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Il ‘600

Il ‘600
• Il Seicento è stato definito il "secolo di ferro", per le Guerre di religione e di su-
premazia, le crisi economiche, le epidemie che afflissero soprattutto i suoi primi
cinquant'anni; ma anche il "secolo moderno", perché in alcuni Paesi europei
segnò la morte dello Stato feudale e la nascita di nuove e più stabili forme di po-
tere; infine il "secolo della Rivoluzione scientifica", perché il genio di Galilei
decretò la fine di tutte le credenze e le superstizioni incancrenitesi nel tempo e
spalancò le porte all'osservazione oggettiva dei fenomeni naturali.
• Il Seicento fu un secolo di grandi contraddizioni e laceranti sofferenze, ma certo
anche un'epoca di radicali trasformazioni ed esaltanti progressi che accelerarono
il superamento della mentalità medievale e diedero agli Europei, con le
rivoluzioni del XVIII secolo, il passaporto per entrare nell'Età contemporanea.
La guerra dei 30 anni
• Lo sfondo su cui si verificarono queste trasformazioni, però, fu tra i
più cupi che si possano immaginare. Innanzitutto, dopo
cinquant'anni di pace, la Guerra dei Trent'anni, svoltasi tra il 1618 e
il 1648, riportò sui campi di battaglia tutte le maggiori nazioni
europee in una confusione di fedi e di obiettivi economici e militari
che la rese la più devastante e sanguinosa che il continente avesse
mai vissuto.
• Quando essa terminò, la Germania era ridotta a un deserto, ma gli
altri Paesi non versavano in condizioni molto migliori.
La peste e il clima
• L'elemento più drammatico, tuttavia, fu probabilmente il clima, che nel Cinquecento
era tornato a essere mite dopo il grande peggioramento del XIV seco-lo, e che
invece, all'inizio del Seicento, si irrigidi nuovamente. La conseguenza fu una
micidiale serie di gelate che dimezzò la produzione di cereali. Contemporaneamente
- e in parte a causa di questi eventi - una crisi demografica rallentò e in alcuni luoghi
fece crollare la crescita che aveva ripopolato l'Europa dopo la peste del 1348.
• Inoltre si ripresentarono proprio le epidemie di peste. Quella del 1629-1630 colpi la
Spagna, l'Italia del Nord e poi l'Europa centrale: quella del 1665-1666 infu-riô in
modo particolarmente virulento in Inghilterra. Il morbo causò un'ultenore diminuzione
della popolazione, frenò ulteriormente l'economia, in particolare quella manifatturiera
urbana, e creò fenomeni di panico collettivo che sfociarono spesso in rivolte sia nelle
città sia nelle campagne.
L’igiene e il cambio radicale di usi e costumi
• La grande livellatrice di tutte le classi sociali era l'igiene generale del corpo. I viaggiatori raccontavano che in Oriente tutti
facevano un bagno al giorno, denudandosi e strofinandosi con il sapone. Ma il pudore nonché il pregiudizio che tutto ciò che
era "umido" fosse portatore di malattie impedirono agli Europei di adottare queste norme basilari per la salute. "Lavarsi -
sosteneva la medicina dell'epoca - significherebbe aprire le porte ai veleni che allignano nell'umidità dell'aria e berli a
garganella".
• Aristocratici e popolani continuarono a non lavarsi mai i denti e a pulirsi raramente il resto del corpo, nonostante il sudiciume
causato dalla polvere e dal fango delle strade sterrate e a dispetto del sudore estivo: una vera e propria tortura, aggravata
dall'uso quasi esclusivo della lana per le divise militari e per gli abiti femminili e maschili di tutti i giorni.
• Se a ciò si aggiunge che le città e i palazzi erano privi di fognature, che ognuno faceva i propri bisogni in vasi che venivano
abitualmente vuotati per le strade e infine che, durante i viaggi, persino i re e i ministri si liberavano la vescica aprendo uno
sportello della carrozza per non fermare i cavalli al galoppo, si può capire perché in quell'epoca, che pure aveva compiuto
significativi progressi in vari settori, continuassero ad allignare tante malattie.
• Tutti continuarono a coltivare un'antica credenza secondo la quale pulizia e igiene erano rappresentate dal colore bianco. Si
moltiplicarono quindi le camicie, i colletti e i pizzi candidi che assunsero forme e dimensioni inusitate quando una lavanderia
olandese inventò l'amido, un collante zuccherino ricavato dalle patate che si passava sulla biancheria prima di stirarla e
rivoluzionò letteralmente la moda europea.
Il lusso del ‘600
• Con l'arrivo in Europa di merci esotiche i gusti delle classi elevate si modificare. no per sempre, creando
una nuova mentalità del lusso che s'impadroni dell aristocrazia europea.
• Lo scopo principale dei nobili fu quello di distinguersi da tutti gli altri ceti, in Particolare dall'emergente
borghesia. Lobiettivo (esprimere fasto, magnificen e splendore) aveva una funzione sociale precisa: era
cioè un mezzo per tradurre la ricchezza in potere.
• Agli occhi dei nobili non era sbagliato spendere ma risparmiare, perché rispar. miando la famiglia perdeva il
suo posto nella società mentre possedere e ostentare beni di lusso era un elemento di distinzione
(naturalmente questo non fu vero ne Paesi calvinisti, dove una morale rigidissima poneva il risparmio e
l'investiment al vertice del buon comportamento sociale).
• Gli abiti dei nobili divennero così sempre più ricchi e ornati, le pettinature delle dare si fecero enormi, le
parrucche dei signori scendevano in boccoli fino a mes schiena, le carrozze erano rivestite di lamine d'oro,
in ogni tasca si nascondevano un portagioie, un ventaglio, una pipa, un cammeo, uno più raffinato dell'altro.
Per non parlare dei palazzi con i loro arredi, i parchi e i giardini (anch'essi sterminat e pieni di statue,
fontane, labirinti).

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