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PER GLI ALLIEVI DEL 2020/2021:

Il video sul Seicento che dovete guardare, vi conviene osservarlo dal minuto 37:30 fino al 1:22:00; poi
ricomincia la spiegazione dal minuto 1:42:20 fino al minuto 2:46:40.

Il Barocco musicale predilige la varietà (come anche in tutte le altre arti barocche, dalla letteratura alle arti
visive), la meraviglia, l'effetto e la "commozione degli affetti" ossia il raggiungimento del provocare e
guidare le emozioni del pubblico.
Il Barocco è un periodo lungo della Storia della musica ed è identificato da esigenze estetiche ma anche da
costanti compositive ed interpretative (periodizzazione basate su questioni tecnico-musicali). Quando finirà
il barocco quelle tecniche musicali saranno estinte.
Dura 150 anni, dall'anno 1600 (simbolico perché si afferma per la prima volta nella stampa musicale
l'espressione tecnica "recitar cantando" sia nelle stampe delle musiche per la Rappresentatione di anima et
di corpo, Roma, 1600 di Emilio de' Cavalieri, sia nella disputa tra Jacopo Peri e Giulio Caccini per la paternità
del melodramma, entrambi componendo sulla "Euridice", favola pastorale di Ottavio Rinuccini a Firenze,
1600)
fino al 1750, simbolico perché anno della morte di Johann Sebastian Bach, autore che insieme a Georg
Friderich Haendel è considerato la "summa" della musica barocca.

Se i concetti chiave di tipo estetico e le strategie tecniche con cui essi si attuano rimangono di fatto costanti,
le diverse personalità protagoniste dei vari periodi del Barocco sanciscono le differenze di articolazione
interna in questo lungo periodo storico-musicale.
Per il primo Barocco le personalità chiave sono i già menzionati Peri, Caccini, de' Cavalieri più certamente
Claudio Monteverdi (nella sua lunga vita di fatto a metà tra Cinque e Seicento), Girolamo Frescobaldi
(soprattutto per la musica strumentale).
Le personalità chiave del barocco maturo saranno poi Arcangelo Corelli per la musica strumentale, Giacomo
Carissimi per l'oratorio e la cantata, ma anche Alessandro Stradella per tutti e tre i generi, e poi per il
melodramma Francesco Cavalli, Giovanni Battista Lulli (naturalizzato francese come Jean-Baptiste Lully) e
Henry Purcell (inglese).
Nel tardo barocco spiccano le personalità dei coetanei (tutti nati nell'anno 1685) di Johann Sebastian Bach,
Georg Friderich Handel e Domenico Scarlatti; certamente altri compositori emergono, soprattutto in Italia e
in Francia, come Alessandro Scarlatti (padre di Domenico), Antonio Vivaldi, Jean-Philippe Rameau, François
Couperin, Telemann... eccetera.

Concetti chiave che permangono in tutti 150 anni del Barocco sono da un punto di estetico l'esigenza di
teatralità e la volontà di rendere la musica, persino quella strumentale, di tipo rappresentativo; ossia si
suppone sempre la presenza della "frattura" tra esecutori e pubblico che ascolta e che dev'essere coinvolto,
"commosso", trascinato dalla meraviglia.
strumentale.

Il Barocco ricerca una polarizzazione sicura tra melodia e armonia, tra melodia-guida e basso che
accompagna; un fenomeno che noi abbiamo già notato nei generi armonici del Rinascimento (frottola,
canzone villanesca alla napolitana, madrigale degli esordi) ma che riguardava una dimensione ridotta della
produzione polifonica cinquecentesca. La norma era la polifonia classica, in cui nessuna voce è più
importante dell'altra (pensiamo al mottetto di Palestrina o al madrigale maturo di Rore, Wert...
MArenzio)
Il Barocco ricerca anche una varietà ritmica, una varietà timbrica associando strumenti di famiglie diverse e
voci...
è insomma il trionfo della meraviglia musicale.
Sentiremo questi concetti, approcciando i generi del melodramma, della cantata e dell'oratorio attraverso
le modifiche che Monteverdi apporta al madrigale, in modo da riempirlo delle esigenze estetiche e tecniche
del Barocco musicale.
Pausa

A riguardo del melodramma, dicevamo che il genere nasce a Firenze nell'anno 1600, per la precisione la
data è il 06/10/1600, secondo giorno dei festeggiamenti per il matrimonio di Enrico IV di Francia e Navarra
con Maria dei Medici.
Il genere si pone da subito come la massima espressione del "recitar cantando" in ambito teatrale; la
rappresentazione teatrale, appartenente al genere della favola pastorale, è INTERAMENTE CANTATA.
la maggior parte del canto è di tipo monodico accompagnato dal basso continuo.
Il genere ha molto successo e viaggia anche nella dimensione della stampa; le Musiche sopra l'Euridice di
Jacopo Peri (ma anche quelle di Caccini) arrivano agli onori delle stampe perché fanno parte dei
festeggiamenti per delle nozze reali.
I Gonzaga di Mantova decidono di affidare al musicista di corte Claudio Monteverdi (già rinomato per i suoi
5 libri di madrigali) di prodursi nel nuovo genere: nascono così l'"Orfeo"(due finali possibili, uno come nel
mito che diventa costellazione, oppure le baccanti lo dilaniano, non finisce bene come l’euridice perché non
è per un matrimonio), favola pastorale con lo stesso argomento dell'"Euridice" ma diverso poeta,
Alessandro Striggio JR.; Rappresentato a Mantova, 1607

Inoltre l'"Arianna", la prima tragedia in musica (Secondo quanto scritto sul libretto dell'opera, cioè la sola
parte teatrale, letteraria), Mantova 1608, con il libretto dello stesso Ottavio Rinuccini che aveva fornito il
libretto delle "Euridice" di Peri e poi di Caccini e che era stato con loro e con altre personalità chiave della
fine del Cinquecento (Vincenzo Galilei e il filologo Girolamo Mei, ma anche Emilio de' Cavalieri) nelle
riunioni della cosiddetta Camerata de' Bardi a Firenze.
Tra gli Anni Ottanta (a casa del Conte BArdi) e gli Anni Novanta (questi però a casa di Jacopo Corsi, sempre a
Firenze) il gruppo si riuniva per cercare di riportare in vita gli antichi effetti della musica greca,
particolarmente in seno alla tragedia.
Il gruppo poi vira verso la favola pastorale, un genere di mezzo, né comico né tragico, per loro più
verosimilmente adatto al canto integrale, di tutti i versi dei dialoghi tra i personaggi.
Il primo a prendere il "rischio" di invece musicare una tragedia è appunto il nostro Monteverdi, nel 1608.
Arianna è donna, umana, non ninfa come le protagoniste delle "Euridice" o "Orfeo"
o ancora delle varie "Dafne" (tracce di Dafne di Jacopo Peri risalgono al 1598, e poi a Marco da Gagliano nel
1608).
Soffre come soffre una donna quando Teseo l'abbandona, dopo che lei lo ha aiutato a vincere sul
Minotauro a Creta e a districarsi, attraverso il "filo di Arianna", nel labirinto del Minotauro.
Le musiche sul'Arianna di Monteverdi sono perdute!!!!!!!
La produzione del melodramma stava iniziando infatti a virare verso la stesura manoscritta e la musica
manoscritta di Arianna è andata perduta. Si comincia a trascrivere nei manoscritti, l’Arianna non arriva alle
stampe e per questp è stata perduta.
L'unico frammento che ci rimane è il monologo finale dell'eroina tragica, dopo l'abbandono di Teseo.
Il brano si chiama "Lasciatemi morire" e Monteverdi lo pubblica nella versione polifonica, nel Sesto libro dei
madrigali (Venezia, 1614). La versione monodica accompagnata da basso continuo sarà poi pubblicata negli
anni Venti del Seicento in una antologia di cui Monteverdi non ha neanche il controllo.
Ormai Monteverdi lavora come Maestro di Cappella in San Marco a Venezia, da un anno
Decide di includere nel Sesto libro la versione monodica, di fatto inaugurando la stagione del madrigale
monodico accompagnato; ne fa anche una versione a 5 voci, che accosta al madrigale monodico; la
versione a 5 è propriamente un madrigale drammatico; quella monodica è un madrigale di tipo
rappresentativo.
Noi vediamo o meglio immaginiamo(perché nel frammento del melodramma avrem avuto scene e costumi,
invece se sentiamo solo esguire il madrigale rappresent. Monodico noi immaginiamo lei interpretare, siamo
più vicini alla dimensione della cantata) l'eroina tragica, lasciata indietro, abbandonata da Teseo, da sola su
una spiaggia deserta con la paura di essere divorata dalla belve e la certezza di non rivedere più Teseo, né la
propria famiglia.
Perché Monteverdi decide di pubblicare un brano di recitar cantando dentro un libro di madrigali? che
parentela vedeva fra le due espressioni musicali? che parentela poteva esserci tra la scena di un
melodramma che era stato rappresentato con scene e costumi, e accompagnamento orchestrale, proprio
come nella tragedia greca antica e il madrigale, un genere "armonico" nel senso di pensato per l'esecuzione
privata di pochi esecutori/fruitori?
la parentela più stretta è di tipo, come al solito in Monteverdi, testuale; il rapporto testo-musica tra
madrigale e recitar cantando dei primi melodrammi è funzionale, strettissima.
Come nel madrigale non c'è ripetizione perché la musica segue la parola ("seconda prattica"), ciò avviene a
maggior ragione in uno spettacolo teatrale in cui il canto recitato deve dare l'illusione della spontaneità del
parlare.
Sia il madrigale che il recitar cantando sono Durchkomponiert, composti da capo a fondo, seguendo le
parole, senza ripetizioni strofiche.
La ripetizione melodica a distanza di tempo, assocerò il significato delle parole delle due strofe proprio x qst
ripetizione che serve x dare una parentela semantica rappresentativa alle parole che si susseguono in un
flusso costante.
LASCIATEMI MORIRE:
“o dio” -> dissonanza.
“misera” settima.
O teseo O tèseo riprende sempre con le stesse forme musicali, stessa melodia cioè.
Il basso continuo segue fedelmente le inflessioni agogiche (di tempo, di dinamica) della cantante solista e
questo può essere realizzato solo grazie alla monodia accompagnata; Monteverdi utilizza formule del canto
ripetitive, per significare l'ossessione della donna abbandonata. Ogni altra strategia madrigalistica informa il
canto anche per descrivere i significati singoli delle parole. (cromatismo sulla parola “pianto”).
Grazie a Monteverdi, l'abbinamento tra formule musicale e parole passa dal madrigale al melodramma, e
qui i madrigalismi si conserveranno per secoli.
La flessibilità che abbiano notato nella monodia accompagnata si traduce in polifonia (nella versione a 5
voci sempre di Monteverdi) in flessibilità non di tempo, né di recitazione, ma nella flessibilità della tessitura
polifonica.
La polifonia però è ancora una risorsa validissima per Monteverdi ad esprimere gli affetti di un'eroina
tragica.
VERSIONE POLIFONICA -> Il basso continuo guida l’armonia
In effetti questo abbinamento della versione monodica con la versione polifonica è il saluto più bello che
Monteverdi può dare alla polifonia del Cinquecento, per dimostrare he è ancora un metodo valido anche x
l’estetica del 600.

Restiamo per un attimo sulle possibilità espressive della monodia accompagnata, osservando il madrigale
"Tempro la cetra" dal Settimo libro (1619)
Il Settimo libro ha per sottotitolo Concerto: la parola, già in bocca al protagonista del dialogo Il Desiderio di
Ercole Bottrigari (Gratioso Desiderio), 1594 indicava almeno due cose
Concerto come ensemble musicale, quindi come insieme proprio di strumenti (oggi diremmo orchestra)
ma anche Concerto come evento musicale; i concerti del Concerto delle dame principalissime di Ferrara; i
concerti del Concerto delle monache di San Vito a Ferrara, riferendosi Bottrigari ad eventi musicali a cui lui
aveva assistito negli Anni Settanta del Cinquecento.
Bottrigari, per bocca di Gratioso Desiderio, ci dà due etimologie della parola concerto: da consertum, ossia
andare d'accordo, mettersi d'accordo; e da con-certum, come nella parola certamen, ossia combattimento.
Il concerto è quindi una dimensione musicale che indica o un evento, o un gruppo musicale oppure, poi
soprattutto nel Barocco maturo, un genere musicale che oppone famiglie strumentali diverse
combinandole variamente.
In quest'ultima accezione Monteverdi intitola il suo Settimo libro "Concerto", nel senso di unione, e se
vogliamo combattimento, tra voci (in ensemble le più disparate, da 1 a 6 voci) e strumenti, particolarmente
il basso continuo.
Nel Madrigale "Tempro la cetra", proemiale del Settimo libro (come proemiale è il suo testo, tratto dalla
"Lira" di Giovanni Battista Marino) Monteverdi fa precedere l'intonazione monodica del sonetto da una
Sinfonia di strumenti, la quale ritorna anche alla fine.
In realtà i ritornelli strumentali compaiono anche tra le strofe del sonetto: tra prima e seconda quartina, tra
seconda quartina e prima terzina, tra prima e seconda terzina
Lo schema è dunque: Sinfonia + (I quartina) Canto monodico + Ritornello strum.+ (II quartina) Canto +
Ritornello strum.+ Canto + Ritornello strum. + Canto + Sinfonia (arrocchita con una parte centrale di musica
derivata da modelli di danza).

La sinfonia è in 5 parti, noi abbiamo sentito l’esecuzione eseguita da 5 archi. La polifonia è data agli
strumenti. Ci sono 4 frasi una delle quali è usata come ritornello.
Nel modo di Sol.
I compositori diventano sempre più precisi nell’orchestrazione, Monteverdi specifica sinfonia x strum. ad
arco con basso continuo, voce di Tenore. È pensato per una voce precisa.
Testo: metafora del poeta che compone sulla lira, poeta che accorda la cetra per comporre in uno stile
poetico alto, ma non riesce a comporre poesia e musica epica, ma riesce solo a parlare di amore.
“fiori” arricchita di fioriture, usa il canto con screziatura, una pratica d’improvvisazione canora.
“feri sdegni” -> furia di Marte, fioriture selvagge.
Nella sinfonia i musicisti possono improvvisare su ciò che è scritto, è in 3 e quindi la musica diventa da
danza.
Questo madrigale non è altro che una cantata monodica in cui c’è solo un cantante accompagnato da
strumenti.
Basso continuo realizzato da: violone, cembalo e liuto.

Il madrigale proemiale del Settimo libro ci ha ormai fatto passare in una dimensione totalmente nuova
rispetto alla tradizione polifonica: la polifonia è passata in mano agli strumentisti; il testo è descritto dalla
monodia accompagnata con basso continuo; c'è un nuovo interesse tra la struttura poetica (il sonetto) e la
sua intonazione inframmezzata da ritornelli strumentali; l'introduzione della musica per danza proietta
l'immaginazione dell'ascoltatore meravigliato verso scene di un teatro immaginario che permea ogni
espressione musicale barocca.
Il concerto diventa quindi unione, o contrasto, tra voci e strumenti, ma insieme generano un evento
rappresentativo, teatrale, meravigliante, commovente, decisamente pregnante sotto il profilo
comunicativo.
Il madrigale è ancora espressione di una società cortese, tanto per i nobili quanto per i borghesi, ma questa
società necessita di essere intrattenuta, meravigliata; la realtà va travalicata nel sogno generato dall'arte.

Monteverdi viene a contatto con la monodia quando opera a Mantova con cui entra a contatto col mondo
fiorentino in cui si sviluppa qst genere.

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