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II,4 - UNA DEFIXIO LATINA DAL PALATINO*

Le tabellae dexionum in lingua latina trovate a Roma non sono molte. La classica raccolta dellAudollent93 elenca 54 tabellae di Roma, ma di queste, 34 sono in greco e una decina conservano soltanto
resti dimmagini o segni magici. Rimangono quindi soltanto 10 documenti con testo latino, a proposito
dei quali bisogna aggiungere che di uno si pu veramente dubitare | se rientri nella categoria94, di un altro
si conserva soltanto una misera parte, scarsamente comprensibile95.
Dopo la pubblicazione del Corpus dellAudollent96, sono state pubblicate altre 7 dexiones latine
di origine romana: le cinque su piombo della Johns Hopkins University, edite nel 191297, una grafta
prima della cottura sullargilla di un gruppetto ttile trovato nella necropoli sottostante a S. Sebastiano
sulla via Appia98, unultima dipinta allinterno di unurna cineraria del Museo Nazionale Romano delle
Terme, pubblicata nel 193999. Dunque 16 o 17 in tutto.
A queste si aggiunge ora una nuova che richiama su di s lattenzione gi per il luogo di trovamento.
noto100 che la maggior parte di questi documenti proviene da tombe o comunque da zone sepolcrali; essenziale infatti, per il successo della dessione, era ritenuto che la tabella fosse posta in rapporto

* Due novit epigrache romane, II, in Rend. Ac. Linc., ser.


8, 23, 1968 [1969], pp. 332-340.
Riproduco qui, con qualche modica, parte di una conferenza
tenuta nel maggio 1968 allIstitutum Romanum Finlandiae al
quale, e allAssociazione Amici di Villa Lante, mi grato rinnovare in questoccasione lespressione della mia gratitudine.
Voglio anche ringraziare il Prof. Veikko Vnnen e gli amici
Dott. Heikki Solin e Prof. Armando Petrucci con i quali ho
discusso in varie occasioni gli argomenti qui sotto trattati ricevendone preziose informazioni e consigli che non li rendono
peraltro responsabili del contenuto della presente nota.
93 A. AUDOLLENT, Dexionum tabellae quotquot innotuerunt
tam in Graecis Orientis quam in totius Occidentis partibus
praeter Atticas in Corpore Inscriptionum Atticarum editas,
Paris 1904.
94 Nr. 136 = CIL, I2 4 = ILLRP, I nr. 2 = DEGRASSI, Imagines,
366 (vaso di Dueno).
95 Nr. 153.
96 Un aggiornamento dellopera dellAudollent no al 1914
ad opera di M. BESNIER, Rcents travaux sur les dexionum tabellae latines 1904-1914, in Rev. Philol., 44, 1920,
pp. 5-30. Per il periodo successivo, no ad oggi: H. SOLIN,
Eine neue Fluchtafel aus Ostia, in Comm. Hum. Litt. Soc.
Sc. Fenn., 42, 3, 1968, pp. 1-31; a pp. 23-31 Anhang. Eine
bersicht ber lateinische Fluchtafeln die sich nicht bei Au-

dollent und Besnier nden.


97 W.
W SHERWOOD FOX, The Johns Hopkins tabellae dexionum, Supplement to Am. Journ. Philol., 33, 1912, p. 68 = AE
1912, 139 = BESNIER, art. cit. (nt. 96), nrr. 33-37 = CIL, I2
2520 = A. ERNOUT, Recueil de textes latins archaques2, Paris 1957, pp. 100-104. Sullorigine romana di queste tabelle,
scoperte, secondo lantiquario che le vendette, fuori Porta
Salaria: E. VETTER, Zu Johns Hopkins tabellae dexionum;
in Glotta, 12, 1922, p. 65 e W.
W SHERWOOD FOX, Note on the
Johns Hopkins tabellae dexionum, in Am. Journ. Philol.,
44, 1923, p. 357.
98 G. MANCINI, Not. Sc., 1923, pp. 37-39 cfr. M. DELLA CORTE, Sigillum-devotio, in Rend. Ac. Arch. Napoli, 18, 1938,
pp. 1-13 e SOLIN, op. cit. (nt. 96), p. 29 nr. 33.
99 G. MUZZIOLI, Urna iscritta del Museo delle Terme, in
Stud. Mat. Stor. Rel., 15, 1939, pp. 42-50 = AE 1941, 138
cfr. S. SILVA NETO, Trs inscries do latim vulgar, in Humanitas (Coimbra), 2, 1948-49, pp. 72 sgg. e SOLIN, art.
cit. (nt. 96), p. 29 nr. 34. Una tabella greca dorigine urbana stata pubblicata da M. GUARDUCCI, LItalia e Roma
in una tabella dexionis greca recentemente scoperta, in
Bull. Comm. Arch. Roma, 74, 1951/52, pp. 57-70 = SEG,
XIV, 1957, 615.
100 AUDOLLENT, op. cit. (nt. 93), pp. CVII-CXVI; L. CESANO,
in Diz. Epigr., II, 1910, pp. 1587-1589.

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diretto con gli dei inferi e le anime dei defunti. Altri luoghi che potevano servire altrettanto bene per
depositarvi le dexiones erano, oltre ai recinti delle divinit infere, i pozzi, le fonti dacque termali e
sulfuree, lacqua stessa del mare101. La nuova tabella stata trovata invece sul Palatino, esattamente in
una trincea di scavo (la settima) sul lato meridionale della strada che corre a sud-ovest della c.d. Casa di
Livia, lungo la costruzione che fronteggia la casa stessa, al di l della strada. Del risultato di questi saggi,
compiuti tra il 1950 ed il 1952 e miranti | a precisare la pianta del noto edicio nonch la topograa delle
immediate adiacenze, fu data pronta notizia dallo scavatore, prof. Gianlippo Carettoni, che ringrazio
per avermi poi generosamente invitato ad occuparmi di questo reperto. Si sa dunque102 che in tutta la
trincea il terreno appariva profondamente sconvolto ed il materiale trovato con la tabella risultato
estremamente eterogeneo. Non si pu ritenere certo pertanto chessa sia stata originariamente deposta
qui, ma sembra anche improbabile che venga da lontano. Non esistono daltronde sul Palatino n aree
sepolcrali, n recinti particolarmente adatti ad ospitare tabelle di dessione103. N sembra probabile che
la tabella venga da un pozzo svuotato. Non resta che pensare dunque (a meno che non si voglia supporre, poco probabilmente, che la sua presenza sul Palatino sia del tutto involontaria, dovuta ad esempio
a smarrimento prima che le fasi rituali della maledizione avessero compimento) alluso, attestato dalle
fonti letterarie e dai ritrovamenti, di deporre le tabelle iscritte entro le pareti e sotto i pavimenti e le soglie della casa del desso104.
Laspetto della tabella quello di una laminetta di piombo di forma irregolarmente rettangolare, incurvata in alcuni punti, ma n arrotolata, n piegata, n trapassata da chiodi, come spesso si riscontra105,
spessa circa mm 1, alta da mm 19 a 33, larga mm 122.
Il testo vi inciso con una punta acuminata su entrambe le facce. Pi agevole risulta, dopo leliminazione delle incrostazioni a cura dei tecnici dellIstituto Centrale del Restauro, la lettura della faccia
che diremo A (gg. 1-3). In essa il testo appare costituito da due sole righe scritte con lettere alte da 5
a 9 mm. Molto pi complessa quella della faccia B (gg. 4-6), sulla quale furono tracciate invece ben
cinque righe con lettere, in certi casi, non superiori ai 2 mm. I due facsimili che presento insieme con le
fotograe danno ragione di quella che mi sembrata linterpretazione preferibile dei segni e quindi del
fondamento della lettura che propongo, non esente da dubbi di vario genere come sotto si vedr.
anes comando ut / perdant.
Faccia A: D(i) M

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Faccia B: Innimicos meus comand(o): Domitia / Omonia Menecratis; alius trado: Nicea, / Cyrus, Nice,
Porista, Demo, Asclepiades, / Time, Ce, Philaia, Caletic(he), Menotia, itim / at versar(ios) annor(um)
menor(um).

101

Su questultima specie di deposizioni: W.


W SHERWOOD
FOX, Submerged tabellae dexionum, in Am. Journ. Philol.,
33, 1912, pp. 301-310.
102 G. CARETTONI, Roma (Palatino), Saggi per uno studio
topograco della Casa di Livia, in Not. Sc., 1953, pp. 126147 in part. pp. 141-144.
103 Per la topograa antica del Palatino, raccolta generale
delle fonti in Fontes ad topographiam veteris urbis Romae
pertinentes, vol. VIII, 1, XIX, Regio X, Palatium. Curavit I.
Lugli, Roma 1962.
104 celebre il passo di TAC. Ann., 2, 69, 5: et reperiebantur
solo ac parietibus erutae humanorum corporum reliquiae,

carmina et devotiones et nomen Germanici plumbeis tabulis


insculptum, semusti cineres ac tabo obliti aliaque maleca,
quis creditur animas numinibus infernis sacrari. Vd. anche
HIERON., Vit. S. Hilar., 21 (P. L. Migne, XXIII, col. 39); et
subter limen domus puellae portenta quaedam verborum et
portentosas guras sculptas in aeris Cyprii lamina defodit.
Per ritrovamenti vd. AUDOLLENT, op. cit. (nt. 93), nrr. 113 e
216; SOLIN, op. cit. (nt. 96), Anhang, nrr. 2, 4, 10, 11, 30,
35.
105 Su questi usi e il loro signicato, in particolare A. AUDOLLENT, Quelques aspects extrieurs des tabellae dexionum, in Mlanges Jorga, Paris 1933, pp. 31-39.

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Il senso generale chiaro: il deggente (il cui nome, come di consueto, non compare) invoca gli
Dei Mani chiedendo loro la rovina dei suoi nemici. Nella faccia A la richiesta viene esposta nei suoi
termini essenziali, che assumono quindi un forte rilievo. Nella faccia B linvocazione ripetuta con
precisa indicazione delle persone che sono oggetto della maledizione, secondo il comune uso di questa
categoria di documenti.
Vari dubbi insorgono per quando dal senso generale si passa a questioni di dettaglio e non sempre,
a mio avviso, possibile risolverli. Li elenco qui sotto insieme con qualche particolarit notevole.
A, r. 1. Dal punto di vista paleograco, notare il nesso di M ed A in Manes e la particolare forma
della A in comando sulla quale ritorner pi sotto. - Comando sta evidentemente per commendo come
attestato anche da Velio Longo, grammatico det traianea106; verbo frequentemente usato in questo tipo
di documenti, insieme con mando, demando, trado, per esprimere insieme lidea di afdare, rimettere (il
desso alla divinit) e di chiedere, reclamare (cfr. appunto it. domandare, comandare) la sua morte107.
A, r. 2. Ci si pu chiedere quale sia il valore in questo contesto di perdant: se attivo cio o passivo. Il
dubbio legittimo in quanto il soggetto non chiaro e di un uso di perdo con valore di pereo si avrebbe
documentazione, secondo leditore ed alcuni studi specici anche recentissimi, proprio in altre tabellae
dexionum di Roma108. Nel primo caso il soggetto logico di perdant sarebbe Di Manes, ricavato dal
vocativo pi che nominativo iniziale, nel secondo, inimici, ricavato dalloggetto di comando, sottinteso
qui, ma espresso sullaltra faccia. Il fatto che del senso passivo attribuito a perdo e disperdo nelle tabelle
sopra ricordato si possa anche dubitare109 induce tuttavia ad essere cauti ed | a non andare oltre la segnalazione di questa eventualit, attenendosi piuttosto, nellinterpretazione, al comune signicato attivo del
verbo. Interessante un confronto con PLAUT., Merc., 834 sg.; di Penates, meum parentum, familiai Lar
pater, / vobis mando, meum parentum rem bene ut tutemini. Perdant(ur) non sembra probabile110.
B, r. 1. Innimicos: geminazione della consonante111. - Meus: acc. plur. in -us, cfr. alla riga seguente
alius112. - Comand(o): vd. A, r. 1. Il nome che segue dovrebbe stare allaccusativo e di fatto potrebbe
esserlo per la frequente caduta, nei polisillabi, della -M nale113, ma preferisco considerarlo nominativo

106

Gramm. Lat., ed. Kiel, VII, pp. 73, 10: quamvis commendo dicamus, tamen commando in consuetudine est. Sulla causa (ricomposizione) della perdita delleffetto apofonico: V.
V VNNEN, Introduction au latin vulgaire, Paris 1963,
p. 100. La semplicazione della geminata si ha altre volte
in questo stesso tipo di documenti (ad esempio comedo in
CIL, X 8249 = AUDOLLENT 190), il Thes. Ling. Lat., s.v. non
registra per alcun caso di comando.
107 M.J. JEANNERET, La langue des tablettes dexcration
latines, in Rev. Philol., 41, 1917, pp. 78 e 98.
108 Cio nelle gi ricordate tabellae della Johns Hopkins
University che sono cinque, con testo per identico, se si
eccettuano i nomi dei dessi. La voce perdat ricorre e deve
essere integrata nei vari esemplari come segue: I, 43 (Plotius), II, 41 (Avonia), III, 45 (Vesonia), IV, 39 (Secunda), V,
38 (Aquillia). Sul suo signicato passivo: SHERWOOD FOX,
op. cit. (nt. 97), p. 47; JEANNERET, art. cit. (nt. 107), p. 141 e
Rev. Philol., 46, 1922, p. 17; E. GARCIA RUIZ, Estudio linguistico de las dexiones latinas no incluidas en el Corpus de
Audollent, in Emerita, 35, 1967, p. 240.

109

Secondo W.
W KROLL, ad esempio (Glotta, 6, 1914/15, p.
364), soggetto dellespressione male perdat, male exet, male
disperdat dovrebbe essere non il desso, ma Cerbero ricordato pi sopra ed exet andrebbe interpretato come (v)exet,
non come exe(a)t.
110 Sulle rare attestazioni passive di una coniugazione di
perdo: J. WACKERNAGEL, Vorlesungen ber Syntax, I, Basel
1920, p. 140.
111 Nessun esempio di questo fenomeno, di cui difcile
stabilire la natura (ipercorrezione, raddoppiamento espressivo, falsa ricomposizione) in Thes. Ling. Lat., s.v.
112 Lo scambio -s > -us nellaccusativo plurale piuttosto
comune; per varie attestazioni epigrache si veda ad es. ILS,
III, 2, p. 847. Pi in generale: O. PRINZ, De o et u vocalibus
inter se permutatis in lingua Latina. Quaestiones epigraphicae, Halle 1932; E.H. STURTEVANT, The Pronunciation of
Greek and Latin2, Philadelphia 1940, pp. 115 sgg.
113 E. DIEHL, De M nali epigraphica, Leipzig 1899. Nelle
tabellae dexionum: JEANNERET, art. cit. (nt. 107), pp. 35-38;
GARCIA RUIZ, art. cit. (nt. 108), pp. 87 sg.

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perch in questo caso si trovano tutti, o quasi tutti, i nomi che vengono dopo. Non raro che in un elenco
di nomi propri laccusativo sia sostituito dal nominativo114.
B, r. 2. Omonia: cognomen di Domitia, chiaramente trasposizione latina del greco Omovnoia, cfr. CIL,
X 6723 (Omonia) e CIL, VI 24303 (Omonya); pi comune con aspirata iniziale, nelle forme Homonius, -ia
(CIL, II 3222; VI 3465; X 2378), [Ho?]monya (CIL, VI 34765), Homonoea (CIL, VI 12652 a, b; 24232),
Homonea (ILGN,
ILGN 524)115. - Menecratis: nome del marito (Menecrates, vd. PERIN, Onomasticon, II, p. 254)
ILGN,
di Domitia Omonia; da notare il particolare rilievo conferito a questo personaggio dalla posizione iniziale
ed isolata nellelenco dei dessi. - Alius: per lacc. plur. in -us, vd. B, r. 1; per la forma particolare della A,
vd. infra. - Nicea: pu essere tanto Nicaea (Nivkaia, Nivkea femm.) quanto Nicia(s) (Nikiva("), masch.),
vd. PERIN, Onomasticon, II, pp. 334 e 336; per la forma inconsueta della A, vd. infra.
B, r. 3. Cyrus: (Kuvro"), vd. Thes. Ling. Lat., Onom., II, col. 808 sg., cui si aggiunga, per quanto
riguarda Roma, Bull. Comm. Arch. Roma, 1923, p. 107 nr. 151 ed Epigraphica, 27, 1965, p. 138 nr. 23.
- Porista: nome di dubbia lettura, forse da Poristhv" vd. PAPE-BENSELER, Eigennamen, p. 1236. - Demo:
anche in questo caso dubbio se si tratti del femminile Dhmwv, o del maschile Dahvmwn, vd.: Thes. Ling.
Lat., Onom., III, I coll. 101 e 10 cfr. col. 28 (Damon). - Asclepiades: nome assai comune (Thes. Ling.
Lat., II, coll. 768 sg.), presenta due A della forma particolare gi pi volte rilevata, per cui si veda infra.
B, r. 4. Time: (Timhv), cfr. CIL, VI 16156 e 20915; IX 2177; X 4051; la lettura per non del tutto certa: Rome? (PAPE-BENSELER, Eigennamen, pp. 1319 sg.; PREISIGKE, Namenbuch, col. 355), ma il
segno leggerissimo che potrebbe essere interpretato come O sembra piuttosto una screpolatura della
lamina. - Ce: scrittura imperfetta per Ge (Gh'), nome ben documentato a Roma: CIL, VI 4800, 7783?,
8829, 10020, 11142, 13394, 15447, 18636, 18944, 21944, 21391, 22136, 22137a, 25141, 25852, 28830,
29436, 29531, 29716, 34539, 34344. - Philaia: verosimilmente dal greco Fivlaia, cfr. Fivlaio", in BECHTEL, Personennamen, pp. 447 e 578; per la forma della prima A, vd. infra. Caletic(he): anche questo
nome ben documentato, vd. Thes. Ling. Lat., Onom., II, col 97, cui si aggiunga, per quanto riguarda
Roma, CIL, VI 38862 (Caletyce) e Not. Sc., 1917, p. 24 nr. 6 (Caletyc(he)), nonch vari esempi nella
forma Callityche (Bull. Comm. Arch. Roma, 1915, p. 303 = Not. Sc., 1916, p. 104 nr. 89; Bull. Comm.
Arch. Roma, 1925, p. 206 nr. 16 e 1941 p. 181 nr. 110; Epigraphica, 1961, p. 19 g. 6e; Op. Rom.,
4, 1962, p. 144 nr. 41). - Menotia: si potrebbe anche leggere Menotiam collegando a questa parola di
lettura certa la M pi grande e isolata che si vede, verso il margine destro tra penultima ed ultima riga;
in tal caso avremmo linteressante fenomeno di una lista in cui tutti i nomi appaiono irregolarmente al
nominativo, meno lultimo che sarebbe nel caso giusto, ma sarebbe pi logico aspettarsi il contrario e la
M piuttosto staccata, sembra unaggiunta posteriore. Il suo signicato non mi chiaro116. Lorigine del
M,
nome dovrebbe essere da Mhnoqeva = Menothea (cfr. CIG, II 3142, III 3; CIL, VI 7394 a) con perdita
dellaspirazione ed assottigliamento della in iato. - Itim: sta per item forse per sostituzione di sufsso
pi che per mutamento fonetico (vd. Thes. Ling. Lat., VII, 2 col. 532; confronti epigraci in CIL, VIII
2557 cfr. 18050 e CIL, XI 1836). La lettura non del tutto certa; le lettere, pi grandi, non sono inoltre
perfettamente allineate n con la quarta riga n con la precedente sicch qualche dubbio si pu avere
anche sulla posizione da assegnare alla congiunzione, se di questo si tratta, nel testo. Per le ragioni che
espongo pi sotto propendo per la ne della quarta riga.
114

JEANNERET, art. cit. (nt. 107), pp. 129 sg.; E. LFSTEDT,


Syntactica, I2, Lund 1942, p. 80.
115 Su questo nome, vd. anche J. SVENNUNG, Kleine Beitrge
zur lateinischen Lautlehre, Uppsala 1936, p. 38.
116 Vi si potrebbe vedere unabbreviazione di Manes, mors

o simili, oppure un esempio dei cosiddetti carakth're~,


singole lettere che si consideravano fornite di grande forza
magica: AUDOLLENT, op. cit. (nt. 93), pp. LXXII sg.; CESANO, in Diz. Epigr. II, 1910, p. 1577. Sul valore magico della
scrittura, vd. anche infra.

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B, r. 5. At versar(ios): parola duso abbastanza frequente nelle tabellae dexionum ludicrae e iudiciariae117. Da notare che la preposizione, come spesso accade, separata dal resto della parola e la -d ha
subito il passaggio a sorda118. - Annor(um) menor(um): lettura ed interpretazione dubbie; intenderei la
progressione Innimicos meus comando alius trado itim at versar(ios) annor(um) | menor(um) come
1espressione di un progressivo allargamento della rosa dei dessi, dallavversario principale, ad una
serie di altre 11 persone nominativamente indicate, ai gli di tutti costoro, anche in tenera et, compresi
genericamente nellespressione at versar(ios) annor(um) menor(um)119.
La causa della dessione rimane incerta: luso dei termini inimici ed adversarii, considerata la variet delle accezioni, non sufciente per un preciso inquadramento. Il fatto che la principale dessa sia
una donna il cui marito non gura nellelenco successivo suggerisce la categoria delle amatoriae, ma il
gran numero dei dessi fa propendere piuttosto per quella delle iudiciariae o meglio la fa includere tra
quelle poste per pi generici motivi dodio: calunnia, torti subiti e simili.
Dal punto di vista onomastico e sociale da notare che, se si eccettua la prima, tutte le persone
desse presentano simplex nomen di derivazione greca. Si tratter con tutta verosimiglianza di schiavi,
Domizia Omonia moglie di Menecrate sar piuttosto liberta. Daltra parte il gentilizio della donna, sommato al ritrovamento della lamina sul Palatino e ad una probabile sua datazione al I sec. d.C. quando il
colle era stato trasformato per lo pi in residenza dellimperatore e della sua familia, induce ovviamente
a pensare alla gens Domitia cui appartenne, per nascita, Nerone, ma non mi sembra vi siano argomenti
sufcienti per insistere su questo accostamento.
Un ultimo aspetto da considerare quello paleograco. La scrittura usata la cosiddetta corsiva
antica, con le caratteristiche di tratteggio chessa tende ad assumere quando viene tracciata su una supercie dura (sia pure relativamente come il piombo) dove i tratti curvi, ad esempio, ed i segni consecutivamente ascendenti e discendenti, risultano difcili da realizzare. Il fenomeno particolarmente visibile
nel tratteggio delle lettere C, D, O, P, R, S, in ognuna delle quali evidente la tendenza ad evitare i segni
curvi, o dando loro un andamento spezzato, o verticalizzandoli. La E sempre del tipo a due tratti verticali. Il nesso di M ed A in Manes (A, r. 1) gi stato rilevato.
Ma pi interessante di tutte risulta la lettera A che si trova sulla tabella, sia nella forma abituale,
ad esempio nei grafti pompeiani, con la sbarra mediana rappresentata da un piccolo segno verticale
sospeso nel vuoto, talora ridotto ad un semplice puntino, sia in pi varianti di unaltra forma che, a quel
che mi risulta, dovrebbe essere del tutto nuova.
La incontriamo una prima volta in A, r. 1 (comando) e quindi in B, r. 2 (alius, Nicea), B, r. 3 (Asclepiades), B, r. 4 (Philaia, Caletic(he)) e B, r. 5 (at versar(ios)). In questi casi, la lettera, come si vede
sulle foto e nei facsimili, risulta costituita da due segni ad angolo acuto pi o meno inclinati rispetto al
rigo, semplici e con un segno complementare pi o meno accentuato allestremit del tratto inferiore
(vd. particolarmente A, r. 1: comando e B. r. 5 at versar.). Che si tratti di una A fuor di dubbio. Ci
si deve chiedere tuttavia quale possa essere lorigine | di questa forma affatto particolare della lettera.
Propongo due ipotesi: una che tiene conto del carattere magico del documento, laltra pi strettamente
paleograca.
117

Ad esempio AUDOLLENT, op. cit. (nt. 93), nrr. 93, 133,


275, 276, 278, 282, 283. Per le varie accezioni della parola
anche fuori delle tabellae dexionum: Thes. Ling. Lat., I,
coll. 842 sgg. e OLCOTT, Thes. Ling. Lat. Ep., I, pp. 22 sg.
118 Il fenomeno particolarmente frequente proprio in parole come atversarii e atvocati. Sulla sua origine VNNEN,

op. cit. (nt. 106), p. 73: GARCA RUZ, art. cit. (nt. 108), pp.
74, 82 e 85.
119 Il passaggio > e frequente anche in posizione pretonica: JEANNERET, in Rev. Philol., 40, 1916, pp. 246-248;
GARCA RUZ, art. cit. (nt. 108), pp. 64 sg.

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noto che, tra gli elementi che assicuravano efcacia alle dessioni, una parte di primo piano spettava (con la scelta della divinit, il formulario, la disposizione materiale del testo, le gurazioni e segni
magici, il rituale ed altro) agli stessi segni alfabetici, particolarmente greci, cui si attribuiva speciale
virt magica120. Particolari accorgimenti potevano poi accrescerne ulteriormente lefcacia e tra questi
fu probabilmente luso di rovesciare alcune lettere121. Le A di forma inconsueta che si trovano nella nuova tavoletta potrebbero essere per lappunto nuovi esempi di tali lettere rovesciate mediante rotazione
attorno ad un asse inclinato passante per il piede della lettera stessa.
Laltra ipotesi che propongo esclude ogni alterazione di carattere magico ed individua lorigine della
nuova A in un processo di semplicazione della lettera. Per solito questa si attua (e ne abbiamo anche qui
qualche caso) eliminando prima di tutto il terzo segno, sia esso sbarra mediana, trattino o punto. Nel caso
della A da spiegare, il processo di semplicazione, se di questo si tratta, sembra presupporre per un tracciato diverso da quello della A classica della corsiva antica, vicino piuttosto a quella che si avr nella scrittura cosiddetta onciale. In questa scrittura, com noto, la lettera non pi costituita da due segni distinti
incontrantisi ad angolo acuto in alto, completati o meno da sbarra, trattino o punto, ma caratterizzata, o
dalla riduzione ad occhiello della prima asta (con residuo di sbarra mediana sospesa o mancante), o dalla
fusione dellasta di sinistra col tratto mediano il che fa assumere alla lettera una forma quasi triangolare.
Da questultimo tracciato appunto, con progressiva semplicazione e disarticolazione dei segni, secondo
lo schema che propongo qui sotto, crederei possibile che si sia sviluppata la nuova A.

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UnA del genere presupposto allinizio di questa serie non dovrebbe meravigliare nel I secolo d.C.,
et cui penserei di attribuire questa nuova tavoletta. Esempi pi o meno vicini a questa forma coincidente con un tipo della A denita dallo Schiapparelli onciale arcaica122 si trovano, come | ha notato di
recente il Petrucci123 in vari documenti grafti ed incisi di Pompei e Roma intorno alla met del I secolo
d.C., nonch, fuori dItalia, gi in alcuni grafti del gruppo H di Condatomagus databili tra il 40 e il 60
d.C. Se mai, il fenomeno apparirebbe importante per lattestazione di un ulteriore processo di semplicazione e trasformazione della lettera e per il genere di documento in cui sincontrerebbe. Si avrebbe
cio ancora una conferma che lo sforzo pi deciso, spregiudicato, precoce, verso un adattamento corsivo
delle forme capitali non si ebbe in ambiente colto, bens laddove la scrittura fu meno inuenzata dalla
tradizione e dal ricordo frenante di una rigida educazione scolastica, vale a dire principalmente nelle
province oppure, in Italia, negli ambienti di poca cultura, e non in ambito librario, bens nella scrittura
usuale, soprattutto dellusuale a sgrafo come la nostra124. Mancano tuttavia confronti allesterno e non
si riscontrano nella tabella stessa altre forme minuscole o vicine alle minuscole.

120

AUDOLLENT, op. cit., pp. LXVIII-LXXIII, CIX; CESANO,


art. cit. (nt. 116), pp. 1561, 1569, 1577, 1587; vd. anche, in
generale, F.
F DORNSEIFF, Das Alphabet in Mystik und Magie,
Leipzig 1925.
121 Numerosi esempi di lettere rovesciate, tra cui anche di
A, peraltro affatto diverse da queste, sono forniti da una dexio di Poetovio, pubblicata con facsimile da A. v. PREMER-

STEIN,

in Jahrb. sterr. Inst. Byzant., 9, 1906, pp. 192-198.


L. SCHIAPPARELLI, La scrittura latina nellet romana,
Como 1921, pp. 40 sg.
123 A. PETRUCCI, Per la storia della scrittura romana: i grafti di Condatomagus, in Bull. Arch. Pal. Ital., ser. 3, 1, 1962,
pp. 93 sg.
124 PETRUCCI, art. cit. (nt. 123), pp. 126 sgg.
122

NOTA COMPLEMENTARE Omessa da AE. Una nuova dexio che potrebbe essere di origine urbana stata pubblicata da M.
IENTOFT-NILSEN, in Getty Mus. Journ., 8, 1980, pp. 199-201 cfr. H. SOLIN, in Arctos, 22, 1988, pp. 141-146 (ID., Analecta epigraphica, Roma 1998, pp. 297-301). Qualche lavoro dinsieme sulle dexiones latine apparso dopo il 1968: K. PREISENDANZ,

4 - UNA DEFIXIO LATINA DAL PALATINO

151

in Reallex. Ant. Christ., 8, 1969 [1972], coll. 1-29; E. GARCA RUIZ, Estudio linguistico de la dexiones latinas (no incluidas en
el Corpus de Audollent), in Emerita, 25, 1976, pp. 55-89; R.S.O. TOMLIN, The Curse Tablet, in The Temple of Sulis Minerva at
Bath, II, The Finds from the Sacred Spring, Oxford 1988, pp. 59-227; G. BARTOLETTI, La scrittura romana nelle tabelle dexionum. Note paleograche, in Scr. Civ., 14, 1990, pp. 7-47 (a pp. 14 sg. e nello schema 1 a p. 43 sulla particolare forma della A di
questa tabella); J.G. GAGER, in Curse Tablets and Binding Spells from the Ancient World, Oxford 1992; F. GRAF, La magia nel
mondo antico, Bari 1995, pp. 115-168; H. SOLIN, Corpus dexionum antiquarum. Quelques rexions, in Latin vulgaire, latin
tardif ((Acta
Acta Coll. Caen 1994), Hildesheim-Zrich-New York 1995, pp. 569-576. Due nuove dexiones greche di Roma sono
state pubblicate di recente da G. BEVILACQUA, in Epigraphica, 60, 1998, pp. 113-134. Si attende la pubblicazione del gruppo
di dexiones trovate nel nemus di Anna Perenna (A. LA REGINA, in Lex. Top. Urb. Rom., Suburbium, I, 2001, pp. 61 sg.). Nel
Digesto e nel Codice con minores sintendono i minores viginti quinque annis, cio coloro che non hanno ancora raggiunto la
legitima aetas: C. FAYER, La familia romana. Aspetti giuridici e antiquari, I, Roma 1994, pp. 587-609 (cura minorum, in part.
pp. 587 sg. e 606).

1 - Dexio, faccia A (con illuminazione da sinistra).

2 - Dexio, faccia A (con illuminazione da destra).

3 - Dexio, faccia A (apografo).

152

II URBS ROMA

4 - Dexio, faccia B (con illuminazione da sopra).

5 - Dexio, faccia B (con illuminazione da sotto).

6 - Dexio, faccia B (apografo).

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