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- Introduzione
Occuparsi di matrimonio significa studiare le norme che lo regolano, elaborate da una pluralità di
istituzioni religiose e secolari, le modalità attraverso le quali queste sono state vissute e osservare
il comportamento di una pluralità di attori in gioco. Significa inoltre occuparsi dei beni materiali, in
quanto il matrimonio presuppone lo sforzo da parte dello sposo di mantenere la propria famiglia e
porta con sé il desiderio delle famiglie coinvolte di mantenere il proprio status sociale o avanzarlo.
Per evitare la dispersione del patrimonio le famiglie facevano in genere sposare un maschio e una
femmina, destinando gli altri o alla carriera clericale o alla carriera militare. Occuparsi di
matrimonio comporta infine constatare che la stabilità che nel senso comune denota la famiglia
tradizionale assume forme molto diverse da quelle che siamo abituati ad attribuirle.
- Matrimoni “tradizionali”
Nell’Europa cristiana del tardo medioevo e della prima età moderna possiamo vedere come le
pratiche di matrimonio presentassero similitudini e divergenza in base al luogo dove si svolgevano.
Ad esempio, nella Firenze del Quattrocento il matrimonio si costruiva lungo un arco di tempo che
poteva durare anni e attraverso il coinvolgimento di un’ampia rete di persone. Fondamentale era
l’intervento della sensale, un mediatore che dietro pagamento sondava il mercato matrimoniale e
individuava le ragazze interessate prendendo i contatti con le rispettive famiglie. In gioco vi era lo
scambio di beni di cui erano tramite le potenziali spose (la dote di lei e la controdote dello sposo).
Esse entravano in scena dopo che gli esponenti maschili delle famiglie avevano raggiunto un
accordo, ratificandolo con una stretta di mano o mettendolo per iscritto davanti al notaio. A quel
punto la sposa in fieri riceveva dallo sposo in fieri un guardaroba e i gioielli appartenenti alle donne
della famiglia. Alla cosiddetta vestizione seguiva l’inanellamento, quando lui poneva l’anello
nuziale al dito di lei. Fino a questo punto tutto veniva al cospetto dei familiari fra pareti domestiche
mentre l’ufficializzazione giungeva solo con il corteo nuziale. Dopo il banchetto la sposa era
condotta nella casa dello sposo dove rimaneva per una settimana prima di tornare dal padre per
qualche giorno, simboleggiando il non dimenticarsi delle origini. A vita coniugale iniziava solo dopo
la “ritornata”.
Nella percezione comune il gesto (toccarsi le mani, l’inanellamento e il bacio) aveva grandissima
importanza mentre per il diritto canonico più importante erano le parole che gli sposi
pronunciavano. In conclusione, sia a Firenze che nel resto d’Europa, il matrimonio era frutto di un
accordo tra famiglie.
Anche il matrimonio contadino si svolgeva in più fasi, benché meno rigidamente codificate. Più
soggetti erano coinvolti in affari matrimoniali che implicavano spostamenti di beni, anche se in
misura minore. A mettere per iscritto gli accordi era il prete che svolgeva un ruolo da notaio. La
sposa portava con sé una dote e poteva ricevere doni la cui accettazione corrispondeva a un sì. Al
contrario delle fanciulle aristocratiche o borghesi, quelle contadine avevano maggiori occasioni di
incontro con i loro futuri sposi (messa domenicale, feste paesane, lavoro). L’inanellamento era
cruciale per consolidare un legame ma erano accettati altri gesti come la rottura del bicchiere da
cui entrambi avevano bevuto o il bacio. Come già detto, le tappe che conducevano al matrimonio
potevano durare anni a causa di molteplici motivi, ad esempio l’opposizione di una delle famiglie,
la guerra o la morte di un padre (il testimone a quel punto passava al fratello).
Nelle zone nordorientali della penisola il tocco delle mani era molto importante; dopo il tocco i
due sposi si riunivano con i parenti dai quali ricevevano la benedizione e venivano riconosciuti
come marito e moglie. A questo seguiva un banchetto, che solennizzava le avvenute nozze. La
benedizione del sacerdote o il matrimonio in Chiesa non era una condizione necessaria, bastava
infatti essere in qualsiasi luogo pubblico e avere delle immagini sacre, al limite dei Vangeli.
A Roma il bacio scambiato tra padre della sposa e sposo ratificava il patto che sarebbe poi stato
solennizzato davanti a un notaio. Questo momento era la conferma di una promessa poi
ufficializzata dal matrimonio vero e proprio.
In Spagna la formulazione della legge matrimoniale era stata sancita dalla Corona (mentre in Italia
questa cambiava da signoria a signoria). Requisito fondamentale per validare il matrimonio era la
pronuncia della volontà con parole de presenti (io ti prendo.). Per la legge matrimoniale la volontà
espressa dalla singola era l’aspetto più importante e la giurisdizione del matrimonio era affidata a
tribunali ecclesiastici che preferivano mettere la volontà del singolo al primo posto per poter
influenzare le giovani generazioni attraverso la loro tutela (per i maschi l’età minima era 14 anni
mentre per le donne 12).
Spesso accadeva però che le parole de presenti fossero pronunciate dal singolo nei confronti di più
persone, al fine di sedurre più ragazze ad esempio. A volte i figli nascevano da unioni diverse e in
questi casi l’ultima parola spettava ai giudici, che spesso pretendevano seguendo il diritto canonico
che il seduttore sposasse la sedotta. Questo accadeva solitamente dopo i processi per seduzione e
stupro non violento (termine che indicava l’unione sessuale con una donna nubile). Prioritario era
il mantenimento di un ordine sociale basato sulla collocazione della donna, sotto tutela di un
soggetto maschile.
Attorno alla femmina si giocava la strategia politiche e gli interessi economici delle famiglie. Al
padre era concesso addirittura uccidere la figlia se trovata in compagnia dell’amante al fine di
preservare l’onore della famiglia stessa.
Spostandoci nei territori del Sacro Romano Impero troviamo pratiche come quella del dono del
mattino dopo, ovvero quando lo sposo fa un dono alla sposa dopo la prima notte di nozze. Anche
qui la legislazione del matrimonio e le varie pratiche potevano variare. Più riconosciuto era il
corteo che mostrava a tutta la comunità l’avvenuta unione. Generalmente però la donna aveva un
ruolo passivo, soprattutto nel momento dell’accordo tra famiglie che non necessitava per forza
della sua approvazione. La ricaduta di questo schema è che la donna non poteva avere
rappresentanza o eredi o avere un ruolo in qualsiasi attività che imponesse alla sua persona di
allungarsi. La Chiesa giustificava la minorità della donna con la sua presunta discendenza da Eva e
spettava quindi all’uomo correggerla, anche con la violenza.
- Riforme
Nell'Europa dell'età moderna l'inasprimento della condanna dei comportamenti sessuali
considerati non conformi ha avuto una matrice religiosa, intrecciata con istanze di natura politica e
identitaria. Esemplare il caso della Spagna, dove all'inizio del XVI secolo la repressione della
sodomia ha conosciuto una sistematica senza precedenti. Questa tendenza si è consolidata dopo la
promulgazione nei domìni dell'impero della Constitutio Criminalis Carolina, nel 1532.
Gli studi storici sul matrimonio hanno individuato negli anni tra 1517 (inizio Riforma Protestante) e
1563 (fine concilio di Trento) lo spartiacque tra un lungo periodo di instabilità è l'inizio di un nuovo
ordine, che in Europa e nel mondo raggiunto dal cristianesimo conferisce al matrimonio una forma
più vicina a quella che oggi ci è familiare. È stato prima nelle terre Nord europee soggetta la
riforma che il matrimonio ha subito una riorganizzazione mano a mano che città estate aderivano
alla nuova religione. Nel mondo cattolico le decisioni del Concilio di Trento furono diramate
universalmente, venendo Tuttavia recepite e seconda dei contesti.
Per Lutero il matrimonio non è un Sacramento ma un affare terreno, e deve essere quindi
amministrato dalle autorità secolari. Questo non toglie il matrimonio una dimensione sacrale, anzi:
deve permearne ogni aspetto. Ma da esso le istituzioni religiose devono essere escluse. Inoltre il
matrimonio deve essere per tutti, anche per il clero, perché tutti gli esseri umani sono deboli e
soggetti al disordine, che è eredità del peccato di Adamo ed Eva.
Per la dottrina Cattolica, e come era stato ribadito nel Concilio di Trento, il celibato, cui è tenuto il
clero, è superiore. Il desiderio è infatti un'eredità del peccato di Adamo ed Eva, ma non è di per sé
un peccato. Saperlo controllare può diventare uno strumento di conquista della Grazia. A monte di
questo c'è il principio che la salvezza può essere guadagnata con le buone opere e mediante la
mediazione della chiesa, fondamentale; questo fa capire perché la presenza del sacerdote per
celebrare i matrimoni fosse assolutamente necessaria e perché questo aspetto sia stato ribadito
proprio a Trento. Il mancato rispetto delle procedure, stabilite dalla Chiesa, rende l'unione non
valida.
Ma come furono di fatto applicate e ricevute l'enorme? In Europa il principio della centralità del
consenso degli sposi fu di non facile applicazione per le molte funzioni economiche sociali che si
attribuivano al matrimonio da secoli, tant'è che in Francia determinò il rifiuto in toto dei decreti del
Concilio di Trento in materia. I matrimoni "clandestini" conobbero una diminuzione, almeno fino al
XVIII secolo. Nei confronti delle donne furono messi in atto provvedimenti che miravano a
proteggerle dalle famiglie che le forzavano al matrimonio, ad esempio mediante la reclusione
temporanea in convento finché non fosse stata chiara la loro volontà a riguardo. Nei decenni
successivi al concilio di Trento la cultura giuridica della sessualità è ancora più forte e vengono
distribuiti con una diffusione senza precedenti manuale a uso di confessori e Giuristi con delle
sezioni dedicate al sacramento del matrimonio e ai peccati carnali.