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Storia moderna

Parte prima: la lunga durata

I. La popolazione e le strutture familiari

1. Fonti e metodi
Thomas Robert Malthus (1766-1834), Saggio sul principio di popolazione (1798): preoccupazione per lo squilibrio tra
popolazione e risorse alimentari > la popolazione se non controllata cresce in progressione geometrica, mentre le risorse
necessarie alla sopravvivenza, soprattutto il cibo, crescono solo in progressione aritmetica. La messa a coltura di nuove
terre (naturalmente meno fertili) e le innovazioni tecnologiche non possono influire durevolmente sulla sproporzione che
così si crea, giacché per la legge dei rendimenti decrescenti ogni unità aggiuntiva di terra o di lavoro, al di là di una certa
soglia, si traduce in incrementi produttivi via via minori.
A frenare l’aumento incontrollato della popolazione intervengono i freni “repressivi”: carestia, epidemie, guerre, che
ristabiliscono temporaneamente l’equilibrio alterato, in attesa di un nuovo ciclo di incremento demografico > l’unica
alternativa a questi periodici salassi è l’adozione di freni “preventivi”, cioè la limitazione cosciente dei matrimoni e quindi
della fecondità, che deve naturalmente riguardare la parte più povera della società.
Al XVIII secolo o agli inizi del XIX risalgono i primi censimenti modernamente impostati. In precedenza si hanno numerazioni
di fuochi, o nuclei familiari, compiute a scopi fiscali, conteggi degli abitanti di città o di distretti, finalizzati
all’approvvigionamento e alla distribuzione dei viveri, oppure al censimento degli uomini atti alle armi. Un’altra
importantissima miniera di dati è rappresentata per l’Europa preindustriale dalle fonti ecclesiastiche, distinguibili a loro
volta in fonti relative allo stato e in fonti relative al movimento della popolazione.
Anni 50 del XX secolo: “ricostruzione nominativa delle famiglie”.

2. La popolazione europea nell’età moderna


Si delineano, per quanto riguarda il nostro continente e i secoli dell’età moderna, tre grandi fasi: una crescita demografica
generale e continua, anche se via via più faticosa, tra la metà del 400 e gli inizi del 600, crescita che supera largamente i
livelli di popolamento già raggiunti prima della catastrofica pestilenza del 1348-49; un forte rallentamento nel XVII secolo,
che è la risultante di comportamenti demografici diversificati per grandi aree (proseguimento dell’espansione nell’Europa
nord-occidentale e orientale, ristagno o addirittura regresso nell’area germanica e nelle penisole italiana e iberica); una
rinnovata tendenza espansiva nel 700, che si prolunga e anzi si rafforza nel XIX secolo.

3. La storia della famiglia


Epoca in cui la famiglia non rappresentava solo, dal punto di vista economico, un’unità di consumo, ma prima di tutto
un’unità di produzione, sia nel caso delle aziende contadine, richiedenti il concorso di tutti i suoi membri, sia nel caso di
molte lavorazioni artigianali o protoindustriali.
La conservazione della ricchezza, incentrata per lo più sulla proprietà fondiaria, è una preoccupazione dominante per le
famiglie aristocratiche europee, che tra il XVI e il XVIII secolo adottano largamente strumenti giuridici adatti allo scopo,
come i fedecommessi e le primogeniture + limitazione del matrimonio a un solo maschio per ogni generazione.

II. L’economia dell’Europa preindustriale

1. L’agricoltura: risposta estensiva e risposta intensiva


L’agricoltura europea aveva compiuto nei secoli dopo il 1000 notevoli progressi, che avevano consentito in particolare di
sottoporre a coltura i terreni umidi e argillosi delle aree centro-settentrionali del vecchio continente > innovazioni
importanti, come la rotazione triennale. Nei paesi mediterranei la scarsità di piogge e la natura friabile dei terreni
ostacolarono però l’applicazione delle nuove tecniche.
L’incremento demografico del “lungo 500” comportò un parallelo aumento della domanda di derrate alimentari, che si
diresse soprattutto verso i cereali. Come riuscì l’agricoltura a sfamare una popolazione in forte crescita?
 Risposta estensiva: allargamento della superficie coltivata.
 Risposta intensiva: adozione di tecniche atte ad accrescere la produttività, ossia la quantità di prodotto per unità di
superficie.
Di gran lunga prevalente fu nel XVI secolo la prima soluzione > i terreni dissodati non erano di prima qualità, spesso si
trattava di aree marginali che solo l’accresciuta pressione demografica rendeva conveniente mettere a coltura, inoltre
l’estensione della superficie coltivata portò a una contrazione delle aree adibite al pascolo. L’andamento del clima sembra
aver influito negativamente sui raccolti (“piccola glaciazione” del XVII secolo).
In Olanda, in Inghilterra e in poche altre zone si raggiunsero rendimenti anche del 100% superiori a quelli comuni nel
resto dell’Europa > come? La fertilità dei campi è funzione, oltre che della natura dei suoli, soprattutto di due fattori: la
disponibilità di acqua e il concime.
La stretta associazione di agricoltura e allevamento e l’adozione di sofisticate rotazioni che eliminano la necessità del
riposo periodico dei terreni sono l’essenza della cosiddetta rivoluzione agricola, che ebbe prima nei Paesi Bassi, poi in
Inghilterra i suoi luoghi d’elezione nel corso dell’età moderna > cause: rapporti di produzione e condizioni di vita delle
masse contadine.

2. Il regime fondiario e i rapporti di produzione. L’Europa centro-occidentale


I secoli del basso Medioevo videro in gran parte dell’Europa non solo la disgregazione della feudalità come sistema di
governo, ma anche l’erosione dei poteri signorili nelle campagne, per effetto sia della crisi demografica, che spostò a
favore di una manodopera divenuta rara i rapporti di forza tra proprietari e contadini, sia della tendenza generale dei
signori fondiari alla monetizzazione delle prestazioni loro dovute, sia infine della serie di rivolte contadine esplose in
diverse aree geografiche tra la metà del 300 e i primi decenni del 500.
All’evolversi nel tempo degli originari rapporti feudali è legata la sopravvivenza o meno di una diffusa proprietà
contadina. Dovunque, in ogni modo, il forte aumento della popolazione registrato nel XVI e poi nel XVIII secolo si
accompagnò a processi di proletarizzazione, cioè alla diminuzione in percentuale dei coltivatori autosufficienti o
addirittura provvisti di eccedenze di derrate da vendere sul mercato, alla moltiplicazione dei contadini poveri o
nullatenenti e alla riduzione del potere d’acquisto dei salari.
Oltreché ai residui diritti feudali, i coltivatori del suolo erano soggetti alla decima ecclesiastica, alle imposte statali e,
quando non erano proprietari, anche al gravoso prelievo rappresentato dalla rendita fondiaria; non c’erano risorse a
disposizione per investimenti e innovazioni, d’altronde istintivamente avversate dalla mentalità contadina.

3. L’Europa orientale
Aree che comprendevano enormi estensioni di terreno pianeggiante e potenzialmente fertile, ed erano assai
sparsamente popolate > il problema non era rappresentato dalla penuria di terra coltivabile, bensì dalla scarsità della
forza lavoro. Al tempo stesso, molto più deboli e meno sviluppate che in occidente erano le città e le comunità di
villaggio da un lato, le istituzioni statali dall’altro, organismi capaci di fare da contrappeso alla potenza dell’aristocrazia
fondiaria.
Coercizione extraeconomica nei confronti dei contadini > la servitù della gleba venne rafforzata a partire dal XV secolo
e introdotta anche in quelle aree dell’Europa orientale dove era prima sconosciuta. In Russia accanto alla servitù della
gleba era diffusa la vera e propria schiavitù personale. Solo con le riforme della seconda metà del 700 le pretese dei
signori fondiari cominciarono ad essere limitate dalla legge, e solo nel XIX secolo la servitù della gleba verrà
gradualmente abolita.
Non sempre le masse rurali accettavano con fatalistica rassegnazione, quale era inculcata dalle autorità civili e
religiose, il loro destino di miseria e di oppressione > grande ciclo di rivolte popolari e contadine, fino a… Rivoluzione
francese e moti controrivoluzionari scoppiati nella Francia stessa e in altri paesi raggiunti dagli eserciti francesi
(principalmente Italia e Spagna): i moti contadini acquistano una connotazione politica che si sovrappone, senza
cancellarle, alle forme arcaiche di protesta.

4. L’economia urbana
Lo status di città non richiedeva, nell’antico regime, grandi agglomerati umani, ma era facilmente riconosciuto a centri
di 2000-3000 abitanti; più che le dimensioni o la presenza di altri segni distintivi erano infatti elementi come la
stratificazione sociale, comprendente un ceto artigiano e mercantile più o meno forte, e “l’autocoscienza dei suoi
abitanti” a fare di una città una città.
Gran parte degli oggetti di uso quotidiano era prodotta da artigiani che lavoravano da soli, o con pochi collaboratori,
nella propria abitazione o in laboratori che fungevano anche da botteghe per la vendita. Concentrazioni di decine o
centinaia di operai erano rare e si incontravano soprattutto nelle miniere, nei lavori pubblici di maggiore rilievo e nelle
costruzioni navali.
La maggiore novità che presentano i secoli XV-XVIII rispetto al Medioevo, per quanto riguarda l’organizzazione
produttiva, sta nella grande diffusione del sistema noto come industria a domicilio o protoindustria (mercante
imprenditore…).
Il settore tessile rimase a lungo quello dominante nell’industria europea (Italia centro-settentrionale e Fiandre, poi
Olanda e Inghilterra).

5. Moneta, prezzi, mercato


Per quanto sussistessero nell’Europa tra il XVI e il XVIII secolo estese forme di autoconsumo, l’economia monetaria era
ormai universalmente diffusa; a partire dal XIII secolo vigeva ovunque un regime di bimetallismo. I governi europei
ricorrevano frequentemente alla pratica dello svilimento delle monete da essi battute.
Tra la fine del XV e i primi decenni del XVII secolo si ha una spiccata tendenza all’aumento dei prezzi (nel “lungo 500”
rapido aumento della massa dei mezzi di pagamento e della loro velocità di circolazione). La produzione di argento
delle miniere europee raddoppiò tra la metà del 400 e il 1530 circa; in seguito la disponibilità di oro e argento fu
sensibilmente accresciuta dalle importazioni di questi metalli dal Nuovo Mondo.
1620-1720: ristagno della popolazione e delle importazioni di metalli preziosi, e quindi arresto o inversione della
tendenza inflattiva. Nel 700 la ripresa dell’espansione demografica e l’accresciuta disponibilità di preziosi, trainata
dall’oro brasiliano, apriranno una nuova fase di ascesa dei prezzi, nonostante la stabilizzazione delle principali monete.
L’aumento della produzione industriale e la crescente richiesta di generi di prima necessità come il grano, il legno e il
sale portarono tra il tardo 400 e gli inizi del 600 a una grande espansione dei traffici; preferito il trasporto per via
d’acqua, più rapido e più economico > la navigazione ha compiuto in questo periodo progressi più rapidi che non il
trasporto per via di terra (caravella, fluyt olandese).
Il Mediterraneo mantenne più a lungo di quanto un tempo si credesse la sua vitalità come crocevia degli scambi tra
oriente e occidente e tra Europa e Africa. Il commercio con il Baltico e la pesca delle aringhe in alto mare furono i due
fondamenti su cui si costruì la straordinaria prosperità dell’Olanda nel XVII secolo, allorché Amsterdam ereditò la
funzione che era stata di Anversa nei primi due terzi del 500, cioè quella di emporio internazionale e perno degli
scambi tra le diverse aree d’Europa, di capitale della finanza e del credito, e anche di centro industriale di primaria
importanza.
Anche nei lucrosi traffici dell’Atlantico gli olandesi si ritagliarono una quota di rilievo, ma qui dovettero presto
affrontare la concorrenza inglese e francese. Acquistarono sempre maggiore importanza i rapporti commerciali con il
Nuovo Mondo > i paesi iberici cercarono di riservare a se stessi i benefici di questi traffici, ma nel XVII e XVIII secolo,
mentre si sviluppava nel nord del nuovo continente la colonizzazione inglese e francese, si fece sempre più aggressiva
la presenza dei mercanti e dei pirati di varia provenienza lungo le coste dell’America centro-meridionale.
L’interscambio tra Europa e Asia era dominato nel XVI secolo dai portoghesi, scopritori della rotta marittima che
circumnavigava l’Africa. Nel XVII secolo ai portoghesi subentrarono gli olandesi; ancora più tarda fu la penetrazione
commerciale e coloniale francese e soprattutto inglese, che si diresse soprattutto verso il subcontinente indiano.
Protagoniste assolute dei traffici con l’oceano indiano furono le compagnie privilegiate costituite a partire dal tardo
500 in Inghilterra, nelle Province Unite e in Francia > due tipi: corporazione di mercanti & società per azioni (le
Compagnie delle Indie orientali costituite a Londra nel 1600 e ad Amsterdam nel 1602, e più tardi le compagnie
francesi fondate da Colbert). Anche per le Indie occidentali furono create compagnie privilegiate, che però non
riuscirono mai a monopolizzare i traffici nella stessa misura delle consorelle asiatiche.
Adam Smith, mercantilismo: convinzione che la ricchezza è per sua natura una quantità statica, e che per averne di più
è necessario sottrarne agli altri competitori + identificazione della ricchezza stessa con il possesso di metalli preziosi >
applicazione di questi principi nell’Inghilterra di Cromwell e nella Francia di Colbert. Superamento delle concezioni
mercantilistiche nella seconda metà del 700, allorché si affermarono i nuovi orientamenti fisiocratici e liberisti.

III. Ceti e gruppi sociali

1. Ordini, ceti, classi. La stratificazione sociale nell’Europa d’antico regime


Fino alla diffusione delle idee illuministiche, la visione della società dominante in Europa era una visione corporativa e
gerarchica > l’individuo non contava per sé, a meno che non fosse un re o un papa, contava in quanto membro di una
famiglia, di un corpo, di una comunità. Corpi di mestiere, collegi professionali, confraternite, ordini ecclesiastici… > a
questi corpi e comunità si riferivano le “libertà”, cioè le franchigie, le immunità, i privilegi che componevano un
universo giuridico quanto mai frastagliato e multiforme.
Lunga durata di pratiche sociali e schemi mentali risalenti al Medioevo o alla prima età moderna, es. divisione della
società in tre grandi ordini: oratores, coloro che pregavano, cioè il clero; bellatores, coloro che combattevano, cioè la
nobiltà; laboratores, coloro che lavoravano per tutti (ancora alla vigilia della Rivoluzione francese).
Più che il concetto moderno di classe, che si applica a quanti esercitano la stessa funzione economica e godono di un
certo livello di reddito, è il termine di “ceto” il più idoneo a distinguere questi gruppi; a determinare il rango sociale di
un individuo concorrevano infatti la nascita, il ruolo ricoperto nella vita pubblica (e non nel processo economico) e il
prestigio e i privilegi con questo connessi.
Le disuguaglianze erano giustificate con l’idea di una gerarchia naturale tra tutte le creature, una gerarchia voluta dalla
Provvidenza divina e implicita nella visione tolemaica dell’universo.
Ma il motivo egualitario affiorò spesso nelle rivolte popolari del basso Medioevo e della prima età moderna; d’altra
parte, l’ordine sociale tradizionale appariva profondamente incrinato dai fenomeni di mobilità sociale caratteristici in
particolare del XVI secolo.
2. Nobili e “civili”
Nobiltà e clero erano i due ceti meglio riconoscibili e più chiaramente definiti anche dal punto di vista giuridico;
ciascuno dei due, tuttavia, comprendeva al suo interno una vasta gamma di sottogruppi differenziati per ricchezza,
prestigio e potere.
Dovunque, nobiltà significa in primo luogo ricchezza, o almeno agiatezza: una ricchezza basata fondamentalmente
sulla proprietà della terra e alla quale si associano in misura variabile anche funzioni di giustizia e polizia e un potere
esercitato sugli uomini all’interno della signoria. Nell’età moderna si crea una netta differenziazione tra l’Europa
centro-occidentale, dove il grande proprietario terriero vive fondamentalmente di rendita, pagata dai coltivatori delle
sue terre in denaro o in natura, e l’Europa orientale, dove invece egli sfrutta il lavoro gratuito dei contadini per
produrre derrate che poi vende sul mercato nazionale o internazionale.
La figura del nobile povero è più frequente là dove la nobiltà è più numerosa: Polonia, Ungheria, Spagna (hidalgo).
Alla collocazione prevalentemente rurale dei ceti nobiliari delle aree dove più forte era l’impronta feudale si
contrapponeva la spiccata fisionomia cittadina dei patriziati propri dell’Italia centro-settentrionale, dei Paesi Bassi,
delle aree più urbanizzate della Svizzera o della Germania occidentale.
Rapporto tra i ceti nobiliari e il potere politico > carattere eccezionale aveva nell’Europa moderna la gestione diretta
del potere da parte delle oligarchie aristocratiche: le repubbliche aristocratiche di Venezia, di Genova, di Lucca
apparivano ormai tra 600 e 700 quasi dei fossili in un’Europa dominata dalle monarchie. Tra queste bisogna
distinguere quelle in cui la sovranità assumeva connotati almeno teoricamente assoluti, come la Francia di Richelieu e
di Luigi XIV, dai regimi in cui l’esercizio della sovranità dipendeva dal beneplacito della nobiltà, come la Polonia, o
quanto meno da un accordo tra il re e la classe dirigente, come avvenne in Inghilterra dopo la “gloriosa rivoluzione”
del 1688-89.

Il termine di “borghesia” non è il più idoneo per designare i ceti intermedi tra nobiltà e plebe nell’Europa
preindustriale, poiché esso sembra postulare una coscienza di classe e un’uniformità di condizioni economiche e
sociali che erano lontane dal riflettere la frastagliata realtà di quei secoli.
Dominante connotazione urbana. Talvolta questo ceto godeva di un riconoscimento giuridico, ma dovunque esso era
ben distinto nella considerazione generale dagli strati inferiori, dai quali lo separavano due tratti fondamentali: il
rifiuto del lavoro manuale, considerato degradante, e il possesso di risorse (beni immobili e mobili, ma anche livello
culturale, parentele, conoscenze altolocate, reti associative) che lo garantivano dalla caduta nell’indigenza cui erano
invece esposti, in un mondo privo di ammortizzatori sociali, coloro che vivevano alla giornata, dei frutti delle proprie
fatiche.

3. Poveri e marginali
Distinzione proposta da Jean-Pierre Gutton:
 Poveri “strutturali”, coloro che anche in tempi normali vivono in tutto o in parte di elemosine.
 Poveri “congiunturali”, coloro che ricavavano appena di che vivere dal loro lavoro, e che erano quindi alla
mercé del sopraggiungere di un’infermità, della vecchiaia, della disoccupazione o di una carestia.
Nell’età moderna il povero appare sempre più come una minaccia all’ordine costituito e alla salute pubblica, come un
delinquente potenziale da scacciare o da reprimere > vengono presi provvedimenti di crescente severità che
comprendono l’espulsione dei poveri forestieri, il divieto dell’accattonaggio, sostituito da forme di assistenza su base
cittadina o parrocchiale finanziate con speciali tasse, e l’obbligo del lavoro per i poveri validi.
A ingrossare le schiere degli indigenti e degli accattoni erano in realtà i processi di proletarizzazione che tra il XVI e il
XVIII secolo furono quasi costantemente all’opera così nelle campagne come nelle città. Lo sviluppo tra 700 e 800 del
sistema di fabbrica, dapprima in Inghilterra poi anche sul continente europeo, da un lato trasformò queste masse nella
nuova classe operaia, dall’altro alimentò la formazione di un nuovo Lumpenproletariat (“proletariato straccione”) a
causa dell’incremento demografico accelerato e dei fenomeni di disoccupazione e di crisi che esso produsse.

IV. Le forme di organizzazione del potere

1. Stato e Stato moderno: problemi di definizione


Europa tra XIII e XIX secolo: progressiva affermazione di un potere che si proclama superiore a tutti gli altri, il potere
dello Stato. Tale potere si incarna in un primo tempo in un individuo, il monarca, o in qualche caso (nelle repubbliche
aristocratiche) in un ceto ristretto, ma si viene poi configurando come un’entità a sé stante, in un processo di
spersonalizzazione che conosce una decisiva accelerazione con la Rivoluzione francese. Fin dal XV e XVI secolo esso si
emancipa da ogni autorità esterna, sia quella dell’imperatore o del papa, e al tempo stesso si impone all’interno come
suprema istanza nei confronti degli individui e dei corpi che rientrano nella sua sfera d’influenza.
Questa indipendenza esterna e questa facoltà di esigere obbedienza dai sudditi sono le componenti essenziali del
concetto di sovranità, chiaramente definito da Jean Bodin nei Sei libri dello Stato (1576) come suprema facoltà
legislativa.
Giuristi tedeschi post-hegeliani, definizione dello Stato moderno che comprende le seguenti caratteristiche o esigenze:
 Un territorio, come esclusivo ambito di dominio.
 Un popolo, come stabile unione di persone legate da un solido sentimento di appartenenza.
 Un potere sovrano che:
o All’interno significa monopolio legittimo della forza fisica;
o All’esterno significa indipendenza giuridica da altre istanze.
Gran parte della storiografia recente ha polemizzato contro una visione totalizzante dello Stato “come nucleo di
sovranità piena, non condizionato da interferenze esterne e all’interno tutto incentrato sull’autorità del principe e del
suo governo, autorità capace di irraggiarsi e informare di sé le strutture della società intera, dei corpi, degli individui,
delle comunità”, e alle istituzioni statali ha contrapposto la persistenza di poteri diffusi nella società, a livello di ambiti
cortigiani, di ceti territoriali, di diritti signorili, di reti clientelari, di fazioni e comunità locali, che di quelle sono in grado
di contrastare o condizionare dall’interno il funzionamento.
Standestaat, o Stato per ceti, è il termine solitamente impiegato per definire quelle formazioni politiche, configuratesi
nel XIII e XIV secolo, in cui all’autorità del principe si contrappongono assemblee dette variamente diete, stati generali,
cortes, parlamenti, ecc., composte per lo più di tre camere rappresentanti il clero, la nobiltà e le città, ma talvolta di
due (es. in Inghilterra, dove gli arcivescovi e vescovi siedono insieme ai nobili titolati nella Camera dei Lord) oppure di
quattro, laddove (come in gran parte della Germania e delle province asburgiche) magnati e cavalieri formano due
curie separate.
Se in Castiglia e nel Regno di Francia queste assemblee cessano di adunarsi o tendono ad atrofizzarsi, nell’Europa
centro-orientale continuano a funzionare fino al XVIII secolo, riunendosi con cadenza annuale o periodica per votare le
imposte chieste dal sovrano e deciderne il riparto e la riscossione. Solo in Inghilterra e in Svezia i parlamenti riuscirono
a trasformarsi tra il XVII e il XIX secolo da istanze cetuali in vere rappresentanze nazionali. Anche dove non esistevano
parlamenti, come in gran parte dell’Italia centro-settentrionale, non si può parlare di un rapporto diretto tra principe e
sudditi, ma di un rapporto mediato da corpi tra i quali un peso dominante hanno le città > si parla di Stati
rinascimentali, Stati d’antico regime o “monarchie composite”.
È lecito parlare di “Stati nazionali” prima dell’epoca rivoluzionaria?

2. L’evoluzione dei criteri di legittimazione: dalla monarchia di diritto divino allo Stato di diritto
Rimase in auge almeno fino al XVIII secolo l’idea di un’origine provvidenziale dell’autorità politica. Una precoce
affermazione dell’assolutismo monarchico fu opera della Chiesa di Roma.
Anche i trattatisti italiani della ragion di Stato, pur derivando da Machiavelli molti precetti pratici, ne respingevano la
spregiudicata affermazione dell’autonomia dell’agire politico. Fu solo nel XVII secolo che i fondamenti religiosi della
sovranità cominciarono a vacillare, ad opera soprattutto degli sviluppi della dottrina contrattualista, poggiante a sua
volta sul postulato dell’esistenza di un diritto di natura universale > di queste leggi naturali cui tutti gli uomini sono
soggetti, indipendentemente dalla loro fede e dalla loro nazionalità, faceva parte il principio che un obbligo, per
essere davvero vincolante, deve essere stato liberamente assunto dalle parti contraenti.
Thomas Hobbes, Leviatano (1651).
Chi impresse alla teoria del contratto una decisiva svolta in senso liberale fu l’inglese John Locke > i diritti alla vita, alla
libertà e alla proprietà privata sono anteriori al costituirsi della società; la loro tutela deve essere quindi l’obiettivo
principale del contratto che i sudditi stipulano con il sovrano; il riconoscimento del potere legislativo ed esecutivo al
monarca è condizionato al rispetto di questi diritti, e in caso di trasgressione i sudditi hanno il diritto di sollevarsi e
deporre il sovrano (come era avvenuto nella rivoluzione inglese del 1688-89).
Il crollo delle istituzioni d’antico regime in Francia fu seguito da una serie di esperimenti politici (la monarchia
costituzionale, la repubblica giacobina, il Direttorio, la monarchia amministrativa napoleonica) che si rifacevano
comunque tutti, almeno formalmente, ai principi ormai acquisiti della sovranità popolare e della distinzione tra i
poteri legislativo, esecutivo, giudiziario. Su queste basi poggeranno nel XIX secolo i fondamenti del moderno Stato di
diritto.

3. Funzioni e articolazioni del potere statale


Quali erano i poteri dello Stato? > ai governi, fossero essi di natura monarchica o aristocratica, erano riconosciuti il
diritto-dovere della difesa del territorio e quello del mantenimento dell’ordine e della pace al suo interno: il primo
coincideva con gli strumenti della diplomazia e della guerra, il secondo era concepito soprattutto come
amministrazione della giustizia, cioè come composizione delle vertenze che potevano nascere tra i singoli o tra i
gruppi, in modo da evitare il ricorso alla violenza privata.
Il luogo dove la potenza del re si rende più manifesta è la corte.
Dovunque il re è coadiuvato da un consiglio, che può assumere varie forme e denominazioni a seconda degli scopi cui
deve corrispondere, oppure, come nella monarchia spagnola, può frazionarsi in una molteplicità di consigli a
specializzazione sia funzionale, sia territoriale. Grande importanza hanno, accanto ai consiglieri, i segretari del
principe, figure dalle quali tra 500 e 700 hanno origine i moderni ministri.
Diritto romano e (nei paesi rimasti fedeli a Roma) diritto canonico. Solo l’Illuminismo giuridico maturo indicò come
esigenza primaria la codificazione, cioè la redazione di un corpo di leggi (civili e penali) organico e del tutto autonomo,
escludente cioè il ricorso ad ogni altra fonte del diritto. Solo alla fine del XVIII secolo comparvero (in Austria e in
Prussia) i primi codici così concepiti, in attesa della codificazione napoleonica che costituirà il modello per tutta
l’Europa continentale nell’800.
Tra gli affari di governo un’importanza a lungo dominante rivestono la politica estera e la guerra > l’avvento degli
eserciti permanenti, l’aumento esponenziale degli effettivi, l’accresciuta importanza della fanteria e dell’artiglieria, lo
sviluppo in senso orizzontale delle fortificazioni determinarono nella prima età moderna un volume di spese fuori di
ogni proporzione con le entrate patrimoniali anche dei sovrani più ricchi e furono quindi all’origine di una fiscalità
anch’essa permanente.
Figura emblematica della nuova burocrazia è il commissario, un funzionario nominato dal re e non legato da un
rapporto patrimoniale con la carica che ricopre (intendenti francesi o piemontesi, commissari alle imposte prussiani).

V. Religione, mentalità, cultura

1. Religione e magia
Centralità del sacro > la parrocchia costituiva, al di sopra della famiglia e in simbiosi con il villaggio, l’unità di base della
vita associata in tutta l’Europa cristiana (primo giubileo indetto da Bonifacio VIII nel 1300).
La preoccupazione per il destino ultraterreno delle anime è attestata dalla rapida diffusione della credenza nel
Purgatorio e dall’enorme fortuna delle indulgenze bandite dalla Chiesa.
Come le cerimonie e le festività religiose erano spesso il rivestimento di preesistenti tradizioni pagane, così il confine
tra religione e magia era assai labile per le masse dei credenti. La contiguità tra religione e magia, il carattere
superstizioso di molte credenze e di molte pratiche devozionali divennero nel XVI secolo uno dei motivi centrali della
polemica protestante contro la Chiesa di Roma. Ma anche quest’ultima, per reazione a tali accuse e nell’intento di
rinsaldare la propria presa sulla coscienza dei fedeli, divenne assai meno tollerante nei confronti di quelli che
apparivano residui di paganesimo o pericolosi tralignamenti dall’ortodossia religiosa > tra i bersagli delle autorità
protestanti e cattoliche rientrarono dunque le festività profane, il carnevale, le danze, gli antichi culti agrari e altri
aspetti di un patrimonio folklorico, che si fece ogni sforzo per estirpare o assimilare a una visione del mondo cristiana.
Benché fosse iniziata ormai da tempo, la caccia alle streghe raggiunse il parossismo tra il 1580 e il 1660, in coincidenza
con il prevalere in Europa di un clima di paura, sospetto e intolleranza che si espresse anche nella persecuzione degli
ebrei e nell’ossessione degli untori; essa imperversò specialmente in quelle zone in cui più intensi erano stati i
contrasti religiosi, come le zone di confine tra Francia, Svizzera e Germania, la Polonia, la Scozia.
Molto meno severa fu la repressione nei paesi mediterranei, Italia e Spagna, dove totale era il predominio della
religione cattolica dopo la metà del 500. Solo gradualmente, a partire dalla seconda metà del XVII secolo, i ceti colti
smisero di credere alla stregoneria e alla magia, che rimasero però più a lungo radicate nell’universo mentale degli
strati popolari in gran parte dell’Europa.

2. Cultura orale e cultura scritta


Opera di “disciplinamento sociale” svolta in forme diverse sia dalle Chiese riformate sia dalla Chiesa cattolica post-
tridentina > più completa cristianizzazione delle masse popolari, ma anche una rarefazione dei comportamenti violenti
e amorali e perfino una crescita dell’alfabetizzazione, sensibile soprattutto nei paesi protestanti dove l’accento cadeva
sulla lettura individuale della Bibbia. Solo a partire dall’età dei Lumi, con la nascita dei primi sistemi di istruzione
elementare, lo Stato cominciò a subentrare alla Chiesa, alla famiglia e alla bottega come principale fattore di
alfabetizzazione.

Per quanto riguarda la cultura scritta, la novità di gran lunga più importante agli inizi dell’età moderna fu l’invenzione
della stampa > tecnica messa a punto da Johann Gutenberg verso la metà del XV secolo (prima opera: Bibbia delle 42
linee).
La potenzialità eversiva della stampa fu per tempo intuita dalla Chiesa, che fin dagli inizi del 500 introdusse le prime
forme di censura preventiva e a partire dal 1559 pubblicò periodicamente indici di opere proibite; e accanto alla
censura ecclesiastica venne organizzata dappertutto anche una censura statale; l’una e l’altra, però, si rivelarono
impotenti a bloccare la circolazione delle idee eterodosse e libertine, che prese sempre più spesso la via dei libri
stampati alla macchia e diffusi clandestinamente.
3. Produzione e trasmissione del sapere
Le università, una delle più originali creazioni culturali del Medioevo europeo, continuarono ad espandersi nella prima
età moderna, ma la crescita numerica degli studenti sembra essersi arrestata dopo i primi decenni del XVII secolo, in
coincidenza con la crisi economica e demografica che colpì gran parte dell’Europa.
Nei paesi cattolici le famiglie aristocratiche e benestanti preferivano affidare la formazione dei loro figli ai collegi
gestiti dagli ordini religiosi.
La scolarizzazione delle classi inferiori dovette attendere le prime iniziative dei despoti illuminati (Prussia, Austria,
paesi scandinavi) della seconda metà del 700.
L’alta cultura e la ricerca scientifica avevano nel XVIII secolo le loro roccheforti, più che nelle università, nelle
accademie, che da cenacoli di poeti e letterati, quali erano state in prevalenza nell’Italia rinascimentale e barocca, si
trasformarono in società desiderose di rendersi utili al progresso scientifico ed economico.

Parte seconda: gli avvenimenti e i problemi

VI. Monarchie e imperi tra XV e XVI secolo

1. I Regni di Francia, Spagna, Inghilterra e l’Impero germanico


Francia > sotto Carlo VIII (1483-1498) e i suoi successori Luigi XII (1498-1515) e Francesco I (1515-1547) continuò nella
monarchia francese la tendenza all’accentramento del potere nelle mani del re e dei collaboratori da lui scelti. Si
rafforzò l’amministrazione finanziaria, imperniata sull’esazione della taglia (un’imposta sui redditi da cui erano esenti
nobiltà e clero) e sulla suddivisione del paese in circoscrizioni fiscali dette généralités; crebbe l’autorità del Consiglio
del re, mentre si riunirono con sempre minore frequenza gli Stati Generali; si affermarono in ambito giudiziario
l’azione del Gran Consiglio e quella dei Parlamenti, tribunali d’appello eretti a Parigi e nei principali centri provinciali e
formati da giuristi di origine borghese. Nel 1522 venne riconosciuto ufficialmente il meccanismo della vendita delle
cariche pubbliche > formazione di una nobiltà di toga (le cariche più elevate nobilitavano i loro titolari) rivale della più
antica, ma più rozza, nobiltà di spada.
1516: Francesco I stipulò con papa Leone X un concordato a Bologna > veniva lasciata cadere l’affermazione della
superiorità del concilio sul pontefice, ma in cambio il re di Francia si vedeva riconoscere il diritto di nomina a tutti i
vescovati e gli arcivescovati, alle abbazie e ai priorati nel proprio territorio.
Ma la monarchia francese non esercitava un’autorità assoluta e uniforme su tutto il territorio nazionale > i grandi
feudatari mantenevano un considerevole potere locale; le province di recente annessione (Pays d’états) avevano le
loro assemblee di “stati”; la legislazione regia regolava solo alcune materie, mentre per il resto vigeva un diritto
consuetudinario diverso da luogo a luogo.

Spagna > il matrimonio di Isabella di Castiglia con Ferdinando d’Aragona (1469) preparò il regno congiunto dei due
sovrani; fu soprattutto la Castiglia, la regione più ricca e più popolosa, a costituire oggetto delle cure di governo dei
due monarchi. L’amministrazione delle città venne posta sotto tutela con la nomina di funzionari regi detti
corregidores; le cortes (rappresentanze del clero, della nobiltà e delle città) furono convocate di rado e indotte senza
troppa fatica ad approvare le richieste finanziarie della corona.
La sottomissione della nobiltà fu agevolata dalla politica di concessioni e di favori di Ferdinando. Le tre province
componenti il Regno d’Aragona (Aragona, Catalogna, Valenza) mantennero invece inalterati i propri privilegi e le
proprie autonomie; poiché Ferdinando risiedeva normalmente in Castiglia, anche in Aragona (come già da tempo in
Sicilia e Sardegna, domini aragonesi fin dal XIV secolo) venne nominato un viceré, e nel 1494 venne istituito anche un
Consiglio d’Aragona.
Tradizione della Reconquista, della guerra contro i mori, e intransigente difesa dell’ortodossia religiosa (l’Inquisizione
spagnola era sottoposta all’autorità regia). 1492: conquista del Regno di Granada, l’ultimo avanzo del dominio
musulmano in Spagna.
1504: morte di Isabella > crisi dinastica, pazzia della figlia Giovanna, Ferdinando riprese in mano le redini del potere
che tenne fino alla morte (1516). Suoi successi: conquiste italiane e annessione del Regno pirenaico di Navarra.

Inghilterra > Enrico VII Tudor, uscito vincitore dalla guerra delle Due Rose tra le case di Lancaster e di York, consolidò
gradualmente il proprio potere, amministrò oculatamente le finanze, rafforzò gli organi centrali del governo regio; il
Parlamento fu convocato sempre più raramente.
Questo indirizzo assolutistico venne proseguito dal figlio Enrico VIII (1509-1547). Il distacco da Roma della Chiesa
d’Inghilterra e l’Atto di supremazia del 1534 coincideranno con un rafforzamento ulteriore delle strutture di governo,
ma anche con una riaffermazione del ruolo del Parlamento quale interprete della volontà della nazione.

Impero germanico > 1493: morte di Federico III d’Asburgo.


Duplice qualità del sovrano, che reggeva a titolo ereditario gli Stati della casa d’Asburgo, mentre doveva la dignità
imperiale alla designazione della Dieta composta dai sette grandi elettori > situazione complicata.
Il regno di Massimiliano I (1493-1519), che aveva sposato Maria di Borgogna, si aprì con un notevole successo
diplomatico: la pace di Senlis con la Francia riconosceva infatti agli Asburgo il possesso dei Paesi Bassi, dell’Artois e
della Franca Contea.
1495: Dieta imperiale di Worms > tentativo di dare maggiore compattezza all’Impero e di estrarne regolari risorse
finanziarie, successo molto parziale.

2. La prima fase delle guerre d’Italia (1494-1516)


1454: pace di Lodi, situazione di equilibrio > 1492: scomparvero due dei protagonisti di quella fase politica, papa
Innocenzo VIII, cui succedette Alessandro VI (Borgia), e Lorenzo de’ Medici.
Stabilità minacciata dalle mire espansionistiche di Venezia e dalle ambizioni del signore di Milano Ludovico Sforza (il
Moro), che puntava a consolidare il potere usurpato al nipote Gian Galeazzo. Pur di raggiungere i propri fini, tutti
erano pronti a invocare l’aiuto di potenze straniere.
Il re di Francia Carlo VIII intendeva far valere sul Regno di Napoli i diritti che gli derivano dalla discendenza angioina;
incoraggiamenti e aiuti gli vennero da Venezia e da Milano, desiderosi di vedere umiliato Ferrante d’Aragona, il re di
Napoli (1458-1494).
1494: Carlo passò le Alpi con un forte esercito > entrò a Napoli quasi senza incontrare resistenza > gli Stati italiani si
resero conto del pericolo > 1495: stipulata a Venezia una Lega che comprendeva, oltre alla Serenissima, Milano,
Firenze, lo Stato pontificio, la Spagna e l’Impero.
Scontro tra Carlo VIII e l’esercito della Lega presso Fornovo; intanto Ferdinando II d’Aragona, nipote di Ferrante,
riusciva a recuperare il regno con l’appoggio degli spagnoli e dei veneziani.
Toscana > Piero de’ Medici viene cacciato, Pisa si rifiuta di tornare sotto il dominio fiorentino (fino al 1509), successo
della predicazione di un frate domenicano, Gerolamo Savonarola > 1498: processato e giustiziato; l’aristocrazia
fiorentina riprese gradualmente il potere perduto.
Venezia > nel 1498 concluse con Luigi XII re di Francia (successore di Carlo VIII) un trattato di alleanza che le garantiva
Cremona e la Ghiara d’Adda in cambio del suo appoggio alla conquista francese dello Stato di Milano.
1499: occupazione di Milano, il Moro prigioniero in Francia.
Cesare Borgia (il Valentino), figlio di Alessandro VI, si ritaglia un dominio personale nella Romagna e nelle Marche >
ma nel 1503 il papa muore.
Nuovo papa Giulio II (1503-1512) > spedizioni militari contro vari signori + promotore di un’alleanza antiveneziana
(perché Venezia non si ritirava da Rimini e Faenza), che fu firmata a Cambrai alla fine del 1508 dai rappresentanti
dell’imperatore Massimiliano, del re di Francia e del re di Spagna. 1509: esercito veneziano sconfitto ad Agnadello
(Crema).
Disaccordo tra gli alleati > il papa tolse la scomunica che aveva scagliato contro la Repubblica e non solo si ritirò dalla
Lega, ma ne promosse un’altra, detta Lega santa, contro la Francia, riuscendo ad attrarre in essa Spagna, Inghilterra e
gli svizzeri (1511) > conseguenze: ritorno a Firenze dei Medici, con l’appoggio delle armi spagnole, e occupazione dello
Stato di Milano da parte delle truppe svizzere; la Francia si riappacificò con Venezia, che promise il proprio aiuto
contro gli svizzeri.
1515: nuovo re di Francia Francesco I > nuova spedizione in Italia, riconquista di Milano.
1516: pace di Noyon > agli spagnoli il Regno di Napoli, a Francesco il Ducato di Milano.

3. Carlo V: il sogno di una monarchia universale


1516: muore Ferdinando il Cattolico, il nipote Carlo d’Asburgo eredita la corona di Spagna.
1519: muore l’imperatore Massimiliano I > candidatura di Carlo e del re di Francia Francesco I > Carlo viene eletto
all’unanimità dalla Dieta riunita a Francoforte.
1517-20: soggiorno in Spagna > Carlo aveva scontentato la nobiltà locale distribuendo molte cariche ecclesiastiche e
laiche ai gentiluomini fiamminghi e borgognoni del suo seguito e aveva irritato le città della Castiglia con la richiesta di
nuove tasse per pagare le spese dell’incoronazione imperiale.
1520: (dopo la sua partenza per la Germania) scoppia la rivolta dei comuneros (cittadini) > sconfitti da un esercito in
prevalenza nobiliare a Villalar nel 1521.
Carlo I come re di Spagna. 1526: matrimonio con l’infanta del Portogallo, Isabella, alla quale era affidata la reggenza
quando il monarca era assente.
I castigliani portarono il maggior peso finanziario delle guerre di Carlo, ma ne trassero i maggiori benefici > l’onere
della politica imperiale non era ancora sproporzionato alle risorse del paese, come poi avverrà sotto Filippo II.

4. Asburgo contro Valois: la ripresa della guerra in Italia


In Germania Carlo V si trovò subito a fare i conti con il problema luterano, ma dopo il 1520 la sua attenzione fu
assorbita soprattutto dalle questioni italiane > strappare alla Francia Milano e la Borgogna.
Elezione di papa Adriano VI, ex precettore fiammingo di Carlo V + passaggio al campo imperiale di Enrico VIII
d’Inghilterra e della Repubblica di Venezia.
Francesco I cerca di riconquistare Milano, ma viene sconfitto e fatto prigioniero > 1526: trattato di Madrid > si
impegnava a rinunciare per sempre al Milanese e a consegnare all’imperatore la Borgogna: promesse non mantenute.
Stipulata a Cognac una lega difensiva tra Francia, nuovo papa Clemente VII (Medici), Firenze e Venezia + i turchi, alleati
di Francesco I, avanzavano in Ungheria.
Ma 1527: lanzichenecchi al servizio di Carlo V saccheggiano Roma.
I fiorentini approfittarono della disgrazia del pontefice per sollevarsi contro la signoria dei Medici e ristabilire un
governo repubblicano. Un esercito francese mosse contro Napoli, occupando al passaggio Genova > qui l’armatore
Andrea Doria, fino allora alleato dei francesi, improvvisamente passò con le sue galere dalla parte dell’imperatore e
impose ai suoi concittadini una riforma costituzionale in senso oligarchico.
1529: Carlo V firmò con il pontefice la pace di Barcellona, poi a Cambrai si riconciliò anche con Francesco I, che
rinunciava ai domini italiani ma si teneva la Borgogna.
Incontro a Bologna tra Carlo V e Clemente VII > a Milano fu insediato Francesco II Sforza, con il patto che alla sua
morte il ducato sarebbe stato riunito ai domini imperiali; Carlo V venne incoronato imperatore in San Petronio;
Clemente VII ebbe l’appoggio delle armi imperiali per riportare i Medici a Firenze (1530).

5. L’espansione della potenza ottomana


1526: ripresa dell’avanzata dei turchi nei Balcani > Solimano il Magnifico penetra in Ungheria, il giovane re d’Ungheria
e di Boemia, Luigi II Jagellone, viene sconfitto e ucciso.
Solimano decise di fare dell’Ungheria uno stato vassallo, sotto la sovranità del principe di Transilvania Giovanni
Szapolyai, ma la successione era rivendicata dall’arciduca Ferdinando, cognato del defunto sovrano, che nel 1521
aveva ottenuto dal fratello maggiore, Carlo V, il governo dei domini ereditari asburgici > conflitto… pace con
Ferdinando, cui era riconosciuto il possesso di un’ampia striscia di territorio ungherese a nord-ovest (“Ungheria
imperiale”).
Minaccia ottomana nel Mediterraneo > 1538: sconfitte a Prevesa le flotte riunite di Spagna e di Venezia.

6. Guerre ed eserciti tra Medioevo ed età moderna


Le guerre d’Italia furono un importante terreno di sperimentazione di nuove formazioni militari e di nuovi modi di
dare battaglia.

VII. I nuovi orizzonti geografici

1. Le conoscenze geografiche alla fine del Medioevo: l’Africa Nera


Alla fine del Medioevo, i rapporti diretti degli europei con gli altri continenti erano sostanzialmente limitati agli scambi
economici e culturali tra le varie sponde del Mediterraneo.
Africa Nera > la penetrazione araba aveva portato con sé l’espansione dei traffici, tanto all’interno del continente
quanto con i paesi dell’Europa e dell’Asia.

2. Le civiltà precolombiane in America


Nel continente americano le civiltà più evolute si svilupparono, nel millennio precedente l’arrivo degli spagnoli, negli
altopiani dell’America centrale e lungo la catena delle Ande nell’America meridionale.
Quando gli spagnoli giunsero in America, era ormai da tempo in declino la grande civiltà dei maya, ma la sua eredità
spirituale era stata raccolta da nuove popolazioni guerriere stanziatesi nel territorio del Messico centrale: prima i
toltechi, poi gli aztechi, che verso la metà del XIV secolo fondarono la loro capitale, Tenochtitlan, su un’isola del lago di
Texcoco. Tra il XV secolo e gli inizi del XVI gli aztechi estesero il proprio potere da un oceano all’altro.
1519: invasione spagnola.
Anche l’Impero inca, che si estendeva per una lunghezza di circa 4000 km nell’America meridionale lungo la cordigliera
delle Ande e la costa del Pacifico, si era costituito nel secolo precedente l’invasione spagnola a partire dalle sue basi
originarie intorno a Cuzco (Perù meridionale). Gli incas adoravano Viracocha, il creatore del mondo, di cui si attendeva
il ritorno e con cui verranno identificati gli spagnoli di Pizarro.

3. I viaggi di esplorazione e di scoperta


Il primo paese a intraprendere, nel XV secolo, l’esplorazione dei nuovi mondi fu il Portogallo. Agli impulsi del principe
Enrico (detto il Navigatore), oltreché all’abilità e all’esperienza dei marinai portoghesi, si dovettero i perfezionamenti
che fecero della caravella lo strumento ideale per la navigazione oceanica.
L’espansione marittima portoghese ebbe inizio con la presa di Ceuta, a sud dello stretto di Gibilterra, nel 1415, e
proseguì nel XV secolo con l’occupazione dell’isola di Madera e delle Azzorre, la scoperta delle isole di Capo Verde e
del golfo di Guinea. Schiavi neri e oro > per agevolare questi traffici vennero costruite le prime fortezze portoghesi
lungo le coste africane.
Re del Portogallo Giovanni II (1481-1495), obiettivo di circumnavigare l’Africa > spedizione di Bartolomeo Diaz, che alla
fine del 1487 doppiò l’estremità meridionale del continente nero, da lui battezzata Capo di Buona Speranza.
A Giovanni II si era rivolto un navigatore genovese, Cristoforo Colombo (1451-1506) > progetto di raggiungere l’oriente
circumnavigando la Terra verso occidente. Poiché la corte portoghese si era mostrata scettica, Colombo si rivolse alla
monarchia spagnola > vennero firmate dai “re cattolici” le capitolazioni di Santa Fé (1492): oltre a una parte della
somma di denaro necessaria a finanziare l’impresa, la regina Isabella concedeva a Colombo il titolo di “ammiraglio del
mare Oceano”, la carica di viceré e governatore delle terre eventualmente scoperte, una compartecipazione agli utili
che ne sarebbero derivati e privilegi di nobiltà trasmissibili agli eredi.
Il 3 agosto 1492 tre velieri partirono dal porto atlantico di Palos > arrivarono nell’isola di Watling, nelle Bahamas,
battezzata da Colombo San Salvador. Le isole di Cuba e di Haiti, successivamente esplorate, furono scambiate per le
isole del Giappone.
1493-96: seconda spedizione, molto più consistente > niente ricchezze, solo schiavi. Altre due spedizioni nel 1498-
1500 e nel 1502-04.
Altre iniziative: due spedizioni del veneziano Giovanni Caboto (1497 e 1498) per conto della corona inglese +
ricognizione di quasi tutta la costa atlantica dell’America meridionale compiuta dal fiorentino Amerigo Vespucci, al
servizio prima della Spagna, poi del Portogallo > comprese che si trattava di un nuovo continente, che in suo onore
sarà chiamato America, su proposta del cartografo tedesco Waldseemuller (1507).
Disputa tra Spagna e Portogallo > trattato di Tordesillas (1494): linea divisoria fissata 370 leghe a ovest delle isole di
Capo Verde, il che renderà possibile al Portogallo rivendicare la proprietà del Brasile, scoperto da Cabral nel 1500.
Portogallo > spedizione alle Indie orientali, il cui comando venne affidato a Vasco da Gama (1497); ritorno in patria
dopo due anni.
Pedro Alvares Cabral: prese possesso del Brasile in nome del re del Portogallo + raggiunse l’India, ripetendo il viaggio
di Vasco da Gama.
Nei primi anni del nuovo secolo l’obiettivo principale fu quello di trovare un passaggio che permettesse di andare oltre
l’America e di trovare finalmente la rotta marittima per l’Asia > 1513: lo spagnolo Nunez de Balboa attraversò l’istmo
di Darien (Panama).
Ferdinando Magellano, portoghese al servizio del re di Spagna, parte da Siviglia nel 1519 > circumnavigazione del
globo (portata a termine nel 1522 da Sebastiano del Cano).

4. Spezie e cannoni: l’impero marittimo dei portoghesi


Gli sforzi del Portogallo furono concentrati nello sfruttamento a fini commerciali della via marittima verso le Indie
orientali (carreira da India) > anche nell’Africa orientale e nell’Asia meridionale furono costruite fortezze e feitorias
(empori commerciali) in luoghi strategici e furono stipulati accordi con i sovrani locali; lotte contro i concorrenti (es.
sovrano mamelucco dell’Egitto).
Tranne che nell’Estremo Oriente, il commercio era strettamente controllato dalla corona attraverso la Casa da India di
Lisbona, che prelevava il 30% delle importazioni; mentre un’altra parte dei guadagni finiva nelle mani dei finanziatori
delle spedizioni > i profitti del lucroso traffico delle spezie solo in parte arricchivano il Portogallo, a cui toccavano
peraltro gli oneri della difesa e del mantenimento dell’impero afro-asiatico. Sorta di spartizione del mercato europeo
tra Venezia da un lato, i portoghesi e i loro alleati dall’altro.

5. Le imprese dei conquistadores spagnoli


1517: ebbe inizio l’esplorazione della terraferma da parte dei conquistadores.
1519: Hernan Cortés, un hidalgo, procede verso il centro dell’Impero azteco e fa prigioniero il sovrano Montezuma II,
ma scoppia una rivolta e gli spagnoli sono costretti a ritirarsi.
Cortés ritorna nel 1521, distrugge Tenochtitlan e fonda una nuova città sul modello spagnolo, Mexico (Città del
Messico). Nel 1522 un editto emanato da Carlo V a Valladolid nominava Cortés governatore e capitano supremo della
Nuova Spagna, di lì a poco eretta in vicereame.
Impresa di Francisco Pizarro e Diego Almagro: distruzione dell’Impero inca, nasceva al suo posto il vicereame spagnolo
del Perù (1544).

6. La colonizzazione spagnola del Nuovo Mondo


Nel corso del 500 la colonizzazione spagnola si estese sia verso nord, fino a comprendere la California e la Florida, sia
nel continente sudamericano. Immigrazione dall’Europa e grande sviluppo del fenomeno del meticciato.
Strumenti della colonizzazione: fondazione di città + encomienda > consisteva nell’assegnazione a un conquistador o a
un colono spagnolo di una circoscrizione territoriale al cui interno, pur senza essere proprietari del suolo, essi avevano
il diritto di esigere determinati tributi e prestazioni di lavoro dagli indigeni; in cambio gli encomenderos erano tenuti a
proteggere questi loro vassalli e a convertirli alla fede cristiana. In realtà divenne lo strumento di uno sfruttamento
indiscriminato del lavoro indigeno.
I due vicereami della Nuova Spagna e del Perù erano divisi in province; nel 1524 venne creato il Consiglio delle Indie
per sovrintendere al governo dei territori d’oltreoceano.
La corona di Spagna riuscì a svolgere, a partire soprattutto dalle Nuove Leggi promulgate da Carlo V nel 1542 (che
vietavano di ridurre gli indios in schiavitù), una certa azione di controllo della società coloniale e di moderazione dei
molteplici soprusi che la caratterizzavano. Contribuì a tale sforzo l’azione degli ordini regolari che si preoccuparono
non solo dell’evangelizzazione degli indios, ma anche di combattere e denunciare le forme peggiori di maltrattamento
e sfruttamento cui essi erano soggetti.
Nelle isole caraibiche, coltivazione della canna da zucchero > importati schiavi africani. Anche sul continente
americano la rapida diminuzione della popolazione indigena e l’importazione di nuove specie animali e vegetali
dall’Europa portarono ben presto a profonde modificazioni del tessuto economico.
Nel Messico e nel Perù ricchezze minerarie, soprattutto argento.

7. Le ripercussioni in Europa
Si delineano i contorni di un’economia mondiale, in cui alle nazioni più progredite del vecchio continente sarebbe
stato riservato il ruolo di produttrici di manufatti e di centri propulsori del commercio e della finanza, mentre ai
territori colonizzati sarebbe toccato quello di fornitori di materie prime, di derrate agricole e di forza lavoro servile o
semi-servile.
L’orgoglio suscitato da imprese che non avevano uguali nell’età classica e la rivelazione degli errori contenuti nella
vecchia cosmografia contribuirono a determinare quel tramonto del mito degli antichi che segna il trapasso dal
Rinascimento alla Controriforma e l’avvio alla nascita del moderno concetto di progresso. Discussioni sulla natura dei
“selvaggi”.

VIII. I nuovi orizzonti spirituali: Rinascimento e Riforma

1. La civiltà del Rinascimento italiano


I decenni delle invasioni straniere sono quelli in cui giunge alla sua massima fioritura la civiltà del Rinascimento
italiano > termine coniato verso la metà del XIX secolo da due grandi storici, Jules Michelet e Jakob Burckhardt, per
significare il ritorno ai valori e ai modelli dell’età classica nella filosofia, nella politica, nella letteratura e nell’arte e al
tempo stesso l’adozione di un nuovo e più positivo atteggiamento verso la natura e verso l’uomo, posto al centro
dell’universo.
Il concetto di Rinascimento si può considerare inclusivo di quello di Umanesimo, che si applica in prevalenza all’ambito
filosofico e letterario.
Al passaggio tra 400 e 500 il primato a lungo mantenuto da Firenze in campo intellettuale e artistico si attenua a
favore di una più larga partecipazione di altri centri all’elaborazione della nuova cultura e del nuovo gusto; in parte
questi sviluppi sono legati al ruolo sempre più importante giocato dalle corti principesche > corte papale +
mecenatismo degli Sforza a Milano, dei Gonzaga a Mantova, degli Este a Ferrara, dei Montefeltro a Urbino
(Cortegiano di Castiglione, 1528).
La brutale rottura dell’equilibrio tra gli Stati rinascimentali italiani ad opera delle potenze straniere doveva segnare a
lungo termine la crisi anche di questo momento magico della vita culturale, ma in un primo tempo quelle vicende
diplomatiche e militari agirono di stimolo alla riflessione politica e storiografica > Machiavelli e Guicciardini.

2. Aspettative e tensioni religiose alla fine del Medioevo: Erasmo da Rotterdam


Questa cultura rinascimentale era fortemente impregnata di valori laici e terreni e piuttosto indifferente alle dispute
dottrinali e teologiche. La compenetrazione tra umanesimo ed evangelismo è tipica piuttosto di altri paesi europei >
alle origini del movimento che verrà detto “protestante” stava anche la volontà “umanistica” di ristabilire l’autenticità
del messaggio cristiano attraverso lo studio diretto dei testi sacri, e vi era il bisogno di una religiosità più intensa, di
una vita più conforme alle massime evangeliche.
1516: Utopia di Tommaso Moro.
Rappresentante più autorevole dell’umanesimo cristiano: Erasmo da Rotterdam (olandese, 1469-1536) > educato agli
ideali di vita religiosa della Devotio moderna, entrò, come poi farà Lutero, in un convento agostiniano, ma poi lasciò la
vita del chiostro per seguire liberamente la sua inclinazione agli studi. Elogio della pazzia e Dialoghi VS pedanteria,
intolleranza, fanatismo, astrusità teologiche, eccessi di devozione, superstizioni, fratismo, ipocrisie di una religione
tutta esteriore.
1516: edizione critica del testo greco e latino del Nuovo Testamento, che servirà a Lutero per la sua traduzione della
Bibbia in tedesco.
Il cristianesimo di Erasmo era tuttavia un ideale di vita pratica piuttosto che un insieme di dogmi, e per questo egli non
volle mai separarsi dalla Chiesa cattolica; eppure le sue opere verranno messe all’Indice dalla Chiesa di Roma.

3. La Riforma luterana
Lutero: nato nel 1483 ad Eisleben, cittadina della Turingia, una regione interna della Germania dove dominava una
religiosità ancora medievale > studia giurisprudenza all’Università di Erfurt > decisione improvvisa di farsi monaco
(1505).
Crisi interiore: ciò che lo tormentava era la sensazione della propria inadeguatezza di fronte ai comandamenti divini, la
paura del peccato e della dannazione eterna. Ordinato sacerdote nel 1507, cercò la risposta ai propri dubbi negli studi
teologici: conseguito il grado di dottore, assunse a partire dal 1513 l’insegnamento teologico a Wittenberg, in
Sassonia. Nel 1515-16 tenne un corso sull’Epistola ai Romani di san Paolo, e fu proprio l’interpretazione di un passo di
questo testo a fornirgli la chiave per la soluzione dell’angoscioso problema della salvezza > la giustizia divina andava
intesa non come giudizio e punizione, ma come giustificazione, come il dono della grazia offerto, mediante il sacrificio
di Cristo, al peccatore che riconosca la propria indegnità e si affidi alla sua misericordia.
Anche secondo la tradizionale visione della Chiesa la grazia era indispensabile, ma l’uomo poteva meritarsela con le
buone opere e così contribuire alla propria salvezza. Invece per Lutero la natura umana è intrinsecamente malvagia,
corrotta dal peccato originale, e nulla può fare da sé > l’accento esclusivo posto sulla fede e il pessimismo sulla natura
umana saranno ribaditi da Lutero nel De servo arbitrio in polemica con Erasmo, autore del De libero arbitrio che
sosteneva la validità dell’iniziativa umana.
La Sacra Scrittura doveva essere letta e spiegata senza tenere alcun conto delle interpretazioni ufficiali > sola Scriptura
+ sola fide. L’autorità esclusiva attribuita alla Rivelazione contenuta nei testi sacri cancellava di colpo il magistero della
Chiesa in materia teologica, così come la dottrina della giustificazione per fede ne annullava la funzione di
intermediaria tra uomo e Dio + era negata la possibilità di scorciatoie mistiche, di ogni illuminazione diretta dei
credenti da parte dello Spirito Santo.
Sacramenti: battesimo e eucarestia. Importante la soppressione del sacramento dell’Ordine > ne conseguiva il
sacerdozio universale dei laici, l’idea cioè che chiunque potesse essere chiamato a celebrare le funzioni religiose. Era
una negazione ulteriore del ruolo della Chiesa come corpo separato dalla società, come istituzione divina distinta dalla
semplice comunità dei cristiani.

4. La rottura con Roma e le ripercussioni in Germania


Vicenda che indusse Lutero a venire allo scoperto: Alberto di Hohenzollern, fratello del margravio di Brandeburgo e
già titolare di due vescovati, aspirava a diventare anche arcivescovo di Magonza > papa Leone X accettò di conferirgli
la nomina dietro pagamento di 10000 ducati per la dispensa della norma del diritto canonico che vietava il cumulo di
cariche > per metterlo in grado di raccogliere l’ingente somma, il pontefice gli concesse l’appalto di una vendita di
indulgenze, bandita in tutta la Germania allo scopo di finanziare la costruzione della basilica di San Pietro: metà del
ricavato sarebbe rimasta ad Alberto, l’altra metà sarebbe toccata alla Camera apostolica.
31 ottobre 1517: Lutero inviò ad Alberto 95 tesi, che secondo la tradizione affisse anche alla porta della chiesa del
castello di Wittenberg > vi era stigmatizzato il traffico delle indulgenze e vi era negata la facoltà del pontefice di
rimettere le pene, al di fuori di quelle da lui stesso inflitte. All’insaputa del proponente le tesi furono stampate e
riscossero grande successo in tutta la Germania.
1520: Leone X emanò la bolla Exsurge Domine, che lasciava a Lutero 60 giorni per ritrattare prima che contro di lui
fosse scagliata la scomunica > Lutero bruciò pubblicamente la bolla insieme ai libri del diritto canonico. 1521:
scomunica.
Il nuovo imperatore Carlo V, eletto nel 1519, aveva promesso a Federico il Saggio, elettore di Sassonia e protettore di
Lutero, che avrebbe consentito a quest’ultimo di giustificarsi alla sua presenza > Dieta imperiale di Worms (17 e 18
aprile 1521), Lutero non ritratta.
L’imperatore promulga l’editto di Worms: dichiarava Lutero al bando dell’Impero > sta nel castello della Wartburg,
dove traduce in tedesco il Nuovo Testamento.
La battaglia di Lutero aveva suscitato in tutta la Germania un’immensa eco > il suo messaggio toccava una corda
profonda, faceva appello a un anticlericalismo diffuso in tutti i ceti e a un nascente nazionalismo germanico, e vasti
consensi suscitava il richiamo al Vangelo come unica norma di vita, modello supremo di perfezione cristiana.
Il messaggio si colorava diversamente a seconda dei ceti e degli ambienti sociali > es. molti principi territoriali colsero
l’occasione per mettere le mani sugli estesi beni della Chiesa e per rafforzare la propria posizione nei confronti
dell’autorità imperiale.

5. Le correnti radicali della Riforma. La guerra dei contadini


Nelle campagne furono soprattutto i motivi evangelici dell’uguaglianza tra gli uomini e della polemica contro i ricchi e i
grandi della terra a fare colpo e a rafforzare il movimento di resistenza contro i gravami feudali e di difesa
dell’autonomia delle comunità di villaggio. Fin dal 1520 alcuni seguaci di Lutero cominciarono ad aizzare le folle non
solo contro il clero e le istituzioni romane, ma anche contro tutte le ingiustizie e tutte le forme di oppressione >
riforma religiosa + riforma sociale.
Molti di loro erano convinti che Dio continuasse a rivelarsi agli spiriti eletti attraverso l’illuminazione interiore > es.
Thomas Muntzer, che a Muhlhausen, in Turingia, nella primavera del 1525, si pose alla testa di una sollevazione
popolare che diede vita a un governo cittadino basato sull’uguaglianza universale e sulla comunione dei beni.
Già da parecchi mesi infuriava in varie regioni della Germania la guerra dei contadini > le violenze e i saccheggi
perpetrati dai rivoltosi e il pericolo di un sovvertimento delle gerarchie sociali indussero i principi, i prelati, la nobiltà e
i ceti urbani superiori ad armarsi per stroncare il movimento, indebolito dalla mancanza di unità delle bande contadine
> sconfitta subita dagli insorti a Frankenhausen, in Turingia, nel 1525; Muntzer venne catturato e ucciso.
Lutero pubblica Contro le bande brigantesche e assassine dei contadini > la condanna della ribellione aperta era
coerente con la visione ancora medievale che Lutero aveva dell’autorità di principi e magistrati, istituita da Dio per
mantenere l’ordine e reprimere i malvagi, e con la netta distinzione che egli operava tra la libertà interiore del
cristiano e il suo dovere esteriore di obbedienza ai superiori e alle leggi. Anche asprezza delle polemiche che negli
ultimi tempi lo avevano opposto a Muntzer e agli altri “esaltati”, e timore che la causa della riforma religiosa potesse
essere compromessa dall’identificazione con lo spirito di rivolta e di anarchia.
Lutero e il suo braccio destro, Filippo Melantone, furono indotti ad appoggiarsi sempre più all’azione dei principi e ad
approvare la costituzione di Chiese evangeliche da questi ordinate e controllate. La corrente più radicale della Riforma
sopravvisse grazie all’azione dei gruppi anabattisti (“ribattezzatori”, battesimo agli adulti) > separazione dei veri
credenti dal resto dell’umanità, tendenza a formare comunità basate sulla fratellanza e sull’aiuto reciproco,
disconoscimento delle autorità terrene e fede nell’illuminazione diretta da parte dello Spirito Santo.
1534: gli anabattisti provenienti dall’Olanda che si erano stanziati a Munster, in Vestfalia, si impadronirono del
governo della città e vi imposero con la forza le proprie regole, introducendo oltre alla comunione dei beni anche la
poligamia > per 16 mesi resistettero all’assedio del principe vescovo e delle forze sia luterane sia cattoliche accorse in
suo aiuto, sotto la guida del sarto di Leida Jan Beuckelsz, proclamatosi re di Munster e del mondo > spaventoso
massacro.

6. La conclusione dei conflitti in Germania


Carlo V cerca di risolvere la questione luterana > 1530: dieta ad Augusta > Melantone redasse una professione di fede,
la Confessio Augustana, a cui aderì la maggior parte delle città e dei principi riformati, ma l’intransigenza dei teologi
cattolici rese impossibile l’accordo > Carlo V intimò ai protestanti di sottomettersi, ma essi stipularono un’alleanza
difensiva, la Lega di Smalcalda (dicembre 1530).
Ultimo tentativo di conciliazione a Ratisbona nel 1541 > fallimento.
Scontro armato: Carlo V riporta una schiacciante vittoria (Muhlberg, 1547), ma il conflitto non termina, anche perché il
nuovo re di Francia, Enrico II, allaccia subito contatti con i protestanti tedeschi e con il sultano turco per suscitare
difficoltà all’Asburgo.
Nel 1551 fu stipulato un accordo segreto in base al quale Enrico II avrebbe garantito il suo appoggio diplomatico e
militare ai principi protestanti in cambio dell’acquisto dei vescovati di Metz, Toul e Verdun > Carlo V costretto alla
fuga, ma poi no sviluppi di rilievo, anche perché ai principi tedeschi stava a cuore, più che la vittoria della Francia,
un’intesa con l’imperatore che salvaguardasse la loro autonomia politica e religiosa.
25 settembre 1555: pace di Augusta > venne riconosciuta l’esistenza in Germania delle due diverse fedi religiose;
mentre nelle città imperiali era ammessa la loro convivenza, i principi territoriali potevano imporre il proprio credo ai
sudditi, i quali in caso di dissenso erano obbligati a emigrare. Le secolarizzazioni dei beni ecclesiastici erano
confermate fino al 1552.
Scissione religiosa della Germania e grave indebolimento dell’autorità imperiale, i veri vincitori erano i principi.
Nel 1521 Carlo V aveva affidato il governo degli Stati ereditari asburgici al fratello Ferdinando > prima forma di unità
politica con la creazione di organi comuni ai vari regni e ducati.
La decisione di Carlo V di spartire il suo immenso impero tra Ferdinando e il figlio Filippo II divenne effettiva nel 1555-
56 con la sua abdicazione a tutti i titoli.
 Ferdinando > imperatore del Sacro Romano Impero con il titolo di Ferdinando I, ed ereditava le corone di
Boemia e di Ungheria e i ducati austriaci.
 Filippo II > Spagna con tutte le sue colonie, Paesi Bassi, Franca Contea, e in Italia Regno di Napoli, Sicilia,
Sardegna e Ducato di Milano.

7. Da Zwingli a Calvino: “il governo dei Santi”


Ulrich Zwingli > la sua esperienza fu parallela a quella di Lutero, ma ebbe caratteri in parte diversi, legati alla sua
formazione umanistica e al vivace clima politico-intellettuale dei liberi cantoni della Svizzera tedesca, resisi del tutto
indipendenti alla fine del XV secolo. Chiamato nel 1518 a ricoprire l’ufficio di cappellano presso la cattedrale di Zurigo,
si staccò progressivamente dalla fede tradizionale e riuscì a convincere il Consiglio cittadino ad abolire la messa, a
riformare la liturgia e a imporre la Bibbia come unica fonte di autorità in campo religioso; le immagini sacre vennero
distrutte come veicoli di idolatria.
La Riforma si estese rapidamente, ma non a Lucerna e nei cantoni “originari” (anche perché esigeva la cessazione del
servizio militare mercenario) > gli zwingliani cercarono l’appoggio dei luterani tedeschi (incontro di Marburgo, 1529),
ma fu impossibile raggiungere un accordo sul problema teologico dell’eucarestia > 1531: protestanti sconfitti da un
esercito cattolico, Zwingli muore.
La sua eredità fu raccolta dal calvinismo. Giovanni Calvino (1509-1564) > nato a Noyon, nella Francia del Nord, studi
umanistici e giuridici; nel 1534, di fronte a un’ondata di persecuzione degli “eretici” scatenata da Francesco I, fuggì
all’estero, riparando prima a Strasburgo, poi a Basilea. Institutio christianae religionis (1536): guida alla lettura e alla
comprensione della Bibbia.
Molti punti essenziali della dottrina luterana sono condivisi da Calvino, a cominciare dall’autorità esclusiva della Sacra
Scrittura e dalla giustificazione per fede, ma il Dio di Calvino è più il Dio del Vecchio che del Nuovo Testamento. La
predestinazione non elimina la responsabilità del peccatore (“l’uomo incespica se l’ha ordinato Dio, ma incespica a
causa del suo vizio”). Il concetto di “vocazione”, già presente in Lutero e applicato a qualunque professione e
mestiere, viene ancor più fortemente sottolineato da Calvino, che non crede all’imminente fine del mondo e
attribuisce quindi molta importanza alla graduale attuazione dei disegni della Provvidenza.
Forte impronta attivistica, che è accresciuta dal bisogno psicologico del fedele di uscire dall’angoscioso dubbio circa il
proprio destino ultraterreno; rivalutazione delle opere, come modo per onorare
Dio. Max Weber, tesi circa il rapporto tra etica calvinista e spirito del capitalismo.
Altra differenza tra luteranesimo e calvinismo: concezione del rapporto tra Chiesa e Stato > rispetto alla “Chiesa
invisibile”, composta dall’insieme degli eletti di tutta l’umanità, assume importanza crescente nel pensiero di Calvino
la “Chiesa visibile”, la congregazione dei fedeli legati dalla comune pratica del culto e dalla comune appartenenza a
uno Stato o a una città. L’autorità civile deve promuovere il bene spirituale dei sudditi in accordo con la Chiesa visibile;
è legittima la resistenza contro un sovrano malvagio, purché essa sia guidata dai magistrati e non assuma un carattere
anarchico.
Soggiorno a Ginevra > con la sua autorità morale forgiò quella che sempre più doveva apparire come una “repubblica
di santi”, la Chiesa ginevrina venne riorganizzata, l’organo supremo era il Concistoro. Disciplina ferrea, che
comportava la proibizione delle osterie, dei balli, dei nomi di battesimo non contenuti nella Bibbia, e prevedeva pene
severe per ogni infrazione alla dottrina e alla morale.

8. La diffusione europea del protestantesimo. La Riforma in Inghilterra


Principali aree europee di diffusione del calvinismo: Francia, Paesi Bassi, Gran Bretagna, Europa orientale > parte
importante nello scoppio di moti rivoluzionari. Sia in Inghilterra sia nei paesi scandinavi i mutamenti in campo religioso
sono inscindibilmente legati al processo di costruzione di un’unità nazionale e di un forte potere monarchico.
1528: il re d’Inghilterra Enrico VIII Tudor, alleato della Francia nella Lega di Cognac contro l’imperatore, chiese al
pontefice l’annullamento del suo matrimonio con Caterina d’Aragona, zia di Carlo V, che non gli aveva dato il sospirato
erede maschio > Clemente VII non si sentì di accogliere la domanda e allora Enrico, pungolato anche dall’infatuazione
per una dama di corte, Anna Bolena, decise di fare da sé.
1529: convocò un Parlamento da cui ottenne non solo l’annullamento del matrimonio, ma anche la rottura di tutti i
vincoli di dipendenza da Roma e l’approvazione dell’Atto di supremazia (1534), che lo dichiarava “capo supremo” della
Chiesa d’Inghilterra. La dottrina e la struttura gerarchica della Chiesa non furono per il momento toccate, ma gli ordini
regolari furono sciolti e i loro ingenti beni fondiari incamerati dalla corona, che li mise in vendita favorendo così la
formazione di una nuova classe di medi e grandi proprietari terrieri (gentry).
Artefice principale dello “scisma anglicano” era stato il potente primo segretario di Enrico VIII, Thomas Cromwell (poi
accusato di tradimento e giustiziato).
Dal punto di vista religioso, la vera riforma ebbe luogo durante il breve regno di Edoardo VI (1547-53), nato dalla terza
moglie di Enrico VIII, Jane Seymour > la dottrina calvinista si diffuse largamente. Invano Maria Tudor, che succedette a
Edoardo e sposò il re di Spagna Filippo II, si sforzò di riportare l’Inghilterra alla fede cattolica (Maria la Sanguinaria) >
dopo la sua morte assumerà una forma definitiva la Chiesa anglicana, separata da Roma e soggetta all’autorità del
sovrano.
Anche in Scozia alla fine degli anni 50 il calvinismo divenne la religione dominante.
Nei paesi scandinavi fu invece il luteranesimo a diventare religione di Stato.

IX. La Controriforma e l’Italia del tardo 500


1. Speranze e propositi di rinnovamento religioso
Le istanze di rinnovamento religioso diffuse in Europa già prima della Riforma luterana furono avvertite anche in Italia,
dove le idee e le opere di Erasmo circolarono ampiamente e furono spesso lette in chiave “luterana”, cioè come
un’alternativa globale al complesso di dogmi, istituzioni e riti in cui si identificava la religione tradizionale.
Altri stimoli: l’ondata di profezie e di attese apocalittiche suscitate dalla predicazione di spiriti infervorati, le sofferenze
e le rovine portate dalle guerre d’Italia, l’anticlericalismo, la suggestione esercitata da alcune figure di ecclesiastici e di
laici di elevata e intensa spiritualità (Gasparo Contarini, Gian Matteo Giberti, Juan de Valdés, Reginald Pole…) > aspetti
comuni a questi uomini: atteggiamento critico nei confronti delle preoccupazioni mondane della Chiesa, svalutazione
delle pratiche esteriori di devozione (culto dei santi e delle reliquie), accento posto sulle massime evangeliche, sulla
fede e sull’amore per Dio e per il prossimo.
Le speranze in un’iniziativa dall’alto per la riforma della Chiesa, fortemente sollecitata anche dall’imperatore Carlo V, si
riaccesero con l’avvento al pontificato di Paolo III Farnese (1534-49) > manifestò l’intenzione di convocare al più
presto un nuovo Concilio ecumenico e costituì nel 1536 una commissione con il compito di studiare e proporre rimedi
ai mali della Chiesa (ma tutto fu un po’ un fallimento).

2. I nuovi ordini religiosi: i gesuiti


Questo clima di fervore e rinnovamento si espresse tra l’altro nella creazione di nuovi ordini regolari o nella riforma
dei vecchi.
L’ordine che più di ogni altro era destinato a incarnare lo spirito della Controriforma fu la Compagnia di Gesù >
fondatore Ignazio di Loyola, esponente del ceto degli hidalgos, si converte a una vita di preghiera e penitenza, studia
nelle università spagnole e a Parigi… Qui nel 1534 pronunciò insieme ad alcuni compagni i voti di povertà e castità e si
impegnò a consacrare la propria vita alla liberazione della Terra Santa e, ove ciò non fosse stato possibile, al servizio
della Chiesa e del suo pontefice.
1540: la costituzione della Compagnia di Gesù venne solennemente approvata da papa Paolo III e Ignazio venne eletto
suo primo generale > i gesuiti si caratterizzavano come una milizia scelta al servizio del papa e della Controriforma.
Lungo tirocinio prima della professione dei voti, tecnica di autocontrollo e di ascesi interiore.
La formazione delle classi dirigenti divenne col tempo, accanto alla presenza nelle corti in qualità di confessori e
consiglieri dei principi, una specialità della Compagnia. Grande fu anche il contributo dei gesuiti, e in genere degli
ordini regolari, all’attività missionaria che costituì uno degli aspetti più significativi della Controriforma.

3. Il concilio di Trento
1542: venne creata a Roma, per dirigere e coordinare la repressione dell’eresia, la Congregazione del Sant’Uffizio o
dell’Inquisizione di cui fece parte il cardinale Gian Pietro Carafa (il futuro Paolo IV), intransigente difensore
dell’ortodossia religiosa e del primato papale.
Non vi era più posto in Italia per tentennamenti e posizioni intermedie > l’unica alternativa alla pratica del
nicodemismo era l’esilio volontario (soprattutto verso l’Inghilterra o l’Europa orientale).
Il concilio ecumenico, sollecitato dall’imperatore che sperava in un riassorbimento dello scisma protestante, ma
procrastinato per ragioni politiche da Paolo III, che voleva assicurarsene lo stretto controllo, fu infine indetto nel 1542
a Trento, scelta in quanto sede di un principato vescovile, che d’altra parte era soggetto all’Impero. A causa della
riapertura delle ostilità tra Carlo V e il re di Francia, il concilio poté riunirsi effettivamente solo il 13 dicembre 1545
(scarsa frequenza).
L’imperatore avrebbe voluto che si affrontassero in primo luogo le questioni disciplinari, ma di fatto ebbe la priorità la
definizione dei punti dogmatici più controversi, quali gli effetti del peccato originale e il principio della giustificazione
per sola fede, che venne condannato come eretico > solco incolmabile e definitivo tra le posizioni della Chiesa cattolica
e quelle delle confessioni protestanti.
Trasferito nel 1547 a Bologna, a causa del timore della peste, e riconvocato a Trento per la primavera del 1551 dal
nuovo papa Giulio III (1550-55), il concilio fu nuovamente interrotto nel 1552 a causa della ripresa delle ostilità tra
l’Impero e la Francia, e rimarrà sospeso per ben dieci anni anche in seguito all’avvento sul soglio pontificio di Paolo IV
(1555-59) > politicamente avverso all’imperatore e da sempre ostile al concilio, estese i poteri dell’Inquisizione,
sottopose a processo alcuni dei maggiori esponenti del partito riformatore e promulgò il primo Indice dei libri proibiti,
in cui venne inserita l’intera opera di Erasmo.
Toccò al nuovo papa Pio IV (1559-65) l’incarico di rilanciare il concilio e condurlo a termine (1563).
Risultati: riaffermato e rafforzato il carattere monarchico della Chiesa cattolica (superiorità del pontefice sul concilio e
sua discrezionalità nell’applicarne le deliberazioni). Sotto il profilo dogmatico, riaffermazione del valore delle opere ai
fini della salvezza, collocazione della tradizione della Chiesa accanto alla Sacra Scrittura come fonte della verità,
particolare rilievo ai sacramenti dell’eucarestia e dell’ordine, ribadita l’esistenza del Purgatorio, la validità delle
indulgenze, il culto dei santi e della Vergine.
Formazione e doveri del clero: istituzione dei seminari, divieto del cumulo di benefici, obbligo fatto ai vescovi di
risiedere nella propria diocesi…

4. La Chiesa e il papato nella seconda metà del 500


L’applicazione dei decreti tridentini non fu immediata e, soprattutto fuori d’Italia, dovette fare i conti con la volontà
dei sovrani cattolici di mantenere il controllo sulle rispettive Chiese; comunque il concilio di Trento segna la ripresa in
grande stile della Chiesa cattolica.
Papa Pio V Ghislieri (1566-72) > ispiratore dello spietato massacro di circa 2000 valdesi in Calabria, contributo alla
vittoria cristiana di Lepanto contro i turchi (1571), ripubblicazione della medievale bolla In Coena Domini (supremazia
del papa sui sovrani temporali), scomunica della regina d’Inghilterra Elisabetta I.
Gregorio XIII (1572-85) > riformatore del calendario.
Sisto V (1585-90) > nuovo impulso all’attività missionaria e alla controffensiva cattolica nell’Europa centro-
settentrionale, profonda riorganizzazione della curia romana (il collegio cardinalizio non rappresentava più un
contrappeso e un limite all’autorità del pontefice, ma diveniva uno strumento del suo potere).
Clemente VIII (1592-1605). All’estinzione della discendenza legittima degli Este, Ferrara venne annessa allo Stato della
Chiesa.
In molte diocesi si registra nella seconda metà del 500 l’avvento di vescovi e arcivescovi animati da grande zelo
pastorale e da una forte carica riformatrice, come san Carlo Borromeo (1538-84), nominato arcivescovo di Milano nel
1565.
Lo sforzo di penetrazione capillare in ogni settore della popolazione vede impegnati in prima fila anche i nuovi ordini
regolari.

5. L’egemonia spagnola in Italia


La pace di Cateau-Cambrésis, stipulata tra Francia e Spagna nel 1559, sancì un’egemonia spagnola destinata a durare
fino agli inizi del XVIII secolo. La Spagna controllava direttamente quasi metà del territorio italiano (Napoli, Sicilia,
Sardegna, Milano, Stato dei Presidi); degli altri Stati, solo Venezia poteva considerarsi veramente indipendente,
giacché i sovrani di Savoia e di Toscana dovevano a Carlo V e a Filippo II i loro titoli e il loro ingrandimento, Genova era
legata a filo doppio a Madrid a causa dei suoi interessi finanziari, mentre i Ducati padani erano troppo piccoli per
contare sulla scena politica. Per lo Stato pontificio era inevitabile l’alleanza con la monarchia spagnola, che in Europa e
nel Mediterraneo rappresentava il maggiore baluardo del cattolicesimo.
La stabilizzazione dell’assetto politico-territoriale conseguente alla vittoria della Spagna sulla Francia favorì all’interno
dei singoli Stati un’opera di rafforzamento e ammodernamento delle strutture istituzionali e di ricomposizione delle
classi dirigenti.

Possedimenti diretti della Spagna > l’autorità sovrana era rappresentata da un viceré o da un governatore (a Milano) e
dai comandanti dell’esercito, generalmente provenienti dall’alta nobiltà spagnola, ma le magistrature giudiziarie e
finanziarie erano in misura preponderante formate da elementi indigeni, che riuscivano spesso a contrapporsi
vittoriosamente al rappresentante del sovrano. A Napoli grande autorità e prestigio aveva il Consiglio collaterale, cui il
viceré doveva obbligatoriamente sottoporre tutti gli affari di un certo rilievo; a Milano era il tribunale supremo, il
Senato, a svolgere il ruolo di interlocutore principale dell’autorità sovrana.
Se nelle campagne meridionali e in quelle delle isole assai grave rimaneva il peso economico e sociale della feudalità, il
governo spagnolo nel 500 riuscì tuttavia a spezzarne la forza politica e a limitarne i peggiori abusi con l’intervento sia
pur lento e macchinoso della giustizia regia. Nello Stato di Milano fu attenuato il predominio delle città.

Più accentuata fu l’evoluzione verso lo Stato assoluto in Toscana e in Piemonte, dove il principe risiedeva in loco e
agiva direttamente e non attraverso rappresentanti.
Firenze > Medici granduchi di Toscana, creati il Consiglio dei duecento e il Consiglio dei quarantotto (Senato).
Con Cosimo I (1537-74) il regime si sviluppa in senso assolutistico, questi organi vengono svuotati di ogni potere
effettivo, Siena viene annessa al Principato mediceo. Questi indirizzi furono proseguiti dai due figli Francesco I e
Ferdinando I, cui si devono la nascita e lo sviluppo del porto di Livorno.

Lo Stato sabaudo venne ricostituito sotto il duca Emanuele Filiberto alla pace di Cateau-Cambrésis (capitale trasferita
a Torino).
Successore Carlo Emanuele I > nel 1601 ottenne dalla Francia il Marchesato di Saluzzo in cambio della cessione di
alcuni territori in Savoia.

Perfino nelle repubbliche oligarchiche, per loro natura più conservatrici sul piano politico-istituzionale, non
mancarono alcune importanti novità.
Genova > contrasto tra nobiltà vecchia e nuova… Affermazione della grande finanza, legata alla Spagna, come
elemento trainante dell’economia genovese.
Venezia > contrapposizione tra i due partiti dei “vecchi” e dei “giovani” all’interno del patriziato; adozione di una
politica estera più energica e indipendente sia dalla potenza spagnola, sia dalla Chiesa della Controriforma.

Gli interlocutori principali del potere sovrano erano i ceti nobiliari, che proprio in questo periodo venivano
riqualificandosi e serrando le file grazie anche a una trattatistica che insisteva soprattutto sui caratteri ereditari, sul
sangue e sull’onore. Mentre nel Mezzogiorno e nelle isole spadroneggiava un’aristocrazia di tipo feudale, nelle aree
centro-settentrionali dove più si era sviluppata la civiltà comunale erano invece i patriziati a dare il tono alla vita
sociale > si trattava di ceti urbani, per lo più di origine mercantile, il cui status privilegiato si identificava con l’accesso
esclusivo ai seggi dei consigli cittadini. Tra 500 e 600 anche questi gruppi si allontanarono sempre più dai traffici e dalle
attività produttive e acquisirono una mentalità aristocratica di stampo spagnolesco che li accomunava alla più antica
nobiltà.

X. L’Europa nell’età di Filippo II

1. Filippo II e i regni iberici


1555-56: Carlo V abdicò a tutti i suoi titoli e divise i suoi immensi domini tra il fratello Ferdinando e il figlio Filippo II.
Il nuovo re di Francia Enrico II, succeduto a Francesco I nel 1547, volle tentare la sorte delle armi > sconfitto a San
Quintino, dovette rassegnarsi a firmare la pace di Cateau-Cambrésis (1559), che assicurava alla Spagna una
schiacciante supremazia in Italia e il possesso della Franca Contea e dei Paesi Bassi > Filippo II aveva così a disposizione
un complesso di risorse quale nessun altro governo europeo poteva neppur lontanamente vantare.
Se il disegno di ricondurre l’Inghilterra all’obbedienza cattolica venne frustrato dalla prematura scomparsa (1558) di
Maria Tudor, la seconda moglie di Filippo, in compenso la monarchia francese venne durevolmente indebolita dalle
divisioni religiose interne e da una successione di re minori o incapaci dopo la morte accidentale di Enrico II (1559).
Le prime misure di rilievo del regno di Filippo II furono rivolte a imporre l’ortodossia religiosa (es. repressione dei
moriscos dell’Andalusia, definitivamente espulsi dal regno nel 1609). Era convinzione corrente a quell’epoca che
l’unità religiosa fosse la condizione e il presupposto dell’unità politica e la migliore salvaguardia contro le discordie
civili; in alcune occasioni Filippo II si mostrò tutt’altro che docile verso la Santa Sede.
Le restrizioni alla libertà di pensiero e di espressione non ebbero in Spagna gli effetti soffocanti sulla vita intellettuale
che si registrarono in Italia (dalla metà del 500 alla metà del 600 “secolo d’oro”).
Tornato dai Paesi Bassi nel 1559, Filippo II non si mosse quasi più dalla Castiglia; da Valladolid la sede della corte e del
governo fu trasferita a Madrid, dove il sovrano si fece costruire una grandiosa residenza estiva, l’Escorial.
Filippo II rimase sempre fedele alla concezione imperiale di Carlo V, secondo cui ogni singolo paese doveva mantenere
la propria individualità e i propri ordinamenti ed essere unito agli altri solo nella persona del sovrano. Venne esteso e
perfezionato il sistema dei Consigli (es. Consigli preposti ai diversi complessi territoriali).
1580: in seguito all’estinzione della dinastia regnante, il Portogallo con i suoi vasti possedimenti coloniali fu annesso
alla corona spagnola, ma mantenne inalterate la sua forma di governo e le sue leggi.
Rimase del tutto separata l’amministrazione dell’Aragona, dove nel 1591 Filippo II fu costretto a intervenire
militarmente per sedare una rivolta fomentata dai signori feudali > il separatismo aragonese, tanto più pericoloso in
quanto poteva trovare facili appoggi nella vicina Francia, rimarrà sempre una spina nel fianco della potenza spagnola.
Castiglia > sacrifici sempre più gravosi richiesti al paese in termini di uomini e di denaro; il sistema tributario era
congegnato in modo da penalizzare i ceti produttivi e da privilegiare le rendite parassitarie + i denari prelevati erano
spesi in gran parte altrove, a causa degli impegni militari della monarchia, e andavano così ad arricchire altri paesi.
Decadenza di alcune attività industriali prima fiorenti e dell’agricoltura; a partire dal 1570 circa la Spagna divenne un
paese importatore di cereali, e l’ultimo decennio del 500 fu segnato da terribili carestie e pestilenze.

2. La battaglia di Lepanto e i conflitti nel Mediterraneo


Filippo II, posizione dominante nel Mediterraneo > esposto agli attacchi dei corsari barbareschi e della potenza
ottomana.
Dopo un tentativo fallito di prendere Malta, la flotta ottomana al comando del successore di Solimano il Magnifico,
Selim II, sferrò nel 1570 un improvviso attacco contro l’isola di Cipro, mentre Tunisi, espugnata da Carlo V nel 1535,
cadeva nelle mani del bey di Algeri, vassallo del sultano.
Papa Pio V (1566-72) > “santa lega” con Venezia, Spagna, Repubblica di Genova, duca di Savoia e ordine di Malta.
7 ottobre 1571: la flotta cristiana al comando di don Giovanni d’Austria (un figlio naturale di Carlo V) e quella
ottomana si affrontarono nei pressi di Lepanto, all’imboccatura del golfo di Corinto > schiacciante vittoria delle forze
cristiane.
Modesti risultati sul piano politico e militare, anche per i dissidi subito insorti fra gli alleati > Venezia firmò una pace
separata, rinunciando a Cipro e tornando alla sua tradizionale politica di buon vicinato con Istanbul. Negli anni
successivi il re di Spagna e il sultano dovettero rivolgere la loro attenzione l’uno alle vicende nord-europee, l’altro al
rinnovato conflitto con la Persia > la tregua del 1578 durò fino al termine del secolo.
Il Mediterraneo rimase per tutto il 500 un crocevia di scambi e di traffici > proprio questa perdurante prosperità
rendeva più aggressiva e più intensa l’attività piratesca. La guerra di corsa (rivolta contro un paese nemico e
autorizzata dal proprio governo) era esercitata non soltanto dagli Stati barbareschi, ma da navigli maltesi, genovesi,
toscani + uscocchi, pirati di razza slava che operavano, con la protezione dell’imperatore, lungo la costa dalmata.
Ultimo ventennio del XVI secolo: penetrazione in forze nel Mediterraneo di olandesi e inglesi.

3. La rivolta dei Paesi Bassi


Alle origini dell’insurrezione olandese contro la Spagna, che è stata definita la prima rivoluzione borghese dell’età
moderna, vi furono essenzialmente tre fattori:
 Fattore religioso > diffusione delle dottrine riformate, in particolare del calvinismo. Risposta repressiva di
Filippo II.
 Fattore politico > il monarca aveva affidato il governo dei Paesi Bassi alla sorellastra Margherita, moglie del
duca di Parma Ottavio Farnese, ma al suo fianco aveva posto il cardinale di Granvelle, che diresse la lotta
contro l’eresia rafforzando l’Inquisizione e mostrando scarso rispetto per le tradizionali autonomie cittadine e
per le prerogative degli Stati provinciali > irritazione e opposizione dei patriziati urbani e dell’alta nobiltà >
malgrado l’allontanamento del Granvelle, i nobili fiamminghi invasero in armi il palazzo della governatrice e
pretesero l’abolizione dell’Inquisizione e la mitigazione delle leggi contro i protestanti (1566).
 Fattore economico > crisi che verso la metà degli anni 60 colpì i centri urbani e soprattutto Anversa, a causa
del trasferimento ad Amburgo del fondaco inglese e della temporanea chiusura del Baltico legata a una
guerra in corso tra Svezia e Danimarca > nell’estate del 1566 ad Anversa e in altre città folle di calvinisti si
diedero a devastare le chiese e a distruggere le immagini sacre.
Filippo II inviò nelle Fiandre un forte esercito al comando del terribile duca d’Alba > fece arrestare i capi
dell’opposizione e istituì un tribunale straordinario, il Consiglio dei torbidi, che in pochi mesi pronunciò oltre un
migliaio di condanne a morte.
1569: nuova ondata di malcontento suscitata dall’imposizione di tasse per mantenere l’esercito spagnolo, e in
particolare dall’istituzione di un’imposta del 10% su tutte le transazioni commerciali.
Il principe Guglielmo di Orange-Nassau allestì una flotta e invase le province settentrionali dal mare, facendosi
proclamare nel 1572 statolder (cioè governatore militare) delle province di Olanda e di Zelanda e convertendosi al
calvinismo. Ugonotti francesi e protestanti inglesi e tedeschi si unirono ai rivoltosi > 1575: Filippo II fece bancarotta > i
soldati si ammutinarono e saccheggiarono orribilmente Anversa.
Stipulata tra cattolici e protestanti un’intesa per la comune lotta contro l’oppressore > il comportamento prepotente
dei calvinisti e l’abile politica del nuovo governatore inviato a Bruxelles alla fine del 1578, Alessandro Farnese, figlio di
Ottavio e di Margherita, misero però rapidamente fine all’accordo.
1579: scissione del paese > le 10 province meridionali (circa Belgio) tornarono all’obbedienza, le 7 province
settentrionali continuarono la lotta [Guglielmo d’Orange assassinato da un sicario nel 1584].

4. L’Inghilterra nell’età elisabettiana


Nata nel 1533 dalla seconda moglie di Enrico VIII, Anna Bolena, Elisabetta salì al trono dopo la morte di Maria Tudor,
alla fine del 1558 > il suo governo si caratterizzò per un notevole equilibrio tra l’esigenza di tenere buoni rapporti con
il Parlamento e la tendenza a concentrare i poteri decisionali nel Consiglio privato della corona, il cui membro più
autorevole fu William Cecil, poi Lord Burghley.
Problema religioso > la regina adottò una soluzione di compromesso che fissò in maniera definitiva i tratti della Chiesa
anglicana. Il dissenso religioso fu ampiamente tollerato, e i seguaci di Roma cominciarono a essere seriamente
perseguitati solo dopo la ribellione dei “conti del nord” nel 1568-69 e dopo la scomunica lanciata contro la regina da
Pio V (1570).
Il compromesso lasciava insoddisfatti i calvinisti più intransigenti, detti puritani, che reclamavano l’abolizione dei
vescovi e l’eliminazione dal culto di ogni residuo di “papismo”; ma solo nel XVII secolo il puritanesimo si trasformerà in
una forza di opposizione alla monarchia.
Problema della successione > alcuni speravano in un nuovo rovesciamento degli indirizzi politico-religiosi: regina di
Scozia, Maria Stuart, che era di fede cattolica e poteva vantare una discendenza legittima da Enrico VII Tudor > 1587:
Elisabetta firmò la condanna a morte, un gesto che portò all’immediata apertura delle ostilità da parte della Spagna.
Ma intanto l’educazione protestante impartita in Scozia al figlio di Maria, il futuro Giacomo I, aveva fornito la garanzia
di una successione indolore al trono d’Inghilterra.
Campo finanziario: stabilizzazione della moneta e moderazione dei tributi.
Rafforzamento dei ceti intermedi, mentre la nobiltà titolata dei pari d’Inghilterra perse molto del suo potere politico
ed economico. Recinzioni: eliminavano gli usi collettivi del suolo, i contadini poveri non riuscivano più a sussistere e
dovevano cercare lavoro altrove o darsi al vagabondaggio e alla mendicità > promulgate le prime leggi sui poveri.
Commercio e navigazione > Compagnie privilegiate (di Moscovia, del Levante, delle Indie orientali), vere e proprie
società per azioni che ottenevano dalla corona il privilegio esclusivo di commerciare con una certa area del globo, in
cambio di prestiti e compartecipazioni agli utili. Assai numerosi erano anche i mercanti che agivano a titolo individuale.
1585: tentativo (non il primo) di impiantare colonie inglesi nel Nord America > spedizione al comando di Walter
Raleigh, che battezzò quelle terre Virginia in onore della “regina vergine”.
Guerra con la Spagna (punto di rottura: appoggio alla rivolta dei Paesi Bassi e esecuzione di Maria Stuart): dal 1588
(Spagna perde), si trascinerà fino al 1604, ma era ormai evidente che era fallito il tentativo di Filippo II di stroncare sul
nascere la potenza navale e commerciale britannica.

5. Le guerre di religione in Francia


1559: muore Enrico II > reggenza della vedova Caterina de’ Medici (perché morto il primogenito Francesco II) >
incapaci Carlo IX (1560-74) e Enrico III (1574-89).
Il calvinismo andava facendo proseliti soprattutto nelle regioni del sud e dell’ovest e tra le file della nobiltà (calvinisti
francesi = ugonotti).
Tre grandi casate in lotta:
 I Guisa, capi naturali dei cattolici intransigenti.
 I Borbone, i cui domini erano concentrati nel sud-ovest, esponenti del partito ugonotto.
 I Montmorency-Chatillon, il cui membro più autorevole, l’ammiraglio Gaspard de Coligny, era convertito al
calvinismo.
Per reagire alla strapotenza dei Guisa, Caterina de’ Medici fu indotta a fare concessioni agli ugonotti con l’editto di San
Germano (1562) > i partecipanti a una riunione protestante a Vassy furono massacrati dai seguaci del duca di Guisa >
inizio della prima fase di guerre civili, conclusa nel 1570 dalla seconda pace di San Germano, che ribadiva e allargava le
precedenti concessioni agli ugonotti.
Nei due anni che seguirono divenne dominante a corte l’autorità dell’ammiraglio Coligny, che riuscì a conquistare la
fiducia di Carlo IX e ad ottenere per Enrico di Borbone re di Navarra, ugonotto, la mano della sorella del re, Margherita
di Valois > durante i festeggiamenti per le nozze, Caterina de’ Medici, preoccupata per la crescente influenza del
Coligny sul figlio, diede mano libera alla fazione dei Guisa e alla plebaglia parigina, violentemente antiprotestante >
nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572, la notte di san Bartolomeo, più di 2000 ugonotti, tra i quali lo stesso Coligny,
vennero trucidati.
La salda organizzazione protestante delle regioni sud-occidentali prese a funzionare come una confederazione di Stati
indipendenti e trovò un capo prestigioso in Enrico di Borbone > all’organizzazione protestante si oppose allora la Lega
santa, capeggiata dai Guisa e sostenuta dalla nobiltà cattolica e dalla città di Parigi.
Con la morte del duca d’Angiò, ultimo figlio di Enrico II, divenne erede presuntivo al trono Enrico di Borbone > “guerra
dei tre Enrichi”: il re Enrico III, Enrico di Borbone e il giovane duca Enrico di Guisa, capo della Lega cattolica.
Nel corso del 1587-88 la Lega sostituì di fatto la propria autorità a quella del monarca > il re fece assassinare il duca di
Guisa e il cardinale di Lorena > alleanza col Borbone, insieme al quale strinse d’assedio Parigi nel luglio 1589 > il re
viene ucciso, ma prima di morire designa suo successore Enrico di Borbone, che diventa così Enrico IV.
Egli non venne riconosciuto dai leghisti, che gli contrapposero la candidatura di una figlia di Filippo II di Spagna,
Isabella > truppe spagnole penetrarono in Francia dai Paesi Bassi e dai Pirenei per imporla sul trono.
La guerra civile si trasformò in guerra contro lo straniero > Enrico IV ottenne l’appoggio del partito dei politiques,
cattolici moderati che ponevano l’interesse dello Stato al di sopra di quello delle fazioni religiose.
Pubblica conversione di Enrico IV, suo ingresso trionfale a Parigi, assoluzione pronunciata da papa Clemente VIII > fine
della guerra con la sconfitta di Filippo II, che firmò la pace di Vervins (1598).
Enrico IV promulgò l’editto di Nantes > sanciva la pace religiosa mantenendo al cattolicesimo il carattere di religione di
Stato, ma riconoscendo agli ugonotti il diritto di praticare il loro culto (tranne che a Parigi e in pochi altri luoghi) e la
facoltà di presidiare militarmente un centinaio di piazzeforti a garanzia della libertà religiosa.

6. L’Europa orientale: Polonia e Russia


Territorio europeo al di là della linea tra Baltico occidentale e mar Nero nella seconda metà del 500 > diviso tra due
sole formazioni statali: Regno polacco-lituano e Russia moscovita.
Polonia > crogiolo di popoli (polacchi, lituani, ucraini, tedeschi…) e crogiolo di fedi religiose (cattolica, greco-ortodossa,
luterana, calvinista, anabattista). Benché una vigorosa controffensiva cattolica fosse in atto nella seconda metà del
500, il principio della libertà religiosa venne ribadito ancora nel 1573.
Difficile l’affermazione di una forte autorità statale, anche per la presenza di una nobiltà eccezionalmente numerosa e
fieramente attaccata ai propri privilegi e alle proprie tradizioni militari > asservimento durissimo dei contadini +
indebolimento crescente della monarchia, i cui poteri erano limitati dalla presenza di un Senato e di una Camera dei
deputati (il Sejm) entrambi espressione esclusiva della nobiltà.
1572: muore senza eredi l’ultimo re Jagellone, Sigismondo II > si afferma il carattere elettivo e non ereditario della
corona > eletti principi stranieri, che dovevano appoggiarsi all’una o all’altra fazione aristocratica: dietro la facciata
monarchica, repubblica aristocratica.

Russia > concentrazione di tutti i poteri nelle mani del monarca, nei cui confronti gli stessi nobili erano in uno stato di
soggezione servile inconcepibile nel resto dell’Europa (ruolo cruciale della Chiesa ortodossa nel rendere sacra la figura
dello zar).
Ivan III il Grande e Basilio III > espansione territoriale, stretta associazione tra Chiesa e Stato, creazione di una nuova
nobiltà che in cambio della concessione di terre assicurava alla corona il servizio militare e civile.
Ivan IV (1533-84) > politica di rafforzamento del potere monarchico e di alleanza con i ceti inferiori in funzione
antinobiliare.
Rapporti commerciali con le potenze occidentali + vittoriose campagne militari (tutto il bacino del Volga, fino al mar
Caspio, era ormai in mani russe).
1560: Ivan IV diventa matto > terrore. Oneri sempre più gravi della lunga guerra contro Polonia e Svezia, che si
concluse nel 1582 con la sconfitta della Russia e la rinuncia forzata allo sbocco sul Baltico.
Successore il figlio Fedor (1584-98), matto, il potere effettivo fu esercitato dal cognato Boris Godunov.
Alla sua morte (1605) la Russia sprofondò in uno stato di totale anarchia > “epoca dei torbidi”, che ebbe fine solo nel
1613 quando venne eletto zar Michele Romanov, la cui dinastia era destinata a regnare fino al 1917.

XI. L’Europa nella guerra dei Trent’anni

1. Il 600: un secolo di crisi?


Solo per l’area tedesca, devastata dalla guerra dei Trent’anni, e per i paesi mediterranei colpiti da disastrose
pestilenze si può parlare di vera e propria recessione, che d’altronde già nella seconda metà del secolo lasciò il posto a
una sensibile ripresa.
Più che di crisi, si può parlare di una redistribuzione delle risorse a vantaggio dei paesi affacciati sull’Atlantico e a
danno dell’Europa mediterranea e dell’area germanica.
Avvio della “rivoluzione agricola” in Inghilterra. “Rifeudalizzazione” nel Mezzogiorno d’Italia e in Spagna.
Sotto il profilo culturale, mentre in Spagna tramontava il siglo de oro, la Francia entrava nel proprio grand siècle e si
verificava una rivoluzione scientifica e filosofica.

2. La prosperità dell’Olanda
Il ruolo di primo piano degli olandesi nella rivoluzione scientifica e filosofica è un riflesso del carattere avanzato
dell’economia e della società delle Province Unite nel XVII secolo > quando, nel 1609, la Spagna si risolse a riconoscere
di fatto la loro indipendenza, con la tregua dei dodici anni, già da alcuni decenni le Province Unite erano protagoniste
di uno spettacolare sviluppo economico, che ne fece la potenza marittima e commerciale più importante d’Europa.
Una delle aree nevralgiche d’Europa per i traffici e gli scambi.
Il ruolo di grande emporio e di centro finanziario internazionale esercitato nel 500 da Anversa passò ad Amsterdam.
Pesca delle aringhe in alto mare; con una flotta mercantile che da sola superava a metà 600 quelle di Inghilterra,
Francia, Spagna e Portogallo messe insieme, gli olandesi divennero “i carrettieri del mare”, i padroni dei trasporti per
via d’acqua > una delle rotte più frequentate era quella del Baltico, ma già a fine 500 li troviamo anche nel
Mediterraneo e nei porti del Levante.
Penetrazione degli olandesi nei continenti extraeuropei > es. si installarono sulle coste del Brasile, anche Nuova
Amsterdam (che gli inglesi ribattezzarono New York quando riuscirono a impossessarsene, nel 1664). Due compagnie
privilegiate: Compagnia delle Indie orientali (1602) e Compagnia delle Indie occidentali (1621) > forma della società
per azioni. I navigatori olandesi scoprirono l’Australia (1606) e la Nuova Zelanda (1642).
Agricoltura > le rotazioni sofisticate e le tecniche avanzate in uso nei Paesi Bassi ebbero un notevole influsso sulla
“rivoluzione agricola” inglese. Un ruolo importante ebbero anche le manifatture (es. settore tessile, pannilani e tele).
Senza rivali in Europa erano le istituzioni finanziarie di Amsterdam.
Regime di relativa libertà religiosa e civile > sebbene ufficialmente calviniste, le Province Unite contenevano forti
minoranze di cattolici, anabattisti e ebrei. All’imposizione dell’uniformità religiosa si opponeva la stessa struttura
confederale della repubblica > ciascuna delle 7 province aveva i propri “Stati”, dominati dai rappresentanti delle città e
presieduti da un Gran Pensionario.
Gli Stati Generali, che si riunivano all’Aja e che comprendevano i deputati delle 7 province, avevano poteri limitati e
dovevano prendere le loro decisioni all’unanimità. Il sistema avrebbe potuto portare alla paralisi, se non fosse stato
per il peso preponderante della provincia d’Olanda, che da sola pagava più di metà delle imposte federali e il cui
statolder rappresentava la massima autorità militare. Come quelli delle altre province, lo statolder d’Olanda era quasi
sempre un membro della famiglia d’Orange, che godeva di grande popolarità e nei momenti di emergenza tendeva ad
assumere poteri quasi monarchici.
Eccezionale sviluppo della vita intellettuale e artistica.

3. La monarchia francese da Enrico IV a Richelieu


Dopo il travagliato periodo delle guerre di religione, la Francia sotto la ferma guida di Enrico IV di Borbone (1589-
1610) riguadagnò rapidamente una posizione dominante sulla scena europea > rifiorire delle attività economiche,
sgravi fiscali, soppressione di molti dazi, programma di costruzioni stradali.
La grande nobiltà venne guadagnata con una politica di favori e di elargizioni finanziarie, ma anche intimidita con
alcune condanne esemplari; ai governatori delle province cominciarono ad essere affiancati dei “commissari”
straordinari, preannuncio dei futuri intendenti. I detentori di uffici venali si videro riconoscere nel 1604, dietro il
pagamento di una moderata tassa annua, il diritto di trasmettere ereditariamente la loro carica > formazione di una
nobiltà di toga.
1601: trattato di Lione dopo una breve guerra con il Piemonte sabaudo > Enrico IV ottenne la Bresse e il Bugey in
cambio della cessione del Marchesato di Saluzzo.
Si accingeva a muovere guerra agli Asburgo d’Austria e di Spagna quando cadde vittima di un frate fanatico (1610).
Erede Luigi XIII (9 anni) > reggenza della vedova Maria de’ Medici, che inaugurò una politica filospagnola VS principi di
sangue reale e grandi casate aristocratiche, che cercavano di riguadagnare il potere politico perduto.
Maria de’ Medici affidò le redini del governo a Concino Concini, che però fu assassinato per ordine del giovane re >
contrasti tra Luigi XIII e la madre.
Come mediatore si impose un giovane vescovo, Armand-Jean du Plessis duca di Richelieu > Luigi XIII ottenne per lui la
nomina a cardinale e (1624) lo inserì nel Consiglio della corona, all’interno del quale egli assunse in pochi mesi una
posizione dominante accentrando nelle proprie mani la direzione della politica francese interna ed estera.
Appoggiare gli Asburgo o contrapporsi al loro disegno egemonico? > scelse la 2.
Il ritorno a una politica estera aggressiva presupponeva il rafforzamento dell’autorità monarchica all’interno del paese
e l’eliminazione di ogni potenziale focolaio d’opposizione. 1628: assedio e presa di La Rochelle, roccaforte calvinista >
debellata l’organizzazione politico-militare degli ugonotti; ai protestanti venne concessa una “pace di grazia”, che
manteneva la libertà di culto nei limiti sanciti dall’editto di Nantes, ma toglieva di mezzo le garanzie politiche e militari
da questo previste.
La campagna contro gli ugonotti e il progressivo coinvolgimento della Francia nei teatri di guerra tedesco e italiano
ebbero come conseguenza un rapido aumento della pressione fiscale e in particolare della taglia, che gravava quasi
esclusivamente sulle campagne > a partire dal 1625 grande ondata di rivolte popolari > estensione a tutto il paese
degli intendenti di giustizia, polizia e finanza, che si avviarono a diventare le principali cinghie di trasmissione della
volontà sovrana nelle province del paese.
Impulso dato al commercio, con l’istituzione di Compagnie privilegiate e le costruzioni navali, e alla penetrazione
coloniale francese in Africa, nelle Antille e nel Canada.

4. La Spagna da Filippo III al duca di Olivares


Con Filippo III (1598-1621) si inaugura in Spagna l’era dei privados o validos, cioè dei favoriti onnipotenti, a cui sovrani
incapaci di governare delegano tutti i poteri di decisione e di comando > il suo favorito fu Francisco Gomez de
Sandoval duca di Lerma: pose fine alle guerre in corso stipulando la pace con l’Inghilterra (1604) e la tregua di dodici
anni con le Province Unite (1609) + espulsione dei moriscos, i sudditi di origine araba convertiti al cristianesimo (>
declino economico e demografico).
Filippo IV (1621-65), con favorito Gaspar de Guzman, conte di Olivares e poi duca di San Lucar > oltre ad appoggiare
militarmente la controffensiva degli Asburgo di Vienna contro gli insorti boemi, fu deciso a Madrid di non rinnovare la
tregua con le Province Unite, che scadeva nel 1621.
1626: l’Olivares presentò al re un progetto noto come Union de las armas, che assegnava a ciascuna provincia un
contingente di soldati da reclutare ed equipaggiare a proprie spese.
Le operazioni militari avviate contro l’Olanda e contro i protestanti tedeschi avevano un andamento favorevole e la
situazione debitoria della corona venne alleggerita nel 1627 con una nuova bancarotta > ma 1628: apertura di un
nuovo fronte in Italia (guerra per la successione di Mantova) + cattura da parte degli olandesi della flotta che
trasportava l’argento americano + opposizione all’Union de las armas > si arriverà ad una serie di rivolte e al definitivo
declino della monarchia spagnola.
5. L’Impero germanico e l’ascesa della Svezia
Morte di Ferdinando I (1564) > Massimiliano II (1564-76) > Rodolfo II (1576-1612). Quest’ultimo, rigido assertore del
cattolicesimo, dovette far fronte a una larghissima diffusione del luteranesimo e, in Ungheria e Boemia, anche del
calvinismo.
Segni di squilibrio mentale > 1609: i nobili del Regno di Boemia lo costrinsero a firmare una Lettera di maestà, che
concedeva loro piena libertà religiosa > 1611: venne deposto, e la corona di Boemia venne cinta dal fratello Mattia,
che l’anno successivo fu anche eletto imperatore.
Germania: contrasti tra cattolici e protestanti > 1608: i principi luterani e calvinisti conclusero un’alleanza difensiva
(l’Unione evangelica), cui in seguito si aggregarono anche molte città imperiali > a questa si contrappose l’anno
seguente una Lega cattolica.

Polonia-Lituania > 1592: Sigismondo Vasa (già eletto re di Polonia nel 1587) ereditò anche la corona di Svezia > suo zio,
Carlo, si oppose – guerra civile – 1604: assunse la corona col nome di Carlo IX.
Mire espansionistiche in direzione sia della Polonia, sia della Danimarca di Cristiano IV > per quanto sfortunati, questi
conflitti aprirono la via alle imprese del figlio e successore Gustavo Adolfo (1611-32), che in soli vent’anni riuscirà a
imporre la supremazia svedese su tutto il Baltico.
La Svezia possedeva estesi giacimenti di ferro e di rame + rapporto di collaborazione tra aristocrazia e monarchia,
sancito nel 1612 da una specie di carta costituzionale.
Gustavo Adolfo riorganizzò l’amministrazione interna, creò una flotta da guerra e potenziò l’esercito introducendo,
primo fra i sovrani europei, un sistema di coscrizione obbligatoria. Prime prove militari in Russia, ancora in preda alle
convulsioni dell’“epoca dei torbidi” > risultato: completo dominio sul golfo di Finlandia. La lotta per l’egemonia sul
Baltico sarà uno dei motivi principali dell’intervento svedese nella guerra dei Trent’anni.

6. Le prime fasi della guerra dei Trent’anni (1618-29)


Sul trono imperiale a Mattia (1612-19) era candidato a succedere il nipote Ferdinando, intransigente campione della
Controriforma. 1617: re di Boemia e di Ungheria > ma poi opposizione dei protestanti.
1618: i ceti boemi si autoconvocarono – invaso il palazzo reale – formato un governo provvisorio che si diede a
reclutare un esercito, in previsione dell’inevitabile scontro con gli Asburgo. Nel frattempo Ferdinando era stato eletto
imperatore (Ferdinando II, 1619-37) > i ceti boemi lo dichiararono deposto e offrirono la corona all’elettore del
Palatinato, il calvinista Federico V, genero del re d’Inghilterra Giacomo I.
L’imperatore chiese l’aiuto della Spagna e della Lega cattolica tedesca > 1620: gli eserciti bavarese e imperiale
sottomisero l’Alta e la Bassa Austria e penetrarono in Boemia, le forze dei ribelli boemi furono sbaragliate su un’altura
nei dintorni di Praga, la Montagna Bianca.
Vittoria degli imperiali e dura repressione > ricattolicizzazione forzata + in Boemia imposizione di una nuova
costituzione che sanciva l’ereditarietà della corona nella casa d’Asburgo e limitava i poteri dei ceti.
1621: si riaprirono le ostilità tra Spagna e Province Unite.
1624-25: spostamento della Francia, che aveva fino allora mantenuto una neutralità benevola verso gli Asburgo, su
posizioni di sostegno alla causa protestante + intervento armato del re di Danimarca Cristiano IV.
Ma iniziative destinate all’insuccesso… 1629: Cristiano IV chiede la pace (VS esercito imperiale guidato dal nobile ceco
Albrecht von Wallenstein) > doveva impegnarsi a non più intervenire negli affari dell’Impero. Venne pubblicato l’Editto
di restituzione, con il quale l’imperatore Ferdinando II ordinava la restituzione di tutti i beni ecclesiastici secolarizzati
dopo il 1552 (l’anno “normale” della pace di Augusta).

7. Dalla guerra di Mantova alla pace di Vestfalia


1627: muore senza lasciare eredi diretti il duca di Mantova Vincenzo II Gonzaga > il successore designato era il
francese Carlo duca di Nevers, ma gli Asburgo rivendicarono la dipendenza dall’Impero del Ducato di Mantova e del
Marchesato del Monferrato > 1629-30: un esercito imperiale scendeva le Alpi e si impadroniva di Mantova, mentre la
fortezza di Casale Monferrato, nella quale era penetrata una guarnigione francese, resistette all’assedio delle forze
spagnole.
Problemi interni di Richelieu e di Olivares + epidemia di peste nell’Italia settentrionale > trattative di pace, che
portarono all’accordo di Cherasco (1631): Mantova e il Monferrato restavano al Gonzaga-Nevers, che si riconosceva
suddito dell’Impero, e la Francia manteneva il possesso di Pinerolo.
Entrò in guerra il re di Svezia Gustavo Adolfo, appoggiato finanziariamente dalla Francia; egli intendeva non solo
difendere la causa protestante, ma affermare definitivamente l’egemonia svedese nel Baltico > serie di vittorie –
scontro con Wallenstein, gli svedesi vincono, ma Gustavo Adolfo muore sul campo – in aiuto dell’imperatore esercito
inviato dalla Spagna: imperiali e spagnoli inflissero agli svedesi una grave sconfitta a Nordlingen (1634) – i principi
protestanti si affrettarono a concludere la pace con l’imperatore (1635); anche la Svezia si preparava ad abbandonare
la lotta, ma poi… intervento diretto della Francia.
Lo scopo del cardinale Richelieu, nel muovere guerra alla Spagna e all’Impero a fianco dei protestanti di Germania (lui,
un principe della Santa Romana Chiesa), era chiaramente quello di impedire il consolidamento della potenza imperiale
in Germania. L’intervento francese rafforzò la determinazione della Svezia e delle Province Unite > la flotta spagnola
venne distrutta dagli olandesi nella battaglia delle Dune (1639), gli svedesi continuarono nelle loro devastazioni in
Germania, l’esercito francese ottenne una grande vittoria su quello spagnolo nella battaglia di Rocroi (1643).
1648: pace di Vestfalia > riconoscimento spagnolo dell’indipendenza delle Province Unite – la Francia otteneva il
possesso definitivo dei vescovati di Metz, Toul e Verdun, di gran parte dell’Alsazia e di altre piazzeforti sul Reno e in
Piemonte (Pinerolo) – la Svezia perfezionava il proprio dominio sul Baltico – la parte orientale della Pomerania e i
vescovati di Magdeburgo, Minden e Halberstadt erano dati all’elettore del Brandeburgo, Federico Guglielmo, ponendo
così le basi dell’ascesa del Brandeburgo-Prussia al rango di grande potenza.
La situazione religiosa dell’Impero fu modificata, rispetto alla pace di Augusta, nel senso di ammettere anche il
calvinismo.
Restava accesa la guerra tra Francia e Spagna, conclusa solo nel 1659 dalla pace dei Pirenei.

XII. Rivoluzioni e rivolte

1. L’Inghilterra sotto la dinastia Stuart


Giacomo I Stuart (1603-25) era già re di Scozia quando succedette sul trono inglese alla regina Elisabetta. L’unione
nella stessa persona delle due corone non comportò la fusione dei due paesi sotto il profilo politico e amministrativo,
fusione che verrà avviata soltanto con l’unificazione dei due Parlamenti nel 1707.
Sovrano impopolare presso gli inglesi. Si ripresentarono le due questioni che già negli ultimi tempi di Elisabetta
avevano reso difficili i rapporti tra corona e Parlamento: questione religiosa e questione finanziaria.
La legislazione contro i cattolici venne inasprita dopo la scoperta di una congiura che mirava addirittura a far saltare in
aria il primo Parlamento convocato da Giacomo (Congiura delle polveri, 1605). Nei primi decenni del XVII secolo il
puritanesimo si venne diffondendo sempre più largamente (VS corte sfarzosa e corrotta) > emigrazione nell’America
settentrionale, i padri pellegrini nel 1620, a bordo della nave Mayflower, fondarono la colonia del Massachusetts.
I costi della guerra contro la Spagna avevano creato una difficile situazione finanziaria, che neppure la pace stipulata
da Giacomo I nel 1604 riuscì ad alleviare > ogni forma stabile di imposta fondiaria trovava un ostacolo insuperabile nel
Parlamento. Anche congiuntura economica negativa.
Il problema finanziario divenne un problema politico > da un lato mancanza degli strumenti necessari per imporre ai
sudditi un aumento della pressione fiscale (esercito permanente, burocrazia docile), dall’altro impossibilità di munirsi
di tali strumenti a causa della mancanza di denaro.
Vendite di uffici e di titoli nobiliari (nuovo titolo di baronetto).

2. Il regno di Carlo I e lo scontro tra corona e Parlamento


Figlio e successore di Giacomo, Carlo I (1625-49) > nel tentativo di guadagnare il sostegno dei puritani, dichiarò guerra
alla Spagna e organizzò una spedizione navale per soccorrere gli ugonotti di La Rochelle > disastroso fallimento.
1628: il Parlamento fece accettare al re la Petizione di diritto, che dichiarava illegali le tasse imposte senza il consenso
del Parlamento stesso, gli arresti arbitrari, il ricorso alla legge marziale e l’acquartieramento forzoso di soldati in case
private.
Il Parlamento continua ad attaccare tutta la politica di Carlo I… > fino al 1640 governò senza Parlamento,
appoggiandosi al Consiglio privato della corona e all’azione dei tribunali regi che giudicavano i reati di lesa maestà.
Utili riforme, che eliminarono parte delle inefficienze e degli sprechi ereditati dal regno di Giacomo I (es. Ship money).
Parallelamente William Laud (arcivescovo di Canterbury = capo spirituale della Chiesa d’Inghilterra) procedeva a
riorganizzare la Chiesa secondo linee gerarchiche e autoritarie > sospetto che si volesse preparare un ritorno al
cattolicesimo, alimentato dall’ascendente che su Carlo I esercitava la moglie francese Enrichetta Maria, che professava
il culto cattolico > opposizione dei puritani.
1638: le novità religiose suscitarono una rivolta nella Scozia presbiteriana > 1640: Carlo I si decise a convocare un
nuovo Parlamento per ottenere i mezzi necessari a condurre la guerra contro gli scozzesi > “Breve Parlamento”, sciolto
dopo poche settimane perché si opponeva. Ma poi Carlo I fu costretto a convocarlo nuovamente.
“Lungo Parlamento”, 1640-53 > nella Camera dei Comuni erano in netta maggioranza gli avversari della politica
assolutistica del sovrano, che seppero intimorire e trascinare la Camera dei Lord e procedettero in pochi mesi a
smantellare tutti i capisaldi del potere regio.
1641: scoppio di un’insurrezione cattolica in Irlanda > il Parlamento intendeva costringere il monarca a cedere il
controllo delle forze armate, che tradizionalmente gli spettava > il re tenta di arrestare i capi dell’opposizione, ma
fallisce > lascia la capitale e chiama a raccolta i sudditi a lui fedeli.

3. La guerra civile. Cromwell e la vittoria del Parlamento


1642: inizia la vera e propria guerra civile (1643: il Parlamento si allea con gli scozzesi, Covenant).
Successi del Parlamento, reparti di cavalleria guidati da Oliver Cromwell (1599-1658)… Carlo I si arrese agli scozzesi,
che lo consegnarono al Parlamento di Londra, ma egli non smise di intrigare nella speranza di dividere gli avversari e
metterli l’uno contro l’altro.
Problemi per quanto riguarda il nuovo assetto politico e soprattutto religioso > corrente presbiteriana (rigida
imposizione del credo calvinista) VS gli indipendenti (tolleranza delle opinioni religiose, tranne cattolici).
Movimento dei livellatori (levellers): accusati di voler cancellare le distinzioni sociali e livellare le fortune (in realtà non
misero mai in discussione la proprietà privata) > richieste: sovranità popolare, soppressione di tutti i privilegi,
semplificazione delle leggi, istruzione per tutti, allargamento del diritto di voto a tutti i maschi adulti, ad esclusione
solo dei mendicanti e dei servi.
L’ostacolo principale era proprio la questione del suffragio, nella cui estensione alcuni, tra cui Cromwell, vedevano il
pericolo di un sovvertimento delle gerarchie sociali.
Le discussioni furono interrotte dalla fuga del re (1647), che con l’appoggio degli scozzesi cercò di riaccendere la
guerra civile – forze realiste sconfitte – Parlamento epurato degli elementi più moderati, istituita un’Alta Commissione
di giustizia per processare il re, che venne giustiziato nel 1649 > prima volta nella storia d’Europa che un monarca
veniva giudicato e condannato in nome della sovranità del popolo.

4. Il decennio repubblicano: Cromwell al potere


Proclamazione della Repubblica unita di Inghilterra, Scozia e Irlanda (Commonwealth).
Il primogenito di Carlo I, rifugiatosi nei Paesi Bassi, aveva assunto il titolo regio di Carlo II ed era stato riconosciuto
dagli scozzesi e dagli irlandesi > 1649-50: Cromwell guidò la campagna contro gli insorti irlandesi, che fu segnata da
massacri indiscriminati di cattolici. Ugualmente rapida e vittoriosa fu la successiva campagna di Cromwell in Scozia.
1651: Atto di navigazione, che riservava alla madrepatria il commercio con le colonie nordamericane e ammetteva nei
porti inglesi solo navi britanniche o dei paesi da cui provenivano le merci > VS olandesi, che esercitavano su larga scala
il commercio d’intermediazione > prima delle tre guerre navali anglo-olandesi (1652-54, 1665-67, 1672-74), che
finiranno per sancire la superiorità marittima britannica.
1655: guerra contro la Spagna > Inghilterra ottiene l’isola di Giamaica.
Politica interna > nel 1653 venne sciolto il “Lungo Parlamento” e venne insediata un’assemblea di 144 membri, tutti
scelti dai capi dell’esercito: “Parlamento Barebone”, che durò solo cinque mesi – stesa una carta costituzionale che
proclamò Cromwell Lord protettore del Commonwealth. Il potere militare si identificava strettamente con il potere
politico.
Con il protettorato ebbe fine la relativa libertà di cui aveva fino allora goduto la stampa e anche il dissenso religioso
cominciò ad essere perseguitato + forte pressione fiscale.
1658: muore Cromwell – gli succede il figlio Richard, ma poi abdica – richiamato Carlo II Stuart > con la dichiarazione di
Breda (1660) si impegnò a governare di concerto con il Parlamento, a concedere una larga amnistia e a tollerare una
certa libertà religiosa.

5. La Francia a metà 600: il governo di Mazzarino e la Fronda


Disordini della “Fronda”, che videro protagoniste le classi dirigenti e interessarono contemporaneamente la capitale e
la maggior parte del paese.
Muoiono Richelieu e Luigi XIII (1642-43) – reggenza della vedova Anna d’Austria > affidò la direzione degli affari al
cardinale di origine abruzzese Giulio Mazzarino, che si mantenne nel complesso fedele agli indirizzi politici di Richelieu.
I principi del sangue e i nobili presero ad agitarsi e a complottare per impadronirsi del potere politico. La situazione
divenne esplosiva nel 1648, l’anno stesso in cui si avviava a conclusione la guerra dei Trent’anni > di fronte a un nuovo
pacchetto di misure fiscali, il Parlamento di Parigi prese la testa del movimento di opposizione e concertò con le altre
corti sovrane risiedenti nella capitale un comune programma di riforme > 27 articoli del 1648: soppressione degli
intendenti, diminuzione delle imposte, rifiuto del sistema degli appalti, invalidità di ogni tassa che non avesse ottenuto
l’assenso dei Parlamenti, illegalità degli arresti arbitrari.
La regina e Mazzarino decretano l’arresto di uno dei più autorevoli e popolari esponenti della magistratura parigina,
Pierre Broussel – barricate a Parigi – corte costretta a lasciare la capitale e a piegarsi alle richieste del Parlamento.
1649: pace di Saint-Germain, che chiude la Fronda “parlamentare” > ma si accende la “Fronda dei principi” (1650-53)
(ma no disegno politico organico) > fu alla fine l’esaurimento generale a riportare la pace nel paese e a consentire a
Mazzarino e alla reggente di rientrare trionfalmente nella capitale.
Ancora aperta la guerra con la Spagna > grazie anche all’intervento militare dell’Inghilterra di Cromwell, Mazzarino fu
in grado di imporre alla corte di Madrid la pace dei Pirenei (1659), e venne stipulato il matrimonio di Luigi XIV con la
figlia di Filippo IV Maria Teresa.

6. Le rivolte nella penisola iberica


Rivolte scoppiate quasi simultaneamente in Catalogna e in Portogallo.
1640: la Catalogna insorse e chiese l’appoggio della Francia > 1641: venne proclamata la sua unione alla monarchia dei
Borbone, pur col mantenimento delle sue istituzioni e delle sue leggi.
1640: in risposta a un ordine di Madrid che chiamava la nobiltà portoghese alle armi, una ben organizzata insurrezione
portò alla proclamazione dell’indipendenza e pose sul trono, col nome di Giovanni IV, il duca Giovanni di Braganza.
La monarchia spagnola non era più in grado di reagire, e Filippo IV fu costretto a licenziare l’Olivares.
1647: anche nel Regno di Napoli scoppiò una rivolta, mentre velleità separatiste affioravano in Aragona e il governo
era costretto a dichiarare la bancarotta + 1649: terribile pestilenza che ridusse di un terzo la popolazione della
Castiglia.
La riconquista della Catalogna fu possibile per il mutamento della situazione internazionale (pace di Vestfalia del 1648
e disordini della Fronda in Francia), ma soprattutto per i timori dell’aristocrazia catalana di fronte al radicalizzarsi della
lotta sociale > un esercito castigliano entrò a Barcellona nel 1652. Del tutto vani furono invece gli sforzi di Madrid per
ricondurre all’obbedienza il Portogallo, la cui indipendenza verrà formalmente riconosciuta, dopo una lunga guerra,
nel 1668.

XIII. L’Italia del 600

1. La popolazione e le attività economiche


Demografia e vita economica sono i settori in cui più evidenti appaiono le tendenze involutive che investono la
penisola italiana nel XVII secolo.
Grave declino del settore laniero. Fortissima contrazione complessiva delle lavorazioni industriali rivolte
all’esportazione e perdita delle attività commerciali, assicurative e bancarie legate al movimento delle merci > da
paese sviluppato prevalentemente importatore di materie prime ed esportatore di manufatti e servizi l’Italia era
divenuta così un paese sottosviluppato prevalentemente importatore di manufatti e servizi ed esportatore di materie
prime.
Tra le cause vi era la concorrenza dei produttori dell’Europa nord-occidentale (+ le città furono a lungo abbastanza
forti da ostacolare il trasferimento della lavorazione nelle campagne). Anche effetti devastanti della guerra dei
Trent’anni nell’Italia settentrionale e in Germania (uno dei mercati tradizionalmente più importanti per gli esportatori
della penisola) e gravissime pestilenze (1630-31 nell’Italia settentrionale e in Toscana, 1656-57 nel Mezzogiorno, a
Genova e nel Lazio).
L’agricoltura resse molto meglio dell’industria e del commercio alle avversità, nonostante la frequenza delle carestie
legata anche alle condizioni climatiche. Proliferazione dei gelsi, legata all’allevamento del baco da seta, in questo
periodo il settore forse più dinamico dell’economia italiana.
Il Mezzogiorno oltre al fiscalismo spagnolo dovette sopportare l’accresciuta pressione baronale.

2. La vita sociale e la cultura


Con l’involuzione economica si approfondì il distacco tra i detentori della ricchezza fondiaria, identificabili in larga
misura con la nobiltà e con il clero, e le classi subalterne dedite al lavoro manuale nei campi o nelle botteghe
artigianali. Mentalità aristocratica, in parte legata all’influenza spagnola, che sempre più considerava disonoranti non
solo le “arti meccaniche” ma tutte le attività intese al guadagno.
Chiesa > oltre ad essere sovrano di uno dei maggiori Stati della penisola, il pontefice esercitava anche fuori dei suoi
confini poteri che nelle altre nazioni cattoliche erano delegati ai monarchi, es. nomina dei vescovi.
Le organizzazioni ecclesiastiche detenevano una parte importante della ricchezza fondiaria, e i beni immobili in loro
possesso erano inalienabili senza un’esplicita autorizzazione pontificia (manomorta). Preti, frati e monache si
consideravano sudditi del papa, e non delle autorità secolari, e per loro era rivendicata non solo l’esenzione dalle
imposte (immunità reale), ma anche la dipendenza dai tribunali ecclesiastici e non da quelli civili (immunità
personale); persino i luoghi adibiti al culto godevano di una sorta di extraterritorialità (immunità locale), per cui i
malfattori che vi si rifugiavano non potevano esservi arrestati senza il consenso dell’autorità ecclesiastica (diritto
d’asilo).
Le uniche minoranze religiose che riuscirono a sopravvivere in Italia, nonostante le periodiche persecuzioni cui furono
sottoposte, furono le comunità valdesi e gli ebrei (rinchiusi nei ghetti e sottoposti a odiose discriminazioni).
Le classi dirigenti vedevano nella Chiesa non soltanto una garante dell’ordine sociale e della docilità dei poveri, ma
anche un conveniente sbocco per i cadetti e per le figlie non destinate al matrimonio.
Alla marginalizzazione economica e politica e alla soffocante vigilanza della Chiesa su ogni manifestazione del pensiero
e dell’arte è legato l’impoverimento culturale che si osserva in questo periodo in confronto alla grande stagione
umanistica e rinascimentale. 1663: istituzione dell’Accademia degli Investiganti a Napoli > prologo di una reazione
della cultura italiana al clima della controriforma e di un ricongiungimento alle correnti più avanzate del pensiero
europeo.
3. I domini spagnoli: Milano, Napoli e le isole
Gli inizi del governo spagnolo a Milano e a Napoli non erano stati privi di aspetti positivi, evidenti soprattutto in un
rafforzamento dell’autorità statale e nella tendenza verso un certo riequilibrio territoriale e fiscale. Ma a partire dal
1620 circa l’impegno della Spagna nella guerra dei Trent’anni portò a un forte aggravamento della pressione tributaria
> le classi dominanti (il patriziato nel Milanese, il baronaggio e il ceto togato nel Regno di Napoli) ne approfittarono
per riaffermare il proprio controllo sulle istituzioni locali e per rafforzare la propria egemonia sull’insieme della società.
Milano > dopo la pace dei Pirenei tra Spagna e Francia (1659), notevole ripresa demografica ed economica; anche per
questo mancanza di rivolte e sommosse paragonabili a quelle esplose nell’Italia meridionale e insulare.

Le conseguenze della crisi economica e politica che colpì la monarchia spagnola furono assai più gravi nel Mezzogiorno
e nelle isole.
Napoli > l’indebolimento dell’autorità centrale portò a un’estensione a macchia d’olio del potere feudale (feudatari
detti “baroni”). Nella capitale risiedevano il viceré, rappresentante dell’autorità sovrana, il Consiglio collaterale che lo
coadiuvava nell’opera di governo e le numerose magistrature giudiziarie e finanziarie; diversamente che a Milano,
l’egemonia della nobiltà era contrastata dalla presenza di un forte “ceto civile”.
Sicilia > l’interlocutore principale dell’autorità sovrana era il Parlamento, composto dai tre bracci feudale, ecclesiastico
e demaniale; anche qui la congiuntura politica instauratasi dopo il 1620 condusse a un rafforzamento del baronaggio a
spese delle masse contadine, sottoposte a un duro sfruttamento, e degli strati artigiani vittime degli inasprimenti
fiscali e della crisi economica.
Sardegna > analogie con l’evoluzione siciliana, ma più povera e meno popolata.

4. Le rivolte antispagnole a Napoli e in Sicilia


1647: fermento popolare a Palermo causato da una grave carestia e dal malcontento creato dal fiscalismo spagnolo.
Nello stesso anno rivolta a Napoli (causa immediata: nuova gabella che colpiva la vendita della frutta) > direzione del
movimento assunta dal popolano Masaniello, che però venne ucciso dai suoi stessi seguaci > ma la rivolta prosegue,
tenuto in scacco il viceré duca d’Arcos + estesi moti nelle province contro i baroni e i loro sgherri.
Gli insorti napoletani proclamarono la repubblica e invocarono la protezione del re di Francia – il cardinale Mazzarino
non voleva impegnarsi – arrivò una flotta spagnola e la repubblica capitolò nel 1648.
Tutto un fallimento, ma i viceré spagnoli che si succedettero nella seconda metà del 600 condussero un’azione di
contenimento della prepotenza baronale, di repressione del banditismo e di promozione del ceto civile e ministeriale.
Un ultimo tentativo rivoluzionario ebbe luogo a Messina negli anni 70 > fallimento.

5. I principati indigeni: Ducato di Savoia e Granducato di Toscana


Lungo regno di Carlo Emanuele I (1580-1630) > iniziative espansionistiche, rafforzamento interno dello Stato,
costruzione di un forte apparato militare e fiscale.
1601: trattato di Lione > cedette al re di Francia la Bresse, il Bugey e altri territori transalpini e ottenne in cambio il
Marchesato di Saluzzo.
Ambizioni verso il Monferrato > il trattato di Cherasco, firmato nel 1631 dal nuovo duca Vittorio Amedeo I (1630-37),
sancì l’acquisizione di un certo numero di terre del Monferrato, ma al prezzo assai pesante della cessione alla Francia
della fortezza di Pinerolo.
Crisi economico-sociale + crisi dinastica dopo la morte di Vittorio Amedeo I > la feudalità ne approfittò per estendere i
suoi poteri e i suoi privilegi > ma poi regno di Carlo Emanuele II (1663-75), si risolleva l’economia.

Granducato di Toscana > i progressi compiuti in direzione dello Stato moderno sotto Cosimo I, Francesco I e
Ferdinando I si arrestarono sotto i successori, che si appoggiarono alle vecchie famiglie della nobiltà fiorentina e ai
tradizionali legami della casata medicea con la Santa Sede.
Porto franco di Livorno: perno dei traffici marittimi nel Mediterraneo e sede di una fiorente comunità mercantile, in
buona parte composta di ebrei.

6. Le repubbliche oligarchiche e lo Stato della Chiesa


Repubblica di Venezia > tensione crescente con la Santa Sede, fino all’arresto di due religiosi colpevoli di reati comuni
– il nuovo papa Paolo V (Camillo Borghese, 1605-21) scomunicò i governanti e scagliò l’interdetto (1606), cioè la
proibizione di celebrare qualunque funzione ecclesiastica in terra veneta.
Il clero veneto non ubbidì… L’intervento delle maggiori potenze cattoliche, Francia e Spagna, portò a una soluzione di
compromesso che permise a Venezia di uscirne a testa alta.
1615-17: guerra di Gradisca > gli Asburgo d’Austria tolsero il loro appoggio agli uscocchi.
1645-69: lunga e costosa guerra di Candia (Creta) contro l’Impero ottomano > l’isola dovette essere evacuata + di
breve durata si rivelerà la conquista del Peloponneso sancita dalla pace di Carlowitz del 1699, dopo un nuovo conflitto
sostenuto da Venezia contro i turchi a fianco degli Asburgo d’Austria.

Stato pontificio > anche qui si va esaurendo la precedente spinta a un maggior accentramento e a un più saldo
controllo delle province.
Nella seconda metà del 600, con la fine delle guerre di religione e l’attenuarsi progressivo del rigore
controriformistico, il prestigio internazionale del papato cominciò a declinare e apparvero sempre più evidenti i difetti
di un governo temporale caratterizzato al tempo stesso dall’accentramento del potere nel sovrano e dalla mancanza
di continuità dinastica.

XIV. Imperi e civiltà dell’Asia tra XVI e XVIII secolo

1. La Cina sotto le dinastie Ming e Manciù


“Celeste Impero” cinese, nell’età moderna raggiunse la sua massima estensione.
Dinastia Ming (1368-1644), condizioni di pace e stabilità.
Ma poi… il crescente prelievo fiscale e l’incremento demografico portarono a un peggioramento delle condizioni di
vita dei contadini, aggravate, nel XVII secolo, da una serie di terribili carestie > rivolte contadine. Di questa situazione
di anarchia approfittarono i manciù (abitanti della Manciuria) per invadere la Cina e occupare Pechino, dove l’ultimo
imperatore Ming si diede la morte nel 1644 > inizia la dinastia Q’ing, destinata a regnare fino al crollo dell’Impero nel
1911.
La popolazione riprese a crescere, nuove colture, ecc. > ma irrigidimento crescente delle strutture economiche e
sociali, esasperato tradizionalismo così nella sfera intellettuale come in campo tecnologico, che finirà per condannare
alla stagnazione e al declino quella grande civiltà.

2. Il Giappone nell’“era Tokugawa”


1603: il titolo di shogun (“generalissimo” che troviamo accanto all’imperatore, mikado) fu assunto da Tokugawa
Ieyasu, che lo trasmise ai suoi discendenti fino al 1867 > “era Tokugawa”.
Persistenza delle strutture feudali e al tempo stesso forte accentramento statale – chiusura delle frontiere verso
l’esterno (ma questo non impedì all’economia di continuare a svilupparsi, dato che il mercato interno era abbastanza
vasto) – si accentuava nei villaggi il divario tra i coltivatori più facoltosi e le masse dei contadini poveri (andavano
maturando le condizioni per il passaggio al sistema di produzione capitalistico…).

3. L’Impero moghul in India


India = grande serbatoio di uomini e crogiolo di razze, lingue e religioni diverse.
Frammentazione politica, diverse forze in precario equilibrio > rotto dall’irruzione di un capo militare afghano, Babur,
discendente di Tamerlano, che tra il 1526 e il 1530 gettò le fondamenta dell’Impero moghul, destinato a durare fino al
XVIII secolo.
Akbar il Grande (1556-1605) > inquadramento statale relativamente saldo + integrazione tra musulmani e indù.
Masse contadine in condizioni di estrema miseria. Notevole sviluppo manifatturiero, stimolato dallo sfarzo della classe
dirigente e in misura crescente anche dalla domanda europea.
Aurangzeb (1658-1707) > apogeo dell’Impero moghul.
Con la morte del suo successore (1712) l’Impero cominciò a sfasciarsi > nel 1736 la stessa Delhi fu presa e saccheggiata
dal monarca persiano Nadir Shah, e nuove invasioni sopraggiunsero dall’Afghanistan verso la metà del secolo; intanto
era iniziata la penetrazione francese e soprattutto inglese.

4. La Persia e l’Impero ottomano


A dividere la Persia dei safawidi dall’Impero ottomano era non solo la lunga e mal definita frontiera che dal Caucaso
scendeva fino al golfo Persico, ma la contrapposizione religiosa tra islamismo sciita e sunnita.
1722: la dinastia safawide venne rovesciata ad opera di un invasore afghano, Nadir Shah, e ne seguì un confuso
periodo di lotte intestine.

1606: l’Impero ottomano chiuse senza alcun vantaggio territoriale, anzi con la rinuncia al tributo fino allora percepito,
la nuova guerra ingaggiata contro gli Asburgo in Ungheria nel 1593 > fine dell’espansione territoriale.
L’autorità del sultano fu indebolita da un decisivo mutamento nel sistema di successione > seniorato, cioè
succedevano i fratelli in ordine di età.
XVIII secolo: accentuarsi dell’autonomia dell’Egitto, della Siria e degli Stati barbareschi + inizio della gara tra le potenze
europee (Austria e Russia in primo luogo) per spartirsi le spoglie della parte balcanica dell’Impero ottomano.
5. Asia ed Europa
Per tutta l’età moderna l’Asia diede all’Europa molto più di quanto ne ricevette, fino al XIX secolo il traffico con l’Asia
si svolse essenzialmente in una sola direzione.
Il protagonista principale della penetrazione economica europea fu nel XVI secolo il Portogallo; ma l’unica vera colonia
europea in Asia fu l’arcipelago delle Filippine, rivendicato per il re di Spagna da Magellano nel 1519 e meta di regolari
spedizioni navali dalla costa pacifica del Messico a partire dal 1564. Nel XVII secolo al predominio portoghese in
Indonesia subentrò progressivamente quello olandese, e lungo le coste dell’India cominciò a farsi sentire la presenza
inglese e francese.
Atteggiamento nei confronti degli indigeni > se portoghesi e spagnoli imponevano la loro fede e le loro leggi, ma si
mescolavano con la gente del posto dando vita a comunità di sangue misto, olandesi e inglesi erano al tempo stesso
più tolleranti dal punto di vista religioso e più legati a una mentalità razzista.
L’attività missionaria riguardò in età moderna quasi esclusivamente la Chiesa cattolica e si esplicò principalmente
attraverso l’opera degli ordini religiosi, i gesuiti in particolare.
Con l’esiguità complessiva degli stanziamenti europeo-occidentali nell’Asia meridionale fa contrasto l’immensità dei
territori conquistati dalla Russia nella parte settentrionale del continente (Siberia) nella prima metà del 600.

XV. L’apogeo dell’assolutismo: la Francia di Luigi XIV

1. Luigi XIV: il “mestiere di re”


Luigi XIV, figlio di Luigi XIII e di Anna d’Austria – eredita la corona nel 1643 – assume il potere alla morte di Mazzarino,
nel 1661 – muore nel 1715.
Apogeo dell’assolutismo monarchico, e periodo in cui la Francia giunse più vicina a esercitare una supremazia sul resto
dell’Europa > questo disegno venne alla fine sconfitto dalla coalizione delle altre potenze.
Educazione del Re Sole > lettura dei teorici del diritto divino dei re + lezioni pratiche nell’arte di governo ricevute da
Mazzarino. Quando il cardinale spirò, il giovane manifestò subito la propria volontà di governare da solo, senza più
delegare a nessuno il proprio potere.
Preferì servirsi di ministri di nascita modesta, che a lui solo dovessero la propria elevazione e fossero quindi più docili
ai suoi voleri > es. Jean-Baptiste Colbert (figlio di un mercante): controllore delle finanze – poi “superministro”
dell’economia e degli affari interni.
Importante il ruolo del Consiglio, o piuttosto dei Consigli in cui questo si articolava (superiore, dei dispacci, delle parti,
delle finanze). Gli intendenti, preposti alle généralités nelle quali era suddivisa la Francia ai fini amministrativi, durano
in carica più a lungo e rafforzano il proprio potere, la loro autorità si estende ai settori più svariati > nominati dal re e
revocabili a suo piacimento, gli intendenti sono per eccellenza le cinghie di trasmissione della volontà regale, gli occhi
e le mani dell’amministrazione centrale nelle province, ma sono al tempo stesso i portavoce degli interessi locali, in
particolare di quelli delle élite sociali, di fronte all’amministrazione centrale.
Officiers: detentori di uffici venali > rientrano in questa categoria i consiglieri e i presidenti dei tribunali superiori e dei
Parlamenti (corti d’appello) > registrazione degli editti regi – di questa prerogativa potevano valersi per sospendere
l’entrata in vigore di leggi a loro sgradite, presentando delle rimostranze al re; ma Luigi XIV impose loro di registrare le
leggi prima di fare eventuali rimostranze.
“Lo Stato sono io”: orgogliosa manifestazione di potenza, ma anche involontario riconoscimento di un limite.
L’esempio della giustizia è il più adatto a mostrare i limiti dell’assolutismo francese > la legislazione regia lasciava
scoperte molte aree, specialmente del diritto privato e familiare; nel nord diritto consuetudinario, nel sud diritto
romano, e poi diritto canonico.
In campo amministrativo e fiscale, gli Stati provinciali (assemblee composte da alto clero, nobiltà e rappresentanti
delle città) dei pays d’états conservavano importanti poteri, come la possibilità di contrattare con la corona
l’ammontare delle imposte da pagare e di provvedere poi alla ripartizione e alla riscossione mediante propri organi.

2. La corte e il paese
Anni 80: la corte si trasferì a Versailles (giunsero ad essere ospitate quasi 10000 persone).
Questo soggiorno si trasformava per la nobiltà francese in una prigionia dorata, che costringendola a vivere sotto gli
occhi del re e allentando i suoi legami con le clientele e i territori d’origine ne riduceva l’indipendenza e le possibilità di
azione politica > durante il regno di Luigi XIV non si avranno più episodi di anarchia nobiliare come la Fronda; dalla
lotta contro lo Stato, l’alta nobiltà francese passerà al tentativo di occupare lo Stato a proprio vantaggio.
Oltre l’80% della popolazione viveva sulla terra e della terra. Scarsa produttività dell’agricoltura, legata alla struttura
della proprietà, alle forme di conduzione prevalenti (mezzadria, piccolo affitto) e all’entità del prelievo che gravava sui
coltivatori del suolo.
Serie di carestie + effetti negativi delle lunghe guerre + scarso dinamismo delle attività industriali + sfavorevole
congiuntura internazionale, caratterizzata da un regime di bassi prezzi.
3. La direzione dell’economia
Due obiettivi di Colbert: rimediare al grave dissesto dei conti pubblici e rilanciare la stagnante economia francese.
Creazione di una Camera di giustizia straordinaria per indagare sugli illeciti arricchimenti di finanzieri, appaltatori,
ricevitori delle imposte > venne raggiunto un sostanziale pareggio tra entrate e uscite nel decennio 1662-71, prima
che le spese militari riportassero nuovamente in rosso i bilanci.
Visione di Colbert tipicamente mercantilista > agricoltura in posizione subalterna, lo sforzo principale era concentrato
sulle manifatture che lavoravano per l’esportazione e sul commercio con l’estero, al fine di accrescere la massa di
denaro circolante all’interno del paese.
Complessa strategia:
 Controllo sulla qualità dei prodotti + controllo della manodopera attraverso l’imposizione di una rigorosa
disciplina e la reclusione coatta dei mendicanti nelle case di lavoro.
 Sovvenzioni agli imprenditori disposti a introdurre nuovi rami d’industria + creazione di imprese con capitale
pubblico (manifatture regie).
 Protezionismo doganale.
 Compagnie privilegiate (delle Indie orientali e occidentali, del Levante) + impulso dato alla colonizzazione del
Canada, della Louisiana e delle Antille.
 Sviluppo della marina mercantile e da guerra + potenziamento delle infrastrutture.
Nell’immediato no apprezzabili successi, ma molte di queste iniziative avrebbero fruttato a distanza di tempo, nel più
favorevole clima politico ed economico del regno di Luigi XV.

4. La direzione delle coscienze


Istituite numerose Accademie Reali + precetti e divieti riguardanti la stampa e l’insegnamento.
Religione, tre ordini di problemi: la diffusione in taluni ambienti ecclesiastici e laici della capitale della corrente
giansenista, i contrasti con Roma e la questione ugonotta.
I giansenisti ponevano l’accento sull’interiorità della fede e svalutavano l’apparato delle devozioni esteriori tipico del
cattolicesimo post-tridentino; dal punto di vista dottrinale seguivano sant’Agostino e sostenevano l’importanza
fondamentale della grazia, un dono concesso da Dio a pochi, per la salvezza ultraterrena. Roccaforte del movimento
giansenista a Parigi era diventato il monastero di Port Royal > 1711: condanna definitiva da parte della Santa Sede,
dispersione dei portorealisti e distruzione del convento – il giansenismo si era però nel frattempo largamente diffuso.
Conflitto che oppose la monarchia alla curia di Roma a proposito della cosiddetta régale (diritto sancito dal
concordato di Bologna del 1516) + nel 1682 un’assemblea straordinaria del clero francese approvò una dichiarazione
in quattro articoli che affermava la superiorità del concilio sul pontefice e negava l’infallibilità di quest’ultimo.
Questione ugonotta > 1685: venne emanato l’editto di Fontainebleau, che annullava di fatto l’editto di Nantes e faceva
obbligo a tutti i francesi di riconoscere e praticare il culto cattolico. Oltre 200000 ugonotti scelsero la via dell’esilio.

5. La gloria militare: le guerre di Luigi XIV


37 anni di guerra su 54.
L’esercito fu sistematicamente riorganizzato; alle vecchie forme di reclutamento si aggiunse, dal 1688, un embrione di
coscrizione obbligatoria, la “milizia”, con compiti di difesa locale, basata sul sorteggio da effettuarsi tra i celibi
all’interno di ogni parrocchia.
“Guerra di devoluzione” contro la Spagna > basata sulla rivendicazione di parte dell’eredità spagnola da parte di Luigi
XIV in nome della moglie Maria Teresa, figlia di primo letto del defunto re di Spagna Filippo IV. L’occupazione francese
della parte meridionale dei Paesi Bassi (1667) preoccupò l’Olanda e l’Inghilterra che, insieme all’imperatore Leopoldo
I, esercitarono forti pressioni su Luigi XIV perché interrompesse la sua avanzata – con la pace di Aquisgrana (1668)
furono riconosciuti al re di Francia i vantaggi territoriali fino allora acquisiti nelle Fiandre.
1672: la Francia e l’Inghilterra, che avevano attirato nell’alleanza anche il re di Svezia, dichiararono guerra alle
Province Unite – all’invasione del loro territorio, gli Stati Generali olandesi opposero allora la decisione disperata di
aprire le dighe – il ruolo di guida assunto dallo statolder Guglielmo III d’Orange, l’entrata in guerra di Spagna e Impero
contro la Francia, la decisione dell’Inghilterra di firmare una pace separata con l’Olanda e la sconfitta dell’alleato
svedese imposero infine a Luigi XIV la firma della pace di Nimega (1678); a farne le spese fu ancora una volta la
Spagna, costretta a cedergli la Franca Contea oltre ad altri lembi delle Fiandre.
Politica di espansione in direzione dell’Impero, occupazione di una serie di territori tra cui Strasburgo e Casale nel
Monferrato + 1683-84: riapertura delle ostilità contro la Spagna; Genova, alleata di quest’ultima, fu sottoposta a un
pesante bombardamento dal mare.
1686: venne stipulata ad Augusta una lega difensiva tra Spagna, Impero, Svezia e Olanda.
1688: invasione militare del Palatinato ordinata da Luigi XIV – inizio delle ostilità, alla Lega d’Augusta aderirono anche
l’Inghilterra, in seguito all’ascesa al trono dello statolder d’Olanda Guglielmo d’Orange, e il duca di Savoia Vittorio
Amedeo II – le prime fasi del conflitto videro le armi francesi all’offensiva, ma poi la situazione cambiò – 1696: Luigi
XIV stipulò una pace separata con il duca di Savoia, cui cedette la fortezza di Pinerolo. La pace generale, firmata a
Ryswick nel 1697, ristabilì la situazione antecedente il conflitto e annullò gran parte delle annessioni francesi degli
anni 80.

6. Il tramonto del Re Sole


Il peso diretto e indiretto della guerra divenne per i sudditi sempre più intollerabile, si istituirono nuove imposte.
L’opposizione sorda, ma diffusa, contro l’assolutismo di Luigi XIV si manifestava in vari modi: nelle sommosse popolari
spontanee, nella contestazione da parte degli operatori economici di una politica che sacrificava l’agricoltura al
commercio e imprigionava ogni attività in una gabbia di regolamenti e di divieti, nella rivendicazione di maggiori poteri
da parte di esponenti dell’alta aristocrazia.
1715: muore > il successore era un bambino, Luigi d’Angiò, il secondo figlio del duca di Borgogna > altra reggenza.

XVI. I nuovi equilibri europei tra 600 e 700

1. La “gloriosa rivoluzione” e l’ascesa della potenza inglese


La monarchia Stuart era stata restaurata nel 1660 sulla base di un compromesso con il Parlamento, dal quale
dipendeva per le spese straordinarie.
Carlo II Stuart (1660-85) > 1670: trattato stipulato a Dover con il re di Francia che, in cambio della promessa dello
Stuart di prestargli man forte contro l’Olanda e di adoperarsi a favore di una restaurazione del cattolicesimo
oltremanica, si impegnava a versargli un consistente sussidio annuo.
Le inclinazioni filocattoliche del monarca suscitarono ben presto i sospetti e l’ostilità di un’opinione pubblica molto
sensibile al pericolo del papismo. 1673: il Parlamento votò un Test Act, che subordinava l’assunzione di cariche civili o
militari a una professione di fede anglicana. Carlo II non aveva figli maschi e l’erede al trono era il fratello Giacomo,
fervente cattolico.
Due schieramenti politici:
 Tories > fautori della monarchia di diritto divino, del legittimismo dinastico, della Chiesa anglicana.
 Whigs > sostenitori del Parlamento e di un più vasto fronte protestante comprendente le sette dissenzienti
dalla Chiesa d’Inghilterra.
Dopo il 1680 la politica regia, sotto la crescente influenza di Giacomo, si sviluppò in senso chiaramente assolutistico.
Salito al trono alla morte del fratello, Giacomo II (1685-88) si adoperò subito per il rafforzamento dell’esercito; le
disposizioni del Test Act vennero annullate. Ebbe un figlio maschio.
I maggiori esponenti whig e tory si accordarono per rivolgere un appello allo statolder d’Olanda Guglielmo III, che
aveva sposato una figlia di Giacomo II, Maria Stuart > Guglielmo organizzò una spedizione militare, mentre Giacomo II
fuggì in Francia > un “Parlamento di convenzione” dichiarò il trono vacante e offerse la corona congiuntamente a
Guglielmo e a Maria, che si impegnarono a osservare una Dichiarazione dei diritti da esso votata (1689).
Poi Atto di tolleranza + Triennial Act + Act of Settlement (fissava l’ordine di successione al trono in modo da escluderne
i cattolici). “Gloriosa rivoluzione” del 1688-89 = svolta che sbarrò per sempre la strada dell’assolutismo e aprì la via
verso un governo di tipo parlamentare.
Il mutamento al vertice della monarchia inglese ebbe come conseguenza immediata il suo ingresso nella coalizione
europea che nel 1689 aprì le ostilità contro la Francia; i conflitti con la maggiore potenza continentale durarono quasi
ininterrottamente fino al 1713. L’espansione senza precedenti delle spese militari contribuì a determinare una serie di
importanti novità in campo fiscale e amministrativo.
1690-1710: la monarchia si appoggiò sui whigs > politica estera aggressiva. Contrapposizione tra il “partito del paese”,
sempre pronto a denunciare le spese eccessive, gli arbitri e la corruzione del governo centrale, e il “partito della
corte”, formato da coloro che di volta in volta beneficiavano del favore del re e dei suoi ministri.
L’economia continuò a svilupparsi a ritmi sostenuti.

2. L’espansione della monarchia austriaca


Nel corso della guerra dei Trent’anni era stato sconfitto il disegno di restaurazione cattolica e imperiale coltivato dagli
Asburgo d’Austria; in compenso, però, la sottomissione dei “ceti” nei ducati austriaci e nel Regno di Boemia, la
sostituzione di gran parte della nobiltà e l’opera di ricattolicizzazione forzata condotta avanti col concorso
determinante dei gesuiti avevano dato ai loro Stati ereditari una compattezza nuova, basata sulla fedeltà dinastica e
sul sentimento religioso tipico della Controriforma.
Da questa comunità politico-culturale rimaneva esclusa l’Ungheria (parte soggetta al dominio ottomano o al principe
di Transilvania + “Ungheria imperiale”) > 1678: vasta ribellione quando l’imperatore Leopoldo I (1658-1705) cercò di
stroncare l’opposizione della nobiltà al potere monarchico, sospendendo le libertà costituzionali e avviando una
persecuzione contro i protestanti – i rivoltosi chiesero aiuto all’Impero ottomano; il re di Polonia rispose all’appello del
papa a intervenire in difesa della cristianità – vittoria del Kahlenberg (1683), truppe ottomane messe in fuga – i
veneziani entrano in guerra a fianco degli Asburgo e espellono i turchi dal Peloponneso – pace di Carlowitz (1699):
grave arretramento dell’Impero ottomano, che dovette cedere agli Asburgo l’Ungheria e la Transilvania, a Venezia il
Peloponneso.
Nuovo imperatore Carlo VI (1711-40) > Prammatica sanzione (1713, con riconoscimento delle Diete dei vari territori),
che sanciva l’indivisibilità dei domini asburgici e stabiliva l’ordine di successione al trono.

3. La guerra di Successione spagnola e i regni iberici


1700: muore senza lasciare eredi l’ultimo Asburgo della linea spagnola, Carlo II > un accordo stipulato fra le maggiori
potenze assegnava la corona di Spagna, con i Paesi Bassi e le colonie americane, a Carlo, secondogenito
dell’imperatore Leopoldo I, mentre a Filippo d’Angiò, nipote di Luigi XIV, sarebbero andati i domini italiani > ma l’idea
di una spartizione dell’eredità suscitava forti ostilità a Madrid e un mese prima di morire Carlo II si lasciò convincere a
redigere un testamento che proclamava erede universale il duca d’Angiò, che assunse il titolo di Filippo V re di Spagna,
con la condizione di una sua rinuncia perpetua ai diritti di successione in Francia.
Il comportamento di Luigi XIV nei mesi seguenti fu però tale da fare apparire illusoria la separazione tra le due corone
di Francia e di Spagna > una tale prospettiva non poteva essere accettata dalle potenze che già avevano combattuto le
mire egemoniche della monarchia francese: non solo l’imperatore Leopoldo I, ma anche l’Inghilterra e l’Olanda, che
con lui stipularono nel 1701 una nuova Grande alleanza.
1702: dichiarata guerra. Coalizione antifrancese: Danimarca, molti principi tedeschi tra cui l’elettore del Brandeburgo
Federico I (concesso il titolo di re di Prussia), poi il duca di Savoia Vittorio Amedeo II e il re del Portogallo Pietro III
(prima schierati con la Francia) – dopo alcuni successi iniziali della Francia, le operazioni condotte su vari fronti volsero
decisamente a favore della “Grande alleanza”.
Le cose sembravano volgere al peggio per la Francia quando due fatti nuovi intervennero ad attenuare l’intransigenza
delle potenze marittime: caduta del ministero whig a Londra + prematura scomparsa nel 1711 del nuovo imperatore
Giuseppe I, fratello maggiore dell’arciduca Carlo, che si era nel frattempo insediato a Barcellona assumendo il titolo di
Carlo III re di Spagna > la sua successione agli Stati ereditari austriaci e alla dignità imperiale minacciava di ricreare una
concentrazione di poteri.
Riprese le trattative anglo-olandesi con la Francia, che si conclusero nel 1713 con la pace di Utrecht. La monarchia
austriaca tenne duro per un altro anno, ma poi fu costretta a firmare la pace a Rastatt > nuovo ordine politico:
 Filippo d’Angiò rimaneva a Madrid con il titolo di Filippo V, ma era ribadita l’incompatibilità di questa corona
con quella di Francia.
 A Carlo d’Asburgo, divenuto Carlo VI come imperatore, passavano come indennizzo per la mancata
successione i possedimenti spagnoli nei Paesi Bassi e in Italia (tranne Sicilia).
 Vittorio Amedeo II > Sicilia, Monferrato, alcune province milanesi.
 Olanda > serie di piazzeforti lungo la frontiera tra i Paesi Bassi belgi e la Francia.
 Inghilterra > Minorca, Gibilterra, (dalla Francia) Terranova e Nuova Scozia nel Nord America, serie di privilegi
commerciali dalla Spagna.
La sostituzione dell’egemonia austriaca all’egemonia spagnola in Italia e l’affermazione definitiva della supremazia
marittima e commerciale inglese furono dunque i due risultati più importanti della guerra di successione spagnola.
Regno di Filippo V (1700-46) > inaugura la dinastia dei Borbone di Spagna. Notevole attività riformatrice e ripresa
dell’iniziativa in campo internazionale.
A partire dal 1714 grande influenza esercitarono sulla politica estera spagnola la seconda moglie di Filippo V, la
principessa italiana Elisabetta Farnese, e il suo uomo di fiducia, il piacentino Giulio Alberoni, nominato primo ministro
e cardinale, il quale si adoperò per ristabilire la supremazia spagnola in Italia.
Si formò una Quadruplice alleanza, Inghilterra-Olanda-Austria-Francia > 1720: pace dell’Aja – unico cambiamento:
scambio, imposto a Vittorio Amedeo II, della Sicilia (che passava all’Austria) con la Sardegna.

4. L’ascesa della Russia di Pietro il Grande e il declino della Svezia


I Romanov ripresero con Michele (1613-45) la tradizione assolutistica già affermatasi con Ivan IV e portarono a
compimento con Alessio (1645-76) una notevole espansione territoriale > consolidamento del dominio sulla Siberia,
aggregazione dell’Ucraina.
Gli inasprimenti fiscali provocati dalla guerra e il progressivo peggioramento delle condizioni di vita dei contadini servi
della gleba determinarono un profondo stato di malessere e di fermento nella popolazione. Questa crisi fu aggravata
ancora da una pestilenza scoppiata nel 1654 e dal grande scisma religioso che negli anni 60 seguì alle innovazioni
liturgiche introdotte dal patriarca di Mosca Nikon. Movimenti insurrezionali.
1689: zar Pietro, figlio di secondo letto di Alessio > voleva modernizzare il suo paese sull’esempio dell’Occidente
europeo. Manifestazioni di barbarica violenza.
La trasformazione della società era finalizzata nella mente di Pietro innanzitutto al rafforzamento militare, e in cima ai
suoi obiettivi era la conquista di uno sbocco sul Baltico – ma le regioni estese lungo le coste orientali del Baltico erano
soggette alla corona di Svezia, che aveva affermato la propria supremazia in quest’area con le vittoriose campagne
militari condotte da Carlo X (1654-60) contro la Polonia e la Danimarca e si era rafforzata ancora con il successore
Carlo XI (1660-97).
Pietro il Grande decise nel 1700 di entrare in guerra a fianco della Danimarca e della Polonia contro il nuovo re di
Svezia Carlo XII (1697-1718) > “grande guerra del Nord”, 1700-21.
Inizialmente vittorie di Carlo, ma poi vince Pietro > pace di Nystadt (1721): allo zar Livonia, Estonia, Ingria e parte della
Carelia – Prussia e Danimarca si annetterono rispettivamente il grosso della Pomerania svedese e il Ducato di
Schleswig-Holstein.
Il predominio della Svezia nel Baltico era finito, e la sconfitta esterna trascinò con sé anche quella dell’assolutismo
all’interno del paese > dopo la morte in combattimento di Carlo XII, nel 1720 ebbe inizio l’“era della libertà”, basata su
un equilibrio costituzionale tra la monarchia, un Parlamento composto dai quattro ordini del regno e un Consiglio di
Stato di cui faceva parte il re ma che prendeva le sue decisioni a maggioranza.
Gli sforzi di Pietro furono innanzitutto diretti al potenziamento dell’esercito e della marina (esteso a tutta la
popolazione l’obbligo del servizio militare). Il commercio con i paesi occidentali ebbe un certo sviluppo, soprattutto nei
nuovi porti sul Baltico, Pietroburgo e Riga, ma l’economia russa rimaneva fondamentalmente agricola e caratterizzata
dall’autoconsumo. Aggravamento dell’onere sui contadini.
Le maggiori innovazioni furono introdotte negli organi di governo centrali (Consiglio nominato dallo zar al posto della
vecchia Duma dei boiari) + provvedimenti volti a spezzare l’opposizione del clero alla politica di modernizzazione
(abolito il patriarca di Mosca). Per i quadri dell’amministrazione civile così come dell’esercito, in mancanza di una
borghesia colta, si fece ricorso alla nobiltà, inquadrata nella Tabella dei ranghi (1722). Promozione dell’istruzione e
dell’attività editoriale.

5. La nascita dello Stato prussiano


1660: l’elettore Federico Guglielmo di Hohenzollern, approfittando delle sconfitte inflitte alla Polonia dalla Svezia,
acquisì con la pace di Oliva la piena sovranità sulla Prussia.
Nelle campagne brandeburghesi e prussiane i grandi proprietari fondiari, detti Junker, esercitavano un dominio
pressoché assoluto sui contadini > in cambio della disponibilità ad accettare un maggior accentramento dei poteri
nella persona del sovrano, gli Junker videro rafforzati i loro privilegi. Esercito notevolmente accresciuto.
Per mettere la propria forza militare al servizio della coalizione antifrancese nella guerra di successione spagnola, il
figlio di Federico Guglielmo chiese e ottenne dall’imperatore il titolo di re di Prussia come Federico I (1701). Le
premesse per la spettacolare ascesa della potenza prussiana furono poste però soprattutto dal successore Federico
Guglielmo I (1713-40), il “re sergente” > sistema di coscrizione obbligatoria.
La burocrazia era reclutata per lo più tra la borghesia colta ed era sottoposta alla volontà dispotica del sovrano >
assolutismo di impronta burocratico-militare.

XVII. Una nuova epoca di espansione

1. L’aumento della popolazione europea


A metà 700 tutto il vecchio continente è trascinato in un moto espansivo che si manifesta in ogni settore, dalla
demografia alla produzione agricola, dalle manifatture al commercio, in particolare quello coloniale e transoceanico,
che delinea ormai i tratti di un’economia mondiale.

2. L’evoluzione dell’agricoltura
Rispetto ai secoli precedenti si allargano nel 700 le aree in cui si pratica un’agricoltura più intensiva e produttiva.
Il fenomeno delle “recinzioni” (enclosures), iniziato nell’Inghilterra dei Tudor e proseguito lungo tutto il XVII secolo,
conobbe il momento di maggiore intensità tra la metà del 700 e il 1815, quando la superficie agricola coltivata col
sistema dei campi aperti si ridusse dalla metà a un quarto circa del totale. La chiusura delle proprietà mediante
palizzate o siepi vive era solo l’ultimo atto di un processo di trasformazione che aveva il suo momento centrale nella
redistribuzione e nell’accorpamento delle terre. Sostituire le parcelle sparse con tenute compatte, che a differenza
delle prime si prestavano ad essere recintate e sfruttate con tecniche progredite, significava quindi procedere a una
complessa ricomposizione fondiaria, per la quale era teoricamente necessario l’accordo di tutti i proprietari del
villaggio. Enclosure act.

3. Prezzi e salari, moneta, trasporti


L’universale interesse per l’agricoltura che si manifesta nella seconda metà del 700 si spiega in parte con la tendenza
all’ascesa dei prezzi e quindi con l’aumento dei profitti e dei redditi legati alla commercializzazione delle derrate e al
possesso della terra.
Nella rincorsa tra prezzi e salari, questi ultimi rimasero nettamente indietro, come già nel XVI secolo.
All’origine del rialzo dei prezzi agricoli vi è l’aumento della domanda legato all’incremento demografico + gonfiamento
degli agglomerati umani. L’incremento della popolazione si risolse in molte aree in un processo di impoverimento e di
proletarizzazione di vasti strati sociali.
Aumento della massa di metalli preziosi in circolazione – stabilizzazione della moneta nei maggiori paesi europei –
miglioramento dei trasporti.

4. Il boom del commercio e lo sviluppo dell’America Latina


XVIII secolo = età aurea per il commercio internazionale. Il contributo maggiore allo sviluppo dei traffici venne
dall’oceano Indiano e dall’Atlantico, grazie soprattutto all’espansione del commercio inglese e francese con le colonie.
La parte centro-meridionale del continente americano rimase divisa tra due soli padroni, Spagna e Portogallo.

5. Le origini della Rivoluzione industriale


Complesso di trasformazioni nel modo di produrre i manufatti, che determinò un profondo e irreversibile mutamento
nei consumi, nel modo di vita e nei rapporti sociali. Diffusione su larga scala di macchine azionate da energia
inanimata, concentrazione del lavoro nelle fabbriche, rapido e vistoso incremento della produttività, produzione in
serie per un mercato molto vasto.
Inghilterra di fine 700: primo decollo dell’industria moderna.
Premesse: presenza di una domanda in continua espansione, e cioè di un mercato, interno e internazionale,
potenzialmente molto vasto – scarsità della manodopera in certi settori della lavorazione – capacità tecnica e
inventiva necessarie per la messa in opera di congegni meccanici atti a moltiplicare la produzione – esistenza di fonti di
energia poco costose per il loro funzionamento – disponibilità di capitali e di energie imprenditoriali disposte al rischio
implicito nell’acquisto di costosi macchinari e di locali in cui impiantarli – fiducia nella stabilità del quadro politico e
legislativo e in particolare nella tutela dei diritti di proprietà sia sulle merci, sia sulle innovazioni tecnologiche (brevetti)
> tutto questo in Inghilterra.
La meccanizzazione del lavoro e l’adozione del “sistema di fabbrica” riguardarono in un primo tempo un settore
relativamente nuovo come quello cotoniero.

6. Dall’età del cotone all’età del ferro


Nei primi decenni del 700, la manifattura di gran lunga più importante in Inghilterra rimaneva quella della lana. Solo a
partire dagli anni 80 si ebbe un vero decollo della produzione inglese di cotonate, e solo dopo il 1810 la loro
esportazione superò in valore quella dei tessuti di lana.
Il cotone divenne il settore di punta della prima fase della Rivoluzione industriale (fin verso il 1830) e creò il modello
del sistema di fabbrica che si estese via via alle altre lavorazioni.
Meccanizzazione della filatura e della tessitura. Le esigenze del settore tessile concorsero a determinare i decisivi passi
avanti compiuti in altri campi della tecnologia, in primo luogo nella chimica.
Impiego del coke…
Progressi dell’industria siderurgica > da paese importatore l’Inghilterra si trasformò in paese esportatore di ferro ed
era ormai in grado di produrne tutte le quantità necessarie non soltanto per l’utensileria e per le macchine, ma anche
per gli innumerevoli impieghi civili e militari.
1769: James Watt inventò la macchina a vapore.

7. Le ripercussioni sociali dell’industrializzazione


Gli insediamenti industriali riguardarono fondamentalmente le regioni centro-settentrionali e occidentali
dell’Inghilterra > risultato: forte impulso all’urbanesimo.
Solo dopo il 1820 introduzione di leggi a tutela del lavoro femminile e minorile.
La creazione di organizzazioni sindacali (trade unions) fu lenta e difficile a causa delle leggi proibitive, che furono
inasprite negli anni della Rivoluzione francese nel timore del sorgere di movimenti eversivi; non mancarono però
forme di agitazione spontanee come lo sciopero, il boicottaggio, le proteste e le petizioni indirizzate al Parlamento o
alle autorità locali. Una forma estrema di protesta che prese piede tra il 1810 e il 1820 fu il luddismo, così chiamato
dal nome di Ned Ludd, un personaggio forse immaginario cui si attribuiva la distruzione di un telaio nel 1779 > dura
repressione.
Sviluppo del ceto degli imprenditori.
XVIII. La Civiltà dei Lumi

1. Fede e ragione
Rifiuto del principio di autorità e uso sistematico dello spirito critico > caratteristiche del philosophe, uno
spregiudicato indagatore del vero, in qualunque campo del sapere.
Critica della religione tradizionale, dei miracoli, dei dogmi e dei misteri della fede incomprensibili per la ragione
umana; demolizione di leggende e credenze superstiziose.
Deisti > non negavano l’esistenza di un Dio creatore dell’universo né l’immortalità dell’anima, ma sostenevano che a
tali conclusioni si poteva arrivare con la sola ragione e che esse costituivano l’elemento comune di tutte le religioni
rivelate, i cui dogmi e i cui misteri andavano respinti come incrostazioni superstiziose o come semplici imposture.
Più problematico che nei paesi protestanti si presentava il rapporto tra ragione e fede in ambito cattolico. Chi più
autorevolmente e brillantemente seppe orchestrare la campagna contro “l’infame” (lo spirito di intolleranza della
Chiesa di Roma) fu Voltaire (1694-1778) > “caso Calas”.

2. L’uomo e la natura
Sensismo: filosofia che riconduce alle percezioni dei sensi tutte le cognizioni umane.
Utilitarismo. “La massima felicità per il maggior numero”.
Esaltazione della scienza e della sua capacità di svelare le leggi che governano la natura inanimata e anche i
meccanismi della vita. Isaac Newton (1642-1727).

3. La “pubblica felicità”
Idee condivise: tramonto della ragion di Stato e della teoria del diritto divino dei re, idea che il potere deve essere
esercitato nell’interesse comune dei sudditi, al fine di realizzare la “pubblica felicità”, delimitazione di una sfera più o
meno ampia di libertà privata, in cui l’autorità sovrana non ha il diritto di ingerirsi.
Montesquieu, Lo spirito delle leggi (1748).
Assolutismo o dispotismo “illuminato” > aveva, agli occhi di molti, il pregio di combattere i particolarismi e i privilegi
locali e di ceto; solo chi è al di sopra di tutti può avere una chiara visione degli interessi generali e agire senza essere
condizionato da egoismi e da ostacoli di varia natura. Si giustificava così la concentrazione di tutti i poteri nelle mani di
un monarca saggio e “illuminato”.
Rousseau, esponente dell’orientamento democratico. Contratto sociale (1762).
Nei paesi di lingua tedesca rimane viva per tutto il 700 la corrente, di origine secentesca, del giusnaturalismo, che
sosteneva l’esistenza di un diritto naturale comune a tutti gli uomini e anteriore al costituirsi delle società politiche.
Beccaria, Dei delitti e delle pene (1764).

4. Una nuova scienza: l’economia


Francia, scuola fisiocratica fondata da François Quesnay > 1767: Fisiocrazia (“regno della natura”).
Presupposti:
 Convinzione che solo l’agricoltura sia produttrice di nuova ricchezza, mentre le manifatture e il commercio si
limitano a trasformare quella esistente e a trasferire i prodotti.
 Il surplus derivato dall’attività agricola (prodotto netto) costituisce la rendita fondiaria che i fittavoli devono
ai proprietari del suolo a titolo di compenso delle anticipazioni fondiarie, cioè delle spese sostenute
all’origine per rendere coltivabili le terre.
Su queste premesse si basa il Tableau économique, lo schema di circolazione delle ricchezze tra le tre classi
economiche: classe proprietaria – classe produttiva, gli addetti all’agricoltura – classe sterile, artigiani e commercianti.
L’unica imposta legittima è quella che preleva direttamente dai proprietari una parte del prodotto netto, dovuta al re
come “comproprietario” dei terreni. Completamente libero il commercio delle derrate, sia per quanto riguarda la
circolazione interna, sia per quanto riguarda importazione e esportazione.
Tendenza liberista rielaborata da Adam Smith > divisione del lavoro.

5. La circolazione delle idee


Circolazione delle idee e delle conoscenze in strati sociali molto più ampi che non per il passato e formazione di
un’opinione pubblica permeata dalla fede nella ragione e nel progresso.
Largamente dominate dalla tradizione rimasero le istituzioni scolastiche e in particolare le università, dove si
mantenne la vecchia tripartizione nelle facoltà di Teologia, Giurisprudenza e Medicina; tuttavia qua e là si fondarono
nuove cattedre e si ammodernarono i contenuti e i metodi dell’insegnamento.
L’espressione più caratteristica della Civiltà dei Lumi sono i nuovi centri di aggregazione sociale: salotti, accademie,
logge massoniche.
La prima vera associazione massonica fu la Grande Loggia di Londra, fondata nel 1717 da due pastori protestanti.
1738: prima condanna da parte della Chiesa di Roma.

XIX. Francia e Inghilterra nel 700: un duello secolare

1. La Francia dalla Reggenza al ministero Fleury


1715: muore Luigi XIV > 1715-74: Luigi XV – reggente Filippo d’Orléans (nipote del defunto monarca), che restituì ai
Parlamenti la facoltà di avanzare rimostranze prima di registrare gli editti del re. Periodo contrassegnato da una
relativa libertà di opinione e di critica > inizio dell’Illuminismo in Francia.
Il problema più assillante era quello finanziario > John Law, serie di arditi progetti di risanamento finanziario (“sistema
di Law”): tra 1716 e 1719 creò una banca, che ottenne il diritto esclusivo di emettere banconote, e una Compagnia di
commercio, che assorbì tutte le compagnie privilegiate esistenti e assunse la denominazione di Compagnia delle Indie.
Ma poi ci si accorse che la Compagnia delle Indie non distribuiva gli utili sperati – febbre speculativa, panico – Law
fuggì all’estero.
1726: Luigi XV, ormai maggiorenne, accordò la sua fiducia a un ecclesiastico che era stato suo precettore, Fleury
(Filippo era morto) > il suo governo fermo e prudente assicurò alla Francia un lungo periodo di pace, interrotto solo
dalla breve e vittoriosa campagna contro l’Austria nella guerra di Successione polacca che fruttò l’annessione della
Lorena. Moneta stabilizzata, finanze riportate in pareggio, fase di netta espansione dell’economia.
Negli ultimi anni di Fleury, problemi religiosi > si delineò quel contrasto tra corona e Parlamenti che avrebbe finito con
l’avvelenare tutta la seconda parte del regno di Luigi XV.

2. La Gran Bretagna nell’età di Walpole


Morte della regina Anna – sale al trono l’elettore di Hannover Giorgio I (1714-27). Fallimento dei tentativi per
ricondurre al potere i discendenti della dinastia Stuart in esilio.
1707: unione parlamentare e amministrativa tra Scozia e Inghilterra.
Giorgio I e il successore Giorgio II (1727-60) lasciavano le redini della politica inglese in mano a uomini capaci di
manovrare il Parlamento > prese forma il governo di gabinetto: una prassi costituzionale che assegnava a un primo
ministro e ai suoi principali collaboratori il compito di governare in nome e in luogo del re. Ricorso alla corruzione.
Cominciano ad attenuarsi le differenze ideologiche tra i due partiti, whig e tory, in lotta per il potere.
1721-42: il ruolo di primo ministro fu ricoperto da Robert Walpole > mantenne buone relazioni con la Francia, si
adoperò per la riduzione del debito pubblico e per la protezione del commercio e dell’industria.
La stabilità politica e sociale dell’Inghilterra nel XVIII secolo era imperniata sull’indiscussa egemonia dei grandi
proprietari terrieri. Intorno a questa nobiltà terriera (gentry) ruotavano, e in buona parte ne provenivano, gli
esponenti dei ceti professionali, gli ufficiali dell’esercito e della marina e la parte più benestante del clero anglicano.
Nel XVIII secolo la Chiesa d’Inghilterra si può definire quasi un’appendice della gentry.
Lo sviluppo economico e al tempo stesso il ristagno della popolazione e dei prezzi che caratterizzarono la prima metà
del XVIII secolo determinarono un certo miglioramento nel tenore di vita delle masse popolari (“era del gin”), ma non
ne modificarono sostanzialmente la durezza dell’esistenza né la subalternità rispetto alle classi agiate.
Il modello politico e costituzionale inglese attirò l’attenzione dei ceti colti europei, contrapponendosi ai regimi
assolutistici del continente e soprattutto al modello francese.

3. I conflitti dei decenni centrali del 700


1733-38: guerra di Successione polacca.
Nel 1733 morì il re di Polonia Augusto II e la Dieta polacca elesse a suo successore il nobile Stanislao Leszczynski, la cui
figlia aveva sposato il re di Francia Luigi XV – Austria e Russia imposero con la minaccia delle armi l’elezione del
principe di Sassonia Federico Augusto, che come re di Polonia prese il nome di Augusto III (1733-63) – per vendicare
l’oltraggio subito, il governo francese attirò in una coalizione antiaustriaca il re di Sardegna Carlo Emanuele III, cui
venne promesso l’intero Stato di Milano, e la monarchia spagnola sempre desiderosa di espandersi in Italia.
L’attacco di questa coalizione colse del tutto impreparata la monarchia austriaca – l’Inghilterra esercitò un’opera di
mediazione che portò alla pace di Vienna (1738): l’Austria recuperava il Milanese, ma doveva cedere alla Savoia due
province e a Carlo di Borbone Napoli e la Sicilia. L’estinzione in Toscana della dinastia dei Medici favorì un altro
scambio di territori: il duca di Lorena Francesco Stefano, marito di Maria Teresa d’Asburgo, figlia dell’imperatore Carlo
VI, divenne granduca di Toscana, e la Lorena fu assegnata a Stanislao, col patto che alla sua morte sarebbe stata
annessa alla Francia (1766).
I mercanti inglesi avevano preso a spadroneggiare lungo le coste dell’America Latina – le autorità coloniali
intensificarono la vigilanza – Walpole dichiarò guerra alla Spagna (1739) > le ostilità confluirono poi nel più vasto
conflitto europeo noto come guerra di Successione austriaca (1740-48).
A scatenarla fu l’aggressione lanciata dal nuovo re di Prussia Federico II contro la Slesia, la parte più settentrionale del
Regno di Boemia soggetto agli Asburgo. Alla testa della monarchia austriaca si trovava Maria Teresa (1740-80), figlia
dell’imperatore Carlo VI; ma all’eredità asburgica miravano anche gli elettori di Baviera e di Sassonia, che avevano
sposato due figlie del precedente imperatore Giuseppe I, mentre i Borbone di Francia e di Spagna non volevano
lasciarsi sfuggire l’occasione per infliggere un colpo decisivo alla dinastia tradizionalmente nemica.
All’inizio Maria Teresa ottenne solo aiuti finanziari dall’Inghilterra – poi Federico II, pago della conquista della Slesia, si
ritirò dalla guerra, il re di Sardegna intervenne a fianco dell’Austria in cambio della promessa di nuovi territori
appartenenti alla Lombardia austriaca, e l’Inghilterra si impegnò più decisamente dopo la caduta di Walpole (1742) –
1744: Luigi XV dichiarò guerra all’Inghilterra.
1748: pace di Aquisgrana > sancì il possesso prussiano della Slesia e la cessione da parte di Maria Teresa dei Ducati di
Parma e Piacenza a Filippo di Borbone (secondo figlio di Filippo V e di Elisabetta Farnese), ma lasciò per il resto
inalterata la situazione preesistente. Nessun vantaggio territoriale per la Francia.
1743: muore Fleury > Luigi XV assunse personalmente le redini del governo.
A un trattato d’alleanza stipulato nel 1756 tra Inghilterra e Prussia, l’abile diplomazia del cancelliere austriaco Kaunitz,
deciso a strappare la Slesia a Federico II, riuscì a contrapporre uno schieramento composto da Austria, Francia e
Russia, cui si unirono in seguito Svezia e Polonia > “rovesciamento delle alleanze”, che pose fine alla tradizionale
inimicizia tra le dinastie degli Asburgo e dei Borbone e che segnò l’inizio della guerra dei Sette anni (1756-63).
1757: chiamata a Londra di William Pitt al ministero degli affari esteri > cambiamento di rotta nella conduzione della
guerra da parte inglese: disimpegno dalle questioni continentali e lotta in difesa dei propri interessi marittimi e
commerciali.
Sconfitte francesi in America settentrionale e India – neppure l’entrata in guerra della Spagna a fianco della Francia
(1761) mutò le sorti del conflitto – 1763: trattato di Parigi > la Francia doveva dare via libera all’espansione britannica
in India e si vedeva completamente estromessa dall’America settentrionale.
1763: pace di Hubertusburg > confermò il dominio di Federico II sulla Slesia.

4. Il fallimento delle riforme in Francia


Le riforme di cui si sentiva il bisogno fallirono quasi sempre sotto il fuoco incrociato della nobiltà di corte, del clero, dei
Parlamenti, che difendevano i loro privilegi, e di un’opinione pubblica illuminata che in misura crescente metteva in
discussione le basi stesse del potere assoluto.
Negli anni 60 l’opposizione dei Parlamenti al governo assunse un carattere cronico, polarizzandosi prima intorno alle
questioni religiose e fiscali, poi investendo le fondamenta stesse dell’assolutismo monarchico. 1764: ottennero un
editto di espulsione dell’ordine dei gesuiti.
Falliti i tentativi di applicare le dottrine fisiocratiche. Alla fine degli anni 60 scoppiarono agitazioni popolari in
conseguenza del rincaro dei prezzi legato a un cattivo raccolto.
“Colpo di Stato” del cancelliere Maupeou > il re decise di sopprimere il Parlamento di Parigi e di smembrarne la
giurisdizione, che copriva oltre un terzo della Francia, in sei circoscrizioni giudiziarie affidate a Consigli superiori di
nomina regia (1771) – il governo venne assunto da un “triumvirato” composto da Aiguillon, Maupeou e dal controllore
delle finanze Terray, che con misure autoritarie riuscì a operare una forte riduzione del deficit.
1774: muore Luigi XV – successore il nipote Luigi XVI > richiamo dei vecchi Parlamenti. Nominò controllore delle
finanze un esponente di spicco del movimento illuminista, Turgot – programma fisiocratico (ma un po’ un fallimento)
– dimissioni nel 1776.

5. L’Inghilterra nell’età di Giorgio III


Nuovo re Giorgio III (1760-1820) > intenzione di esercitare un ruolo più attivo nella politica nazionale, suscitando
l’opposizione del Parlamento e della pubblica opinione.
Formazione, accanto all’opposizione whig, di una corrente più radicale, che contestava lo stesso ordine politico uscito
dalla “gloriosa rivoluzione” e si agitava per una redistribuzione dei seggi parlamentari, per un allargamento del
suffragio e per un’estensione delle libertà religiose e civili – portavoce più popolare: John Wilkes.
Altra causa del malessere politico: disastrosa conduzione della crisi nordamericana da parte del governo di lord North
(1770-82) > la vittoriosa lotta per l’indipendenza dei coloni stimolò le rivendicazioni autonomistiche degli irlandesi.
Giorgio III affidò la formazione di un nuovo governo a William Pitt il Giovane (figlio) > notevole attività riformatrice.

XX. Assolutismo illuminato e riforme

1. La Prussia di Federico II
Il più famoso fra i despoti illuminati fu il re di Prussia Federico II il Grande (1740-86) > si rifaceva al “contratto sociale”
e dichiarava che il re “è solo il primo servitore dello Stato”; d’altra parte proseguì consapevolmente la politica paterna
di rafforzamento militare e burocratico, mantenne la servitù della gleba e preferì costantemente i nobili per le cariche
militari e civili.
Incrementò il suo esercito e ottenne un nuovo importante ingrandimento territoriale in occasione della prima
spartizione della Polonia (1772) con l’annessione della Prussia occidentale, che assicurò la saldatura tra le due parti
principali dei suoi domini.
Politica di popolamento delle terre orientali, immigrazione favorita dalla grande tolleranza religiosa. La burocrazia
prussiana acquistò fama di essere la più efficiente e onesta d’Europa. Importanti riforme attuate nel settore giudiziario
(gettate le basi del codice civile prussiano, promulgato poi nel 1794).

2. La monarchia austriaca sotto Maria Teresa e Giuseppe II


Maria Teresa (1740-80) > già negli ultimi anni di guerra i nuovi e devoti collaboratori che la circondavano avevano
avviato una serie di riforme nell’organizzazione dell’esercito. Nel 1748 costrinse i “ceti” di ciascun Land, cioè le
rappresentanze dell’alta e della piccola nobiltà, del clero e delle città, a votare le imposte non più ogni anno, ma per
un intero decennio, lasciando a organi regi di nuova istituzione, i governatorati, il compito di effettuare il riparto e
l’esazione dei tributi.
Le due cancellerie boema e austriaca vennero sostituite nel 1749 da un unico Direttorio > nuova concezione unitaria
dello Stato, sia pure limitata al complesso territoriale austro-boemo (esclusi Ungheria e possedimenti italiani e belgi).
Motivo della “pubblica felicità” > il più autorevole rappresentante di tale concezione fu Kaunitz (artefice del
“rovesciamento delle alleanze”), nominato cancelliere di corte e Stato nel 1753.
1765: morì Francesco Stefano, marito di Maria Teresa e imperatore del Sacro Romano Impero dal 1745 come
Francesco I – successore Giuseppe II, il figlio primogenito, che fu nominato al tempo stesso dalla madre “coreggente”
degli Stati ereditari asburgici > un solo scopo: rafforzare l’autorità e la compattezza dello Stato, del quale come
Federico il Grande si considerava il primo servitore.
Dall’imperatore prese il nome la politica religiosa nota come “giuseppinismo” > confluivano sia istanze di riforma
interne alla Chiesa cattolica, sia la volontà di affermare l’autorità dello Stato sul clero nazionale, di chiamarlo a
contribuire in misura più equa ai pubblici pesi e di farne uno strumento utile per il progresso morale e civile della
società.
1781: emanata la “patente di tolleranza”, che rendeva legittimo il culto per le confessioni protestanti e greco-
ortodossa + eliminate quasi tutte le discriminazioni di cui soffrivano gli ebrei. La sua attenzione si rivolse poi agli ordini
regolari, detentori di enormi ricchezze che si giudicavano mal impiegate. Vennero poi disciplinate le pratiche di culto.
Importanti provvedimenti che riguardano istruzione, economia e giustizia. 1781: aboliti i residui della servitù
personale – 1787: promulgato il celebre codice penale giuseppino, che pur mantenendo pene detentive di
impressionante durezza accoglieva i principi della legalità della pena, non più soggetta alle decisioni arbitrarie dei
giudici, e della parità di tutti i sudditi di fronte alla legge.
1787: Giuseppe II volle intraprendere una guerra a fianco della Russia contro la Turchia > enorme costo finanziario e
umano. I Paesi Bassi belgi insorsero nel 1789, cacciando i rappresentanti austriaci e proclamando l’indipendenza –
anche l’Ungheria era sull’orlo della rivolta quando Giuseppe II morì (1790).
Successore Leopoldo II (1790-92), il fratello minore Pietro Leopoldo, granduca di Toscana.
Poi suo figlio, Francesco II (1792-1836) > anche per effetto dello scoppio delle ostilità contro la Francia rivoluzionaria,
si chiuderà per sempre in Austria l’era dell’assolutismo illuminato, lasciando il posto a quel clima di immobilismo e di
sorveglianza poliziesca che ne farà nella prima metà dell’800 la “prigione dei popoli”.

3. La Russia di Caterina II
Pietro il Grande – figlia Elisabetta (1741-62) – Pietro III, deposto nel 1762 in seguito a un colpo di Stato organizzato
dalla giovane moglie Caterina, che subito si fece proclamare “autocrate di tutte le Russie”.
Caterina II (1762-96) > fece il possibile per aprire la Russia all’influenza della cultura europea e in particolare francese;
fino al 1790 regnò una notevole libertà di espressione e anche di critica.
Primo bersaglio delle riforme: Chiesa ortodossa > confisca di tutte le proprietà ecclesiastiche, soppressa la maggior
parte dei conventi…
Clamorosa iniziativa: convocazione, per il 1767, di una commissione legislativa composta da rappresentanti dei nobili,
dei cittadini, dei contadini liberi e anche delle nazionalità non russe, con il compito di elaborare un nuovo codice di
leggi. Ma poi aspre dispute – alla fine del 1768 sciolta con il pretesto della guerra scoppiata contro l’Impero ottomano.
Gli inasprimenti fiscali provocati dalla guerra, la penuria di viveri dovuta a un cattivo raccolto e una pestilenza che
imperversò a Mosca e nel sud del paese nel 1771-72 acuirono il malcontento nelle campagne > es. insurrezione
guidata da Pugacev.
Successi ottenuti in politica estera. 1768: guerra contro l’Impero ottomano > si concluse nel 1774 con condizioni
vantaggiose per la Russia, che ottenne l’accesso al mar Nero e il libero passaggio per il canale del Bosforo. Nel
frattempo (1772) si era realizzata la prima spartizione della Polonia, che fruttò l’annessione della Bielorussia; con le
successive spartizioni si aggiunse a questa tutta la metà orientale del territorio rimasto alla Polonia. Infine annessione
della Crimea.
4. Le spartizioni della Polonia e le riforme in Scandinavia
In Polonia lo sconvolgimento rappresentato dalla “grande guerra del Nord” (1700-21) aveva determinato un ulteriore
regresso economico e demografico e segnato il rafforzamento delle grandi famiglie magnatizie.
Morte di Augusto III di Sassonia (1733-64) – Russia appoggiò l’elezione di Stanislao Poniatowski (1764-95) – Stanislao
lanciò un programma di riforme che prevedeva la soppressione del “liberum veto” – intervento armato di Caterina II
VS uno schieramento di nobili polacchi (Confederazione di Bar) ostili sia all’influenza russa, sia alle riforme.
Al termine di un confuso periodo di lotte, le grandi potenze confinanti si accordarono nel 1772 per smembrare il
territorio a proprio vantaggio > “prima spartizione della Polonia” tra Russia, monarchia austriaca e Prussia.
Ma Stanislao continuò le riforme > 1791: approvata una Costituzione che trasformava la monarchia polacca da elettiva
in ereditaria e sopprimeva il “liberum veto” – nuova invasione e “seconda spartizione” (1793) tra Russia e Prussia.
Ciò che restava della Polonia scomparve con la “terza spartizione” del 1795 (dopo un’insurrezione) > Stato cancellato
dalla carta politica dell’Europa.

Svezia > morte senza eredi di Carlo XII – “era della libertà” (1720-72): il principe tedesco cui venne offerta la
successione, Federico I d’Assia-Cassel dovette impegnarsi a rispettare una Costituzione che attribuiva alla Dieta molti
dei poteri in precedenza esercitati dal sovrano e dal suo consiglio.
Guerre contro la Russia (1741-43) e contro la Prussia (1756-62) tese alla riconquista dell’impero baltico > nessun
vantaggio territoriale.
1772: il giovane re Gustavo III attuò un colpo di Stato > restaurazione dell’assolutismo monarchico. Riforme in campo
amministrativo e giudiziario + decisa azione livellatrice, che giunse a privare i nobili di quasi tutti i loro privilegi.
Danimarca > anche qui tendenze riformatrici sotto Cristiano VII (1766-1808), es. abolizione del servaggio.

5. La crisi del papato e i Regni iberici


Anche all’interno della Chiesa e tra le stesse gerarchie ebbero successo correnti come quella giansenistica, che dalla
Francia e dai Paesi Bassi si diffuse in Italia, Germania e Austria, e quelle idee che rivendicavano la dignità e l’autonomia
dei vescovi e dei parroci e contestavano l’autorità assoluta del pontefice, cioè della curia di Roma (“anticurialismo”).
Es. Febronianesimo.
Clemente XII (1730-40) e Benedetto XIV (1740-58) parvero disponibili a un compromesso con le nuove correnti
politiche e culturali, all’insegna di un cristianesimo ragionevole, purgato dalle superstizioni e sollecito del pubblico
bene > concordati stipulati dalla Santa Sede con Regno di Sardegna, Regno di Napoli e Spagna.
Ma poi rigido pontificato di Clemente XIII (1758-69). Intanto convergenza tra illuministi, giansenisti e sovrani
riformatori nella battaglia contro i gesuiti (espulsi da Portogallo, Francia, Spagna, Regno di Napoli, Ducato di Parma).
Clemente XIV (1769-74) > decretò lo scioglimento della Compagnia di Gesù.
In quasi tutti i paesi cattolici (la principale eccezione è la Francia) altre misure dirette a ridimensionare la potenza
economica e le posizioni di privilegio della Chiesa.

Portogallo e Spagna in prima fila nella campagna antigesuitica.


Portogallo > arretratezza dell’economia e immobilismo in campo culturale – la situazione cambiò con Giuseppe I
(1750-77) e il ministro Pombal > riformò gli studi, rafforzò l’esercito, promosse lo sfruttamento delle colonie, cercò di
dare impulso alle manifatture e al commercio con la creazione di compagnie privilegiate.
Spagna > l’avvento della dinastia dei Borbone con Filippo V aveva segnato una netta svolta in senso assolutistico –
riforme sotto Ferdinando VI (1746-59) e Carlo III (1759-88), che aveva fatto il suo apprendistato come re di Napoli e
che si circondò di ministri illuminati. Aumento della popolazione e risveglio economico.

XXI. L’Italia del 700

1. Il quadro politico e intellettuale nella prima metà del secolo. Le riforme in Piemonte
Le guerre di Successione ebbero in Italia uno dei teatri principali. Fin dal 1706-07 i domini spagnoli (Milano, Napoli,
Sicilia, Sardegna) erano passati agli Asburgo di Vienna, che alla pace di Rastatt (1714) dovettero però cedere la Sicilia,
col titolo regio, ai Savoia – nel 1720 scambio con la Sardegna.
In seguito la monarchia austriaca perse Napoli e Sicilia, conquistati nel 1734 da Carlo di Borbone, figlio del re di Spagna
Filippo V. In compenso Carlo VI d’Asburgo ebbe Parma e Piacenza, e Francesco Stefano di Lorena, marito della sua
erede Maria Teresa, ottenne nel 1737 il Granducato di Toscana.
Dopo la guerra di Successione austriaca (1740-48), Parma e Piacenza tornarono a formare un ducato indipendente
sotto Filippo di Borbone, fratello minore del re di Napoli.
Insieme al declino della potenza spagnola si registra nell’Italia del primo 700 l’indebolimento dell’influenza della
Chiesa. L’anticurialismo divenne il terreno privilegiato di incontro tra la monarchia austriaca e il ceto intellettuale del
Mezzogiorno, di gran lunga il più moderno e avanzato della penisola.
Tra 600 e 700 ripresa e rafforzamento degli scambi culturali tra Italia e Europa, e presa di coscienza della nostra
arretratezza.
L’espansione territoriale e il rafforzamento politico e militare del Piemonte sabaudo furono accompagnati da una serie
di riforme promosse da Vittorio Amedeo II (1682-1730), dal 1720 re di Sardegna > redazione di un nuovo catasto,
restringimento dei privilegi della Chiesa, creato per la prima volta in Italia un sistema statale di scuole secondarie…
Successore Carlo Emanuele III (1730-73) > proseguì il rafforzamento delle tendenze assolutistiche.

2. Il Regni di Napoli e di Sicilia sotto i Borbone


Nel Regno di Napoli il riacquisto dell’indipendenza sotto un “re proprio”, grazie all’insediamento di Carlo di Borbone
nel 1734, favorì una spinta rinnovatrice. Vivace e ricca vita intellettuale – percezione che nella feudalità stava il nodo
cruciale che bisognava sciogliere per aprire nuove prospettive di sviluppo alla società meridionale.
Quando Carlo di Borbone divenne re di Spagna col titolo di Carlo III (1759), il toscano Bernardo Tanucci, già dal 1755
ministro degli esteri, divenne la figura più autorevole del “Consiglio di reggenza” istituito in considerazione della
minore età del successore Ferdinando IV (re di Napoli dal 1759 al 1806, poi re delle Due Sicilie col nome di Ferdinando
I dal 1816 al 1825). Tanucci era un intransigente difensore dei diritti dello Stato nei confronti della Chiesa, ma era
alieno da riforme radicali sul piano economico e sociale.
Ferdinando IV sposò Maria Carolina, figlia di Maria Teresa d’Austria > orientamento filoaustriaco del governo,
licenziato Tanucci, ripresa dell’azione riformatrice.
In Sicilia periodo di viceregno di Domenico Caracciolo (1781-85) > importanti iniziative, es. abolizione dell’Inquisizione.
Né in Sicilia, né nel Mezzogiorno continentale le riforme giunsero tuttavia a mettere in discussione il permanere delle
strutture feudali nelle campagne e a liberare lo Stato dal groviglio di interessi privati che ne limitava e condizionava
l’autorità.

3. Illuminismo e riforme nella Lombardia austriaca


Dopo la pace di Aquisgrana del 1748, la monarchia austriaca rimaneva in possesso dello Stato di Milano e del Ducato
di Mantova, uniti sotto uno stesso governo a formare la Lombardia austriaca + nella sfera d’influenza austriaca
Granducato di Toscana e Ducati di Modena e Reggio.
Prima ondata di riforme nello Stato di Milano tra gli anni 40 e 50 (es. abolita la vendita delle cariche) – ma il risultato
più importante fu il compimento del nuovo catasto, a opera di una “Giunta regia” presieduta dal celebre giurista
toscano Pompeo Neri (1760) > risultati principali: redistribuzione dell’imposta fondiaria e riduzione dell’imposta
personale dovuta dai contadini a una somma moderata e fissa.
L’impulso al cambiamento venne soprattutto da Vienna, da dove nel 1759 venne inviato a Milano, come ministro
plenipotenziario, un uomo di idee avanzate e di vasta e raffinata cultura, il conte trentino Carlo di Firmian >
ristrutturazione delle magistrature.
Sotto Giuseppe II > soppressione del Senato, il supremo tribunale milanese (1786), insediati in ogni provincia gli
intendenti politici, funzionari regi dai quali dipendeva tutta la vita locale, rafforzato il controllo dello Stato sulla vita
religiosa + miglioramento delle vie di comunicazione, accesso privilegiato al mercato austriaco.

4. La Toscana dalla Reggenza a Pietro Leopoldo


Il nuovo granduca di Toscana Francesco Stefano (1737-65), marito di Maria Teresa e dal 1745 anche imperatore del
Sacro Romano Impero, risiedeva a Vienna e si faceva rappresentare a Firenze da un “Consiglio di reggenza” >
interventi nel settore finanziario e nei rapporti con la Chiesa (es. legge sulle manimorte).
Negli ultimi anni della Reggenza lorenese ci fu una grave carestia – richiamato Pompeo Neri, assunto un orientamento
liberista – questo si affermò pienamente sotto il governo di Pietro Leopoldo (1765-90), figlio terzogenito di Maria
Teresa e Francesco Stefano > soppressione delle corporazioni di arti e mestieri, eliminazione di tutte le dogane
interne…
Bonifiche, decisione di “allivellare” le terre appartenenti alla corona e alle manimorte (ma no risultati sperati) – 1786:
codice penale che, oltre a umanizzare e razionalizzare le procedure, eliminava del tutto la tortura e cancellava, per la
prima volta in Europa, la pena di morte.
1790: Pietro Leopoldo lasciò Firenze per succedere al fratello Giuseppe II nella direzione della monarchia austriaca e
nella dignità imperiale (accantonato il progetto di una carta costituzionale…).
Fallì anche il programma di riordinamento della Chiesa toscana – se attuato, avrebbe portato a uno scisma della
Chiesa toscana da Roma.

5. La società italiana alla fine del 700


Solo marginalmente furono toccati dal movimento delle riforme lo Stato pontificio e le Repubbliche oligarchiche di
Venezia, Genova e Lucca.
1775-99: pontificato di Pio VI.
Generale moto di laicizzazione – costume sociale e familiare più libero e sciolto, che si esprime tra l’altro nel
“cicisbeismo” – la nobiltà in un certo senso si “imborghesisce”.
Anche in Italia, come nel resto d’Europa, si registra nel XVIII secolo un cospicuo aumento della popolazione.

XXII. Nascita di una nazione: gli Stati Uniti d’America

1. Gli inizi della colonizzazione inglese e francese nel Nord America


Le colonie inglesi del Nord America avevano avuto differenti origini: donazioni o concessioni fatte dalla monarchia
inglese – iniziativa di minoranze religiose costrette a lasciare la madrepatria (puritani in Massachusetts e Connecticut,
quaccheri in Pennsylvania) – conquiste durante le guerre del 600. Ai primi del 700 le colonie britanniche erano 12; nel
1732 venne fondata la 13^, chiamata Georgia in onore di re Giorgio I.
Costante flusso migratorio, per motivi religiosi, per sottrarsi alla giustizia, per trovare migliori condizioni di vita e di
lavoro.
Più di mezzo milione di schiavi neri, quasi tutti concentrati nelle colonie meridionali > qui si era formata un’aristocrazia
di medi e grandi proprietari quasi paragonabile a quella inglese.
Colonie del centro e del nord: abitate da coltivatori diretti, artigiani, pescatori, mercanti – meno sviluppato il
commercio con la Gran Bretagna.
Istituzioni politico-giudiziarie: in tutte le colonie governatore nominato dal re e assistito da un consiglio da lui scelto,
egli nominava i giudici e aveva diritto di veto sulle decisioni prese dal potere legislativo – questo era esercitato da
un’assemblea eletta con suffragio in genere molto largo. Città e comunità di villaggio godevano di ampie autonomie.

Nuova Francia (parte dell’odierno Canada): riconosciuta nel 1663 come “colonia regia”, istituzioni simili a quelle di una
provincia francese (governatore e intendente), ammesso solo il culto cattolico, grande autorità dei gesuiti.
1720: fondata Nuova Orléans, territori denominati Louisiana in onore di Luigi XIV > bloccavano l’ulteriore espansione
delle colonie britanniche verso occidente, e i francesi potevano contare sull’alleanza di alcune “nazioni” indiane, tipo
irochesi.

2. I contrasti tra le tredici colonie e la madrepatria


Guerra dei Sette anni (1756-63): gli abitanti delle colonie parteciparono VS i francesi – la vittoria britannica portò
all’eliminazione completa della presenza francese nel Nord America. Le colonie iniziano a prendere coscienza della
propria forza…
Motivi di malcontento: vietato il commercio diretto tra le colonie e paesi terzi, imposizione di dazi molto elevati
sull’importazione di alcuni prodotti, proibita la produzione di manufatti che potessero entrare in concorrenza con
quelli della Gran Bretagna.
Sotto il profilo politico, governatori e loro consigli sentiti come oppressivi.
Alla fine della guerra dei Sette anni, il governo inglese voleva chiedere un maggiore contributo alle colonie + 1763: un
proclama regio trasformò i vasti territori al di là dei monti Appalachi in una riserva indiana, dove era proibito ai bianchi
acquistare terre.
Negli anni seguenti emanate norme più stringenti volte a impedire e reprimere il contrabbando, es. tassa di bollo su
tutti i documenti legali e sui fogli periodici (1765) – i delegati di 9 colonie, riuniti a NY, dichiararono incostituzionale la
tassa di bollo, perché votata da un Parlamento in cui esse non erano rappresentate.
1766: il governo inglese ritirò la tassa di bollo, ma introdusse nuovi dazi sull’importazione – i coloni presero a
boicottare le merci inglesi, 1773: “Boston tea party” – inizia la fase delle ostilità aperte.

3. La guerra di Indipendenza
Durissima reazione del governo inglese (chiusura del porto di Boston…) – insubordinazione nelle colonie, sorsero
comitati e organismi che esautorarono di fatto le autorità britanniche – 1774: “primo Congresso continentale” a
Filadelfia > deciso il boicottaggio delle merci inglesi e riaffermato il principio che gli americani riconoscevano valide
solo le leggi e le imposte votate dalle loro assemblee.
1775: “secondo Congresso continentale” e scontri armati – 4 luglio 1776: “Dichiarazione di indipendenza”, che
proclamava il diritto degli americani a darsi un nuovo governo sulla base dell’uguaglianza naturale tra tutti gli uomini.
Il comando delle forze armate fu affidato a George Washington – svolta importante: battaglia di Saratoga (1777), che
convinse il governo francese ad appoggiare militarmente gli insorti; già propaganda svolta dal delegato del congresso
di Filadelfia a Versailles, Benjamin Franklin.
Interviene anche la Spagna a fianco delle colonie. 1781: sconfitti gli inglesi a Yorktown.
1783: trattato di Versailles > la Gran Bretagna riconosceva l’indipendenza delle colonie e restituiva alla Francia alcuni
territori occupati nei Caraibi e nel Senegal, e alla Spagna la Florida e Minorca.

4. Una Costituzione per gli Stati Uniti d’America


Gli “Articoli di Confederazione” votati nel 1777 ed entrati in vigore solo nel 1781 lasciavano al Congresso solo la
politica estera e la difesa, mentre tutti gli altri poteri, compreso quello di imporre tasse e di battere moneta, erano
prerogativa dei singoli Stati.
Per alcuni, esigenza di un governo centrale forte > James Madison e Alexander Hamilton, capifila del partito detto
“federalista” > 1786: richiesta che il Congresso convocasse una “Convenzione” incaricata di rivedere la Costituzione
federale.
1787: la Convenzione si riunì a Filadelfia – proposta di una Costituzione federale interamente nuova – entra in vigore
nel 1788, dopo essere stata sottoposta alla ratifica di particolari “convenzioni” indette nei singoli Stati.
Equilibrio tra l’esigenza di rafforzare il governo centrale e quella di salvaguardare l’autonomia dei singoli Stati.
Potere legislativo detenuto da un Congresso composto da Senato e Camera dei rappresentanti – assemblee elettive,
ma diverse erano la durata del mandato e le modalità dell’elezione. Ampia sfera di attribuzioni del Congresso, che
poteva legiferare in materia di finanze, commercio, moneta, giustizia.
Al vertice del potere esecutivo presidente eletto dal popolo con un sistema a doppio grado – mandato della durata di
quattro anni e rinnovabile.
Al vertice del potere giudiziario Corte suprema. Articolo V: possibilità di introdurre emendamenti > 10 emendamenti
del 1791, che consistevano in una specie di dichiarazione dei diritti individuali dei cittadini americani.

5. Lo sviluppo degli Stati Uniti tra 700 e 800


Sviluppo demografico ed economico.
Previsto che i territori dell’ovest colonizzati dai bianchi sarebbero potuti diventare membri a pieno titolo della
confederazione non appena avessero superato un minimo di 60000 abitanti – indiani espulsi dai loro territori di caccia
e decimati dalle malattie infettive.
Stati del sud: espansione della coltura del cotone > mantenere liberi gli scambi con la Gran Bretagna. Mentre per le
nascenti manifatture del centro-nord imposizione di dazi protettivi.
Primo presidente: George Washington, eletto nel 1789 e rieletto nel 1793. Il controllo del governo centrale sulla
moneta e sul credito fu rafforzato con l’istituzione di una Banca degli Stati Uniti nel 1791.
Tendenza all’accentramento dei poteri e alla promozione degli interessi industriali e finanziari del nord – opposizione,
nel 1791 nasce un partito repubblicano (VS partito federalista), che ebbe il suo più autorevole rappresentante in
Thomas Jefferson; i suoi sostenitori erano i proprietari terrieri del sud e gli artigiani del centro-nord.
Elezioni presidenziali > 1796: John Adams, federalista – 1800: Jefferson – 1808: un altro repubblicano, James Madison.
Di fronte al radicalizzarsi della Rivoluzione francese, il governo statunitense si era riaccostato alla Gran Bretagna, con
la quale fu stipulato nel 1794 un trattato di commercio – ma a partire dal 1800 rapporto preferenziale con la Francia di
Napoleone, che decise di vendere agli Stati Uniti il territorio della Louisiana.

XXIII. La Rivoluzione francese: dall’antico regime alla monarchia costituzionale

1. Economia e società in Francia al tramonto dell’antico regime


1774: avvento di Luigi XVI – inizio di un periodo di difficoltà per l’economia.
Il livello di vita delle classi popolari in campagna e in città peggiorò negli ultimi decenni dell’antico regime –
deterioramento tanto più sensibile in quanto faceva contrasto con la prosperità senza precedenti di cui godevano le
classi agiate.
Tendenza di molti signori a ripristinare diritti feudali caduti in desuetudine, aumento delle imposte, parziale
attuazione di misure invocate dalla dottrina fisiocratica… – sommosse suscitate nella regione di Parigi dai
provvedimenti liberistici del ministro Turgot nel 1775.
Incremento notevole dell’alfabetizzazione e “scristianizzazione strisciante” > si indebolirono in molte regioni della
Francia il rispetto per le gerarchie sociali e la rassegnazione alle ingiustizie di questo mondo.
Alla vigilia del 1789 la società francese è attraversata da molteplici linee di tensione che la crisi politica era destinata
ad aggravare e a far esplodere.

2. La crisi finanziaria e politica della monarchia


Gravità dei problemi finanziari > insufficienza cronica delle entrate rispetto alle spese pubbliche – impossibilità di
accrescere il carico fiscale senza modificarne la distribuzione – inefficienza del sistema tributario.
Turgot aveva tentato di spostare il peso maggiore delle imposte sulla proprietà terriera, ma fallimento. 1776: posto al
timone delle finanze Jacques Necker > mirava alla riduzione delle spese e degli sprechi.
Aboliti molti uffici superflui, ridotte le spese della corte, unificate varie casse… – licenziato nel 1781 perché rese
pubblico il bilancio della monarchia, dove erano indicate anche le pensioni e le grazie concesse dal re.
Nuovo controllore generale Charles-Alexandre de Calonne > unica soluzione era l’adozione di radicali riforme, che
prevedevano l’istituzione di una nuova imposta fondiaria (“sovvenzione territoriale”) gravante senza eccezioni su tutti
i proprietari, la liberalizzazione del commercio dei cereali, l’eliminazione delle dogane interne. Per aggirare la
prevedibile opposizione dei ceti privilegiati e dei Parlamenti il ministro suggerì al re di convocare un’assemblea dei
notabili.
1787: 144 notabili a Versailles – opposizione – il re sostituì Calonne con uno dei membri dell’assemblea, l’arcivescovo
di Tolosa Étienne-Charles Loménie de Brienne, che mantenne la proposta di “sovvenzione territoriale”, ma la
trasformò in un tributo dall’ammontare annuo prefissato – ancora opposizione e l’assemblea venne sciolta.
Per quanto ragionevoli, le riforme proposte suscitavano diffidenza in quanto calavano dall’alto, erano viste come
mezzi per rafforzare ulteriormente il potere arbitrario.
Il Parlamento di Parigi prese la guida dell’opposizione, ormai nell’opinione pubblica costante era il riferimento agli
Stati generali come all’unica istanza in cui la riforma non solo dell’economia, ma di tutta la costituzione dello Stato
doveva essere discussa – nel 1788 il responsabile delle finanze dichiarò a nome del monarca che gli Stati generali si
sarebbero riuniti l’anno seguente; il re richiamò Necker.
Il Parlamento di Parigi dichiarò che i tre ordini avrebbero dovuto sedere e deliberare separatamente (così maggior
peso a clero e nobiltà) > spaccatura del fronte antiassolutistico – 1789: l’abate Sieyès pubblica il pamphlet Che cos’è il
Terzo Stato?

3. La Rivoluzione in marcia: il 1789


Molti volevano che gli Stati generali si assumessero il compito di dare alla Francia una nuova Costituzione.
Regolamento elettorale: disponeva il raddoppio della rappresentanza del Terzo Stato, ma non stabiliva nulla riguardo
alle modalità del voto – cahiers de doléances, da affidare ai deputati dei rispettivi ordini.
Intanto grave carestia, disoccupazione, miseria – sommosse contro il carovita e le tasse si verificarono in molte località
e nella stessa Parigi.
5 maggio 1789: si riunirono gli Stati generali a Versailles – deputati divisi quasi a metà tra Terzo Stato e gli altri due
ordini sommati insieme.
I deputati del Terzo Stato proposero agli altri due ordini di riunirsi in una sola assemblea per la verifica dei poteri –
prima rifiuto, ma poi nella rappresentanza del clero ottenne la maggioranza una mozione favorevole alla riunione – il
re ordinò la chiusura della sala dove si tenevano le adunanze – i deputati del Terzo Stato (col nome di Assemblea
nazionale, su proposta di Sieyès) si radunarono in un altro locale.
Il clero e la frazione più illuminata della nobiltà si unirono al Terzo Stato, e l’Assemblea nazionale si intitolò anche
“costituente” – il re preparò un colpo di forza contro l’Assemblea (mercenari stranieri intorno a Parigi); Necker
sostituito con il barone di Breteuil, un aristocratico reazionario.
Deliberata la formazione di una milizia borghese, ma il popolo minuto si mosse per proprio conto – 14 luglio: una folla
composta in gran parte da artigiani e bottegai del faubourg Saint-Antoine si presentò di fronte alla Bastiglia.
Luigi XVI ordinò la ritirata dei reggimenti stranieri e richiamò Necker al governo – in tutta la Francia si costituirono
spontaneamente nuovi organi municipali fedeli alle direttive dell’Assemblea nazionale e si armarono le milizie della
“Guardia nazionale”.
Disordini nelle campagne > “Grande Paura”, chiaro significato antifeudale.
Spinoso problema dei diritti signorili > i deputati decisero la distruzione di quanto rimaneva del “regime feudale” e
l’abolizione di ogni privilegio che si opponeva all’eguaglianza dei diritti (ma in realtà no abolizione totale). L’agitazione
antifeudale nelle campagne sarebbe durata fino all’abolizione totale e senza indennizzo dei diritti signorili, decretata
nel 1792-93.
26 agosto 1789: approvata la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”.
I patrioti pensavano che il re stesse preparando un’altra prova di forza + in occasione di un banchetto tenuto nella
reggia di Versailles alcuni ufficiali avevano calpestato la coccarda tricolore – 5-6 ottobre: folla in marcia per Versailles –
il re approvò i decreti di agosto e settembre, ma esitava ancora di fronte alla prospettiva di un trasferimento a Parigi –
ma alla fine dovette stabilirsi nel palazzo delle Tuileries, e anche l’Assemblea nazionale trasferì la sua sede a Parigi.

4. La ricostruzione dell’unità nazionale


Luigi XVI teneva di fronte alle richieste dell’Assemblea un comportamento ambiguo e confidava nell’intervento armato
delle potenze straniere. Nell’Assemblea prevalse per tutto il 1790 l’influenza dei nobili “liberali” (marchese di La
Fayette e conte di Mirabeau) e del cosiddetto “triumvirato”, composto da Lameth, Duport e Barnave.
Alla sinistra di questo schieramento, alcuni elementi più radicali e più sensibili alle rivendicazioni popolari, come
Robespierre.
Numerosi circoli o club – importante “Società degli amici della Costituzione”, che prese poi il nome di club dei
giacobini. Il più radicale era il club dei cordiglieri (tra i quali Camille Desmoulins e Georges Danton). Un grande ruolo
nello scontro politico ebbe anche la stampa periodica.
Rapida politicizzazione delle masse parigine. Nel 1790 la capitale venne divisa in 48 “sezioni”. Prendeva forma, con
l’aggravarsi dei contrasti sociali nell’inverno 1791-92, la figura del “sanculotto”, il popolano di Parigi.
Il territorio nazionale fu suddiviso in 83 dipartimenti (-distretti-cantoni e comuni). Prese l’avvio in molte regioni il
movimento della “federazione”, sorta di proclamazione dal basso di un’unità nazionale che cancellava gli antichi
particolarismi.
Soppressione degli aspetti più inumani e irrazionali della procedura penale d’antico regime – scioglimento dei
Parlamenti – nuove regole per l’amministrazione della giustizia: l’elezione popolare di tutti i giudici realizzava la
completa separazione del potere giudiziario dal potere legislativo ed esecutivo e segnava al tempo stesso la fine del
sistema della venalità delle cariche.
Rimaneva irrisolto il problema finanziario. Confisca dei beni della Chiesa e emissione di “assegnati” (casino).
In campo economico gli orientamenti liberisti dominanti all’interno dell’Assemblea si espressero con la soppressione
delle corporazioni di mestiere, con la proclamazione della libertà d’iniziativa e con la legge del 1791 che proibiva le
associazioni operaie.
Problema religioso > approvata una “costituzione civile del clero”, che portava una radicale riorganizzazione della
Chiesa di Francia – stipendi statali a vescovi e parroci, in pratica pubblici funzionari. Fu imposto a tutto il clero un
giuramento di fedeltà alla Rivoluzione – condanna delle riforme ecclesiastiche francesi da parte del pontefice –
presenza in molte località di un prete “costituzionale” e di un prete “refrattario”.

5. La caduta della monarchia


Da tempo la famiglia reale aveva preso contatti segreti con le corti straniere in vista di un espatrio – 20-21 giugno
1791: tentativo di fuga, ma vengono beccati.
Divisione tra le forze rivoluzionarie: Robespierre, Marat e altri chiedevano la deposizione del re VS la maggioranza
dell’Assemblea. I cordiglieri organizzarono una grande manifestazione popolare per chiedere la repubblica, ma furono
fucilati dalla Guardia nazionale – dal club dei giacobini si separò l’ala moderata dei “foglianti”, alla cui testa erano il
triumvirato e La Fayette.
4 settembre 1791: votata la Costituzione > distinzione tra cittadini attivi e cittadini passivi, solo i primi avevano diritto
di voto – doppio grado delle elezioni per l’Assemblea legislativa, composta di un’unica camera. Manteneva alla
monarchia il potere esecutivo, che però consisteva quasi unicamente nella facoltà di nominare ministri, diplomatici e
generali; i poteri del re in politica estera erano limitati.
Legge in base alla quale i membri dell’Assemblea costituente non potevano essere eletti a far parte dell’Assemblea
legislativa > accresciuto il peso dei circoli. 1 ottobre 1791: eletta l’Assemblea legislativa – la sinistra riuscì
gradualmente a imporre la sua egemonia (era spalleggiata all’esterno dal club dei giacobini, dove trionfava
Robespierre).
Nuove sommosse popolari per il carovita.
Atteggiamento intransigente dei seguaci di Brissot (esponente più prestigioso della sinistra), che faceva appello
all’orgoglio nazionale e alla fierezza rivoluzionaria VS le potenze straniere che sembravano minacciare l’intervento
negli affari interni della Francia > questa politica aveva l’appoggio della corte, che sperava in una disfatta della Francia.
Luigi XVI sostituì i ministri foglianti con dei brissottini – 1792: dichiarata guerra al nuovo “re di Boemia e d’Ungheria”,
cioè all’imperatore Francesco II.
Fallimento dell’offensiva in direzione dei Paesi Bassi – una folla di manifestanti invase le Tuileries e obbligò il re a
indossare il berretto frigio – proclamazione della “patria in pericolo”, leva di nuovi battaglioni di volontari, arrivo a
Parigi di “federati” da varie parti della Francia: cresce la tensione – 10 agosto: creazione di una nuova municipalità
(“Comune insurrezionale”) e assalto al palazzo delle Tuileries + deposizione del monarca. La caduta della monarchia
coincideva con una fase nuova della Rivoluzione, caratterizzata dal confronto e dallo scontro tra il potere legale e il
potere di fatto esercitato in prima persona dalle masse dei sanculotti.

XXIV. Dalla Repubblica giacobina al Direttorio

1. La lotta politica all’interno della Convenzione


Pressione popolare, ossessione del complotto aristocratico, panico suscitato dall’avanzata dell’esercito prussiano nel
nord-est della Francia > l’Assemblea legislativa e la Comune di Parigi adottano misure di rigore (arresto degli elementi
“sospetti”, espulsione dei preti “refrattari”…). Uno dei fatti più raccapriccianti della Rivoluzione: tra 2 e 6 settembre
1792 folle di sanculotti invasero le carceri parigine e trucidarono oltre un migliaio di detenuti – il Consiglio esecutivo
non intervenne.
L’avanzata prussiana fu fermata, l’esercito rivoluzionario occupò la riva sinistra del Reno, invase il Belgio e si impadronì
di Nizza e della Savoia – si riunì la “Convenzione”, che abolì formalmente la monarchia. Dal punto di vista politico la
nuova rappresentanza era nettamente spostata a sinistra > schieramento brissottino (poi detto girondino), aderenti
alla “Montagna” (sensibile alle rivendicazioni della sanculotteria parigina), “Pianura” o “Palude”.
Contrapposizione tra girondini e montagnardi a proposito dell’atteggiamento da assumere nei confronti del re (era
possibile giudicare un monarca in base alle leggi ordinarie?). 1793: re ghigliottinato.
Si allarga la coalizione antifrancese: Inghilterra, Olanda, Spagna, quasi tutti gli Stati tedeschi e italiani > gravi sconfitte
delle forze rivoluzionarie. Ai rovesci militari si aggiunse la ripresa dell’agitazione per il carovita e per la penuria dei
generi coloniali + rivolta esplosa nel dipartimento della Vandea e nelle aree circostanti in occasione delle operazioni di
leva.
La Convenzione varò una serie di misure eccezionali (Tribunale rivoluzionario, Comitati di sorveglianza in tutti i
comuni…). Provvedimenti economici: fu votato il calmiere (“maximum”) dei grani e delle farine; il prezzo massimo
sarebbe stato fissato dipartimento per dipartimento dalle amministrazioni locali – VS girondini, che erano per la
libertà di commercio e di iniziativa > altre tensioni – i sanculotti di Parigi, raccoltisi intorno alla Convenzione, fecero
votare sotto la minaccia delle armi una mozione che disponeva l’arresto domiciliare di alcuni deputati girondini.

2. Il governo rivoluzionario e il Terrore


Nell’estate del 1793 Parigi assomiglia sempre più a una città assediata; il territorio francese è invaso a nord dagli
austriaci, a sud dai piemontesi; i sanculotti parigini chiedono misure sempre più spietate contro gli aristocratici, i
ricchi, gli affamatori del popolo.
In questo momento critico, la classe politica formatasi dal 1789 in poi dimostrò la sua tempra superando una dopo
l’altra tutte le difficoltà e imponendo gradualmente la propria guida a un paese in piena anarchia. 1793: nuova
Costituzione, preceduta da una Dichiarazione dei diritti – tutti i poteri legislativi erano concentrati in un’unica
assemblea, eletta a suffragio universale col sistema uninominale, ma per l’approvazione delle leggi più importanti era
previsto l’istituto del referendum. Ma di fatto non entrerà mai in vigore.
Il Comitato di salute pubblica venne ampliato e rinnovato con l’immissione di esponenti montagnardi (come
Robespierre) e della sinistra estrema; quest’organo eserciterà fino alla fine di luglio 1794 una sorta di dittatura,
sostituendosi di fatto ai ministri e dominando la Convenzione.
Proteste per il cattivo funzionamento del calmiere, la Convenzione venne di nuovo invasa dai manifestanti –
Robespierre e gli altri leader montagnardi riuscirono a canalizzare il movimento, facendo votare la costituzione di un
“esercito rivoluzionario” di sanculotti per la requisizione dei grani nelle campagne, la legge che consentiva l’arresto dei
sospetti da parte dei comitati di sorveglianza e il “maximum” generale, esteso ora ai prezzi di tutti i generi di prima
necessità e anche ai salari.
Il Tribunale rivoluzionario prese a funzionare a pieno ritmo (ghigliottinata l’ex regina Maria Antonietta) – partì una
campagna di scristianizzazione – venne riformato il calendario (novembre 1793).
Autunno 1793: sensibile miglioramento della situazione militare all’esterno e all’interno del paese > riprese Marsiglia,
Lione, Tolone (giovanissimo capitano di nome Napoleone Bonaparte); i resti dell’“Armata cattolica e reale” della
Vandea furono massacrati (ma sarebbe continuata a lungo una sorta di guerriglia controrivoluzionaria detta
chouannerie); gli austriaci furono respinti lungo il Reno, i piemontesi e gli spagnoli ricacciati al di là delle Alpi e dei
Pirenei.
All’interno del Comitato di salute pubblica cresceva l’ascendente di Robespierre (l’“incorruttibile”), il suo rivale in
popolarità era Georges Danton. Inizio 1794: Robespierre attacca gli hebertisti e gli “indulgenti” (tra cui Danton) >
ghigliottinati. Questo “taglio delle ali” rafforzò nell’immediato il Comitato di salute pubblica e il potere di Robespierre,
ma portò a un’erosione del consenso sia tra le masse popolari, sia nella stessa Convenzione.
Tra giugno e luglio, proprio mentre la situazione militare registrava un decisivo miglioramento grazie alla vittoria di
Fleurus, che aprì la strada all’occupazione del Belgio, si ebbe una drammatica intensificazione del “Terrore”.
L’opposizione di alcuni degli stessi membri del Comitato di salute pubblica sfociò in un complotto contro Robespierre
– ghigliottinato il 28 luglio 1794.

3. Da Termidoro a Fruttidoro
La caduta di Robespierre fu accolta da molti francesi come una liberazione; i responsabili del Terrore e i sanculotti
divennero bersaglio di un odio a lungo represso (ondata di “Terrore bianco”). Il Tribunale rivoluzionario venne
soppresso, i poteri del Comitato di salute pubblica furono drasticamente ridotti, vennero riammessi nella Convenzione
i girondini superstiti, fu chiuso il club dei giacobini.
In campo economico fu smantellato il sistema di vincoli e di controlli e fu abolito il “maximum”; comunque si aggravò
la miseria delle masse popolari.
Aprile e maggio 1795: i sanculotti e le donne dei sobborghi invasero la Convenzione, invocando “pane e la Costituzione
del ‘93” > non ottennero nulla.
1795: “Costituzione dell’anno III” > aggiunta una Dichiarazione dei doveri – le elezioni della rappresentanza nazionale
erano a doppio grado e vi era uno sbarramento di censo molto elevato per la qualifica di elettore – in luogo di una sola
assemblea, erano previste due camere, rinnovabili ogni anno per un terzo: il Consiglio dei Cinquecento, che doveva
presentare e discutere le leggi, e il Consiglio degli Anziani, che doveva approvarle o respingerle – il potere esecutivo
spettava a un Direttorio di cinque membri, eletti dagli Anziani tra 50 nomi indicati dai Cinquecento.
L’evoluzione in senso moderato della pubblica opinione era tale da far temere una vittoria elettorale dei monarchici >
approvato un decreto in base al quale due terzi dei componenti le nuove camere dovevano obbligatoriamente essere
eletti tra i membri della Convenzione. Per il Direttorio 5 “regicidi”, tra cui Barras, Reubell e Carnot.
1795-96: “congiura degli eguali” organizzata da François-Noel detto Gracchus Babeuf, con la collaborazione
dell’emigrato toscano Filippo Buonarroti e di alcuni ex montagnardi (“comunismo della distribuzione”) – venne
scoperta dal Direttorio grazie a una delazione – Babeuf e altri capi vennero condannati a morte, mentre Buonarroti
subì la deportazione.
L’avventura finanziaria della Rivoluzione si concludeva con una gigantesca bancarotta.
Elezioni del marzo 1797 per il rinnovo di un terzo delle assemblee legislative: trionfo della destra monarchica >
Direttorio: alternativa tra cedimento e colpo di forza – a spingerlo in questa seconda direzione furono i quadri
dell’esercito, rimasti per la maggior parte fedeli agli ideali repubblicani e pronti a occupare militarmente Parigi – due
dei Direttori furono destituiti e le elezioni favorevoli ai monarchici furono dichiarate nulle > la Repubblica era salva,
ma a prezzo della fine della legalità restaurata con la Costituzione dell’anno III e della soggezione del potere politico al
potere militare.

4. La Rivoluzione francese e l’Europa


Tra le classi colte europee la convocazione degli Stati generali e il preannuncio di un nuovo ordine monarchico-
costituzionale furono accolti in un primo tempo con simpatia o addirittura con entusiasmo; le prime perplessità
sorsero con l’abolizione dei diritti feudali e con le giornate rivoluzionarie del 5-6 ottobre 1789.
I governi assoluti temevano il contagio delle idee rivoluzionarie, soprattutto in quelle aree che per altri motivi erano
già in fermento; dovunque si strinsero le maglie della censura e presero ad essere perseguitati i gruppi filofrancesi;
congiure “giacobine” furono scoperte e duramente represse in Ungheria, Tirolo, Piemonte, Napoli, Bologna.
La capacità di resistenza mostrata dalla Francia rivoluzionaria e la svolta moderata di termidoro indussero alcune delle
maggiori potenze a cessare le ostilità (es. Prussia, Province Unite, Spagna). Rimanevano però in armi Inghilterra e
Austria > questione delle “frontiere naturali”.
Riconoscendo nella monarchia asburgica il punto debole della coalizione nemica, il Direttorio mise a punto per il 1796
una strategia basata su un attacco a fondo attraverso l’Europa centrale; all’armata d’Italia invece era assegnato il
compito di creare un diversivo e tenere occupata parte delle truppe nemiche > ma le cose non andarono così: le
strepitose vittorie ottenute dal generale Bonaparte a capo dell’armata d’Italia fecero di quest’area il centro nevralgico
della guerra.
28 aprile 1796: armistizio di Cherasco con Vittorio Amedeo III – 15 maggio: Napoleone fece il suo ingresso a Milano,
accolto trionfalmente da quella parte della popolazione che aveva segretamente simpatizzato per i francesi.
L’avanzata proseguì verso sud: tregue con Parma, Roma, Napoli – Pio VI fu costretto a firmare la pace di Tolentino, che
sanciva la sua rinuncia a Bologna, Ferrara e alla Romagna. 1797: verso Vienna – i rappresentanti austriaci firmarono i
preliminari di una pace che garantiva le conquiste francesi in Italia; contro il parere del Direttorio, deciso a utilizzare le
province italiane come moneta di scambio per ottenere dall’Austria il riconoscimento delle “frontiere naturali”,
Napoleone decise di dar vita nell’Italia settentrionale a una repubblica formalmente indipendente.

5. Il triennio rivoluzionario in Italia (1796-99)


Nei primi mesi della conquista Napoleone aveva incoraggiato o almeno tollerato l’azione dei “patrioti”; Milano era
diventata nell’estate del 1796 il centro di raccolta di profughi politici di ogni parte d’Italia e il luogo di elaborazione di
un programma democratico che prevedeva l’unità nazionale come sbocco di un profondo rinnovamento delle
strutture politiche e sociali. Concorso sul tema “Quale dei governi liberi meglio convenga alla felicità dell’Italia”, i
patrioti erano vicini alle posizioni di un Robespierre, anche se ripudiavano in generale i mezzi violenti del Terrore.
Nuove formazioni: Repubblica Cispadana (Bologna, Ferrara, Modena, Reggio) – in seguito questi territori furono
aggregati alla Repubblica Cisalpina (Milano + Bergamo, Brescia, Crema e la Valtellina); gli ordinamenti della Repubblica
di Genova, ribattezzata Repubblica Ligure, vennero trasformati in senso democratico.
Nelle province venete al di là del Mincio si erano insediate municipalità democratiche che avevano proclamato la
propria indipendenza da Venezia – qui l’ultimo doge fu deposto nel 1797.
17 ottobre 1797: pace di Campoformio con l’Austria, che in cambio del riconoscimento della Repubblica Cisalpina
otteneva il Veneto, l’Istria e la Dalmazia.
1798: in seguito a un incidente diplomatico, le truppe francesi occuparono lo Stato pontificio, espulsero il papa Pio VI
e proclamarono la Repubblica Romana + invasione militare della Svizzera neutrale e costituzione di una Repubblica
Elvetica sotto il protettorato francese.
1798: il re di Napoli Ferdinando IV e la regina Maria Carolina lanciarono un attacco contro l’esercito francese –
sconfitti – proclamata la Repubblica Napoletana o Partenopea.
Con l’annessione alla Francia del Piemonte (1799), da dove era stata cacciata la corte sabauda, e con l’occupazione
militare della Toscana, tutta la penisola si trovò a essere sotto il controllo diretto o indiretto delle armi francesi (tranne
il Veneto e il Ducato di Parma e Piacenza di Ferdinando di Borbone) – Sicilia rifugio dei Borbone di Napoli, Sardegna
rifugio dei Savoia, sotto la protezione della flotta inglese.
Milano, Genova, Roma, Lucca, Napoli > promulgate Costituzioni ricalcate su quella francese del 1795 – aboliti i titoli
nobiliari e i privilegi feudali, incamerati i beni della Chiesa, proclamata l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla
legge…
Tali principi furono spesso contraddetti da un sistematico sfruttamento finanziario, da una serie di interventi autoritari
e di colpi di Stato intesi a favorire le forze più docili ai voleri del governo di Parigi, da arresti arbitrari, dalle
soppressioni di giornali, società popolari e circoli costituzionali + mancò una coerente politica volta a migliorare le
dure condizioni di vita delle masse popolari > le plebi rurali e urbane si sollevarono nel triennio rivoluzionario non
contro gli antichi padroni, come avevano sperato i patrioti, bensì contro i francesi e contro i loro alleati, gli odiati
giacobini.
Nella primavera del 1799, in coincidenza con le vittorie militari dell’esercito austro-russo (“seconda coalizione
antifrancese”) che occupò Milano e Torino, moti legittimisti e “sanfedisti” scoppiarono in Piemonte, Marche, Lazio,
Umbria, Toscana. Delle varie repubbliche giacobine, che caddero come castelli di carte tra la primavera e l’estate
1799, fu la Repubblica Napoletana ad avere il destino più tragico – alla fine i Borbone rientrarono a Napoli.

6. La seconda coalizione antifrancese e il colpo di Stato di Brumaio


Francia rivoluzionaria VS Inghilterra (governo di Pitt il Giovane) > Napoleone propose al Direttorio come diversivo una
spedizione in Egitto, da dove sarebbe stato possibile minacciare gli interessi britannici in India – i mamelucchi, che
costituivano la principale forza militare egiziana, furono sconfitti, ma i francesi videro distrutta la loro flotta nella rada
di Abukir (1798), ad opera del contrammiraglio inglese Horatio Nelson.
Nuovo zar di Russia Paolo I (1796-1801) – 1798: “seconda coalizione” > Inghilterra, Russia, poi Austria e Turchia.
L’andamento della guerra fu disastroso per i francesi in Italia; un po’ meglio andarono le cose in Svizzera e sul fronte
settentrionale, dove il Belgio venne difeso con successo contro gli inglesi. Nel frattempo il regime direttoriale era
sempre più screditato (di nuovo annullati i risultati delle elezioni…).
Bonaparte, sfuggendo miracolosamente alla vigilanza delle navi inglesi, era sbarcato a Fréjus – Sieyès (entrato a far
parte del Direttorio), che già da tempo progettava di salvare l’eredità rivoluzionaria mediante un colpo di forza, si
accordò con lui.
18 brumaio dell’anno VIII (9 novembre 1799): colpo di Stato e consegna dei poteri a tre consoli, Bonaparte (che ben
presto assumerà le redini del comando), Sieyès e Ducos.

XXV. La Francia e l’Europa nell’età napoleonica

1. Napoleone primo console. Le basi del regime


25 dicembre 1799: Costituzione dell’anno VIII (entra in vigore prima di essere sottoposta a plebiscito popolare) > no
Dichiarazione dei diritti; sistema delle “liste di confidenza”; le due assemblee legislative, Tribunato e Corpo legislativo,
potevano solo discutere e approvare o respingere le leggi proposte dal governo.
A vantaggio dell’esecutivo. A capo del governo il primo console (Napoleone) + altri due consoli in posizione
subordinata, e Consiglio di Stato da lui stesso nominato, che discuteva e elaborava tutte le leggi.
Potere sostanzialmente monarchico, ma anche consolidamento delle conquiste fondamentali della Rivoluzione sul
piano giuridico ed economico > larghissimo consenso. L’opposizione al governo non fu più tollerata.
Riordinato il sistema giudiziario: giudici di pace e tribunali dipartimentali – corti d’appello (una per ogni 4 dipartimenti)
– Corte di cassazione.
1804: promulgato il Codice civile, che per la prima volta disciplinava in maniera organica tutti i settori del diritto
(grande influenza in Europa). Poi anche Codice di commercio, Codici di procedura civile e criminale, Codice penale.
Riscossione dei tributi affidata ad agenti dello Stato, non più a organi elettivi > divenne più efficiente, nel 1802 fu
raggiunto il pareggio delle entrate e delle spese.
Creazione di una Banca di Francia e di una nuova moneta, il franco detto germinale.
1800: la Russia si ritira dalla seconda coalizione antifrancese, si possono battere gli austriaci > vittoria decisiva a
Marengo, l’Austria fu costretta a chiedere la pace, che fu firmata a Lunéville nel 1801: in Italia ristabilita la situazione
successiva al trattato di Campoformio + alla Francia veniva riconosciuto il possesso di tutta la riva sinistra del Reno.
1802: pace con l’Inghilterra ad Amiens (restituite alla Francia le sue colonie).
Napoleone realizzò la pacificazione religiosa > 1801: concordato con il nuovo pontefice Pio VII (1800-23), che
assicurava la libertà di culto…

2. Dal consolato all’Impero. La terza e la quarta coalizione antifrancese


Accentuazione degli aspetti autoritari del governo di Napoleone: dichiarato console a vita – nominato “imperatore dei
francesi” (1804), carattere ereditario della dignità imperiale.
2 dicembre 1804: cerimonia nella cattedrale di Notre Dame, corona imperiale offerta dal pontefice > nuovo
dispotismo illuminato, erede a un tempo delle tradizioni d’antico regime e dello spirito modernizzatore della
Rivoluzione.
1805: (Inghilterra aveva già ripreso le ostilità) terza coalizione antifrancese, Inghilterra-Austria-Russia-Svezia-Regno di
Napoli – con la Francia si schiera la Spagna.
Austriaci sconfitti > trattato di Presburgo (1805): cessione al Regno d’Italia (erede della Repubblica Cisalpina) del
Veneto, dell’Istria e della Dalmazia; aggregazione del Tirolo alla Baviera; pagamento di un’ingente indennità di guerra.
1806: esercito francese nel Regno di Napoli, sul trono fu posto Giuseppe Bonaparte (fratello), corte borbonica si
rifugiò a Palermo. Nel frattempo venne creata la Confederazione del Reno, un’associazione di Stati tedeschi alleati
della Francia.
Re di Prussia Federico Guglielmo III > promuove la quarta coalizione, Inghilterra-Prussia-Russia.
Vittorie francesi, accordo di Tilsit (1807), era la Prussia a farne le spese > dai suoi possedimenti si formarono Sassonia
e Vestfalia, che entrarono nella Confederazione del Reno (rimane piccola parte di Prussia). Lo zar Alessandro I
prometteva alla Francia il suo appoggio contro l’Inghilterra.

3. Il blocco continentale, la guerra di Spagna e la quinta coalizione


Rimasta contro la Francia solo la Gran Bretagna > 1806: dichiarata in “stato di blocco” (arma economica); al blocco
aderirono Russia-Prussia-Danimarca-Spagna.
Contrabbando + il blocco non poteva essere applicato al Nuovo Mondo e al continente asiatico.
Ma poi la penisola iberica insorse contro la Francia e i porti russi si riaprirono alle esportazioni. 1806: morto William
Pitt > nuovo ministro della guerra (poi degli esteri) Robert Stewart visconte Castlereagh.
Napoleone riuscì a impadronirsi della Spagna, spodestò Carlo IV e proclamò re il fratello Giuseppe (1808) >
insurrezione a Madrid e poi anche nelle province.
“Bonaparte l’Anticristo”. 1808: truppe francesi si erano impadronite dello Stato pontificio, che verrà poi annesso
all’Impero francese; Pio VII imprigionato a Savona.
1809: quinta coalizione, Austria-Inghilterra > Austria sconfitta a Wagram, pace di Vienna: Austria perde molti territori,
formazione delle Province Illiriche, che entrano a far parte dell’Impero francese.
Napoleone sposa l’arciduchessa Maria Luigia (figlia di Francesco I) > nasce il sospirato erede, Napoleone Francesco
Carlo Giuseppe, che ebbe il titolo di “re di Roma”.

4. La società francese all’apogeo dell’Impero


Al vertice della società era la corte imperiale, sempre più simile a quelle d’antico regime; venne creata una nobiltà
imperiale.
1807: il Tribunato venne soppresso e il Corpo legislativo, così come il Senato, divenne una cassa di risonanza della
volontà del padrone.
L’asservimento della stampa divenne completo nel 1810; l’istruzione fu riorganizzata con le leggi del 1802 e del 1806
(creazione dei licei, istituzione dell’Università imperiale…).
1810-12: grave crisi economica. Anche le pubbliche finanze erano in una situazione critica.

5. La riorganizzazione politico-territoriale della penisola italiana


Paesi Bassi, Italia, Spagna, Germania e Polonia entrarono a far parte di un “sistema continentale” (ricorda tre
situazioni diverse) > ovunque imposizione dei codici e delle strutture amministrative centralizzate francesi,
subordinazione alla politica estera e agli interessi economici della Francia, coscrizione militare e contributi finanziari.
Penisola italiana: al Regno d’Italia nel centro-nord si contrapponeva a sud il Regno di Napoli, mentre tutte le province
non facenti parte di queste due formazioni erano state in momenti diversi aggregate all’Impero francese – tranne
Sicilia e Sardegna.
La Repubblica Cisalpina, ricostruita da Napoleone dopo la vittoria di Marengo, fu trasformata in Repubblica Italiana,
con una nuova Costituzione modellata su quella francese del dicembre 1799. La presidenza venne assunta da
Napoleone, che nominò vicepresidente un patrizio milanese di grande prestigio, Francesco Melzi d’Eril; furono
introdotti istituti e ordinamenti analoghi a quelli francesi.
1805: la Repubblica Italiana venne trasformata in Regno d’Italia; Napoleone, che ne cinse la corona, si fece
rappresentare a Milano col titolo di viceré dal figliastro Eugenio di Beauharnais. Creati nuovi organi di governo.
Riduzione degli spazi di libertà e di autonomia, ma decisa opera di ammodernamento e razionalizzazione nei vari
settori.
1809: comprendeva anche Veneto, Marche, Trentino e Alto Adige (tolte Istria e Dalmazia per formare le Province
Illiriche).
Esperienza nuova del servizio militare.

Regno di Napoli > 1806: re Giuseppe Bonaparte, ma poi fu chiamato a cingere la corona di Spagna > 1808: al suo posto
Gioacchino Murat (che aveva sposato una sorella dell’imperatore, Carolina Bonaparte).
1806: soppressione della feudalità > ma la “questione demaniale” continuerà ancora per lungo tempo ad avvelenare
la vita delle campagne meridionali.
Fenomeno del brigantaggio, soprattutto in Calabria > interviene l’esercito francese.
Venne costituito, come nel Regno d’Italia, un forte esercito nazionale.

6. L’Europa centro-settentrionale
Area tedesca > regioni della riva sinistra del Reno, invase dagli eserciti rivoluzionari fin dal 1792-93 – poi l’influenza
francese si estese ai territori della Germania centro-occidentale.
1803: radicale riorganizzazione dell’assetto politico-territoriale dell’Impero germanico. 1806: il Sacro Romano Impero
venne ufficialmente disciolto + si costituì la Confederazione del Reno.
Conservavano la propria indipendenza politica Prussia e Impero austriaco (fin dal 1804 Francesco II aveva assunto il
nuovo titolo di imperatore d’Austria, come Francesco I) > qui abile ministro degli esteri il principe di Metternich, si
mantenne apparentemente fedele all’alleanza con la Francia.
Prussia dopo il disastro di Jena (1806): il re Federico Guglielmo III inaugurò una politica di riforme > rinascita della
Prussia, che si accingeva così a respingere l’egemonia francese e a proporsi, alla caduta di Napoleone, come guida
politica e morale dell’intera Germania.
Rinascita della Polonia sotto forma di Granducato di Varsavia, costituito da Napoleone (1807-09) con le terre già
polacche inglobate dalla Prussia e dall’Austria in occasione delle spartizioni di fine 700.
Altro Stato vassallo la Confederazione elvetica. La Repubblica Batava fu trasformata in Regno d’Olanda (1806), la cui
corona fu assunta da un altro fratello di Napoleone, Luigi – 1810: Olanda definitivamente annessa all’Impero.
Anche Danimarca e Svezia gravitavano nell’orbita politica della Francia.

7. Dalla campagna di Russia al crollo del “Grande Impero”


Zar Alessandro I (1801-25). A partire dal 1809, con la conquista della Finlandia strappata alla Svezia, si ebbe una
ripresa della politica di espansione > questo, più la ripresa dei contatti commerciali con l’Inghilterra, portò al
raffreddamento di Napoleone nei confronti dello zar, che firmò un trattato di alleanza con la Svezia (1812).
“Tradimento” > guerra > Napoleone costretto alla ritirata, che si trasformò in un calvario. Tornato a Parigi, si trovò di
fronte un’Europa in subbuglio.
1813: Federico Guglielmo III strinse alleanza con lo zar e proclamò la “guerra di liberazione” > sesta coalizione
antifrancese, si unisce anche l’Austria; nel frattempo gli inglesi avevano ripreso l’offensiva nella penisola iberica.
Su iniziativa britannica in Sicilia era stata esautorata la corte borbonica e approvata una carta costituzionale (1812).
16-19 ottobre 1813: “battaglia delle nazioni” presso Lipsia > Napoleone sconfitto; Germania, Svizzera e Olanda si
sollevarono contro il suo dominio.
I francesi furono costretti a evacuare la Spagna, dove Ferdinando VII fu ristabilito sul trono; Gioacchino Murat trattava
con l’Austria per conservare il suo regno. 20 marzo 1814: sconfitta decisiva di Napoleone ad Arcis-sur-Aube.
Proclamata la decadenza dell’imperatore (abdica, ma ottiene la sovranità dell’isola d’Elba) – Luigi XVIII (fratello minore
di Luigi XVI) invitato ad occupare il trono – nuova Costituzione, presentata come una “graziosa concessione”. I confini
della Francia erano stati riportati alla situazione del 1789, con l’aggiunta di Avignone e della Savoia; il nuovo assetto
dell’Europa era rinviato a un congresso internazionale da tenersi a Vienna.
Italia > il maresciallo Annibale Sommariva prese possesso di Milano in nome dell’imperatore d’Austria – il papa Pio VII,
il re di Sardegna Vittorio Emanuele I e il granduca di Toscana Ferdinando III ripresero possesso dei loro Stati – incerta
la sorte del Regno di Napoli.

1815: ultimo atto del dramma. Napoleone abbandona l’isola d’Elba, sbarca nei pressi di Cannes, entra a Parigi – si
forma la settima coalizione antifrancese, Inghilterra-Russia-Prussia-Austria-Svezia – 18 giugno 1815: battaglia di
Waterloo, rovinosa disfatta di Napoleone, che abdica una seconda volta.
Rientra nella capitale Luigi XVIII, Napoleone viene deportato a Sant’Elena, morirà il 5 maggio 1821.
1815: Gioacchino Murat dichiara guerra all’Austria – sconfitto a Tolentino, la convenzione di Casa Lanza sancisce il
ritorno sul trono di Ferdinando IV di Borbone.

XXVI. L’età della Restaurazione

1. Il congresso di Vienna e la riorganizzazione dell’Europa


Russia, Austria, Prussia, Inghilterra + Francia, considerata essa stessa vittima dell’avventura napoleonica >
rappresentante nei negoziati di pace il ministro degli esteri Talleyrand – intesa con il principe di Metternich e con il
visconte Castlereagh.
Dal novembre 1814 (proseguì i suoi lavori anche durante i Cento giorni della ripresa del potere da parte di Napoleone)
al giugno 1815.
Francia riconsegnata alla monarchia borbonica e riportata alle frontiere del 1792, gli Stati posti ai suoi confini orientali
furono rafforzati in modo da costituire una barriera contro eventuali tendenze espansionistiche – Belgio unito
all’Olanda nel Regno dei Paesi Bassi sotto la dinastia degli Orange – a Vittorio Emanuele I di Savoia Regno di Sardegna
e territorio dell’antica Repubblica di Genova – alla Prussia la parte maggiore del napoleonico Regno di Vestfalia –
creata la Confederazione germanica con presidente l’imperatore d’Austria – Regno di Polonia sottoposto alla sovranità
dello zar – l’Austria ottenne la conferma del possesso della Lombardia e del Veneto con Istria, Dalmazia e Province
Illiriche; la sua egemonia in Italia era inoltre garantita dalla parentela con le dinastie regnanti nel Granducato di
Toscana e nei Ducati di Modena e Parma – nel Regno di Napoli Ferdinando IV prese nel 1816 il nuovo titolo di
Ferdinando I re delle Due Sicilie – Gran Bretagna ottenne i maggiori vantaggi in campo marittimo e coloniale.
Zar Alessandro I si fece promotore di una Santa Alleanza > Russia-Prussia-Austria-Francia.
Quadruplice alleanza, Gran Bretagna-Russia-Prussia-Austria, con l’intento di vigilare contro ogni attentato al nuovo
assetto europeo. Per il suo mantenimento furono previste frequenti consultazioni tra le maggiori potenze.

2. Il clima ideologico e culturale della


Restaurazione Diffusione europea delle correnti
romantiche.
Liberalismo e costituzionalismo. Nell’Europa della Restaurazione erano pochi i paesi dotati di una carta costituzionale
e quindi di un regime parlamentare: Inghilterra, Francia, Regno dei Paesi Bassi, Svezia, alcuni Stati della Germania
meridionale. In Spagna la Costituzione votata a Cadice nel 1812 fu abrogata dal re Ferdinando VII – proprio a questa
Costituzione, modellata su quella francese del 1791, si appelleranno i primi moti liberali nel 1820-21.

3. Sviluppo economico e questione sociale


Dal 1820 circa crescita della popolazione europea + espansione delle attività produttive.
Rapida espansione delle ferrovie.
Alla fine delle guerre napoleoniche la Gran Bretagna era “l’officina del mondo”, e il suo primato rimase indiscusso fino
al 1870 circa. Sulla via dell’industrializzazione Belgio, Germania e Francia.
Preoccupazione per la “questione sociale”.

4. La questione nazionale e i primi moti per la libertà e l’indipendenza


Spagna di Ferdinando VII > abrogata la Costituzione, sciolte le Cortes, ripristinati Inquisizione, potere dell’ordine dei
gesuiti (resuscitato da Pio VII nel 1814) e privilegi della nobiltà e del clero – malcontento e ribellione di alcuni reparti
militari di stanza a Cadice (1820) – il movimento si diffuse in tutto il paese e il sovrano fu costretto a ristabilire la
Costituzione del 1812 e a indire le elezioni per l’assemblea delle Cortes. Ma le forze fedeli all’assolutismo
organizzarono una controrivoluzione; le potenze della Santa Alleanza (congresso di Verona del 1822) autorizzarono un
intervento militare > 1823: un forte esercito francese varcò i Pirenei e spezzò la resistenza dei liberali spagnoli.
Contrasti continui tra liberali e carlisti (fautori della reazione) > alla morte del re vera e propria guerra civile (prima
guerra carlista, 1833-40).
Portogallo > equivalente del carlismo fu il miguelismo, dal nome di don Miguel, figlio secondogenito del re Giovanni VI
(1816-26). Don Miguel si impadronì del governo, approfittando del fatto che don Pedro, il fratello maggiore, aveva
deciso di rimanere in Brasile – 1834: don Pedro impose la promulgazione di una nuova carta costituzionale, che però
non venne accettata dai miguelisti – periodo di lotte fino al 1851.

Altra area di tensioni: Balcani (decadenza dell’Impero ottomano) > velleità espansionistiche della monarchia austriaca
e della Russia, autoproclamatasi protettrice dei paesi di religione ortodossa.
Lotta per la libertà della Grecia > 1821: insurrezione contro il dominio turco, un’assemblea panellenica riunita a
Epidauro proclamò l’indipendenza nazionale – le forze ottomane intervennero con successo, ma i loro atti di gratuita
ferocia suscitarono una vasta indignazione in Europa, da dove partirono molti volontari per appoggiare la resistenza
ellenica – 1827: Francia e Inghilterra si accordarono con la Russia per un intervento armato – 1829: pace di
Adrianopoli, sancita l’indipendenza della Grecia, benché le regioni settentrionali e molte isole restassero sotto il
dominio ottomano. Proclamata la Repubblica, ma nel 1832, approfittando delle discordie tra i patrioti greci, le tre
potenze vincitrici imposero l’elezione di un monarca, il principe bavarese Ottone di Wittelsbach.

5. L’emancipazione delle colonie latino-americane e lo sviluppo degli Stati Uniti


L’invasione della penisola iberica da parte delle truppe napoleoniche nel 1808 aveva avuto come conseguenza
nell’America spagnola la formazione di Giunte che, col pretesto di mantenersi fedeli alla deposta dinastia borbonica, si
svincolarono di fatto da ogni dipendenza dalla madrepatria > scoppio di moti insurrezionali a sfondo radicale e
popolare e sorgere di conflitti per il controllo dei territori tra le varie province dei quattro vicereami, che una dopo
l’altra proclamarono la propria indipendenza.
Grandi qualità militari e organizzative dell’argentino José de San Martin e del venezuelano Simon Bolivar (il libertador)
> vittoriosi attacchi alle ultime roccheforti spagnole in Cile e Perù (battaglia di Ayacucho, 1824).
Il programma di Bolivar prevedeva l’unione delle ex colonie spagnole in una forte organizzazione federale sul modello
statunitense, preannunciata dalla Grande Colombia di cui egli assunse la presidenza nel 1819 > ma fallimento di
questo disegno – frazionamento e formazione di una dozzina di Stati, che si reggevano in parte a repubbliche, in parte
con ordinamenti monarchici.
Brasile > la separazione dal Portogallo fu frutto dell’iniziativa stessa della dinastia di Braganza, rifugiatasi oltreoceano
nel 1807 – 1815: Giovanni VI proclamò il Brasile regno autonomo, poi reggenza del figlio primogenito don Pedro, che
si autoproclamò imperatore del Brasile col titolo di Pietro I. Rapporti tesi con l’aristocrazia creola – 1831: abdica a
favore del figlio Pietro II (1831-89) > lungo periodo di stabilità e progresso.

Stati Uniti > espansione territoriale, demografica (grosso flusso migratorio dall’Europa) ed economica.
L’espansione verso ovest portò alla creazione di nuovi Stati; non tutti gli ingrandimenti territoriali avvennero con mezzi
pacifici > l’annessione unilaterale del Texas (1845) portò a una guerra contro il Messico, che fruttò l’acquisto del
Nuovo Messico, con Arizona e Colorado, e della California. La colonizzazione di questi territori, da cui furono cacciate
le popolazioni indie, acuì i contrasti tra il sud agricolo e schiavista, interessato ad acquisire nuove terre per estendere
le piantagioni di tabacco e di cotone, e il centro-nord dove si andava sviluppando un’economia mercantile e
industriale.
Egemonia del partito repubblicano, duplice mandato presidenziale di James Monroe (1817-25) > “l’America agli
americani”.
1825: John Quincy Adams, portavoce degli interessi imprenditoriali e finanziari del nord-est.
1829-37: Andrew Jackson, uno dei padri del partito democratico > diffusione dell’istruzione elementare gratuita e
obbligatoria, allargamento del suffragio, riconoscimento dei diritti sindacali.

XXVII. I maggiori paesi europei tra 1815 e 1848

1. Le isole britanniche
I problemi del dopoguerra crearono un diffuso malessere accompagnato da gravi tensioni sociali. Disoccupazione,
effetti di alcuni cattivi raccolti agricoli, alti prezzi dei generi alimentari… La protesta dei lavoratori si espresse
attraverso la formazione di unioni sindacali (illegali fino al 1824), le petizioni al Parlamento e le adunanze di massa
(ricorda “massacro di Peterloo”, a St. Peter’s Field, presso Manchester). Ma negli anni 20 miglioramento della
situazione economica e correzione di rotta intervenuta nella politica del governo tory, presieduto tra 1812 e 1827 da
lord Liverpool.
Affari interni affidati a Robert Peel > umanizzazione del diritto penale, costituzione di una forza di polizia,
emancipazione dei cattolici dalle discriminazioni giuridiche (1829), anche perché nel 1800 era stata decretata la
fusione parlamentare tra Gran Bretagna e Irlanda.
Questione della riforma del Parlamento > la distribuzione dei seggi nella Camera dei Comuni non teneva alcun conto
dei mutamenti intervenuti nel popolamento delle diverse aree della Gran Bretagna; larghi settori dell’opinione
pubblica premevano per una redistribuzione dei seggi e per un allargamento del suffragio.
Muore Giorgio IV – successore Guglielmo IV (1830-37), formazione di un governo whig presieduto da lord Grey > la
Camera dei Lord si oppone al progetto di riforma parlamentare; solo nel 1832 si rassegna a far passare il
provvedimento.
Abolizione della schiavitù in tutte le colonie britanniche (già nel 1807 posto fine alla tratta degli schiavi).
Fine del boom economico degli anni 20 > ripresa delle agitazioni sociali; sorsero due grandi movimenti a carattere
nazionale, il movimento cartista e la Lega contro le leggi sul grano.
Movimento cartista: base popolare e operaia – rivendicazioni: suffragio universale maschile, elezione di parlamenti
annuali, segretezza del voto, uniformità dei distretti elettorali, eliminazione dei requisiti di censo per i deputati,
introduzione di uno stipendio per il loro sostentamento. Leader l’irlandese Feargus O’Connor. Ma fallimento già nel
1848.
Lega contro le leggi sul grano: capi due imprenditori, Cobden e Bright, che riuscirono a creare un vasto movimento
d’opinione e a mettere in cattiva luce l’egoismo dell’aristocrazia fondiaria > il governo si arrese alle ragioni degli
abolizionisti (1846).
1830-51: politica estera gestita da Henry Palmerston > caratteri imperialistici e aggressivi, es. invasione
dell’Afghanistan nel 1838 e “guerra dell’oppio” contro la Cina (1839-42), per obbligare l’Impero cinese ad aprire le sue
frontiere ai traffici della Compagnia delle Indie (Gran Bretagna ottenne l’affitto perpetuo di Hong Kong).
1837-1901: regina Vittoria – lungo periodo di crescita demografica ed economica, di riforme politiche e sociali.

2. La Francia da Luigi XVIII alle rivoluzioni


Luigi XVIII (1814-24). Le elezioni che si tennero nel 1815 diedero la maggioranza ai realisti fanatici > alimentata
l’opposizione liberale, che faceva riferimento anche ad un cugino del re, il duca d’Orléans.
Le tendenze reazionarie e clericali si affermarono con il governo del conte di Villèle (1822-27) e furono rafforzate dalla
successione di Carlo X, fratello minore di Luigi (1824-30). Nel 1829 venne nominato un governo ancora più reazionario
presieduto dal principe di Polignac > moto di protesta tra le classi colte.
1830: le nuove elezioni diedero una netta maggioranza alle forze d’opposizione > Carlo X tentò il colpo di forza – a
Parigi sorsero le barricate, combattimenti del 27-28-29 luglio 1830 – Carlo X si rifugiò in Inghilterra.
Corona offerta a Luigi Filippo d’Orléans, sulla base di una costituzione monarchica modificata in senso liberale – “re dei
francesi”. Nuova legge elettorale che ridusse sensibilmente i requisiti di censo per l’esercizio del diritto di voto,
raddoppiando l’elettorato + istituita la Guardia Nazionale.
Belgio > nel 1830 proclamò la propria indipendenza dal Regno dei Paesi Bassi e si diede una Costituzione monarchica
di stampo liberale, re Leopoldo I di Sassonia-Coburgo.
Monarchia orleanista (o monarchia di luglio): i moti popolari furono repressi con severità, la politica estera fu ispirata
dall’intesa con l’Inghilterra, dalla contrapposizione ai regimi assoluti dell’Europa centro-orientale e dalla tendenza
all’espansione coloniale (conquista dell’Algeria, 1830-47).
Ma poi l’orientamento filobritannico entrò in crisi e si verificò un riaccostamento all’Austria del principe di Metternich
> irritazione dei liberali.

3. L’Europa centrale
Prussia di Federico Guglielmo III (1797-1840) > supremazia di fatto sui minori Stati tedeschi, rivale naturale dell’Impero
austriaco per il primato all’interno della Confederazione germanica.
1829-34: Unione doganale (Zollverein) che comprendeva la maggior parte degli Stati tedeschi, con esclusione tuttavia
delle province austriache > la soppressione dei dazi interni diede impulso ai traffici e all’industrializzazione.
1840-61: nuovo re Federico Guglielmo IV. Aspirazioni a una Costituzione liberale, il fermento della pubblica opinione
crebbe negli anni precedenti il 1848.

Impero austriaco > clima repressivo e poliziesco, il cancelliere principe di Metternich per quasi 40 anni fu a capo della
politica estera (e dal 1817 anche interna) della monarchia.
1835: muore l’imperatore Francesco I – sale al trono il suo primogenito Ferdinando, un minorato mentale.
La minaccia più grave per l’assolutismo asburgico non veniva tanto dalla diffusione dei principi liberali tra i sudditi di
lingua tedesca, quanto dalle aspirazioni nazionali delle altre etnie, tra le quali quella italiana; il movimento più forte e
organizzato era quello ungherese.

4. La Russia zarista e la questione d’Oriente


Malcontento tra la nobiltà e i giovani ufficiali dell’esercito. Nel 1825 muore lo zar Alessandro I.
I decabristi (dal mese in cui avvenne l’insurrezione, dicembre) intendevano imporre al nuovo zar Nicola I (1825-55) la
promulgazione di una Costituzione e l’abolizione della servitù della gleba > il moto fu rapidamente e duramente
represso, ma ancora tensione tra l’intellighenzia russa e il governo zarista. Venne schiacciata anche, nel 1831,
l’insurrezione dei polacchi sottoposti al dominio russo > abrogata la Costituzione e lanciata una politica di
“russificazione” del paese.
Declino dell’impero ottomano, crisi cui fu dato il nome di “questione d’Oriente”. Dal 1831, conflitto con l’Egitto (pascià
Mehmet Alì) > preoccupato dalla travolgente avanzata delle forze egiziane, lo zar Nicola I decise di intervenire in
appoggio del governo di Istanbul, da cui ottenne in cambio il libero passaggio delle navi russe per gli stretti che
mettono in comunicazione il mar Nero col Mediterraneo… Alla fine le grandi potenze europee (tranne Francia) si
accordarono per imporre una situazione di compromesso: il pascià ottenne il riconoscimento del proprio titolo
ereditario, ma dovette evacuare la Siria e riconoscersi suddito nominale del sultano (1841).
5. Verso le rivoluzioni del
1848 Boh.

XXVIII. L’Italia dalla Restaurazione al Risorgimento

1. Il Regno Lombardo-Veneto e il Regno di Sardegna


Principio di legittimità rispettato solo parzialmente dal Congresso di Vienna > non furono ristabilite le due antiche
Repubbliche aristocratiche di Venezia e Genova: il territorio della prima fu in parte annesso agli Stati ereditari
asburgici (Istria e Dalmazia) e in parte compreso nel Regno Lombardo-Veneto; la seconda fu aggregata per intero al
Piemonte sabaudo.
Regno Lombardo-Veneto (1815) > viceré arciduca Ranieri, fratello di Francesco I – due governi distinti, uno a Milano e
l’altro a Venezia. Sebbene lenta e macchinosa al confronto con quella napoleonica, l’amministrazione asburgica
appare una delle più scrupolose e moderne nel quadro italiano, capace di significativi progressi in campi come
istruzione, sanità e costruzioni stradali; era tuttavia diffusa la protesta contro un prelievo tributario che andava in
buona parte a beneficio delle casse imperiali, e con il passare degli anni il ceto colto e una frazione della nobiltà
aderirono alle idee liberali e patriottiche veicolate dalle società segrete.
L’Austria rispose con la repressione poliziesca, es. vicenda del “Conciliatore” > fin dalla sua nascita la rivista fu
perseguitata dalla censura e dopo soli 13 mesi (1819) dovette cessare le pubblicazioni.
Regno di Sardegna > più vicino alla realizzazione del programma di un ritorno integrale al passato: ristabilite le
arcaiche Costituzione del 1770, ripristinati i privilegi di aristocrazia e clero, ben accolti i gesuiti…
Crisi del 1821 – abdicazione di Vittorio Emanuele I a favore del fratello Carlo Felice (1821-31) – poi Carlo Alberto
(1831-49) > cauto riformismo (ma sempre orientamento autoritario e repressivo della monarchia). Solo alla vigilia del
1848: Regno di Sardegna alla guida del moto di unificazione nazionale.

2. I Ducati padani e l’Italia centrale


Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla > mite governo di Maria Luigia d’Asburgo Lorena (1815-47); importante codice
civile ancora più avanzato del Codice Napoleone.
Modena e Reggio > regno del duca Francesco IV d’Austria-Este (1814-46), che si adoperò per cancellare ogni traccia
del passato regime.
Toscana > granduca Ferdinando III d’Asburgo-Lorena (1790-1801 e 1814-24), governo saggio e moderato sul modello
del padre Pietro Leopoldo, clima di tolleranza nei confronti delle espressioni culturali. Questi indirizzi furono proseguiti
dal figlio e successore Leopoldo II (1824-59); durante il suo regno Firenze e la Toscana divennero un rifugio per molti
liberali esuli da altre parti d’Italia.
Stato pontificio > papa Pio VII (1800-23) coadiuvato dal segretario di Stato Ercole Consalvi, che nel 1816 riorganizzò
tutta l’amministrazione dello Stato.
Successori: Leone XII – Pio VIII – Gregorio XVI > ebbe la prevalenza il partito degli zelanti, cioè dei cardinali più
intransigenti nell’opposizione a ogni novità.

3. Il Regno delle Due Sicilie


Mantenne un legame di continuità con le istituzioni napoleoniche (Mezzogiorno continentale, la Sicilia non fu mai
occupata dagli eserciti francesi). Nel 1816 l’ex re di Napoli Ferdinando IV divenne “Ferdinando I, re del Regno delle
Due Sicilie”.
Primo ministro Luigi de’ Medici > linea di moderazione consigliata dal Metternich e dal governo inglese; introduzione
dei codici napoleonici, le finanze furono risanate con tagli alle spese per i lavori pubblici e la pubblica istruzione, che
crearono non poco malcontento; venne attuata una politica di conciliazione con la Chiesa.
Moti del 1820-21 > irrigidimento in senso assolutistico e autoritario, anche sotto Francesco I (1825-30) e Ferdinando II
(1830-59).
In Sicilia l’abolizione della feudalità, già avviata nel 1812 e completata dalla legislazione borbonica, modificò solo in
superficie le gerarchie sociali.

4. Le società segrete e i primi moti per la libertà e l’indipendenza


Nuove società segrete, la più nota è la Carboneria > introdotta nel Regno di Napoli dai francesi dopo il 1806, da lì si
diffuse dopo il 1814 nelle altre regioni italiane e anche all’estero. No precisa ideologia, ma negli anni della
Restaurazione l’obiettivo principale era la richiesta di una Costituzione simile a quella spagnola del 1812, più radicale
di quella francese del 1814.
I gruppi carbonari presenti nella guarnigione militare di Nola diedero vita al primo moto insurrezionale nel luglio 1820,
alla testa dei ribelli il generale Guglielmo Pepe – Ferdinando I si impegnò a concedere la Costituzione, le forze ribelli
fecero un trionfale ingresso a Napoli – venne eletto un Parlamento, ma problema del separatismo siciliano.
Nel frattempo congresso delle grandi potenze a Troppau > risoluzione che autorizzava l’intervento armato per
contrastare i movimenti rivoluzionari – altro congresso a Lubiana nel 1821: Ferdinando I dichiarò che la Costituzione
gli era stata estorta e chiese apertamente l’intervento della Santa Alleanza – gli austriaci entrarono a Napoli, dove fu
ristabilito il governo assoluto di Ferdinando I.
Marzo 1821: moto insurrezionale in Piemonte, si chiedeva la Costituzione + muovere guerra all’Austria per cacciarla
dalla penisola – Carlo Alberto (reggenza in assenza di Carlo Felice) giurò la Costituzione di Spagna, ma poi cambio di
atteggiamento – stroncata l’insurrezione con la forza.
La polizia austriaca scoprì a Milano le fila di una cospirazione carbonara – varie condanne a morte, poi commutate nel
carcere duro (es. Pellico e Confalonieri).
I moti si concludevano così con un nulla di fatto.
Ma la rivoluzione francese del luglio 1830 rianimò anche in Italia le speranze in un mutamento dell’assetto politico; le
agitazioni liberali ebbero il loro principale teatro nei Ducati padani e nello Stato pontificio. Modena: Francesco IV
intriga con esponenti liberali, ma poi faccenda di Ciro Menotti (1831) – ma il moto si propaga a Parma e Bologna. Alla
fine tutto fallisce perché i governi provvisori che furono costituiti non operarono in direzione di un’unione delle forze
+ intervento austriaco.

5. Dai moti del 1831 all’insurrezione nazionale del 1848


Necessità di rinnovare profondamente le forme di lotta > Giuseppe Mazzini (1805-72): nel 1827 aderisce alla
Carboneria + intensa attività pubblicistica. Breve prigionia nella fortezza di Savona, esilio a Marsiglia, dove incontra
altri profughi italiani e viene influenzato dalle idee di Buonarroti e dal socialismo utopistico di Saint-Simon > nasce il
progetto di una nuova organizzazione patriottica, “La Giovine Italia”, con obiettivo l’unificazione del paese e la
costituzione di una repubblica democratica – contributo della gioventù, coinvolgimento delle masse popolari,
programma di un “governo sociale” (ma era alquanto generico e non teneva abbastanza conto dei problemi specifici
dei contadini), azione propagandistica svolta alla luce del sole, ricorso alla tattica della guerra per bande contro gli
eserciti oppressori…
Molti adepti non solo nelle classi medie, ma anche tra gli strati popolari delle città. Ma il moto insurrezionale che
avrebbe dovuto esplodere nel 1833 fu sventato (fallirono anche i tentativi dell’anno seguente).
1834: fondata a Berna La Giovine Europa. 1837: a Londra ricostituisce La Giovine Italia, con un programma che faceva
più largo posto alle rivendicazioni a favore dei lavoratori (ma non c’entra con i moti esplosi in Romagna nel 1843 e
1845, né con la spedizione dei fratelli Bandiera in Calabria nel 1844).

Ritorno in auge di programmi liberal-moderati, che sostituivano la politica alla lotta violenta e si prefiggevano di
giungere gradualmente a uno sbocco unitario e liberale con l’eliminazione degli ostacoli al libero commercio e
mediante accordi di tipo confederale e alleanze internazionali. Es. neoguelfismo, alleanza liberalismo-papato
(ecclesiastico torinese Vincenzo Gioberti).
1846: eletto papa Pio IX, che emanò una serie di provvedimenti che lo qualificarono agli occhi dell’opinione pubblica
come “papa liberale” (concessione di una limitata libertà di stampa, istituzione di una guardia civica…). Seguendo il
suo esempio, anche Leopoldo II di Toscana e Carlo Alberto adottarono nel corso del 1847 misure liberali.
Lombardo-Veneto e Regno delle Due Sicilie: governi restii a fare concessioni, aumenta il malcontento. 1846-47: crisi
economica in tutta Italia > anche per questo sarà l’alternativa rivoluzionaria a prevalere nei primi mesi del 1848.

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