OFFLAGA DISCO PAX SEI NAZIONI ULTIMA GIORNATA CALCIO, CRISI RANGERS
MUSICA ARTI OZIO
SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE IL MANIFESTO SABATO 17 MARZO 2012 ANNO 15 N. 11
ROSCOE MITCHELL
Chiss se la visione del manifesto ha suggerito a Roscoe Mitchell qualche scelta di itinerario sonoro per il suo solo al Bimhuis di Amsterdam il 7 marzo scorso. Non eravamo l. Cera a fotografarlo, per, prima del concerto un nostro sostenitore, Alberto Lofoco, musicologo preparatissimo. Dovevamo esserci. Se un artista pu rappresentare e elaborare gli umori della vita doggi, Mitchell uno di quelli che lo fa meglio. Lunghe sequenze siderali e tumultuose al sax soprano con la tecnica della respirazione circolare, echi di Ligeti e di Hodges, la continuazione della rivoluzione coltraniana con altri mezzi? Oppure suoni brevi al sax alto, punti sonori, suoni disossati, meditazioni e proiezioni in post-post-jazz su unaltra rivoluzione ininterrotta (non diciamo permanente, trotzkista conserva una certa scia di dogmatismo), la rivoluzione weberniana? Non sappiamo. il manifesto lo avr consigliato. Oppure no: Roscoe un signore di 71 anni dalla mente molto aperta e molto critica. Avanguardia? Una volta a Roma, qualche anno fa, glielabbiamo chiesto, proprio pensando alle sue performances in solo. Ha risposto di no. Secco. Sono un musicista, punto e basta. Dicono sempre cos questi rivoluzionari che si sentono immersi in un processo di trasformazione del presente con larghe e amorose acquisizioni del passato (v. la Great Black Music dellArt Ensemble of Chicago, di cui si sempre sospettato che Mitchell fosse leader o almeno regista), non alla testa di qualche manipolo di sperimentatori che portano il nuovo verbo tra le masse. Naturalmente questione di intendersi sui termini. Anche perch in unaltra occasione, in una intervista del 1999 a cura di Beppe Colli apparsa su Blow up (www.cloudsandclocks.net/interviews /RMitchell_intervista99.html) lui stato molto deciso a valorizzare il proprio ruolo di innovatore in compagnia dei vari Anthony Braxton, Muhal Richard Abrahms, Leo Smith, George Lewis. E in modo piuttosto polemico, tanto da definire un controrivoluzionario il trombettista e direttore dorchestra Wynton Marsalis. Poi viene in mente la celeberrima Odwalla, scritta da lui e adottata dallArt Ensemble come sigla, un motivo cantabile, da ripetere pi volte, struggente e incalzante, magari nella versione resa mitologica dalla registrazione del concerto dellAeoc al festival di Ann Arbor 1972 (Bap-Tizum, Atlantic), i due sax bassi di Mitchell e di Joseph Jarman e la tromba di Lester Bowie in un unisono che merita la top ten del genere dalle origini (della musica) ai nostri giorni, ecco, allora si capisce perch Mitchell sia oscillante nelle definizioni della propria musica. Sa che avantgarde diventata una categoria. E che Odwalla non vi verrebbe fatta rientrare (dai categorici). Eppure musica radicale. Battagliera e erotica. Mitchell il jazzman pi radicale di tutti, anche estremo. Nel senso del non tonale, del puntillista, del post-strutturalista, del rarefatto, del cerebrale, dellastratto. Continua a esserlo quando le parole per dire la sua musica possono essere lirico, sardonico o soul come in Song for my sister (Pi, 2002). Di conciliante, nulla.
(2)
MITI DOGGI
IL CILINDRO DI PAILLETTES
REGGIO EMILIA
Non si sa bene per quali affinit elettive alcuni individui, anche se conosciuti nellinfanzia, lasciano in noi un ricordo indelebile, che ci accompagna lungo la vita. Cos stato per Lucio Dalla, che conobbi bambina e che ritrovai nel film dei Taviani Sovversivi, che rividi ad un concerto di beneficenza organizzato da mio padre per la Croce Rossa, e per il quale Lucio non volle essere pagato. E ancora, nel tempo, le sue canzoni mi riportavano la sua voce sempre pi matura e spericolata, fino a trovare alcuni anni fa una cassetta con le sue canzoni pi belle in casa di unamica a Fetije, unisola sperduta a sud della Turchia. E qui, sulla copertina, cera una foto di Lucio bambino con sua madre Jole Melotti e unamichetta, seduti al tavolo di legno in un bar sul lungomare di Manfredonia. Sullaltro lato, sempre Manfredonia, ma questa volta era limmagine dellArena Pesante, il cinema allaperto dove imperversavano i film damore americani, che aiutavano la gente a tirarsi fuori dallatmosfera cupa del dopoguerraDifficile descrivere lo choc tra quelle immagini e le pozze dacqua turchese di quellaltro mare! E da questo tuffo nel passato nato un racconto sulladolescenza di Lucio, che allet dello sviluppo si ricopr di peli irsuti perch racconta egli stesso sua madre gli aveva fatto fare una cura per farlo diventare pi alto! Si dice che le donne siano pi degli uomini custodi delle memorie, e in effetti confesso che questo passato rimasto sempre vivo nella mia mente, sotteso ad una narrazione che sfocia nella fantasia ma rimane ancorata a un sentimento forte. Tanto che conservo ancora un soprabito confezionato dalla signora Jole per mia madre con letichetta che porta scritto, sotto le due torri: Melotti Bologna. Quando questestate venuto a trovarmi in Puglia lamico fotografo torinese Alberto Spadafora, nel mostrargli le bellezze del Gargano, lho portato anche a vedere la casa dove Lucio veniva in vacanza con sua madre, a Manfredonia, e lui ha fotografato il portoncino con accanto ci che resta dellormai distrutto cinema allaperto. ******** L'unica notte che si ricordi, ha detto qualcuno, quella della veglia, la notte passata in bianco. Non si ha memoria delle notti di sonno. Cos l'amore: il pi indimenticabile quello che non mai esistito (Hctor Abbad Faciolince) Lo vedeva scintillare a ritmo di musica e lasciare delle scie luminose, l, alla sua destra, tra le mani di quel ragazzino taciturno che sulla pista da ballo si trasformava: era un cilindro da uomo interamente coperto di paillettes dorate su cui si riflettevano le luci multicolori del dancing estivo dove ogni tanto davano anche feste per bambini. Il ragazzino aveva uno smoking anch'esso intessuto di paillettes, identico al cilindro, che gli dava l'aria di un piccolo uomo, minuto, aggraziato, agile e sorridente, un Bing Crosby in miniatura. I suoi capelli castani, schiariti dal sole dell'estate, lanciavano bagliori simili a quelli dell'abito sotto la luce artificiale. Sotto il ciuffo per, gli occhi scuri e la bocca sottile sul volto olivastro gli davano un'espressione
Il ragazzino aveva uno smoking intessuto di paillettes, identico al cilindro, che gli dava l'aria di un piccolo uomo, minuto, aggraziato, agile e sorridente, un Bing Crosby in miniatura. Era Dalla
si trattava di appuntare gli orli delle gonne, quasi sempre troppo lunghe. Portava scarpe con la suola ortopedica e per cucire si arrampicava su un alto sgabello che le permetteva di arrivare dignitosamente all'altezza del tavolo su cui posava il lavoro. Cantava spesso, con un accento inconfondibilmente bolognese, le ultime canzoni alla moda. Lucio non accompagnava la madre in queste trasferte di stagione. Veniva solo d'estate, per andare al mare. La Cicci era invece sempre presente, saltellante e cinguettante, capace non si sa come di far entrare negli abiti anche i pi mastodontici fianchi di provincia. Le grandi pupille azzurre, un po' sporgenti, guardavano tutto, calcolavano velocemente le misure, le mani tozze con le unghie laccate rosso scuro scucivano, tiravano fuori il tessuto dai posti pi reconditi, imbastivano, ricucivano, stiravano con rapidit, mentre la voce un po' chioccia diceva cose gentili, con le esse che scivolavano golosamente nella zeta. La Cicci era indispensabile per la signora Jole, che poteva cos dedicarsi completamente alla conversazione con le clienti. Queste si confidavano volentieri con lei perch era una donna affidabile ed esperta della vita, complice per natura e professione, comprensiva e discreta come era raro trovare in provincia. La sua unica debolezza era il figlio, al centro dei suoi pensieri e delle sue preoccupazioni. Si crucciava perch era basso e non cresceva, perch parlava poco, e poi perch negli ultimi tempi disertava la scuola per chiudersi in camera a suonare: sax, pianoforte, batteria, qualsiasi strumento, ma non i libri e la scuola. La ragazzina ascoltava in silenzio questi racconti, mentre sua madre cambiava abiti e cappelli. Avrebbe voluto abbandonare anche lei la scuola, come Lucio, e pensava con rammarico che a lei non sarebbe mai stato permesso. Provava anche un certo sollievo al pensiero che lui passasse il tempo a far musica invece che a giocare e divertirsi con Marisa, anche lei a Bologna durante l'anno scolastico. Era primavera inoltrata, dalla finestra aperta della stanza d'albergo si vedevano sfrecciare le rondini e le loro strida annunciavano l'avvicinarsi dell'estate, quella divina alchimia di sole e di mare che l'avrebbe liberata dal peso dell'inverno e della scuola. Sua madre, dopo molte esitazioni, scelse un abito vaporoso di organdis bianco a pois blu, con una larga gonna a volant, da indossare al dancing nelle sere d'estate. Lei avrebbe voluto essere grande per poterne averne uno altrettanto bello, da mettere quando Lucio sarebbe tornato. Ma quell'estate la signora Jole non venne al mare, e neanche l'anno dopo. A volte, passando davanti al portoncino della casa che erano soliti prendere in affitto, lei guardava le persiane chiuse delle finestre e si chiedeva se sarebbero tornati un giorno. Il mare era l, a pochi passi, lo stabilimento con le cabine in fila, la sabbia fine, il frinire ossessivo delle cicale tra i pini del lungomare, i ragazzini che giocavano a pallone per strada. Tutto era come ogni estate, salvo la piccola casa al primo piano accanto all'Arena - l'unico cinema all'aperto - che sembrava un volto con le palpebre chiuse intorno al vuoto, muta e silenziosa, forse per sempre. Quando sua nonna le dava i soldi per il gelato, certi pomeriggi dopo la calura, correva a comprarlo dall'uomo col carrettino che era sempre piazzato sul marciapiede del castello, di fronte all'Arena. E, mentre aspettava che lui riempisse la forma rettangolare con un'ostia, poi col gelato e un'altra ostia ancora a formare un piccolo sandwich, non poteva far a meno di guardare in su, quasi di nascosto, nella speranza di vedere una di quelle finestre finalmente aperta. Intanto il tempo passava, lei cresceva, tutti le dicevano che era ormai una signorinella. Persino le gambe, prima grassocce, si stavano snellendo e allungando. Certo, non si sentiva bella, per quei foruncoli che ogni tanto le spuntavano sul viso, per i capelli ricci e indomabili che sua madre voleva biondi e che, quando erano in disordine le davano l'aria, diceva suo padre, di una spigaiola. Ma i ragazzi la guardavano per strada, o, peggio, con la tipica brutalit meridionale, provavano a metterle le mani addosso. Lei tornava da scuola coi libri o andava a lezione di danza classica con le scarpette dalla punta di gesso in un sacchetto di tela, e alla fine aveva imparato ad usare questi oggetti come armi improprie contro gli aggressori. Ma, anche se riusciva a difendersi, questi episodi la facevano ugualmente soffrire, perch avrebbe voluto vagare tranquillamente per le strade, conoscerne i tragitti, esplorare la citt, soffermarsi a guardare la gente e le cose senza essere disturbata. Invece era costretta a camminare sempre in fretta, saltando da un marciapiede all'altro come in una corsa ad ostacoli, per evitare i gruppi di ragazzi che la spaventavano con sguardi, parole e gesti aggressivi. Spesso si guardava allo specchio: la vita era sempre pi sottile, il seno stava spuntando lentamente. Di profilo e con i capelli raccolti dimostrava pi dei dodici anni che aveva. La danza aveva reso i suoi gesti e i suoi movimenti pi flessuosi. Ma ci che pi le piaceva in quell'attivit era preparare il saggio di fine d'anno: disegnare i costumi, scegliere le stoffe e i colori, collaborare alle scene, organizzare la successione dei vari numeri, alternando i balletti ai pezzi recitati, e alla fine presentare il tutto al pubblico, per provare la sensazione esaltante di quella tensione, quel cortocircuito tra chi si esibisce e chi sta a guardare, che, quando uno spettacolo riesce, si instaura, come un respiro trattenuto, molto prima che esplodano gli applausi. Era sempre il vecchio gioco che tornava, anche se in altra forma, questa volta forse con pi consapevolezza e pi soddisfazione. A tredici anni era un'altra persona, pi alta di sua madre, slanciata, col viso affilato dallo sforzo di crescere. Le avevano persino affidato il ruolo di prima ballerina in un balletto: una stracciona che doveva essere maltrattata da tutti, ricca solo della sua bellezza e della sua dolcezza. Per la prima volta era stata felice, quando, al centro del gruppo, aveva ricevuto
(3)
FRANCOFILM
Il festival del film francofono torna a Roma per la terza edizione dal 16 al 23 marzoal centro Saint-Louis (largo Toniolo 21) dellIstituto francese che organizza la manifestazione ad ingresso gratuito con 8 lungometraggi in concorso, 3 fuori concorso e documentari, film inediti provenienti da Belgio La rgate diretto da Bernard Bellefroid, nella foto), Marocco, Lussemburgo (Le rfractaire di Nicolas Steil ospite del festival), Canada Quebec, ma anche Ungheria, Romania, Libano, Haiti, Ciad e Slovacchia. In apertura il concerto del cantante algerino Akli D, uno dei grandi maestri della canzone cabila, chiude il festival Awa Ly, cantante franco-senegalese accompagnata dal trombettista Aldo Bassi. www.francofilm.it
STELLE DORIENTE
Il primo festival italiano di danza, musica e cultura orientale si tiene a Torino dal 22 al 25 marzo. Il festival internazionale giunto alla sua undicesima edizione ospita le artiste di baladi, (raqs al sharqi in arabo) una delle pi antiche forme di danza al mondo, legata sin dalle origini al concetto di fertilit, danza dellintrattenimento nelle cerimonie religiose e nelle feste comunitarie di diverse societ, tra cui spicca quella egiziana. Tra le star internazionali anche lorganizzatrice della rassegna, Aziza Abdul Ridha, Amara Sadeh coordinatrice delle scuole Luxor, larabo-argentino Amir Thaleb, Mo Geddawi, Munique Neith brasiliana di origini arabe. I maestri terranno stage di tecnica (presso il Pacific Hotel Fortino) info: www.centroaziza.com
GERENZA
Il Manifesto direttore responsabile: Norma Rangeri vicedirettore: Angelo Mastrandrea Alias a cura di Roberto Silvestri Francesco Adinolfi (Ultrasuoni), Matteo Patrono (Ultrasport) con Massimo De Feo, Roberto Peciola, Silvana Silvestri redazione: via A. Bargoni, 8 00153 - Roma Info: ULTRAVISTA e ULTRASUONI fax 0668719573 tel. 0668719549 e 0668719545 email: redazione@ilmanifesto.it web: http://www.ilmanifesto.it impaginazione: ab&c - Roma tel. 0668308613 ricerca iconografica: il manifesto concessionaria di pubblicit: Poster Pubblicit s.r.l. sede legale: via A. Bargoni, 8 tel. 0668896911 fax 0658179764 e-mail: poster@poster-pr.it sede Milano viale Gran Sasso 2 20131 Milano tel. 02 4953339.2.3.4 fax 02 49533395 tariffe in euro delle inserzioni pubblicitarie: Pagina 30.450,00 (320 x 455) Mezza pagina 16.800,00 (319 x 198) Colonna 11.085,00 (104 x 452) Piede di pagina 7.058,00 (320 x 85) Quadrotto 2.578,00 (104 x 85) posizioni speciali: Finestra prima pagina 4.100,00 (65 x 88) IV copertina 46.437,00 (320 x 455) stampa: LITOSUD Srl via Carlo Pesenti 130, Roma LITOSUD Srl via Aldo Moro 4 20060 Pessano con Bornago (Mi) diffusione e contabilit, rivendite e abbonamenti: REDS Rete Europea distribuzione e servizi: viale Bastioni Michelangelo 5/a 00192 Roma tel. 0639745482 Fax. 0639762130 abbonamento ad Alias: euro 70,00 annuale versamenti sul c/cn.708016 intestato a Il Manifesto via A. Bargoni, 8 00153 Roma specificando la causale
gli applausi del pubblico, anche se si trattava solo di genitori e parenti. Ma a casa aveva trovato una brutta sorpresa: suo padre aveva deciso di toglierla dalla scuola di danza, perch aveva ormai fattezze di donna e secondo lui era scandaloso mostrarle in palcoscenico. Dopo tanti sforzi per migliorare, dopo tante energie impiegate che avevano dato il loro risultato, le speranze erano condannate a finire, e le restava soltanto il grigiore dei professori e della scuola. Pianse a dirotto, come si piange a tredici anni per un dolore cocente, ma suo padre fu irremovibile. Era il mese di giugno e dopo poco la famiglia si trasfer al mare. Lei cercava di dimenticare quella delusione lasciandosi ubriacare dal sole, fissando lungamente i riflessi sul mare e giocando con i ragazzi e le ragazze che aveva conosciuto sulla spiaggia. Saltavano uno dopo l'altro alla cavallina lungo il bagnasciuga, e le sembrava impossibile essere diventata cos agile. Mettere le mani sulla schiena del compagno di turno e sorvolarlo con una perfetta spaccata le sembrava un miracolo che voleva si ripetesse all'infinito. Era in quella strana stagione dell'adolescenza in cui voleva diventare donna ma entrava anche in competizione con i maschi che, approfittando della sua fragilit, volevano sopraffarla. Avendo la stessa et, non accettava la differenza, voleva anche per s la loro forza e la loro libert, e non si rassegnava al ruolo di femminuccia, in cui intuiva un odore di sconfitta. Ma qualcuno rifer in famiglia le sue prodezze in riva al mare, e incominciarono i divieti e le proibizioni: era immorale che una ragazza facesse certi giochi con i maschi sotto gli occhi di tutti. Doveva stare seduta sotto l'ombrellone e non allontanarsi dallo sguardo vigile di sua madre, doveva occuparsi delle sorelle pi piccole e rifiutare gli inviti dei compagni. Costretta ad accettare tutto questo, meditava vendette sottili: un pomeriggio decise di farsi un costume a due pezzi, che suo padre non le avrebbe mai comprato, per indossarlo quando lui non scendeva in spiaggia. Certo, prima o poi l'avrebbe scoperta, ma finch non se ne fosse accorto, avrebbe potuto fare di testa sua. Mentre era intenta a cucire, la raggiunse la voce di sua madre: tornata la signora Jole. Domani andiamo a trovarla. Salendo i pochi gradini che portavano al primo piano, lei moriva dalla voglia di sapere se avrebbe rivisto anche Lucio. Sulla porta le
accolse la Cicci, sorridente, espansiva, tutta moine e cinguettii. La stanza da pranzo era quasi buia, per le persiane ancora chiuse contro l'afa del pomeriggio inoltrato. Al centro del tavolo, un piatto con una grande anguria rossa tagliata a fette diceva che il pranzo era da poco finito. La signora Jole era venuta in vacanza, ma aveva portato per poche clienti dei capi autunnali che stava sistemando sulle stampelle. Dopo i primi convenevoli, la sua attenzione fu attratta dalla trasformazione della ragazzina. E subito volle farle provare un abito da grande. Era una princesse a pied-de-poule bianco e nero, con la gonna stretta e una sottile cintura di pelle rossa. Lei non aveva mai indossato un abito come quello. Le stava d'incanto, senza neanche il bisogno di un ritocco. Sarebbe perfetto per il primo giorno di scuola - disse la signora Jole - visto che il prossimo autunno andrai al ginnasio. Ed aggiunse: Vai, vai sul terrazzo a farti ammirare da Lucio. Gli far piacere. Non vi vedete da tanto tempo! Improvvisamente lei si sent di nuovo goffa e impacciata. Ma poi pens che non era pi come prima, che avrebbe potuto parlargli del suo successo e del suo disinganno - lui l'avrebbe capita - e soprattutto che
questa volta non c'era Marisa a farla sfigurare. Si diresse verso le persiane socchiuse e le scost con circospezione: Lucio era di spalle, in pantaloncini corti, di fronte alla balaustra del terrazzo, assorto a guardare il mare che occhieggiava tra i pini. Sentendo il rumore delle persiane, si gir verso di lei. Ma lei non lo riconobbe: vide una specie di orango venirle incontro. Un pelo folto e scuro gli ricopriva tutto il corpo, le gambe e le braccia, tanto da farlo assomigliare a un gorilla. Lei rimase scioccata, non riusciva a credere che fosse lo stesso ragazzo che tre anni prima le piaceva tanto. Ciao, come stai? disse timidamente. Ciao rispose Lucio, che aveva colto il disagio di lei e ne era a sua volta imbarazzato. La guard come da una grande lontananza, con la rassegnazione di chi sta dall'altra parte di una barriera invisibile, e si gir di nuovo a guardare il mare. Lei rimase ferma per un attimo, senza saper cosa fare. Avrebbe voluto subito cancellare quel momento, rimangiarsi lo sguardo stupito che non aveva saputo controllare, inventarsi un'indifferenza che non aveva avuto, n prima, n sul momento, n dopo. Ma non era
In questa pagina le foto di Lucio Dalla bambino, nella pagina accanto con la madre e unamica e due foto di Alberto Spadafora (gli ingressi dei cinema Impero e Fulgor)
possibile tornare indietro e vivere in un altro modo qualcosa che era ormai avvenuto, cancellare la delusione e l'angoscia che ancora la tenevano stretta. E il dolore che - ne era sicura gli aveva provocato solo con uno sguardo. Allora, mortificata, rientr nella stanza e richiuse le persiane dietro di s. Tornando a casa con sua madre, lungo il mare che nel frattempo era diventato grigio spento, come nei suoi incubi notturni, lei ripensava ai divieti che l'avevano fatta piangere. Ne sentiva ancor pi la stupidit, l'inutilit e l'ingiustizia, di fronte al vero, pungente, incancellabile dolore che quel giorno le aveva riservato la vita.
Lucio bambino con sua madre Jole Melotti e unamichetta, seduti al tavolo di legno in un bar sul lungomare di Manfredonia... Unamicizia di tanto tempo fa raccontata da Ester Carla de Miro
(4)
TERZO CINEMA
Baster dare unocchiata alla mostra fotografica Good Morning Africa, allestita dal 20 marzo a Milano, nella Casa del Pane, Bastioni di Porta venezia (dalle ore 1830). Si tratta di 40 fotografie scattate da 22 reporter, e non solo africani (Abiaw, Chiba, Karumba, Abdiwahab, Ekpei, ma anche Gandolfi, Tamagni, Trovato...). Cosa descrivono? I tumulti di Tahrir, la moda senegalese sempre pi competitiva, i maghi di Citt del Capo (eredi della lezione Orson Welles), i manager Masai, il teatro Carlo Magno nellisola lusofona di Sao Tom e Principe, le donne arbitro di calcio del Malawi, Nollywood o morte, gli studenti burkinab insorgenti... LAfrica cambia, come tutto il mondo, gli individui vanno in mutazione e si modifica anche quello squisito (da sempre) modo di intendere e praticare il bene comune. Perch se il pianeta sempre pi stritolato dalla volont criminalmente global delle multinazionali che rapinano e sfruttano e corrompono e massacrano e fanno circolare nevroticamente chiunque sia in grado di abbassare il costo del lavoro e alzare il tasso di razzismo, figuriamoci qui. Attraverso i mass-media tutti credono che siano stati gli hutu a sgozzare i tutsi o i liberiani ad aver incitato selve di poppanti a imbracciare i mitra, o i musulmani che braccano quotidianamente i cristiani di Nigeria. Non vero. Sono i proletari sempre pi organizzati in sindacati che tutelano gli interessi di occupati e disoccupati, lunit dal basso, che manda ai pazzi i capitalisti e scatena le solite contromosse mostruose ben conosciute anche nel primo e secondo mondo, sono gli interessi minerari, grondanti sangue come nellepoca dei Morgan e dei Rockefeller negli Usa di Giovannitti e di Sacco e Vanzetti a scatenare provocazioni, corruzioni e pogrom. Quando arriva una notizia dallAfrica la prima cosa da fare : non crederci. Metterla in discussione. Decostruirla. Trattare gli organi di informazione come loro trattano noi, scippandoci quotidianamente, da sempre, di ogni notizia, di ogni familiarit con una economia una societ e dei costumi fantastici. Vi ricordate un servizio dal Mozambico visto in tv in prima serata su un tg pubblico o privato che abbia raccontato, come si fa da Londra o da Mosca, le delizie del vivere metropolitano? Certo lAfrica cambia. Ma costretta a farlo pi in fretta, a
Per la 22esima volta Milano diventa la capitale italiana del cinema africano. Dal 19 al 25 marzo. Unoccasione unica. Poi silenzio
reagire con pi astuzia, ad anticipare i tempi, a giocare di rimessa veloce, a sorprendere insomma, perch essendo l il tesoro del mondo vogliono continuare a sottosvilupparlo sempre di pi, in maniera sempre pi brutale e sofisticata. Eppure. questo intero, bellissimo continente che dovrebbe essere il nostro amico pi prezioso viene consegnato a un organismo di lacch, e controllato dalle truppe semoventi e eterodirette dei Compaor and Co. di turno. Per fortuna che c il 22 Festival del Cinema Africano (anche dAsia e di America Latina, ma perch dopo la morte di Sankara il cinema del continente nero ha subito una flessione quantitativa e qualitativa, le sue immagini vengono perseguitate e costrette sempre di pi a prendere la via dellesilio, della clandestinit o dellapologia dellesistente....), con il suo montepremi totale di 50 mila euro. Allora tutti a Milano dal 19 -25 marzo 2012, magari per seguire la rassegna storica del suo cinema comico (tra i film, Case Dpart dei franco-camerunesi Lionel Steketee, Fabrice bou, che potrebbe insegnare milte cose ai comici di Zelig che giustamente sono stati coinvolti per imparare qualcosa) e se non possiamo proprio andarci per motivi di lavoro (?) speriamo che Carlo Freccero e la sua Rai avulsa faccia lunghi servizi quotidiani, incontri dai tempi anti televisivi - con gli autori, interviste agli attori e allestisca rapido una rassegne parallela di grandi classici da prima serata, da Yussef Chahine a Sembene Ousmane, se no Libero e il Giornale faranno benissimo a bacchettarlo. Almeno il signor Cervi un po di Sudafrica razzistone e superbianco, vendi-decoder a Galliani, ce lo raccontava bene, ai suoi tempi....I film saranno 60 e tutti in prima nazionale
(perch? una brutta abitudine questa, comunque). Da Berlino arriva Mort vendre di Faouzi Bensaidi e Aujourdhui del franco-senegalese Alain Gomis, due cineasti scoperti e incoraggiati come cortisti dal festival milanese, che poi hanno vinto, Faouzi con Mille mois nel 2004 e Gomis (premio del pubblico) con LAfrance nel 2002. Tra le opere che gareggiano nella sezione africana segnaliamo Matire grise di Kivu Ruhorahoza (Ruanda), primo tentativo di elaborazione del trauma post-genocidio con un linguaggio non realistico; non perdere il ritorno alla regia di uno dei padri del cinema tunisino Ridha Behi che con Always Brando (Toronto 2011) ci racconta in un mix di fiction e documentario il suo incontro con il grande attore e le riprese con il suo sosia tunisino. Sempre da Toronto uno dei registi nigeriani - ma fuori dal coro di Nollywood - Akin Omotoso che in Man on Ground racconta attingendo al genere del thriller e superandolo con la forza evocativa delle immagini, gli episodi xenofobici in Sudafrica contro gli immigrati africani. Infine segnaliamo dallintroduzione al catalogo dei direttori del festival, Anna Maria Gallone e Alessandra Speciale, alcune righe emblematiche: Dopo 22 edizioni non facile accettare la mancanza di stimoli dallesterno, la quasi totale assenza delle istituzioni. Anche se tutto ci, in fondo, una vecchia storia per chi lavora nel settore della cultura (...) Ma la sponda che ci manca quella dei media, in particolare della televisione, non solo per un sostegno di comunicazione ma anche per un confronto critico: "Non c nulla di cui parlare.; cosa pubblichiamo se non avete dei nomi.? O ancor peggio: Se il film non esce in sala, non ci interessa. Da qui la corsa affannosa di tutti i festival, piccoli e grandi, a stendere tappeti e tappetini con la speranza di attirare un po pi dattenzione, invitando le piccole e grandi onnipresenti star. Eppure news dovrebbe portare in s letimo di novit.. Per fortuna che esistono i social network -concludono- contenti di festival ricchi di film realizzati da registi e interpretati da attori rigorosamente sconosciuti (in Italia)
Non c' dubbio che il cinema arabo sia oggi molto pi di prima ancorato alla realt sociale. Pi documentato e pi documentario. Questo mutamento dovuto sia ai cambiamenti che sta vivendo questa regione del mondo, sia a quelli del mezzo cinematografico divenuto pi leggero e pi accessibile. La panoramica proposta da questo festival ne offre un campione rappresentativo. Citt emblematiche come Tangeri (Sur la planche), Ttouan (Mort vendre), Algeri (Demain Alger?), Alessandria (El Shooq), Tunisi (Rouge parole), il Cairo (Tahrir Liberation Square), una giovinezza perduta, schiacciata o traviata da una situazione sociale insopportabile (Mort vendre, Sur la planche, El Shooq) che cerca di partire alla ricerca di un altrove al di l dei mari (Demain, Alger?) o che gi partita, e gi si persa (I nostri migliori anni), o immersa in una effervescenza rivoluzionaria, pronta a tutto, lanciata nell'azione politica con la speranza di cambiare finalmente una realt intollerabile (Rouge parole, Tahrir Liberation Square). Il cinema arabo non conosce lo sviluppo e l'espansione di altri paesi vicini o simili come la Turchia e la Corea (anche se non bisogna trascurare lo sviluppo del cinema marocchino di questi ultimi anni grazie ad una politica
volontaristica considerata oggi come un esempio per i Paesi vicini), ma la piccola produzione che si scopre di tanto in tanto grazie a festival come quello di Milano, rappresenta una vera finestra aperta su di una realt sociale e politica estremamente mutevole. Un interesse quasi ossessivo per categorie sociali marginalizzate. Lela Kilani ne fa insieme il tema centrale del suo film e il suo modo d'espressione (il dialetto, il dinamismo), la sua materia e la sua maniera. Faouzi Bensadi, dopo il suo debutto gi molto attento a tutto ci che accade ai margini della societ, va ancora pi lontano nella radiografia di questa parte della popolazione. Khaled El Hagar analizza a sua volta tutte le motivazioni sociologiche profonde delle derive comportamentali alle quali possono cedere personaggi che hanno perduto ogni speranza. Non da trascurare il fatto che la maggior parte di questi film abbiano come protagoniste donne; da questo punto di vista Sur la planche estremamente emblematico. Si tratta di donne, giovani e di estrazione popolare. Il carattere collettivo ugualmente importante, sia si tratti di Bensadi, El Hagar o Kilani e anche nei documentari Tahrir Liberation Square e I nostri anni migliori. Questa l'importanza del fenomeno sociale: il fatto che la traiettoria drammatica sia portata da pi di un personaggio traduce il desiderio di render conto di un'intensa effervescenza sociale. Il segno forte di questa dinamica socio-politica sono evidentemente le recenti rivoluzioni. Si trover quindi
nei film scelti la domanda (che appare naturalmente nella fiction) e la risposta (che appare nel documentario). curioso vedere come questi film si richiamino: I nostri migliori anni una risposta (documentario) a Demain Alger? (fiction). Il giovane algerino che si prepara a partire, possiamo in un certo senso ritrovarlo tra i giovani tunisini che spiegano le ragioni della loro partenza. Le ragazze di Sur la planche e i ragazzi di Mort vendre si pu immaginare di ritrovarli nella reazione politica di coloro che Tahrir Liberation Square o Rouge parole mettono in scena...Questa rappresentativit del cinema arabo nettamente percepibile in questa sezione dovuta anche, non bisogna mai dimenticarlo, alla qualit delle opere scelte e al talento dei loro autori. Faouzi Bensadi il porta bandiera del rinnovamento del cinema marocchino. Non soltanto ha captato cose importanti del Marocco del dopo Hassen II, ma ha anche aperto la strada a una nuova scrittura cinematografica fatta di grande sensibilit, di nutrita cinefilia e di acutezza di sguardo. Lela Kilani pu essere considerata oggi come una delle pi brillanti registe donne di tutto mondo arabo. Quanto a Khaled El Hagar, ha dimostrato il suo talento fin dagli inizi: humour, brio, impegno. Elyes Baccar opera un'indagine singolare nel cinema tunisino; anche il giovane Amin Sidi Boumdine fa parte di questa pleiade di giovani registi cos portatori di energia, talento e desiderio di cinema che faranno ancora parlare di s quando li si sar conosciuti meglio. Quanto a Savona, evidentemente italiano, ma quando si vede il suo Tahrir Liberation Square, questa distinzione si cancella. La vera identit di un regista quella del suo sguardo. Quella di Savona , in questo film, interamente egiziana. * tratto dal catalogo del 22 festival del cinema africano di Milano
(5)
ANNIVERSARI
Pioniere e pellegrino del cinema, in perenne viaggio da un capo allaltro del mondo ad aprire inaspettati orizzonti
di SILVANA SILVESTRI
A destra il cineasta argentino Fernando Birri, fondatore della scuola neorealistica di Santa F e primo direttore della scuola di cinema di San Antonio de los Banos, creata da Gabriel Garcia Marques a Cuba. A destra, El shooq di Khaled el Haggar (Egitto), in alto; Rouge Parole di Eyes Baccar (2011, Tunisia, Francia), al centro; e Demain, Alger? di Amin Sidi Boumedine (Algeria), in basso
Compie 87 anni Fernando Birri, nato nel 1925 (il 13 marzo), imprescindibile presenza della cinematografia, padre del Nuevo Cine latinoamericano. Abbiamo chiesto spesso ai giovani registi argentini quanto ha contato il regista nella loro formazione, ma una domanda spesso pleonastica perch si nota parecchie volte una influenza, come un particolare filtro che rende oggi quel cinema libero dalle influenze letterarie e surreali del passato, negli anni ottanta diventato perfino manierista per questo, tornato invece con il nuovo cinema cos esplosivo alla ricchezza di un mondo reale tutto da riscrivere. che Birri ha un legame speciale con il meorealismo, per lui il cinema ancora quello che aveva raggiunto insieme ad altri poeti e cineasti latinoamericani (Gabriel Garcia Marquez, Titn Gutierrez Alea) al Centro sperimentale di Roma negli anni 50, seguendo il flauto magico di Zavattini e De Sica. Con Marquez fonda poi a Cuba la scuola di San Antonio, a Santa F nella regione settentrionale dellArgentina fonda listituto di documentario nella Universidad Nacional del Litoral. Alla met degli anni 50 fare cinema era come un sogno, dice, ma in pi stila il manifesto di Santa F, per denunciare come il cinema, nel sottosviluppo del Latino America dia una visione distorta della realt, quando oscura il popolo, anzi lo cancella del tutto: la funzione del documentario proprio quella di far riemergere quellimmagine. E mostrare le cose come sono. Certamente furono immagini rivoluzionarie quelle che gir nel suo primo film dei bambini che correvano lungo il ponte ferroviario a raccogliere le monetine lanciate dai passeggeri, in una cinematografia che non si spostava dai locali eleganti di Buenos Aires. Sono passati cinquantanni da Tire Di e Los Inundados, premio opera prima al festival di Venezia del 56, i film che hanno trasformato il cinema latinoamericano e Fernando Birri tornato a Santa F per girare un progetto che ha messo molti anni a realizzare: un progetto marginale come lo sono io stesso, lo definisce. Con una troupe di giovanissimi cineasti, in coproduzione con la scuola di cinema di Santa F e di Cuba, Fausto Criollo liberamente tratto da
moderati arabi
Per la libert di Ainoha Fernndez de Rincn, Enric Gonyalons e Rossella Urru. Per lautodeterminazione del popolo sahrawi.
terra di conquista da parte dei colonizzatori europei attarverso le fotografie depoca. Era la stessa pampa apparentemente deserta e sconfinata che aveva raccontato attraverso disegni animati (umorismo e tragedia, colore e nefandezza) nel film dedicato alla conquista dei conquistadores La primera fundacon de Buenos Aires nel 1959, il suo primo cortometraggio. Di origine veneta, non solo regista, ma anche poeta, burattinaio, in perenne contatto online con studenti, scuole e amici quando non li pu raggiungere di persona (ed sempre in perenne viaggio intorno al mondo tra Cuba, lArgentina e Trastevere), capace di organizzare seminari dal titolo: I sogni non invecchiano, lui lo sa bene, non invecchia mai, come il suo cinema e parla di cose che solo chi ha le ali molto grandi conosce.
cui si giocava la presidenza, racconta il vice Joe Biden. Insieme a lui, Alxelroad e allex capo di gabineto Rahm Emanuel, appaiono come testimonial lex presidente Bill Clinton, Michelle Obama e, a prova della recente svolta populista della campagna di Obama, la paladina della battaglia per la protezione dei consumatori contro Wall Street e attuale candidata al Senato per il Massachusetts, Elizabeth Warren, una rock-star dellelettorato liberal. Inquadrato da vaste finestre, dai severi colonnati della Casa Bianca, oppure seduto alla scrivania, Obama appare solo in moltissime foto usate nel video, limmagine del leader risoluto, capace, anche di fronte ai problem pi irrisolvibili non pi il presidente ostinatamente bipartisan di poco pi di un anno fa. Quando riflettiamo su questo momento e su questo presidente, ricordiamoci quanta strada abbiamo fatto e guardiamo avanti, a quanta ne rimane ancora davanti a noi, conclude Tom Hanks. una gravitas assurdamente pi magniloquente quella che attraversava un doc/spot politico simile andato in onda sul canale Reelz domenica scorsa, The Undefeated, una lettera damore in formato kolossal (oltre 2 ore) a Sarah Palin. Diviso in vari atti, a loro volta divisi in capitoli, e punteggiato di citazioni bibliche, foto dinfanzia, e invettive contro la sinistra Undefeated una grottesca agiografia dellex governatore dellAlaska ex candidate alla vicepresidenza, che non si ferma di fronte a nulla, nemmeno allidea di usare le immagini di leoni che divorano una zebra come metafora del martirio subito dallindomita Palin ad opera delle elite liberal. Bruttissimo, ma non abbastanza per essere appassionante. Gioverebbe per un po di quel gusto del barocco a Game Change, il film prodotto da Hbo su Sarah Palin, e la prova (se non fossero bastati I ratings dei dibattiti tra candidati repubblicani a dimostrarlo) che la politca oggi negli Stati Uniti dAmerica vende bene anche come spettacolo: con oltre due milioni di spettatori nella sola serata di sabato, Game Change il film Hbo che ha avuto pi successo negli ultimi otto anni. la perfezionista Julianne Moore a entrare nella pelle di Palin, ottima, a partire dalla voce, dalla (s)gramnmatica (i dialoghi sono stati fatti utilizzando vere dichiarazioni e discorsi), dagli acuti improvvisi e dallaccento tipico dellAlaska. Mancano alla sua interpretazione, lerotismo ginnastico/giocoso che Palin sfoggiava abbastanza apertamente e lironia diabolica dellimpersonazione di Tina Fey in Saturday Night Live. Infatti, se c un problema nel film di Jay Roach (gi autore di un altro tv-movie a sfondo politico per Hbo, sulla frode nel conto del voti nelle elezione Gore/Bush), che un po troppo timido. Adattato dal libro omonimo dei giornalisti Mark Halperin e John Heilemann, e coprodotto da Tom Hanks (del cui attivismo politico questanno stata prova anche lincompresa depression comedy Larry Crowne), Game Change sembra troppo generoso con tutti. A partire dal senatore e aspirante presidente John McCain, che vediamo colpevole di aver sottovalutato linadeguatezza del suo potenziale numero 2, ma comunque un uomo di principi (invece ne aveva abbandonati molti, nelle ultime fasi della campagna, inseguendo il voto ultaconservatore). Ed decisamente troppo generoso con Palin, di cui viene tracciato un ritratto catastrofico dal punto di vista della preparazione politico/culturale (il libro stato in gran parte basato sulle testimonianze dei consiglieri di McCain che la seguivano e preparavano) ma tutto sommato misurata e politically correct. una Sarah Palin ridimensionata, razionalizzata quella che si vede ne film. Il che significa non averne capito pienamente il fascino, lambizione spasmodica, la strana follia, e quindi significa sottovalutarla. Tornata a dominare i titoli di testa e le news grazie ai due biopic a lei didicati, Sarah non si lasciata sfuggire lopportunit di farsi sentire, con una serie di tirate contro Barack Obama. Sfidandolo persino a incontrarla in un dibattito pubblico. In che veste, ovviamente non si sa.
(6)
CINEMA SOVIETICO
di CATHERINE PRESSMAN
Nel corso di una serata deccezione il FilmForum Festival in programma dal 20 al 29 a Udine e Gorizia, mercoled 21 marzo (ore 21) presenta una rarit: il western silent movie Dura Lex (Po zakonu, 1926) del pioniere del cinema sovietico e teorico del montaggio Lev Kuleshov che fu poi direttore della scuola di cinema di Mosca, Vgik. Nel 24 aveva realizzato Neobychajnye priklucenija Mistera Vesta v strane bolevikov (Le straordinarie avventure di Mister West nel paese dei bolscevichi), ma il costo eccessivo per scene e numero di attori lo portarono a cercare un soggetto a pi basso costo. Dura Lex, adattamento di un racconto di Jack London ambientato ai tempi della corsa alloro, presentato in in una versione restaurata grazie alla collaborazione del Cinefest di Amburgo, da qualche anno partner del FilmForum. Il restauro stato realizzato da parte dellsterreichisches Filmuseum di Vienna che ha ripristinato le dimensioni originali del quadro dellimmagine e degli originali intertitoli/didascalie in russo. Con il suo terzo film Po zakonu (Dura Lex), il periodo dellapprendistato e della sperimentazione astratta per Lev Kuleshov finisce. Da quel momento diventa un regista maturo con linguaggio e tecnica propria del cinema professionale e in pi, brillante. Il pubblico e la stampa gli consigliavano di passare a occuparsi di soggetti rivoluzionari ma Kuleshov preferiva lavorare su materiale americano. stato proprio questo errore di valutazione a generare tanti passi falsi nella sua carriera futura e non lo ha fatto diventare il maestro del cinema sovietico; prendendo la strada pi difficile, fuori dal tempo riuscito ad attirare la massima attenzione della critica mondiale e grazie a questo oggi Po zakonu rientra nella lista dei capolavori del cinema mondiale. Lev Kuleshov era orgoglioso del suo terzo film e tanti anni dopo raccontava con grande piacere comera nata lidea del film. In quel momento decise di abbandonare i film davventura che oltretutto erano costosi e inizi a cercare un soggetto che avesse anche possibilit economiche. Ci che colpi la sua attenzione fu la storia di Jack London Unexpected; era attratto soprattutto dalla ricchezza del soggetto. La sceneggiatura era scritta da Viktor Shklovsky, storico e teorico della letteratura. La storia del film ambientata nel Klondike durante lera dei pionieri e la scoperta delloro sulla riva del fiume Yukon. Durante uno scontro tra i pionieri uno di loro, Michael Deynin (Vladimir Vogel) ammazza due dei suoi compagni e decide di diventare lunico proprietario della miniera. Nielsen (Sergei Komarov) e sua moglie Edith (Aleksandra Khokhlova) legano il corpo dellassassino. La coppia non riesce a portare Deynin nelle mani della giustizia a causa di un inondazione lungo il fiume Yukon. Edith soffre, non dorme, rifiuta il cibo. Uccidere Deynin sarebbe una cosa contro la legge quindi decidono di seguire le regole della giustizia ufficiale. Michael condannato ad essere impiccato e la coppia Nielsen si prende carico della pena. Ma quando tornano a casa distrutti, sulla soglia della capanna vedono Michael con
MUTO Il western
FILM TV
Mille volte Film Tv: da ventanni in edicola, lunico settimanale di cinema, televisione, musica e spettacolo raggiunge il 20 marzo il traguardo dei 1000 numeri e festeggia il compleanno con unedizione speciale. Da ventanni Film Tv recensisce i film in uscita e programmati in tv, prepara in anticipo la mappa dei principali festival, regala ogni settimana le locandine dei film pi famosi (in questo numero Deep Throat, La vera Gola profonda), intervista, esplora, offre spazio alla critica. Diretto da Aldo Fittante, Film Tv esce con un approfondito Speciale sui cambiamenti, le rivoluzioni, le innovazioni, le tendenze dellimmaginario cinematografico degli ultimi ventanni, un focus sui 10 registi imprescindibili, lo stato del cinema internazionale e italiano, lemergere di una nuova serialit televisiva, scommette si giovani autori, intervista Violante Placido, Rocco Papaleo, e offre uno spazio speciale dedicato a Lucio Dalla.
alla siberiana
una corda al collo. Tremando di orrore, lo guardano mentre sparisce nella pioggia. Apparve subito e chiaro che sarebbe stato un film speciale, con ununica ambientazione, interpretato solo da tre attori. Un film estremamente economico e nuovo per il cinema, basato sulle emozioni dei protagonisti. Kuleshov ammise un altro motivo che lo spinse a fare questo film: lodio dellipocrisia. Lidea del film stata molto chiara, e importante per noi. Abbiamo sempre odiato lipocrisia in ogni cosa e ovunque. Per lavorare a questo film Kuleshov mantenne le stesse posizioni formali di sperimentazione tecnica dei suoi lavori precedenti. Lobiettivo era realizzare un film a basso costo calcolando gli errori dei film precedenti ossia il sovraccarico dei personaggi e dei trucchi. Come scriveva il giornale Ucitelskaya gazeta il 5 febbraio 1927: Accanto a Ejzenstejn, come livello di abilit, si pone un altro regista, Lev Kuleshov. Nel suo ultimo lavoro Po zakonuper la prima volta appare il dramma psicologico sullo schermola stampa, riconoscendo il talento del regista, non rimasta soddisfatta del film dal punto di vista ideologico. Nel frattempo Po zakonu conferma il pensiero che la letteratura, il teatro e pi di tutto il cinema stanno prendendo la strada dellanalisi psicologica. Kuleshov trova tante soluzioni sceniche diverse che aiutano a svelare le condizioni psicologiche dei protagonisti: lattacco di rabbia di uno dei protagonisti ben raccontata ad esempio nella scena dellacqua che bolle sul fuoco.
La versione restaurata di Po zakonu, del 1926 psicodramma western, costruttivista come fu definito il film di Kuleshov
La comprensione dei caratteri e dei conflitti viene approfondita dal montaggio ricco di primi piani.Forse per la prima volta nel cinema, in Po zakonu stata usata la camera in soggettiva. Con questo film Kuleshov fu il primo regista nel cinema russo e sovietico che propose lidea di approccio volutamente scientifico come tipo darte particolare. Fu il primo ad affermare che il cinema ha bisogno di studio teorico e sperimentale. Ha identificato le leggi elementari dello stile del cinema muto: limportanza del montaggio come struttura logica del cinema, la necessit di attori speciali, non teatrali. Ha inoltre annunciato la lotta contro il dilettantismo nella produzione di un film, per la cultura e la
professionalit del regista, per la squadra fissa dellquipe tecnica, per gli attori speciali. Il merito pi grande del film Po zakonu lunit dello stile, la libert, la composizione della semplicit e larmonia. Il montaggio delle scene si fa notare e si giustifica contro la rigidit del montaggio dei film precedenti.
Sopra, unimmagine di Dura lex (1926), il classico sceneggiato da Sklovskij. Sotto il regista, patriarca del cinema sovietico e teorico del montaggio, Lev Kuleshov (1899-1970). In alto foto di Bruce LaBruce
IL FESTIVAL
(7)
CINEMA ITALIANO
B-MOVIE
di ALBERTO CASTELLANO
Qui accanto un ritratto del regista Mario Caiano, sotto una foto da Nightmare Castle (Gli amanti doltretomba) con Barbara Steele e Peter Muller. A sinistra la locandina del film, sotto Ombre roventi
Mario Caiano sar pure Un Regista di serie B (come sintitola la sua autobiografia) ma per il suo percorso umano, esistenziale e morale entra di diritto nella serie A. E dalle pagine del suo bel libro che ha la clamorosa particolarit di essere una produzione autoctona, nel senso che se l stampato lui stesso in poche copie (ma meriterebbe un editore con adeguata distribuzione), rimbalza un personaggio davvero singolare nel cinema italiano. Se vero che ormai dovrebbero essere caduti da tempo i preconcetti culturali per i quali si stato portati spesso a desumere frettolosamente lo spessore intellettuale dei cinematografari italiani dai film che facevano, anche vero che per Caiano si tratta di un caso-limite perch ci troviamo di fronte a un intellettuale raffinato, in giovent militante comunista. Figlio del produttore napoletano Carlo, Caiano che nato e cresciuto a Roma, stato uno dei grandi artigiani del glorioso cinema italiano di genere degli anni 60 e 70 con una quarantina di film (prevalentemente mitologici, horror, western e poliziotteschi) e tanta televisione negli anni 80 e 90 alle spalle. Maciste il gladiatore di Sparta, Erik il vikingo, Le pistole non discutono, 7 pistole per un massacro, Milano violenta, Napoli spara, La svastica nel ventre sono alcuni dei suoi titoli-chiave di generi e filoni che ha praticato. Oggi un signore quasi ottantenne che vive fuori Roma in un vecchio casale dal quale continua a guardare il mondo con serenit e curiosit, intrecciando i sogni e la memoria come sintitola lultimo capitolo della sua autobiografia. Che non solo un libro sul cinema ma una via di mezzo tra laneddotica dei set, il reportage da inviato, le annotazioni del viaggiatore, le riflessioni filosofiche, il romanzo davventura. Caiano non ha lansia di scrivere a tutti i costi le sue memorie o di trovare un editore a tutti i costi (e questo il libro lo trasmette): Ne ho parlato con qualche amico critico, c stato qualche contatto editoriale ma poi non se ne fatto niente. dice - Ma questo non mi ha scoraggiato pi di tanto perch mi andava di scrivere senza nessun programma, mi sono lasciato guidare da un irrefrenabile impulso di riannodare brandelli sparsi della memoria, di abbandonarmi con piacere alla ricostruzione di una vita intensa. E lo fa con il piglio naturale del narratore, senza presunzione o pedanteria dimostrativa, parlando molto di cinema ma comunicando anche candidamente che il cinema anche un pretesto. E fa interagire il mondo reale della finzione e quello finto (nel senso che sembra romanzesco) della realt (i (sopral)luoghi, i set, le location) dove stato. Fa dellinevitabile (in molti di questi casi) autoreferenzialit il punto di vista privilegiato da condividere, il passaggio obbligato e dovuto per aprire il suo/nostro sguardo sul mondo (non solo del cinema). E gi
(8)
VIDEOGAMES
LIBRI DI FANTASCIENZA
Morire per vivere di John Scalzi. Lo spazio profondo solo per vecchi
di F.E.
di FEDERICO ERCOLE
La trilogia fantascientifica di Mass Effect giunta al termine. Lultimo capitolo di una delle serie pi acclamate dal pubblico e dalla critica occidentale finisce con una sublime conclusione ermetica, mistica e elegiaca pi che colossale. Sarebbe un delitto rivelare la conclusione, sebbene in rete orde di fan delusi la stiano spiattellando in post indignati e spesso deliranti. C anche qualcuno che pretende dalla canadese Bioware, che ha sviluppato tutti e tre gli episodi, un finale diverso da sostituire o aggiungere a quello effettivo. Bizzarrie dei fanatici, sembra di essere dentro Misery di Stephen King, dove una folle infermiera sadica esige dal suo scrittore preferito un romanzo esclusivo che assecondi i suoi gusti e desideri. King ha anticipato lepoca dei post furenti. Non che nella trilogia non ci siano momenti meno ispirati e riusciti - ce ne sono in tutte le grandi opere, come nella vita di ciascuno c splendore e miseria in misura variabile - e il fatto che ledizione italiana per XBox 360 di questo terzo episodio contenga un bug che impedisce di giocare unimportante missione secondaria deprimente. Si parla di una patch correttiva ma nel frattempo molti hanno gi finito il gioco senza potere salvare gli studenti dellAccademia Grissum, i pi intelligenti della galassia, e ritrovare uno dei personaggi pi affascinanti di Mass Effect 2. Eppure proprio con il terzo episodio che la trilogia di Mass Effect rivela tutto il suo spessore artistico, ludico, narrativo e filosofico diventando lopera di science-fiction pi significativa degli ultimi dieci anni: un sunto interattivo di tutta la fantascienza trasformato in unesperienza visiva e soggettiva in cui chi gioca pu riconsiderare e interpretare secondo i propri gusti e orientamenti (anche sessuali) lepopea letteraria, fumettistica, videoludica e cinematografica di questo genere. La guerra contro i Razziatori, esseri dellaltrove che ciclicamente azzerano ogni forma di esistenza evoluta nelluniverso affinch la civilt possa ricominciare in un eterno ritorno di tutte le cose, giunta allapice tragico. Ogni specie deve fronteggiare limminente estinzione cos, nei panni del protagonista, il comandante Shepard dellastronave Normandy, iniziamo unavventura che ci porter a unificare i popoli dello spazio in una fratellanza universale per affrontare la minaccia. Lo scenario apocalittico non
Lo spazio per i giovani, ci racconta quasi tutta la fantascienza moderna, tranne Space Cowboys di Clint Eastwood, in cui quattro ultra-settantenni salvano il nostro pianeta dalla minaccia del collasso catastrofico di un satellite artificiale. John Scalzi, scrittore di fantascienza e non solo e presidente della Science Fiction and Fantasy Writers of America, ci racconta una realt diversa: se lo spazio fosse per gli anziani? uscito per la prima volta in Italia, pubblicato da Gargoyle, il primo libro di Scalzi, Morire per Vivere (Old Mans War, 2005), uno dei romanzi pi interessanti, piacevoli e innovativi della fantascienza contemporanea, uno Starship Troopers al contrario dove ai ragazzi di Robert Anson Heinlein, trasformati successivamente in modelli pre reality-show nel capolavoro di Paul Verhoeven, sono sostituiti da vegliardi sullorlo dellestinzione: Nel giorno del mio settantacinquesimo compleanno ho fatto due cose. Ho visitato la tomba di mia moglie. Poi mi sono arruolato nellesercito. questo il folgorante inizio del romanzo, il primo di una serie di quattro divenuta materia di culto tra gli appassionati di science-fiction (da noi i sequel non sono ancora stati
annunciati, ma c una speranza). La promessa militare quella di un nuovo inizio: gli anziani combatteranno a difesa delle colonie terrestri nello spazio pi remoto. La domanda di come faccia unarmata cos avanti nellet a lottare contro alieni spietati e a sopravvivere alle ostilit dello spazio profondo arrovella e stimola il lettore durante i primi capitoli del libro, dove ironia e virtuosismi letterari in prima persona creano unatmosfera di divertimento, anticipazione e stupore, qualcosa che mancava da qualche tempo alla fantascienza, pi orientata verso le nere, anche se profetiche, distopie cyber-punk o verso il titanismo marziale post-haldemaniano di qualche videogioco. Quindi chi si appresta a leggere il romanzo dovrebbe, cosa difficile ma comunque fattibile, astenersi dal leggere la trama sul risvolto di copertina, cos da godere appieno levoluzione dellintreccio e vivere, assieme al protagonista, John Perry, e i suoi compagni, le rivelazioni e i colpi di scena che questo offre. Morire per vivere mantiene per tutto il suo sviluppo lo scanzonato lirismo in soggettiva dellinizio ma, senza che ce ne accorgiamo, introdotti da una prosa colloquiale, pittorica e lucente come certe immagini in alta-definizione, ad un certo punto scivoliamo nellepica dellaffresco spaziale e delle guerre stellari. Tuttavia, realizziamo leggendo, inseriti dentro la mente del protagonista come il suo micro-computer Brain Pal, non siamo mai stati cos umanamente immersi nellastrale durezza del cosmo. Non c ostentazione di eroismo o elementi patriottici e retorici che strisciano tra le parole: John Perry sopravvive solo perch lo vuole e non perch deve; egli gode della sua esistenza novella ma, soprattutto, del fatto di essere ancora il contenitore esclusivo di tutti i suoi ricordi. Lo spazio esterno coincide con quello intimo della memoria, della sofferenza per un passato perduto e dellebbrezza sensuale per unesistenza il cui limite finale stato rimandato. Cos nelle immensit delluniverso, tra le infinite opzioni offerte dalle miriadi di stelle pu essere che il caso ripresenti a Perry non solo la possibilit di vivere, ma di amare ancora come am nel passato. Il miracolo dellamore ritrovato in una Vita Nuova della letteratura fantastica del nuovo millennio.
In alto la copertina originale di Morire per vivere di John Scalzi, pubblicato in Italia da Gargoyle. Le altre immagini sono tratte del videogame Masss Effect 3 divertente che essere buoni: sarebbe facile premere il grilletto e uccidere uno scienziato pazzo fautore di orrendi esperimenti, molto pi difficile trattenersi per vedere cosa succede se abbassiamo la pistola. Si combatte parecchio in Mass Effect tuttavia il tempo che si impiega per dialogare, per trovare una soluzione diplomatica, per conoscere meglio un personaggio, per sedurre lamata, per incoraggiare un disperato quasi lo stesso che si dedica a sparare. La trilogia di Mass Effect, per la libert relativa che offre, verr ricordata dai giocatori in maniera diversa e personale. Chi si lamenta che, proprio nel finale, la facolt di decidere diventi ininfluente dovrebbe riflettere sul fatto che la Fine sempre cos, non sarebbe tale se non fosse drastica e immutabile; qualcosa che va oltre la cognizione, lazione e letica. La Fine, quando arriva, uguale per tutti.
che il pretesto per mettere in moto una serie di drammi e di catastrofi la cui scala cosmica non nega lintimismo degli struggimenti individuali, dei sensi di colpa esacerbanti, della speranza disillusa, del dolore e dellamore. Il giocatore pu determinare parzialmente, con le proprie scelte, lesito di alcune
vicende e talvolta il risultato traumatico. Ci sono momenti di rara intensit in cui si ha limpressione di svolgere un ruolo davvero influente nel metabolismo delluniverso, come quando si pu decidere se consentire ai Krogan, esseri belligeranti e pericolosi, di guarire da una malattia genetica
impostagli dalle altre specie perch essi non si possano riprodurre. Oppure quando si interviene ( uno dei momenti moralmente pi difficili della storia dei videogiochi) nella guerra millenaria tra i Quarian, alieni incappucciati, e i sintetici Geth. La trilogia di Mass Effect colma
di attimi indimenticabili di gioco e di emozione in cui leroismo non rappresentato dallutilizzo esasperato della forza, ma dalla riflessione, dalla logica e dal rispetto per la vita. Possiamo scegliere anche di essere spietati, giusto che ci sia questopzione, un libero arbitrio elettronico, ma assai meno
(9)
SINTONIE
I FILM
L'ALTRA FACCIA DEL DIAVOLO
DI WILLIAM BRENT BELL, CON FERNANDA ANDRADE, SIMON QUARTERMAN. USA 2012
A CURA DI FILIPPO BRUNAMONTI, ANTONELLO CATACCHIO, MARIA CIOTTA, GIULIA DAGNOLO VALLAN, MARCO GIUSTI, CRISTINA PICCINO, ROBERTO SILVESTRI, SILVANA SILVESTRI
IL FILM
personaggi che si annusano, si seducono. I registi nascondono la seduzione nella chiave della commedia e mettono in modo il gioco di immedesimazione che riconoscibile ovunque, perfetta sintesi di una complicit maschile che sempre in bilico sullerotismo. (c.pi.) ROBA DA MATTI
DI ENRICO PITZIANTI. DOCUMENTARIO. ITALIA 2011
0
SULLORLO DEL PERECIPIZIO
GIVE ME ALL YOUR LUVIN
Usa, 2012, 345, musica: Madonna con M.I.A. e Nicki Minaj, regia: Megaforce, fonte: Mtv
Isabella cerca di scoprire la verit su quanto accaduto una notte di venti anni prima, quando sua madre aveva confessato di aver ucciso tre persone. Ora la madre rinchiusa in un ospedale per criminali. veramente posseduta dal demonio come sostiene? Per curarla porta con s due esorcisti dai metodi innovativi, ma che dovranno affrontare non uno, ma quattro demoni. 10 REGOLE PER FARE INNAMORARE
reduce dell'Afghanistan che fraternizza coi selvaggi alieni. Stanton riporta il suo John Carter all'idea di fantascienza avventurosa di inizio secolo, cio di fine '800, che ne aveva Burroughs. Certo meraviglioso vedere John Carter a cavallo nel deserto di John Ford alle prese con gli indiani, ma questo forse invecchia l'operazione portandola pi vicina a The Artist e a Hugo Cabret, cio al cinema che rilegge il cinema di un secolo fa, che proprio a qualcosa di moderno per il pubblico ignorante di oggi. (m.gi.) KNOCKOUT - RESA DEI CONTI
DI STEVEN SODERBERGH; CON GINA CARANO, MICHAEL FASSBENDER. USA 2011
MAGNIFICA PRESENZA
DI FERZAN OZPETEK, CON ELIO GERMANO, BEPPE FIORELLO, MARGHERITA BUY, VITTORIA PUCCINI, PLATINETTE, ANNA PLOCLAMER. ITALIA 2012
Una Madonna in piena forma esce di casa spingendo una carrozzina e danza per le strade di un quartiere ricostruito in studio, circondata da footballer e cheerleader. Il glamour non manca, cos come qualche momento di ovvia provocazione, ma sono le trovate scenotecniche e i vertiginosi giochi prospettici a rendere surreale questo videoclip diretto da Megaforce Team (Lo Berna, Charles Brisgand, Raphal Rodriguez e Clment Gallet) e ispirato alla perfomance realizzata dalla popstar al 64 Superbowl. Madonna prende in giro anche il suo ruolo di mamma, buttando via nel finale un bambolotto e tirando fuori tutta la sua verve sexy, ma senza strafare e con grande ironia. BLOOD, TEARS AND GOLD
0 0 1
Renato, chirurgo estetico di successo e playboy consumato, vuole istruire il figlio diciottenne, innamorato senza speranza, con le sue dieci regole per fare innamorare una donna. Il successo dovrebbe essere assicurato, bisogna vedere cosa succede con la variabile della timidezza. POKER GENERATION
uno dei lavori pi astratti, teorici e ricchi di humour del regista, una specie di saggio sul cinema dazione spionistico, secco, veloce, in cui Soderbergh raggiunge una simbiosi praticamente totale con locchio obiettivo e il cuore della Red, la camera digitale. Soderbergh si affida a una professionista, la campionessa di lotta libera Gina Carano soprannominata Crash. Capovolte nel film oltre alle convenzioni del rapporto di forza fisica tra uomini e donne, anche quelle dei rapporti di sesso. (g.d.v.) L-BAS - EDUCAZIONE CRIMINALE
A Quartu Sant'Elena in Sardegna una casa in cui vivono otto persone con disagio mentale si trova in difficolt e a rischio chiusura perch lassociazione (Asarp) che la gestisce non riesce pi a fronteggiare le spese. Il film ci mostra i meriti e le difficolt dellapplicazione della legge Basaglia: le persone che vivono nella casa ritagliano il loro spazio, si impegnano nelle attivit della casa, hanno momenti di socializazione e anche la possibilit di isolarsi. Gisella che gestisce lassociazione con tenacia cerca di risolvere il problema. Un lavoro ricco di umanit. (s.s.)
Non per la presenza di un comico turco di grande successo in patria come Cem Yilmaz, quasi un Poirot, ma questo film di Ferzan Ozpetek sembra il meno italiano tra quelli che ha realizzato finora. Scritto con Federica Pontremoli, non privo di alcune costanti ossessioni tematiche (il dolce, ma inteso come inquietante sostanza macabra; gli spettri e la loro sete di giustizia; la confusione sessuale, la magia segreta di un appartamento...), si avvale come sempre di un attore-perno, oggetto d'affezione totale (qui Elio Germano, cos candido che sembra Harry Langdon) e di un ricco e compatto pool di attori e attrici di supporto (pi di tutti incide, perch inaspettata presenza, Anna Proclemer). Ma, rispetto ai copioni costruiti assieme a Gianni Romoli e a Tilde Corsi, pi leggiadri e sottili, qui gli omaggi sono indicati col ditino e necessitano di cornice (da Argento, Visconti, Fellini... al Valle occupato...). Pietro e la cugina Maria, trovano un appartamento da affittare che sembrerebbe un affare, anche se da alcuni indizi si intuisce che qualcosa di veramente strano capiter all affittuario. Pietro che aspira a diventare attore intanto per mantenersi sforna cornetti di notte assieme a tre lavoratori stranieri. gay e inguaribilmente disperato perch venera un uomo come John Lund idolatrava Gene Kelly in Alta societ, cio senza alcuna sparanza. Ed talmente bello e puro che senza la quasi cugina terragna (e avvocato) a improvvisargli radici e concretezze, partirebbe con la fantasia chiss per dove... Deve crescere. (r.s.)
IL FESTIVAL
YOUNGABOUT
BOLOGNA, CINEMA ODEON 19-25 MARZO 2012
GLI SFIORATI
DI MATTEO ROVERE; CON ANDREA BOSCA, MIRIAM GIOVANELLI. ITALIA 2012
Due fratelli vivono in un paesino siciliano, uno appassionato di gangster film americani e sogna di diventare un aso del poker, laltro introverso e scontroso. Insieme dovranno trovare i soldi per curare la sorellina Maria. nel cast. Con Francesco Pannofino e Lina Sastri nel cast. LARRIVO DI WANG
DI GUIDO LOMBARDI; CON KADER ALASSANE, MOUSSA MONE, ESTHER ELISHA. ITALIA 2011
Uk, 2010, 435, musica: Hurts, regia: autore ignoto, fonte: Youtube.com
Piuttosto minimale questo clip in b/n del duo di musica elettronica originario di Manchester. Il profilo di una gamba femminile su fondo bianco si alterna con i piani, pi o meno ravvicinati, dei due musicisti immersi nel chiaroscuro. La gamba si depila accuratamente, quindi si riveste, prima con una calza e poi con una calzatura bianca provvista di laccetti fin quasi al ginocchio. Blood, Tears and Gold un lavoro di grande raffinatezza (come altri clip del gruppo) che sfiora il feticismo: per due volte vediamo lenigmatico volto di una donna in lacrime, un inserto che sembra desunto da un vecchio film, e che richiama uno degli elementi del titolo. Un video decisamente psicanalitico. LE COSE CHE CONTANO
Fantascienza allitaliana, un genere ormai inesplorato, costo 200 mila euro. Non reggi una storia come questa, cio di un alieno che parla cinese (pensava che essendo la lingua pi parlata al mondo, tutti la capissero) chiuso in una stanza insieme a un poliziotto cattivo, Ennio Fantastichini e una traduttrice carina, Francesca Cuttica,, se non hai unidea originale e un dialogo funzionante. Certo il film cos allegramente stracult che si vede e lalieno fa la sua figura trashiona. Bene accolto in tutti i festival. (m.gi.) CESARE DEVE MORIRE
L-bas, l in fondo, lontano, il titolo che invece ci porta assai vicino a condividere la vita quotidiana degli amici africani. I personaggi si stagliano vividi, anche per labilit di operatore consumato diGuido Lombardi, ma soprattutto per lavvicinamento emotivo ai personaggi. Yssouf arriva a Castel Volturno, che conta il pi grande numero di immigrati dEuropa, oltre ventimila, alla ricerca dello zio Moses. Se si lavora si guadagna ben poco, scoprir, mentre lo zio gli offre la tradizionale occupazione del traffico di coca. Ma Yssouf che un artista, metter da parte la sua arte, ma leducazione criminale non fa per lui, pi adatto a mantenere rapporti onesti e amichevoli. Un nuovo autore scoperto a Venezia dalla Settimana della Critica, premio De Laurentiis. (s.s.) POSTI IN PIEDI IN PARADISO
Che bellezza, tornano i film italiani impegnati tutto sesso! I personaggi del film sono sfiorati, cio indifferenti e annoiati a quasi tutto ad eccezione del sesso, litalo-spagnola Miriam Giovanelli, piccola star della tv spagnola, ha un gran corpo adatto alla costruzione da commedia erotica samperiana anni 70. Matteo Rovere ripercorre eroicamente anche la strada del cinema letterario tra Maselli e Bolognini degli anni 60. (m.gi.) A SIMPLE LIFE
DI ANN HUI; CON ANDY LAU, DEANNIE YIP. HONG KONG 2011
DI PAOLO E VITTORIO TAVIANI; CON GIOVANNI ARCURI, COSIMO REGA. ITALIA 2012
Piano-sequenza in soggettiva di un tizio (idealmente lo stesso Dente, al secolo Giuseppe Peveri) che esce di casa la mattina, cammina per Milano incrociando vari personaggi, ciascuno dei quali visualizza attraverso numeri e azioni il decalogo cantato, ovvero le 10 cose che contano nella vita. Unottima trovata questa di Camba che si conclude in modo metamediale con linquadratura raddoppiata di uno smartphone ritaglio illusorio rispetto alla realt, in gergo una realt aumentata allinterno del quale, finalmente, si rivela la band che suona. SAFETY DANCE
Col suo bianco e nero fotografato splendidamente da Simone Zampagni, distribuito dalla Sacher di Nanni Moretti, un film di libert assoluta, radicale nelle sue scelte di regia e di punto di vista ma soprattutto nel modo in cui interroga la materia stessa del suo narrare. Siamo nel carcere romano di Rebibbia, tra detenuti che scontano pene altissime, coi quali il regista Fabio Cavalli lavora nel suo laboratorio teatrale. Dentro/fuori: su questa geometria dello spazio che i Taviani costruiscono il film. l che si concentra tutto, passato e presente.(c.pi.) JOHN CARTER (3D)
Il nuovo film di Carlo Verdone ci riporta ai tempi eroici della commedia all'italiana e delle opere pi riuscite del nostro cinema comico. Dopo una prima parte strepitosa, di grandi tempi comici, la seconda mostra qualche momento faticoso, qualche gag ripetuta o inutile. Eppure tutto questo, alla fine, ci importa poco, visto che il film vive di una sua carica comica originale e popolare assolutamente dilagante. Ma al di l delle risate, colpisce il candore di Verdone di mostrarsi per tutto il film coi suoi difetti, le sue paure, anche le sue ovviet. il suo candore, dopo tanti anni di cinema, che ce lo rende davvero vicino al punto che non possiamo non volergli bene. (m.gi.) QUASI AMICI (INTOUCHABLES)
oltre alla Coppa Volpi per la migliore attrice (Deanie Ip) il film ha collezionato riconoscimenti cattolici e pro life, ma il sottotesto suggerisce anche una rinuncia alla felicit individuale e un invito alla dedizione assoluta per la grande Cina (che lo ha scelto per le nomination allOscar), da servire senza chiedere nulla in cambio. La protagonista ha serito una famiglia per quattro generazioni fino al single Roger bisognoso di assistenza. Poemetto dedicato agli invisibili trasfigurati da unaureola di santit. (m.c.) LA SCOMPARSA DI PAT
Sesta edizione del Youngabout International Film Festival, dedicato al cinema contemporaneo di qualit per ragazzi, con aperture sulle arti visive, nuove tecnologie e produzioni televisive. Organizzato dallassociazione culturale Gli anni in tasca, il cinema e i ragazzi in collaborazione con il Coordinamento Adolescenti del Quartiere San Vitale di Bologna. Tra i lungometraggi in concorso, giudicati da una giuria di ragazzi, Maos Last Dancer di Bruce Beresford, la rocambolesca fuga dalla Cina di un ballerino, Tout ce qui brille commedia francese di Graldine Nakache e Herv Mimran e My Australia dellisraeliano Ami Drozd. Al concorso dei corti partecipano filmati di giovani al di sotto dei trentanni sui temi: vite precarie, net generation, danza e cultura-cibo per lanima. Il terzo concorso dedicato ai mediometraggi di autori professionisti a livello internazionale. Due le giurie, una formata da ragazzi per giudicare i lungometraggi, laltra di esperti del settore gli altri concorsi. Due le sezioni di approfondimento: Le passioni aiutano a vivere: Danza! (in collaborazione con la cattedra di Storia della Danza del Dms di Bologna), e Non avvelenarti, nutriti di musica sul rapporto tra musica e droga. (s.s.)
Del romanzo di Camilleri mantiene la raffinatezza e il gusto letterario, divertente e sofisticato nella sua costruzione, con grandi interpreti a cominciare dal duetto composto da Frassica e Casagrande, carabiniere e poliziotto, pi i loro superiori, pi lo sfuggente Pat (Neri Marcor) e la moglie, una bella, perfetta donna siciliana di inizio secolo (Alessandra Mortelliti figlia del regista e che di Camilleri la nipote). (s.s.) YOUNG ADULT
Il mondo di Oz della disegnatrice Olimpia Zagnoli ( stata anche art director di Timbuktu, prima rivista su IPad per bambini) sar la mostra che accoglier i visitatori di Minimondi - la rassegna diretta Silvia Barbagallo in collaborazione con Paola Cantarelli e che interesser Parma e il suo territorio per due settimane. Numerosi i laboratori previsti (molte le letture animate) e gli incontri con autori, illustratori ed editori (da Babalibri a Biancoenero, Gallucci, Orecchio Acerbo, Salani). Lanno scorso il festival ha coinvolto 30mila ragazzi, 7000 adulti e 150 scuole, dalle materne alle superiori, nel corso di 150 appuntamenti. Limportanza dellillustrazione - con una attenzione particolare ai talenti emergenti viene sottolineata grazie alla presenza di un folto gruppo di invitati: Chiara Armellini, Marina e Fabrizio Barbero, Domitilla Bertusi, Bomboland, Michela Candi e Paola De Simone, Elena Del Vento, Francesca Di Martino, Cristian Grossi, Tinin Mantegazzi, Umberto Mischi, Andrea Rauch, Giulia Sagramola, Olimpia Zagnoli. Tra gli autori, ci saranno Lara Albanese, Stefano Bordiglioni, Tim Bruno, Dario Moretti, Fabrizio Silei, Annalisa Strada, Elena Peduzzi, Carmela Torelli. a. di ge.
LA SATIRA
FRIGIDAIRE E IL NUOVO MALE
MENSILI DIRETTI DA VINCENZO SPARAGNA
Canada, 1985, 3, musica: Men without Hats, regia: Tim Pope, fonte: Youtube.com
Un clip brioso in costume questo firmato da Tim Pope per la band del Quebec che con questa hit conquist il successo internazionale. Giunge in un villaggio accompagnato da un nano giullare il front man Ivan Doroschuk e tutti gli abitanti si scatenano in unallegra e colorata danza. Curioso il finale che mostra bombe e armi belliche; lallusione di questo ballo della sicurezza va contestualizzata nel clima da guerra fredda: allepoca ballavamo allegramente sullorlo del precipizio. E ora certo non va meglio.
Una serie incredibile di registi ha provato inutilmente a girarlo. Il problema maggiore del film, va detto, che vanta degli alieni marziani, i Tharks, guidati dal capo Tars Tarkus, proprio nel rispetto della storia di Burroughs, che ha funzionato, negli anni, di pi come riferimento per George Lucas o James Cameron, ma che non semplice e tanto attuale da riportare sullo schermo. I registi contattati dalla Disney avevano optato per una modernizzazione della storia, fare cio di John Carter, il cavalleggero sudista reduce da una guerra perduta e pi vicino agli Apaches che ai vincitori, un
DI ERIC TOLEDANO, OLIVIER NAKACHE; CON FRANOIS CLUZET, OMAR SY. FRANCIA 2011
Campione di incassi in Francia, gioca su due mondi intoccabili tra loro. Philippe, ricco, nobile, rimasto paralizzato per un incidente di parapendio dal collo in gi e poco prima ha perduto per un tumore lamatissima moglie. Incontra Abdel immigrato algerino appena uscito di galera che scompiglia la sua esistenza facendogli ritrovare lamore per la vita. Fosse solo lo specchio di due societ parallele il film non funzionerebbe fuori dai confini nazionali. Il gusto esotico certo componente reciproca dei due
Mavis Gary una scrittrice di romanzi per adolescenti con eroine reginette dei balli del liceo destinate a un futuro dorato lontano dal paese dorigine. Anche Mavis ce lha fatta a lasciare Mercury, ma la deprimente vita a Minneapolis la spinge a tornare al paese con una missione precisa: riconquistare il fidanzato di un tempo, anche se gi felicemente sposato ed appena diventato pap. Il piano di conquista procede lento e doloroso, senza deragliamenti verso lhappy end. Film crudelissimo del regista di Juno senza manierismi. (g.d.v.)
MAGICO
Sono finalmente in edicola, dopo la forzata pausa di febbraio, dovuta alle nevicate che ne hanno isolato la redazione in Umbria, i mensili Frigidaire n.241 e Il Nuovo Male n.5 diretti da Vincenzo Sparagna. Due riviste - tra le pochissime in Italia - che non hanno finanziatori privati, n sostegni pubblici e si reggono esclusivamente sulle vendite e gli abbonamenti. Su Frigidaire, 24 pagine tabloid a colori a 3 euro, si trovano fumetti di Bruzzo, Giacn, Delucchi e Boccardini, un articolo di Ahmed El Faruk sul conflitto tra sunniti e sciiti in Medio oriente, un reportage di Filippo Cicci sulle riviste di satira in Turchia, unimportante inchiesta di Paolo Pontoniere negli Usa sullenorme giro di miliardi nelle banche ombra e linserto-intervista di Achille Bonito Oliva su la memoria lunga dellarte. C anche un racconto di Reddavide sul funerale di Errico Malatesta, molte recensioni di libri e dischi, la rubrica schiuma dedicata alle Donne di Carta, vignette e storielle. Nel Nuovo Male (euro 2,50) vignette di Giuliano, Franzaroli, Delucchi, Mal, Darix, Laurenzi, Pinna, Frago, Cecigian ecc., articoli, racconti satirici e fumetti, tra cui Mondo Carosello di Maurizio Ercole e SS Sunda, i Dinosauri di Ugo Delucchi e Le avventure del camerata Borghessio di Joe Trozky. Al centro, come ogni mese, un giornale vero/falso: questa volta La Stampa. (s.s.)
(10)
Le loro atrocit vanno di pari passo con concerti e feste private organizzate senza badare a spese. Cooptano rapper e rocker che accettano a cuor leggero allettati da fiumi di dollari
I LIQUIDATORI PASSIONI SENZA FRENO PER LIONEL RICHIE, VAN HALEN, ERIC CLAPTON
Io non posso ascoltare troppo Wagner, gi sento limpulso ad occupare la Polonia, recita una delle pi celebri battute di Woody Allen, ironizzando sullinfluenza che la musica classica di Wagner avrebbe esercitato sui nazisti. Ma i nazisti e Hitler in persona amavano anche le canzoni. La popstar del Terzo Reich fu Zarah Leander, una Greta Garbo che sapeva cantare, una Marlene Dietrich che era scesa a patti con il regime. Di origine svedese, recit nel pi grande successo cinematografico della storia del Reich (il film Die groe Liebe del 1942) e anche Hitler la
ammirava molto. Ci sarebbe da pensare che dalla rivoluzione del rocknroll in avanti il rock e il pop siano nella loro stessa essenza musiche destinate a combattere ogni forma di dittatura e oppressione, sia in ambito culturale che sociale e politico. Ci piace associare rock e politica a nomi come Vaclav Havel, riformatore politico e fan di Frank Zappa e dei Velvet Underground. Nel corso della storia tuttavia, dittatori, autocrati e anche terroristi hanno spesso sviluppato passioni per artisti e stili musicali e, con un tratto tipico delle personalit egomaniache e aggressive, hanno caricato queste inclinazioni di tratti morbosi.
MUHAMMAR GHEDDAFI
La passione dellex-dittatore e i suoi figli per i divi del pop ben nota. La famiglia Gheddafi era disposta a sborsare cifre da capogiro per esibizioni private delle star preferite. Quando il Rais arriv a Roma nel 2007 si circond, come una vera rockstar, di hostess e di amazzoni. Per allietare una sua serata pag un milione di dollari la cantante canadese Nelly Furtado per unesibizione privata di 45 minuti (pi di 16mila euro al minuto). Moatassim Gheddafi, figlio del dittatore, amava festeggiare il capodanno sullisola di Saint Barts nelle Antille. Nel 2008 linvitata donore era Mariah Carey, pagata un milione di dollari per cinque canzoni. Lanno dopo le guest star erano Beyonc e il rapper Usher, anchesse ricoperte di denaro. Nel 2005 il rapper 50 Cent si era esibito per Al-Saadi Gheddafi e i suoi invitati all'hotel Excelsior di Venezia in una esclusiva Lybian night. Ma il preferito del Colonnello era Lionel Richie che cant per lui nellaprile del 2006 in occasione del Festival Hana per la libert e per la pace, una manifestazione organizzata presso la sua residenza ad al-Azizia in ricordo del bombardamento subito ventanni prima dallAmerica di Reagan. Per Gheddafi era stata una grande vittoria del popolo libico, degna di esser ricordata in pompa magna e con grande musica. La passione per Lionel Richie superava evidentemente lodio nei confronti degli Stati Uniti. Per il cantante Usa, invece, il patriottismo fu un dettaglio di fronte a un cachet di 5milioni di dollari. Da notare che Richie cos amato in Libia che i ragazzini imparano linglese ascoltando i suoi testi. Si noti anche che un pezzo come All Night Long un classico di molte feste e che quando il cantante arriv in Libia nel 2006 i pi giovani per strada mimavano la ragazza cieca del video di Hello.
(11)
GULNARA KARIMOVA
L'Uzbekistan, ex repubblica sovietica dell'Asia centrale, governato dal 1991, anno della sua indipendenza, da Islam Karimov che nelle ultime elezioni del 2007 stato rieletto presidente con un plebiscitario 88,1% dei voti concorrendo contro candidati fantoccio che nei comizi ne tessevano le lodi. La situazione dei diritti umani definita da Amnesty International disastrosa. Nel suo sistema di potere ha un ruolo fondamentale lappariscente figlia Gulnara che nei rapporti diplomatici segreti diffusi da Wikileaks veniva descritta come avida e assetata di potere, capace di usare suo padre per distruggere chiunque ostacoli lei e i suoi affari e come la persona pi odiata del paese. Ha avuto diversi incarichi politici e diplomatici, colleziona diplomi e onorificenze che elenca meticolosamente nel suo sito personale (gulnarakarimova.com). Controlla le maggiori imprese di comunicazione e telefonia del paese. Secondo alcune associazioni per i diritti umani, la sua ricchezza deriva anche da vaste piantagioni di cotone dove lavorerebbero fino a un milione e mezzo di bambini. Secondo lUnicef nel 2000 il 22.6% dei bambini uzbeki dai 5 ai 14 anni lavorava almeno una parte della giornata nelle piantagioni di cotone. La Karimova sa come investire il proprio denaro. infatti proprietaria della squadra di calcio del Bunyodkor, fondata nel 2005, che vince tutti i campionati dal 2008. Gulnara per soprattutto amante della musica, proprietaria di locali e canta con lo pseudonimo di GooGoosha. Indimenticabile il suo duetto con Julio Iglesias in una versione ispano-uzbeka di Besame Mucho, canzone che pu vantare anche un remix da parte del dj star David Guetta. Amante della pop dance, GooGoosha sfoggia nel suo repertorio una versione degna di una discoteca di Ibiza dellaria Una furtiva lagrima dallopera di Donizetti Elisir damore. Oltre a ricoprire di soldi le star che collaborano con lei, ama organizzare concerti con artisti internazionali. Nel 2009 ha invitato nella capitale, Tashkent, Sting che, dimentico delle sue battaglie per i diritti umani, ha percepito un compenso, si dice, superiore ai 2 milioni di euro. Dalla corte della Karimova sono passati, ben retribuiti e senza alcun rimorso, anche Eros Ramazzotti, Rod Stewart e Ennio Morricone.
ROBERT MUGABE
Lautocrate dello Zimbabwe al potere da pi di trentanni (dal 1980 al 1987 stato primo ministro poi diventato presidente). Arriv al potere come paladino dellanti-colonialismo ma si distinto per aver portato alla rovina il suo paese e per aver sistematicamente violato i diritti umani. Ha sempre manifestato particolare odio nei confronti degli ex colonizzatori britannici. Tutti, a quanto pare, tranne uno: Cliff Richard. Il cantante - che fu uno dei pionieri inglesi del rock negli anni 50 e che ispir anche i Beatles - sempre stato un pallino del presidente africano. Nel 1980 lo Zimbabwe decise di organizzare un grande evento per celebrare lindipendenza. Linvitato era Bob Marley, Mugabe che iniziava allora a dominare la scena politica, tent di opporsi e di imporre Cliff Richards. Alla fine fu per Bob Marley ad esibirsi in un concerto che radun pi di 100mila spettatori e che ormai passato alla storia. Questa passione per la star inglese, oggi diventato Sir, testimoniata anche nel recente documentario What Happened? di Simon Bright che racconta la parabola di Mugabe da eroe nazionale a dittatore.
KIM JONG-IL
Leccentrico dittatore nord-coreano, scomparso lanno scorso, era diventato la versione asiatica di un sosia di Elvis Presley. Il re del rocknroll era una delle sue ossessioni tanto da imitarne, per quanto possibile, il ciuffo sovradimensionato e i grotteschi occhiali da sole imitazione di quelli che The Pelvis indossava quando era diventato unattrazione di Las Vegas. Della vita del non compianto leader, si sa poco o nulla, ma nota la sua passione per i film occidentali, tra cui quelli della Disney. Lamore per il mondo Disney stato trasmesso al figlio primogenito che ha tentato di fuggire dal paese con un visto finto per andare a Disneyland. La passione per il rock attecchita nel suo secondo figlio maschio, Kim Jong-chul, grande fan di Eric Clapton, artista che ha seguito anche, di nascosto, in diversi concerti allestero, fino a farsi riconoscere tra il pubblico a unesibizione del chitarrista tenuta a Singapore nel febbraio del 2011. Per questa ragione Clapton era stato, nel 2009, lunico artista rock mai invitato ad esibirsi a Pyongyang. Invito poi rifiutato da Slowhand. Oggi il leader del paese il giovane Kim Jong-un, figlio pi giovane di Kim Jong-il e, a quanto si sa, privo di particolari manie per la cultura occidentale, a parte una passione per il basket Nba.
ANDRY RAJOELINA
Figlio di un colonnello dellesercito, diventato presidente del Madagascar nel 2009, a soli 34 anni, in seguito a un golpe militare. La costituzione prevederebbe un minimo di 40 anni di et per avere lincarico, ma quando ci sono in campo i fucili spianati si fa volentieri uneccezione. Il suo da tre anni un governo di transizione ed il secondo capo di stato pi giovane del mondo dopo il nordcoreano Kim Jong-un. Prima di darsi alla politica, era noto con il nome del treno superveloce francese, Tgv. Un nomignolo che si era conquistato alla consolle. Sin da ragazzo stato un apprezzato dj. Ha lavorato prima nei bar e nei locali, poi nelle radio, arrivando infine a fondare una sua radio, Viva Radio. Ha organizzato poi professionalmente concerti ed eventi musicali. I suoi mix proponevano un misto tra hit internazionali, musica pop locale e ballad romantiche. La stessa colonna sonora che ha scandito la cerimonia di insediamento con i suoi sostenitori che hanno trasformato le strade di Antananarivo in una improvvisata discoteca.
Nel piccolo stato africano della Guinea Equatoriale il presidente Teodoro Obiang Nguema Mbasogo ha conquistato il potere con un golpe nel 1979 e da allora nessuno lo ha pi mosso. Il figlio ed erede Teodoro Nguema Obiang Mangue, detto per semplicit Teodorn, si prepara a succedere al padre malato, ma la sua vera vocazione il rap. un incrocio tra Jay-Z e Bokassa. Trascura i suoi impegni come vice presidente e ministro dellagricoltura e ama passare il tempo tra Malibu e le capitali europee. Ha fondato la Tno Entertainment, unetichetta hip-hop che ha avuto una vita breve. Tra le produzioni un fallimentare disco intitolato No Better than This di un tale Won-G, al secolo Wondge Bruny, figlio di un ufficiale militare che faceva parte della cricca del dittatore haitiano "Baby Doc" Duvalier. Teodorn ha avuto una relazione con la rapper Usa, Eve, che lavrebbe aiutato a riciclare parte delle ricchezze accumulate in anni di potere corrotto, ma lavrebbe piantato al diffondersi delle voci di cannibalismo che circolavano nei confronti del padre-dittatore. Modella la sua vita come i video hip-hop pi volgari. Colleziona relazioni con starlet tra cui lattrice Tamala Jones e la playmate Lindsey Evans, e macchine di lusso (solo per citarne qualcuna: sette Ferrari, cinque Bentley e numerose Bugatti). Ha anche investito 3 milioni e 200mila dollari in memorabilia appartenute a Michael Jackson, tra cui il celebre guanto di cristallo. Le accuse di riciclaggio per sono servite a porre sotto sequestro gran parte delle sue propriet negli Stati Uniti e in Francia.
MSWATI III
Re dello Swaziland dal 1986, quando aveva 18 anni, Mswati III guida un regno in cui circa il 69% della popolazione vive sotto la soglia di povert, met della quale in condizione definite di povert estrema. Il paese ha una delle pi alte percentuali di malati di Aids e una delle pi corte aspettative di vita del mondo. Questo non ha fermato il sovrano dal concedersi senza badare a spese alle sue passioni tra cui la musica tradizionale e il pop occidentale. Ogni anno presiede la festa popolare di iniziazione Umhlanga (danza del giunco) dove ballano al suo cospetto migliaia di giovani vergini del regno. Alle tradizioni locali affianca lamore per la musica europea e Usa. Il re, che ha 14 mogli e, al momento di andare in stampa, 23 figli, ha invitato in passato a suonare alle sue cerimonie Joan Armatrading e Eric Clapton e nel 2002, per festeggiare il suo compleanno, ha ospitato Erykah Badu. Ma il suo mito sempre stato Michael Jackson che nel 1998 era stato ospite del regno e con cui aveva progettato la costruzione di un parco di divertimenti a tema dedicato a Jacko. La sua figlia maggiore la principessa Sikhanyiso Dlamini unaspirante rapper nota con il nome di Pashu.
MOBUTU
Dittatore dello Zaire, oggi Congo, e pedina anti-comunista nello scacchiere africano ai tempi della guerra fredda, Mobutu arriv al potere nel 1960 e fu deposto solo nel 1997. Il suo dominio fu scandito da soprusi e atrocit. Nel 1974 ospit a Kinshasa la storica sfida di boxe Ali-Foreman. A corollario, nello stadio della capitale, fu organizzato Zaire 74 passato alla storia come la Woodstock Nera. Con James Brown, Celia Cruz, B.B. King, Bill Whiters, Miriam Makeba, The Spinners, Bill Withers e Manu Dibango. Da celebrazione del black power fin per glorificare il dittatore. Peraltro lo stesso stadio di Kinshasa era usato come luogo di tortura per gli oppositori del regime.
SUHARTO
Il Nuovo Ordine del dittatore indonesiano stato in vigore per 31 anni, dal 1967 alle dimissioni del 1998, anno in cui la sua polizia massacr oltre 1000 dimostranti, perlopi studenti. Se da un lato il Presidente - in tutto e per tutto appoggiato dagli Usa abbracciava valori economici e culturali tipicamente occidentali, dall'altro metteva al bando ogni musica che non fosse locale. Ciononostante, elaborazioni nazionali di rock, jazz e latin daranno vita a generi come sunda, dangdut, pop melayu ecc. Tra gli artisti preferiti di Suharto, che vedeva nei capelloni e nei tatuati, potenziali oppositori, figurava Frank Sinatra.
AUGUSTO PINOCHET
Il canto preferito dal generale Augusto Pinochet inizia cos: Dulce Patria, recibe los votos con que Chile en tus aras jur.... linno nazionale cileno. Patriottico e militare, per il dittatore la musica non era certo il suo campo, se non di sterminio. Allepoca di Allende era esplosa la nuova musica cilena (Los Jajvas, Quilapayn ecc.), un suono raffinato ispirato da Victor Jara, assassinato il giorno dopo il golpe. Con Pinochet il movimento si interruppe; alcuni gruppi in tour (Inti Illimani, Quilapayn) rimasero allestero, in patria, invece, i loro dischi scomparvero; si sentivano solo bolero, le canzoni di Lucio Gatica, tango argentini, musica Usa e italiana.
(12)
RITMI
di ROBERTO PECIOLA
CASH ANTI-NIXON
di FRANCESCO ADINOLFI Nel luglio del 1972 Johnny Cash fu invitato alla Casa bianca per dicutere con Richard Nixon su case di detenzione e riforma penitenziaria. Lartista ne sapeva abbastanza: era stato in prigione e si era esibito nei carceri di Folsom e a San Quintino. Lincontro
avvenne nella Sala blu. Per rompere il ghiaccio Nixon chiese a Cash di intonare qualche pezzo. Sarebbe andata bene se non avesse aggiunto: Mi piacciono cose come Okie from Muskogee di Merle Haggard e Welfare Cadillac di Guy Drake. Nixon, il pi controverso e reazionario presidente Usa, evidentemente non sapeva che il primo brano era dedicato alle manifestazioni anti-Vietnam e il secondo raccontava di narratore e autore delle liriche -, un certo modo di affrontare un testo, in maniera cos caratterizzato, sia poi un pretesto per dire altre cose. Non sono un nostalgico, uno di quelli che si stava meglio quando si stava peggio, ma non sono molto bravo a descrivere il presente, non lo sento cos storicizzato come unaltra epoca della mia vita e della storia italiana, per cui tendo a descrivere il presente in una qualche forma di sottrazione, e alla fine ne esce quasi una metafora. Descrivendo pi attentamente ci che era, come esperienza personale ma inserita in un certo paesaggio storico, politico e culturale, viene fuori loggi. Ovvio che queste analisi si fanno sempre a posteriori, quando mi metto a scrivere non ho mai un progetto definito, comincio con una vaga idea senza sapere dove andr a finire. In questo album ricorre un'idea in particolare, che non avevo mai sviluppato prima, quella del candore. Intendo dire che cera un tempo in cui avevi unet per avere ideali, una visione del futuro, una fede politica o quel che sia. E poi c loggi, in cui ladulto, come me, non riesce pi a
come i pi poveri si relazionano al welfare. Cash rispose: Non conosco i due pezzi, per posso suonare qualcosa di mio. Il musicista scelse le sue cose meno pop e attacc What Is Truth?, brano su libert e ribellismo adolescenziale, con un secondo verso dedicato al Vietnam. Nixon rimase seduto in silenzio con il sorriso che gli si gelava in bocca. Poi prosegu con The Man in Black, in cui l'abbigliamento nero rappresentare quellepoca; si cresce, si diventa cinici, si capisce come vanno le cose nel mondo. Tenere insieme quel candore, quella passione e la presa datto del mondo di oggi, non semplice. Insomma vivo nel presente, ma vedo le cose con maggior distacco. Ma il presente ricorre comunque, magari solo un po' pi sfumato, come ad esempio in Piccola storia Ultras. Una canzone che partendo dagli anni Settanta e da un certo tipo di tifo molto politicizzato arriva alla vicenda della Libia e di Gheddafi. stato uno dei primi testi che ha scritto Max - racconta Enrico Fontanelli, principale compositore e polistrumentista -. Lo abbiamo proposto per la prima volta a Imola, in una serata per Prodezze fuori area, in cui dovevamo improvvisare musica su tema calcistico. Il testo cera gi e Max lo ha recuperato inserendo lultima parte su Gheddafi, un tema affrontato in classico stile ODP, con ironia, tanto che si chiude con la frase per sport, riferita ai bombardamenti sulla Libia e alluccisione di Gheddafi stesso. Abbiamo pensato anche di utilizzare per sport come titolo del brano, ma essendoci dentro al testo storie come quella dei morti di Reggio Emilia, ci sembrava troppo poco rispettoso. A proposito di passato e di sport nel disco c' un brano, Tulipani, che racconta la vicenda di un ciclista olandese, Johan van der Velde, e di una tappa del giro d'Italia... Mi piacciono i personaggi misconosciuti, magari vincenti ma poi dimenticati - continua Collini -. Sono appassionato di ciclismo, delle corse a tappe, e quella tappa l chiunque ami il ciclismo se la ricorda, fu davvero epica. Limpresa al contrario affascinante, fai una roba da manicomio ma poi alla fine vince un altro perch a te capitata una sfiga colossale. Di quella tappa si ricorda la follia dell'atleta olandese, che arriva primo in cima alla montagna, sotto una bufera di neve, e poi in discesa in pratica rischia di rimanere assiderato, piuttosto che chi vinse la tappa. Come dire, il Dorando Pietri del ciclismo. La sua storia se vogliamo assimilabile a quella di Vladimir Yaschenko, che avevo raccontato in Ventrale (da Bachelite, ndr), il quale dopo quellimpresa si rotto le ginocchia, il regime lo ha curato male e non ha combinato pi niente. Yaschenko morto nel 99, da solo, dimenticato da tutti. Ho scoperto solo dopo aver scritto il pezzo che Van der Velde stato in galera, diventato un fervente religioso, andato al Grande fratello olandese, insomma un bel personaggio.... Il classico stile spoken word degli Offlaga Disco Pax per la prima volta in questo disco viene messo quasi in discussione, in un brano, Parlo da solo (che anche il singolo), un mix tra pulsioni poppettare e derive hip hop: Anche se credo possa non esser percepita come tale, Parlo da solo una canzone d'amore, tema che non tratto quasi mai. un testo diverso dai miei stardard, piuttosto breve e ermetico, inserito per in uno sfondo musicale melodicamente ben definito, la parte cantata per forza di cose influenzata da questa musicalit. Credo sia giusto che un gruppo non si fossilizzi su un unica formula, e infattti il disco dal punto di vista dei contenuti molto vario, c un brano come Parlo da solo e uno come A pagare morire, che un po la sua nemesi. Mi trovo meglio a raccontare storie pi complesse, sono un narratore, ma anche in Parlo da solo c una storia, la mia... solo che la esprimo in una forma diversa. Nasce da tre pagine fitte di appunti, asciugate fino a farla diventare quella che si ascolta sul disco. A Daniele e Enrico il testo piaciuto subito, e credo ci abbiano visto proprio la possibilit di cimentarsi con un qualcosa di diverso, con una canzone, appunto.
Nell'epoca del digitale, del tecnologico, dei formati virtuali, c' ancora qualcuno che sfida le mode e il mercato. Tra questi qualcuno ci sono gli Offlaga Disco Pax, trio reggiano che si fatto conoscere in ambito indipendente con due dischi, Socialismo tascabile e Bachelite, che gli hanno valso la definizione di Suicide che incontrano i Cccp. Gli Offlaga tornano con un nuovo disco, Gioco di societ, un album che si presenta nelle dimensioni del vinile (dentro il quale si trova tanto il vinile quanto il cd) ma si apre fino a diventare, ed ecco la sfida del formato, un vero e proprio tabellone da gioco, sulle orme del classico Monopoli, o meglio ancora, come ci raccontano Enrico, Max e Daniele, di un gioco di societ molto conosciuto negli anni Settanta. Ci siamo ispirati a Corteo, un gioco in cui veniva rappresentata una citt immaginaria, teatro di un corteo, e in cui si collocavano, a mo di pedine, le autonomie e le realt extraparlamentari. Avendo notato che l'unit di misura sul tabellone si dava in esagoni, l'abbiamo immediatamente associato alla pianta della nostra citt, Reggio Emilia, che protagonista quasi esclusiva dei racconti/canzone di Max. Da qui nata l'idea grafica per l'album, e per il titolo, che ci sembrato adattissimo per indicare il relazionarsi di Max con il circostante. Allo stesso tempo vuol anche essere un invito a rimettersi in gioco, a riappriopiarsi degli spazi delle nostre citt, a ridiventare noi protagonisti del gioco. In Gioco di societ il gruppo fa un salto di qualit non indifferente. Quello che da subito appare chiaro una vena compositiva pi matura e a fuoco, e una fusione testi-musica decisamente pi coesa che in passato. Il modus operandi pi o meno il solito - rispondono i tre -. La maggiore coesione e unit tra testo e musica pensiamo sia dovuta al fatto che questa volta, pi che in precedenza, abbiamo lavorato direttamente sulle liriche, improvvisando. Abbiamo scritto e registrato il tutto nel giro di quattro o cinque mesi - se non consideriamo il periodo di sosta per i concerti estivi e la fattura della colonna sonora di un documentario sui Mille. Inoltre l'album stato suonato in tempo reale, live, con pochissime sovraincisioni, due o tre take al massimo e il pezzo era pronto. Tutto questo d, secondo noi, quel senso di coesione. Come sempre nelle canzoni degli Offlaga Disco Pax due sono i denominatori comuni, il primo la loro citt, presente - in un modo o nell'altro - in quasi ogni loro brano, l'altro sono i ricordi, il passato. In realt - interviene Max Collini,
In alto Johnny Cash e Richard Nixon; qui sopra gli Offlaga Disco Pax (da sinistra Enrico Fontanelli, Max Collini, Daniele Carretti); sotto il Magic Cube suon di musica su una macchina da scrivere invisibile. Azzera quel furto simbolico e ribelle del giovane Antoine Doinel che nellufficio del patrigno rubava unenorme macchina da scrivere (nei Quattrocento colpi di Truffaut). Infine giustizia ogni film in cui le tastiere parlano con uno schermo. Ma soprattutto il Magic Cube sdogana un prossimo mondo nuovo che per forza di cose dovr essere popolato da tablet e smartphone a proiezione incorporata. La tastiera una qwerty versione Usa (no accentate). dotata anche di mouse, c la possibilit di aumentare e diminuire luminosit e bip di sottofondo (pigiando i tasti). Si ricarica via USB. La cosa pi bizzarra, per, che nasce dalle ceneri di un falso: la leggenda urbana dell'iPhone 5 capace di proiettare all'esterno la sua tastiera. Era un gioco ma i coreani lo hanno reso realt. Un fascio rosso ormai oltre Matrix. Info: http://www.direct2factory.it/celluon_ magic_cube_tastiera_laser_virtuale.ht ml
TECHNO
di MASSIMO BERTI
Una tastiera (di computer) che anticipa il futuro e lo dematerializza trasformandolo in una proiezione virtuale. Si chiama Magic Cube ed prodotta dalla coreana Celluon (distribuita anche in Italia). un micro parallelepipedo (38x75x29 mm) che proietta l'immagine di una tastiera su qualsiasi superficie opaca. Premendo il tasto proiettato, il riflesso di un raggio infrarosso viene rilevato da un sensore ottico tridimensionale che stabilisce con estrema precisione quale tasto stato premuto. Il cubetto si attiva e parla via bluetooth con qualsiasi dipositivo (Apple, Android, Windows, Mac) e lascia a bocca aperta. In un colpo azzera decine di film in cui macchine da scrivere e computer scandivano il tempo della quotidianit. Fa fuori Insieme a Parigi, film in cui William Holden, sceneggiatore, assume Audrey Hepburn, dattilografa, perch lo aiuti a consegnare in fretta il lavoro. Cancella Jerry Lewis che in Dove vai sono guai si dilettava a battere i tasti a
(13)
denotava empatia con oppressi, poveri, malati e i soldati al fronte (Ogni settimana perdiamo cento ragazzi). Infine The Ballad of Ira Hayes, brano in cui si raccontava dellomonimo nativo che alz la bandiera Usa a Iwo Jima, fu decorato e si uccise non tollerando di essere sopravvissuto a tanti suoi compagni. Cash aveva scelto il confronto duro, quanti colleghi saprebbero emularlo oggi? THE CRAMPS FILE UNDER SACRED MUSIC (EARLY SINGLES 1978-1981) (Munster/Goodfellas) Un disco da avere soprattutto dopo aver scartato da tempo lipotesi di accaparrarsi i singoli originali. Ledizione viene pubblicata in doppia veste cd o cofanetto con dieci 7. C quasi tutto il meglio dei brani fatti o rifatti dalla band di Akron, SurfinBird, Humano Fly, Fever, Tv Set, anche se allappello mancano pezzi di grossa caratura come Strychnine o I Was a Teenage Werewolf. FUSM anche il titolo del documentario del 2003 che ripercorre la storia della performance live forse pi oltraggiosa dei Cramps al Napa Mental Institute in California nel 1978. Sacra musica allora e sacra sempre! (s.fr.) HOODED FANG TOSTA MISTA (Full Time Hobby/Self) Divertimento assicurato! Il combo canadese edita il secondo lavoro, anche se pi che di un album vero e proprio assomiglia pi a un ep. Dieci tracce, che tolte le tre brevi strumentali che fanno da filo conduttore, si riassumono in sette pezzi dove i sentori Sixties sono pi di una suggestione. Indie pop venato di surf e psichedelia nella migliore tradizione californiana, brani da gustare con una sola avvertenza, danno assuefazione. (r.pe.) LITTLE FREDDIE KING CHASING THA BLUES (MadeWright Rec.) Il Re tornato. E nonostante non sia pi un esordiente, non abdica. Gira che un piacere la band di Little Freddie King. E lui ha una voce che non subisce gli strali del tempo. Che fascino! Un disco da ascoltare con un bicchiere di whisky in mano. A introdurre un paio di slow da brividi (Got tha Blues on My Back, Night Time in Treme) e, a seguire, groove a non finire: Crackhoflo, Bywater Crawl e Great Great Bamboozle sono dannatamente ritmici. C anche spazio per una azzeccata e trascinante hit: Louisiana Train Wreck. (g.di.) CLAUDIO ROCCHI & EFFERVESCENT ELEPHANTS CLAUDIO ROCCHI & EFFERVESCENT ELEPHANTS (Psych-Out Records) Un cantautore milanese, decano del flower power e del prog rock, incontra una band di Alice Castello, protagonista, fin dagli anni Ottanta, della neopsichedelia italiana: ne fuoriesce un album con sette nuovi pezzi cofirmati da Rocchi e Ludovico Ellena (leader e mente degli Elefanti), di cui due strumentali, vagamente jazzati: il confronto generazionale denota identit di vedute e spirito di collaborazione, all'insegna di un sound barocco e minimal, tra fantascienza e misticismo, nostalgico e attuale al tempo stesso. (g.mic.)
ULTRASUONATI DA GIANLUCA DIANA GUIDO FESTINESE SIMONA FRASCA GUIDO MICHELONE ROBERTO PECIOLA
INDIE POP
JAZZ ITALIA
INDIE ROCK
La coscienza di Ghemon
Incassata la stima dentro e fuori la scena hip hop, Ghemon con Qualcosa cambiato (Macro Beats) dimostra di essere una spanna sopra la media dei rapper italiani sia per incastri metrici sia per riferimenti culturali. Costanti i richiami a funk, soul e jazz - scomposti ad arte - con rime su sentimenti ma anche su Mandela e Mumia. Un connubio ben riuscito tra intimismo e coscienza. Il rap di Salmo invece suona ruvido e notturno: bassi spigolosi e flusso di rime aggressivo. Un rapper irrequieto con una sfrontatezza da piazzetta di quartiere, in alcuni passaggi politicamente scorretto. Death USB (Tanta Roba) suona come i migliori album hardcore e il suo autore, pur apparendo scorbutico, ha un seguito notevole. Lincisivo Brain e il pungente Lord Madness infine si dividono le rime e parlano di quotidianit senza scansare la denuncia sociale. Le basi di Settimo cerchio (Audioplate rec.), oltre ai classici soul e funk, pescano vari campioni anche dal rock, ma la natura sotterranea del rap prodotto resta inalterata. Un approccio genuino e convinto alla disciplina musicale dellhip hop. (Luca Gricinella) MARK STEWART THE POLITICS OF ENVY (Future Noise Music/Self) Passa il tempo ma lanima ribelle non lo ha mai abbandonato. Mark Stewart non stato solo uno dei personaggi pi influenti del post punk con il suo Pop Group, ma ha scritto pagine storiche della scena industrial hip hop, e i suoi testi non hanno mai fatto sconti a nessuno. Torna con un album, sapori dub, basi electro, ma il tutto torna fondamentalmente a un pop industriale di ottima qualit. Ospiti illustri impreziosiscono il tutto. (r.pe.)
ON THE ROAD
Mark Lanegan
Torna una delle voci pi profonde del rock, per presentare il nuovo album, Blues Funeral, assieme alla sua band. Bologna SABATO 24 MARZO (ESTRAGON)
A CURA DI ROBERTO PECIOLA CON LUIGI ONORI SEGNALAZIONI: rpeciola@ilmanifesto.it EVENTUALI VARIAZIONI DI DATI E LUOGHI SONO INDIPENDENTI DALLA NOSTRA VOLONT
performance Violet Replacement. Ravenna SABATO 17 MARZO (TEATRO ALMAGIA'-TRANSMISSION) Milano LUNEDI' 19 MARZO (SPAZIO CONCEPT) Torino MARTEDI' 20 MARZO (BLAH BLAH)
Caparezza
Il rapper di Molfetta riparte di nuovo in tour. Montesilvano (Pe) SABATO 17 MARZO
(PALAROMA)
John Cale
Uno dei nomi di riferimento per lunderground e il rock sperimentale, membro fondatore dei Velvet Underground. Torino SABATO 17 MARZO (HIROSHIMA MON
AMOUR)
Akron/Family
Folk-pop con derive psichedeliche. Bologna VENERDI' 23 MARZO (LOCOMOTIV) Verona SABATO 24 MARZO (INTERZONA)
The Field
Il progetto del produttore elettronico svedese Axel Willner. Torino MERCOLEDI' 21 MARZO (SPAZIO 211) Roma GIOVEDI' 22 MARZO (LOCANDA
ATLANTIDE)
Transmission
Le ultime due giornate sono riservate a Grouper, Peter Brotzmann Trio e Caspar Brotzmann Massaker. Ravenna e provincia SABATO 17
E DOMENICA 18 MARZO (VARIE SEDI)
Still Corners
La dream pop band inglese, nuova scoperta della Sub Pop. Bologna SABATO 17 MARZO (IL COVO) Roma DOMENICA 18 MARZO (CIRCOLO
DEGLI ARTISTI) Milano MARTEDI' 20 MARZO (ROCKET)
Roger Daltrey
Il cantante degli Who ripropone dal vivo il leggendario album Tommy e una selezione dei migliori brani della band inglese. Trieste DOMENICA 18 MARZO (TEATRO
ROSSETTI)
Snakeoil
Concerto del nuovo gruppo di Tim Berne. Rivaldino in Monte (Fc) SABATO
17 MARZO (AREA SISMICA)
Paolo Benvegn
Il cantautore, ex Scisma e leader della band che prende il suo nome, in uno speciale progetto in duo. Messina GIOVEDI' 22 MARZO
(RETRONOUVEAU) Siracusa VENERDI' 23 MARZO (BUZZ) San Cataldo (Cl) SABATO 24 MARZO (MUDDY WATERS)
Primus
Il ritorno della folle band che fa capo al geniale bassista Les Claypool. Pordenone VENERDI' 23 MARZO
(PALASPORT FORUM) Brescia SABATO 24 MARZO (PALA EIB)
Let's Wrestle
La giovane punk rock band britannica. Savignano sul Rubicone (Fc)
MERCOLEDI' 21 MARZO (SIDRO) Milano GIOVEDI' 22 MARZO (LA SACRESTIA) Brescia VENERDI' 23 MARZO (LIO BAR) San Salvo Marina (Ch) SABATO 24 MARZO (BEAT CAFE')
Giardini di Mir
La post rock band reggiana tornata con un nuovo lavoro dal titolo benaugurante, Good Luck. Ferrara GIOVEDI' 22 MARZO (SALA ESTENSE)
C(h)orde
Lultimo appuntamento della rassegna con il progetto Pan-American. Roma GIOVEDI 22 MARZO (CHIESA
EVANGELICA METODISTA)
Grouper
Elizabeth Harris, in arte Grouper, nella
(14)
RUGBY
Il Sei Nazioni 2012 tutto da decidere. Lultima giornata che si disputa oggi propone in sequenza i seguenti match: Italia-Scozia (13.30), Galles-Francia (15.45) e Inghilterra-Irlanda (18.00). La classifica vede il Galles al comando a punteggio pieno (8 punti), seguito dallInghilterra (6), Francia e Irlanda (5), Scozia e Italia (0). Gallesi e inglesi giocano per vincere il trofeo, francesi e irlandesi per la piazza donore, scozzesi e italiani per evitare il cucchiaio di legno. Una settimana fa molti davano per scontato che a Cardiff si sarebbero affrontate le due pretendenti al titolo. Ma domenica scorsa lInghilterra ha sbancato lo Stade de France di Parigi, vincendo 24-22 un match vibrante e infliggendo ai galletti una sconfitta irrimediabile quanto meritata che li ha esclusi dalla lutte finale. E stato un risultato inatteso ma non cos sorprendente: la Francia, vice-campione del mondo con una squadra esperta quanto stagionata, non riuscita a riproporsi sui livelli delle ultime tre partite del mondiale neozelandese, n ha giovato la scelta di proporre una mediana nuova (Dupuy e Beauxis) che nel test con gli inglesi ha deluso assai. Julien Bonnaire e William Servat, giocatori immensi, disputeranno oggi la loro ultima partita in nazionale. LInghilterra, squadra giovane ma sufficientemente affiatata, si trova cos inaspettatamente in lotta per il titolo. Owen Farrell, inizialmente schierato al centro e poi spostato allapertura, stato uno dei migliori giocatori visti nel torneo e buona parte dei punti messi a segno si devono alla sua precisione nei calci piazzati. Il quindici della rosa, che nei primi tre match del torneo aveva realizzato soltanto due mete di rapina, riuscito a segnarne ben tre contro i francesi. E tuttavia i numeri non giocano a favore dellInghilterra: la differenza nel quoziente punti di 38 punti a favore del Galles. Gli inglesi dovranno dunque non solo battere con ampio scarto gli irlandesi a Twickenham, impresa non impossibile, ma dovranno anche sperare che i gallesi perdano in casa con i francesi con uno scarto altrettanto ampio. E un ipotesi, quella di una vittoria inglese nel torneo, che nessuno a Cardiff disposto a prendere minimamente sul serio. I gallesi sono sicuri di vincere anche oggi e di portarsi a casa il Grande Slam. Se sar festa, sar selvaggia: chi ha avuto modo di assistere a un dopo-match vittorioso a Cardiff sa che in questi casi non si prendono prigionieri e
che le strade del centro saranno trasformate in un luogo per esperienze estreme. Coach Warren Gatland potr schierare la formazione-tipo, quella che finora ha messo sotto tutte le altre squadre, un elenco di giovani campioni dal talento smisurato, e per i coqs sar molto difficile salvare le penne a Millennium. Infine lItalia. Gli entusiasmi suscitati dai primi due match con Francia e Inghilterra (due sconfitte ma qualche sprazzo di gioco) si sono andati smorzando dopo la sconfitta di Dublino (cinque mete incassate e una difesa di burro) e sono definitivamente svaniti dopo la partita di sabato scorso contro i gallesi. A impressionare negativamente non stato tanto il punteggio (24-3) quanto il modo in cui la squadra ha giocato: ottanta minuti spesi a difendere una diga che inevitabilmente ha finito per crollare. Mai gli azzurri si sono affacciati nei 22 metri avversari con la speranza di uscirne con qualche punto nel carniere. La supremazia gallese stata netta, assoluta, incontestabile. La differenza dei valori tecnici in campo sembrata incolmabile. Per il rugby italiano un anno di transizione e sarebbe bene tenerlo presente. In estate la nazionale azzurra sar impegnata in un tour americano che la vedr giocare contro Argentina, Stati Uniti e Canada. In quelloccasione Jacques Brunel potr avviare un po di esperimenti e testare nuovi giocatori, poi vi saranno i test-match autunnali per le conferme e le eventuali bocciature. Il momento della verit sar il prossimo Sei Nazioni, con tre match da giocare a Roma. Non stata una buona annata per il nostro rugby. In Heineken Cup le due squadre italiane, Treviso e Aironi, hanno chiuso i loro gironi allultimo posto e brucia ancora la sconfitta casalinga degli Aironi contro Clermont, finita 82-0. In Celtic League le cose non stanno andando molto meglio. La traversata del deserto si annuncia pi lunga del previsto e gli esiti non sono affatto scontati. Oggi allOlimpico gli azzurri si trovano di fronte allennesima sfida vivi o muori contro la Scozia. Entrambe le squadre hanno sempre perso i match finora disputati e c in palio lignominioso cucchiaio di legno. Nelle dodici sfide finora disputate nel Sei Nazioni lItalia ha vinto cinque volte, di cui una in trasferta, e rimediato sette sconfitte. Ma la Scozia che gli azzurri si troveranno di fronte oggi una squadra che pu tranquillamente fare sua la partita. Dal vivaio scozzese, che negli ultimi anni si era dimostrato piuttosto sterile, sono
improvvisamente spuntati fuori alcuni giovani talenti: il seconda linea Richie Gray, il terza centro David Denton, il flanker Ross Rennie e lestremo Stuart Hogg. Li vedremo tutti in campo allOlimpico e daranno filo da torcere agli azzurri. Il gioco scozzese un rugby di battaglia, senza fronzoli e dai molti difetti, ma estremamente impegnativo sul piano fisico. Rispetto a Cardiff Jacques Brunel ha deciso di cambiare sei giocatori. Dentro Venditti per McLean allala, Benvenuti per Sgarbi nel ruolo di centro, Barbieri per Favaro in terza linea. Rientrano dopo gli infortuni Gori, Castrogiovanni e Bortolami.
(15)
lui va bene cos. Il sorteggio ci mette di fronte a una delle societ pi grandi della storia. Siamo i campioni d'Europa in carica e per difendere il titolo bisogna battere le squadre migliori, il Milan tra queste, ha giocatori fantastici ed in testa nel campionato italiano. Comunque preferisco sempre affrontare squadre con cui abbiamo gi giocato in passato perch le conosciamo meglio. Non penso neanche all'ipotetica semifinale, penso al Milan e a un quarto di finale che sar durissimo. Tra i tanti precedenti tra le due squadre (5 vittorie a testa e 4 pareggi) c il ricordo dolcissimo per il diavolo della finale di Atene 94 ma negli ultimi anni sempre stato il Bara ad avere la meglio. Chi passa se la vedr in semifinale con la vincente di Chelsea-Benfica mentre dallaltra parte del tabellone il sorteggio ha regalato al Real Madrid di Mourinho i ciprioti dellApoel Nicosia e al Bayern Monaco il Marsiglia ammazza-Inter. Finale a Monaco di Baviera il 19 maggio, per i bookmaker sar quasi certamente un derby tutto spagnolo.
CALCIO
dasino di Pinocchio: che a noi sono spuntate, dallingresso nel torneo nel 2000, ben 9 volte (5 delle quali in accoppiata con il whitewash, equivalente del nostro cappotto, che va a chi perde tutte le partite). In nessun altro sport sarebbe lecito sfottere cos lavversario sconfitto. Ma il rugby se lo pu permettere, perch ha saputo conservare la qualit pi grande per uno sport professionistico: non prendersi (troppo) sul serio. Del resto il rugby un gioco cos leale nei suoi stessi princpi, da aver addirittura cercato in tutti i modi di bandire la fortuna. Il calcio, la fortuna lha istituzionalizzata. Lha fatto, ad esempio, legittimando lautogol. Il rugby invece il solo sport dove per segnare il giocatore non si separa dalla palla. Non si pu tentare la meta, come si tenta un gol. Nel rugby non sono possibili strategie come il difensivismo, o almeno non finalizzandole al risultato, perch la logica del rugby binaria: vinci/perdi. Le marcature hanno valore variabile, 3, 5, 7 punti, dunque il pareggio assai improbabile. In pratica, non si pu far altro che attaccare. Eppure anche se il rugby uno sport che vive di concretezza piuttosto che di scuole di pensiero, quasi primitivo nella chiarezza fisica con cui contrappone i contendenti in campo le grandi squadre posseggono tutte unimpronta inconfondibile: il pragmatismo dellInghilterra, lestro della Francia, il ritmo della Nuova Zelanda... E lItalia? Esiste un gioco allitaliana? A quanto pare no. O non pi, perch la prima Italia che alz la testa quella che quarantanni fa sfior la vittoria contro la Francia aveva portato nel gioco spunti tattici innovativi (che qui abbiamo dimenticato, ma in Francia no). Noi, per lo pi, imitiamo. Siamo famosi per la potenza della mischia, siamo ammirati per labnegazione eroica della difesa, e siamo sfottuti per lessere un bestione muscoloso ma sdentato. Nel rugby moderno il gioco al piede conta quanto lefficacia delluno contro uno (e in effetti la meta dovrebbe valere molto pi che un calcio piazzato e mezzo), eppure lItalia da 13 anni nel 6 Nazioni non ha mai trovato un successore di Diego Dominguez. un fatto che gli insuccessi del rugby italiano sfiorano ormai lhylarotragoedia, e nuociono allimmagine di tutto lo sport italiano. La responsabilit di tutto questo dovranno prendersela prima o poi i vertici della Federazione. Forse c anche da smantellare una certa mentalit feudale e da abbattere ideologie un po provinciali come quella degli standard fisici, che magari ti fanno perdere un talento solo perch alto un centimetro meno di quanto riportato sulle tabelle del perfetto allevatore (pardon, del perfetto allenatore). Si vedr: ma da domani. Da domani torneremo a ragionare a medio e lungo termine, e ci chiederemo tra quanti anni vinceremo il 6 Nazioni. Domani. Ma oggi dobbiamo rifiutarci di pensare ad altro che alla vittoria. Con la Scozia sar durissima. Le guerre tra poveri sono le pi feroci: e allora dobbiamo tirar fuori le zanne che non abbiamo. Gli azzurri devono osare. Lanciarsi allattacco con tutto il loro coraggio. Perch il dio del rugby premia gli audaci, prima che i volenterosi. I numeri del rugby crescono. Le nostre giovanili cominciano a sentire profumo di vittoria. Sono segnali. Segnali che londa azzurra monta, e che il momento di mietere i successi veri non cos lontano. Ma oggi bisogna vincere. Non ci devessere alternativa nel cuore, nella testa e nelle gambe. In campo come sugli spalti. Quando si sogna da soli, solo un sogno, diceva il Che (che il rugby lamava), ma quando a sognare si in due, la realt che incomincia. E noi siamo in tanti.
La Glasgow protestante che rischia di sparire sotto il peso dei debiti DISOBBEDIENZA CIVILE
E OFFESE ALLA MORALE
Se anche la Valmadonna (seconda categoria piemontese) si prende una multa per cori razzisti verso l'arbitro di colore, allora siamo messi proprio male. L'Atletico Camerata (Marche) ha fatto giocare il fortissimo attaccante Da Silva Algentauer, peccato non fosse stato mai tesserato, pescato chiss da chi e chiss dove e fatto scendere in campo. Forse era un esperimento di disobbedienza civile, ma non l'ha considerata tale il giudice sportivo, comunque l'allenatore della polisportiva Montecchio (terza categoria della provincia di Arezzo), il signor Antonio Marchesini, stato espulso per offese varie all'indirizzo dell'arbitro. Solo che ha deciso di rimanere in partita. Non c' stato verso di smuoverlo. L'arbitro ha continuato lo stesso la partita. Santina Saccomanno, calciatrice dell'Orsa Pozzo di Gotto calcio a 5 (Sicilia), aveva in fretta recuperato una palla e l'aveva messa sulla linea per rimetterla subito in gioco. L'arbitro l'ha invitata a retrocedere di almeno un metro la posizione della palla, a quel punto Santina ha colpito l'arbitro con un pugno allo zigomo, questi per allontanarla l'ha colpita con un calcio - stile karate - allo stomaco. Ne seguita una caccia all'arbitro miracolosamente scampato alla furia di giocatrici e tifosi, e la calciatrice sdraiata al suolo nella propria area. Un guardalinee molto particolare, Massimo Velpini, dello Sporting Aurora (Liguria), prima ha colpito con la bandierina un calciatore avversario che gli passava davanti, poi, quando questi gli corso addosso, lo ha finito con una testata al volto. Ha avuto una coda spiacevole e curiosa, la gara del campionato juniores della provincia di Cremona, tra Salvirola e Castelnuovo. L'arbitro, il signor Marco Ginelli, dopo qualche giorno dalla partita, mentre si trovava sul luogo di lavoro, stato avvicinato da Eddine Touissi Fakher, calciatore espulso del Castelnuovo, il quale davanti a molte altre persone ha iniziato ad insultarlo. L'arbitro non ha reagito alle provocazioni ed finita l. Il giudice sportivo non ha potuto prendere provvedimenti in quanto il fatto, pur grave, non si verificato durante o a fine gara. Se la decisione far giurisprudenza, come si dice, si prevedono tempi duri e vendette servite fredde. Polis-Nervi, seconda categoria provincia di Genova, giocata alla fine di gennaio, era stata sospesa al 30 del primo tempo. Non l'aveva deciso l'arbitro, bens le due squadre di comune accordo, viste le pessime condizioni del tempo. Vento, gelo, nevischio, i due capitani erano andati dall'arbitro e gli avevano detto che per loro si poteva chiuderla l. L'arbitro li aveva pregati di finire almeno il primo tempo, ma non c'era stato verso. Morale: partita persa ad entrambe e ricorsi bocciati. La gara tra Peppe Zaccaro Frascineto e Young Boys Cassano (seconda categoria calabrese) stata sospesa per lancio prima di bottiglie di vetro e poi di pietre grandi come noci. Multa di 100 euro all'Impavida (juniores provincia di Prato) perch all'arbitro stata sottratta la borsa dallo spogliatoio. La refurtiva, si fa per dire, stata ritrovata qualche centinaio di metri pi in l, vicino ad un cassonetto, con gli oggetti evidentemente danneggiati (accappatoio, phon, ciabatte, sciampo e bagnoschiuma aperti e versati sull'asfalto). Fanno pensare le due giornate di squalifica a Luca Mazzola, difensore della Oriens (Lombardia) per offese alla morale. Quale? Di Chi? Come?
SEI NAZIONI
di LUCA MANES
Il 6 Nazioni, il pi antico torneo del mondo, possiede un altro suggestivo primato: assegna pi trofei di quante siano le squadre in gara. Oltre al titolo che spetta al vincitore, ci sono la Triple Crown (assegnata alla squadra britannica che batte le altre tre), la Calcutta Cup (che Inghilterra e Scozia disputano dal 1879), il Centenary Quaich (in palio tra Scozia e Irlanda), il Trofeo Garibaldi (tra Italia e Francia), e il Millennium Trophy (tra Inghilterra e Irlanda). E infine c un fatidico, settimo trofeo. Uno dei feticci sportivi pi celebri e temuti: il wooden spoon. Il cucchiaio di legno. Le sue origini risalgono alla tradizione goliardica di Cambridge, dove fino al 1909 fu assegnato allo studente che avesse preso i voti pi bassi nel conseguimento del baccellierato in matematica. Losmosi tra sport e accademia favor poi, a partire dalla fine dell800, la diffusione di questo booby prize (premio del cretino) anche sui campi di rugby. Il wooden spoon insomma lequivalente delle orecchie
Il nostro club non morir mai. I tifosi ne sono certi e lo hanno scritto a chiare lettere in vari striscioni apparsi all'Ibrox Park nelle ultime settimane: i Rangers di Glasgow riusciranno a superare la crisi finanziaria pi dura e problematica della loro storia. Per il momento sono in amministrazione controllata, che nel Regno Unito comporta una penalizzazione automatica di dieci punti in campionato. La distanza dai cugini dei Celtic, che gi non era trascurabile, ora abissale. Addio sogni di poker di vittorie consecutive per la squadra che detiene il record di titoli in Scozia (ben 54). Ma quest'ultima veramente la meno tragica delle notizie che hanno investito i Light Blues. Il debito nei confronti dell'erario che ha causato l'entrata in amministrazione ammonta a una decina di milioni di euro, ma gi si vocifera che l'entit sia maggiore, forse scavando nei registri di bilancio e conteggiando multe e interessi si potrebbero superare i 50 milioni. L'ex azionista di maggioranza David Murray aveva a lungo nascosto la reale entit del problema, per poi dover finalmente gettare la spugna. Ma a rilevare il testimone, purtroppo per i Rangers, stato uno degli avventurieri che solcano i mari del calcio moderno, tale Craig Whyte. Per comprarsi le quote dei Rangers ha pagato la cifra simbolica di una sterlina, accollandosi 18 milioni di debiti e promettendo grandi acquisti ma usando lo stesso trucchetto adottato dai padroni americani del Manchester United: accollare la spesa alla societ appena acquistata. Per far ci ha impegnato
Il club pi titolato di Scozia finito in amministrazione controllata per mano di un furfante. I tifosi si attivano, i giocatori si sono ridotti lo stipendio
gli introiti derivanti dagli abbonamenti dei prossimi quattro anni, facendosi anticipare il denaro dalla Ticketus, una compagnia specializzata in questo tipo di operazioni. Insomma, Whyte ha finito per peggiorare le cose tanto che la Federazione scozzese lo ha dichiarato berlusconianamente unfit (inadatto) a guidare il club: per evitare la collera dei tifosi si rintanato nel suo castello di Grantown-on-Spey. Adesso scattata la corsa contro il tempo per abbattere i costi e racimolare il denaro per pagare le varie pendenze. I tifosi hanno fatto partire una disperata colletta mentre i giocatori pi forti, tra cui i nazionali Steven Whittaker, Allan McGregor e Steven Naismith, hanno concordato una riduzione del 75% dei salari pur di evitare che buona parte dello staff si ritrovi senza un lavoro ancor prima dell'estate. Al contrario un paio di giovani di belle speranze (Celik e Wylde) hanno gi chiesto e ottenuto di poter lasciare Ibrox Park. Nelle trattative con i membri della squadra (quelli del livello medio hanno accettato una decurtazione del 50%) ha contato in positivo che molti calciatori fossero tifosi dei Rangers fin da bambini.
I tifosi dei Glasgow Rangers in campo contro il rischio fallimento del club. Nella pagina a sinistra, lItalrugby sotto pressione e una mischia Irlanda-Scozia. Foto Reuters
Se certo che per la situazione finanziaria i Light Blues non potranno prendere parte alle prossime competizioni europee (non sar infatti rispettato il termine del 31 marzo 2012 per presentare bilanci in regola all'Uefa) ci sono addetti ai lavori e un ex esponente del consiglio d'amministrazione che temono che la societ finir in liquidazione e il club debba cos ripartire dalla quarta serie, a meno che il 90% dei presidenti della Scottish Premier League decida altrimenti. Ora si parla, senza troppo costrutto, di un interessamento di fantomatiche cordate statunitensi o asiatiche. Comunque vada, sar difficile cancellare l'onta, l'umiliazione per la compagine espressione dell'elite protestante della citt. Da sempre considerato per questa ragione un club ricco, i Rangers a cavallo tra gli anni 80 e 90, complice anche l'esclusione delle squadre inglesi dalle coppe europee, erano riusciti addirittura a strappare molti campioni all'allora Prima Divisione inglese. Se la situazione dovesse precipitare, sarebbe tutto il movimento scozzese a subire un danno, almeno dal punto di vista economico. Le ricadute negative investirebbero anche i rivali cittadini dei Celtic. Senza il derby tra cattolici e protestanti (l'Old Firm) crollerebbero le presenze negli stadi e anche i contratti televisivi sarebbero rivisti al ribasso. Ma non nemmeno da escludere che senza l'Old Firm, la vecchia ditta al lavoro, possa regnare finalmente un po' pi di equilibrio, come si augurano i supporter delle altre. L'ultima squadra ad aver vinto il campionato, a parte le solite due, stato l'Aberdeen nel 1985, quando il manager era Sir Alex Ferguson. Al di l di tutto, i primi a volere la scomparsa dei Light Blues sono i tifosi dei Celtic, che da settimane non fanno che cantare una frasetta beffarda quanto macabra, che li vedrebbe gustarsi un bel gelato quando i Rangers saranno morti.
(16)
FOTOGRAFIA
AMERICA RADICALE
di LUCA PERETTI
NEW YORK
Alcune foto della mostra. Al centro Chalk Games di Arthur Leipzig. A sinistra Coney Island di Sid Grossman. Sotto Zitos Bakey di Berenice Abbot, Newsboy and Woman di Lewis W. Hine e Bagelman di Weegee
Una parte della quinta strada che costeggia Central Park si chiama Museum Miles. Il Guggenheim, il Met, il museo del design, si susseguono uno dopo l'altro, tra musei pi piccoli e relativamente meno famosi. Uno di questi il Jewish Museum, ospitato in un bell'edificio in stile (finto) gotico di inizio novecento. Siamo a New York naturalmente, e il museo uno dei pi importanti per quanto riguarda l'arte e la cultura ebraica degli Stati uniti. Forse si perde in mezzo a mille altre attrattive nella grande mela, ma in questo periodo vale ancor pi la pena fermarsi per una visita. Fino al 25 marzo infatti il museo ospita una mostra dal titolo The Radical Camera: New York's Photo League, 1936-1951, pi di centocinquanta foto in bianco e nero di questo eterogeneo gruppo/associazione/club di fotografi attivi dagli anni del post crisi del 29 fino all'inizio del maccartismo. Molti membri erano ebrei, il museo possiede alcune di queste fotografie e ne ha cos richieste altre (soprattutto dal Columbus Museum of Art nell'Ohio) organizzando questa importante esposizione che si muove in ordine cronologico. Non si tratta di fotografi e periferici, ma della storia della fotografia americana, soprattutto di quella con scopi e intervento sociale. Se non dichiaratamente socialisti o comunisti, molti dei circa 90 membri (un terzo donne) che gravitarono intorno alla Photo League erano interessati a raccontare il lato meno conosciuto di New York, e dell'America: neri, poveri, outcast, senza casa, ma anche militanti e proteste furono i soggetti principali immortalati dalle macchine fotografiche di questi pionieri della fotografia impegnata. Come disse Lisette Model, una delle pi importanti del gruppo. La cosa che pi mi sconvolge e che davvero prova a cambiare la tiepidezza, l'indifferenza, il fare fotografie che non sono importanti. Nell'esposizione, curata da Mason Klein e Catherine Evans, si parte dagli anni Venti, prima della fondazione ufficiale del gruppo, con alcune foto del sociologo-fotografo Lewis Hine, come Power house mechanic working on steam pump, del 1920, e Newsboy and a Woman, dove un giovanissimo venditore di giornali ruba la scena ad una borghesissima donna ben vestita. difficile fare una lista inclusiva di tutti i membri le cui foto sono esposte, ancor pi complicato stabilire chi fu pi o meno importante, in un'associazione che fu davvero una cooperativa: sicuramente Sid Grossman fu uno dei pi significativi, e poi Berenice Abbot, di cui esposta l'iconica Zito's Bakery, o Paul Strand, uno dei fondatori. Tra le diverse foto di quest'ultimo esposta anche un'enorme svastica con scheletro messo in croce, una delle poche foto esplicitamente politiche. Ma del resto anche le due figure, un uomo e una donna, che camminano vicino all'appena costruito edificio della Federal Reserve, senza guardarsi, mettendo in scena l'alienazione dell'uomo contemporaneo sicuramente sono anche qualcosa di molto politico, una riflessione sull'incapacit di dialogare
e sulla spaventosa concretezza del capitalismo di marmo della zona intorno a Wall Street che proprio nella prima parte del ventesimo secolo veniva eretto. Del resto anche innegabile, come sottolineano gli ottimi pannelli, che nell'ultima parte (fine anni Quaranta) della Photo League prevalgono anche interessi prettamente estetici, in parte abbandonando la politica. Non abbastanza secondo lFBI e il Dipartimento di Giustizia che alla fine del 1947 mise la cooperativa sulla lista nera, considerandola totalitaria, fascista, comunista o sovversiva. Poi ci si mise la solita infiltrata, tal Angela Calomiris, una star del genere, che accus Grossman del terribile crimine di essere comunista, e nel '49 la frittata era fatta. Malgrado la resistenza e la volont di far vedere le loro buone intenzioni, tra cui un'imponente esposizione intitolata This Is the Photo League, l'organizzazione capitol lentamente. Alcuni, come Grossman stesso, non si ripresero mai del tutto da questo marchio che li escludeva in parte dalla societ (morir nel 1955, dopo essersi ritirato in campagna), altri membri invece rimasero molto attivi e presero diverse strade. Tra questi va segnalato come caso a parte il famigerato Weegee, al secolo Arthur Fellig. Uno dei pi importanti fotografi di cronaca nera della sua generazione, era famoso per arrivare sui luoghi del crimine prima della polizia, o allo stesso tempo. Lavorer poi anche come regista e, tra le altre cose, sar consulente di Kubrick per Doctor Strangelove. Soltanto un paio di foto di nera, tra cui una toccante scena con un'omicidio e una donna afroamericana, sono presentate dagli organizzatori, che danno invece molto risalto ad un'altra opera di Weegee, il bellissimo portatore di bagel nella notte. Ottima idea infine quella di presentare una coda, composta dal cortometraggio di sei minuti NYC Weights and Measures (2006) di Jem Cohen. Piccolo documentario lirico urbano, con la camera che vaga libera per le strade di New York immortalando la vita dei primi anni duemila. Libert non necessariamente gradita: nel 2005 infatti, girando dal vivo, Cohen ha avuto seri problemi con il Joint Terrorism Task Force (l'agenzia contro il terrorismo) e l'FBI per national security concerns. Siamo ben lontani dal maccartismo, ma ci sono cose che nell'America post 9/11 possono ancora disturbare.
Al Jewish Museum una mostra dedicata ai fotografi ebrei e comunisti della Photo League che dopo la crisi del 29 raccontarono lAmerica povera e militante e furono perseguitati dallFbi