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Corso di Laurea: LETTERATURA, MUSICA E SPETTACOLO (D.M.

509/99)
Insegnamento: LETTERATURA INGLESE
Lezione n°: 15
Titolo: Edmund Spenser
Attività n°: 1

Facoltà di Lettere

Edmund Spenser
Corso di Laurea: LETTERATURA, MUSICA E SPETTACOLO (D.M. 509/99)
Insegnamento: LETTERATURA INGLESE
Lezione n°: 15
Titolo: Edmund Spenser
Attività n°: 1

Facoltà di Lettere

Edmund Spenser
Edmund Spenser, il “poeta nuovo”, il primo poeta nazionale inglese, nasce a
Londra nel 1552 o nel 1553. Dopo gli studi universitari a Cambridge, si trasferisce a
Londra, dapprima come segretario del Vescovo di Rochester, poi come collaboratore
presso il Duca di Leicester. A Londra conosce Philip Sidney, col quale fonda una sorta di
club letterario: l’Aeropago. Nel 1580, ottenuto l’incarico di segretario di Lord Grey de
Wilton, nominato Lord Deputy (governatore) d’Irlanda, lo segue a Dublino. Sull’isola,
considerata da lui terra d’esilio, trascorrerà quasi tutto il resto della sua vita, che si
spegne a Londra il 13 gennaio del 1599.
The Shepheardes Calender (Il calendario del pastore), la prima significativa
espressione letteraria di Spenser, pubblicata nel 1579, convenzionalmente segna l’avvio
del Rinascimento inglese in poesia. L’opera, che consiste di 12 egloghe, una per ciascun
mese, si ispira ai modelli bucolici di Teocrito e Virgilio. Molteplici sono i soggetti
trattati: amore, religione, poesia; così come ampia è la varietà degli stili e dei generi
esibiti. Notevoli risultano alcune punte satiriche e interessanti le allusioni, a chiave, a
personaggi contemporanei. Spenser lavora molto sulla lingua, arrivando a coniare una
sorta di dialetto artificiale di cui si serve per rendere il pittoresco della vita pastorale.
Corso di Laurea: LETTERATURA, MUSICA E SPETTACOLO (D.M. 509/99)
Insegnamento: LETTERATURA INGLESE
Lezione n°: 15
Titolo: Edmund Spenser
Attività n°: 1

Facoltà di Lettere

Edmund Spenser
Tra le altre opere minori di Spenser, un posto di rilievo va riservato certamente a Com plaints,
containing sundrie sm all P oem s of the W orld’s Vanitie (1591). Tra i componimenti contenuti nella
raccolta, da ricordare in particolare sono: la favola M other Hubberd’s Tale , pungente satira politico-
sociale di un gusto medievale che richiama alla mente la tradizione francese del Roman de Renart; e, poi,
The R uines of Tim e , in cui il poeta lamenta il tramonto della città di Verulamio, il suo splendore
sfiorito, così come le recenti morti di Sidney, Walsingham e Leicester. Tornato in patria dall’esilio irlandese
per un brevissimo periodo, Spenser dà in quest’opera libero sfogo alla sua amarezza e a un pessimismo
incupito dalle infelici vicende della sua vita.
La corda del sentire individuale vibra anche nella pastorale Colin Clout’s Com e Hom e Again (1595).
La raffinatezza lirica di Spenser si manifesta, però, compiutamente in altre due opere, pubblicate insieme,
postume, nel 1595. Ci riferiamo agli ottantanove sonetti della raccolta Am oretti e all’inno matrimoniale
Epithalam ion (dal greco: canzone cantata sulla soglia di una camera nuziale).
Corso di Laurea: LETTERATURA MUSICA E SPETTACOLO
Insegnamento: LETTERATURA INGLESE
Lezione n°: 15/S1
Titolo: THE SHEPHERD’S CALENDAR
Attività n°: 1

Facoltà di Lettere

EDMUND SPENSER 2

© 2007 Università degli studi e-Campus - Via Isimbardi 10 - 22060 Novedrate (CO) - C.F. 08549051004
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Insegnamento: LETTERATURA INGLESE
Lezione n°: 15/S1
Titolo: THE SHEPHERD’S CALENDAR
Attività n°: 1

Facoltà di Lettere

EDMUND SPENSER 2

Gli Amoretti rappresentano un caso raro nella sonettistica elisabettiana, perché ispirati a una
vera storia d’amore, quella che legò il poeta a Elizabeth Boyle, sposata in seconde nozze nel
1594. Caratterizzati da continuità di tono e fluidità nel ritmo, i sonetti rielaborano il modello
petrarchesco, proponendo una donna che riflette, a volte offusca, la gloria del suo Creatore. Lo
schema metrico è quello “elisabettiano”, con tre quartine a rima alternata e il distico finale a
rima baciata: così i primi 12 versi appaiono fra loro intrecciati, mentre distinto e “conclusivo”
risulta il distico finale.
Pubblicato insieme agli Amoretti nel 1595, il poemetto Epithalamion celebra, con le cadenze di
un Trionfo rinascimentale, le nozze del poeta. La perfetta fusione di motivi convenzionali e
sentimenti personali ne fa uno delle più felici espressioni del suo genio. Sia Amoretti che
Epithalamion seguono il modello filosofico religioso che ha le sue radici nel Cantico dei Cantici,
in cui il sensuale incontro fra i due giovani sposi è allegorizzato come congiungimento erotico
fra il filosofo e la sapienza.
Più convenzionale nello stile è il secondo inno nuziale di Spenser, il Prothalamion, scritto nel
1596 per celebrare le nozze delle due figlie del conte di Worcester.

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Lezione n°: 15/S1
Titolo: THE SHEPHERD’S CALENDAR
Attività n°: 1

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EDMUND SPENSER 2

La fama di Spenser, poeta, è legata tuttavia al suo indiscusso capolavoro, The Faerie Queene, il
poema epico al quale egli dedicò circa venti anni della sua vita, dal 1579 fino alla morte. Il
piano originale dell’opera prevedeva dodici libri, suddivisi ciascuno in 12 canti, dedicati alla
descrizione delle “diverse avventure” intraprese da dame e cavalieri per i dodici giorni della
festa di Gloriana, cioè Elisabetta. Spenser è stato il primo in Inghilterra a chiamare “canto”, con
parola italiana, una delle divisioni di un lungo poema: una “novità” lessicale destinata a grande
fortuna in area inglese e americana.
In ogni libro doveva essere celebrata una virtù, secondo la classificazione datane da Aristotele
nell’Etica. Spenser riuscì a scrivere solo i primi 6 libri e alcuni frammenti del settimo. I primi tre
libri, pubblicati nel 1590 (trentunesimo anno del regno di Elisabetta), celebrano Santità,
Moderazione e Castità; i successivi tre, invece, Amicizia, Giustizia e Cortesia. Il settimo libro,
costituito solo dai così detti “Canti della Mutabilità”, avrebbe dovuto trattare di Costanza, forse
un riferimento al motto personale della regina: semper eadem (sempre la stessa).

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Insegnamento: LETTERATURA INGLESE
Lezione n°: 15/S2
Titolo: AMORETTI - EPITHALAMION
Attività n°: 1

Facoltà di Lettere

EDMUND SPENSER 3

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Insegnamento: LETTERATURA INGLESE
Lezione n°: 15/S2
Titolo: AMORETTI - EPITHALAMION
Attività n°: 1

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EDMUND SPENSER 3

Il grandioso progetto di questo vasto poema si trova delineato in una lettera del gennaio 1589
indirizzata a Ralegh, poi pubblicata come prefazione dell’opera. Come riporta Praz (Storia della
Letteratura Inglese, Firenze 1982, p. 77), in questa lettera introduttiva “il poeta dice che per
rendere interessante la sua opera l’ha colorata di una ‘finzione storica’, cioè la storia del
principe Artù, nel quale si trovano unite tutte le virtù che un grande uomo deve possedere. Artù
è la Magnanimità incarnata, che cerca Gloriana, cioè la gloria. La Regina delle Fate rappresenta
la Gloria in astratto, e in particolare ‘l’eccellentissima e gloriosissima persona della nostra
sovrena’ (Elisabetta è anche adombrata nel poema sotto i nomi di Belphoebe, Mercilla,
Britomart e, appunto, Gloriana).
La Regina tiene corte per dodici giorni, ciascuno dei quali offre occasione a un cavaliere di
distinguersi: ciascun cavaliere incarna una virtù. Così il primo libro contiene le avventure del
Red Cross Knight, che dovrebbe impersonare la Santità (la chiesa anglicana), protettore della
Vergine Una (la verità, la vera religione) contro le insidie di Archimago (l’ipocrisia) e di Duessa
(la chiesa cattolica); il secondo libro le avventure di sir Guyon, il cavaliere della Tolleranza,
ecc.”.

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Lezione n°: 15/S2
Titolo: AMORETTI - EPITHALAMION
Attività n°: 1

Facoltà di Lettere

EDMUND SPENSER 3

Sotto molti punti di vista, The Faerie Queene è il poema che canta la grandezza, la
magnificenza e il carattere di vera eroina inglese della regina Elisabetta. Certamente,
l’immagine di Elisabetta che, nel 1588, tiene il suo discorso alle truppe con indosso
l’armatura, mentre l’Invincibile Armata spagnola minacciava ormai da vicino le coste
inglesi, dovette influenzare non poco la caratterizzazione del personaggio della vergine
guerriera Britomart. Si trattò di un’orazione di studiata e coinvolgente teatralità, che colpì
molto la fantasia e l’animo degli inglesi. Elisabetta fece la sua apparizione a cavallo,
munita di corazza e seguita da un valletto che portava un elmo adorno di piume bianche.
E da vera eroina cavalleresca, da difensore della sua terra e del suo popolo ella parlò. Un
discorso divenuto celebre, nel quale la regina si disse conscia di avere “il corpo di una
donna debole (the body of a weak and feeble Woman)”, ma di essere altresì consapevole
di possedere anche “il cuore e il fegato di un re e di un re inglese, per giunta (the Heart
and the Stomach of a King, and of a King of England too)”, per cui mai avrebbe tollerato
di vedere invasi i confini del proprio inviolabile regno (“the Borders of my Realm”).

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Insegnamento: LETTERATURA INGLESE
Lezione n°: 15/S3
Titolo: THE FAIRIE QUEEN
Attività n°: 1

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EDMUND SPENSER 4

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Insegnamento: LETTERATURA INGLESE
Lezione n°: 15/S3
Titolo: THE FAIRIE QUEEN
Attività n°: 1

Facoltà di Lettere

EDMUND SPENSER 4

The Faerie Queene è opera complessa, sotto certi aspetti originale. Una delle novità come
nota sempre Praz, è quella di aver presentato “sotto forma allegorica il poema
romanzesco”; di aver riletto cioè in una luce tutta medievale i suoi modelli, che sono Ariosto
e Tasso, più di Virgilio. Sicuramente senza l’ottava ariostesca non sarebbe nata la stanza
spenseriana; ma soprattutto dall’Orlando Furioso (completato nel 1532 e brillantemente
tradotto in inglese nel 1591 da Sir John Harrington) e dalla Gerusalemme Liberata (edita
nel 1580-81 e parzialmente tradotta in inglese da Richard Carew nel 1594) Spenser trae
espressioni, avvenimenti, incontri, personaggi, immagini cavalleresche, che rielabora
all’interno di uno schema allegorico a più strati, spesso di difficile comprensione.
In effetti “l’oscura concezione” del poema richiede attenzione ai vari livelli di significato e di
possibili interpretazioni, che coinvolgono la sfera storica, morale, mistica, esoterica e socio-
politica. Sotto la superficie immaginifica e affascinante corre, inoltre, una vena di malinconia
e di preoccupazione, il senso di un conflitto costante, dall’esito non scontato, tra luce e
ombra, tra vita e morte, una concezione religiosa di una grande lotta di princìpi, tra forze
immani e inconciliabili.

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Insegnamento: LETTERATURA INGLESE
Lezione n°: 15/S3
Titolo: THE FAIRIE QUEEN
Attività n°: 1

Facoltà di Lettere

EDMUND SPENSER 4

C’è una sostanziale distanza tra l’ottimismo dei primi tre libri e la sensazione sempre più
immanente di un mondo che va in frantumi, propria degli altri tre, che trova conferma
nei frammenti del settimo libro. Nei “Mutabilitie Cantos”, infatti, l’eternità del regno di
Gloriana, la sua bellezza senza età, appaiono per la prima volta, apertamente messe in
dubbio, minacciate da ciò che sembra una perniciosa, “incostante mutevolezza”.
Alcuni studiosi hanno voluto invece leggere in chiave biografica questo progressivo
incupimento, come riflesso dell’inquietudine di Spenser riguardo alla questione irlandese
e al suo forzato esilio in quella terra. Uno stato d’animo che trasparirebbe nella sua unica
opera in prosa: View of the Present State of Ireland, probabilmente scritta nel 1596 e
pubblicata postuma nel 1633. Come ebbe a dire Yeats, Spenser “mai raffigurò il vero
volto dello scenario irlandese […], né mai capì la gente tra la quale viveva”. Il suo
atteggiamento tradirebbe, in pratica, l’incomprensione “imperialista” per ciò che non
appartiene al proprio mondo, un senso di superiorità che si fa frustrazione e nostalgia,
anzi desiderio di fuga, in un mondo immaginario e perfetto di fate e cavalieri.

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