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Capitolo 1

L’aumento della popolazione fu uno degli elementi riguardanti allo sviluppo della società
europea nel corso dell’età moderna.
Gli storici affermarono che questo aumento sia collegabile alla crescita della produzione
agricola e manifatturiera, al cambiamento dei rapporti sociali, all’abbassamento dell’età del
matrimonio, all’attenuarsi delle epidemie, all’abbassamento del tasso di mortalità infantile,
aumento della vita media rispetto all’antico regime.
Dal 1450 al 1600 la popolazione europea cominciò ad aumentare da 59 milioni a 89 milioni e
porterà ad aumento della domanda di ogni genere alimentare e di beni di prima necessità.
L’aumento della domanda fece raddoppiare il prezzo del grano tanto che vi sarà anche una
rivoluzione dei prezzi.
Questa inflazione era un fattore secondario, perché nel 1540 anche i salari iniziarono a
perdere il potere d’acquisto; nelle fasce più povere della popolazione solitamente erano
necessarie circa 100 ore di lavoro per acquistare un quintale di grano ma verso la fine del
secolo si sfiorarono le 200 ore cosicché la famiglia non poteva permettersi nessun’altra
spesa al di fuori di quella necessaria per il proprio sostentamento. Ciò significa che i beni di
seconda categoria subivano l’andamento dei prezzi del grano.
L’aumento della richiesta di beni primari doveva essere soddisfatta dalle aziende agricole
però la struttura agraria più diffusa all’epoca era la signoria. Signore metteva a disposizione
dei contadini che per utilizzarle dovevano pagare però potevano anche essere libere e di
proprietà dei contadini stessi che a loro volta le affittavano a cittadini in cambio di denaro.
Molte volte il prelievo fiscale dei signori era molto pesante tanto da non lasciar nulla ai
contadini nemmeno per poter fare degli investimenti.
Gli affitti agrari misero in crisi la produttività qualora il contratto fosse stato di breve durata,
i contadini più poveri si sfruttavano la terra al massimo e ciò alla lunga si traduceva in una
distruzione delle risorse.
La produttività della terra era molto modesta e si continuava a recuperare la fertilità
lasciandola riposare per qualche anno.
Nelle città avevo luogo la produzione manifatturiera concentrata in botteghe e sulle
corporazioni (servivano per riunire tutti gli artigiani che producevano lo stesso bene e
regolamentarne il lavoro). All’inizio del 500 in Italia settentrionale come Firenze, Milano e
Bergamo detenevano il primato dell’industria tessile della lana, che entrò in concorrenza
con tessuti più leggeri e meno costosi dei paesi bassi e dell’Inghilterra.
A metà secolo riuscirono, dopo una serie di guerre, a convertirsi alla lavorazione della seta
soprattutto con l’impiego di manodopera femminile. Inoltre si crearono nuovi settori come
quello di carta (si può ricordare la stampa a caratteri mobili di Gutenberg). La domanda di
manufatti era molto elastica e le brutte fluttuazioni del mercato danneggiavano gli artigiani
che spesso si trovavano pieni di debiti e dovevano prestarsi per manodopera a basso costo
da artigiani più ricchi.
L’aumento della popolazione e della produzione ne provocherà l’aumento del commercio
gestito dai mercanti i quali si spostavano in tutto il Mediterraneo. Spesso il commercio
ambulante, entrava in competizione con le botteghe locali, offriva merci diverse come nel
caso del Gran Commercio Internazionale che muoveva spezie, tessuti preziosi e monete.
In queste comunità mercantili si crearono le compagnie mercantili privilegiate, come la
’Compagnia delle Indie’ che godeva di privilegi statali come l’esercitare in esclusiva il
commercio di un determinato bene, riuscirono a diventare stabili e permanenti detenendo il
monopolio dei traffici con l’oriente per un lungo periodo. Commerciavano in denaro, e la
finanziaria europea con la crescita delle esigenze di stato e dei sovrani, che spesso si trovano
a farsi anticipare denaro dalle compagnie che in cambio godevano del diritto esclusivo di
sfruttare le miniere di oro/rame o di incamerare le tasse su particolari prodotti.
La prima metà del secolo vide protagonisti i mercanti della Germania, I Fugger.
L’aumento della popolazione, non adeguatamente sostenuta da un aumento delle risorse
disponibili, generò un aumento dei poveri congiunturali, che sommandosi ai poveri
strutturali attrassero l’attenzione e la preoccupazione di molti governi cittadini; si crearono
così i primi istituti di assistenza che svolgevano un ruolo di assistenza (lavoro coatto) e di
repressione (espulsione degli immigrati).
Nel 1590 L’Europa venne colpita da epidemie e subirono sia una crisi agraria che
commerciale. Per alcuni storici si tratto di un chiaro esempio di crisi Malthusiana, che
sosteneva la crescita della popolazione tramite una progressione geometrica (1,2,4,8,16,
32...) mentre la crescita delle risorse avveniva più lentamente secondo una semplice
proporzione algebrica (1,2,3,4,5,6) > hanno peggiorato lo stile di vita della popolazione,
aumentando di nuovo il tasso di mortalità e costringendo la popolazione ad aumentare
anche l’età per il matrimonio. Questo ha comportato una diminuzione demografica.

Capitolo 2
L’interruzione delle tradizionali vie di comunicazione con l’Oriente spinse gli europei ad
aprirsi una via marittima verso le Indie. A partire dal 1415 i portoghesi conquistarono Ceuta
in Marocco, Madeira, le isole Azzorre spingendosi fino a Capo Verde e al golfo di Guinea. Nel
1487 Bartolomeo Diaz raggiunse la punta dell’Africa e dopo dieci anni Vasco da Gamma
portò a termine la circumnavigazione raggiungendo Calicut, dell’india meridionale. I successi
della navigazione furono grazie ai progressi tecnici nelle costruzioni navali come la caravella
(nave maneggevole, veloce, con più spazio ed anche ad investimenti privati italiani. I
portoghesi iniziarono a trasportare l’oro africano, a commerciare merci ed infine gli schiavi.
Però essendo un paese piccolo non poteva assorbire tutte le ricchezze e iniziò a
commerciarle in Europa, garantendo oro per la corona e ottenendo il monopolio quasi
assoluto delle spezie.
Nell’Aprile del 1492 i sovrani accolsero la richiesta di Colombo che, grazie al Paolo
Toscanelli, si convinse della sfericità della Terra, ottené un finanziamento dalla corona e la
nomina di viceré delle terre che avrebbe scoperto. La prima spedizione di Colombo (3
agosto 1492) era composta da tre caravelle raggiunse una terra che chiamo San Salvador, e
poco dopo l’attuale Cuba e Santo Domingo. Nel 12 ottobre 1492, Cristoforo colombo scoprì
l’America. Per lunghi tempi si preparò alla navigazione sostenuto soprattutto dal Portogallo,
e dal principe Enrico il Navigatore che all’inizio del ‘400 aveva istituito un’importante scuola
di astronomi, cartografi e navigatori.
(Dopo la prima spedizione di Colombo sono sorti due problemi fondamentali: la
legittimazione delle conquiste e la re-definizione delle aree portoghesi e spagnole. Infatti nel
1493, papa Alessandro VI Borgia attraverso una bolla Inter assegnò la parte orientale ai
portoghesi e quella occidentale ai castigliani (spagnoli). Ma i Portoghesi non erano del tutto
soddisfatti della bolla papale, così si arrivò al Trattato di Tordesillas che permise al
Portogallo di ottenere la costa brasiliana (anche se il vero motivo di questo trattato era
cercare di allontanare gli spagnoli dalle coste africane, spingerli, il più possibile verso
l’interno). Tornò in spagna con l’oro che gli donarono gli indigeni e fu accolto con tale
entusiasmo che la regina lo ricompensò con 17 navi e 1500 uomini. La seconda spedizione
non ebbe l’esito sperato, la terza idem e infine, durante il quarto viaggio raggiunse Panama
ma la cattiva amministrazione delle terre coloniali lo fece ritornare in Spagna dove venne
arrestato e morì.
Solo qualche anno più tardi, Amerigo Vespucci si rese conto che non si trattava delle Indie
ma di un nuovo Continente. Ferdinando Magellano (1480-1521) oltrepassò la punta
dell’America, raggiunse le Marianne e poi le filippine dove fu ucciso dagli indigeni. Di 5 navi
solo una ritornò in patria, a bordo di essa c’era Antonio Pigafetta che narrò il suo viaggio
attorno al mondo.
Nel 1529 si arrivò al Trattato di Saragozza che sancì la rinuncia da parte della Spagna delle
Molucche (gruppo di isole dell’Indonesia e isole delle spezie) in cambio di un compenso
finanziario da parte dei portoghesi).
Nel 1500 Pedro Alvarez Cabral, un altro portoghese, scoprì il Brasile che divenne la più
grande colonia del portogallo.
Nel 1498 ebbe inizio la formazione dell’impero marittimo ovvero Estado de India, puntava a
rompere il monopolio arabo e assicurare il commercio portoghese. Caratterizzato da piccoli
insediamenti situati nei porti marittimi strategici ma si limitavano ad essere porti e scali
commerciali ottenuti in cambio di accordi con i sovrani locali.
Tuttavia l’Egitto India e Indonesia cercheranno di distruggere il Portogallo ma non ci
riuscirono visto che era un paese dotato di navi con cannoni. I portoghesi non riuscirono mai
ad ottenere il dominio del Mar Rosso ma, nel 1557, ottenerono dalla Cina il permesso di
installarsi a Macao dove ricavarono le loro maggiori entrate dal commercio di pepe nero,
zenzero, cannella, ecc.
La Spagna iniziò le prime spedizioni spagnole nelle Nuove Americhe e fu solo nel 1519, con
spedizione in Messico di Hernan Cortés che ebbe inizio la conquista del continente.
All’arrivo dei conquistadores, alcune civiltà del Nuovo Mondo presentavano una struttura
sociale complesso come gli Aztechi, insediatosi di recente nell’altopiano del Messico,
avevano costruito un vasto impero sottomettendo le popolazioni della regione e
costringendole a pagare grossi. Al suo arrivo Cortes fu accolto pacificamente e fu proprio
l’appoggio ricevuto che gli permise di portare a termine in breve tempo la conquista del
territorio. Inoltre possiamo ricordare anche l’impero Maya, che viveva nella penisola dello
Yucatan. Infine, in Perù Pizzarro sottomise l’impero degli Incas, il meglio organizzato sul
piano politico. Al vertice della struttura stava infatti l’Inca, che esercitava il potere assoluto
su tutta l’organizzazione della scala gerarchica: ogni villaggio possedeva il suo capo ed il suo
clan. Erano abili ingegneri in grado di costruire strade, ponti e acquedotti analoghi a quelli
romani.
La facilità con cui gli spagnoli portarono a termine le loro conquiste non si spiega solo con la
superiorità delle armi e l’appoggio delle popolazioni sottomesse ma anche con la ‘’paralisi
culturale’’ che colpì le popolazioni. Credevano, difronte alla diversità degli spagnoli, che essi
fossero gli dèi tornati a riprendersi le proprie terre. E, mancando la scrittura, non trovarono
testi religiosi o testimonianze per reagire a ciò che stava succedendo.
L’organizzazione sociale e politica introdotta dagli europei ricalcava il modello feudale della
signoria spagnola. La licenza reale fu il primo strumento dei rapporti fra la Corona spagnola
e i conquistatori; in cambio di investimenti e servizi in favore della Corona l’impresario
riceveva dei titoli e dei privilegi, delle autorizzazioni commerciali, fino anche al titolo di
adelantado, che conferiva al soggetto un diritto di signoria donato dal sovrano (NON
trasferito).
Venne introdotta la encomienda ovvero, un’istituzione castigliana che permetteva una
concessione temporanea di terre ai commendatari che avevano il compito di riorganizzare il
territorio, riscuotere i tributi e di mettere in atto una nuova struttura di sfruttamento del
territorio.
Si venne a sviluppare anche una struttura ecclesiastica con le circoscrizioni tipiche del
cristianesimo europeo (come diocesi, vescovo e parrocchie) che aiuteranno poi nel processo
di evangelizzazione e diventeranno autrici di denunce contro gli sfruttamenti da parte degli
spagnoli, più volte ripresi anche dalla corona spagnola. Infatti, con la conquista del Nuovo
Mondo gli europei scoprirono l’“altro” (diversità). Di fronte alle popolazioni indigene
l’atteggiamento fu spesso quello di chiusura totale forme di crudeltà.

Capitolo 3
All’inizio del ‘500, la popolazione europea fu messa in crisi dai problemi comportamentali e
morali della Chiesa perché era più coinvolta nella vita politica.
In effetti, il potere religioso avveniva in concomitanza del potere secolare, ed era frequente
che le cariche ecclesiastiche venissero ricoperte da membri di grandi famiglie nobiliari spinti
da motivazioni diplomatico-strategiche piuttosto che spirituali. Ciò comportava anche un
certo assenteismo del clero che preferiva risiedere a Roma o nelle grandi corti, delegando
vicari poco idonei alle campagne e alle località più povere.
A causa dell’eccessivo sfarzo aumentò il bisogno di denaro e il mezzo fu quello delle
indulgenze, ossia pagamenti ed imposte a titolo caritativo che avrebbero dovuto garantire la
remissione dei peccati, delle pene e la salvezza dell’anima. Questa concezione finanziaria
provocò una profonda critica anche da parte di personaggi come Erasmo da Rotterdam e
Lutero.
Martin Lutero (1483-1546) entrò in convento dove si riconvertì alla dottrina
sant’agostiniana. Grazie a lui verrà a crearsi la dottrina protestante e nell’ottobre del 1517
rese pubbliche le ‘’95 tesi’’ nelle quali sosteneva:
- la fine della mediazione ecclesiastica e il principio di sacerdozio universale: riteneva che
solo la chiesa fosse in grado di interpretare le sacre scritture.
- la nuova dottrina dei sacramenti: si eliminano i sacramenti che presuppongono la
mediazione ecclesiastica e si ripropone un battesimo che dona la grazia attraverso la fede e
un’eucarestia. Ottenne grandi consensi popolari ma nel 1520 dopo un processo per eresia
venne scomunicato. Prima di rendere effettiva la scomunica, Carlo V D’Asburgo cercherà di
ritrattare le sue tesi cosa che negò fermamente di fare. Messo in salvo da Federico Il savio di
Sassonia, suo diretto signore, si dedicò alla traduzione in tedesco della Bibbia e alla
precisazione della sua dottrina che si diffuse rapidamente ottenendo il consenso di vasti
strati della popolazione.
Le sue parole vennero interpretate in senso politico dando l’avvio a numerose rivolte.
La Riforma aveva creato l’occasione di dissolvere (scogliere) il tradizionale potere religioso
della Chiesa e rendeva le autorità politiche indipendenti da essa e provocò una spaccatura
tra i principi tedeschi che si divisero in due leghe contrapposte: protestanti e religiosi. Carlo
V tentò una lunga serie di Diete (assemblee) con lo scopo di trovare un assetto giuridico-
religioso. Nel 1526 ci fu la prima Dieta di Spira, nel 1529 ci fu la seconda Dieta di Spira e nel
1530 ci fu la Dieta di Augusta.
Nel 1555 dovette arrivare alla stipulazione della “PACIFICAZIONE DI AUGUSTA”: Carlo V
accettò la presenza del luteranesimo nel suo impero e stabilì che ogni suddito avrebbe
dovuto seguire la religione del suo signore territoriale (cuius regio eius religio).
Giovanni Calvino nato in Francia. si fermò a Ginevra dove riuscì a trasformarla in una
comunità governata secondo la sua dottrina che integrava spirito religioso e comunità
politica. Il calvinismo si differenzia dal cattolicesimo ma anche dal luteranesimo per alcune
particolari visioni dottrinali, come ad esempio la presenza non reale ma solo spirituale di
Cristo nell'Eucaristia e si basava sulla predestinazione: alcuni uomini erano destinati da Dio
ad essere salvati, altri ad essere condannati. Non potevano far altro che sforzarsi di fare il
bene e sperare di essere tra i giusti.
La Riforma fu un momento chiave nella storia della formazione del moderno Stato inglese.
Re Enrico VIII Tudor aveva inizialmente condannato Lutero, ma nella fase successiva dei
rapporti tra Re e Chiesa vanno distinti i profondi motivi della rottura: il desiderio di avere un
erede maschio, non dato dal matrimonio con Caterina d’Aragona e la relazione con una
dama di corte, Anna Bolena.
Enrico VIII Tudor chiese l’annullamento del matrimonio ma Carlo V convinse il papa a
trasferire il processo a Roma, ma già da metà del ‘400 il sovrano inglese veniva considerato
l’unica fonte di diritto sia nella sfera temporale che in quella spirituale. L’arcivescovo di
Canterbury dichiarò nullo il matrimonio, e la scomunica papale non servì a niente: l’Atto di
supremazia del 3 novembre 1534 conferì a Enrico VIII il titolo di unico e supremo capo della
Chiesa di Inghilterra, chiamata Chiesa anglicana. Veniva a cadere la distinzione tra sovranità
temporale e spirituale, la giurisdizione papale venne abolita.

Capitolo 4
Prima fase: La pace di Lodi, stipulata nel 1454, durò fino al 1492 quando scomparvero Papa
Innocenzo VIII e Lorenzo De Medici ed incominciò un lungo periodo di instabilità italiana.
Papa Alessandro IV, la repubblica di Venezia, Ludovico il Moro a Milano e il Re di Francia
Carlo VIII avanzavano delle pretese nel territorio italiano. Le rivendicazioni di quest’ultimi
due monarchi si inserivano in quella che è la concezione del potere sovrano, ossia la
gestione dei domini come se fossero un proprio patrimonio personale.
L’organizzazione burocratica-statale si basava sulle le risorse statali dovessero provenire da
possedimenti privati della corona e che successivamente si potesse chiedere ai sudditi di
contribuire = gli individui che lavoravano presso uffici pubblici erano di servizio personale
del re e la loro attività venne retribuita con terre statali, diritto di riscuotere le gabelle e con
buoni stipendi sommate alla cultura dell’onore, della gloria e del riconoscimento militare
che faceva parte della cultura dei cavalieri; incoraggiarono Carlo VIII di Francia a giungere
prima a Milano, poi a Firenze e successivamente a Napoli che conquisto quasi senza
combattere.
Questo fu l’inizio di una serie di sconvolgimenti politici e militari (noti come le guerre
d’Italia), l’ascesa di Carlo durò comunque poco perché grazie a un’alleanza di Stati dovette
ritornare rapidamente in Francia. A Firenze, i Medici che lo avevano appoggiato vennero
allontanati da un governo repubblicano ispirato da Girolamo Savonarola.
Nel 1498 Carlo VIII morì e il nuovo Re Luigi XII proseguì la stessa politica di espansione del
predecessore. Accordatosi con il Re di Aragona decisero di cooperare per poi spartirsi il
Regno di Napoli. La guerra che seguì al fallimento di questa intesa riattivò gli intrighi dei
diversi Stati italiani, e in particolare del papa Alessandro VI Borgia e di Venezia, che nel
tentativo di conquistare la Romagna perse parte dei possedimenti in terraferma.
Nel 1516 con la pace di Noyon, promossa da papa Leone X, si giunse ad una fase di
distensione, che durò fino al 1521 quando nuove invasioni straniere diedero il via ad un
trentennio di devastazioni. Nel 1516 salirono al trono Francesco I di Valois (Francia) e Carlo I
d’Asburgo (Austria), quest’ultimo ereditò dalla famiglia i domini aragonesi, castigliani e i
nuovi possedimenti americani di Isabella I tutti diversi tra loro. Inoltre, la casa d’Asburgo era
riuscita a monopolizzare la carica Del Sacro Romano Impero Della Nazione Tedesca.
Al trono imperiale non si accedeva per diritto dinastico, ma attraverso collegio di 7 principi
elettori. Nonostante ciò ben 3 Asburgo erano riusciti a salire al trono infatti, supportato dai
potenti banchieri tedeschi, come i Fugger, poté comprare i voti e salire al trono imperiare
con il nome di Carlo V Imperatore.
Si trovò a regnare un impero così immenso che ricordava quello di Carlo Magno. Dal punto
di vista religioso non riuscì, e i suoi progetti egemonici avevano bisogno di essere finanziati:
l’oro e l’argento americani non bastavano quindi si ritrovò a drenare risorse dei vari territori
locali provocando numerose tensioni.
I 7 principi elettori erano solo alcuni dei signori presenti in Germania suddivisa città-stati e
staterelli indipendenti l’uno dall’altro; l’unità era mantenuta dall’imperatore e dalla “Dieta
imperiale”: un’assemblea composta dai principi territoriali e dai rappresentati delle città.
Tra di loro ci fu una tensione basata sul fatto che Carlo cercava di accrescere le proprie
competenze giurisdizionali, mentre gli altri difendevano le loro e si cercherà di difendere le
cariche pubbliche e politiche che i nobili rappresentavano visto che assicuravano un
guadagno e da garantire un tenore di vita che dovevano mantenere per assicurarsi prestigio.
Carlo V convocò spessissimo la Dieta, infatti il ridotto apparato burocratico non consentiva
al re di regnare senza i signori feudali o i consigli cittadini, a loro volta questi trovavano nel
re il garante della pace e giustizia.
I regni iberici di Carlo V (Castiglia ed Aragona) avevano le ‘’Cortes”, formate da clero, nobiltà
e rappresentanti delle città; non avevano nessuna dipendenza dal potere sovrano se non
l’obbligo di rispettarne le leggi e versare i tributi.
Alla fine del XV secolo vennero introdotte dal sovrano le ‘corregidor’, figure con il compito di
amministrare la giustizia, che esautorarono i tribunali locali.
Anche in Francia, dove regnava Francesco I di Valois, c’era un sistema analogo. L’assemblea
rappresentata dagli Stati Generali aveva autonomia e il re era sempre presente e delegava
pochi poteri.
Seconda fase: L’elezione di Carlo I D’Asburgo (1555) alterò le condizioni della pace di Noyon
e alla morte del Duca di Milano, occupò quel territorio tanto che fece riaccendere la lotta
con la Francia (Francesco I) che ne uscì sconfitta. La Francia, preoccupato dall’espansione
del potere di Carlo, convinse vari stati ad unirsi nella Lega di Cognac. Nel 1527, un gruppo di
lanzichenecchi (soldati tedeschi) esasperato per il mancato pagamento del soldo, invase e
saccheggio Roma; questo episodio mise in cattiva luca Carlo, imperatore cattolico che
lasciava fare i suoi soldati (si parlò di punizione divina per la corruzione della Chiesa).
Dopo l’ennesima pace (Pace di Cambray e Pace Crepy), la guerra riprese con il nuovo re
Enrico II di Francia che spostò l’asse del conflitto dall’Italia alla Germania e si concluse con la
pace di Cateau-Cambrèsis (1559) che consisteva nel dividere i terreni e regolare gli equilibri
politici europei per circa mezzo secolo (La pace segnò l'inizio della dominazione asburgica in
Italia)
Però non fu però Carlo V a firmare perché nel 1556 abdicò, dividendo l’impero tra il fratello
Ferdinando I e il figlio Filippo II = con questo atto riconosceva l’irrealizzabilità dell’impero
universale. Filippo II governò su territori in contrasto tra loro e non servì a nulla l’attuazione
di un Sistema di Consigli: Consigli di Castiglia, di Aragona, delle Finanze per gestire entrate e
patrimonio però nel 55 si aggiunse un Consiglio d’Italia per le questioni di politica generale
formato da poche persone di fiducia del re.
Tutti erano concordi che solo l’unità religiosa potesse garantire unità territoriale e così che
iniziarono le persecuzioni degli ebrei e dei moriscos (arabi) ed anche contro ogni forma di
eresia per la quale interveniva dal 1483 il tribunale dell’Inquisizione spagnola.
In Francia, il bisogno di denaro legato alle guerre, spinse la monarchia a cercare di rafforzare
il controllo sui loro territori, in modo da accrescere le scarse risorse finanziarie e ad ampliare
l’apparato burocratico. Anche il concordato con la santa chiesta (convenzione bilaterale
stipulata fra la Santa Sede e uno Stato per regolare questioni di carattere sia religioso sia
temporale di comune interesse) fu utilizzato come strumento per l’accrescimento del potere
monarchico.
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Capitolo 5
Anche prima dell’intervento di Lutero, in Europa e in Italia si voleva una riforma dei costumi
della chiesa. Persino Carlo V, dopo la diffusione del protestantesimo, propose ai cattolici un
incontro con i luterani così da porre fine alla divisione religiosa.
Papa Clemente VII, si oppose temendo di perdere il primato di potere papale, mentre il suo
successore Paolo III (1534-1549) invece si mostrò disponibile alla richiesta di convocare un
concilio per discutere dei problemi interni del cristianesimo e trovare delle soluzioni. Come
sede del concilio fu scelta la di Trento. Il percorso del Concilio iniziato il 1545 e concluso
soltanto nel 1563.
Il concilio non riuscì a trovare un punto d’incontro né a ricomporre lo scisma protestante e
ripristinare l'unità della Chiesa, ma fornì una risposta dottrinale in ambito cattolico alle
questioni sollevate da Lutero. Esso definì sia i Decreti Dogmatici: natura dei 7 sacramenti tra
cui il matrimonio, la natura di sacrificio della messa e l’obbligo del celibato da parte dei
preti. Definì anche i Decreti Disciplinari: contro gli abusi del potere ecclesiastico si propose
di rafforzare il potere gerarchico dei vescovi e dei parroci risiedenti nella propria diocesi, il
clero doveva avere un adeguata istruzione, dovevano essere registrati i sacramenti dei
propri fedeli e venne elaborato il catechismo. La credenza che non potesse esserci unità
politica senza unità religiosa, spinse anche in Italia nel 1542 creare l’inquisizione romana per
reprimere eresie e ogni dissenso dottrinale consapevole o inconsapevole. Era formata da
personale appartenente all’ordine domenicano o francescano.
La risposta cattolica alla Riforma fu rigida e non si riferì unicamente al concilio di Trento. Nel
1559 venne stilato il primo indice dei libri proibiti (esempio Bibbia)
La chiesa però non si limitò solamente alla repressione ma fu accompagnata da uno spirito
di evangelizzazione, che si espresse anche nella formazione di nuovi ordini religiosi quali i
teatini, i cappuccini e i barnabiti.
Si introdusse la clausura nei monasteri femminili, nel 1530 vennero fondate: la Compagnia
di Sant’Orsola che aveva il compito di istruire le fanciulle e la Compagnia Di Gesù. Nel 1540
La Compagnia Dei Gesuiti, fondata da Ignazio di Loyola osservava i tre voti di castità, povertà
ed obbedienza e si mise all’obbedienza del papa. Si specializzarono nelle missioni e nel
settore dell’istruzione oltre a studiare materie classiche studiavano teatro, musica e danza.
Alcuni Vescovi si impegnarono a garantire che anche dipinti e statue rispettassero i canoni
dell’ortodossia dominante. L’irrigidimento dell’ortodossia portò a censurare anche filosofie,
scienze e diritto e gli studiosi che proponevano teorie in contrasto con la Chiesa furono
perseguitati e condannati al rogo. Roma, sull’esempio del Ghetto di Venezia, nel 1555
propose lo stesso provvedimento: tutti gli ebrei vennero trasferiti in una residenza e venne
limitato il più possibile il contatto con loro. Particolarmente fu il fenomeno della caccia alle
streghe, basato su accuse prive di fondamento che si riversava contro persone marginali,
spesso donne vecchie e sole, accusate di stringere un patto con il diavolo e di partecipare al
sabba, un rito collettivo dove si accoppiavano con lui e profanavano i gesti liturgici.

Capitolo 7
Nel 1453 i Turchi ottomani avevano conquistato Costantinopoli, Egitto, Siria, Mar Rosso e la
principale via delle spezie provenienti da Oriente.
L’ammiraglio Khair-ad- Din, detto il Barbarossa, la sua flotta aveva conquistato Tunisi e
Algeri e le aveva poste sotto la signoria ottomana da cui partivano per effettuare razzie sulle
coste italiane e spagnole. I prigionieri catturati venivano venduti come schiavi.
Per mare o lungo la terraferma, in direzione dei Balcani e fino quasi alle porte di Vienna,
l’espansione ottomana sembrava inarrestabile e apparivano come una gravissima minaccia
per l’Europa.
Nel 1535 Carlo V lanciò una spedizione contro i pirati barbareschi e riuscì a conquistare
Tunisi, ma la flotta cristiana venne distrutta dai Barbarossa. Nei decenni successivi gli
attacchi continuarono: Malta e Cipro; quest’ultima disfatta incoraggiò le potenze europee
ad allearsi tra loro, e il Papa Pio V riuscì a convincere Venezia e la Spagna a stipulare con lui
una Lega Santa. Nel 1571 una flotta composta da navi veneziane, spagnole e pontificie
affrontò e sconfisse la flotta turca nella battaglia di Lepanto.
Nel 1669 i turchi vinsero definitivamente la lunga guerra di Candia (CRETA), strappando
l’isola ai veneziani e nel 1683 assediarono Vienna, Fu la sconfitta subita in quest’occasione e
la pace di Carlowitz, che nel 1699 concluse la lunga guerra con l’impero asburgico, a dare il
via al progressivo ridimensionamento dei loro possessi.
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Capitolo 8
La Pacificazione Di Augusta (1555), stipulata da Carlo V, aveva messo fine alla guerra tra
cattolici e protestanti; ma il clima di pace durò solo per un ventennio.
Nel 1575 il clima iniziò a cambiare, il Concilio Di Trento e la compagnia dei gesuiti aveva
irrigidito il cattolicesimo. Nel 1608 i protestanti diedero vita all’Unione evangelica e i
cattolici risposero unendosi nella Lega cattolica: a farne le spese furono le comunità
ebraiche, ma anche la caccia alle streghe ebbe un’intensificazione.
Il potere imperiale ebbe un’analoga evoluzione.
Massimiliano II (figlio di Ferdinando I D’Asburgo) aveva l’obiettivo di pace religiosa fondata
su una serie di compromessi, mentre il figlio Rodolfo II D’Asburgo era cresciuto nel clima
controriformista ma dovrà scendere a patti con la nobiltà protestante e cercò di revocare
quelle concessioni. Nel regno di Boemia di cui era re, era penetrato il protestantismo. Nella
guerra contro i turchi perse, per via della sua malattia mentale verrà rimpiazzato alla guida
del Sacro Romano Impero dal fratello minore Mattia. Per aumentare la propria influenza in
Boemia, Rodolfo promulgò la Lettera di Maestà, che garantiva libertà di culto ed il diritto di
costruire chiese e scuole protestanti ai sudditi boemi.
Le cose cambiarono nel 1612 quando venne eletto imperatore Mattia D’Asburgo e
peggiorarono ulteriormente nel 1617 con Ferdinando II d'Asburgo.
Il 23 maggio 1618 un gruppo di nobili si ribellò, invase il castello di Praga assalì i governatori
asburgici uccidendoli e defenestrandoli. Questo atto scatenò la GUERRA DEI TRENT’ANNI.
Prima fase: Spagnola
Accanto all’imperatore si schierò la Lega cattolica guidata da Massimiliano di Baviera,
mentre in Boemia venne eletto il capo dell’Unione Evangelica (protestante). I protestanti
furono sconfitti, vinsero i cattolici che attuarono una repressione e la nobiltà protestante
venne sostituita da una nuova aristocrazia fedele agli Amburgo.
Gli Amburgo chiesero l’entrata in guerra della Spagna che insieme alla politica aggressiva di
Federico II, spaventarono la Repubblica delle Nazioni Unite con la quale la Spagna aveva
firmato una tregua ma mai una pace definitiva.
Seconda fase: Danimarca
L’Olanda alleandosi con l’Inghilterra sostenette la Danimarca che però venne sconfitta e
costretta nel 1629 a ritirarsi e a firmare la Pace di Lubecca (si impegna a non intervenire più
nelle vicende tedesche). Federico II nel 1629 emanò un Editto Di Restituzione di tutto il
patrimonio ecclesiastico pervenuto in mano ai laici MA era stato emanato senza
l’approvazione della Dieta imperiale perché Federico rivendicava il diritto di agire da solo
per l’interesse del popolo. Ciò provocò delle reazioni. Terza fase: Svezia
Il re Gustavo II di Svezia, che era rimasto militarmente estraneo a causa delle ripercussioni
della guerra in Germania, finanziato dalla Francia e dai principi protestanti tedeschi entra in
guerra. Venne però sconfitto in battaglia e i principi tedeschi (del regno di Prussia)
dovettero cercare un accordo con l’imperatore austroungarico che fu sigillato nel 1635 con
la Pace di Praga.
Quarta fase: Francia
Dopo aver sostenuto i finanziamenti per gli interventi in guerra di danesi e svedesi,
Richelieu, decise di intervenire direttamente. La violenza stessa della guerra convinse il
nuovo imperatore Ferdinando III a concludere la pace di Vestfalia (1648), che sancì:
Sul piano religioso:
- le clausole della pacificazione di Augusta vennero estese al calvinismo,
- venne riaffermato il principio del cuius regio eius religio (i sudditi seguano la religione del
proprio governante)
Sul piano politico:
- i signori territoriali vennero dichiarati sovrani dei propri territori,
- Alla Repubblica Delle Provincie Unite venne riconosciuta l’indipendenza,
- la Francia acquisì Metz, Toul e Verdun espandendosi ad est verso il Reno,
- la Svezia acquisì i possedimenti sulla riva tedesca del Baltico.
Tutto ciò era molto lontano dall’Impero sognato dagli Asburgo, e Ferdinando III oltre ad
accettare perdite territoriali dovette riconoscere l’inevitabile divisione dottrinaria e la piena
sovranità dei diversi stati e staterelli tedeschi.

La Germania ne uscì devastata. Il suo territorio fu caratterizzato da combattimenti, malattie,


saccheggi ed epidemie, come quella della peste che scoppiò nel 1628 (e poi giunse in Italia).
Perse più di metà della popolazione. Questo vuoto demografico comportò gravi mutamenti
sociali, ad esempio i signori feudali trovarono il modo per legare i contadini alla terra,
privandoli di libertà e costringendoli a lavorare gratuitamente in modo tale che i loro
possedimenti continuassero ad essere coltivati.
Determino inoltre un’alleanza tra nobiltà terriera e sovrani territoriali, che influenzò per un
lunghissimo periodo la politica degli Stati della Germania.

Nell’Impero spagnolo, gli alti costi sostenuti nella guerra fecero nel 1596 dichiarare
bancarotta e imporre nuove tasse nella provincia più fedele del suo impero, La Castiglia.
Filippo III di Spagna inaugurò una nuova fase di politica aggressiva, in cui introdusse la figura
di Primo Ministro (più importante del nobile). La caduta del primo ministro precedette
quella del suo re, e al loro posto subentrarono Filippo IV e come primo ministro Gaspar de
Guzman (Conte di Olivares): era un riformatore e convinto di creare un assetto politico di
equità fiscale e di uniformare la politica dando l’accesso agli uffici del governo centrale
anche all’Italia, Portogallo, Aragona e le altre province del regno.

In Francia, il re Enrico IV cercò di risollevare il paese introducendo la legge Paulette, tassa


che permetteva di rendere ereditari gli uffici pubblici venali cercando di innescare un
processo di promozione sociale (esempio: una Nobiltà di “toga’’ oltre quella classica “di
spada”). Successivamente nel 1624 il cardinale Richelieu riuscì a diventare primo ministro
conquistandosi la fiducia del re Luigi XIII.
La politica di Richelieu cominciò ridimensionando i privilegi degli ugonotti, revocando
l’Editto di Nantes ed emanando al suo posto un ‘Editto Di Grazia’ con il quale concedeva loro
la libertà di culto. Riportò sotto il controllo della corona i grandi governatori di provincia e
incrementò la vendita di cariche pubbliche. Si schierò contro le potenze cattoliche ritenendo
che l’accerchiamento Asburgico fosse un pericolo maggiore rispetto le vittorie dei
protestanti.
La situazione divenne grave quando le rivolte contadine iniziarono a ribellarsi verso le nuove
tasse sul sale, vino e prodotti agricoli.
Nel 1642 morirono sia Richelieu che Luigi XIII, lasciando erede al trono il figlio cinquenne
Luigi XIV (1643-1715). Il cardinal Mazzarino, degno continuatore delle politiche di Richelieu,
guidò la Francia fino alla conclusione della guerra e della pace di Vestfalia.
Dal 1648 al 1653 la Francia si trovò in una nuova guerra civile, detta della Fronda
Parlamentale.

Capitolo 9
Alla morte di Elisabetta I, salì al trono Giacomo Stuart (1603-1625) Re di Scozia, che unì così
le due nazioni. Essendo un sovrano straniero in Inghilterra doveva guadagnarsi il favore dei
propri sudditi e così iniziò ad elargire cariche politiche. Invece di ottenere consensi, ottené il
contrario, perché la moltiplicazione dei titoli ne sviliva il valore e perché così andò tutto
nelle mani di un favorito, il Duca di Buckingham.
Essendo protestante dovette stare attento alle congiure dei cattolici ed era sostenitore della
struttura episcopale (= Vescovo carica superiore).
Il malcontento si accentuò dopo l’ascesa al trono del figlio = Carlo I Stuart fu sospettato di
cripto-cattolicesimo (=chi nasconde per i propri fini la propria religione) e la posizione del
Duca di Buckingham era sempre più verso l’arminianesimo. Sommati allo sfarzo della corte,
ai provvedimenti finanziari e fiscali adottati senza la consultazione del Parlamento -> fecero
crescere l’ostilità della Camere dei Comuni e convinsero Carlo a non convocare più il
parlamento per 11 anni.
Fino a quando nel 1640 fu costretto a convocare il Lungo parlamento (durò vent’anni) a
causa di una rivolta della Scozia, che minacciò di invadere l’Inghilterra se Carlo I non avesse
ritirato l’imposizione dell’unità religiosa e il Prayer Book.
La situazione per il re si aggravò in seguito ad una rivolta cattolica irlandese, che fece
crescere i timori di una rivolta papista.
Il Parlamento avanzò delle pretese e delle accuse contro il re, approvando la Grande
Rimostranza. Quindi Carlo I tentò un colpo di stato ma l’operazione fallì e Londra si sollevò
contro il re, costringendolo ad abbandonare la città.
Da qui in poi iniziò una fase importante ovvero quella della prima rivoluzione inglese
caratterizzata da una situazione di stallo che venne alterata dall’idea di effettuare una
riforma militare, il cui artefice fu Cromwell. Egli riuscirà, guidato l’esercito parlamentare, a
sconfiggere l’esercito del re nella battaglia di Nasbey . Il re si arrese. Nel 1648 Cromwell
sconfisse definitivamente il re, che fu arrestato, processato e condannato a morte; proclamò
la repubblica (il Commonwealth). Dopo aver ristabilito l’ordine con Irlanda e Scozia emise un
Atto di Navigazione e attraverso dei trattati con Svezia, Portogallo, Danimarca e Francia
riuscì ad incrementare la potenza commerciale inglese ai danni di Olanda e Spagna.
Cromwell impose la dittatura militare che però fu rapidamente rovesciata dopo la sua
morte.
Nel 1660, con l’approvazione del Parlamento, fu restaurata la dinastia degli Stuart, nella
persona di Carlo II.
Per un lungo periodo, alla rivoluzione inglese, si è data un’interpretazione in chiave
economico-sociale sostenendo che lo sviluppo economico avesse fatto crescere una nuova
classe di mercanti e proprietari terrieri intraprendenti (the country) che a causa del loro
radicalismo (=favorevoli a riforme innovatrici) si erano contrapposti alla vecchia aristocrazia
di corte (the court) fino allo scoppio delle guerre civili. Più di recente si è portata
l’attenzione sul versante ideologico (=scienza del pensiero) sostenendo che le
trasformazioni sociali seguirono la rivoluzione, più di precederla, e dunque il primato
tornerebbe alla politica. L’importante è che la ricerca non si arrocchi a difendere un
pensiero ma scavi tra carte ed archivi per trovare tesi fondate a sostegno di esso.

La restaurazione degli Stuart fu seguita da un periodo di pacificazione politica e religiosa


durata oltre un decennio. Ma, preoccupato per la politica filofrancese di Carlo II, che si
schierò accanto a Luigi XIV contro l’Olanda, e temendo un possibile ritorno all’assolutismo e
-una volta salito al trono il fratello del re, Giacomo (cattolico dichiarato)- una restaurazione
cattolica, il Parlamento stabilì l’esclusione di tutti i non anglicani dalle cariche pubbliche,
definì ulteriormente il diritto di Habeaus corpus (che tutelava il diritto degli arrestati di
comparire entro breve tempo davanti al giudice per difendersi) e emise il Test Act (serie di
leggi penali inglesi che imposero diverse interdizioni civili ai cattolici e ai nonconformisti).
Sul problema della successione si determinarono due opposti schieramenti politici: i tories,
favorevoli alla successione di Giacomo Stuart, e i whigs, che erano invece contrari.
Nel 1685 Giacomo II salì al trono, ma presto la sua politica filocattolica gli alienò ogni
simpatia del parlamento. Ma il Parlamento spaventato dalla successione del figlio di
Giacomo II e della permanente restaurazione cattolica, offrirono la corona a Guglielmo
D’Orange (governatore protestante d’Olanda) e sua moglie Maria Stuart (primogenita di
Giacomo).
Qui vi è la seconda rivoluzione inglese chiamata “gloriosa rivoluzione” perché il Re fuggì e
non sarà una rivoluzione che sfocerà in una dittatura ma bensì in una monarchia
costituzionale fondata sulla separazione dei poteri tra Re e Parlamento. Gloriosa anche per
via dei risultati politici conseguiti e sarà un conflitto molto aspro tra schieramenti
contrapposti e contrassegnato da una vasta mobilitazione popolare, da insurrezioni,
sommosse e rivolte (tipo in Scozia e Irlanda).

La rivoluzione inglese, il protettorato di Cromwell e la restaurazione furono periodi di


intensa attività intellettuale ed elaborazione politica. Particolarmente importanti per il
futuro del pensiero politico furono le teorie assolutistiche di Thomas Hobbes (1588-1679) 
un sistema politico dove a regnare è un'unica persona, sciolta da ogni vincolo. L'assolutismo
si impone sul popolo privandolo dei diritti tramite un contratto siglato tra individui, che
decidono di loro spontanea volontà di privarsi dei poteri per conferirli a una sola persona. Il
prodotto di questo contratto è la figura del sovrano, grazie alla quale la moltitudine di
individui può vedersi come un corpo politico unitario. Da non confonderlo col dispotismo in
cui il sovrano si impone arbitrariamente sui sudditi. E quelle liberali John Locke (1632-1704)
 cercò di ideare un sistema basato sull'utile della convenienza, che potesse fornire il miglior
vantaggio per tutti. Dapprima gli parve che solo lo stato assolutistico hobbesiano potesse
garantire il raggiungimento di questi scopi. Ma in seguito al fallimento della restaurazione
monarchica degli Stuart, egli si convinse che lo stato assoluto non si adattava alle tendenze
naturali che gli uomini cercano di assecondare unendosi in società. A differenza di Hobbes,
infatti, Locke non riteneva che gli uomini cedessero al corpo politico tutti i loro diritti (vita,
libertà, uguaglianza civile e proprietà coincidente con la cosiddetta property, violando il
contratto sociale), ma solo quello di farsi giustizia da soli. Il sovrano quindi come garante di
giustizia.

Capitolo 12
Nel 1661, con la morte di Mazzarino, Luigi XIV decretò la fine del ‘Primo ministro’ e assunse
direttamente il potere.
Il suo lunghissimo regno fu caratterizzato dal rafforzamento della monarchia all’interno e dal
consolidamento dell’egemonia continentale della Francia.
Luigi XIV accentrò nelle sue mani il governo dello Stato, valendosi della collaborazione di un
Consiglio ristretto formato dal re e da tre ministri. Il controllore generale delle finanze fu
Colbert, collaboratore del Re.
L’accentramento amministrativo si realizzò attraverso gli intendenti, personale burocratico
della nobiltà di toga e creò malcontenti, tra la nobiltà di spada e i parlamenti.
La nobiltà si ritroverà a vivere presso la corte ovvero la reggia di Versailles ed evitò le
sommosse cittadine, sancì il depotenziamento dell’aristocrazia e la dipendenza dal sovrano.
Il sovrano non era più primo fra i pari ma il primo in un sistema di distinzione gerarchia. Nel
suo governo venne utilizzato il mecenatismo, i cui artisti vennero protetti e stipendiati.
Fondò nel 1666 l’Accademia delle scienze e potenziò le accademie artistiche e letterarie,
d’architettura e di musica.
Il rafforzamento del potere della corona portò alla persecuzione sia dei giansenisti che degli
ugonotti.
La prima dottrina, il Giansenismo, prende il nome dal teologo olandese Giansenio (1565-
1638) che estremizzava l'idea di sant’Agostino secondo cui l'uomo, dopo il peccato originale,
non è più in grado di volere o compiere il bene con le sole sue forze.
La venuta di Cristo avrebbe dato all'uomo la possibilità di salvarsi, ma solo in quanto, dopo
di essa, Dio concede la grazia, senza la quale l'uomo non sarebbe in grado di avere neppure
il movimento iniziale verso il bene. All'uomo peccatore Dio non è tenuto, in giustizia, a
concedere la grazia: questa è data soltanto a coloro che Dio, nella sua volontà
imperscrutabile, ha predestinato, indipendentemente e prima di ogni previsione dei meriti.
Tale predestinazione non è concessa neppure a tutti i battezzati, ma soltanto a coloro che
Dio ha scelto particolarmente.
Il giansenismo ebbe il suo centro nell'abbazia francese delle monache di Port-Royal e di lì si
diffuse in Francia, entrando in contrasto, oltre che con il papato, anche con la monarchia
francese; le monache di Port-Royal furono uccise e anche l'abbazia venne distrutta nel 1712.
Nel frattempo, Luigi XIV fece approvare nel 1682 al vescovo di Meaux una redazione dei
quattro articoli gallicani sottoscritti dai vescovi di Francia> una dichiarazione a favore del
gallicanesimo, in cui si tratta l'organizzazione della Chiesa cattolica in Francia (la Chiesa
gallicana) in gran parte autonoma dal papa.
Il Re sole decise quindi di riportare il paese all’unità di fede revocando nel 1685 l’editto di
Nantes e promulgando l’editto di Fontainebleau i protestanti furono cacciati dalla Francia
ma ai fedeli venne vietato di abbandonare il paese.
A seguito dell'applicazione dell'editto circa 200.000 persone abbandonarono la Francia, il
che provocò un danno economico per il regno. Nonostante il danno economico la
monarchia francese ottenne un rafforzamento del proprio controllo sul reame.

Aggiungi

Capitolo 13
Ancien règime indica il sistema politico francese prima della rivoluzione del 1789 ed è un
termine coniato dagli stessi rivoluzionari francesi.
Subì alcune trasformazioni:
- Sviluppo demografico = fra il 1700 e 1800 tutta l’europa ebbe un incremento del 66%
L’Italia passò ebbe un incremento del 35%
Le cause sono da attribuire alla diminuzione della mortalità, aumento della natalità
(in Inghilterra venne documentato nei registri parrocchiali), abbassamento dell’età
del matrimonio e infine l’immigrazione.
- Miglioramento delle condizioni ambientali = esempio: scomparsa della peste
- Lo sviluppo delle città = lo sviluppo demografico fu più intenso delle città che nelle
campagne, grandi sviluppi ebbero i porti
- Struttura della famiglia = nell’era preindustriale vi era una famiglia estesa o allargata,
in cui convivevano almeno tre generazioni (nonni, genitori, figli)
A seguito della rivoluzione nacque una famiglia nucleare o coniugata (solo genitori o
figli)
Questa struttura familiare prevedeva la divisione egualitaria dei beni tra tutti i fratelli
maschi che alla lunga però portava una frantumazione delle proprietà fondiarie al
punto che nessuna famiglia avrebbe più posseduto granché.
Si svilupparono delle consuetudini o delle vere e proprie norme di legge
(fedecommesso) che vincolavano il patrimonio ad un solo erede: un figlio o due
aveva accesso al matrimonio, a volte accoglieva i fratelli celibi ma più spesso dava
vita ad un nuovo nucleo familiare indipendente. In ogni struttura familiare inoltre vi
era un aggregato domestico, servi e domestici nell’alta borghesia.

La riduzione delle nascite verificatesi in Francia nel ‘700, con un secolo d’anticipo rispetto al
resto d’Europa, dipese da un insieme di fattori: la maggior attenzione alla saluta della donna
la preservò dall’eccessivo numero di gravidanze, l’acquisizione di un nuovo atteggiamento
nei confronti dell’infanzia contribuì a distanziare le nascite, la tutela della proprietà
soprattutto dove vigeva la divisione ereditaria.

La società di ancien règime era una società prevalentemente agricola, era formata da
contadini e proprietari terrieri anche nei paesi più commercializzati:
- terra era la principale fonte di ricchezza e possibilità di ascesa sociale;
- le rendite erano maggiori dei profitti (attività imprenditoriali
- su una parte delle terre signorili vigevano gli ‘usi civici’ ossia il diritto comunitario di
praticavi pascolo, caccia, raccolta della lega ecc. Questi usi civici contrapponevano la
tendenza alla privatizzazione a quella del mantenimento degli usi collettivi difesi dai
contadini.
- si erano formati i cosiddetti ‘contadini agiati’, proprietari ed affittuari di terre che
erano riusciti con le loro reddite risparmiate ad alzare il loro ceto sociale.
- La Francia aveva trasformato le corvée (obblighi di lavoro gratuito) in corresponsioni
di denaro, alle quali si affiancavano anche le imposte dovute allo stato che potevano
essere di tipo: diretto, come la taglia sulla proprietà o sulle persone, ed indiretto
come la famosa gabella sul sale.
- I contadini-servi, che potevano essere venuti dal signore, erano quasi del tutto
scomparsi così come tutta la servitù.
Anche nell’Italia Meridionale e in Sicilia la servitù personale era scomparsa da tempo,
ma i prelievi feudali facevano intendere quanto questo regime fosse particolarmente
vessatorio. Nella Germania occidentale vigeva un sistema feudale molto simile a quello
francese, con qualche servo in più.
Mentre nell’Europa orientale I contadini dovevano coltivare gratuitamente le terre del
signore e in cambio ricevevano piccole terre per il sostentamento della propria famiglia,
sottostavano a regole rigidissime e dovevano ottenere il permesso del signore non solo
per spostarsi ma anche per contrarre matrimonio. Tale condizione fece scoppiare
numerose rivolte contadine.

Nel corso del ‘700 si manifestarono importanti mutamenti nelle strutture agrarie (tipo in
Inghilterra. Nel secolo prima vigeva il sistema a campi aperti di individuale proprietà. Di
proprietà collettiva erano invece le terre comuni destinate al pascolo. Su queste terre
spesso risiedevano abusivamente i contadini più poveri, in modestissime capanne: i
cottage. Il fenomeno delle recinzioni portò ad una più chiara definizione di proprietà
privata e ad una coltivazione più razionale della terra, non vincolata alle consuetudini
comunitarie, ma sensibile alle esigenze di mercato. Atro fattore importante fu il
superamento della rotazione triennale che prevedeva di lasciar riposare il terreno per un
anno ogni tre anni di coltivazione, in modo che reintegrasse i sali minerali.
Le campagne del ‘700 erano anche sede di un’industria rurale domestica. Vi era il
mercante imprenditore, forniva la materia prima, ritirava il prodotto finito e provvedeva
a smerciarlo e infine anche il lavoro a domicilio assunse caratteristiche quasi industriali,
tanto che si parla di protoindustria.
Nell’Europa pre-industrializzata si affermo anche il sistema della manifattura, promossa
ad esempio da Colbert per la fabbricazione di prodotti di lusso come arazzi e porcellane.
L’organizzazione del lavoro è concentrata dall’imprenditore in un unico laboratorio dove
più operai svolgono, per lo più manualmente, tutte le fasi del processo produttivo.

Nella società di antico regime è divisa per ceti ed è caratterizzata dalle stratificazioni sociali,
dall’appartenenza per nascita e dalle diseguaglianze giuridiche. Solo nel clero non si
accedeva per nascita, chi nasceva nobile rimaneva nobile e il contadino aveva poche
probabilità di cambiare il suo status. La società per ceti : clero, nobiltà, Terzo stato;
quest’ultimo stato raccoglieva i sudditi che non appartenevano ai primi due. In Europa il
ceto dominante era quello della nobiltà: nobiltà feudale ma anche di toga.

Nell’Europa del ‘700 convivevano numerose forme di governo: monarchie assolute, la


monarchia costituzionale inglese, repubbliche oligarchiche e patrizie e infine il feudalesimo
aristocratico polacco. Nel corso del XVI secolo l’aumento della povertà (e i connessi
problemi di controllo sociale) e lo sviluppo di una nuova etica in cui il lavoro era un valore ed
un obbligo mentre l’ozio una colpa sociale, determinarono una profonda riorganizzazione di
assistenza.

Capitolo 14
Nella storia occidentale l’Europa venne vista come un paese importante. La sua egemonia
durò per un secolo (dall’800 fino all’inizio della 1 guerra mondiale); poi cedette il primato ad
altre potenze come USA, giappone, stati sovietici. Ma aveva lasciato un sistema economico
fondato sull’industria che caratterizzava la società e le nuove potenze del 20esimo secolo.
La sua supremazia si notò con lo sviluppo di un mercato libero e del capitalismo
commerciale, la tutela dei diritti di proprietà e la supremazia tecnologica.
Dalla metà del 500 iniziò la decadenza dell’impero ottomano. Le cause:
- Politica = si base nell’ambito istituzionale, quando i sultani vennero cacciati
dall’esercizio del potere per essere poi sostituiti dal Gran Visir (una sorta di primo
ministro e cancelliere) Egli proveniva dal Devsirme = ceto di sudditi provenienti da
famiglie cristiane che venivano strappati da piccoli per essere convertiti ed educati
all’Islam.
- Amministrativa = si ebbe con la decadenza del timar, ovvero un sistema di
riscossione delle imposte che consisteva nella concessione dell’usufrutto di
determinate terre a favore di chi si era distinto in guerra (era un modo per
convincerti ad andare in guerra)
- Militare = tra 600 e 700 capirono che l’Europa era superiore, l’esercito ottomano era
scarso anche dal punto di vista delle armi.
Nella seconda metà del 600 ci furono riforme che portarono momentaneamente alla ripresa
dell’espansionismo grazie anche alla conquista di Creta. Nel 1683 sconfitti mentre cercavano
di conquistare Vienna, si trovarono contro la Russia per difendere il Mar Nero e il Caucaso e
persero l’Ungheria e la Dalmazia.
Questo portò ad una riorganizzazione istituzionale che voleva essere più aperta con il
mondo occidentale = portò al periodo dei tulipani ma finì col provocare una rivolta dei
giannizzeri, artigiani che però fu duramente repressa.
Tra il 15esimo e il 17esimo secolo India, Cina e Giappone subirono importanti trasformazioni
politiche ad opera di invasori stranieri.
Nel 1526 gli afgani (usbechi, mussulmani) invasero l’India dando vita all’Impero Di Moghul,
con una struttura sociale di tipo feudale dove l’aristocrazia doveva i suoi poteri al sultano
ma non poteva trasmetterli ereditariamente, la base contadina era molto povera e mancava
di una borghesia imprenditoriale nonostante gli artigiani erano molto sviluppati.
Avevano una struttura militare formata da 8000 ufficiali di nobili origini che garantivano un
controllo su tutto il territorio sia amministrativo che di polizia. La convivenza fra la cultura
islamica e quella indù fu piuttosto difficile: differenze nelle regole di vita, matrimonio,
alimentazione, culto dei morti etc..
Durante il regno di Akbar (1556-1605) iniziò un processo di pacificazione che prevedeva la
convivenza degli uni con gli altri anche all’interno della vita politica e l’eliminazione della
tassa (gizja) imposta ai sudditi non mussulmani in modo da attenuare la discriminazione.
Con il regno di Aurangzeb (1658-1707), l’ultimo grande imperatore moghul, furono interrotti
qui provvedimenti con l’avvio di una politica intransigente, che portò alla disgregazione
dell’Impero mussulmano e alla formazione di Stati regionali indù in continua ostilità tra loro.

Dopo un lungo periodo di dominazione straniera in Cina si affermò nel XIV secolo la dinastia
nazionale Ming (1368-1644) che governò indisturbata fino all’ultima invasione nomadi,
questa volta provenienti dalla Manciuria. I mancesi furono una popolazione nord-orientale
che crearono la dinastia Qing a partire della presa di Pechino (e il suicidio dell’ultimo
Imperatore Ming 1644) fino al 1912. Vennero assorbiti dalla cultura e dalla civiltà cinese.
Nel periodo Qing si verificò un grande sviluppo demografico e una notevole prosperità nelle
campagne (migliorie tecniche es. tecnica del doppio raccolto, reti idraulica, riso).
La formazione di un ceto mercantile vero e proprio fu ostacolata dal discredito (perdita o
diminuzione del credito nel commercio) in cui le attività commerciali venivano tenute dal
confucianesimo che temevano appunto di veder diminuito il proprio potere e prestigio.
Il commercio con l’estero servi soprattutto per le esportazioni, essendo la Cina un paese
autosufficiente sia come materie prime che come prodotti finiti. In Europa arrivò l’influenza
cinese spesso vi erano imitazioni di oggetti provenienti dalla Cina

Agli inizi del 1500 il Giappone era composto da tanti piccoli domini a capo del signore, il
daimyo, che possedeva un potere quasi assoluto all’interno del proprio ‘principato’, il quale
parallelamente andava indebolendo il proprio legame con l’imperatore e lo shogun
(=comandante che esercitava il governo). L’avvento, da parte dei portoghesi, delle armi da
fuoco e dei primi archibugi di precisione determinarono un accentramento del potere al
daimyo ed in breve tempo all’unificazione del paese. Protagonisti di questa unificazione
furono i ‘tre unificatori’ e l’ultimo riuscì ad impadronirsi del potere nel 1600, ottenendo il
titolo di shogun dando vita ad una dinastia importante, ovvero la dinastia Tokugawa. In
questa dinastia venne eliminata la vecchia struttura feudale basando la nuova
organizzazione su estese aziende agricole a conduzione familiare, sul lavoro salariato e sulla
formazione di un mercato interno. Avvenne il ridimensionamento dei ‘samurai’ impiegati
anch’essi come burocrati, o destinati ad impoverirsi e regredire nella scala sociale
diventando contadini, artigiani ecc. Per coerenza venne probito l’uso delle armi ai contadini.
Vennero eliminati quasi tutti i contatti con il mondo esterno ad eccezione dei rapporti con la
Cina e con l’Olanda, perché rapporti con il cristianesimo che inizialmente furono positivi ma
poi vennero chiusi e respinti, poiché sospettato di favorire la penetrazione commerciale
europea.
Tuttavia si ebbe un notevole sviluppo economico dove i protagonisti furono i mercanti,
agevolati anche dalla notevole concentrazione urbana legata al fenomeno delle residenze
alternate per cui i daimyou dovevano risiedere a Edo (capitale) ad anni alterni e lasciarvi
comunque mogli e figli. Tutto ciò allo scopo di tenere sotto controllo i vassalli,
costringendoli inoltre a enormi spese per il mantenimento di doppie residenze e di migliaia
di persone nel proprio han (feudo) e a Edo.
Le strade che portavano a questa grande città (nel 1720 superava il milione di abitanti)
divennero quindi importanti e trafficate, percorse da ogni genere di viaggiatori,
commercianti, artigiani.

Fino al 1800 la presenza dell’Europa in Oriente fu solo di carattere commerciale ad


eccezione delle Filippine, unico dominio portoghese in Asia. A metà del ‘600 l’olandese
COMPAGNIA UNIFICATA DELLE INDIE ORIENTALI scalzò il primato commerciale al portogallo
controllando il traffico delle spezie. Conquistarono le Molucche, la Malacca, Sumatra, Giava
e fissarono la capitale a Jakarta. Agivano in rappresentanza dell’Olanda, per cui avevano
pieni poteri di stipulare contratti, costruire fortezze e armare eserciti per poi dichiarare
guerra.
Nel corso del 1700 la inglese COMPAGNIA DELLE INDIE ORIENTALI (EIC) scalzò a sua volta
l’egemonia commerciale olandese e trasformò le basi commerciali in India in un
possedimento coloniale. Non avendo però come l’olanda poteri di sovranità, misero in piedi
possedimenti coloniali basati sullo sfruttamento e corruzione. Solo a metà del XIX secolo la
corona inglese avrebbe assunto il diretto controllo dell’India.
A fine ‘700 i domini britannici in Oriente si estereso anche nel cosidetto ‘continente
nuovissimo’: l’Australia.

Nell’America Spagnola il consolidamento del dominio coloniale avvenne prima che il quella
portoghese. Era governato da vicerè a cui si affiancavano, come in Castiglia, le audiencias (
tribunali superiori dotati di compiti amministrativi). Le cariche più elevate erano di nomina
regia e provenienti dalla madrepatria.
L’organizzazione del Brasile portoghese e mostrò un notevole dinamismo, espandendo i suoi
confini fino alle Andre per una superficie di 8,5 milioni di kmq ) piantagioni di canna da
zucchero e schiavi neri.
Un’esperienza unica nella colonizzazione americana fu quella realizzata dai gesuiti nel
Paraguay dove nel 1600, costituirono una comunità (o riduzione) di indios dove erano
protetti, soggetti all’uguaglianza sociale e volevano formare una comunità cristiana. Queste
riduzioni furono però obbiettivo dei bandeirantes, cacciatori di schiavi che catturarono
almeno 60.000 indios gia convertiti, educati ed addestrati al lavoro. I gesuiti furnono
costretti a spostarsi più a sud dove vennero raggiunti dai bendeirantes e li sconfissero. Il
tentativo terminò nel 700 quando il primo mistro portoghese chiuse le comunità e cacciò i
gesuti.

Fin dall’inizio, nell’economia dell’America latina ebbe un ruolo decisivo la produzione


dell’oro e dell’argento esportato in Europa.
Nel ‘500, con la coltivazione della canna da zucchero in Brasile, iniziò il sistema delle
piantagioni ma mancava la manodopera. Gli indios infatti erano stati sterminati e quei pochi
rimasti erano fisicamente inadatti, cominciarono così le importazioni di schiavi neri
dall’Africa fatti prigionieri durante azioni di guerra o razzie nell’interno. Anche gli schiavi
però morivano nelle piantagioni per cui andavano continuamente rinnovati. Venne a crearsi
quindi un ‘commercio triangolare’ tra Africa dove i portoghesi li catturavano, America dove
li vendevano e Europa dove li riportavano le navi cariche di zucchero o melassa.

Alle colonie spagnole era permesso commerciare solo con la madrepatria; ma questo
sistema economico chiuso era costantemente incrinato dal contrabbando e dalla pirateria
per mano di inglesi, olandesi e francesi i cui insediamenti erano soprattutto nelle numerose
isole delle Grandi e Piccole Antille. Gli spagnoli controllarono solamente in parte Cuba e
Santo Domingo. Mentre gli altri stati, attraverso l’iniziativa affidata alle compagnie
commerciali si insediarono nel resto delle isole. Nello stesso secolo (‘600) gli inglesi
unificarono i loro possedimenti nell’America del Nord, mentre la Francia fondò le sue prime
importanti basi in Canada (Quèbec e Montreal) grazie ai mercanti che aprirono la strada con
il commercio di pellicce. I rapporti tra colonie francesi e indiceni si mantenne sempre buono
tanto che, durante la Guerra di successione spagnola, costituirono un’alleanza attravero il
controllo del Missisipi per bloccare l’avanzata inglese. Tuttavia, con la Pace di Utrech (1731)
la Francia perse Terranova (Nuova scozia) conservando però Canada e Louisiana. pag. 31 A
Nel corso del ‘600, sia l’inghilterra che la francia con Atti di navigazione avevano rallentato
l’egemonia commerciale del’Olanda. Agli inizi del 700 l’espansionismo francese si scontrò
con l’Inghilterra non solo in America ma anche nell’Atlantico e nell’India. Inoltre con la
morte dell’ultimo degli Asburgo, la paura che un re francese unificasse sia la Spagna che la
Francia di Luigi XIV, minacciando gli inglesi, fece il resto nel conflitto anglo-francese. Nel 700
si affermò la supremanzia inglese nell’America del Nord e nel commercio Atlantico. Nel 1713
l’Inghilterra, che era diventata la prima potenza commerciale, ottenne il monopolio del
commerio degli schiavi con le colonie spagnole. Con la guerra dei Sette anni (1756 e il 1763)
si diete il via ad un aperto conflitto tra la rivalità anglo-francese con la vittoria schiacciante
degli inglesi che acquisivano Canada e parte della Loiusiana (della Francia), e la Florida
(Spagna). I possedimenti francesi in america si riducevano così alle Antille.

Capitolo 16
La Francia del ‘700 fu il maggior diffusore dell’Illuminismo, un movimento che ebbe le sue
origini dalla cultura inglese del 1650. Nonostante vi siano orientamenti diversi, si possono
individuare alcune caratteristiche unificanti: l’esaltazione di un impiego spregiudicato della
ragione innata in ogni individuo, la critica al principio di autorità e alle istituzioni politiche e
religiose, l’analisi empirica della società legata a un’esigenza riformatrice, la fiducia nel
progresso, l’adesione a una religione naturale e razionale.
Protagonista dell’Illuminismo fu la figura dell’Intellettuale> giornalista e pubblicista in un
rapporto diretto e costante con il suo pubblico, lontano dai mecenatismi e indipendente
tanto da vivere con i suoi lavori.
Due delle figure maggiormente rappresentanti del pensiero illuminista furono:
- Montesquieu (1689-1755) che pubblicò ‘Lettere persiane’ (1721) e ‘Lo spirito delle leggi’
(1748), in quest’ultimo libro esprime considerazioni politiche, morali.
Descrive i tre sistemi politici fondamentali (repubblica, monarchia e dispotismo) e i principi
su cui si basano (virtù, onore e paura). Sottolineò l’importanza di corpi intermedi quali i
Parlamenti.
Difese la separazione dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario).
- Voltaire (1694-1778) mise in pratica l’idea secondo cui l’attività culturale si deve estendere
in tutti gli ambiti e deve avere come finalità la pubblica utilità. Era un convinto sostenitore
del progresso scientifico derivante dall’uso della ragione; fu consigliere di Federico II di
Prussia.

Durante l’Illuminismo si creò l’Enciclopedia, pubblicata in lingua francese, essa contiene il


“sapere in circolo”, cosiddetto per via dei collegamenti (rinvii) tra le varie voci presenti
all’interno dell’opera. Pone sullo stesso piano tutte le scienze, arti, tecniche e mestieri.
Quest’opera ha come principi la verità, la ragione e l’immaginazione e si pone come raccolta
ed ordinamento di tutto il sapere.
Rousseau (1712-1778) rovesciò la visione progressista dell’Illuminismo guardando la società
e le istituzioni in decadenza e corruzione originate dalla proprietà privata. Tuttavia non si
fece sostenitore di un ritorno allo stato di natura ma elaborò il ‘contratto sociale 1762’, la
cui clausola era l’alienazione da parte di ciascuno a favore dell’io comune, e dei diritti uguali
per tutti sostenendo il bene generale e l’utilità pubblica. Questo modello sociale può
realizzarsi solo in regime di democrazia diretta in cui la sovranità è inalienabile e nessuno
può essere delegato ad esercitarla nel nome del popolo.

Adam Smith (1723-1790) fu il fondatore dell’economia classica, nel 1776 pubblicò “Ricerche
sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni” dove sostenne che ogni individuo
lasciato libero di agire secondo il proprio interesse avrebbe contribuito al benessere
collettivo guidato da “una mano invisibile”.
Il concetto base è quindi il lavoro produttivo, che garantirà l’espansione del sistema grazie
all’incremento della produttività, garantita a sua volta dalla divisione del lavoro, dal
reinvestimento continuo dei profitti e dall’innovazione tecnologica, dal libero mercato e dal
libero scambio.

Pur caratterizzato da un’egemonia francese, tutti i paesi europei furono interessati dal
movimento illuminista: si diffusero le accademie agrarie, nel mondo tedesco esso fu legato
alla lotta contro il dogmatismo e autoritarismo della Chiesa Luterana. Agli inizi del 700 in
Italia si era già avuto un movimento culturale precedente l’illuminismo con Muratori, Vico e
Giannone.
Muratori polemizzò contro le superstizioni e gli eccessi di culto, Vico riconobbe che la storia
si ripeteva con fasi identiche e cicliche spiegabili scientificamente, infine giannone rivendicò
la supremazia dello stato sulla chiesa e posò le basi del giurisdizionalismo.
I due principali centri del pensiero illuminista furono Napoli e Milano = a milano attorno al
caffè che era una rivista importante si raccolsero Cesare Beccaria e i fratelli Alessandro e
Pietro Verri mossi inizialmente per interessi economici tanto che divennero funzionari del
governo austriaco. Beccaria pubblicò ‘Dei delitti e delle pene’ = breve volume che analizzava
il sistema giudiziario, la pena di morte, la tortura.

Il movimento illuminista non fu solo ideologico ma raggiunse la politica interna del 1750-
1780 trovando sostenitori tra Maria Teresa d’Austria, Federico II di Prussia, Caterina II in
Russia e Carlo III nel Regno di Napoli, in quello che venne definito assolutismo illuminato. Il
problema dei regimi assoluti era l’amministrazione fiscale e finanziaria portavano allo
scontro della nobiltà e del clero che godevano dei privilegi.
Il più deciso intervento riformatore investì, nei paesi cattolici, i poteri della Chiesa e degli
ordini religiosi estendo la giurisdizione dello Stato per combattere la vita monarchica e i
vincolo della manomorta – che ne impediva le vendite- sulle loro proprietà terriere. Uno dei
risultati di questa azione portò l’espulsione dei Gesuiti prima dal portogallo (1759), poi dalla
Francia (1764) e infine dalla Spagna e dal Regno di Napoli (1767). La politica antigesuita
spinse papa Clemente XIV a sopprimere la Compagnia di Gesù nel 1773 (poi verrà restaurata
nel 1814).
Nell’altro settore di intervento dell’assolutismo illuminato troviamo le riforme
amministrative invece prevedevano:
- la ridefinizione dei singoli organismi riorganizzando la struttura in dipartimenti o ministeri,
su cui concentrare le decisioni;
- rendere efficace la raccolta e la distribuzione delle risorse economiche per cui fu avviata, la
redazione di un catasto dei beni terrieri per meglio suddividere l’imposizione fiscale;
- venne promossa l’agricoltura e la riduzione delle forme feudali più oppressive (es. le
servitù personali).

L’azione riformatrice si esercitò soprattutto in Austria e Prussia.


Nell’Impero asburgico Maria Teresa (1740-1780):
- riorganizzò l’apparato statale centralizzando le funzioni amministrative in sei dipartimenti
e conferì ad un Consiglio di stato il ruolo di coordinamento;
- tassò -grazie al catasto- le terre dei nobili;
- fissò nel 1774 l’istruzione primaria obbligatoria e sollecitò le parrocchie a creare scuole
locali e scuole per le istruzioni dei maestri, finanziandole con i proventi sottratti alla
Compagnia dei Gesuiti;
- abolì l’Inquisizione passando la censura nelle mani dello stato;
- vietò i voti monastici prima dei 24 anni;
fece così diventare Vienna una capitale vivace e cosmopolita.
Il figlio Giuseppe II, accentuò il giurisdizionalismo e poi la politica della madre:
- introdusse il primo codice penale (1788) con cui limitò la pena di morte, soppresse la
tortura ed estese i diritti politici;
- introdusse il matrimonio civile e la libertà di stampa;
- abolì le servitù personali dei contadini rendendoli liberi (1781);
- convertì i diritti signorili in imposta fondiaria.

In Prussia l’azione di Federico II fu caratterizzata da un dualismo tra principi illuminati e


politica di potenza:
- semplificò il sistema giudiziario introducendo un codice di procedura ed un codice civile;
- formò una magistratura di carriera preparata e capace;
- nel 1763 rese l’istruzione elementare obbligatoria;
- favorì il commercio internazionale secondo un quadro protezionistico,
- promosse la tolleranza nei confronti di cattolici ed ebrei;
- potenziò l’esercito
eppure la Prussia rimase uno Stato debolmente strutturato.
In Russia l’azione riformatrice di Caterina II fu assai limitata. L’arretratezza e le resistenze
della Russia tradizionale obbligarono la monarchia a promuovere l’organizzazione per ceti.

In Italia, l’attività riformatrice fu limitata al Regno di Napoli, alla Lombardia e alla Toscana.
Nel Regno di Napoli l’azione riformatrice si limitò alla redazione di un catasto onciario sulla
base delle dichiarazioni dei proprietari e ad interventi per favorire gli scambi commerciali.
Nel ducato di Milano, dominio austriaco, vennero realizzate le stesse riforme come la
centralizzazione amministrativa, la riscossione delle imposte, il commercio libero dei grani e
il censimento o catasto.
In Toscana, salvo che per il catasto, si sperimentarono, sotto Pietro Leopoldo (figlio di Maria
Teresa d’Austria) tutti gli interventi più tipici dell’assolutismo illuminato:
- nella politica ecclesiastica vennero soppressi i numerosi conventi
- accolsero i principi di Beccaria e nel codice penale del 1786 abolirono sia la tortura che la
pena di morte, riconobbero la difesa dell’imputato e la pubblicazione delle sentenze.
- Venne reso libero il commercio dei grani e l’abolizione delle corporazioni (1770);
- Bonificarono la Maremma e la Val di Chiana;
- Cercarono, senza successo, di favorire la formazione in un piccolo ceto di contadini
proprietari affittandogli le terre demaniali e quelle requisite dei conventi (allivellazioni).

Capitolo 17
Il termine rivoluzione indica un qualcosa di radicale riguardante un assetto economico. La
fase di sviluppo di un’economia da agricola ad industriale, che avvenne tra la fine del 700
agli inizi del 800 daranno il via ad un’età contemporanea dominata da un’ideologia del
progresso che porterà benessere e ricchezza materiale.
Facendo riferimento all’economia dell’Inghilterra preindustriale : presentava caratteristiche
e grazie ad esse si avviò la rivoluzione industriale.
Alla fine del 600 l’inghilterra aveva caratteristiche comuni di altri paesi, come l’attività
economica si basava sull’agricoltura, le attività industriali erano organizzate su scala
domestica e familiare, una quota notevole del prodotto era destinata all’autoconsumo
oppure venne venduta nei mercati locali, i redditi individuali e la ricchezza nazionale
oscillavano.
Molte però erano le differenze più significative a fine del 700:
- La politica del governo ridusse il potere delle grandi compagnie privilegiate, dando la
possibilità di accesso ai nuovi uomini nella libera iniziativa
- La proprietà agraria passò nelle mani di grandi e medi proprietari che investirono in
nuove tecnologiche agricole e salariando gli agricoltori (così da creare un nuovo ceto
di braccianti).
- Vennero migliorate le strade con la pavimentazione
- Vennero espansi i canali navigabili che consentirono il trasporto pesante di carbone
e ferro
- Il sistema politico creò una nuova società aperta alle innovazioni
La rivoluzione agraria diede uno sostegno al processo di rivoluzione, sopperì al fabbisogno
alimentare della popolazione e contribuì alla formazione di mercato interno; consentì lo
sviluppo del proletariato industriale.
Inoltre favorì l’abbassamento dell’età dei matrimoni e l’aumento della natalità.
L’aumento della popolazione rese all’industria manodopera numerosa e a basso costo (tipo
nelle fabbriche).
Un ruolo molto importante lo ebbe la domanda espressa dalla società in trasformazione:
- L’avvento dei nuovi generi come caffè e tabacco porteranno alla creazione di oggetti
per poterli utilizzare o luoghi.
- I tessuti di cotone indiani si diffusero in tutte le case che innescò la domanda di
elementi decorativi: quadri stampe etc..
- L’aumento della alfabetizzazione fece aumentare anche la domanda di libri e giornali
Alla rivoluzione industriale si collegò l’introduzione di nuove tecnologie: nell’industria tessile
venne inventata la navetta la volante che migliorò il rendimento del telaio e spinse alla
meccanizzazione della filatura che a sua volta stimolò l’invenzione del telaio idraulico.
La fase successiva dell’innovazione tecnologica fu quella dell’utilizzazione del vapore come
forza motrice ma la limitata disponibilità di energia idrica vincolava la dislocazione delle
fabbriche alla presenza dei corsi d’acqua. Divenne conveniente utilizzare una forza motrice
alimentata da combustibile e carbone.
L’industria cotoniera fu la prima ad utilizzare un sistema di produzione basato sulla fabbrica
e infatti la produzione aumentò grazie ai costi limitati dei nuovi macchinari che non
chiedevano un investimento iniziale, ampi profitti, disponibilità di manodopera (e
soprattutto a basso costo come donne e bambini che lavoravano per tante ore) crescente
divisione del lavoro, i prezzi competitivi sul mercato permisero l’accesso anche ad attività
dei ceti più bassi tanto da avere una domanda elastica e più offerta.
Ci furono grandi reazioni per via del sistema di fabbrica : la prima fu da parte di lavoratori a
domicilio e artigiani del settore tessile tra i quali si diffuse il luddismo = movimento che
aveva lo scopo di distruggere il telaio per contrastare il diffondersi della navetta volante e il
cui impiego pensavano portasse alla disoccupazione e bassi salari.
La rivoluzione industriale inglese infine diede l’avvio a un nuovo sistema produttivo che si
sarebbe esteso al resto d’Europa e agli Stati Uniti: il capitalismo industriale.

Capitolo 18
La formazione degli usa è il primo episodio della famosa stagione rivoluzionaria che iniziò
negli ultimi decenni del ‘700 e si chiuse alla metà dell’800 (chiamata età delle grandi
rivoluzioni). Grazie alla guerra contro la Spagna per l’indipendenza di Cuba e con il primo
conflitto mondiale Usa si affermarono come grande potenza fino a dominare la seconda
metà del 900 e gli anni iniziali del nuovo secolo.
Agli inizi del 600 prese l’avvio la colonizzazione inglese in vari punti delle coste dell’America
settentrionale, ovvero nel 1607 nei territori della Virginia e nel 1620 con lo sbarco dei Padri
pellegrini. Questi nuovi insediamenti furono favoriti dall’assistenza degli indiani nativi (i
famosi pellerossa) che contribuirono alla esplorazione del territorio e fornirono risorse
alimentari.
Nel 1763 le colonie britanniche si estendevano:
- A nord dal Canada
- alla Florida a sud
- a ovest erano delimitate dalla catena montuosa degli Appalachi
Caratterizzate da diversità climatiche, composizione sociale e assetti economico-produttivi.
4 colonie nord = (chiamata Nuova Inghilterra) > occupava il Massachusetts, New Hampshire,
Rhode Island, Connecticut), clima simile a quello dell’Europa nord-occidentale
4 colonie del centro = NY, new jersey, Pennsylvania, Delaware
4 colonie del sud = Virginia, Maryland, Carolina del N e S, Georgia = economia basata sulle
piantagioni, diffusa la piccola e media proprietà terriera che si avvaleva della manodopera
degli schiavi neri.
Le colonie si differenziavano per la religione, nonostante fossero tutte protestanti. Esempio:
nuova inghilterra prevalevano i dissidenti della chiesa anglicana e anche nelle colonie del
sud era dominante la fedeltà alla chiesa anglicana.
La popolazione aveva superato nel 1770 i 2 milioni, vi erano oltre 500 mila schiavi neri
soprattutto nelle colonie meridionali, gli indiani pellerossa dislocati all’interno e sospinti
dalla colonizzazione.
Le colonie dovevano sottostare alle leggi commerciali imposte da Londra infatti quasi la
totalità della produzione coloniale era destinata ai mercati britannici.
Sul piano politico-amministrativo le colonie erano sottoposte al controllo di un governatore
nominato dal Re, vi erano assemblee legislative elette dai cittadini = questo dualismo di
potere porterà ad una serie di conflitti tanto che nel 1763 si sentirono come un’unità
autonoma.
Questi sentimenti si accentuarono fino a trasformarsi in diffusa opposizione politica quando
la Gran Bretagna intensificò il prelievo fiscale xk il suo scopo era di sistemare le finanze
statali (per via delle guerre) e di pagare i funzionari e le truppe stanziate nei territori
americani. L’imposizione di una serie di dazi doganali e dello Stamp Act (l’obbligo di una
marca da bollo che verrà posto su documenti, giornali e riviste) porterà ad una serie di
conflitti. La tensione aumentò anche con un provvedimento del 1773 che assegnò alla
Compagnia delle indie il monopolio della vendita del tè danneggiando i commercianti
locali, tanto che vennero assalite alcune navi nel porto di Boston e il tè venne gettato in
mare (BOSTON TEA PARTY); ciò provocherà alla chiusura del porto, nelle varie colonie i
giudici americani furono sostituiti da funzionari britannici. Da sto momento in poi la rivolta
divenne aperta, ci sarà un primo congresso continentale in cui i rappresentanti delle 13
colonie si accordarono per portare avanti le azioni di boicottaggio così da difendere la
propria autonomia; nell’aprile del 1775 ci furono i primi scontri tra le truppe inglesi e le
milizie dei coloni; nel maggio sempre del 1775 ci fu un secondo congresso in cui si decise di
creare un esercito comune (Continental Army) e il comando venne affidato a George
Washington – 1 p degli usa- e si arriverà ad una guerra.
Il 4 luglio del 1776 il congresso continentale approvò la dichiarazione di indipendenza che
può essere considerato come un atto di nascita degli USA.
L’indipendenza venne dichiarata poco più di un anno dopo l’inizio di una guerra contro la
Gran Bretagna che durò dal 75 fino al 83. Le prime fasi del conflitto non furono favorevoli
agli americani. George adottò allora decise di logorare gli avversari con azioni di guerriglia
finché i britannici non subirono una sconfitta a Saratoga. Ciò costrinse alle colonie ad
effettuare una serie di imposte per sostenere i costi del conflitto. A favore degli
indipendentisti cominciarono ad arrivare aiuti dal mondo europeo come Spagna e Francia in
cui il conflitto si sarebbe combattuto anche nei Caraibi, a Gibilterra, sulle coste africane e in
India. La Francia ebbe un ruolo importante anche perché riconobbe l’indipendenza delle
colonie e nel 78 firmò un’alleanza militare con esse.
Questo guerra sarà anche civile in quanto vide schierati i Whigs contro i Tories.
Anche gli schiavi neri e gli indiani nativi furono coinvolti nella guerra.
Nel Maggio del 1787 si aprì a Philadelphia una Convenzione Costituzionale (assemblea dei
rappresentanti dei 13 stati), presieduta da George e approvò una Costituzione che si ispirò
al principio della divisione e dell’equilibrio dei poteri e dava vita ad organi federali. Per
poteri abbiamo legislativo, esecutivo e giudiziario.
Legislativo = esercitato da due camere ovvero dei rappresentanti eletta in proporzione al
numero degli abitanti e quella del senato cui spettava il controllo sulla politica estera.
Giudiziario = ne godeva il controllo la Corte Suprema Federale
Esecutivo = spettava al Pdr, eletto ogni 4 anni con voto indiretto. Deteneva il comando delle
forze armate, nominava i titolari di molti importanti uffici federali e poteva bloccare le leggi
approvate dal Congresso.
Per entrare in vigore la Costituzione doveva essere approvata dalle Assemblee dei singoli
stati e ci sarà infatti un dibattito costituzionale tra idee federaliste e antifederaliste.
Prevalsero le idee federaliste, infatti entrò in vigore con l’approvazione di 11 stati su 13.
George Washington venne eletto Presidente.
Il governo federale fu organizzato in dipartimenti chiamati ministeri. Il dipartimento del
tesoro fu affidato ad Hamilton : riuscì a risanare le dissestate finanze dell’Unione, promosse
la riorganizzazione del sistema creditizio attorno alla banca nazionale, ovvero LA BANCA
DEGLI USA.
La sua politica portò all’opposizione dei proprietari del sud e dei coloni dell’ovest. Infatti si
formarono due partiti differenti: repubblicano democratico guidato da Jefferson; federalista
guidato da Hamilton.

Capitolo 19

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