Sei sulla pagina 1di 5

Pirandello: nasce nel 1867 ad Agrigento di famiglia agiata.

Possedevano alcune
miniere di Zolfo
Pirandello si sposa con una donna siciliana, si trasferisce a Roma poi a Bonne dove si
laurea ed entra in contatto con la realtà romantica della Germania. Torna a Roma e
nel 1903 succede una tragedia, la miniera del padre si allaga e provoca una profonda
crisi economica della famiglia e per questo Pirandello deve lavorare.
Dal 1915 si dedica alla carriera teatrale fondendo una compagnia.
Nel 1921 fu messo in scena uno nessuno centomila ma fu un insuccesso. Subito non
fu compresa ma successivamente a Milano ha successo. Pirandello cresce di fama
tanto che le sue opere vennero trasmesse anche a Hollywood.
Nel 1934 vince il Nobel per il teatro per poi morire.
Pirandello mira alla scoperta della condizione umana nelle sue opere.
Alla base della poetica vi è “l umorismo”
Distingue il comico e umorismo
Comico: è la percezione del contrario
Umorismo: riflessione del contrario
Fa l esempio della vecchia che si trucca e si veste come una ragazza. Subito
percepiamo il contrario quindi ridiamo (comico), poi uno riflette sulla condizione
della vecchia che lo sta facendo per uno scopo, non rido più ma c'è l umorismo, più
sottile.
Tutto si basa sulla riflessione del contrasto

Altra caratteristica è il contrasto tra vita e forma


Vita: passione parte irrazionale
Forma: in cui la vita è rinchiusa
La vita è passione pura, istinto. Nella società non posso vivere istintivamente ma l
uomo deve far parte della forma, deve avere una maschera: “siamo come
marionette è ogni uomo deve vivere indossando una maschera secondo il sulla che
ha (lavoratore, padre impiegato ecc)
Chiunque voglia vivere togliendosi la maschera, dalla società viene marchiato
Esempio è “il treno ha fischiato”: il protagonista è un uomo lavoratore che conduce
una vita dura. Una sera si siede sul divano e sente il fischio di un treno. Da quel
momento scatta una molla e cambia. L indomani va in ufficio, si mostra ribelle si
comporta in modo diverso. Subito i colleghi lo decidono (comico) Ma poi riflettono
sulle sue condizioni e non ridono più (sarcasmo). Quindi alla fine lui torna indietro e
ri indossa la maschera. Lo prenderebbero per pazzo.
Tema centrale è l identità:
Il protagonista Gengè ricco che ha ereditato la banca dal padre. Un giorno la moglie
gli fa notare che il suo naso è storto. Da questo momento comprende di essere
percepito in modo diverso da come lui si sente. Svolge azioni a lui insolite per
scoprire la sua vera identità. Successivamente lo prendono per pazzo poiché
svolgeva numerosi riflessioni sulla sua identità tanto che la moglie lo lascia e rimane
solo. L’unica che inizialmente gli sta vicino è Annarosa (amica della moglie) ma
anche lei, spaventata dai suoi discorsi, decide di sparargli ferendolo. Va in ospizio,
entra in contatto con la natura e trova un equilibrio e serenità, togliendo le
maschere che la società gli aveva imposto.
L io narrante è lo stesso protagonista che riflette sulla natura e identità umana
(monologo interiore), sostenendo che l uomo vive prigioniero degli altri e di se
stesso: all inizio si crede unico, solo, per poi percepirsi come nessuno attraverso le
sfaccettature e la frammentazione dell io in centomila alter ego. (Pluralità dell’io in
Freud).
IL FU MATTIA PASCAL
Protagonista è Mattia Pascal , uomo che vive a Miragna in Liguria. Non ama la
moglie e la sua vita in generale quindi decide di andarsene. Va a Montecarlo, vince
alla roulette una fortuna, è sulla strada del ritorno quando legge una notizia
riguardo alla sua presunta morte. Anche la stessa moglie ci crede quindi decide di
cambiare identità e recarsi a Roma per cominciare una nuova vita, con il nuovo
nome di Adriano Meis. Qui si innamora di Adriana ma tuttavia sa di non potersi
sposare poiché Adriano Meis in realtà non esiste.
Decide di fingere un suicidio per poi ritornare a Miragna come Mattia Pascal. Sua
moglie nel frattempo si era fatta una nuova famiglia. Mattia Pascal si rassegna e
trascorrerà il resto della sua vita a scrivere in una biblioteca la sua storia.
Nonostante provi a cambiare la sua vita, si ritrova a dover vivere nella menzogna
poiché si, come Adriano Meis ha la possibilità di “rinascere", ma lui stesso sa la sua
vera origine. Quindi si alternano momenti di gioia ad altri di profonda inquietudine.
Il narratore: fino all 800 nel romanzo la realtà è rappresentata in modo oggettivo
(narratore esterno e onnisciente)
Qui il narratore invece è il protagonista. Si articola su 3 identità ognuno con un suo
punto di vista, realtà non oggettiva.
Mattia Pascal, Adriano Meis e Il fu Mattia Pascal.

Il romanzo si può interpretare in modo circolare ovvero: parte dalla Liguria, va


Roma per poi ritornare convinto di poter riprendere la sua vita da dove aveva
lasciata.
Tematica di comico sarcasmo e identità.
Protagonista delle sue opere è l uomo moderno che pensa troppo e non agisce
(INETTO). Già con Petrarca so parlava di accidia (mancanza di volontà)
Altro punto in comune con Pirandello è l ironia. Nella coscienza di Zeno vi è ironia o
autoironia proprio tipica dell uomo moderno che, affranto dalla società del tempo
non gli rimane altro che sorridere e prendersi in giro.
L inetto si può avvicinare alla maschera, alla pazzia di Pirandello: per Svevo la
malattia dell uomo moderno è l inettitudine, alcuni sanno di essere “malati" ma
molti no. Però quelli che sanno di essere malati non riescono a “guarire” poiché
anche volendo la società lì marchia come malati. Un po' come chi voleva liberarsi
della maschera in Pirandello.
Quindi essere coscienti della propria malattia non fa guarire, non vi è via di uscita ed
è questo che caratterizza gli scrittori decadenti: uno si toglie la maschera e viene
considerato pazzo, l'altro riconosce la sua inettitudine e non guarisce poiché è la
società malata che glielo impedisce.
ENRICO IV
Un nobile del primo '900 prende parte ad una cavalcata in costume nella quale
impersona l'imperatore Enrico IV ; alla messa in scena, prendono parte anche
Matilde Spina, donna di cui è innamorato, ed il suo rivale in amore Belcredi.
Quest'ultimo disarciona Enrico IV, il quale nella caduta batte la testa e si convince di
essere realmente il personaggio storico che stava impersonando.
Dopo anni Enrico guarisce e comprende che Belcredi lo ha fatto cadere
intenzionalmente per rubargli l'amore di Matilde. Decide così di fingersi ancora
pazzo, per non voler vedere la realtà dolorosa.
Uno psichiatra va a trovare Enrico IV. Egli è molto interessato al suo caso di pazzia e
dice che per farlo guarire si potrebbe provare a ricostruire la stessa scena di e
ripetere la caduta da cavallo. La scena viene così allestita, ma al posto di Matilde
recita la figlia. Enrico IV si ritrova così di fronte la ragazza, che è esattamente uguale
alla madre Matilde da giovane, la donna che Enrico aveva amato e che ama ancora.
Ha così uno slancio che lo porta ad abbracciarla, ma Belcredi, il suo rivale, non vuole
che la ragazza venga abbracciata e si oppone. Enrico IV sguaina così la spada e lo
uccide. Per sfuggire definitivamente alla realtà decide di fingersi pazzo
per sempre.

Sei personaggi in cerca di autore


Una delle opere teatrali italiane più innovative e importanti.
I sei personaggi sono gli attori stessi che, entrano in scena dicendo che il loro autore li aveva
abbandonati e chiedono aiuto al Capocomico, affinché potesse “dirigerli” durante la scena.
Tuttavia dopo alcune battute i sei personaggi (padre, madre, figlio, figliastra, giovinetto e bambina)
appaiono veramente reali ovvero loro stanno si recitando, ma la loro principale preoccupazione è
trovare il loro autore. Quindi il pubblico non conosce la linea tra finzione e realtà, per questo
motivo alla fine quando la bambina annega nella vasca e il giovinetto si spara per aver assistito alla
scena, tutti sono risultati sbigottiti.
Ecco che la solitudine, l'abbandono, diventa un tema centrale di quest'opera, in cui i personaggi,
abbandonati a loro stessi senza più uno scopo, sono costretti a costruirsi la loro identità, la loro
ragion d'essere.
Accentrata sul problema dell'autonomia del personaggio, quest'opera presenta sei personaggi
appena abbozzati che pretendono dal loro autore una vita vera, una vita in svolgimento al di fuori
della realtà raggelata e falsa dell'arte. (Visione dell’arte per Keats)
Il lavoro è costruito secondo la struttura sperimentale del teatro nel teatro: narra cioè la storia di
un allestimento teatrale, esponendo in primo piano tutti i punti deboli di un palcoscenico per così
dire nudo. Il teatro nel teatro era già stato sperimentato da Molière e poi da Goldoni nella
commedia Il teatro comico (1750) o l'italiano Filippo Tommaso Marinetti

LETTERATURA INGLESE: SAMUEL BECKETT infatti il l’aspetto in comune tra “ Sei personaggi in cerca
di autore” di Pirandello e “Aspettando Godot” opera teatrale di beckett è proprio l’assurdità e il
non senso dell’esistenza umana.
Essendo Beckett uno dei grandi irlandesi, presenta la medesima caratteristica dei suoi scrittori
irlandesi contemporanei ovvero l’odio per la natura umana, come vediamo in Swift, Sterne
Oltre alla tematica trattata, le due opere teatrali sono simili proprio per la loro concezione di
teatro, entrambi rappresentano una sorta di rottura con il teatro tradizionale visto come uno
spettacolo; emerge quindi il concetto di metateatro,
Molti altri autori nella letteratura europea utilizzeranno questa tecnica del metateatro, ovvero la
cosiddetta distruzione della quarta parete tra personaggio/attore e spettatori.
Tra i principali ricordiamo i drammaturgi Henrik Ibsen e Cekov.
Ricordiamo il norvegese Henrik Ibsen poiché con la sua opera “i fantasmi” diventa fonte di
ispirazione per James Joyce, uno dei grandi irlandesi per la stesura della sua opera “Dubliners”.
(INETTI E MASCHERE DELLA SOCIETà)
In particolare per Cechov ricordiamo la sua opera intitolata Il Gabbiano.
Sei personaggi in cerca di autore e il gabbiano sono entrambi opere che si realizzano in forma di
metateatro, un artificio drammatico che consiste nel mettere in scena, all’interno di un dramma,
un’ulteriore azione teatrale.
Il gabbiano è forse il testo nel quale il metateatro raggiunge l’apice nella poetica di Cechov dove i
personaggi, più che umani sono una sorta di creature costruite sul senso del teatro e sulla sua
fragilità. Perché dico fragilità? Beh poiché come il teatro non può essere replicato in quanto
vissuto in ogni suo istante, allo stesso modo i personaggi de Il Gabbiano, vivono che la loro
esistenza è fragile e momentanea, cercano la loro identità, proprio come i personaggi dell’opera
pirandelliana. Automaticamente l’arte diventa qualcosa di lontano, una sorta di dannazione,
diventa un sogno e aspirazione umana, un qualcosa di non reale

Nella letteratura spagnola discorso analogo a 6 perspnaggi in cerca di autore di Pirandello è l’opera
Niebla di Unamuno, scrittore della generazione del 98.
Il protagonista Ugusto deluso da amore vuole suicidarsi, ma prima decide di andare a Salamanca
per vedere Unamuno, con il quale intrattiene un dialogo. Augusto riceve da Unamuno la
rivelazione che lui, Augusto Pérez, non esiste, ma che è una creatura immaginaria e che è
destinato a morire, non a suicidarsi come pensava., Augusto si ribella e discute con Unamuno.
Augusto lascia Salamanca molto confuso, torna a casa sua e il giorno dopo trovano Augusto morto
accanto al suo cane.
Con l'incontro tra Augusto e Unamuno, tra l'autore e il personaggio, lo stesso autore si rivolge al
suo personaggio e spiega che non può suicidarsi perché non esiste, che solo lui, essendo il suo
creatore può decidere il suo destino Questo è un legame con la sua idea di uomo, cioè confronta la
vita con il romanzo perché, allo stesso modo, l'uomo è un personaggio immaginario creato da Dio
ed è Dio che decide quando moriremo.
Questo concezione dell’esistenza umana, è presente anche in 6 personaggi in cerca dell'autore di
Pirandello.
Tutto questo confronto mostra la precarietà dell'esistenza umana, l'essere umano è nelle mani del
suo creatore, come il protagonista del romanzo è nelle mani del suo autore.
STORIA: Il fascismo è l'unico collegamento possibile, pensa che Pirandello scelse di non scriver più
proprio per non dover fiancheggiare il fascismo, poiché a quel tempo Mussolini controllava tutto,
anche la letteratura, gli artisti dovevano scrivere per elogiare il regime.

Potrebbero piacerti anche