Storia moderna
1. Fonti e metodi
Thomas Robert Malthus (1766-1834), Saggio sul principio di popolazione (1798): preoccupazione per lo squilibrio tra
popolazione e risorse alimentari > la popolazione se non controllata cresce in progressione geometrica, mentre le risorse
necessarie alla sopravvivenza, soprattutto il cibo, crescono solo in progressione aritmetica. La messa a coltura di nuove
terre (naturalmente meno fertili) e le innovazioni tecnologiche non possono influire durevolmente sulla sproporzione che
così si crea, giacché per la legge dei rendimenti decrescenti ogni unità aggiuntiva di terra o di lavoro, al di là di una certa
soglia, si traduce in incrementi produttivi via via minori.
A frenare l’aumento incontrollato della popolazione intervengono i freni “repressivi”: carestia, epidemie, guerre, che
ristabiliscono temporaneamente l’equilibrio alterato, in attesa di un nuovo ciclo di incremento demografico > l’unica
alternativa a questi periodici salassi è l’adozione di freni “preventivi”, cioè la limitazione cosciente dei matrimoni e quindi
della fecondità, che deve naturalmente riguardare la parte più povera della società.
Al XVIII secolo o agli inizi del XIX risalgono i primi censimenti modernamente impostati. In precedenza si hanno numerazioni
di fuochi, o nuclei familiari, compiute a scopi fiscali, conteggi degli abitanti di città o di distretti, finalizzati
all’approvvigionamento e alla distribuzione dei viveri, oppure al censimento degli uomini atti alle armi. Un’altra
importantissima miniera di dati è rappresentata per l’Europa preindustriale dalle fonti ecclesiastiche, distinguibili a loro
volta in fonti relative allo stato e in fonti relative al movimento della popolazione.
Anni 50 del XX secolo: “ricostruzione nominativa delle famiglie”.
3. L’Europa orientale
Aree che comprendevano enormi estensioni di terreno pianeggiante e potenzialmente fertile, ed erano assai
sparsamente popolate > il problema non era rappresentato dalla penuria di terra coltivabile, bensì dalla scarsità della
forza lavoro. Al tempo stesso, molto più deboli e meno sviluppate che in occidente erano le città e le comunità di
villaggio da un lato, le istituzioni statali dall’altro, organismi capaci di fare da contrappeso alla potenza dell’aristocrazia
fondiaria.
Coercizione extraeconomica nei confronti dei contadini > la servitù della gleba venne rafforzata a partire dal XV secolo
e introdotta anche in quelle aree dell’Europa orientale dove era prima sconosciuta. In Russia accanto alla servitù della
gleba era diffusa la vera e propria schiavitù personale. Solo con le riforme della seconda metà del 700 le pretese dei
signori fondiari cominciarono ad essere limitate dalla legge, e solo nel XIX secolo la servitù della gleba verrà
gradualmente abolita.
Non sempre le masse rurali accettavano con fatalistica rassegnazione, quale era inculcata dalle autorità civili e
religiose, il loro destino di miseria e di oppressione > grande ciclo di rivolte popolari e contadine, fino a… Rivoluzione
francese e moti controrivoluzionari scoppiati nella Francia stessa e in altri paesi raggiunti dagli eserciti francesi
(principalmente Italia e Spagna): i moti contadini acquistano una connotazione politica che si sovrappone, senza
cancellarle, alle forme arcaiche di protesta.
4. L’economia urbana
Lo status di città non richiedeva, nell’antico regime, grandi agglomerati umani, ma era facilmente riconosciuto a centri
di 2000-3000 abitanti; più che le dimensioni o la presenza di altri segni distintivi erano infatti elementi come la
stratificazione sociale, comprendente un ceto artigiano e mercantile più o meno forte, e “l’autocoscienza dei suoi
abitanti” a fare di una città una città.
Gran parte degli oggetti di uso quotidiano era prodotta da artigiani che lavoravano da soli, o con pochi collaboratori,
nella propria abitazione o in laboratori che fungevano anche da botteghe per la vendita. Concentrazioni di decine o
centinaia di operai erano rare e si incontravano soprattutto nelle miniere, nei lavori pubblici di maggiore rilievo e nelle
costruzioni navali.
La maggiore novità che presentano i secoli XV-XVIII rispetto al Medioevo, per quanto riguarda l’organizzazione
produttiva, sta nella grande diffusione del sistema noto come industria a domicilio o protoindustria (mercante
imprenditore…).
Il settore tessile rimase a lungo quello dominante nell’industria europea (Italia centro-settentrionale e Fiandre, poi
Olanda e Inghilterra).
Il termine di “borghesia” non è il più idoneo per designare i ceti intermedi tra nobiltà e plebe nell’Europa
preindustriale, poiché esso sembra postulare una coscienza di classe e un’uniformità di condizioni economiche e
sociali che erano lontane dal riflettere la frastagliata realtà di quei secoli.
Dominante connotazione urbana. Talvolta questo ceto godeva di un riconoscimento giuridico, ma dovunque esso era
ben distinto nella considerazione generale dagli strati inferiori, dai quali lo separavano due tratti fondamentali: il
rifiuto del lavoro manuale, considerato degradante, e il possesso di risorse (beni immobili e mobili, ma anche livello
culturale, parentele, conoscenze altolocate, reti associative) che lo garantivano dalla caduta nell’indigenza cui erano
invece esposti, in un mondo privo di ammortizzatori sociali, coloro che vivevano alla giornata, dei frutti delle proprie
fatiche.
3. Poveri e marginali
Distinzione proposta da Jean-Pierre Gutton:
Poveri “strutturali”, coloro che anche in tempi normali vivono in tutto o in parte di elemosine.
Poveri “congiunturali”, coloro che ricavavano appena di che vivere dal loro lavoro, e che erano quindi alla
mercé del sopraggiungere di un’infermità, della vecchiaia, della disoccupazione o di una carestia.
Nell’età moderna il povero appare sempre più come una minaccia all’ordine costituito e alla salute pubblica, come un
delinquente potenziale da scacciare o da reprimere > vengono presi provvedimenti di crescente severità che
comprendono l’espulsione dei poveri forestieri, il divieto dell’accattonaggio, sostituito da forme di assistenza su base
cittadina o parrocchiale finanziate con speciali tasse, e l’obbligo del lavoro per i poveri validi.
A ingrossare le schiere degli indigenti e degli accattoni erano in realtà i processi di proletarizzazione che tra il XVI e il
XVIII secolo furono quasi costantemente all’opera così nelle campagne come nelle città. Lo sviluppo tra 700 e 800 del
sistema di fabbrica, dapprima in Inghilterra poi anche sul continente europeo, da un lato trasformò queste masse nella
nuova classe operaia, dall’altro alimentò la formazione di un nuovo Lumpenproletariat (“proletariato straccione”) a
causa dell’incremento demografico accelerato e dei fenomeni di disoccupazione e di crisi che esso produsse.
2. L’evoluzione dei criteri di legittimazione: dalla monarchia di diritto divino allo Stato di diritto
Rimase in auge almeno fino al XVIII secolo l’idea di un’origine provvidenziale dell’autorità politica. Una precoce
affermazione dell’assolutismo monarchico fu opera della Chiesa di Roma.
Anche i trattatisti italiani della ragion di Stato, pur derivando da Machiavelli molti precetti pratici, ne respingevano la
spregiudicata affermazione dell’autonomia dell’agire politico. Fu solo nel XVII secolo che i fondamenti religiosi della
sovranità cominciarono a vacillare, ad opera soprattutto degli sviluppi della dottrina contrattualista, poggiante a sua
volta sul postulato dell’esistenza di un diritto di natura universale > di queste leggi naturali cui tutti gli uomini sono
soggetti, indipendentemente dalla loro fede e dalla loro nazionalità, faceva parte il principio che un obbligo, per
essere davvero vincolante, deve essere stato liberamente assunto dalle parti contraenti.
Thomas Hobbes, Leviatano (1651).
Chi impresse alla teoria del contratto una decisiva svolta in senso liberale fu l’inglese John Locke > i diritti alla vita, alla
libertà e alla proprietà privata sono anteriori al costituirsi della società; la loro tutela deve essere quindi l’obiettivo
principale del contratto che i sudditi stipulano con il sovrano; il riconoscimento del potere legislativo ed esecutivo al
monarca è condizionato al rispetto di questi diritti, e in caso di trasgressione i sudditi hanno il diritto di sollevarsi e
deporre il sovrano (come era avvenuto nella rivoluzione inglese del 1688-89).
Il crollo delle istituzioni d’antico regime in Francia fu seguito da una serie di esperimenti politici (la monarchia
costituzionale, la repubblica giacobina, il Direttorio, la monarchia amministrativa napoleonica) che si rifacevano
comunque tutti, almeno formalmente, ai principi ormai acquisiti della sovranità popolare e della distinzione tra i
poteri legislativo, esecutivo, giudiziario. Su queste basi poggeranno nel XIX secolo i fondamenti del moderno Stato di
diritto.
1. Religione e magia
Centralità del sacro > la parrocchia costituiva, al di sopra della famiglia e in simbiosi con il villaggio, l’unità di base della
vita associata in tutta l’Europa cristiana (primo giubileo indetto da Bonifacio VIII nel 1300).
La preoccupazione per il destino ultraterreno delle anime è attestata dalla rapida diffusione della credenza nel
Purgatorio e dall’enorme fortuna delle indulgenze bandite dalla Chiesa.
Come le cerimonie e le festività religiose erano spesso il rivestimento di preesistenti tradizioni pagane, così il confine
tra religione e magia era assai labile per le masse dei credenti. La contiguità tra religione e magia, il carattere
superstizioso di molte credenze e di molte pratiche devozionali divennero nel XVI secolo uno dei motivi centrali della
polemica protestante contro la Chiesa di Roma. Ma anche quest’ultima, per reazione a tali accuse e nell’intento di
rinsaldare la propria presa sulla coscienza dei fedeli, divenne assai meno tollerante nei confronti di quelli che
apparivano residui di paganesimo o pericolosi tralignamenti dall’ortodossia religiosa > tra i bersagli delle autorità
protestanti e cattoliche rientrarono dunque le festività profane, il carnevale, le danze, gli antichi culti agrari e altri
aspetti di un patrimonio folklorico, che si fece ogni sforzo per estirpare o assimilare a una visione del mondo cristiana.
Benché fosse iniziata ormai da tempo, la caccia alle streghe raggiunse il parossismo tra il 1580 e il 1660, in coincidenza
con il prevalere in Europa di un clima di paura, sospetto e intolleranza che si espresse anche nella persecuzione degli
ebrei e nell’ossessione degli untori; essa imperversò specialmente in quelle zone in cui più intensi erano stati i
contrasti religiosi, come le zone di confine tra Francia, Svizzera e Germania, la Polonia, la Scozia.
Molto meno severa fu la repressione nei paesi mediterranei, Italia e Spagna, dove totale era il predominio della
religione cattolica dopo la metà del 500. Solo gradualmente, a partire dalla seconda metà del XVII secolo, i ceti colti
smisero di credere alla stregoneria e alla magia, che rimasero però più a lungo radicate nell’universo mentale degli
strati popolari in gran parte dell’Europa.
Per quanto riguarda la cultura scritta, la novità di gran lunga più importante agli inizi dell’età moderna fu l’invenzione
della stampa > tecnica messa a punto da Johann Gutenberg verso la metà del XV secolo (prima opera: Bibbia delle 42
linee).
La potenzialità eversiva della stampa fu per tempo intuita dalla Chiesa, che fin dagli inizi del 500 introdusse le prime
forme di censura preventiva e a partire dal 1559 pubblicò periodicamente indici di opere proibite; e accanto alla
censura ecclesiastica venne organizzata dappertutto anche una censura statale; l’una e l’altra, però, si rivelarono
impotenti a bloccare la circolazione delle idee eterodosse e libertine, che prese sempre più spesso la via dei libri
stampati alla macchia e diffusi clandestinamente.
3. Produzione e trasmissione del sapere
Le università, una delle più originali creazioni culturali del Medioevo europeo, continuarono ad espandersi nella prima
età moderna, ma la crescita numerica degli studenti sembra essersi arrestata dopo i primi decenni del XVII secolo, in
coincidenza con la crisi economica e demografica che colpì gran parte dell’Europa.
Nei paesi cattolici le famiglie aristocratiche e benestanti preferivano affidare la formazione dei loro figli ai collegi
gestiti dagli ordini religiosi.
La scolarizzazione delle classi inferiori dovette attendere le prime iniziative dei despoti illuminati (Prussia, Austria,
paesi scandinavi) della seconda metà del 700.
L’alta cultura e la ricerca scientifica avevano nel XVIII secolo le loro roccheforti, più che nelle università, nelle
accademie, che da cenacoli di poeti e letterati, quali erano state in prevalenza nell’Italia rinascimentale e barocca, si
trasformarono in società desiderose di rendersi utili al progresso scientifico ed economico.
Spagna > il matrimonio di Isabella di Castiglia con Ferdinando d’Aragona (1469) preparò il regno congiunto dei due
sovrani; fu soprattutto la Castiglia, la regione più ricca e più popolosa, a costituire oggetto delle cure di governo dei
due monarchi. L’amministrazione delle città venne posta sotto tutela con la nomina di funzionari regi detti
corregidores; le cortes (rappresentanze del clero, della nobiltà e delle città) furono convocate di rado e indotte senza
troppa fatica ad approvare le richieste finanziarie della corona.
La sottomissione della nobiltà fu agevolata dalla politica di concessioni e di favori di Ferdinando. Le tre province
componenti il Regno d’Aragona (Aragona, Catalogna, Valenza) mantennero invece inalterati i propri privilegi e le
proprie autonomie; poiché Ferdinando risiedeva normalmente in Castiglia, anche in Aragona (come già da tempo in
Sicilia e Sardegna, domini aragonesi fin dal XIV secolo) venne nominato un viceré, e nel 1494 venne istituito anche un
Consiglio d’Aragona.
Tradizione della Reconquista, della guerra contro i mori, e intransigente difesa dell’ortodossia religiosa (l’Inquisizione
spagnola era sottoposta all’autorità regia). 1492: conquista del Regno di Granada, l’ultimo avanzo del dominio
musulmano in Spagna.
1504: morte di Isabella > crisi dinastica, pazzia della figlia Giovanna, Ferdinando riprese in mano le redini del potere
che tenne fino alla morte (1516). Suoi successi: conquiste italiane e annessione del Regno pirenaico di Navarra.
Inghilterra > Enrico VII Tudor, uscito vincitore dalla guerra delle Due Rose tra le case di Lancaster e di York, consolidò
gradualmente il proprio potere, amministrò oculatamente le finanze, rafforzò gli organi centrali del governo regio; il
Parlamento fu convocato sempre più raramente.
Questo indirizzo assolutistico venne proseguito dal figlio Enrico VIII (1509-1547). Il distacco da Roma della Chiesa
d’Inghilterra e l’Atto di supremazia del 1534 coincideranno con un rafforzamento ulteriore delle strutture di governo,
ma anche con una riaffermazione del ruolo del Parlamento quale interprete della volontà della nazione.
7. Le ripercussioni in Europa
Si delineano i contorni di un’economia mondiale, in cui alle nazioni più progredite del vecchio continente sarebbe
stato riservato il ruolo di produttrici di manufatti e di centri propulsori del commercio e della finanza, mentre ai
territori colonizzati sarebbe toccato quello di fornitori di materie prime, di derrate agricole e di forza lavoro servile o
semi-servile.
L’orgoglio suscitato da imprese che non avevano uguali nell’età classica e la rivelazione degli errori contenuti nella
vecchia cosmografia contribuirono a determinare quel tramonto del mito degli antichi che segna il trapasso dal
Rinascimento alla Controriforma e l’avvio alla nascita del moderno concetto di progresso. Discussioni sulla natura dei
“selvaggi”.
3. La Riforma luterana
Lutero: nato nel 1483 ad Eisleben, cittadina della Turingia, una regione interna della Germania dove dominava una
religiosità ancora medievale > studia giurisprudenza all’Università di Erfurt > decisione improvvisa di farsi monaco
(1505).
Crisi interiore: ciò che lo tormentava era la sensazione della propria inadeguatezza di fronte ai comandamenti divini, la
paura del peccato e della dannazione eterna. Ordinato sacerdote nel 1507, cercò la risposta ai propri dubbi negli studi
teologici: conseguito il grado di dottore, assunse a partire dal 1513 l’insegnamento teologico a Wittenberg, in
Sassonia. Nel 1515-16 tenne un corso sull’Epistola ai Romani di san Paolo, e fu proprio l’interpretazione di un passo di
questo testo a fornirgli la chiave per la soluzione dell’angoscioso problema della salvezza > la giustizia divina andava
intesa non come giudizio e punizione, ma come giustificazione, come il dono della grazia offerto, mediante il sacrificio
di Cristo, al peccatore che riconosca la propria indegnità e si affidi alla sua misericordia.
Anche secondo la tradizionale visione della Chiesa la grazia era indispensabile, ma l’uomo poteva meritarsela con le
buone opere e così contribuire alla propria salvezza. Invece per Lutero la natura umana è intrinsecamente malvagia,
corrotta dal peccato originale, e nulla può fare da sé > l’accento esclusivo posto sulla fede e il pessimismo sulla natura
umana saranno ribaditi da Lutero nel De servo arbitrio in polemica con Erasmo, autore del De libero arbitrio che
sosteneva la validità dell’iniziativa umana.
La Sacra Scrittura doveva essere letta e spiegata senza tenere alcun conto delle interpretazioni ufficiali > sola Scriptura
+ sola fide. L’autorità esclusiva attribuita alla Rivelazione contenuta nei testi sacri cancellava di colpo il magistero della
Chiesa in materia teologica, così come la dottrina della giustificazione per fede ne annullava la funzione di
intermediaria tra uomo e Dio + era negata la possibilità di scorciatoie mistiche, di ogni illuminazione diretta dei
credenti da parte dello Spirito Santo.
Sacramenti: battesimo e eucarestia. Importante la soppressione del sacramento dell’Ordine > ne conseguiva il
sacerdozio universale dei laici, l’idea cioè che chiunque potesse essere chiamato a celebrare le funzioni religiose. Era
una negazione ulteriore del ruolo della Chiesa come corpo separato dalla società, come istituzione divina distinta dalla
semplice comunità dei cristiani.
3. Il concilio di Trento
1542: venne creata a Roma, per dirigere e coordinare la repressione dell’eresia, la Congregazione del Sant’Uffizio o
dell’Inquisizione di cui fece parte il cardinale Gian Pietro Carafa (il futuro Paolo IV), intransigente difensore
dell’ortodossia religiosa e del primato papale.
Non vi era più posto in Italia per tentennamenti e posizioni intermedie > l’unica alternativa alla pratica del
nicodemismo era l’esilio volontario (soprattutto verso l’Inghilterra o l’Europa orientale).
Il concilio ecumenico, sollecitato dall’imperatore che sperava in un riassorbimento dello scisma protestante, ma
procrastinato per ragioni politiche da Paolo III, che voleva assicurarsene lo stretto controllo, fu infine indetto nel 1542
a Trento, scelta in quanto sede di un principato vescovile, che d’altra parte era soggetto all’Impero. A causa della
riapertura delle ostilità tra Carlo V e il re di Francia, il concilio poté riunirsi effettivamente solo il 13 dicembre 1545
(scarsa frequenza).
L’imperatore avrebbe voluto che si affrontassero in primo luogo le questioni disciplinari, ma di fatto ebbe la priorità la
definizione dei punti dogmatici più controversi, quali gli effetti del peccato originale e il principio della giustificazione
per sola fede, che venne condannato come eretico > solco incolmabile e definitivo tra le posizioni della Chiesa cattolica
e quelle delle confessioni protestanti.
Trasferito nel 1547 a Bologna, a causa del timore della peste, e riconvocato a Trento per la primavera del 1551 dal
nuovo papa Giulio III (1550-55), il concilio fu nuovamente interrotto nel 1552 a causa della ripresa delle ostilità tra
l’Impero e la Francia, e rimarrà sospeso per ben dieci anni anche in seguito all’avvento sul soglio pontificio di Paolo IV
(1555-59) > politicamente avverso all’imperatore e da sempre ostile al concilio, estese i poteri dell’Inquisizione,
sottopose a processo alcuni dei maggiori esponenti del partito riformatore e promulgò il primo Indice dei libri proibiti,
in cui venne inserita l’intera opera di Erasmo.
Toccò al nuovo papa Pio IV (1559-65) l’incarico di rilanciare il concilio e condurlo a termine (1563).
Risultati: riaffermato e rafforzato il carattere monarchico della Chiesa cattolica (superiorità del pontefice sul concilio e
sua discrezionalità nell’applicarne le deliberazioni). Sotto il profilo dogmatico, riaffermazione del valore delle opere ai
fini della salvezza, collocazione della tradizione della Chiesa accanto alla Sacra Scrittura come fonte della verità,
particolare rilievo ai sacramenti dell’eucarestia e dell’ordine, ribadita l’esistenza del Purgatorio, la validità delle
indulgenze, il culto dei santi e della Vergine.
Formazione e doveri del clero: istituzione dei seminari, divieto del cumulo di benefici, obbligo fatto ai vescovi di
risiedere nella propria diocesi…
Possedimenti diretti della Spagna > l’autorità sovrana era rappresentata da un viceré o da un governatore (a Milano) e
dai comandanti dell’esercito, generalmente provenienti dall’alta nobiltà spagnola, ma le magistrature giudiziarie e
finanziarie erano in misura preponderante formate da elementi indigeni, che riuscivano spesso a contrapporsi
vittoriosamente al rappresentante del sovrano. A Napoli grande autorità e prestigio aveva il Consiglio collaterale, cui il
viceré doveva obbligatoriamente sottoporre tutti gli affari di un certo rilievo; a Milano era il tribunale supremo, il
Senato, a svolgere il ruolo di interlocutore principale dell’autorità sovrana.
Se nelle campagne meridionali e in quelle delle isole assai grave rimaneva il peso economico e sociale della feudalità, il
governo spagnolo nel 500 riuscì tuttavia a spezzarne la forza politica e a limitarne i peggiori abusi con l’intervento sia
pur lento e macchinoso della giustizia regia. Nello Stato di Milano fu attenuato il predominio delle città.
Più accentuata fu l’evoluzione verso lo Stato assoluto in Toscana e in Piemonte, dove il principe risiedeva in loco e
agiva direttamente e non attraverso rappresentanti.
Firenze > Medici granduchi di Toscana, creati il Consiglio dei duecento e il Consiglio dei quarantotto (Senato).
Con Cosimo I (1537-74) il regime si sviluppa in senso assolutistico, questi organi vengono svuotati di ogni potere
effettivo, Siena viene annessa al Principato mediceo. Questi indirizzi furono proseguiti dai due figli Francesco I e
Ferdinando I, cui si devono la nascita e lo sviluppo del porto di Livorno.
Lo Stato sabaudo venne ricostituito sotto il duca Emanuele Filiberto alla pace di Cateau-Cambrésis (capitale trasferita
a Torino).
Successore Carlo Emanuele I > nel 1601 ottenne dalla Francia il Marchesato di Saluzzo in cambio della cessione di
alcuni territori in Savoia.
Perfino nelle repubbliche oligarchiche, per loro natura più conservatrici sul piano politico-istituzionale, non
mancarono alcune importanti novità.
Genova > contrasto tra nobiltà vecchia e nuova… Affermazione della grande finanza, legata alla Spagna, come
elemento trainante dell’economia genovese.
Venezia > contrapposizione tra i due partiti dei “vecchi” e dei “giovani” all’interno del patriziato; adozione di una
politica estera più energica e indipendente sia dalla potenza spagnola, sia dalla Chiesa della Controriforma.
Gli interlocutori principali del potere sovrano erano i ceti nobiliari, che proprio in questo periodo venivano
riqualificandosi e serrando le file grazie anche a una trattatistica che insisteva soprattutto sui caratteri ereditari, sul
sangue e sull’onore. Mentre nel Mezzogiorno e nelle isole spadroneggiava un’aristocrazia di tipo feudale, nelle aree
centro-settentrionali dove più si era sviluppata la civiltà comunale erano invece i patriziati a dare il tono alla vita
sociale > si trattava di ceti urbani, per lo più di origine mercantile, il cui status privilegiato si identificava con l’accesso
esclusivo ai seggi dei consigli cittadini. Tra 500 e 600 anche questi gruppi si allontanarono sempre più dai traffici e dalle
attività produttive e acquisirono una mentalità aristocratica di stampo spagnolesco che li accomunava alla più antica
nobiltà.
Russia > concentrazione di tutti i poteri nelle mani del monarca, nei cui confronti gli stessi nobili erano in uno stato di
soggezione servile inconcepibile nel resto dell’Europa (ruolo cruciale della Chiesa ortodossa nel rendere sacra la figura
dello zar).
Ivan III il Grande e Basilio III > espansione territoriale, stretta associazione tra Chiesa e Stato, creazione di una nuova
nobiltà che in cambio della concessione di terre assicurava alla corona il servizio militare e civile.
Ivan IV (1533-84) > politica di rafforzamento del potere monarchico e di alleanza con i ceti inferiori in funzione
antinobiliare.
Rapporti commerciali con le potenze occidentali + vittoriose campagne militari (tutto il bacino del Volga, fino al mar
Caspio, era ormai in mani russe).
1560: Ivan IV diventa matto > terrore. Oneri sempre più gravi della lunga guerra contro Polonia e Svezia, che si
concluse nel 1582 con la sconfitta della Russia e la rinuncia forzata allo sbocco sul Baltico.
Successore il figlio Fedor (1584-98), matto, il potere effettivo fu esercitato dal cognato Boris Godunov.
Alla sua morte (1605) la Russia sprofondò in uno stato di totale anarchia > “epoca dei torbidi”, che ebbe fine solo nel
1613 quando venne eletto zar Michele Romanov, la cui dinastia era destinata a regnare fino al 1917.
2. La prosperità dell’Olanda
Il ruolo di primo piano degli olandesi nella rivoluzione scientifica e filosofica è un riflesso del carattere avanzato
dell’economia e della società delle Province Unite nel XVII secolo > quando, nel 1609, la Spagna si risolse a riconoscere
di fatto la loro indipendenza, con la tregua dei dodici anni, già da alcuni decenni le Province Unite erano protagoniste
di uno spettacolare sviluppo economico, che ne fece la potenza marittima e commerciale più importante d’Europa.
Una delle aree nevralgiche d’Europa per i traffici e gli scambi.
Il ruolo di grande emporio e di centro finanziario internazionale esercitato nel 500 da Anversa passò ad Amsterdam.
Pesca delle aringhe in alto mare; con una flotta mercantile che da sola superava a metà 600 quelle di Inghilterra,
Francia, Spagna e Portogallo messe insieme, gli olandesi divennero “i carrettieri del mare”, i padroni dei trasporti per
via d’acqua > una delle rotte più frequentate era quella del Baltico, ma già a fine 500 li troviamo anche nel
Mediterraneo e nei porti del Levante.
Penetrazione degli olandesi nei continenti extraeuropei > es. si installarono sulle coste del Brasile, anche Nuova
Amsterdam (che gli inglesi ribattezzarono New York quando riuscirono a impossessarsene, nel 1664). Due compagnie
privilegiate: Compagnia delle Indie orientali (1602) e Compagnia delle Indie occidentali (1621) > forma della società
per azioni. I navigatori olandesi scoprirono l’Australia (1606) e la Nuova Zelanda (1642).
Agricoltura > le rotazioni sofisticate e le tecniche avanzate in uso nei Paesi Bassi ebbero un notevole influsso sulla
“rivoluzione agricola” inglese. Un ruolo importante ebbero anche le manifatture (es. settore tessile, pannilani e tele).
Senza rivali in Europa erano le istituzioni finanziarie di Amsterdam.
Regime di relativa libertà religiosa e civile > sebbene ufficialmente calviniste, le Province Unite contenevano forti
minoranze di cattolici, anabattisti e ebrei. All’imposizione dell’uniformità religiosa si opponeva la stessa struttura
confederale della repubblica > ciascuna delle 7 province aveva i propri “Stati”, dominati dai rappresentanti delle città e
presieduti da un Gran Pensionario.
Gli Stati Generali, che si riunivano all’Aja e che comprendevano i deputati delle 7 province, avevano poteri limitati e
dovevano prendere le loro decisioni all’unanimità. Il sistema avrebbe potuto portare alla paralisi, se non fosse stato
per il peso preponderante della provincia d’Olanda, che da sola pagava più di metà delle imposte federali e il cui
statolder rappresentava la massima autorità militare. Come quelli delle altre province, lo statolder d’Olanda era quasi
sempre un membro della famiglia d’Orange, che godeva di grande popolarità e nei momenti di emergenza tendeva ad
assumere poteri quasi monarchici.
Eccezionale sviluppo della vita intellettuale e artistica.
Polonia-Lituania > 1592: Sigismondo Vasa (già eletto re di Polonia nel 1587) ereditò anche la corona di Svezia > suo zio,
Carlo, si oppose – guerra civile – 1604: assunse la corona col nome di Carlo IX.
Mire espansionistiche in direzione sia della Polonia, sia della Danimarca di Cristiano IV > per quanto sfortunati, questi
conflitti aprirono la via alle imprese del figlio e successore Gustavo Adolfo (1611-32), che in soli vent’anni riuscirà a
imporre la supremazia svedese su tutto il Baltico.
La Svezia possedeva estesi giacimenti di ferro e di rame + rapporto di collaborazione tra aristocrazia e monarchia,
sancito nel 1612 da una specie di carta costituzionale.
Gustavo Adolfo riorganizzò l’amministrazione interna, creò una flotta da guerra e potenziò l’esercito introducendo,
primo fra i sovrani europei, un sistema di coscrizione obbligatoria. Prime prove militari in Russia, ancora in preda alle
convulsioni dell’“epoca dei torbidi” > risultato: completo dominio sul golfo di Finlandia. La lotta per l’egemonia sul
Baltico sarà uno dei motivi principali dell’intervento svedese nella guerra dei Trent’anni.
Le conseguenze della crisi economica e politica che colpì la monarchia spagnola furono assai più gravi nel Mezzogiorno
e nelle isole.
Napoli > l’indebolimento dell’autorità centrale portò a un’estensione a macchia d’olio del potere feudale (feudatari
detti “baroni”). Nella capitale risiedevano il viceré, rappresentante dell’autorità sovrana, il Consiglio collaterale che lo
coadiuvava nell’opera di governo e le numerose magistrature giudiziarie e finanziarie; diversamente che a Milano,
l’egemonia della nobiltà era contrastata dalla presenza di un forte “ceto civile”.
Sicilia > l’interlocutore principale dell’autorità sovrana era il Parlamento, composto dai tre bracci feudale, ecclesiastico
e demaniale; anche qui la congiuntura politica instauratasi dopo il 1620 condusse a un rafforzamento del baronaggio a
spese delle masse contadine, sottoposte a un duro sfruttamento, e degli strati artigiani vittime degli inasprimenti
fiscali e della crisi economica.
Sardegna > analogie con l’evoluzione siciliana, ma più povera e meno popolata.
Granducato di Toscana > i progressi compiuti in direzione dello Stato moderno sotto Cosimo I, Francesco I e
Ferdinando I si arrestarono sotto i successori, che si appoggiarono alle vecchie famiglie della nobiltà fiorentina e ai
tradizionali legami della casata medicea con la Santa Sede.
Porto franco di Livorno: perno dei traffici marittimi nel Mediterraneo e sede di una fiorente comunità mercantile, in
buona parte composta di ebrei.
Stato pontificio > anche qui si va esaurendo la precedente spinta a un maggior accentramento e a un più saldo
controllo delle province.
Nella seconda metà del 600, con la fine delle guerre di religione e l’attenuarsi progressivo del rigore
controriformistico, il prestigio internazionale del papato cominciò a declinare e apparvero sempre più evidenti i difetti
di un governo temporale caratterizzato al tempo stesso dall’accentramento del potere nel sovrano e dalla mancanza
di continuità dinastica.
1606: l’Impero ottomano chiuse senza alcun vantaggio territoriale, anzi con la rinuncia al tributo fino allora percepito,
la nuova guerra ingaggiata contro gli Asburgo in Ungheria nel 1593 > fine dell’espansione territoriale.
L’autorità del sultano fu indebolita da un decisivo mutamento nel sistema di successione > seniorato, cioè
succedevano i fratelli in ordine di età.
XVIII secolo: accentuarsi dell’autonomia dell’Egitto, della Siria e degli Stati barbareschi + inizio della gara tra le potenze
europee (Austria e Russia in primo luogo) per spartirsi le spoglie della parte balcanica dell’Impero ottomano.
5. Asia ed Europa
Per tutta l’età moderna l’Asia diede all’Europa molto più di quanto ne ricevette, fino al XIX secolo il traffico con l’Asia
si svolse essenzialmente in una sola direzione.
Il protagonista principale della penetrazione economica europea fu nel XVI secolo il Portogallo; ma l’unica vera colonia
europea in Asia fu l’arcipelago delle Filippine, rivendicato per il re di Spagna da Magellano nel 1519 e meta di regolari
spedizioni navali dalla costa pacifica del Messico a partire dal 1564. Nel XVII secolo al predominio portoghese in
Indonesia subentrò progressivamente quello olandese, e lungo le coste dell’India cominciò a farsi sentire la presenza
inglese e francese.
Atteggiamento nei confronti degli indigeni > se portoghesi e spagnoli imponevano la loro fede e le loro leggi, ma si
mescolavano con la gente del posto dando vita a comunità di sangue misto, olandesi e inglesi erano al tempo stesso
più tolleranti dal punto di vista religioso e più legati a una mentalità razzista.
L’attività missionaria riguardò in età moderna quasi esclusivamente la Chiesa cattolica e si esplicò principalmente
attraverso l’opera degli ordini religiosi, i gesuiti in particolare.
Con l’esiguità complessiva degli stanziamenti europeo-occidentali nell’Asia meridionale fa contrasto l’immensità dei
territori conquistati dalla Russia nella parte settentrionale del continente (Siberia) nella prima metà del 600.
2. La corte e il paese
Anni 80: la corte si trasferì a Versailles (giunsero ad essere ospitate quasi 10000 persone).
Questo soggiorno si trasformava per la nobiltà francese in una prigionia dorata, che costringendola a vivere sotto gli
occhi del re e allentando i suoi legami con le clientele e i territori d’origine ne riduceva l’indipendenza e le possibilità di
azione politica > durante il regno di Luigi XIV non si avranno più episodi di anarchia nobiliare come la Fronda; dalla
lotta contro lo Stato, l’alta nobiltà francese passerà al tentativo di occupare lo Stato a proprio vantaggio.
Oltre l’80% della popolazione viveva sulla terra e della terra. Scarsa produttività dell’agricoltura, legata alla struttura
della proprietà, alle forme di conduzione prevalenti (mezzadria, piccolo affitto) e all’entità del prelievo che gravava sui
coltivatori del suolo.
Serie di carestie + effetti negativi delle lunghe guerre + scarso dinamismo delle attività industriali + sfavorevole
congiuntura internazionale, caratterizzata da un regime di bassi prezzi.
3. La direzione dell’economia
Due obiettivi di Colbert: rimediare al grave dissesto dei conti pubblici e rilanciare la stagnante economia francese.
Creazione di una Camera di giustizia straordinaria per indagare sugli illeciti arricchimenti di finanzieri, appaltatori,
ricevitori delle imposte > venne raggiunto un sostanziale pareggio tra entrate e uscite nel decennio 1662-71, prima
che le spese militari riportassero nuovamente in rosso i bilanci.
Visione di Colbert tipicamente mercantilista > agricoltura in posizione subalterna, lo sforzo principale era concentrato
sulle manifatture che lavoravano per l’esportazione e sul commercio con l’estero, al fine di accrescere la massa di
denaro circolante all’interno del paese.
Complessa strategia:
Controllo sulla qualità dei prodotti + controllo della manodopera attraverso l’imposizione di una rigorosa
disciplina e la reclusione coatta dei mendicanti nelle case di lavoro.
Sovvenzioni agli imprenditori disposti a introdurre nuovi rami d’industria + creazione di imprese con capitale
pubblico (manifatture regie).
Protezionismo doganale.
Compagnie privilegiate (delle Indie orientali e occidentali, del Levante) + impulso dato alla colonizzazione del
Canada, della Louisiana e delle Antille.
Sviluppo della marina mercantile e da guerra + potenziamento delle infrastrutture.
Nell’immediato no apprezzabili successi, ma molte di queste iniziative avrebbero fruttato a distanza di tempo, nel più
favorevole clima politico ed economico del regno di Luigi XV.
2. L’evoluzione dell’agricoltura
Rispetto ai secoli precedenti si allargano nel 700 le aree in cui si pratica un’agricoltura più intensiva e produttiva.
Il fenomeno delle “recinzioni” (enclosures), iniziato nell’Inghilterra dei Tudor e proseguito lungo tutto il XVII secolo,
conobbe il momento di maggiore intensità tra la metà del 700 e il 1815, quando la superficie agricola coltivata col
sistema dei campi aperti si ridusse dalla metà a un quarto circa del totale. La chiusura delle proprietà mediante
palizzate o siepi vive era solo l’ultimo atto di un processo di trasformazione che aveva il suo momento centrale nella
redistribuzione e nell’accorpamento delle terre. Sostituire le parcelle sparse con tenute compatte, che a differenza
delle prime si prestavano ad essere recintate e sfruttate con tecniche progredite, significava quindi procedere a una
complessa ricomposizione fondiaria, per la quale era teoricamente necessario l’accordo di tutti i proprietari del
villaggio. Enclosure act.
1. Fede e ragione
Rifiuto del principio di autorità e uso sistematico dello spirito critico > caratteristiche del philosophe, uno
spregiudicato indagatore del vero, in qualunque campo del sapere.
Critica della religione tradizionale, dei miracoli, dei dogmi e dei misteri della fede incomprensibili per la ragione
umana; demolizione di leggende e credenze superstiziose.
Deisti > non negavano l’esistenza di un Dio creatore dell’universo né l’immortalità dell’anima, ma sostenevano che a
tali conclusioni si poteva arrivare con la sola ragione e che esse costituivano l’elemento comune di tutte le religioni
rivelate, i cui dogmi e i cui misteri andavano respinti come incrostazioni superstiziose o come semplici imposture.
Più problematico che nei paesi protestanti si presentava il rapporto tra ragione e fede in ambito cattolico. Chi più
autorevolmente e brillantemente seppe orchestrare la campagna contro “l’infame” (lo spirito di intolleranza della
Chiesa di Roma) fu Voltaire (1694-1778) > “caso Calas”.
2. L’uomo e la natura
Sensismo: filosofia che riconduce alle percezioni dei sensi tutte le cognizioni umane.
Utilitarismo. “La massima felicità per il maggior numero”.
Esaltazione della scienza e della sua capacità di svelare le leggi che governano la natura inanimata e anche i
meccanismi della vita. Isaac Newton (1642-1727).
3. La “pubblica felicità”
Idee condivise: tramonto della ragion di Stato e della teoria del diritto divino dei re, idea che il potere deve essere
esercitato nell’interesse comune dei sudditi, al fine di realizzare la “pubblica felicità”, delimitazione di una sfera più o
meno ampia di libertà privata, in cui l’autorità sovrana non ha il diritto di ingerirsi.
Montesquieu, Lo spirito delle leggi (1748).
Assolutismo o dispotismo “illuminato” > aveva, agli occhi di molti, il pregio di combattere i particolarismi e i privilegi
locali e di ceto; solo chi è al di sopra di tutti può avere una chiara visione degli interessi generali e agire senza essere
condizionato da egoismi e da ostacoli di varia natura. Si giustificava così la concentrazione di tutti i poteri nelle mani di
un monarca saggio e “illuminato”.
Rousseau, esponente dell’orientamento democratico. Contratto sociale (1762).
Nei paesi di lingua tedesca rimane viva per tutto il 700 la corrente, di origine secentesca, del giusnaturalismo, che
sosteneva l’esistenza di un diritto naturale comune a tutti gli uomini e anteriore al costituirsi delle società politiche.
Beccaria, Dei delitti e delle pene (1764).
1. La Prussia di Federico II
Il più famoso fra i despoti illuminati fu il re di Prussia Federico II il Grande (1740-86) > si rifaceva al “contratto sociale”
e dichiarava che il re “è solo il primo servitore dello Stato”; d’altra parte proseguì consapevolmente la politica paterna
di rafforzamento militare e burocratico, mantenne la servitù della gleba e preferì costantemente i nobili per le cariche
militari e civili.
Incrementò il suo esercito e ottenne un nuovo importante ingrandimento territoriale in occasione della prima
spartizione della Polonia (1772) con l’annessione della Prussia occidentale, che assicurò la saldatura tra le due parti
principali dei suoi domini.
Politica di popolamento delle terre orientali, immigrazione favorita dalla grande tolleranza religiosa. La burocrazia
prussiana acquistò fama di essere la più efficiente e onesta d’Europa. Importanti riforme attuate nel settore giudiziario
(gettate le basi del codice civile prussiano, promulgato poi nel 1794).
3. La Russia di Caterina II
Pietro il Grande – figlia Elisabetta (1741-62) – Pietro III, deposto nel 1762 in seguito a un colpo di Stato organizzato
dalla giovane moglie Caterina, che subito si fece proclamare “autocrate di tutte le Russie”.
Caterina II (1762-96) > fece il possibile per aprire la Russia all’influenza della cultura europea e in particolare francese;
fino al 1790 regnò una notevole libertà di espressione e anche di critica.
Primo bersaglio delle riforme: Chiesa ortodossa > confisca di tutte le proprietà ecclesiastiche, soppressa la maggior
parte dei conventi…
Clamorosa iniziativa: convocazione, per il 1767, di una commissione legislativa composta da rappresentanti dei nobili,
dei cittadini, dei contadini liberi e anche delle nazionalità non russe, con il compito di elaborare un nuovo codice di
leggi. Ma poi aspre dispute – alla fine del 1768 sciolta con il pretesto della guerra scoppiata contro l’Impero ottomano.
Gli inasprimenti fiscali provocati dalla guerra, la penuria di viveri dovuta a un cattivo raccolto e una pestilenza che
imperversò a Mosca e nel sud del paese nel 1771-72 acuirono il malcontento nelle campagne > es. insurrezione
guidata da Pugacev.
Successi ottenuti in politica estera. 1768: guerra contro l’Impero ottomano > si concluse nel 1774 con condizioni
vantaggiose per la Russia, che ottenne l’accesso al mar Nero e il libero passaggio per il canale del Bosforo. Nel
frattempo (1772) si era realizzata la prima spartizione della Polonia, che fruttò l’annessione della Bielorussia; con le
successive spartizioni si aggiunse a questa tutta la metà orientale del territorio rimasto alla Polonia. Infine annessione
della Crimea.
4. Le spartizioni della Polonia e le riforme in Scandinavia
In Polonia lo sconvolgimento rappresentato dalla “grande guerra del Nord” (1700-21) aveva determinato un ulteriore
regresso economico e demografico e segnato il rafforzamento delle grandi famiglie magnatizie.
Morte di Augusto III di Sassonia (1733-64) – Russia appoggiò l’elezione di Stanislao Poniatowski (1764-95) – Stanislao
lanciò un programma di riforme che prevedeva la soppressione del “liberum veto” – intervento armato di Caterina II
VS uno schieramento di nobili polacchi (Confederazione di Bar) ostili sia all’influenza russa, sia alle riforme.
Al termine di un confuso periodo di lotte, le grandi potenze confinanti si accordarono nel 1772 per smembrare il
territorio a proprio vantaggio > “prima spartizione della Polonia” tra Russia, monarchia austriaca e Prussia.
Ma Stanislao continuò le riforme > 1791: approvata una Costituzione che trasformava la monarchia polacca da elettiva
in ereditaria e sopprimeva il “liberum veto” – nuova invasione e “seconda spartizione” (1793) tra Russia e Prussia.
Ciò che restava della Polonia scomparve con la “terza spartizione” del 1795 (dopo un’insurrezione) > Stato cancellato
dalla carta politica dell’Europa.
Svezia > morte senza eredi di Carlo XII – “era della libertà” (1720-72): il principe tedesco cui venne offerta la
successione, Federico I d’Assia-Cassel dovette impegnarsi a rispettare una Costituzione che attribuiva alla Dieta molti
dei poteri in precedenza esercitati dal sovrano e dal suo consiglio.
Guerre contro la Russia (1741-43) e contro la Prussia (1756-62) tese alla riconquista dell’impero baltico > nessun
vantaggio territoriale.
1772: il giovane re Gustavo III attuò un colpo di Stato > restaurazione dell’assolutismo monarchico. Riforme in campo
amministrativo e giudiziario + decisa azione livellatrice, che giunse a privare i nobili di quasi tutti i loro privilegi.
Danimarca > anche qui tendenze riformatrici sotto Cristiano VII (1766-1808), es. abolizione del servaggio.
1. Il quadro politico e intellettuale nella prima metà del secolo. Le riforme in Piemonte
Le guerre di Successione ebbero in Italia uno dei teatri principali. Fin dal 1706-07 i domini spagnoli (Milano, Napoli,
Sicilia, Sardegna) erano passati agli Asburgo di Vienna, che alla pace di Rastatt (1714) dovettero però cedere la Sicilia,
col titolo regio, ai Savoia – nel 1720 scambio con la Sardegna.
In seguito la monarchia austriaca perse Napoli e Sicilia, conquistati nel 1734 da Carlo di Borbone, figlio del re di Spagna
Filippo V. In compenso Carlo VI d’Asburgo ebbe Parma e Piacenza, e Francesco Stefano di Lorena, marito della sua
erede Maria Teresa, ottenne nel 1737 il Granducato di Toscana.
Dopo la guerra di Successione austriaca (1740-48), Parma e Piacenza tornarono a formare un ducato indipendente
sotto Filippo di Borbone, fratello minore del re di Napoli.
Insieme al declino della potenza spagnola si registra nell’Italia del primo 700 l’indebolimento dell’influenza della
Chiesa. L’anticurialismo divenne il terreno privilegiato di incontro tra la monarchia austriaca e il ceto intellettuale del
Mezzogiorno, di gran lunga il più moderno e avanzato della penisola.
Tra 600 e 700 ripresa e rafforzamento degli scambi culturali tra Italia e Europa, e presa di coscienza della nostra
arretratezza.
L’espansione territoriale e il rafforzamento politico e militare del Piemonte sabaudo furono accompagnati da una serie
di riforme promosse da Vittorio Amedeo II (1682-1730), dal 1720 re di Sardegna > redazione di un nuovo catasto,
restringimento dei privilegi della Chiesa, creato per la prima volta in Italia un sistema statale di scuole secondarie…
Successore Carlo Emanuele III (1730-73) > proseguì il rafforzamento delle tendenze assolutistiche.
Nuova Francia (parte dell’odierno Canada): riconosciuta nel 1663 come “colonia regia”, istituzioni simili a quelle di una
provincia francese (governatore e intendente), ammesso solo il culto cattolico, grande autorità dei gesuiti.
1720: fondata Nuova Orléans, territori denominati Louisiana in onore di Luigi XIV > bloccavano l’ulteriore espansione
delle colonie britanniche verso occidente, e i francesi potevano contare sull’alleanza di alcune “nazioni” indiane, tipo
irochesi.
3. La guerra di Indipendenza
Durissima reazione del governo inglese (chiusura del porto di Boston…) – insubordinazione nelle colonie, sorsero
comitati e organismi che esautorarono di fatto le autorità britanniche – 1774: “primo Congresso continentale” a
Filadelfia > deciso il boicottaggio delle merci inglesi e riaffermato il principio che gli americani riconoscevano valide
solo le leggi e le imposte votate dalle loro assemblee.
1775: “secondo Congresso continentale” e scontri armati – 4 luglio 1776: “Dichiarazione di indipendenza”, che
proclamava il diritto degli americani a darsi un nuovo governo sulla base dell’uguaglianza naturale tra tutti gli uomini.
Il comando delle forze armate fu affidato a George Washington – svolta importante: battaglia di Saratoga (1777), che
convinse il governo francese ad appoggiare militarmente gli insorti; già propaganda svolta dal delegato del congresso
di Filadelfia a Versailles, Benjamin Franklin.
Interviene anche la Spagna a fianco delle colonie. 1781: sconfitti gli inglesi a Yorktown.
1783: trattato di Versailles > la Gran Bretagna riconosceva l’indipendenza delle colonie e restituiva alla Francia alcuni
territori occupati nei Caraibi e nel Senegal, e alla Spagna la Florida e Minorca.
3. Da Termidoro a Fruttidoro
La caduta di Robespierre fu accolta da molti francesi come una liberazione; i responsabili del Terrore e i sanculotti
divennero bersaglio di un odio a lungo represso (ondata di “Terrore bianco”). Il Tribunale rivoluzionario venne
soppresso, i poteri del Comitato di salute pubblica furono drasticamente ridotti, vennero riammessi nella Convenzione
i girondini superstiti, fu chiuso il club dei giacobini.
In campo economico fu smantellato il sistema di vincoli e di controlli e fu abolito il “maximum”; comunque si aggravò
la miseria delle masse popolari.
Aprile e maggio 1795: i sanculotti e le donne dei sobborghi invasero la Convenzione, invocando “pane e la Costituzione
del ‘93” > non ottennero nulla.
1795: “Costituzione dell’anno III” > aggiunta una Dichiarazione dei doveri – le elezioni della rappresentanza nazionale
erano a doppio grado e vi era uno sbarramento di censo molto elevato per la qualifica di elettore – in luogo di una sola
assemblea, erano previste due camere, rinnovabili ogni anno per un terzo: il Consiglio dei Cinquecento, che doveva
presentare e discutere le leggi, e il Consiglio degli Anziani, che doveva approvarle o respingerle – il potere esecutivo
spettava a un Direttorio di cinque membri, eletti dagli Anziani tra 50 nomi indicati dai Cinquecento.
L’evoluzione in senso moderato della pubblica opinione era tale da far temere una vittoria elettorale dei monarchici >
approvato un decreto in base al quale due terzi dei componenti le nuove camere dovevano obbligatoriamente essere
eletti tra i membri della Convenzione. Per il Direttorio 5 “regicidi”, tra cui Barras, Reubell e Carnot.
1795-96: “congiura degli eguali” organizzata da François-Noel detto Gracchus Babeuf, con la collaborazione
dell’emigrato toscano Filippo Buonarroti e di alcuni ex montagnardi (“comunismo della distribuzione”) – venne
scoperta dal Direttorio grazie a una delazione – Babeuf e altri capi vennero condannati a morte, mentre Buonarroti
subì la deportazione.
L’avventura finanziaria della Rivoluzione si concludeva con una gigantesca bancarotta.
Elezioni del marzo 1797 per il rinnovo di un terzo delle assemblee legislative: trionfo della destra monarchica >
Direttorio: alternativa tra cedimento e colpo di forza – a spingerlo in questa seconda direzione furono i quadri
dell’esercito, rimasti per la maggior parte fedeli agli ideali repubblicani e pronti a occupare militarmente Parigi – due
dei Direttori furono destituiti e le elezioni favorevoli ai monarchici furono dichiarate nulle > la Repubblica era salva,
ma a prezzo della fine della legalità restaurata con la Costituzione dell’anno III e della soggezione del potere politico al
potere militare.
Regno di Napoli > 1806: re Giuseppe Bonaparte, ma poi fu chiamato a cingere la corona di Spagna > 1808: al suo posto
Gioacchino Murat (che aveva sposato una sorella dell’imperatore, Carolina Bonaparte).
1806: soppressione della feudalità > ma la “questione demaniale” continuerà ancora per lungo tempo ad avvelenare
la vita delle campagne meridionali.
Fenomeno del brigantaggio, soprattutto in Calabria > interviene l’esercito francese.
Venne costituito, come nel Regno d’Italia, un forte esercito nazionale.
6. L’Europa centro-settentrionale
Area tedesca > regioni della riva sinistra del Reno, invase dagli eserciti rivoluzionari fin dal 1792-93 – poi l’influenza
francese si estese ai territori della Germania centro-occidentale.
1803: radicale riorganizzazione dell’assetto politico-territoriale dell’Impero germanico. 1806: il Sacro Romano Impero
venne ufficialmente disciolto + si costituì la Confederazione del Reno.
Conservavano la propria indipendenza politica Prussia e Impero austriaco (fin dal 1804 Francesco II aveva assunto il
nuovo titolo di imperatore d’Austria, come Francesco I) > qui abile ministro degli esteri il principe di Metternich, si
mantenne apparentemente fedele all’alleanza con la Francia.
Prussia dopo il disastro di Jena (1806): il re Federico Guglielmo III inaugurò una politica di riforme > rinascita della
Prussia, che si accingeva così a respingere l’egemonia francese e a proporsi, alla caduta di Napoleone, come guida
politica e morale dell’intera Germania.
Rinascita della Polonia sotto forma di Granducato di Varsavia, costituito da Napoleone (1807-09) con le terre già
polacche inglobate dalla Prussia e dall’Austria in occasione delle spartizioni di fine 700.
Altro Stato vassallo la Confederazione elvetica. La Repubblica Batava fu trasformata in Regno d’Olanda (1806), la cui
corona fu assunta da un altro fratello di Napoleone, Luigi – 1810: Olanda definitivamente annessa all’Impero.
Anche Danimarca e Svezia gravitavano nell’orbita politica della Francia.
1815: ultimo atto del dramma. Napoleone abbandona l’isola d’Elba, sbarca nei pressi di Cannes, entra a Parigi – si
forma la settima coalizione antifrancese, Inghilterra-Russia-Prussia-Austria-Svezia – 18 giugno 1815: battaglia di
Waterloo, rovinosa disfatta di Napoleone, che abdica una seconda volta.
Rientra nella capitale Luigi XVIII, Napoleone viene deportato a Sant’Elena, morirà il 5 maggio 1821.
1815: Gioacchino Murat dichiara guerra all’Austria – sconfitto a Tolentino, la convenzione di Casa Lanza sancisce il
ritorno sul trono di Ferdinando IV di Borbone.
Altra area di tensioni: Balcani (decadenza dell’Impero ottomano) > velleità espansionistiche della monarchia austriaca
e della Russia, autoproclamatasi protettrice dei paesi di religione ortodossa.
Lotta per la libertà della Grecia > 1821: insurrezione contro il dominio turco, un’assemblea panellenica riunita a
Epidauro proclamò l’indipendenza nazionale – le forze ottomane intervennero con successo, ma i loro atti di gratuita
ferocia suscitarono una vasta indignazione in Europa, da dove partirono molti volontari per appoggiare la resistenza
ellenica – 1827: Francia e Inghilterra si accordarono con la Russia per un intervento armato – 1829: pace di
Adrianopoli, sancita l’indipendenza della Grecia, benché le regioni settentrionali e molte isole restassero sotto il
dominio ottomano. Proclamata la Repubblica, ma nel 1832, approfittando delle discordie tra i patrioti greci, le tre
potenze vincitrici imposero l’elezione di un monarca, il principe bavarese Ottone di Wittelsbach.
Stati Uniti > espansione territoriale, demografica (grosso flusso migratorio dall’Europa) ed economica.
L’espansione verso ovest portò alla creazione di nuovi Stati; non tutti gli ingrandimenti territoriali avvennero con mezzi
pacifici > l’annessione unilaterale del Texas (1845) portò a una guerra contro il Messico, che fruttò l’acquisto del
Nuovo Messico, con Arizona e Colorado, e della California. La colonizzazione di questi territori, da cui furono cacciate
le popolazioni indie, acuì i contrasti tra il sud agricolo e schiavista, interessato ad acquisire nuove terre per estendere
le piantagioni di tabacco e di cotone, e il centro-nord dove si andava sviluppando un’economia mercantile e
industriale.
Egemonia del partito repubblicano, duplice mandato presidenziale di James Monroe (1817-25) > “l’America agli
americani”.
1825: John Quincy Adams, portavoce degli interessi imprenditoriali e finanziari del nord-est.
1829-37: Andrew Jackson, uno dei padri del partito democratico > diffusione dell’istruzione elementare gratuita e
obbligatoria, allargamento del suffragio, riconoscimento dei diritti sindacali.
1. Le isole britanniche
I problemi del dopoguerra crearono un diffuso malessere accompagnato da gravi tensioni sociali. Disoccupazione,
effetti di alcuni cattivi raccolti agricoli, alti prezzi dei generi alimentari… La protesta dei lavoratori si espresse
attraverso la formazione di unioni sindacali (illegali fino al 1824), le petizioni al Parlamento e le adunanze di massa
(ricorda “massacro di Peterloo”, a St. Peter’s Field, presso Manchester). Ma negli anni 20 miglioramento della
situazione economica e correzione di rotta intervenuta nella politica del governo tory, presieduto tra 1812 e 1827 da
lord Liverpool.
Affari interni affidati a Robert Peel > umanizzazione del diritto penale, costituzione di una forza di polizia,
emancipazione dei cattolici dalle discriminazioni giuridiche (1829), anche perché nel 1800 era stata decretata la
fusione parlamentare tra Gran Bretagna e Irlanda.
Questione della riforma del Parlamento > la distribuzione dei seggi nella Camera dei Comuni non teneva alcun conto
dei mutamenti intervenuti nel popolamento delle diverse aree della Gran Bretagna; larghi settori dell’opinione
pubblica premevano per una redistribuzione dei seggi e per un allargamento del suffragio.
Muore Giorgio IV – successore Guglielmo IV (1830-37), formazione di un governo whig presieduto da lord Grey > la
Camera dei Lord si oppone al progetto di riforma parlamentare; solo nel 1832 si rassegna a far passare il
provvedimento.
Abolizione della schiavitù in tutte le colonie britanniche (già nel 1807 posto fine alla tratta degli schiavi).
Fine del boom economico degli anni 20 > ripresa delle agitazioni sociali; sorsero due grandi movimenti a carattere
nazionale, il movimento cartista e la Lega contro le leggi sul grano.
Movimento cartista: base popolare e operaia – rivendicazioni: suffragio universale maschile, elezione di parlamenti
annuali, segretezza del voto, uniformità dei distretti elettorali, eliminazione dei requisiti di censo per i deputati,
introduzione di uno stipendio per il loro sostentamento. Leader l’irlandese Feargus O’Connor. Ma fallimento già nel
1848.
Lega contro le leggi sul grano: capi due imprenditori, Cobden e Bright, che riuscirono a creare un vasto movimento
d’opinione e a mettere in cattiva luce l’egoismo dell’aristocrazia fondiaria > il governo si arrese alle ragioni degli
abolizionisti (1846).
1830-51: politica estera gestita da Henry Palmerston > caratteri imperialistici e aggressivi, es. invasione
dell’Afghanistan nel 1838 e “guerra dell’oppio” contro la Cina (1839-42), per obbligare l’Impero cinese ad aprire le sue
frontiere ai traffici della Compagnia delle Indie (Gran Bretagna ottenne l’affitto perpetuo di Hong Kong).
1837-1901: regina Vittoria – lungo periodo di crescita demografica ed economica, di riforme politiche e sociali.
3. L’Europa centrale
Prussia di Federico Guglielmo III (1797-1840) > supremazia di fatto sui minori Stati tedeschi, rivale naturale dell’Impero
austriaco per il primato all’interno della Confederazione germanica.
1829-34: Unione doganale (Zollverein) che comprendeva la maggior parte degli Stati tedeschi, con esclusione tuttavia
delle province austriache > la soppressione dei dazi interni diede impulso ai traffici e all’industrializzazione.
1840-61: nuovo re Federico Guglielmo IV. Aspirazioni a una Costituzione liberale, il fermento della pubblica opinione
crebbe negli anni precedenti il 1848.
Impero austriaco > clima repressivo e poliziesco, il cancelliere principe di Metternich per quasi 40 anni fu a capo della
politica estera (e dal 1817 anche interna) della monarchia.
1835: muore l’imperatore Francesco I – sale al trono il suo primogenito Ferdinando, un minorato mentale.
La minaccia più grave per l’assolutismo asburgico non veniva tanto dalla diffusione dei principi liberali tra i sudditi di
lingua tedesca, quanto dalle aspirazioni nazionali delle altre etnie, tra le quali quella italiana; il movimento più forte e
organizzato era quello ungherese.
Ritorno in auge di programmi liberal-moderati, che sostituivano la politica alla lotta violenta e si prefiggevano di
giungere gradualmente a uno sbocco unitario e liberale con l’eliminazione degli ostacoli al libero commercio e
mediante accordi di tipo confederale e alleanze internazionali. Es. neoguelfismo, alleanza liberalismo-papato
(ecclesiastico torinese Vincenzo Gioberti).
1846: eletto papa Pio IX, che emanò una serie di provvedimenti che lo qualificarono agli occhi dell’opinione pubblica
come “papa liberale” (concessione di una limitata libertà di stampa, istituzione di una guardia civica…). Seguendo il
suo esempio, anche Leopoldo II di Toscana e Carlo Alberto adottarono nel corso del 1847 misure liberali.
Lombardo-Veneto e Regno delle Due Sicilie: governi restii a fare concessioni, aumenta il malcontento. 1846-47: crisi
economica in tutta Italia > anche per questo sarà l’alternativa rivoluzionaria a prevalere nei primi mesi del 1848.