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I Maestri, Letteratura
LETTERATURA: I MAESTRI: Il figlio di Kafka
Invito tutti a non 27 gennaio 2009
inviarmi più libri in
lettura. Per mancanza di di Enzo Tortora
tempo, e dall'11
novembre 2013 anche di [da “La Nazione”, sabato 6 giugno 1970]
salute, non posso più
accontentare nessuno.
(Enzo Tortora, il noto e sfortunato presentatore televisivo, era anche un ottimo
Così pure vi prego di giornalista. La sua scrittura era limpida ed efficace. Sono contento di aver ritrovato nei
non invitarmi a miei archivi qualche suo scritto. bdm)
convegni o presentazioni
di libri. Chiedo scusa.
Bart

Le fotografie sono di un azzurro sbiadito, come la stampa di alcune delle


stupende pagine del libro che Giorgio Zampa dedica a Kafka. Letture e
ritratti è infatti il titolo dell’opera, edita tempo fa da De Donato, e che
Rubriche Zampa estende anche a Rilke e a Thomas Mann. Ma limitiamoci a queste
LE MIE LETTURE
ordine alfabetico
vecchie foto: sono quelle che potrebbero sciogliere il mistero del « figlio » di
ordine cronologico Franz Kafka: un bimbo che, se esistette, svanì nel nulla, come in un sogno o
ARCHIVIO BLOG in un incubo immaginato dallo scrittore praghese. Zampa fu probabilmente il
Bacheca primo a mettersi sulle tracce di questo bambino, la cui esistenza, labile e
Gallerie di artisti breve, non ha forse lasciato altro segno all’infuori delle due fotografie,
Bertoli Barsotti struggenti, che lo scrittore inserisce nel suo volume. Avevo visto Zampa re‐
Marcella centemente, a Savona, dove stava allestendo II sogno di Strindberg per la
Biagi Rossana
Brad Dan
interpretazione di Ingrid Thulin. Ci stringemmo la mano come vecchi amici,
Catalano Mario pur non essendoci mai visti prima. Ma sapevamo l’uno dell’altro: la « caccia
Cristofani Mauro » al figlio di Kafka l’avevamo compiuta assieme, sia pure per vie e con
Dal Canto Anna tempi diversi, in un paesino della provincia di Frosinone: San Donato
Del Chiaro Pietro Valdicomìno.
Edhera Là visse qualche tempo, tentando di sfuggire a un tragico destino, durante
Gragnani Renato l’ultima guerra, l’ebrea Margherita Bloch: la donna che sotto il nome di «
Ligustro
Luchini Riccardo
Grete » compare spesso nei Diari kafkiani, e che, amica di Felicia Bauer,
Moretti Simone fidanzata di Franz, avrebbe avuto il figlio da una relazione naturalmente
Pardini Giuliana svoltasi all’insaputa della stessa fidanzata di Kafka. Ma c’è di più: è assai
Pistelli Pier Giorgio probabile che neppure lo scrittore abbia mai avuto notizia di questo bimbo:
Pollacci Bruno morto, si dice, a Monaco, all’età di circa sette anni. A San Donato Val‐
Ramacciotti dicomìno visse dunque qualche tempo, braccata dai nazisti, Grete Bloch: la
Lisandro sua irrequieta, singolare figurina (qualcuno la giudicava « un po’ stramba »)

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Santini Nicoletta è ricordata ancora oggi dagli abitanti del paese: oltre che dai superstiti della
Sesti Alessandro colonia israelitica che con lei divisero quei giorni di amarissimo confino. La
Squadrone Antonio donna che gli eventi avevano condotto fra quelle montagne, la donna che
Tramutoli Giancarlo
POESIE DI BART
conobbe e amò l’autore delle « Metamorfosi » e del « Processo », e che
POESIE DI RAFF raccontava di « aver avuto una volta un bambino da un famoso scrittore », mi
Rivista d'arte interessava.
Parliamone: Eseguii così un’inchiesta, e fui sul punto addirittura di mettere le mani su
Arte alcune valigie che Greta Bloch, tragicamente eliminata dai tedeschi, aveva
Cinema lasciato a San Donato. Vi potevano essere documenti e lettere: vi poteva
Fumetti essere la chiave del mistero. Ma nel 1965, le famose valigie scomparvero. E
I Maestri
Letteratura
con quelle il loro segreto. Oggi Zampa, che non comunica la fonte, pubblica
Favole – a corredo dei suoi saggi – una foto di Greta Bloch che abbraccia un bimbo,
Leggende in atteggiamento di tenera protezione. E un’altra foto dello stesso fanciullo,
Libri in uscita maggiore di qualche anno, in un lettino d’ospedale, il capo fasciato, un
Teatro infermiere o un medico accanto. Grete era nubile, sola. Negli ultimi anni
Musica viveva di paura e di ricordi. Fumava moltissimo: aveva un estremo bisogno
Pittura di compagnia, di calore umano. Me ne parlavano la moglie, i figli del dottor
Robert Burns
Storia
Massa, oggi scomparso, e che ebbe in cura nel 1942 questa esile donna, che
Varie dimostrava assai più dei suoi cinquant’anni. Soffriva di reumatismi al polso
Romanzi e Testi a destro, di lombaggini.
puntate Per sfuggire alla caccia, implacabile, che i nazisti davano agli ebrei, si era
decisa a farsi cattolica, battezzandosi, e l’attestato è ancora conservato negli
Archivi atti parrocchiali del paese, con data 16 giugno 1943. Poi la retata, nel maggio
Archivi
del 1944. E qui, fatte le doverose felicitazioni a Zampa per il fiuto, e la
sagacia impiegata nelle sue ricerche in merito alle foto e ai documenti sulla
relazione Kafka-Bloch, un’unica osservazione. Lo scrittore, circa la fine di
Grete, s’accontenta di riprendere una vaga notizia, che anche il massimo
Link biografo kafkiano, Brod, pubblicò a suo tempo. Quella secondo cui la Bloch
« risultò uccisa da un soldato tedesco, con il calcio di un fucile ».
Redazione Non è esatto. Vive ancora a Torino (abita in Corso Orbassano 4) la signora
Rosa Myler, che fu l’ultima persona a vedere, vivo, il lontano amore di
Accedi Kafka. « Ci portarono da San Donato a Fossoli » mi raccontò la signora
RSS degli articoli Myler durante un incontro che ebbi con lei: « e di qui, in vagone piombato,
RSS dei commenti
ci portarono in Germania. Ci fecero scendere ad una stazione dal nome
WordPress.org
tragico: Auschwitz. E qui, all’ingresso del campo (eravamo tantissimi)
adottarono una tattica curiosa. Facevano entrare i deportati a coppie. Greta
Bloch ed io eravamo vicine, ci tenevamo per mano. Un tedesco ci smistava.
Uno a destra, uno a sinistra. Non c’era un disegno logico: sembrava che
volessero semplicemente alloggiarci in baracche lontane una dall’altra.
Invece, chi andava a sinistra, entrava (come capitò a me, per puro caso) in un
baraccamento. Chi andava a destra, finiva subito nelle camere a gas. Alla
povera Greta dissero ” a destra “. E’ tutto. Non fu uccisa dal calcio di un
fucile: fu soffocata, come tanti, nelle camere a gas ». La signora Rosa Myler
è una delle poche persone che potrebbero, forse, portare un ulteriore
contributo al chiarimento del problema che appassiona tanti cultori di Franz
Kafka.
A San Donato Valdicomìno vive del resto ancora un uomo (anche Zampa ne
fa cenno) che con Grete, da lui tanto diversa per gusti, sensibilità ed estra‐
zione, fu in rapporti che la voce comune definiva «sentimentali». Arturo C,
di professione orologiaio, parlò anche con me di quel suo lontano ricordo, di
quella « signorina Margherita tanto fine, e così istruita ». Ancora oggi,
suppongo, Arturo C. ignora del tutto chi sia Kafka e quali sentimenti poteva
ispirare quella che lui definiva «una passioncella » al tormentato autore del «
Castello ». « Sì, mi parlava certe sere di aver avuto da lui un figlio. Ma erano

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parole frenetiche, non ci davo nemmeno peso. Non potrei giurarci, ma mi


sembra che questo bambino si chiamasse Casimiro ».
Arturo C. mi parlava di queste cose al tramonto, in una sera del 1964. S’era
consumato, in quella valle, il destino di una infelice, angosciata creatura. Era
stata la donna di Franz Kafka: tutti ritenevano, invece, che fosse una
signorina « un po’ originale ». Le sue parole, come le notizie sul figlio,
nonostante i suggestivi documenti che Zampa pubblica, oggi non hanno
ancora acquistato un riscontro definitivo. Del bimbo manca non solo il nome,
ma anche l’atto di morte, come un qualunque certificato ufficiale che ne
attesti in modo definitivo l’esistenza.
Nel novembre del 1964, il figlio del dottor Massa, che ebbe in cura Greta
Bloch, mi scriveva testualmente: « Con sommo piacere La informo che ab‐
biamo scovato il punto preciso dove si trovano le valigie della Bloch, lasciate
al momento della deportazione. Vi sono contenuti indumenti vari, lettere di
corrispondenza, fotografie, anche del figlio, nonché un misterioso album ».
Mi precipitai ancora una volta a San Donato. Tutto scomparso. La Croce
Rossa, mi si disse, aveva da pochi giorni disposto il recupero di quei pochi
beni. Non credo che le foto e le lettere, di estremo interesse, pubblicate da
Zampa, facessero parte di quelle tre valigie. Oppure sì? Potrà risponderci, e
chiarire, se lo ritiene opportuno. C’è ancora, a mio avviso, molto da indagare
e da cercare sulla vicenda di questo figlio di Kafka. E di questa donna che
nella vita di Kafka, come dice molto bene Zampa, « rappresentò una parte
per assurdità pari solo a quella dei più tragici personaggi kafkiani ».

Letto 3521 volte.

9 Comments

1. Comment by Carlo Capone — 27 gennaio 2009 @ 13:13

Uno scoop sullo scoop di Enzo Tortora, Bartolomeo. Non ne sapevo


assolutamente nulla di questo presunto figlio di Kafka.
Chi sa che qualcuno non prenda spunto da Parliamone per riavviare
l’inchiesta.

Carlo

2. Comment by Bartolomeo Di Monaco — 27 gennaio 2009 @ 14:47

Ne parlavo qualche giorno fa sul blog, qui: http://www.bartolomeodimonaco.it


/online/?p=3268
In realtà il biografo di kafka, Brod, aveva già accennato all’esistenza di un
figlio, ignorata dall’artista. Tuttavia Tortora indaga molto più a fondo,
correggendo anche le notizie sulla morte della Block.
Ribadisco, Enzo Tortora scriveva bene ed era una persona perbene.

3. Comment by Gian Gabriele Benedetti — 27 gennaio 2009 @ 20:27

Articolo estremamente limpido, che, al di là di un interesse intrinseco che


suscita in ordine ad un fatto riguardante il grande Kafka, mi induce alla
commozione. Il ricordo di Enzo Tortora e della sua drammatica vicenda, sono
tuttora vivi. L’errore giudiziario di cui fu vergognosamente vittima e lo portò
alla morte continua ad indignarci ed a farci meditare sul mal funzionamento di

3 di 6 21/03/2019, 14:28
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una giustizia nostrana, che, purtroppo, in diverse circostanze, pare perdurare.


E pensare che, se non erro, il giudice responsabile dell’ingiusta condanna di
Tortora, ottenne una promozione!
L’articolo, poi, ricostruisce, con lucidità, anche la vicenda tragica e triste della
figura femminile, legata allo scrittore, ripercorrendo l’orrore dei campi di
concentramento, che videro vittime milioni di Ebrei. E proprio oggi ricorre il
“Giorno della Memoria”
Gian Gabriele Benedetti

4. Comment by Daniela — 27 gennaio 2009 @ 21:05

Dunque anche Grete Bloch è morta in un campo di concentramento come


quasi tutti coloro(familiari, amici) che sono sopravvissuti a Kafka o che hanno
avuto contatto con lui. Compresa la famosa Milena, che pure non era ebrea. E’
giusto e comprensibile che questo articolo sia stato pubblicato proprio oggi.
Non ne avevo capito il motivo.
E’ interessante (e misteriosa) la storia di Grete Bloch: inviata a Praga dalla
berlinese Felice Bauer per dare un’occhiata a quel fidanzato strano e
sfuggente, riuscì apparentemente a portare a termine la sua missione che esitò
nel fidanzamento di Kafka con Felice il 1 giugno 1914. Dopo nemmeno due
mesi si verificò la prima rottura, di fronte al “tribunale” costituito da Felice, la
di lei famiglia e se non sbaglio la stessa Grete (nei mesi successivi non a caso
Kafka scrive “Il processo”). Non si parla però, nè si fa cenno, per quanto ne
so, ad una relazione tra Kafka e Grete, l’amica di Felice. E infatti in seguito
Kafka l’ossessivo, l’irresoluto, si fidanza di nuovo con Felice; i tre vanno
addirittura a fare una gita insieme. Dal matrimonio lo salva questa volta “lo
sbocco di sangue”, il primo segno della sua malattia. Era il 1917, il bambino
era ancora vivo. Mi domando perchè Grete non parlò con Kafka del bambino
dopo aver appreso la sua definitiva separazione da Felice.
Mi interessa molto questa vicenda anche perchè getta interrogativi su una
diffusa opinione che vede Kafka schiacciato da una potente figura paterna e
perciò incapace di generare e ridotto a non essere che “figlio”.
Mi farebbe piacere avere altre informazioni: molti esperti kafkiani seguono
questo sito!
E le valigie di Grete Bloch, recuperate dalla Croce Rossa? Se ne sa niente?
A parte tutto complimenti per aver scovato questo articolo sorprendente sotto
molti aspetti. Commuove che lo abbia scritto Tortora.

5. Comment by Bartolomeo Di Monaco — 27 gennaio 2009 @ 21:36

Per vedere di portare eventuali nuovi elementi, ho scritto ad un amico,


profondo conoscitore di Kafka e non solo di Kafka, ma di tanti altri autori. E’
una di quelle 2/3 persone (ancor giovane) davanti alla quale, incontrandolo a
Milano, mi inchinai.
Non solo conosce la letteratura mondiale, ma parecchie branche dello sport:
ciclismo, calcio e boxe non hanno per lui segreti.
Speriamo che ci accontenti.

6. Comment by Damiano Zerneri — 28 gennaio 2009 @ 00:29

Caro Bart, ti ringrazio come sempre delle belle parole. Non ho però questa
gran autorità in materia kafkiana, lo dico per gli altri che non mi conoscono,
affinché non pensino chissà cosa eh. (faccino che ride)
Ad ogni modo, la questione di questo fantomatico figlio di Kafka non è nuova.
Ci fu infatti chi sostenne che Grete Bloch ebbe un bambino da lui, ma gli
elementi oggettivi di cui disponiamo non avvalorano questa tesi. Nell’articolo
Enzo Tortora dà per scontato che la Bloch fosse “la donna” di Kafka, ma
anche qui, e ciò per quanto è a mia conoscenza, meno che mai esistono prove
di sorta.
Grete Bloch era un’amica della fidanzata storica di K., Felice Bauer. Quando

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tra i due subentrò una crisi, Grete fece in qualche maniera da intermediaria.
Incontrò molto brevemente lo scrittore durante un soggiorno a Praga. Con lui
intrattenne anche una corrispondenza. Ho letto quelle lettere: non vi è nulla
che lasci supporre una qualche forma d’intimità tra i due. Certo, alcune
missive, magari compromettenti, possono essere state distrutte dalla Bloch,
però allo stato attuale non ci sono prove che il rapporto tra il fidanzato e
l’amica della fidanzata sia andato al di là della cortesia e della confidenza.
Inoltre, visti i soggiorni della B. a Praga e di K. a Berlino, paiono non esistere
i tempi “tecnici” perché abbia potuto avere svolgimento una relazione tra i
due. Ripeto, non lo si può escludere, poiché in definitiva parliamo della sfera
privata di persone, ma allo stesso modo non ci sono dati che lo dimostrino.
Peraltro Grete Bloch fu presente all’incontro chiarificatore svoltosi all’albergo
Askanischer Hof di Berlino nell’estate del 1914 e che portò al primo
scioglimento del fidanzamento Bauer-Kafka.
Riporto ora un paragrafo credo rivelatore dalla biografia di Kafka scritta da
Claude David (che in ogni caso non è il massimo biografo kafkiano, come
pure non lo è Max Brod, contrariamente a quanto scrisse Tortora) e edita da
Einaudi:
“Ora dobbiamo accennare ad una leggenda assurda ma tenace, che di tanto in
tanto viene ancora riproposta. Max Brod, che però era il primo a non crederci,
l’aveva divulgata. Nel 1940 Grete Bloch, che allora viveva a Firenze, aveva
scritto ad un amico residente in Palestina di aver perso a Monaco nel 1921 un
figlio di sette anni; il che faceva risalire la nascita del bambino intorno al
1914. Contemporaneamente il destinatario della lettera, che aveva preso
contatto con Max Brod, sosteneva che il padre del bambino altri non era che
Kafka. Ma niente regge in questa congettura se non la nascita di un bambino;
abbiamo già detto che il tono delle lettere di Kafka esclude la possibilità di un
legame amoroso con Grete; si sa anche che a quell’epoca i due si videro in
tutto solo tre volte, e molto brevemente.[…]Il corrispondente israeliano fu il
solo ad attribuire a Kafka la paternità del bambino; Grete Bloch non avanzò
mai simili pretese. Infine leggiamo, in un poscritto ad una lettera a Felice
dell’agosto 1916: “Come lo sopporta la signorina Bloch e che cosa significa
per lei?”. Così isolata, la frase evidentemente non è interpretabile; però non è
da escludersi che si riferisca al figlio naturale che Grete aveva a carico”.
Inutile dire che concordo con le parole di Claude David. Di Giorgio Zampa,
ottimo germanista, ricordo infine una pregevole edizione de “Il processo”
edita a suo tempo nella piccola biblioteca Adelphi.

un caro saluto Bart

Damiano

7. Comment by Bartolomeo Di Monaco — 28 gennaio 2009 @ 08:53

Ancora una volta mi inchino, Damiano, e ti ringrazio per la tua disponibilità.


Non ne dubitavo. Approfitto per dire agli amici di Parliamone che Damiano ha
un blog dove pubblica i suoi bei racconti. Se volete conoscerlo (c’è anche una
sua foto) andate qui: http://strindberg.livejournal.com/

8. Comment by Daniela — 28 gennaio 2009 @ 09:27

Ora è più chiaro. Grazie. Spero comunque non sia una conclusione. Dal 1970
(data dell’articolo di Tortora) ad ora qualcuno avrà pur curiosato in quelle
valigie! E le foto pubblicate da Zampa? Non le ho trovate su internet. Intanto
vi consiglierei di guardare questo video, dove scorre anche una foto di Grete
Bloch:
http://www.youtube.com/watch?v=TFlXMtMoeLc.

9. Comment by Bartolomeo Di Monaco — 28 gennaio 2009 @ 20:06

5 di 6 21/03/2019, 14:28
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Mariapia Frigerio mi invia questa e-mail, lasciandomi libero di pubblicarla. Lo


faccio volentieri, giacché reca un altro parere importante.
________

ciao Bart, molto interessante davvero l’articolo di Tortora (quindi il tuo lavoro
di archivista) e tutti gli interventi che ne sono seguiti. Interessanti e
appassionanti. Io di Kafka ho letto e conosco quello che tutti sanno, ma non è
certo, la mia, una conoscenza da esperta. Per cui non mi sarebbe mai venuto in
mente di partecipare al dibattito. Sono invece stata colta da un desiderio
irrefrenabile di parlare con chi Kafka ha veramente amato e studiato (anche
perchè ne è una delle più stimate traduttrici – v. “La signora delle fiabe”). E
per questo poco fa ho telefonato a Elena Franchetti. Era molto stanca, ma alla
mia domanda riguardo un suo parere sulla vicenda del figlio mi ha detto:
“Sono voci che girano da sempre. Se vuoi la mia opinione per me non ha
avuto figli, ha sempre avuto rapporti amorosi approssimativi, una fidanzata
brutta e, a parte Milena, l’unica donna amata, non era uomo d’amore”. Non
sono assolutamente in grado di commentare queste affermazioni, ma mi
sembravano, comunque, una testimonanza interessante. Visto la mia nota
incapacità tecnologica, lascio decidere a te se ti sembra il caso di inserirlo nei
commenti. Nella più assoluta libertà.
Ciao e complimenti
Mariapia

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novembre 2013 anche di salute, non posso più accontentare nessuno. Così pure
vi prego di non invitarmi a convegni o presentazioni di libri. Chiedo scusa.
Bart

6 di 6 21/03/2019, 14:28

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