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EUGENIO MONTALE

È senza dubbio uno degli autori più grandi del 900, ha ricevuto il premio Nobel
della letteratura nel 1975 per la poesia.

E’ essenzialmente un poeta, ma anche un giornalista.

Muore alla fine degli anni 70, quando c’era la tv, abbiamo interviste in cui lui ci
parla dei suoi scritti, quindi non dobbiamo interpretare le sue poesie, ma è lui
stesso che le spiega.

Ha vissuto diverse guerre, ha combattuto nella prima guerra mondiale, ma non


nella seconda per la sua età avanzata.

Genova, Milano, Firenze sono le tre città importanti nella vita di Montale.

Nasce a Genova da una famiglia abbastanza agiata, tant’è che studia e i suoi
studi non vertono per l’umanesimo infatti si diploma in Ingegneria.

La sua vocazione è l’arte, prende anche lezioni di canto, dipingeva, quindi


malgrado la formazione non proprio umanistica ha questa propensione dell’arte
in generale.

Arriva alla letteratura per passione personale e non per studi.

Le prime poesie vengono pubblicate dopo la guerra, risalgono al primo dopo


guerra.

Durante gli anni del fascismo la sua posizione è nettamente contraria, a


differenza degli altri intellettuali che danno la loro adesione al partito fascista,
Montale da subito si dissocia.

Anzi quando esce nel 1935 il ‘Manifesto degli intellettuali antifascisti’


promosso da Benedetto Croce, lui lo firma. È chiaro che questo fatto di
schierarsi dal fascismo negli anni 20 lo segna, infatti va contro tendenza.

Un anno importante è il 1925 anche perché è l’anno in cui esce la sua prima
raccolta poetica, OSSI DI SEPPIA.

Le seppie sono molluschi, le ossi di seppia è lo scheletro dei molluschi.


L’osso di seppia è qualcosa di banale, è un residuo e che da anche al tempo
stesso l’idea dell aridità, rimane lì, è un residuo.

Nel 1927 si trasferisce a Firenze che negli anni del fascismo è la culla della
antifascismo.

Durante la seconda guerra mondiale, lui non partecipa perché è troppo grande di
età, appoggia la resistenza. Ma rimane deluso alla situazione politica che ne
esce, resta amareggiato dalla direzione della vita politica italiana e non si
schiera da nessuna parte .

Anche Montale comincia a provare un senso di fastidio nei confronti della


società contemporanea, sono gli anni del boom economico, l’omologazione,
tutti ideali materialisti.

Montale è il primo che recensisce positivamente la coscienza di zeno.

Ha due strumenti per parlare della società contemporanea, per scrivere:


- da giornalista, si trasferisce a Milano dove scrive saggi e articoli di giornali, è
un modo per commentare ciò che accade attorno a lui. Una delle domande che
si pone è: ha senso o no fare ancora poesia? Perché evidentemente lui si
interroga, in una società materialistica, il ruolo dell'intellettuale.
- come poeta attraverso le sue poesie

Ogni raccolta riflette un momento particolare della vita del poeta e del periodo
storico.

La poetica di Montale si evolve in relazione ai cambiamenti storico-sociali che


lui sta vivendo.

Ossi di seppia ha delle caratteristiche quindi molto diverse dalle poesie che
troviamo in Satura.
Quindi una poetica che si evolve nel tempo.

Morirà a Milano , ma poi viene sepolto vicino Firenze perché lì c'era la tomba
della moglie.

La moglie è Drusilla Tanzi, la loro è una storia tormentata perché Montale ha


avuto tante donne, e tutte le donne che lui ha avuto le ha menzionate nella sua
poesia e spesso le ha nominate con degli pseudonimi.
La donna in Montale diventa simbolo di quella cultura che salva quando tutto
va alla deriva.
Quando Montale parla della donna, vede l’immagine materna che può salvare e
che incarna proprio quei valori che non tramontano mai .
(cultura= donna)

Meriggiare pallido e assorto, Ossi di Seppia, Montale

I tempi verbali indefiniti sospendono l’aspetto temporale donando fissità,


perché Montale vuole descrivere una situazione comune a tutti gli uomini a
prescindere dal tempo.

Si allinea con l’idea che l’uomo debba fare i conti con la realtà.

Fa riferimento ad un passaggio metafisico, onirico in termini negativi, facendo


riferimento alla pittura di Dalì.

La natura è descritta come parte oscura per descrivere l’angoscia di un caldo


pomeriggio.

Il poeta ha un atteggiamento ossessivo ciò che lo limita e lo tiene fermo.

La cicala sottolinea una triste meraviglia, l’uomo è destinato ad una vita piena
di ostacoli.

In Montale troviamo la poetica degli oggetti, in cui ognuno assume un


significato.

Spesso il male di vivere ho incontrato, Ossi di seppia, Montale

male di vivere: il non voler alimentare una vitalità che arde dentro di noi.

correlativo oggettivo: tecnica di Elliot, identificare emozioni in oggetti.

L’unica scappatoia dell’uomo è quella della divina indifferenza.

Esterina sta per compiere vent’anni, è nel pieno della sua giovinezza, non ha
paura di nulla.
La poesia è ambientata in estate, gli aggettivi ci rimandano ad un ambiente
altolocato a livello letterale.

Viene citata Diana, dea della caccia estremamente coraggiosa.

Sembra quasi ci sia un osservatore esterno che descrive le mosse di Esterina.

Il tempo avanza ma Esterina ignora questi segnali perché si sente nel pieno
dell’età e non ha preoccupazioni.

L’acqua è la metafora della purificazione, elemento cristallino che porta a


rinnovarsi.

Esterina si alza dallo scoglio e avanza sul ponticello, sicura della sua bellezza,
pronta ad un incontro con la persona amata.

Se la lirica di concludesse dopo questa descrizione idilliaca di una storia


d’amore, sarebbe una poesia leggera e piacevole, ma il distico finale fa capire
che l’osservatore deve osservarla da lontano senza poterla raggiungere, come
Catullo e la sua amata.

Esterina viene elogiata non solo per la sua bellezza esteriore ma anche per la
sua personalità sicura, è bella perchè è lei.

Con questa lirica capiamo come Montale non sia attribuibile ad una corrente
letterale.

Come un falsetto musicale, Montale altera un argomento come la donna che in


d’Annunzio era esaltata in maniera eclatante, la riduce alla pragmaticità.

Invidia la capacità di Esterina di prendere le cose così come sono, proprio per la
sua giovinezza.

Lei non conosce la realtà futura, è capace di non sottoporsi al peso della società
perché nella giovinezza c’è la capacità di non farsi carico di questi pesi.
Temi: un paesaggio di aridità e di
solitudine – il vuoto dei valori e la
mancanza di certezze - l'errore di chi
presume di aver capito tutto e di essere
padrone della propria vita – il ruolo
della poesia: testimoniare la crisi.

Non chiederci la parola, Ossi di seppia, Montale


Ho sceso dandoti il braccio, Satura, Montale

Lirica dedicata alla morte della moglie, nonostante la morte sia il processo più
naturale di tutti, è l’esperienza più terrificante che possa vivere un uomo, è vista
come un tradimento.

Ci accorgiamo dell’importanza delle persone solo quando non le abbiamo più.

Il primo rigo esprime un gesto quotidiano, di massima complicità, lei si affidava


a lui pur non avendone bisogno, lui si offre in aiuto sapendo che a lei non serva.

Piove, Satura, Montale

Ricalca “la pioggia nel pineto”.

È la pioggia della città, uno stillicidio senza tonfi, la voragine è così profonda
da non avere fine.

La pioggia è così fitta da non far vedere nulla, piove anche sui problemi
dell’uomo.

La poesia è una malattia endemica, la letteratura è inutile, non da prodotto, ma


solo emozioni ed interverrà nelle situazioni di dolore.
LEONARDO SCIASCIA

Nasce nel 1921, l’anno in cui Pirandello pubblica “Sei personaggi”.

Il giorno della civetta

Romanzo pubblicato nel 1961, unico nel suo genere, si configura come giallo, il
primo in Italia.

Fa riferimento ad un fatto realmente accaduto e lo trasfigura in un altro testo.

Si rifà al neorealismo, raccontare le cose con oggettività ma con lo scopo di


raccontare, in Sciascia si trasforma in denuncia più che racconto.

“come la civetta che di giorno compare”: la mafia è come un animale


notturno ma che con arroganza si sente così forte da presentarsi di giorno

L’attacco è in medias res, descrizione millimetrica.

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