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Luigi Pirandello

Vita
Luigi Pirandello nacque il 28 giugno 1867 ad Agrigento. Fin dall’infanzia emerse la
sua passione per il teatro e la sua propensione per gli studi umanistici.
Si iscrisse al liceo classico di Palermo e, una volta finito il liceo, si scrisse
alla facoltà di lettere prima Palermo, poi a Roma e infine a Bonn, dove si laureò e
pubblicò la sua prima raccolta di versi, Mal Giocondo (1889).
Dopo la laurea, nel 1892 si trasferì a Roma e strinse amicizia con alcuni letterati
tra i quali Capuana.
Due anni dopo sposò Maria Antonietta Portulano con cui ebbe tre figli.
Nel 1893, Pirandello scrisse il suo primo romanzo, L’esclusa, e dal 1397 iniziò a
comporre drammi per il teatro ma senza molto successo. Nello stesso anno ottenne
l’incarico di insegnante di italiano a Roma.
Il 1903 fu un anno molto difficile per lui e per la sua famiglia, in quanto una
frana distrusse la miniera di zolfo del padre.
Questo evento causò una grave crisi economica che provocò alla moglie una crisi
nervosa, inizialmente sembrò una semplice paralisi isterica che la costringeva a
letto, ma fu scoperta una vera e propria malattia mentale che la tormentò per il
resto della sua vita.
Mentre assisteva la moglie, Pirandello compose in pochi mesi il suo romanzo più
famoso, Il Fu Mattia Pascal, pubblicato a puntate nel 1904. Non avendo più l’aiuto
finanziario del padre, oltre ad insegnare a scuola, Pirandello iniziò a dare
lezioni private di italiano e tedesco e nel 1908 pubblico l’importante saggio
L’Umorismo.
Nel frattempo si era impegnato nella scrittura di novelle ma ciò nonostante,
riprovo a dedicarsi al teatro decidendo di trasformare alcune sue novelle in opere
teatrali. Nel 1910 ci fu il suo debutto sulla scena con La Morsa e Lumie di
Sicilia.
Nel 1919 dovete prendere una decisione molto difficile: quella di ricoverare la
moglie in una clinica per malattie mentali, dove rimase fino alla morte nel 1959.
Nel 1921 scrisse Sei Personaggi In Cerca D’autore, un dramma che dopo poco tempo
ebbe un clamoroso successo, tanto da arrivare in tutta Europa ma soprattutto a New
York e a Tokyo.
Nel 1922 abbandonò l’insegnamento e cominciò a viaggiare all’estero per seguire le
compagnie teatrali che mettevano in scena i suoi drammi.
Nel 1924 si scrisse al partito fascista ma successivamente i suoi rapporti con il
regime si raffreddarono.
Nello stesso anno fondò la compagnia del teatro d’arte di Roma in cui scritturò la
giovane attrice Marta Abba della quale si innamorò.
Nel 1934 aveva ormai raggiunto la fama mondiale come drammaturgo, tanto da ricevere
il premio Nobel per la letteratura.
Morì il 10 dicembre 1936 per un attacco di polmonite durante la realizzazione del
film tratto dal Fu Mattia Pascal.

Opere
Durante la giovinezza, si dedicò alla poesia e pubblicò sette raccolti di versi tra
cui Mal Giocondo (1889) e Fuori Di Chiave (1912). Questa produzione poetica, però,
fu giudicata e la critica di scarso valore.

Nel 1922 avviò il progetto di scrivere una novella al giorno per tutto
l’anno.cominciò a pubblicare in più volumi tutto il materiale in ordine sparso,
sotto il titolo di Novelle per un anno. Dal 1922 al 1947 uscirono 15 raccolte ma di
sole 225 novelle.
Alcune novelle sono ambientate in Sicilia e racconta nel mondo contadino con
personaggi spesso inquietanti e bizzarri, altre sono di ambientazione romana e
spesso hanno protagonisti della borghesia impiegatizia che sono vittime
dell’oppressione familiare e della monotonia del lavoro. Ci sono anche alcune
novelle improntate invece sulla tua sfera surreale e allucinata che risalgono agli
anni 30.
L’umorismo
Tra il 1904 il 1905, oltre a scrivere novelle e romanzi, stese l’importante saggio
L’umorismo in cui definisce alcune basi teoriche:
• La comicità come l’avvertimento del contrario
• L’umorismo come sentimento del contrario che porta alla riflessione.
Questo processo, che provoca reazioni contrastanti, quali il riso e il pianto,
definisce ciò in cui consiste l’umorismo.

L’esclusa e Il turno
Il primo romanzo di Pirandello risale al 1893 e aveva come titolo Marta Ajala ma fu
pubblicato solo nel 1901, appuntate, con il titolo L’esclusa. Questo romanzo
racconta la storia di Marta, una donna che, seppur innocente, viene accusata dal
marito di essere un’adultera. La voce si diffonde in tutto il paese e Marta è
costretta a trasferirsi a Palermo dove incontra un uomo con cui consuma realmente
l’adulterio. Intanto il marito, pentitosi di averla ingiustamente cacciata, la
raccoglie in casa. In questo primo romanzo è presente un’attenta analisi della
psicologia della protagonista e della vicenda che l’ha travolta.
Anche il secondo romanzo, Il Turno, presenta situazioni comico grottesche
attraverso le quali l’autore affronta temi quali la crisi del matrimonio e della
famiglia.
È la storia di Pepè Alletto che attende il proprio turno per sposare stellina, la
giovane di cui innamorato.

Il fu Mattia Pascal
Il fu Mattia Pascal è il terzo romanzo di Pirandello.
Presenta tutti gli elementi che saranno caratteristici della produzione successiva:
il problema della definizione della propria identità, il “doppio” e la poetica
dell’umorismo.
Mattia Pascal, inscena per ben due volte la propria morte per sottrarsi alla
condizione di estraneo dalla vita. Attraverso questa retrospettiva, il protagonista
del romanzo ripercorre le vicende relative al tentativo di sottrarsi a una
condizione di vita alienante e di costruirsi una nuova identità.
Egli, però, resta sospeso in una condizione di non vita, una specie di limbo in cui
attende di non essere più, questa volta per sempre.

Suo marito
Il romanzo suo marito, è la storia del contrasto tra una scrittrice di nome Silvia
e suo marito, che vorrebbe trasformare i suoi romanzi in operazioni commerciali.
All’uscita di questo romanzo ci furono molte polemiche poiché il personaggio di
Silvia ricordava la scrittrice Grazia Deledda.
Il romanzo fu ritirato dal mercato e pubblicato dopo la morte di Pirandello, nel
1941, con il titolo Giustino Roncella nato Boggiolò.

I vecchi e i giovani
Il romanzo I vecchi e i giovani invece, alle caratteristiche sia del romanzo
storico-sociale sia del romanzo umoristico. È incentrato sulle vicende storiche
dello scandalo della Banca romana ed è la rivolta dei contadini siciliani del 1891.
Questo romanzo ha come tema il fallimento dei “vecchi”, ossia coloro che avevano
contribuito a fare l’Italia unita, ma che avevano finito per essere coinvolti nella
corruzione e nel malaffare.
I giovani, invece, nel conservatorismo dei vecchi vedono solo la difesa di
interessi e cercano invano di contrastare l’ipocrisia dei potenti con comportamenti
rivoluzionari.

Quaderni di Serafino Gubbio operatore


Nel 1915 apparve appuntate su una rivista un romanzo che successivamente fu
pubblicato con il titolo quaderni di Serafino Gubbio Operatore.
In esso Pirandello prosegue la destrutturazione del romanzo, la narrazione è in
prima persona e si compone di anticipazioni, flashback o monologhi.
La vicenda è concentrata sull’operatore cinematografico Serafino Gubbio che dopo
aver filmato la scena terribile di un attore sbranato da una tigre, diventa muto a
causa dello shock.
Questo romanzo è un’analisi della civiltà delle macchine, in cui l’uomo è sempre
più indifferente a tutto.

Uno nessuno e centomila


Uno, nessuno e centomila è il romanzo più filosofico di Pirandello. Protagonista,
nonché voce narrante, è vita Angelo Moscarda.

Il teatro
La produzione teatrale di Pirandello conta più di 40 drammi riordinati nella
raccolta Maschere nude.
La sua innovazione teatrale fu la rottura con il teatro naturalistico di
quell’epoca, in quanto proponeva drammi borghesi realistici ma soprattutto, la
rappresentazione di personaggi dalla personalità problematica, che lo scrittore
smaschera e analizza attraverso lo strumento dell’umorismo.
Il titolo della raccolta è un ossimoro, nel teatro la maschera è uno schermo
imposto sul volto dell’attore in modo che possa rappresentare al meglio la sua
parte, e come se fosse una copertura non facile da togliere.
Pirandello vedeva nelle maschere, più che una convenzione teatrale, il simbolo
della condizione esistenziale. Le maschere, che vengono imposte all’individuo dalla
società o da se stesso, rappresentano la frantumazione dell’io in diverse identità
ed è come se fosse un adattamento dell’individuo al contesto o alla situazione
sociale in cui si trova.
Pirandello compose opere e atti unici per Angelo Musco, un attore del teatro
siciliano.
La prima produzione teatrale è in dialetto e alcune di queste opere sono
adattamenti di novelle.

Il piacere dell’onestà e Il giuoco delle parti


Tra il 1916 e il 1920 si affermò in Italia il teatro del grottesco, i cui autori si
proponevano dimostrare gli aspetti assurdi e paradossali dell’esistenza e quindi,
il contrasto tra ciò che l’uomo è realmente è il modo in cui viene visto dagli
altri.
Il piacere dell’onestà (1917), è un dramma incentrato sulla vicenda di Baldovino
che, dopo una vita di inganni e menzogne, si guadagna l’amore di Agata.
Un’altra opera di impronta grottesca è Il giuoco delle parti (1918), che tratta il
tema del rapporto tra marito, moglie e amante, e lo trasforma in un assurdo gioco
delle parti privo di sentimenti e passioni.

Così è (se vi pare)


Quest’opera rappresenta la visione umoristica della vita ed è la piena espressione
del relativismo conoscitivo, secondo cui esistono tante verità per quanti sono i
punti di vista.

Sei personaggi in cerca d’autore


Tra il 1921 e 1930 c’è il finale distacco dal teatro naturalistico del tempo.
Definito da Pirandello “teatro nel teatro”, è il teatro che mette in scena se
stesso e i meccanismi che lo compongono.
Sei personaggi in cerca d’autore (1921), inaugura la trilogia del teatro nel
teatro. L’opera rappresenta il contrasto tra gli attori e i personaggi ma
soprattutto, l’impossibilità dell’arte di riprodurre la vita.
La novità di Pirandello è proprio il non limitarsi a rappresentare un soggetto, ma
fare il soggetto, cioè costruire l’azione scenica coinvolgendo anche gli
spettatori.
Ciascuno a suo modo
Con quest’opera, Pirandello intendeva dimostrare che la realtà spesso copia il
teatro.
Il soggetto dello spettacolo è ispirato a un fatto di cronaca: lo scultore La Vela
si suicida quando scopre che la sua amata, l’attrice Moreno, lo tradisce con il
Barone Nuti. Sulla scena gli attori discutono sulle responsabilità dell’attrice per
quanto riguarda il suicidio dello scultore e finisce con una sfida a duello. Qui
termina la vicenda scenica, ma il dramma continua con una vicenda reale: la vera
attrice Moreno e il vero Barone Nuti, che hanno assistito allo spettacolo in platea
e si sono riconosciuti nei personaggi, salgono sul palco per contrastare il finale
ma capiscono che la finzione scenica ha svelato i loro sentimenti e fuggono
insieme.

Questa sera si recita a soggetto


Rappresenta il contrasto tra attori e regista.
Un regista invita i suoi attori a recitare senza seguire un copione preciso sulla
trama di una novella di Pirandello. Gli attori accettano ma non intendono seguire
le indicazioni del regista, e di conseguenza fanno nascere un conflitto.
Il dramma da rappresentare narra la storia di Mommina che insieme alle due sorelle
si era data alla bella vita con degli ufficiali. Un giorno Mommina viene a sapere
che in città arriverà una delle sue sorelle per esibirsi come cantante e ripensando
alla sua giovinezza, racconta alle sue figlie di quei tempi lontani cantando e lo
fa con così tanta passione da cadere morta.
Anche l’attrice che interpreta la donna durante la rappresentazione viene colta da
un malore; nonostante questo lo spettacolo registra un enorme successo e questa è
la dimostrazione che gli attori sanno rendere immortale la realtà.

Enrico IV e il tema della follia


La follia rappresenta per Pirandello l’esito finale della disgregazione dell’io,
uno stato in cui l’uomo si libera da ogni maschera e da ogni condizionamento.
Questa problematica è molto evidente nell’opera Enrico IV. Il protagonista, in
preda alla follia, recita dando alla finzione l’apparenza di realtà secondo le
caratteristiche del teatro nel teatro.

L’ultima trilogia
Gli anni dal 1928 al 1930 sono quelli dell’ultima fase del teatro pirandelliano,
costituita dalla trilogia del “teatro dei miti”. Queste opere mettono in scena
vicende ai confini con l’oltre, caratterizzate da elementi surreali e magici, e
ambientate in contesti naturali dove i sogni si realizzano per la sola energia del
pensiero.
Pirandello intende comunicare allo spettatore l’impossibilità di trovare nella
realtà le soluzioni ai problemi dell’uomo, in quanto solo nella dimensione
dell’utopia è possibile ipotizzare un mondo migliore.

I miti a cui allude Pirandello sono il mito sociale, il mito religioso e il mito
dell’arte.
La nuova colonia narra di un esperimento compiuto da un gruppo di emarginati che
provano a fondare una colonia su un’isola deserta, tuttavia il progetto fallisce
perché gli istinti egoistici hanno il sopravvento.

Lazzaro tratta l’argomento religioso. La vicenda vede in scena due concezioni


contrarie della religione. I protagonisti sono Diego e Sara e i loro figli.
La concezione di religione di Diego è trascendente e dogmatica, mentre secondo suo
figlio Lucio, Dio è l’eterno presente nella vita che ci guida nelle scelte più
giuste. Alla fine del racconto quest’ultima concezione prevale poiché Diego viene
riportato miracolosamente in vita dopo aver scoperto che nell’aldilà non c’è nulla.

I giganti della montagna rimase incompiuto a causa della morte dell’autore e il


terzo atto, non scritto, fu ricostruito dal figlio Stefano che segui le indicazioni
del padre sulla trama e sulla struttura. L’opera affronta il tema della creazione
artistica, destinata a sopraffare la società moderna che è capitalistica e
industrializzata, dominata dalla violenza.

Il pensiero e la poetica
La formazione culturale di Pirandello si compì in un clima di delusione, in quanto
incapace di sottrarsi al disordine morale e alla corruzione della nuova società.
L’autore fu influenzato da Luigi Capuana e Giovanni Verga, dai quali prese
ispirazione per il superamento della loro visione del mondo. In Pirandello
l’indagine delle vicende umane è un’analisi della vita psichica finalizzata a
scoprirne la fragilità e l’incoerenza, cosa che il positivismo non era stato in
grado di cogliere.

Fu influenzato inoltre da tre personaggi in particolare:


Alfred Binet che sosteneva il concetto di “io debole”, cioè la psiche di un
individuo con una personalità complessa e instabile.
Henri Bergson da cui prese il concetto di universo in perenne movimento vitale.
Georg Simmel, sociologo e filosofo tedesco, secondo il quale non esiste una verità
assoluta, ma piuttosto l’uomo nella sua ricerca, si avvale di più categorie
soggettive (concetto di relativismo conoscitivo).
Molto importante per Simmel è il concetto di vita in continua trasformazione senza
alcuna ragione, questa trasformazione crea forme e mondi ideali che vengono
distrutti durante il suo perenne divenire.

Maschere
I personaggi di Pirandello sono spesso problematici, in contrasto con la società e
in preda a gravi crisi d’identità che portano alla disgregazione dell’io.
Influenzato da Simmel, lo scrittore si convinse che l’uomo per dare consistenza
alla vita, che è in continuo movimento, è costretto ad adeguarsi agli ideali e
convenzioni che gli individui si creano indossando una maschera a seconda dei ruoli
e delle circostanze.
Arriva la conclusione che se ciascun individuo indossa una maschera, i rapporti
umani non possono essere e non sono autentici, ma nonostante questo, chiunque provi
ad avere una vita meno falsa viene emarginato dalla società.
Solo l’estraniazione e la follia possono strappare la maschera che opprime l’uomo e
liberarlo dalle costrizioni che la società gli impone.

La visione pirandelliana della vita è pessimistica, l’uomo è perennemente diviso


tra le esigenze della vita e la negatività della maschera.
Per ogni maschera, che ogni individuo indossa, ce ne sono infinite altre che gli
vengono attribuite dalla società e che lo rendono prigioniero delle convenzioni
sociali, ad esempio il lavoro e la famiglia.
Al senso di oppressione il personaggio pirandelliano può reagire in modi diversi:
si adegua o tenta vanamente di ricostruirsi una propria vita, oppure rifiuta
qualsiasi forma, o si rifugia nella follia.
Ciò che accomuna tutti questi modi di reagire e il fatto che tutti incorrono
nell’alienazione, nell’incomunicabilità e nella solitudine.

Filosofia del lontano L’individuo che si isola dalla società finisce per essere
il forestiere della vita, uno spettatore della propria esistenza e di quella degli
altri. La filosofia del lontano consiste nel contemplare la realtà come da
un’infinita distanza e di vedere con una prospettiva straniata, tutto ciò che
l’abitudine ci fa considerare normale.

Negli ultimi anni, Pirandello, arrivò a comporre novelle surreali e testi teatrali
basati sui miti in cui la dissoluzione dell’io è risolta nella fuga della società e
in una dimensione fantastica e magica che elimina la separazione tra realtà e
sogno.
Dalla concezione della realtà come continuo fluire, Pirandello dedusse il concetto
dell’inconoscibilità del reale e quindi, del relativismo conoscitivo.
Questo perché ciascun individuo si crea un’immagine del mondo esterno in base al
proprio punto di vista, probabilmente non condiviso dagli altri, e anche il
linguaggio è fonte di incomunicabilità poiché non sempre le stesse parole hanno lo
stesso significato per tutti.
Il tipico personaggio pirandelliano appartiene solitamente al ceto borghese, ha
scarsa considerazione di se stesso, non è ben sicuro del suo ruolo nella società e
non ha un obiettivo verso cui orientare la propria vita, in quanto attraversa una
crisi d’identità e vive in uno stato di perenne frustrazione. Prigioniero delle
trappole che impongono maschere, spesso è tormentato da tic nervosi o difetti
fisici.

Lo stile
Pirandello rinunciò a tutti gli espedienti della retorica a favore di una lingua
media, facilmente comprensibile e traducibile in altre lingue.
L’intento di aderire il più possibile al linguaggio quotidiano lo portò ad inserire
nei propri scritti elementi lessicali dialettali o stranieri, o termini presi dai
linguaggi tecnici.
Aveva anche attuato un uso rivisitato e personale del discorso indiretto libero
(origine verghiana), accompagnato dal dialogo e dal soliloquio che viene spesso
rotto da frasi sospese, esclamazioni e domande.

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