione dell'uguaglianza di tutti gli uomini al di la
Tuttavia da Arist. Rhet. 11, 1377 a 8 ss. mi pare trovi conferma
l'interpretazione tradizionale, ehe, in piil, rispetta il senso del
d'ogni diversita di condizione sociale o di razza: « <quelli
vocabolo xcx't'6!J.vua.SUL; bench6 infatti comunemente il rifiutarsi che nacquero da illustri padri) noi rispettiamo e ono-
di giurare tolga di imbarazzo, Aristotele, esponendo gli argomenti riamo, mentre coloro che <provengono da una casa non
che potrebbe addurre chi non presti giuramento, dice: • giurando illustre,) ne li rispettiamo, ne li onoriamo! In cio ci
si puO aver vinta la causa, non giurando, no. In tal modo il non comportiamo come barbari gli uni verso gli altri. Infatti
giurare e un'esplicazione di virtue non il frutto del timore di com-
piere uno spergiuro • (a 17).' In x~T6!J.vua&a, e presente il senso di
accusare, far eondannare, oon giuramento (efr. Bignone, Studi,
p. 179, n. 3). ( ) Si v. il saggio del Nestle, V om Mythos zum Logos, Stuttgart
110

('") Croiset, Nouv. fr. d'Ant., intendendo l'antitesi ~uat,jv6f1.o' 1940, p. 391 ss., che pone le Tetralogie nella T~ del sofista, come
del papiro come afl'ermazione dell'idea scientifica di legge di l'Eiem> e il Palamede in quella di Gorgia. L'esistenza di una Ux"'l
natura, distingue parimenti fra questa legge antifontea e l'&yp~~o' di Antifonte e messa fortemente in dubbio gia dagli antichi. Non
v6"'o' espresso da Sofocle nell'AnUgone. Quest'ultima, egli oSBerva, credo vi siano ragioni sufficienti per distingnere le Tetralogie come
e legge religiosa e morale, di contro a quella antifontea che e natu- di autore diverso da quello delle orazioni antifontes; si v. il com-
ralista (p. 9). Bisogna aggiungere che la polemica contro gli llh] mento a! testo, che pone in rilievo i numerosissimi paraJleli. Dato
puO essere rivolta a norme ehe non_ avevano tanto va.lore etico, il senso delle Tetralogie, mi pare, poi, sia assolutamente da esclu-
quanto erano dominate dal cn>!J.~Epov di singoli gruppi o addirittura dere l'ipotesi di un qualunque imitatore.
individni. Insomma, come gi8. s'e visto, bisogna distinguere nel· ("') Cfr. Plat. Leges X, 889 E = C 1 e Untersteiner, I SofisU,
l'ambito degli ltyp~~o• v6!J.o' (v. sopra, p. 32 ss.). vol. 11, p. 66 .

.
78 INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 79
-------------------
per natura del pari tutti possediamo in t.utto un 'origine In base a questo solo passo, e e.Htremamente arduo ri-
analoga barbari ed Ellimi; infatti e opportuno osservare spondere in modo positivo alia prima domanda; ma
le soddisfazioni naturali che sono necessarie a tutti gli non e neppure del tutto agevole eme.ttere un giudizio
uomini: tutti hanno la possibilita di procurarsele nel negativo, e assumerne poi le necessarie conseguenze.
medesimo modo e in tutto questo nessuno di noi e di- Si puo fare, invece, un altro accostamento interessante
stinto come barbaro ne come elleno: tutti infatti noi fra le Tetralogie ed un passo delle Leggi platoniche (.,.)
traggiamo il respiro nell'aria con la bocca e con le narici che ha eccellenti probabilita di riferirsi proprio ad Anti-
e mangiamo con le mani tutti... »(172 ). fonte (176 ). L'Ateniese riferisce il pensiero di filosofi non
Potrebbe l'Antifonte di cui parla Tucidide aver scritto meglio precisati, per i quali cpucr,<; e 't'UX'IJ producono le
queste paroleT Dobbiamo, con il Bignone, ritenerlo af- esperienze piu belle ed importanti, mentre 't'l:;(v'l) produce
fatto impossibileT o seguire piuttosto il Mazzarino, il quelle di minor valore. L'accostamento cpucr•<;f'~'uX'IJ op-
quale, partendo dal presupposto che le due opere attri- posto a 'l'i:xV1J/vop.o<; richiama suggestivamente la dot-
buite al sofista (la V erita e la Concordia) sono antino- trina antifontea: tanto a maggior ragione in quanto l'an-
miche di per se stesse (178 ) e integrando diversamente le titesi cpucr•<;/'t't;(V'IJ esercita la ·sua influenza proprio sulla
parti mancanti del papiro, non vede insormontabili concezione del diritto, della giustizia e delle leggi. E
difficolta ad identificare il sofista con l'oratore (174 )T assai significativo che questa teoria anonima venga citata
nel corso di una discussione sulla &cre~«cx e sulle pene
da infliggere a chi manchi di rispetto alia divinita e ne
("') tr. Untersteiner. 11 Mazzarino, Pemiero storico, I, p. 609 tl-asgredisca le norme: come si vede, ritroviamo costante-
n. 281, propone per le prime righe un'integrazione divexsa e tic- mente questo tema! La teoria riferita da Platone, proprio
ea d'interesse: <'t'oUc; 3& e~ )A&-qvoc(wv ~7)'t'&>pwv i!:Tt'o:L3oU~eM tt X<rd
ae:~6!J.t&ct'> ToUc; 3& <wf), xo:btep be. xoc>AoU o[<xou ~vTo:r;,>oilTe i!:Tt"- in quanto avvicina cpucr•<; a 't'U;(1J, intende quest'ultima
<ctL3m)~e>&ct oU-re: ae~6~<e:3co. Si farebbe cosi riferimento alia leg-
~
come « coincidenza razionale >>: non si puo fare a meno
ge in base alia quale i nati da madre non ateniese non avevano di pensare alia particolare, caratteristica concezione di
gli stessi diritti dei figli di due ateniesi. Dal punto di vista logico, chuxlcx espressa nelle Tetralogie (177 ). Il presupposto lo-
non si puo negare che il confronto fra barbari ed Elleni, che segue,
si comprende assai meglio che non in base alia lettura tradizionale.
gico di ci-'t'Uxlcx e proprio la ..Ux'IJ di cui parla Platone.
L'autore avrebbe dovuto continuare inlatti, per essere conseguente: Se si passa· poi ad esaminare lo stile, si possono so m-
• tutti, infatti, nobili e plebei, ece. '· Appare evidente come le mariamente raggruppare alcuni tratti comuni, di un certo
considerazioni del Mazzarino propongano una figura abbastanza rilievo (178 ): 1) il gusto per l'antitesi, senza pero che
differente da quella ormai tradizionale.
("') Pensiero storico, I, p. 316 ss., particolarmente p. 317:
• cosi il sofista Antifonte esalto il costume sociale e politico degli
Elleni, esortando a consolidarlo nella sua sostanza ideale, che era ("') X, 888 D ss.= fr. C I.
la 'concordia '; e tuttavia dichia.rava, aJl'opposto, che tra Greci e (u•) Si v. testo e diacussione in Untersteiner, Sofisti, Test. e fr.,
barba.ri non c'e differenza 1. Come giB. s•e accennato, il Mazzarino IV, p. 178 ss.
scorge nei frammenti antifontei il risultato di una critica alia ("') Cfr. sopra, p. 65 ss.
democrazia (p. 321), togliendo di mezzo in tal modo l'ostacolo ( 170 ) Per le divergenze, v. Bignone, Studi, p. 175 ss.; egli osserva
maggiore all'identificazione dei due Antifonti. che mancano del tutto ne! papiro esempi • di quelle ardite circon-
("') V. su questo punto, soprattntto Pensiero Storico, I, p. 610, locuzioni, usate per esprimere con maggior forza ... concetti che
n. 284. potrebbero essere rappresentati da una semplice forma verbale »,,. /

I
80 INTRODUZIONE ANTIPHOKTIS TE~'ICALOGIAE 81

esso si concreti in una simmetrica ed equilibrata perfe- boli (183 ); 5) l'uso di figure retOl'iche particolari, come
zione dei membri dell'antitesi stessa (179 ); 2) il colorito la catacresi (184 ) o la personificazione {185 ); 6) l'uso
poetico, particolarmente evidente nel fr. 49 tratto dalla frequente di -;o. . . T£ per collegare i membri d'una
Concordia (180 ) ma presente anche in altri frammenti, frase {186 ).
fondamentale per le Tetralogie e non assente anche dai L'analisi stilistica del Bignone, per quanto acuta, per
discorsi; questo fatto eminentemente stilistico si in- quanto rivelatrice d'una profonda ed amorosa consue-
treccia con il problema del rapporto con i tragici, im- tudine con gli antichi scrittori, non cost.itnisce, presa di
portante per entrambi gli autori (181 ); 3) l'uso di voca- per se, una prova decisiva: e di questo, del resto, egli
boli rari o ionici (182 ); 4) la formazione di nuovi voca- stesso era perfettamente cosciente (187 ). Di fatto, gli
argomenti che il Bignone adduce per spiegare le note-
volissime differenze fra lo stile della V erita e quello
ma non dice che un esempio si trova nel fr. 49; Untersteiner (ad l.,
p. 126) rileva che l'espressione ~7tE:p n ToO xoc.&' lJtLEpav l3£ou l:l; -ri)v
della Concordia potreb bero facilmente essere addotti per
~uAAoyfjv sta per {.mtp -roU aulliyea.&cx~ T0\1 xoc.&' lJfJ.Ep<Xv 13(ov. Si pub spiegare le differenze fra queste opere e i discorsi giudi-
aggiungere fr. 44 A, col. V, 27-28 d E:mxo0p1)0'L<; E:y£yve:'t'o. Per i tratti
comuni con Tucidide, v. ancora Bignone, pp. 189-90
("') Cfr. pap. I, A, col. I e Untersteiner, p. 75. ss.} che gli stessi Ateniesi accolsero giS. nel V secolo forme dal suono
( 18') Cio e stato posto in luce daJ Bignone, p. 198 ss., i1 quale non attico • (p. 215).
perO non rileva i numerosissimi tratti poetici delle Tetralogie, opera Per l'uso, poi, di forme ricercate, si cfr. quanto dice di Tucidide
di cui, del resto, egli fa menzione solo incidentalmente {cfr. p. 176, Dionys. HaJ. de Thuc. iud., 24, p. 869: e1tl fLEV T"l)v b<Aoy-1)v ~&v l>vo-
n. I). !J.&.Tw\1 Tl)\1 Tpomx7)\l xcd yAW't"t'1)1J.IXTLXl)\l xal. &:1t"'f)pXaLwiJ.-/j'.l1)\l xat ~£\11)\1
( 181 ) Per illegame fra le-TetralogW e la traged.ia, v. sopra, p. 17, A&~~\1 1t"poeA6!J.e'JO<; ci'JTl.
'ti); xoLvij; xat ~uv/j&ou; e le giuste osservazioni
n. 18 (fine) e i1 commento; per i rapporti fra i1 sofiata e Sofocle, del Both, p. 9. Sono inoltre assai importanti, sul problema lin-
Bignone, Studi, p. 140 ss., 200 ss.; per i rapporti con Euripide, guistico in generaJe, le pagine del Rosenkranz (speciaJmente pp.
P· 198 BB. 127-130).
( 18') fr. 6; 43; 49; 5, 8, 10, 17, 21, 31 (v. Bignone, Studi, p. 192). ("') Cfr. &<L<cr-rw (fr. 22), Untersteiner, ad l., e Norden, Die
I! fr. 3 riferisce che nella Verita Antifonte usa &""P"""""'~'· mentre antike Kunstprosa, Leipzig 1923, p. 72, n. 2 (si v., oltre a Harpocr.
nelle TE:xvcx.t {di incerta attribuzione) &mxpcx.cmeUcx.O"-rov: il primo s.v., e a1 commento del Dindorf, Democr., 68 A I DK: e:Ue:crTOO}.
vocabolo e anche nell'oratore (V, 18) e in Tucidide (II, 87). I! Occorre ricordare che ad Antifonte si attribuiva un'opera sulla
vocabolo &wp<«m>picorre ne! fr. 58 e due volte nell'oratore (V, 91). coniazione di nuovi vocaboli (fr. 76 Blass}, per cui v. Cucuel, pp.
Non ci si deve mer&vigliare di trovare forme ioniche in un autore 24-25.
attico. Cfr., proprio sulla lingua dell'Atene del V secolo, [Xen.] ( ') Frr. ll, 16, 20, 23. Si puo forse porre in questo gruppo i1
18
.Ath. Besp., I!, 8: ~oo~v 'Tt'CiO'CX.V tixoUovt"e:c; t~e:l.i~ct.V't'O wUw 1..1.t-Y be. fr. l15, sull'uso di &"6"P""' per &1to>.oy!" (cfr., ad es., or. V, 65). I!
Tij, -roii-ro 3£ b< -nj,· X<Xl o! fLtv "EAA')V._ !3!cf fLWOV x<Xl <pO>vji x<Xl 3"'£"'11 fatto e che, ove non sia citata l'opera donde le glosse son tratte,
xotl ")(~fLOm xp&VT<X,, 'Alh}v<X'O' 3£ xexp<X~ ·~ &7t&VTO>V ~&v 'EAA~vO>V non e affatto facile stabilire di quale sia questione, perche i lessico-
xotl ~<Xp~<ipO>v. Cfr. Thumb, Die griech48che Spraehe im ZeitaUer des gra:fi, che pure hanno di fronte un'edizione critica o le sue tracce
Hellenismus, Str...sburg 1901, pp. 54·55; 214 sa., da cui emerge (cfr. frr. 48, 65, 71 Blass, ove si esprimono dubbi sull'autenticita
l'importa.nza estrema dell'influsao ionico sulla lingua lettera.ria e . di alcune orazioni e delle T£X\11XL}, ignorano totalmente la possibilit3.
parlata; se ne vedano le conclusioni a proposito di Senofonte: • Non di distinguere fra sofista ed oratore.
e troppo ardito concludere che, aJ tempo di Senofonte, anche la
lingua dell'uomo comune in Atene ntilizzava vocaboli ionici, e ("') Fr. 2: ~ yvwf''l ~r·'~"'·
che quindi questo scrittore, aJmeno in parte, attingeva i1 suo vo- ("') Cfr. Bignone, Studi, pp. 216-217.
cabola.rio ionico daJ!a lingua parlata; abbiamo visto sopra (p. 54 ("') V. pp. 166-167.

6
82 INTRODUZIONE ANTIPHONTIS TETRALOGIAE 83

ziari, composti con una ben precisa funzione, per essere l'applicarlo, quando osserva che lo stile di Tucidide e
pronunciati da determinati personaggi. E, anche se e vicino a quello della V erita, e lontanissimo invece da
vero che Antifonte come logografo non sa - come fara quello delle orazioni: il che va contro l'evidenza. Vice-
egregiamente Lisia- entra.re compiutamente nello spi- versa, le considerazioni stilistiche svolte sulla V erita ed
rito del suo cliente, fondersi insomma nella figura di il suo autore si adattano bene anche alle Tetralogie (192 ).
colui dalla cui bocca usciranno le sue parole, e pero certo E lecito, in base a tutto cio, schierarsi ancora una volta
che egli creo per le sue orazioni un linguaggio ed uno fra coloro che ritengono che Antifonte oratore e Antifonte
stile autonomi (188 ); dove invece, come a.ppunto per le sofista siano una stessa persona~ Alcuni elementi, e non
Tetralogie, non si tratta di testi da recitare tal quali in dei meno importanti, a favore di questa tesi, si sono
tribunale, l'espressione e assai piu libera, fermi restando aggiunti nel corso dell'indagine. Se, come fanno i clienti
pero alcuni tratti fondamentali (18'). Anche nelle Te- di Antifonte davanti al tribunale, ponessimo sulla bi-
tralogie lingua, stile, immagini, si adattano felicemente lancia gli argomenti a favore e quelli contro, la vedremmo
al particolare argomento trattato. Un confronto stilistico ora pendere dalla parte dei primi. Ma, come proprio
fra l'oratore Antifonte e dei testi di incerta attribuzione Antifonte ci insegna, e arduo emettere una sentenza su
non puo prescindere dalla considerazione di queste brevi fatti non completamente noti. A differenza pero di quan-
orazioni: esse rivelano somiglianze, oltre che nella loro to accade ai giudici, costretti ad emettere rapidamente
problematica, anche nell'espressione, con alcuni fram- un giudizio, a noi e lecito mantenerci in uno stato di
menti attribuiti al sofista. ragionevole incertezza; tuttavia le prove in nostro pos-
A favore della distinzione fra i due autori e, come si sa, sesso, se abbiamo saputo valutarle secondo verita, pa-
l'opinione di Didimo, citata da Ermogene ("0 ); questi iono condurre in una ben precisa direzione: l'autore delle
ne troverebbe conferma in base al criterio stilistico (il Tetralogie, l'oratore e il sofista sono una stessa persona.
che fa pensare che Didimo non adducesse prove altri-
menti sicure (' 91 )), e mostra una certa confusione nel-

Per l'eloquenza di Antifonte. v. Barigazzi, Ant. I OTaz.,


( 188 ) ("') V. le note di Untersteiner, pp. 7-9. Si v. anche Plut.,
pp. 26-38, che giustamente accosta Orazioni e Tetra!ogie. V. X. or. I, p. 833 C ( = fr. A 6), che racconta come Antifonte,
( 1") V. Cucuel, Ant., p. 127 ss.
insoddisfatto dell'esercizio della Ti::XV7) &Au7t(a:~, E1tl. Pll-rop~xl]v &.7te-
Tp0C1t1j. Questa frase e un tipico esempio di come lavorassero i
( 198 ) de ideis, II, 11, 7.
dossografi, i quali irrigidivano in successione cronologica una va-
(ltl) Cosl giail Croiset, Nouv. Fr. d'Ant., p. 14 ss.; in quest'arti- riet8. di interessi a prima vista inconciliabili {cfr., analogamente,
oolo, con il quale si fa vivace assertore dell'identit8. dei due autori, il caso di Antistene: frr. 125-130 della mia edizione, Milano 1966,
egli osserva, fra le prove a favore, che Senofonte (Mem. I, 6, I) e le note relative). Se noi pensiamo alia scoperta pitagorica, o
dice 'AvTt<pwv o aO<pta't"i], per distinguerlo da o 7t01lJ't"iJ' (in effetti meglio alia messa in valore della portata magica e catartica della
aocpLcrri)~ none atto a distinguere l'oratore dal sofista; anche Ermo· parola, e che proprio nella seoonda m eta del V secolo questo tipo di
gene dice 8Uo ot aocpLaTe:Uaocv-re~). Molto importante e, ancora peril retorica si di:ffonde ad .Atene, ci rendiamo piU chiaramente conto
Croiset, che Arist. Phys., A, I, 185 a 14 =fr. B 13) dica solo dei limiti entro cui puO essere intesa la frase « si volse alia retorica ».
0 'AVTLcpOO'tl, ne Siiilplicio si preoccupi di specificare. Peril problema La vita antifontea attribuita a Plutarco contiene numerose notizie
dell'Antifonte dei Memorabi!i, si v. anche Untersteiner, Sof., Test. di provenienza disparata talora assai malamente cucite insieme,
e Fr., IV, p. 10. magari con frasi di raccordo proprio di questo genere.
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VOI~IHO ~NOIZia~
AVVERTENZA

Un'edizione delle Tetralogie di Antifonte non richiedeva


ne una nuova collazione dei codici, ne un esame generale
della tradizione manoscritta per ricostruirne lo stemma.
A cio hanno provveduto i precedenti editori di Antifonte,
con risultati che sembrano, a tutt'oggi, definitivi. Rinvio
percio, sia per la descrizione dei codici su cni va fondato il
testo (che ho, peraltro, riesaminati), sia per le principali
questioni critiche, alle edizioni del Blass (ANTIPHON, Ora-
tiones ed. Fr. Blass, Lipsiae 19082 ) e del Thalheim (ANTI-
PHONTIS Orationes et Fragmenta post Fr. Blass ed. Th.
Thalheim, Lipsiae 1914) che contengono un'ampia biblio-
grafia critica, nonche alle pagine dedicate a questi pro blemi
da Cucuel, Essai sur la langue et le style de l' orateur Antiphon,
Paris 1886, pp. 1-ll; e da Barigazzi, in ANTIFONTE, I ora-
zione, con intr. e note di A. Barigazzi, pp. 10-ll.
I due codici che ci interessano sono:
N: Oxoniensis o Bodleianus (Ms. Auct. T. 2.8), sec. XIII-
XIV
A: Crippsianus o Burneianus (Ms. Brit. Mus. Burn. 95), sec.
XIII
Per quanto concerne le Tetra.I<Jgie, N presenta poche corre-
zioni di prima mano (N1 ) e poche, tarde, d.i seconda mano
(N•); il testo originario di A (A~"·) e pieno di errori, corretti
per lo piu dalla stessa mano (A 1 ), talora da un altro revisore
(A 2 ) che offre lezioni ora eccellenti, tratte da un altro codice,
ora sospette come congetture dotte. N ell'insieme, N e mi-
gliore di A; A•'· N•'· offrono la buona lezione; N~>'· A • una
lezione Inigliore di A•'· o di A 1 . Entrambi dipendono da un
archetipo con varianti in terpolato.
Il testo e stato assai tormentato dagli editori, spesso
88

inutilmente, in base a rigidi criteri stilistici esterni, difficil-


mente applicabili ad un autore come .Antifonte. Oio non
toglie che, in taluni casi, sia indispensabile emendare. Di
ognuno di questi casi rendo conto nel commento al testo,
per non ingombrare ed appesantire l'apparato critico (la
espressione cfr- comm. rinvia appunto alle note apposte alle
Tetralogie). Per la stessa ragione, e data l'esistenza dell'edi-
zione del Thalheim - non accettabile per i troppi emenda-
menti, ma dal ricchissimo apparato -, ometto gli errori
ortografici piu banali (btL~o).ouov-ro<; per bn~ouAouov-re<; ecc.).
Ho mantenuto o0- al posto di "1)0-, nelle forme passate di
o0p(axw (contro Jernstedt, seguito da tutti gli editori) in
quanto si tratta di forma ionica. TETPAAOriA A
Scrivo sempre ytyv- (che si alterna alia forma y.v- ).
Si v. pero Rosenkranz, p. 146, il quale, fondandosi sul prin-
cipio che vale la tradizione piu frequente, vorrebbe scrivere:
1) sempre y.vwcrxw; 2) nella r or. e nelle Tetralogie y(vofLotL;
3) nelle or. V e VI y[yvo[Lott; 4) nei fra=enti del sofista
y•yv- (pap. ytyv-; cod. y•v- ).
,i Rispetto invece le forme crcr o """' cosi come si trovano, dato
che la lingua parlata presentava reali oscillazioni (v. Ro-
il senkranz, p. 145).
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no::po::ye:votLivwv f!~Te: UnO TWv dx6-rwv i~e:Aiyx.ovTo:.L •
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60
&aUtLq;op6v .&, Uf!Lv icr--rt T6vae: f!Lo::pOv xo::l d.vo::yvov Ov-ro::
3 av: av Gernet 4 "P""fii.<XTO>V N: TWV "P"'Yf'&TO>V A, Tha.J., coli.
V, I 6 np&:TiwaL N2A: 1t'pcfTiouat NPr· yvwa&ij\ICXL N1A1: rv.wa-rlj\lcxt
NP", 8tocyvwcrlnjvoct AP'· 7 3«xlnjvoct: V-eyxlnjvoc< Kayaer et cett. edd.
(cfr. camm.) 10 rnn-ljcrwvroct A: rn>L~<rovroc< N ll nocpoc'M~~T< N: 32 be 1t'cxAcxtoU: {3oUA'rlatr; in marg. N 34 oU8rn6moT~ A: o~m:moT'
n«poc'M~ottt A 15 T)~ttpov NApr·: Uftmpov A• 17 7Jft~ NA': N 41 ><oc&£0't'l) ReiBke: ><oc&£0't'l)crtv NA 44 .Xno<p.U~<cr&oc, N'A':
u~ AP'· ,;.,~ av 8uv. Steph.: fw~ <iv 8uv. NA 19 ,;.,~ NP'·A: 8~ N' <X7tO<peU~<X<rllut NP'·AP•· ou8l: Reiske: OtYr< NA 51 ftapTUp~: AO<r<;
20 ~cx(p£at.~; cxhtb>v in marg. N; in lac. <oiYre: yelp xcxxoUpyour; e:LxOr; Tij~ Til>v V-erxwv .XmxtTI)<r<w~ in marg. N 54 Y)f.L(Ov A: Uftwv N
ci1t'OXT£i\lcxt T0v !l\l&pw1t'OV> con. Aid. (sed cfr. Kayser et comm.) 54-55 -rOOv '1t'cxp6v't'w\l yv&vcxL A: yvWvcxt TWv 1t'tXp6VTwv N, 1t'1Xt6\l't'wv Bekker
22 Verba l)(o~-.Upt&7jcro:v ante ou8<l<; (v. 20) transp. Bekker &v (coli. 8 4) (cfr. comm.) 55 i~<Aeyx6ft£Vo~ A: tA.rx611.eva~ N, qui in
del. Reiske: 31) con. Radermacher 25 av add. Dabree: non rec. marg. add. 7) nocpix~"'"'~ oil'"'' &no Tou fdAAovro~ 68 f'~tt &reo N:
Bi&M 28 Tij~ um><jl~: Tij~ <&AA~~> un. Pahle i!.<&' uno60A &' N:59am.
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N•: i~<MyxO>V1:Cl(L A, -O>V1:Cl(L vel -OLV'!:OCL
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7tt~7tA&.vcxL -roUe; civcxLTLouc;· Sx. yelp 't'Ot~)'t'W\1 cxr -t' cir:poplct!. cnv, e:UOf.o::c; yevotJ.kvt)c; 1ro:Uov-rcxL' 0-rcxv OE: vocrl}awow, Uyr.ELc;
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e:Upiuv S~e:Aty~w, Ov oL 't'ttJ.c:upoUvn:~ octrri;) &8Uvcx-rot e:Upe:Lv
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68 iJfLuv6fL'I)V Kayser: -/)fLuv&fL'I)V NA 69 e!x6Tw<; l:ll6xouv N: l:ll6xouv


39 wl) N'A: om. NP'· 41 3£ NA1 : om. AP'· 42 ~v iXv N: !v ~v •!x6-rw~ A 7l xocTOO.ox!Lf3<ivotu N: xocT<XAot!L~<iv>Ju A 75 3£ oc(no•
A1 , &v om. AI"·, forlaBBe recte. 44 3«<~0AlJ nj<; olxhou f"'p'rUpUt<; N: 18' oc(TLOV A 76 u ciae~·t~ el<; A: u ciae~<L<; T< e!<; N 78 o~v
in marg. N 47 &vocy.-yvwax6fLEVO<;: Harp.: &voty. <in! .TOU cXvot7t<L&6· NA : om. AI"· 79 be u Twv: be ye Fra.nke, alii alia (cfr. comm.)
(J.tvO~ • AvncpWv (cfr. comm.) 52 't'oc0't'6v (quod servat Thalheim, coli. 81 ~(a( A: Tci !vocvT(oc N 83 7toAAou~ 3£ l:p.: 7tOAAoU~ 3£ dpocvou<; >
Pi&t. Phil., 37 D): To~pyov Blass alii a.lia (cfr. comm.) 55 T6v3& Tov ip. Radermacher (cfr. comm.) 84 Ti}v n: Tlj'J 81: Schaefer 85
Dobree: ou~ TOv NA 57 1-'lJ NA1: om. AI"· 58 y.Xp NA1: om. AP'· ipyot!;6f'<Vov X<xT. N, l:py. xotl ><exT. A cptl.oW'n)'l "" N: cpU.o&&njv
59 TOU 3£ awfL. x. nj<; 7tOA. N: nj<; 31: 1tOA. x. TOU "'""'' A 59-60 81: A 90 ><ot'n)yop•in fLou: ""'"'lY6P'I)Toc( "''" Sauppe, alii alia (cfr.
<im:cn&pOUfL'I)V N: l:aT<j>OUf''I)V A 60 Ae:Loplf<l<; N: A'l)cp&el<; A, xocl oomm.) 91 W3«i;oc N: <i>ri:li&L~ot A 95 3t«cpllo<p£>rnt N' 8<ocoplfoc.
A<Lcp&d<; del. Dobree 62 xocT<XA'I)cp&el<; NA ': xocTotl.e:Lcp&el<; AP'- ptvroc fLS A Subicit N: <i1t0Aoy£o< cp6vou <i7L'O:pot<rljfLou.

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Ep.ocpTUptL] E:-rL ~p.cppovoc sUp6vTtc;, croccpWc; &.vocx.pl.vcxvTEc; crTpt~ocL -rlj~ btt&~cre::w~· oUOdc; yOCp <&v > bte::~oUAe::ucrev
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1
5 &7to1.t<rotL NA : &7toAt- ac.><ppov'ijaotL N 27 'I) NA•: <L vel oL AP'·
cr.&oct. A_Pr· 7 &wxLoc 1tocp' NAl: &8tx.f.a. ... Trocp' Apr. (&3Lxei:'t"tXt \m' ocU- oU ante ..Ov oc\rrOv add. A2 31 1tiit; N: 1tWt; A ocU't"Wv A1J<p&el.t; NA.Pr·:
-roU scribere debuit) oruTOiv b ML<p&.l.<; A• 35 T6v8e A': T68e AP'·, T6u N 36 -ro !Jlv:
Subiciunt Nk KOt't7)yoplot Ga-repo•- iJlv <yocp > Reiske, coli. B 8 5; r ~ 7; 8 6 Kotl: 'I) Hirschig 38 <Ixe
-ro&rou ye N: y' e!xe 't'OUTOU A 39 em(l)...-o: rne&e-ro Dobree (cfr.
comm.) &yOivot N: ><lv8wov A 41-2 -ro <potvep<Xv-1-'~ ><otTOLI!. NA1 : TO
6-7 cbt<Aoy/)3-r): Poll. II, 119: 'AvTL<pWv 8£ ><otl &7te1.oy/)&r) (cfr. comm.) 1-'~ <p<LV<pilv- l<CtToc8. APr· 42 ou y.Xp: £! y.Xp Reiske (cfr. comm.)
8 7tpoL86vn:' N: !86ne<; A 10 otln-oi<; (vellh, otln-Oiv) Reiske: otOTij> NA 43-44 &ml<rTpt<jlotL: &7tOTpt<jlotL Reiske (cfr. CQIDM.) 44 av add. ThieJ:
11-12 8<;--!~totp...UpeL: del- Seume ap. Sauppe (cfr. comm.) 13 lh• N: oU3elt; y• liv Reiske, alii alia. i:1te~oUMucrev NAl: i:Tt'e~oUAeuev APr.
om. A
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e:t7te:p &yEve:To q;o:.ve:pOv ~j.LLv, TLve:c; ~mxv oL &7toxTe:LvocvTe:c;
rx&r6v· 1.1.~ Oe:01)AW!J.E:vwv oe
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~17t6&cr~t; -roU E~ &.7toAoyf.IXc; Ucr-rEpou TaU E~ijc;
55 dx6Twv E:Ae:yx.6!J£\IOc; oOToc; &v xa1 oUOEf.c; ~-re:poc; &.7to-
xTdv!Xc; oc0T0v e:'£1)· oO yd:.p 07t0 j.LOCp-rUpwv &AA1X. xpu7t't'6j.Lt\IIX
7tpcf.O'O'E't'!X!. -r0C 't"OL!Xt.i't'!X. ['IOoU, q;"t)cr£v, b(W x!Xr. ~ &.TuxLIX j.Lou. Oetx-rtxWt; OE
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Otocq;.&dpocc; oc?rr6v, oOO~v ~Te:pov Oj.LWV Oc:i:Toct. ~ Tijv 0c.uj.LL E!J.ocuTOv xocr. Tfl &.-rux£~ j.LOU xiXr. -rTI ToUTCuv xa:xoup-
60 octrroU j.Lt1XpL1Xv e:£c; Uj..tOCt; IXOTotic; bt·tphfJa:t. ~j.LELc; 0& Uj..tWV 5 ylq<.] -r<XfL~pwv -rou IL~ 7terpoveuxkvo:L -rl&'l)crLv o &7to"Ao-
Oc:6j.Lc:.&1X j.LE:v o~Ofv, Aiyoj.LE:V 0' U!J.Lv, et j.L~-re: bt -rWv yoUj.LeVot; TO IJ."t)~OCj.LoU 7tpoeA.&eLv kxe(v"t)c; ~t; vux-rOc;, x!Xr.
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OCxoAoU.&ou !J.!Xp't'upoUv·roc;, 7tWc; OCv Otxoc£wc; &rcoAUone: ocU- Wt; oO-roL q;a:cr~v, ExWv kj.LIXu-rOv bfxe:tpL~w, -rTI TE -roUTwv
-r6v; (11) -ro:u-ro: oi'iv do6nc; ~o'IJ&ei:-re fLI:v -ri;i &7to&oc- ~x&pq<, l>ei>Lw<; fLI:v -ro {Ltye&oc; Tijc; OLO!~o"A'ijc; o:O-rwv, m-
70 v6v-n, 't'Lj.LWpe:'Lcr.&e: 0€: T0V &:7t0X't'E(VOCVTIX, &:yve:Ue:-re: 0£ -rljv crTeUc.uv OE "t'jl Uj..te-rE:p~ yvWwn Tfl -re &.A"t).&dCf -rWv &~ &!J.oU
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~V't"LVIX OCAA'IJV O"WTI)pLIXV XP~ {LE xo:-rocrpuyei:v. (2) xo:tv6-
-riX-ra: ylip 0~, eL XP~ x1Xtv6TIXTIX j.LCD.Aov ~ xiXxoupy6-riXTIX
eL1tei:v, O~ooc~&:AAoucr( j.LE. xiXTljyopot ycl:p XIXi -rtj.Lwpot. q;6vou
45 l)crcrov NA>: l)crcrc.>v AP'· 47 i}y<ho NA: &-n:.!&<-ro Maetzner (cfr.
comm.) 47-8 .?>8ott~ov(ot' ~<v
!xotVov N: !xotvov f!lv .?>8otL~ovlou; A
51 ToUc; &:7tOXT.: ToO~ <lSvrwc;> cbrox.T. Reiske 55 Elx6Twv NA1:
e:lx6Twc; Apr. 55-6 d7toxn£\l~: d:7tOXT. lgn., <0> c:i1t. Weidner 56 73 &.1roAUea.&e: ci.7toAUcr£a.&t Sauppe (cfr. comm.)
O!&rbv •!~ NA': civ e!"l} A~"· !mo: btl Ald. (cfr. comm.) 57 T.X TOtotihot Subicit N: be ""'TI)yop£0<, 6 Gcrnpo,.
N: TO!UTIX A 58 q><XV£p&, Al"·: lj>otV<pb, NA1 60 iJ!"''' NA•: "~'-"''AI""
63-5 Verba .X8£x"''- yev/j<>ttO!L post &1toMom: "''lT6v; (v. 69) tra.nsp. 1 {m6.&tcrtc; A: T, \.17tb&tat~ N 2-5 Verba l8oU - x.ctxoupy£~ duo
Jernstedt (cfr. comm.) 64 i}~rv NA1 : u~rv Al"· 66 ~~"''' scholia ad initium orationis pertinentia recte putanda sunt (cfr. comm.)
Ammon. de diff. s.v. bJ&{,~"I}~ot: Tb 8' ~~Lov <-t£&<-ro &-n:l TOU 7tpocrtpo· 5 TEXtLi)pt0\1 TOU NAPr·: "t'EX. 8E TOU A2
7ttdou_ mtp'· sAntxorc;. 0 yoU\1 'A. bJ Tt/i:c; fPO\Itxotc; IJI"t}O"L" "t'£&\\e:@c; oi5wc; Subiciunt NA: e~ &7tol.oy(,._ 6 Ganpo,.
u~rv ivlh.I~Lo' yev/j<n:Tott. 70 &yv£1\ETE -ri}v 7t6ALV: Harp. s.v.: 'A. bJ
Tij> W civtl TOil O;yv(~e-r• (cfr. comm.) ·
1 Tjj T< .XTU)([q. A•: ~ "" &TU)((ot NAP'·

\;1:..
102 All All 103

10 1tpOcr7tOL01J(.Le:VOL e:!vocL, l>1te:pot1tOAOYOU(.Le:VOL T'ij<; lil-1)&ou<; ye: o0T6t:; -re: ~Uwv f.LCX.prupe:Lv oU8E:v .&ocuf.LOCO"t'Ov ~1toc&e:v
U1to~f.occ; &7t0CO"l')c;, -O~cX -rl)v &.7topLcx.v ToU &.7toxTe:f.vcxvToc; 01tO 'tWV xup(w<; ex&pwv f.LOL 6v-rwv 1te:Lo&d<; XIXTIX<jle:ul!e:-
ocUTOv E:~t cpovE:oc cpocai.v tivoct, OpWvTtc; OE: "t'civocv·doc Wv 45 G&oc( f.LOU' eye::. TE 0Cv6crL' iX.v 7tricrxOtfJ-t, d f.'-~ 7ttG't'6:>t; K!X't'OC-
7tpocrr£-rocxToct ocOToLe;, cpocve:pOv Cht &Of.x.wc; E:~E ~OCIJ...ov f.L1Xp'tUp1)&e:L<; 8Loc<p&ocpe:l1)V u<p' Uf.LWV. (8) f.L~ 1t1Xpocye:vl:-
hoX'te:LVIXL ~1)'tOUOW ~ 'tOV 'f'OVEOC 'tL(.LWpe:'Lo&ocL. (3) e(.Lt o&ocL 81: (.Le: -rijl <p6vcp &7tLOT6npov ~ 1totpocye:vl:o&ocL <pocolv
15 81: 1tpoo'ijxe:v o!J81:v IJ.l-l-o ~ 1tpo<; 't~V (.Lotp-rup(ocv 'tOU &xo- e:!voct. eyoo 8' oUx Ex TiJV dx6-rwv !J:AA' tpycp Ol)AWaoo oO
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( 4) ~ (.Ltv oov &,uxlocv fl f.L• a,oc~ocl-l-ouoLV, e:t<; e:!J-ru- f.L& CJ>IXO'LV e:tx6-rwt:; 0C7tOK't'E!VocL cx.U-r6v, 7toA\J TciVOCVT(oc E;O"t'(.
xlocv oct'tOU(.LIXL (.Le:'toco't'ijvocL. &~,c;; a· Uf.LOC<; &7toAUOIXVTOC<; f.L• 55 -roLt; f.LE:v ycX.p &ruxaUcn ve:W't'e:p(~e:tv <1UfJ-cpE:pe:t • Ex yOCp TiJv
f.LOCXocp(oocL f.LOCAAOV ~ XIX'tocAOC~6vu<; eAe:'ijoocL. (.Le:'tOC~OAWV enlllo~o<; ~ 8ucmpocy[oc (.Le:'toc~ille:LV ocinwv EO'tL"
cpoccrl. OE: "t'blv (.I.E:v b.lrux6v"t'WV 1tiXtO(.I.E:vo~c; oc?rroi:c; o08Evoc -ro'Lt; 8' e:OTUxaUcnv &.-rpe:f.LL~e:i.v xocL cpuAcfcrcre:tv -rljv 1tocpoGcrocv
25 gVTLVOC oUx. dx.6.ore:pov e:!voct a-occpWc; 1tU&6(.1.EVOV "t'o\Jc; 8tcx.~ e:U7tpcx.y£ocv· ~e:&La-rcx.~oov yelp TiJv 7tpocyf.L&.oroov 8ucr't'uxe:Lt:;
cp&e:Lpocv"t'occ; ocUToUc; e:Lc; o!x.ov &yyELAoct, ~ &.7tof..t7t6V"t'CX. E:~ e:UruxaOvTwv xoc&(cr-rocvToct. ( 10) Ex OE: .orWv dx6-rwv
otxe:o&ocL. (5) eyw 81:. o!JII<voc o~-rw &e:pf.Lov xocl &vllpe:i:ov 60 7tpOC17tOt00f.LEVo( f.LE E:Aiyx_e:tv, oUx dx6-root:; &.AA' ~v-root:;
0Cv&poo7tov e:Ivoct OoxW, 5v.orwoc oUx. ii.v &cup!. TWv vuxTti>V cpovE:cx. (.LE: cpocaL TaU &vOpOt:; e:!voct. Tcl: OE: e:Lx6"t'cx. - ~Art.
ve:xpoi:c; ciGTtcx.Lpau(n cruvrux6v-roc 7t&.Atv U7tocr-rpt~cx.V't'OC cpe:U- 7tp0t; E:fJ-oU f.Lillov &7to8E:Oe:tx.oroct O'l't'OC. 0 TE yelp KOC't'OCf.LtXp-
30 YELV f.L&.Uov -1j 7tUv&Clcv6fJ-EVOV -roOt; xcnwUpyout:; 7te:pL -rllt:; TupiJv f.LOU &7ttGTOt:; &A~Ae:yxToct Wv, g Te: €Ae:yx.ot:; oUx tcr-rt,
<jlux'ijc; xLVI!uve:ucrocL. -rouTwv 81: [f.LilAAov] &. dxo<; ~v 8poc- Trl TE -rEKf.L~pLcx. E:f.La, oU Ta0Tau llvToc E:O~Aoocroc, -r&: -re: Lxv'tJ
cr&v-roov, ot f.'-Ev bd -ro!t:; Lf.Loc't'Lott:; 8toccp&e:Lpocv't'Et:; ocO.oraUt:; 65 ToU cp6vou aUx dt:; E:~ cpEpov.oroc, &_)..).' dt:; -roUt; &.7to'Auof.LE:-
oUx OCv ~'t'L dxO.oroot:; cicp(otV't'o, eyw 0€ &.rrfjUocyfJ-oct rijt:; U7to- vout; &.7taOE8e:tX't'OCL U7t' oc1.hWv. 7t&.v-rc.uv OE: -riJv xoc't"t]yOpl)-
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~V crx.o7te:!v "t'tx.U.oroc. cicpocvoUt; 8E: ~v.orot:; 't'OU KrJpUyfJ-OC't'Ot;, oUOe:fJ-Loc &.7toAoyLcx. -roLt; 8tblXOfJ-ivott:; &pxoUcr&. EIJ"'t'LV.
oUOE: U7t0 -roU.orwv .or&v xcx.xoUpyoov ~7ttcr-rov Otoccp&ocpllvcx.L 70 (11) oihw 81: &8lxw<; 8LwxoVTI:<; (.Le:, oc!J-rol f.LEv &vool"'<;
oc!J-r6v. (7) Tou 81: &e:poc1tov-roc; 1tW<; XP~ 1tLO'toTI:pocv ~v &.7tox.ore:i:voct ~l)'t'OiJvTe:t; xoc.&cx.po( cpoccrtv dvcu, Ef.l€: OE, Ot:;
f.LIXpTUp(ocv ~ 'tWV eAe:u&Epwv ~ye:Lo&ocL; o[ (.Ltv yocp liTL- e:ucre:tJe:Lv
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40 f.LOUV'tiX( 'te: XIXL xpi)f.L"'"' ~1)f.LLOUVTIXL, eocv f.L~ TliA1)&'ij 8o- &ocpOt; &v 7tcf.V't'blV Tb:Jv EyxA1)fJ-0C't'WV U7tE:p <f.LE:v > EfJ-ocU-roU
xWGL fJ-OCprupljcroct· 0 8E: oUx tAerxov 7tocpoccrx.Wv oU8E: ~&.­
oocvov 1tou 8lx1)v 8woe:L ; ~ Tl<; 'tAe:rxoc; ~""'"'' ; &xLVMvw<;
42·3 cbc.tv3Uv<u, ye oU-rO~ -re scripsi: &x. -re: oU-rO, ye NA, cX.x. 3E !J.£),),wv
I o.u rii• <XAl)&ou, ~"o<jl~ .X7t&.a7), N: rii• ~"o<jlloc' mxa7)' rii• <XAl)&ou' !J.CX.P't'Updv oU-rO~ -re: Blass (cfr. comm.) 44 xuplw' NA1 : xup(wv Apr.
A 16 oull' A: ou8< N 19 !iO< A•: !iOU NAP'· 24 l:v'tu)(6""" 46 Utp' U!J.WV NA 1: U7t' cx.U-rWv APr. 49 ·o7tOaot NlAl: 07tOacxL Npr·APr.
NA1 : ci-ruxOvrwv (vel. eU-r.) Apr. 7tcx.to!J.&vot~ in marg. A 26 &.7toAt- !iO< f) 8ouAa.t N: 'lj 8ouAtt< fLO< A 51 1tou: 7to< Reiske (cfr. comm.)
7tOvra Gesner: &7toAm0vrcu; NA 28 -rWv wx-riilv N: rlj~ wx-rO~ A 53 8< NA1 : om. AP'· 55 1-'0V N: om. A ve:wnpl~e:tv Ald.: htttpl~e:tv
29 &a7tttlpoua< N: .Xcrn:ttlpouaw A 31 1-'iiAAov del. R&dermacher: & NA 58 yO.p N: 8< A "P<XY!-'CXTO>V Steph.: "POCY!iOCTE<WV NA 61
1-'iiAAov Blass 33 &cplotVTO A': .XcploVTo NAP•· (cfr. comm.) 41 e:lxO-rcx.- cXIJ..cX. Sauppe: IJ.J.:Aa. NA, cx.U-r&. Richards, &.1ta:v-rcx Scholl, alii
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75-7 Verba &vct!J.Lt.tvflcrx.wv - &no&a.v6vTo~ om. N 76 KelTctAct~6VTIX


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Subicit N: 6 Ucn·epo~ e~ &:rroAoyLa.s.
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5 07to8p~fL•iv Jernstedt: U7t£8p~fL£V NA 6 o~v N: om. A AP'· 21 ... Tij) yufLV"'a'"' Bekker: btl Tij) y. NA 22 o1>8tv~ NA1 :
Subiciunt NA: cbtoJ..oyLa. cp6vou d.xoua(ou. om. AP'· 27-30 Verba Tnil 81: =Lilo<;- 7tpoa.l~oU.e;v OfLiv ante&! iJlv
y<ip (v. 24) transp. Blass, 81: in yd<p muteto 26 <poveUa.v Bekker:
1 fLOt NA1: om. Apr. 2 &.yWv~X;: cXyWva.c; <xa.TtXO"'t'ljV!XD Reiske (cfr. pov<u<; NA 28 b fLEv b<w).u&rj add. Reiske (call. y 6), 8•£XwM&rj
Dobree (col!. ~ 7) 32 Toov NA•: Tov AP'· 33 <pocv<po<; A•: <p~v<pw<;
comm.) 3 -rcX. -re: liXA.a. 7ta.p!X cpUaw: <x~Xb 7t!Xp&. cp. Scheibe, 7t!Xp&;
<-re:> cpUaw Schaefer, &7ta.V't1Xc; u 7t!Xp!X cp. Jernstedt 5 ljv~a.th}v NAJ'r· 34 u1to: <8' > """ Blaas 37 t~ cXfL<poiv iJ!-'iv scripsi: UfLiv
A>: i]v~yx&.a&rjv <iv N (NAP'· sec. Thalheim, i)ve<yx~a&rjv vi:iv AJ'r· sec. NA (cfr. comm.) 39 lT• 81:: kc <iv Dobree, lT• y• Blass, 8£ «•
a~<pbrnpov del. Gernet 41 o! n: Spengel: o[ 81: NA 44 ~·fLE).H~
Blass) 8 W;: 01twc; Blass 9 xa.L ~XU..Oc; A 2 : x&v ~XU't'O; NApr.
11 OfLiV NA1 : om. AP'·, Sauppe 12 1-'~ 8«< Tli<; 7tpoE<p. TUJ(~<;: cfr. A: t~ N 45 tv yufLvoc~ofdvov;: tv <'t"Oi<; > yufLv. Reiske 46
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78 lirro&"'vwv: del. Radermacher, &l.l."'p-rwv Jernstedt 82 -/jfLii; N:


47 n&:\I'!(X NA1 : 7t&:\l't'IXI;; APr. 50 -roi3 x~pou: X!XLpoG Spengel, xp6vou
Reiske 55 't'oihov Reiske: Toi3-ro NA 't'' add. Spengel 61 [.LE: UfLiX' A 8uo NA1 : 8u"' AP'· 83 m:p<~OCA1)T< N: >t<p<~OCAo<n A
-ljf'<'i•
mal. B!ass, fLE del. Thalheim 63 o.\8' t7tL><<XAOUfLEVO' .:,, NA 1:
.:., am<. AP'· 64-65 fLiJn &x.,v add. Ald. 65 fL-/jTe l:xwv N: 4 lv ye NA1 : u AP'· 8-9 liv·n8oo' [~ At~"''] Maetzner, liVTl 8uoi:v
fLE&' l:xwv A 65-66 1m6 n Tii• oc).. - v6fLOU NA1 : (m6 Te Tii• <XA. At~"'' Reiske (cfr. comm.) 14-15 <ruJ(.Vw': eUfLEVW' Reiske, .Uv(;), Kayser,
-roU v6llou \m6 -re TWv nprxx~oo" APr. 73 i:'t't_ xa:'t'opux&fjao~t del. Pahle (cfr. comm.) 15 81; 8p~a<X<; Reiske: ll' lapcxa<X<; NA 19
Reiske: l,;r.x.a:'t'opux&f)ao[.La:t NA, 1:-rt xa:'t'op(l)pU~o!J-rxt Ka.yser, coli. y 12 lpy"' 'P"'V<p<l;: del. Fr&nke, fortOBSe recte, fLlJ <>tpo; > lpy"' 'P"'v. Schoell, fLlJ
74 nzoUv-re; oOv A: !J-t'll oOv N 75 yt)pa:taU: Poll. II, 13: yt)pa:t6~, <>te<pO; ~«> lpy"' 'l'"'v. Gernet (cfr. comm.) 20 m:<a&tv=; NAP'·: m:<-
~; @ouxuS£8"1)~ xa:l 'A"-ncpOOv. a.&Me; A1 , neta.siv't'«~ <cicprxvL<r«t> Sauppe, verbis ~py« <pcrvE:pli: servatis
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21 ~y/ja=lkto N: ~y/ja~cr&. AY'·, ljy/jaecr& A' 22-3 ~~ ci8uv.: ~ Suv. .&ctve:v b 1tcx.'Lc;· t; &~rpo"iv OE: -roU rp6vou ygvo~£vou, 0 !.l.Ev
Maetzner (cfr. comm.) 28 ~X<L NA1: ~xoo API"· ci7tOxTd~ A:
7tai:c; Elc; ctU-rOv &:~cx.p-rWv ~illov ~ XIXT<l -rljv &~ocp·r£ocv
cixoVT!~ot N 32 ro cix6VT1ov Atr<• N: Atr<• -ro cix6VTLOV A 34
8; add. .Ald. <p"l)a! A: cpota! N, cpotaxoov om. 8<; Weidner 36 8; 80 ctlrt-Ov TE't't~Wp1JT1Xt, T€.SV1Jx.E: y&p, 0 OE: cruM~7t-rcup xai.
um3£x.-ro (ell evanidis N): C:,; il7t08£xoLTo BI&BB, a.lii a.lia (cfr. oomm.)
37 civotLp<ia&tt~ del. Fra.nke, X£Mu6f!.EVo; (pro X«Aouf!.EVo;) ... MLp<ia&ttL
Maidment (cfr. comm.) 39 fv' Franke: !v NA ci"e&""• N: cilrt-
&avcv A 42 h<i>v ~ NAPI"·: ~ del. A' 44 cixooo. a~ oiJx ija. ~ 49 ou8e!; ou8ev: oil8e!; ou8ovo.; Reiske 50 ou yil:p NA': ou81: AP'·
oxoua. A': houa. a~ oux ija. l\ &xoua. NAPI"· ci1t0xn:£votvro<; NAPI"·: 50.1 otuTou o ~~TO;: del. el-ntius Wilamowitz 53-4 8Lot<plf~pek;
cilrtxn.v< A', ci1t0xn:£""'VT<~ Bl&BB 45 cipvou~ou NAPI"·: cipvouf!.EVo; A': 5 n a~ cp&ttp<!, NAPI"· 54 cix. ~ h. A': h. l\ &x. NAP•· 57
A', cipvoti!1£VOL BI&BB 46 <p~aov N: ~aLv Blass (cfr. comm.) . 48 """ <fL~a•••. > 1-'~8~ a.· scripsi: """ fl."l)8~ Ill ... N, f1.~8~ ••. AP'·, f1.~8EfLL/i<;
"'"'- o ~<XA<.Ov; ·~ T(v' o
cp6vo<; civ civfjxoL; scripsi: ."~"'- ~<XAAcov (~<XA<.Ov o A' (cfr. oomm.) 59 o! 8~ 8~ lfdot Blaas: i) a~ ci).ij&£L<X NAPI"·, d a~
A•) ~crrlv; o
cp6vo<; 8v civf)X£L NAPI"·, cp6vo<; o8v ci~X£L .Ald., "<"k o o lfo!ot A' 70 ci7t03!8waL N: 8(8ooaL A fLOL in mg A1 71 ou8~ TOU
o
fiotA&>v ; ~ T(v' cp6vo; civ. Bekker, T£vo; f1.w6v ~aTLV <p6vo<; ; <1t6np >ov o Sanppe: To\)8£ ToU NApr·, ToU&c ;Too· A', oU8!: Tij) Reiske 74 Urt"EA&Erv
civ. JerllJltedt (cfr. oomm.) N: ~&Zv A 80 ~&-rov N: t~u-rov A

8
114 B3 B3 115

xor.vw'J0~ d~ -roU~ oU 7tpocrip'o'J't'CX.~ -n}c; ci.(J.rtp'drtc; yt\16(1-t- ol6[.tt.&oc "A&ym, U(.t&<; 31: to-w<; bpiiv 7tpoo-Yjx« 't"<i: 7tpocx-
vo<; 1tW<; 3btoc<o<; <Ki)(.LLO<; OC7to<puyt'i:v tO"'t"LV; .&&v.,oc. (2) h -rwv AEYOfLEvWV y<i:p -1) &AYj.&tLoc =•=<oc
( 11) h 31: Tij<; ocu-rwv 't"Wv oc7to"Aoyou(.tivwv &7to"Aoyloc<; cx.U~oov E::nl\1, l:yW oe,
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(J.t't'6x.ou -roG (J.ELpctxlou TOU cp6\lou 0-.rroc;, oUx Ci.'J Otxcdwc; xocl 't"OC op.&wt; dpl)(.ttVOC 7tpocr3LOC{3tXAAELV Q[~Ll<OC t!VOCI' tl 31;
85 oU8£ Oatwc; &:7toAUotTE c;cUT6'J. oUTt yCtp l)(J.ti:r;, ol. Or.Ct 'T"f)v 10 riAl).&Yj ~v, At7t-rcX. 0£ xcx.t rixpt~Yj, oUx EyW 0 IJ:ywv ?J.)J...' 0
't"OU't"WV OC(.totp-rlocv 3Loc<p.&ocptv-rt<;, ocu.&fv't"OCL xoc"ocyvwcr.&tv- 7tp&~oc<; -r-l)v ~7ttXX,.&t<ocv oc1h&v 3txocw<; <peptcr.&oct """''·
Ttc; Ocrr.tX ill' civ6cn' OCv 7tcX..&ot(J.EV Ucp' U(J.&v·- ou.&' oL -9-ocvcx.- (3) .&e"Aw 31; 7tpw-rov u[.ti<<; (.tot.&<'i:v, 6.,,
oux Mv "''
-rwcrocv-rt<; lJ(.ti<<; (.t-1) dpy6(.t<VOL "WV 7tp00"'1jX6V't"WV tUO"t- cpciax:n thtoxTtL\Iixt ToiYr' laTtv, 11.~' ta\1 -rt~ tAtn.&ij.
ou-ro<; 31: b(.to"Aoywv -ro ~pyov w<; l)(.tt'i:<; AtyO(.ttV y<vecr.&ocL,
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tJOLV't' a.v u1to -rwv OC7tO/\UO'~'V't'WV -rour; cx:vocrr.our;. 1tCX.Cf1jr; o
90 fmtp 7ttXV't"WV Tij<; Xl)A'i:3o<; d<; U(.tii<; ocvoc<ptpO(.ttVl)<;, 1to"AA1) 15 ' t
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yd:p ocU-rOv xcx.l e;tp~ctVTtr; &v 0 v6(.tor; t~pytr., xcx..&ctpo1 T{jyy 0£ x.rxxOO~ rix.oUtr.\1 cpricrxwv -rO'J 1tcxXOrx, d (J.~"t't cix.ov't'larxr;
tyxAl)(.ttX-rwv ~crtcr.&<, oc7to"AUcrocv-rt<; 31: il7tocl-r<o< xoc.&l""oc- (J.lyrt €:7ttvo-l)acx.r; cx.U&tv'TI)r; &v &.noOdxwTru, xcx.t oO npOc;
cr.&t. (12) Tij<; oov O(.tt't"tpoc<; .Ucrt{3doc<; ~v<xoc xocl -rwv 't'!X Aty~tLtVoc clnoAo)'E~'t'ocL. oO y!Xp &xov't'(aoct oOO£ ~cx.At~v
95 v6(J.WV cbtclyov-rtr; Tt(J.Wpti:cr.&t ctUT6v· ctU-rot 't't (J.~ (J.E't'ct- 20 ocD't'6v Cf>lltLt. -rOv noc'i:Ooc, ?U:A' OnO 'T"f)v nAl)yl]v -roU &.xov't'Lou
AtX{3l)TE Tij<; TOU't"OU (.t<ocp[oc<;, l)(.t'i:V -rt -ro'i:<; yovtucr.v, ot 07ttA-&6v-roc oUx. UnO -roU tLe;tpcx.xLou «AA' Ucp' E:ocu-roU Or.occp-3-oc-
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(1) Toihov (.tt• dxo<; 7tpO<; -r-l)v tocu't"ou xoc't"l)yoplocv 7tpocr- cix.o\1-r(ou UntA.&Wv, O'rt<pW~ Ol)AoUTocL nocpci 'T"f)v ocU-roG ~tLocp­
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5 vo•ocv xplvovn<; -ro 7tpi<y(.toc dx6-rw<; 3lxocioc ~XtX't"tpo< ocO.,ou<;


6 !awt; scripsi: 6alw, NA o!w, Gomperz (cfr. comm.) 11 <dx&Euxv
N: ~,dx&Euxv A EO"TL N1A•: EO"TLV NP'· AP'· 12 7tpro-rov u~ N:
84 ToU cp6vou ~V't'oc; N: 6VToc; 't'OU cp6'Vou A 85 tbtoA.Uot't'C: NA1 : &7to- u!Lii' 7tpro-rov A 12-3 -r«; cp&axn: -rlt; <nv<X> q>&m<n ma.l. Reiske (cfr.
AUET<XL Al"· 88 tlpy6fLt11o• NA': Elpy6fLt110< AI"· (et infra, v. 92) comm.) 15 ump -roil: m:pl -roil 18 omvo-lja"'' NA• (cfr. y 5): fnro.
TWv 7tpOa1jx6vTwv NAs: .. 7tpocrrptO .. TOV Apr., T<'ilv <ob> 7tpoa. Bla.ss (cfr.
vo'/ja<Xt; Al''· ~7to3tlxw-r<XL N: &7to3<3&~x-r<X< A (cfr. 3 9) 20 <Xu-rov
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ToUJ~£oU: del. Saup~1 pro &:~xu£v£_t. &:7tocn£p£_! Reiake, &:~r.oo&e;Lc; ~.,.
call. ~. 7 (ofr. ~mm.) . 13 y.Xp: .deL Sauppe 14 iJ>v N'A: /J.v NP''
&coU ~'li"'p!otv: &i:ou susp. Gernet 18 ~IJ.ei; NA•: u!J£1; AP'' 19 3 ~ou £~'ij; N: ~wv £~'ij; A
3t~XOtlJ.EV N A: 3td.xolJ.EV NPr·
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23 E7ttTLj.L£otc;: Poll. VII, 21: xcd ~c; Subiciunt NA: ciltOAOj'!ot <p6vou, 8v w; OC!J.UV61J.<Vo; cXlttx't"ELVI!'I: 8v del.
, A. bnT£lJ.tOV U!J.&c; Te: ae Scha.efer 27 1tpoaax6vttc; Nauck: 7tpOO"e- Sauppe, 8v w; <i!J.UV61J.<VO; £8pctaev ma.l. Gernet (cfr. comm.).
x6vn; N, 7tpOO'oXOVTE; A 28 ~ou 7t&l)ou; NA•: om' AI''· -, ~ci'>
etpya:a!J.I:v'J' NA': ~wv dpya:a!J.I:vO>v AP'- 34 ~wv y<pct•~<p"'v Gernet: 5 cx\rr(j) NA 2: cxUT(j) A1, om. Apr. 9 TOti tyxA.fJ~-tcxToc; cxhr.oc; Cyiv£1"0
TOV 'Y'CPCXtbn:pov N, T&v Y£PCXtp£T£p(I)V Apr., TWv Y£PCXtO~P,(I)V A~ (qfr. N: oct~«>; ~ou lyx),i)I.1«TO; ybyovr:. A 11 i:IJ.OL NA•: i:!J.ou AP'· 12
comm.) 36 6... vOIJ.O; ... 7tcxpct3(8"'"" A: ol ... v61J.o> ·N•, 7totpct3Llloucnv N ~118' o!Yrw;: oua' <ilv > oG=? Bl&ss 15 7t6~ep~ -IJ8lxouv A': 1t6upcx ~~

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W<; OL OC1tEtpLOCV e:crq;OC/\1'), OCVEU'tTUVO<; C.U\1.

50 q>over,: q>ov'ij.; Jernstedt, perperam (hie et infra) 51 UfLOC' NA:


21 -ra.O't'!X N11A 2: T1Xi3't'IX NPr ·APr · 23 !J.OX&lJPi!) N: 7tOVI)pci) A 26
&! A: e~ N 27-8 8~pd,: bmpe~d' Jernstedt, fortMse recte ~[lit- A 53 -ro uf'hepov NA •: TO ~f'hepov AI>'· 55 UfLOC' 8L80C)(~VOCL
(cfr. y 5) 28 !yx),~fLOC A: om, N Verba .Xn:o).ueL - i:m:~ou1.U&tjv N: 8.8ocx&ijvocL u[lii.; A 55-6 -roil fL~ a.ac<~ocv-ro,: fL~ del, Jernstedt,
fL~ <bp&;;;,> 8.8, lgnatius, verba TOU fL~ 8L8. - ufd-repov susp, Gernet
(vv, 28-34) post (m' ocu-rou (v, 38) transp, ThaJheim coli, B ~ 10
29v30 bt-t~ouAEUaa:V't'lX NA1 : ~m~ouA&Uwra: Apr. 30 q>ovbx: in ra.s. V
(cfr, comm.) 58-9 7tpOaTpllpofLOCL: 7tpoaTpbpofL1XL Gernet, coli, Plat,
Legea IV, 866 B 61 yiv<alte N•A: yevea&< N~>'·
litt. AI 30-1 ~1t't~ou:A£UO'C'LL!J.t a:?lT(/), e:[ ~J-7J: ~1te~oUAe:uaa: Kayser, <'t't>
Subicit N: &1toAoyUx q>6vou Ov We; &!J.uV6~J.evoc; &7tbt-retvev.
a.dd, Weidner, a
TL fL~ Blass, lh• fL~ Thalheim (cfr, comm.) 33
m~ou).euaoc A: i:~ou),eualX N 35 e!vocL A: am, N 38-9 uml T<
NPI'·A: -n: del. N2 v61J.OU Lm6 Te To'U a.dd. Reiske 45 IJ.OU NA1: 2 l"lmS.&eaw:; N: U7t6.&c:at.; "t"00v E;~Tjc; A 3 bJ T06T<jl A: be TOU't'<uv N
om. Apr. 46 cx1hoU.; A: om. N !J.tv: (lAv <ytXp > Reiske IJ.OL A: &IXufLoc~"' del, Sauppe 6n s.v. A'
TO' N 47-8 8< fL< N: 8< fLOU A Subiciunt NA: ex XOCTI)YOp(oc.; 6 ~a-repo.;,
127

(l) Toii-t·6v n oo -&O<uftci~cu &v6a<O< BpciaO<V'l"O< 8fto<O< o!<; crL!-Lcuc; "t'U7t-rwv 't'Oi3 .&ocvOC"t'ou· E:x yOCp <1v txe;i:'voc; 3Locvo'1,j-
EtpyO<O"'l"O<< M-yt.v, Oft"i:v n auyy<yvwaxcu ~out.o(Jkvo<<; 'l"~V .&dc; E:Bpocm::v, 0 civ~p -rE&v1jxe:v. tcr't'r. Se; ~ !lobi chux.L« "t'Oi.i
<ixp(~ELO<V '\"WV 7tpO<z-&tv'\"<UV ftO<-&ii:v '\"OLCY.UTO< <ivezoa-&O<L 35 7tOt'l"ci~O<V'l"O<;, ~ Be O"Uf'<pOpoc '\"OU 7t0<-&6v'!"O<;. 0 fttv yocp 1:~
cixoUovT~c; oct)"roU, & l:x~&llia.&oc1. &~1.& ta·n. -r0\1 yOCp &,-.;Bpoc <1v €3pcx.crtv Exe:Lvoc; 3Loccp.&ocptLc;, oU T7i E:cx.u"t'oi.i OC!-L«P't'L~
5 0!-toAoy&v -r&rt't'tLV TOCc; 7tA1jylic; e~ ci}-.; OC7tE:.&cx.ve:v, cx,,)'t'Oc; !-L~ ill&. -r'ij 'l"oii 7tcr.'!"ci~O<V'l"o<; XP"IJO"cif'EVO<; &7te-&O<vev· 6 Bl: f'd~cu
TOU TE&v1jxb"t'oc; oU tp"I)GL cpo-.;d>c; d\ICX.L 1 ~!-LOCc; 8£ 't'oUc; 't'L!-LW· T "n i lt:' - ( ,.. ' ~0.. i ' 1.
(a)V 1)17EAe 7tpOC~occ;, 't'] E:OCU"t'OU OCTUX,L!f 0\1 OU~ 'J'lTtAtV CX.7t~-
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poiiv'l"O<<; O<O'l"ij> ~&v n xO<l ~Ae7tcuv <poveO<<; O<O'l"oii <p"IJO"LV X't'iLVeV. (5) -6rt0 BE: "t'oi.i lct't'poi.i cpOCcrxwv cx.UTOv ·ci7to.&cx.-
dvocr. . .&iAw 8£ xoct Tllioc 7tOCpOC7tf..~O"LOC &.7tof..oytj.&£vToc 't'00- 40 ve:Lv, .&ocu!-LOC~w 0't'L oUx. Ucp' .~!1-Wv TW\1 O'U!-L~ouf..e:ucr~'t'CUV
TOL~ &7tL8t!~a;L cx.UT6v. £7tLTpttp~\locL tp1)0'LV cx.U't'6v 3LOCcp.&ctpljvocL. xocl. y0Cp i\1 d !-LT)
10 (2) d7tE BE: 1tpW'l"OV ~·. d xO<l "" 'l"WV 7tA"IJYWV oc7te- &7tt'l"pe<JiocftEV, 07t' &-&ep0<7tdO<<; &v £<p"IJ B<O<<p-&O<p'ijvO<L O<OT6v •
.&ocvt\l 0 &v1jp, We; oUx &7tbtTe:Lve:v cx.UT6v· "t'Ov ycXp OCp~oc\ITOC ti :at 't'OL xcx.t -61tO 't'Oi.i Lcx.-rpoi.i cin£.6-ctvev, We; oUx &7t~VE\I,
'l"'ij<; 7tA"I]y'ij<;, 'l"OU'\"OV och<av 'l"WV 7teO<:X:-&£V'l"<UV yev6ftEVOV 0 !-t&v La:'t'pOc; oU cpovs:Uc; ocU-roU tcrnv, 0 ycXp v6!-Loc; &Ttof..Ue:L
""''""""'"'1-'~civea-&O<< 07tO. 'l"Oii VOftOU, £p~"'' BE: 'l"OV &7to-&O<- 45 aU't'6v, BLOC at -rtX.c; -roU-rou 7tf..1jytX.c; E:7tLTpe:~0CVTCUV ~!-LWV
v6v-roc. !-tck.&eTe: S'lj 7tp&-rov !-Le-,.. 8·n &p~ocL xocl 7tocpowe;i:v 0<1hi"j>, 1tW<; &v &AI.o<; 'l"L<; '!] o ~LO<O"cift<VO<; ~f'OC<; zp'ija-&O<<
15 ToUc; vtwT&pouc; TWv 7tpe:a~u·d;pcuv e:Lx6Te:p6v i:a"t'L · TOUt; O<thi"j> <poveo<; d"IJ £v; .
f'E:v yocp ~ "t"t f'Eyll<Ao<ppocrOV"IJ '\"OU fttvOU<; ~ 'l"E lixf'~ 'l"'ij<; (6) o6'!"<U Be <pO<VEpO<; tx 7t0<V'l"O<; 't"p67tOU eAty:X:Of'EVO<;
PWf'"IJ<; -iJ '\"E OC7tt<p[O< 'l"'ij<; ~-&"1]<; btO<lpt< 'l"ij> -&uf'i"i> X"'P[- &7tOX'l"ELVOtL 'l"ilV &vBpO<, d<; 'l"OU'\"0 'l"OAft"IJ<; xO<( <ivO<<BdO«;
~ta.&cx.L, TOUt; at ~ TE t!-L7tE!.pLcx. 't'(;)v 7t0CpOLVOU!-LE:vwv ~ Tt 50 ~XtL, i:lcr-r' oUx cipxoi.iv cx.UT(i) E:cr"t'LV U7tep TYJc; «U't'oi.i &cre:-
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6 'P"'I'" N: <p1J<rLV A
7 <XUTOU edd.: <XUTOU NA 8 Tlli<X A: TO. 37 &ni&ocvev A: btoc3ev N 40 &<tu~~"' 6T< oux NA1 : oox om. AP'·,
ll:AAa. N 10-1 Verba <lm: -
ocin-6v· in marg. A 16 l\ n IL<rocAO· <o0·> 3<Xu~~"' 6TL ucp' Hirschig (cfr. oomm.) 42 bi:npt<ji<XiJ-tv N1A:
cppomlv"l) Toii !Jlvou' Gomperz: yevou, NA, del. Kayser (cfr. comm.) EltLTpt<J!oc!Ltv NP'· <l.lftp<X7ttLx,: <l.&poc7ttualoc, Reiske, perperam 48
17 PWIL1J' NA1 : C, .. ' AP'· (&>pot<;!) 18 1t<Xpo.vou!Jlv""' Reiske: 7t<Xp<X- oGToi 3£ Pahle: oow~ 3e NAP'\ o5Too~ A' tx ""'""'"' Tp67tou £A.-yx6·
VO!LOU!LEvOlV NA 19 i\ TE 3uvociL'' Twv vtoov f.!~Ou<roc: del. Kayser, f'EV'>' N: tAtYJ(61Ltv0' tx lt"-VTO' Tp67tOU A 52 'P~"' NA1 : 'P"'"' AP'·
perpere.m. Post 3UvociL" ra.sur& X litt. N 20 oU8£ N: ou A 24 cl\v 54 n ·e.dd. B1""s 57 <l.7to&ocv6VTo, N: 7t<Xll0vto; A O~.ttv NA1 :
ilJ.LUvcx-ro UTtoAtTtOOv Blass: U1toAtmhv <'rlv i!J.LUviX't'O A, &v ~J.LUve:'t'O UTtoAe:(- T)!LtV AJ>r·
1t(I)V N 25-6 olxe:~o6npa:t -roU cn3-ljpou N: -roU (n3-ljpou otxe:t6npc:tt A Subicit -N: tx x.a:TI)Yop(occ; 6 iSaTepoc;. Sequitur sPatium vacuum VII
26 el.o-[ NA1: tO"T[ AI"· in marg. XP N' (= xp-/j<rL!LOV) fere versuum.
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iJfL!v (ufL!V AP'·) dvctL NA 1 9 fLOv A: om. N 11 Totv b!p&ct),v.o"Lv 38-9 n"~(I)V, xocl "ti),; bu:!vou N: 1rlfax(l)v, xoct "ti); kuToU xcd "ti),; !xe:(vou
N: Tot; bcp.SV.!J.oi:; A 14 T&v vt(I)V NAll: T0v vtov Apr. 17 TOUT(jl" A (cfr. comm.) c:tlTLO<; add. Steph.: < a:hw<; ~v > Maetzner, <ochm,;
<xocb TOUT(jl B1ass, TOUTou Sauppe (cfr. comm.) 19-20 &n-0Cvt"rov <T&v > yev6(UVo;> Jernstedt 40 xpe:£aarov &v All: xpe:taaov lllv NApr·,
xocT. Bekker: xa:r·qyopou~(l)v cbtM(I)v Jernstedt, XOC't'l)YOP7)~(1)V Fuhr, ><p<Lcrcr6vro, Reiske U7to8dcrn:po,: U7to8<<<r<tpro, Reiske 41 6 fLI:v: 6
coil. r 8 9 . 20 <I T£: El Reiske, .r,.p Ignatius 21 tmTp<lj>~ct~ fL/;v <yocp > mal. Reiske 42 -/jfLUVctTO: -/jfLUVETO mal. Sauppe &:JJ..'
nLTpto/ctL Reiske (cfr. comm.) 25 il.v a.dd. Sauppe 0 8""x6fL£VO' a7tro&tallot, N: ciAAd: <i11:o>&. A 43 axoua£w, NA1 : exoua£ro, AP'·
Reiske: 6 T£ N, 6n AP'. 6 Y• A1 26 ump TOU A': UttO NAl''. 45 d 8/; NA: oUB/; A 50 fLlJ <To> Reiske: fLlJ NA 56 7tpo<rct-
28 f'&AJ.ov 6 A 1 : ~ov f) 0 NAP'· """a.dd. Blass 29 a7tOKT£(V<LV: y6f'<VO, Reiske: 7tpocty6fL<Vo, NA, 7tpoactyocyofL<vo, Blass 57 ~fl"'pnv:
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TL Blass 68 U1tZp NA1: 1tept APr. 69 &7toX·rdveLv APr.: ~"''J't'ei:\1
&.7toxTdveL\I NAl 69-70 &.7to~vWv ['t'oU &:.7to.&ocv6V't'o~) Emperius,
&7toxTdvocc; ToU &:.7to.&o:.v6V't'o~ NA; d:.1toxn£va~ 't'OU't'ou &Tt'o&o:.v6V't'oc;; Blass,
&AL't"f)pLo~ 't'oU &.1to.&. Thalheim, alii alia (cfr. comm.) 71 t:crTtv: !O"t'IXL
K.ayser, fortasse recte 72 xoc.&lO'TI)O"L: xaTo:.cr-ri)creL Kayser, ut s. ~iJ­
VLfUX Briegleb: iJ.(e<criJ.oc NA 74 Tov IJ.Ev A: TO IJ.Ev N 75 ~yelcr&e
A2 : ~ye!cr.&cu NAPr. 76 !yyLO"t'o:. NA': ~crro:. APr., &rxLcr-nx Ma.etzner,
coll. A "' 6 76.7 urrol>ebtE"t"e NA': U1tOAbteTe A¥· 77 y<l:p ~ N:
~om. A
Subicit N: T&Aoc; 't'OOv Tnpcx)..oyLWv.
I Aoc 133

PRIMA TETR.ALOGIA

Argomento
'.!
i:
Antifonte rivela ovunque la maestria che lo contraddi-
'I stingue, ma particolarmente in queste tetralogie in cui
I
I
gareggia con se stesso; si esercita infatti esponendo due
I, discorsi d'accusa e due di difesa, distinguendosi in pari
misura in entrambi.
Questo discorso, simile a quello steso da Lisia contro
Micina, si puo riassumere cosi: un tale, di ritorno da un
banchetto, fu trovato colpito a morte con il servo. In seguito
alia sua morte, un suo familiare accusa del delitto un nemico
della vittima; questi nega.
Quindi la questione presenta una congettura imperfetta,
in quanto fondata soltanto sulla personalita dell'imputato.
La divisione del discorso e la seguente: nel proemio il di-
scorso non presenta la narrazione, perche Parte non era
ancora giunta alia perfezione. Dando inizio alie argomenta-
zioni l'oratore scarta dapprima le cause possibili, mostrando
che nessuno di coloro di cui si potrebbe sospettare commise
il crimine. Poi procede a dimostrare che si tratta di delitto
premeditato e quindi mostra come e stato deciso . .A.ssolve
alia richiesta di prove con la testimonianza dello schiavo.
Infine, digressione ed epilogo.

AOOUSA D'OMICIDIO • SENZA TITOLO

(1) Non e diflicile trovare le prove dei crimini architettati


dal primo venuto; ma se ne sono autori individui ben dotati,
abili nei traffici, giunti a quell'eta in cui il raziocinio e nel
pieno delle forze, e arduo sia smascherarli sia mostrarne la
colpevolezza. (2) Infatti, preoccupandosi preventivamente,
a causa del grave rischio che corrono, della buona riuscita
delle loro imprese, non agiscono prima di essersi garantiti
134 A~ A~ 135

contra ogni sospetto. Bisogna dunque che voi, tenendo conto parve piu bello venir condannato dopo essersi vendicato,
di cio, prestiate senz'aJtro fede ad ogni verosimiglianza di piuttosto che perire vilmente in seguito all'accusa di furta,
cui riusciate ad impadronirvi. Noi, gli accusatori, non pro- senza aver contraccambiato il colpo; e, che avrebbe perso la
cediamo contra un innocente lasciandoci sfuggire il colpe- causa, egli lo sapeva bene: 3.ltrimenti non avrebbe ritenuto
vole; (3) sappiamo bene, infatti, che, essendo tutta la citta meno rischioso questo processo.
contaminata da lui, fino a che non sia stato sottoposto a (9) Ecco i motivi che lo hanno spinto a connettere
processo, e su di noi ricade l'empieta, e contemporaneamente questa empia azione. Se vi fossero stati molti testimoni,
su di noi, se non intentiamo l'accusa secondo giustizia, molti ne addurremmo; ma poicM gli era accanto solo lo
ricade la responsabilita del vostro errore. E poiche la schiavo, coloro che lo udirono testimonieranno; tirato su
contaminazione ricade interamente su di noi, cl sforze- ancor vivo e interrogato da noi, disse che lui e il padrone
remo, in base a quanta sappiamo, di mostrarvi il piu chia- avevano riconosciuto solo costui fra i presenti. Convinto
ramente possibile che l'imputato uccise la vittima. colpevole sia in base alle verosimiglianze, sia dai testimoni,
(4) ... Nessuno, mettendo gravemente a repentaglio la voi non potreste assolverlo comunque, ne giustamente ne
propria vita, avrebbe rinunciato ai vantaggi a portata di vantaggiosamente. (10) Sarebbe infatti impossibile dimo-
mano dell'impresa ormai compiuta; furono infatti trovati strare la colpevolezza degi:i autori di un delitto premeditato,
con gli abiti addosso. D'aJtra parte non fu neppure ucciso se non si potesse farlo ne in base ai testimoni ne in base alle
da un ubriaco, perche questi sarebbe stato conosciuto dai verosimiglianze; e non e ne! vostro interesse che costui,
compagni di bevute; ne lo fu in seguito ad una rissa; non si penetrando insozzato ed impuro nei recinti divini, profani la
sarebbero accapigliati a notte tarda ne in solitudine; infine, loro santita, e che, sedendosi alle loro stesse mense, conta-
non fu neanche colpito da quaJcuno che credeva di colpire mini degli innocenti; e proprio in seguito a questi fatti che
un altro; in tal caso non lo avreb be ucciso con il servo. sopravvengono le annate infeconde c le imprese vanno a
(5) Scagionati tutti gli eventuall sospetti, le circostanze finir male. (11) Bisogna quindi che, ritenendo vostro per-
stesse della morte rivelano che si tratta di omicidio preme- sonaJe dovere la vendetta, incolpando costui del suo empio
ditato. Chi allora e piu verosimile che lo aggredisse, di uno crimine, rendiate sua personaJe la disgrazia, e purifichiate la
che abbia gia subito gravi offese, e che si aspetti di subirne citta.
di ancora maggiori! In queste condizioni si trova l'imputato:
(6) da tempo infatti suo personaJe nemico, gli intento molti
e gravi processi, ma non vinse mai una causa; incriminato
a sua volta piu volte e piu gravemente, non riuscendo mai a
" farsi assolvere, perse una parte notevole delle sue sostanze;
li
accusato recentemente di furta di beni sacri per due taJenti, DIFESA PER LA STESSA QUESTIONE
11 sapendo di essere in colpa, esperto della potenza della vit-
(i tima, memore delle offese ricevute in precedenza, verosimil- Argomento
il mente premedito il delitto, verosimilmente. uccise il rivale L'imputato ammette un'inimicizia di lunga data nei con-
per prevenirne l'ostilita. (7) La brama di vendicarsi lo fronti della vittima, ma nega d'aver commesso il delitto, e
rese immemore dei rischi, il timore dei mall che gli sareb bero adduce a nprova del non aver ucciso proprio l'inimicizia.
stati inferti, travolgendolo, lo spinRe ad agire con slancio Dice infatti: « Appunto perche gli ero nemico, sapevo bene
ancor maggiore. Egli sperava, cio facendo, sia di non essere che in ogni caso l'accusa sarebbe capitata addosso a me; per
sospettato del delitto, sia di sottrarsi all'accusa di furta, questa ragionc non l'avrei ucciso ». Mette in dubbio anche
che sarebbe stata lasciata cadere poiche nessuno piu l'avreb- la testimonianza dello schiavo, in quanta non e altro che
be portata avanti; (8) e se anche fosse stato preso, gli una manovra dei padroni. Ribadisce che non eincredibile
136 A~ A~ 137

che dei malfattori, uccisolo, non abbiano poi a.vuto il (5) None inverosimile, come affermano costoro, ma vero-
tempo di derubarlo degli indumenti. simile, che la vittima, vagando a notte avanzata, sia stata
uccisa per gli abiti. I! fatto che non sia stata spogliata non
rappresenta un indizio; se infatti non fecero a tempo a spo-
(1) Non credo di sbagliare ritenendomi il piu sfortunato di gliarlo, e, spaventati da gente che sopraggiungeva, Jo abban-
tutti gli uomini. Generalmente gli altri, nella Joro sfortuna, donarono, si comportarono da avveduti e non da folli,
quando sono travagliati da una tempesta, col sopraggiungere anteponendo la salvezza a! guadagno; (6) o ancora, se non
della bonaccia trovano quiete; quando sono in stato di fu ucciso per gli abiti, ma per aver colto sui fatto qualcuno
malattia, tornati in salute, trovano salvezza; qualora li colga intento a compiere un crimine, perche non Jo denunciasse,
qualche altra disgrazia, il sopraggiungere del suo contrario chi puo dirlo' perche non e verosimile che coloro che Jo
da giovamento; (2) a me invece quell'uomo, da vivo, di- odiavano non meno di me - ed erano molti - lo abbiano
strusse la casa; da morto, anche se riusciro a farmi assolvere, ucciso, piuttosto che lo abbia fatto io' Era loro chiaro che
mi ha gettato addosso un numero sufficiente di dolori e di il sospetto era nei miei riguardi, mentre io sapevo bene che
preoccupazioni. Sono arrivato a tal punto di opprimente sarei stato accusato a loro protezione. (7) Come puo, d'al-
sventura, che non mi basta comportarmi piamente e giusta- tra parte, esser degna di fede.la testimonianza dello schiavo?
mente per non perire; se non riusciro pure a scoprire e a dimo- Spaventato dal pericolo, non era verosimile che riconoscesse
strare la colpevolezza dell'uccisore, di quell'uccisore che i gli uccisori, ma era verosimile che, pressato dai padroni,
vendicatori del morto non sono in grado di trovare, io stesso, confermasse con un cenno del capo . .Anche le altre testi-
sospettato d'assassinio, verro ucciso empiamente. (3) Costo- monianze di schiavi sono sospette - altrimenti non li sot-
ro affermano di me nello stesso tempo sia che .sono abile, in toporremmo alia tortura -; con quale giustizia mi ucciderete
quanto e assai difficile dimostrare la mia colpevolezza, sia prestando fede alia testimonianza di questoY (8) Se poi
'
' che sono stolto in quanto risuita chiaro da cio che ho fatto qualcuno ritiene che costui usi contro di me di verosimi-
che sono J'autore del crimine. Se infatti e verosimile che voi glianze equivalenti a delle verita, gli si obietti parimenti
ora mi perseguiate a causa del grande odio che provavo per che era piu verosimile che io vigilassi a garantirmi la sicu-
la vittima, era piu verosimile che, prima di agire, io preve- rezza dell'impresa, e non assistessi a] delitto, piuttosto che
dessi che ci sarebbero stati gli attuali sospetti nei miei con- costui mi riconoscesse esattamente mentre veniva ferito.
iron tie che, se avessi saputo di qualcun altro che premedita- (9) Mostrero anche che non pensavo, a meno di essere
va questo delitto, lo avrei ostacolato, piuttosto che, compien- impazzito, che il rischio attuale fosse meno temibile di
dolo io stesso, espormi volontariamente a prevedibili sospetti. quello derivante dall'accusa di furto, ma molto piu grave;
Se fossi stato colto sui fatto, per me sarebbe stata finita; se persa la causa per furto, sapevo che avrei subito la confisca
non fossi stato scoperto, ben sapevo comunque che sarebbe delle sostanze, ma non sarei stato ne ucciso ne esiliato;
sorto questo sospetto nei miei confronti. (4) Misera e dunque salvando la vita e i diritti civili, e se avessi raccolto un pre-
la mia condizione, costretto come sono non soltanto a difen- stito in denaro dagli amici, non sarei giunto a mali estremi;
dermi, ma anche a scoprire gli uccisori_ Tuttavia, devo pure ma se ora moriro convinto colpevole, Jascero ai miei figli
provarmici; davvero, nulla e piu crudele della necessita. un empio disonore, oppure esiliato, vecchio e senza patria
Non ho altro mezzo di dimostrazione che gli elementi in mendichero in terra straniera.
base ai quali I' accusa, scagionando gli altri, afferma che sono (10) Cosi, nessuna delle accuse che mi vengono rivolte e
le circostanze della morte a denunciare me come colpevole. attendibile; del resto e molto piu giusto che voi mi assolviate,
Se infatti J'apparente innocenza di costoro fa ricadere su di anche se e verosimile - ma non vero - che io uccidessi
me il delitto, divenendo essi ·sospetti, e logico che io risuiti quell'uomo; e chiaro infatti che mi trovavo a dovermi di-
puro. fendere per aver subito gravi ingiustizie; altrimenti non sarei
'

i
138 A~ Ay 139

stato accusato con verosimiglianza d'averlo ucciso; voi avete


il dovere di condannare coloro che hanno ucciso, e non coloro
che sono accusati di aver ucciso. (11) Prosciolto in ogni
modo dall'accusa, io non profano la santita degli dei entrando
nei loro recinti, ne, esortandovi ad assolvermi, commetto
un atto di empieta. Quelli che accusano me, innocente,
lasciandosi sfuggire il colpevole, sono responsabili delle an- SECONDO DISCORSO D'ACCUSA
nate infeconde, e persuadendo voi a. comportarvi empia-
mente verso gli dei, meritano di subire tutte queUe puuizioni Argomento
di cui affermano io sia deguo. (12) Ritenete costoro, in Confuta le affermazioni dell'accusato dicendo che la te-
quanto degni di tutto cio, non meritevoli d'essere creduti; stimonianza dello schiavo non e indegna di fede, e che non
dalle mie azioui precedenti capirete che io non ho ne pre- e affatto incredibile che autore del de!itto sia stato lui,
meditato il delitto, ne bramato cose disdicevoli, ma, a! ricco e in vista, poicM correva il rischio di essere privato
contrario, ho offerto numerosi e grandi contributi straordi- dall'altro della propria sostanza. Confuta gli argomenti della
nari, ho spesso assolto la funzione di trierarco, ho allestito difesa ritorcendoglieli contro; alia dichiarazione dell'impu-
splendide coregie, ho concesso prestiti a n;wlti, per molti ho tato: • Sono sfortunato », ribatte: « Egli oltraggia la sfor-
saldato debiti cauzionali, h<T conquistato la mia sostanza tuna ».
non coi processi ma col lavoro, rispettoso sempre degli
officii sacri e delle leggi. E poicM tale io sono, non accusa-
temi di azioni empie o turpi. (13) Se fossi stato accusato (1) Quest'uomo oltraggia la sfortuna, e facendosene scher-
da un vivo, non solo mi sarei difeso, ma avrei anche dimo- mo a! suo delitto, cerea di far scomparire la propria infamia;
strato le malefatte della vittima stessa e di coloro che, col non e degno del vostro compatimento, perch!\ ha causato
pretesto di vendicarlo, cercano in realta di trarre vantaggio alia vittima una disgrazia che essa non voleva, esponendosi
dall'accusa cui mi sottoponete. Tralascero quest'argomento volontariamente a! rischio. Ne! discorso precedente vi ab-
piu per eqnita che per giustizia; vi prego, o giudici nelle biamo dimostrato che egli uccise la vittima; ora cercheremo
cui mani sono riposte le cause piu importanti, di aver pieta di provare che la sua difesa non e valida.
della mia disgrazia e di porvi rimedio, e di non permettere, (2) Ne! caso che i loro uccisori, scorgendo arrivare qual-
accogliendo l'accusa di costoro, che io sia da loro ingiusta- cuno da lungi, se ne fossero fuggiti abbandonando l'impresa
mente ed empiamente ucciso. prima di spoglia.re il morto, quelli che si erano imbattuti in
loro, pur trovando il padrone gia cadavere, dopo aver in-
terrogato esanrientemente il servo, trovato in se, [che tirato
su ancora vivo potc testimoniare,] ci avreb bero indicato gli
autori del delitto, e costni non sarebbe accnsato; ne! caso
' poi che altri, scorti da loro mentre compivano qualche mi-
sfatto del genere, li avessero uccisi per non essere denunciati,
illoro crimine sarebbe stato scoperto insieme a questo delitto
e il soHpetto sarebbe ricaduto su di loro. (3) Quanto a quel!i
che. correvano rischi minori rispetto a coloro che avevano
,,:t piu motivi di timore, non so come avrebbero potuto a mag-
gior ragione premeditare l'assassinio; infatti l'ingiustizia
subita ed il timore di quella che avrebbero ancora subito
140 Ay ---··- . ---
Ay 141
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non era sufficiente, negli uni, a far cessare l'impulso ma poiche non risulta chi uccise, e costni e stato convinto
ad uccidere; quanto agli altri, se anche avessero de- colpevole in base alle verosimiglianze, egli e nessun altro
ciso di far cio, il rischio e la vergogna, superiori ai va considerato suo uccisore. Queste imprese non vengono
motivi di risentimento, erano bastevoli a far rinsavire compiute con l'accompagnamento di testimoni, ma di na-
!'animo irato. (4) La difesa non dice il giusto, affermando scosto.
1::
che la testimonianza dello schiavo non e degna di fede. Per (9) Oosi, essendo chiaramente provato in base alla sua
,il testimonianze di tal fatta essi non vengono sottoposti a difesa che e colpevole, egli vi prega solo di questo, di atti-
tortura, anzi, vengono liberati; quando invece neghino di rarvi addosso la sua propria contaminazione. N oi non vi
'I
aver rubato o si facciano complici dei padroni, allora rite- chiediamo nulla, ma vi diciamo che, se costui ora non viene
niamo che dicano il vero solo torturandoli. (5) Non e dimostrato colpevole ne in base alle verosimiglianze ne in
neppure piu verosimile che egli non partecipasse al delitto base alle testimonianze, non resta nessun modo per provare
piuttosto che vi fosse presente. Se infatti se ne fosse tenuto la colpevolezza degli accusati. (10) Se costni sam ingiusta-
lontano, avrebbe corso lo stesso rischio che essendo presente; mente da voi prosciolto, il morto non si volgera piu a noi
- poicbe chiunque dei complici fosse stato catturato lo chiedendo vendetta, ma indirizzera contro di voi il suo
avrebbe denunciato come mandante - ma non avrebbe corruccio. Ma la morte della vittima e fatto eviden te; le
attuato l'impresa altrettanto bene, perche tutti indistinta- impronte dei sospetti conducono esplicitamente a lui; lo
mente i partecipanti avrebbero agito con minore slancio. schiavo ha testimoniato attendibilmente; con quale giu-
(6) Vi mostrero poi che riteneva il rischio dell'accusa di stizia potreste assolverlo Y (11) Consci dunque di cio,
furto non inferiore a questo, ma molto maggiore. Suppo- soccorrete il morto, fate vendetta dell'uccisore, purificate la
niamo che egli pensasse di avere uguali probabilita sia di citta. Compirete cosi tre cose buone: diminuirete il numero
essere condannato, sia di riuscire a sfuggire ad entrambe le delle premeditazioni delittuose, aumenterete quello di coloro
accuse. Finche la vittima era viva, non aveva alcuna spe- che rispettano la religione, e vi libererete dall'impurita che
ranza di non essere condotto in giudizio - perche essa non emana dall'assassino qui presente.
si sarebbe certo lasciata persuadere da lni -; d'altra parte
con.ftdava che non si sarebbe giunti a questo processo;
pensava infatti che il delitto non sarebbe stato scoperto.
(7) Egli sbaglia, chiedendo che voi non lo condanniate per
il fatto che il sospetto sarebbe evidentemente ricaduto su
di lui. Infatti il sospetto in cni sarebbe incorso non era suffi-
ciente a distoglierlo dall'impresa, poiche egli si trovava ·in
gravi pericoli; nessuno infatti avrebbe meditato il crimine
contro la vittima, poiche tutti quelli che correvano rischi
minori, temendo i sospetti piu del pericolo, sarebbero stati
ancor meno disposti di lni a compiere il delitto. (8) I con-
tributi straordinari e gli allestimenti di coregie sono suffi-
ciente indizio di prosperita, ma non dimostrano affatto che
egli non abbia ucciso, al contrario; timoroso infatti d'essere
privato proprio della ricchezza, everosimile che uccidesse em-
piamente la vittima. Affermando che gli assassini sono non i
quelli che e verosimile, ma quelli che realmente hanno ucciso,
dice bene, se pero ci fosse chiaro chi furono gli uccisori;

t
142 A~ A~
-----~-·· 143

.J Dicono che era piu verosimile che qualcuno ill coloro i


quali si imba.tterono nei delinquenti, interrogando attenta-
mente il sei'vo sui respons>1bili, lo riferisse aJla casa del morto,
piuttosto che andai·sene trascuraiido d1 farlo. (5) Io penso
non vi sia nessuno cosi testa calda e valoroso che, imbattutosi
SECONDO DISCORSO DELLA DJFESA a tarda notte in cadaveri aiicor paJpitanti, non ritorni sui
suoi passi fuggendo piuttosto che mettere a repentaglio la
Argomento propria vita per informarsi sugli autori del crim.ine. E se
« Eccomi, dice, io e la mia disgrazia •>; parla <limostrativa- costoro fecero cio che era verosimile fare, non e piu verosi-
mente, facendo aliusione a se stesso. • Ecco, <lice, che io mi mile che quelli che lo hanno ucciso per gli abiti siaii lasciati
il affido alia mia disgrazia e alla maJvagita di costoro ». A sfuggire, e io vengo liberato dal sospetto. (5) Se poi
riprova del non aver ucciso, l'imputato adduce il fatto di insieme a questo delitto non ne furono denunciati altri chi
non essere uscito in nessun luogo la notte del delitto, e mette lo sa! N essuno si e curato ill indagarlo. E se non e stata
a disposizione per la tortura, su questo argomento, tutti i accertata un'eventuale denuncia, non e neppure .incredibile
suoi servi. che egli sia stato ucciso da quei maliattori. (7) Quanto aJ
!·i
;I, servo, come si pull ritenere piu degna ill fede la sua testi-
monianza che quell~> degli uomini liberi' Gli uni .infatti
(1) Ecco che mi affido volontariamente sia alla sfortuna vengono disonorati e privati dei beni se risulti che non
che, come dicono costoro, accuso .ingiustamente, sia aJ loro testimoniaiio il vero; quell'aJtro, senza contraddittorio ne
odio, temendo bensi l'enormita della loro caJunnia, ma fidu- tortura, come paghera il fio! o quaJe contraddittorio si
cioso nel vostro giudizio e nell'evidenza delle azioni da me potrebbe tenere! Seoza rischi davvero, sia costui, accin-
l compiute. Poiche l'accusa mi impedisce persino di pia11gere
i gendosi a testimoniare, non fa meraviglia che, persuaso da
ill davaiiti a voi le mie attuali disgrazie, non so quaJe aJtra via gente che mi e a buon diritto ostile, abbia mentito sul mio
di saJvezza debba cercare. (2) Inaudite infatti davvero conto; sia io subirei un empio trattamento, se venissi fatto
·!·'
- inaudite per non dire, piuttosto, infami - calunnie mi uccidere per ordine vostro senza che si siano raccolte contro
,j·
lanciaiio. Preteodendo di erigersi ad accusatori e a vendica- di me delle testimoniaiize atten<libili. (8) Dicono che e piu
I tori del crimine, proteggendo chi va veramente sospettato, incredibile che io non fossi presente aJ delitto, del contrario.
1· per maiicanza del vero assass.ino dichiarano che il colpevole Io dimostrero di non avervi partecipato non in base alle
'!, sono io; facendo cosi il contrario di cio che e loro compito, verosimiglianze, ma d1 fatto. Tutti gli schiavi e le schiave
~i e chiaro che cercano di far uccidere me, sia pur ingiusta-
ill che ho, li metto a disposizione perche siaiio torturati; e se
!' mente, piuttosto che fare vendetta dell'assassino. (3) Non risultera che quella notte non ero in casa a dormire o ero
ll,, mi resta altro che difendermi daJla testimonianza dello
schiavo; non spetta a me, infatti, scoprire o dimostrare la
uscito da quaJche parte, ammettero d1 essere l 'assassino.
QuaJe notte fosse non e difficile a stabilirsi, perche l'uomo
ii colpevolezza degli uccisori, ma difendermi da cio di cui mi
si accusa. Tuttavia bisogna farlo, per dimostrare in tutti i
mori il giorno delle Dipolie. (9) Quanto alia mia ricchezza,
timoroso per la quale affermano che e verosimile che io lo
! modi che costoro cospirano contro di me, e per liberarmi dai abbia ucciso, le cose stanno proprio ali'opposto. Giova in-
ii sospetti. fatti cercar cambiamenti a coloro che si trovano in cattive
(4) Io prego che la maJa sorte di cui si servono per accu-
lI sarmi si trasformi in buona sorte; vi chiedo, assolvendomi,
di farmi felice, piuttosto che aver pieta d1 me, condannan-
acque; in seguito al mutamento possono aspettarsi che la
brutta sitnazi 0ne si capovolga; ma a coloro che si trovano
in buona sitnazione giova non muoversi e cercar di mantenere
domi. il benessere presente; col mutar delle cose da fortunati che
.,,,!
j;, 144 A~
'l<n

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. erano si trovano a essere sfo1·tunati. (10) P1·etendendo di
B" 145
incriminarmi in base alle verosimiglianze, diehiarano pero
che io sono l'assassino non verosimilmente, ma reaJmente.
Le verosimiglianze - ma si e dinlostrato che sono piuttosto
a mio favore; colui che ha testimouiato contra di me e risul-
tato non degno di fede; non si puo metterlo alia prova; ho
·:·!! mostrato che gli indizi sono a mio favore, non a favore di SECONDA TETRALOGIA
costui, e stato dimostrato che le tracce del delitto non por- Argomento
tano a me ma a coloro che essi non accusano. Poiche sono .
state confutate come indegne di fede tutte le accuse, non e Due fanciulli si allenavano a] lancio del giavellotto nel
vero che, se riusciro a sfuggire non sara possibile trovare corso di esercizi ginnici. Accadde che !'uno lanciasse il
prove contra i delinquenti; evera invece che, se saro convinto dardo correttamente, l'altro invece fosse colpito per esser
colpevole, nessuna difesa e sufficiente a chi viene incriminato. corso nella traiettoria del giavellotto. In seguito alia morte
,.
':j
(11) .Accusandomi cosi in modo ingiusto, costoro mentre del fanciullo, il padre di questi accusa d'omicidio l'autore
cercano di farmi empiamente uccidere, affermano di essere del tiro. Questi scarica la responsabilita del colpo su chi ha
(1!,
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puri, e dicono invece che io, che vi esorto ad essere pii, corso. Donde la questione viene detta da alcuni contrac-
compio un atto d'empieta. Io invero, mondo da ogui accusa, cusa, da aJtri spostamento d'accusa.
vi prego di rispettare a mio favore la religiosita propria di
chi non ha commesso ingiustizia; ricordandovi la vendetta
che spetta aJ morto, vi esorto a non lasciarvi sfuggire il
colpevole condannando un innocente; con la mia morte
infatti nessuno piil. cerchera il colpevole. (12) Rispettosi ACCUSA PER OMICIDio INVOLONTARIO
dunque di cio, assolvetemi piamente e giustamente, cosi
da non dover riconoscere il vostro errore e pentirvene; per-
che il pentimento in casi come questi e senza rimedio. (1) Le questioni intorno alle quaJi non sorge contrasto
vengono giudicate dalla legge e dai giudici, che reggono
tutta la vita della citta; ma se vi e materia di contesa,
spetta a voi, o cittadini, discernere. Io penso in verita che
l'accusato non sollevera nessuna contestazione nei miei
confronti: mio figlio, trafitto aJ fianco da un giavellotto
lanciato dal figlio di costui, mori sui colpo. Non di omicidio
volontario lo accuso, ma involontario. (2) Uccidendolo in-
volontariamente, mi ha procurato una disgrazia non minore
che se lo avesse ucciso volontariamente. [AI morto in se
non ha suscitato nessuno spirito vendicatore, ma ai vivi si.]
Io prego percio che voi, mossi a pieta per i genitori orbati
del figlio e compiangendo I'inlmatura fine della vi ttima, lo
mettiate aJ bando dai luoghi da cui la legge bandisce chi
uccide, e non permettiate che tutta, la citta sia da lui con-
taminata.

t 10
146 B~ B~ 147

mnza, ma. mentre ~i esercitava al lancio del giavellotto coi


eoetanei nel ginnasio, Hmcio bensi il dardo, ma non uccise
nessuno, a ben guardare davvero come si svolsero veramente
i fatti; in realta, poiche l'altro commise un errore nei propri
confronti, egli si trovo a subire delle accuse non volute.
(4) Se infatti il giavellotto avesse ferito il ragazzo per essergli
DIFESA PER O:MICIDIO INVOLONTARIO stato lanciato contro fuori dai limiti della sua traiettoria,
non ci resterebbe nessuna argomentazione per negare d'es-
Argomento sere assassini; ma poiche il ragazzo attraverso correndo la
Il padre del ragazzo che ha lanciato il giavellotto afferma linea di lancio e espose il proprio corpo al colpo, a mio figlio
che il morto e responsabile della propria uccisione; infatti fu impedito di raggiungere il bersaglio, mentre l'altro, per
egli e corso davanti al bersaglio mentre il dardo era lanciato, essersi .posto lungo la traiettoria, fu colpito, e getto su di
percio egli e da ritenersi assassino di se stesso. Si tratta di noi una colpa che non ci spetta. (5) E poiche il ragazzo fu
spostamento d'accusa, non di richiesta di scusa, come ri· colpito per aver corso, mio figlio non viene accusato giusta-
tennero alcuni. mente; infatti non colpi nEissuno di coloro che si tenevano
lontani dal bersaglio. Vi risulta chiaro cosi che, se il ragazzo
fosse rimasto fermo, non sarebbe stato colpito; e risulta
(1) Mi e davvero chiaro, ora, che sono proprio le disgrazie ancor piu chiaramente che e morto per il proprio errore,
e le necessita a costringere ai dibattiti quanti sono soliti essendosi posto volontariamente sulla traiettoria del giavel-
tenersene al di fuori, a spingere le persone tranquille ad lotto. Non sarebbe stato infatti colpito, se non si fosse mosso
osare e, in generale, a parlare e ad agire contrariamente alla e non avesse attraversato di corsa la linea di lancio. (6) Poi-
loro natura. Io, che non sono affatto un tipo del genere, che da entrambe le parti si ammette che il delitto e avvenuto
ne vorrei esserlo, a meno ch'io mi sia di molto ingannato, involontariamente, l'assassino potra essere incriminato ancor
sono stato costretto, dalla disgrazia che mi e capitata, a piu chiaramente stabilendo chi dei due e responsabile del-
difendermi contro il mio costume a proposito di un avveni- l'errore. Infatti, coloro che sbagliano qualche cosa che ab-
mento che mi e costato fatica comprendere come si sia biano intenzione di fare, sono autori di azioni involontarie;
svolto esattamente e che mi crea ancora maggiori difficolta quelli che sbagliano facendo o subendo qualche cosa volon-
sul come debba esporvelo. (2) Costretto dalla dura neces- tariamente, sono responsabili dei mall che ne derivano.
sita, anch'io, o giudici, fac~ndo appello alla vostra pieta, (7) Mio figlio non commise alcun errore nei confronti di
vi chiedo, anche se vi sembri ch'io parli con piu sottigliezza nessuno. Infatti, non si esercitava contravvenendo a un
di quanto siete soliti udire, di non giudicare secondo opinione divieto ma seguendo un ordine, lanciava giavellotti non fra
invece che secondo verita., accogliendo la mia difesa favore· coloro che facevano ginnastica ma stando nel gruppo di coloro
volmente a causa delle disgraziate circostanze cui ho alluso che si allenavano al giavellotto come lui; non colpi il ragazzo
sopra; l'opinione che si ricava dai fatti gioca a favore di mancando il bersaglio, per aver diretto, cioe, il giavellotto
quelli che sono abili a parlare, la verita, invece, di quanti contro chi se ne stava discosto; al contrario; facendo retta-
compiono azioni giuste e pie. mente tutto cio che intendeva fare, non fece nulla involon-
l' (3) Io credevo, facendo impartire a mio figlio quegli in- tariamente, mentre subi un danno poiche gli fu impedito

I! segnamenti da cui la comunita trae il massimo vantaggio,


che ne sarebbe derivato del bene ad entrambi; invece mi e
accaduto proprio il contrario di quanto mi aspettavo. Il
di colpire il bersaglio. (8) Il fanciullo, volendo correre in
avanti, uscendo per sbaglio dalla zona correndo nella quale
non sarebbe stato colpito, incorse in mali non voluti, ed
I ragazzo infatti, non per spirito di violenza m\ per intempe- errando involontariamente nei propri confronti, si trovo a
!
I
~,i 148 B~ By 149
~,
"
·f. subire una disgrazia personale; egli e stato punito per !'er-
rore commesso, e quindi ha avuto gimtizia, non certo con
nostro piacere ne per nostra volonta, che anzi ce ne addolo-
riamo e dispiaciamo pure noi. Se dun que !'errore ricade su di
Iui, iJ fatto e opera non nostra ma di chi ha errato, e la
.i
disgrazia, cadendo su chi !'ha provocata, proscioglie noi
dall'accusa, mentre l'autore giUBtamente ha trovato la sua SECONDO DISCORSO D' ACCUSA
vendetta simultaneamente all'errore commesso. (9) Ci as-
solve anche la Jegge che vieta di uccidere sia ingimtamente,
sia gimtamente, fondandosi suJJa quale egli mi persegue (1) Mi sembra che costui mostri di fatto e non solo a
come assassino. I! ragazzo infatti viene scagionato dali'ac- parole che la necessita costringe tutti a parlare ed agire
cusa di omicidio involontario dali'errore commesso dal morto contro natura; Iui, che prima non era affatto spudorato ed
stesso; e poiche non viene neppure accusato dalla parte audace, ora, proprio da questa sfortunata circostanza, e
attrice di aver ucciso volontariamente, viene scagionato da costretto a dire cose che mai avrei pensato potesse dire.
entrambe le imputazioni, sia di omicidio volontario sia di (2) Io, dando prova di rriolta stoltezza, non avrei pensato
omicidio involontario. (10) Scagionato sia dali'evidenza che egli replicasse; altrimenti non mi sarei privato della meta
dei fatti, sia dalia Jegge in base alia quale viene perseguito, della mia accusa contrapponendo un solo discorso; e se non
non e giusto neppure per la nostra condotta che noi siamo fosse per la sua audacia, costui non mi sopravanzerebbe del
ritenuti degni di tali mali. Mio figlio subirebbe un empio doppio, difendendosi dal mio attacco ed esponendo delle ac-
trattamento se gravato di un errore di cui non ha colpa, cuse senza contradittorio. (3) E poiche ci sopravanza cosi
e io, che non sono per nulla piu colpevole, ma come lui iuno- tanto nei discorsi, e an cor di piu in cio che fin ora ha ottenuto,
'"! cente, dovrei subire disgrazie ancor maggiori; se voi lo non si comporta piamente quando vi prega di accogliere in
farete uccidere, trascorrero senza vita il resto della mia blocco la sua difesa; io, che non ho commesso nulla di male,
esistenza, e saro seppellito ancor vivo, privato del figlio. ma che ho subito cose miserande e terribili, e ora ancor piu
(11) . .Avendo dunque pieta dell'infelice condizione di questo terribili di quelle, di fatto e non a parole, facendo appello
giovane innocente, dell'inattesa infelicita di questo misero alia vostra pieta vi prego, o giudici, che sapete punire le
vecchio, non rendeteci miserabili con il vostro voto di con- azioni empie e riconoscere quelle pie, di non ritenere, di
danna, ma mostratevi pii assolvendoci. Il morto, subendo fronte a fatti evidenti, falsa la verita dell'accaduto, la-
un infortunio, non e restato senza vendetta, mentre non e sciandovi persuadere dalia malvagia sottigliezza del discorso.
giusto che noi dobbiamo sopportare gli errori di costoro. (12) {4) Questa infatti consta piuttosto di credibilita che di
Rispettosi del carattere sacro delle nostre azioni e del giusto, verita, la verita invece si lascera dire con meno inganno e
assolveteci piamente e giustamente, e non rendete miserrimi con minore efficacia oratoria. Fidando nella giustizia, ecco
due, per premature disgrazie, il padre ed il figlio. che trascuro la difesa; ma, temendo I'iusensibilita del
demone, ho paura, oltre che di essere privato della presenza
di mio figlio, di vederlo per di piu da voi condannato come
assassino. (5) n mio avversario giunge a tal punto di au-
dacia e spudoratezza, da afl'ermare che chi ha colpito ed
ucciso non ha ne ferito ne ucciso, e che chi non ha neppure
toccato il giavellotto, ne aveva l'intenzione di lanciarlo,
mancando come possibile bersaglio ogni punto della terra
ed ogni corpo, ha trafttto con il dardo proprio il suo fianco .

...
~I 150 By By 151
Mi sembra di essere piu credibile io, accusandolo di averlo perito per mano di questo ragazzo, subirebbe un'ingiustizia
ucciso volontariamente, che costui, il quale afferma che il se restasse invendicato, e io, ancora piu innocente di lui,
ragazzo non ha ne colpito ne ncciso. (6) Mio figlio infatti, subiro una sorte crudele se non otterro da voi cio che mi
cbiamato in que! momento dal maestro di ginnastica che spetta per legge.
aveva la funzione di raccogliere i dardi ai lanciatori, imbat- (10) Mostrero ora che, in base a quanto essi stessi dicono,
tutosi in qnel giavellotto tramntato in arma ostile per l'im- il ragazzo non puo essere prosciolto ne dalla colpa ne da!-
prudenza di chi lo aveva lanciato, senza aver errato in alcun l'aver involontariamente ucciso, e che entrambe queste im-
modo contro nessuno, roori rniseramente; l'altro, non ba· putazioni vanno rivolte a tutti e due. Se e giusto che rnio
dando che qnello era il m omen to in cui si raccoglievano i figlio sia responsa bile della propria morte perche si pose
'' giavellotti, non fu impedito dal raggiungere il bersaglio, ma attraverso la traiettoria del giavellotto e non resto immo-
,,
(1 colpendone nno per me qnanto mai rnisero e doloroso, bile, neppure il ragazzo e esente da colpa, mentre lo sarebbe
nccise, sia pur non volontariamente; e pero piu ginsto dire se mio figlio fosse morto mentre l'altro non lanciava il
I! che uccise volontariamente, pinttosto che affermare che non giavellotto e se ne stava immobile. Poiche l'assassinio e
11 colpi ne nccise affatto. opera di entrambi, il fanciullo, che ha errato verso se stesso,
(7) . Dopo averrni pur sempre ncciso il figlio, involontaria· e stato punito piu di quarito la sua colpa comportasse,
1\ mente non meno che volontariamente, ma negando affatto infatti e morto; l'altro, fattosi complice e partecipe di una
11
d'averlo ncciso, afferma che non va condannato neppnre in colpa contro persone cui l'imputazione non conviene, come
base alla legge che vieta di nccidere sia giustamente sia in· potrebbe secondo giustizia sfuggire ad ogni punizioneY
ginstamente. Ma cbi e stato a lanciareT e sn di cbi viene a (11) Poiche anche dall'arringa dei difensori risulta che il

I cadere il delittot sugli spettatorit o sui maestri! nessnno


li accusa di nulla. Per me la sna morte none per nulla oscura,
anzi, e piu che evidente. E io afferroo che la legge giusta-
roente prescrive che cbi nccide sia pnuito; cbi ha ucciso in-
ragazzo e corresponsabile del delitto, non potreste proscio-
glierlo ne piamente ne giustamente. Infatti noi, gia distrutti
dalla colpa di costoro, se fossimo riconosciuti assassini sa-
remmo da voi trattati non in modo pio, ma empio; e coloro
volontariamente e ginsto subisca dei mali involontari, l'uc- che ci hanno procurato la morte, se non fossero esclusi dai
1\-, ciso, danneggiato non meno involontariamente che volon- luogbi da cui devono esserlo non sarebbero trattati secondo
I
tariamente, snbirebbe ingiustizia se restasse invendicato. i dettami della religione da coloro che empiamente li hanno
(8) Non e ginsto che l'nccisore sfngga alla punizione per la assolti. La maledizione, che ora sovrasta tutti, si rivolgera
i componente di sfortuna della sna colpa; se infatti la sfor- contro di voi; fate allora molta attenzione; condannandolo
,,I tuna non e provocata ne. . . ne da alcnn disegno divino, ed escludendolo dai luoghi donde la legge lo esclude, sarete
essendo una colpa e giusto che si trasforrni in disgrazia per
I'' cbi !'ha comroessa; se invece ricade sull'antore nna maledi-
mondi da accnsa, assolvendolo invece diverrete suoi com-
plici. (12) Puuitelo con l'esilio in nome della vostra pieta
zione divina a causa di qualche atto d'empieta da lui corn- e delle leggi; non fatevi partecipi della sua infamia e a noi
pinto, none ginsto impedire la realizzazione dei piani divini. genitori, sepolti ancor vivi da lui, rendcte piu lieve la scia-
(9) Hanno detto anche che non e giusto che cbi,· come loro, gura, almeno in apparenza.
si e comportato esemplarmente sia ritenuto degno di puni-
zione; ma noi, con quale giustizia verremroo trattati se, pur
non avendo fatto nulla di meno di costoro, fossimo puniti
con la morteT Dicendo di essere innocente, e ritenendo che
le disgrazie tocchino ai colpevoli e non debbano rivolgersi
contro gli innocenti, parla a nostro favore. E infatti mio
figlio, non errando in nessun modo nei confronti di nessuno,
1:
'·'---1
J,,,, 152 Bll Ba 153
f'
I J
': ,,~ degli altri spettatori si e posta sui percorso del giavellotto,
::;
risulta con tutta chiarezza essere incorsa, per il proprio er-
rore, in disgrazie cui restarono estranei quelli che non si
erano mossi. Quello che ha lanciato non avrebbe fallito il
colpo a:ffatto, se nessuno si fosse gettato sotto il dardo;
e lui non sarebbe stato colpi to se fosse rimasto fermo tra gli
SECONDO DISCORSO DI DIFESA. spettatori. {6). Vi dimostrero che mio figlio none in nessun
modo piu responsabile del delitto di quanti si esercitavano
con lui. Se infatti il fanciullo fosse morto perche l'altro lan-
(1) Era veroslmile che costui, tutto intento alia propria clava dardi, tutti coloro che si addestravano con lui sareb-
accusa, non comprendesse la Iuia difesa; ma bisogna che voi, bero corresponsabili e complici; costoro infatti non e che
jl sapendo che noi contendenti, interpretando a nostro favore non lo colpissero perche non lanciavano, ma perche non
li
H l'accaduto, com'e naturale, pensiamo entrambi di dire cose venne a mettersi sotto la traiettoria del giavellotto di nessuno
,, giuste, voi, dico, avete il dovere di guardare i fatti con occhio
ii di loro; Iuio figlio, senza aver errato in alcun modo piu di que-
i.'l equanime; (2) come in verita si siano svolti va infatti ar- sti, similmente a questi non.lo avrebbe colpito se fosse rimasto
i! guito da quanto viene detto. Io invero, se ho detto qualche
I fermo con gli spettatori. (7). Non solo dell'errore va incol-
cosa come falsa, convengo che siano respinte come ingiuste pato il fanciullo, ma anche di imprudenza. L'altro, non
I' anche le cose giuste; ma se ho detto cose vere, sia pur sottili vedendo correre nessuno, come avrebbe potuto guardarsi
ed acute, e giusto che non io che le espongo ma chi ha agito dal colpire qualcuno? al contrario la vittima, vedendo quelli
·I porti su di se il loro peso.
(3) Voglio per prima cosa che voi abbiate presente che
intenti al lancio, avrebbe potuto facilmente evitare che
qualcuno lo colpisse; poteva infatti restarsene imrno bile.
I
" non basta accusare uno di assassiuio perche cio sia, ma biso- (8). La legge che essi invocano va lodata. Rettamente e
gna portarne le prove. Costui, accettando che il fatto si sia secondo giustizia sottopone a pene involontarie quelli che
svolto come noi diciamo, contesta sull'uccisore, che e im- uccidono involontariamente. Il ragazzo tuttavia, essendo
possibile scoprire per altra via che non siano i fatti stessi. senza colpa, non puo essere giustarnente puuito al posto del
(4) Si lamenta dicendo che suo figlio viene calunniato se, colpevole; e sufficiente che porti il peso dei propri errori.
senza aver lanciato il giavellotto e senza averne avuto l'in- Cosi pure il fanciullo, ucciso per i suoi propri errori, sbaglio
tenzione, risulta essere assassino, ma non si difende dalle e contemporaneamen te si autopuni. E poicM il colpevole e
nostre argomentazioui. Io infatti non affermo che il fan- stato puuito, il delitto non e invendicato. (9) Avendo l'as-
ciullo lancio il dardo o colpi se stesso, ma che, postosi sotto sassino gia pagato il fio, non prosciogliendoci, ma condan-
il colpo del giavellotto, trovo la morte non per mano di Iuio nandoci vi attirerete lo spirito vendicatore del morto. La
figlio ma da se stesso. Infatti, non mori restando immobile. vittima, subendo le conseguenze dei propri errori, non la-
E poiche qnesta corsa e stata la causa, se corse perche chia- scera a nessuno nessuna maledizione; ma se l'altro, puro da
mato dal maestro, il maestro sara l'uccisore, se invece si colpa, se costui, insomma, verra puuito con la rnorte lo
getto avanti di sua iniziativa, si e ucciso da se stesso. spirito vendicatore insorgera piu minaccioso contra chi lo ha
(5) Non voglio passare ad un'altra argomentazione prima di condannato. Se la vittima risulta esser colpevole d'assas-
aver mostrato con ancor maggiore chiarezza chi dei due e sinio in base a cio che e stato detto, non ne siamo responsabili
responsabile del fatto. n ragazzo non ha mancato il bersaglio noi, che parliamo, ma l'andamento delle cose. (10) Poiche
piu di nessun altro dei compagni che si esercitavano con lui, nella nostra confutazione abbiamo rettamente dimostrato
e non ha compinto per sua colpa nulla affatto di cio di cui che il fanciullo e assassino, la legge, scagionandoci da ogni
e incriminato; la vittima, che invece di fare la stessa cosa colpa, condanna l'uccisore. Dunque non fateci incorrere in

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disgrazie immeritate, e n.on eo~pite az~oni. contrarie al
volere divino per portare am to all inior.tumo .ill ?~stor?. Ma,
come e pio e giusto, ricordando che la disgra~m SI~ verific~ta
poicht\ la vittima si getto attrav:erso la traJ.etton.a. del gia-
vellotto, assolveteci; non siamo mfatti responsabili del de-
litto.
[;'
TERZA TETRALOGIA

Argomento
Un giovane ed = vecchio, scontratisi in seguito ad =a
lite, si azzuffarouo; poielu\ il giovane colpi con eccessiva
violenza, il vecchio mori. In suo nome = tale accusa il
giovaJ.Ie di essere responsabile del delitto. Questi replica che
e stato il vecchio ad aggredirlo per primo. Donde la questione
si trasforma in contraccusa:

ACCUSA DI OMICIDIO, CONTRO UN TALE CHE AFFERMA


D'ESSERSI DIFESO

(1) E stato rettamen te stabilito che i giudici si diano mol-


tissima cura, nelle cause per omicidio, che accuse e testi-
monianze avvengano secondo giustizia, senza lasciarsi sfug-
gire i colpevoli e senza portare in giudizio degli ilmocenti.
(2) La divinita infatti, volendo creare la stirpe umana, fece
nascere i primi di noi e ci diede come nutrimento e. . . le
risorse della terra e del mare, affincht\ non perissimo prima
di gilllgere al termine della vecchiaia per mancaJ.Iza delle
cose indispensabili. Dal momento che, dlillque, la divinita
ha ritenuto la nostra vita degna di queste cose, chiunque
contrariamente alia legge uccida qualc=o commette em-
pieta nei confronti degli dei, e viola le leggi umane. (3) Il
morto iniatti, privato di cio che la divinita gli ha dato,
lascia dietro di se, a buon diritto, quale vendetta divina la
collera degli spiriti infernali, che coloro che giudicano o te-
stimoniauo contro il giusto, facendosi partecipi dell'empieta
dell'assassino, attirano nelle proprie case come contamina-
zione estranea; (4) noi, vendicatori degli uccisi, se perse-
guissimo degli innocenti spinti da odio d'altra origine, non
156 r" - - - - - - - r~ 157

vendicando il morto, subiremo come terribili spiriti vendi-


catori i fantasmi dei morti; facendo uccidere ingiustamente
degli innocenti siamo meritevoli delle pene per gli assassini;
spingendovi a compiere un atto illegale diveniamo corre-
sponsabili anehe del vostro errore. (5) Io dunque, temendo DIFESA PER L'OMIOIDIO DI UN TALE CHE L'IMPUTATO
tutto cio, portando davanti a voi l'autore dell'empieta, sono UCCISE DIFENDENDOSI
indenne da queste accuse; voi, per parte vostra, accingendovi
aJ giudizio con attenzione degna di cio che si e premesso, Argomento
stabilendo una giusta punizione per l'autore del delitto, Si tratta di spostamento d'accusa: infatti l'imputato tra-
purificherete dalla contaminazione tutta la citta. (6) Se sferisce a! medico curante il delitto. Come argomentazione
l'imputato avesse ucciso l'uomo involontariamente, sarebbe accessoria, egli sceglie di con traccusare.
meritevole di una certa indulgenza; invece, ubriacatosi, per
spirito di violenza e per intemperanza colpi e strinse alia
gola un uomo anziano lino a privarlo della vita; in quanto ha (1) Non mi stupisco che abbiano pronunciato un discorso
ucciso, merita di subire le pene previste per l'assassinio, in breve; non corrono infatti il rischio di subire quaJcosa, ma
quanto ha violato tutte le consuetudini che proteggono i piu di farmi perire ingiustamente per odio. Ho ben ragione di
anziani, merita di non sfuggire a nessuna delle pene con cui adirarmi, mi sembra, che essi abbiano preteso di eqniparare
si e so!iti colpire quelli come lni. (7) La legge dunque giu- l'accaduto alle cause piu gravi, accaduto di cui il morto e
stamente ve lo consegna perche ne traiate vendetta. A vete responsabile verso di se, e ben piu di quanto non lo sia io.
ascoltato i testimoni che assistettero alia sua ubriacatura. Cominciando infatti a colpire per primo, rivolgendosi ubriaco
Dovete percio, prendendo provvedimenti contro il suo atto contro un uomo molto piu controllato di lui, ha causa to non
illegaJe e punendo la violenza in modo proporzionato aJ solo la sua propria disgrazia m a anche l'accusa contro di me.
delitto, privarlo dell'anima che ha voluto ii crimine. (2) Io invero penso ·che cos toro, accusandomi, non facciano
cosa ne giusta ne pia. Se mi fossi difeso contro chi aveva
cominciato a colpirmi con uno strumento di ferro, o una
pietra o un pezzo di legno, non avrei commesso nulla di in-
giusto neppure in tal caso - infatti gli aggressori meritano
di ricevere non il contraccambio, ma colpi piu forti e piu
numerosi - ; ma, colpito da lui con le mani, rendendo con
le mani cio che ricevevo, commisi forse ingiustiziaT (3) Sia
pure. Ma l'accusatore dira: « tuttavia la legge che vieta di
uccidere sia giustamente sia ingiustamente ti rende merite'
vole delle pene per l'assassinio, perche l'uomo mori ». Io,
per la seconda e la terza volta, aJl'ermo di non aver ucciso.
Se infatti I'uomo fosse perito subito sotto i colpi, sarebbe
morto per mano mia, sia pur giustamente - infatti gli ag-
gressori meritano di subire non il contraccambio ma colpi
piu gravi e piu numerosi - ; (4) ora inveee, per esser
I stato indirizzato ad un medico incapace, mori molti giorni
! dopo per l'incapacita del medico e non per i colpi. G!i aJtri

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medici infatti lo avevano avvertito che, se fosse stato curato
158 r~ rr 159

in que! modo, pur essendo guaribile, sa"•hb" morto; em;i,


perito grazie ai vost.ri consigli, c•.gli ha. ~<<'l.t:>t·o "'' <li nw
un'em})ia aeeusa.. (5) Mi Rca.gionn ~11wlw hi· 1cgge. in base
alla quale vengo pcrseguito; essa. stabilisce infatti che sb
considerato assassino ehi ha voluto uccidere. Io invcro come
avrei potuto volere danno contro di lui se anch'egli non
avesse voluto danno eontro di me~ Difendendomi infatti SEOONDO DISOORSO DELL'AOOUSA
con gli stessi mezzi e rendendo do che subivo, e chiaro che
sul medesimo piano gli volevo danno e lui ne voleva a me. .Argomento
(6) Se poi qualcuno pensa che io sia il suo assassino rite- In questo discorso l'accusa dichiara che non e verosimile
nendo che la morte sia stata provocata dai miei colpi, ri- che sia il piu anziano a dare inizio all'aggressione. Poi che,
fletta al contrario che i colpi, provocati dall'aggressore, anche se le cose stanno cosi, e colpevole colui che ha spinto
mostrano che fu lui il responsabile della morte, non io; non la difesa fino al delitto. E, a proposito del medico, che ha
mi sarei difeso infatti se non fossi stato aggredito da lui. fallito il proprio compito per incapacita, ma che non iJ
Scagionato quindi <sia dalla legge) sia da chi ha iniziato a responsabile.
colpire, io non sono in nessun modo il suo assassino; quanto
al morto, se morl per infortunio, subi il proprio infortunio
- lo provoco infatti cominciando a colpire - se mori per (1) Non mi stupisco che costui, dopo aver compiuto un
imprudenza, per la propria imprudenza; pe1·che non fu ac- atto d'empieta, parli in modo aualogo a cio che ha compiuto,
corto e mi colpi. e giustifico voi, che volete rendervi conto di come si sono
(7) Ho dimostrato che non vengo accusato giustamente; svolte esattamente le cose, se sopportate d'udire cose tali
ma voglio anche dimostrare che proprio ai miei accusatori che sono degne solo d'essere respinte. L'accusato infatti,
va imputato tutto cio di cui mi accusano. Infatti accusando ammettendo d'aver colpito la vittima con le percosse di cui
di delitto me che sono innocente, privandomi della vita che morl, nega d'esserne anche l'assassino e dice, lui vivo e ve-
la divinita mi ha dato, commettono empieta nei suoi con- geto, che noi, i quali portiamo aiuto al morto, siamo gli
fronti; volendo ingiustamente la mia morte, violano le leggi assassini dell'imputato. Voglio mostrare poi che anche il
e divengono miei assassini; persuadendovi ad uccidermi em- resto della difesa e su questa stessa linea.
piamente, sono anche assassini della vostra pieta. (8) A (2) Disse per prima ·cosa che, anche se l'uomo peri per le
costoro faccia pagare il fio la divinita; voi dovete, badando percosse, non fu lui ad ucciderlo, in quanto la legge incrimina
al vostro interesse, decidere d'assolvermi piuttosto che con- l'aggressore come responsabile dei fatti e aggressore era
dannarmi. Ingiustamente assolto infatti, sfuggendo alla con- stato il morto. Sappiate prima di tutto che e piu verosimile
danna perche voi non siete stati esattamente informati sui che si ubriachino ed attacchino briga i giovani piuttosto che
fatti, faro rivolgere lo spirito vendicatore del morto contro i vecchi; gli uni infatti sono spinti a secondare gli impulsi
chi non vi ha esposto bene i fatti, e non contro di voi; ingiu- dell'ira dalla presunzione del proprio potere fisico, dal fatto
stamente da voi condannato, a voi, e non a chi vi ha male che sono all'apice delle forze, e dall'inesperienza dell'ubria-
informato, infliggero l'ira degli spiriti infernali. chezza; gli altri sono resi prudenti dall'esperienza nei confron-
(9) Rendendovi conto di cio, attribuendo a costoro qui ti di chi troppo beve, dalla debolezza della vecchiaia e dal ti-
presenti l'assassinio, siate esenti da colpa, e proscioglietemi more della forza giovanile. (3) ll fatto stesso poi mostra
secondo i dettami della religione e della giustizia; in questo che egli non si e difeso con le stesse armi, ma con armi del
modo tutti noi cittadini ci troveremmo nelle migliori con· tutto opposte. L'uno uccise con le proprie maui nel pieno
dizioni di purezza. delle forze; l'altro, difendendosi debolmente contro uno piu

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forte di !ui, mori senza lasciare alcuna traccia della propria
difesa. Se uccise con le mani e non con un'arma di ferro,
quanto piu le mani gli sono piu proprie del ferro, a tanto
maggior ragione egli e assassino. (4) L'imputato ha osato
dire che chi ha dato il primo colpo pur non avendo ucciso e
responsabile dell'assassinio piu di chi ha ucciso, e dice che fu
la vittima a volere la morte. Io affermo che le cose stanno SECONDO DISCORSO DELLA DIFESA
in modo del tutto opposto. Se infatti le mani effettuano per
ciascuno di noi cio che intendiamo fare, chi ha colpito ma
non ha ucciso ha inteso colpire, chi ha colpito a morte, ha (1) L'accusato, non perche si riconoscesse colpevole, ma
inteso uccidere. L'uomo infatti mori in seguito a cio che l'altro timoroso dello zelo dei suoi accusatori, si e dato a volontario
fece con intenzione. L'infortunio e di chi ha colpito, la di- esilio; per noi che gli siamo amici e piu doveroso e pio di-
sgrazia di chi ha ricevuto i colpi. L'uno, ucciso in seguito a cio fenderlo da vivo che da morto. Egli avrebbe certo portato
che l'altro aveva fatto, mori, non per propria colpa ma per a vanti la sua difesa ne! modo migliore; m a poiche andarsene
quella dell'aggressore; l'altro, facendo piu di quanto avrebbe gli parve la cosa meno rischiosa, spetta a noi, per i quali la
voluto, peril proprio infortunio uccise chi non avrebbe volu- sua morte sarebbe fonte di immenso dolore, difenderlo.
to. (5) Quando dice che egli mori per opera del medico, mi (2) Mi sembra che l'ingiustizia sia da attribuire a chi ha
meraviglio che non dica addirittura che e morto per opera incominciato a colpire. L'accusatore dice che l'imputato colpi
nostra che gli abbiamo consigliato di rivolgersi a! medico. per primo fondandosi su indizi non verosimi!i. Se infatti,
Che, se non ve lo avessimo indirizzato, avrebbe detto che la come e naturale guardare con gli occhi e ascoltare con le
vittima era morta per mancanza di cure. E se anche fosse orecchie, cosi lo fosse che i giovani siano violenti ed i vecchi
morto per mano del medico, cosa che non fu, il medico non moderati, non ci sarebbe nessun bisogno del vostro giudizio;
va incriminato come assassino - infatti la legge lo sca- l'eta stessa giovanile costituirebbe motivo di condanna;
giona - ed essendoci noi rivolti a lui in seguito ai colpi ma poiche molti giovani sono temperanti e molti vecchi si
inferti dall'imputato, chi altro puo essere l'assassino se non abbandonano a! vino, la loro eta non rappresenta un indizio
colui che ci ha costretto a servirci del medico? ne a favore dell'accusa ne a favore della difesa. (3) Poiche
(6) Cosi, risultando in modo del tutto chiaro che e colpe- su questo indizio noi siamo alia pari con l'accusa, nell'in-
vole d'aver ucciso la vittima, e giunto a tal punto d'audacia sieme siamo in vantaggio; infatti i testimoni dicono che fu la
e di spudoratezza che non gli basta difendersi dalla propria vittima ad aggredire; se cosi fu, l'imputato viene scagionato
empieta, ma afferma che noi, che perseguiamo la contamina- anche dalla responsabilita di tutte le altre accuse. Se infatti
zione che ne deriva, compiamo azioni sacrileghe ed empie. chi ha colpito, costringendovi a rivolgervi a! medico in se-
(7) A lui, che ha compiuto azioni tali, si ad dice dire cose di guito alle percosse, e da considerarsi assassino piu giusta-
questo genere, ed ancora peggiori; noi, che abbiamo dimo- mente di chi ha ucciso, risulta assassino chi ha colpito per
strato come e avvenuta la morte, che la vittima mori in primo. Fu lui infatti a costringere l'altro a rispondere ai
seguito a! colpo che l'imputato ha ammesso d'avere inferto, colpi per difendersi e poi a far ricorrere a! medico il colpito.
che la legge fa ricadere la responsabilita del delitto su chi ha Empio trattamento subirebbe l'accusato se, senza aver
colpito, a nome della vittima vi preghiamo di placare con ucciso, fosse dichiarato assassino a! posto di chi ha ucciso,
l'uccisione di costni l'ira degli spiriti infernali, e di rendere e senza aver cominciato a! posto di chi ha cominciato.
pura dalla contamina,zione tutta la citta. (4) Quanto alia volonta d'uccidere, non fu maggiore nell'ac-
cusato che nell 'accusatore. Se infatti chi ha cominciato a
colpire aveva intenzione di colpire ma non di uccidere, e

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chi si difendeva di uccidere, a quest'ultimo si dovrebbe a,t- se non e stata chiaramente dimostrata la fondatezza delle
tribuire Ja, volonta di uccidere; viceversa, quello che si di- accuse che gli vengono rivolte. (10) Cosi, scagionato l'uomo
1,,i!t fendeva, anche egli eon l'intenzione di colpire c non di ucci- in ogni modo dalle accuse, noi vi preghiamo piu piamente
!i dere, commise un errore, colpendo fino a un risultato non in suo nome di non uccidere l'innocente cercando di punire
voluto. (5) Egli volle colpire, ma come avrebbe potuto l'assassino. 11 morto infatti non meno di prima si rivolgera
avere la volonta di uccidere, dato che colpi non volontaria- chiedendo vendetta ai responsabili, mentre costni, empia-
ii' menteY Anche !'errore e proprio piu dell'aggressore che di mente ucciso, raddoppiera l'ira degli spiriti infernali contro
11,, chi si e difeso. L'uno infatti, cercando di contraceambiare cio i suoi uccisori.
che subiva, commise un errore costrettovi dall'altro; l'altro, (11) Timorosi dunque di cio, ritenete vostro dovere pro-
che agiva e subiva interamente a causa della propria intem- sciogliere l'innocente dall'accusa, e, affidando a! tempo la
peranza, responsabile anche dell'errore dell'altro, e giusto scoperta del colpevole, lasciate che i parenti della vittima
sia l'assassino. (6) Vi mostrero ora che l'accusato si difese ne traggano vendetta. In tal modo vi comporterete real-
da cio che subiva trovandosi ad essere non piu forte, ma di menta secondo i dettami della giustizia e della religione.
gran lunga piu svantaggiato. L'uno in preda a violenza e ai
fumi del vino, aggredi sempre senza aver da difendersi;
l'imputato invece, che cercava di non subire e di respingere
i colpi, cio che subi lo subi involontariamente, cio che fece
attivamente volendo evitare di subire lo fece difendendosi
meno di quanto l'aggressore meritasse, e non vi ebbe parte
veramente attiva. (7) Se poi, essendo piu forte fisicamente,
si difese con piu forza rispetto a quanto subi, neppure per
questo e giusto che sia da voi condannato. Mentre a chi
aggredisce si fanno subire ovunque gravi pene, chi si difende
non e accusato da nessuna parte di nulla.
(8) Per quanto riguarda il divieto di uccidere, sia giusta-
mente sia ingiustamente, si e gia risposto; l'uomo non morl
in seguito ai colpi, ma per mano del medico, come confer-
manu i testimoni. La disgrazia riguarda l'aggressore, e non
chi si e difeso. L'uno, che fece e subi tutto involontariamente,
si trovo coinvolto in una disgrazia cni era estraneo; l'altro,
che agi in tutto volontariamente, attiratosi la disgrazia con
le proprie azioni, ha errato per la propria sfortuna.
(9) E stato quindi dimostrato che l'accusato non e col-
pevole di nessuna delle accuse rivoltegli Se qualcnno poi,
pensando che, come fu comune la loro azione cosi debba
esserlo la sfortuna, ritiene che, in base a quanto e stato
detto, non v'e maggior ragione per assolverlo che per con-
dannarlo, anche in tal caso e piu giusto che sia assolto piut-
tosto che condannato. Non e giusto, infatti, che l'accusatore
riesca a far condannare, quando non ha dimostrato chiara-
mente la colpevolezza; ed e empio imprigionare un accusato
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"'~' otxE(oc, ... 8u'"IL''' cfr. [Plut.] V. X or. I, 2: M'"'IL"


A6yCJJ'J X.-rYjcrcf!J.&VO~ . •. ci.1t' otxe£oc~ q:JUO"E(l)!;.

'rE'rpocl.oy(octr;: per il termine, cfr. I ntr., p. 11, n. 1.

"'iii Aucr(tp A6y<p "'iii 7tpor; Mtx('"l'' il discorso di Lisia e per


noi perduto (cfr. frr. 63-66 Thalheim); la notizia risale dunque
a tradizione dotta (« unde liquet illas u7to&tcrEt<; vetustos
satis habuisse auctores >: Reiske, ed. di Lisia, Leipzig 1772,
vol. II, p. 24).

aTox.occr~J-0~ ~ crTcfat~ &:re:A~~: per crT&:at~ cfr. Volkmann, p.


38 ss.; Hermog. if£ stat., p. 35 R (9 K.): 8&E, fJ.E' yocp Etp'IJ"'"'
>1 ' \ - I ' )"' !_I ~
O'"t'CX.CJL~, ELTE CX.'Tt'O 't'OU O"t'O:.CHO:.":,ELV Touc; O:.Y<.UVL~O!J.E:VOUc; Et.'t'~ 0'17<:VOUV,
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oe &cpdc; d'JO:.L Toi}ro x.owOv


tTE:potc; t~e:-rci~ELV 7to:.pt1)!.J.L. OVO!J.tX
"'<7" ~'tJ"''t)fJ.thw' &miv-rw,, Piu ristretto Cic. Top., XXV, 93:
Refutatio autem accusationis, in qua est depulsio criminis,
quoniam Graece ""'""'' dicitur, Latine appelletur status
(anche Siriano, in Hermog_, p. 48 R., la definisce). Per <r'ro-
)(M!J.6<;, .v. Volkmann, p. 57 ss. e sempre Hermog. de stat.,
p. 36 R. (10 K. ): 7trt.Y'ro<; ou...vocrou' 7tpo ..e&&v..or; ~'l)'t'i)fJ.oc"'or;,
e:l O'U\IEO"'t"1jxOL, Srctcrxo7tELV Oe:i: -rO xptv6!J.EVOV, d &q:Joc\lkc; ecr"t'L\1
... I ... \ ' \ .:J. l >I !f \
't) 'JlOC'e:po,, XOC' fJ.E' OC'JlOC'Et; fil Cf1"0)(0C<r!J.o<; E<r'rOCt. Ecr'rt yocp Cf'rO-
)(MfJ.O<; ci8~/.ou 7tp&.y!J.OC'r0<; ~AEy)(o<; mlcrt<i>8't)t; OC7t6 'rLVO<; <prt.,Epou
<r't)fJ.E(ou (v. anche Syr. in Hermog., p. 62 R. ); Hermog. de
o
stat., p. 43 R. (18 K.): cr'rO)(MfJ.O<; 'l:o(vu, ~toctpEL'roct, 6-rE xocl
7tp60'(l)7tO:. eX,OL Xo:J. 7tpcfy!J.tX't'OC xpLV6!J.EVOC, 7tOCpocypocqnx{i) ecr't'tV
8TE, I:Af_y)(w' ci7toct~crEt, ~ou/.~crEt, 8uv&.!J.EL . . • L'autore del-
la u7t6&Ecrtr; afferma trattarsi di <r'rO)(MfJ.O<; ci'rEA'~t; (Volkmann,
p. 63 ), in quanta fondato solo sulla figura dell'imputato (per
168 A~ AIX 169

7tp6cromov, cfr. Hermog. de stat., pp. 29-30 R. = 3 K.); Er- &vatpEae:L aJnWv: diretta negazione, confutazione degli ar-
mogene polernizza contro i sostenitori di questo concetto; gomenti avversari, consistente qui nello scartare come as-
per lui (de stat., p. 54 R. = 29 K.) si ha cr-roz"'crl'-o<; hEA~<; surde tutte le eventuali ipotesi per spiegare il delitto; cfr.
quando esso si fondi solo sul 7tpii.J'I'-"'• mentre hEA~<; a1: E:x Arist. Soph. El., 183 a 10.
[.L6vwv npocrcDTCwv &nAoG-; oU y(ve:-rca xa't'G: ye Z:[.L~ cr-rozacr[.L6t;.
()t' ~<;;:
correzione di Maetzner; Zlv C dovuto all'r.d·nWv im-
E:v fLtV -roi:<; 7tpooofL[oo.;: per il proernio, v. Volkmann, p. mediatamente precedente; Jernstedt accetta. a,· <ilv, rin-
127 ss. Blass ha supposto, in questa frase, una lacuna: viando a Schaefer, app. crit. a Dem. IV, 490.
cio perche la xo:.-cintXcro.; si riferisce all'esposizione del fatto,
alla narrazione; in effetti, la distinzione fra proernio e E:~ tm~ouA'ij<;: con premeditazione; cfr. A "' 1; A IX 5.
XIX-rcicr-r<Xcro.; appare frequente: si cfr. Volkmann, pp. 149-150;
Ei'-~ciAAELd.; -r~v ~oUA1JcrLv: cfr. Hermog. de stat., pp. 43 R.
si v. Troil. Proleg., p. 48, 26 ss. (Walz, vol. VI = Rader-
macher, Art. Script. p. 16), che distingue 7tpoo[l'-'"'• citato sopra; 46 R. = 20 K.; Syr. in Hermog. I, p. 72 R.:
7tpox.O::'t'ctcrxe:u~, 7tpoxa't'&crTctcrLc.;, xaT&cr't'occrt.;; Hermog. de inv. ~ SE ~oUAYJaL<;; x.ocl. ~ 8UvoctJ.L<;; l>v6tJ.OCO''t'OCL tJ.E:v &1tb 't'OG ~v -re:
II, p. 108 R. (7tEpl XIX1:1Xcr1:cicrEw<; ~youv 8o1J~O'Ew<;); Syr. in St&vmocv x.r.d T~v 8UvoctJ.LV ToU 8e:Spocx6To<;; 7tOCVTrxx6.&e:v &7ttcrxo-
Hermog. I, p. 64 R. (che pen) la distingue dalla 8L~"('1crL<;). 7toUv-ra<;; TO ~oUAe:cr.&r.u TE x.al. 8Uvoccr.&oct 8tOC 't'&v 7tpo<njx.6VT(I}V
' ' ,,...
E1tL XELP1Jf.LOC't'(I}V X.IXTOCO'XEUO::'-:,ELV.
Secondo [Corn.] Rhet., p. 37 H., si distingue dalla 8'~Y'1"''
percM vi si espone cio che i giudici sanno (anche .Apsin. T'i)v 81: -rwv tAeyzwv &7t1XL1:1JcrLv x-rA.: cfr. Hermog. de stat., p.
Rhet., p. 251 H.). Cfr. Wendland, Anaximenes von Lampsakos, 45 R. = 19 K.: ~ -rwv tAeyzwv &7t1XL1:1JO'L<; 8L7tA'ij tcr-rLv, ~ y<Xp
Berlin 1905, p. 30 e n. 2 ('Feststellung der Sache oder Ein- dcrlv o[ 11-cip-rupE<; ~ oil, e Syr. in Hermog. p. 70 R.: ~ 81: -rwv
richtung der Rede'). Tuttavia il fatto che Troil., op. cit., la k.ASyx(uv cbnxl't"Y)crtc:;; 6.>v6fJ-r.tcr't'r.ct fJ-E:v &nO TaU -rbv ({JzlryovToc fL&p-
defi.nisca ~r.A~v -r&v 7tpo:.x&ev-rolv £x.&Ecrtv, che .Anassimene
-rupocc:;; &:7to::t-re:i:v -rWv X.tXTY)yopoutJ.Evwv xoct T~ 8t&>x.ovn tJ.~ cruy-
(29, p. 65 H.) dica del proernio che esso contiene un'esposi- xwpe:Lv &fLocp-rUpouc:;; 7tote:'icr.fhxt TIZc:;; X.tX't"Y)yopLocc:;;·.
zione sintetica dei fatti (~cr-r' 81: 7tpoo[I'-Lov xoc&6Aou ~ d-
7te:Lv &x.poa-rWv mxpoccrxe:u~ xrxL TaU 7tp&ytJ.rx't'oc_; Ev x.e:cprxAcdcp ""'Ph~ML<;: [Corn.] rhet., p. 364 H.: ~ 81: ""'P""~"'"'' E:x8po11-~
t.L~ d86cn S~Awcrt.;, Lvrx ytvWcrx.u>en, 7tEpt l>v 0 A6yoc;, x-rA.) icr·n A6ywv x.oc.&' OtJ.ol.wcrtv ~ tJ.I.fJ-YjCHV TW'.I ye:yov6Twv. Diver-
e parli della x<X-rC::cr-r<XcrL<; alla fine dello stesso capitolo dedi- samente Troil., cit.:_ e:!Toc -r~v mxpE:x.~rxcrtv chr6SEt!;tv o3crrxv TaU
cato appunto al proernio mi induce ad esitare nel correggere x.ptVOf.LEVOU' R' ' '
t-'LOU. EO'X07tEL YIXP' ~
(1}~, '
<EL> ' ! x.o::t' f.L6vcp S)'XJ\"1)-
' ' EV~
E7tL ' "''
il testo . .A cio va aggiunta la notizia di Syr. in Hermog. II, f.LtX't'L 7t0L~cracr.&o:t -r~v X.O::'t"Y)yopf.o::v <cipx.oi:>-ro, b cpEUy(I}V &7to-
p. 127 R.: yvwcr-reov 81: 5-r, x<Xl K6p<X~ o TExvoypci'f'o<; -rij} nj.; 'r~.U·v
M 'JO'E't'O::t, X.tXL, . , TOU't'O
OLtX - '
't"Y)V 'R
7tO::pEX.t-'tXO'LV ' '
E7tEVOl)C'E ( V. Vlk
0 -
xr.errxo"Tifcrewc;, Ov6~n xExp1JTOCL, 7tpooLtJ.tOC -roU A6you -r~v xoc- manu, pp. 164-167). Per il dubbio suscitato anche nello
Tifcr-ro::ow xa.A&v (identifica proemio e xrx-r&cr-rrxcnc;, anche scoliasta su quaJe parte del discorso le corrisponda, v.
Kroll, RE s.v. Rhetorik, Spplb. VII, 1067). nota a A"' 9.
8LtX 1:0U fL~7tW T'i)v 5A1JV ~XpL~wcr&e>.L 1:0xV1JV: la frase Si pUO E7t£Aoyo<;: v. Volkmann, p. 262 e, ad es., Troil., cit.: -roil<;
interpretare in due modi, genericamente o riferita all'arte a' bttA6you~ &:vo::x.EcpocArxLCJ}O'L\1 TWv Elpl)td;vwv StOC TOiJ, We;; TO
di .Antifonte; propenderei per la prima soluzione, se e vero ,,
ELX.O~, ' .oLX.tXCiTIXc;;
TOU~ ' 7tOIVI.tX
" 'tXXOUO'tXVTI1c;;
'' '''"-""'"
'IV IW\'lTELV. s e-
EL~ r~.l)v
che le prime divisioni della techne si articolavano appunto in COlldO le varie definizioni 1 propria dell'epilogo e anche la
7tpoo[l'-'"'• &ywve.; E7tLAoyoL, anche perche quest'affermazio- "'~~'1"''i cfr. Ruf. rhet., p. 407 H.; .Aps. rhet., p. 296 R.;
ne, se .riferita ad .Antifonte, contrasta paJesemente con il Long. rhet., p. 182; 186 H.: "'~~'1"'' 81: ""'' &vci11-v'1cr'<; -rwv ~8'1
lusinghiero giudizio espresso all'iillzio della ,'m6&EcrL<;. AEXWv-rwv (anche [Corn.] rhet., pp. 387-388 H.).

il
170 Arx Arx 171

U1tO -rWv ~1tL't'UX,6vTwv: contrapposto a oi. i.xcxvWt; 7ttcpux6-rec;:


il senso si cbiarisce anche in base ad A ~ 3; non si tratta
tanto di distinguere tra delitto premeditato e non, quanto
fra criminali astuti e stolti, esperti ed inesperti (cosi anche
Thiel, ad l.). Cfr. Is. Ill, 14.
KATHrOPIA <PON01 ATIAPA~HMO~ iiv: per la correzione di Gernet, che, seguendo il suggeri-
mento di Richards (p. 152), aggiunge il relativo, v. Tbiel,
ad l.: si crea un legame duro e non necessario.
xo:1"'1jyop[o: q>ovou ci7to:pO:<nJfLo<;: il vocabolo ci7to:pO:<nJfLO<; appare
anche all'inizio della XXI orazione di Lisia (0:7to"Aoy[oc lfL7tELp01: cfr. A,.. 6; r y 2; V, 7. L'omissione dell'articolo
3wpo3oxlrx<; <hrxpO:tTI)fLO<;); esso corrisponde, per il significato, prima di 7tprt.yfLO:,-wv, in quanto abbastanza insolita, e lectio
alla frase che troviamo nel titolo della IV orazione lisiana: diffWilior (cosi anche Cucuel, p. 55).
7tepl ,-po:ofLrx,-o<; El< 7tpovolrx.;, 07tEp o\i xoct 7tpo<; 8v «~3>j"Aov >.
Cfr. gia l'interpretazione del Palmerius, approvata da Rei- bJ 31: 1"001"<p ~<; ~ALxloc<;: la distinzione tra le varie eta e
ske (ediz. di Lisia, Lipsia 1772, vol. I, pp. 697 -8): «Nomina e
motivo tipicamente pitagorico; qui tuttavia luogo comune.
reorum sunt tTIJfLELo:, notae, unde oratorum Atticorum et Per la forma, v. K.-G. I, p. 279; Lys. V, 3: d.; ,-oG,-o ~­
Romanorum orationes inter se distinguuntur •· Si v. anche ~"ALxlo:<; <i:q>LX1"rt.L, e nota a r 3 2.
Steph., Thes. Gr. L., s.v.: <<nullo insigni notus, conspicuus;
ex 7to:pO:<nJfLo<;, quo significatur insigne et titulus •· La tra- rxo,-&v: v. K.-G. II, p. 313 s:; il pronome rxu,-6<; manca anche
duzione italiana 'senza titolo' deve intendersi come 'senza in V, 7; Xen. Mem. I, 2, 46 (Tbiel). Tutto quanto precede
l'indicazione di contro cbi, o a favore di chi siano rivolte indica un compiacimento per l'indagine psicologica, tipico
le orazioni' (Blass, Att. Ber. I, p. 151: « ohne nabere Bezeich- della retorica fondata su dxo.; che, come tale, e appunto
nung einer Person •· 7trxpO:<nJfLov indica, tra l'altro, una nota una specie di psicologia. Cfr. anche A_oc 5 ss.; 7; y 3.
marginale (Arist. Soph. El., 177 b 6, cosi come l'aggettivo
puo indicare qualche cosa (come dei vocaboli) che si seguala, 3e•:x:&ijvo:L: inutile la congettura di Kayser o"Aey:x:.&'ijvocL; cfr.
distingue, spesso con una nota marginale (v. Plut. Plat. Dem. XXI, 160: et 3e•:x:-il-1)cre,-o:L ,-oG,-o 7t<7toL>jxw<;, nonche
Quaest., 1010 D; Gal. 1t. ,-(;)v ta. ~·~"A., cap. XVII). Mentre Plat. Phaedo 66 D, per analogo uso del verbo.
dal senso di 'contraffatto' (di monete falsificate), deriva il
significato morale di 'falso' che troviamo ad es. in Dem.
XVIII, 242; XXIV, 213 (7trxpO:<nJfLo<; p~,-wp; cfr. Harp. s.v.; 2
Phot. s.v.; Poll. IV, 35 ). Di qui, l'uso di &:7tocpO:<nJfLO<; in Cyrill.
adv. Jul. I, 25 (&:7to:pO:tTI)fLOV 36~o:v 7tept 1"oi3 .&eoG ¥:x_m: cfr. 3L<X. y<X.p ,-o fLeye&o.; x,-1..: cfr. Ay 8; I, 28; V, 43; VI, 18.
Eur. Hipp., v. 1115); de trin. V, p. 559 e Hesych. s.v. &:7to:-
,
f:>!Xcrt'J!J.OV: ' '
!X(J'LV&O''t'CX:'t'OV, , '
!X7t!Xf:>!XX,!XpctX't'OV, ' ..., ,
IX7t!Xf:>CX.AOYLC1't'OV, '.1.
IX'f'EU-
ou 7tpo-repov •.. -1) ••• 7tOL-Ijcrwv-rocL: per l'uso del congiunti-
3£<;, ci"A>jW<; (anche Anecd. Bekk. I, p. 192). vo, cfr. K.-G. II, p. 455, n. 1. Analoga costruzione si trova
in I, 29 e in Tucidide (VII, 63, 1). Per la circonlocuzione
q>u"Ao:x~v 7toLdcr&ocL v. Thuc. Ill, 46, 4 e Briickner, p. 14, il
l quale osserva come l'uso di circonlocuzioni invece del sem-
plice verbo sia comune alle orazioni di Antifonte e a Tucidide;
o1tolrrx fLEV ,-(;), 7tp<xyfLO:,-wv: lat. facinus; cfr. V, 64: ochLOc si puo aggiungere che esempi non mancano neppure nei fram-
1"01)- 7tp1X'(fL1X1"0<;.
'
menti attribuiti al sofista (cfr. Introd., p. 79, n. 178).
::"
h
,, 173
172 AIX A"
,,,I
'I
6-noUv dx.O<; nrt:pcxA&~Y)T2: esempio della tendenza, ricorrente E:cr,t '~<; OLx."l)c;. HiRpetto a t-tLrt:Gt-LC<., &.G!E~"IJ!Lrt:
yO:.p TO -:-~),c.<;
a dare evidenza corposa agli astratti, che dipende in parte sembm implieare la responsabilit,iJ, personale. La, rXfLO:PTLIX
dalla personmcazione tragica, in parte daJ clima sofistico riferita ai giudiei vuole qui avere il valore di errore che im-
in cui i problemi concettuali vengono isolati e cristaJlizzati plica un limitato elemento di colpa. Per i due vocaboli, cfr.
pJasticamente. 67wuv eimportante perche indica ]a debo]ezza anche 1\<Ieyer, Prodikos, p. Si e Introd., p. 55 ss. Per rrocv~
di dx6<; (si v. Introd., p. 46). In genere dx6<; non viene (v. anche a 11), cfr. Glotz, Solid. de la jam., p. 103 ss. Os-
usato nel senso di singolo indizio particolare. La distinzione serva giustamente Thiel (p. 47) che Dittenberger a torto
!t,,, fra dx.&:C:e:Lv e cr&.rpcx d3~vec:t a.ppMe, in anaJogo contesto, in riteneva (Ant. 32, p. 8 ss.) che qui si alluda ad una Jegge che
;:
VI, 18 (cfr. anche I, 28; V, 43). prevede l'incriminazione di chi accusa falsamente: 1tocv~
,,,dl,, e pena divina, non punizione umana. Resta il problema di
quaJe vaJore possa avere una garanzia religiosa in un caso
~~ mGT<OELV o:crr<j\: contro Drerup (« Jahrb. f. Phil. » Sppb.
XXVII, 1892, p. 284) che voleva correggere in &mcrni:v come questo, in cui non si tratta, evidentemente, di testi-
ocu-r<;i) v. Siiss, Ethos, p. 5 n. 1. moniare il vero o il faJso, ma di ricostruire un fatto in base
ad indizi di natura essenziaJmente psicologica.
o:(-rwv &cpev-r<<;: cfr. A~ 11.
&7tO:VTO<; al:: lo Stefano voleva correggere al: in oilv;
GOC'f'W<; OLalltfLEV: Si tenga presente Che quest'espressione, ne] Kayser (Ant., p. 237) proponeva, piuttosto, a~.
passo sopra ricordato (VI, 18), e contrapposta ad dxoc~<cv;
il senso di 'avere la certezza' si giustifica qui, in quanto la w<; &7tex-rELv<: non ha solo il valore di 'che', ma anche di
garanzia religiosa vi ha un ruolo importante. 'in che modo' (err. Cucuel, p. 96).

3 4

7trX<T1J<; Tij<; 7t6A<w<;: l'assassinio getta il fLLO:GfLO: sull'intera .All'inizio del paragrafo e caduta una frase, sia in A sia
citta, genericamente; ma l'empieta come fatto individuaJe in N. L'integrazione dell'edizione aJdina (o\ho yocp xocxaop-
e la responsabilita ricadono sull'accusa, quaJora essa persegua youc; ElxOc; cbtox-re:Lvo:.L -rOv &v.&pc.unov) e felice, se si corregge
un innocente: sia perch<\ in tal modo lascia libero il vero col- &v%pwrrov in &vapo;, secondo l'osservazione di Kayser (Ant.,
pevole, sia perche fa condannare un innocente, aggiungendo p. 230; Beitriige, p. 72): l'accusa usa infatti sempre questo
un altro assassinio, sia infine perche contribuisce aJI'errore secondo termine, riferito alia vittima. 1\<Ientre la ricostru-
dei giudici. Si v. V, 89, ove invece si distingue sottilmente zione della prima parte del periodo conserva valore mera-
la maggiore responsabilita dei giudici: «Non sono la stessa mente ipotetico, -rov &vapo; si puo considerare sicuro perche
cosa una faJsa accusa ed una sentenza sbagliata. L'accusa spiega la caduta della frase, avvenuta certamente per omo-
non ha di per se compimento; esso si attua per opera vostra teleuto (cfr., anaJogamente, VI, 6, ove entrambi i codici
e della giustizia; ma quaJora voi, nelle vostre funzioni, omettono aJcune parole per noi di certa integrazione perch<\
commettiate un errore, e impossibile respingerlo e liberar- ricorrono in un bmno identico ne! V discorso, e r y2, ove
sene.». La diversita dei due passi si spiega facilmente in A aggiunge in margine un periodo caduto anch'esso per
quanto nell'orazione e l'imputato, difendendosi, che parla omoteleuto ).
ai giudici, mentre nella tetralogia e l'accusa ad insistere ne! I Come indica la notazione marginaJe (&voc(po<rL<; o;1-r,&v),
mettere in luce le ragioni che garantiscono della propria I .frutto dell'autore della un6%om<; 0 comunque collegata. aJla
indiscussa buona fede. Cfr. anche Gorgia, Pal. 36: r1:v UfLLV divisione che egli presenta, vengono qui confutate aJcune

I
l
174 Arx Arx 175

eventuali cause ed ipotesi sul delitto; non si e trattato ne di o:.U-rO<; b -8-cX.vo:.To~: le eireostanze della 1norte, come ben tra·
rapina, ne di ubriachezza, ne di rissa ne di scambio di per- duce Maidment, p. 55, osservando (p. 60 n. b) ehe si tratta di
sona; in altri termini, si tratta di delitto da tempo preme- mm·te violenta; in realta l'espressione indica qualche cosa
ditato ed organizzato. (v. anche, analogamente, V, 27 ss.). di piU; l'ora, il luogo, il modo del delitto escludono un de-
If procedimen to e quello caratteristico della dialettica zeno- litto casuale. Si deve cercare chi aveva il movente piu
niana: se A, anche B; ma non B, qnindi non A (rhrxywy~ valido, chi dunque e piu verosimile che volesse ucciderlo.
dr; -ro rilluvrx-rov. Cfr. Plat. Pwrm., 128 D; W. and M. Kneale,
The Development of Logic, O~ford, 1964, p. 9; Taylor, A -rov fL~yriAo: ... xrxxoc 7tpo7te7tov&6Trt. xTA.: cfr. Lys. c. Erat.,
Commentary on Plato's Timaeus, Oxford, 1928, pp. 178-180). 44-46. I §§ 5-6 descrivono i moventi esterni, 7-8 gli impulsi
In generale, si osservi la scarsa efficacia di queste argo- psicologici che spinsero l'imputato al delitto. n cod. N reca
mentazioni, cni si puo controbattere facilmente; l'avversario annotato in margine ~oUAYJ<>L<; con riferimento, evidente-
comunque sfruttera solo parzialmente questa possibilita. mente, alia volonta che concepi l'omicidio.
Si tenga presente, poi, Arist. Sop h. El., 167 b ss., il quale
osserva come la confntazione che si basa sulla conseguenza
(-ro bt6ftevov) abbia validita apparente, in quanto si crede 6
che il rapporto fra causa e conseguenza sia convertibile, il
che non e necessariamente. Per i loci communes, v. Schupp, Toc I>' &YXL<>Trt. cfr. Herod. 11, 143.
Beweistopik, p. 26; e, per il procedimento, ancora Anti-
fonte, V, 27 ss. e Gorgia, Pal., 6-12. i.epwv x"Ao7t~: appropriazione indebita di beni sacri. Cfr.
Lipsius, Att. Recht, p. 399 s.: si tratta di sottrazione di denaro
ou fL~v ouSt: cfr. Thuc. I, 3; 22, ecc.; Gorgia, Pal., 21. pubblico o appartenente ad un tempio; la punizione consi-
steva nel pagamento di una somma dieci volte tanto quella
&wpt -rwv vux-rwv: cfr. K.-G., I, p. 18. Per il locus communis rubata (cfr. Arist. Ath. resp., 54, 2 e Dem. c. Timocr., 112:
rappresentato dal tempo, v. V, 44; VI, 45, Lys. VII, 15 e et ~Ev TL~ &yopo:.v6~o~:; ~ &I'JTUV6!-LOI:; 1) O~oxo:.~~:; xo:.'t'O:. 0~!-LOUI:;
altri passi citati da Schupp, Beweistopik, p. 26. y~v6~evoc; xAo1t~l:; bJ -ro:.i:~:; zU-8-Uvo:.tc; E:!X.Awxev - -roU-rcp !LE:v -rl]v
llexrm"Aocalrxv dvrt.L. lb., 127: auvl:llpou yevof'l:vou x"Ao~v rt.UToii TO
iv epYJfLL<f: cfr., per le deduzioni in base alluogo del delitto, V, Otxo:.cr'T"')fHov xo:.T€yvw xo:.L Oe:xo:.7tNXcnov &7t£T~!.cre:. Di ypwp-1} tep&v
I! 44, Gorg. Pal., 10, Lys. VII, 28, e Schupp, Beweistopik, p. 26. XP'IJf'OCTwv e fatta menzione sempre in Demostene (de leg. 293):
KYJ<pLaorpwnrx yprxrp~v (epwv XP'IJfLOCTCilv olllwxer;, d TpLatv
lt uo-Tepov ~fLI:prx•r; <nt T~v Tpoc7te~ocv ~lnxev !1tTOC fLViir;. Essa
e distinta dalla ypocrp~ lepoau/c[rxr;, al contrario di quanto
5 ritenne in un primo tempo Dittenberger (Ant. 32, pp.
10-20; cfr. Lipsius, uber Ant. Tetr., p. 200 ss. e Ditten-
Escluse le varie specie del delltto volontario ma non pre- berger, Ant. 40, p. 470); quest'ultima indica la sottrazione
meditato, si deve concludere che si e trattato di omicidio di beni sacri da citta sacre (Lipsius, ib., p. 200; Att. Recht,
i~ btL~ou"A'ijr;. p. 442; Xen. Hell, I, 7, 22) ed e punitacon l'esecuzionecapi-
tale, il divieto di sepoltura in patria e la confisca dei beni.
-r'ijr; 07totjllrxr; &7tri<n)r;: astratto per il concreto; cfr. Thuc. I, Cfr. Ant. VI, 10; Dem. c. Aristocr., 26; Plat. LegeiJ IX, 857 A
143 (07t1Jpealrx per 07t1Jpt-rrt.L); VIII, 64 (rpuy/j per <puyriller;) I (cosi anche Bla.ss, Att. Ber., I, p. 364; Glotz, Solid. de la jam.,
(Thiel, pp. 53-54). E inutile inserire II.A"AYJr; pretendendo un I p. 506 n. 7). Percio le a:ffermazioni di A ~ 9 non contrastano,
rig ore logico che non e sempre delle T etralogie.
I
su questo punto, con la legislazione attica.
176 A cr. A Cl. l'ii

rpoccp~ Si differenzia da aLY."J in quanto la prima pui> eH- 8


sere intentata da chiunque a,bbin personalita giuridi('.a, la
second» solo da chi sia dire.t.tamente coinvolto (come ne! d TZ. xcd &.Aoi·'l: si allude al pror.eBso per a.gga;-;sinlo. Ac.ute e
uaso dell'omicidio); cfr. Harp. s.v. ypoccp·~, 8b<1): Philippi, pertinenti le osservazioni di Thiel (pp. 59-60) " que,sto pam-
Areopag, p. 68 e Paoli, Dir. att., p. 249. grafo: l'accusa tende ad attenuare genericamente le conse-
guenze del processo per assassinio perche non si noti che
auo'i:v TOCAOCVTOLV: si tratta del!'ammontare del furto 0 della esse sono in realta molto pill gravi di quelle della ypoccp~.
multa? Per la second a ipotesi e Glotz, Solid. de la jam.,
p. 506 n. 7; per la prima invece Gernet, Ant., p. 53 n. 1 e ;coccrx«v: espressione generica, che riguarda la punizione per
Thiel, p. 57, il quale osserva come non si tratti di genitivo omicidio (morte o esilio !)
di prezzo, ma di apposizione, e si indichi qnindi !'entita
della so=a rnbata. a,occp&ocp~voc.: pesante espressione per la pena in denaro della
YP'"'P~·
7
&.vnapoccrocvToc: espressione frequente nella tragedia: cfr. ad
li ~m&ufLloc ... cpo~o<;: sono le due passioni che avrebbero es. Soph. Oed. Col., vv. 271; 953; 959; 1191; Enr. Androm.,
spinto l'imputato a! delitto. Cfr. Gorg. Pal., 19; Plat. Leges v. 438; Suppl., v. 1179.
IX, 870 CD; .A.rist. Rhet. I, 1369 a 4; 1372 a 5: gli uomini
commettono ingiustizia o pensando di non essere scoperti, <iA<ol<rOfLtvo<; oc?JT~v: cfr. K.-G. I, p. 326.
o, se scoperti, di non essere puniti, o di esserlo, ma in misnra
inferiore a! gua.dagno ricavato dall'ingiustizia co=esaa.
Oltre che per impulso irraziona!e, l'uomo agisce dunque cal- 9
colando che cosa gli convenga fare; a questi due momenti si
riferisce qui l'accusa, ma appare ovvio che, data la parti- Alle ~ntzvo• 7tLGT«<; seguono le lhtzvo•, costituite esclu-
colare situazione dell'imputato nei confronti della vittima, sivamente dalla testimonianza dello schiavo morente. Sin-
il calcolo supposto dall'accusa non ha alcun fondamento e golare il momento in cui la si cita, noncht\ il fatto che,
risulta quindi improbabile. Infatti la rappresentazione qui almeno per quanto si puo giudicare, I'accusa si identifica
offerta del presunto assassino contrasta con quanto detto con chi raccolse i cenni dello schiavo, e che questa testimo-
all'inizio (A "'1-2) e cio verra fatto notare nel corso del nianza venga comunque considerata inferiore per importanza
discorso di difesa (A-~ 3 ). La causa per fnrto intentatagli agli dx6n i qual!, come era stato detto all'inizio, suppli-
dalla vittima avrebbe convogliato immediatamente i sospetti scono alla mancanza di prove certe. La ragione s'e vista
su di Ini, che quindi non poteva sperare di uccidere senza nell'Introd. (p. 46 ss.); qui basti ricordare, sull'ambiguita
correre rischi. delle testimonianze, ancora .Antifonte (V, 25 ss.) e .Arist.
Rhet. I, 1375 b 26 e specialmente 1376 a 17: ove manchino
&tpfLo't'tpov: come traslato e poetico; cfr. A a 5. i testimoni, osserva il filosofo, si dira che la cosa migliore e
piu saggia e giudicare in base agli dxoToc non corrnttibili

1
l:p~fL1JV: v . .Ant. V, 13 e Lex. Seguer. V, 245, 14: tp~fL"'' ne soggetti a falsa testimonianza; ove testimoni vi siano,
o
1l£x'l) SG't'Lv lhocv fL~ nocp6vT<olV &.fL'f'O't'epwv 't'&v npo<r6v't'<olV ll•- si dim che gli dx6't'oc non hanno valore e che, se bastassero i
xoc~<; ~V ~~<pOV mveyxn XIX't'il: 't'OU &nono<;. V. Lipsius, discorsi, non occorrerebbero testimonianze. Per la testi-
AU. Recht, p. 843. ~''"-' d.Uo ~bi.vo, v. ~clw "'" M A y <.
178 Art. Art. 179
~Lrt.crtil"~"':: verbo forte per accentuare !'idea debole (Thiel, 236 ss.; Eur. Her., v. 1322 ss.; e, sugli effetti di -rei. 5cr<or. e
p. 61). -rei. cl.cro~ij, anche Plat. Euthyphr., 14 B.
fLocpwp<<; <1 fLO'I 1tot.Aol 7tor.pql:vovTo: cfr. Gorgia, Pal., 9: -rprt.m\~or.<;: cfr. VI, 4: &ucrlocL.
rtoXA.W'>J ytt:p· X.O!J.L~6\I't'W\1 1 ttoAAol &\1 Yjcroc'J ot !J.cX.p-rupr::~ -ri}c; beL~
~out.ij<;. Per 7trt.po<'ylyvocr&ocL/7tocpexocr&ocL, v. Ant. VI, 29. cruyxor.Trt.7tLfL7tAcXvor.<: Cfr. Plat. Resp. VI, 496 D (xocTor.mfL7tAor.~­
vou<;, in anaJogo senso). cruyx. e un &.7trt.~ dp.
~fL7tvou<;: cfr. Herod. VII, 181, 2; Thuc. I, 134, 3; Eur.
Plwen., v. 1442. ocq>oploc<: Reiske spiega, traducendo: « annonarum caritates,
terrarum et animalium sterilitates •; cfr. Herod. Ill, 65, 7;
.,c;;,7trt.p6v.,wv yv&voc< or.&rou<;: la lezione di A permette di IX, 93, 3 ove si esprime l'idea che la terra q>tp« (xrt.p7t6v);
evitare correzioni: oc•hou<; e soggetto di yvwvrt.<, e va riferito Soph. Oed. R., v. 254. V. Hermog. Prog., 6 (I, p. 32, Walz):
aJ servo e aJ padrone, i quali poterono riconoscere l'assalitore 81:o<; fLOV fL~ btV.l7tWC1LV ol xor.p7tol, 81:o<; 81: 1'-~ -rwv 7tOA<fL[wv
quando se lo videro davanti. Anche daJ punto di vista psico- ~T'L"Yj&wfLov. Theon. Prog., 7 (I, p. 225, Walz): 8TL 8<ct TOLrt.u-
logico, in quanto coinvolge pure il padrone perito, questa 't'a.<:; ~!J.!Xp't'Locc; E:7tL"(L\IE't'CX.L "t'CX.i:c; ·7t0Atcn x.cx.L -8-t&\1 1.1.'1)Vl!J.OC"t'OC, AL~
interpretazione Ini pare la piu valida (per la posizione di !J.Oi. XrJ.L AoLI.I-ol, cnpo:.'t'o7t&8(1)v 6At.&pot, xo:.i. 7t&.V't'CX. 't'OC 't'OtCX.\J't'rJ..
"''hou<;, v. ad es. Ay 4). (Matzner).
tm6 "t'E 't'{;)v dx6't'W\I U1t6 't'E: "t'Wv 7to:.po::yr::vo!J.b.lwv: per lo stretto
legame di concetti, piu frequente in poesia che in prosa, 11
stabilito da "'' ... "'' cfr. K.-G. II, p. 243. V. anche Ay 1;
r y 2; I, 18 ecc. Si noti come gli dx61:rt. vengano ancora posti L'impurita che dal colpevole emana su chi gli sta vicino
in posizione preminente rispetto a chi ha assistito aJ fatto. si cancella solo con la sua punizione, che e compito e dovere
di tutta la comunita: essa consiste nell'attribuire l'empieta
8Lxrt.lw<; ... C1UfLq>op6vTw<;: i due termini vengono spiegati (occrl:~"'li'-"') a lui solo, e nel concentrare per conseguenza la
nel paragrafo seguente; non si tratta di concetti contrapposti, disgrazia (crufLq>op&), che fino alla sua individuazione colpisce
ma correlati; l'uno ha vaJore assoluto, l'altro relativo. Per tutti, su di lui solo.
C1UfLq><p6v.,w<;, v. fr. 44 A, col. I, 15. In margine N reca anno-
tato: ~ 7tocpl:x~rt.C1<<; o!fLocL oc1to Tou ~t.AovTo<;. Essa dovrebbe
comprendere le parole fra t!;<Ao-yx6fL<vo<; e Xrt.&mrt.noc<,
ma e difficile distinguere l'btlt.oyo<; da quel che precede.
Del resto, questa difficolta era presente anche all'autore del-
l'annotazione, che scrive, dubitativamente, oLfL"'' (v. Thiel,
p. 64).

10
d-tjcrrt.v: gli editori hanno corretto in dev senza ragione.
Questa, o anaJoghe forme, si ritrovano in Tucidide e in Lisia.

&crufLq>opov ""'"·: si riprende, spiegandolo, il concetto espresso


nel paragrafo precedente. Cfr. V, 81; VI, 4; Soph. Oed. R., v.
A~ A~ 181
180
2
&v&pcu7toc;: per l'articolo aggiunto dagli editori v. K.-G. I,
p. 606, che rinvia anche a Plat. Phaedr., 268 E; v. V, 66:
cirp"'v1jc; l:crnv &v1jp. I! termine &v&pcu7to<; ha una sfumatura
spregiativa, ed e spesso, in Antifonte, riferito a schiavi (cfr.
ad es. I, 17; V, 39, ecc.). L'accusa, parlando della vittima,
AllOAOriA EI~.TO AYTO llPArMA dice sempre civ1jp.
civ"'-rpo7t<Uc;: vocabolo rarissimo; osserva Blass (Att. Ber.
l I, p.127) che abbiamo qui un esempio della tendenza propria
di Antifonte a sostitnire a forme verbali semplici dei sostan-
E interessante notare non solo il tono dra=atico di tivi, con valore piU forte; qui sta per &vE-rpetf;Ev -rOv oixov
tutta la difesa, ma anche lo stile elaborato, letterario del analogamen te a V, 22; >i fL<-rtx~M<c; iyevo-ro per fL"""~t~>)­
proemio. Viene qui introdotto uno dei temi ricorrenti delle fL"'· L'uso della perifrasi ha una funzione precisa; come
Tetralogie: quello di huxtoc (v. Ay 1, Ill e Introd., p. 63 ss.). osserva giustamente Cucuel, essa esprime, rispetto alia forma
Lo sforzo di esercitare una captatio benevolentiae sui gindici verbale semplice, «uno stato che dura, una situazione voluta,
e evidente. che diviene, in qualche modo, una delle maniere d'essere di
colui di cni si parla » (p. 25). Per il verbo &v"'-rpen<LV, v.
-rwv fLI:v yocp x-r/c.; e chiaro l'inflnsso della speculazione ionica, Andoc. I, 130, 131.
che concepiva il divenire come passaggio da nn contrario
all'altro, anche se e difficile stabilire un riferimento piu x;_v OC7toq>Uycu: non va espunto come pensava Kohm, Stud.,
preci.so. D senso di questo e del seguente paragrafo e che, p. 37; qui 'sfuggire' riguarda la condanna a morte, mentre
mentre per gli altri uno dei contrari e favorevole, l'altro no, le sofferenze riguardano anche il processo, il timore di
per l'imputato la vittima fu di danno da vivo, mentre la sua essere condannato, ecc.
morte non gli reca vantaggio. Per la morte come l:vocv-r(ov 7tpO<fL~E~A1)xov: pin verosimile che non la correzione 7tpocr-
della vita, si v. Plat. Phaedo, 71 ss. ~e~A1)XEv, e che entrambi i codici rechino una parte della
giusta lezione; il verbo (per cui v. Herod. IV, 183, 3; Thuc.
{mo )(«fLWvoc;: cfr. Thuc. II, 101, 5; Vl, 104, 2 (K.·G., I,
IV, 25, 5) appare in senso metaforico in Polyb. Ill, 82, 28:
p. 523). 7tpOEfL~OCAAELV -rLV! xoc-rEA7tLcrfL6v; l'uso dl:li composti con due
preposizioni e caratteristico dello stile di Antifonte. (Thiel,
,;u/l(oc: e termine ionico (v. Bechtel, <h. Dial., III, p. 29); p. 70, l13gge l:fL~E~A>)xEv e rinvia a Aesch. Sept., v. 315;
per l'i=agine del passaggio dal brutto a! bel tempo, Pind. Plat. Leges III, 698 B; il confronto compiuto da Sauppe con
I. Vli, 38: ,;u/l("'c; 67ti)(<10"0V ex )(OLfLWvoc;; Xen. HeU. 11, 4, 14 B ~ 4 e r ~ 4 non regge perche la si tratta di oct-r(oc e di
(cfr. anche Aesch. Sept., v. 795; Protag. fr. 9 DK). ~A>)fL«, cioe di cose esterne, non di emozioni interiori,
come qui).
bt<y<yv6fL"v"': per questo significato, v. il fr. 50 attribnito
a! sofista e Herod. IX, 85, 3. Per l'equivalenza di 61t6""''• &pxouv ••. l:cr-rLV: per la costruzione participiale, v. anche
5-rocv, Mv, cfr. Xen. HeU. V, 1, 15 (K.-G., II, p. 474). y 3, lllO, r y 6; Thuc. II, 35, 1; per l'intero periodo, v. VI,
32; Plat. Gorg., 484 D; Thuc. I, 38; Soph. Oed. R., v. 274
(anche K.-G. I, p. 39).

l
182 A~ A~ 183

6aLO' >t<xl/lbt<XLOV: e il tema centrale de!l'opera: la stretta d<; ~fLE oiia<X': cfr. oltre, analogamente. Solo Radermacher
connessione de!la sfera del divino e dell'umano (v. Introd., ha conservato la lezione dei codici; benche normalmente,
p. 43). anche nelle Tetralogie, d<; sia accompagnato da un verbo
di moto (cfr. A~ 3, ecc.) qui hail senso di 'nei confronti',
XIX't'<XIlox.~•k: e forma ionica; cfr. Herod. Ill, 27 ,2; VI, 16,2.
'contro', analogamente a V, 93: &as~<;:, d<; TOU<; &s:ou<;
0 a r ex 6: 7texpoL'Ei' d<; &,apex 7tpEG~U't"YJ' ( = ~ 1). Si V. an-
In attico si usa comunemente (mo7tnusw. Cfr. Dittenberger,
Ant., 32, p. 35 e, anche, y 7. che Thuc. I, 38, 1.

n .. , <p<Xv.p(N ... ).~6" ""' struttura antitetica, ma irre·


golare, frequentissima.
3

L'imputato cerea di sman te!lare le conclusioni dell'accusa 4


sui piano della logica, mostrando che esse si reggono su una
contraddizione, rappresentandolo ora come Btolto, ora come di~ALCX
... 7triax.w cfr. By 3,·6; I, 30; V, 65 e K.-G. II, p. 211
astuto. Cfr. Gorg. Pal., 25: ""''t"YJY6p'I)O"<X<; 8~ {LOU ... Mo .,.&;,ex- per la negazione davanti al participio.
' ' ' '
't'LW't'O::'t'O:., GOcpLO:.V XO:.L !J.O:.VT.O:.V, "
w7ttp •
OUX, 0 !6V 't't 't'OV
' 'O:.U't'QV
''" ~V'iJ'pW-

7tOV ~X.EL'. o{LW<; l>e: cfr. I, 12 e K.-G. II, p. 277.

Ii t1xo-rspov: secondo i procedimenti propri delle technai re-


Eoriche, si BOBtitulsce ad un dxo<; un 1-'illov &tx6; (v.
ouae, 7ttxp6-rspo': espressione che richiama il linguaggio
poetico (ad es. Aesch. Prom., v. 16); &;,rJ.yx"f} e molto frequente
' Introd., p. 46 BB.). Questo comparativo ricorre solo nelle in Antifonte.
I'
l
Tetralogie, mentre nelle orazioni (V, 74), in Lisia ed in Iseo
si legge fLillov dxo<;. Herwerden (p. 204) lo considerava ltf.w ae oul><XfLW<; X'rA.: solo strumento di difesa e la confuta-
addirittura un assurdo logico, ma a torto; v. Dittenberger, zione di cio che scagiona gli altri; cfr., simile, V, 65 e Cic.
Ant. 32, p. 35 s. il quale giustifica questa forma pensandola pro Clucntio, 64 (Kayser, Ant., p. 237).
in uso fuori d' Atene, e ricavandone conferma per l'origine
ionica de!l'autore delle Tetralogie (seguito da Bechtel, Gr. dxo-rw<;: a'""''"'' di N e glossa. Cfr. nota ad A I> 5.
Dial. Ill, p. 233; per l'uso di forme ioniche nell'attico, v.
Introd., p. 80, n. 182). Per quanto riguarda l'origine di questo ·
I superlativo, mi pare penetrante l'osservazione di Rosen- 5
kranz, p. 150: la forma ricorre nei primi due casi (qni e in
~ 8) come antitetica ad un precedente dxoTw<; e pub essere oUx &7teLx0~ ... ill' dx6c;: per la contrapposizione, v. y 6,
stata coniata per enfonia, o, piuttosto, attinta alia lingua 8; B a. 2; ~ 2, ecc.; fr. 54 DK. Per &7t<~><o<; v. Thuc. II, 8, 1;
parlata per la stessa ragione. N oi sappiamo del reBto che VIII, 68, 4.
Antifonte conia nuovi vocaboli liberamente, con un proce-
dimento intellettualistico (v. anche fr. 22 DK: <imGTw e G"f)fLEi:ov: indizio; difficile distinguerlo da nx{L-i)pw'; cfr.
I ntrod., p. 81, n. 183). Ammon. de ditf., p. 127 Valckenaer =fr. 72 Blass: -r<i {Lt'
7t1XpOLX.OfLEVIX G"f){Ldot<; 7tLO"'t'OUO"~IXL 1 T<i 1)1; ~MO,'riX 'rEXfL'I)·
7tpo&La6-r<X: Thiel propone T6-r' dll6-r<X rinviando, per -ro-rE ... plo<<;. In realta in Antifonte i due termini vengono usati
vuv, a V, 90; 94. indifferentemente. Per la distinzione fra dxo<; e G"f){LELO'
I
;'

I' l
184 A~ A~ 185

v. Arist. An. I, II, 27, 70 a 2 ss.; per ""lJ!LELov, anche Anaxim. questo significato, si trova solo in Erodoto (I, 68, 87); ma
Rhet., 12, p. 45, 13 H. Arpocrazione si riferisce anche ad un testo di Iseo che
Dittenberger (Ant., 32, p. 35) sospetta - ma con quale
7tEpLMcrctn;;<;: cfr. Horn. Il. XI, v. 100; Epich. ap. Diog. L. fondamento~ - estratto da un discorso apocrifo.
III, 17; Poll. VII, 44: roo:pL),wnlcrctL, 81tzp 'Y7tzpl6"1J<; 7tEpL3ucrctL
e:tp1JXE. &mcr-roul-'i:vwv 31: %TA.: per la questione sus citata a proposito
dell'uso delln, tortura nel caso di testimonianze di schiavi,
e:crwcppovouv
' '
xo:.tI oux

e:tLO:.LV0v-ro:
• ' Ie paro Ie appartenent1. a11a v. la nota a y 4. Sull'uso retorico delle testimonianze, v.
radice cro>cpp- appaiono solo nelle Tetralogie, e mai nelle aJtre Arist. Rhet. I, 1376 a 17 ss.; b 31, e Gorgia, Pal. 11: 3o6AoL<;
orazioni (cfr. anche nota ay 3); v. Herod. III, 25, 2; l'antitesi OE: ~t&c; oUx &tncr-rov; E:x6,rre:.; <Te: > y<Xp En:' EAe:u&c:pLCf XELtL0::-
appare in Plat. Resp. I, 331 0; Phaedr., 244 A; Thras. fr. 1 ~611-c:vot TE Ct' &wl.yx'Y)v Xct't''Y)fOpoUcnv.
DK; Xen. Mem. I, 1, 16.
r~v crc.u"n')pLav -roU xEpOou.; npoTLtLWv x-rA.: metretica dei 8
cruwf>epov-rct (Thiel, p. 81).
dx6-rct &f:YJ&icrtv Lcrct: v. Introd., p. 48; oltre ai passi iVi
citati, per il contrasto fra dx6~; ed liA"lJ&i:~ v. anche Epi-
il
6 charm. ad Xenoph. in Arist. Met. III, 1010 a 5 (v. Rader-
I macher, Art. Script., p. 31, 15 n. ). V. anche 3 8: dx6~;/
d 3E: !-'~ xctl: Reiske, seguito da Kayser e da aJtri, leggeva ~PY'Jl·
11 d 31: xctl !-'~; Jernstedt rinvia pero a Thuc. VI, 60, 3: d !-'~

:: xcd 8E8pctxe:v. Tctil-r6v: e questa la }ezione dei COdici, COITetta Variamente
dagli editori: -ro?ipyov Blass, Tou-r' ctU Gernet, -rou-rov Thiel,
I:11 &AA' hepou<; x-rA.: seconda ipotesi (non presa in considera- seguendo la prima edizione di Blass. Thalheim conserva
j: zione daJI'accusa nemmeno per scartarla); fu ucciso per aver -rctu-r6v, rip.viando a Plat. Phil., 37 D: fl.&v oux op&!jv !LEV

! col to quaJcuno in flagrante: cfr. A 3 6. 86~ctv ipolitLev, &v Op&6-r'Y)"t'ct Lcrx:h -ro::U-rOv OE: ~Oov~v; ove la
,,l: parola ha lo stesso senso di 'similiter'.
-rou~;
3E: !-'~ 1toAU x-rA.: terza ipotesi: fu ucciso da quaJcuno che
lo odiava, sia pur meno dell'accusato. T"l)pounct cpuA&~ctcr&ctL: cfr. Thuc. IV, 26, 7 (b-ljpouv &vei-''Jl
XC<TctcpepEcril-ctL ).
'ii
111
7 TOUTOV . . . yviOvctL: per Reiske soggetto di yvwvctL e 1-'Ei
quindi: che io fossi presente e controllassi che veniva ncciso
La testimonianza dello schiavo non e vaJida. Si e gia proprio costui (cioe il padrone ); ma la traduzione di Gernet,
osservato come questo tipo di prova venga fatto rientrare che considera -rou-rov come riferito aJ!o schiavo e soggetto di
ne! gioco di dx6~;, motivo centrale ed essenziaJe del dibat- yvwvctL, e preferibile (cosi anche Thiel, pp. 84-85).
tito. Per il motivo di lasciar commettere ad altri il delitto, cfr.
Lisia, c. Mimna (ap. Walz, IV, 405: 7tpo<; MLxp!V">Jv codd.,
, ' ..'Jv ... .., v e:ow.;:
e:txo~
, ' chiasmo. ma v. Reiske, II, p. 72) che usa quest'argomento.
1

civctytyvwmu:S(.LEvoc;: Harpocrat. 8. 'V.: &vTL TOU &voc7te:tWtLe:vo.; 6p&w~;: frequente sia nelle TetraZogie sia nelle altre orazioni,
'AvTtcpii'lV, 'IO"o:.Loc;, 'H pOOoTor; S:v rl. n verbo, usato con sia nei frammenti (I, 10; 22; V, 46; fr. 58, 60, 44 A IV I. 10);

1
186 A~ A~ 187

il termine ha grande importanza nella gnoseologia preso· l'uso tecuico del vocabolo non sia attico, e si ritrovi invece
cratica; per questo, e particolarmente per Protagora, v. in iscrizioni dell' Asia rninore. N elle orazioni si trova xex-rext)i1)-
Untersteiner, Sof. I, pp. 95-97. Il senso e: conforme a retta <pl~ecr&ex• e xex-rexy•yvwcr><t~V. Dittenberger non dice pero
ragione, a verita raziona.le. che in B ~ 11 si trova anche xex-rext)i1)<pl~ecr&ex~: il che mostra
che l'autore conosceva entrambe le forme, anche se nelle
Tetralogie predilige quella ionica; in A~ 12 e By 11 si legge
9 anche xex-rexy•yvwcrKt\V. Del resto, KOCTexAexfL~OCVt\V e usato
anche da Lisia, Ill, 36, 37, 38. Nulla osta quindi da questo
Si ha qui un esempio retorico di argomentazione disgiun- punto di vista che l'autore delle Tetralogie sia proprio Anti-
tiva, per dilemma (cfr. anche y 6; By 8). In risposta ad ex 8 fonte.
si insiste sulle svantaggiose consegnenze di un eventua.le
assassiuio, pesando il pro ed il contro (cfr. Gorg. Pal., 20-21,
And. IV, 40; Lys. XII, 35 ecc., e Schupp, Beweistopik, &.vocr•ex bve£81): osserva Glotz, Solid. de la Jam., p. 507, che
pp. 25-26). 6vd81) ha qui senso generico. Cfr. Eurip. Heraclid., v. 301:
·d:xvm.; OveL81J AL7te:~v.
-rov8t -rbv xlv8uvov: la correzione e resa necessaria da.l senso:
-r6v8t e usato per indicare il processo in corso (cfr. A ex 8), <puy<l>v yipw'' xd dbtol.\c;: cfr. N auck 2, Adesp., 284: ~1tol.•c;,
distinguendolo da quello per furto.

exO\Xo<;, ·~
,;ex-rpwoc; , , I 1tTWXO<;
t"Ttp1)fLEVO<; , 1tACXV1)'0')<;,
' , ,,r •
~LOV •XWV
-rou<p' ~fL&pexv. ~1tol.'c; per eccellenza e Edipo: v. Soph. Oed.
-r'ijc; fLh oucr[exc; ... kxcr't""Y)crOfLtvO<;: far bancarotta,; cfr. .Ari- Col., v. 1357; cfr. 444; 751; Pkil., v. 1018.
stoph. Acharn., v. 617; Dem. XXXVI, 50, Lipsius, .Att.
Recht, p. 734. Qui si allude alla perdita di tutti i beni. 1tTwzeu"w: cfr. Tirteo, 10, 3-4. Anche l'espressione b:l ~<vlexc;
1t-rwztut~V e coniata su moduli poetici. V. Plat . .Apol., 37 D;
crwfLcxToc;: pub indicare i diritti civili (caput): Lys. XXIII, lsocr. XIV, 45 ss., e Ant. V, 62, che Gernet espunge a torto
12, ecc.; tuttavia da quanto segue si comprende che l'alter- (v. la sua edizione di Antifonte, p. 107; 126). Per rnl ~evlexc;
e
nativa fra morte ed esilio. cfr. Plat. Crat., 429 E. A proposito di questo passo, Glotz,
Bolid. de lafam., pp. 517-18 osserva come il fatto che l'autore
r.ep•yev6fLtvoc;: lasciato sopravvivere. non affermi che, consistendo la pena per la xl.o1t~ !tpwv
XP1JfL&.-rwv nella confisca dei beni, quella per l'ornicidio com-
A<•<p~lc;: cfr. Thuc. Ill, 11, 3. prende oltre la confisca anche la morte, fa pensare che la
~pexvov.•. crui.M~exc;: prestito senza interessi, che si racco- confisca non fosse prevista in caso di condanna a morte per
glieva tra gli amici nel caso di grosM! multe in denaro, libe- ornicidio. Cio perche, secondo Glotz, il modo d'esprimersi
razione da prigionia, riscatto da schiavitu. Cfr. Lipsius, Att. per antitesi proprio della tetra.logia ci garantisce che, se la
Recht, p. 730 ss. realta glielo avesse permesso, l'imputato avrebbe parlato di
confisca e non solo di &.v6"'ex ovd81J.
etc; Ttt ~crxex-rex KexXtt K't"A.: espressione affine a questa e fre-
quente in Platone: cfr. Pkaedr., 247 B; Resp. II, 361 A;
Gorg., 511 D; Prot., 354 B, Phaedo, 83 C ecc. 10
xex-rexi.1J<p&e£c;: per xex-rexl.exfL~"-••~' nel senso di 'condannare', ~mcr-rex: non credibili: si noti come, appunto conforme a.l-
cfr. Dittenberger, (Ant., 32, p. 34 s.) il quale osserva come l'impostazione in base ad dx6c;, non si dica 'false'.
tr:

r,I 188 A~ ____ _:_A.. i3. -----· 189


~;, z~x6-rc.u~ fLE:v, 8v-rcus 0€ v-~: contrapposizione fra vero e vera- in quanto potrebbe, secondo alcuni, eostituire un elemento
simile: poiche il piano del vero non puo esser raggiuuto, si per la datazione delle Tetmlogt!c. Tucidide (III, 19, J) ci
ammette che, sul piano del verosimile, l'omicidio possa es- informa infatti ehe, ne! 428, gli Ateniesi, bisognosi di fondi
sere avvenuto; si sarebbe in tal caso trattato di delitto per sostenere l'assedio, raccolsero un contributo straordina-
dovuto a provocazione grave: prova ne e il fatto stesso che rio: xcx.L odrrol i:vt:ve:yx.6v-rss -;6-rc: r.p6vrov i:crcpoprlv Otcr.x.6aw:
proprio su chi parla si appun tano i sospetti. Ma non basta -r&:Aav-rcx.. Se si intende dv~0pcf di Antifonte come 'contri-
,, un sospetto o un' accusa a trasformare in vero assassino. buto straordinario' di guerra, il 428 dovrebbe costituire il
:i
Pare evidente che, restando sui piano di dx6<;, una condanna terminus post quem; di questo parere sono, ad es., Blass,

~ non puo legittimamente aver luogo (v. Introd., p. 49).

~1Luv61~1Jv: osserva Thiel (p. 90) che il verbo non si riferisce


Att. Ber., I, p. 154; Nestle, Vom Mythos zum Logos, p. 391 ss.
e, con qualche riserva, Dittenberger, Ant. 32, p. 28, n. 1;
questi osserva che, pur se si considera che quello citato da
all'omicidio, ma a! processo per la x"Aorc~ (cfr. oc 6). Tucidide non era forse il prima tributo straordinario in asso-
! luto, dcr'flopcxl sono comunque pensabili solo ne! corso di
'r och£ocv ~xov-re:c;: per cd-r[oc con l'infinito, v. Herod. V, 70; .Arist. una guerra; percio le Tetralogie furono scritte durante la
11

!I Ath. resp., 57. Qui il senso e duplice: coloro che sono sotto guerra del Peloponneso. Thiel· (p. 93) ritiene invece che vi
11
[I
accusa, e coloro che hanno motivi per aver ucciso. fossero da'flopat prima del 428 e rinvia a B. A. van Gro-
r ningen, de tributo quod da'flopa dicitur, << Mnemosyne >> 56,
I 1928, pp. 395-408; di questo parere e, decisamente, anche
ll Finley, p. 41 ss.; in base alia seconda parte del decreto di
!I
Callia (I. G. I', 92, ll. 48-50) del 434/3 si riconosce la proce-
i:x 0~ 7tct.v-r0~ -rp61tou: cfr. a 9: oUOe:vi -rp6n<.p. dura ordinaria per le da'flopa[; percio quelle di cui parla
I Tucidide vanno intese come 'prime' ne! corso della guerra.
~ywyt: «non io, ma il vero assassino » (Thiel, p. 92). Se cl si libera di questo terminus post quem, il contenuto lo
stile i legami con la tragedia portano ad una datazione alta.
at 15< 15twxovT<<;: risposta ad oc 2. Penso che la seconda tetralogia presupponga la discussione
fra Protagora e Pericle (o altre del genere) narrata da Piu-
"t'oU-rou~ &7tLcrTou~: circolo vizioso; sono &7ttcr-rot perch8 assa.s- tarco (v. nota a By 6); d'altra parte, come ha notato anche
sini ed assassini perch8 ~7ttcr-rot. Finley, sia l'Edipo Re (vv. 516-615), sia l'Ippolito (vv.
936-1035) paiono presupporre le Tetralogie; ne segue che
esse dovettero venire scritte ne! corso del quart'ultimo de-
12 cennia del V secolo. Si possono allora considerare con ragione
come uno dei piu antichi documenti di prosa attica, accosta-
&Y. per T< senza a1tro membro, v. K.-G. II, p. 245 e
TE: bile alia Costituzione degli Ateniesi dello pseudo-Senofonte
r ~
6; non pare necessaria percio correggere TE in 15£ o in yo. (Dover, pp. 58-59, dopo aver datato le altre orazioni di
Tutto il passo che segue e volto a dimostrare che l'impu- Antifonte in base a! criterio stilistico, conclude che le Tetra-
tato e &yoc-&6<; in quanto ha giovato all'interesse della comu- logie si possono considerare autentiche solo se effettivamente
nita. Per questo motivo della qn"Aocv.&pwrctoc si v. V, 76-79; databili prima del 428, solo, cioe, se precedenti di parecchio
Gorg. Pal., 28 ss.; Andoc. IV, 41; Lys. VII, 30, ecc. gli altri discorsi). Non mi pare valida la posizione di P.
Von Der Miihll (Ant. Tetr. p. 3) che abbassa la data di
[.tty&Acx<; da'flopoc<; da'fll:povTcx: questo riferimento a grandi composizione di molto, constatandovi nu riecheggiamento del
contributi versati e oggetto di controversia, ed e ilnportante discorso rcopl [J.<TOCCJTaa<w<; del 411 (cfr. n. ay 9); nulla vieta

I
190 A~ A~ 191

che si tratti del contrario; e l'analisi dell'opera contraddice ~o71 &ouv't'e<<;: c·on ra.gionc osserva Thiel che e inutile inserire
assolutamente questa tesi. Per quanto si puo ancom. de- ou perche e chiaro nhe si tratta di espressione sarcastica; per
durre dallo stile, v. anche nota a B "'1. l'idea fli ~o1J&ti:v v. l, 21; 22; Ay 11; Soph. Oed. R., v. 245.

no:M<X: no:MiixL<;, nAEi:crTo:; v. K.-G. I, p. 315 (cfr. Plat. w<pEAEi:cr&otL ~1J"ounC<<;: Reiske traduce: <<.qui sub praetextu
Parm., 126 B; Hipp. Ma., 281 B ecc.). ulciscendae iniuriae huic a me oblatae latentes lucrum de me
facere conantur >>. Cfr. V, 59; 79; Dem. XXI, 139, ecc.
no:Mou<; 3< &po:vl~ono:: se la lezione e giusta, ci troviamo di
fronte ad un rarissimo caso di l:po:vl~w con l'accusativo, di l:<p' o!<; xo:"1JYOPEhk fLOU: passaggio dalla terza alla seconda
cui resta traccia in Philo, I, 635 E e nell'uso passivo in persona; bene spiega Thiel (p. 95): l'imputato si rivolge
Diog. L. VIII, 87: l:po:vLcr&d<; npo<; Twv <plAwv. Altrimenti, improvvisamente agli accusatori, come se dicesse: &n\ TOil-
occorre correggere no:Mou<; in no:Moi:<; (Maetzner) o inte- "o'<; y<Xp xo:n]yopti:"& fLOU. Il passo ha subito vari tentativi
grare <l:plivou<; > (Scheibe, Radermacher). di correzione: x"'"1JYOP<h6 fLOU (Kayser, Ant., p. 238);
xo:"1Jy6p1J't'O:( fLOU (Sauppe, Radermacher); """""'Y6PEL fLOU
ou 3Lxo:~6fLEvov ill' l:pyo:~6fLEvov: polemica contro il morto (Spengel).
(ot 5) e contro gli accusatori che cercano di arricchirsi con il
suo processo (v. sotto). &n&3 .. ~ot: e piu generico di <irrk3o.~o:; qui l'insinuazione e
volutamente generica. La legislazione attica proibisce at-
<pLAo&U""'v 'I'E xo:\ v6fLLfLOV 6v't'o:: il primo vocabolo e poetico; tacchi ai morti: Lipsius, Att. Recht, p. 64 7 ss. Per l'uso del
cfr. Aristoph. Vesp., v. 82; Aesch. Sept., v. 179; il secondo tempo storico riferito ai presente, v. Goodwin, Syntax of
ha il senso inconsueto di 'rispettoso della legge'; per altri Greek Moods and Tenses, London 1912, p. 151.
vocaboli usati in modo diverso da quella che per noi e la
norma, v. Cucuel, pp. 19-22. Il fatto e che noi ignoriamo la &rtLELXEO'"t'Epov ~ 0Lxo:.(o-::-Epov: &;cLELx.Ec;
riguarda l'equita ed il
lingua parlata al tempo di Antifonte e, se le Tetralogie sono rispetto dovuto al morto; 3lxo:wv il procedimento giudi-
veramente un primo documento, non solo quella. ziario astrattamente considerato. Questo stesso accosta-
E costante il parallelismo fra sfera religiosa e civile che mento si trova in Herod. VII, 3: o()"t'E oi.xOc; oUTE OLx.o:.Lov,
vengono afliancate in numerose espressioni. Qui il rispetto ove otx6<; e << das Schickliche, das naturgemasse, moralische
dovuto agli dei riguarda i sacrifici. Anche dv6crwv ed otlcrxp6v Recht ''• mentre 3lxo:Lov e « Recht nach Sitte und Branch»
si riferiscono, forse, a quest'ordine di concetti: nulla di empio (Meyer, Prodikos p. 59). Cfr. anche Gorg., fr. 6: oU't'OL y<Xp •.•
(riguardo agli dei) e nulla di turpe (riguardo agli uomini). 1toMcl ~~v 0-1) "t'0 npiiov btLELx.E:c; "t'OU cxu.&6.0ou 0Lxo:.lou 7tpo-
xplvonE<;, e, soprattutto, Arist. Rhet. I, 137 4 a 27 ss.: TO
yOCp btT£Lx£c:; Oox.Ei: OlxcxLOV ELvcxL, ~O'"tW oe btLELx.£.c:; TO ncxptX. T0V
13 y•ypO:fLfLSvov v6fLov 3lxotLov. L'equita viene distinta dalla giu-
stizia (8Lxo:LoC1UV1J) anche in EN V, 10, 1137 a 31 ss.; cfr.
d 31; &reo ~wv't'o<; ><TA.: il periodo e faticoso, ma il senso e Hirzel, "Ayp. v6v.. , pp. 55-56.
chiaro: se dovessi difendermi contro un vivo, mostrerei che
sia lui, sia costoro, che pur pretendono di soccorrerlo, sono Twv fLZYl""wv ><P'""'' ""'' xupwL: osserva Maetzner (ad l.) che
dei sicofanti; il morto lo era (cfr. o: 5-6), ed ora lo sono anche l'espressione indica che ci si rivolge ai membri dell' Areo-
gli accusatori, proprio per questo processo. La rinuncia ad pago; gli Eliasti vengono chiamati xupwL nlinwv ma non
un vero e proprio contrattacco e anche in Gorg. Pal., 27. TWV fLE'(LC1't'W".
192 A r~ Ay 193

cruvzm~&vTill<;: cfr. Thuc. Ill, 63, 2: ~uvo;-:cevc" (Briiekner,


p. 7). L'espressione equiva.le a: E:;n~&v·nY..,.:; /.FA cr,J-, :-~ -:rJUT(J)\1
em&ecrzc (Maetzner).

'"'Tpouc; yzvecr&"'' "''h~c;: cfr., per quest'uso traslato, .Aesch.


fr. 255; Prom., v. 378; Cho., v. 699; e Ant. V, 91; 94. In
Platone (Gorg., 4 78 D) la giustizia guarisce dalla malvagita; EK KATHrOPIAL: 0 YLTEPOL:
nelle Tetralogie i giudici guariscono dalla •huzlu.. Comune e
!'idea della giustizia come medicina. t<npeuzcv le passioni
e motivo pitagorico (Iambi. V.P. XXXI, 196; Porph. V.P., (yn6&e:crLc;;
30, 32, 33, 35). Si v., del resto, le notizie sulla TEX.V"tJ oeAU7t[lllc;
di Antifonte (A 6 DK), tutta impostata come una vera e TO.<; 7tpoT.icrELc;: premessa (spesso del sillogismo ), questione
propria cura medica dell'anima (cio e posto in rilievo anche
da K. Joel, Der echte und der xenophontische Sokrates, Berlin proposta.
1893-1901, p. 650).
Xlll't"O. 7t<p<Tporrljv: cfr. Sext. Pyrrh. Hyp. II, 128: ritorcere
gli argomenti contra J'oppositore (v. anche Damasc. de
princ. 13 (Ruelle).

I
~ .,., •hux_(lll &~cxii:'t"lllL: personificazione che riprende il
tema d'inizio del secondo discorso. La personificazione e
figura frequente in Antifonte e corrisponde aJ gusto per
l'astrazione dei concetti propria speciaJmente delle Tetralogie
(cfr. ~ 1; 10).
f-""'P[Olv: ne! sensa di 'colpevolezza per omicidio' il vocabolo
e proprio delle Tetralogie; V. pero Soph. Ant., V. 1680:
f-""'P("' ~· ~vecr-.£ ne;. Per iJ significato corrente di f.Uillpoc;, v.
Moulinier, Pur et impur, p. 181. Perso il vaJore etimologico,
esso assume quello di 'canaglia', 'scellerato'.
&xoucnov ••. ~xoucr[wc;: la morte non era voluta daJla vit·
tima, mentre uccidendolo volontariamente l'assassino si e
volontariamente, cioe coscientemente esposto aJ rischio di
essere condannato. Gli antichi sentono J'ingiuria o il danno
primariamente come atto contro la volonta di chi subisce:
cfr. .Arist. Rket. I, 1373 b 30. La stessa contrapposizione in
Ant. I, 26. Per i vari significati di &xoucrwc;, v. Maidment,
Mi. Att. Or. I, p. 68-69 nota.

IS

l
194 Ay Ay 195
7t<pL&<l<;: cfr. V, 18; Thuc. VI, R9. svolte come afferma l'imputato. E ovvio che l'argomenta-
O"UfJ.q>opci: disgrazia: e usata sempre in senso passivo, cioe dal zione, per aver valore, deve fondarsi sulla testimonianza,
punto di vista di chi subisce (cfr. Inl!rod., p. 64). che la difesa ha messo in dubbio. Si noti come restino del
tutto in ombra le eircostanze del ritrovamento.
w.; fLEV oiiv x-r/..: Thiel (p. 99) osserva come si abbia qui un
esempio di tecnica sofistica, consistente nel distinguere cose 8.; ~fLmou.; &:p&d.; tfLO<p-rup<L: la frase e una notazione mar-
che non vanno distinte; se la difesa, infatti, e giusta, il primo ginale, ricavata da IX 9, ed inserita poi nel testo; cio risulta
discorso e confutato; qui invece si dice: il primo discorso non da ~n ~fLq>poviX che segue.
si puo confutare - l'imputato e colpevole - ; bisogna solo
confutare le obiezioni della difesa (come se non si riferissero zr.. , &:Ai.o, ... tviX fL~ yvwcr&iiicrL: per l'uso dei modi, cf:t·.
al primo discorso ! ). Xen. An. VII, 6, 16; Plat. Theaet., 143 E (K.-G. I, p. 259).

cl:7te3d~IXfL<V ... I:Atyxone~: Meyer, Prodikos, p. 88 (cfr. ora XIXxoupY"f)fLIX a.v ~"f)pucrcrE-ro: si tratta della 7tpo1Xy6pEum.;
Schmidt, Synon. Ill, p. 405 s.) distingue cosi: cilto8d>tVUfLL che il ~IXO"LAEU<; rivolge agli assassini rimasti sconosciuti.
significa 'porre un oggetto cosi chiaramente dinanzi agli Cfr. Sch. Patm. in Dem. c·. Arist.: l:ltl 7tpu-r~Xvd<p 3Lxoc~E"<IXL
occhi che gli altri lo possano riconoscere e vedere'; ~Mnm q>6vou 8-riXV fLEV cXV1)P"f)fLevo.; 3ijf.o.; fj, ~"1)-rij-riXL 31: "'IN q>ovov
o o
'contrapporre gli argomenti', 'dimostrare'. 3pcXO"IX<;. XIX! ctltoq>ep<L ~V YPIX'Jl~V 7tpo.; -rov ~IXO"LMIX, xd 0 ~IX­
CJLAe:U~ X1jpUne:L 81.d. "t'oU x~puxa~ xr~:L ci7tocyopeUe:L T0v0e: -rOv dve:~
cl:7tel.oy~lh): cfr. 3 3; By 2; r y 1 e Poll. II, 119. Nelle Mv"'IX -rov 3ii:viX fL~ sm~IX(veLv !ep&iv xiXl zwpiX<; 'A-r-rLx'ij<;.
orazioni e usata la forma cl:7tEAO"f"f)O"cXfL"f)V comune alla prosa
attica. L'uso del passivo aoristo per i medi e attestato, per
altri verbi, in Erodoto. Secondo Dittenberger (Ant., 32, pp. 3
31-34) questa forma mostrerebbe che le Tetralogie non sono
di autore attico. Ma Briickner (p. 8) ricorda che in Tucidide or ...: ... si riallaccfa logicamente ai due ... che introducono
(IV, 85, 2) si legge fLEfLq>&'/jviXL invece del normale fLEfL<Ji""'&IXL; i periodi precedenti. E la terza ipotesi presa in considera-
in Isocrate (XII, 249) 7tp1X"ffLIX"<<u&'ijviXL per 7tp1X"ffLIX"<<UO"IXC1ll-IXL zione e scartata.
(non mancano casi del contrario: Thuc. II, 44, 2 scrive
7tELpc<cr1Xcr&1XL invece di 7tELpiX&'/jv1XLj Ant. V, 43 7tp01'NO"f)O"cXfL1JV 8 ... q>6~o.; ... -1) -rE &3,x(IX: il timore per la YPIX'Jl~ e il senso
dove ci si aspetterebbe la forma passiva. Del resto, si v. di colpa per l'ingiustizia commessa (la x/.o~ !ep&iv XP"'lfL"--
anche Anecd. Bekk. p. 82: ct7tol.oy"fj&'/jviXL cb-rl -roil &:;,;ot.o~­ "'"'v); si tratta forse di endiadi: il timore per le conseguenze
criXcr&IXL" 'At.z~L<; 'AfL7tEAoupyii\. E, per qnesto passo delle Te- del reato commesso.
tralogic, Pollux II, 119: 'Av-rLq>iiiv 3e xd ct7t</.o~lh).
x(v3uvo.;: rischio da affrontare uccidendo.
7tELp1Xcr6fLe&IX 1:)./;yzov-rE<;: forma rara in attico, frequente in
Erodoto (K.-G. II, p. 58 s.); cfr. Plat. Theaet., 190 E. IX!crzuV"f): vergogna, ritegno, senso dell'onore.

<oDX> !xiXv~ ~v 7tiXUO"IXL -r'ij.; 7tpo&ufL(IX.;: Bekker congetturo


2 7tpOfL"')&lOL.;, congettura accolta dagli editori (cfr. Kayser,
Am., pp. 234-5)- Kohm, I, p. 6 s., segue invece la proposta
ehe yocp x-.1..: si controbatte l'ipotesi formulata in ~ 5. di Reiske, che leggeva a pp unto <o1iz > ecc.; ritengo preferibile
Lo schiavo avrebbe potuto testimoniare se le cose si fossero questa seconda soluzione, per piu ragioni: 1) antitesi fra
196 Ay Ay 197

<o,Jx > Lxoc'll~ e CCpxoucra ~v 2) 7tpo&u!J.(o:.c;; anticipf1 ed <\ con- interrogati senza essere sottoposti a tortura (ft~VUcrLc;); cio
trapposto a -ro &uf'OU[~Evov, 3) mentrc npo&u!~toftoct, 7tp6&u- presupponeva una procedura ed un interrogatorio ufficiale,
l~or; sono frequenti in Antifonte, npoft1J&loc non ricorre altri- che comunque in questo caso non pote verificarsi (si v. Ant.
menti (questo fatto, di per se, non sarebbe pero deter- V, 48: !J.IXp-rupELv E~e:rrTL OoUAcp xoc-ra ToU E:Ae:u.&Epou -rOv cp6-
minante). vov; VI, 23, e Plat. Leges XI, 937 A). Non ha ragion d'es-
sere la difficolta sollevata da Dittenberger (Ant., 32, pp. 7-8)
-ro &ufLOUft<vov -r'ij<; yvwft7J<;: per l'espressione, cfr. Thuc. sulla contraddizione di questo passo con la legislazione attica
VII, 68, 1: &7to7t/.'ijcrocL T'ij<; yvWft1J<; -ro &uf'OI\f'ovov; anche vigente. Sui problema della citazione in giudizio degli schiavi,
II, 59, 3: TO opyL~6!-'-EVOV T'ijc; YVOJf'1)<;; V, 9, 6; Gorg. fr. 6 si tenga presente un papiro di Lilla (n. 0 29: testo e tradu-
DK: -rij) <ppovlft<;> T'ijr; "(VWft1J<;- Per quest'uso di aggettivi zione in« Revue de Philologie », 1910, p. 126 ss., a cura di
neutri, invece degli astratti, cfr. K.-G. I, p. 267; Norden, B. Houssoulier) del III secolo a.Or., in cui e chiaro l'influsso
Die antike Kunstprosa, I, p. 98, n. 2; Rosenkranz, pp. 156-7, del diritto ateniese.
cita esempi tratti dal sofista (fr. 44 A I): tuttavia -r<X -r&v L'uso che in Antifonte viene fatto, o si' tenta di fare, della
v6fUi>v bfLOAOY1JltEVTOC, TOt T'ij<; <pDcrEW<; <pDVToc, da lui addotti, testimonianza, e paJesemente tendenzioso; cosi come,
non sostituiscono l'astratto, ma sono participi in posizione d'aJtra parte, e chiaro clie, quando la difesa la scredita, lo
predicativa; diverso e il caso invece di TOt T'ijr; 1t6/.owr; v6f''f'"'· fa non tanto daJ punto di vista strettamente legale, ma da
La "(VWf'1J intesa non solo come intelligenza, organo del quello piu generaJe: se non ci si fida degli schiavi in taluni
conoscere (come invece A a 1), ma come facolta piu ampia casi, non c'e ragione di potersi fidare mai (cfr. ~ 7; a 7).
che comprende anche i moti e gli impulsi irrazionali, risulta Ohe cosi vadano giudicati i due passi, confermano indiretta-
anche daJ fr. 67 Blass: Tij\ <ppovlwi> T'ijc; "(VWf'1J<;. mente le osservazioni di Lipsius, .Att. Recht, p. 889, sui
Queste espressioni si possono considerare forse tra i pre- fatto che non leggiamo ne possiamo ricavare dagli oratori
cedenti della dottrina platonica dell'anima (cfr. Resp. IV, un giudizio concorde sui vaJore della tortura; esso varia a
441 BC) e della divisione fra To &voU.oyLcrtXf'<Vov e -rO &1.6- seconda della necessita richiesta daJ caso particolare. V.
yLcrTov &ufLOUft<VOV. Tuttavia Platone definisce la "(VWf'1J anche Ant. I, 8 e VI, 25.
come aLocvoLoc di chi conosce (Resp. V, 4 76 D) intendendola
cioe in modo meno generaJe. T6n ... &~LOUfLEV: 'solo aJlora' (cfr. V, 25); per &~LDuv si
Per gli impulsi che spingono o trattengono daJ delitto, v. Gorg. Pal., 37, Thuc. ID, 44, 4 (Thiel, p. 105).
v. Arist. Rhet. I, 1368 b 12 ss., nonche lo spazio che Platone
da (Leges IX, 863 A s.) ai crimini commessi dietro la spinta 5
di &uft6<;. Importante anche l'uso di crw<ppovl~<tv (cfr. Thuc.
III, 65, 3: crw<ppovLcrTocl T'ij<; "(VWft1J<;) come dominio delle d y<Xp &7toyev<To XTA.: i sospetti si sarebbero comunque
passioni. Si v. Plat. Phaedr., 237 E; Phaedo, 68 0; Resp. appuntati sull'imputato; l'accusa non esita a servirsi, al-
IV, 430 E; Symp., 296 0; Arist. Pol., 1263 b 9 (cfr. E.N. l'occorrenza, di affermazioni della difesa (cfr. ~ 8).
1117 b 23); ecc.
o03dr; .•• ~v: cfr. K.-G., II, p. 424.

4 oxv1Jp6T<por;: cfr. Thuc. IV, 55, 2.

Tijv Tou &xo/.o,',&ou f'"'PTuplocv: generaJmente per .gli schiavi 6


si parla di ~occrocvor;, cioe di testimonianza dietro tortura.
Esisteva la possibilita, in determinati casi, che essi fossero Gl<; oox tA&.crcrw xTA.: debole tentativo di controbattere a ~ 9.

I
198 Ay Ay 199

bJ tcriXL<; •A1tLO"L x-r/..: si ofr. IX 7-8 per la metretica dei ri- 8


schi e dei vantaggi derivanti dall'omicidio. IXL 3' dcr<popC<.t x-r),.: per !'idea del pericolo di perdere la
ricchezza, V. nota a 3 9. L'evitare un rischio e motivo preso
1t1Xp1Xz&1jv1Xc: cfr. f IX 5; VI, 38; VI, 42.
in considerazione, ad es., in V, 58 ss., Gorg. Pal., 19. Per
eu3otL!LOVLOC ne! senso di ricchezza, V. V, 79.
ou ... iiv btd&e-ro: la vittima non si sarebbe lasciata per-
suadere da lui; in altri termini, non si sarebbe lasciata com- dx6-rw.; [Lev &vocr£w.; 31:: abbastanza insolita contrapposi-
prare. Questo e il senso piu attendibile, salvagnardando la zione di due concetti eterogenei; secondo Thiel si tratta di
lezione manoscritta (Thiel, Gernet), senza ricorrere alla cor- ripresa ironica di ~ 10 (dx6-rw.; 5v-rw.;).
rezione di Dobree, accolta dagli altri editori: bte&e-ro. Per
1td&ecr&1XL in questo senso, cfr. Plat. Prot., 338 A: 1teffi-ecr&<: cpcicrxwv 31: x-r/..: (cfr. ~ 10): si ribadisce sostanziaJmente
tJ.OI. 1tpUTrtVLV ~f..Ei:v: 'lasciatevi convincere da me a . .. '.
quanto affermato all'inizio del primo discorso (IX 2); dx6.;
deve avere valore effettuale, equivalere ad 8v-rw<;. Proprio
questo e negato dalla difesa.
7 &.1tox-rdvoc.;: e inutile l'inserzione dell'articolo; cfr. anche
B 3 4 (e B 3 5), noncM Bjiirck, 'Hv 3LMcrxwv, Die pMiphra-
a.~,;;,v x-r/..: si assiste qui a! tentativo di ritornare ad dx6.; stischen Konstruktionen im G1-iechischen, Uppsala-Leipzig
scavalcando dxo-repov (~ 3 e ~ 6)- Per &~<wv ... oc~<oi:: 1940, p. 134, e Siiss, Ethos, p. 7 n. 1: l'aggiunta di o di-
cfr. VI, 1; IXU-riji e retto da cpocvepciv (cfr. Ay 8; B ~ 1, ecc.) strugge la punta che (come in ~ 10) si fonda sulla contrap-
posizione di &.1toxnlv1X<; tout court, effettivo autore dell'o-
ou ycip: la correzione d yO:p semplifica e spiana la lettura, micidio, a quello indicato come presunto da dx.6~. Per l'uso
ma se ne puo fare a meno. Si tratta, come fa notare Thiel di &1tox-rdvw ne! senso di 'uccido realmente', v. Lys. XIII,
(p. 109 ), di t.e~<.; dpo~. Egli, per i tre yocp, rinvia a 85 (Matzner). Oio rende inutile l'inserzione di <8•rcw.;> poco
Horn. 1!., II, v. 11 ss.; X, v. 54 ss.; Ay 5; f 3 3; V, 91 sopra, operata da Reiske (v. apparato ).
Protag., fr. 9 DK e K.-G., II, p. 339. E invece necessario
integrare 11.v, caduto qui come spesso altrove (cfr., ad es., u1to [Lotp-rupwv: tutti gli editori hanno sospettato di u1t6,
A IX 4). Gli editori, seguendo la correzione reisktana di ou correggendolo in btl, tranne Thiel (pp. 111-112) il quale,
yO:p in d yO:p, hanno poi emendato variamente ou3d.; yO:p affermando che u1t6 viene spesso usato per indicare le
che segue: y' 11.v (Reiske); /Xv (Blass) oW /Xp' (Sauppe); 'circostanze che accompagnano' specialmente in senso mu-
ou3d.; (Kayser); -rl1.v (Radermacher). sicale, cita Thuc. V, 70: zwpouv-re.; ~poc3ew.; xiXl u1to IXU/.YJ-ri;>V
1to/.Aw•1; Aristoph . .Acharn., v. 1101 1tLVELV u1to -r~.; crciA1tLYYo<;
&.1tocr-rpe<ji1X<: un esempio di oc1tocr-rpilcpw con il genitivo si legge (cfr. K.-G., II, p. 523). L'idea che i delitti non avvengono
ne! fr. B 58 DK di Antifonte: 1tOAAcXXL<; b 3L0: [LtO"OU zp6vo.; di fronte a testimoni e luogo comune: cfr. I, 28; V, 43, VI,
&.1ttcr-rpe<jle -rov vouv -rwv &e!.YJ[Lchwv. Reiske vo!eva leggere 18, Xen. Hell. VI, 5, 41 (e, per btt [L1Xp-rupwv, K.-G., I, p.
&1toTp~~rtL, mi pare inutilmente. 497).

-i}ye"L-ro: conservo la lezione manoscritta, seguendo l'inter- 9


pretazione di Reiske, sottintendendo cioe il verbo bt<~ou­
k\icrocL, che a sua volta regge IXu-riji. La correzione di Maetz- -r·i1v ocu-rou p.<ocp£~.v n),.: cfr. B y 9: la [L<ocpliX appare come
ner, bte&e-ro, e molto felice dal punto di vista del senso, qualche cosa di materiale, che passa fisicamente da una
ma non si spiega affatto paleograficamente. persona all'altra.
200 Ay Ay 201
d !J..~Te E:x -rWv dx6-n:uv x-rA.: se non si ammette la dimostra- tradizione che e giunta a noi tramite i codici medioevali.
zione per dx6-roc non si puo esercitare la giustizia; ma gli Lo stesso uso si trova anche in VI, 4.
dxo't"oc non sono 5noc: questo e il contrasto di fondo espresso
dalla tetralogia. La testimonianza dello schiavo conserva Tploc yocp &yoc.&oc x-rA.: oltre che sui valore intimidatorio della
valore del tutto secondario. sentenza, si insiste, in climax ascendente, sulla responsabilita
dei giudici e sui vantaggio che quindi essi ricaveranno dalla
condanna dell'assassino. Per il primo punto, che e luogo
10 comune, v. ad es. Aesch. Eum., v. 490 ss.; Isocr. XX, 18, ecc.

&3[xwc; 3' OC7tOAUOfLI:vou X't"A.: e possibile mantenere l'ordine &noMecr.&e: altri casi di presente pro futuro in B 11, VI, 4.
dei codici alterato da Jernstedt; lo stile antifonteo non va Bene osserva Thiel (p. 117) che J'&noAUELv avviene col pro-
facilitato ne semplificato senza gravi motivi. L'impressione cesso stesso, e cio giustifica l'uso del presente.
che risulta dalla lettura secondo J'ordine della tradizione
manoscritta e piu intensa; le parole ""''!'~ ... oc\n6v; con-
tengono un ultimo riepilogo (&vocxeq>ocJ.oclwcrLc;, &v<f[LV1)crLc;,
v. note alia hypothesis iniziale) di tutte le ragioni per cui i
giudici devono condannare. E, per J'accusa, I'estrema occa-
sione per richiamarle alia memoria.

npocr-rp6no:to.; ... bJ-&Uf.tLoc;: sono, sostanzialmente, sinoni-


mi. Per la concezione cui ci si riferisce qui, v. Introd., p.
27 ss . .A. questo passo si riferisce .A.mmon. de ditf., s. v. E:v.&U-
f'1Jf'"'·

TOC txv11 -rijc; {mo~(occ;: equivalente ad dx6Toc; personifica-


zione e figura poetica (cfr . .A.esch. Prom., v. 845: de; "'"''hbv
E:A.&wv 't"WV mxAIXL A6ywv txvoc;) e, per la personificazione,
Denniston, Greek Prose Style, Oxford 1952, p. 28 ss.

11

~01)-&oL't"E X't"A.: e il dovere di porgere aiuto all'ucciSO (cfr.


Jones, Law, p. 253 n. 1).
~
IX)' , t"E oE
VEUE' ~' ' 7t6'ALV! cfr . H arpocr. 8.V. IXyYEUE'
TI)V ( , t"E TI)V
' 7t0-
I

ALV! 'AvTL'J'WV l:v Tiji W ocv't"t Toil &:yvl~E't"E. W si riferisce al


fatto che la prima tetralogia occupa il secondo posto nella
raccolta delle orazioni per omicidio. Cfr. Anecd. Bekk., I,
p. 338, che, pur corrotto nella forma, rispecchia la stessa

i
202 A3
A3 203

prendere l'espressione antifontea, bisogna richiamarsi al con-


cetto di 'verita? proprio del pensiero greco antico; il suo
significato originario e 'non essere occulto' (&.- VA1J&-).
« GilL in Omero viene riferita in primo luogo alla testimo-
nianza soggettiva che rende una cireostanza in modo esatto
ES ATIOAOriA2: 0 12:TEP02: chiaro e scoperto, ma poi anche all'effettivo stato di fatto,
che in quella test.imonianza trova un'espressione nitida e
schietta » (Poh!enz, L'uorno greco, tr. it. Firenze, 1962, p.
!1tt6.&Eatc; 336 ). Qnindi &.l,~&eL11 non indica solo la verita della testi.
monianza, ma pure la 'realta obiettiva', il vero essere delle
cose. Cfr. anche lo studio di E. Heitsch, Die nicht-philoso-
13ou, <p1Jcrlv, ><TA. : si tratta, come ben ha visto Blass, di phische <i).~&<LIZ, « Hermes », XC, 1962, specialmente p.
due scolii all'inizio del quarto discorso. Per quanto mi ri- 32 n. 1.
sulta, questa e l'unica traccia di scolii antifontei. Si noti
come il primo dei due segua la lezione di NAP•·, mentre il &.7toO"T<poufL<Vo~ ... fL~: cfr. Thuc. VI, 6, 4.
secondo conferma la correzione di A 2 • Non mi pare possibile
stabilire se essi siano stati sostitniti alia prima frase della &.v11x!.o:ucr11.cr&"'" per il verbo, v. Soph. Phi!., v. 939.
u1t6&EcrL~ o piuttosto se questa cominciava con la parola
T&Xf'~P•ov (per l'uso di oiho~ e di t3ou, v. K.-G., II, p. 642). &.nopw XTA.: motivo che troviamo in Gorgia, Pal., 4; 10.
Cfr: B ~ 1 e 2.

1 ""'T"IJPto:v: via d'uscita. Cfr. Aesch. Pers., v. 735, Thuc.


Ill, 20, 1, Aristoph. Eq., v. 12.
13ou iyii> XTA.: inizio dal tono drammatico (cfr. VI, 15).
ciTUXL"' e ancora qni, come all'inizio dei due discorsi prece-
denti, il tema d'attacco. 2
exwv Ef'OCU't"OV EyX<Lp(~w:. in effetti, la legge consentiva al- 3L11~&.t.t.oucrL: cfr. Radermacher, Art. Script., p. 216, nota
l'imputato di fuggire in esilio dopo aver pronunciato il primo a! N° 38: il termine ha senso ampio, e «pro ipsa accusatione
discorso (cfr. V, 13; r, 3). vocabulum usurpatur »; cfr. Herod. VII, 10 e Meyer, Pro-
dikos, p. 57 s.
~x&pq:: astratto al posto del concreto.
U7t<pot7to!.oyouf'cvOL x-rl.. : troviamo questo verbo in Herod.
3LI1~oA1j~: falsa accusa, o, semplicemente, accusa; v., sotto,
VI, 136,2; la frase, intricata, significa: 'parlando a favore, in
nota a 3Loc~&.AAOUO"L.
difesa, di tutti gli altri possibi!i (e reali) sospettabili'. u7too/lot~
... yvWfL1J' discernimento, capacita di distinguere il falso
'~"'ii (, astratto per il conereto, = Twv &.A1J&&~ 07t67tTWv WTwv
dar vero (diversa.mente Ay 3). · mxvTwv (Kayser, Ant., p. 239). 8u!l'uso degli astratti, di cni
a! tempo di Antifonte la lingua greca era a.ncor povera, ma
-.'ij TE &.!.1J&Elq: Twv e~ EfLoG 7tpotx&evT<ov: cfr. I, 7; 13; B ~ 2, ebe egli predilige, v. Cucuel, p. 17 ss. Le Tetralogie presen-
3, 10; y 3; 3 1; r y 1; V, 3, 72, 86. Gorg. Pal., 35. Per com• tano in prevalenza le forme in -[oc o -dot.
Si noti il scnso di <iA1J%~: realmente tali.
204 A~ A~ 205

chroplocv: ha il doppio senso di 'mancanza' e di 'ignoranza'. 5

e il dovere morale di chi ha delle pub bJi-


7rpocr't"ETOCXTC<l: occmoclpoucn: verba poetico e della prosa ionica: cfr. Herod.
che responsabilita, analoga.mente a quanto sostenevano i I, 111, 16; IX, 120, 4 e, tras!ato, VIII, 5, 5. L'immagine dei
Pitagorici (v. Jamb!. V.P., 46, e De Vogel, Pythagoras amd cadaveri pa!pitanti e stilisticamente notevo!e.
early Pythagoreanism, Assen 1966, p. 197 s., 252)
[fLiXAAov] & dxoc; f}v: penso che abbia ragione Raderma-
cher, espungendo fLiiAAov; cio e confermato dall'analisi del
3 ragionamento; ne! primo discorso della difesa (~ 5) era stata
considerata come da non rifiutare J'ipotesi dell'arrivo di
&:fl..E ... oU3E:v &AAo: sott. 1tot.e:Lv. qualcuno che, sorprendendo i malviventi, Ji avrebbe fatti
oc7rOAOY'i&ijvcu: cfr. nota a y 1. fuggire (sott.: fuggendo egli stesso); J'accusa risponde (y 2)
che la persona si sarebbe avvicinata ai colpiti per scoprire
!L"'Ivurl)c;: cfr. ~ 5 e V, 24. E termine legale: v. Thuc. I, J'autore del crimine. In questo caso, quello dell'accusa e un
dx6TEpov, volto a confutare l'dx6c; esposto dalla difesa,

,,OAEyx'r"Y)p:
' " .
132, 5; Andoc. I, 19; Lys., XII, 32; XIII, 2 ecc.

OC7r0C~
'
E•P·
che, in questo passo, lo ribadisce (che y 2 vada inteso come
dx6TEpov si deduce implicitamente dalla frase <poccrl 81: .••
, ~'
OUoEVIX "
OVTtVOC , E:tXOTEpOV
OUX ' ' :s.'IV ecc . ).
oc7roxp[vofLOCC: cfr. r ~ 8; V, 65; VI, 14, 18.
dx6Twc; oc<p[OLVTO: e senz'altro giusta la lezione di A 2 , ed
8fLwc; ~l: XTA.: la triste necessitit di individuare come si sian inutili i tentativi di emendare. Per oc<pl1JfL' ne! senso di
svolte le cose, da parte di chi non e colpevole, si legge anche 'lasciar andare Jibero da accusa', oltre che A oc 2, si v. Dem.
nella quinta orazione (65-66 ). XXXVII, 59. Per dx6Twc; si v. l'analogo uso in A~ 4.
I! senso e: sui piano del verosimile, avendo fatto costoro
proprio cio che era verosimile facessero, non ci sarebbe
4 foqdamento per lasciarli liberi da accusa. Ritorna cioe ad
essere plausibile J'ipotesi di una rapina interrotta a meta.
rljv fLev O~V chux[ocv ~ fLE ihoc~illoucnv: OCTUX[OC ha qui il sen-
SO,generico, di situazione disgraziata, di cui gli accusatori
approfittano per ottenere una condanna; si allude, evidente- 6
mente, a! fatto che gli Etx6Toc sono contra J'imputato.
d 81: tK1JpOcrcrovTo •.• Tlc; ol8Ev: per la costruzione, cfr. K.-G.,
de; Elhuxlocv: cfr. Gorg. fr. B 6; Eur. Ion, v. 1501 ss.; 1512 rr, p. 533. n paragrafo contiene la riBposta a y 2.
ss.; Plat. Leges I, 632 A, Dem. XVIII, 141, ecc.

oc1ToufLoc<: cfr. Soph. Oed. R., v. 880. 7


<poccrl 81: XTA.: ribatte a quanto J'accusa aveva affermato in Toti Ill: &.:poc1rovToc; xTA.: per la ripresa della polemica sulla
y 2, caricando J'espressione per rend ere inverosimile e ridi- testimonianza dello schiavo, cfr. la nota a y 4 e Gorg.
cola J'ipotesi dell'avversario. Pal., 11. Per la punizione in caso di falsa testimonianza, si

J
206 AS AS 207

v. Gernet, Ant., a.d l. Per la costruzionc, meno dura di a,Jtre putato de8iderava portare l'a.eeusa a sostenere come piu
(v. Plat. Leges, X, 903 D), si dr. K.·G., I, p. 612. verosimile il fatto che fosse presente che non il suo contrario
{cfr. "( 5) e metterla in condizione di non poter piu contro-
~lJIJ.LouvnL ... Slxl]v Sw<m:
non si ha qni tanto l'influsso battere in alcun modo .. E chiaro ehe quest'offerta finale ha
della sinonimica di Prodico, quanto della tecnica retorica: una grande importanza nello svolgimento della causa; e
cfr. And. I, 71, 81, 88, ecc. {sempre. in Antifonte, r ex 7; pare mostrare cbe tutta una serie di ipotesi fondate su &tx6~
V, 47; VI, 7). pub venir smantellata di fron te ad un ~pyov, un fatto accer-
tabile con gli stnunenti giudiziari consueti, accettati da en·
b S& oux tf..erxov x't'f..: lo schiavo, testimoniando senza cor· trambe le parti.
rere rischi, diviene complice dei padroni {cfr. il caso indicato
in "( 4, per cni era richiesta la tortura).
~ e~&A&wv TCou: non occorre modificare ~' basta sottintendere
TCou Slxl]V S<l"'"" felice correzione di Reiske, da 't'L ou di <pcx.vw positivo (K.-G., II, p. 566). TCou e stato corretto in TCoL
NP'·. Per l'uso di TCou ne! senso di. 'come', con una sfumatura da Reiske. Ma ci sono molte eccezioni alia regola: cfr. And.
di indignazione, v. Soph. Ai., v. 1100; Oed. R., v. 390 ecc. II, 16: 8TCou y<Xp "'P"'"o[iJ.lJVi Plat. Pkaedo, 113 A: o3 ci<p-
{anche Herod. II, 11, 4). Qui forse si allude anche alla sede Lxvouv"'"''i Xen. Hell. VII, 1, 25: 8TCou ~ouf.l]&d&v &~&1.­
ove dovrebbe aver luogo il procedimento {'davanti a quale &o'i:v; {citati da Maetzner).
tribunale!')

cixLvativw~ "(& X't'A.: iJ testo e senz'altro moJto duro, ma non e


LlLLTCof.doL~: questa lezione si trova non solo in N e AP'·,
neanche facile giustificare le correzioni di vario gcnere ma anche in Aristoph. Pax, v. 420 {cfr. sch. Aristoph. ad l.)
{mentre lo scambio din e di "(& e normale, dal punto di vista e Harpocr. s.v. {il quale la attribuisce forse erroneamente
paleografico). Si deve intendere cixLvSuvw~ come riferito a! VI discorso di Antifonte; cfr. la nota di Blass a VI, 39);
esclusivamente, e con grande enfasi, alle interrogazioni re- si tratta di una festa ateniese in onore di Zeus Polieus {cfr.
toriche che precedono; la sua posizione cosi isolata pone in Ael. V.H., VIII, 3; Pans. I, 24, 4).
grande evidenza il concetto su cui maggiormente l'oratore
vuole insistere per screditare la testimonianza dello schiavo.

't'Oiv xuplw~ tx&pwv: stupisce che gli editori abbiano preferi-


to la lectio faoilior di N'·; cfr. un esempio analogo in Plat. 9
Phaedo, 66 B: 't'OL~ "(VlJO'LW~ <pLf.o0"6<poL~ {codd.; "(VlJO"LOL~
Jamb!.). mpl SE: 't"ij~ &uSotLiJ.OVLot~ X't'A.; cfr. "( 8; questo passo, avvi·
cinato al papiro Nicole attribuito a! TC&pl 1'-""'"'0"t'cXO'&W~ di
Antifonte {ma, contra, G. Pasquali, Antifontet, « Studi Stor.
8 per !'ant. cl. >I, 1908, pp. 46·57), e parso a Von Der Miihll
{Zu Ant., p. 3-4) dimostrare che l'autore delle Tetralogie
1'-~ TCotpoty&vta&otL x't'f..: per esempi di alibi, cfr. Lys. IX, attinge a! discorso del 411. Tuttavia il concetto qni espresso
9-10 e Schupp, Beweistopik, p. 26. gP"('fl, riferito a testi- {non 'inatteso', come parve a Von Der Miihll), oltre che
monianze di schiavi, si legge in Dem. XLVII, 5, 7; Lye., adattarsi bene a! carattere spesso sentenzioso e generaliz-
29, 33 {Maetzner). La ragione probabile per cui quest'alibi zante delle Tetralogie, eun luogo comune {cfr. Lys., XXV, 11;
non viene fornito prima e da ricercarsi ne! fatto che l'im- Lys. XX, 4 e Zuntz, Once again, p. 101).
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208 A~
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209
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VEWTEPL~ELV e felice congettura: cfr. Thuc. I, 58; IV, 51,
ofhw ~E: &3£xwc; x-rA.: con1e sempre, la perorazione finale
Orizia, fr. 37 DK; per i rapporti fra Orizia ed .Antifonte, ha per tema l'eocr<0<Loc (cfr. y 10, 11).
v. [Plut.] V. X Or. I, 1, p. 832 E (fr. A 16; cfr. A 19 DK.);
Untersteiner, Sof., II, pp. 206-208 rileva alcuni punti che trtLcrx~nTw: cfr. Glotz, Solid. de la jam., p. 316. I! vocabolo
lo avvicinano al sofista (ma le testimonianze citate parlano si trova, oltre che col significato di 'incaricare', anche ne!
espressamente del Ramnusio, e la problematica sulla legge senso generico di 'supplicare' nei tragici, in Erodoto (III,
e a tutti comune !). Dal senso di 'mutamento violento' di 65, 6), e negli oratori. In senso piu st1·etto e in .Ant. I, 29-30;
Herod. IV, 33.
una situazione qualsiasi, si passa per associazione di idee
all'immagine della rivoluzione po!itica o viceversa: e forse
e quest'ultimo il caso di .Antifonte. Radermacher mantiene, odaef:cr&ocL: significa comunemente « perdonare un colpe-
ne! testo, I:TocLpl~eLV: ma viene in tal modo a mancare il vole &, non, come qui, «aver pieta della disgrazia in cui si
contrasto di fondo espresso fra le due parti del periodo. trova un innocente & ( cfr. Glotz, Solid. de la Jam., p. 94 ss.;
Lipsius, .Att. ReclU, p. 610). ~
&'t'pe~L~etv e cpuA&aae:tv T~v 7t(XpoUcnxv dmpayLav non posso-
no essere contrapposti ad hocLpL~<LV. l<<XTa1ca06v-roc.;: ·ne! senso di condannare (cfr. Briickner, p. 9
e nota a A 0 9). V. Suida, s.v. xoc-r<XAa0e:1:v: o[ a1: p~-rope:.; ""'~
8ucmpocy[oc .•. e:(mpocy[ocv: cfr. Gorg. Hel., 9; Xen. M em. III, E7tt TOU XOAIX~o,EtV.
' \ - i 'Y 'AV"t'LC'pWV'
- ~YJ\ IXV!Xt't'tOV
, ' i (J.
I '
X!XTIXA!XpOVTe::c; TOV
9, 14, dove si da a questi termini una pregnanza diversa ochLov. Non si tratta pero di xoM~<Lv, ma del contrario di
da quanto accade qni. Per <huz[oc e la relativa problematica, cbroMm (cfr. Briickner, p. 9).
v. Introd., p. 63 ss.
8umuze:1:.; k~ <u-ruzoov-rwv: cfr. nota a 8 4. 12
bt ~E: -rwv dx6-rwv x-r/c.: ancora sull'illiceita del passaggio ba!.wc; x!Xt 3txafwc;: i due termini accostati mostrano un
da dx6-rw.; a 5v-rw<; (cfr. 0 10; y 8 ss., Introd., p. 48 ss.). tema normale nelle Tetralogie: la coincidenza della sfera
Ma se si deve restare sui piano di <;tx6.;, tutto e favorevole divina ed umana, delle leggi deg!i dei e degli uomini. Ofr.,
all'imputato. ad es., A 0 2; B 0 2; a 10; r a 11; I, 25; VI, 10. Si v. anche
Lys. XIII, 3 e Aristoph. Thesm., v. 676.
TOC ae: e:Lx6-roc--&Moc: e questa la lettura proposta da Sauppe xal f'~ f'<Tocvo~crocv-re:<; l<TA.: cfr., molto simile, V, 91; 94;
e da Thiel, p. 134; questi rinvia a V, 58, Gorg. PaJ., passim, Gorg. Pal., 34; per f'<Tocvoe:f:v, si v., di .Antifonte, il fr.
e K.-G. 2, p. 286 ss. per quest'uso di ill&. Matzner spiegava: B 52.DK (nelle parole, pero, di Arpocrazione, s.v. &.va-
«alia esse s. aliam vim habere ... atque a meis potius par- &tcr&ocL) e Democr. 68 B 66 DK. Di che tipo di pentimento
tibus stare evici &; Scholl correggeva in obrocv-rl)(; Richards si tratti, e chiarito dalla presenza di yvw-re:: e il riconosci-
(p. 152) proponeva "'&.&, e cosi pure Hemstege, p. 27. mento, di natura intellettuale, dell'errore co=esso.
tx"'l TOU p6vou: cfr. y 10; qui e sinonimo di Te:l<f'~P'"'· &.v(oc-ro.;: qui ha, invece del normale valore passivo, quello
attivo: 'non puo portare rimedio'.
SAe:y:x:ili>: si puo fare a meno di correggere (cfr. y 9); dipende
dai giudici il giudizio soggettivo se l'accusato sara conside- Twv ToLoo-rwv: si riferisce alia condanna a morte; v. Gorg.
rato colpevole o no. Pal., 34: TWV ae: TOLOOTWV <crr[v, 5TO<V &vapoc "'"P~ &ocv&Tou xp(-
vwaw.

I
l
14

210 Bot Bot 211

KATHrOPIA <!>ONO! AKOY:EIOY


TETPAAOriA B

1
el7t6·1h:at.c;
..a fLEVO(LOAOYOUfLEVot X'I:A.: il periodo e diviso in due parti,
o! fLEV .•• o! 3<: e chiaro,
per le ragioni indicate nell'In- di cui la prima, all'indicativo, e quella in cui si pone chi
trod., che non era facile classiftcare esattamente lo status, parla, la seconda, introdotta da Mv e il congiuntivo, non
sia nella seconda, sia nella terza tetralogia. Queste parole, riguarda, secondo l'oratore, il caso presente (cfr. Zuntz,
nonche l'ultima frase della {m61hcrL~ a B ~' mostrano che Earl., pp. 123; 125).
i retori avevano discusso, senza trovarsi completamente
d'accordo. TWV <Ji1J<pLcrot{LEvwv: il vocabolo viene interpretato come 'de-
creti', equivalente cioe a <Ji1J<plcrfLotTot da Gernet e da Maid·
&v-rtyx"A1JfLot •.. fL<'t"<icr'""""'v: cfr., prima di tutto, Hermog. ment. In tal caso, l'opposizione sarebbe tra leggi e decreti
de stat., p.39 R. = 12 K. (soggetto e 6 <p<uywv): &v 3< ot~ da una parte, e giudici dall'altra. Tuttavia, tenendo anche
- !l't:' fi , ' ' \ \ ...
.fl fil
' >'"l.i
TL 't'WV E:r..,{ihTEV, 1')'t'OL tt.c; CX.U't'OV 't'OV 1tCX.'\TOV't'CX.
... \
tLc; rJJVI.O 't'L, XO:.V !-LEV conto che l'aoristo medio di <Ji1J<pl~w non ha valore passivo
e:lc; -rOv 7ta.&6vTo:, 1tOLe:'L chvrkyxA7)!-LCX.. yLve:To:.t yO:.p cbrr&yxJ:1)!.l.O:., (cfr. L.S.J. s.v.), si deve tradurre al maschile: 'i giudici',
0't'cx.v 0!-LoAoyWv 0 <pe:Uywv 7tE7tOL1')xkvcxt. 't'L We; &Obc1)!-LC'L &vTe:yxcxA1) coloro cioe a cui spetta esprimere un voto. Il centro del-
- fil
't'~ 7tE7tO\hTO't'L
e
we; 't:'' n_ ~ " ' n_ ... '\!>\ '
CXr..,L!9 7tCX'lTE!.V rJ. 1tE7t0Vv-EV. CX.V OE ELc; ETEpOV 't'L
t1 1
l'antitesi e infatti tra Xot'l:otXeKpL'I:otL e 3LotYVWVotLj Se non C'e
1-Ldhcr-qj, 7tclAtv 0Lcxtpe:Tiov. 'ij yOCp de; tJ1te:U-&uv6v "t'L Ouv&!-Levov contrasto fra le parti, e sufficiente che i giudici, applicando
yovocr&otL npii.y(Lot '!) np6crwnov fL<&lcr't""IJO"L To ~yx"A1J(Lot b(Lo"Aoy wv la legge, emettano una sentenza (in questo caso una xotToc
TL 7tE7tOL7)XEvru We; &Obt7)!.l.CX, xcxt 1to1.e:L !.l.tTclcrrcxm.v, 1) de; oU -><pLcrL~, un giudizio di condanna); se invece il caso e contro-
'\!> I t I fi
oUV<X!.l.EVOV U1tEUv-UVOV ye:veO'v-O:.L,
1 fi ' I Cl_..
CX.VEU'lTUVOV
'\!>\
oE
I
1tCXV't"'{],
\
XCXL 1tE- verso, se sorgono problemi di interpretazione, deve interve-
7t0[1JXE O"Uyy>WfL1JV. . nire un elemento di discernimento, occorre 3Loty•yvw=<w.
&v•ty><A1JfLot corrisponde al lat. 'relatio criminis' (o 'tran- Questo tipo di distinzioni, vicine a quelle prodicee, ben si
slatio'): cfr. Rhet. Her. I, 24 (cum fecisse nos non negamus, adatta ad Antifonte.
sed aliorum peccatis coactos fecisse dicimus); Cic. de inv.
I, 10, 14 ss.; Quint. VII, 5). n caso classico e il matricidio o! KUPLOL X'I:A.: Jernstedt proponeva di leggere & xupLot ...
di Oreste 0 la difesa di Milone. (LE'I:OCO"'I:otO"L~ e il lat. 'remotio ecrTlv, rinviando a Dem. XIX, 259, il che non e affatto
criminis' (Rhet. Her. 1, 24: cum a nobis non crimen sed necessario.
culpam ipsam amovemus). Per cruyy~<;,fL1J, v. nota alla
un6&EcrL~ di B ~.
6 ycY.p not"i:~ fLOU """"·' osserva Zuntz, Earl., pp. 122-123,
e
che la frase un esempio di 1.10~·~ dpo(dV1); si tratta della
« sola frase che descrive un fatto, mentre il resto e dedicato
alia discussione e all'argomentazione » ed esposto con la
212 B"' B"' 213

i.e~L~ xe<-rscnprxiJ.fLI:vYJ. A questo proposito Friseh, The Consti- damentale importanza sul piano giuridico - di smantellare
tuUon of the Athenians, Copenhagen 1942, pp. 176-77, os- la frase del padre della vittima, esarninandola dal punto di
serva come, deducendosi da Arist. Rhet. III, 1409 a 24 ss., vista logico.
che la Mi;L<; dpoiJ.EVYJ era usata da tutti lino ad Erodoto,
non si puo accettare la datazione aJta proposta da Zuntz. -rij) 81: &no&"'v6v-rL x-rA.: la frase rni pare del tutto fuori
In effetti, la seconda tetralogia presuppone le discussioni di luogo, ne vedo come si potrebbe sanarla, poiche contraddice
Protagora (cfr. By 7); percio rni sembra che si debba pensare chiaramente agli aJtri passi delle Tetralogie su questo stesso
agli anni seguenti il 444 (fondazione di Thurii), e non a quelli argomento; E\I&UtLLOv e npoaTp6ncuor; hanno origine dal mar-
precedenti (cfr. nota a A~ 11). to contro i vivi, non mai il contrario (neppure riferendosi
all'assassino). Gernet la espunge con ragione per lo stesso
tv yuf"vrxcr[cp: da Plat. Leges IX, 865 AB risulta chiarameute motivo (cfr. Ant., p. 50, n. 1). Si tratta, probabilmente, di
che !'ornicidio ev &ywvL e €v Oi:&AoL<; il1)["0CILOL~ richiedeva una nota marginaJe inserita ne! testo.
solo la purificazione dell'uccisore secondo il rito delfico (cfr.
Dem. XXIII, 53). Blass, Att. Ber., III, 1, p. 364 cerci> vana- eA€0UVTIX~ ... otx-rlpoVTIX<;: cfr. Meyer, Prodikos, p. 88 s. (e
mente di distinguere tv yul"v"'cr[cp come non faceute parte B ~ 11). .
dei casi tv &&AoL<;. Si v. la risposta di Glotz, Solid. de la
fa.m., p. 507 n. 0): tv &&AoL<; comprendeva certo anche le e(pyov-riX~ llv b v6iJ.o~ e'£pyec: vietando aJl'omicida di conta-
paJestre. minare la citta con la propria presenza (cfr. A"' 10; ~ 11).
A questo tipo di divieti allude, io credo, il papiro di Anti-
"'"'P"'XPi'ifLrx: si tratta di un'indicazione tecnica; cfr. Plat. fonte (B 44, I A, col. III, 11-15 ).
Leges IX, 865 AB, che distingue due possibilita: che la morte
sia avvenuta 7t1Xpoc:x_pi'j["1X, oppure €v ucr-d.poL~ )[pOVOL~.

ox6v-rrx fL1:v ... &xov-r"' llt: si noti il forte rilievo dato ai due
termini. Con questa affermazione, quasi un riconoscimeuto
generoso nei confronti dell'avversario, si vorrebbe elirninare
ogni controversia, cousiderata anzi impeusabile.

2
oDx iAricrcrw x-rA.: agli effetti del padre dell'ucciso, l'intenzione
del respousabile non ha vaJore: la disgrazia che si e ab battuta
su di lui (aufL<popri) e la stessa in entrambi i casi. In senso piu
generaJe, si puo trovare un paraJlelo a questa concezione
propria del peusiero arcaico che non distingue o non sa
stabilire un saJdo rapporto fra sostanza ed accidenti, in un
frammeuto di Antifonte (B 15), ove l'esistenza accidentaJe
non vieue distinta da quella sostanziaJe. Va uotato infatti
che l'argomentazioue da Antifoute contrapposta nelle Tetra-
logie non prende in considerazione la possibilita - di fon-
214 B~ B~ 215

d<; ocy&ivot<; tout court isola fortemente il momento piu im-


portante della frase (inutile congettura e xot-rot<rT'ljvot• anche
per Suess, Ethos, p. 74 n. 2). L'inserzione di xo:-roto-r~"'"
e fondata su r 0: 1.
cm' o:i>-r~<; -ri'1<; cruiJ.cpopii.;: ancora una personificazione di astrat-
AIIOAOriA <I>ONO! AKOrz.:IO! to (cfr. Denniston, Greek Prose Style, Oxford 1952, p. 28 ss.).
!mop 7tpo:yiJ.chwv cf.Jto).oyz'Lc;&o:L: l'uso di {ml:p riferito a per-
sone si trova in Herod. VII, 161; Eur. Ba., v. 41; Plat.
cl7t6fre:O'L~ Resp., VI, 488 A ecc., riferito ad una cosa invece in Plat.
Gorg., 480 B, dove e chiaro il sensa di 'in difesa di', che qui
iJ.<-rcicr-rotcrL<; ... cru'(YVWfL1J' v. il passo di Hermog. de stat., appare piu forzato. L'espressione si puo forse giustificare
p. 39, citato nel commento alla cm6&zm<; precedente; in quanta, ad sensum, l'oratore pensa a colui il quale viene
c;uyyvWfL1J corrisponde al lat. 'deprecatio' (v. Rhet. Her. I, giudicato come autore del 7tf'&YI'-"' e va quindi difeso.
24); v. anche Hermog. de stat. p. 75 R = 50 K.: h• -r·~v
cruyyvWtJ.l]V &reO -rijc; tJ.e:-rocO'~OCcre:wc; oU 'T(jl &.ve:u&Uvtp xoci 07te:U- ..!jv &.xp£~z•o:v eyvwv: per il siguificato di cixp£~"'"' si v. In-
o. I ' I I
'\7UV<p e:xwpL<J'OCV 'TLVe:<;,
'"l.i.'
OCIV\
< "!.-
IX.TCAW<; 'TCX
\ \ of - !!t' o._
tJ.E:V E:t.<; "t'L "t'(t}V t;;~W'\7EV trod., p. 52, n. 106; rispetto a Thuc. I, 22, 2 (Xo:A<Jtov ..!jv
t-t-dhcr"t'0Cv'Tcx 'TO &Obtl]tJ.CX rc&.v"t'oc tJ.E:'TO:.O'"t'CX'TLXcX dp~xo:.crtv e:!voct . .. , ocxp[~<LO:V ot6-r'ljv -r&iv Aez&l:v-rwv 8LO:fJ.V1JiJ.OV<UC!O:L ~V tiJ.ol) si ha.
"t'ci 0€; e:Lc; t0t.6v ·n 1tcX&oc; ~uxl]c; t-t-6vcx cru)'"'(VWtJ.l]<; e:Ivoct WpLcroc\ 'TO, 1 qui una importante differenza: non si tratta di rieordare,
... ll"l. ""
OLOV t:./\EQV 1] U7tVOV
,, lJ.. - \ ,
'l "t'L "t'OLOU"t'OV. XotL LO"W£; "t'otU"t'ot OU
.... ' ...
XCY..XW~. ma di y•yvw=m; la riproduzione precisa riguarda l'ap-
Secondo Volkmann, p. 81, per questa ragione si esclude prendimento conoscitivo del fatto, la cui successione este-
trattarsi di cruyyvw!-'1], benche il colpito fosse civu7tou&uvo<;. riore sembra invece semplice da ricostrnire e non desta
Ma occorre ancora una volta ricordare che anche l'altro controversia. Occorre cioe un'interpretazione.
ragazzo, colui che ha tirato, e ocw7tzu&uvo<; secondo la legge; oc7topo-rtpw<; 8Lth<LfLotL: difficolta di rendere partecipi gli
percio il problema va risolto 'a monte'; il passo di Ermo- altri, di comuuicare; lo stesso motivo appare in Gorgia,
gene puo servire senz'altro a spiegare il ragionamento dei Pal., 4; 10. V. anche A 8 1, in senso piu drammatico (e V,
retori cui si allude nella u7to&ocr•<;, ma non il senso della te- 66, B ~ 2). I comparativi avverbiali in -npw<; non ricorrono
tralogia. in Antifonte fuori dalle Tet:rawgie; sono tu ttavia frequenti
in Tucidide (I, 130, 1; IV, 19, 3; VI, 27, 3; II, 35, 2; IV,
39, 2 ecc.; v. Aristoph. Lys., v. 419; Plat. Resp. VI, 484 A;
1 Isocr. Pan., 109, nonche Rosenkranz, pp. 151-2.

vuv 8~ <pcr.vep6v x-r)..: captatio benevolentiae; cio che il padre €pfL1JV<ucro:L: ilil precisamente il senso della mediazione espli-
del ragazzo accusato sta per dire e cosa insolita, ingrata e cativa; dal significato di 'tradurrc' a quello, implicito, di
contraria alla sua natura. La frase iniziale, per il tono 'rendere comprensibile'.
gnomico, richiama A~ 1, e I, 1 ss.
2
d<; ocyOivo:<;: non pare necessaria inserire, come tutti gli
editori, <xo:-rotcrnjvo:• > per creare una simmetria piu rigorosa, !mo 81: crxA1Jpii<; ocvciyx1J<;: cfr. Gorg. Pal., 4 (~ 7to:poucro:
da cui Antifonte e, nel complesso, alieno. L'espressione ocvciyx1J). L'uso metaforico di crxA1Jp6<; e proprio della tra-
216 B~ B~ 217

gerna (v., ad es., Soph. Oed. C., v. 774; 1406; Eur. fr. 525,5; si mescola, quasi a renderlo piu convincente, un tono pole-
684, 3). mico (cosi anche Zuntz, Earl., p. 132: si cerea di accattivarsi
i giudici spingendo insensibilmente sullo sfondo la ),s7tTOTI)<;
&x.p~~icrT~po\1: 'secondo una precisione minuziosa', con una riehiesta per la difesa).
indagine piu sottile e profonda di quanto si sia soliti fare
in analoghe circostanze. 3bwtcx XCXL OcrtG<: cfr. A~ 2; 8 12; B 8 10; r 8 11; VI, 10; I,
25 ecc.
8toc Ta<; 7tpo<tp<fL!:vcx<; Tuzcx<;: si riferisce a quanto ha appena
detto, la difficolta di informazione e di esposizione.
3
&7to3d;cxfLtvou<;: accogliere con favore (cfr. Plat. Resp. II,
357 .A; Prot., 329 B ecc. ). Per quanto riguarda il testo, che Tcxihcx 7tCXt3euwv: cfr. Plat. Prot., 318 D ss.; Gorg., 491 .A ss.;
ha subito numerosi tentativi di emendamento, v. Kohm I, Arist. Pol. III, 1277 a 19 e Newmann, The Politics of Aristotle,
pp. 8-10: egli nota, giustamente, che esso va interpretato Oxford 1950, III, pp. 161-162.
considerando che r y 3 e una risposta proprio a questo
passo. Sono quindi superfine le correzioni: 7tpoetp1JfLI:vcx<; 7tcxpa yvwfL"IJ' TouTwv: cfr. Plat. Resp. 490 .A (Richards,
Tuzcx<; <3uc;zepw<;> (Gebauer); 8td -ra 7tpoetp1JfLI:vcx <3uc;ze- p. 152).
pw<;> (Blass).
ouz u~pet XTA.: l'espressione si ritrova in Plat. A pol., 26 E.
86~?1 xcxl IL~ &A1J&dqt: l'accentuato contrasto che qui appare ~~oc/..e f!iv, oUx&n6tTEf.V& 3!: eerrato inserire oU3i:v!X dopo
fra &A~&etcx e 86~cx ha splnto Nestle (Mythos, p. 393) ad fLtv, come fa Blass, o spostare la virgola, leggendo ~~<XAE
accostare alle Tetralogie la V erita, attribuita a! sofista. fLI:v oux, &7ttxTetve 81:, come fa Ignatius, perche porta a
L'argomento, preso da solo, non sarebbe su:fficiente ad iden- non ·comprendere la forza dell'argomentazione che segnira;
tificare i due autori, iri quanto questa antitesi e caratteri- ~&).hew e usato assolutamente, ne! senso di 'lanciare', non
stica di tutta l'epoca sofistica. Cfr. Gorg. Pal., 22. di 'colpire' (cio e confermato da B y 5: colui che ha lanciato
ed ucciso non avrebbe ferito ed ucciso ); cfr. anche Hausen,
~ fLI:v yap M~cx ><TA.: giusta l'osservazione di Zuntz, Earl., p. 24, n. 1. Separando l'azione dalla sua conseguenza (v.
pp. 124-5: la simmetria c'e, ma none rigida e perfetta formal- nota a ~ 5), si vuol dimostrare non che &xwv = degno di
mente e mira, primariamente, ad esporre due concetti che attenuanti, ma che in questo caso &xwv e un non senso.
esauriscono tutte le possibilita, e dei quali non si puo dare L'intenzione ha qui una importanza determinante e non e
contestazione. Per l'uso di 7tp6<; e il genitivo, v. Herod. affatto vero che, come si e detto, le Tetralogie non ne ten-
VIII, 22: 7tpoc; ~fL!:wv y(vec;&e: 'passate dalla nostra parte', gano conto (v. Introd., p. 53, n. 107; 58).
e K.-G. I, p. 516. Si mescolano iri questa frase due motivi:
il luogo comune consistente nell'affermare che chi parla XIXT& ye T~V OCA~&<tcxv: e equivalente alia &xp(~etiX del para-
none abile oratore (cfr. I, 1; V, 1, ecc.) e la contrapposizione grafo 1.
&A~&etcxf86~, vista in chiave polemica verso i retori, abili
ne! par]are e creatori di opinione. In realta, poicht\ l'accusa O(A).au 8' de; ocD-rov: !'errore non e stato compiuto da chi ha
non ha fatto alcuno sfoggio di eloquenza, fiduciosa nell'evi- lanciato, ma dall'altro, e si e rivolto contro di lui.
denza dei fatti, e questo sfoggio avviene invece da parte
della difesa, ci troviamo di fronte ad un voluto ed abile de; &xouc;(ouc; cx£T(cxc;: poicht\ cl:fL&pT1JfL" non implica volere
capovolgimento della situazione, ove all'espediente retorico malvagio, l'azione che ne deriva e &xouatav; rispetto alle
218 B~
B~ 219

conseguenze, e pero IXL'!:L<X, colpa. Per l'espressione, v. eui si commette ingiustizia, uno non viene posto in causa
.Arist. Rhet. II, 1373 b 30: &:3"<EtV e EY.oucnov; ma ricevere neppure dagli avversari. Radermacher, Art. Seript., p. 222,
l'offesa e &:xouo-lw.; ~/.OC1t1:to-&oct (v. anche nota a B 3 8). osserva che questa divisione e frequente in Gorgia (Elena e
Percio e inutile la correzione di Blass: &voo-louc;. Palamede) oltre che in Antifonte (cfr., piu esplicito, B ~ 9).
La correzione di UfLtV in -~ILtv non crea difficolta (cfr. I, 20;
4 A o: 9; B ~ 11, ece.). Non oceorre invece espungere 1:~ &:fLcpotv
come fa Kohm, Stud., pp. 40-41, riferendolo a ytvo[Livou
ou3d.; -lJfLtv i-6yo.;: non occorre integrare <liv>: cfr. K.·G. (si contraddirebbe in tal caso alle posizioni della difesa.
I, p. 215, che cita altri casi di omissione (ad es., Lys. XIII, L'idea che il cp6vo.; derivi da entrambi i ragazzi (1:~ <ifL·
90; Xen. An., VII, 6, 21). cpotv ... y<vtcr&o:t) viene lanciata dall'accusa (cfr. y 10),
ma qui e fuor di luogo ). Per salvare il testo basta intendere
dopo illancio si e frapposto un corpo:
1:o crOifLoc 7tpoo-Tijo-o:no.;: 1:~ &:fLcpotv come agente (efr. A 3 1: 1:iiN &~ efLoil 1tpoc:x;lttv1:wv;
a parte la volonta dei due protagonisti del fatto, qui si vuole Thuc. I, 20, 2; Ill, 69, 1): 'entrambi noi siamo d'accordo
porre sullo stesso piano logico da un lato la freccia che segue che si e trattato di omieidio involontario'.
il suo cammino, dall'altro il corpo che interferisce.
a cpovtu.; <iJ.v > <Aty:x:&d1J: cfr. K.·G. I, p. 225 s. Negli attici
l'ottativo potenziale senza liv e giustamente sospettato:
5 cfr. Ant. I, 25; V, 64; r o3. Propone di integrare &.v anche
Stahl, Kritisch·historische Syntax des griechischen V erbums
otoc o~ -ri)v u7toopofL-IJv: questa e la vera causa, e cio e avve- der klassischen Zeit, Heidelberg 1907, p. 301.
nuto £xoucrlw.;, per volonta della vittima. Osserva Maschke,
W iUenslehre, p. 77, che Antifonte introduce per la prima volta OL 1:& y&:p OtfLIXP1:0CVOV1:<<; )<'!:A.: quanto segue e di non facile
un principio per noi evidente: la separazione dell'azione comprensione (v. anche Introd., p. 52 ss.); ritengo che vada
come movimento fisico dai risultati ottenuti, e apre in tal cosi interpretato: premesso che entrambe le parti concor·
modo la strada a che la negligenza fosse annoverata tra le dano sul cp6vo.; &xoucrto<;, ne deriva che cpovtu<; sara l'autore
forme di colpevolezza (cfr. o 6). dello OtfLOCPTIJI-'"' quest'ultima conclusione va dimostrata:
' UfLtV
cpocv<po<; ' - . . . txoucrtw<;
' ' ' '
u1to: H ems tege, p. 28 , pro- (1) o1 OCfLOCPTocvovT<<; cio che vogliono fare danno origine
pone di eliminare UfLtv, che sarebbe derivato da una lettura agli &:xoucrt" (7tpocxTop<<; e espressione poetica: cfr. Soph.
sbagliata di fLtv, dimenticato e poi aggiunto dopo cpocvtp6.;. Trach., v. 251; 861; ""fL7tpocx,op<<; in B o 6); (2) ot !:xouo-t6v
Questa scomparsa di fltV spiegherebbe anche la caduta di ill:, ,, ilpwvT<<; ~ 7t<XC1J(ovn.; sono causa di 7toc&l)fLocToc (eliminare
subito dopo. Si dovrebbe quindi leggere: eo-1:w<; ~v cpo:vtp6.; con J ernstedt ~ 7tlicr:x;ovT<<; toglie il senso a! ragionamento ).
£a-rtv ... E:x.oucrLwc; <0' >. Il fanciullo accusato non rientra nella prima categoria: non
commise errori, &/.A&. 7t&.vTrt: Op.&Wc; &v &1tEv6er. ~pWv non fece
ou yocp iJ.v &~:>.-1)&1) >dl-.: questo e il cardine dell'argomenta- nulla che n<:>n volesse fare (&xoucrtov), subi invece un 1toc&o.;
zione e viene piu volte ribadito, sempre in posizione di (cfr. il punto (2): 1:wv 7tot.&"t)fL&,wv ochtot). Per conseguenza,
rilievo. il punto (1) si riferisce al fat to che il fanciullo imputato non
ha errato (quindi niente cp6va.; &xoucrta<; da parte sua);
6-8 il punto (2) riguarda la vittima: ~oui.6fL<vo.; 7tpoilpocfL<LV
(EY.oucrt6v ,, opwvn.;) fu ochta<; del 7tli.&1JfLOC sia dell'accusato
&xoucr[ou o~ 1:ou cp6vou xTA.: cfr. Arist. Rhet. II, 1398 a 30, (~7toc&< fL&v otocxw:>.u&d.;) sia suo proprio (1:6 1:e 1toc&o.; d.;
ove uno dei T67tot e quello ix iltoctpl:o-ew.;: di tre casi per 1:ov opoco-ocv1:oc 1:A&6v). D'altra parte la vittima, pur muoven-
220 B~ B~ 221

dosi volontariamente, sbaglio i!luogo (~ce<:fL>:pn'uv -:oG xwpou: &7toAUETcn fLYJDE: per J'uso di fL·~, cfr. Thuc. I, 95, 5; I,
credo sia inutile la congettura di Spengel, xcnpou: cfr. Thuc. 128, 3 (&7tcM&YJ IL~ &atxz"Lv).
II, 20; VII, 78) e quindi, commettendo un errore (cfr. (1)),
subi una crUfL<fop&. PoicM in questo caso colpevole e vittima
si identificano, la giustizia si e realizzata in quanto la eolpa 10
si e trasformata in punizione. Non mi pare rispondente a!
testo l'interpretazione di Gernet, Ant., p. 76 n. 1; o! -rz &noAu6!-LEVO~ ... a£xiX~ot: peril mutamento di numero, v. V,
&:1-La:p't'&vov't'E~ ... oL 't'E ExoUcrt6v 't't 3p&v-.c:~ ~ mXcrxov't'E~
22; Thuc. I, 120, 3; III, 109, 2 (Briickner, p. 12).
sono entrambi due categorie di colpevoli (non e vero, Ti:Jv E:-7ttTI)3Eu!L&.Twv c:Lvc:xrx: per l'uso della forma c:tvc:x.oc nei
quindi, che i primi 'doivent etre innocentes'): lo scopo piu antichi prosatori attici, cfr. Rosenkranz, p. 149: l'uso
della dimostrazione e, a! contrario, di far vedere che l'im- attestato nella poesia fa si che si debba considerare quel-
putato non rientra in nessuna delle due categorie. Viceversa, lo in prosa « come ricerca di un tono elevato, e quindi non
nell'azione della vittima vi sono due componenti, una vo- si debba correggere in ~vexoc ».
lontaria, ed una dovuta ad errore. E inutile, intendendo
cosi, anche la proposta di Navarre, RMtorique, p. 142, n. 1: &yw TE [LiiMov [Li:v ou~tv: per la costruzione del comparativo,
TWV 7totlh][LciTwv ochwt <ou > y(yvoVTcn. Cfr. anche Maschke, v. K.-G., I, p. 25 e, analogamente, Thuc. I, 49, 3.
Willenslehre, pp. 75-76 e Zuntz, Earl., pp. 133-4; la defini-
zione contorta, egli osserva, e tale in rapporto alia causa ~'"''f&op~: si noti l'enfasi patetica e drammatica di tutto il
particolare cui e applicata, per porre l'accento su 1tCl&o<; e passo; "'"'<f&op& allude in realta all'esilio, non a una con-
1tOC&1jfLOCTI)(i ne Va considerata. dichiarazione programmatiCa danna a morte, neppure richiesta dall'accusa.
di una nuova e piu alta concezione della giustizia.
~wv i'Tt ""''opux&fJcrofL"'" cfr. Xen. Mem. I, 2, 55; An.
cruvCU..yoUvTwv 8E xa:l cruMU7tOu!LEvwv: sono errate le con- V, 8, 11 e By 12 (che risponde retoricamente a questo
siderazioni di Jolif e Gauthier, ne! commento aJl'Etica Ni- passo).
comachea 1110 b 18-24, i quali richiamano questo passo
come esempio di ripugnanza e dolore derivati da chi abbia YYJP"'wu: cfr. Poll. On. II, 13: y'f)poct6<;, w<; 8ouxu~(8YJ<; xocl
compiuto un'azione involontaria. Qui e espressa soltanto 'Avn'fwv, e r "'2.
la compassione e la partecipazione morale a! dolore del T~v &7tpocr~6XYJTOv XI)(X07tci&ctocv: cfr. Thuc. VII, 77, 1.
padre della vittima.
8ucr[L6pou<;: vocabolo poetico.
chtfLWPYJTO<;: cfr. Aeschin. I, 145.
9
•ucre~ctl)(v •.• Twv 7tP"'x&ev-rwv: espressione analoga a &A~­
0 v6[Lo<; XTA.: i! probJema di questo v6[LO<; e stato affrontato &ctoc Twv 7tpocxWVTwv; Antifonte ama porre in evidenza
nell'Introd. (v. p. 21 ss.). Si pub aggiungere qui, a conferma gli astratti. Non mi sembra necessaria la correzione di
della sua appartenenza alia sfera sacrale, l'uso di dpyetv Hemstege, p. 33: &t.~&Etocv. Qui si vuole insistere bensi
(cfr. B oc 2; y 11; V, 4; 34; 46, ecc.). sui fatto che non v'e stata ingiustizia,. ma soprattutto che
non vi e stata empieta (anche il 1f6vo<; lltxocw<; implica,
<]i 7tt<JT£6wv: cfr, Imrod., p. 21 n. 29. per la legge religiosa, un atto di &cre~ctoc: cfr. r oc 1 ss. e
le note relative); essa ricade tutta sulla vittima. Cfr. Cucuel,
/11to f'h y<Xp T'i)<; ocu-rou xTI..: cfr. nota a B ~ 6. p. 19, per la traduzione con l'espressione 'il carattere sacro'.

~
222 By By 223

Ant. I, 25 ocVEA<"t)fLOVO><;, &voLx-r(cr.,.""; (Briickner, p. 8). I!


senso e: mentre. io posso rispondere a.l diseorso ~. il di-
scorso 3 resta, xenza rispost.a.. Cio pcrchb qnelJa, chc rloveva
essere la difesa si c tramutata in a,ccusa..

0 Y:ETEP02: EK KA THrOPJA:E
3

~v ot<; ~7tpotcrcr<: oltre alia superiorita, in certo senso mate-


l riale, che riguarda la lunghezza del discorso, l'avversario
si trova assai avvantaggiato nei risultati consegniti: questo
au..Jj ~ x.pdot: personific~zione; cfr. B ~ 1 e il proverbio il senso di 7tpch-rw. Blass, Zu A.u.L., p. 275, proponeva
~ x.pdot 3L3ciO"XEL, xih ~potM<; n<; 'fl, crotp6v (Eur. fr. 715; di leggere ~7tpot~E ma, nell'apparato della sua edizione,
Elwtr., v. 376; Men., 263). spiegava, conservando il testo: «quae (oratione sua) efficere
studebat ».
~pycp xal ou Abycp: cfr. sotto, paragrafo 3. E l'antitesi tra-
dizionale, variamente usata in epoca sofistica, spesso in cruxv&<;: normalmente si usa la forma neutra. Il vocabolo ha
polemica contro gli strumenti sofistici (Abyo<;); cfr. Gorg. senso analogo a quello che si trova in Plat. Phil., 59 B:
Pal., 34; Antisth. Aias, 1; Duchemin, 'Aywv, p. 195, n. 16. X.P~ cruxvOC XctLpetV t&v.
Epicharm. fr. 39 DK; · Demoer. B 82 (cfr. B 302); Anon.
J ambl., 89, 1, 3, 3 ecc. 3<otyvwfLove<;: forma rarissima, nel senso di 'chi distingue',
quindi 'da cio che si merita' (cfr. 3<otyvwG"r"t)<;); !at.: diiu-
dicans.
2
&v·n3ou<; [~ :l.t~ot<;]: ~ :t.e~o:<; va espunto come glossa. Chi fL~ ~pyot cpotvepci x-r:t..: la frase e stata variamente emendata:
parla allude al fatto che, mancando nel primo Abyo<; tutta alcuni (Sauppe, Kayser) aggiungono dopo 7tELcrMv-rot<; un
la parte riguardante l'argomentazione (&ywv), questo non verbo all'infinito (&cpotvlcrot<, lh<mot vofLlGot<), altri (Gernet,
si puo neppure considerare un vero e proprio A6yo<;. La Schoell) integrano una preposizione prima di ~pyot cpotv<poc
correzione di Reiske &v-rl 3uo"Lv A&~ot<;, bencM brillante, (7tpo<;, 7totpoc). Kohm (I, pp. 11-12), seguendo Franke, espun-
none necessaria (cosi anche Maetzner, p. 177, segnito da ge piu semplicemente ~pyot cpotvepci come glossa, salvaguar-
Kohm, I, p. 10). dando cosi la contrapposizione fra &xp(~ELot ed &A~.&ELot.
A sostegno di questa seconda via, si puo aggiungere che
7tpoii:x.e -r<;i 3m:f.otcrlcp: cfr. r 3 3; per questo dativo, v. K.-G., ~pyot cpotvepci si spiegherebbe bene come nota ad &:t.~.&o<ot
I, pp. 440-441. "r<UV 7tpotj'fLot"r<UV, nllVland 0 a j' 7: OU' ••• otcpotV•6
"" I • • ) ~ }."). "1. \ XotL\
.•. """'"'
:t.f.otv cpotvepo<; o .&civoc-ro<;. Dovendo percio correggere, credo
oc7toAoyt).&d<;: cfr. A y 1. sarebbe questa la. strada da segnire. Tuttavia conservo
dubitativamente ~pyot cpotvepoc nel testo, considerandolo un
&vot7toxpl-rw<;: oltre che qni, si trova in Polibio (IV, 34, 1; accusativo di relazione (interpretazione, questa, che mi
VIII, 23, 6 ecc.). Benche negli attici non ricorra questa pare presupposta, quanto al senso, da coloro che aggiun-
forma, ne leggiamo di analoghe: Thuc. I, 20, 1 &~occro:vlcr-rw<;; gono una preposizione).
224 By B·y 225

ocxp,~do:<;: si distingue qui, a difrerenza di


7tOV1jpil<; A6ywv ~XV&tv-;1').;: L.H.J. s.-v. offre, per questu Jla.sso, la, tra,duzionr
cio che avveniva ne! discorso precedente, &xpl~<Oill da &/dj- :~·micida', Rent-;o nhe, jJlveee, Yit~,ne giuNtan1ente eschu:o da
&wx: la prima, sottigliezza in senso sofistico, e ereatrice del Gernet, ]JroU. et soci.Ct6, pp. 30-3J; oltre a,l Renso di 'hnniliare'
faJSO (<)iw3'ij T~V OCA~&EOO:V ... ). (o:u&Ev•1Js cp6vo<;: Aescll. Eum., v. 212; Ag., v. 1572) il
vocabolo ha quello generico di « uccisore >> (Herod. I, 117,
12; Eur. Rh., v. 873; Thuc. III, 58, 5; Ant. V, 11) e piu tardi
4 (Pol. XXII, 14, 2; Diod. Sic. 16, 61) quello di « autore"
(7tp&yf1-o:-ro<;, l<poauAllll<;). Si v. anche Thumb, Die grieehische
YJ~ !-f.E\1 yap 7t~crTo-re:pov XT11..: l a o:.x.p~r-~w.
' ' I '\ ' I(.:J, • di rrto"-rtc;
e' creat nee ' Sprache im Zeitalter des Hellenismus, Strassburg 1901, p.
non verace, mentre la verita non si presta ad inganni, ed 221: nella xoov~ assume il significato di 'signore' (gr. mod.:
ha quindi minor efficacia persuasiva (cfr. B ~ 2); per la &cp€vT1J<; = signore). Mi pare non vi siano dubbi sulla sfu-
7tlcr-r•<; come opera del retore, cfr. Plat. Gorg., 454 D ss. matura che esso ha in questo passo di A.ntifonte: si tratta di
Si noti anche, in questa frase, l'uso dei verbi: aoyx" ""'' « colui che ha agito di propria mano " (solo inciden talmente,
offre una definizione acquisita (che riguarda il discorso pre- come circostanza secondaria, qui, suicida); in aJtri termini,
cedente); A<X~"""'"' presuppone il discorso che ci si ac- cio su cui si insiste e che n·ragazzo viene considerato ,, an-
cinge a fare, che cosi e, insieme, verita e conferma della tore >> del crimine, e quindi responsabile di tutte le conse-
veritil. dell'affermazione in questione. guenze; il termine e stato scelto in quanto vi si sente il
valore di ~Xlvr6t;; cfr. Harp. s.v. aU&Ev'n)t;" O·ycX:p ~XU&Ev-rYJt;
xo:.l &8uva-rWTe:pov: Maetzner congetturO ~ Ou'JCXT~Te:pov. Ofr. &d -rOv ~XU-r6xELp1X 01JAoL.
le osservazioni di Kohm, I, pp. 12-13 il quale, a confer-
7tpocrxo:-rocyvwcr&€v-rC'I.: cfr. Briickner, p. 7: insuper condem-
ma, cita V, 2 (Mvlllfl-'<; -roil !.€y<ov )- Con la correzione si natum e v. Dem. LV, 32.
avrebbe un chiasmo perfetto, dove &!.Yj&tcr-r<pov e riferito
e contrapposto ad &aoAW-re:pov, 7tLa-r6Tepov a OuvctTWTepov
Resta pero il fatto che e rischioso emendare A.ntifonte in 5
base a criteri di simmetria di gusto prettamente gorgiano;
non mi sembra potersi escludere che egli, sentendo chiara- -rov fl-EV ~C<A6v1:o: . - . 'fl1J"" questo passo conferma l'inter-
mente la contrapposizione concettuaJe, non si curasse pero pretazione data di B ~ 3: ~~lllAEV vuole essere distinto da
del perfetto equilibrio dei due membri del periodo. 1:p&cro:•, ferire. Il padre della vittima cerea di portare all'as-
surdo le dichiarazioni dell'avversario, esasperando pateti-
-r1i aE: crxA1jp6T1JT' TOil (IC<lf1-0Vo<;: per <rxA1jp6TYj<;, v. B ~ 2; camente la situazione (oc7ta"1J<; fl-Ev y'ij<; ... 7tav-rwv 3E: crw-
il 'demone' rappresenta l'avverso destino individuaJe. 3o:l- fl-ci-rwv).
fl-WV ricorre anche in B a 10, con siguificato piu evidente.
Qui esso finisce con l'identificarsi con il senso negativo di a,o:7t'ij1;o:L: composto rarissimo.
TOX1J che gli si troveril. associata frequentemente in Demo-
stene (Cfr. Allegre, Tyche, p. 140 ss.; Briickner, p. 4). L'uomo <5<;> fJ-"iJ-re cfr. K.-G. II, p. 194: l'inserzione di 5.; con il
senso di d spiega l'uso di fl-~"" invece di o~T<.
e in baJia del volere divino, che si manifesta come A ugen-
blicksgott proprio dei singoli avvenimenti (Cfr. Lys. XXIV,
22; Dem. Phi!. III, 54; XVIII, 192, 200, 303; Soph. Oed. 0., 6
v. 76). 3o:[f1-wv come potenza divina artefice di un perso-
naJe destino appare anche nel fr. 48 DK di A.ntifonte (si xo:!.o6f1-Evo.; !mo Toil 7tlll,3o-rpl~ou: la vittima aveva aderito
v. la nota di Untersteiner, Sof. Test. e fr., IV, p. 120). ad un ordine del sorvegliante; eppure questi, subito dopo,

IS
226 By By 227

viene esplicitamcnte considerato fuor di causa; la ragione c oltre aJ resto, la presenza di ov in modo piu semplice che
forse questa: cio avrcbbe implicato, in certo modo, l'aecet- non l'integrazione di Jernstedt ( <7t6-rep>ov) o la correzione
tazione del metodo sofistico dell'altro (la vem "ausa non <'• di Bekker (oov) che stilisticamente none felice. Un ostacolo
la piu ovvia). Cfr. anche nota a 3 4. eventuale potrebbe invece essere rappresentato dalla glossa
in A need. Bekk. VI, 403, 5 (anche Suidas, s.v.): &v-f)xet· 'A.
&<; \me31:ze-ro x-r}.. : penso si possa conservare il testo, in- fLEV &nl -rou xoc&-f)xet, se va riferita a questo passo (l'uso di
tendendo \mo31:zofL"'' nel senso di 'avere l'incarico' _ Per &v-f)xet, al posto pero di ~"''• e attestato per la 'AA-i)&eooc:
&vcxtpei:o-&oct cfr. Plat. Ap., 32 B: -rou<; 31:xoc .o--rpcx-nJyou<; -rou<; cfr. fr. 87 B 19 DK); a meno di pensare che il testo fosse gia
oUx. &'Je:Ao~€..,ouc; -mU~ tx. -rljc; \I!XU~ccx.l~Xc;. Per le correzioni corrotto. D'altra parte, mi sembra da escludere un -testo
proposte da Blass, v. Zu A.u.L., p. 276. Mi sembra che che elimini 6 ~<XAwv: il verbo e usato ironicamente, per sot-
l'uso dell'imperfetto confermi che si tratta del maestro, tintendere il fatto che proprio chi ha tirato (e chi sia, dice
a cui sempre spettava di sovrintendere alia raccolta dei l'accusa, non potra essere negato facilmente !) ha anche
dardi lanciati. ucciso (cfr. Maetzner, ad l.).
&xo/.cxo-locv: per la negligenza come elemento di colpa, v. ou yc1.p &<pocv-~<; x-r/..: la frase, fortemente polemica, implica
nota a B ~ 5; il tentativo di attribuirla al ragazzo che il rifiuto delle complicazioni sofistiche nella ricerca della
lanciava il dardo e debole se l'altro si sposto sulla traiettoria vera causa (cfr. Introd., p. 54 ss.). Il caso sofistico classico,
simultaneamente o dopo il lancio. in proposito, e rappresentato da Plut. Per., 36.

xcxtpov 7tA1JfLfL&A-i)o-cx<;: il verbo letteralmente significa fare bp&w<; _.. '!'"'l!'-'= per questa valutazione positiva della legge,
una nota falsa (music.), quindi qui inserirsi nel momento cfr. B 3 8 e Introd., p. 21, n. 29.
sbagliato (quando cioe si raccoglievano i dardi).
oo -rou o-xo1toti -ruzdv x-r/..: si deve cercar di dimostrare che 8
non furono una retta intenzione ed attuazione ad essere
ostacolate, ma che, pur involontariamente, il ragazzo prese d fLEv yc1.p u1to x-r/..: per questa frase, v. Imrod., pp. 68-69.
come bersaglio la vittima. u1to <!'-1)3& ... > ... tmfLel.doc<;: il passo e lacunoso e il
tentativo di A' di superare la difficolta (!'-1)3<tltii<; bttfLeAdcx<;)
7 e congettura dotta. Thalheim (Zu Ant., p. 145) propone-
va di integrare <fL1)3evo<; 3dfLovo<;>. Dal punto di vista
&xouo-lw<; 31: ouz ~o-o-ov x-r/..: cfr. B "'2. del senso, non ci sono, mi pare, obiezioni; la difficolta
e rappresentata piuttosto dal forte stacco presupposto da
&7tox-rdvcxv-r6<; fLOU x-r/..: conservo la lezione di NAP'-, in !'-1)81: e che mal si spiega fra due concetti vicini. Meuss,
quanto non e raro che le azioni del padre si confondano Vorst., p. 455, proponeva: <fJ-1)8evo<; -rwv ~~w&ev>. L'unica
con quelle del figlio in nome di cui egli parla (la cosa ora cosa certa e che si deve alludere effettivamente a fattori
aumenta il patkos, (B ~ 9) ora accresce la responsabilita, estranei alla volonta dell'agente.
come in questo caso ). La lezione di A • normalizza appiat-
tendo. emfJ-e/.dcx<;: cfr. Lye., 94.

o ~cxM)v; • _• iiv &v-f)xot: La lettura proposta nel testo


-rl<; ><1)Al<;: Aesch. Eum., v. 787; Soph. El., v. 406. Per l'insieme,
da, mi sembra, rilievo stilistico a tutto il periodo e spiega, anche Aeschin. c. Ctes., 20; Dem. XXI, 121.
228 By By 229

9 ou&' ... EucreJ3o'iv-r' if.v: per l'uso del passivo, v. Plat. Ax.,
364 0 e K.-G., I, p. 294; il senso e: non riceverebbero
EAE~<Xv a< :wr!.. : risposta a !3 10, che, senza ribattere vera- cio che loro spetta. Per il senso di '' dovere » compreso in
mente alle accuse, consiste nell'attribuire all'imputato quello zucri:J3wx, eucreJ3t'iv, v. Kohm, Stud., pp. 42-43, il quale
che il di lui padre affermava riguardare il ragazzo perito. osserva anche, molto giustamente, che non e necessaria
aggiungere ou prima di n:po<njx6v-rwv: infatti IL~ dpy6[Levoo
-r6lv npocr7Jx6v-rwv = V.~ dpy6v.evo~ -roU-rwv, l0v cxU-roU<; dp-
10 yecr&cu n:pocr.Ypm (l'aggiunta della negazione darebbe il
senso opposto). Segnalo, in quanta non priva di interesse,
we; a< ooa< -r~c; OofL<Xp-rlcxc; x-r:A.: improvviso mutamento di la proposta dell' Albini, N oterelle esegetiche, «La Parola del
posizione; mentre fino a que! momento si riteneva solo Passato »XVII, 1962, pp. 381-382: per ovviare alla difficolta
colpevole l'accusato, ora si cerea di dimostrare il concorso costituita da eocre!3tw al pass., riferito a degli uomini,
di colpa; se, come afferma l'avversario, fu il movimento la egli suggerisce che siano cadute delle parole: -r&v <oO>
causa della morte, l'altro ragazzo, per essere innocente, (vane) npoO'Yjx6v-rwv <eUcre~W<; &v dcr(mev d<; -r:cl -rev-EvYJ -r:CJv
avrebbe dovnto non muoversi neppure lui (quindi non tirare &e6lv, oD&' ot &eob eDcre~o"iV-r' &v UnO ecc.
il dardo); qui l'argomentare e paJesemente sofistico: si con-
sidera cioe il movimento in assoluto, e non que! particolare 7tii<nJ<; .•. -r~c; X'JA'iaoc;: cfr. nota a B y 8. Per l'esortazione
movimento (la corsa) che provooo la morte. ai giudici, cfr. A ex 11 ecc.
UnEp ncfv-rwv: va inteso cosi: la contaminazione che ora grava
6 fLEV 1t<XL<; de; cxu-rov X'rA.: cfr. A.esch. Eum., v. 603, ove Oli- su tutta la citta diverra soltanto vostra se non giudicherete
temnestra e <Aeu&tpcx q>6vou in quanta e morta. e condanne.rete il colpevole; quindi ' a! posto di tutti '
(cfr. Thuc. I, 141, 7: un:1:p ecxu-roil 'aJ posto suo').
cru:AA~1t-rwp: parola dell'uso poetico (anaJoga formazione pre-
senta n:p&x-rwp, B !3 6 ): cfr. A.esch. A g., v. 1507 e Daube, dp~cxv-rec; cilv o v6fLoc; etpyeo: per questo divieto, oltre ad
Zu den Rechtsproblemen in Aischylos' Agamemnon, Ziirich Ant. V, 10-11; VI, 40 (v. Introd., p. 26), cfr . .Arist. Ath. resp.,
und Leipzig, 1938, p. 191 ss., per la corresponsabilita di dei 57, 2 e Lipsius, Att. Recht, p. 810.
ed uomini che il termine esprime nel poeta; Eur. Or., v.
xcx&lcr-rcxcr&e: peril presente, cfr. K.-G., I, 138; Thuc. VI, 91,
1230. e Ant. Ay 11.
tx a< -r~c; x-rA.: in quanta ha ammesso che il ragazzo si
mosse; accetta per buone, ovviamente, le conclusioni del 12
paragrafo precedente.
&7t&yov-rec;: cfr. Lipsius, Att. Recht, p. 327 e n. 36; il verbo,
che indica taJora l'arresto senza procedimento giudiziario
11 (Dem. de leg. 279; c. Timocr., 208), qui indica l'esecuzione
della pena riconosciuta all'imputato.
cxO&tv-rcxo xcx-rcxyvwcr&tv-rec;: questa frase mostra che l'am- ~wv-r:ec; xcx-ropwpuyfLE&cx: cfr. B !3 10.
missione immediatamente precedente del concorso di colpa
non implica aJcuna attenuante per l'imputato: se ne chiede M~11 yoilv: in apparenza, in quanto nella sostanza il dolore
la punizione in quanta, aJtrimenti, unico responsabile del- resta inaJterato (cfr. B a 2). Per questo vaJore limitativo,
l'omicidio resterebbe il morto. cfr. Soph. Trach., v. 718; Plat. Gorg., 472 E.
230 B8 B8 231

otw<;, nel senso di fL6vw<;. Qui non si tratta di pietas, ma di


gua.rda.re · i fatti obiettivamente; ammessa la buona fede
delle due pa.rti, si invita ad una scelta distaccata daJl'in-
teresse del singolo. Percio propongo la lezione tcrw<; (sugge-
rita anche da Blass, nella 1• edizione di Antifonte: << nnm
tcrw<;' •) nel senso di 'in modo eqnanime', 'impa.rzialmente'
EE ATIOAOriAL 0 YLTEPOL (cfr. V, 85: tcraL xp•n4 Dem. X, 74 oOx tcrw<; ao8!: 1tOALot"L-
x&<;) eontrapposto a xo:T' z~vo•cr.v. Paleograficamente, la cor-
rezione si puo spiega.re pensando all'• sopra il er, spostato in
1 seguito.

dx6<;: e usato qui nel senso generico di 'e naturale', 'come


era da aspettarsi'. 2
fLCY..&ilv: nel senso di 'pomprendere' si legge in .Aesch. Gho., l:x TWV Azyofdvwv XTA.: occorre pero specifica.re che e dal-
v. 767; Eur. Ba., v. 1345; snl doppio senso 'comprendere- l'analisi dei fatti che viene offerta da.i due oratori che si
apprendere' e fondata la serie di eqnivoci dell' Eutidemo ricava la verita delle cose; se cio che e stato detto non puo
platonico (cfr. 277 E). essere confutato, se ne devono accettare le conseguenze.
L'accostamento d1 -rei 1tpocx.&brroc a E:x. TWV AEYO(.LE:vwv e
UfLii<; 81: XP~ y•yvwcrxov-roc<; ><TA.: benche l'anacoluto sia forte, voluto, e non v'e ragione di spostare l'ordine del periodo
si deve, mi pare, esita.re assa.i di fronte a.i tentativi di ap- (come Hemst;ege, p. 42). Per ci:>.lj.&<Loc, v. nota ad A 8 1, e
pianare il testo. La lezione di .A• e congettura dotta, ne vale Gorg. Pal., 35: T~v &./,l).&<Lo:v TWv ~pywv.
a risolvere l'equilibrio della frase. Meglio lascia.re tale e quale,
cosi che l'accento posi con grande intensita su ufLii<; 8< TL ~Eil8o<;: c'e qni una doppia sfumatura, eioe il senso di
XPlJ 0 0 UfLii<; 81:
0 0 0n:pocrljXEL. Centro del periodo e real-
0 'falso' da una parte, di 'errore' nel modo di imposta.re il
mente il richiamo al compito proprio dei giudici: il supera- problema daJl'altra, come e confermato daJl'op.&&<; che segue
mento di due opposte visioni per la ricerca della verita. e dall'&.:>."l&ii che gli e contrapposto.

&.v-rl8Lxo.: cfr . .Aeschin. II, 165; Plat. Phaedr., 273 C: sono 6p.&&<;: il vocabolo va dal senso generico di 'esatto', 'preciso',
le due pa.rti in causa. Altrove il vocabolo ne indica una ad uno piu profondo, quale ritroviamo nell'espressione xocT.X
specifica (Ant. I, 5; VI, 20, ecc.). TOV op.&oTOCTOV Myov (Prot. ap. Plut. Per., 36); nei frammenti
attribniti al sofista Antifonte appare questa varieta di
xcr.-r' dlvoLocv: entrambe le pa.rti sono in buona fede, in questo sfumature: cfr. B 44, I, col. IV, 10 ss., B 58; B 60 e Unter-
caso aJmeno; cosi la difesa, ribadendo in tal modo che non steiner, Sof., Test. e Fr. IV, note a.i passi. Nel senso di
e l'ostilita che la muove (cfr. ~ 8) e giustificando l'atteggia- 'cogliere il vero' appa.re in molti passi delle orazioni (es. I,
mento iniziale dell'accusa (oc 1). 22; VI, 3; 46 ecc.).

hchzpoL ocu-roo<;: cfr. K.-G. I, p. 572. 7tpocr8Loc~ocMm 1£8Lxoc dvo:.: sono frequenti in Antifonte gli
esempi di verbi composti con due preposizioni (cfr. Cu-
tcrw<; 6piiv: gia Gomperz (Hellenwa, IT, pp. 251·2) affermava cuel, p. 16); questo verbo, oltre che qni, si ritrova in Plu-
l'insostenibilita della lezione 6cr[w<;, e proponeva invece ta.rco, con il significato di 'calunniare', 'screditare'; forse
~.12 B3
---------
Bo 233

per questo Gernet ha espunto li.IJ,-"'"' d vrz<; m a il verbo ouz, 4


~r!:nm ha anche un significato quasi neutro (Thuc. Ill-
4, 4) che si tinge di un;c sfumatura negativa; percio 'con- xctx(;)c; &xo{.lEL'J: per i tentativi di correzione, cfr. Kohm, I,
siderare (negativamente) come ingiuste' e accettabile (&o<- p. 16 s.
""' si richiama a! oixocux poco sopra). Kohm, I, p. 15 s., ac-
cettando la lezione manoscritta, la giustifica come espres- w)&ov-rY)c;: v. nota a By 4.
sione brachilogica che sottintende '"'' /ceyo<v, per accentuare
il valore di rrpoo-o<rz~oeAAm. -rdt ky6iJ.evrx: per l'uso del partieipio presente, v. K.-G. I,
p. 136.
e voce poetica (v. Eur. Med., V. 529,
Aerr-rc<: come traslato, ou ydtp cixov-rlcret.< x-rll.: risposta a By 5; si ribadiscono i
532, ove appare lo stesso accostamento di /cerr-r6v e &xp<~wc;, punti centrali dell'argomentazione gia svolta ne! primo di-
noncM Finley, p. 41 ss.). scorso.

errc<x&e<rzv: la lezione di A (ocrrex&ELIXV) e faoilior. Propen- Tij<;oe O<G<opoiJ.'ij<; ... -ro:u-rY)<;: conservo il testo, riferendo
derei percio per la prima, considerando il sostantivo co- -riXUTY)<; a O<G<opoiJ.~<; e · considerando o:t-rio:c; come predicato
me coniato dall'aggettivo rnl)(x&~<;, che e abbastanza fre- (cfr. V, 84).
quente: cfr. Arist. Ra., v. 940: errl)(x&~ P~iJ.I)(TCI.i Aesch. Prom.,
v. 49; Plat. Phaedo 87 A, ecc. Cio mi pare confermato dal d iJ.EV urro TOU 11:C<LOO-rpi~ou: in certo modo, queste parole
senso: non si tratta di sopportare l'odio derivato dai fatti, offrono a! padre della vittima un aiuto: se, come pare di
ma di assumersene (rpepzcr&e<<) il peso. comprendere dal suo discorso, il ragazzo ob bedi ad un or-
dine, venga incolpato il sorvegliante; altrimenti la colpa
restera sua propria (cfr. y 6). Questo riferimento mostra
quan to questa tetralogia si differenzi dalla discussione fra
3 Pericle e Protagora per la morte di Epitimo di Farsalo;
non si mette neppure in causa la responsabilita della freccia
E&:v -ru; cptfcrxn x't"A.: cfr. Lys. X, 6: EcXv 't"Lc; d1t7J -rOv 7rcx-r&pcx (bench<\ la persegnibilita degli oggetti sia espressamente
&:7tEX't"ovEvcxt « se si dica che uno ha ucciso il padre >>, a cui prevista da Plat. Leges IX, 873 E-874 A) perch<\ quello
Frohberger (A usgewiihlte Reden des Lysias, Leipzig 1868, che qui conta e l'intervento umano; non si tratta di passare
vol. II, p. 63) annota: « Das indefinite Object ist in dieser in rassegna delle possibilita, in modo astratto, ma di deci-
Phrase allgemein gehaltener juristischer Deduction wohl dere concretamente del destino di una persona.
ebenso entbehrlich wie in den Citaten aus dem Gesetz § §
9, 12 • (v. [Dem.] LIX, 66). None percio necessaria aggiun-
gere il soggetto di cirrox-rdveLV, come vorrebbe la sintassi. 5
-ro gpyov we; ~iJ.EL<; x-rll.: se si accetta una certa interpreta- cirrox-rdvo:c;: non occorre inserire l'articolo: cfr. nota a Ay 8
zione dei fatti, ne deve derivare come logica conseguenza e B o5, sotto.
che i fatti stessi riveleranno chi e il vero responsabile: si
noti, qui e sopra, il continua passaggio dal piano del discorso err' OCAAOV A6yov: ad un'altra argomentazione nell'ambito
a quello dei fatti, compiuto con la massima apparente na- degli ciywvec;.
turalezza, appunto per dimostrare che non vi e distacco od
opposizione fra i due ambiti. cX!J."'p-r6v: per questo, v. la difesa precedente (B ~ 6 ss.).

i
234 B8 Bll 235

7t<plcrcroTilpw;: cfr. sotto, 8 6 e .Ant. fr. B 51. 7


o &<pd<;: einutile correggere;il verbo ha l'originario senso di ~ &<pu:Aoc~[oc: risponde all'accusa di &xo:Aoccr[oc (By 6) e ri-
'lanciare' (cfr., oltre ad Omero, Herod. IX, 18, ecc.). badisce quanto detto in B f3 3, per cui v. la nota relativa.

oull~• a. ljfLocpT<: l'integrazione e correzione proposta da ~<puM~ocTo fL"llli:•oc fL~ f3oc:Aii:•: seguo, nel tentativo di salvare
Thalheim, Zu Ant., p. 146 (oux a, lj(.Locp-re <-roG crxonou>) il testo, Maetzner, il quale interpretava rispettivamente
none priva di fondamento, a fil di logica. Ne vale a spiegare fL"l8<•" f30<Aii:• come 'ne quem feriret' e il seguente fL"llle•"'
il testo quanto dice Gernet, che cioe il verbo e usato ora I'·~ [3oc),ii: • come 'ne quis se feriret'. Propensi a considerare
nel senso di 'faute', ora di accidente pienamente scusabile guasto il testo sono peril quasi tutti gli editori (v. anche
(Ant., p. 83 n. 1). In reaJta, qui la difesa parla ponendosi K.-G. II, p. 561).
dal pnnto di vista dell'avversario: ammettiamo che il ra-
gazzo abbia sbagliato, come dici tu: cio avvenne esclusiva-
mente percM l'altro si pose sulla traiettoria del giavellotto; 8
percio la colpa e sua.
-riNlle •6tJ.o• x-r:A.: cfr. By 7 e, per l'elogio della legge,
Imrod., p. 21, n. 29.
6
&xoucr[w<; ... l:xoucrlo1<;:· si tratta fondamentalmente del dif-
W<; ll' ou8e•o<; (.Lillo• XTA.: risposta a '( 10; il lancio in se fuso principio dell'&nme7to,&6<; (v. I ntrod., p. 60 ss. e la
non significa nulla; altrimenti tutti coloro che si esercitavano terza tetralogia); osserva inoltre Jones, Law, p. 254 s. che
sarebbero colpevoli; non lo sono solo perche nessnno si e con questa concezione cl si riferisce al potere retributivo
posto sotto la tra.iettoria dei loro giavellotti; non perche degli dei su questa terra, che si esercita tramite il fLLOCO"fL«
non li lanciavano. e la conseguente necessita di espiazione. In tal senso pub
darsi, quindi, che questa norma sia parte int_egrante della
yr
Ci'UVCX.XO'V't'tsOV't'WV: "
o::7t. '
tLp. legge che vieta di uccidere sia giustamente sia ingiustamente.

crufL7tp<ixTope<; d7Jcroc• -r'ij<; oct-rloc<;: cfr. Soph. Oed. R., v. 116;


Herod. VI, 125, 2. La correzione di Gernet (de• xC<l cru- 9
•ocl-rwl) e inutile; proprio nel passo di Sofocle citato crup.-
7tp&x-rwp e accompagnato da o8oG ('compa.gni di via'). kv.&Up..r.o\1 Uno):~tj;eu.&e:: i codici hanno tmoAe:hj;e:cr.&e:, ma la
concezione costante nelle Tetralogie mi pare esiga la corre-
ou ... oux ~f30<Ao•: le due negazioni si rafforzano; cfr. K.-G., zione; l'ira degli dei e del morto ricade sui giudici, viene
II, p. 205. quindi da essi ricevuta, non suscitata e trasmessa ad altri
(per non dire che mal si spiegherebbe, accettando la lezione
fL"lll••l: giusta la correzione di Reiske, per via di ocu'"'o' manoscritta., l'uso del futuro medio con valore attivo ); la
immediatamente precedente. Non si tratta di uno qualsiasi, cosa risulta chiara anche leggendo la frase seguente. Per lo
ma proprio di lui, ocuTo• sogg. di &n:e:A&ii:•. L'agginnta mar- scambio di :Aoc:J.f3&.cu e :Adnw, cfr. l'apparato di A f3 9, e fr.
ginale di N' 7i fL~• li:A:Ao• cerea di salvare la lezione fL7)1lil•oc. B 32 DK di Antifonte (Aet. Ill, 16, 4) dove tutti i mss.
danno "'"PI.A<L<plti• tranne uno che offre la giusta lezione
7topi.A7J<p&il•.
r"' - - - - - - 237
236 BS ------ --------

["i(~ov To i:v&uf'wv: ha valore intensivo: ben piu grande di


quello che l'accusa afferma provenire ora daJ morto. Non
e perciO necessaria correggerlo in cb:L~wv, come Blass, se-
guito da Hemstege (p. 44).

~ 7tp~~~~ ,.wv Epy(tlv: ancora una personificazione, cbe ha


una precisa funzione concettuale, quella cioe di porre l'ac- TETPAAOriA r
cento, con la massima intensita possibile, sulle cose, e non
sulle parole. Cfr . .Aesch. Pers., v. 739; anche in A.ntifonte
7tpil/;t<; indica l'andamento, lo svolgersi e quindi il risultato ~11t6 .\h:crts
di un'azione (non nel senso di Plat. Charm., 163 E: ~ 7tpii/;t<;
Twv &ycx&wv =la produzione di beni; L.S.J. s.v. accosta, mi &v-riyxA1)!-Lrl ~ cr-r&cns y£yvE-rcx.t: cfr. il commento all'U7t6.&e:-
pare a torto, i due passi). cn<; di B cx; il senso e che, poiche il vecchio ha aggredito per
primo, meritava di subire cio _che ha subito (v. anche Volk-
mann, p. 80). Che le cose non siano cosi semplici, e confer-
10 mato daJla (!1t6&ecrt<; aJ discorso della difesa (r ~) dove non
si parla solo di &vTi:yxA1)f'"'• ma anche di f'<T<icrTcx<n<;.
<vcxvT[cx TOU Scx[f'ovo<; yvwTE: cfr. B y 4 e il relativo commento;
v. anche Plat. Leges IX, 877 A. ove si legge l'espressione
simile: TOU't'<p ae: x&ptv Ti;) OtXt!-LOV!. Ot~6VT(X x.cx.!. !.1.~ Evocv"t'toU-
f.IZVOV. A.nche qui, come in y 4, Scx[f'wv si identifica con l'av- <I>ONOY KATHrOPIA KATA
venimento; per Augenblicksgott v. Usener, Gotternamen,
Bonn 19292 , p. 280, Nilsson, Geschichte iter Griechischen TOY AErONTO:E AMYNA:E0AI
Religion, Miinchen 1941-50, I, pp. 202 e 205. Per ytyvwcnmv
in questo senso, si v. Herod. IX, 2, 2 e, al pa.ssivo, Thuc.
1
III, 36; Isocr. VI, 30.

oU ylip at-nm ·roU cp6vou Ecr11-Ev: e il motivo chiave di tutta la vev6f''"T"'' f'E:v op&w<; xTA.: e un luogo comune; cfr. V, 88;
VI, 3. Il verbo e frequente nei tragici (ad es . .Aesch. Ag.,
tetraJogia; cxrno• indica sia la colpa, sia la causa.
v. 1046; Eum., v. 32; Soph. El., 327; 691; Oed. 0., v. 1603);
cfr. anche Herod. VI, 138, 4.

2
& T< ycip &eo<; xTA.: si tratta di un mito, sia pure accennato
piu che sviluppato, per spiegare l'origine ed il significato
della legaJita, per quanto riguarda in particolare le leggi
sull'omicidio (anzi, la legge che vieta di uccidere, sia giusta-
mente, sia ingiustarnente). Chi parla si propone di fornire
un'interpretazione di determinate credenze religiose, con-

I
238 roc
r" ·-·-------
239

siderate come lo specchio di una universale legge di natura 'i•Jc~ p.~ 1Jrr6:.vzt -rffiv &w-<~rxcd<uv x-rA.: ingiustificato il giudizio
(per come questa legge vada in realtil. giudieata, si v. In- <ii Dit.teuberger (Ant., 32, p. 30, n. 1), il quale riteneva la
trod., pp. 31 ss.; 44). E frequente il richiamo al mito di Jmse priv;L di senso, polemizzando con Blass (Att. Ber., I,
Protagora in Platone (Prot., 320 0 ss.); i due testi sono pero p. 174, n. 1 ). Per crrc.Xvtc; cfr., analogo1 Herod. V, 58, 3;
impostati in modo del tutto clliierente, avendo in comune, Soph. Ocd. R., v. 1461; Oed. 0., v. 506; Eur. Hec., v. 12;
forse, solo il fatto che non si scorge all'origine della storia Plat. LegiJI! III, 678 D e Thuc. I, 142, 1. Il concetto e chiaro:
umana una felice eta dell'oro. la divinita ha fornito all'uomo di che giungere fino alia
vecchiaia e morire di morte naturale, con l'esaurirsi del
,'l-o6.;: si noti l'uso impersonale (cfr. Introd., p. 39, n. 78). eielo vitale.
7rot'ijO"C<t: il verbo, cui e estranea !'idea di 'creazione ex
rcpoC<r.o,'l-vflcrxotj.t<V T'ij<; Y1JPC<WU T£A<u"t'ijc;: cfr. I, 21: rcpb Tii.;
nihilo', ha il senso del latino fingere; Platone usera TIJrcitv
(Prot., 320 0). rco«tv si trova in Eraclito (fr. 30) ove hail dft"PfLEV"t)<;; non stupisca Y'lP"'6<; (per cui v. anche B ~ 11
significato di 8tC<XO<rj.t€LV. e la nota) usato a due terminazioni: si veda anche Thuc.
I, 2, 2: &:vc:yxe<Lo.; -rpo<p~.
<pilAov: vocabolo poetico. Per l'uso di termini poetici in
Antifonte, v. anche Oucuel, pp. 22-23. TO{rrcuv ... &~tcu.&tvTO<; -roU ~Lou: non e necessario correg·
gere; TO\JT<uv va riferito a quanto precede immediatamente,
TOO<; rcpwToV Y<VOj.tEVOU<;: e valida la lezione diN, sia perche e cioe ai generi di prima necessita che la divinita ha offerto
l'avverbio si riferisce a yovof'Evouc;, sia perche da rcpwTov all'uomo per mezzo della terra e del mare.
si spiega rcpwTouc;, ma non il contrario.
&:v6(J.w.;: significa 'contro la legge voluta dalla divinita' ed
~<pucrov: non e spiegatodonde la divinita fece nascere gli implica che e lecito uccidere chi trasgredisca questa legge
uomini (cfr. Plat. Prot., 321 0: &v,'l-pc.mov E~Levcct l:x y'ijc; de; (quindi non va inteso come rifiuto della condanna a morte).
<pw.;).
&cro~d: ... cruyxoi:: sono le due sfere, dell'umano e del di-
Tpo<ptC<.;: si legge nei tragici ne! senso di 'chi fa crescere' vino, che finiscono col coincidere, secondo la caratteristi-
(Soph. Phil., v. 344; Eur. El., v. 16, ecc.); ne! senso di ca delle Tetralogie (5mov ""' 3fxocwv: B ~ 12; r ~ 2; ~ 7;
'chi a!imenta, nutre', anche riferito, come qui, ad oggetti, il9; I, 25; V, 91, ecc.). Si puo ricordare sull'origine della
in Soph. Ai., v. 863: X"LP<T' w Tpo<p';j.; Efto[ (della pianura legge il piu generale Anonimo rcopl v6!J.wv (Dem. XXV, 16;
e delle fonti di Troia). Cfr. Plat. Prot., 321 B: Tpo<poc.; &:h:hot.; lo si v. in Untersteiner, Soj., Test. e Fr., III, pp. 194-96 ):
mrx. t1;orc6pt~£V . .A_pr. e N sembrano presupporre la caduta 1tiii.; €crTl v6j.to<; o6p"t)ft" j.tl:v ""! ilOipov ,9-oOiv, il6yft" il' &..&pw-
di una parola, verbo o sostantivo; Reiske proponeva di rcwv <ppovl(J.wv, ecc. L'espressione cruyxerv Toc v6ft'l1-" si legge
integrare rcoptcrToc.; o cruvopyou.;. Se fosse caduto un verbo, in Herod. VII, 136, 2.
si dovrebbe pensare a qualche cosa come Tpo<pi:C<.; <bto("t)cro >
-re ""l mopt8wxo: • plasmo, e ce li affido •· Meno bene
Hemstege, pp. 47-48, fondandosi su Eur. Or., v. M, Plat. 3
LegiJI! lli, 694 D ed altri passi, pro pone di leggere Tpo<pEC<t;
T' «!>v"' rcrx.p€8wxo . .A.1 aggira l'ostacolo eliminando xC<L e1x6Tw<;: a buon diriito, com'e naturale (cfr. Bill).
'1"7jv y'ijv xrx.l '1"7jv .&<Xhrx.TTC<v: mentre la terra e intesa come .&oou Tt(J.<upLC<v >eTA.: i1 morto suscita, nei confronti dei
fonte di vita, i1 mare ha, probabilmente, i1 senso generico viventi, come retribuzione per i1 dio offeso, l'ira degli spiriti
di 58wp, elemento vitale. infernali, che si propaga sotto forma di IJ.L"'"IJ.oc anche
..,......-;::...

240 r" r ,_ 241

presso i giudici, qualm·a shag!ino twlb Joro tmsslOnP (per nella seconda tetralogia; oio signific:> che l'autore, pur co-
questa concezione, emnune :-~., tnt,tP- le orazioni, v. /ntrod., noscendo bene il diritto attico, non se ne se:rvi per delle
p. 26 ss.). Per oc),vo~ptot, V. not<> " r ~ ~. c Introd., P- :.l9, precise ragioni.
n. 51.
O~pst o/; ""' &.xoAMl~.: cfr. B ~ 3: sono termini entrati a far
ou 7tpocr5jxov fLl"'"fL"'' estranea, 0he non li riguarda, cioe, in parte del linguaggio tecnioo.
quanta di per se non assassini. ·
7tctpo"wv: l'ubriachezza come una delle situazioni che pos-
~fLs'ic; -rs o[ '<LfLWpo[ x-r),.: cfr. A" 3. sono spingere al crimine e anche in A " 4.
~ox_oL -roG cp6vou 't'OL~ int'TLf.LLmc;: non si ha qui, come "VO- 1."& x.cx.l. nvLycuv: sulle percosse date e riee"Vute nel eorso
't'U-rt't'(i)"J
le-va Dittenberger, .Ant., 32, p. 8 ss., nessun riferimento d'una rissa, -v. Paoli, Proc. att., p. 47 e n. 2.
ad una legislazione puuiti-va per chi accusi falsamente; si
tratta, evidentemente, di punizione di-vina; cfr. ~ 7; 8; TWV yspctt-repow .. a VOfLLfLGt: e questa la forma giusta, dare-
A" 3 (cosi anche Thiel, p. 48). Per im-rlfL'"'• cfr. r "'6; stituire fondan.dosi sulla lezione di AP'- (y<pcttp<-repwv),
~ 3; o 7 e Poll. On. VII, 21: bmliJ-"ll-'-"' Ml w<; 'Avnpwv che contiene una comune dittografia (cfr. anche Hemstege,
bn-rlfLtov. Non si tratta di termine solo strettamente le- p. 50). Al contrario Rosenkranz, p. 150, pare accettare la
gale; cfr. Soph. El., v. 1382: -r&.m-rltJ-'"' T~c; oucrcro~Elctc; lezione yopctto-ripwv fondandosi sull'analogia con 7tctActt6·
orct owpouVTIXL &ool. Si noti, come il problema di una falsa -repoc; (Thuc. I, 2, 2; I, 18, 1; VI, 2, 1, ecc. ). Ma questo
accusa sia visto nei termini, esclusi-vamente esteriori, della comparati-vo di y<po.t6c;, a di:fferenza di quello di 1tlltActt6c;, e,
punizione religiosa e non si ponga il problema di una legge per quanta mi consta, un hapa:JJ, e !'errore di AP'" rientra
morale interiore. ne! tipo di errori propri del suo copista. Quanta al contenuto,
non si tratta di una norma appartenente ad una legislazione
iyw p.1:v o?iv """·' cfr. A" 2-3. non attica, ma di un f&oc; che aspira a costitnire, qui, un'ag-
~lw<; TWV 7tpootp"l~vwv: per ~[we; con il geniti-vo, cfr. gra-vante per l'autore dell'omicidio (-v. Introd., p. 74, n.163);
Herod. III, 125, 2; 3; VI, 112, 3; Thuc. Ill, 39, 6, ecc. cfr. anche, subito sopra, de; &vopa 7tpscr~u't'f)V. yzpctl-rspot,
nel senso di anziani degni di particolare onore, si legge in
Herod. VI, 52, 5; Aesch. Eum., -v. 848; Soph. Oed. C., -v.
6 1294. In senso politico, -v. Plat. Leges XII, 952 A; Xen. Cyr.
I, 5, 5. Per il moti-vo del rispetto dovuto agli anziani, -v.
d tJ-1:v y&.p IJ.xwv ""'-·: questa frase, precedente la narrazione Plat. Leges IV, 717 B-D e, peril pitagorismo, Jamb!. V.P.,
del fatto, halo scopo retorico di aggra-vare immediatamente 37 e De Vogel, Pyth. and early Pythag., p. 72 s.
la posizione dell'imputato e l'entita dell'azione da lui
compiuta.. Per i1 concetto, cfr. V, 92: -re< &xoucrtct -rwv cifLctp- xoA&.~ov-rctt ... nfLwpdcr&oct: Meyer, Prodikos, p. 89, rinvia
't'f)!lh-rwv ~'lP cn;yyvC:,fL"lV e Arist. EN, Ill, 1109 b 30 ss.; ad Arist. Rhet. I, 1369 b 12 ss.; Lys. II, 16; [Lys.] XIV, 12.
osserva Adkins, M orale, p. 299 s., che si gioca su1 senso
ambigno di auyyvC:,fL"lV lx.•w, che ora. significa 'compaasione', 0 , , , V6tJ-O<; op&wc; .. , 1tctpctO[OWG": Si tratta della legge
'indulgenza' (an.che .Ant. V, 5), ora invece 'decidere a. fa-vore generale di cui si sono esposti sopra i fondamenti. Per la
di chi parla'. Qui si tratta delle attenuanti che possono personificazione, cfr. I, 31; Thuc. Ill, 67, 4; Plat. Leges,
portare ad un giudizio meno gra-ve o, addirittura, favore-vole; IV, 715 D; Prot. 337 D; Ep. VIII, 355 A, ecc. (-v. Hirzel,, .. ·······
si noti come queste attenuanti non siano state in-vacate "A YP· v6fL·• Jl· 80 n. 2) • ·'.·.,,. .e>Ti

-...::
16
-'<"'/
242 roc r fl 243

TWV 31: fL'"P"''P'"' ocx"t)x6aT<: la. (•.onferma si laseia esplicita-


mente ai testimoui; eio ehe couta. c esporre il fondamento
r"ligioso del clovere, spet.tm1t.n >tJia eomwlita., rli pnuirP.
l'omicidio. Ri uot.i inoltre eome, a co11ferma del earattere
fittizio del processo, 11011 si acce11ni ueppure a.l mome11to in
eni dovrebbero intervenire i testimoni (a conferma della
narrazione, ridotta qui a poche parole: i)~pEL ... oc7t<<>Tep1J· AIIOAOriA <I>ONOY ON
cr:v ocU-r6v). Ql: AMYNOMENOl: AIIEKTEINEN
ocvo!-LLlf
' ' -rou
- 7to:.,,.r11/.LCI.TO~
0 '
•.. oc!-Luvov'!a.<;:
' ' ast ra tto per iJ concret o
(Gernet, Ant., p. 90, 11. 1: OCfLUvEL' Ti{> 7t<X&6v-rL); per &vofL["'
~r7to.&e:cnc;
cfr ., sopra, &v6fLW<; (r "'2).

~oui.Eu""'""' <jluz~v: 'che ha voluto uccidere': modo corposo e intesa COIDe 'remotio in hominem'
~ O''t'cicrL<; /.LETrlO''t'C<O"L<;:
per ribadire che .Si e trattato di <p6vo<; EXOU<1LO<;. (il medico, che peraltro non puo essere incriminato per
legge: cfr. r y 5). Secondo le divisioui di Hermog. de stat.,
&v-roc<pEAS<>-3-occ: composto raro (cfr. Cucuel, p. 16, che elenca p. 39, dovrebbe percio trattarsi di cruy("WfL1J, ma v. ancora
i numerosi composti di questo tipo, caratteristici di .Anti- Hermog. de stat., p. 75, (citato nel commento alla u7t6&E<>L<;
fonte). di B ~).

To &v-r<yxi.1JfL""'"6.: nel discorso appaiono due linee di


difesa: attribnire la colpa o aJ medico, o aJ morto stesso;
questo traspare anche dalla u7t6&Em<;, che richiama nUOVa-
mente il genere &v-rE'(XA1JfL<XTLx6v citato in quella precedente.

w<; 7t<XpE1t6fL"'O" non si tratta tanto di conseguenza logica


(Arist. Soph. EZ., 168 b 31), ma di argomentazione aggiunta
alla precedente (Plat. Soph. 266 B, ecc.; cfr. Long. 10, 1).

Quanto aJ titolo, emendato da tutti gli editori, potrebbe


forse trattarsi di espressione brachilogica (sottintendente
TLVO<;) magari riecheggiante qua,Jche formula. Tuttavia forse
non a torto Gernet vorrebbe correggere &7tl:xTELVEv in ~8p<XcrEV,
fondandosi sulle parole che N aggiunge all'inizio della tetra-
logia, come titolo generaJe: 7tEpl <p6vou 8v w.;
&fLuv6fLEVO<;
npMEV.

1
TOU<; Myau.;: e plura,Je in quanto si riferisce alle argomenta-
zioni nell'ambito del discorso; cfr. B 8 5.
r~ 245
244 r~
che il soggetto di l:pzL sia proprio l'accusatore, che non ha
7t<X&wm: usato assolutamente; cfr. r"' 7. ancora esposto esplicitamente il v6fLo~ su cui pero in realta
si fonda principalmente la sua accusa.
fL~ 3oxoclw~: litote per <i.3lx<o~.
!L~T£ o~x.aLwc; tJ.~7E: &3b:.u)c;: cfr. Introd., p. 23, n. 32.
dx6'"''' a buon diritto, come in B 3 1; r cr. 3.
3eunpov xd -rpl-cov: la stessa espressione in Pap. di Lipsia,
&.py_wv ... xoopwv <i.3lxwv: e l'espressione tecnica per indi- ed. Blass (« Berichte >>, LVI, 1904, p. 207, r. 26-27), decla-
care un'aggressione; chi si difende da essa viene detto mazione di un sofista atticista del I-II sec. d.Cr.
&.!Luv6!-Le:voc; -rOv &pxov·rcx ;:e:tpWv &OLxwv e non puO essere
incriminato, come risulta da Plat. Leges IX, 869 CD e da e:L !Jl:v yO:.p .•. E:Tz.&v~x.zL ... vUv OE: ... &nE&ccvz: v. K.-G., II,
Dem. XXIII, 53; non si tratta pero del nostro concetto di p. 469-70 e cfr., analogo, V, 32.
legittima difesa, quanto piuttosto, come spiega Paoli
(Proc. att., p. 195 ss.) di « consentita reazione >> (v. Introd., 7totpocy_p1jfLot: cfr. B cr. 1.
p. 61, n. 132); e questo un caso di <p6vo~ 3lxocoo~. Sin daJ-
l'inizio, tuttavia, ci si prepara ad impostare la difesa attri-
buendo alia vittima la responsabilita della propria morte. 4
fLOXihJP0 1o:-rp0 bto-rpe<p&d~: il primo tentative consiste
2 nell'accusare il medico per aver sbagliato le cure; la legge
prevedeva che questi non dovesse essere incriminate per la
oU-re: 3(x.octoc ... ot$&' 6cnct: cfr. r cc 2. mor·te di un paziente, e cio risulta anche da Antifonte (cfr.
r y 5); v. Plat. Leges IX, 865 B.
-.ov ydop &.p~otv-.o: T>j<; 7tA1JY1i<; x-.1..: chi si difende ha diritto
a servirsi anche di strumenti contundenti; a maggior ragione
non e colpevole chi si e difeso servendosi delle sole mani; 5
in questa prima parte si afferma che, comunque, si sarebbe
trattato di <p6vo<; 3lxotoo~; ma l'argomento viene presto xcd. 0 v6v.or:; xo:.&' Ov OLWxo!LccL: da questa frase si comprende
abbandonato, per rispondere e difendersi di fronte alia legge che non si allude alia stessa legge citata sopra; il processo
che vieta di uccidere sia giustamente, sia ingiustamente. sem bra essere stato intentato per <p6vo<; houcroo<;, come
risulta anche da r o: 6; contro questa accusa l'oratore si
oU yOCp 't'ocU't'O:. &MO:. 1-1e:t~ovoc x:rA.: la, frase viene ribadita difende invocando il 'f6vo<; 3lxcr.oo<;; dall'altra legge si
poco dopo; peril concetto qui esposto, cfr. Introd., p. 60 ss. difende affermando di non essere stato causa della morte.

1tw<; &.vl:m~ou!.eucrotofL' x-.1..: in Herod. si trova l'ott. pas-


3 sato con &.v per indicare un'opinione attenuata, mentre gli
attici usano piu frequentemente circonlocuzioni con o!fL"''•
~pii:3e: Hirzel, Der Dialog, Leipzig 1895, I, p. 50, n. 3, 31jt;ov (K.-G., I, p. 233). La frase e stata corretta in piu
cita questo passo come esempio embrionaJe di diaJogo; a punti, ma forse inutihnente. I! senso e questo: poicM e chiaro
suo parere soggetto di ~pii: non e uno degli accusatori, ma che ho voluto cio che voleva il mio aggressore (e cio e di-
un indeterminate "''' che, per lui, va forse addirittura inte- mostrato daJ fatto che mi sono difeso con gli ctessi mezzi),
grate ne! testo (come in Thuc. VI, 38, 5; 39). Credo invece
246 r~ r~ 247

non potrei aver voluto la sua morte se anch'egli non avesse giudici (cfr. anche sotto, ~ 8) anche, proprio, per il tono
voluto la mia. Si noti l'uso di una protasi dell'irrealta: 'se enfatico con cui l'accusa aveva calcato il tema della conta-
non avesse voluto danno contro di me' ma !'ha vo!uto !). In minazione e della puuizione religiosa.
tal caso, essendo stato egli il primo a cominciare, la legge
dovrebbe colpire lui, non me. Se invece, vien detto poco &7tOO"TopouvTE<; a& fLZ -roil ~[ou XTA.: la lezione diN fLE (A:
sotto, mi colpi in seguito ad <i~oul.liX, si tratto pur sempre fLOU) e confermata dall'uso che Antifonte fa del verbo <iTio·
della propria <i~ouAliX (in questo modo spiega anche Kohm, crnp&w (cfr. ad es. r IX 6; V, 62). Per il contenuto, V. r IX
I, p. 19). Thalheim, Zu Ant., pp. 146-7 inverte l'ordine dei 2-3. Continua il capovolgimento retorico della situazione
paragrafi 5 e 6, spostando la parte compresa fra <iTioAUEL che trovera il suo culmine nel periodo seguente.
e t7t<~oul.•u&.Jv, dopo \m' IXu-roil; la cosa non e necessaria,
ne deve stupire il passaggio brusco da un argomento al- -r'ij<; UfLZTtp«<; •ucre~EL«<; ... <povit<;: espressione .volutamente
l'altro; i due temi (<povo<; alxiXLo<; e rifiuto del <povo.;) si forte, e percio non intollerabile; Thalheim (Zu Ant., p. 147)
intrecciano. proponeva di correggere in <iv1X-rpor.'ij<; rinviando ad Andoc.
de myst., 131; per altri tentativi di correzione, si v. Kohm,
11, p. 1-2. .
6
U1t6 "t'E -roU <v6~ou U1t6 "t'E -raG>: K.-G., II, p. 244-5, ri.nvia 8
ad A ~ 12 per un altro caso di n isolato; ma l'integrazione
di Reiske appare fondata, risultando facile spiegare la -rOU~E:TEfJ0\1 O'X07toUv-ra:c;: e il motivo ricorrente del cru~cpE:pov
caduta delle quattro parole; auaovt -rp6mp che segue fa (cfr. A IX 10·11).
pensare a due eventualita (cfr. A IX 9).
&alxw<; fLOV yO:p &7toAu~d<; x-rA.: penso di poter accettare la
EL> ~EV
' > '
!X"t'UX.t~ , , . Et> 0 >R t ratta di Ull OLII.l)~~IX.
' ' TLVL:
. , OCt-"'OUI\LCf. I Sl• "'' lezione tradita, spiegando il passo mediante il confronto
sul tipo di Gorg. Pal., 26; Lys., XII, 34; v. per questa figura con Ay 10. La parlava l'accusatore: se i giudici sbagliano
Hermog. de invent., IV, 6, 167 e 177 e Schupp, Beweistopik, a favore deU'imputato (che e colpevole) l'accusa e esente da
p. 28. Per il valore di chuxl"' e di ci.~ouAl« (che si trovano ogni responsabilita; questa ricade sui giudici, che assolvono
accostati in Plat. Crat., 420 C), v. Introd., p. 67. Per ci.~ouAliX, ingiustamente un colpevole: percio essi devono comunque
v. anche Pind. 0!. X, 41; Herod. VII, 210, 1; VII, 9 y; condannare.
Soph. El., vv. 398; 429. Non e necessaria la correzione di Qui parla l'imputato: se i giudici sbagliano a favore
Thalheim in OTIL~ouH) (in l.Jase a Lys. XXXI, 11 e r y 4). dell'imputato (anche se colpevole) essi non ne sono respon-
Per EO <ppovii:v, cfr. Herod. 11, 16; nel senso di 'essere sano sabili; lo e invece chi non ha loro mostrato esattamente la
di mente' Soph. Ai., v. 1252; Eur. Ba., v. 851, ecc. (><1Xx&.; verita; quindi essi possono comunque assolvere.
<ppovitv: Soph. Oed. R., v. 600). Si comprende, dal confronto, di trovarsi davanti ad un
tipico procedimento retorico-sofistico di rovesciamento, ope·
rato con la maggior naturalezza possibile, delle posizioni
7 (per !'idea che e meglio assolvere che condannare v. A a4
e, soprattutto, V, 91 ss.); appunto per salvaguardare questa
oWAw a< TOU<; XC<T7)yopouVTC<<; XTA.: riprende, capovolgen- apparente naturalezza si dice TOU fl.-IJ a.a.x~IXVTo<;; l'imputato
dole, le affermazioni del primo discorso d'accusa; insiste avrebbe dovuto specificare chi sia colui che non ha istruito
piu suUa responsabilita degli accusatori che su quella dei i giudici, ma non lo fa, volutamente; se infatti avesse detto,
248 r~ r f:$ 249

come implicitamente risulta da x.cx.-rcx.cr-r·~crc.u seguente, E-~oU, 9


si sarebbe messo inevitabilmente in peggior luce; se avesse
fatto esplicito riferimento agli accusatori, si sarebbe messo -rcx:U-r, o0v d36-r€:,;, ":"ou-roLal. x.-rA.: ancora l'ambigujta cui
in contraddizione con quanto aveva appena affermato (che si accennava sopra: l'espressione TO &.cri~YJ~CX: -roUTo mostra
cioe so no empi perche lo fanno condannare ingiustamente ); che si vuole considerare colpevoli gli accusatori; l'importan-
percio a.nche poco dopo usa -rou-e<}>. E chiaro che lo scopo te e che i giudici non si attirino colpe (xcx.&cx.pot -r-7).:; cx.k[cx~
delle sue parole e di insistere sui fatto che, comunque sia, yivw&<); la morte del vecchio, per la quale era stato in-
i giudici non pagheranno per averlo assolto. Tutto il pe- tentato il processo, e stata posta del tutto nell'ombra;
riodo e mantenuto su un filo di sottilissimo equilibrio. Non il crimine da evitare, quello che grava sugli accusatori, ed
mi pare necessario inserire op&w<; fra Toil [1.~ e a,a&~ocv-ro<; eventualmente sui giudici, e la condanna dell'imputato.
(come vorrebbero Hemstege, p. 52; Kohm, Stud., pp. 49-50);
Reiske, giustamente, lo sottintendeva, interpretando: Tou
[1. ~ op&w<; a.M~ocVTo<;, E[LOU a1)AOVOTL.

-r0v 7tpoaTp6m:uov ... X.CXTCXO'T~GC:U: cfr. r 3 10; le espressioni


TOU [1. ~ a.a&c~ocv-ro<;, U[LET<pov so no accettabili se pensiamo,
ad es., a A oc 3: To ... &at~1)f1."' ~[Ls-r<pov ylyvo-rocL o a B ~ 8;
I >I ) t I >;"''I - >t:' I ( - > {\ I
't'O e:pyov OUX. YJ~E"TZpOV r:t.r.Mt. 'TOU EsCX:~OCpTOVTO!; TOU CX.TC01J'CX.VOV-
TO<; indica invece la provenienza del 7tpoa-rp6mxLOv); quindi
«faro si che lo spirito irato del morto riguardi· non voi,
ma chi non vi ha istruiti ».

TO [L~VL[LIX TWV tXALTY)pL<UV: cfr. r oc 3 (~v TWV tXALTY)pL<UV


aucr[LSvELocv) (3; V. anche y 7; a 10); tXAL~pLO<; appare una
volta in Plat. Epist. VII, 336 B (aoclp.wv 'Yj ocAL~pLO<;); al-
trove ha, come 7tporrTp6mxLo<;, il senso di ' persona male-
detta per aver commesso un atto empio' (v. Andoc. de myst.,
130 s.; Lys. XIII, 79; VI, 52 s. ). L'espressione antifontea
trova un parallelismo sempre in Plat. Leges IX, 881 A:
&e:Wv ~=t)vr.v ... TWv U7t0 y-Y)c; Tt~<Upt&v, ma, specialmente, in
Hipp. M a., 282 A: tpo~OU[LEVO<; ..• [L'ijvLv Twv TETEAEUT1)X6-rwv.
Nelle Tetrawgie OCAL~pLO<; e equivalente a 7tpocrTp67tocLo<;, ne]
senso di 'irato spirito vendi eatore'.

7tpocr-rpl<)io[LocL: inutile la correzione di Gernet (7tpocrTps<)io-


[1.1XL); per 7tpocrTpl~w nel senso di 'infliggere' in senso cat-
tivo si v., oltre ad Aristoph. Eq., v. 5 (7tA1)yoc<;), Demosth.
XXV, 52 (cru[Ltpopocv 'Yj ~).occrtp1)[1.locv 'Yj xocx6v).
250 ry rr 251

si accenna in "'7, ma qui non vi si fa riferimento}; co-


munque l'argomentazione fondata su dx6c; trova qui un
misero svolgimento, a di:fferenza della prima tetralogia, e
questo costituisce la fondamentale differenza fra il caso
presente e quelio citato da Platone nel Fedro (273 A).
EK KATHrGPIAI: 0 YI:TEPOI:
-roue; v•w-repOI><; -iwv "P"c;~u-ripwv: per il riferimento aJl'eta,
v. Lys. XXIV, 16; X, 4; XI, 2 (Schupp, Beweistopik, p. 23}
e Siiss, Ethos, p. 10; egli nota come quest'accostamento di
(17t6&scn~ coppie antitetiche (anche ricchi-poveri, ecc.} sia frequente
negli oratori e rinvia a Walz, Rhet. Gr., IV, p. 352: <11')fL«W·
J~OU'tOV
- \
&0<\JfLcX~<u: va espunto, perche e glossa di tv -ro6-r<p; ii discorso
1 ( ''C <Y I I "'"l"'l. ~... I
'tEOV, W<; £:t.:,Z'!O:.~OV'tl7.t:; 'fOV 7r XG<.L TIX fJ.fi.II.OC oZ!. 'TIX<; X.IX't"CC-

viene indicato con le parole che lo iniziano (dr. A a). Che C1X.EU0C<; aD-rWv xrx-3-oAr.x.a.::;; e:lvG<.L KOCf. -rp6~ov TLVIZ S.e:-nx&..::;;. daL
si tratti di un inizio deli'orazione mescolato alia ur.o&«nc; yOCp at 't"owiJ-rot -r6not yeyufLVIZCTfLi:Vot -;;-~ AuaLr+ E:v 'Tt.X7t:; nrxpa-
vera e propria e COnfermato daJ!a lezione di N tx -.oo-r<uv,
... '"~, , " ' - 'Y
OX.tUOCto:;;. 11.E:yzt y~Ap, QI..OUt:; IX1t'E:pyo:...,e:TOCt 1jt 1t'.S:V [ IX XGlL' O!.OUI:;
• '
TO
"! ... I ( I I I I
come osserva giustamente Blass ad l. 7tii.OU't'€:1..V, XG<.L 'r) \IZ:O't"l)t:; ){&';L 't'O yt}pO:.<;.

~ '\'E fL!'(IXAO<ppOCiUYlJ -.~u fLeYOU<;: la correzionc e di Gomperz,


1 Hellenica, Leipzig 1912, II, p. 251; non ho trovato un
esempio di yevo<; che possa avvicinarsi a questo passo
OfLOtiX or.; dpyiXG't'IX' AEyE<V: condotta e parole non Sono con- (neppure Plat. Polit., 310 D: -ro tttpl T7jv &vapdc<v yE:vo<;,
trastanti; il contrario viene rilevato in By 1.
citato da Kohm, Stud., pp. 50-51). Penso percib che si a
ocxpl~EtiXY TWV "P"x&evT<>.>v: cfr. B [3 1; V, 86. bene correggere, anche perche ne derivano tre coppie di
concetti: 1) &.r.ttplc< T1j<; fLe&1J<; I tfL""'P'" -r&v r.<Zpo•voufLe·
tx~oci.AEcr&Ott: contrapposto ad ocvex<cr&oct; cfr. Soph. Oed. C., v<uv. 2} OCXfL-Ij 'rijt; pwp.lJ<; I &:cr&Ev.:tiX -roll y~p<u<;. 3} fLE'(<XAo-
vv. 631; 636; Arist. Nu., v. 1477; Eur. fr. 360, 45, e, so- <ppoauv'l -roi:i fLEVOUt; I 8UVCtfLL<; '\'WV vewv <po~OUC'IX Di que-
prattutto, Plat. Resp. II, 377 C. ste ultime due, la prima riguarda il fatto obiettivo, la
-rov y&.p 6tvllp<X ..• o~ 'P'l"' x-ri..: e analogo alia seconda te- seconda le reazioni deli'animo, orgoglio e timore. Si vede
tralogia: la il ragazzo che aveva lanciato il dardo negava in tal modo che non si tratta di un semplice doppione.
di avere ucciso (cfr. By 5). Se poi la lezione di AP'· era, come parrebbe, il>po:t; al posto
di pWfL'J<;, non sarebbe da disprezzare, in quanto contrappo-
~wv n ""'' [3At:n:<>.>v: v. Aesch. Ag., v. 677 (cfr. Pers., v. 299;
Eur. Hel., v. 60).
sta a y~p<u<;. Si noti comunque anche in questo caso come
liberamente Antifonte usi deli'antitesi.
&o\).w ll& xocl -r&A)."' x-rA.: cfr. A y 1.

3
2
fLoc&71-re Ill: ttpw-rov x-r)..: si noti il ricorso ad e1x6t; quando
wr; Ill: oullO: -rote; c<u-rot<; ><->'-.: dopo aver passato in rassegna
i punti piu generali, passa a confutare quelli particolari;
dovrebbe essere possibile far intervenire dei testimoni (vi
non si e trattato di &n•3p~v (risposta a [3 2-3).

-
252 ry
"' zc"ipc<; OLXELOT&pcu: forse si pub capire questa affermazio-
rr
e da questo si giudica l'intenzione. Appare oYvio che in
253 --
ne peusando che ahbiamo qui le tracce di una concezione entrambi i casi si pone una relazione rigida fra intenzione e
primitiva, per cui l'oggetto usato diventa 'corresponsabile' modo d'attuazione che viene poi variamente sfruttata, a
dell'azione commessa; ne abbiamo traccia nelle Bufoni-, seconda delle necessita del caso, e piu preeisamente a se-
ateniesi (per cui v. Untersteiner, I Sofisti, vol. 1, p. 60. conda che parli l' accusa o la difesa (cfr. anche Maschke,
Poiche le mani appartengono alla persona che ha ucciso,
tutta la responsabilita ricade sn di lei. In margine N reca Wi!!ens!ehre, pp. 79-80).
intrecciate le lettere zp, abbreviazioni di x_p-i!rnpm. Cfr. '>' \ ~ ~
>I
E:O"";t oe '
1J {.LE\! ' \:' \
oE.I <
autJ.Cflopo:. x--rA.:
CJ.TUY..r.r:t. ••• ·f) f
v. per 1'l val ore
Etym. M. I, XXI, 22; Chrisimon. Haec sola ex volunte.te di chuzla. e di cruvcpop<X, Introd., p. 63 ss.; non bisogna,
uniuscuiusque ad aliquid notandum ponitur (cfr. anche come propone Thalheim, Zu .Ant., PP- 14 7-8, invertire l'or-
Devn\esse, Introduction a !'etude deB manuscrits grecs, Paris dine dei due termini. Da quanto segne, si comprende- che
1954, pp. 82 e n. 8; 86 n. 9). rhuzl" e riferito a chi ha colpito a morte,, cruf1cpop<X a chi ha
subito; si delinea un'impostazione differente da quella ini-
ziaJe; &-ruxl" implica l'ineapacita di portare a termine- eio
4 che la volonta richiede-, eioe una forma di &f1&P-r1Jf1"·
h6:hfL1JGZ 8t d1td• x1::h.: dopo aver sostenuto che e piu ve- fLd~o> i'iN 1)&e:t.e: 7tp<X~oc': si ammette ora che non vi fu la
rosimile che aggrediscano i piu giovani, controbatte con volonta di uccidere, anche se questo non significa ehe non
un ragionamento che presuppone, invece, che l'aggressione vi fosse la volonta di commettere violenza; questa posizione
sia partita dalla vittima. indebolisce purtuttavia quella dell'accusa, se considerata
da un punto di vista strettamente logico (cfr. r Ot6: per
~ou},ou~• -roD &Ot.,hou: l'aJtro aveva detto (~ 6) o:hto• -roG
l'ira come fonte di crimini, v. Plat. Leges IX, 863 B; Arist.
&otv<X-rou: ~ou/.eu~<; viene usato per mostrare l'assurdita del-
l'affe,rma,zione. Rhet. I, 1368 b 20).

d y<lcp "' ze:tpe:<; & dL"VOOUfLdhx: Strumento d'azione Sono 5


le maui; per la loro importanza, cfr. Anacxag. 59 A 102 DK
(Arist. de part. anim. 68 7 a 7) e il commento di D. Lanza
{.A 1<a88agora. Te8t. e Jr. a cura di D _ L., Firenze 1966),
aox XTA.: credo vada conservata la lezione
&a.uf1&~o> ;;,,
tradita, essenziaJmente percM risulta da quanto segue che
PP- 174-5; Mondolfo, La Gompren8ione de-! soggetto umano non i parenti, ma il medico e stato posto direttaroente in
ne!!'antichita claG8ica, tr. it_ Firenze 1958, pp. 599-600: le causa. D'altra parte, in tal caso non appare priva di fonda-
mani « operano sulla natura e la modificano, ed essendo mento la correzione che Jernstedt faceva a r ~ 4, trasfor-
accompagnate ne1Ja loro produzione daJla coscienza, delle
mando 3trxcp&rxpd, in em -rpEcp&dr;.
operazioni che si compiono e dei firu cui queste sono rivolte,
implicano e generano conosoonze e riftessioni ». In questo xOtl yrl:p &v d fLiJ t7tE-rpe~Otf1EV x-r:h.: luogo comune sulla re-
passo antifonteo l'aeoonto verte sulle mani come immediato versibilita delle accuse; cl'r. V, S4 e Von Der Miihll, p. 5,
strumento di attuazione di cio che la persona ha in mente !
il quale rinvia anche ad Andoc. I, 24; Lys. IV, 12; VII, 36.
!
di fare; il risultato capovolge le posizioni della seconda
tetraJogia: la, l'intenzione era determinante - il ragazzo I u1t' t:Hl-e:prx7td"': &.1t. dp. che Reiske volle correggere in
voleva lanciare il giavellotto in una certa direzione, e lo
feoo - qui, inveoo, l'esito dell'azione si pone in prima linea,
I <i&•prx7teuc>(Ot,, ma probabihnente Antifonte conio il vocabolo
aggiungendo l'Ot- privativo a &EP""d"' (Briickner, p. 8).

l -=···
254 ry rs 255

Osserva Blass (Att. Ber., I, p. 127) che abbiamo qui uno


dei tanti esempi antifontei di espressione sintetica e pr~-
gn:tnte = "
oLOC 'TO
' '1-'" - " " '.,vocL.
-1) vopocm:uv

we; oox lim\llr.<vev: analogo ad A ~ 10.

0 yocp VOfJ.O<; OC7t0AUEL OCOT6v: e la legge cui fa riferimento EE AIIOAOriAI: 0 !:ETEPO:E


Plat. Leges IX, 865 B. Questa affermazione presuppone
che qualcuno debba comunque espiare: cosi, paradossal-
mente, se anche il medico fosse colpevole, poiuhe non e 1
incriminabile, occorre punire qualcun altro.
6 )Ltv liv~p ..• ""'"""""1'
l'accusato ha preferito evitare il
rischio di una coudanna, andandosene volontariamente in
6 esilio; cio era previsto dal!a legislazioue ateniese (cfr. A~ 9
e V, 13). ·
t,, 7t1Xv-roc; -rp61tou: aveudo considerato tutte le ipotesi pos-
sibili: omicidio volontario, involontario, responsabilita del <::wv·n ~ oc7to&1Xv6v-rL ... lif.tuveLv: normalmente si dice ~o1)­
medico (cfr. A IX 9). .&e:Lv, &.~-t6ve:tv Ti}l chro.&l7.v6vTL, riferito a chi si prende cura
che giustizia sia fatta; qui l'assistenza viene offerta ad un
' - '' ' ' • ' . cfr • B y 5.
EL~ "t'OUt"O t"OA!J.TJ~ XctL CX\IIXLotL<X~: vivo. Forse c'e anche un'allusioue al fatto che la condanna
implicherebbe un'ingiustizia, non meno di un assassinio, c
m)x &pxoUv ... ta"tLv: cfr. A~ 2. richiederebbe quindi analogo procedimento difeusivo da par-
te degli amici viven ti.
or ... krre~epxof.t<&IX: cfr. A IX 2.
rrev&oc;: freq uente in poesia ed in Erodoto.
To6-rtp ~-tE:v oi:iv 7tpE7te:L xTA.: cfr. sopra, y 1.

TOv ... &o\vOL-rov cp<Xvep6v: chiaro, evidente, non suscettibile 2


di contestazione; cfr. B y 7.
o0x. dx6crt T~Y..tL'YJPLOL~: si osservi come, per ora, non si
&v·ri. TOU cbto.&<Xv6vToc;; t7ttcrX.~1t'TO!J.EV: cfr. A a11 e nota rela· accenni ai testimoni (che pure, a quanta sembra di capire
tiva. da quanto segue, avevano affermato che era stato il piu
anziano ad aggredire: v. I> 3), ma si proceda alia confu tazione
TO f.t~VLfJ.IX TWV 0CAL1:1JPLOJV; cfr. r ~ 8. in base ad dx6c;; evidentemente l'accusa, servendosi di
questo mezzo, cercava di screditare le testimonianze sfa-
vorevoli. Per T<>L!L~pLov, cfr. Ammon. de dif/., p. 127 (V al-
ckenaer): 0'1Jf.t<i:ov xiXl TeXf.t~pwv I>LIXcpl:peL. 'Av-rLcpwv tv -r'ii
-rexvn -roc f.ttv rr1Xpo•x6f.t<VIX ""ll-'"to'c; rr•a-roi:iallr<•, -roc 1>1: f.tEA-
"Aov-riX """f.t1Jplo•c;. Pure questa differenza non appare evi-
dep.te dai testi a noi giunti di Antifonte. Cfr. Blass, Att.
Ber., I, p. 115 n. 1; Hamberger, redn. DisposUion, p. 99; per
256 r3 ro 257

.-:x~-t~pwv in Aristotele, v. Rhet. I, 1357 b 2; in Anaxim., e aggiunge che il dativo TOUT<p dipende da xotvou come dat .
v. c. 9, p. 43, 1 (Hammer). Infine, per i1 rapport.o fra dx6c; associativo; non va quindi collegato da <xo-.b con ~~-tcv o
e 07)1-'dov, v. Arist. Anal. I II, 27, 70 a ss. modificato in o6Tw o -rouTou. Altre correzioui ( [~!-'LV] o
inserzione di h:.dvou prima di ·n:x.!J.1JpLou) si escludono, per
d !J.E:v yCt:p Wcrnep ... oO~E:v ~v x-rA.: per la costruzione, v. lui, da sole.
K.-G. I, p. 206 e cfr. Thnr. I, 74, 4. La vista e l'udito sono
citati come esempio tipico di funzioui naturali, xoml: rpuow; -r4} 7t!Xv'd 7tpoE'xo!J.E:V: e ancora la metretica della Situazione
e difficile non pensare a! papiro attribuito ad Antifonte giuridica, il calcolo delle prove a favore e contro, che viene
sofista (44 I A col. II, 30 ss., III, 1 ss.; B col. II, 27 ss.); usato anche nella prima tetralogia. L'argomentazione pro-
V. Introd., p. 48 ss. per il siguificato teoretico di questa segue sempre fondandosi snl presupposto (coni testimonia
polemica contro dx6c;, e p. 75 per i parallelismi con i favore, e gli dx6TOt neutrali) che sia stata la vittima a dare
frammenti filosofici. Heiuimann, Nomos, p. 136, n. 40 tin- inizio alia lite. Vengono cosi ripresi i temi tratta.ti ne! prima
via tra l'aJtro anche a Plat. Grit., 88 B; IItv, 16 (390) B discorso a discolpa. oct·noc; e colui che ha provocato i colpi
39; Soph. Oed. R., v. 371. La persona nmana considerata mortali, non chi li ha impartiti. E evidente l'analogia di
come un insieme di organi appare in Dio Prus. or. fondo con la tetralogia precedente.
XXXIX, 5.
-r&v fJ..Mcuv &7tclv-rcuv <'H-;)v > X!X't'"YjyopOU!J.€vcuv: l'aggiunta e di
TOtv 6<p&ocl.~-torv x-rl..: N ha la forma duaJe, A quella plurale Bekker, approvata anche da K.-G. I, p. 365. J ernstedt leggeva
(accolta da Reiske). Forse bisoguerebbe leggere aJ duale Twv iJ.At.wv ""'"'1Y· &mxvTwv. Per l'uso del part. presente v.
anche -race; 6Jcr[v seguente~ (cosi Hemstege, p. 56). setnpre K.-G. I, p. 136; tuttavia la correzione di Fuhrs
""'TlJYOP"I)I-'evwv, accolta da Kohm, potrebbe fondarsi su
crwrppoveiv: per la crwrppocruvl') come opposto di u~ptc;, V. r ~ 9; B ~ 10; V, 7.
Whitman, Sophocles, a Study in heroic Humanism, Cam-
bridge-Harvard 1951, p. 7; inoltre, Schmidt, Die Ethik et T< y&p: ehe all'inizio di frase, senza che ne segua un'altra
der alten Griechen, I, p. 309 ss. L'antitesi appare anche in pur'essa introdotta da ehe, e anacolutico. Il testo pero
Xen. Cyr., VIII, I, 30. non va corretto; cfr., per l'uso di un solo Te, A~ 12 e, nei
eodici (forse da conservareY), r ~ 6 (K.-G. II, p. 301).
~ ~l.txloc: tracce dell'interesse per le eta dell'uomo si pos-
sono forse dedurre da Harpocr., s.v. &v~pdoc: ~ Twv &v~pwv l:mTpe<plHjvocc: Reiske proponeva l:mTpe<)ioct ma, come osserva
~AtxLo:: 'Av-rtcpWv iv -r(il 1tept O!J.ovoto::c;. Blass, << 0~-tiic; etiam mortuum complectitur ''·

atwxovTL •.. <peuyovTt: cfr. De Sanctis, 'AT&lc;, p. 167: i due &v6crtoc I>' &v rr&&ot: cfr. A~ 7; B ~ 10; y 11.
verbi rispecchiano l'antica consuetudine di evitare la
vendetta fuggendo dal paese.
4
3 6 brt~oul.eucrocc;: si affronta il problema dell'intenzione (ri-
sposta a y 4).
xotvoi:i ~i: ... ~,..Zv 5vTo<; TOUT<p: Siiss, Ethos, p. 8, n. 1
spiega cosi: «wahrend wir das T<Xi-' ~P tov, wie ausgefiihrt, 7'J!J.CXp't"ev,
"
e:L.;
'
cx<'I oux
'
et-'ou/\e't'o
'(.(
I")_ 't:'
ttcxit'cx'-:lcx.c;: I' amrmss1one
. . c h e I' ac-
mit diesem teilen, sind wir in der Hauptsache iiberlegen • cusato ha compiuto qualche cosa che non voleva compie-

17
258 r3 ra 259

re non appare come una contraddizione se si comprende il nom:. decisionc; il vocabolo Hi a.vvwwa. all'uso tragico, ~e­
filo logico del ragionamento: occorre prima di tutto esclu- condo il quale esso rivela il problema della volonta nell'at-
dere che si sia trattato di un omicidio volontario; percii> timo della decisione (cfr. B. Snell, Aischylo8 und das Han-
si conclude che vi fu errore anche da parte dell'accnsato I deln im Drama, <1 Philologus », Spplb. XX, 1, Leipzig, 1928,

~
(il che implica che non vi fosse la <<vo~onta» di uccidere). p. 2 ss.; 14-16; 19-20. Non deve stupire, percii>, il fatto che
Subito dopo, pero, si dimostra che !'errore fu compiuto 3piiv, relativamente raro in attico (efr. Riehards, p. 149),
prima e soprattutto dalla vittima, e che quest'nltimo e a sia usato con tanta insistenza.
maggior ragione da ritenersi causa della morte.
&xoualw<; ~1t"'"X'"' per quest'espressione, cfr. Arist. Rhet.
I, 1373 b 27 ss. (1:1td 3' &wkyx'l) TOV &3LxoufLevov ~J.&m:ea&oct,
5 XO<L &xoua[w<; ~M1t"rea&O<t) e A y 1.
otxci:ov ... TO l<fL6tpTIJfL"' xT/,.: ammesso che &fL6tpTIJfL"' vi ~3pO<ae ... iJf'UVETo ""'' oox o3pO<: il verbo viene usato in
fosse, esso va attribuito all'&p~~<<;, in quanto costrinse l'altro due sensi: ne! primo caso, ha il signi:ficato di 'difendersi',
in una situazione in cui !'errore suo era reso piu facile, possi- nel secondo di 'agire' nel senso affine all'uso tragico, indicato
bile; da parte dell' aggressore, si trattb di &xo!.O<aloc, di sopra; quest'nltimo, ovviamente, noi potremmo renderlo
incapacita di autoc{)ntrollo; in questa seconda parte della con 'aggredire'.
frase si ritorna ad insistere snlla parte attiva della vittima,
oscnrando la ocfLO<pTlO< per presupporre l'em~ouf.cuaL<;. Per 7
&xoi.O<a[O< v_ B ~ 3; r "'6; fr. 67 Blass; il vocabolo assume
qui una sfumatnra duplice, avvicinandosi anche a quella d 31: xpdaawv iiJv XTA.: risposta ay 3; si ritorna nella sfera
piu neutra di 'imprudenza', 'negligenza' (cosi pure in dell'&vn7tE7tov&6<;, e parimenti si torna ad invocare la
By 6). norma che punisce l'aggressore e non punisce chi si difenda
(Plat. Leges IX, 869 C).
""'' Tij<; 1:xdvou OCfLO<pT[O<<;: le ragioui per cui e bene seguire
N, omettendo ""'' T'ij<; eO<uToil di A, sono spiegate anche da xp«aa6vw<;: questa forma di comparativo avverbiale non
Kohm, II, p. 6; per la vittima, si tende ad affermare che appare nelle altre orazioni, ed e molto rara (cfr. Bechtel,
non si e trattato di OCfLO<pTlct (cfr. 3 5, 6, 8); se questa vi fu, Die griechische Dialekte, Berlin 1924, III, p. 223); in Tn-
fu dell'imputato, ma la responsabilita va attribuita alla "'· cidide, Platone ed altri, troviamo fLZt~6vwc;. V. nota a
vittima (che commise ocfLO<pT[O< solo nel senso che non giunse, Bp.
ovviamente, a desiderare la propria morte! ).
1tOCVTO<XOil: J'USO di questo avverbio e interessante, perche
sottintende lo sforzo di equiparare la legge qui invocata
6 ad una legge di portata universale, ad un &ypO<tpoc; v6!Loc;
;~ snl tipo di quello su cui si fondano gli accusatori, che vieta
x.pe:I.O'O'W\1 Wv ... {nmOe:ka-repoc;;: conservo, con Kohm, Stud.,
p. 54, la lezione di NA per il secondo vocabolo, di A' per [' l'uccisione di qualunque tipo essa sia.

il primo. Reiske corresse in xpwm6vw<; e (mo3eeaTepw<;
(Thuc. VIII, 87, 4); per queste forme di comparativo avver-
biale v. sotto. 8
i
1t0Cv"t'' tOpa. x.a.L oUOE:"' ~p.Uve-ro: qui OpOCv, distinto da &.(J.U~ 7tpoc; 31: TO fL'i)<TE> 3LxO<lwc; ><TA.: cfr. B ~ 3; causa immediata
vea&O<L, ha il senso di agire liberamente, in base ad auto-
I! della morte fu iJ medico; l'argomento non viene piu ripreso,
260 ro ro ~61

perche riporterebbe a! ragionam~.nto precedente; se il medico ' 0 TZ yd<.p &no&e<v<i>'J [7oU &rro&Clv6v7o~] x-r/-..: un esame appro-
non puo essere incriminato, si deve considerare. responsabile fondito di questo torment.atissimo passo mi pare confermare
la vittima. senz'altro la lezione proposta da Emperius, che percio ac-
colgo ne! testo. La prima ragione per cui non si puo accettare
:Scr'n OE: x.cd. ~ -rDzYJ x-r/•. : cfr., per l'interpret.azione di questo la lezione di N A 0 TZ yO:p &nox-rdvtY.c; -roU &no.&tY.'J6v-roc;, e
]J:tsso, Introd., p. 66. che il [L·IjvcfL"' risulterebbe triplo (per il vero assassino
- per il morto - per l'ingiustamente condannato) e non
doppio, come si dice ne! testo (per il morto - per l'ingiusta-
mente condannato ). La seconda, del res to strettamente le-
9 gata, dal punto di vista logico, alia precedente, e che nelle
Tetralogie il npoaTp67t~.coc; ha sempre origine dal morto,
xocv~v fLEv -;~v 7tpoc~cv XTA.:
cfr. B y 10; in caso di pari re- ed a lui si riferisce; ha percio torto Moulinier (Pur et
sponsabilita ed errore (:hux(oo va qui inteso come sfasa- impur, pp. 263-4) proponendo di interpretare npoaTp6noowc;
mento fra scopo e fine) e dovere dei giudici assolvere. come 'criminale che attira disgrazia', sopprimendo poi Tou
&no&IXv6no<;. E ben vero che 7tpOcrTp67tO<LO<; indica sovente
&noMcnfLov ... xooTO<A~o/LfLOV: ne! senso di 'che deve essere il colpevole stesso (come, del resto, tXALT~pwc;: cfr. ad es.
assolto, condannato', sono &.n. dp.; normahnente la for- Aeschin. I, 148; ma, ne! senso antifonteo, Aesch. Cho.,
mazione in -CHfLO<; Signifi.Ca 'che pub'; iJ vaJore e Ora attivo v. 287; v. Introd., p. 28), ma cib contrasta chiaramente con
(cfr. r y 4: &oovoccrLfLO<;) ora passivo, come qui. Per XO<TO<- il mito della terza tetralogia, che rappresenta, in certo
AOOfL~OCVELV ne! senso di condannare, opposto ad &noMEcv,
modo, l'esposizione piu coerente delle credenze religiose cui
cfr. A 31; By 11; a 9; 3 10; r ~ 8. Per il concetto che e fanno riferimento tutte le Tetralogie. Per lo stesso motivo,
meglio assolvere che condannare, v. V, 91 s. va respinto anche il testo proposto da Blass: 5 n y:l:p
&7t0X:Td'Voc~ ToU <TOU > &no.&o::v6VTO~. .Ancora Ulla volta, e
necessario accostare due passi paralleli: questo, e r ~ 8:
fL"~ C>O<'f'W<; aca&~IXVTIX: Cfr. r ~ 8; qui iJ tema appare pili.
chiaro, perche esplicitamente riferito all'accusa. PoicM la &0£xw~ 11-Ev yO:p &noAu&d<;, O~rl
sua funzione e di rendere i giudici edotti dei fatti, se vi sia To fL~ bp&o>c; UfLii<; a,a"'x&'ijvo:c
su di essi oscurita (cfr. B y 7) essa non pub ottenere una &7tocpuyWv, TOU !.l.~ OtO&~oc\ITO~
condanna. xoc!. oUx U!.l.€TEpov
T0v npocrTp6noc~ov TOU &7to&oc- 0" TE yocp
\
OC1t0170C\I{U\I
' 0. \ [
TOU- OC7t0-
,

oTL &acxdTIXL: per l'uso del presente, cfr. K.-G. I, p. 137; ~6~~~~ ;;~:;:;<;;.:;:-ij(;'W· fL~ bp&&<; &1Xv6vTo<;] ooaev ~crcrov TOL<;
si tratta di azione svoltasi ne! passato, le cui conseguenze SI: xoo.fOC)::~~-&d~···· u'f>'-uf,.&v, och£o~<; npocrTp6ncx;~6<; tcrT!. ·
permangono. Per il valore di &acxEtcr&IXc riferito ad un T-~--~-,--1 ' ' ~ , ,·······;·····---~-----··o.--··---,--

delitto compiuto nei confronti di altri, si ricordi che l'omi- U!.L!.\1 XOCt OU "rOUT~ TO !.l.T)\I!.!.l.OC OUTO<; TE _OC\IOQ'"~{U<; otOCCf1170CpE~~

_____ _
cidio era per gli antichi delitto privato e spettava percio
ai parenti trarne vendetta (cfr. Glotz, Solid. de la jam., .... _
.. .s ... ' , , ,r,
Twv IXALT"f)pcwv npocrTpL'l'OfL""· am~&GLOV~OC~G~GL

TO fL~VLfLIX (fLLilCcrfLO: NA) TWV


p. 68 ss.). &A~TI)p({U\1 Toi:'~ &noxTdvoccr~v
C(0T6v.
10
Come si vede, i due testi si corrispondono e, direi, si con-
bncrx~7tTOfLEV: cfr. r y 7; A a 11 e nota relativa. fermano a vicenda. E probabile che una glossa marginale
262 ra
I
riferita a 7tpocr-rp67totLO<; (che e, appunto, 't"OU &7to&ocv6v-ro<;) sia
stata erroneamente inserita nel testo, e che quindi il verbo
&7tox-rdveLv immediatamente precedente abbia portato a cor-
reggere 0 rhm-&~ZvWv in 0 &-r=oxTdvoc:;. Dal confronto dei due
passi trova anche conferma la correzione di p.loccrp.oc in p.~v.p.oc
BIBLIOGRAFIA
(Briegleb, cfr. Eur. Plwen., v. 934: 7toc"Aoc•wv "Apooc; l:x p.1J'<fLtX·
-rwv); non appare neppure priva di fondamento quella di
Kayser (.Ant., p. 234) di trasforma,re in futuri i due verbi
al presente; tuttavia, non mancando in Antifonte esempi N.B.: Si elencano solta,nto le opere che, dato il loro uso frequente, sono
di presenti pro futuro, e bene mantenere la lezione tradita. citate in modo abbreviato. Per le edizioni di Antifonte, si rinvia alla
prefazione di Th. Thalheim a quella teubneriana (Lipsia 1914).
Puo essere utile segnalare altri tentativi di correzione:
Blass (Zu .A.u.L., p. 276) elimina &7tox-rdvoc<; in quanto Amrn<s, M orale ~ A. W. H. AnKINS, La morale dei Greci da Omero ad
deriVato dall'ci7tOXTE£VELV precedente, ma legge poi 0 7tiZ1J-OJV Aristotele, tr. it. Bari 1964.
-rou &7to&ocv6no<;. Thalheim (Zu Ant., p. 148) propone: 8 ALLEGRE, ·Tyche ~ F. ALL:ltGRE, Etude sur la deesse grecque Tyche,
-rE yctp OCAt-djpto:; -roU &.7to-&cc.J6vToc; e rinvia ad Andoc. I, Paris 1889.
130 s.; Lys. XIII, 79; [Lys.] VI, 52. Jernstedt vorrebbe ALY, Formprobleme = 'iV. ALY, Formprobleme der friihen griechi·BGhen
scrivere 7tcdtW'J_ ToU't'ou cbto-&ocv6v-ra:; oppure addirittura &.no~ Prosa, Leipzig 1929 (« Philol. » Sppb. XXI, 3).
-&ocvW'J TOU't'ou xoc-rocA1]<p-&E:,rroc; oUOE:v ~o-a-ov TOLe; civrtyxrt(o tc; BARIGAZZI, Ant. I oraz. = ANTIFONTE, Prima orazione, con introdu ..
(correzione, quest'ultima, che Gernet giudica • forse esat- zione e note di A. Barigazzi, Firenze 1955.
ta )) ). Radermacher scrive: g TE yctp chtoxTdvcc.vToc; -roU dc-.- BIGNONE, Studi = E. BIGNONE, Studi sul pen.siero antico, Napoli
-rpoU > cbto-&ocvW'J. 1938.
't"OL<; oct-rloL<;: sott. 't"OU rp6vou (cfr. B a 10). BLASS; Att. Ber. = FR. BLASS, Die attische Beredsamkeit, Leipzig
1887-98'. .
am"A&mov ... otiJ't"6V: per non aver vendicato il morto e per BLASS, Zu A. u. L. = FR. BLASS, Zu Antiphon m Lysias, (< Rhein.
aver ucciso un innocente. Mus. » XXI, 1866, pp. 273-284.
BLAss, Ant. = FR. BLASS, Zur Kritik de.s Antiphon, iC Rhein. Mus. »
-rlw SI: p.Locpav -ri(> zp6v<p x-r"A.: cfr. V, 86 s.; per l'idea del XXVII, 1872, pp. 92-102.
tempo, v. V, 14; VI, 2; fr. 142 Blass. Gernet espunge la
BoTH = PH. BoTH, De duodeci111:. oratiunculis quae sub tetralogiarum
frase come luogo comune estraneo a questo testo, non senza nomine Antiphonti oratori trilruuntur, Oldenburg 1876.
qualche giustificazione. Kohm, Stud. p. 58 s., si chiedeva BRUEOKNER = FR. J. BRUECXNER, De Tetralogiis Antiphonti RJ..,am-
se non la si possa riferire al medico o agli accusatori. In n'UBio ad8criptis, Bautzen 1887.
effetti, la chiave per difendere il passo e nell'espressione
CoBET = C. G. CoBET, De locis nonnullis apud Antiphontem, iC Mnemo ..
usata poco sopra: Tov TE yocp otwxovToc ou otxo:tov xcx:roc-
I \ "' I ' "''
syne • VIII, 1880, pp. 269-291. .
"Aocp.~<XveLV, p.~ crocrp&<; a,a&~ocn<Z x-r/..: avendo suscitato dei
CB.oiSET, Nouv. fr. d'Ant. =A. CROISET, Les nouveaux fragment&
dubbi su chi debba essere responsabile (la difesa non osa, d'Antiphon, 'REG, XXX, 1917, pp. 1-19.
data l'ambiguita del fat to, accusare esplicitamente; le preme
CucuEL = CH. CucuEL, EBBai sur la langue et le style de l'orateur
impedire un'incriminazione sicura) occorrera cercarlo ancora. Antiphon, Paris 1886.
Si noti come il termine fLL<Zp6c; coincida con l'uso generale DE RoMILLY, Hist. et rais. = J. DE RoMILLY, Histoire et raiBOn ckez
delle Tetralogie: non solo 'canaglia', ma anche e soprattutto Th-ucydide, Paris 1956.
'essere contaminato', in quanto vocabolo appartenente alla DE SANCTIS, 'A;/H; ~ G. DE SANCTIS, 'A;fH;, Storia della Repuhblici>
stessa radice di p.loccrp.oc (v. Moulinier, Pur et impur, p. 181). atenieae dalle origini alle riforme di CliBtene, Roma 1898.
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EFuLTE 40 n. SI PB.onrco 206
ELENA 61 n. 130 l'B.oTAGORA 52 n. 106; 54; 55; 189;
ELEUSINIO 36 212; 233; 238
ELL:IiNI 78 e n. 172
EMPEDOCLE 33 QUATTROCENTO 71; 72 n. 151
268 Indice dei nomi

8ENOFONTE 67 n. 144; 80 n. 182 TEBE 41


pseudo - 74 n. 161; 80 n. 182; TrsrA 15 n. 13; 4 7 e n. 99
82 n. 191; 189 TRASTLLO 11 n. 1
SIMMIA 47 TRENTA 37 INDICE DEI TERMINI GRECI
SrnPLICIO 82 n. 191 TUCIDIDE 17 n. 18; IS n. 21; 19 n.
SoCRATE 42; 43; 53 n. 107; 61 e n. 22; 20; 35 en. 67; 36 n. 70; 52
132; 67 n. 144 n. 106; .56; 63 n. 134; 64 n. 138;
SoFOCLE 17 n. 18; 32; 33 n. 58; 41; 70; 71 en. 151; 78; 80; n. 178 &~ouA£a: 67; 246 ~o1JB-dv 27 n. 40.
50 n. 104; 76 n. 169; 80 n. 181 81 n.J82; 83; 171; 178; 189; 194; &yoc; 26 ~oui.~a•; 15, 169; 175
SoLoNE 14 n. 7 215 &:yWv 14; 15
&0£X1jf.LIX 43; 56; 57 yvC:w~ 57; 75 n. 166; 196
TACITO 21 n. 28 UNDICI 38 n. 76 rXOtxla 56 n. 113; 68 e n. 146; G9 YP~'P~ 176
~laxuVlJ 35 e n. 68; 74 - &:cre~diXc; 27 n. 40
ah·lct 18, 218 - lepocrul.lct; 17 5
~hw; 55 n. Ill; 236; 257 - le:pWv XP't}f.L&:Twv 17 5
&xoi.Ml~ 226; 235; 258
&xoucno; 193; 217; 218; 219; 240
&xpl~e.~ 52 n. 105; n. !06; 2!5; 8oc(fLwv 224; 236
217; 223; 224 OeuTe:poAoyf.a. 11 n. 1
&xwv 217 8•~na•; 14; 168
&:A&:cr't'wp 28 8lxocw; 43 n. 90; 44; 58 n. 123;
&A~lle.~ 50; 52; 69 n. 149; 74; 202 191; 209
s.; 216; 217; 223; 224 ~hxcuocrUVT) 73
8(x~ 50; 176
'"·~~- 185;
&.1.,-rijp,o; 29 203
n. 50; 30 n. 51; 240; M~oc 47; 50; 51; 52; 67; 69 e n.
248; 261 149; 74; 216
d:f.LctpTcivw t.i9 Opiiv 62; 258 s.
ci!L'"PTII!L~ 18; 52; 54 ss.; 62; 67; OucrTtp1Xylct 67 n. 144
68; 217; 219; 240; 253; 258 8ua<ux~; 66 n. 142
cXfL~p<l~ 53; 56 n. ll3; 58; 64 e n.
139; 173 Ill~ 32; 33 n. 58; 35; 74 e n 163;
&!J.UVEC1~L 62 76 e n. 169; 77
&,Xyx~ 183 <lx6; 14; 16 en. 18; 27; 46 ss.; 59
&:vctLf,rtcrc.; a.t ·nWv 15 e n. 125; 69 e n. 149; 70; 75;
&:v6cnov 43; 190 77; 171; 172; 178; 182; 183;
cimtyxl.~!L~ 210; 237 184; 185; 187; 188; 199; 200;
""'"''"ovll6; 60 en. 127; 235; 259 204; 205; 207; 208; 230; 250;
cbto:ywyfj 38 n. 76 251; 255; 256; 257
ti.TtcdTI)crtc; 169 da.popc% 188 s.
&=pcicrrwo; 170 E:xo&crtoc; 193; 218; 219
cic1t6xpLCn; 81 n. 184 i:A£-rxwv &.1toclTI)a<; 15
c!1toi.oylct 81 n. 184 tvllU!J.LOV 28 e n. 42; 29 e n. 48;
cica£~e"' 43 en. 90; 221 200; 213
&a£~~!L~ 57; 173; 179 tJrL~OUAeuaL; 23 n. 31; 258
cicwx~!L"' 55; 57 e n. 120 £me.x£; 58 n. 123; 68; 191
cic-ruxlct 62; 63 ss.; 69; 180; 192; t7ttAoyo• 14; 15; 169; 178
202; 204; 246; 253; 260 tma'r'i)!J.~ 4 7
oculltvTI); 225; 228 bn't't!J.LOV 240
eU7tpocylct 67 n. 144
~&aocvo; 196 eUat~<LOC 42; 43; 229
~M<Aeu; 14 n. 7; 195 .Uae~-1); 43 n. 90; 44
~l.&aTij!J.OC 77 .U-ruxlct 63 n. 136; 67 n. 144
270 Indice de.i tm'n1ini greci

1;~1-<la 74 il<nov 43 u. 00; 44; 20U


0~~s 75 n. lGti
3-e:6~ 39 n. 78
3-e:afLo( 40 n. 82 7t&.&rj!J.ct 210; 220
&xoUa~ov - 22; 54
h::p6lv xAorrlj 17 5 ,-oa~o' 54 n. 109; 220 INDICE
1t-xpex~a.mc; 15; 169
XCI't'a.Aa.(l.~&.ve:~v
186 s.; 209; 2GO rc&:'t'p~oc; n-oA~'t'da. 35 n. G8; 72 n.l!Jl
Xrl't'cia-roca~~
168 7te:t3-W 16
xcn6f.Lvua-fhu 76 n. IGS m&av6v 16; 47 Premessa pag. 7
1tl.crnc; 224
).i;~~~ ciV't'~Xe:~!JiV'I'J 17 n. 18 Introduzione 9
- <lpo!J.Ev>J 21!; 212
brt-exvot- 15 e n. 15; 177
thezvot - 15 e n. 15; 21 n. 29 '
- xaTe:aTpctfLf.LtvlJ 212 !77 Edizione critica 85
A6yo, 222 'l'OtV~ 173 '
7tOt6"0)c; 13 AYvertenza » 87
!J.&p'rup<, 16 n. 16 7tpooi.f.LtOv 14; 15; 168
!Lap'rupla !4 TETPAAOriA A 89
!J.<<aa'aa'' 210; 214; 237; 243
7tpOaTp6mttoc; 27; 28; 29 e n. 47;
50; 200; 2!3; 248; 261; 262 '
IL~"'!La 29; 261; 262 TETPAAOriA B » 105
IL'"Pla 199 ~!J.olov 183; 184; 255; 256
!J.~Cip6t; 262 aT&(n<; 12 n. 5; 167 TETPAAOriA r >) 119
fL(Ciaf.LCI 25; 26 e n. 37; n. 38; 30 aTOX1X<1fL6<; 12; 13; 167
n. 51; !72; !73; 235; 239; 262 aunvw!L~ 56; 210; 2!4; 240; 243 Traduzione » 131
au~q>opti 63; 64 en. 139; 65; 179;
v6!J.'!J.a 74 en. 163; 24! 194; 212; 220; 253 Commento » 165
&ypa<pa- 40
v6fL~fLOV 44 TEX(J.~pwv 14; 183; 255 Bibliografia » 263
VO!J.O~~!J.a 77 -rst"pa:Aoyla: 11 n. 1
VO!J.O' 21 n. 29; 22 n. 30; 33 n. 58 -rixvYJ 15 n. 13; n. 15; 17 n. 18; Indice dei nomi » 267
34 en. 62; 35 n. 67; 39 en. 78 48; 77 n. 170; 8! n. !84
50; 70; 73; 74; 75; 76 n. 169 T~fLwpdv 27 n. 4 Indice dei termini greci )) 269
77 65
TUYX,ciVIJ.I
&ypo<po'- 32 ss.; 37; 74; 76 n. -rux~ 57; 63 e n. 136; 65; 66; 67;
169; 259 68; 224
- &tpywv lL~'t'£ a~xcdwt; f.L~Te: &.8£-
XWt; &.rtox-rdve:w 21 ss.; 31 ss.; u1t6~a'' 13; 15; 17 n. 19; 20
39 n. 78; 51; 70 n. !50; 220;
245 <p6vo< 26 n. 38
,&,pw, - 33 n. 58; 34 n. 62; 35; - &.xoUa~o<; 12; 14 n. 7; 51; 58 n.
36; 37 !23; 219
<povoxol - 31; 41 n. 83; 44; 58 n. - ExoUcr~o~ 12; 58 n. 123; 242;
124; 70 n. !50 245
- 1v &~1-o,, 12; 24; 212
~U!J.<pEpov
73; 74; 76 n. 169; !78; - xctT&: TaU~ v6f.Lou~:;, 8£xocto~ 12;
184; 247 13; 23 en. 31; n. 32; 24; 4.2;
221; 244; 245; 246
OfL6vo~a 73 <pOm' 33 n. 58; 39 n. 78; 70; 73;
5vrw, 49; 50; 75; 188; 199; 208 74; 75; 76 n. 169; 77
bpM, 185 S.; 23!
opo' 13 ~riiOor; 52 n. 105

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