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Mariangela Lucchese

DAMS 2022/2023
Letteratura italiana contemporanea
Letteratura italiana contemporanea
Vedremo gli autori del 9oo e il loro approccio alla scrittura
tramite l' avventura e la coscienza , la quale sarà però in
crisi, turbata e smarrita.

Una delle autrici che studieremo è Elsa Morante che afferma


che Nella scrittura si riversa l'avventura disperata,
inventata o reale, di se , che caratterizza il suo modo di
essere nel mondo.

Un autore per quanto pensa di inventare scriverà sempre


fatti di autobiografia. Un testo autobiografico non è un
racconto dettagliato di fatti ma l'avventura disperata di
una coscienza.
Elsa Morante afferma inoltre che il sogno essendo più
rivelatore della veglia con i suoi linguaggi diventa elemento
auto conoscitivo, risvegliando turbamenti "correnti basse
e sudice di sé", dunque il sogno può essere usato come
strumento conoscitivo.

Un'altro autore è Federico de Roberto, il quale fu il primo a


cogliere lo sfaldamento e la crisi conoscitiva comportata
dall'affermarsi della borghesia industriale intorno agli anni
90 dell'ottocento.
Per lui questo periodo verrà definito scontento universale
come un sisma che fa vacillare le certezze di quel tempo in
ogni campo sociale, religioso anche personale, motivo per il
quale vedremo una forte crisi dell'io.
M.L.
"IL PARADISO PERDUTO" DE ROBERTO

De Roberto nel 1890 pubblicò "il paradiso perduto" pubblicato


insieme all'articolo del Fanfulla.
La narrazione inizia senza la descrizione di un tempo di un
luogo e di uno spazio. Sentiamo solo un sentimento di
oppressione portato non solo dal modo di descrivere la
scena , ma dalla personificazione degli oggetti attraverso
una descrizione già filtrata da un punto di vista per
proiettare un sentimento in questo caso proveniente dal
tradimento.

Egli disloca gli stati interiori della coscienza agli stati


esteriori (ambientali o fisionomici) deformandosi, poiché
caricati da un’espressione aggiunta.
Possiamo definire il treno lo specchio del turbamento.

Pirandello tre anni dopo parlerà appunto di questo periodo


proprio come lo smarrimento in un cieco labirinto, sta ad
indicare proprio la difficolta nell’uscire perché oscuro
immenso un mistero impenetrabile.
M.L.
Federigo Tozzi
L’espressionismo “provinciale” di tozzi

Federigo Tozzi oppone all’orizzonte della modernità la


sofferta esperienza di un mondo provinciale in cui la
persistenza di un’antica società si intreccia con i
frammenti di un ambiente artigianale, piccolo-
borghese.

La vita

Tozzi nasce a Siena nella fine dell’800, vive l’adolescenza in


difficile rapporto con il padre, che l’ha sempre guardato
con diffidenza. Durante la sua quotidianità egli sviluppa un
carattere aggressivo e rissoso, sicuramente dovuto ai
continui scontri col padre.
La morte del padre, lo rende erede di una notevole
fortuna, grazie al quale riesce ad abbandonare l’impiego
ed a dedicarsi completamente al lavoro letterario.
Dopo il suo primo libro, Bestie, pubblicato nel 1917, si
impegnò nella stesura di opere narrative, mentre era
assillato da problemi economici dovuti alla trascuratezza
nella gestione dell’eredità paterna. Inoltre, manifestava
un ossessivo bisogno di religiosità.
Morì a Roma, per una polmonite, nel 1920.
M.L.
La scrittura

La scrittura di Tozzi nasce da un fondo autobiografico è


da una visione di tipo naturalistico, citando De Benedetti
<<il naturalismo rappresenta in quanto spiega; Tozzi
rappresenta in quanto non sa spiegare>>.
La realtà esterna invade il suo spazio visivo come una
presenza misteriosa, carica di veleni dei quali non si
rintraccia l’origine e che spesso coincidono con la sua
sofferente psicologia.
Nelle sue rappresentazioni Tozzi evita di distendersi in
lunghi percorsi narrativi, che riportano al
frammentismo de “La Voce” (rivista del ‘900).
La scrittura di Tozzi e le complicazioni psicologiche da cui
essa nasce, possono rintracciarsi già nelle lettere
scambiate con la moglie, pubblicate nel 1925 col titolo di
“Novale”. Essenziali inoltre “Ricordi di un impiegato”, legati
alla sua esperienza di impiegato delle ferrovie, composti
nel 1910 sotto forma di diario (pubblicati su “La rivista
letteraria” a cura di Borgese nel 1920).
Nel racconto frammentario di Tozzi si evince la
percezione di una grigia esistenza dovuta alla presenza
estranea e nemica di chi gli sta intorno.
Nel diario destrutturato e frammentario, l’io appare del
tutto frantumato e addirittura inesistente.
Prova eccezionale di scrittura frammentaria è quella di
Bestie, brevi testi scritti tra il 1915 ed il 1917, che si
riferiscono alle situazioni più diverse, da cui sempre si
svolgono analogie con figure animali.
Rispetto a questa dimensione frammentaria, gli ultimi
romanzi presentano un nuovo impegno costruttivo. M.L.
“Con gli occhi chiusi”

“Con gli occhi chiusi”, romanzo pubblicato nel 1919, ma


scritto nel 1913, può essere considerato il capolavoro di
Tozzi.
Troviamo una narrazione in terza persona, in un
succedersi di brani disposti come frammenti che
raccontano la vicenda carica di elementi autobiografici
di Pietro Rosi (chiaro alter ego), ed il suo innamoramento
per la contadina Ghísola, fino ad arrivare al momento in
cui la protagonista si scopre incinta di un altro uomo.

Pietro si presenta come un <<inetto>>, il suo non voler


vedere è anche un modo di sfuggire alla stranezza
dell’esistenza, agli oggetti artificiali e naturali, alle
persone di cui subisce la minacciosa estraneità.
Il romanzo si può definire di formazione, la storia di
un’esperienza di delusione che è incisa da sempre nel
mondo che gli sta attorno: ma, è la realtà a cedere ed a
sfaldarsi, insieme al personaggio.
Non ci sono segni, in quanto irraggiungibili, di felicità: il
mondo appare irrespirabile, chiuso a qualsiasi possibilità
d’amore.
M.L.
“Il podere”

Il podere presenta la vicenda di Remigio Selmi, un <<inetto>>


anch’egli, che, quanto più cerca di comportarsi in un modo
benigno, tanto più gli altri si accaniscono contro di lui,
attribuendogli la responsabilità di qualsiasi ingiustizia.
Tramite un crescendo velocissimo ed iperbolico, è
costretto a muoversi come un automa in mezzo a
rapporti in cui non riesce a riconoscersi, fino al momento
in cui un suo contadino, lo uccide con un colpo d’accetta.

La narrazione riversata completamente sui fatti può far


pensare ad un ritorno di Tozzi ad un’ottica più
tradizionalmente naturalistica: ma il linguaggio, retto da
periodi brevissimi, da frequenti frammenti di dialogo, da
un dominio quasi totale della paratassi, non si riduce
affatto ad una registrazione oggettiva della realtà.

L’incapacità di vivere di Remigio è anche una specie di


resistenza passiva alle leggi economiche e naturali, un
bisogno di essere “altrove”. In lui è possibile scorgere
addirittura un’immagine distorta ed umiliata.

“Tre croci” M.L.

In “Tre Croci” la figura dell’inetto-vittima si rispecchia nella


vicenda dei tre fratelli Gambi, i quali precipitano in una
spirale di errori che li conduce alla rovina ed alla morte: ma
l’assurdità della loro storia finisce per trasformarli in
figure simboliche, vittime di un’espiazione per il male stesso
di vivere.
Luigi P irandello
La vita

Luigi Pirandello nasce nel 1867, nei pressi di Girgenti (nome


classico di Agrigento), da una famiglia borghese.
Compie gli studi liceali a Palermo e si trasferisce in a
Germania per intraprendere gli studi di filologia romanza.
Deciso a dedicarsi alla letteratura, si trasferisce a Roma,
dove scrisse il suo primo romanzo dal titolo “L’esclusa”.
Da quel momento in poi, oltre a numerosissime novelle,
vennero composti i romanzi “Il fu Mattia Pascal”, “I vecchi
e i giovani”, “Suo marito”. Il successo del primo indusse
uno dei maggiori editori del tempo ad occuparsi della
pubblicazione delle sue opere.
M.L.
L’esordio teatrale

Il 1915 è un anno risolutivo per il destino umano ed


intellettuale di Pirandello: il 19 aprile al teatro Manzoni di
Milano va in scena la sua prima commedia in tre atti “Se non
così…”. Da questa esperienza prende avvio un suo nuovo
impiego nella scrittura teatrale. Sia in lingua che in
dialetto siciliano; proprio gli anni della grande guerra
scrive alcune opere celebri.

Pirandello considera la guerra un necessario compimento


storico del Risorgimento, ma ne individua anche aspetti
negativi e distruttivi. Il figlio Stefano è al fronte, dove
cade prigioniero è torna solo alla fine della guerra.
Il 1920 è l’anno della piena affermazione del teatro
pirandelliano: il culmine viene raggiunto grazia al
capolavoro di “Sei personaggi in cerca d’autore”, che, dopo
il fiasco della prima rappresentazione a Roma, trionfa a
Milano nel 1921, successo internazionale che porta
Pirandello sulle scene di tutto il mondo.

Da una vita sedentaria, lo scrittore passa ad un’inquieta


condizione di viaggiatore, scrivendo soprattutto negli
alberghi e raggiungendo i maggiori centri teatrali
d’Europa e d’America; arricchisce il suo reportorio di
nuove commedie e segue direttamente la vita delle
compagnie teatrali, impegnandosi anche in attività da
regista. M.L.
Egli mostra una viva curiosità per le tecniche dello
spettacolo, in primo luogo il cinema.

Mira ad una sistemazione globale di testi teatrali sotto la


denominazione di “Maschere nude” e le novelle sotto quella
di “Novelle per un anno”.

Nel 1925, grazie a Mussolini, trova finanziamento per un


nuovo organismo teatrale, il Teatro d’Arte a Roma,
tramite il quale costituì una vera e propria compagnia,
diretta dallo stesso Pirandello, che scritturò la giovane
attrice Marta Abba, a cui si legò sentimentalmente e che
lasciò erede dei diritti delle sue ultime opere.
Tuttavia, il Teatro d’Arte dovette cessare l’attività nel
1928; Nel 1934 gli venne assegnato il premio Nobel per la
letteratura.
Durante le riprese di un film tratto da “Il fu Mattia Pascal”,
si ammalò di polmonite e morì a Roma nel 1936.
“Arte e coscienza d’oggi”

1893 ”Arte e coscienza d’oggi” coscienza del 900


Deformazione espressionistica M.L.

Io non so se la coscienza
moderna sia veramente così
democratica e scientifica
come oggi comunemente si
dice. Non capisco certe
affermazioni astratte. A me
la coscienza moderna dà
l’immagine d’un sogno
angoscioso attraversato da
rapide larve or tristi or
minacciose, d’una battaglia
notturna, d’una mischia
disperata, in cui s’agitino per
un momento e subito
scompaiano, per riapparirne
delle altre, mille bandiere, in
cui le parti avversarie si sian
confuse e mischiate, e
ognuno lotti per sé, per la sua
difesa,contro all’amico e contro al nemico. È in lei un
continuo cozzo di voci discordi, un’agitazione continua. Mi
par che tutto in lei tremi e tentenni. Alla calma fiduciosa
di certa gente serena non credo.

ipotetica didascalia dell’urlo di Munch


Attraverso l'immagine di un sogno angoscioso egli vuole
farci comprendere come il sogno senza logica ci confonde
sul mondo che può essere reale o di dormiveglia essendo
sfocato. M.L.
Bandiere che riguardano l'appartenenza dell'immagine
collettiva è una nazione.
L'uomo che per autodifesa e autoconservazione si ritrova
a combattere con l'amico e con il nemico.
Le larve sono le presenze inquietanti e il cozzo è lo scontro.

La rappresentazione raggiunge il culmine in questo climax


ascendente, cioè una gradazione incalzante di immagini
culmina in un cozzo di voci incalzanti: si tratta di una realtà
ossimodica, ovvero abitata da contraddizioni che non si
coincidono, destinate a rimanere coesistenti nel loro
contrasto.
Durante lo scontro , egli polemizza la società borghese di
quel tempo che ignora e non vede i problemi.
D' ora in poi pirandello erode l’idea dell' istituzione borghese
proprio perche egli ne faceva parte.

Il quadro è un anticipatore di quello che poi viene definito il


movimento espressionista, si punta sull’immagine e la si
carica di un’espressività aggiunta che ne deforma i
contorni. Il turbamento profondo della coscienza viene
dislocato dall’interiorità del personaggio ai dati esterni,
specialmente ai dati fisionomici che vengono deformati in
senso drammatico, tragico, talvolta anche riscontrando
caricature.
“L’esclusa” Pirandello

Romanzo del 1893 coevo al saggio "arte e coscienza di oggi", temi


di fine ottocento condivisi e ricorrenti, famiglia borghese, ecc...
temi a cui dare una prospettiva diversa.
Doveva intitolarsi Marta Ajala, donna accusata ingiustamente di
adulterio.
Storia turbolenta di questa donna messa al bando dopo un
accusa di adulterio non commesso.
Il titolo vuole essere preludio di un percorso che vede
l’autoanalisi di se stessa e la visione della società che la circonda,
che la allontana con occhi diversi, ella comincia a cogliere delle
contraddizioni e delle ipocrisie in questo mondo borghese che
fino ad un attimo prima era tutta la realtà che conosceva .
Il romanzo accompagna Marta in questa presa di coscienza,
vittima degli inganni della società.
Ella però dopo l’allontanamento iniziale ci ritorna ma con una
nuova consapevolezza di tutte le storture che lo compongono ,
però è un personaggio che ancora non ne esce del tutto e non si
ribella, ma già ne prende coscienza .

Primo personaggio di Pirandello egli lavora su un personaggio


femminile in maniera diversa, in maniera moderna, discostandosi
in modo leggero dall'idea e lontano dal cliché di quel tempo.
Egli coglie ed accende l'attenzione sui pensieri di Marta, rivelatori
di pensieri e stati d'animo.
Pensieri strani, lampi di follia, egli pensa ad un anima diversa
dentro di sé che le fa provare questi sentimenti incomprensibili e
non dettati dalla logica convenzionale, sono pensieri senza logica
di causa-effetto ed inconfessabili. Guarda la realtà sentendosi
lontana da essa. E ciò fa però ritornare in ciò a cui era abituata,
per paura di ciò che prova, ma ormai tutto è diverso o
influenzato da ciò che ha provato. M.L.

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