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MIUR-AFAM

Istituto Superiore degli Studi Musicali di Messina


“Conservatorio A. Corelli”

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Elaborato di
LETTERATURA VOCALE E STRUMENTALE I

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Allievo: Alessandra La Vecchia

Docente: Prof.ssa Luisa Pappalardo

A.A. 2022-2023
La Cantata:
forma prediletta per las musica vocale da camera
nell’ Italia settecentesca.

Alessandro Scarlatti (1660-1725)

Durante il nostro percorso didattico ci si è concentrati sul repertorio cameristico


destinato alla voce e a piccoli complessi strumentali. Fra gli argomenti trattati, ho
deciso di soffermarmi in particolare sulla forma della cantata vocale da camera del
settecento in Italia e sul compositore che ad oggi è ancora considerato il più proficuo
compositore di questo genere: Alessandro Scarlatti.
Definizione e cenni storici sulla “musica (vocale) da camera”

Per generale definizione, la “musica da camera” non è che un filone tradizionale della
musica classica, il quale include qualsiasi tipo di musica destinato a un complesso
limitato di esecutori e, pertanto, si differenzia da quella sinfonica con forme proprie,
dette appunto “da camera”, composte per soli strumenti, per voci o miste (a seconda
del numero di componenti, l’organico prende il nome di duo, trio, quartetto,
quintetto, sestetto, settimino, ottetto, ecc., fino alle composizioni per organici più
grandi come l’orchestra da camera).
Volendoci soffermare, in questo elaborato, sulla “musica vocale da camera”, si
definisca quest’ultima come un repertorio destinato ad una o più voci e strumento
solista (od anche piccoli ensembles), come clavicembalo, fortepiano e pianoforte,
dove quest’ultimo non funge solo da accompagnamento ma da co-protagonista in
continuo dialogo musicale e lirico con il cantante, un dialogo costituito da
affermazioni, risposte ed echi melodici e dinamici, sfumature più facilmente
apprezzabili se eseguite in spazi contenuti. Difatti, i contesti di esecuzione erano
principalmente salotti della buona società, circoli culturali, case (o piccoli teatri)
appartenenti a nobili e ricchi borghesi, od anche le corti delle monarchie che spesso si
riservavano il diritto di ingaggiare (anche permanentemente) i più brillanti musicisti
al solo fine di dilettarsi con concerti privati.
Vista questa premessa, fra l’800 e gli inizio ‘900, è facile intuire come questo tipo di
repertorio possa essere stato strettamente legato ad altre forme di arte e cultura dalle
quali i compositori traevano ispirazione come, ad esempio, la scrittura narrativa, la
pittura e, specialmente, la poesia, od anche veri e propri testi da musicare.
Difatti, dalle sue origini ad oggi, la musica vocale da camera rimanda ad un genere
che presta molta attenzione, non solamente all’aspetto musicale ed interpretativo
dell’esecutore, ma anche ad una grande espressività poetica.
A tal proposito, prima di raggiungere il focus dell’elaborato, è doveroso almeno
citare la tradizione di Lieder Romantici e Post Romantici austriaco-tedeschi, i quali
vedono la collaborazione tra i più grandi compositori ed i più celebri poeti e letterati
dell’epoca (si menzionino Goethe, Schiller e Heine), il repertorio di Chansonnes
francesi e quello italiano di Canzoni da salotto e non solo.
Breve dissertazione sulla musica vocale da camera
in Italia tra ‘600 e ‘700

La cantata

Focalizzandoci in particolar modo sul repertorio italiano, si trova necessario


sottolineare l’importanza nello sviluppo del genere soprattutto durante il periodo
Classico, Barocco e Rinascimentale.
In particolare, nel Settecento, la differenza fra musica d’orchestra e musica da camera
acquista un senso ben preciso. Accanto al fasto operistico e alla dilatazione degli
organici orchestrali presso le grandi corti e cappelle, affiora una nuova poetica nel
nome delle galanterie, più incline alla piacevolezza e alle eleganze delicate e piuttosto
orientata, almeno tendenzialmente, verso il clavicembalo e le piccole formazioni.
Nell’ambito della musica vocale, e come esempio di musica da camera, fiorisce la
cantata a una o due voci con basso continuo realizzato dal cembalo (e simili) od
organo, violoncello/viola da gamba, liuto (o arciliuto, tiorba o arcitiorba). Una forma
musicale vocale di origine italiana tipica del periodo rinascimentale e barocco, fino a
quello classico, formata da una sequenza di brani con o senza “da capo” (per voce
sola o a più voci) inframezzati da recitativi e brani strumentali la cui esecuzione
avviene senza apparato scenico, anche se non manca una forte componente
drammaturgica.
Le cantate possono essere profane e avere soggetto mitologico o morale, oppure
sacre, ispirate perlopiù a vicende tratte dalle Sacre Scritture, in latino o in lingue
moderne.

Alessandro Scarlatti (Palermo, 1660 – Napoli, 1725) e la scuola napoletana

Fra i compositori che hanno avuto un ruolo cardine all’interno del genere, ho voluto
approfondire la figura di Alessandro Scarlatti (padre del compositore Domenico
Scarlatti) che fu il compositore italiano considerato dai musicologi come uno dei più
importanti rappresentanti della scuola musicale napoletana tra la fine del XVII e
l'inizio del XVIII secolo.
Soprannominato dai suoi contemporanei “l'Orfeo italiano”, si formò a Napoli e lì
operò oltre che a Roma, città alla quale è destinata una parte significativa della sua
produzione, ma il suo contributo, la sua originalità e la sua influenza furono
essenziali, oltre che duraturi, sia in Italia che in Europa.
Particolarmente noto per le sue opere, portò ai suoi massimi sviluppi la tradizione
drammatica italiana, iniziata da Monteverdi all'inizio del XVII secolo, progettando la
forma definitiva dell'aria con da capo, imitata in tutta Europa, struttura fulcro della
Cantata da camera a voce sola o a più voci, in assoluto la forma musicale prediletta a
quel tempo dalla nobiltà e dalla borghesia, dove nell'intimità della drammaturgia si
esprimevano i sentimenti e il tema privilegiato di queste opere: l'amore.
La cantata, sicuramente la forma musicale da camera più intellettuale del periodo, fu
infatti per Scarlatti ciò che fu a suo tempo il madrigale per Monteverdi, cioè un
crogiolo di ispirazione rivolto esclusivamente al piccolo pubblico di intenditori. Il
compositore con una fertile immaginazione aveva dunque la possibilità di realizzare
pienamente sé stesso e dare l'espressione di tutto il suo genio in queste piccole forme,
dove abbondano le sequenze armoniche più audaci, andando di pari passo con la
caratterizzazione melodica che servirà poi da modello per gli ultimi compositori
barocchi.
Sostenuto da più ricchi mecenati romani e dal Principe Ruspoli di Vignanello in
persona, Scarlatti padre ne scrisse quasi 820 (di cui 620 attribuite gli con certezza) ed
è importante specificare che nessun compositore del suo tempo ne produsse così
tante. L'impressionante numero di cantate è anche dovuto al fatto che queste opere
sono nate in gran parte durante il divieto pontificio dell'opera lirica a Roma emanato
da Innocenzo XII nel 1697, cosa che però non soffocò la fervente necessità e
desiderio culturale dei compositori e del pubblico del tempo di produrre e assistere a
intensi momenti interpretativi e drammatici (teatrali, in fin dei conti, anche se avulsi
da un contesto scenico/operistico, come sopra citato).
È singolare notare come, spesso, i committenti e destinatari delle cantate fossero
anche gli autori dei testi musicati, come Pietro Ottoboni,
Grazie al suo eclettismo musicale, Scarlatti toccò anche tutti gli altri generi praticati
nel suo tempo, come sonata, concerto grosso, mottetto, messa e oratorio. Fu inoltre
l'inventore dell'ouverture italiana in tre movimenti (che rivestì una fondamentale
importanza nello sviluppo della sinfonia), della sonata in quattro parti (progenitrice
del moderno quartetto d'archi), e della tecnica dello sviluppo motivico.
Nonostante il divieto pontificio di Innocenzo XII, egli riuscì comunque ad imporsi
come modello di riferimento per il teatro musicale del suo tempo, come evocato
persino dalla produzione italiana di Händel, il quale fu profondamente influenzato
dalla sua musica teatrale.

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