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1.

La scoperta dell’America
Nel 1492 Colombo sbarca a San Salvador, alla ricerca delle coste asiatiche, sbarca poi ad Haiti e a San
Salvador. Tra il 1492 e il 1504 compie quattro spedizioni in America, credendo sempre di trovarsi in
Asia. L’impresa americana nasce infatti dalla ricerca da parte di Spagna e Portogallo di nuove rotte
verso Oriente.
Per equilibrare la rivalità tra queste due potenze, Papa Alessandro 6° Borgia emette la Bolla Inter
Coetera riconoscendo alla Spagna il diritto di possesso delle terre sulle quali sarebbero sbarcati, in
cambio dell’evangelizzazione, purché queste si trovassero ad almeno cento miglia di distanza a
occidente da Capo Verde, scoperto nel 1457 dai Portoghesi, ai quali invece spettavano tutte le terre
scoperte a est di Capoverde.
Il navigatore portoghese Bartolomeo Diaz era riuscito a superare nel 1487 il Capo di Buona Speranza,
navigando lontano dalle coste. Con questa tecnica di navigazione, che sfruttava i venti, nel 1497
Vasco da Gama sbarca a Zanzibar, Kenya e Calicut in India e nel 1500 Pedro Alvares Cabral si ritrova
in Brasile. Nel 1502 Amerigo Vespucci giunge in Patagonia ed è ormai certo di ritrovarsi sulla terra
ferma e non su un’isola, che battezza America.
IMPERO AZTECO
Il 500 è il secolo dei conquistadores: uomini d’onore appartenenti alla piccola nobiltà, spinti dalla
fame di oro e dal desiderio di ascesa sociale, che si sentono investiti di una missione religiosa sulla
quale costruiscono la loro personale crociata: spettava a loro il compito di assicurare ai nativi la
salvezza eterna attraverso l’evangelizzazione. Il vero effetto della conquista fu però la negazione di
queste popolazioni.
Addentrandosi all’interno del continente e venendo in contatto con i grandi imperi, apparve
evidente ai conquistadores che le popolazioni native erano un mondo autonomo nel proprio
sviluppo storico. Questo apparve particolarmente evidente ai conquistadores guidati da Cortes nel
1519 verso l’interno del Messico. L'espansione territoriale nell’ impero azteco, molto instabile
strutturalmente, divenne una vera e propria conquista militare.
Sin dal principio, Montezuma decise di non opporre resistenza a Cortes e i suoi, spaventato dalle
armi da fuoco che non conosceva e dalla possibilità che Cortes fosse un dio leggendario. Dopo
essersi accorti della grande ricchezza dell’impero, i conquistadores fecero Montezuma prigioniero e
lo obbligarono a cedere il suo regno all’imperatore Carlo 5°. La popolazione indigena si ribellò per
una settimana e la situazione peggiorò dopo la violenta risposta di Cortes e la misteriosa morte di
Montezuma. Grazie alle armi da fuoco, i conquistadores riuscirono a diventare padroni dell’impero
che nel 1522 Carlo 5° rinominò ufficialmente “Nuova Spagna” e pose sotto la guida del governatore
Cortes.
IMPERO INCA
L’impero inca (come l’impero azteco) era una struttura fortemente accentrata al suo vertice.
Alla morte del re Càpac nel 1527 si scatenò una guerra civile tra i suoi due figli: Huascar e Atahualpa.
Huascar venne proclamato imperatore di Cuzco e Atahualpa imperatore dell’attuale Ecuador.
In questo scenario prese avvio l’avventura di due conquistadores Francisco Pizarro e Diego De
Almagro, i quali nel 1529 ottennero l’autorizzazione della corona spagnola di muoversi contro
l’impero inca. E lo fecero, con estrema violenza, nel 1532 approfittando delle rivalità nel mondo inca
e sfruttando alcune leggende che li vedevano come eroi mitologici. Atahualpa fu condannato a
morte e ciò scatenò l’ira dell’ultimo coraggioso sovrano inca Amaru, che mosse la popolazione
contro gli spagnoli. Nel 1572 gli spagnoli avevano stabilito il proprio dominio in Ecuador e larga parte
del Perù. Seguì negli anni successivi la conquista del resto dell’America Meridionale che si
concluderà nel 19° secolo.
Le conseguenze della presenza europea in America per i nativi furono disastrose. La popolazione del
Messico passò dai 25 milioni di abitanti a 1 milione nel giro di un secolo. Lo sfruttamento intensivo
della forza lavoro, lo spostamento di popolazioni dai loro territori d’origine, la distruzione della loro
cultura sono le cause principali della riduzione fino quasi alla scomparsa delle popolazioni indigene.
STRUTTURA COLONIALE
L’impero spagnolo in America era inizialmente diviso in due vice regni: Nuova Spagna (Messico e
territori vicini) e Perù.
L’encomienda è la principale istituzione della colonizzazione americana: una concessione
temporanea di diritti di signoria su terre o villaggi fatta dalla corona a soggetti privati.
Per quanto riguarda la struttura amministrativa dell’impero coloniale, questa era una derivazione di
quella della madrepatria: alla base c’era il cabildo cioè il consiglio cittadino, retto da un alcalde, un
sindaco. Il controllo coloniale era affidato all’ audiencia che era il supremo tribunale territoriale.
L’ultima parola l’avevano i vicerè, figure alle quali la corona guardava sempre con sospetto e che
lasciava infatti in carica solo per tre anni. La breve durata degli incarichi era uno degli elementi
principali del fallimento della burocrazia coloniale. Il vero potere alla fine era esercitato dagli
encomenderos.

2. L’Europa del Rinascimento


Tra il 15° ed il 16° secolo l’Europa abbandona l’epoca medioevale ed entra in quella moderna.
Il Rinascimento trova il suo epicentro in Italia nel 16° secolo e diventa poi un fenomeno europeo.
Nasce dalla consapevolezza che l’eredità classica, potesse essere riprodotta dai contemporanei.
Durante il rinascimento in Europa si affermano gli Stati moderni, accomunati tutti dal principio che
su un determinato spazio può esistere una sola fonte di legittimità politica. Il sovrano smette di
essere considerato come un primo tra pari, Il ruolo esercitato dall’aristocrazia viene disciplinato
dall’amministrazione o dal monarca stesso.
In Francia nasce il consiglio del Re; in Inghilterra si afferma la monarchia dei Tudor, mentre il
parlamento conserva funzione legislativa; nella Spagna di Ferdinando d’Aragona e Isabella di
Castiglia, i sovrani operano alla creazione di strumenti di governo direttamente dipendenti dalla loro
volontà (in particolare consigli di stato e di guerra); La Polonia diventa una monarchia elettiva: il re
viene eletto dall’aristocrazia polacca e non sale quindi al potere per legittimità dinastica; la Russia di
Ivan il Terribile conosce un periodo di modernizzazione politica che vede la riduzione degli esponenti
dell’aristocrazia tradizionale, e dell’istituzione rappresentative centrale detta duma. Il rafforzamento
dell’autorità sovrana porta alla creazione di funzionari dipendenti direttamente dal monarca a cui si
cerca di affidare il controllo dello stato.
Mentre nel resto d’Europa nascono gli Stati moderni, l’Italia si frammenta ed entra nel lungo periodo
delle dominazioni straniere. Resta però il luogo in cui si generano modelli estetici, artistici, politici e
letterari, basti pensare a Leonardo Da Vinci, Machiavelli. L’altra grande figura rinascimentale è
l’olandese Erasmo da Rotterdam.
Anche la Germania dove si assiste all’invenzione della stampa, durante il Rinascimento si presenta
frammentata.
ECONOMIA RINASCIMENTALE
Durante il rinascimento la popolazione europea riprende a crescere, producendo una forte pressione
sul consumo di generi alimentari, soprattutto i cereali principale alimento delle classi più povere. Si
viene sollecitati ovunque quindi ad ampliare lo spazio di terre coltivabili. Vengono recuperate aree
abbandonate perché meno redditizie e ci si sforza di aumentare la produttività mediante interventi
di bonifica idraulica e concimazione più intensa. Le terre a pascolo e i boschi vengono trasformati in
aree coltivabili. Nonostante i grandi sforzi, lo squilibrio tra domanda e offerta resta. Ciò portò a un
aumento dei prezzi dei generi alimentari. La rivoluzione dei prezzi caratterizza l’economia europea
durante tutto il 500, portando a una diminuzione del valore reale del lavoro salariato. La popolazione
contadina deve anche sopportare l’aumento dei fitti da parte dei proprietari terrieri. Nasce la figura
del banchiere-mercante, che assembla capitali e partecipa a imprese commerciali.
Ad aumentare il divario tra ricchi e poveri contribuisce anche l’afflusso di metalli preziosi dalle
colonie americane.
Il 500 è spesso definito come una falsa partenza, poiché la nascita degli stati moderni porta alla
nascita di guerre tra questi. Le guerre assorbono durante tutto il secolo una quantità enorme di
risorse che avrebbero dovuto indirizzarsi all’incremento della produttività. La società appariva
troppo diseguale e stentava a produrre una domanda economica di massa tale da favorire la
formazione di uno stabile mercato di consumo.
LE GUERRE D’ITALIA: SPAGNA vs FRANCIA
Le prime guerre hanno luogo in un’Italia frammentata, in cui la posta in gioco è Napoli per la sua
posizione che permetterebbe a chi se ne fosse appropriato, di avere un ruolo importante nel sistema
italiano e europeo. A fare il primo passo è Carlo 8° di Francia che nel 1495 occupa Napoli con
estrema facilità. L’equilibrio europeo ne appare fortemente turbato e subito si crea una lega
antifrancese, che costringe Carlo 8° a tornare in patria. Nel 1516 con la pace di Noyon viene
confermata la presenza spagnola nel regno di Napoli e quella francese nel ducato di Milano.

Nel 1516 in Spagna sale al trono Carlo, nipote di Ferdinando e Isabella da parte di madre e del figlio
dell’imperatore del Sacro Romano Impero da parte di padre. In Carlo si vengono a sommare i
territori della Corona di Spagna (inclusi quelli in America) e i regni di Napoli, Sicilia, Sardegna,
l’Austria, la Boemia, le Fiandre e i Paesi Bassi. Carlo, che sarà il protagonista indiscusso dello spazio
europeo per 40 anni, mirava alla realizzazione di un impero universale e alla costruzione di un
grande Stato-impero di età moderna. La ripresa della guerra in Italia contro la Francia nel 1525 con
obiettivo il ducato di Milano, mostra l’ampiezza degli interessi strategici di Carlo. Nel conflitto
l’esercito spagnolo mostrò tutta la sua superiorità e una volta posta Milano sotto il proprio controllo,
Carlo dovette affrontare la risposta della Lega di Cognac composta da Francia, Inghilterra, Papa, e
alcuni Stati italiani. L’esercito spagnolo ebbe ancora una volta la meglio, poco tempo dopo anche
Genova si sottrae all’influenza francese e diventa centro di finanziamento delle imprese militari
spagnole. Anche il Papa capitola e riconosce la legittimità delle conquiste spagnole in Italia in cambio
della restituzione dei suoi possedimenti. Nel 1529 con la pace di Cambrai (detta delle due dame) si
giunge ad un accordo tra Francia e Spagna. Alla Francia vengono riconosciuti la Borgogna e la Savoia
e nel 1530 Carlo viene incoronato dal Papa re d’Italia e imperatore del Sacro Romano Impero.
RIFORMA E CONTRORIFORMA
Il 31 Ottobre 1517 in Germania un frate agostiniano, Martin Lutero, pubblica un documento di 95
Tesi in cui discuteva i gravi problemi connessi alla cosiddetta vendita delle indulgenze, un atto con il
quale la Chiesa rimetteva ai peccatori le loro pene, in cambio di denaro. Lutero riteneva che la
salvezza si potesse ottenere solo attraverso un gesto di grazia da parte di Dio. Per ottenere questa
grazia, bisognava avere fede in Dio. Lutero credeva in un rapporto più individuale tra uomo e dio e
abolisce quindi tutti i sacramenti che prevedevano una mediazione della chiesa, tranne il battesimo.
Nel giugno del 1520 Papa Leone 10° condanna le Tesi di Lutero e lo minaccia di scomunica. Lutero
brucia pubblicamente la bolla e viene scomunicato l’anno successivo. La frattura nel mondo cristiano
si era però aperta.
La libera interpretazione delle Scritture, prevedeva che tutti potessero leggerle, non in latino. Già nel
1522 appare una prima versione del nuovo testamento in tedesco. La Bibbia diventa un forte
strumento di alfabetizzazione, di avviamento alla lettura nei ceti popolari e di nascita della stessa
lingua tedesca.
I primi ad abbracciare la riforma furono i cavalieri impoveriti tedeschi, la cui rivolta venne presto
repressa. Nel 1531 alcuni principi tedeschi formano la Lega di Samalcalda a tutela della Riforma a cui
avevano aderito. Carlo V di Spagna, temendo che la frattura tedesca potesse incidere negativamente
sul suo disegno egemonico, si schiera contro i principi e li sconfigge.
La Francia di Enrico 2° si accorda però con i principi tedeschi e questa volta Carlo V è costretto a
cedere. La pace di Augusta del 1555 è la prima manifestazione di un principio di tolleranza religiosa.
Stabilisce nell’impero il principio di libertà di religione dei singoli Stati, religione alla quale i sudditi
devono conformarsi o emigrare.
Dopo la pace di Augusta Carlo rinuncia al trono e divide i suoi possedimenti tra il fratello Ferdinando
(erede del Sacro romano impero) e il figlio Filippo (re di Spagna e dei possedimenti nel nuovo
mondo). Con la pace di Cateau-Cambresis del 1559 si conclude la lunga disputa tra Francia e Spagna.

Il concilio di Trento (1542-1563) è il momento in cui la Chiesa cerca di combattere la Riforma e prova
a trovare un punto di equilibrio tra il mantenimento della mediazione ecclesiastica, e la religione
vissuta come esperienza individuale. Nascono nuove istituzioni come L’inquisizione e l’Indice dei libri
proibiti, con lo scopo di disciplinare il bene e il male. Nascono nuovi ordini come i gesuiti, che
avevano il compito di evangelizzare il nuovo mondo e rii-evangelizzare il vecchio colpito dalla
riforma.

3. Il Mediterraneo di due imperi


Con la fine dell’Impero bizantino, sotto Maometto 2° Costantinopoli cambia nome in Istanbul e
continua ad essere la capitale di un nuovo impero che mantiene la sua multietnicità.
La comunità greca di Istanbul ottenne il libero esercizio del proprio culto. Si mantenne il patriarcato
che rappresentava garanzia di tutela religiosa, giuridica e amministrativa.
A Venezia e Genova venne riconosciuto libero accesso ai porti ottomani e il mantenimento di un
proprio rappresentante a Istanbul.
L’azione politica dell’Impero Ottomano nel Mediterraneo, si intreccia con quella di Carlo V in Europa.
Maometto 2° sfrutta la debolezza militare di Venezia e Genova per avanzare nello spazio
mediterraneo e nel giro di 20 anni l’Islam arriva a minacciare la Cristianità, spingendosi ad un passo
dalla sua capitale Roma. A salvare la cristianità interviene la morte di Maometto 2°, che lascia un
pesante vuoto politico e dà il via a una guerra civile. La sua morte apre un conflitto tra il figlio
Bayazid, sospettato di aver avvelenato il padre, che nel 1481 ebbe la meglio sul fratello minore Gem.
Bayazid mise un freno all’espansione territoriale e preferì concentrarsi su questioni interne. Fu un
periodo di miglioramento per l’agricoltura e di conseguenza per la crescita demografica che si
tradusse in uno sviluppo delle principali città e della qualità architettonica dei loro edifici.
Rimasero aperti i tradizionali conflitti con l’Ungheria e Venezia, mentre una nuova minaccia giungeva
dall’Oriente: l’ascesa dei Safavidi in Persia.
LA PERSIA DEI SAFAVIDI
La Persia rappresenta uno dei luoghi di passaggio tra Asia e Mediterraneo, asse portante
dell’economia dell’epoca. Nel 15° secolo sale al potere Ismail, che nel 1501 si impadronisce di Tabriz,
capitale dell’Iran, e si dichiara sovrano assoluto. Successivamente conquistò Iraq e Fars. Le sue
conquiste erano accompagnate dall’affermazione della sua religione, lo sciismo duodecimano, una
variante dello sciismo, uno dei due grandi rami dell’Islam. Questo accentua l’ostilità di Bayazid, di
fede sunnita.
La politica di attenzione e prudenza di Bayazid nei confronti dello scià Ismail ed il conseguente
periodo di calma, giungono al termine quando tra i figli si apre una guerra di successione. La guerra
civile di unisce al conflitto con lo scià persiano. Ismail interviene infatti per bloccare l’ascesa di uno
dei figli di Bayazid, Selim che aveva combattuto per impedire lo sviluppo dell’impero persiano. È una
guerra che ha come obiettivo l’affermazione di una potenza leader nell’area tra Asia e Mediterraneo.
Nel 1512 Selim ha la meglio nella guerra di successione.
SELIM 1°
Nel giro di un anno il nuovo sultano Selim si sbarazzò di tutti i suoi opponenti, inclusi il fratello
Ahmed e mosse contro lo scià persiano e il suo esercito riconquistò i territori dell’Anatolia occupati
dallo scià Ismail, assicurandosi una solidità sui confini asiatici e sul confine persiano.
A differenza dei suoi predecessori, Selim rivolse la sua attenzione all’Egitto dei mamelucchi, che
conquistò nel 1517. L’Egitto rappresentava una grande fonte di ricchezza per l’abbondanza delle sue
culture di cereali e per la sua posizione strategica sulle vie mercantili, ma soprattutto chi comandava
in Egitto, comandava sul mondo arabo. Usi, costumi e persino la lingua dell’Egitto erano diversi da
quelli dell’impero ottomano, che conteneva al suo interno già lasciti dell’impero cristiano bizantino.
LA SPAGNA DI FERDINANDO E ISABELLA
Nel 1497 Ferdinando e Isabella occupano Melilla, in Marocco e nel 1499 i sovrani spagnoli obbligano
la popolazione musulmana alla conversione al cristianesimo o all’emigrazione. Questo provocò a
Grenada una rivolta di circa due anni.
Per evitare che giungesse sostegno ai ribelli, i sovrani diedero via a un’impresa militare il cui
obiettivo era la conquista e il controllo delle coste del Nord Africa. Il Maghreb diventava il punto di
incontro tra l’espansione dell’impero ottomano a occidente e di quello spagnolo a oriente.
SOLIMANO IL MAGNIFICO
Nel 1520 sale al potere Solimano detto poi il Magnifico, figlio di Selim. Durante il suo lungo regno, si
assiste ad una sorta di rinascimento ottomano. Solimano costruisce le strutture fondanti dell’impero
ottomano e consolida le basi dello Stato. Al vertice del potere fissa il sovrano, rappresentante di
Allah sulla terra e protettore della fede islamica, l’impero è un suo diretto possedimento. Dopo il
sultano c’è il gran visir, che dirige l’impero e presiede il Consiglio imperiale.
I giannizzeri erano soldati e personale amministrativo, presi dalla popolazione cristiana. Segno della
tolleranza religiosa dell’impero, finché la religione musulmana fosse stata in maggioranza. L’impero
era diviso in province amministrate da un rappresentante del governo centrale.

Per quanto riguarda la politica estera, Solimano abbandona le ambizioni del padre ad oriente e si
rivolge all’Europa, dove conquista Belgrado e sconfigge con facilità l’esercito ungherese. I nobili
ungheresi proclamarono però formalmente Ferdinando d’Austria re d’Ungheria, che riesce a
riconquistare la capitale Buda. Solimano la riconquista e mette sotto assedio Vienna, che resiste per
tre lunghe settimane all’assedio che Solimano riproverà senza successo tre anni più tardi.
Si giunse ad una tregua che prevedeva il pagamento da parte di Ferdinando di un tributo a Solimano
e il mantenimento dei territori da lui occupati.
Nel 1522 Solimano mise sotto assedio Rodi, ultimo frammento della Cristianità nel Mediterraneo
orientale e riuscì nel giro di cinque anni ad allontanare i cavalieri di San Giovanni che si rifugiarono a
Malta. Qui si era sviluppato un incremento della guerra di corsa. Tra i pirati più celebri ricordiamo
Barbarossa, nominato grande ammiraglio da Solimano. Barbarossa conquista Calabria, Procida,
Gaeta, Capri e Tunisi, tutti domini della corona spagnola. Carlo 5° pose sotto assedio Tunisi e la
riconquistò ma tre anni più tardi Barbarossa si prese una rivincita nell’Adriatico. Venezia vide
ulteriormente ridotto il proprio dominio marittimo e nel 1541 Solimano riprese con successo la
pressione sull’Ungheria. Lo stesso anno Carlo cerca invano di riconquistare Algeri. La sua sconfitta
segna la superiorità marittima e il controllo del Mediterraneo orientale e centrale da parte
dell’impero ottomano, la cui espansione non conosce ostacoli.

4. La scoperta dell’Asia
12. L’Asia nel movimento del mondo
Nel 1498 Vasco da Gama giunge nel porto di Calicut in India tracciando una rotta che consente di
raggiungere i mercati dell’Oriente. Inizialmente viene ricevuto con benevola curiosità dal sovrano
Hindi, ma i doni con i quali da Gama si presenta a corte appaiono miseri e deludono il sovrano, che
impone ai portoghesi di pagare i diritti di dogana. Da Gama si rifiuta di pagare e imbarca sulle sue
navi un carico di spezie e sei indiani e salpa. Sebbene la sua spedizione non abbia raggiunto alcun
risultato, a Lisbona viene accolto come un eroe: ha stabilito una nuova rotta verso Oriente.
La monarchia portoghese mette a punto in poco tempo un programma di espansione mercantile a
Oriente. Vengono inviate due flotte armate in India, una guidata da Da Gama e una da Cabral, con
l’obiettivo di raggiungere un trattato commerciale con il sovrano di Calicut. Al suo arrivo, scoppia
una rivolta che porta Cambral a bombardare Calicut. Stringe accordi con due città concorrenti e
torna in patria senza un accordo con Calicut ma avendo imposto la supremazia militare portoghese.
PORTOGHESI IN ASIA
Nel 1504 l’ammiraglio Albuquerque presenta un progetto di colonizzazione in Asia che viene
approvato dal sovrano portoghese, che non prevede conquista territoriale, ma la creazione di basi
commerciali e buoni rapporti con i sovrani locali. L’obiettivo era quello di affermare il monopolio
portoghese sul commercio delle spezie. Nel 1517 otto navi portoghesi sbarcarono a Canton in Cina.
Era il punto più lontano in cui si fossero mai spinti. Con la fondazione della città di Macao nel 1557
l’impero portoghese raggiunge la sua massima espansione. Il monopolio delle spezie era gestito dalla
Corona portoghese e Lisbona si affermò come piazza di compravendita.
Gli Stati europei danneggiati da tale supremazia, si allearono tra loro. Solo a metà 500 si assiste a
una ripresa del commercio arabo e veneziano. La vera svolta si ha nel 1580 quando le corone di
Spagna e Portogallo si uniscono e il modello portoghese di colonialismo senza conquista territoriale
viene sostituito da quello tipico di conquista spagnola. Questo diede la possibilità ad altre potenze
marittime, come l’Olanda, di inserirsi nel mercato Asiatico.
OLANDESI IN ASIA
Nel 1602 viene costituita ad Amsterdam la “Compagnia olandese delle Indie orientali”, che era una
specie di Stato nello Stato: aveva potere di giurisdizione sui suoi dipendenti, diritto di fare guerra e
stipulare trattati.
Giava, un’isola dell’arcipelago indonesiano, divenne il principale obiettivo della compagnia che nel
1609 conquistò la città di Giacarta. Giacarta diventa centro politico e amministrativo dell’impero.
Gli olandesi entrano quindi in concorrenza diretta con mercanti portoghesi, indiani e cinesi.
Gli Olandesi non esitarono a deportare forza lavoro indigena.
INGLESI IN ASIA
Anche tra i mercanti inglesi inizia a farsi strada il progetto di una spedizione a Oriente. Nel 1599
nasce a Londra la “Governor and Company of Merchants of London Trading into the East”. Le prime
spedizioni li portarono in possedimenti olandesi, e quindi la concorrenza era molto aspra. La rivalità
tra inglesi e olandesi si fece sempre più forte e portò a vari contrasti nel 600.
Solo nel 1615 dopo ripetute vittorie contro i portoghesi, gli inglesi ottennero privilegi di commercio
che gli permisero in breve tempo di stabilire i loro empori in India. Si inserirono nella produzione di
stoffe di cotone e soprattutto esportazione del tè
L’INDIA
L’India era costituita da stati regionali molto vasti e con un potere centrale molto debole. Questi
stati erano accomunati dalla religione. Gli Europei sfruttarono la strutturale frammentazione interna
di questi stati e la rivalità tra essi per stabilirsi in India. L’unica eccezione è rappresentata dalla lunga
dinastia musulmana Moghul, forza politica prevalente nel subcontinente indiano. La penetrazione
europea in India nel 18° secolo fu causa e conseguenza dell’indebolimento della dinastia Moghul. Il
problema principale erano le tensioni separatiste all’interno del vasto impero.
Giahangir riuscì a mantenere il controllo della situazione, reprimendo anche una rivolta grazie anche
al supporto della moglie persiana. Il suo regno è ricordato come il tempo dei persiani, un tempo di
apertura culturale dovuto appunto all’arrivo a corte di intellettuali e artisti persiani.
Il suo successore Shan Giahan si distaccò dall’operato di suo padre e puntò ad un’islamizzazione del
paese. A corte furono celebrate con maggiore evidenza le cerimonie religiose islamiche e le cariche
più importanti dell’impero furono riservate ai musulmani. È il momento in cui l’arte e l’architettura
islamica fioriscono in India (Taj Mahal).
Suo figlio Aurangzeb proseguì nell’espansione dell’Impero verso l’India meridionale aggravando le
divisioni interne del Paese e peggiorando la situazione economica. Aurangzeb proseguì sulla politica
di islamizzazione del padre ed era convinto che solo la creazione di una solida classe dirigente
musulmana avrebbe potuto garantire stabilità e durata all’impero Moghul. Questo suo piano si
scontrò con l’emergere dei maratti, una casta dell’India occidentale appartenente a una religione
che era un mix della dottrina sanscrita e l’induismo. I maratti erano dotati di eccellenti capacità
militari e le guerre che Aurangzeb condusse contro di loro in nome dell’islamizzazione, furono
all’origine della decadenza dell’impero Moghul.
Il regno marathi riempì il vuoto politico lasciato dai Moghul, riuscendo a federare intorno a sé parti
diverse del mondo induista. Il peshwa, un primo ministro, sostituì l’autorità del sovrano. Negli anni
30 del 700, la gran parte dei territori induisti del Rajastan era sotto il controllo marathi
FRANCESI IN ASIA
La Francia si affacciò sul mercato orientale solo nel 1670 creando la Compagnia delle Indie Orientali
il cui consiglio di amministrazione era costituito perlopiù da funzionari della corona. La Compagnia si
rivolse all’India entrando in conflitto con gli Inglesi. Si dedicarono al commercio con la Cina che nel
700 apriva i rapporti con i mercanti europei.
LA CINA
La Cina del 16° secolo è un vasto impero internamente stabile i cui pilastri erano l’aristocrazia
fondiaria, grande proprietaria terriera, e le élite burocratiche. Il dominio mongolo aveva portato ad
una politica di chiusura verso l’esterno, ma nella seconda metà del 500 sotto il regno di Wanli della
dinastia Ming, si assiste ad un’epoca di Rinascimento anche in Cina, che si apre alla conoscenza degli
europei. Alla tipica coltura del riso, si aggiungono quella del sorgo e dell’orzo ma anche alimenti
provenienti dal nuovo mondo come la patata. Nasce il ceto mercantile che si arricchisce
rapidamente e riesce a organizzarsi in corporazioni che tutelano le loro attività e a imporsi
politicamente.
Alla morte dell’imperatore Wanli, la dinastia Ming va in declino e cresce la potenza manciù. I manciù
erano una popolazione del nord considerata barbara dai cinesi. Nel 1664 approfittando di una rivolta
scoppiata a Pechino nella quale era morto l’ultimo discendente Ming, l’esercito manciù occupò la
città dando vita al governo della dinastia Qing, destinata a durare fino alla fine dell’impero cinese nel
900. La resistenza dei fedeli alla vecchia dinastia e gli attacchi russi e mongoli alla frontiera non
impedirono una politica di rinnovamento. Il desiderio di dare nuovo impulso all’economia portò
Kangxi alla decisione di aprire i porti cinesi al commercio straniero. Gli inglesi furono i primi ad
arrivare ed acquisirono di fatto il monopolio del commercio del tè. L’apertura dei porti significò
l’accesso al commercio internazionale e quindi incremento della produzione artigianale.
Sotto la dinastia Qing viene compilato un dizionario che aveva come obiettivo semplificare la
complessa lingua cinese e allargare la conoscenza della lingua a ceti che non fossero quelli
aristocratici.
IL GIAPPONE
Agli inizi del 500 in Giappone si assiste ad una guerra di successione tra grandi proprietari terrieri,
coloro che erano al vertice del potere in Giappone.
Solo a metà del 500 presero inizio un processo di ricomposizione di una struttura statale e apertura
al commercio verso l’esterno, per iniziativa di Nobunga. A lui si affiancarono altri due proprietari
terrieri Hideyoshi e Ieyasu e i tre diedero avvio all’unificazione politica e territoriale giapponese.
Alla morte di Nobunga, Hideyoshi viene nominato reggente imperiale. Riprende alcune forme
cerimoniali giapponesi e ne fa il fondamento culturale dello stato. Crea una società divisa tra
maggioranza contadina e una élite aristocratica e guerriera. Impose il disarmo dei contadini per
evitare rivolte popolari ma anche per lasciare il monopolio delle armi nelle mani di pochi.
La morte di Hideyoshi aprì una lotta di successione che vide il samurai Ieyasu trionfare. Ieyasu
trasferisce la capitale da Kyoto a Tokyo e con questo avvenimento ha inizio la storia del Giappone
moderno.
Nel 1619 a Ieyasu succedette Hidetada, fondatore della dinastia Tokugawa che 20 anni dopo chiuse
il Giappone agli stranieri, fatta eccezione per un’isola in cui agli olandesi era permesso commerciare,
a patto che si astenessero dalle pratiche religiose.
Questa severa chiusura permise la formazione di un mercato nazionale e la formazione di un nuovo
ceto mercantile borghese.
La società venne divisa in: samurai, contadini, artigiani e mercanti. Non c’era possibilità di mobilità
sociale.
EUROPA E ASIA
La conoscenza dell’Oriente in Europa avvenne anche grazie ai missionari europei impegnati nella
cartografia delle Indie orientali, lo studio delle lingue orientali, nello studio della flora indiana e nella
traduzione della Bibbia.
Durante il periodo dell’Illuminismo, inoltre, la Cina divenne particolarmente interessante agli occhi
degli europei poiché si presentava sul piano religioso come una soluzione: il confucianesimo
mescolava perfettamente filosofia e religione. Sul piano politico il grande impero cinese governato
dai mandarini dava l’esempio di uno stato in cui i filosofi erano al potere.

5. Un’Europa instabile
Tra la fine del 500 e l’inizio del 600 si assiste ad un grave periodo di crisi in Europa, con guerre
continue e una generale fase di arretratezza. Il cibo scarseggia, la popolazione diminuisce, le
temperature calano e di conseguenza aumentano le malattie, le carestie e le epidemie come la
peste. A causa della diminuzione demografica, anche la produzione manifatturiera entra in crisi.
Per far fronte alla crisi, si verifica una corsa all’acquisto di proprietà terriera e cariche pubbliche, il
cui acquisto concede un titolo nobiliare e conseguente ascesa sociale.
La crisi economica si riflette in una crisi politica che porta a quella che è stata definita la prima guerra
civile europea.
Nell’Europa nord-occidentale invece, la popolazione aumenta del 30%. Le manifatture tessili di
Francia, Inghilterra e Paesi Bassi iniziano a produrre prodotti di minore qualità a prezzi più accessibili
e si sostituiscono alla manifattura italiana.
SPAGNA
La Spagna si presenta alla fine del 500 come la maggiore potenza Europea. Successore di Carlo 5° fu
Filippo 2°, il quale lavorò sin da subito alla concreta costruzione di uno Stato imperiale che si
estendeva dall’America meridionale all’Italia mediterranea fino al cuore dell’Europa.
Per consentire una migliore rappresentanza ai vari territori dell’impero, Filippo 2° aumentò il
numero di consigli territoriali, creando il consiglio d’Italia, Portogallo e Fiandre.
In Italia, Portogallo e successivamente in America, le aristocrazie locali si impongono come classi
dirigenti. Le guerre che affliggono la Spagna durante il 600 pesano fortemente sul bilancio
dell’Impero e le sconfitte come quella dell’Invincibile Armata danno il via ad un lento declino.
L’ITALIA SPAGNOLA
Il controllo spagnolo sulla penisola italiana sancito dalla pace di Cateau-Cambresis, e lo sfruttamento
economico dei domini della penisola che ne derivò, diedero il via ad un’epoca di decadenza politica,
morale, economica e artistica che impedirono all’Italia di modernizzarsi come le altre nazioni
europee.
I punti cardine del dominio spagnolo in Italia sono il ducato di Milano, il regno di Napoli e il regno di
Sicilia. La presenza spagnola si fa sentire anche nel granducato di Toscana e nella repubblica di
Genova, mentre la repubblica di Venezia e i duchi di Savoia restano perlopiù indipendenti e
autonomi.
LA FRANCIA
Dopo la pace di Cateau-Cambresis, la Francia diventa il modello dello Stato moderno europeo con un
governo raccolto al centro intorno alla monarchia e un territorio ben delimitato sul quale questo
governo si esercita.
L’anno stesso della pace 1559, Enrico 2° muore e lascia come eredi al trono due figli piccoli. La
moglie Caterina de Medici ne prende la reggenza. Durante il regno di Enrico, la Riforma si era fatta
largo in Francia provocando una frattura all’interno della nobiltà francese. Da una parte c’erano i
fedeli al Papa e dall’altra gli ugonotti, che avevano abbracciato la riforma. Il vuoto politico favorì lo
scontro tra le due parti che divenne una vera e propria guerra civile. Con l’intento di trovare un
punto di equilibrio, Caterina avanzò l’idea della tolleranza religiosa, come condizione indispensabili
di una comunità civile desiderosa di vivere in pace e in libertà.
L’editto di Nantes promulgato da Enrico 4°nel 1598 sigla la fine dei conflitti e la garanzia di libertà di
culto ai protestanti. Era la prima volta che un sovrano riconosceva la tolleranza religiosa come un
valore del proprio stato.
La morte di Enrico 4° nel 1610 aprì un nuovo periodo di vuoto politico e fu ancora una volta
un’italiana Maria de Medici, moglie di Enrico, ad assumere la reggenza del trono affiancata dal
cardinale Richelieu. Sono gli anni in cui vengono poste le basi dello Stato moderno che fece della
Francia un esempio tra 17° e 19° secolo.
L’INGHILTERRA
Nel corso del 500 il processo più significativo è rappresentato dalla crescita della potenza inglese,
che concentra il suo sforzo nel controllo del commercio internazionale.
Con la riforma religiosa del 1534 Enrico 8° Tudor si proclamava capo della Chiesa anglicana e cessava
di pagare tributi alla Chiesa di Roma. Durante il suo regno si assiste a un processo di accentramento
e modernizzazione dello Stato e dei suoi funzionari.
Nel 1558 sale la trono la figlia Elisabetta, sotto la quale l’Inghilterra vive uno dei suoi regni più lunghi
e gloriosi della sua storia. Elisabetta costruisce la modernizzazione economica dell’Inghilterra,
trasformando l’agricoltura grazie all’introduzione delle recinzioni di aree generalmente adibite al
pascolo. Queste aree vengono annesse a proprietà private costringendo i contadini al lavoro
salariato e alla nascita del capitalismo nelle campagne. Il capitale prodotto dagli imprenditori di
campagna viene investito nel commercio con l’America e con l’Asia. Dal punto di vista sociale
l’Inghilterra offre un esempio di aristocrazia imprenditrice e non parassitaria.
I PAESI BASSI
Nei Paesi Bassi rimasti in eredità a Filippo 2° il disegno della Spagna Imperiale mostra i suoi limiti più
evidenti. La posizione del paese affacciato sul mare del nord e confinante con il cuore dell’Europa,
aveva favorito la crescita delle sue attività finanziarie e commerciali. Si crea nei Paesi Bassi la più
grande banca d’affari dell’età moderna.
Il segnale più evidente del desiderio di libertà e autonomia rispetto al governo spagnolo, arriva dalla
diffusione della religione calvinista. La repressione di Filippo 2° aprì nel 1576 una stagione di
violenze, durante la quale crebbe il progetto di indipendenza intorno alla figura dell’aristocratico
fiammingo Guglielmo d’ Orange. Mel 1579 venne proclamata la nascita della repubblica delle
Province Unite, dalla quale si distaccarono le province cattoliche che tornarono a Filippo 2°.
La guerra si protrasse ancora per decenni ma questo non impedì alla repubblica di diventare uno dei
motori della vita economica e il centro della libertà intellettuale in Europa: Amsterdam diventò una
delle maggiori piazze finanziarie europee e si affermò come capitale della moderna industria
tipografica. In Olanda venivano stampati tutti quei libri che in altri paesi erano proibiti. La Repubblica
delle Province unite divenne luogo di libertà e tolleranza.
Nacque la Compagnia delle Indie Orientali, pilastro organizzativo grazie al quale questo piccolo Stato
riuscì a competere per due secoli con le più grandi potenze europee.
IL BALTICO
I paesi affacciati sul Baltico conoscono nel 500 le novità derivanti dalla scoperta del nuovo mondo e
non vengono investiti dalla crisi europea del 500. Il Baltico diventa una delle grandi rotte
commerciali e vede sorgere nuove potenze e tramontarne altre, come la Polonia e la Russia.
In Russia il vuoto politico dato dalla mancanza di una successione monarchica indebolisce l’azione
internazionale russa.
Fino al 16° secolo la Polonia era considerata lo Stato più forte dell’area. Con la fine della dinastia
Jagelloni, la Polonia precipita in una pericolosa instabilità strutturale, proprio quando altre potenze
sembrano rinascere: il piccolo ducato di Prussia, ad esempio, muove i primi passi per diventare il
nucleo fondativo della Germania moderna.
La Svezia aggrega a sé Danimarca e Norvegia accomunati dalla Riforma e stringe rapporti con
Inghilterra e Olanda, preparandosi a diventare leader della coalizione protestante.
LA GUERRA DEI TRENT’ANNI
La guerra dei 30 anni viene combattuta tra il 1618 e il 1648 ed è considerata la Prima guerra
mondiale europea, oltre che uno dei principali momenti di svolta dell’età moderna. La guerra ha
origine nel cuore dello spazio tedesco dove era nata la Riforma.
Con la pace d’Augusta del 1555 Carlo 5° lasciava al suo successore un impero all’insegna della
tolleranza religiosa. Nel 1618 ha luogo la defenestrazione di Praga, con la quale vennero gettati dalla
finestra i due rappresentanti dell’imperatore asburgico dalla folla sollevatasi contro l’imperatore
Ferdinando 2°, che stava tentando una restaurazione cattolica.
-La Spagna offre il suo aiuto all’imperatore del Sacro Romano Impero;
-Paesi Bassi, Danimarca, Venezia si schierano con la Lega Protestante del principe Federico 5° di
Boemia;
-La Francia resta neutrale.
Il successo inziale degli Asburgo portò ad un’azione di sradicamento del protestantesimo nelle terre
germaniche. Interviene allora la Svezia protestante di Gustavo Adolfo, che teme che il ripristino del
cattolicesimo possa danneggiare il suo regno. Con la morte di G.Adolfo in battaglia si giunge nel 1635
alla Pace di Praga che ripristinava la tolleranza religiosa della pace di Augusta.
La Francia decide allora di intervenire contro l’Impero e soprattutto contro l’eterna rivale Spagna. La
debolezza spagnola non tarda a manifestarsi e nel 1643 le truppe spagnoli vengono sconfitte da
quelle francesi che avanzano fino alla Boemia. Questa vittoria porta con sé la consapevolezza che
nessuna potenza riuscirà a prevalere, poiché la vittoria di una, condurrà all’alleanza tra le altre
contro di essa. Il grande risultato che si ottiene con la Pace di Vestfalia nel 1648 non fu tanto la fine
della Guerra dei trent’anni, ma l’equilibrio e la nascita della diplomazia che punta ad assicurare la
stabilità e la pace, considerando da questo momento la guerra in Europa un’eccezione e non la
regola.

6. La nascita dello spazio atlantico


10. Due Americhe
500
Durante l’età moderna l’Atlantico cessa di essere un oceano misterioso e diventa un mare tra le
terre, lo spazio di attraversamento tra vecchio e nuovo mondo.
Negli anni 20 del 600 gli europei nelle Americhe non superavano i 125 mila. Non aveva quindi ancora
avuto inizio il periodo di sfruttamento intenso del territorio e della popolazione.
Oro e argento diventano i beni di scambio per eccellenza e gli spagnoli ne trassero grandi benefici,
anche se è evidente già dalla metà del 500, che a differenza dell’argento, l’oro è in realtà più raro di
quanto si sperasse. Altra fonte di guadagno per gli spagnoli furono le esportazioni di zucchero,
legname, tabacco e cotone. Queste merci seguivano quella che nel 16° secolo divenne la celebre
carrera de Indias. Per prevenire attacchi di pirateria inglese ed olandese, le navi spagnole si
radunavano ad Haiti e giungevano insieme a Siviglia e da qui le merci venivano poi smistate nelle
varie piazze europee. Vennero allestite due flotte mercantili per assicurare arrivo di merci tutto
l’anno. Questo sistema si rivelò però col tempo molto costoso e i ricavati degli scambi commerciali,
finivano col dover coprire le spese di trasporto o finanziare le guerre spagnole che nel 500 iniziano
ad essere combattute nello spazio atlantico. La guerra di corsa mise in grave difficoltà il monopolio
iberico. La pirateria inglese sotto Elisabetta 1a con Francis Drake diventa protagonista della guerra
sui mari che diventerà presto un conflitto aperto con la Spagna. Drake era un giovane marinaio,
corsaro, commerciante, esploratore e uomo politico. Insieme a suo cugino Hawkins agisce nel mar
dei Caraibi assalendo navi spagnole.
Nel 16° secolo si assiste all’ultimo sforzo di disegno egemonico nato nell’epoca di Carlo 5° con
obiettivo non solo l’Europa ma anche l’intero sistema delle relazioni europee con il mondo. Obiettivo
che si intreccia con il desiderio della Chiesa cattolica di riconquistare consensi laddove la Riforma li
aveva cancellati. L’Inghilterra anglicana rappresenta l’ultimo ostacolo alla realizzazione di una
completa egemonia. Tentando la via diplomatica, Filippo 2° chiese Elisabetta in matrimonio, ma
questa rifiutò.
Si apre una guerra non dichiarata che ha come protagonista Maria Stuart, nella quale Filippo vede la
possibilità di restaurare la fede cattolica in Inghilterra, e attraverso vari complotti cerca di portarla
sul trono. Questo spinge Elisabetta tra il 1579 e il 1581 ad adottare una politica di repressione
cattolica, con conseguente ribellione della cattolicissima Irlanda, sostenuta dal denaro e le armi della
Spagna. Contemporaneamente i Paesi Bassi stanno lottando per l’indipendenza, e vengono
appoggiati dall’Inghilterra. In Francia la Spagna appoggia i cattolici e l’Inghilterra gli Ugonotti.
In questo contesto, Francis Drake con una straordinaria manovra marinaresca distrugge una trentina
di navi da guerra spagnole a Cadice e fugge. Queste navi erano state costruite in vista di un attacco
all’Inghilterra. Sebbene la superiorità inglese fosse stata evidente, il progetto proseguì e nel 1588
venne armata l’Invincibile Armata il cui scopo era invadere l’Inghilterra, piegarla e riportare il
cattolicesimo in Inghilterra. La superiorità tecnologica della marina inglese ebbe ancora una volta la
meglio. Una volta entrate nel canale della Manica, le pesanti navi francesi non furono più in grado di
uscirne a causa dei venti contrari e del blocco inglese. Dovettero quindi circumnavigare Scozia e
Irlanda esponendosi a forti tempeste. Solo la metà delle navi e un terzo degli uomini fecero ritorno a
casa portando con sé una pesante sconfitta.
Con la morte di Drake nel 1596 la pirateria inglese volge al termine. Filippo 2° coglie occasione per
armare una nuova flotta per sostenere i cattolici irlandesi ancora una volta in rivolta. Nel 1598
Filippo però muore e quattro anni dopo anche Elisabetta. Il conflitto tra le due grandi potenze
vedeva quindi, nei primi anni del 600 l’Inghilterra in forte vantaggio, poiché aveva impedito il
monopolio spagnolo nell’Atlantico. L’impero spagnolo entrava nel 17° secolo comunque intatto.
600
Il 600 vede la nascita di un doppio Atlantico, con l’Impero spagnolo nella parte meridionale e
Inghilterra, Francia e Olanda nella parte settentrionale. All'inizio del 600 nascono le Compagnie delle
Indie occidentali olandesi, inglesi e successivamente francesi. Queste compagnie necessitavano di
basi d’appoggio in cui raccogliere le proprie merci, ma vennero ostacolati nella creazione dalla
Spagna. Per raggirare il monopolio spagnolo delle basi, il contrabbando diventa lo strumento
principale degli stati nordeuropei. Con i primi anni del 600 però, si inizia ad occupare isole caraibiche
che erano state abbandonate dalla Spagna o non occupate. Trovano spazio sul mercato europeo il
rum, il tabacco, il caffè e vengono sempre più utilizzati gli schiavi africani. Nei Caraibi si formano
comunità che non hanno un rapporto forte con la madrepatria. Sono élite commerciali, fatte in
qualche modo da sé.
Ad incentivare la popolazione del nuovo mondo, è la crisi economica del 600, che spinge molti
contadini a cercare fortuna in America del Nord, la cui natura era più generosa rispetto a quella
caraibica o equatoriale. Altri fattori che influenzano il flusso migratorio, sono le guerre e le
persecuzioni religiose che le seguono.
Il ruolo fondamentale nella prima emigrazione inglese fu svolto dai coloni puritani, che non
volendosi conformare alla religione anglicana, partirono alla ricerca di una terra libera.
La colonizzazione olandese avviene per merito dell’esploratore Hudson al servizio della Compagnia
delle Indie Occidentali, il quale fondò l’odierna Albany, Long Island e Manhattan. Su un sentiero
indiano venne disegnata un’ampia strada, Broadway, e viene tracciata una via lungo un muro, Wall
street. In un primo momento la colonizzazione olandese non punta al popolamento delle colonie. La
sua presenza resta legata alla forza delle sue flotte mercantili. È per questo che l’Olanda si batte per
la libertà del commercio e la libera navigazione.
Gli olandesi furono tra i primi ad estendere il contrabbando anche al commercio degli schiavi e a far
legittimare la tratta. Presto gli olandesi controllarono il traffico degli schiavi e investirono nella
creazione di zuccherifici. Il dominio del mare libero gli permise di aggirare il monopolio spagnolo di
questi prodotti diventando così i veri signori del commercio atlantico.
700
Nella prima metà del 700 le colonie in America restano alla dipendenza delle rispettive madrepatrie.
Tuttavia, iniziano a nascere società in entrambe le Americhe che richiedono maggiore autonomia,
nata dalla consapevolezza che il mondo era diventato più connesso e non potevano limitare il loro
ruolo a semplici colonie. Nel corso del 700 si assiste alla nascita di due Americhe.
L’AMERICA SPAGNOLA
L’impero spagnolo si estendeva dal versante occidentale dell’America del nord fino al corso del
Mississippi. Si presentava dal punto di vista politico e amministrativo come una struttura governata
direttamente dal centro.
Il vertice della piramide sociale era rappresentato dal ceto dei grandi funzionari imperiali, tutti di
nascita spagnola, che rimanevano in carica per massimo cinque anni ed erano sottoposti a continui
controlli, affinché non dimenticassero di essere sempre dipendenti della corona.
Al centro della piramide sociale c’era la popolazione creola, che costituiva circa il 2% della
popolazione totale, di sangue spagnolo ma nata in America. Legati sia alla corona che alla società
coloniale, i creoli conobbero un’ascesa sociale durante il 600, quando per far fronte alle tante spese
di guerra, la corona spagnola iniziò a vendere le cariche pubbliche e i creoli accedettero a ruoli di
governo e di amministrazione pubblica.
La maggior parte della popolazione era costituita da meticci, discendenti dall’unione di europei e
indios. Il loro sangue misto gli impediva di aspirare al potere ed erano quindi perlopiù bottegai,
contadini o piccoli proprietari terrieri.
Alla base della piramide sociale stavano gli indios, le cui condizioni di vita talvolta non erano lontane
da quelle degli schiavi. Nonostante il crollo demografico dovuto alla colonizzazione spagnola, la
percentuale di indios nella società coloniale era ancora rilevante.
LA COLONIZZAZIONE INGLESE DELL’AMERICA SETTENTRIONALE
Nel 1629 con la nascita della Compagnia della baia del Massachusetts ha inizio la colonizzazione
inglese in America del Nord. La compagnia trasferisce la sua sede in America e agisce come un
organismo di governo civile. Con l’aumentare della popolazione, nascono nuovi centri urbani lungo
la costa e poi nell’entroterra e lungo il fiume Connecticut.
Per fondare una città, occorreva chiedere al General court, il centro politico e amministrativo della
colona, al quale avevano accesso i capifamiglia, che nominavano poi governatore e assistenti del
governatore.
Gli indiani in America del Nord erano organizzati in tribù nomadi, che non credevano la terra si
potesse possedere, cosa che favorì l’acquisizione di territori da parte dei coloni. La forte crescita
demografica, portò alla fine del 600 all’annientamento delle comunità indiane da parte degli
europei.
Alla fine dei 600 in America settentrionale esistono 13 colonie inglesi autogovernate, in cui la vita
sociale e politica sono strutturate intorno alla religione.
Nella gerarchia sociale il vertice era rappresentato dai diretti successori dei primi fondatori.
Seguivano i piccoli proprietari terrieri e gli artigiani, poi i lavoratori salariati. Le autorità di governo
inglese avevano ruoli molto marginali nella società.
Le colonie del nord vivevano di un’agricoltura fondata sulla produzione di cereali, mentre quelle del
sud di coltivazione intensiva del tabacco, che produce una rapida utilizzazione di schiavi africani.
LA COLONIZZAZIONE FRANCESE
La colonizzazione francese in America non avviene tramite emigrazioni di comunità, bensì grazie a
uomini di commercio e religiosi, in particolare gesuiti, partiti con lo scopo di evangelizzare le
popolazioni native. Questi giungono nella zona dei grandi laghi e da qui esplorano il lago Michigan e
navigano lungo il Mississippi.
Il ministro Colbert appoggiò un piano di popolamento e sviluppo di un’agricoltura commerciale
rivolta alla produzione di beni per l’esportazione. Grano, lino e canapa iniziarono ad essere esportati.
La Nuova Francia venne riorganizzata con a capo un governatore a capo dell’esercito e
rappresentante diplomatico. Era affiancato da intendenti responsabili dei fondi annuali per la
colonia, del popolamento. Esisteva poi un consiglio composto dal governatore, il vescovo e cinque
consiglieri da loro nominati. Il consiglio aveva competenza soprattutto sulle attività mercantili.
Il primo intendente del Canada Talon sollecitò l’espansione coloniale ma durante le guerre contro i
Paesi Bassi, Luigi 14° e il ministro Colbert erano più interessati alle rotte commerciali olandesi, che al
popolamento. Venne promossa quindi la creazione della Compagnia delle Indie occidentali francesi
LE ANTILLE
Tra la metà del 600 e la metà del 700 i conflitti di interesse coloniali soprattutto nelle Antille,
iniziarono ad avere ripercussioni sul sistema degli equilibri europei.
Gli spagnoli furono i primi ad esplorare le Antille nel 16° secolo ma preferirono poi concentrarsi su
Haiti e Cuba. Olandesi, francesi e inglesi si impadronirono presto delle Antille.
Nelle isole francesi di Martinica e Guadalupa alla fine degli anni 30 del 600 venne introdotta la
coltivazione della canna da zucchero. Seguirono poi gli inglesi in Giamaica e gli olandesi alle
Barbados.
Nel giro di un decennio la produzione dello zucchero nelle Antille assunse dimensioni tali da entrare
in competizione con le piantagioni brasiliane. L’eccesso di produzione provocò l’abbassamento del
prezzo dello zucchero e iniziarono a diffondersi piantagioni di caffè, di cui Guadalupa e Martinica
divennero maggiori esportatori in Europa.
Il boom dello zucchero e poi del caffè generarono una crescita rapida del traffico di schiavi
dall’Africa. Sono gli anni in cui viene perfezionato il cosiddetto commercio triangolare: le navi
europee caricavano gli schiavi dall’Africa occidentale e si dirigevano verso le Antille, dove
scambiavano gli schiavi con zucchero, caffè ecc. Tornavano poi in Europa per collocare questi
prodotti.

7. Il lago ottomano
11. Il Mediterraneo non Mediterraneo
Quando nel 1556 Filippo 2° succede al padre Carlo 5°, il Mediterraneo è ancora da considerarsi
importante politicamente ed economicamente. L’obiettivo principale di Filippo apparve presto l’isola
di Malta, che viene fortificata per renderla una piazzaforte imprendibile al centro del Mediterraneo.
Malta viene assediata nel 1565 dalle truppe ottomane e nonostante le recenti fortificazioni, senza
l’aiuto europeo, Malta era destinata a cadere nelle mani dei turchi. Filippo 2° però, temendo di
sguarnire la Sicilia, esita a mandare aiuti, così come Venezia, Francia e gli Asburgo.
Quando Malta stava per cadere, arriva la flotta del viceré di Sicilia a scacciare i turchi.
I turchi decidono allora di continuare la loro espansione nel mediterraneo orientale. Passano
all’assedio dell’isola di Cipro, che dopo un anno di resistenza senza alcun aiuto, cade nelle mani dei
turchi. Qualche mese dopo la Lega Santa fortemente voluta dal papa, si scontra a Lepanto (1571)
con le truppe ottomane e dimostra tutta la sua superiorità e per la prima volta in oltre un secolo, è
l’impero ottomano ad indietreggiare di fronte la Cristianità e non viceversa. I territori persi in questo
arco di tempo, però, non potevano più essere recuperati. Con la “pace Mediterranea” entrambe le
parti rinunciano ai loro progetti di espansione al di là dei propri confini. Ed è per questo che dopo la
battaglia di Lepanto si inizia a parlare del Mediterraneo come un lago Ottomano, poiché più di 2/3
del mare erano sottoposti al dominio ottomano.

LA PACE MEDITERRANEA L’IMPERO OTTOMANO E L’IMPERO ASBURGICO


Con la pace mediterranea inizia un periodo in cui alle guerre, si sostituiscono rapporti diplomatici
che permettono di costruire rapporti tra antichi avversari. Il principale strumento utilizzato furono le
capitolazioni: un contratto nel quale una delle parti coinvolte concedeva all’altra una serie di diritti o
garanzie. Con le capitolazioni l’impero ottomano consentiva ad alcune potenze cristiane di godere di
particolari condizioni di liberà e di privilegio sul proprio territorio. Ad esempio, veniva concesso il
diritto di amministrare giustizia civile nei confronti di cittadini del proprio stato che vivevano su
territori ottomani. Nel caso di Venezia, a questa era riconosciuto il diritto ai mercanti di pagare una
sola imposta sulle merci importate dai suoi domini. Nella seconda metà del 500 gli stati “capitolati”
sono Venezia, Polonia e Francia. Nel 600 si aggiungono Olanda, Inghilterra e impero asburgico.
Nell’impero turco convivevano etnie diverse, forme economiche diverse che non impedivano però
all’impero di rappresentare una realtà omogenea, sia dal punto di vista politico, sociale ed
economico che in termini di vita quotidiana, architettura ed aspetto degli edifici.
Dopo Lepanto l’impero ottomano entra in una fase di stabilizzazione. I sultani che successero Selim
2° (lo sconfitto di Lepanto) si rivelarono incapaci di guidare lo stato.
Verso la fine del 500 si riaccese inoltre il conflitto con l’impero persiano e ripresero le ostilità con
l’impero asburgico dal quale gli ottomani ripresero vecchi possedimenti in Moldavia, Valacchia e
Ungheria arrivando alla pace di Zitvatorok , con la quale viene abolito il tributo pagato
dall’imperatore al sultano per mantenere il possesso di parte dell’Ungheria e si afferma il principio di
diplomazia tra i due sovrani. Con la pace mediterranea l’impero ottomano si trova a vivere sui
confini con entrambi i tradizionali nemici.

Nel 1682 durante il regno di Maometto 4° si organizza una spedizione militare con l’obiettivo di
conquistare Vienna. Quasi subito l’impero ottomano rivelò la sua arretratezza tecnologica e fu
costretto ad abbandonare l’assedio. La situazione così si capovolge. L’impero asburgico cattolico
comincia la progressiva riconquista dei territori islamizzati. Con la pace di Carlowitz nel 1699
l’impero asburgico recupera Ungheria, Croazia, Slavonia e Transilvania, proiettandosi verso
l’Adriatico e il Mar Nero. Convinto che lo sviluppo del suo Stato dipendesse dall’espansione del
commercio mediterraneo, l’imperatore dichiarò Trieste e Fiume porti franchi e rimodernò le
strutture portuali delle due città. Con l’accentuarsi del declino di Venezia, Trieste divenne un grande
centro commerciale e una vivace città cosmopolita dal punto di vista culturale. Verso la fine del 700
venne dichiarata “libera città marittima” e i privilegi di porto franco vennero estesi all’intera città,
che nel frattempo si era arricchita di canali navigabili.
Venezia cercò di inserirsi nel contesto di commercio con l’Occidente mediterraneo quadruplicando il
numero di navi.

Le province dell’impero, in particolare l’Egitto, approfittarono della debolezza dell’impero ottomano


per richiedere maggiore autonomia.
Il 700 ottomano si apre e prosegue con un alternarsi di fasi di sconfitta e rinnovamento.
Il sovrano Ahmed 3° era consapevole che l’impero aveva bisogno di tranquillità e doveva evitare a
tutti i costi il coinvolgimento in conflitti internazionali.
Per far fronte alla crisi economica dovuta all’arretratezza dello stato, Ahmed ridusse la tassazione sul
mondo contadino e sulle attività commerciali e cercò di contenere gli sprechi di denaro dovuto
spesso alla corruzione e alla negligenza del potere centrale. L’arretratezza ottomana era determinata
principalmente dall’indebolimento delle attività commerciali dovuto alle esportazioni europee. I
prodotti che gli europei mettevano sul mercato, sostituivano progressivamente le produzioni
ottomane che finì con l’avere un semplice ruolo di intermediario nel mercato internazionale.
Nel 1717 con la fine dei conflitti con Venezia e l’impero asburgico, si inaugura una politica di
apertura verso l’Europa, con l’obiettivo di superare l’arretratezza economica dell’impero. Degli
osservatori vennero inviati nelle principali capitali europee per stringere legami e comprendere usi e
costumi di quei paesi. L’impero ottomano si rese presto conto di quanto gli stati europei si fossero
evoluti e fossero un vero modello da seguire nel campo tecnologico, imprenditoriale e militare. Allo
stesso tempo, le visite degli ottomani furono utili a cancellare gli stereotipi europei dei turchi
selvaggi.
Tra il 1720 e il 1730 il sultano Ahmed invitò artisti stranieri e trasformò la sua corte in un ambiente di
piacevoli divertimenti ed elegante accoglienza.
Nel 1730 si riapre il conflitto con i persiani e la sconfitta portò ad una violenta rivolta interna e
dubito dopo Ahmed 3° abdicò e gli seguirono sultani poco decisi.
L’EUROPA DOPO LA PACE MEDITERRANEA
Durante gli anni della pace mediterranea, Filippo 2° attuò in Spagna una politica di ispanizzazione
forzata che costrinse ai moriscos la conversione al cristianesimo, l’abbandono di usi, costumi e lingua
araba. Esplose una rivolta che si trasformò presto in guerra civile, che si concluse con l’espulsione dei
moriscos dalla Spagna nel 1609.
Alla fine del 600 alla crisi ottomana, segue quella della Spagna imperiale. Ad approfittarne fu
l’Inghilterra.
Alla metà del 500 l’Inghilterra si era sostituita all’Olanda come potenza mercantile avviando
commerci con gli stati italiani, ma anche con l’impero turco. Alla fine del secolo nasce la Levant
company, e verso la fine del 600 il commercio inglese nel mediterraneo è cresciuto al punto che si
inizia a parlare di “mare inglese” l’Inghilterra.
Nel 1640 il Portogallo riesce a sottrarsi al decadente impero spagnolo e diventa indipendente. Fu
intensificata la coltura soprattutto di vigneti, arance, fichi essiccati; dal Brasile arrivavano tabacco e
zucchero.
Successivamente il matrimonio tra la figlia del Re, Caterina e il re d’Inghilterra Carlo 2°, il Portogallo
entra stabilmente nell’orbita di influenza inglese.
Nel 1703 con i trattati di Methuen in cambio della sua protezione, il Portogallo concede
all’Inghilterra la possibilità di esportare merci senza pagare dazi doganali e quindi al prezzo più
competitivo sul mercato. L’Inghilterra ottiene la possibilità di utilizzare i porti portoghesi come
appoggio prima di inoltrarsi nel Mediterraneo.
L'Inghilterra ebbe inoltre la possibilità di spostare il conflitto con la Spagna nella penisola iberica. Nel
1703 Gibilterra, un prezioso luogo di passaggio tra Mediterraneo e Atlantico, viene conquistata (ed è
tutt’oggi un possedimento inglese) seguita da Minorca.
Cominciava a delinearsi una strategia inglese militare e commerciale orientata alla supremazia sui
mari e all’occupazione di porti e isole in grado di fare da basi d’appoggio alle flotte di guerra e
mercantili.
Gli inglesi finanziarono la rivolta degli insorti in Corsica, che cercavano l‘indipendenza da Genova. Ma
la Francia di Luigi 14°, che puntava a mantenere il pieno controllo del Mediterraneo centrale, si
oppose e corso in soccorso di Genova e verso la fine del 700 ne divenne padrona.
L’ascesa inglese coincide con il conflitto tra Spagna e Francia che vede la Francia di Luigi 14° uscirne
vincitrice. Il monarca avvia una politica di controllo della penisola italiana, costruendo un canale
destinato a collegare il mediterraneo all’atlantico, con lo scopo quindi di evitare la
circumnavigazione della penisola iberica, risparmiando un mese di navigazione. Verso la fine del 600,
ottenendo grandi successi contro Spagna e Olanda, la Francia si assicurò il controllo del
Mediterraneo centrale.
La decadenza spagnola ebbe ovvie ripercussioni anche sulla già fragile Italia, che iniziò ad essere
utilizzata esclusivamente in funzione esclusivamente difensiva. Viene sacrificato molto il commercio
di prodotti meridionali come vino e olio e l’economia di questi stati ne risente: sono questi gli anni a
cui risale l’inizio della “questione meridionale”. La società soffre sempre più il peso dell’imposizione
fiscale fino all’inevitabile scoppio della guerra. La causa fu la tassazione su beni di consumo di prima
necessità, come il pane. Nel 1647 Masaniello guida una rivolta che porta alla fuga del viceré, solo per
essere ucciso qualche giorno dopo e avere il governo spagnolo di nuovo al comando.
La debolezza politica spagnola però non passa inosservata alla Francia, che appoggia i rivoltosi. Nel
contrasto tra Francia e Spagna, Livorno rappresentò un luogo neutro che divenne il punto
d’intermediazione tra le merci ottomane, orientali e americane, nonché porto franco (no dazi).

8. L’Africa all’alba della modernità


16. Un mondo a parte: l’Africa
Durante il 16° secolo la presenza europea in Africa è molto limitata. Quando si parla di europei si intende
portoghesi, che sono i primi a circumnavigare il continente, doppiando il capo di Buona Speranza, per
raggiungere l’oceano Indiano. Raggiungono così Capo Verde, Congo, Costa d’Oro venendo a contatto con le
diverse realtà politiche ed economiche di questi luoghi. Occupano poi Zanzibar, luogo di scambio tra Africa e
mondo persiano ed arabo, e Mogadiscio.
Nel 1506 i portoghesi occupano la capitale del più grande sultanato arabo in Africa Orientale, Kilwa, fissando la
propria presenza su entrambe le sponde del continente.
Le aree toccate dai portoghesi in Africa si dividono in due parti:
- a Sud del Sahara, dove i rapporti con il Mediterraneo erano di antica data;
- zona sud e sud-occidentale, chiamata Africa nera, non solo per la popolazione ma perché non ne sapeva molto.
I portoghesi occupano in un primo momento le zone a sud del Sahara ed entrano in contatto con importanti stati
Sudanesi, alcuni dei quali (come Ghana e Mali) appaiono in evidente declino all’inizio dell’età moderna. Si
rafforzava invece lo stato del Songhai.
Nel momento in cui gli spagnoli arrivano in America, le coste dell’Africa occidentale diventano un utile punto di
passaggio sulla rotta per l’Asia, ma anche per l’America.
Con l’intensificazione della produzione di zucchero, caffè e rum in America, aumenta la richiesta di manodopera a
basso costo. Al tradizionale commercio dell’oro viene a sostituirsi quello degli schiavi. Un commercio che conosce
una regolarità e una quantità mai viste prima e nel 17° secolo diventa l’attività economica prevalente dell’Africa
occidentale.
Con l’aumento della domanda, le popolazioni costiere che avevano appreso l’utilizzo delle armi da fuoco,
cominciarono ad avventurarsi nell’interno del continente e praticare la cattura di schiavi. L’economia mercantile
dell’Africa occidentale sposta i centri di potere dal Sudan verso la zona costiera. La cattura di schiavi in stati
scarsamente popolati come il Congo e l’Angola ebbe conseguenze disastrose.
Proprio in Congo, un vero e proprio Stato, inizialmente i portoghesi puntarono alla conversione religiosa delle
élite politiche. Riuscirono a convertire il sovrano ribattezzato Alfonso. Ma con il successo agricolo del Brasile, i
portoghesi abbandonarono l’idea di uno Stato cristiano in Africa e iniziarono a sfruttarlo per la tratta di schiavi.
Nel giro di un secolo, quest’area si trasformò nella principale base di rifornimento di schiavi verso il Brasile. In
Angola lo sfruttamento fu ancora più duro e distrusse tutte le strutture dello stato.
In virtù della circolazione di prodotti legata al commercio degli schiavi, si assisté ad una vera e propria rivoluzione
alimentare nell’Africa subsahariana ed equatoriale. I portoghesi importarono piante dall’America come patata,
mais che non tardarono a diffondersi nel mondo africano.
Questo, soprattutto in Congo, favorì un miglioramento quantitativo e qualitativo dell’alimentazione e di
conseguenza un aumento della popolazione e un allungamento della durata della vita, che tuttavia non riuscì a
rimediare ai danni demografici della schiavitù.
In Congo i brasiliani riorganizzarono la tratta creando il cosiddetto “pacchetto” composto in tre parti, equivalente
al valore di uno schiavo nero maschio e adulto: armi da fuoco, tessuti, merci ad uso quotidiano.
Il commercio degli schiavi in Congo e Angola sollecitò a partire dal 16° secolo le popolazioni interne a valorizzare il
commercio d’avorio. La caccia agli elefanti e la lavorazione dell’avorio richiedevano strutture che diventarono
presto veri Stati confederati.
I portoghesi si impadronirono di un centro d’avorio e oro e risalendo lo Zambesi cominciarono ad avere prime
notizie del Regno Monomotapa. I portoghesi convinsero il re a convertirsi al cristianesimo e a dichiararsi vassallo
della Corona di Lisbona. Ma la tratta portò anche all’abbandono da parte di popolazioni indigene di altre attività
commerciali e perdita di autosufficienza, poiché beni che prima autoproducevano, andavano ora acquistati.
Più del 50% degli schiavi veniva destinato alle Antille inglesi e francesi e in misura minore alle Antille olandesi,
America spagnola e Brasile. È l’inizio del commercio triangolare. Il 19° secolo è l’epoca di picco assoluto del
commercio di schiavi e vede gli Stati Uniti primi acquirenti.
Già verso la fine del 18° secolo si produssero movimenti di contrasto al fenomeno del commercio di schiavi.
Londra dichiarò la schiavitù incompatibile con la propria legislazione e nel 1807 il parlamento inglese votò una
legge che dichiarava il commercio illegale. La Francia aveva già abolito la tratta (che venne però ripristinata da
Napoleone). Mentre negli USA e nel mondo coloniale iberico, bisognerà attendere la fine del secolo.
Le conseguenze in Africa furono rilevanti: cessò un’economia basata sulla merce umana e si diede il via a un
processo di industrializzazione. L’interesse per il continente tese a spostarsi dalle zone costiere verso l’interno.
Nasce la figura del missionario esploratore, che vuole evangelizzare ma anche acquisire conoscenze su mondi
sconosciuti che porta con sé sempre la coscienza di superiorità della civiltà europea. Mungo Park è il primo
esploratore europeo ad essersi avvicinato alle sorgenti del Niger. Perde la vita poi cercando di proseguir
l’esplorazione verso il mare.

L’interesse per l’Africa Orientale invece stava nella rete del commercio marittimo arabo nell’oceano Indiano. Il
conflitto tra portoghesi e arabi non tardò ad arrivare e vide i portoghesi sconfitti e allontanati da un lungo tratto di
costa.
Quando l’emiro Ibrahim con l’aiuto del sultano ottomano avanzò alla conquista dell’Abissinia, i portoghesi si
opposero. L’Abissinia era l’unico regno cristiano d’Africa.
I portoghesi ritenevano che l’Abissinia, sopravvissuta solo grazie a loro, dovesse convertirsi al cattolicesimo.
L’imperatore contrastò però i vari missionari gesuiti ma cedette. La conversione fu però forzata e il malcontento
che provocò, si trasformò in una vera e propria guerra civile contro i cattolici e i convertiti. L’imperatore fu
costretto ad abdicare in favore del figlio che ristabilì la religione cristiana nel regno ed espulse i gesuiti. Fu
un’epoca d’oro per la letteratura e le arti etiopi che terminò con la morte dell’imperatore. Seguirono lotte
religiose e guerre civili che videro l’ascesa degli oromo e l’inizio dell’era dei principi, un’epoca di stasi economica e
culturale con tante congiure reali che portarono ad un’inevitabile guerra civile.

I portoghesi non diedero grande importanza al Capo di Buona speranza. In Africa meridionale le condizioni
geoclimatiche di quest’area non avevano reso possibile l’affermarsi di una civiltà agricola. Quando gli olandesi
arrivarono mezzo secolo dopo, vi impiantarono una stazione di rifornimento della Compagnia delle Indie
orientali. La difficoltà di procurarsi viveri spinse gli olandesi al riconoscimento di “borghesi liberi” agli impiegati
della colonia. Erano cioè autorizzati a coltivare e produrre beni alimentari che sarebbero stati rivenduti dalla
Compagnia. L’incremento demografico spinse a un’avanzata verso l’interno. L’espansione olandese fu
caratterizzata da momenti conflittuali e periodi di convivenza e talvolta integrazione tra coloni e popolazioni
indigene.
Nell’800 ebbe inizio un periodo drammatico della storia dell’Africa australe. L’esercito zulù avanzò verso Sud
costringendo le popolazioni indigene a disperdersi o rifugiarsi all’interno. Con la morte del loro capo, gli zulù
subirono una grave sconfitta. Gli spostamenti provocarono la nascita di una zona cuscinetto che separava la
colonia passata al controllo britannico da quella degli zulù. Le popolazioni spostate a sud furono utilizzate dai
coloni vivendo in una condizione semi-servile.

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