Luigi Pirandello , ( Agrigento, 1867 - Roma ,1936), è stato un drammaturgo,scrittore
e poeta italiano. Per la sua produzione, le tematiche affrontate e l'innovazione del racconto teatrale è considerato tra i più importanti drammaturghi del XX secolo. Rivoluzionò il teatro del Novecento, divenendo uno dei più grandi autori di tutti i tempi. Pur prendendo le mosse dal verismo di scuola siciliana, nella sua opera si delineano una visione angosciosamente relativistica della vita e del mondo, che precorre temi definitivamente moderni. Egli scrive e mette in scena cose che mai prima erano state scritte e messe in scena e per questo il suo successo fu strepitoso, sia durante la sua vita che dopo la sua morte ed è per lo stesso motivo che, ancora oggi, è uno degli autori più letti e amati dal pubblico. Pirandello vede un mondo claustrofobico e paradossale. Un mondo nel quale l’uomo non può veramente mai essere sé stesso perché non c’è un sé stesso, non c’è un solo io, ma tante forme e maschere in cui l’uomo è imprigionato. L’uomo non può realizzarsi, è un essere incomprensibile a sé stesso e agli altri. Diremo allora che Pirandello è un pessimista, ma tuttavia, egli non si ferma alla costatazione del male, ma decide di coglierne gli aspetti più divertenti, creando una nozione di umorismo che non esclude la riflessione, ma nemmeno il sorriso. Considera la letteratura come un gioco e attraverso questo gioco vuole mostrare tutti i mali che affliggono l’uomo, scomponendoli attraverso la lente dell’umorismo. Pirandello, insomma ,non ci dà una soluzione al problema, ma ci mostra che si può ‘prenderla con filosofia’, che si può sorridere nelle avversità e giocare, perfino quando non sappiamo nemmeno chi siamo. Le sue opere principali sono: “Il fu Mattia Pascal”, “Uno,nessuno e centomila” e “Sei personaggi in cerca di autore”,che è l’opera teatrale più famosa di Pirandello e quella che gli aprì le porte del successo e che segnò la sua ascesa che lo portò al Premio Nobel per la letteratura nel 1934. Si tratta di un’opera di teatro nel teatro (metateatro). Così è (se vi pare) è un’opera teatrale ,(la “parabola in tre atti” come la definì lui stesso) ,in tre atti tratta dalla novella “La signora Frola e il signor Ponza,suo genero” che fu rappresentata per la prima volta il 18 giugno 1917 al teatro Olimpia di Milano. Pirandello ne presentò una nuova edizione arricchita nel 1925, adattandola alla rappresentazione teatrale e modificandola quasi completamente. L'opera è incentrata su un tema molto caro a Pirandello: l'inconoscibilità del reale, di cui ognuno può dare una propria interpretazione che può non coincidere con quella degli altri. Si genera così un relativismo delle forme, delle convenzioni e dell'esteriorità, un'impossibilità a conoscere la verità assoluta che è ben rappresentata dal personaggio Laudisi (che si dice rappresenti Pirandello stesso). Che la Verità assoluta esista o meno è cosa tantomeno irrilevante: è questo il messaggio finale di lettura dell'opera dove Pirandello mette lo spettatore di fronte ad una sorta di 'barriera sul palcoscenico' costringendolo ad interrogarsi sul significato stesso di ciò che ha appena visto e l'assenza stessa di significato. La scenografia è rappresentata con un grande buco quasi come un grande occhio che campeggia sul fondo della scena, una sorta di riflettore puntato sul piccolo mondo di 'pettegoli' nella ricerca assetata di un'unica verità che potesse garantire un po' di sicurezza: dalla parte opposta del buco i protagonisti, il signor Ponza e la signora Frola con le loro "verità", in opposta antitesi con la visione dei pettegoli e del pubblico stesso, separato a sua volta dalla barriera del palcoscenico. Magistrale rappresentazione fu quella con la regia di Massimo Castri. Egli esordì come attore nel 1965, collaborando con importanti registi e impegnandosi anche nel cinema. Passò alla regia dopo esperienze di teatro politico, in cui si cimentò anche come drammaturgo interessato a una scrittura d'impianto saggistico e metateatrale e si affermò dirigendo con lucida capacità analitica alcuni testi di Pirandello (Vestire gli ignudi, 1976; La vita che ti diedi, 1978; Il piacere dell'onestà, 1984) e di Ibsen (Hedda Gabler, 1980; Il piccolo Eyolf, 1985). Così è (se vi pare), è stata messa in scena tre volte da Castri: la prima nel 1980, la seconda nel 1990 e la terza nel 2007. La seconda edizione del 1991 trasmessa dalla Rai, vede protagonisti Valeria Moriconi nella parte della signora Frola,Omero Antonutti nella parte del signor Ponza ed Eros Pagni nella parte di Laudisi,con le meravigliose scene e costumi di Maurizio Balò, la collaborazione alla regia di Mia Santanera,il direttore della fotografia Mario Cremonino ed il montaggio di Gianni Soave. La trama è incentrata sugli affanni di un paese che s’interroga sulla famiglia Ponza da poco arrivata, in quanto la sedicente madre della Signora Ponza, la signora Frola, non vive con la figlia e il marito, dipendente prefettizio, e non entra neanche in casa loro, ma comunica con la figlia solo attraverso dei bigliettini scambiati per mezzo di un cestino calato dalla finestra. La signora Frola asserisce che il genero ha un amore ossessivo per la moglie che gli impedisce di farla uscire di casa e di far incontrare madre e figlia. Dal canto suo il Signor Ponza sostiene, invece, che la suocera sia impazzita, poiché crede che la figlia morta sia ancora in vita, scambiandola con la sua seconda moglie: per non deludere la suocera e per non importunare la nuova Signora Ponza, non permette che le due donne s’incontrino. La ricerca ossessiva della, verità viene ridicolizzata e smontata da Pirandello attraverso il personaggio di Lamberto Laudisi, il quale irride agli altri sostenendo che non vi è una visione univoca della realtà, ma l’uomo assume tante maschere a seconda delle persone che lo vedono: il fantasma della costruzione soggettiva è tanto reale quanto l’evidenza dei fatti. Massimo Castri imprime una recita collettiva convulsa ed estremamente caricaturale, spiazzando il pubblico perché più che personaggi gli attori appaiono funzioni atte a esacerbare il desiderio di normalità che la società in massa reclama, bisognosa di risposte standard e rassicuranti ad ogni dubbio.
Costumi anni ’30-’40, abbastanza eccentrici. Uso di cappellini conici, di acconciature
e gioielli di periodi differenti. Omero Antonutti( signor Ponza); Valeria Moriconi (signora Frola); Lamberto Laudisi (Eros Pagni); Tutto lo spettacolo è stato ripreso dalla regia televisiva gestita da Mia Santanera che ha svolto particolari inquadrature televisive ispirate alle inquadrature cinematografiche degli anni ’80 e ’90 accostandole ad inquadrature basi da sempre utilizzate nel cinema fino ad oggi. E’ stata utilizzata spesso la carrellata circolare (o carrello) soprattutto nelle scene in cui parlavano i personaggi principali mentre tutti gli altri interpreti erano tutti in fila retta o intorno ad ascoltare e scrutare. Spesso sono stati utilizzati lo zoom sia in avanti (“a stringere”) che all’indietro (“a scoprire”), l’inquadratura dolly (o gru) - dal basso verso l’alto più che altro – ed in particolar modo il famosissimo piano-sequenza da una stanza all’altra. Il piano sequenza è stato utilizzato soprattutto alla fine, quando entra in scena il misterioso personaggio chiave dell’opera, la figlia della signora Frola, che dichiara di essere anche la seconda moglie del signor Ponza.