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E POSSESSIONE DIABOLICA
54
ESORCISMO CRISTIANO
E POSSESSIONE DIABOLICA
TRA II E III SECOLO
Andrea NICOLOTTI
BREPOLS
2011
INSTRVMENTA PATRISTICA ET MEDIAEVALIA
PROLOGO E RINGRAZIAMENTI. 15
PREMESSA 17
l. Oggetto, periodizzazione e disposizione del materiale 17
2. Edizioni, traduzioni e note . 20
CONCLUSIONE 627
BIBLIOGRAFIA 683
Historie vom Exorcismo, a cui oggi va aggiunto B. NISCHAN, The Exorcism Con-
troversy.
3 Una Dissertation sur les obsessions et /es possessions du démon fu edita nel
1720 da uno dei più famosi biblisti del secolo, Augustin Calmet (Nouvelles dis-
sertations, pp. 273-300). In buona sostanza, egli ritiene che purgare la religione
dalle vane superstizioni "è senza dubbio rendere un servizio utile alla Chiesa,
ma negare veri miracoli e distruggere la credenza degli avvenimenti riportati
dagli autori canonici, o sviarli in un senso diverso od inaudito, è scandalizzare
i deboli" (p. 292).
4 Prospero Lambertini, nel 1740 diventato papa col nome di Benedetto XIV,
nel suo famoso trattato sulla beatificazione e canonizzazione dedica una sezione
alla cacciata dei demoni dai corpi posseduti. Egli raccoglie una serie di testimo-
nianze patristiche e teologiche, e confuta l'argomentazione di numerosi scrittori
che negano la realtà o l'efficacia del rito (BENEDICTUS PP. XIV, De Servorum Dei
bealificatione, liber IV, pars I, cap. XXIX, n° 5).
5 A. J. BINTERIM, Ober di e Besessenen.
anni si metteva mano alla riforma dei testi liturgici latini, dai quali
si cercò di sfrondare l'eccesso di una demonologia in certi casi molto
sviluppata, in quanto non ritenuta consona con la sobrietà della
tradizione biblica. In particolare, la riforma del rituale dell'inizia-
zione cristiana pose i liturgisti davanti alla necessità di decidere in
merito alla conservazione e traduzione in lingua volgare degli esor-
cismi battesimali: il risultato rese evidente la volontà di eliminare,
sfumare e ammorbidire i molti riferimenti al diavolo, rinunciando
completamente alla forza drammatica e realistica degli antichi esor-
cismi imperativi 13 • Purtroppo questa situazione, che potrebbe sem-
brare di esclusiva competenza teologica ed intraecclesiale, ha avuto
forti ripercussioni anche in ambito scientifico. Il xx secolo ha visto
l'affermarsi della storia della liturgia come una disciplina autonoma
dal preciso statuto scientifico, e a molti liturgisti si deve ascrivere il
merito di aver contribuito fortemente al progresso della conoscenza
storica dei riti cristiani. La diffidenza e renitenza ad occuparsi del
tema demonologico, però, ha impedito un reale avanzamento dello
studio in questo campo. Fu probabilmente il clima dell'imminente
riforma liturgica a spingere Elmar Bartsch a licenziare nel 1967 un
volume che si occupa degli Scongiuri sulle cose della liturgia romana
(esorcismi sull'acqua, sul sale, sull'olio, sulla cenere, su differenti
piante, su pane e vino, incenso, campane, etc.) quasi sessant'anni
dopo il pionieristico lavoro di Dolger 14 ; ma al di là di questo, i trat-
tati di storia della liturgia tralasciano la trattazione dell'esorcismo
o se ne occupano in maniera parziale, sfuggente e del tutto insuffi-
ciente. L'unica presentazione aggiornata della storia dell'esorcismo,
anche se per forza di cose molto sintetica, era stata preparata in
quegli anni da Klaus Thraede per la voce Exorzismus del Realle-
xikon fiir Antike und Christentum, impresa editoriale alla quale lo
stesso Franz Dolger aveva partecipato.
Se gli anni '70 riaprirono con violenza il dibattito all'interno
della Chiesa sulla fede nell'esistenza personale di Satana e sulla
legittimità degli esorcismi destinati a scacciarlo, in contemporanea
il fenomeno dell'esorcismo venne prepotentemente riportato all'at-
tenzione di un pubblico molto più ampio. Risale infatti al 1971 la
13 Il nuovo Ordo baplismi parvulorum di rito romano è del 1969, e l'Ordo ini-
liationis chrislianae adultorum del 1972. Sul tema, vedi B. FISCHER, Baptismal
Exorcism.
14 E. BARTSCH, Die Sachbeschwiirungen der riimischen Liturgie.
BREVE STA TUS QUAEST/ONJS 27
ID., Satana; ID., Il diavolo nel medioevo; ID., Il diavolo nel mondo moderno; lo.,
Il principe delle tenebre.
19 B. TEYSSÈDRE, Il diavolo e l'inferno; ID., Nascita del diavolo.
20 Anges et démons, ed. J. RIEs; L'autunno del diavolo, edd. E. CoRSINJ et alii.
consultazione si dia per scontato che il lettore conosca già il senso preciso del
termine: invano si cercherà una definizione di esorcismo nel Dictionnaire d'Ar-
chéologie Chrétienne et de Liturgie o nel Dictionnaire de Spiritualité, Ascétique el
Mystique i quali, peraltro, gli dedicano una voce.
6 L. DELLA ToRRE, Esorcismo, col. 1238: "Nel linguaggio etnologico e storico-
religioso, esorcismo indica una forma di rito difensivo (apotropaico) e purifica-
torio, di carattere decisamente magico, a mezzo del quale si eliminano dalle
persone e dalle cose le situazioni negative che ostacolano e inficiano la pienezza
vitale di essere"; L. SIMEONE, Esorcismo, col. 596: "Rito lustratorio per il quale,
servendosi di formole, gesti ed oggetti, e dell'invocazione di un essere fornito di
potere soprannaturale, si allontanano i cattivi influssi spiritici"; M. Orr, Exor-
zismus, col. 1125: "L'esorcismo [... ] è l'espulsione o allontanamento rituale di
forze o spiriti malvagi da persone, esseri viventi od oggetti".
UN PERCORSO INTERPRETATIVO 33
namento rituale di un demone che provoca una infermità in una persona da lui
posseduta, nel quale sta in primo piano l'impiego di riti verbali"; P. HABER-
MEHL, Exorzismus, p. 401: "L'espulsione di uno o più spiriti maligni (demoni,
diavolo) da un uomo posseduto, ottenuta a mezzo di un preciso rituale".
8 Un'operazione simile, ma con oggetto differente, l'ha già compiuta
toghese exorcismo.
10 Cfr. P. CHANTRAINE, Diclionnaire étymologique de la langue grecque, vol. 3,
pp. 820-821.
11 HoMERUS, Ilias, XV, 36-40: "Il ciel, la terra attesto (diessi a gridare) e il
sotterraneo Stige, che degli Eterni è il più tremendo giuro (ISpx.oç 8e:Lv6Toc'!"oç),
ed il sacro tuo capo, e l'illibato d'ogni spergiuro maritai mio letto". Traduzione
di Vincenzo Monti.
12 HoMERUS, Ilias, l, 233-334: "Ma ben t'annunzio, ed altamente il
giuro (t7tL fl.ÉyiXv ISpx.ov) per questo scettro". Cfr. anche Il, 755; VII, 411;
X, 321; XXIII, 581. Un altro esempio in ARCHILocus, Fragmenta, 173:
a·
ISpx.ov èvoacpta6"f)ç fl.Éyocv l &Àocç Te: KIXL 't"p&ne:~IXV.
34 CAPITOLO 2
e penosi; nel quinto giorno infatti si dice che le Erinni assistevano alla nascita
di Orcos, che Eris generò a rovina degli spergiuri". Traduzione di Lodovico
Magugliani.
15 Ad esempio, PtNDARUs, Olympia, VI, 19-21: "Di ciò non da rissoso né in
cerca di sfide vane, anzi giurando il giuramento grande (!J.Éy<Xv i5pxov) gli dò
chiara testimonianza". Traduzione di Luigi Lehnus.
16 Per un'ottima raccolta di testimonianze, J. SCHNEIDER, "Opxoç.
17 AEscHtNEs, De falsa legatione, 153, 3-4: ~yEr't'<X~ 8' i5't'<X\I n t.j1Eu8l)'t'<X~ -rwv
Mywv i5pxoç K<X't'~ 't'W\1 ocv<X~crx.u\l't'wv òcp6<XÀ!J.WV. HoMERUS, Odyssea, X, 299: ocÀÀ~
xÉÀEcr6<Xl fJ.~\1 fJ.<XXIipwv !J.Éy<Xv i5pxov Ò!J.6crcr<X~.
ts THUCYDIDES, H isloriae, IV, 86, 1: <XÒ-r6ç 't'E oòx È1tl x<Xxij), È7t' ÈÀe:u6Epw-
O'E~ 8i: 't'W\1 'EÀÀ~vwv 7t<XpEÀ~Àu6<X, i5pxo~c; TE A<XxE8<X~fJ.OV[wv XIX't'<XÀ<X~W\1 -r~
't'ÉÀlJ 't'ore; !J.e:ylcr't'mç.
19 ARISTOPHANES, Lysistrata, 187: 't'[v' i5pxov opKWO"E~c; 7to6' ~!J.iiç; THUCYDI-
DES, Historiae, VIII, 75, 2: i.'Jpxwcr<Xv 7tli\l't'<Xç 't'oÙc; cr-rp<X't'~W't'<Xç -roùç fJ.Eylcr't'ouç
i5pxouç (vincolare i soldati ai più sacri giuramenti); PLUTARCHUS, Gaiba, X, 3:
cl>&~~oç OòOCÀlJc; &pxwv [...] i.'lpxwcrE 7tpw-roç dc; r&À~<Xv.
20 0RIGENES, Contra Celsum, V, 45.
21 Usati assieme in DEMOSTHENES, De falsa legalione, 278, 7-9: oò 't'Ò fJ.È\1 t.jl~<p~
O"fJ.<X ''t'oÙç &pXO\I't'<Xç OpXOU\1 't'OÙc; Èv 't'<Xrç 7t6ÀEO'~\I·, O~'t'O~ 8', oìJc; cl>[Àm7toc;
<XÒ-rorc; 7tpocrÉ7tE!J.t.jiE, 't'OU't'ouc; i.'lpx~cr<Xv;
22 Ad esempio, 2 Cr. 36, 13: &i.'Jpx~crEv <XÒ-rÒv x<X-r~ 't'ou 0Eou.
23 HERMAS, Paslor, 87, 5 (Sim. 9, 10): ~p/;li[J.l)\1 <XÒ't'Ò\1 opx[~E~\1 XIX'!'~ -rou
Kup[ou.
UN PERCORSO INTERPRETATIVO 35
pov xo~~crE~v.
32 Tob 8, 20; ATHENAEUS NAUCRATITA, Deipnosophislae, VI, t08, 22.
33 Nei papiri e in Scholia in Lucianum, 19, 23, 4: Èvopxw crE xoc-r!X -roG 7toc-
fra tutti, il più idoneo, gli fanno giurare (È~opxl~ou<rt'l) che obbedirà ed ese-
guirà al possibile quanto ordinato dai comandanti" (Hisloriae, VI, 21, 1-3).
Cfr. DIODORUS Stcuws, Bibliolheca historica, I, 21, 6: È~opxl<rcxL 7t<i'l't"cxc; fL7)8EVl
87)ÀW<1EL\I -rij'l 8o67)<rO(J.É'I7)\I cxù-roi:'c; 7tl<r·m; anche II, 49, 3. Abramo fa pro-
nunciare questo giuramento al suo ministro: "Ti farò giurare (È~opxtw) per il
Signore Dio del cielo e Dio della terra, affinché tu non prenda una moglie per
il mio figlio Isacco dalle figlie dei Cananei" (Gen 24, 3).
40 Mt 26, 63: È~opx[~w <1E XCXT<Ì 't"OU 0eou 't"OU ~<7)\ITOc; r\lcx ~(J.t\1 errrnc; d <rÙ
o o
d Xpt<r-rÒc; ulòc; -rou 0eou.
41 Papyri graecae magicae, III, 119-120: È~opxl~w <rE xcx-r<Ì -r~c; É~pcxtx~c;
[cp]w\l~c; xcxt xcx-r<Ì -r[~]c; 'A"<iyx7)c; TW\1 'A\Icxyxcxlw[\1] Mcx<1XEÀÀL.
42 IUSTINUS, Dialogus cum Tryphone /udaeo, 30, 3; 76, 6; 85, 2-3; THEOPHILUS
ANTIOCHENUS, Ad Aulolycum, Il, 8; CLEMENS ALEXANDRINUS, Excerpla ex Theo-
doto, 82 (Teodoto); Traditio apostolica, 20-21.
43 PoLYBtus, Historiae, VI, 21, 6: ol 8' È" Tjj 'Pwfln X.LÀlcxpxot fLET<Ì -rò"
èi;opxL<r(J.Ò\1.
44 IRENAEUS LUGDUNENSIS, Adversus haereses, l, 23, 4.
ÀCXÀW\1 ò~6<rTO(J.Oc; È~opxt<r-ri}c; È~É~cxÀ', oùx ISpxw\1, iXÀÀ<Ì x67tpw'1 81)\/<i(J.Et; PTo-
LEMAEUS, CLAUDIUS, Telrabiblos, 4, 4, 11; 0RIGENES, Homiliae in /esu nave, 24, l;
CYPRIANUS CARTHAGINENSIS, Epistulae, 75, 10; EUSEBIUS CAESARIENSIS, Historia
ecclesiastica, VI, 43, 11 (Cornelio).
UN PERCORSO INTERPRETATIVO 37
46 At 19, 13: È7te:x.e:lplJaOtv ili ·nve:c; xOtt -rwv 7ttpte:px.o~J.Évwv 'IouiìOt[wv èé;opxt-
a-rwv òvo!l~~e:tv è1tt -roùc; ~x.ov-rOtc; -rdt me:u!J.Ot-rOt -rdt 7tOVlJpÒt -rò llvo!J.Ot -rou Kup[ou
a
'I lJ<10U Myov-re:ç, 'Opx[~w Ù!J.éi<; -ròv 'I lJGOUV v IlOtUÀoç XlJpUaae:t.
47 IUSTINUS, Apologia II, 6, 6.
63 C. PASCAL, Dèi e diavoli, p. 71. La prima parte del volume di Carlo Pasca!
78 Mc 9, 38-41: "Giovanni gli disse: "Maestro, abbiamo visto uno che scac-
ciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei
nostri". Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c'é nessuno che faccia
un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è
contro di noi è per noi"; Le 9, 49-50: "Giovanni prese la parola dicendo: "Mae-
stro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo
impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci". Ma Gesù gli rispose: "Non
glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi".
79 At 19, 13-16: "Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare
anch'essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo:
"Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica". Facevano questo sette figli di
un certo Scevà, un sommo sacerdote giudeo. Ma lo spirito cattivo rispose loro:
"Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?". E l'uomo che aveva lo spi-
rito cattivo, slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che essi
fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite".
46 CAPITOLO 2
93 IRENAEUS LUGDUNENSIS, Adversus haereses, Il, 32, 3; Il, 31, 2; Il, 32, 5;
Il, 31, 2; IV, 26, 5.
94 0RIGENES, Contra Celsum, l, 68; VII, 4.
christlichen Oberlieferung.
108 Analizza il tema F. BovoN, Miracle, magie et guérison dans /es Actes.
56 CAPITOLO 2
6. Gnosticismo ed esorcismo
Il pensiero gnostico, con il suo pessimismo radicale espresso nei
riguardi del mondo materiale, governato da un demiurgo dalle
110 Acta Andreae: Vita Andreae Gregorii Turonensis, 6; 2; 17; 27; Acta Tho-
mae, 59.
111 Cfr. R. SooER, Die apokryphen Apostelgeschichten, pp. 160-162.
definitiva sconfitta che avverrà nel giorno del giudizio. Anche ogni
conflitto apparentemente insostenibile può diventare un'occasione
per spianare la strada alla futura vittoria della giustizia, dove
anche il martirio andrà interpretato come una gloriosa tappa lungo
la strada del trionfo.
Giustino presenta l'attività degli esorcisti cristiani non solo come
adempimento della promessa di "calpestare serpenti e scorpioni" 117 ,
ma anche in costante correlazione al tema cristologico. L'autore
insiste sul tema della potenza di Cristo nello schiacciare i demoni:
il Figlio di Dio, Logos coesistente con il Padre e Signore delle
potenze, si è infatti incarnato precisamente per la salvezza degli
uomini e la sconfitta dei demoni, corresponsabili dell'umana mal-
vagità118. Per Ireneo ciò è prova non solo della divina figliolanza
di Gesù, ma anche della realizzazione in lui delle profezie bibli-
che; nella Chiesa da lui istituita, inoltre, continua ad operare la
grazia, che si distribuisce tra i credenti sotto forma di :x.ocp(o-fL!XTIX,
tra i quali vi è il dono (8wpd.) della liberazione degli indemo-
niatP19. Quello dell'operatività dei carismi all'interno della Chiesa
è un tema così caro all'eresiologo da indurlo a scagliarsi con vigore
contro coloro che, anche in funzione antimontanista, rigettavano il
carisma profetico (gli alogi, ad esempio); Ireneo preferisce spendere
maggiori energie contro i negatori dell'attività dello Spirito nella
Chiesa, piuttosto che contro coloro che esercitavano tali carismi,
seppur in conflitto con la gerarchia ecclesiastica, come nel caso dei
montanisti.
La sconfitta di Satana, realizzata per mezzo dell'azione reden-
trice del Cristo (in quella che Giustino chiama obwvofL(!X della sua
missione terrena, insistendo sulla teologia della croce come vit-
toria sulle potenze malvagie 120) appartiene alla categoria del già
e del non ancora, poiché è già in atto al momento presente ma
avrà la sua suprema realizzazione solamente alla fine dei tempi.
La lotta dei cristiani contro le forze del male è resa possibile in
quanto Dio, nei misteriosi disegni della sua provvidenza, ha per-
117 lusTINUS, Dialogus cum Tryphone Iudaeo, 76, 6; cfr. Le 10, 17-19 e Sal
91 (90), 13.
118 IUSTINUS, Apologia I l, 6, 5; Io., Dialogus cum Tryphone Iudaeo, 76, 6;
30, 3; 85, 1-2.
ll9 IRENAEUS LUGDUNENSIS, Adversus haereses, Il, 32, 4.
120 luSTINUS, Dialogus cum Tryphone Iudaeo, 30, 3.
UN PERCORSO INTERPRETATIVO 61
sum, V, 45; VII, 4; VII, 67; VIII, 43; Io., Commenlarii in evangelium Mallhaei,
xv, 6.
168 CLEMENS ALEXANDRINUS, Prolreplicus, l, 5, 4; IUSTINUS, Apologia ] ], 6, 6.
169 0RIGENES, Contra Celsum, l, 6; Io., Commenlarii in evangelium Mallhaei,
XIII, 7.
170 TERTULLIANUS, De idololalria, Il, 7; CYPRIANUS CARTHAGINENSIS, De Eccle-
siae catholicae unitate, 15; Io., Epistulae, 69, 16.
171 Acta Andreae: Vita Andreae Gregorii Turonensis, 14.17.17; CYPRIANUS
8, 3. lo., Ad Scapulam, 2, 9.
174 TERTULLIANUS, Apologeticum, 31, 3; lo., De testimonio animae, 3, l; MINU-
8.11.15; Acta Thomae, 75; TERTULLIANUS, Apologeticum, 23, 16; CYPRIANUS CAR-
THAGINENSIS, Epislulae, 69, 15, 2; ID., Quod idola dii non sini, 7.
180 TATIANUS, Oratio ad Graecos, 18, 2-3.
10. Il formulario
Diversamente dal linguaggio comune, il linguaggio rituale si
serve di un formulario che ha la tendenza a canonizzarsi ed ubbi-
disce a leggi particolari. Il suo scopo, piuttosto che quello di vei-
colare informazioni, è quello di portare a compimento il fine pro-
prio dell'operazione rituale; a ciò si accompagna una reazione
degli ascoltatori, i quali di norma sono consapevoli di ciò che sta
accadendo e di quanto deve avvenire per mezzo del rituale mede-
simo182. In altre parole, il linguaggio rituale crea il contesto e la
situazione che gli ascoltatori sperimentano collettivamente: "In
generale - secondo Wade Wheelock - le espressioni rituali servono
a produrre una particolare situazione, e allo stesso tempo espri-
mono il riconoscimento della sua realtà. Testo e contesto divengono
simultaneamente manifesti" 183 . Le parole del rito, dunque, creano
la realtà ed allo stesso tempo la descrivono; questa realtà avrà poi
la tendenza a realizzarsi come una riproposizione di scenari simili
nelle diverse occasioni. Come il linguaggio rituale è propenso alla
canonizzazione, così anche il contesto che lo circonda è incline alla
fissazione.
Si tenga però presente che in un'epoca così arcaica si godeva
ancora di una larga libertà di improvvisazione rituale; solamente
gli atti liturgici maggiori e più frequentemente ripetuti, come l'am-
ministrazione del battesimo e l'eucaristia, erano ormai incamminati
sulla via di una stabilizzazione formulare. Tra le fonti esaminate in
questo studio, unicamente Celso ed Origene mostrano di conoscere
compilazioni scritte contenenti formule di esorcismo. Secondo il
primo alcuni 7tpea~u·n:pm posseggono formule scritte su libri 184 ; di
formulari usati dai cristiani parla Origene, secondo il quale certi
"libri dal contenuto inappropriato" provenienti da Salomone ser-
vono a "scongiurare i dèmoni con alcuni testi che provengono
addirittura dagli ebrei" 185 . Sarebbe possibile tentare di ricostruire il
contenuto di qualche formula esorcistica in uso presso i cristiani
182 Su questo si veda ancora il classico J. L. AusT1N, Come fare cose con le
parole. Sull'esorcismo, E. A. LEEPER, Exorcism in Early Christianity, pp. 145-
148.
183 W. T. WHEELOCK, The Problem of Rilual Language, p. 58.
184 ORIGENES, Contra Celsum, VI, 40.
185 ORIGENES, Commentariorum series in evangelium Matthaei, 110.
UN PERCORSO INTERPRETATIVO 69
delle regioni di origine degli Atti apocrifi, nei quali sono riportati
lunghi discorsi tra esorcista e indemoniato, prolissi scongiuri, epiclesi
ed imposizioni verbali. Tuttavia, come già detto, molto materiale
è evidentemente di derivazione evangelica, ed il carattere di quegli
scritti non mi pare possa permetterei di trarre conclusioni sicure.
È possibile comunque radunare certe ricorrenze che indicano la
presenza di alcuni elementi universalmente condivisi. Innanzitutto,
la formula esorcistica prevedeva l'invocazione (È:1tLXÀ'Y)crLç - invoca-
fio) del nome di Gesù Cristo (Giustino, Ireneo, Atti, Origene, Ter-
tulliano, Cipriano) 186 o del nome di Dio (Teofilo, Alli di Andrea,
Origene, Minucio Felice) 187 . L'esorcismo cristiano, come quello giu-
daico, era quindi effettuato in nome di qualcuno. Già in Israele si
attribuiva un gran valore al nome, alla potenza rinchiusa in esso 188:
il fatto di imporre il nome a qualcuno stabiliva un rapporto di
dominio su chi lo riceveva, ed il nome stesso non solo designava
la persona, ma ne fissava anche l'identità. La conoscenza del nome
divino ha quindi un'importanza capitale per i rapporti dell'uomo
con la divinità: per poterla onorare ed assicurarsene l'aiuto, l'uomo
deve conoscerne il nome. Esso è al contempo una cosa arcana, indi-
cibile, sacra: per questo motivo in Israele nella lettura sinagogale
delle Scritture il nome di Dio ;-r,;-r, ( YHW H) veniva sostituito da
'Trl$ ('adhOnay) cioè Signore. Gli esorcisti cristiani non potevano non
conoscere quei passi del Nuovo Testamento da cui risulta l'impor-
tanza dell'5vo{LIX XpLcr-rou, in un caso persino usato in senso asso-
luto al posto di "Gesù" 189 . I Corinzi sono stati "lavati, santificati,
giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del
nostro Dio" (l Cor 6, 11); mediante il suo nome i credenti ricevono
il perdono dei peccati (At 10, 43; l Gv 2, 12). Quelli che credono
nel suo nome di Figlio di Dio hanno vita È:v -rcf> òv6fLOCTL ocù-roù,
sono cioè posti nel suo raggio d'azione, ed evitano così il giudizio
(Gv 20, 31; 3, 18). Dopo la guarigione dello storpio, Pietro rias-
sume con queste parole tutto il contenuto della predicazione della
salvezza: "In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome
dato agli uomini sotto il cielo nel quale noi abbiamo ad essere sal-
vati" (At 4, 12). Anche il battesimo è amministrato dç -rò 6vofLOC
n n
-roù oc-rpòç x.oct -roù ltoù x.oct -roù ocytou VE:OfLOC't"Oç, e la Chiesa
rivolge le sue suppliche invocando il nome, perché "chiunque invo-
cherà il nome del Signore sarà salvato" (Rom 10, 13); in un passo
di Ireneo è proprio questo inciso dell'Epistola ai Romani a fungere
da introduzione al tema della liberazione dell'uomo da ogni sot-
tomissione al potere dei demoni 190 . Sfruttando il legame intercor-
rente tra i fedeli e Gesù, i cristiani si sentono in diritto di agire
nel suo nome non solo perché da lui incaricati, ma servendosi pro-
priamente della sua potenza. Alla luce di questo i discepoli ave-
vano esclamato: "Signore, nel tuo nome ci sono sottoposti anche i
demoni" (Le 10, 17). Potenza e nome erano d'altra parte concetti
paralleli: "Con quale potenza o con quale nome avete fatto ciò?"
(At 4, 7), domandano i membri del Sinedrio, sospettando che die-
tro l'attività degli Apostoli operi qualche potenza oscura. Paolo,
primo testimone di questa tradizione tramandatasi dopo la morte
di Gesù, scaccia uno spirito indovino in nome di Gesù Cristo: "Ti
ordino in nome di Gesù Cristo di uscire da lui" (At 16, 18). È ovvio
che gli esorcisti cristiani di n e m secolo abbiano conservato come
principale mezzo esorcistico verbale contro gli indemoniati la men-
zione del nome di Gesù Cristo, o del nome di Dio in generale.
Per quanto riguarda gli esorcisti ebrei Giustino, seguito da Ire-
neo191, afferma che essi sono in grado di vincere i demoni "nel
nome del Dio di Abramo, di lsacco e di Giacobbe" esattamente
come fanno i cristiani nel nome di Gesù: questa usanza è testimo-
niata anche da Origene 192 . Ma se i medesimi esorcisti tentassero di
pronunciare i loro scongiuri in nome di qualche re, giusto o profeta
dell'Antico Testamento, non otterrebbero il loro scopo, a dimostrare
la superiorità del Cristo e la sua pari dignità con il Dio dell'antica
Thomae, 73, 74, 77; più tardi, Papyri graecae magicae, IV, 1243; IV, 3014;
V, 157. Secondo B. KoLLMANN, Jesus und die Christen, p. 202, l'espressione
manca nell'esorcismo pagano.
UN PERCORSO INTERPRETATIVO 75
212 lRENAEUS LuGDUNENSIS, Adversus haereses, Il, 32, 5; 0RIGENES, Contra Cel-
sum, VII, 67; In., Homiliae in Jesu nave, 24, 1; In., Commentarii in evangelium
Matthaei, XIII, 7; TERTULLIANUS, De oratione, 29, 2; MrNucrus, FELIX, Octavius,
27, 5; CYPRIANUS CARTHAGINENSIS, Quod idola dii non sini, 7; Ps. CLEMENS ROMA-
NUS, Epislulae ad virgines, I, 12, 2-5.
213 Trattasi di un breve testo inciso su una gemma di calcedonio ritrovata
dell'amuleto: "Ti scongiuro per i sette cieli, i due arcangeli, il gran nome e Che-
rubin. Iao, salva il latore <di questo oggettm (E~opx(~w o-e: -roùc; É1t-r&: oùpoc-
voùç xoct -roùç Mo &pxocyyéÀouç xocl -rò fléyoc 6vo!loc Xe:pou~(v. 'Iocw crwo-ov TÒv
cpopouv-.oc)". Nella traduzione tengo conto delle precise osservazioni dell'editore.
"Sebbene il demone e le espressioni di dipartita non siano più presenti sulla
pietra, le comparazioni con altre formule esorcistiche svelano la loro precedente
esistenza e provano che il testo della gemma fornisce una versione abbreviata di
un più lungo rituale per espellere i demoni" (R. KoTANSKY, Remnants o{ a Litur-
gica[ Exorcism, p. 144). I sette cieli sono le residenze angeliche, i due arcangeli
probabilmente Gabriele e Raffaele, il grande nome è un riferimento a Dio; per
Kotansky il sostrato compositivo è giudaico, ma il contenuto si prestava anche
ad un utilizzo da parte di un cristiano. Sarebbe la conferma dell'uso dei nomi
sacri nei rituali di esorcismo, ugualmente diffusi in ambito ebraico e cristiano.
Si veda anche A. MASTROCINQUE, Studi sulle gemme gnostiche.
214 Acta Andreae: Vita Andreae Gregorii Turonensis, 29; 32; 0RIGENES,
Homiliae in lesu nave, 24, l; lo., Commentarii in evangelium Matthaei, XV, 6;
CYPRIANUS CARTHAGINENSIS, Ad Demetrianum, 15.
215 0RIGENES, In Exodum homiliae, 6, 8; lo., Homiliae in l Regum, l, 10;
getto ai palesi effetti demoniaci, è certo molto sensibile agli influssi diabolici a
causa del peccato originale [ ... ] L'esorcismo elimina gli influssi demoniaci che
ostacolano gli effetti del battesimo".
252 M. J. SCHEEBEN - L. ATZBERGER, Handbuch der kalho/ischen Dogmatik,
vol. 2/2, p. 574: "Non bisogna pensare ad alcuna reale inabitazione del dia-
volo nel corpo, o tanto meno nell'anima, ma solo ad una dipendenza o ad un
effetto".
253 N. GrHR, Die heiligen Sakramenle, vol. l, p. 293: "La chiesa non considera
256 Cfr. quanto si afferma in Deut 32, 17: "Hanno sacrificato a demoni che
non sono Dio, a divinità che non conoscevano"; Bar 4, 7: "Avete irritato il
vostro creatore, sacrificando ai demoni e non a Dio".
UN PERCORSO INTERPRETATIVO 87
Sepàrati dai pagani, non mangiar con loro, non agir come loro e
non esser loro amico poiché le loro azioni sono impure e tutto il
loro modo di vivere è immondo e cosa abominevole i loro sacrifici.
Essi immolano ai cadaveri e si prostrano ai demoni, mangiano nei
sepolcri e tutte le loro opere sono vane ed inutili 257 •
Satana".
260 Liber lubilaeorum, 15, 33.
261 Ap 2, 9; 3, 9.
262 Cfr. IGNATIUS ANTIOCHENUS, Ad Smyrnenses, 2, riguardo ai doceti.
263 Gv 8, 43-44: "Non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per
b. Satana ed il peccato
La seconda motivazione risiede nella particolare interpretazione
delle relazioni tra il peccato e Satana. Un esempio è l'episodio
del tradimento di Giuda, quando, secondo l'evangelista Giovanni,
Satana agisce nel suo cuore ed entra in lui per in d urlo al peccato 264 •
Non si tratta certamente della possessione diabolica tipica degli
energumeni, che sarebbe chiaramente riconoscibile dall'esterno; ma
non si può negare che Giovanni abbia messo in stretta relazione il
peccato, l'attività demoniaca e la presenza di Satana nella persona.
È un tipo di presenza che si qualifica comunemente come "posses-
sione etica", per distinguerla da quella degli energumeni. In età
subapostolica quest'interpretazione si è rafforzata fino al punto di
far ritenere che ogni grave trasgressione avesse come conseguenza
l'ingresso di un demonio nel cuore umano. Una simile preoccupa-
zione si evince da un passo della Epistola di Barnaba:
Affinché il Nero non s'insinui furtivamente, teniamoci lontani da
ogni vanità, detestiamo assolutamente le opere della cattiva via.
Il collegamento tra l'idolatria, il peccato e Satana rende il cuore
del non cristiano un abitacolo di demòni:
Prima che noi credessimo in Dio, l'abitacolo del nostro cuore era
corruttibile e debole, come tempio edificato veramente da mano
d'uomo. Era infatti pieno d'idolatria, un'abitazione dei demoni,
perché noi facevamo tutto ciò che è contrario al volere di Dio 265 •
Il medesimo concetto è condiviso da Ireneo:
germe divino dimora in lui, e non può peccare perché è nato da Dio. Da questo
si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non
è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello"; At I3, IO: "O uomo pieno di
ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando
cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore?".
264 Gv I3, 2: "Quando il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota,
figlio di Simone, di tra dirlo [ .. .)''; I3, 27: "Dopo quel boccone, Satana entrò in
lui".
265 Ps. BARNABAS, Epislula, 4, IO e I6, 7; cfr. anche 2, IO: "Dunque, fratelli,
dobbiamo avere sollecitudine per la nostra salvezza, perché il Maligno, insi-
nuando in noi l'errore, non ci scagli lontano dalla nostra vita".
UN PERCORSO INTERPRETATIVO 89
uno della giustizia e l'altro della iniquità( ... ) L'angelo della giustizia è delicato,
verecondo, calmo e sereno. Se penetra nel tuo cuore, subito ti parla di giustizia,
di castità, di modestia, di frugalità, di ogni azione giusta e di ogni insigne virtù.
[... ) Guarda ora le azioni dell'angelo della malvagità. Prima di tutto è irasci-
bile, aspro e stolto e le sue opere cattive travolgono i servi di Dio. Se si insinua
nel tuo cuore, riconoscilo dalle sue opere( ... ) Quando ti prende un impeto d'ira
o un'asprezza, sappi che egli è in te. Poi, il desiderio delle molte cose, il lusso
dei molti cibi e bevande, di molte crapule e di lussi vari e superflui, le passioni
di donne, la grande ricchezza, la molta superbia, la baldanza e tutto quanto vi
si avvicina ed è simile. Se tutte queste cose si insinuano nel tuo cuore, sappi
che è in te l'angelo dell'iniquità". Traduzione di Antonio Quacquarelli.
26 9 HERMAS, Pastor, Mandata, XII, 5, 4 (48).
270 HERMAS, Paslor, Mandata, V, 2, 5-7 (34): "Quando tutti questi spiriti
abitano in un corpo, ove dimora anche lo Spirito Santo, quel corpo non li con-
90 CAPITOLO 2
doppia faccia, e si uniscono insieme per turbare il cuore. Quando poi un'anima
è turbata in continuazione, il Signore si allontana da lei e la signoreggia Beliar";
Testamentum Nephthalim, 8, 6: "Chi non fa il bene, lo malediranno gli angeli
e gli uomini [ ... ] il diavolo abiterà in lui come in casa propria"; Testamentum
Beniamin, 5, 2: "Se siete disposti a fare il bene, gli spiriti impuri fuggiranno da
voi". Traduzione di Paolo Sacchi.
272 IQS (Regola della Comunità) 4, 23: "Fino ad allora lo spirito del bene
e del male combatteranno nel cuore dell'uomo". Ulteriore documentazione in
J. P. MARTiN, Espiritu y dualismo de espirilus. Certamente la concezione di un
dualismo etico, di origine giudaica, ha avuto un influsso importante sul pen-
siero cristiano dei primi secoli; tale concezione avrebbe incominciato a regredire
progressivamente a partire dall'epoca del Pastore di Erma, secondo A. PARET-
SKY, The Two Ways and Dipsychia. Su questo tema sono importanti gli studi di
L. W. BARNARD, The Dead Sea Scrolls, di M. J. SuGGS, The Christian Two Ways
Tradition e di M. M. BERGADA, La doctrina de los dos caminos. Nello specifico,
E. SoRENSEN, Possession and Exorcism, pp. 196-204.
273 Cfr. B. M. METZGER, Il Canone del Nuovo Testamento, pp. 122, 127,
139, 143.
UN PERCORSO INTERPRETATIVO 91
da una fonte più antica che purtroppo ci resta ignota 274 ; sono però
indici di un pensiero diffuso.
Non sempre, certo, la possessione etica è stata descritta a tinte
così forti; ma l'antica interpretazione realistica del peccato come
inabitazione di Satana nell'uomo è comunque sufficientemente testi-
moniata dalle fonti. Clemente di Alessandria è la voce più critica
contro l'idea della possessione etica derivante dal peccato; questo
lo spinge a leggere figurativamente la demonologia dell'Epistola di
Barnaba e del Pastore di Erma proprio in quei passi che insegnano
la connessione tra il peccato e l'inabitazione dei demoni nell'uomo.
L'esegesi letterale, per Clemente, sarebbe un'aberrazione gnostica.
Invece Origene, pochi anni dopo, la accolse in pieno, senza curarsi
del fatto che fosse la medesima accettata dagli gnostici. Il fatto che
l'Alessandrino abbia recepito questa lettura realistica, pur apparte-
nendo ad una scuola propensa all'allegoria, è segno di un suo forte
radicamento nella coscienza cristiana del tempo. La posizione di
Clemente, forse, rimase relativamente isolata.
uomo o a una donna che subisce l'attacco del demonio o di uno spirito mali-
gno, e fuggirà da lui ogni attacco, e non resteranno con lui mai più"; 6, 17-18;
8, 2-3: "Quando entri nella camera nuziale, prendi un pezzo di fegato ed il
cuore del pesce e mettili sulla brace degli incensi. L'odore si spanderà, il demo-
nio lo annuserà, fuggirà e non comparirà più intorno a lei. E quando sarai in
procinto di unirti con essa, alzatevi prima tutti e due e pregate" (... ) Tobia
allora si ricordò delle parole di Raffaele, prese il fegato e il cuore del pesce dal
sacco che aveva e li pose sulla brace dell'incenso. L'odore del pesce respinse il
demonio, che fuggì su nelle regioni d'Egitto; Raffaele, raggiuntolo, lo legò in
quel luogo e lo incatenò all'istante". Ho tradotto il testo greco; è discusso se
l'originale fosse greco o semitico.
3 I frammenti ritrovati a Qumran attestano l'uso di tutti e tre gli elementi:
fiele, fegato e cuore.
4 l Sam 16, 14-23: "Lo spirito di YHWH aveva cessato di essere con Saul, e
uno spirito maligno (proveniente) da YHWH lo assaliva. Dissero perciò a Saul
i suoi cortigiani: "Considera, di grazia, come un divino spirito maligno soglia
assalirti. Sia lecito ai tuoi servi parlare alla tua presenza; possano essi cercare
per il nostro signore un uomo abile nel cantare al suono della cetra; e così,
quando sarà su di te il divino spirito maligno, egli canterà accompagnandosi di
sua propria mano, e tu potrai averne beneficio" (... ) Quando lo spirito divino
era sopra Saul, Davide, presa la cetra, cantava suonandola di sua mano, e ciò
era di conforto per Saul che ne aveva benefizio: lo spirito maligno s'allontanava
da lui" (traduzione di Gino Bressan leggermente riadattata). L'epoca di campo-
106 CAPITOLO 3
sizione dei libri di Samuele copre i secoli che vanno dagli inizi della monarchia
di Israele fino al periodo esilico e post-esilico.
5 Ps. PHILO ALEXANDRINUS, Liber antiquilalum biblicarum, 60: "In quel
tempo fu tolto da Saul lo spirito del Signore, e uno spirito malvagio lo soffo-
cava. Allora Saul mandò (a prendere) e condusse a sé Davide, che cantava con
la cetra un salmo durante la notte. E questo è il salmo che cantava per Saul
affinché lo spirito iniquo si allontanasse da lui: "Vi erano tenebre e silenzio
prima che ci fosse l'universo, ma il silenzio parlò e le tenebre divennero visibili.
E fu fatto un fondamento nell'unione della distesa, che fu chiamato in alto
cielo, in basso terra. E fu comandato a quello superiore di far piovere secondo
il suo tempo, e a quello inferiore fu comandato di produrre cibo per tutto ciò
che era stato creato. Dopo queste cose fu creata la tribù dei vostri spiriti. Ora
non essere molesta, come creatura seconda(ria). In caso contrario, ricordati del
tartaro nel quale risiedi. O non ti è sufficiente udire che con ciò che risuona
davanti a te, io canto per molti? O non ricordi che la tua creatura è stata
generata da un'eco nell'abisso? Ti accuserà la matrice nuova donde sono nato,
dalla quale nascerà fra qualche tempo dai miei fianchi chi vi domerà". Quando
Davide inneggiava, lo spirito risparmiava Saul".
ANTECENDENTI E PARALLELI 107
le parole del canto di Davide, assenti dal testo biblico: esse men-
zionano la creazione della luce, della terra e del cielo. Gli spi-
riti della genìa di quello a cui Davide si rivolge sarebbero stati
creati dopo la terra, nel secondo giorno; il cantore li minaccia e
li induce a ricordarsi della loro condizione di creature malvagie
che si aggirano nel mondo infernale, ove abitano o possono fare
ritorno. Davide stesso fa poi riferimento al suono della propria
cetra, che pare avere una funzione apotropaica. Segue la minaccia
di una condanna futura da parte di una melra nova, progenitrice di
Davide medesimo: qualcuno ha voluto vedere qui l'allusione non al
messia davidico, bensì a Salomone, che ebbe grande fama di esor-
cista e talora è citato assieme a Davide in simili contesti.
Anche Giuseppe Flavio testimonia una tradizione giudaica che
interpreta il canto di Davide come un esorcismo contro i demoni.
Egli introduce a sua volta la precisazione che furono i medici a
suggerire la ricerca di Davide, non essendo stati essi stessi in grado
di guarire il re Saul6• Nel 1 secolo, Davide è ormai chiaramente
descritto come un esorcista consapevole7 •
È lo stesso Giuseppe il portavoce di una lunga tradizione che
aveva dipinto il re Salomone come conoscitore dell'arte magica e
degli strumenti di lotta contro gli spiriti malvagi; a riprova di ciò,
ci è pervenuto un gran numero di amuleti e talismani di Salomone,
di certa origine giudaica, e nel II-III secolo d.C. si svilupperà su una
base probabilmente giudaica un'opera completamente dedicata al
suo potere magico-esorcistico, il Teslamentum Salomonis. Giuseppe
Flavio attribuisce a Salomone la "conoscenza dell'arte contro i
dèmoni, a vantaggio e sollievo per gli uomini; egli compose incan-
3. Esorcismi a Qumran
Da Qumran proviene il cosiddetto Apocrifo della Genesi 10 , una
rielaborazione di carattere simil targumico-midrashico del racconto
genesiaco, datato al 1 o 11 secolo a.C. All'interno delle sue quat-
tro colonne aramaiche sopravvissute esso conserva un episodio di
allontanamento di un demonio, narrato per bocca di Abramo. Il
patriarca ebreo è appena entrato in Egitto con sua moglie Sara,
che in seguito ad un sogno premonitore si è presentata al faraone
come sua sorella; poiché il sovrano la desiderava per sé, Abramo
leva la sua preghiera a Dio affinché il faraone sia impedito dall'av-
vicinarsi alla donna. Dio manda uno spirito malefico a colpire con
piaghe il faraone; lo spirito è visto come vera causa della malattia,
secondo una concezione che collega strettamente l'infermità con la
presenza di demonio. Esso provoca una malattia infettiva che si
estende a tutti gli abitanti della casa e si manifesta con ascessi,
piaghe o pustole, ed a nulla valgono gli interventi dei sapienti,
degli incantatori e dei medici dell'Egitto: è la stessa situazione
di impotenza dei sapienti di fronte a Saul che abbiamo letto
nelle parole di Giuseppe Flavio. Come l'intervento dello spirito
era stato invocato dalla preghiera di Abramo stesso, anche la
guarigione è nuovamente dovuta ad un intervento del patriarca:
una preghiera per il re e l'imposizione delle mani sul suo capo pro-
vocano infine la liberazione dallo spirito malvagio 11 • Nel racconto
è adoperato per due volte il verbo i~~ (gii'ar), letteralmente minac-
ciare, rimproverare, quindi scacciare per mezzo di minacce; è un uso
che rimanda al sopra citato Liber antiquitatum, e che è simile a
quello del verbo bt~'t'~f.L&:w attestato dai Vangeli, ove Gesù minaccia
affliggere lui e tutti i membri della sua casa (... ] E mandò a chiamare tutti (i
saggi] d'Egitto, e tutti i maghi, insieme con tutti i medici d'Egitto, per vedere
se potevano curare da quella piaga [lui] e i membri della sua casa. Ma tutti i
medici e i maghi e tutti i saggi non poterono alzarsi a curarlo, perché lo spirito
li attaccò tutti e fuggirono (... ] Io (Abramo) pregai perché egli fosse guarito e
imposi le mie mani sulla sua testa. La piaga fu rimossa da lui; fu scacciato (da
lui lo spirito] maligno, e visse". Traduzione di Corrado Martone, lievemente
ritoccata. Accetto la ricostruzione di B. JoNGELING, À propos de lQGenAp
xx, 28.
110 CAPITOLO 3
13 4Q560: ''(. .. l cuore e fe[gato ... l hai causato la ribellione delle fanciulle (?).
Ha comandato il male l ... l entrare nel corpo, nella parte maschile che penetra
e in quella femminile che viene penetrata l ... l iniquità e colpa, fuoco e gelo e il
fuoco del cuore 1···1 nel sonno fa violenza (?)al maschio e alla femmina. Quelli
che scavano [... l malvagi [... l di fronte a [lui ... l e [ ... l di fronte a lui e [... l e
io ho esorcizzato uno spirito [... l ti ho esorcizzato, spirito [ ... l sulla terra, nelle
nuvole [ ... ]". Traduzione di Corrado Martone.
112 CAPITOLO 3
degli [dèi/d'lsraele ... J per i posseduti (?) figli del] suo popolo la guarigione
è completa. (... sarà liberato colui che sul] tuo nome si è appoggiato, ed ha
invo[cato i cieli e ha riposto fiducia nella sentinella di Is]raele. Sostieniti [su
YHWH, il Dio degli dèi, che fece] i cieli [e la terra e tutto ciò che c'è in essi,
c]he separò (la luce dalle tenebre (... ] E gli dirai: Chi] sei? [Che tu domini
sugli spiriti] degli abiss[i e su tutto ciò che è sugli spiriti] della terra e su
[tutti gli abitanti della] terra [ ... ] Chi ha fat[to questi segni] e questi prodi[gi
sulla] terra? È lui, YHWH, [che] ha fatto ci(ò per il suo pote]re, scongiu-
rando ogni a[ngelo che compie un torto] a tutta la semen[za santa] che sta
in [sua) presenza, [e ha preso come testimone tutti i cie)li e [tutta) la terra
[contro di essi], poiché essi inviano su [ogni anim]a il peccato e su ogni uo[mo
il male. Ma] essi conoscono [le opere del] suo [agire prodigio]so, che nessuno
di loro può [compiere di fronte a YHW]H. Se non [tremano] di fronte a
YHWH quando [incatenano un uomo] e sopprimono una vita, (Ii giudicherà
allora] YHWH e avranno terrore di questa grande [punizione]. Uno solo di
voi [potrà perseguitarne] mil[le e un angelo Raffaele, uno dei] servitori di
YHW(H, colpirà con una g]rande (piaga] e [ ... ] [e] grand(e ... ) scongiurando
te [per il nome terribile] e grande, per [Raffaele, l'angelo forte) e [ti] cac[ cerà
da] tutta la terra. Quando lo si invocherà v]erso i cieli, allora [sulla terra)
YHWH ti colpirà con una [grand]e pia(ga] per distruggerti [per sempre]. E
nella furia della sua collera (invierà] contro di te un forte angelo (che esegua
tut]ti i suoi [or)dini, che [non avrà] pietà di te, che [avrà autorità] su tutti
questi, che ti (getterà) nel grande abisso [e nello Sceol] infernale. E lon[tano
dalla dimora della luce] risederai, ed egli rende oscuro al massimo grado [il
gra)nde (abisso. Non avrai] più [potere] sulla terra (ma sarai incatenato] per
sempre. [Sarai maledetto] con le maledizioni dell'Aba(ddon, e terrorizzato]
dalla furia dell'ira di Y[HWH; sarai prigioniero/rinchiuso nelle] tenebre per
tutti (i periodi] di miseria, [e puoi dare ad un altro] il tuo dono, [e ... gr]ande
pia(ga ... ) [ ... ] (... in gius)ti(zia, poiché egli ha cantillato sul) poss[eduto (?)
l'incantamento/il cantico] che [Davide cantillava sui) possedut[i (?), ed essi
camminano con tutti] i volontari della [sua] ve[rità, dopo che Ra]ffaele li ha
guariti. [Amen, amen. Selah]". Per le traduzioni qui proposte mi sono basato
su quelle di Corrado Martone (Testi di Qumran, pp. 583-585), distanzian-
domene spesso anche notevolmente sulla base dell'ultima ricostruzione del
testo di Èmile Puech (Les Psaumes davidiques, 2000) che è posteriore all'edi-
zione ufficiale della collana Discoveries in the Judaean Desert (Qumran Cave
11.2, edd. F. GARCIA MARTINEZ et alii, pp. 185-202) ed assai più congetturale
(quindi, anche più incerta).
114 CAPITOLO 3
16 Cfr. Iob 26, 6; 18, 22; 31, 12; Sal 88, 12; 1QH 3, 16;19;32.
17 1Qll (llQPsApa), coli. V-VI (É. PuEcH, Les Psaumes davidiques, pp. 163-
169; Qumran Cave 11.2, ed. F. GARCIA MARTiNEZ et alii, pp. 198-202): "Di
Davide. S(u un posseduto (?). In)cantamento in nome di YHW(H. Invoca in
ogni] momento i cieli. (Quando] verrà su di te Beli(al], gli (d]irai: Chi sei tu,
[maledetto (oppure sii tu maledetto) fra) gli uomini e la semenza dei sa(nt]i?
Il tuo volto è un volto di [nulli]tà e le tue corna sono corna di futi[I)ità. Sei
tenebra e non luce, [ini]quità e non giustizia. (Per mezzo) del principe dell'eser-
cito, YHWH ti (incatenerà nello She)ol infernale, [e chiuderà] le due (por]te di
bronzo attraverso [le quali tu) non [vedrai) la luce e non (splenderà per te il)
sole ch[e sorge sul] giusto per il[luminare il suo viso. E] tu dirai: Forse (non
c'è un angelo col giu)sto per venire (a curarsene, dal momento che) Sa[tana)
lo ha maltrattato? [E lo libererà lo spirito di veri)tà dalle ten[ebre, poiché la
gius]tizia è in suo favore (per resistere durante la prova/giudizio del giusto. Lo
ANTECENDENTI E PARALLELI 115
spirito di ostilità] non cercherà con[tesa con l'an]g(elo forte, e YHWH col]pi[rà
con questa g]r(ande piaga per far perir]e [il demone, l]a l[ilith e il dra]gone
[per mano della] sua (poten]za. Poiché i volontari della sua verità, in YH(WH,
si sono rafforzati, e] YHW[H farà perire per] sempre [tutti i] figli di Beli(al.
Amen, amen]. Selah".
18 11Q11 col. VI (É. PUECH, Les Psaumes davidiques, pp. 161-163; Qumran
Cave 11.2, ed. F. GARCiA MARTlNEZ, pp. 202-205).
19 Ometto di segnalare tutti i punti in cui ho ritoccato la traduzione della
potrebbe essere ricavato da Es 8, 15, nel senso di potenza divina, oppure andrà
messo in relazione con Deut 9, 10 (dove l'atto di incidere le tavole della Legge
è opera del dito di Dio), come gesto di rivelazione.
22 Mt 12, 22: "Allora gli fu presentato un indemoniato che era cieco e muto
ed egli lo guarì, sicchè il muto parlava e vedeva" (cfr. Le 11, 14); Mc 9, 17-25:
"Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto" (... ) "Spi-
rito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui".
23 Mt 17, 15: "Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre
molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua"; Mc 9, 18: "Quando di
demone> lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irri-
gidisce"; Le 9, 39: "Ecco, uno spirito lo afferra e subito egli grida, lo scuote ed
egli dà schiuma e solo a fatica se ne allontana )asciandolo straziato".
ANTECENDENTI E PARALLELI 117
24 Mc 5, 2-5: "Gli venne incontro dai sepolcri un uomo con uno spirito
immondo. Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo
legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene,
ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva
a domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e
si percuoteva con pietre" (cfr. Le 8, 29); Mt 8, 28: "Due indemoniati, uscendo
dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più
passare per quella strada"; Le 8, 27: "Gli venne incontro un uomo dalla città
posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa,
ma nei sepolcri".
25 Mc 9, 20: "Alla vista di Gesù lo spirito subito contorse il ragazzo ed egli,
uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi [... ] Allora
le disse: "Per questa tua parola và, il demonio è uscito da tua figlia". Tornata
a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato" (cfr.
Mt 15, 22-28).
33 Mc 3, 14-15: "Ne costituì dodici che stessero con lui e anche per man-
ciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei
nostri". Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia
un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è
contro di noi è per noi" (cfr. Le 9, 49-50).
35 Mc 9, 28-29: "I discepoli gli chiesero in privato: "Perché noi non abbiamo
potuto scacciarlo?". Ed egli disse loro: "Questa specie di demòni non si può
scacciare in alcun modo, se non con la preghiera"; cfr. Mt 17, 19-21: "Allora i
discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: "Perché noi non abbiamo
potuto scacciarlo?". Ed egli rispose: "Per la vostra poca fede. In verità vi dico:
se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte:
spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile. (Que-
sta razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno)". In
Marco il digiuno non compare, anche se "nella maggior parte dei codici [... ] è
penetrata la glossa xcd VY)G't'eL!ll, da cui risulta che nella chiesa antica il digiuno
era usato come preparazione a pratiche esorcistiche" (R. PESCH, Il Vangelo di
120 CAPITOLO 3
Marco, vol. 1, p. 139). Il passo matteano è spesso ritenuto aggiunto, per influsso
parallelo da parte di Marco. Poiché il testo fu ampiamente conosciuto nella sua
forma lunga - anche se probabilmente non autentica - occorrerà tener conto di
tale forma, quando si esamineranno le testimonianze degli autori successivi che
ad esso si ispireranno.
36 At 16, 16-18: "Mentre andavamo alla preghiera, venne verso di noi una
giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto gua-
dagno ai suoi padroni facendo l'indovina. Essa seguiva Paolo e noi gridando:
"Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della sal-
vezza". Questo fece per molti giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa, si
volse e disse allo spirito: "In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei". E
lo spirito partì all'istante".
37 At 19, 11-12: "Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di
Paolo, al punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano
stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano".
38 At 19, 13-16: "Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a nominare
anch'essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo:
"Vi scongiuro (Òpx(~<ù) per quel Gesù che Paolo predica". Facevano questo
sette figli di un certo Scevà, un sommo sacerdote giudeo. Ma lo spirito cattivo
rispose loro: "Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?". E scaglia tosi
contro di essi, quell'uomo in cui vi era lo spirito malvagio li sopraffece entrambi
(oppure: tutti) e li malmenò talmente che, nudi e feriti, se ne dovettero fuggire
da quella casa". Il racconto, che porta alcune difficoltà testuali, è riportato
in una recensione lunga dal Codex Bezae Cantabrigiensis: "Tra questi c'erano
anche i figli di un certo Scevà sacerdote, che vollero fare lo stesso (avevano
l'abitudine di esorcizzare uomini siffatti); ed entrati dall'indemoniato, comin-
ciarono ad invocare il nome, dicendo: "Ti comandiamo (7tocpocyyÉÀÀo!J.év crOL),
nel Gesù che Paolo predica, di uscire (~~e:À6e:'Lv)".
ANTECENDENTI E PARALLELI 121
"Molti demoni scacciò l'esorcista dall'alito fetente, non con la forza degli scon-
giuri, ma della sporcizia".
42 LUCIANUS SAMOSATENUS, Philopseudes, 16: "Tutti sanno quanti sono quelli
che stramazzano al chiaro di luna, stravolgono gli occhi e si riempiono la bocca
di schiuma e che il Siro di Palestina, l'esperto in questa materia, prende in
sua cura, ristabilisce e rimanda sani di mente liberandoli dai loro tormenti
in cambio di un lauto compenso. Quando vigila su di loro mentre giacciono e
domanda da dove sono entrati nel corpo, lui, l'ammalato, tace; è il demone,
invece, che risponde in greco o in lingua barbara di dove egli stesso è e come e
quando è entrato in quella persona. Lui, l'esperto, scongiurandolo e, se non si
lascia convincere, anche minacciandolo scaccia il demone. Uno - è la verità - lo
vidi io uscire, nero come il fumo". Traduzione di Vincenzo Longo.
43 PHILOSTRATUS, FLAVIUS, Vita Apollonii, IV, 20: "<Mentre Apollonio par-
lava> un giovane copri le sue parole con un riso sguaiato ed insolente; ed egli,
sollevando a lui lo sguardo, "non sei tu" disse "a insultare cosi, ma il demone
che ti incita senza che tu te ne accorga". Il giovane in effetti era posseduto, e
ANTECENDENTI E PARALLELI 123
non lo sapeva; rideva per cose che a nessun altro muovevano il riso, e passava
al pianto senza alcun motivo, parlava con sé stesso e cantava da solo. La gente
credeva che a questi atti lo riducesse la sfrenatezza dell'età, ma quando sem-
brava ubriaco egli non era che l'interprete del demone, appunto come allora.
Poiché Apollonio guardava verso di lui, lo spettro prese a mandare urla di spa-
vento e di furore, simili a quelle dei condannati al rogo o alla tortura, e giurava
che avrebbe lasciato libero il giovane e non si sarebbe introdotto in alcun altro
uomo. Ma Apollonio gli rivolse la parola in tono irato, come un padrone fa con
uno schiavo astuto, vizioso e sfrontato, e gli ordinò di dare un segno della sua
dipartita. "Farò cadere quella statua" disse l'altro, indicando una delle statue
intorno al portico del re, dove si svolgeva la scena; e quando la statua prese a
muoversi dapprima lentamente, poi cadde, chi potrebbe descrivere il tumulto e
gli applausi che salutarono il prodigio?" Traduzione di Dario Del Corno.
44 PHILOSTRATUS, FLAVJUS, Vita Apollonii, III, 38: "Il ragazzo aveva sedici
anni e da due era posseduto da un demone, e questo demone era di indole bef-
farda e menzognera [... ) Il ragazzo è bellissimo e il demone è innamorato di lui:
non gli permette di ragionare, né di andare a scuola o di apprendere a tirare
d'arco, e neppure di rimanere a casa, ma lo sospinge nei luoghi più deserti;
e il ragazzo non ha più nemmeno la sua voce, ma parla in tono profondo e
cavernoso come gli uomini, e il suo sguardo sembra quello di un altro (... ) Il
demone si disvelò, valendosi del ragazzo come interprete. Raccontava così di
essere lo spirito di un uomo caduto in guerra tempo addietro: al momento della
sua morte era innamorato di sua moglie, ma questa aveva oltraggiato il letto
nuziale, unendosi a un altro uomo quando egli solo da tre giorni giaceva cada-
vere. Da allora l'amore per le donne gli era venuto in odio, e si era trasferito in
questo ragazzo [ ... ) «Fatti coraggio- ribattè il sapiente (Apollonio)- non ucci-
derà tuo figlio dopo avere letto queste parole>>. E tratta dall'abito una lettera
la diede alla donna: la lettera era indirizzata allo spirito, e conteneva tremende
minacce". Traduzione di Dario del Corno.
124 CAPITOLO 3
descrive l'ipotetico contenuto del libro; in breve, lo., The Book o( Elchasai: a
Jewish Apocalypse.
9 L. CIRILLO, Elchasai e la sua «Rivelazione», specie pp. 322-323, dove la
11 Ps. HIPPOLYTUS, Re{utatio omnium haeresium, IX, 14, 3: 'E7tocot81X.c; -re: xoct
battezzi. Cfr. K. RuoOLPH, Antike Baptisten, p. 32, nota 45. Che il battesimo
possa essere dato e ricevuto si evince dall'uso di ~ot7t't"L~e:-re: riferito ai ministri
(IX, 16, 2) e di ~ot7t't"tcr61j-re: riferito ai fedeli (IX, 15, 3).
14 Ps. HIPPOLYTUS, Refulatio omnium haeresium, IX, 15, 4-16, 1: 'Aì.ì.' È7td
È7totOL8oti:c; 't"OO't"OU<; d7tO[.LE:V x.p1jo-6otl È7tL -re: xuvo8~X't"<ùV XotL è:-répwv, 8e:l~Of.LE:V"
ÀÉye:t 8è: o\hwc;· ''A v -rtv' o?iv &v8poc ~ yuvoci:xoc ~ ve:w-re:pov ~ ve:w-rÉpocv xuwv
Àucrcrwv xoct (.LottV6[.Le:voc;, Èv cìi Èo--rt me:G[.Lot 8toc~6op~c;. Mx1J ~ 7te:pt( ax.)lo-1J ~
7tpoo-ljlocucr1J, Èv ocù-rjj -rjj ~p~ 8pot[.LÉ-rw crùv 7totv-rt -re)> ~opÉ(.Lot't"l xoct xoc-roc~&:c;
e:lc; 7to-roc(.I-Òv ~ dc; 7t'YJ~v, IS1tou È<Ìv ~ -r67to<; ~oc!luc;, ~oc7t-rto-oco-6w <crÙv> 7totv-rt
-re)> cpopÉ[.Lot't"l ocù-rou xoct 7tpocre:u~oco-6w -re)> (.1-e:yocì.cp xoct uljllo--rcp 0e:cj> Èv xocp8locc;
7tLO"'t"e:t, xoct -r6-re: Èm[.Lotp-rup'Y)( o-oc)o-6w -roùc; È7t-r&: (.1-ocp-rupocc; -roùc; ye:ypot(.I-(.1-Évouc;
Èv -rjj ~[~Àcp -rotU't"'IJ" t8où (.1-otp-rupo(.Lott -ròv oùpocvòv xoct -rò \.18wp xoct -r&: 7tve:u-
f.I.OC't"ot 't"<Ì &ytot XOCL 't"OÙç ocyyÉÀOU<; -rlj<; 7tpoo-e:ux.1jc; XOCL 't"Ò ~ÀottoV XOCL 't"Ò &ì.ot<;
ALCIBIADE DI APAMEA 129
xiX! TY;v yijv. Tou·rouc; -roòc; bt-r<X fJ.cXp-rupiXc; fJ.1Xp-rupofJ.IXL, 5-rt oÙxÉ-rL tXfJ.IXp-rljcrw,
oÙ fJ.OtXEUt:rW, OÙ XÀÉ~jiw, OÙX &8tx~crw, OÙ 'ltÀEOVEXT~t:rW, OÙ fJ.Lt1~t1W, OÙX
&6E-rljcrw où8&: Év 1tiim 'ltOV'Y)poi:'c; EÙ8ox~crw. TIXtiTIX oùv Elmiw ~IX'ltTtcrcicr6w cròv
'ltiX'ITL -r<ji (j)OpÉfJ.IXTL IXÙ-rou Év òv6(J.IXTt -rou fJ.EYcXÀou XIXL ù~lcr-rou 8Eou. HEnpiX
8è 'ltÀE'i:'crTIX (j)ÀUIXpEi:', TIXÙ-roc XIXL e1tl ql6tcrtxoi:'ç ÉmÀÉyEtv 8tMcrxwv XIXL (31X-
7tTL~Ecr61XL Év ~uxp<ii ncrcr1Xp1Xxoncixtc; É1tl ~fJ.Ép1Xç t'lt-rcX, OfJ.Otwc; XIXL É1tl 81Xt-
fJ.Ovwv-rwv.
15 G. P. LUTTIKHUIZEN, The Reve/alion of Elchasai, pp. 69-70 e 71-72. L'au-
biade e il libro di Elcasai (Elchasai, p. 20). Si veda ora ID., Elchasai e la sua
«Rivelazione•, pp. 320-322.
18 Stanley Jones è autore di una recensione fortemente critica di tutto il
volume di Luttikhuizen.
130 CAPITOLO 4
21 Ps. HIPPOLYTUS, Refulatio omnium haeresium, IX, 13, 1: "Dopo che il suo
(di Callisto] insegnamento fu diffuso in tutto il mondo, osservando questa dot-
trina un uomo astuto e pieno di sfrontatezza, chiamato Alcibiade, che abitava
ad Apamea di Siria, ritenendosi più abile e più fiero di Callisto negli inganni,
venne a Roma portando un libro".
22 G. P. LuTIIKHUIZEN, The Revelation of Elchasai, pp. 75-77.
132 CAPITOLO 4
e Robert Koch.
136 CAPITOLO 4
ratura greca (cfr. ad esempio HoMERUS, Odissea, X, 64; HESIOous, Opera el dies,
90-105). Una discussione di questo tema in G. LANATA, Medicina magica.
ALCIBIADE DI APAMEA 137
l. Giustino e l'esorcismo
Il tema dell'esorcismo compare con forza negli scritti del 11 secolo
tra le opere degli apologisti grecjl. Il primo di essi a toccare questo
argomento è Giustino (100-165 circa)2 nelle sue opere sopravvissute
di sicura attribuzione, scritte a Roma prima del martirio3 : trattasi
delle due Apologie - successive di poco al 1504 - e del Dialogo con
Trifone giudeo, del 160 circa5 •
prende spunto dalla condanna a morte di tre cristiani da parte del prefetto
di Roma Urbico (144-160); essa è comunemente ritenuta un'appendice della
prima (E. J. Goodsped, E. Schwartz) oppure, più probabilmente, uno scritto
posteriore autonomo ma di carattere più episodico e occasionate (A. Ehrhard,
G. Bardy, G. Visonà). C. Munier (L 'apologie de Saint Justin) ritiene che le due
opere siano in realtà uno scritto unico. È quindi impossibile stabilire una data-
142 CAPITOLO 5
Anche i passi tratti dal Dialogus cum Tryphone ludaeo sono col-
locati, come il precedente, all'interno di un contesto cristologico:
Ed ancora con altre parole <Gesù> disse: <<Vi dò il potere di cammi-
nare sopra serpenti, scorpioni e scolopendre e sopra ogni potenza
del nemico~ (Le 10, 19). Anche ora noi, che crediamo nel Gesù
Signore nostro, crocifisso sotto Ponzio Pilato, esorcizzando teniamo
a noi sottomessi tutti i demòni e gli spiriti maligni'.
Infatti invochiamo sempre Dio per mezzo di Gesù Cristo di pre-
servarci dai demòni, i quali sono estranei al culto di Dio, e che un
zione più precisa dei due scritti; gli studiosi che hanno maggiormente differen-
ziato le due composizioni hanno proposto il 161 come limite massimo per la
Apologia 11.
5 È questa la datazione comunemente accettata; in controtendenza,
J. L. MARSHALL, Some Observations, il quale vorrebbe collocare cronologica-
mente il Dialogo prima delle due Apologie. S. Rossi, Il tempo e l'ambientazione,
datava il Dialogus al 132-135, a Efeso.
6 IusnNUS, Apologia II, 6, 5-6: [ .•• ] &v6pw7toç [ ••• ] yf.yovE X<X"t'IÌ "t'~v 't'oli
0tou X<XL Il<X"t'pÒç ~0\JÀ~v &7tOXU'1)6dç \mèp "t'WV mcrnu6vTWV &v6p6mwv X<XL
È1tL X<XT<XÀÙO'e:t "t'WV 3<XtfL6vwv· X<XL vuv èx "t'Wv \m' 61j/tv ytvOfLtvwv fL<X6t'i'v
Mv<Xcr6t. il<XtfLOvtoÀ~7tTouç y&:p 7tOÀÀoÙç X<X"t'IÌ mxn<X TÒv x6crfLOV X<XL Èv Tjj
OfLE"rtp~ 7t6Àtt 7tOÀÀoL Twv ~fLETtpwv &v6p6mwv, "rWv XptcrTt<Xv<7lv, È7topxl~ov
"rEç X<X"riÌ "rOU òv6fL<X"roç 'I 'I)O'Ou Xptcr"t'ou, "rOU O'"r<Xupw6tv"roç È1tL Ilov"t'lou
IltÀa"rOU, 07tÒ T<7lv &ÀÀwv 7taVTWV È7tOpXtO'"r<7lV X<XÌ. È1t~O'TWV X<XL <p<XpfL<XXE\J"rWV
fL~ L<X6tn<Xç, tacr<XvTo x<XL ~Tt vuv twn<Xt, x<X"r<Xpyountç x<XL Èx3t<ilxovnç Toùç
X<X't't;{OV"r<Xç TOÙç liv6p<iJ7tO\Jç 3<X[fLOV<Xç.
7 IusnNus, Dialogus cum Tryphone ludaeo, 76, 6: K<Xi 7taÀtv Èv ÈTtpotç
Myotç ~tp'1)' lll3wfLL OfL'i'V èçoucrl<Xv X<XT<X7t<XTE'i'v È1tavw iStptwv x<XL crxop7tlwv x<XL
O'XOÀ07tEv3pwv X<XL È7tavw 7ta0''1)ç 3uvafLEWç TOU Èz6pou. K<XL vuv ~fLELc;, o[
mcr"rtuovnc; È1tL TÒv crT<Xupw6f.n<X È1tL Ilov"rlou IltÀaTou '1'1)crouv Kupwv
~fLWV, "riÌ 3<XtfL6Vt<X 7taVT<X X<XL 7tVEUfL<XTIX 7tOV'1)piÌ Èçopx[~OVTEç 07tO"t'IX0'0'6fLe:V<X
~fLLV ~OfLEV.
GIUSTINO MARTIRE 143
tempo noi adoravamo, affinché dopo esserci volti verso Dio gra-
zie a lui siamo irreprensibili. Infatti Io chiamiamo soccorritore e
redentore (Sal 19, 14-15), la potenza del cui nome temono anche i
demòni, e vengono oggi esorcizzati e sottomessi nel nome di Gesù
Cristo, crocifisso sotto Ponzio Pilato procuratore della Giudea. Da
ciò è dunque evidente per tutti che suo Padre gli ha dato una tale
potenza, che anche i demòni sono sottomessi al suo nome e all'eco-
nomia della sua passioneB.
<Cristm è Signore delle potenze (Sal 24, 10) per volontà del Padre
che glielo ha concesso. Egli risorse dai morti e salì al cielo, come
pure rivelavano il salmo e le altre Scritture che lo proclamavano
anche Signore delle potenze, e come potete facilmente convincervene
anche ora sulla base di ciò che accade davanti ai vostri occhi, se
lo volete. Infatti, nel nome di colui che è Figlio di Dio e primoge-
nito di ogni creatura (Col l, 15), nato per mezzo di una vergine e
divenuto uomo soggetto al patire, crocifisso dal vostro popolo sotto
Ponzio Pilato, morto, risorto dai morti e asceso al cielo, ogni demo-
nio è esorcizzato, vinto e sottomesso. Se voi esorcizzate nel nome di
uno qualsiasi dei vostri re, giusti, profeti o patriarchi, nessuno dei
demòni verrà sottomesso; mentre se uno di voi esorcizza per il Dio
di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, verrà ugualmente sottomesso.
Certo però - dicevo - che i vostri esorcisti esorcizzano con artifizio,
come anche le genti, e si servono di aromi e Iegamenti 9 •
8 lusTINus, Dialogus cum Tryphone Iudaeo, 30, 3: 'A1tò yocp -rwv 8oct(J.ov[wv,
& Eanv <iÀM-rptoc -rljç 6EoaE~docç -roti 0Eou, olç 7t<iÀoct 7tpoaExuvou(J.EV, -ròv
0Eòv &:Et 8toc 'I 1)!10u Xpta-rou auv-rl)p1)61jvoct 7tocpocxocÀoU(J.EV, lvoc (J.E't"OC -rò
E7tta-rpé\jloct 7tpÒç 0Eòv 8t' ocò-rou &(J.W(J.Ot <i>(J.EV. Bo1)6Òv yocp ExE'Lvov xoct
Àu-rpw-rY)v xocÀOU(J.EV, oo xoct -rY)v -roti 6v6(J.oc-roç laxùv xoct -roc 8oct(J.6vtoc -rpÉ(J.Et,
xoct a-f)(J.Epov E~opxt~6(J.EVOC xoc-roc -roti 6v6(J.Ot't"oç 'I 1)!10U Xpta-rou, -roti a-rocupw-
6év-roç E7tt Ilov-r[ou IltÀci-rou, -roti yEVo(J.évou Em-rp67tou 't"ljç 'Iou8oc[ocç, 07to-rcia-
o
!1E't"Ott, wç XOCL EX 't"OU't"OU 7t0C!1L cpocvEpÒv dvoct li't"t IToc-rY)p ocò-rou 't"0!10CU't"l)V
~8wxEv ocò-r<i) 8uvoc(J.tv, i:lan xoct -roc 8oct(1.6vtoc 07to-rciaaEa6oct -r<i) 6v6(J.oc-rt ocò-rou
xod 't'1j -roti YEVO(J.évou 1tci6ouç ocò-rou olxovo(J.t~.
9 IusnNus, Dialogus cum Tryphone Iudaeo, 85, 1-3: [...] Ea-rt Kuptoç -rwv
8uVcl(J.EWV 8toc 't"Ò 6ÉÀlj(J.Ot 't"OU 86v-roç ocÒ-r<i) fi oc-rp6ç, 8ç XOtt <i:vÉa't"lj Ex VEXpWV
o
XOCL &:v-YjÀ6Ev Elç -ròv oòpocv6v, wç XOCL \j~OCÀ(J.Òç XOCL oct <iÀÀOCL ypoccpoci E81jÀouv,
XIXL Kuptov IXÒ't"ÒV 't"WV 8uVcl(J.EWV xoc-r-ljyyEÀÀov, wç XIXL vuv Ex 't"WV 07t' ll\jltv
ytvo(J.Évwv p~ov O(J.iiç 7tEta61jvoct, Eocv 6ÉÀ1)'t"E. Koc-roc yocp -roti 6v6(J.oc-roç ocò-rou
't"OU't"OU 't"OU nou 't"OU 0EOU XIXL 7tpw-ro-r6xou 7tcl!11)<; X't"L!1EWç, XIXL 8toc 7t1Xp6évou
rr
YEVV1)6Év-roç XIXL 7tOC61j't"OU YEVO(J.évou &:v6p6mou, XIX L !1't"1XUpw6év-roç E7tL OV't"LOU
rr LÀcl't"OU 07tÒ 't"OU ÀIXOU O(J.WV XIXL &:7to6ocv6v-roç, XIX t &:voca-rciv-roç EX VExpwv XIXL
&:voc~civ-roç Elç -ròv oòpocv6v, 1tiiv 81Xt(J.6vtov E~opxt~6(J.Evov vtxii-roct xoct {mo-rcia-
!1E't"IXt. 'Eocv 8È xoc-roc 1tocv-ròç 6v611-oc-roç -rwv 7t1Xp' O(.l.'Lv YEYEVl)(J.Évwv 1ì ~oca t-
ÀÉwv lì 8txoc[wv lì 7tpocpl)-r<7lv 1ì 7toc-rptocpxwv E~opx[~l)'t"E O(J.E'Lç, oòx 07to-rocy-ljaE-
144 CAPITOLO 5
-roc~ où8èv -rwv 8oc~f.Lov(wv· &.n' d &poc H;opx(~o~ ne; Ùf.Lwv xoc-riÌ -rou 0e:ou
'A~pocàf.L xocl. 0s:oi3 'laotàx xocl. 0s:oi3 'locxw~, rawc; Ù7to-rocyljanoct. ~H8l)
fJ.Év-rot o[ È~ ÙfJ.WV È7topxta-rocl. T1j -réxvTJ, ~<r7tEp xocl. -rà l6vl), xpwfJ.&Vo~ È~ o p-
xl~ou<rt xocl. 6ufJ.tlifJ.OC<rL xotl. xoc-roc8É<rf.Lotc; xpwv-rocL, d1tov.
10 C'è un altro passo dove si parla di indemoniati: "Le necromanzie, le osser-
la loro opera si svolge davanti agli occhi di tutti, nel mondo intero,
ed anche nella città dei destinatari dell'Apologia, che va identi-
ficata con Roma. A Roma, di conseguenza, operavano pubblica-
mente esorcisti cristiani. Allo stesso modo, nel Dialogo Giustino
evidenzia il fatto che il successo dell'esorcismo cristiano può essere
verificato anche dai suoi interlocutori ebrei: "Potete facilmente
convincervene anche ora sulla base di ciò che accade davanti ai
vostri occhi, se lo volete" (85, 1). L'espressione è letteralmente la
medesima che ricorre nell'Apologia: "Sulla base di ciò che accade
davanti ai vostri occhi " 11 • In questo caso la città in cui è ambien-
tata la discussione (fittizia?) tra Giustino e Trifone è Efeso 12 , negli
anni della seconda rivolta giudaica antiromana (132-135) 13 • Se l'ac-
cesso ad altri riti cristiani era riservato solo ai battezzati, l'esorci-
smo degli energumeni viene descritto come attività pubblica, dal
carattere propagandistico assai pronunciato. In tal modo Giustino
può invitare gli ebrei suoi interlocutori a verificare personalmente
la potenza degli esorcisti cristiani "se lo vogliono", a testimonianza
del fatto che la loro pratica si svolgeva alla luce del sole. Questa
insistenza sui palesi successi degli scongiuri cristiani è un'argomen-
tazione topica, un luogo comune nel contesto dei discorsi missio-
nari degli apologisti.
Oltre agli esorcisti, agli ossessi ed al pubblico, vi sono altri pro-
tagonisti della scena dell'esorcismo: sono i destinatari degli scon-
giuri, cioè i demoni, detti altresì spiriti maligni (7tVE:Ufl.Ot't'Ot 7tOYY)pci).
Nelle due Apologie essi sono ordinariamente chiamati 8attfl.ove:ç e
solo molto raramente 8atLfl.6VLOt; nel Dialogo l'utilizzo di 8atLf.1.6VLOt,
invece, è prevalente, come si evince anche dai quattro passi da noi
presi in esame. Ciò è dovuto alle caratteristiche dei diversi destina-
tari: nello scritto indirizzato agli ebrei il termine consueto è per più
di metà delle occorrenze quello biblico, 8atLfl.6vwv; in quelli desti-
nati ai pagani Giustino si serve di 8atLfl.<ùV, e negli unici due casi in
18 Nel Dialogus i pagani sono più volte chiamati in questo modo: 21, l;
83, 4; 91, 3; 95, l; 96, 2; 109, l; 122, 5; 130, 4.
19 IOSEPHUS, FLAVIUS, Antiquitates iudaicae, VIII, 92, 3: 6Ufi.t1XT'i)pt1X 8è xpuaii
Èv o!ç Èxofi.[~e:'t'o 't'Ò 6ufi.l1Xf.1.1X (turiboli aurei nei quali si portava l'incenso mel
Tempio>); Gen 43, 11: 6ufi.l1Xf.1.1X XIXL O''t'IXXT'I] (resina odorosa e mirra). Nei Set-
tanta l'altare dell'incenso è detto 6uO'tiXO'T'I)pwv 6ufi.t&f.1.1X't'Oç, e gli aromi utiliz-
zati per prepararlo sono descritti in Es 30, 34-36; sono forse questi i 6ufi.t&f.1.1X't'IX
di cui hanno piene le coppe i quattro esseri viventi e i ventiquattro vegliardi di
Ap 5, 8 (cfr. E. LuPIERI, L'apocalisse di Giovanni, p. 146, nota 8).
20 lusnNus, Apologia I, 13, l; 37, 7; Apologia Il, 5, 4; Dialogus cum Try-
phone ludaeo, 41, 2.
21 L'opera fondamentale resta E. G. C. ATCHLEY, A History o( the Use o(
lncense in Divine Worship.
22 ATHENAGORAS ATHENIENSIS, Supp/icatio pro Christianis, 13, 2.
23 TERTULLIANUS, Apologeticum, 30, 6.
GIUSTINO MARTIRE 149
genere umano: a volte con magiche iscrizioni, a volte con terrori e tormenti, a
volte con l'istituzione di sacrifici, incensazioni e libagioni, di cui sono diven-
tati avidi dopo che si sono sottomessi alle passioni dei sensi". Traduzione di
Giuseppe Girgenti.
27 Papyri graecae magicae, XIII, 359-372 dal cosiddetto Oliavo o Unico libro
di Mosè, nel quale si descrive il rito per ricevere una visita da parte di Dio; cfr.
Papyri graecae magicae, l, 286; IV, 2523; 2852; VII, 433; XII, 18; XIII, 228.
28 GALENUS, De simplicium medicamenlorum lemperamenlis, vol. 9,
p. 794, 4-6.
29 Tob 8, 2-3: "Tobia allora si ricordò delle parole di Raffaele, prese il
fegato e il cuore del pesce dal sacco che aveva e li pose sulla brace dell'incenso.
L'odore del pesce respinse il demonio, che fuggì su nelle regioni d'Egitto; Raf-
faele, raggiuntolo, lo legò in quel luogo e lo incatenò all'istante".
30 losEPHUS, FLAVIUS, Anliquilales iudaicae, VIII, 47: "Il metodo della tera-
pia era questo: egli applicava al naso dell'indemoniato l'anello che conte-
neva sotto il sigillo una delle radici indicate da Salomone, e poi, mentre
quello annusava, cacciava fuori il demonio attraverso le narici".
150 CAPITOLO 5
31 Ps. PLUTARCHUS, De fluviis, 16, 2: "Una pietra simile ad una fava (... ) è
utile per i posseduti; non appena accostata alle narici, il demonio se ne va".
Ringrazio il prof. Estéban Calder6n, editore del trattato, per avermi inviato del
materiale su questo tema.
32 Cyranides, I, 13, 21-22: "Se accosti questo anello ad un indemoniato,
vario tipo a scopo esorcistico nel 1 secolo, presso gli ebrei, è testi-
moniato da Giuseppe Flavio, ma senza un giudizio di biasimo39 •
Quanto però possono essere affidabili le informazioni presentate
da Giustino? È facile pensare che l'autore, cresciuto nel pagane-
simo, potesse conoscere l'arte esorcistica pagana. Ma le informazioni
sui costumi giudaici, se veritiere, sono ricavate dell'osservazione
di esorcisti operanti in Palestina (regione di origine dell' apologi-
sta), a Roma, ove scrive le sue opere, o altrove? Oppure il Nostro
riporta informazioni di seconda mano? È certamente impossibile,
con la documentazione pervenutaci, decidere definitivamente per
l'una o l'altra opzione; ma possiamo legittimamente domandarci
se è verosimile credere che Giustino sapesse qualche cosa degli usi
esorcistici ebraici, per diretta esperienza o a motivo della sua cono-
scenza del mondo giudaico. Giustino era nato a Flavia Neapolis, in
Samaria, da genitori pagani, forse coloni giunti in Palestina dopo il
7040; con ciò, sembra che "nulla nei suoi scritti suggerisca che egli
fosse familiare con le tradizioni o con la religione samaritana " 41 •
Egli fu cresciuto nella conoscenza della filosofia greca, fino alla
sua conversione al cristianesimo (135 circa) 42 ; non fu circonciso
e non ebbe conoscenza del giudaismo fino all'età adulta, quando
conobbe Mosè e i profeti; non conosceva l'ebraico e si serviva di
traduzioni greche della Bibbia. Si trattava però di un'ignoranza
che era condivisa da un gran numero di ebrei grecofoni, che si ser-
vivano della traduzione dei Settanta nel servizio sinagogale: questo
è quello che emerge, ad esempio, dallo studio delle comunità ebrai-
che della città di Roma 43 • Giustino conosceva certe pratiche e idee
bello iudaico, VII, 185: "<La radice di Baara> è ricercatissima per una sola virtù:
infatti essa, quand'anche sia soltanto applicata agli infermi, caccia via pron-
tamente i cosiddetti demòni, che sono gli spiriti degli uomini cattivi, i quali
penetrano dentro i viventi ed uccidono coloro che non ottengono aiuti". Per
l'esistenza di un rituale specifico che si serviva di oggetti ed incantesimi, Io.,
Antiquilales iudaicae, VIII, 47, sopra citato.
40 Sulle origini di Giustino, cfr. G. VALENTI, Alcune osservazioni; B. BAGATTI,
maledizione dei cristiani contenuta in una delle redazioni dello S'm6neh 'esreh
(le diciotto benedizioni) che aprivano la celebrazione sinagogale; in 40, 4-5 la
descrizione giustinea del rituale dei due capri nel giorno dell'espiazione aggiunge
elementi non presenti nel Levitico, ma attestati dalla letteratura rabbinica; in
134, l si parla della possibilità per gli ebrei di avere quattro o cinque mogli
ciascuno, chiaro riferimento ad una usanza testimoniata in Giuseppe Flavio e
nel Talmud; in 8, 4 Trifone fa riferimento ad una leggenda messianica (la pre-
esistenza incosciente del Messia sulla terra, fino all'unzione di Cristo da parte di
Elia) rinvenibile nella letteratura rabbinica; in 69, 7 Giustino mostra di cono-
scere le accuse di magia e frode mosse da parte degli ebrei contro Gesù e rece-
pite dal Talmùd; in 123, l l'autore attesta la tradizione giudaica che considera
come un autoctono il proselito circonciso.
45 Alcuni temi esegetici testimoniati in ambito giudaico e ripresi da Giustino:
90 e 91.
154 CAPITOLO 5
5. Teologia ed esegesi
È chiaro che per Giustino l'attività degli esorcisti cristiani è una
dimostrazione della potenza di Gesù; la loro capacità di liberare
dalla presenza demoniaca coloro i quali non erano stati guariti dagli
altri esorcisti, si configura chiaramente come una dichiarazione di
superiorità del cristianesimo sulle arti sanatorie (magiche e medi-
che) di coloro che operavano senza il sostegno divino. Va notato
che ciascuno dei quattro passi che abbiamo isolato è in qualche
modo legato al tema cristologico che l'autore sviluppa nelle sue
opere; la continua insistenza sul tema della potenza di Gesù nello
54 Cfr. ad esempio lusTINUS, Dialogus cum Tryphone Iudaeo, 93, 4: "Voi non
avete mai mostrato di avere affezione o amore né verso Dio né verso i profeti
né verso voi stessi, mentre è provato che sempre risultate idolatri e uccisori di
giusti, tanto da arrivare a mettere le mani su Cristo stesso ed a perseverare fino
ad oggi nella vostra malvagità, maledicendo coloro che dimostrano che colui che
é stato da voi crocifisso è il Cristo" (traduzione di Giuseppe Visonà). Cfr. anche
95, 3-4. L'atteggiamento di Trifone nei confronti di Giustino è acquiescente;
egli mostra una passiva sopportazione delle numerose accuse rivolte contro
il suo popolo; ulteriore prova del carattere artificioso e letterario del dialogo,
dove Trifone è un personaggio di comodo che ha lo scopo di offrire il destro alle
tesi cristiane. Diversi commentatori si sono occupati dell'atteggiamento di
Giustino nei confronti del giudaismo, mettendo in luce ora il carattere rispet-
toso ora quello infamante nei confronti di Israele. Per una contestualizzazione
e una bibliografia, espressione delle varie tendenze, G. VIsoNA, S. Giustino.
Dialogo con Trifone, pp. 46-57 e 72-73; i giudizi dei commentatori moderni
sono raccolti in R. JoLY, Christianisme et philosophie, pp. 155-156. Vedi anche
G. OTRANTO, La polemica antigiudaica.
156 CAPITOLO 5
55 Cfr. ad esempio IusTINUS, Dialogus cum Tryphone Iudaeo, 131, 5: ''(. .. ) per
mezzo di Gesù crocifisso [ ... ) i demoni dovevano essere annientati e temere il
suo nome". Traduzione di Giuseppe Visonà.
56 Sulla teologia del Logos in Giustino si vedano G. GIRGENTI, Giustino mar-
tire, pp. 102-107; C. MUNIER, L'apologie de Saint Justin, pp. 99-110; L. W. BAR-
NARD, Justin Martyr, pp. 85-100; J. DANIÉLOU, Messaggio evangelico, pp. 407-
420. Il noto studio di R. HoLTE, Logos spermatikos, seguendo E. Goodenough,
propone Filone Alessandrino come fonte primaria di questa dottrina giustinea
(in modo eccessivo, già secondo J. DANIÉLOU, Messaggio evangelico, p. 198;
probabilmente Giustino conobbe Filone solo attraverso il filtro di Numenio di
Apamea: cfr. G. GIRGENTI, Giustino martire, p. 102). Altri hanno messo in luce
l'influsso stoico e medioplatonico (C. ANDRESEN, Justin), o la compresenza di
diversi influssi, sulla base però di un nucleo neotestamentario (J. H. WASZINK,
Bemerkungen).
57 Mt 1, 21: "<Maria> partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti
salverà il suo popolo dai suoi peccati". Sull'importanza dei nomi in Giustino,
cfr. P. BoBICHON, Fonctions et valeurs des noms.
58 Cfr. lusnNus, Apologia I, 28, 1-2; ID., Dialogus cum Tryphone iudaeo,
72 Sal 19 (18), 14: "Risparmia anche il tuo servo dagli stranieri: se non mi
domineranno, allora sarò irreprensibile e purificato dal peccato grande".
73 Didachè, 8, 3: "Pregate così tre volte al giorno".
74 Infatti illà pucrOlL ~(J.iiç oc1tÒ Tou 7toVl)pou può essere ricondotto sia ad
ò 7tOVl)p6ç (il Maligno) sia a TÒ 7tOVl)p6v (il male); cfr. J. GNILKA, Il V angelo di
Matteo, vol. l, p. 340.
GIUSTINO MARTIRE 161
80 Cfr. IusTINUS, Dialogus cum Tryphone /udaeo, 49, 8: "Una potenza nasco-
sta di Dio si è manifestata in Cristo crocifisso: è lui che temono i demoni e tutti
i principati e potestà della terra"; 91, 4: "L'innalzamento del serpente di rame
è stato fatto per la salvezza di quanti credono che in quell'occasione veniva
preannunciato che, grazie a colui che sarebbe stato crocifisso, sarebbe giunta la
morte per il serpente"; 134, 5: "Cristo ha servito la schiavitù fino alla croce per
gli uomini di ogni razza [... ] acquistandoli a prezzo del suo sangue e del mistero
della croce". Traduzione di Giuseppe Visonà.
81 Cfr. IusTINUS, Dialogus cum Tryphone iudaeo, 88, 2-9; E. RooRiGUEZ
ANTUNANO, La dynamis de Dios en San Justino.
82 Sul valore dell'incarnazione, cfr. J. HowToN, The Theology of the Incar-
nation; G. OTRANTO, L'incarnazione del Logos; L. W. BARNARD, Justin Martyr,
pp. 117-122; J. DANIÉLOU, Messaggio evangelico, pp. 193-204.
83 È quanto riportato in un frammento di un'opera perduta (citata come
teologia della croce. Contro, G. VIsoNA, Dialogo con Tri{one, pp. 67-68.
85 Mc 9, 38-40: "Giovanni gli disse: "Maestro, abbiamo visto uno che scac-
ciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei
nostri". Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia
un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è
contro di noi è per noi".
86 Sulla conoscenza degli scritti del Nuovo Testamento in Giustino, cfr.
B. M. METZGER, Il Canone del Nuovo Testamento, pp. 129-133; L. W. BARNARD,
Justin Martyr, pp. 54-63; in specie per Paolo, M. MARIN, Note introduttive. Sono
riscontrabili nelle sue opere richiami a Rom, l Cor, 2 Ts, Gal, Col.
87 Per Paolo Dio "stritolerà ben presto Satana ai piedi" dei credenti (Rom
16, 20); la "riduzione al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza" avverrà
quando il Figlio consegnerà il regno a Dio Padre (l Cor 15, 24). Ma la venuta
di Cristo è stata il segno di un grande cambiamento nel rapporto tra l'uomo
e Satana: coloro che "morti per le colpe e i peccati nei quali un tempo vive-
vano alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria,
quello spirito che ora opera negli uomini ribelli" ora "rivivono in Cristo" (Ef
2, 1-5) e "si rivestono dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del
diavolo" e restare in piedi "nel giorno malvagio" (6, 11-17). Dio ha "privato
della loro forza i principati· e le potestà e ne ha fatto pubblico spettacolo die-
tro al corteo trionfale di Cristo" (Col 2, 15). Anche per Giovanni nella morte
di Gesù si compie il giudizio sul mondo, ed il "principe di questo mondo sarà
gettato fuori" (Gv 12, 31). Per una sintetica presentazione di questi aspetti
ed una bibliografia aggiornata, W. KIRCHSCHLAGER -W. KoRNFELD, Satan (et
démons). Su tutto il Nuovo Testamento, L. L. MoRRIS, The Cross in the New
Testament; M. D. HooKER, Not Ashamed o{ the Gospel. Sulla teologia paolina
della croce, J. D. G. DuNN, La teologia dell'apostolo Paolo, pp. 220-245, con
bibliografia; E. KAsEMANN, Prospettive paoline, pp. 55-92; F. J. 0RTKEMPER, Das
Kreuz; H. WEDER, Das Kreuz Jesu bei Paulus. Sul significato della morte in
croce alla luce del retroterra culturale giudaico e gentile, M. HENGEL, Crocifis-
sione ed espiazione.
164 CAPITOLO 5
88 lusTINUS, Dialogus cum Tryphone ludaeo, 83, 4: "Il nostro Gesù, invece,
che non è ancora venuto nella gloria, ha inviato a Gerusalemme uno scettro di
potenza, la parola con cui ha chiamato a conversione tutte le genti, che erano
sotto la tirannia dei demoni". Traduzione di Giuseppe Visonà.
89 Sal 24 (23), 10: "Chi è questo re della gloria? Il Signore delle potenze, egli
è il re della gloria".
GIUSTINO MARTIRE 165
Gesù che attestò sotto Ponzio Pilato la buona confessione, ti scongiuro di con-
servare il comandamento senza macchia, irreprensibile, fino alla manifestazione
del Signore nostro Gesù Cristo".
101 IGNATIUS ANTIOCHENUS, Epistula ad Smyrnaeos, 1, 1-2: "Voi credete pie-
namente che nostro Signore discende realmente dalla stirpe di Davide secondo
la carne, è figlio di Dio secondo la volontà e la potenza divina, nato realmente
da una vergine, battezzato da Giovanni, affinché da lui fosse compiuta ogni
giustizia; che egli realmente, sotto Ponzio Pilato e il tetrarca Erode, fu per noi
trafitto dai chiodi nella carne". ID., Epistula ad Trallianos, 9: "Gesù Cristo,
disceso dalla stirpe di Davide, figlio di Maria, che realmente nacque, mangiò e
bevette, fu realmente perseguitato sotto Ponzio Pilato, fu realmente crocifisso
e morì alla presenza di coloro che sono nel cielo e sulla terra e sotto terra".
Traduzione di Guido Bosio.
GIUSTINO MARTIRE 169
Credo (... ) in Cristo Gesù suo unico Figlio, nostro Signore, che è
nato dallo Spirito Santo da Maria vergine, che fu crocifisso sotto
Ponzio Pilato e fu sepolto, il terzo giorno risuscitò dai morti, ascese
ai cieli, siede alla destra del Padre, donde verrà a giudicare vivi e
mortP 05 •
Si tratta di una professione di fede canonizzata che è stata iden-
tificata come un antico credo battesimale, la cui origine può essere
ricondotta alla seconda metà del II secolo. La Chiesa di Roma,
della quale Giustino era membro, fu infatti quella che per prima
intraprese una riorganizzazione e un'elaborazione approfondita del
sistema catechistico. Le formule riportate da Giustino attestano
secondo Kelly che il simbolo romano non aveva ancora raggiunto
alla metà del II secolo una sua forma stabilita, e che non è possi-
bile risalire all'indietro nella ricerca di formule fisse di qualunque
genere 106; ma il rapporto tra queste fonti è indubitabile.
La cosiddetta Traditio Apostolica riporta questa interrogazione
battesimale:
Credi in Cristo Gesù, Figlio di Dio, che è nato per opera dello
Spirito Santo da Maria vergine, fu crocifisso sotto Ponzio Pilato,
morì e fu sepolto, e risorse il terzo giorno vivo dai morti, ascese ai
cieli e sedette alla destra del Padre, che verrà a giudicare i vivi e
i morti? 107
Se la menzione giustinea della crocifissione sotto Ponzio Pilato
e la scelta del verbo ocvoc~oc(vw (ascendere) riecheggiano le formule
in Christum Iesum, Filium Dei, qui natus est de Spiritu Sancto ex Maria vir-
gine, et crucifixus sub Pontio Pilato et mortuus est et sepultus, et resurrexit
die tertia vivus a mortuis, et ascendit in caelis et sedit ad dexteram Patris,
venturus iudicare vivos et mortuos?" Il presente testo, di cui manca l'originale
greco, è riportato qui nella sua traduzione latina più vicina all'originale (Palin-
sesto di Verona). Cfr. J. N. D. KELLY, I simboli di fede, pp. 89-91.
GIUSTINO MARTIRE 171
7. Esorcismo battesimale?
La presenza nel rituale battesimale della formula che, come testé
stabilito, occorre nei racconti di esorcismo, può indurre a pensare
che la narrazione di Giustino celi tra le righe il resoconto di un
battesimo dal carattere esorcistico:
Quanti siano persuasi e credano che sia vero quanto è da noi inse-
gnato ed esposto, e promettano di poter vivere così, vengono edu-
cati a pregare ed a domandare a Dio, digiunando, la remissione dei
peccati precedenti, mentre noi preghiamo e digiuniamo insieme con
loro. Poi vengono condotti presso di noi dove c'è dell'acqua [... ]
Questo lavacro è chiamato illuminazione, poiché coloro che com-
prendono queste cose sono illuminati nella mente. E l'illuminato
viene purificato nel nome di Gesù Cristo, crocifisso sotto Ponzio
Pilato, e nel nome dello Spirito Santo, che ha preannunciato tutte
le cose riguardo Cristo per mezzo dei profetP 14 •
119 Mc 9, 29: "Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo,
123 Cfr. anche P. F. BRADSHAW, Alle origini, pp. 184-186. Sulla descrizione giu-
stinea del battesimo, C. I. K. STORY, Justin's Apology l. 62-64; G. H. WILLIAMS,
Baptismal Theology; G. A. NociLLI, La catechesi battesimale; E. FERGUSON, Bap-
tism in the Early Church, pp. 237-244 e 267-269.
CAPITOLO 6
TAZIANO IL SIRO
l. Taziano e la medicina
Taziano (nato nel 120/130)1 ha lasciato qualche riferimento alla
possessione diabolica e all'esorcismo nel suo Discorso ai Greci2 • È
cosa abbastanza ardua, sulla base dei dati pervenuti, classificare
con sicurezza questo scritto, che manca di alcuni elementi carat-
teristici del genere apologetico: si è pensato ad un testo composto
per essere letto privatamente, ad un discorso destinato alla pub-
blica lettura, al discorso inaugurale di una scuola, ad un'apologia
scritta in seguito all'episodio dei martiri di Lione, o ad un pro-
trettico3. Le questioni della datazione (oscillante tra il 155 ed il
178) e del luogo di composizione (Roma, Atene o altrove) sono
1 Per i dati biografici ed un'introduzione alle sue opere, con bibliografia, cfr.
F. BoLGIANI, Taziano (2 voci); W. L. PETERSEN, Tatian; A. SoLIGNAC, Tatien;
K. G. WESSELING, Tatian der Syrer. Due monografie: M. ELzE, Tatian und seine ·
Theologie; E. J. HuNT, Christianity in the Second Century.
2 Cfr. R. C. KuKULA, Tatians sogenannte Apologie; A. PuECH, Le discours aux
Grecs; H. U. MEYBOOM, Tatianus en zijne apologie; G. F. HAWTHORNE, Tatian
and his Discourse; E. F. OsBORN, Tatian's Discourse. Si veda anche l'introdu-
zione ed il commento di P. UBALDI, Il discorso ai Greci; S. D1 CRISTINA, Taziano
il Siro. Discorso ai Greci. Taziano è attesi noto per il Diatessaron, una specie di
armonia dei quattro Vangeli canonici (cfr. W. L. PETERSEN, Tatian's Diatessa-
ron). Sui racconti esorcistici di Gesù inseriti nel Diatessaron, G. H. TwELFrREE,
In the Name o( Jesus, pp. 243-247. Sono perdute le altre opere: Taziano stesso
menziona il titolo di un suo libro Sugli esseri viventi (Oratio, 15); Clemente
Alessandrino cita un Sulla perfezione secondo il Salvatore (Stromata, Il, 81, l) e
Rodone (in EusEBIUS CAESARIENSIS, Historia ecclesiastica, V, 13, 8) gli attribuisce
un trattato esegetico intitolato Sui problemi.
3 Secondo Michael McGehee è improprio classificare l'Oratio ad Graecos tra le
apologie: essa andrebbe intesa più come un protrettico, con lo scopo di attrarre
i greci allo studio della filosofia cristiana (Why Tatian never •Apologized»). La
classificazione come discorso inaugurale di una scuola è respinta da G. BoTTI,
Il (attore personale. Per Puech, Taziano avrebbe pronunciato il suo discorso
davanti a un pubblico pagano non greco (il che renderebbe meno problematica
l'aggressività delle sue invettive verso il mondo ellenico); successivamente il
discorso sarebbe stato disposto per la pubblicazione, utilizzando un testo rica-
176 CAPITOLO 6
risale al 176-178; per L. W. BARNARD, The Heresy, intorno al 160; per L. LEONE,
Due date della vita di Taziano, la sua conversione è avvenuta tra il 155 ed il
160, e la redazione dell'Oratio va datata al 160-161.
5 Si tratta di un'indicazione geografica fornita dall'autore medesimo ed
abbastanza vaga: all'epoca l'Assiria poteva abbracciare tutta quella vasta
regione che va dalla Siria interna all'Assiria classica nella Mesopotamia supe-
riore, a destra dell'Eufrate.
6 L'autore presenta sé stesso come figlio di genitori pagani, conoscitore della
filosofia e della retorica; cfr. M. WHITTAKER, Tatian's Educational Background.
7 È quanto afferma EusEBIUS CAESARIENSIS, Historia ecclesiastica, V, 13. Su
questa figura, vedi V. ZANGARA, Rodone.
8 L'autore si richiama implicitamente all'opera Delle simpatie e delle anti-
patie attribuita falsamente a Democrito (cfr. cap. 17, 1), in realtà opera di un
certo Bolo di Mende nel 200 a.C. circa. Cfr. E. R. Dooos, l Greci e l'irrazionale,
pp. 246-248.
TAZIANO SIRO 177
rivolga solo alle pratiche magiche e che non condanni altro che esse [... ] ma è
difficile credere che al capitolo 18 non si spinga molto più in là [... ] Taziano,
nella sua argomentazione [... ] non evita una certa confusione e una grande
oscurità. Tuttavia pare che egli ci riveli abbastanza chiaramente una repul-
178 CAPITOLO 6
sione abbastanza viva per la medicina medesima, anche qualora essa non faccia
appello alla magia".
13 Cfr. P. YoustF, Il patrimonio culturale greco; E. NoRELLI, La critique du
pluralisme grec.
14 Cfr. C. L. HEtLER, De Tatiani apologetae dicendi genere; L. LEONE, Artificio
quenza al tempo di Pompeo Magno, che non guadagnava abbastanza con que-
sto mestiere( ... ) si volse improvvisamente alla medicina". Traduzione di Paola
Cosci.
20 PLINIUS, SECUNDUS, Naturalis historia, 26, 18: "Al successo di Asclepiade
contribuirono più di ogni altra cosa le imposture della magia".
21 PLINIUS, SECUNDUS, Naturalis historia, 29, 14. Traduzione di Umberto
Capitani.
22 Cfr. H. C. KEE, Medicina, miracolo e magia, pp. 19-21.
180 CAPITOLO 6
2. Demoni ed infermità
La demonologia del discepolo di Giustino fu per certi aspetti
certamente influenzata da quella del maestro, come egli stesso ci
induce a pensare 29 • Anch'egli considera la malefica opera demo-
niaca come frutto di una divina concessione, che si interromperà
alla fine dei tempi, al momento della definitiva condanna30 ; ma il
forte legame che egli istituisce tra i demoni e la materia lo avvi-
cina ai temi della speculazione gnostica 31 • Il primo accenno ad un
(18, 2).
°
3 Cfr. TATIANUS, Oratio ad Graecos, 12, 4; 14, 1.
31 Per la demonologia di Taziano si vedano H. WEY, Die Funklionen der
biisen Geisler, pp. 61-91 e 186-225; A. PuEcH, Le discours aux Grecs de Talien,
182 CAPITOLO 6
pp. 72-75; M. ELZE, Tatian und seine Theologie, pp. 100-103; A. MoNACI, Il dia-
volo e i suoi angeli, pp. 171-183.
32 H. WEY, Die Funktionen der b6sen Geister, p. 69 e, in generale, pp. 211-
222.
33 TATIANUS, Oratio ad Graecos, 16, 3: Elcrtv !Lèv oov xoct v6crot xoci crT&cre:tç
rijç Év iJ!LtV \S);ljç" 8oc(!Love:ç 8è ocÙTot TOUTwv T<Ìç oclT(ocç, É7te:t8<Ìv cru!L~oc(vwcrtv,
kocuTotç 7tpocrypciqJOU!rtV, Ém6vnç Ò7t6TOCV XOCTOCÀOC!L~ciV7) xci!l-OCTOç. ~EcrTt 8è /he:
xoct ocÙTot )(&t!l-<7lVt Tijç !r!JlWV &~e:ÀTe:p(ocç xpoc8oc(voucrtv T~V ~!;tv Tou crW!LOCToç·
ot My<,~ 0e:ou 8uv&!Le:wç 7tÀ1)TT6!l-e:vot 8e:8t6Te:ç &7t(occrtv, xoct 6 x&!Lvwv 6e:poc-
7te:Ue:Toct.
34 Su questo tema, G. LANATA, Medicina magica, pp. 28-37; A. STRAMAGLIA,
Res inauditae, incredulae, pp. 330-331, nota 16; F. ANDRES, Daimon, coli. 272-
274. Una trattazione sui demoni malvagi nel paganesimo, H. HERTER, Base
Diimonen. Raccolta di testi in J. TAMBORNINO, De antiquorum daemonismo.
35 HoMERUS, Odyssea, IX, 411: "Dal male che manda il gran Zeus non
fermità possa essere causata da demonP6 • Oltre agli esseri più noti
e temuti, come le Erinni, le Kere, Empusa, Mormo e Lammia,
anche gli eroi, allo stesso modo in cui possono elargire benefici,
possono danneggiare gli uomini, durante la vita e dopo la morte37 •
Per certe malattie si credeva di poter risalire persino a chi le aveva
causate38 • lppocrate testimonia che in certi casi il malato in preda
ad un attacco si copriva il capo "per timore del demonio, secondo
l'opinione dei più" 39 • Alessandro Poliistore, a cavallo tra il n ed il 1
secolo a.C., così ci informa sulle credenze dei Pitagorici:
L'aria è piena di anime; ed essi le considerano dèmoni ed eroi, e
pensano che siano essi ad inviare agli uomini i sogni, i segni premo-
nitori e le malattie [... ] e ad essi sono dirette le cerimonie catarti-
che ed apotropaiche4°.
Taziano accetta in parte questa lettura, sebbene non arrivi ad
attribuire a tutte le malattie un'origine demoniaca. Infatti, secondo
quanto egli dice, sembra proprio che in certi casi non siano i demoni
a causare la malattia, ma che essi solamente "recitino una parte
parassitaria per millantare una potenza che non posseggono" 41 ; i
demoni in questo caso non sono la causa della sofferenza dell'uomo,
ma giungono solamente allorché questi è già in preda alla malattia,
per ascriversene le cause. Ciò, naturalmente, per accrescere negli
uomini il timore e favorire il culto verso sé stessi, sfruttando la
loro credenza nelle divinità pagane che essi andavano ad imperso-
nare.
Ma Taziano non esclude nemmeno l'origine autenticamente
demoniaca della malattia: può anche accadere che siano i demoni
la causa dello scompiglio del corpo, verso il quale mettono in atto
sacro, che testimonia l'idea secondo la quale le paure degli uomini sono causate
da "attacchi di Ecate ed assalti di eroi" (1, 90-93).
38 Cfr. ARISTOPHANES, Aves, 1490-1493: "Se infatti qualcuno dei mortali s'im-
batteva di notte nell'eroe Oreste, ne usciva nudo, colpito da quello su tutto il
lato destro" (si tratta dell'emiplegia).
39 HIPPOCRATES, De morbo sacro, 12, 6.
tra Celsum, VII, 70: "Come i briganti nei luoghi deserti (... ) si sono scelti un
TAZIANO SIRO 185
capo che li guidasse alle azioni che essi hanno scelto, per derubare e depre-
dare le anime degli uomini" (traduzione di Pietro Ressa). Dalla scuola esegetica
Alessandrina prese il via l'interpretazione allegorica dei briganti della parabola
del buon samaritano, paragonati ai demoni. Ad esempio, CLEMENS ALEXANDRI-
NUS, Quis dives salvelur?, 29; 0RIGENES, Homiliae in Lucam, 39, p. 190, 17.
46 Cfr. TATIANUS, Oralio ad Graecos, 8, 2: "Questi demoni, insieme con il loro
capo Zeus, sono caduti essi stessi sotto il gioco del destino, dominati come sono
dalle stesse passioni cui sono soggetti gli uomini".
47 TERTULLIANUS, Apologeticum, 22, 11: "d demonh senza dubbio sono bene-
fici anche per le cure delle malattie. Infatti in un primo tempo provocano il
male, poi, per ottenere il miracolo, prescrivono rimedi strani o contrari; quindi
cessano di far danno, e si crede che abbiano curato".
48 MINUCIUs, FELIX, Oclavius, 27, 2: "Creano malattie, terrorizzano gli animi,
contorcono le membra per costringere al culto di sé, di modo che, pasciuti dal
fumo degli altari o dalle immolazioni degli animali, una volta lasciato libero
ciò che avevano avvinto, sembrino averlo curato".
49 EusEBIUS CAESARIENSIS, Praeparalio evangelica, V, 2, 1: "[ ... ]per le cure dei
corpi che essi avevano danneggiato in modo invisibile mediante l'azione loro
propria, e che poi, all'inverso, liberavano dalle loro pene con la guarigione che
accordavano loro". Traduzione di Odile Zink.
50 LACTANTIUS, Divinae insliluliones, Il, 14, 13: "Venerano i dèmoni come dèi
terrestri e come discacciatori dei malanni che essi stessi causano e infliggono".
186 CAPITOLO 6
3. Possessione ed esorcismo
I passi sopra riportati potrebbero prestarsi ad un'interpretazione
correlata alla possessione demoniaca: nei casi in cui la malattia sia
dovuta all'intervento di un demonio, infatti, la guarigione dovrà
necessariamente essere ottenuta con la cacciata del medesimo (fatta
eccezione per i casi in cui sarà il demone stesso ad abbandonare
l'ammalato, per attribuirsi il merito di averlo risanato).
Anche se il soggetto (16, 3) è semplicemente definito come sof-
ferente (XcXfLVWv), alcuni elementi avvalorano tale interpretazione:
anzitutto, il paragone - tratto da Giustino - con i briganti, il che
invita subito a pensare ad un vero e proprio "furto" della per-
sona operato dai demoni che se ne impadroniscono. Poi, il fatto
che si parli di scompigliamento o agitazione dello stato del corpo
(xpoc8oc(vw) e che la furia dei dèmoni sia paragonata ad una tem-
pesta, richiama alla mente i fenomeni di possessione diabolica che
causano un vero e proprio sconquassamento delle membra: è anche
a motivo di ciò che i posseduti erano detti energumeni, essendo in
balia della èvépyeLoc demoniaca, spesso palesata sotto forma di vio-
lenta agitazione motoria. Anche Heinrich Wey pensa che questo
passo si riferisca ad una infermità causata dall'ossessione diabo-
lica60.
La sofferenza causata dall'astuto intervento degli dèi, atto ad
ottenere benefici per sé, è causata da un'attività descritta con il
verbo è7tL<:pOLTcXW: esso, che io ho reso con invadere, può conservare
anche il semplice senso di venire, visitare. Ma si tratta di un qualche
cosa di più di una semplice visita: in seguito con questo termine
ci si riferirà anche alla presenza della divinità nelle immagini61 ,
si descriveranno l'incarnazione del Verbo62 , la discesa dello Spi-
rito Santo a Pentecoste63 o la consacrazione epicletica delle specie
cante".
64 IOANNES CHRYSOSTOMUS, In loannem homiliae, 45, 2 (col. 253, 11-13): "Il
pane, a causa dello Spirito che viene (~~<X 't'Ò tmcpo~'t'WV ITve:Gf.La.), diventa pane
celeste; Liturgia Sancii /acobi, in B. C. MERCIER, La liturgie de saint Jacques,
p. 206, 9: "Manda lo Spirito tuo santissimo, Sovrano, su di noi e su questi
preziosi doni presentati, perché sopravvenendo con la santa, buona e gloriosa
sua venuta (tva. tmqJot-rijcra.v 't"(j ocy[~ xa.Ì &:ya.6ji xa.Ì ~~6é;<p a.Ò't'OU 7ta.poucr[~)
santifichi e faccia di questo pane il corpo santo di Cristo, e di questo calice il
sangue prezioso di Cristo".
CAPITOLO 7
TEOFILO DI ANTIOCHIA
l. Demoni e poeti
Dagli scritti di Teofilo (eletto vescovo di Antiochia nel 169,
morto non oltre il 188 1) emerge un accenno alla possessione diabo-
lica inserito nell'ambito di una disquisizione sul valore della poe-
sia pagana. Esso è contenuto nei tre libri Ad Autolico2 , unico trat-
tato sopravvissuto di questo autore3 ; l'opera, messa per iscritto in
seguito ad una polemica orale svoltasi con Autolico, un colto amico
di Teofilo ancora pagano, fu redatta poco dopo il 180, giacché in
essa si ricorda la morte dell'imperatore Marco Aurelio (17 marzo
demoni impuri. E tali divengono anche coloro che li fabbricano, e coloro che in
essi ripongono speranze". Traduzione di Emanuele Rapisarda.
9 Ad esempio, egli stesso afferma di aver spiegato altrove che il dragone o il
diavolo era stato in principio un angelo (THEOPHILUS ANTIOCHENUS, Ad Aulo/y-
cum, II, 28); poiché nell'Adversus Hermogenem di Tertulliano (11, 3) si ritrova
il ricordo di questa spiegazione, probabilmente Teofilo ne aveva trattato nella
sua opera perduta Contro Ermogene, alla quale Tertulliano si ispira.
IO THEOPHILUS ANTIOCHENUS, Ad Aulolycum, III, l.
11 Cerca di ricostruire le fonti scritte a cui Teofilo attingeva N. ZEEGERS-
VANDER VoRST, Les citations poétiques; lo., Les citations des poètes, specie
pp. 111-142.
194 CAPITOLO 7
gli uomini, alcuni, per opera dei cattivi demoni di cui abbiamo parlato, e attra-
verso i poeti, hanno presentato come realmente accaduti miti che hanno inven-
tato"; 54, 1: "Coloro che tramandano le mitologie create dai poeti, non offrono
alcuna dimostrazione ai giovani discepoli, e noi vogliamo dimostrare che sono
opera dei cattivi demoni per ingannare e sviare il genere umano" (traduzione
di Giuseppe Girgenti); ID., Dialogus cum Tryphone ludaeo, 69, 1: "Sappi dun-
que, Trifone, - continuavo il mio discorso - che colui che .è chiamato diavolo
ha prodotto delle falsificazioni in modo che circolassero tra i greci, cosi come
ha operato per mezzo dei maghi egiziani e, al tempo di Elia, dei falsi profeti"
(traduzione di Giuseppe Visonà). Su questo, cfr. M. CARENA, La critica della
mitologia pagana; H. RAHNER, Miti greci.
14 MtNUCIUS, FELIX, Octavius, 27, l.
TEOFILO DI ANTIOCHIA 195
miti non sono essi stessi la fonte di ciò che scrivono, ma solamente
portavoce di quanto i demoni ispirano loro.
Mi pare opportuno soffermarmi maggiormente su un particolare
che, a mio modo di vedere, risente dell'interpretazione che la stessa
cultura pagana dava dell'arte poetica. In che modo nell'antichità
veniva descritta l'attività artistica del poeta? Come frutto della
propria arte e delle proprie capacità, o piuttosto come un'ispira-
zione divina, che può ridurre fino al minimo l'intervento creativo
dell'uomo? Platone descrive l'ispirazione poetica come €v6oumot<rf1.6ç
o fLotV(ot, a causa della quale i poeti non sono· coscienti di ciò che
scrivono e non possono spiegare la fonte o il significato delle loro
opere 15 ; nel suo disprezzo per quest'arte, egli descrive i poeti come
semplici imitatori, che agiscono non per virtù propria ma per
ispirazione divina 16 . Questo concetto di furor poeticus, visto come
ispirazione ottenuta mediante una sorta di visitazione da parte di
una forza esterna, finì talora per avere il sopravvento - ma non
prima del v secolo - sull'interpretazione che valorizzava invece la
parte svolta dal genius del poeta, ossia da quella sua qualità poe-
tica permanente e strettamente legata alla persona. Fin da Omero,
infatti, era riconosciuta l'ispirazione delle Muse, che poteva essere
anche temporanea ed irripetibile, ma era pur ben evidenziata l'im-
portanza della personale e permanente abilità del poeta, della sua
memoria, dell'ingegno, della conoscenza e della rappresentazione
che egli era in grado di creare 17 . Se era pacifico che la sapienza del
poeta fosse dovuta in parte all'ispirazione delle Muse 18 , fu Platone
15 PLATO, lon, 533e-534a: "Tutti i buoni poeti epici non per arte, ma per-
ché ispirati e invasa ti dalla divinità, esprimono tutti quei loro bei canti [ ... ]
Perso ogni freno razionale, compongono quelle loro belle poesie" (traduzione di
Francesco Adorno); ID., Apologia Socratis, 22b-c: "I poeti non già per alcuna
sapienza poetavano, ma per non so che naturale disposizione e ispirazione,
come gli indovini e i vaticinatori; i quali infatti dicono molte cose e belle, ma
non sanno niente di ciò che dicono" (traduzione di Manara Valgimigli); ID.,
Phaedrus, 245a: "Chi, privo della follia ispirata dalle Muse, giunge alle porte
della poesia, convinto che basterà la tecnica a renderlo poeta, sarà un poeta
mancato" (traduzione di Giovanni Cambiano).
16 Cfr. R. VELARD1, Enthousiasmòs; G. CouN, Platon et la poésie, pp. 2-8;
P. MuRRAY, Inspiration and Mimesis in Plato.
17 Se ne occupa, con esempi, P. MURRAY, Poetic Inspiration; in generale,
K. THRAEDE, Inspiration, coli. 329-340.
18 Cfr. PtNDARUS, Paeanes, VI, 51-58: "Di queste cose è possibile per gli dèi
convincere i poeti, gli uomini sono incapaci di trovarle. Orsù, poiché vergini
196 CAPITOLO 7
Muse- giacché tutto sapete- avete col padre dalla nera nube e con Mnemosine
questo compito, prestate ascolto ora". Traduzione di Giacomo Bona.
19 DEMOCRITUS, Fragmenta, 21: "O mero creò un magnifico insieme di parole
d'ogni genere, perché ebbe il dono di un ingegno divino". Traduzione di Vitto-
rio E. Alfieri.
20 J. K. T. Orro, Theophili episcopi antiocheni ad Autolycum, p. 75, nota 28.
È quanto farà Origene: "Quando la Pizia pronuncia gli oracoli, che razza di spi-
rito dobbiamo pensare che sia questo, che diffonde le tenebre sulla sua mente e
sui suoi pensieri? Non è forse simile per natura a quella specie di demoni, che
non pochi cristiani scacciano dai sofferenti?" (Contra Celsum, VII, 4. Tradu-
zione di Aristide Colonna).
TEOFILO DI ANTIOCHIA 197
l. Un battesimo gnostico
L'ultima sezione degli Excerpla (67-86) è dedicata al battesimo,
a dimostrazione dell'interesse per questo sacramento da parte della
corrente valentiniana che si esprime attraverso gli estratti clemen-
tinF. Il battesimo gnostico qui descritto sembra avere una forte
connotazione antidemonica8 • Anzitutto, esso va interpretato come
un rituale che ha lo scopo di collegare il neofita a Cristo, e gli per-
mette di ottenere due grandi risultati: la separazione dalle potenze
del male e l'incorporazione a Cristo e alla sua vita. Con il bat-
tesimo, l'uomo si sottrae all'attacco delle potenze malvagie, che
cercano di ridurlo in propria schiavitù; egli però potrà liberarsene,
come Cristo se ne liberò durante la sua vita terrena:
Come dunque la nascita del Salvatore ci ha sottratti al divenire
e alla fatalità, così anche il suo battesimo ci ha allontanati dal
fuoco, e la sua passione dalla passione, affinché potessimo seguirlo
in ogni cosa. Infatti colui che è battezzato in Dio è avanzato verso
Dio e ha ricevuto il potere di camminare sopra scorpioni e serpenti
(Le 10, 19), potenze malvagie. E agli apostoli è ordinato: Andate,
annunciate, e coloro che credono battezzateli nel nome del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28, 19; Mc 16, 15) nei quali siamo
rigenerati, diventando superiori a tutte le altre potenze9 •
14 Cfr. Gc 2, 19: "Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo
credono e tremano!".
15 CLEMENS ALEXANDRINUS, Excerpta ex Theodoto, 77: TocuT1) 6&vocTo<; xocl
Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo
dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato
dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare
in una vita nuova [ .. ] Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato croci-
fisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più
schiavi del peccato"; Col 2, 12: "Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel
battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza
di Dio, che lo ha risuscitato dai morti".
17 Su questo rito, H. KmsTEN, Die Taufabsage.
ex Theodoto, p. 88.
TEODOTO GNOSTICO 203
2. Il sigillo battesimale
salemme e segna un lau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per
tutti gli abomini che vi si compiono".
35 Ap 7, 4: "Poi udii il numero di coloro che furon segnati con il sigillo: cen-
toquarantaquattromila, segnati da ogni tribù dei figli d'Israele"; cfr. 9, 4.
36 Documento di Damasco, 19, 9-12: "Quelli che gli prestano attenzione sono
i poveri del gregge. Questi saranno risparmiati nell'epoca della visita, mentre
i restanti saranno dati alla spada, quando verrà il Messia di Aronne e Israele,
come fu nell'epoca della prima visita della quale disse per mezzo di Ezechiele
di contrassegnare con un tau la fronte di coloro che sospirano e gemono". Tra-
duzione di Luigi Moraldi.
37 Testamentum lobi, 5, 2: "Dopo essere stato segnato con il sigillo dell'an-
gelo che era venuto a me [ ... ] mi recai al santuario degli idoli e lo abbattei fin
dalle fondamenta". Traduzione di Piero Capelli.
TEODOTO GNOSTICO 207
Adversus haereses, l, 3, 5.
43 Così interpreta anche H. A. KELLY, The Devii at Baptism, p. 61.
208 CAPITOLO 8
pp. 10-11.
46 H. A. KELLY, The Devii at Baptism, p. 63.
Corsini.
58 F. PROBST, Sakramenle und Sakramentalien, p. 132.
59 F. J. DOLGER, Der Exorzismus, pp. 9-10.
60 F. J. DOLGER, Der Exorzismus, pp. 160-167.
62 Drews cita gli studi di B. RoHDE, Psiche, vol. 2, pp. 741-744, che tratta
della purificazione rituale con acqua corrente, la quale con la sua forza di scor-
rimento si trascinerebbe via il male.
63 P. DREWS, Recensione a F. J. DOLGER, Der Exorzismus, coli. 171-172.
64 CLEMENS ALEXANDRINUS, Excerpla ex Theodolo, 83: 'E7tl TÒ ~cX7tT~C1f.I.IX
J.IXLflOVTIX<; ~pJ.tGI:liX~ 7tpoGijX.tV &.ì..ì-.' é7ttL 7tOÀÀ.cXX.~<; auyX.IXTIX~IXLVt~ T~at X.IXL
&.x.ocl:liXpTIX 7tvtUf.1.1XTIX, <~i), 7t1Xp1Xx.oì..oul:louvTIX x.IXl Tux_ovTIX f.I.ET~ Tou &.v6pw1tou
Tijc; Gqlp1Xy'L8oç, &.vliXTIX Tou ì..omou ylvETIX~, [&] 't'1j J.IXP~ GUf.l.7tÀéx.ETIX~ qJO~oc;,
!viX T~ç f.I.OVoç X.IX61XpÒç IXÙTÒç X.IXTéì..671.
212 CAPITOLO 8
4. Rituali battesimali
Di conseguenza sono giustificati tutti questi rituali prebattesi-
mali che liberino in antecedenza dagli spiriti impuri, di modo che
nessuno di essi possa scendere nel lavacro battesimale assieme al
battezzando, ed essere segnato con lui:
Perciò si fanno digiuni, suppliche, preghiere, <imposizioni di> mani,
genuflessioni, poiché l'anima viene salvata dal mondo e dalla fauce
dei leoni66 • Perciò hanno subito luogo anche tentazioni, poiché
coloro ai quali l'anima è stata strappata si adirano. E anche se uno
le sopporta, avendole previste, esse mettono a prova l'esteriore67 .
È qui che un esorcismo avrebbe potuto aver luogo. Non insiste-
rei troppo sul carattere antidemonico del digiuno, poiché il testo
non permette di costruire nessuna interpretazione, anche se è natu-
68 Mt 17, 21: "Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera
e il digiuno".
69 CLEMENS ALEXANDRINUS, Excerpta ex Theodoto, 22, 5.
70 1Q20, XX, 28-29: "Io pregai perché egli fosse guarito e imposi le mie
mani sulla sua testa. La piaga fu rimossa da lui; fu scacciato [da lui lo spi-
rito] maligno e visse". Traduzione di Corrado Martone.
71 Sull'imposizione della mano nell'Antico Testamento, cfr. L. MORALDI,
TÒ ~<i7tTtG!J.IX GotÀeueTott, elç iJ!J.éTepov W7tOV, xod y[veTott 7tp(;)Tov fJ.eTÒt !hjp[6lv
Èv Tjj ÈplJ!J.CJl" e!Tot xpotTlJGIXç TOUT6lV xott TOU ~ ApxoVToç otÙT(;)v, tilç &v ~81)
~ot!JtÀeÒç &.ì-.l)6i)ç, {m' 'Ayyéì-.6lv ~81) 8totxove'ì:Tott. 'O ydtp 'Ayyéì-.6lv Èv Gotpxt
xpotTlJGot<; eùì-.6y6lç {m' 'AyyéÀ6lV ~81) 8ouÀeueTott. Lle'ì: oòv til7tì-.(G6ott To'ì:ç
xuptotxo'ì:ç IS7tì-.mç, ExoVTotç TÒ G(;)!J.oc xoct -djv ljlux1Jv &Tp6.1Tov, IS1tì-.otç G{)éGoct TÒt
~éÀl) TOU .!ltoc~6ì-.ou 8uvocf.tévmç, i:lç tpl)Gtv ò 'A7t6GToÀoç.
77 CLEMENS ALEXANDRINUS, Protrepticus, 11, 116, 4: "Queste le nostre invul-
nerabili armi; armati di queste, schieriamoci contro il Maligno. Gli infuocati
TEODOTO GNOSTICO 215
dardi del Maligno spegniamoli con le acquose cuspidi temprate dal Verbo, con-
traccambiando i benefici con grate lodi e celebrando Dio per mezzo del Verbo
divino".
78 G. FILORAMO, Tra demoni e diavoli gnostici, p. 153.
Simonetti.
88 E. SEGELBERG, The Baptismal Rite, p. 120.
89 Evangelium verilatis, 25. Traduzione di Mario Erbetta. Augusto Cosentino
ritiene questo riferimento "piuttosto vago" (Il battesimo gnostico, p. 186).
CAPITOLO 9
SECONDO LIBRO DI JEU
1 Pistis sophia, 99, 9: "I misteri di queste tre eredità della luce sono nume-
rosi: li troverete nei due grandi libri di Jeu"; lvi, 134, 6: "È indispensabile che
trovino i misteri che sono nei libri di Jeu che io feci scrivere da Enoc quando,
nel paradiso, parlavo con lui dall'albero della conoscenza e dall'albero della
vita". Traduzione di Luigi Moraldi.
2 Si veda l'introduzione e l'ottima traduzione di M. ERBETIA, Gli apocrifi
del Nuovo Testamento, vol. 1/1, pp. 317-349; C. A. BAYNES, A Coptic Gnostic
Trealise; C. ScHMIDT, The Books of Jeu. Sulla figura di Jeu, D. E. AuNE, Jeu.
La parte esaminata in questo saggio è stata anche tradotta da E. BuONAIUTI,
Lo gnosticismo, pp. 226-227. Vedi pure A. CosENTINO, Il battesimo gnostico,
pp. 197-210.
3 Cfr. M. TARDIEU - J. D. DuBOIS, Jntroduclion à la littérature gnoslique,
p. 86. Ho accettato la sua traduzione dell'espressione xcxTIÌ !J.UcrTijptov Myoç
come trattato inizialico.
220 CAPITOLO 9
13 Liber Jeu, 48 (p. 114, 16-116, 14): ACgJQJn€ ON HNNCANA1 AIC T.U.O
EZJ>AI NNqiOY~HN€ HnHp NqJTKAKJA NNAfXWN ZJ>AI ~NHHA8HTHC. AqTpEyKWT
NOyq)OypH ZJ>AI ~u:Ne.u.t..CJA Aqtq~«> N€M>OA€ €ZJ>AI ~IApKEyetc ~IHAAAKA
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HNNEqHA8HTHC .\qC.f.\rl2.6 HHOOY THpoy ~NTEIC.p.\rtc HnHez8 N~AHHN
6T6TAI T€. n.\1 nE nECp.\N NT€TAAH81A 2.AKW2.AKW2. T.\1 T€ T6C~6fH
tre battesimi: preparazione delle offerte, conferimento del primo sigillo, epi-
clesi, battesimo, eucaristia, secondo sigillo. Non ho potuto raggiungere il saggio
di S. H. SKtLES, The Form of the Baptismal Riluals. ·
15 Una testimonianza di rituale esorcistico giudaico che fa uso di aromi è
contenuta in lusnNus, Dialogus cum Tryphone Iudaeo, 85, 3: "I vostri esorcisti
esorcizzano con artifizio, come anche le genti, e si servono di aromi e lega-
menti".
224 CAPITOLO 9
16 M. ERBETTA, Gli apocrifi del Nuovo Testamento, vol. lfl, p. 339, nota 10.
17 Testamentum Salomonis, 13, 6 (variante). Cfr. G. ScHOLEM, Uber eine For-
me[.
18 Pistis sophia, 15, 2: "Adamas, il grande tiranno". Cfr. J. V. HANSEN,
Adamas and the Four Illuminators.
19 G. FILORAMO, L'attesa della fine, p. 39.
SECONDO LIBRO DI JEU 225
l. La testimonianza di un viaggiatore
Le informazioni sulla possessione diabolica e sull'esorcismo che
possono essere tratte dagli scritti di Ireneo 1 sono di grande valore,
in quanto provenienti dalla penna di un uomo che vanta un'espe-
rienza non comune. Oriundo dell'Asia Minore, nato probabilmente
a Smirne tra il 130 e il 140, Ireneo ebbe infatti occasione di cono-
scere ed ascoltare in gioventù il vescovo e martire Policarpo, disce-
polo degli apostolP. Può darsi che, trasferitosi in occidente, egli
abbia soggiornato a Roma sotto il pontificato di Aniceto (155-166),
negli stessi anni in cui si svolgeva l'opera missionaria di Giustino3 •
Nel 177, durante la persecuzione di Marco Aurelio, si trovava
tra Vienna e Lione come presbyteros\ e come tale ebbe l'incarico
da parte del clero gallico di recare un'epistola a papa Eleuterio5;
dopo la morte del vescovo di Lione Potino, avvenuta nel 177-178,
gli succedette sulla cattedra episcopale6 • Nella controversia quar-
primo degli eretici e il primo degli gnostici. Gli Atti degli Apostoli lo
descrivevano come un mago proveniente dalla Samaria a capo di un
movimento che, quando il diacono Filippo si recò in quella regione,
pareva godere di un certo seguito di fedeli 14 . Battezzato da Filippo,
offrì del denaro all'apostolo Pietro nel momento in cui avrebbe
dovuto ricevere l'imposizione delle mani, cercando di procacciarsi
la facoltà di amministrare egli stesso lo Spirito Santo; ripreso e
minacciato aspramente da Pietro, Simone domandò la sua interces-
sione, affinché questa sua sconsiderata azione non lo portasse alla
perdizione. Secondo gli Atti Simone viveva a Samaria praticando
la magia (fLOty&uwv), riempiendo di stupore (t;La-rocvwv) i suoi con-
cittadini e presentandosi come un gran personaggio; per Giustino
"compiva prodigi magici grazie all'arte dei dèmoni che operavano in
lui" 15 • Trent'anni dopo di Giustino e più di un secolo dopo di Luca,
Ireneo nel descrivere Simone riprende e sviluppa alcune tematiche
già contenute nelle fonti a cui si ispira: Simone è un uomo vene-
rato come un dio (quasi deus glorificatus est) e potenza altissima
(sublimissima virlus), dedito sempre più alla pratica di ogni arte
magica (universam magicam amplius inscrutans) 16 • È stato messo
in dubbio dagli studiosi che il Simon Mago dell'evangelista Luca
ed il Simone degli eresiologi fossero realmente la stessa persona 17 ;
ma certamente sia Giustino, sia Ireneo, sia l'autore dell'Elenchos ne
sono convinti e sulle orme del racconto lucano presentano Simone
come lo stregone per eccellenza, iniziatore di una vera e propria
setta religiosa dalla quale sarebbero sorte tutte le altre eresie.
ses, l, 23, 5. H. LEISEGANG, Die Gnosis, pp. 104-107; F. GARCIA BAzAN, Gnosis,
pp. 101-102; W. FoERSTER, Die ersten Gnostiker.
19 IRENAEUS LUGDUNENSIS, Adversus haereses, l, 25; CLEMENS ALEXANDRINUS,
nimo della magia. Cfr. in At 19, 19, dove coloro che esercitavano le arti magi-
che (-r~ 7ttpltpy<X) bruciano pubblicamente i propri libri.
31 Papyri graecae magicae, I, 96: "Rito sacro per l'ottenimento del paredro",
Si vedano anche lvi, l, 54; IV, 1841; VII, 884. Cfr. R. J. S. BARRET-LENNARD,
Christian Healing, pp. 152-153; L. CIRAOLO, Supernatural Assistants; A. SciBILIA,
Supernatural Assistance.
32 lusnNus, Apologia l, 18, 3.
menti settari; vanno per questo trattate con una certa circospe-
zione, anche se "è lecito domandarsi se il facile cliché dell'accusa di
magia non nasconda, almeno in questo caso, un nucleo significativo
di verità storica" 40 •
è un solo Dio, il quale ha creato tutte le cose e le ha ordinate dal non essere
ali' essere".
236 CAPITOLO 10
Smirne.
50 IRENAEUS LUGDUNENSIS, Aduersus haereses, IV, 7, 4: "l giudei si allon-
tanarono da Dio non avendo accolto il suo Verbo e avendo pensato di poter
conoscere Dio per mezzo del Padre stesso senza il Verbo, cioè senza il Figlio";
IV, 33, 1: "I giudei non hanno accolto il verbo della libertà e non hanno voluto
essere liberati, sebbene fosse presente il Liberatore, ma hanno finto di rendere
culto di Dio, che non ne ha bisogno, in maniera inopportuna e al di fuori della
legge; non hanno riconosciuto la venuta di Cristo, che ha effettuato per la sal-
vezza degli uomini". Traduzione di Enzo Bellini.
238 CAPITOLO IO
51 IRENAEUS LUGDUNENSIS, Aduersus haereses, IV, 28, 3: "Se i giudei non fos-
sero divenuti uccisori del Signore - cosa che tolse loro la vita eterna - e se,
uccidendo gli apostoli e perseguitando la Chiesa, non fossero caduti nell'abisso
dell'ira, noi non avremmo potuto essere salvati. Infatti, come quelli ricevettero
la salvezza con l'accecamento degli egiziani, così noi l'abbiamo ricevuta con
l'accecamento dei giudei, se è vero che la morte del Signore è condanna di
quelli che l'hanno crocifisso e non hanno creduto alla sua venuta e salvezza di
quelli che credono in lui". Traduzione di Enzo Bellini.
52 IRENAEUS LUGDUNENSIS, Aduersus haereses, V, 8, 3: "I giudei hanno sulla
bocca le parole di Dio, ma non fondano la stabilità della loro radice sul Padre e
sul Figlio: per questo la loro stirpe è scivolosa". Traduzione di Enzo Bellini.
53 IRENAEUS LUGDUNENSIS, Adversus haereses, Il, 32, 3.
IRENEO DI LIONE 239
54 Cfr. Bar 3, 38: "Per questo è apparsa sulla terra e ha vissuto fra gli
uomini".
55 Cfr. Ef l, 8-9: "<Dim sovrabbondò su di noi in ogni sapienza e prudenza,
avendoci notificato il mistero della sua volontà secondo il suo beneplacito, che
egli propose in esso [il Figlio)".
56 IRENAEUS LUGDUNENSIS, Adversus haereses, Il, 32, 4-5: El 8è XIXL 't'Ò\1
Kuptov rp1Xv't'IX.atw8&ç 't'lÌ 't'ot~Xi:i't'IX 7te:7totYJxtviXt rp-fjaouatv, è1tt 't'oc 7tporpYJ't'txoc
<Xv<Xyo\l't'e:ç IXÒ't'oUç, è~ IX.Ò't'W\1 èm8e:(~o(.Le:\l 7tOC\I't'IX oihwç 7te:pt IXÒ't'ou XIXL 7tpoe:t-
p~a61Xt XIXÌ ye:yovévOtt ~e:~Ot(wc; xOtt OtÒ't'Òv (.L6vov e:!vOtt 't'Òv Ytòv 't'ou 0e:ou. Lltò
XIXÌ èv 't'<jl èxe:(vou 6v6fLOt't'L ot ocÀYJ!l&c; IXÒ't'ou fLIX.!lYJ't'Ott, 7t1Xp' OtÒ't'ou ÀIX~6v't'e:c; TÌ)v
XOCptv, èmnÀOUCH\1 è7t' e:Òe:pye:a(" 't'jj 't'W\1 Àomwv ocv6pw7tW\I, XOt!lwç dc; ~XIX.
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XIXL OCÀYJ!l&c;, WO''t'E 7tOÀÀOCxtc; XIXL manue:t\1 èxe:(vouç OtÒ't'oÒc; 't'OÒ<; XIX.61Xpta6év-
't'Otç oc7tÒ 't'W\1 7toVYJp&v 7t\IEOfLOC't'W\I XIX L e:!viXt èv 't'jj èxxÀYJO't"' ot 8è xOtt 7tp6-
yvwatv ~xouat 't'W\1 fLEÀÀ6V't'W\I XIXL Ò7t't'IXO't1X<; XIXL p-fjae:t<; 7tpo<pYJ't'LXOC<;' &ÀÀot 8è
't'OÒ<; XOCfL\10\I't'Ot<; 8toc ~<; 't'W \l xe:tp&v èm!léae:wç lw\l't'IXL XIXL ùyte:i'ç OC7tOXIX.6ta't'ii-
atv· ~8YJ 8è, xOt!lwç ~<pOtfLe:v, xOtt ve:xpot ~yép!lYJa~Xv, xOtt 7tOtptfLe:tv~Xv aòv ~fL'iv
he:atv LXIX.voi'ç. KOtt 't't y<Xp; oòx ~O''t'L\1 &pt!lfLÒV d7te:i'v 't'W\1 XOtPLO'fLOC't'W\1 c1v
XIX't'OC 7t1X\I't'Ò<; 't'OU x60'(.LOU ~ ÈKXÀYJO'LIX, 7tOtpoc 0e:ou ÀIX~OUO'Ot, èv 't'ij} 6v6(.LIX.'t'L
'IYJaou Xpta't'ou 't'OU O''t'Otupw!ltv't'o<; è1tt llov't'(ou lltÀOC't'ou éx<ia't'Yj<; ~fLtpOt<; É1t,
e:Òe:pye:a(" 't'jj 't'W\1 è!lv&v è7tt't'e:Àe:i', fL~'t'e: È~1X7t1X't'Waoc 't't\IIX fL-fJ't'E È~1Xpyuptl:o(.LtVYj'
wc; y!Ìp 8wpe:ocv e:!ÀYj(j)E\1 7t1Xp1Ì 0e:ou, 8wpe:1Ìv X/XL 8tOtXO\Ie:r. Nec invocationi-
240 CAPITOLO 10
bus angelicis facit aliquid neque incantationibus neque aliqua prava curiositate;
sed, munde et pure et manifeste orationes dirigens ad Dominum qui omnia
fecit et nomen Domini nostri Iesu Christi invocans, virtutes ad utilitatem
hominum sed non ad seductionem perficit. Si itaque et nunc nomen Domini
nostri Iesu Christi beneficia praestat et curat firmissime et vere omnes ubique
credentes in eum, sed non Simonis neque Menandri neque Carpocratis neque
alterius cuiusquam, manifestum est quoniam homo factus, conversatus est cum
suo plasmate, vere omnia fecit ex virtute Dei, secundum placitum Patris uni-
versorum, quomodo prophetae praedixerunt".
57 Sull'uso delle profezie in Ireneo, R. PoLANCO FERMANDOIS, El conceplo de
pro{ecia; B. SESBOùÉ, La preuve par les Écrilures.
58 Sulla cristologia, A. HoussiAU, La chrislologie de Saint Irénée; B. SESBOùÉ,
64 L'elenco di tutte le citazioni esplicite in J. HoH, Die Lehre des hl. Ireniius,
pp. 189-197. Sulle Scritture utilizzate da lreneo, Y. M. BLANCHARD, Aux sources
du canon.
65 Cfr. G. FILORAMO - C. GIANOITO, L'interpretazione gnostica dell'Antico
Testamento.
66 Cfr. J. FANTINO, La théologie d'lrénée, pp. 52-54.
67 Cfr. M. SIMONETTI, Per typica ad vera; lo., Lettera efo allegoria, pp. 39-44.
Dossier.
242 CAPITOLO 10
cismo appare per primo, forse proprio perché Ireneo nei paragrafi
precedenti e seguenti ha insistito sulle arti magiche degli eretici;
è chiaro comunque che Ireneo si ispira chiaramente al noto passo
dell'Epistola ai Corinzi69 in cui si ha la lista dei carismF0 , tra i quali
appaiono anche i carismi delle guarigioni (xocp(cr!J.OCTOC loc!J.OCTWV) e le
operazioni di potenze (Èvepyfj!J.ocToc 8uvoc(J.ewv), contesto nel quale
gli esorcismi trovano la loro naturale collocazione.
L'attività esorcistica è descritta come una prassi compiuta "a
beneficio di tutti gli altri uomini, secondo il dono che ciascuno
ha ricevuto dal Figlio di Dio", il cui esercizio gratuito e disin-
teressato costituisce uno dei segni che accompagnano i fedeli e
l'adempimento della promessa di Cristo ai suoi discepolF 1• Il
miracolo per l'eresiologo è collegato strettamente con la grazia
(xocp~<;), la ricezione della quale rende possibile qualsiasi dimostra-
zione di potenza da parte dei credenti; l'uso del participio aoristo
(n;ocp' OCÙTOU Àoc~6v-re<; TIJV xocp~v) sottolinea come l'autore stia pen-
sando ad una iniziale e determinante ricezione di un dono e della
potenza che lo accompagna 72 • La capacità di esorcizzare è un dono
(8wpeoc), un carisma (xocp~cr!J.oc) che Gesù ha elargito ad alcuni suoi
discepoli, che viene comunque esercitato nel nome del medesimo
molta discordanza al riguardo dei suddetti, i fratelli della Gallia espongono poi
il proprio giudizio anche su questi, un giudizio prudente e perfettamente orto-
dosso, producendo anche diverse lettere dei martiri che avevano conseguito la
palma presso di loro, lettere che avevano scritto, quando erano ancora in pri-
gione, ai fratelli dell'Asia e della Frigia, come pure ad Eleutero, allora vescovo
di Roma, intercedendo per la pace delle Chiese. l medesimi martiri raccoman-
darono al suddetto vescovo di Roma anche lreneo". Cfr. H. KRAFT, Die Lyoner
Miirlyrer und der Monlanismus.
°
8 Così denominati da EPIPHANIUS SALAMINENSIS, Panarion, 51.
IRENEO DI LIONE 245
colofone. L'editio princeps con traduzione tedesca uscì nel 1907, con alcune
note di Adolf Harnack: K. TER-MEKERTTSCHIAN - E. TER-MINASSIANTZ, Des hei-
ligen lrenaus Schri(t; nel 1919 ne uscì un rifacimento: K. TER-MEKERTTSCHIAN-
S. G. WILSON, The Proo( o( the Apostolic Preaching, con traduzione inglese e
francese. L'edizione più recente (A. RoussEAU, lrénée de Lyon. Démonstration,
1995) riporta un calco latino del testo armeno, corredato di versione francese.
87 È il periodo nel quale a Costantinopoli si era costituita una scuola armena
in esilio, che fiorì tra il 572 ed il 591.
88 Se ne ha una citazione al cap. 99.
246 CAPITOLO 10
nota 3) riferisce quanto segue sulla parola mp [owr): "Charles Mercier mi scrive
che, all'esame del microfilm, parrebbe esserci un segno di soppressione sul w".
In tal caso, occorrerebbe leggere np [or] e tradurre chiunque al posto di ovun-
IRENEO DI LIONE 247
coloro che credono in lui e fanno la sua volontà, gli sta accanto,
esaudendo le richieste di coloro che lo invocano con cuore puro93 •
di ricorrere a quelle che non dipendono direttamente dal testo armeno. Trala-
scio quindi i lavori di H. U. MEYBOOM, Aanwijzing der apostolische verkondiging;
l. D. KARABIDOPOULOS, 'E7tt8e:L1;',Lç 't'OU OC7tOO''t'OÀLXOU Xl)pUy(J.Ot't'Oç; V. DELLAGIA-
COMA, La dottrina apostolica; N. BROX, Epideixis. Una rassegna delle traduzioni
apparse fino al 1995 in A. RoussEAU, lrénée de Lyon. Démonstration, pp. 11-15;
si aggiungano il commentario di l. M. MAcKENZIE, lrenaeus's Demonstration,
che segue però la traduzione inglese di J. A. Robinson, e la versione svedese di
O. ANDREN, Bevis {or den apostoliska forkunnelsen.
95 K. TER-MEKERTTSCHIAN- E. TER-MINASSIANTZ, Des heiligen lreniius Schri{t:
"Indem nun der Narne Jesu Christi, der unter Pontius Pilatus gekreuzigt wor-
den ist, angerufen wird, findet eine Scheidung in der Menschheit statt".
248 CAPITOLO 10
ing: "He upon whom is called the name of Jesus Christ who was crucified under
Pontius Pila te, is separated from men".
97 La divisione in capitoli è opera di Adolf Harnack.
98 J. BARTHOULOT- J. TtXERONT, Démonslralion de la prédication aposlolique:
"[ ... ) ainsi que Jes esprit mauvais et toutes Jes forces rebelles. (Cela a lieu) par
J'invocation du nom de Jésus Christ, crucifié sous Ponce Pilate. Jésus Christ
s'en est allé et s'est éloigné des hommes". Questa versione è stata ripubblicata
e rivista nel 1977 da S. Volcou in A. G. HAMMAN, La prédication des apòlres.
99 J. A. RoBINSON, The Demonslralion: "By the invocation of the name of
Jesus Christ who was crucified under Pontius Pilate, there is a separation and
division among mankind"; p. 151: "He is separated and withdrawn from among
men".
100 S. WEBER, Sancii lrenaei Demonstralio: "Per invocationem nominis Jesu
dove il nome Satanay sarebbe caduto per errore, a causa della vici-
nanza al simile zatani. In tal caso il passo suonerebbe: "Per mezzo
dell'invocazione del nome di Gesù Cristo, crocifisso sotto Ponzio
Pilato, <Satana> è scacciato dagli uomini" 102 • Allo stesso modo ren-
dono Léon Froidevaux 103 , Elio Peretto 104 ed Eugenio Romero Pose 105 •
Accettando questa emendazione 106 il passo intero si presenta così:
Ma chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Non è
stato dato un altro nome di Signore sotto il cielo, nel quale gli
uomini sono salvati, se non quello di Dio che è Gesù Cristo, Figlio
di Dio, al quale sono sottomessi anche i demoni, gli spiriti maligni
e tutte le forze apostatiche. Per mezzo dell'invocazione del nome di
Gesù Cristo, crocifisso sotto Ponzio Pilato, <Satana> è separato dagli
uomini, e Iaddove lo invochi qualcuno tra coloro che credono in lui
e fanno la sua volontà, gli sta accanto, esaudendo le richieste di
coloro che Io invocano con cuore puro.
Adelio Rousseau 107 ha proposto una lettura che tenta di risol-
vere altrimenti l'apparente mancanza di soggetto. Il capitolo 96 si
conclude con l'espressione apostaticae operationes (w"luurwJPwJ,w~
~bpq.np~mfil/rL~), dove ~bpq.npltm{iJ/rL~ parrebbe un calco del
greco ÈvépyE~ot~ 108 ; Rousseau ritene che la restituzione &.7tocrTotT~-
the name of Jesus Christ who was crucified under P. Pilate, Satan is cast out
from men''.
10.1 L. M. FROIDEVAUX, Démonslration de la prédication apostolique: "Par l'in-
vocation du nom de Jésus Christ, crucifié sous Ponce Pilate, Satan est écarté
des hommes".
104 E. PERETTO, Epideixis: "Per l'invocazione del nome di Gesù Cristo, croci-
nombre de Jesucristo, crucificado bajo Poncio Pilato, Satanas fue alejado defi-
nitivamente de entre los hombres".
106 Anna Sirinian mi suggerisce un'ulteriore possibilità: il nome proprio
Satana può essere reso non solo nella forma UwUJw'bwJ (Satanay), ma anche
con UwUJw'b(/r) (Satani); esso si differenzierebbe dal verbo precedente sola-
mente per la lettera iniziale, rendendo ancora più facile ipotizzare l'aplografia
per omeoteleuto (comunicazione personale del 19 marzo 2003).
107 A. RoussEAU, lrénée de Lyon. Démonstration, pp. 345-347.
slolique, p. 165. Nella Demonstratio il termine appare anche nel cap. 34; per
le occorrenze nell' Adversus haereses, B. REYNDERS, Lexique comparé, vol. 2,
pp. 220-221.
250 CAPITOLO 10
114 IV, 40,3: "Per questo Dio separò da qualunque rapporto con sé( ... ) colui
che aveva introdotto la trasgressione" (,iLò xoct b 0e:òç TÒv f.Lèv (... ) -.Yjv 7toc-
pct~ocmv e:tae:ve:yx6noc, tiql6>pLae: njç t8[ocç f.LE't"Oua[ocç). L'armeno ha reso così:
"Propter quod et Deus (... ) eum (... ) qui transgressionem intulit separauit et
seiunxit a sua participatione substantiae".
115 Si vedano le osservazioni di A. RoussEAU, lrénée de Lyon. Démonstration,
pp. 30-40.
116 Ciò è possibile grazie ai lessici comparativi di Bruno Reynders, di cui
117 Ringrazio Adelio Rousseau per aver preso in esame la mia retroversione,
suggerendomi alcune migliorie dettategli dalla sua lunga frequentazione del
greco di Ireneo, e per altre sue preziose osservazioni (corrispondenza privata
del 22 marzo 2003 e del 6 agosto 2004).
118 K. TER-MEKERTISCHIAN - E. TER-MINASStANTZ, Des heiligen Ireniius
Schri{t, p. 64.
119 Anche E. Peretto, che considera At 4, lO fonte di questo passo "riformu-
lata come esorcismo" (Epideixis, p. 194, nota 337).
120 È anche quanto ritiene Adelio Rousseau (corrispondenza citata).
IRENEO DI LIONE 253
stica; è come se qui si riassumesse quanto colà era stato più pro-
fondamente esposto.
Le tematiche, comunque, sono sempre le stesse: la potenza salvi-
fica dell'invocazione del nome del Signore è supportata dalle cita-
zioni bibliche (Atti, Gioele, Romani), e viene riaffermata la sotto-
missione di tutti i demoni e spiriti malvagi. L'invocazione risulta
efficace quando è effettuata da qualcuno che crede in lui e compie
la sua volontà; in cambio, Cristo si rende presente e vicino a chi lo
chiama, quasi come un benevolo paredro, esaudendo le preghiere di
coloro che lo invocano nella purezza del cuore.
121 Cfr. Le 8, 55: "Il suo spirito ritornò in lei (~1técr-rpeljJev -rò 7tVEU(J.ot ocùrijç)
ghiere dei santF 22 - al punto che non credono neppure che ciò possa
mai avvenire, ma che la risurrezione dai morti sia la gnosi di ciò
che essi dicono essere la verità. Per cui, mentre presso di loro c'è
empiamente errore, seduzione e illusione magica sotto gli occhi degli
uomini, nella Chiesa invece non solo si compiono, senza compenso e
gratuitamente, la pietà, la misericordia 123 , la solidità e la verità in
soccorso degli uomini; ma noi dispensiamo anche ciò che è nostro
per la salvezza degli uomini, e spessissimo i malati ricevono da noi
ciò di cui abbisognano e di cui sono privi. Davvero grazie a que-
sto loro modo di essere si evince che sono del tutto al di fuori della
sostanza divina, della benignità di Dio e della potenza spirituale, ma
sono pieni in tutto e per tutto di ogni frode, dell'ispirazione apo-
statica, dell'operazione demoniaca e dello spettro dell'idolatria. Sono
invero precursori di quel dragone che con una tale illusione trascinerà
con la coda la terza parte delle stelle e le precipiterà sulla terra (Ap
12, 4). Costoro si devono fuggire come quello, e quanto più grande
è l'illusione con la quale sono detti operare, tanto più si deve stare
in guardia da loro, poiché hanno ricevuto un più grande spirito di
iniquità. È per questo che, se si osserverà il loro quotidiano modo
di comportarsi, si constaterà che esso coincide perfettamente con il
comportamento dei demòni' 24 •
122 Oppure: "E a quell'uomo fu fatto il dono (il ritorno alla vita) grazie alle
preghiere dei santi".
123 Cfr. Zc 7, 9: "Esercitate la pietà e la misericordia (!ì..eoc; xoct olx·np(LÒv)".
124 IRENAEUS LUGDUNENSIS, Aduersus haereses, Il, 31, 2-3: "Super haec arguen-
tur qui sunt a Simone et Carpocrate, et si qui alii virtutes operari dicuntur,
non in virtute Dei neque in veritate neque ut benefici hominibus facientes ea
quae faciunt, sed in perniciem et in errorem, per magicas elusiones et universa
fraude, plus laedentes quam utilitatem praestantes bis qui credunt eis in eo
quod seducant. Neque enim caecis possunt donare visum, neque surdis audi-
tum, neque omnes daemones effugare, praeter eos qui ab ipsis immittuntur,
si tamen et hoc faciunt, neque debiles aut claudos aut paralyticos curare vel
alia quadam parte corporis vexatos, quemadmodum saepe evenit fieri secun-
dum corporalem infirmitatem, vel earum quae a foris accidunt infirmitatum
bonas valetudines restaurare. Tocro\hov 8è CÌ7to8€oucrtv "ou ve:xpòv Èyei:poct,
xoc6wc; o Kupwc; ~yetpev xocì ot &.7t6a..oì..ot 8t<X 7tpoaeuxi)c; xoct Èv "n &.8e:ì..cp6-
"'YJ"L 7toì..M.xtc; 8t<X "t &.vocyxoci:ov, ~c; xoc,..,X ,..67tov ÈxxÀ 'Y)cr(occ; 7tOC<r'Y)c; oct TI)O"ot-
(LÉV'Y)c; fJ.e"<X V'YJ<r"docc; xocì Àt,..ocve(occ; 1toì..ì..ijc;, È7tÉcr,..peljiev "ò 7tVeUfJ.ot ..ou nn-
o
ÀeU"'Y)x6 ..oc; xocl ixocptcr6'Yl &v6pùmoc; ..oci:c; eùxoci:c; ..&v &y(wv ut ne quidem
credant hoc in totum posse fieri: esse autem resurrectionem a mortuis agni-
tionem eius quae ab eis dicitur veritatis. Quando igitur apud eos quidem error
et seductio et magica phantasia in speculatu hominum impie fiat, in Ecclesia
autem miseratio et misericordia et firmitas et veritas ad opitulationem homi-
num non solum sine mercede et gratis perficiatur, sed et nobis ipsis quae sunt
nostra erogantibus pro salute hominum, et ea quibus hi qui curantur indigent,
IRENEO DI LIONE 255
saepissime non habentes, a nobis accipiunt: vere et per hanc speciem arguuntur
a divina substantia et benignitate Dei et virtute spiritali in totum extranei,
fraude autem universa et adinspiratione apostatica, et operatione daemoniaca
et phantasmate idolatriae per omnia repleti, praecursores vere draconis eius
qui per huiusmodi phantasiam abscedere faciet in cauda tertiam partem stel-
larum et deiiciet eas in terram: quos similiter atque illum devitare oportet, et
quanto maiore phantasmate operari dicuntur, tanto magis observare eos, quasi
maiorem nequitiae spiritum perceperint. Quapropter etiam, si observaverit quis
eorum diurnam conversationis operationem, inveniet unam et eamdem esse eis
cum daemoniis conversationem".
125 Cfr. A. 0RBE, Teologia de San lreneo, vol. 2, pp. 446-448. Sul phantasma
come opera demoniaca, cfr. IAMBLICHUS, De mysteriis, IV, 7 e III, 29, ed i testi-
moni indicati da F. W. CREMER, Die Chaldiiischen Orakel, p. 58.
256 CAPITOLO 10
ziali dei carismi; essa dipende dal fatto che l'iniziativa dello Spi-
rito Santo, il quale opera per mezzo di essi, introduce il fedele in
un'esperienza di realtà soprannaturale, in uno stato dove l'uomo è
in piena comunione con Dio; ed è il Figlio che, secondo la benevo-
lenza del Padre, "dispensa come ministro lo Spirito a chi vuole e
come il Padre vuole" 130 • Un'altra caratteristica del vero esorcismo
è che esso è compiuto in modo innocente, puro e manifesto (munde
et pure et manifeste, Il, 32, 5): si intravede la volontà di diffe-
renziare la pratica esorcistica ortodossa da quella eterodossa,
mettendone in luce la semplicità e il candore, da contrapporsi
all'artificiosità e alla tenebrosità dei riti magici, ed il carat-
tere manifesto, pubblico, constatabile da tutti. La Chiesa, poi,
distribuisce non solo guarigioni miracolose, ma provvede anche al
sostentamento materiale dei bisognosi. I benefici e le cure dispen-
sate dalla Chiesa sono fruibili da chiunque in qualsiasi luogo abbia
fede in Cristo; tutto ciò è anche prova della sua divinità e della sua
economia come adempimento delle profezie e dimostrazione della
potenza di Dio.
lreneo tiene in particolar conto l'esorcismo diretto ai pagani, in
quanto strumento di conversione. L'opera dei veri discepoli di Cristo,
infatti, avviene "a beneficio delle genti" (èn:' e:Òe:pye:a(q: -rwv è6vwv,
Il, 32, 4), ed in maniera autentica: prova di ciò è il fatto che
spesso (n:oìJ..chw;) quei pagani liberati veramente dagli spiriti mali-
gni "arrivano a credere e ad essere nella Chiesa", testimoniando la
realtà della loro guarigione con l'adesione al nuovo credo. È chiaro
che l'esorcismo riveste una funzione importante anche all'interno
della predicazione alle genti, e che la sua riuscita era ritenuta come
prova dell'autenticità della predicazione ecclesiale ortodossa, nel
contesto di uno scontro intracristiano chiaramente percepibile dalle
parole dell'autore.
nel corpo umano, essendo essa invisibile agli uomini, ma si percepisce per il
movimento del corpo, cosi non si può vedere Iddio cogli occhi del corpo, ma
si scorge e si comprende per la provvidenza e per le opere sue". Traduzione di
Emanuele Rapisarda.
132 Cfr. F. SAGNARD, La gnose valenlinienne, pp. 140-198 e 325-333; A. 0RBE,
134 Cfr. Rom 9, 5: "Cristo secondo la carne, egli che è sopra tutte le cose".
135 Cfr. Gc 2, 19: "Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo
credono e tremano!".
136 In latino muta animalia, ma in greco certamente mutus era &Àoyoç, che
significa anche irrazionale.
137 IRENAEUS LuGDUNENSIS, Adversus haereses, II, 6, 1-2: "Quomodo autem et
ignorabant vel Angeli aut mundi Fabricator primum Deum, quando in eius
propriis essent et creatura exsisterent eius et continerentur ab ipso? Invisibilis
quidem poterat eis esse propter eminentiam, ignotus autem nequaquam propter
providentiam. Etenim licet valde per descensionem multum separati essent ab
eo, quomodo dicunt, sed tamen, dominio in omnes extenso, oportuit cognoscere
dominantem ipsorum et hoc ipsum scire quoniam qui creavit eos est Domi-
nus omnium. Invisibile enim eius, cum sit potens, magnam mentis intuitionem
et sensibilitatem omnibus praestat potentissimae et omnipotentis eminentiae.
Unde etiamsi nemo cognoscit Patrem nisi Filius, neque Filium nisi Pater, et
quibus Filius revelaverit, tamen hoc ipsum omnia cognoscunt, quando Ratio
mentibus infixus moveat ea et revelet eis quoniam est unus Deus, omnium
Dominus. Et propter hoc Altissimi et Omnipotentis appellationi omnia subiecta
sunt, et huius invocatione etiam ante adventum Domini nostri salvabantur
homines et a spiritibus nequissimis et a daemoniis universis et ab universa apo-
stasia: non quasi vidissent eum terreni spiritus aut daemones, sed cum scirent
quoniam est qui est super omnia Deus, cuius et invocationem tremebant et
tremit universa creatura et Principatus et Potentia et omnis subiecta Virtus.
IRENEO DI LIONE 261
Aut numquid hi qui sub Romanorum imperio sunt, quamvis numquam vide-
rint Imperatorem sed valde et per terram et per mare separati ab eo, cogno-
scent propter dominium eum qui maximam potestatem habet principatus, qui
autem super nos erant Angeli vel ille quem mundi Fabricatorem dicunt non
cognoscent Omnipotentem, quando iam et muta animalia tremant et cedant
tali invocationi?".
138 Sull'incarnazione, F. ALTERMATH, The Purpose of the lncarnation.
"Come a voi <imperatori>, padre e figlio, tutte le cose sono state date in mano,
avendo ricevuto l'impero dall'alto - poiché l'anima del re è nelle mani di Dio,
dice lo spirito profetico -, così al Dio unico e al suo Verbo, concepito da noi
come Figlio inseparabile, tutto l'universo è soggetto". Traduzione di Paolo
Ubaldi.
140 THEOPHILUS ANTIOCHENUS, Ad Autolycum, l, 5: "Si crede che esiste l'im-
peratore della terra quantunque non da tutti egli sia visto, ed è riconosciuto
attraverso le leggi, gli ordini e la potenza, i domini e l'immagine, e non vuoi
riconoscere Dio attraverso le sue opere e la sua possanza?" (traduzione di Ema-
nuele Rapisarda). Cfr. F. LooFs, Theophilus von Antiochien, p. 67.
262 CAPITOLO IO
8. Caratteristiche dell'esorcismo
È bene tirare le fila di quanto sinora esaminato. L'esorcismo è
rivolto contro i demoni, o spiriti maligni. Daemon e daemonium sono
usati come sinonimi; in Il, 6, 2 Ireneo sembrerebbe operare una
distinzione tra daemonia (8cxt(l-6vtcx) e apostasia (<btoG't"CXGLcx), altrove
usando la forma OC7tOG't"CX't"txoc 7tVS:U(l-CX't"cx 141 • Antonio Orbe suggerisce
che "gli spiriti apostatici siano gli angeli che accompagnarono il
diavolo nella sua apostasia; i demòni, inferiori ai precedenti, sareb-
bero forse coloro che si unirono alle figlie degli uomini" 142, secondo
una ben nota interpretazione di Gen 6, 1143 • Probabilmente tentare
di riconoscere una precisa gerarchia demoniaca all'interno degli
scritti di Ireneo è spingersi troppo in là 144 : qui basterà notare che
le potenze delle tenebre possono essere identificate con espressioni
diverse. Ciò che le accomuna è l'attività malefica nei confronti
dell'uomo.
141 IRENAEUS LuGDUNENSIS, Adversus haereses, IV, 6, 7: "[ ... ) a Patre, a Spi-
143 Si riprende una tradizione enochica già attestata nel IV secolo a.C. Cfr. il
Libro dei Vigilanti (in Liber Henoch, 8, 1-2): "<Gli angeli> si presero, per loro, le
mogli ed ognuno se ne scelse una e cominciarono a recarsi da loro. E si unirono
con loro ed insegnarono ad esse incantesimi e magie e mostraron loro il taglio
di piante e radici. Ed esse rimasero incinte e generarono giganti la cui sta-
tura, per ognuno, era di tremila cubiti" (traduzione di Luigi Fusella). La stessa
interpretazione era condivisa da Giustino, dove però i demoni sono il frutto di
questa relazione tra gli angeli e le donne: Apologia Il, 5, 2-4: "Gli angeli [... ) si
abbandonarono ad unioni carnali con alcune donne, e generarono dei figli, che
sono i cosiddetti demoni". Traduzione di Giuseppe Girgenti.
144 Per Adelin Rousseau "una tale lettura va respinta senza esitazioni" (cor-
messo in luce la loro redenzione, come iniziano quelli che arrivano alla perfe-
zione, le loro adfaliones ed i loro misteri". Wigan Harvey supponeva che l'au-
tore avesse invece scritto 7tp6ppl)cnç, predizione, termine normalmente riferito
agli oracoli e alle divinazioni (Sancii lrenaei episcopi, vol. l, p. 249, nota 4).
146 Così René Massuet nella sua edizione (1710) Detectionis et eversionis,
149 Le 8, 29: "Gesù infatti stava ordinando allo spirito immondo di uscire da
quell'uomo. Molte volte infatti s'era impossessato di lui; allora lo legavano con
catene e lo custodivano in ceppi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal
demonio in luoghi deserti" (~ÀocuvE-ro {mò -rou 8octfLov[ou Etc; -rocc; èp~fLouc;).
IRENEO DI LIONE 265
negli stessi termini' 55 • Nel libro III Ireneo espone l'autenticità della
tradizione apostolica (la regula fidei 156 ) e riporta un simbolo di fede
abbastanza articolato, di struttura bipartita, nel quale si incontra
Pilato 157 • Da ultimo, c'è il passo in cui Ireneo afferma che "non si
può dire il numero dei carismi che, ricevendoli da Dio, la Chiesa
esercita in tutto il mondo ogni giorno nel nome di Gesù Cristo cro-
cifisso sotto Ponzio Pilato" (II, 32, 4). Nella Dimostrazione Ponzio
Pilato è nominato cinque volte: quattro volte a proposito della
morte di Gesù 158 , ed una nel contesto dell'allontanamento delle
forze del male "per mezzo dell'invocazione del nome di Gesù Cri-
sto, crocifisso sotto Ponzio Pilato" (97).
Ciò mi pare confermare l'ipotesi già formulata per Giustino, che
vede uno stretto collegamento tra la pratica dell'esorcismo e la
menzione di Pilato, come eco dell'esistenza di un formulario ben
preciso o a causa dell'inserimento di professioni di fede in contesto
esorcistico. Ma se in Giustino il nome di Pilato, quando non compa-
riva in un contesto non strettamente storico, accompagnava esclu-
sivamente l'esorcismo o il battesimo, in Ireneo esso è collegato più
mistero che, dice, gli è stato manifestato per rivelazione, che colui che ha patito
sotto Ponzio Pilato è il Signore di tutti, re, Dio e giudice"; V, 12, 5: "<Paolm
annunciò il Figlio di Dio Gesù Cristo, che fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, una
volta che la sua ignoranza precedente fu distrutta dalla conoscenza che soprav-
venne". Traduzione di Enzo Bellini.
155 IRENAEUS LuGDUNENSIS, Adversus haereses, IV, 23, 2: "<Filippo persuase
l'eunucm a credere che Gesù Cristo che fu crocifisso sotto Ponzio Pilato e patì
tutto ciò che ha predetto il profeta, era il figlio di Dio che dà la vita eterna agli
uomini". Traduzione di Enzo Bellini.
156 Per regula (idei Ireneo intende il contenuto dottrinale della fede cristiana
come trasmesso dalla Chiesa cattolica.
157 IRENAEUS LuGDUNENSIS, Adversus haereses, III, 4, 2: ''(. .. ] custodiscono
1 Uso per comodità la dicitura di Atti apocrifi, conscio delle insidie che un
kios Charinos. Fozio possedeva una raccolta intitolata 7te:p(o8m -rwv &:1tocr-r6ì.wv
"dov'eran contenuti gli Atti di Pietro, Giovanni, Andrea, Tommaso e Paolo. Il
loro autore - come si ricava dal libro - è Leucio Carino" (PHOTIUS, Bibliotheca,
cod. 114).
5 R. A. LIPSIUS, Die apokryphen Aposlelgeschichten e ancora in ID., Acta
Apostolorum apocrypha, dove si distingue tra Alti cattolici e Atti gnostici. Sul
pesante giudizio negativo di Fozio, E. JuNoD, Actes apocryphes et hérésie. Fozio,
probabilmente l'ultimo che poté avere tra le mani gli originali di questi scritti,
ne critica anche lo stile: "La lingua è completamente disuguale e singolare. Alle
volte adopera costruzioni ed espressioni abbastanza scelte; il più delle volte,
invece, plateali, trite e ritrite. Non offre alcuna traccia di una lingua piana,
non ricercata e quindi della grazia insita in essa, in cui ha ricevuto forma il
270 CAPITOLO I I
sugli Alli apocrifi da quelli canonici. Gli Alli di Andrea e di Giovanni, a suo
parere, sarebbero del tutto indipendenti dagli Alli degli Apostoli canonici; per
quelli di Pietro e Tommaso manca una evidente prova, mentre solo quelli di
Andrea mostrerebbero una diretta dipendenza dall'opera di Luca.
9 Sulle varie interpretazioni della liierarische Gallung dei testi di cui ci
per i capp. 94-102, che non appartengono sicuramente alla redazione primitiva,
sui quali ora G. LuTTIKHUIZEN, A Gnostic Reading.
20 L'assenza di riferimenti alla Scrittura secondo E. JuNOD- J. D. KAESTLI,
Acta Johannis, vol. 2, p. 686, è una delle prove a sostegno dell'ipotesi che que-
sti Atti siano stati scritti per la propaganda nei confronti dei pagani.
ATTI DI GIOVANNI 273
24 Acta lohannis, 41, 1-42, 12: '0 0eòc;, o {mèp 7ttXV't"WV ÀEYO!J.évwv 6ewv
{m!Xpxwv 0e6c;" o !J.éxpt a-t1!J.tpov èv Tjj 'Erpealwv 7t6Àtt &6tTOU!J.tvoc;- o Ù7to~oc
Àwv !J.OU Tjj Stocvo[Cf èÀ6ei:v dc; 't"Òv T67tov Toi:i't"ov &v oò8é1ton èv vij) Eixov· o
7tiiaocv ee:oaé~ttiX'J èÀéy;occ; StÒt njc; aljc; èma't"porpljc;· ou òv6fJ.OC't"t 7t0C'J et8wÀov
rpe:uye:t xoct 1tiic; Soct!J.WV, miiaoc> Mvoc!J.lc; TE xoct 1tiiaoc &x!X6ocpToc; rpuatc;· xoct
vuv tptuyonoç òv6!J.oc't"t Tij) aij) 't"Ou èv61X:Se Soct!J.ovoc;, &aTte; 7tÀocv~ Toaoihov
5xÀov, Se"i:;ov 't"Ò aòv ~Àeoc; èv Tij) 't"6mp 't"OU't"cp, &'t"t 7tE7tÀIXV"t)V't"IXt. Koct &!J.oc Tij)
Àéyttv 't"Òv 'lw!Xw"t)V 't"ocihoc èçoc7tlv"Y)ç o ~W!J.Òç njç 'Ap't"é!J.tSoç Stéa't""Y) etc; !J.ép"Y)
7tOÀÀOC, xoct TIÌ èv Tij) vocij) &vocxtl!J.EVIX &rpvw 1tCÌV't"OC dç ~Socrpoç l1teae xoct 't"Ò
't"6;ov ocÒ't"WV SteppCÌY"Y), O!J.olwç xoct 't"WV ;o&vwv 7tÀei.'ov 't"WV é7t't"CÌ, xoct 't"Ò 't"OU
VIXOU ~!J.ti1U XOC't"é7ttO"EV, Wç XIXL 't"ÒV itpéoc XIXUPXO!J.éVOU 't"OU 11't"~!J.OVOç !J.OV6-
7tÀ1)yoc &voctpe61jvoct. 'O ouv 5xÀoç 'Erpe:alwv è~6oc· Eic; 0eòç 'lw!Xwou, dç 0tòc;
o èÀtWV ~!J.iic;, &n aÙ !J.6voç 0t6c;" vuv è7tEO"'t"péljloc!J.EV opwv't"éç aou TlÌ 6ocu!J.CÌ-
atoc• èÀé"t)I10'J ~!J.iic; o 0tòc;, wc; 6éÀttç, xoct njc; 7tOMljc; 1tÀCÌV1)c; puaoct ~!J.iic;. Koct
ot f.lèV ocÒ't"WV è1t' 61jitv xEt!J.EVOt èÀt't"CÌve:uov· ot Sè TIÌ y6voc't"oc xÀtvovnc; èSéov't"o·
ot Sè 't"IÌç èa61j't"occ; Stocpp~;ocvnç ~xÀoctov· ot Sè rpuyei:v è7tttpwv't"o.
25 Sul culto delle immagini nel 11 secolo d.C. è ancora utile C. CLERC, Les
la dea Artemide.
30 Acta /ohannis, 43, 9-12: flou ~ MvocfLLç -rijç 8oc(fLovoç; 1tou oct 6ucr[ocL;
7tOU oct ye:vl6ÀLOCL ~fLépocL; 7tOU oct ÉopToc[; 7tOU TIÌ crTE:<pOCVWfLOCTOC; 7tOU ~ 7tOÀÀ~
fLocye:[oc xoct ~ TOCU'T1) &:8e:ì..qrfj <JlOCpfLocx[oc; Traduzione di Mario Erbetta legger-
mente adattata.
276 CAPITOLO I I
3! A. LESKY, Storia della letteratura greca, vol. 3, p. 829: "Essa non incarna
più il grande destino, animato da potenze divine e sublime nelle sue ultime
mosse incomprensibili, col quale si scontravano i personaggi della tragedia:
essa è una forza capricciosa che si trova operante in alcuni tardi drammi di
Euripide e nella quale sarebbe ozioso ricercare un senso (... ) Altrettanto carat-
teristica quanto la credenza nel suo potere è, per questo periodo, l'indetermina-
tezza delle vaghe idee che ad essa sono legate".
32 Acta Iohannis, 84, 1-86, 10: Koct ò 'l<.ù<iWY)t; l86w -d]v OCfLET<i6e:Tov Tou
[.LVOV TÒv Myov 3cxt[.J.OVCX éxov· <il E;ùÀov TÒv xcxp7tÒv &v6pcxxcx yevvÙN <il UÀ1J
uÀo[J.cxv(cxç aùvo~xe xcxt &:maT(cxç yei.'Tov· <il ~ÀeyE;cxç T(ç d xod ÈÀÉYXTI &:et &[J.cx
Toi.'ç aoi.'ç T~xvo~ç· xcxt TÒ Mvcxa6cxt 3o1;.X~etv TÒ xpei.'TTov oùx oi3cxç où yocp
éxetç. Totycxpouv o!cx ~ o36ç aou TOLCXÙT1) xcxt ~ p(~cx xcxt ~ rpùmç. KcxTocpy~-
61JTL IÌ:1tÒ Twv ÈÀm~ovTwv 7tpÒç Kùptov, IÌ:1tÒ Èvvo~wv cxÙTwv, IÌ:1tÒ Tou vo6ç,
IÌ:1tÒ Twv tJ!ux.wv, &:1tò Twv aw[J..XTwv, IÌ:1tÒ 7tp.X1;ewç, &:1tò ~(ou, &:1tò &:vcxaTpo-
<p~ç, IÌ:1tÒ 7tOÀLTetcxç, IÌ:1tÒ È1tLT1)3EO(.J.CXTOç, IÌ:1tÒ <JU(.L~OUÀtcxç, IÌ:1tÒ IÌ:VCX<JTOC<JEWç
Tijç 7tpÒç 0e6v, IÌ:1tÒ eùw3(ocç 1jç xowwvei.'v <OÙ> [J.~ÀÀetç, IÌ:1tÒ V1J<rTetwv, oc1tÒ
3e~aewv, oc1tÒ ÀouTpou &y(ou, IÌ:1tÒ eùx.cxptaT(ocç, IÌ:1tÒ Tporpijç acxpx6ç, IÌ:1tÒ
7tOTOU, IÌ:1tÒ Èv3Ù[J.CXToç, IÌ:1tÒ &:y.X7t1J<;, OC7tÒ K1)3elcxç, OC7tÒ ÈyxpcxTdcxç, IÌ:1tÒ
3txcxwaÙv1)ç, IÌ:1tÒ 7tOCVTwv ae TOÙTwv, &:voa~WTCXTE xcxt 0eou F.x.6pÈ ~cxTcxvii,
xcxTocp~ae~ ae 'I1Jaouç XptaTÒç o 0eòç ~(.LWV xcxt ToÙç o[.J.olouç aou ToÙç éxov-
Tocç aou TÒV Tpo7tov [ .•• ] Koct yev6[J.evoç Èv Toi.'ç 'Av3pov(xou éÀeye Toi.'ç &:3eÀ-
rpok 'A3eÀrpo[, meG[.L.X n Èv È[.J.ot È[.LCXVTEÙacxTo TÒV <l>oupTouviiTov IÌ:1tÒ Tijç TOU
ISrpewç 7tÀ1Jyijç [J.eÀcxv(~ [.L~Mov-rcx Te6v.Xvcxt" IÌ:ÀÀoc [J.CX6~Tw T~ç TOC"f.WV 7topeu6dç
d &pcx ouTwç éx.et. Kcxt 3pOC[.LWV Ttç T&v vecxv(axwv dipev cxÙTÒv Àomòv <r31)-
x6Tcx xcxt T~V [J.EÀcxv(cxv ve[J.O[.LéV1JV xcxt &tj/cx[.J.~V1J<; Tijç xcxp3(ocç cxÙTou [ ••• ] Kcxt
EI7tEV O 'lwocVV'Y)ç" 'A7t~"f.EL TÒ T~XVOV <JOU, 3~oc~oÀe.
33 Un breve commento letterario di questi passi in E. JuNOD- J. D. KAESTLI,
Acta Iohannis, vol. 2, pp. 561-564.
278 CAPITOLO 11
34 Gv 8, 44: "Voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri
Gli Atti di Andrea 1 sono databili alla seconda metà del n secolo,
probabilmente tra il 150 e il 200, successivamente agli Atti di Gio-
vanni; si ritiene che l'Egitto (Alessandria) possa essere la patria
di origine di questo scritto, anche se una provenienza dalla Gre-
cia, dall'Asia minore o dalla Siria non può essere esclusa 2 • Questi
Atti, in cui il tema biografico e narrativo è prevalente3 , sono un
documento di propaganda, opera di un autore istruito che sa usare
i metodi linguistici concettuali di quella filosofia pagana che egli
stesso combatte. Non è però possibile assegnare gli Atti di Andrea
ad un milieu filosofico o religioso precisamente definito: anche se
la soteriologia dell'opera mostra una certa vicinanza con lo gno-
sticismo, manca completamente una cosmologia di tipo gnostico.
Diversi elementi spingono a ricercare anche legami con il plato-
nismo, il neo-pitagorismo e lo stoicismo. Per la sua particolare
inclinazione teologica, l'opera ebbe fortuna soprattutto nei circoli
di tendenza dualistica ed ascetica, in particolare manichei e pri-
scillianisti.
Gli Atti di Andrea, pur essendo stati originariamente un'opera
uniforme, frutto del lavoro originale di un unico autore, non sono
conservati nella loro forma greca primaria; per la loro ricostruzione
1 Cfr. M. ERBEITA, Gli apocrifi del Nuovo Testamento, vol. 2, pp. 395-398,
da integrare con J. M. PRIEUR, Acta Andreae, vol. l; W. ScHNEEMELCHER, Neu-
teslamentliche Apokryphen, vol. 2, pp. 93-109 (Jean-Marc Prieur). Si veda anche
l'edizione di R. D. MAcDONALD, The Acts of Andrew; J. FLAMJON, Les Acies apo-
cryphes de l'Ap{Jtre André e l'importante studio di L. RotG LANZILLOITA, Acta
Andreae Apocrypha. Una raccolta di studi, The Apocryphal Acts of Andrew, ed.
J. N. BREMMER. Sul rapporto degli Atti con le biografie filosofiche, D. W. PAo,
The Genre of ihe Acts of Andrew.
2 Ad esempio A. JAKAB, Les Actes d'André, opta per un'origine siriaca (spe-
cie p. 135). Una presentazione della varie proposte in L. RotG LANZILLOITA,
Acta Andreae Apocrypha, pp. 46-48 e 271-272.
3 Segue le vicende dell'apostolo Andrea P. M. PETERSON, Andrew, Brother
6 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 6: "[ ... ) erant septem daemones inter
spirito immondo. Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a
tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi
e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più
riusciva a domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti,
gridava e si percuoteva con pietre"; cfr. Mt 8, 28; Le 8, 27. Nel Teslamen-
lum Salomonis, 17, 2, il demone dice: "Sto vicino ai cadaveri nelle tombe, e a
mezzanotte assumo la forma del morto"; EusEBIUS CAESARIENSIS, Praeparalio
evangelica, V, 2, 1: "Essi facevano dei sepolcri e delle tombe dei morti il loro
soggiorno prediletto".
8 Come avviene, ad esempio, per coloro di cui si fa menzione in Is 65, 4:
"Abitavano nei sepolcri, passavano la notte in nascondigli, mangiavano carne
suina e cibi immondi nei loro piatti".
9 J. SMIT, De daemoniacis in hisloria evangelica, p. 366. Cfr. G. RINALDI,
Sepolcro.
10 Num 19, 11: "Chi avrà toccato un cadavere umano sarà immondo per
sette giorni".
282 CAPITOLO 12
11 Cfr. M. YDIT, Cemetery; l'idea che i demoni dimorino nelle tombe è pro-
vata anche dalle testimonianze papiracee, come già sottolineava A. DE1SSMANN,
Bibelstudien, p. 281. A. CoHEN, Il Talmud, p. 315, rileva che "luogo di ritrovo
favorito <dei demoni> sono gli edifici in rovina".
12 Mc 16, 9: "Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva
cacciato sette demoni" (cfr. Le 8, 2); Mt 12, 43-45: "Quando lo spirito immondo
esce da un uomo [... ] va, si prende sette altri spiriti peggiori ed entra a pren-
dervi dimora; e la nuova condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima"
(cfr. Le 11, 24-26). Anche nel Testamentum Salomonis, 8, l, ad un comando di
apparire rivolto al demone appaiono sette spiriti malvagi.
13 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 2: "Cumque deambularet cum discipulis
suis, accessi t ad eum caecus quidam [... ]".
14 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 17: "Sequenti vero die docente eo, ecce
quidam adolescens [ ... ]".
15 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 5: "Gratini quoque Senopinsis filius,
dum in balneum mulierum lavaretur, a daemone, perdito sensu, graviter cru-
ciabatur".
16 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 23: "Cumque lavarentur simul, appa-
ruit eis daemon teterrimus, a quo percussi ambo ceciderunt et mortui su n t".
ATTI DI ANDREA 283
che gli fosse preparato un bagno ed essere giunto per lavarsi, incon-
tra due indemoniati, uno dei quali "uscì dalla piscina" dicendo:
"Che c'è tra noi e te, Andrea? Sei venuto qui per scacciarci dalle
nostre dimore?" 17 • Andrea stesso, compiuto l'esorcismo, pone l'ac-
cento sul pericolo insito nei luoghi acquosi:
Mentre il beato apostolo si lavava, discorreva in questi termini: "Il
nemico del genere umano pone ovunque insidie, sia nei bagni sia nei
fiumi. Perciò occorrerà invocare continuamente il nome del Signore,
di modo che chi vuole porre insidie non ne abbia il potere" 18 •
Tutto ciò rimanda la mente alla tradizione che faceva dei bagni
luoghi aperti all'infestazione ed all'influsso degli spiriti malvagP 9 •
Si narrava che Porfirio avesse scacciato un demone che risiedeva
in un bagno20 , e qualcuno pensa che l'antico divieto pitagorico di
prendere bagni, deriso dai commediografi2 1, nascesse da questo
genere di preoccupazione; secondo Giamblico ed Eliano, invece,
ciò era dovuto alla paura di venire contaminati dall'impurità22 • Il
medesimo divieto, peraltro, ricorre anche nei papiri magici, appli-
cato al mago ed ai suoi assistenti 23 • Anche se la teoria che i demoni
17 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 27: "Post dies autem paucos iussit sibi
balneum praeparari, et cum venisset lavandi gratia, vidit senem daemonium
habentem et trementem valde. Quem dum admiraretur, alius puer adolescens
egressus de piscina, procidit ad pedes apostoli, dicens: "Quid nobis et tibi,
Andreas? Venisti huc, ut destruas nos a sedi bus nostris?".
18 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 27: "Beatus vero apostolus lavans, dis-
serebat, quia: "Inimicus generis humani ubique insidiatur, sive in lavacris sive
in fluminibus. Et idcirco nomen Domini assidue invocandum erit, ut is qui vult
insidiari non habeat potestatem".
19 Si veda la documentata trattazione di A. STRAMAGLIA, Res inaudi-
dove peraltro esercitava la sua potenza nociva contro chi si avvicinava, ope-
rando nel buio [ ... ] Dopo il vespro, il demonio si impadroniva di tutti". Tradu-
zione di Luigi Leone.
30 Di questo si occupa anche F. J. DùLGER, Der Exorzismus, pp. 160-167.
31 ARISTIDES ATHENIENSIS, Apologia, 2, 4 (2, 9), testo siriaco: "A Dio dun-
que serve il vento, e agli angeli il fuoco, l'acqua invece ai demoni e la terra
agli uomini". Ma l'originale dell'Apologia è perduto; assente nel rifacimento
greco contenuto nella Vita di Barlaam e Joasaph, questo passo è tramandato
solo dalla traduzione siriaca e armena (2, 5). Carlotta Alpigiano, seguendo gli
altri editori, ritiene che la frase sia da espungere (Aristide di Atene. Apologia,
p. 142). Cosi anche l'edizione delle Sources Chrétiennes, pp. 328-329.
32 TERTULLIANUS, De baptismo 5, 4: "Inoltre in altri casi senza alcun rito sacro
gli spiriti immondi non aleggiano forse sulle acque scimmiottando lo Spirito di
Dio che alle origini si librava su di esse? Ne sanno qualcosa tutte quelle sor-
genti che scorrono al buio e quei torrenti selvaggi, quelle piscine termali, quei
canali, quelle cisterne e quei pozzi scavati nelle case che hanno fama secondo
la gente di portare disgrazia, cosa che causano proprio in virtù dell'azione di
qualche spirito cattivo (... ] Perché abbiamo ricordato queste cose? Per fare in
modo che non sia troppo difficile credere alla presenza del santo angelo di Dio
sulle acque per renderle capaci di dare la salvezza all'uomo, dal momento che
l'angelo empio del Maligno ha relazioni molto strette con l'elemento acquatico
per fare invece del male all'uomo". Traduzione di Pier Angelo Gramaglia.
33 ATHANASIUS ALEXANDRINUS, De incarnatione Verbi, 47, 2.
causa della preferenza dei demoni per i luoghi in cui v'è acqua, bisogna aver
molta cura dei liquidi, in specie quando vengono lasciati esposti".
36 A. CoHEN, Il Talmud, p. 315, nota 1: "Identiche credenze corrono fra i
mussulmani: si crede anche che anche essi (gli jinn) abitino i fiumi, le case
in rovina, le fonti, i bagni, i forni ed anche le latrine; perciò le persone,
quando entrano in quest'ultimo luogo, o quando vanno ad empire un secchio
alla fonte, o ad accendere un fuoco, o in altre circostanze ancora, dicono:
"Permesso", oppure: "Permesso, benedetto" e, nel caso in cui entrino in una
latrina, fanno precedere queste parole da una preghiera implorante la divina
protezione contro tutti gli spiriti malefici".
37 MARTIALIS, Epigrammalon libri, 7, 35; 11, 75.
38 CLEMENS ALEXANDRINUS, Paedagogus, III, 5, 32-33.
39 Didascalia apostolorum, 3, 9, 1: "Guardati dal lavarti in un bagno assieme
a uomini. Quando nella città o nel borgo ci sono bagni per le donne tu, o donna
fedele, non andare a lavarti assieme gli uomini. Se nascondi il tuo viso agli
uomini estranei con un velo di purezza, come dunque tu potrai entrare nei
bagni con uomini estranei?". Traduzione di François Nau.
40 EPIPHANIUS SALAMINENSIS, Panarion, 30, 7, 5.
ATTI DI ANDREA 287
relicto proprio toro, misceris scorto. Surge in nomine domini Iesu Christi et sta
sanus et noli ultra peccare, ne maiorem aegrotationem incurras"; et sanatus
est. Mulieri quoque dixit: "Decepit te, o mulier, concupiscentia oculorum, ut,
relicto coniuge, aliis miscearis".
42 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 25: "Giustamente tu patisci queste
cose, perché ti sei sposata male, hai concepito con frode e ora sei tormentata da
dolori insopportabili. Per di più, hai consultato dei demòni, i quali non possono
giovare né agli altri né a sé".
43 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 29: "( ... ) iacebat ab his verberata gra-
vissime. Quae ita erat amentiae fatigatione turbata, ut, caesariem super oculos
dimissam, neque aspi cere neque me cognoscere possit".
288 CAPITOLO 12
44 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 32: "Degressus vero in alio loco, vidit
hominem caecum cum uxore et filio et ait: "Vere diaboli hoc est opus. Ecce
enim quos et mente caecavit et corpo re". Et ai t: "Ecce ego vobis in nomine
Dei mei Iesu Christi corporalium oculorum restituo lumen; ipse quoque men-
tium vestrarum tenebras reserare dignetur, ut, cognita luce, quae inluminat
omnem hominem venientem in h une mundum, salvi esse possitis". Et inpo-
nens eis manus, aperuit oculos eorum. At illi procidentes, osculabantur pedes
eius et dicebant, quia: "Non est alius Deus nisi quem praedicat famulus eius
Andreas".
45 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 2: "Cumque deambularet cum discipulis
suis, accessit ad eum caecus quidam et ait: "Andreas apostole Christi, scio, quia
potes mihi reddere visum, sed nolo eum recipere, nisi depraecor, ut iubeas his
qui tecum sunt conferre mihi pecuniam, de qua vestitum habeam sufficientem
et victum". Cui beatus Andreas "Vere"', inquid, "cognosco, quia non est haec
vox hominis, sed diaboli, qui non sini t ho mini isti recipere visum". Et conver-
sus tetigit oculos eius, et confestim recepit lumen et glorificabat Deum".
46 Mt 20, 29-34: "Mentre uscivano da Gerico, una gran folla seguiva Gesù.
Ed ecco che due ciechi, seduti lungo la strada, sentendo che passava, si misero
a gridare: <<Signore, abbi pietà di noi, figlio di Davide!» [ ... ] Gesù, fermatosi,
li chiamò e disse: <<Che volete che io vi faccia?•. Gli risposero: «Signore, che i
nostri occhi si aprano!•. Gesù si commosse, toccò loro gli occhi e subito ricu-
perarono la vista e lo seguirono". Cfr. Le 18, 35-43; Mc 10, 46-52, dove più
ATTI DI ANDREA 289
similmente agli Atti l'incontro avviene "mentre Gesù partiva da Gerico insieme
ai discepoli e a molta folla".
47 Mt 12, 22: "In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed
aveva uno spirito immondo [... ) (Unus autem e civibus, cuius filius habebat
spiri tu m inmundum)".
51 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 27: "Vide un vecchio che aveva un
vane uomo, mentre una potenza dall'alto entrava in [... ) ([.l.N)o[K o\.lt>)l «>U.l.l
tH [TjeYoyqm 6tOYN Hn6Y q~[ttp)e qlttH eoy[A)y[Njo\.HIC HTe n[.x1c)e [.l.]cel
etoy[Nj)".
55 Pap. Utrecht l, p. 10, 19-20: "Semmath entrò in lui per lottare con-
tro questa grande atleta (c6HH.l.e KCIJK etoYN 6poq [eno]~eHI HH tNoCS
Ho\.e~ttTttc)".
290 CAPITOLO 12
percossi dal quale entrambi caddero e morirono (apparuit eis daemon teter-
rimus, a quo percussi ambo ceciderunt et mortui sunt)"; Marlyrium, 2: ''[. .. )
giaceva paralizzato su uno sterquilinio, colpito da un demone (Ù1tÒ lìoctfLovoç
7tÀ'Yjyetc; Èv xo7tpwvL ~xeLTO 7tocpoc7tÀ~~- In latino, 34: "ab inpulsu daemonis per-
cussus")".
59 Le 7, 21. Mc 3, 11: "Quanti avevano fLOCaTLyec; gli si gettavano addosso
per toccarlo".
60 In LuciANUS SAMOSATENUS, Philopseudes, 20, un uomo viene punito ogni
notte con frustate "tali che il giorno successivo si riscontravano i lividi sul corpo".
In Papyri graecae magicae, V, 170 un demone è chiamato fLoca·n; Tou 6eou. Cfr.
S. EITREM, Some Notes on the Demonology, pp. 35-36.
61 Ad esempio, PTOLEMAEUS, CLAUDIUS, Tetrabiblos, 3, 15, 3. Cfr. F. PFISTER,
Daimonismos, coli. 103-104. Ancor oggi si parla di essere "colpiti" da un male.
62 Pap. Ulrechl l, p. 9, 15-18: "Quando il giovane ebbe detto ciò, il demo-
nio lo gettò a terra e lo fece schiumare (tu.I [N)Tepeqll:ooy NC5I nq~Hpe
qiHH [.._nA.J.J)HWN T.._yoq enecHT .._qTpeq [T,..ye] czKHHTe eso~)"; Mar-
lyrium, 2-3: "Un servo di quelli che erano con Stratocle giaceva paralizzato
su uno sterquilinio, colpito da un demone ( ... ) divenuto tutto contorto (1toc"ì:ç
TLç TW\1 7tpÒç xe"ì:poc TOU 'I:-rpoc-roxÀtouç imò /ìoct(J.OVoç 7tÀ'Yjydç Èv X07tpwvL
ATTI DI ANDREA 291
~xe:LTO 7tocpoc7tÀ~!; [... ) Èv'l"IX.pocx.oc; ye:v6fLe:voc;. In latino, 34: "Ab inpulsu daemo-
nis percussus, iacebat spumans in atrio")".
63 Ad esempio, Mt 17, 15; Mc 9, 18-20; Le 9, 39-42.
tNoCi t:i...e.MITHc.
67 G. QuiSPEL, An Unknown Fragment, p. 137, nota 4.
66 J. M. PRIEUR, Acta Andreae, p. 660, nota 4.
292 CAPITOLO 12
prietà della donna, nella quale giaceva un bambino morto, colpito dal serpente
(Sanctus vero apostolus pervenit ad praedium mulieris, in quo parvulus, quem
serpens perculerat, mortuus decubabat)".
74 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 23.
vit voce magna, dicens: "Quid tibi et nobis, Andreas famule Dei? Venisti, ut
nos a propriis sedibus exturbaris?"
80 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 27: "Post dies autem paucos iussit sibi
evaginato gladio, exclamans dixit: "Quid mihi et tibi, Virine proconsul, ut mit-
teres me ad hominem, qui non solummodo extrudere ab hoc vase, verum etiam
suis me virtutibus incendere potest?" La recensione copta è molto più scarna:
"O Variano, che cosa ti ho fatto perché tu mi mandi a quest'uomo timorato di
Dio?" (Pap. Utrecht l, p. 9, 13-15).
82 Mc l, 23-24; Le 4, 33-34; Mc 5, 6-7; Mt 8, 29; Le 8, 28.
83 Si veda l Re 17, 18, dove la donna dice ad Elia: "Che c'è fra me e te, o
uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia iniquità e per
uccidermi il figlio?"; Gs 22, 24; Gdc 11, 12; 2 Sam 16, 10; 2 Re 2, 13; Gv 2, 4.
Su questo, O. BACHLI, Was habe ich mit dir zu Schaffen?; P. GuiLLEMEITE, Mc.
l, 24 est-il une formule de défense magique?, che rigetta l'interpretazione soste-
nuta da O. BAUERNFEIND, Die Worte der Diimonen, secondo cui questa espres-
sione sarebbe ein zauberkriiflig Abwehrspruch.
84 Gv 2, 4: "Che c'è tra te e me o donna? L'ora mia non è ancora venuta".
85 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 29: "Ut quid nos hic, Andreas sanctae,
persequeris? Ut quid domum non tibi concessam adis? Quae tua sunt posside,
qua e nobis concessa su nt ne adicias penetrare".
ATTI DI ANDREA 295
90 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 17: "Et haec dicens, prostratus solo
omnis populi eius adsistere; qui venerunt in similitudinem canum". Sui demoni
come cani si veda H. J. LoTH, Hund, specie coli. 822-823, e quanto già detto a
proposito del racconto di Alcibiade di Apamea.
93 Vita Andrea e Gregorii Turonensis, 19: ''(. .. ] serpens mira e magnitudinis
sibila magna emittens, erecto capite, venit in obviam. Erat enim longitudo
eius quinquaginta cubitorum, ut omnes qui aderant metu terrerentur et terrae
decubarent".
94 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 2: "E, voltatosi, toccò i suoi occhi, e
mei Iesu Christi corporalium oculorum restituo lumen; ipse quoque mentium
vestrarum tenebras reserare dignetur, ut, cognita luce, quae inluminat omnem
hominem venientem in hunc mundum, salvi esse possitis". Et inponens eis
manus, aperuit oculos eorum".
96 Cfr. R. GOULET, Les vies des philosophes, p. 182; PHILOSTRATUS, FLAVIUS,
Vita Apollonii, VII, 38: "La natura di Apollonio era divina e superiore
298 CAPITOLO 12
all'umano; poiché senza sacrifici né preghiere si era preso gioco dei ceppi";
anche VIII, 13.
97 Gv l, 9: "Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo
che viene nel mondo".
98 Cfr. J. BEHM, Die Handau{legung im Urchristentum; J. CoPPENS, L'imposi-
lion des mains; P. A. ELDERENBOSCH, De op/egging der handen; M. PATERNOSTER,
L'imposizione delle mani.
99 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 29: "[ ... ] facta oratione, adpraehensam
manum eius, ait: "Sanat te dominus Iesus Christus". Et stati m surrexit mulier
a lectulo et benedicebat Deum. Similiter et singulis quibusque qui a daemonio
vexabantur inponens manum, sanitati restituit habuitque deinceps Anthipha-
nem et uxorem eius firmissimos adiutores ad praedicandum verbum Dei".
100 Le 13, 11-13.
ATTI DI ANDREA 299
101 Cfr. Mc 5, 22-23: "Giàiro, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con
insistenza: "La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia
guarita e viva"; 6, 5: "E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose
le mani a pochi ammalati e li guarì"; 8, 25: "Allora gli impose di nuovo le mani
sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni
cosa"; Le 4, 40: "Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da
mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani,
li guariva"; At 28, 8: "Avvenne che il padre di Publio dovette mettersi a letto
colpito da febbri e da dissenteria; Paolo l'andò a visitare e dopo aver pregato
gli impose le mani e lo guarì".
102 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 27: "[ ... ) Andrea sgridò (increpavil)
ambedue i dèmoni".
103 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 5: "Quem ille increpans: "Discede -
giro, cercando chi divorare"; Mt 13, 39: "Il nemico che l'ha seminata è il dia-
volo".
300 CAPITOLO 12
111 Pap. Utrecht l, p. 10, 1-4: ne~tCPB rA-r NTA.iA.A.q N"rA.IA.A.q A-N eso... trrooT
~ NTA.yt A.N.U"KH eroi ttt.U:CP c5e €fOK NTCSOH THfC HtwB.
112 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 17: "Tunc beatus apostolus, voca-
tum ad se iuvenem, ait: "Enarra, auctor criminis, quod sit opus tuum". Et
ille: "Ego", inquid, "in hoc puero ab adolescentia eius inhabitavi, suspicans,
quod numquam ab eo recederem. Die autem tertio audivi patrem illius dicen-
tem amico suo: "Vadam ad hominem famulum Dei Andream, et sanabit filium
meum". Nunc autem timens cruciatos quos nobis inferis, veni, ut egrediar ab
eo coram te".
113 È il caso dell'indemoniato di Gerasa (Mc 5, 9-13; Mt 8, 29-32).
302 CAPITOLO 12
E, senza indugio, levatosi in piedi disse: "O Dio che non ascolti i
maghi, o Dio che non ti concedi ai ciarlatani, o Dio che stai !ungi
dagli estranei, o Dio che sempre concedi ai tuoi ciò che è tuo: anche
ora concedi che la mia supplica si realizzi nel servo di Stratocle, di
fronte a tutti costoro, mettendo in fuga il demone che i suoi conge-
neri non sono stati in grado di scacciare" 114 •
L'orazione, che Andrea pronuncia assumendo la classica posi-
zione dell'arante, si presenta nel caratteristico stile participiale
di cui Eduard Norden ha descritto magistralmente le ricorrenze e
le origini orientali 115 • Nel formulare la sua preghiera, l'apostolo si
ispira alla situazione contingente: la liberazione dal demone potrà
essere elargita da parte di Dio perché implorata da uno dei "suoi",
mentre sono rimasti inascoltati tutti gli appelli dei maghi e dei
ciarlatani, in definitiva di tutti gli "estranei" alla cerchia dei veri
adoratori. L'insistenza sulla superiorità della preghiera cristiana
rispetto a qualunque attività di coloro che non fanno parte della
comunità dell'apostolo, ciarlatani o non, è in questo modo espli-
citata anche nella supplica di liberazione. Queste persone sono in
definitiva identificate con quello stesso demone che non sono state
capaci di scacciare, in quanto sono esse stesse congeneri dello spi-
rito maligno. È quanto Andrea aveva appena affermato rivolgen-
dosi a Massimilla, desiderando ora parteciparne anche i presenti:
Vi sono dei maghi incapaci di fare alcunché, i quali hanno dispe-
rato <di guarire> il servo, e altri che di comune accordo constatiamo
essere dei ciarlatani. Perché non sono stati in grado di scacciare
questo terribile demone dal misero servo? Perché sono suoi conge-
neri. In verità, è utile dire ciò alla folla qui presente 116 •
114 Martyrium, 5: Koct !J:Y)8Èv !J.EÀÀ~aocç &.voca-rÒtç ~q:rt)' 'O !J.cXyo~ç !-'-~ È7toc-
xouwv 0e:6ç, ò 7te:p~Épyo~ç !-'-~ 7tocp&xwv éocu-ròv 0e:6ç, ò -rwv &.ÀÀo-rp[wv &.qn-
a-rcX~J.e:voç 0e:6c;, ò -roi:ç aoi:ç tl7tocxouwv &.d 0e:6ç, ò -rÒt aÒt 7tocp&xwv &.e:t -roi:ç
t8(o~ç @e:6ç, XOC( VUV 7t0CflcXOXOU 'r~V 8É'Y)OLV !J.OU TOCX~V~V ye:v&ai:Joc~ &.7tÉVOCV'r~
-rou-rwv ém&v-rwv Èv -rij) 1toc~8t -rou I:-rpoc-roxì-&ouc;, <puyoc8e:uwv -ròv 8oc[~J.ovoc &v
ot auyye:ve:i:ç ocù-rou !-'-~ 8e:Mv'Y)TOC~ <puyoc8e:uaocL. La recensione gregoriana è assai
più breve: "E quegli, presa la sua mano, disse: "Sorgi, o ragazzo, nel nome del
mio Dio Gesù Cristo, che predico". E subito si alzò, indenne (A t ille, adprae-
hensam manum eius, ait: "Surge, puer, in nomine lesu Christi Dei mei, quem
praedico". Et statim surrexit incolomis. Vita Andreae Gregorii Turonensis, 34)".
115 E. NoRDEN, Agnostos Theos, pp. 261-389.
116 Martyrium, 4: M&yo~ éa~xoca~ !J."'J8Èv 8uvcX~J.e:vm 7tO~'ijaoc~, ot xcd &.7te:-
yvwxocm -ròv 1toci:8oc, xocl &ÀÀoL oì)ç xoLvjj 7tcXv-re:ç òpw~J.e:v 7t&flLÉpyouc;· 8LÒt -r[ !-'-~
8e:Mv'Y)TOCL -ròv 8e:Lvòv -rou-rov 8oc[~J.ovoc &.7te:ÀcXaocL -rou -rocÀocmwpou 7tocL86c;;
ATTI DI ANDREA 303
6. La liberazione
La liberazione dallo spirito maligno, nel caso di un'influenza
che causa la malattia 117 , coincide semplicemente con la guarigione,
come nel caso del cieco che "ricevette la luce e glorificava Dio" 118 •
La possessione diabolica viene interrotta solamente con quella che
viene rappresentata come una uscita del demone dal corpo dell'os-
sesso, mediante l'utilizzo di verbi sinonimi quali egredior, discedo,
exeo, BIDK eso~, e semplicemente descritta con espressioni quali
"il demonio uscì dal soldato" 119, oppure "questi uscirono dai corpi
ossessi" 120 • Nei racconti di liberazione di luoghi infestati ricorre il
particolare del ruggito:
Dette queste cose, i dèmoni, dopo aver dato un ruggito, scompar-
vero dagli occhi degli astanti, e così la città fu liberata 121 •
Sull'istante il serpente, emettendo un profondo ruggito, circondò
una grande quercia che stava lì vicino; avvolgendosi intorno ad
essa e vomitando un fiume di veleno e sangue, spirò 122 •
i7m3~ auyye:ve:'i'ç IXÙ't"oli tm:&pxoua~v. ToG·w ycìp t7tt 't"OU 7t1Xp6noç iSxÀou XP~
O"~fLOV ÀÉye:~V.
117 Il termine "influenza" tradisce ancor oggi la sua origine, dovuta a questa
ficabat Deum".
119 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 18: "Cum autem haec dixisset, daemo-
condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal
diavolo"; cfr. Mc l, 12-13; Mt 4, l.
133 Le 8, 29: "Gesù infatti stava ordinando allo spirito immondo di uscire da
quell'uomo. Molte volte infatti s'era impossessato di lui; allora lo legavano con
catene e lo custodivano in ceppi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal
demonio in luoghi deserti".
134 Le 11, 24; cfr. Mt 12, 43.
306 CAPITOLO 12
della pena eterna, alla quale essi sono già destinati. Si tratta del
fuoco inestinguibile, proprio quel 7tUp (XLWVLOV (ignis aeternus, qui
e nella Vulgata) che Gesù ha affermato essere preparato per il dia-
volo e per i suoi angeli alla fine dei tempP 35 •
13 5 Mt 25, 41: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato
per il diavolo e per i suoi angeli". Cfr. 13, 40: "Come dunque si raccoglie la ziz-
zania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo"; 3, 12: "Egli ha in
mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma
brucerà la pula con un fuoco inestinguibile". Cfr. A p 20, 10.
13 6 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 5: "Beatus autem apostolus fregit
panem et dedit ei. Quae gratias agens, accepit et credidit in Domino cum omni
domo sua; nec deinceps illa aut vir eius scelus quod prius admiserant perpetra-
runt. Misit quoque postea Gratinus magna munera sancto apostolo per famulos
suos. Ipse postmodum secutus est cum uxore, prostratique coram eo, rogabant,
ut acciperet munera eorum. Quibus ille ait: "Non est meum haec accipere,
dilectissimi, sed potius vestrum est ea indigentibus erogare". Et nihil accipit
ex his quae offerebantur".
ATTI DI ANDREA 307
"Gloria Deo nostro!" proconsul ait: "Nolite credere, o populi, nolite credere
magum". At illi clamabant dicentes: "Non est haec magica, sed est doctrina
sana et vera".
138 A ciò può essere accostato l'episodio della lapidazione di un demone com-
piuta in un teatro da Apollonia di Tiana (PHILOSTRATUS, FLAVIUS, Vita Apollo-
nii, IV, 10).
308 CAPITOLO 12
139 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 14: "Denique pater pueri, cum inve-
nisset illum mortuum, flevit multum et ait amicis suis: "Ferte cadaver ad the-
atrum; confido enim, quod poterit resuscitare ab hospite qui praedicat Deum
verum". Quo delato et posito coram apostolo, narravit ei, qualiter interfectus
esset a daemone, dicens: "Credo, homo Dei, quod etiam a morte per te possit
resurgere". Conversus autem apostolus ad populum, ai t: "Qui d vobis proderit,
viri Thesalonicenses, cum haec fieri videtis, si non creditis?" At illi dixerunt:
"Ne dubites, vir Dei, quia, isto resuscitato, omnes credimus". Haec illis dicenti-
bus, ait apostolus: "In nomine Iesu Christi, surge, puer"; et statim surrexit. Et
stupefactus omnes populus, clamabat dicens: "Sufficit; nunc credimus cuncti
Deo illi quem praedicas, famule Dei".
140 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 29: "Habuit deinceps Anthiphanem et
pedes eius et dicebant, quia: "Non est alius Deus nisi quem praedicat famulus
eius Andreas".
142 Sulla folla ed il teatro, R. SòDER, Die apokryphen Apostelgeschichten,
ubi erant septem daemones inter monumenta commorantes, sita secus viam.
Homines quoque praetereuntes meridie lapidabant et multos iam neci mortis
adfecerant. Veniente autem beato apostolo, exiit ei obviam tota civitas cum
ramis olivarum, proclamantes laudes atque dicentes: "Salus nostra in manu tua,
homo Dei". Et exponentes omnem rei ordinem, ai t beatus apostolus: "Si credi-
tis in dominum Iesum Christum, filium omnipotentis Dei, cum Spiritu sancto
unum Deum, liberabimini eius auxilio ab hac infestatione daemoniorum". At
illi clamabant, dicentes: "Quaecumque praedicaveris credimus et obaudemus
iussioni tua e, tantum ut liberemur ab ista temptatione". A t ili e gratias agens
Deo pro eorum fide, iussit ipsos daemonas in conspectu omnis populi eius adsi-
stere; qui venerunt in similitudinem canum. Conversus autem beatus apostolus
ad populum, ait: "Ecce daemonas, qui adversati sunt vobis; si autem creditis,
quod in nomine lesu Christi possim eis imperare, ut desistant a vobis, confi-
temini coram me". At ili i clamaverunt dicentes: "Credimus, Iesum Christum
Filium Dei esse, quem praedicas".
145 Cfr. J. N. BREMMER, Scapegoat Rituals in Ancient Greece, p. 318; in APv-
LEilJS MADAURENSIS, Metamorphoses, III, 8, due donne addolorate, vestite a lutto
ed in lacrime, agitano rami di ulivo.
310 CAPITOLO 12
146 Vita Andreae Gregorii Turonensis, 27: "Quod videntes viri civitatis,
Gli Atti di Pietro 1 sono collocabili nelle due ultimi decadi del n
secolo o all'inizio del m in una regione non chiaramente identificata
(Asia minore, per alcuni Alessandria o Roma 2). L'opera fu stesa
originariamente in greco ma, a parte il racconto del martirio ed
altri isolati passi, la parte più estesa sopravvissuta sembra essere
data da un testimone unico latino, abbastanza fedele, conservato
nella biblioteca capitolare di VercellP. Questa versione latina, per
motivi stilistici, è datata al m-Iv secolo4. Un approfondito studio
di Matthew Baldwin, però, ha messo in dubbio che si tratti di una
traduzione di un originale greco così antico, in quanto prima del
250 non vi sarebbero inequivocabili prove dell'esistenza di un testo
1 Cfr. M. ERBETIA, Gli apocrifi del Nuovo Testamento, vol. 2, pp. 135-139;
W. ScHNEEMELCHER, Neutestamentliche Apokryphen, vol. 2, pp. 243-255. Una
raccolta di studi in The Apocryphal Acts o( Peter, ed. J. N. BREMMER, (da inte-
grare con E. NoRELLI, Sur /es Actes de Pierre). Ancora fondamentale J. FLA-
MION, Les Actes apocryphes de Pierre. Alcuni passi commentati in A. MoNACI, Il
diavolo e i suoi angeli, pp. 275-285.
2 J. N. BREMMER, Aspects o( the Acts o( Peter, pp. 14-20 porta alcune argo-
Asclepio 9 • Pietro sin dal suo arrivo a Roma annuncia qual è il suo
vero antagonista:
Ci ha preceduti colui che tenta l'orbe terrestre 10 per mezzo dei suoi
angeli; ma colui che ha la potestà di sottrarre i suoi servi da ogni
tentazione 11 distruggerà le sue seduzioni e le porrà sotto i piedi di
coloro che credettero nel Cristo che noi predichiamo 12 •
Nel suo primo discorso alla folla, che riecheggia l'ultimo discorso
di Paolo davanti alla popolazione, Pietro ricorda il suo passato,
quando egli stesso era stato scandalizzato dal demonio, insistendo
sul tema dell'incarnazione di Cristo come annientamento del potere
diabolico. Dopo questo discorso, che ottiene il pentimento della
folla, e dopo essere venuto a conoscenza dell'apostasia del senatore
Marcello, uno dei membri più illustri della Chiesa romana, Pietro
pronuncia una lunga invettiva contro il Maligno:
A tal vista, Pietro, scosso da un dolore profondo, inveì: "O artifizi
e tentazioni molteplici del diavolo! O macchinazioni e ritrovati di
malignità! Questi alimenta per sé, nel giorno dell'ira, il più grande
fuoco, sterminio degli uomini semplici, lupo rapace 13 , divoratore e
dissipatore della vita eterna! Tu hai irretito il primo uomo con la
concupiscenza e l'hai vincolato a te con la tua antica malvagità e
col legame del corpo; tu sei il frutto completamente amaro dell'al-
bero dell'amarezza 14, tu che instilli le diverse concupiscenze. Tu hai
spinto Giuda 15 , mio condiscepolo e apostolo, ad agire empiamente,
affinché tradisse il Signore nostro Gesù Cristo, il quale è necessario
9 Acta Petri, 4 (p. 248): "In Italia deus, Romanorum salvator"; più avanti
(12, p. 304) il cane parlante chiama Simone "Inimicissimus omnium animan-
tium", il che parrebbe l'opposto del titolo asclepiadeo cptÀotv6p<ù7t6'!ot'!oç. Cfr.
A. MoNACI, La demonologia negli Atti, p. 342, nota 55. Sull'antagonismo Cristo-
Asclepio, cfr. H. C. KEE, Miracle in the Early Christian World, pp. 78-104; L. e
E. EDELSTEIN, Asc/epius, vol. 2, pp. 132 SS.
10 Cfr. Ap 12, 9: "Satana seduce tutta la terra".
11 Cfr. 2 Pt 2, 9: "Il Signore sa liberare i pii dalla prova e serbare gli empi
. per angelos suos; sed extinguet seductiones ipsius et sub pedibus ipsorum con-
stituet qui crediderunt in Christo quem nos praedicamus, qui habet potestatem
eruere servos suos ab omni temptatione".
13 Mt 7, 15; At 20, 29;
14 Cfr. Deut 29, 17: "Non vi sia tra di voi radice alcuna che produca veleno
e assenzio".
1' Cfr. Le 22, 3; Gv 13, 12.
314 CAPITOLO 13
21 Cfr. HERMAS, Pastor, 33, 2 (Mand. 5, 1): "Lo Spirito Santo che dimora
13, 27.
23 Cfr. 2 Tm 2, 3: "Prendi anche tu la tua parte di sofferenze, come un buon
del colore delle vesti, cfr. HERMAS, Pastor, 86, 5 (Sim. 9, 9): "Dodici donne,
bellissime d'aspetto, vestite di nero"; 9, 13, 5: "Unico sarà il colore dei loro
abiti"; Acta Philippi, 135: "Beato chi sarà trovato con il vestito splendido"
(traduzione di Mario Erbetta). Vedasi E. PETERSON, Theologie des Kleides.
ATTI DI PIETRO 315
rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli
vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete".
26 Cfr. Gv 10, 12: "Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le
32 ORIGENES, De principiis, III, 2, 1: "I più semplici tra i fedeli di Cristo cre-
dono che tutti i peccati commessi dagli uomini sono stati commessi per influsso
esercitato sulle menti da queste potenze avverse, che si rivelano più forti in
questo invisibile combattimento. Sì che, se non ci fosse il diavolo, nessun uomo
peccherebbe". Traduzione di Manlio Simonetti.
33 Acta Petri, 7 (p. 274): ''(. .. ) exsensatus a diabolo et non habens in mente
nota C.
320 CAPITOLO 13
Acta Philippi, VIII, 17 et passim (leopardo e capretto). Esiste una base biblica
alla quale poter fare richiamo: il serpente genesiaco (Gen 3, 1-5) e l'asina di
Baalam (Num 22, 28-30; cfr. 2 Pt 2, 15). Sugli animali parlanti, cfr. C. R. MAT-
TEWS, Articulate Animals, specie pp. 223-232. Si veda anche, per l'uso della
figura dell'animale in connessione col simbolismo religioso, H. M. LINS, Tiere in
der Mythologie; nella concezione degli antichi, U. DIERAUER, Tier und Mensch.
Ho già dato ulteriore bibliografia sul cane nel capitolo su Alcibiade di Apa-
mea.
46 Seguendo Poupon, intendo ministerium in luogo di mysterium.
ATTI DI PIETRO 321
nel centro della casa, la fece a pezzi a calci. Era quella la statua
di Cesaré7 •
49 Sulla tematica del riso (che non sempre e comunque viene condannato),
visa quanto mirabile rottura di una statua che, nel caso degli
Atti, è una statua dell'imperatore. La distruzione dell'immagine
di Cesare, peraltro, si configura come un atto suscettibile di lesa
maestà 52 , e la sua successiva ricomposizione da parte di Pietro può
essere vista come un evidente segno di lealtà verso l'impero sotto-
lineata dall'autore dello scritto e rivendicata dai cristiani a partire
da Paolo fino agli apologisti 53 . Il racconto ha tutte le caratteristi-
che di una pubblica rappresentazione religiosa, atta ad indurre gli
astanti alla pronta conversione, in conseguenza dell'azione mirabile
appena realizzata.
3. Un frammento greco
Nel 2006 François Bovon e Bertrand Bouvier hanno segnalato
l'esistenza di un manoscritto, fino ad oggi pressoché ignorato, che
riporta un frammento greco titolato "Dagli Atti del santo apostolo
Pietro" 54 . Il manoscritto è stato datato tra la fine dell'xi secolo e
l'inizio del XII, proveniente da qualche scriptorium basiliano della
regione di Otranto, della Calabria o della Sicilia. Per il suo conte-
nuto non ha paralleli negli Atti latini del manoscritto di Vercelli,
ma dimostra relazioni con il contenuto di una Storia di Pietro e
Paolo conservata in arabo, etiopico, karsuni e cristiano palesti-
nese55.
Il testo narra di un episodio avvenuto mentre l'apostolo si tro-
vava sulla via di Azot, città situata sulla costa palestinese orientale
del Mediterraneo. Sul far della sera gli si presenta un demone sotto
le sembianze di angelo, accompagnato da sette servitori. Ricono-
sciuto immediatamente il principe dei demoni, Pietro si difende da
lui con il segno della croce, la preghiera e l'invocazione del nome
di Gesù Cristo; allo stesso tempo, disegna un cerchio sul suolo per
imprigionare il Maligno:
Mentre dunque il beato Pietro considerava queste cose, fece il
segno della croce tra il suo petto e la fronte teofora e, segnatosi,
si volse alla preghiera. E invocò il terribile e puro nome del nostro
52 Anche solo l'urinare sulla statua dell'imperatore era punibile con la pena
capitale; cfr. J. N. BREMMER, Aspecls ofthe Acls o{ Peter, pp. 11-12.
53 Cfr. A. MARTIN, L'historienne et /es Apocryphes, pp. 15-16.
54 F. BovoN- B. BouviER, Un fragment grec inédit des Acles de Pierre?
55 Cfr. Clavis Apocryphorum Novi Testamenti, ed. M. GEERARD, n° 203.
324 CAPITOLO 13
flé-rpoç, 7tOL~aotç -rò O""IJf!.Ei:ov -rou a-rotupou &.votf.téaov -rou a-r~6ouç otù-rou xotl
-rou 6e:oq>6pou f!.ET6mou, xotl aq>potylaotç dç e:ùx~v hp&7t1J. Koct 6vof.tciaotç -rò
q>o[3e:pòv xotl &xpocv-rov 15vof.tot -rou aw-rljpoç ~fi.WV 'I "IJO"OU XpLa-rou -rou Kup(ou
~f.I.W\1 XIXL 1tot~aott; xocpotyfi.~V O"Totupou xotl. 1tEflLX1XflcX~ott; TÒV &pxonot xod -roùç
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fL~ d1t1JTE ~" &.À~6e:totv, où fl.~ È~éÀ61J-re: Èx Tljç xocpocyf.tl8oç TIXUT"fJt;.
57 F. BovoN - B. BouYIER, Un (ragment grec inédit, p. 33.
ATTI DI PIETRO 325
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~(J.WV 'l"t)croù Xptcr,..où.
CAPITOLO 14
ATTI DI PAOLO
l. Esorcismo di Anfione
È proprio il papiro che restituisce, in maniera molto frammen-
taria, l'unico episodio di esorcismo noto negli Acta Pauli, che si
svolge a Tiro:
Dopo <i'arrivm di Paolo <a Tiro, una> folla di giudei [... ] verso di lui.
Questi [... ] e udirono una grandezza [... ] si sorpresero [... ] Anfione
[... ] <dicendm: ''[. .. ] Crisippo [... ] demòni con <lui> [... ] <miracoli?>
numerosi [.. .]''. Come Paolo [... ], dicendo: ''[. .. ] Dio. E nessun
<demonio sarà> con Anfione. Essi [... ) per mezzo del demonio [... ]
1 Cfr. M. ERBETIA, Gli apocrifi del Nuovo Testamento, vol. 2, pp. 243-256;
che li cita al cap. 17. La dipendenza dagli Alli di Pietro, spesso data per acqui-
sita, è stata talora messa in dubbio.
3 Testimoni elencati in Clavis Apocryphorum Novi Testamenti, ed. M. GEE-
RARD pp. 117-126.
4 C. ScHMIDT, Acta Pauli.
6 Acta Pauli, 40, 1-25: n.~y~o]c NAe Nn.peqe[• ~~oyN ~Typoc ~~ oyH]-
Httql6 N1oy~e[1 ... ~]~oyN ...r ...q· Nee[1 ......]ycu ~vcw"rii ...HH[NTNMS...] ~yjiq111Hpe
N61 [ ...] .xe ~N [ ... eq.xo]y HH~[c .xe ...] titrHel [ ...] xpycmnoc e[ ...
NA.U]HoNION NHH[eq ...]e~e eN...qJCDOY· [ ...]ere n~v~ N~[ ... eq].xoy H~c·
.xe qN( ...jnNOYTe ~yw H(N~IHONION N~qJCDne] HN ~H.ION. ~y( ...]~ITH
n~IHoN[ION ...]ei1ne ~ve Nc[ ...]ec.xoy HH...c Neq [.xe N]~H[eT .xeu.~ce]
NNIHoy· ~H n[Tpe] nHttep[e ...]~q· ...q~~e...peT[(j N]61 TlKeA[...•HoNioN ...] ~[p]
Hel ~H n[ ..•]~N ToyNoy N[Ae] NA.uHo[NION ~ynwT • ~H] nTpe nHI:tql6 N[A]e
Ney ~[Neel ~N T&H] ttnNOyTe ~vte~y i1neNT[~qt ...]H... Hn...y~oc.
7 Cfr. F. HALKIN, La légende crétoise de saint Tite; ID., Études d'épigraphie
grecque.
8 Cfr. M. R. JAMES, The Acts of Titus and the Acts of Pau[.
9 È il codice dell'editio princeps di E. Grabe (Barocc. 180 della Biblioteca
1. Il serpente nero
Gli Atti di Tommaso dedicano grande spazio al tema demo-
nologico11 e contengono un gran numero di espliciti racconti di
esorcismo, accompagnati da innumerevoli resoconti di miracoli e
guarigioni di ogni genere. Tommaso è presentato come un potente
taumaturgo, le cui facoltà sono riconosciute dalla folla:
Tutti coloro che avevano dei malati o dei vessati dagli spiriti impuri
li portavano e li mettevano sul cammino dove egli doveva passare,
ed egli li guariva tutti nella potenza del Signore 12 •
Il racconto è chiaramente modellato sulla testimonianza evange-
lica13. Per gli abitanti di quella regione, Tommaso può ben essere
definito un mago ebreo 14 ; ma la sua generosità, le sue guarigioni ed
i suoi esorcismi gratuiti farebbero ritenere diversamente:
Noi pensiamo che sia un mago. Ma i suoi atti di bontà, le guari-
gioni compiute gratuitamente per mezzo suo e ancor di più la sua
semplicità e amabilità, nonché la sua fede, mostrano che è un uomo
giusto o un apostolo del nuovo Dio che egli annunzia 15 •
Il primo caso di esorcismo è descritto da Tommaso medesimo
come una prova: il Signore lo ha condotto in un luogo ben preciso,
fJ.cX-rwv OCxOl6&p-rwv 7tpocrÉcpepov, oQç l>t XOlL Èv Tji ol>éj> hWouv Èv n~fLEÀÀev
8teÀ6ei.'v, XOlL 7tcXVTOlç Èv Tji l>uv&fLet -rou Kup[ou È6ep&7teuev.
13 Mt 4, 24: "La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui
Autolycum, Il, 28: "Il demone è poi anche chiamato dragone". Secondo PHILO-
STRATUS, FLAVIUS, Vita Apollonii, III, 6, l'India è una terra ricca di grandi
serpenti. Si occupa specificamente del serpente in Tommaso T. ADAMIK, The
Serpenl in the Acts o{ Thomas. Sul colore nero come segno di qualcosa di spet-
trale o demoniaco, A. STRAMAGLIA, Res inauditae, incredulae, pp. 38-39, con
bibliografia; F. J. DòLGER, Die Sonne, specie pp. 49-64; B. TEYSSÈDRE, Il dia-
volo e l'inferno, pp. 259-300. A titolo di esempio, LUCIANUS SAMOSATENUS, Phi-
lopseudes, 31, dove appare un demone "sordido, coi capelli lunghi e più nero
delle tenebre", Ps. BARNABAS, Epistula, 4, 10: "Affinché il Nero non s'insinui
furtivamente, teniamoci lontani da ogni vanità"; Acta Petri, 8 e 22, dove il
colore nero è associato più o meno chiaramente al demonio; Acta Andreae
(latini), 22, dove i demoni appaiono neri come Etiopi (come anche in Acta
Petri 22). Su questo, J. M. CouRTES, Traitement patristique; L. CRAcco RuG-
GINI, Il negro buono.
ATTI DI TOMMASO 333
19 Acta Thomae, 31: ruv~ -.(ç tcr't"tV tilpot(ot tv -.<fl x.wp(cp -.ou-.cp &ntxpuç·
xot~ 8tepx.ofJ.éV1)ç otùrijç 8t' t(J.oÙ l8wv otÙ'Ò)v ~pcicr61Jv otù-.Yjç, xot~ cixoÀou6~crotç
otÙTij t7t&'t"~pouv· Kot~ dipov 't"OU't"OV 't"ÒV VEotV(otv Kot't"otqnÀOUV't"ot otÙ't"~V, 8ç Kott
tXotV6lV1JO"EV otÙ't"ij Xott rxÀÀot otlcrx_p~ 8t&7tpcié;ot't"O (J.E't"' otÙrijç· Kci(J.OL (J.èV e6xoÀot
~v otÙ't"~ t7tt crou hcpiivott, of8ot ycip ere 8(8U(J.OV ISv't"ot 't"OU XptO"'t"OU TÒV 't"'Ì)V
cpucrtv ~(J.WV cid Xot't"otpyoÙV't"ot' 't"otpcié;ott 8è 't"otU't"1)V (J.'Ì) ~ouÀ1J6&Ìç otÙ't"ij 't"ij &p~
OÙX t6otvci't"WO"ot otÙ't"6V, ciM' tm't"1)p'Y)O"ci(J.EVOç otÙ't"ÒV Ècr7tépotç 8tepx.6!J.&VOV wljiotç
t6otvci-.wcrot otù-.6v, Kott (J.ciÀtcr't"ot XotTot't"OÀ(J.~O"otV't"ot otù-.òv -.ij xuptotxij ~(J.ép~
TOU't"O 8tot7tpcié;otcr6ott.
20 In PHILOSTRATUS, FLAVIUS, Vita Apollonii, III, 38, c'è un contesto simile:
ogni atto di questo tipo nel giorno festivo, una santificazione che ci riporta
ad un contesto religioso influenzato dal giudaismo. Il Libro dei Giubilei (L, 8)
affermava riguardo al sabato: "E chiunque lo profani, chi si corica con la moglie
[... ) muoia". Traduzione di Luigi Fusella. Sulla domenica nella tradizione cri-
stiana antica, cfr. gli studi di W. RoRDORF, Der Sonntag; ID., Sabato e domenica;
ID., Origine et signification, e M. AuGÉ, La domenica.
22 Cfr. W. KmcHSCHLAGER - W. KoRNFELD, Satan (et démons); L. RANDEL-
LINI, Satana nell'Antico Testamento.
23 Mc 5, 9: "E gli domandò: "Come ti chiami?" "Mi chiamo Legione - gli
rispose- perché siamo in molti".
334 CAPITOLO 15
29 Gen 3, 18.
3° Cfr. Gen 6, 1-4: "Quando gli uommt cominciarono a moltiplicarsi sulla
terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano
belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Allora il Signore disse: "Il mio
spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli é carne e la sua vita sarà di
centoventi anni". C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo -
quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano
loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi"; Liber Henoch,
7, 1-2: "<Gli angelb si presero, per loro, le mogli ed ognuno se ne scelse una e
cominciarono a recarsi da loro. E si unirono con loro ed insegnarono ad esse
incantesimi e magie e mostraron loro il taglio di piante e radici. Ed esse rima-
sero incinte e generarono giganti la cui statura, per ognuno, era di tremila
cubiti". Traduzione di Luigi Fusella.
31 Cfr. Ex 9, 12: "Ma il Signore rese ostinato il cuore del faraone". Qui la
orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere
in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso".
33 Cfr. Mt 2; Le 23, 6-10; Mt 26, 3 ss.; 27, 11 ss.; Gv 18, 28 ss.; Mt 26, 14-16.
n-r~xou· ul6ç e:t!L~ Èxs:(vou -rou (3Mijlav-roç xal. 1tÀ~~av-roç -roòç -rÉuuapaç &.8e:À-
cpoòç -roÒç Éu-rw-raç· ul6ç e:l!J.~ Èxe:(vou 't"OU xa6e:~O!J.ÉVOU Ènl. 6p6vou e:tç 't"~V un'
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-rou "t"Ìjv acpa1'pocv ~WVVUOV1'0ç' uuyye:v~ç 8É e:t!L~ Èxdvou -rou ~~w6e:v 1'0U wxs:oc-
336 CAPITOLO 15
vou 5v-roç, où i) oùpQ: ~yxe:t-roct -rcj> t8(cp cr-r6(LocTt' ~yw e:t(Lt ò 8tQ: -rou cppocy(Lou
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Àoc-r6 (Lot ÀocÀljcroct ocù-rji· ~yw d(Lt ò ~~<XIjiocç xoct 7tupwcrocç K&·cv tvoc oc7toxn(v1l
TÒV t8tov oc8e:Àcp6v, xoct 8t' ~(Lè &xocv6oct xoct -rp(~oÀot ~cpUYjO"<XV ~v Tji Y7i' ~yw
El(Lt Ò TOÙ<; ocyyÉÀOU<; civ<ù6e:v X<XT<ù p(ljiocç xoct ~V TOtt<; ~m6u(L(<XL<; T& V yuv<XL-
x&v <XÙTOÙ<; X<XToc81jcrocç, tvoc YYJYEVEt<; 7t<Xt8e:ç ~~ <XÙT&V yÉV<ùVT<Xt X<Xt TÒ {lé-
ÀlJ(L& (LOU ~v ocù-roi:ç 8toc7tp&~<ù(L<Xt' ~yw d(Lt ò --rijv xocp8(ocv ll>ocpoc6! crxÀlJpuvocç,
tvoc -rQ: -rÉxvoc -rou 'lcrpoci)À cpove:U0"1) xoct ~v ~uycj> crXÀl)p6TlJTO<; xoc-roc8ouÀWO"YjT<XL
ocù-rouç- ~yw d(Lt ò -rò 7tÀlj6oç ~v -rji ~P1J!L<t> 7tÀocv1jcrocç, !5-re: -ròv (L6crxov ~7to(YJ
crocv· ~yw d(LL ò -ròv 'Hpw811v 1tupwcrocç xoct -ròv Koc·c&cpocv ~~<XIjiocç ~v T7i ljie:u8l)-
yop(~ -rou ljie:u8ouç ~1tt OtM-rou· -rou-ro yQ:p ~!Lot ~7tpe:7te:v· ~yw d(Lt ò -ròv 'Iou-
8ocv ~~<XIjiocç xoct ~~ocyop<Xcrocç tvoc -ròv Xptcr-ròv 6ocv<X-rcp 7tocpoc8cj>· ~yw e:t(Lt ò -r~v
&~ucrcrov -rou -rocp-r<Xpou otx&v xoct xoc-réx_ <ùV, ò 8è utòç -rou 0e:ou &xov-r<X (LE
~8(xlJcre:v xoct -roùç t8(ouç ~~ ~(LOU ~~e:M~oc-ro· cruyye:v1jç e:l(LL ~xdvou -rou (LÉÀ-
Àov-roç oc1tÒ Tijç ocvoc-roÀijç ~px_e:cr6oct, <;i xoct ~~oucr(oc 8(8o-roct 7totljcroct 57te:p ocù-ròç
~oUÀET<Xt ~7tt Tijç yijç.
36 Il siriaco ha: "Io sono un rettile figlio di un rettile, danneggiatore figlio
di un danneggiatore. Sono figlio di colui al quale è stato dato il potere su tutte
le creature, che egli tormenta. Sono figlio di colui che, per coloro che gli obbe-
discono, si fece simile a Dio affinché compiano la sua volontà. Sono il figlio di
colui che governa ogni cosa creata sotto i cieli. Sono il figlio di colui che è al di
là dell'oceano, e la cui bocca é chiusa. Sono parente di colui che parlò con Eva
e, per mezzo di lei, fece sì che Adamo trasgredisse il comando di Dio. Sono colui
che incitò Caino ad assassinare suo fratello. Per causa mia, la terra fu maledetta
e su di essa crebbero spine: ed è per questo ch'io fui creato. Sono colui che osò
buttare giù i giusti dalla loro altezza e li corruppe con la brama delle donne;
generarono uomini corpulenti nei quali io compii la mia volontà. Sono colui che
irrigidì il cuore del faraone affinché uccidesse i figli di Israele assoggettandoli a
dura bassa schiavitù. Sono colui che traviò il popolo nel deserto, allorché li per-
suasi a modellarsi un vitello. Sono colui che eccitò Caifa ed Erode con calunnie
contro il Giudice giusto. Sono colui che, dopo avermelo assoggettato, indussi
Giuda a ricevere il prezzo per consegnare Cristo alla morte. Sono colui al quale
fu dato il potere su questo mondo, e il figlio di Maria mi afferrò con la forza
e mi strappò ciò che era suo. Sono parente di colui che verrà dall'oriente, e al
quale è stata data la potenza". Traduzione di Luigi Mora! di.
37 lreneo riferendosi alla setta degli ofiti testimonia la loro credenza nella
caduta del serpente genesiaco nel mondo, il quale generò a sua volta sei figli,
venendo a costituire l'insieme dei "sette demoni del mondo" (IRENAEUS LuGDU-
NENSIS, Adversus haereses, l, 30, 8).
ATTI DI TOMMASO 337
41 Acta Thomae, 33: Kocl -roci:i-roc e:bt6v-roc; -roi:i Bp&.xov-roc; Èx.e:lvou 7totv-ròc; -rou
6x_ÀoU Xot't'OCXOUO\I't'Oç, È7tcipocc; O &7t6a-roÀoç 't'~\1 (/)W\1~\1 otÙ't'OU e:tc; {)~oc; d7te:v·
TiocucratL ÀoL7tÒv &vocL8écr-roc-re:, xocì octcrx_uv61)'t'L ve:xpoufLe:voc; ISÀoc;· l!p6occre:v y&.p
crou -rò -réÀoc; -rljc; &7twÀe:locc;· xocl fL~ -r6ÀfLot Àéye:Lv & 8Le:7tpocl;w BLIÌ -rwv crol
Ù7tl)x6wv ye:vofLévwv. Ke:Àe:uw Bé croL Èv òv6fLot't'L -roi:i 'I lJGOu Èxe:lvou -roi:i fLéJ.pL
vi:iv &ywvoc 7tpÒc; ÙfLiic; 7towi:iv,..oc; BLIÌ -roùc; t8louc; &v6pw7touc;, lvoc -ròv t6v crou
&v ~~OtÀe:c; e: te; -ròv &v8pat -roi:i-rov ÈKfLU~ ~cr-nc; x.oct &ve:Àx.ucrocc; À&.~7Jc; È/; ocù-roi:i.
42 Acta Thomae, 33: . i::>or<o mL. ,._;r<o . cn:~.oré> ~cnl CII'! r<'lom. ~!l.om
~l'(' i::>or<'~l r<om ~.~l ~l"\:=~ ~r<' 1..\.ao ~..a>,_~ ~l'(' ~'l::oco
.Or< i::>or<' ~ ~r<' . cnl ~ ~ru!Ol ~l ~o : ~ ~Nor<'l ~ré> ~~l
. cnL:~ ~ .!>h. : ~ ,.,._ ~ .O~ l'(' ~~ f6ol>.l om : ....cuo. '-i::>ol m:ou::>
,_.r<' cnlo • .l~r< ~l ,.1\u. ,cnlr<:~ ~ . .Om ~ À.U.r<':l r<'~i::>o ,cn J>NIO~l
~~r<' ~o r<''l\x..:~ r<mlr< a..om:1 m.::o ,cu::oa.m.ll . .Om r6l::> ,.:\.!>,...
:1:> Traduzione
di Emanuela Braida.
43 Acta Thomae, o
33: 'O Bè Bp&.xwv e:Ì7te:v· 061tw xocLpÒc; l<p6occre:v -roi:i -ré-
Àouc; ~fLWV, xoc66lc; d7tatc;' -rl fL& &vocyx&.~e:Lç Àoc~e:i:v & e:tc; -roi:i-rov xoc-ré~ocÀo\1 x.ocl
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ATTI DI TOMMASO 339
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<1Lç yÉV"I)'t"OtL 't"O~ç i;ÉVOLç.
44 Cfr. A. F. J. KLIJN, The Acts o{ Thomas, p. 227.
340 CAPITOLO 15
45 Acta Thomae, 42: ruv~ 8É ·nç mX.vu wpoc(oc OCL<pVL8(wç <pWV~V oc<pijxe fL&y(-
crnJV ÀÉyoucroc· 'A7t6cr-roÀe: -rou vÉou 0e:ou ò ÈÀ6wv dç -r~v 'I v8(ocv, xoct 8ouÀe:
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X7)pucrcreLç.
ATTI DI TOMMASO 341
Il siriaco aggiunge:
Ma presto assumi la tua natura, nemico dei servi di Cristo, affinché
questa folla veda che la chiamiamo davanti al Dio della verità 50 •
!1!J.E:V~c; ~!1't"1J ~!J.7tpoa6e:v <XÙTOU, !J.1)8e:vòc; opwnoc; IXÙTÒ\1 e:t !-'-~ T~c; YU\IIXLXÒc;
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ATTI DI TOMMASO 343
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O''t'pÉcpe:cr61Xt' crù iìÈ ~ouÀe:t u7tÈp 't'Ò iìéov xocl "t'Ò iìe:iìofLÉvov crot X't'~O'IX0'6oct xiXl
~fL/ic; XIX't'IX7tOV'ijO'IXL.
53 IGNATIUS ANTIOCHENUS, Epislu/a ad Ephesios, 19, 1: "Al principe di questo
mondo rimase occulta la verginità di Maria, il suo parto e la morte del Signore"
(traduzione di Guido Bosio); ORIGENES, Commenlarium in evangelium Mallhaei,
344 CAPITOLO 15
XIII, 9: "È a distruzione del loro proprio regno e potere e con propria sorpresa
che hanno ricevuto dal Padre il Figlio" (traduzione di Rosario Scognamiglio);
CYRILLUS HIEROSOLYMITANUS, Calecheses ad illuminandos, XII, 15: "Il diavolo
non avrebbe osato avvicinarsi <a Gesù> se l'avesse conosciuto" (traduzione di
Gabriella Maestri).
54 Cfr. Le 3, 22: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto".
luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: "Ritornerò nella mia
casa da cui sono uscito". Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende
ATTI DI TOMMASO 345
3. Le donne di Misdeo
Il successivo episodio esorcistico ha per protagonista la moglie
e la figlia di un ricco comandante del re Misdeo (cap. 62). Alcuni
anni prima, in occasione delle nozze di alcuni amici, egli aveva
inviato le due donne al banchetto nuziale, benché la moglie fosse
indisposta e non volesse andare, in compagnia di alcuni servi. Men-
tre ne attendeva il ritorno, fu raggiunto dai servi in fuga che gli
raccontarono ciò che era accaduto sulla via:
Abbiamo visto un uomo ed un ragazzo con lui. L'uomo mise la
sua mano su tua moglie e il ragazzo su tua figlia, che fuggirono
da loro. Noi li abbiamo colpiti con le nostre spade, ma le nostre
spade hanno colpito la terra. In quel momento quelle caddero,
digrignando i denti e sbattendo la testa in terra 58 •
La situazione è quella consueta di due donne indemoniate, sin-
tomi già descritti negli Atti di Andrea. Dopo essere corso incontro
alle donne, l'uomo le trova giacenti a terra e le conduce a casa;
rinvenute, esse si pongono a sedere e la moglie racconta con mag-
gior precisione:
con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condi-
zione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima". Cfr. Mt 12, 43-45.
58 Acta Thomae, 63: Er~of!.év ql'YJO"L\1 &v6pw7t6v -nwx x<Xl 7t<XL~<X crùv <XÙ-c-(ji·
x<Xl ò f!.ÈV &v6pw7toç È7té~<XÀt\l <XÙ-rou -r~v xs:"Lp<X È1tl -c-~v yuv<X"Lxli crou x<Xl ò
7t<XLç È1tl -c-~v 6uy<X-c-ép<X crou, <Xt ~È ~qluyov oc1t' <XÙ-c-wv· ~f!.tLç ~È -c-o"Lç i:;(qltO"L\1
È-c-pwcr<Xf!.t\1 <XÙ-c-01)<;- -riÌ ~È 1;(rp1J ~f!.W\1 dç y~v ~7ttcrov. K<Xl <XÙ-rij -rij &pq: x<X-ré-
7ttcrov <XÙ't"<XÌ T<XL<; Ò~OUO"L -c-p(~O\JO"<XL X<XÌ -c-IÌç Xtql<XÀIÌç e:lç Y~\1 xpoUOUO"<XL.
346 CAPITOLO 15
Non sai che cosa mi hai fatto? Io ti pregavo di non andare al matri-
monio, perché non mi sentivo bene di corpo. Mentre andavo per la
strada, arrivata presso l'acquedotto nel quale scorreva l'acqua, vidi
un uomo nero, ritto di fronte a me, che mi faceva cenno con la
testa e, insieme, un ragazzo in piedi davanti a me. E dissi a mia
figlia: "Guarda questi due brutti ceffi, i cui denti sono come il latte
e le labbra come la fuliggine". E !asciatili presso l'acquedotto, ce
ne andammo. Venuto il tramonto e congedateci dalle nozze, mentre
percorrevamo la strada con i giovani, arrivati vicino all'acquedotto
mia figlia li vide per prima; spaventata, fuggì verso di me. Dopo
di lei anch'io li ho visti che muovevano verso di noi, e noi siamo
fuggite da loro. I ragazzi che erano con noi allora ci colpirono e ci
gettarono a terra, me e mia figlia~9 •
~ 9 Acta Thomae, 64: Oùx ~yvwç & 8tE7tp<X~w ~v ~!Lo(; ~8E6fL'1)V y<Xp crou !L~
ocmtVOCL Elç TÒV y<XfLOV, ~7tEL8~ OCV<ùfLIXÀwç dxov Tci) cr<ilfLOCT( fLOU" xoct ocmoucroc
XOCT<Ì 't"~V ò86v, ~yyùç YEVOfLtV'1) 't"OU ocywyou ~v <;i TÒ ()8wp ~ppEEV, ~~ÀE7t0V
&v8poc fLéÀocvoc ÉcrT&Toc ocv..txpuç fLOU, Tjj XE(jl<XÀ'(j ocÙTOU {moypuÀ(~ovT<X fLE, xoct
1tocf:8oc <lfLotov ocÙTou 7t<XpEcrT&Toc. Koct d1tov Tjj 6uyocTp( fLOU" ~ Am8E dc; ToÙç
&v8pocç TOUTouç ToÙç 8uo ToÙç 8ucrEt8Ef:ç, c1v ot ò86vnç ocÙT&v t!cr7tEp y<XÀoc,
T<Ì 8S: )(dÀ1j OCÙT&v wc; occr~6À1j. Koct XOC't"OCÀd\jloccrocL OCÙToÙç 7tpÒç TÒV ocywyòv
OC7t1jÀ60fLEV. ~U!JE<ùç 8S: YEVOfLtV'1j<; xoct OC7tÒ ..&v y<XfLWV ocvocMcroccroct, 8tEp)(O-
!Lévwv iJfL&V crùv 't"OÌ:ç VEocv(crxotç, ~yytcr't"OC YEVOfLtVWV 't"OU ocywyou, ~ 6uy<X't"'1)p
fLOU 7tp6TEpov EI8Ev ocÙTouç xoct 8tocÀoc6oucroc 7tpocréqJuytv fLOL • xoct fLET<Ì TOCU't"'1JV
xocyw ocÙToÙç ~6Eoccr<XfL'1)V ~p)(OfLévouç XOC't"tVOCV't"L ~fL&v, XOCL ~qJUY<XfLEV oc7t'
OCÙ't"é;)V.
60 Acta Thomae, 64: Koci TOCUTOC ocù-rijç 8t'1jY'1)!JOCfLéV'1)<; fLOL ~mjÀ6ov ocÙTocÌ:ç
7tiXÀLV OL 8oc(fLOVEç XOCL XOC't"é~OCÀOV OCÙTiXç" XOCL OC7t, ~XE(V'1j<; Tijç t!pocç 7tpOEÀ6ELV
où MvocvToct ~~w, ~YXEXÀELcrfLéVocL oùcroct ~v évt otxcp ~ 8wTépcp. Koct 8t<Ì Tocu-
T<Xç 7tOÀÀd ~yw 7tiX!J)(W XOCL OCVL&fLOCL• XOC't"OC~iXÀÀOU!JLV y<Ìp OCÙT<Ìç lS7tOIJ É<ÌV E()-
pwcrtv xoct oc7toyufLvoucrtv. ~tOfLOC( crou xoct [xEnuw ~fL7tpocr6Ev Tou 0Eou, ~o1j-
6'1jcrov xoct ~Àé1jcr6v fLE.
ATTI DI TOMMASO 347
61 Acta Thomae, 65: ITta-re:uw GOt 'll)GOU, xod aio(l.<X( GO\J x.xt tXE:TE:U<ù, ~o1}-
61)GOV Tjj ÒÀtyoma-r(~ (J.O\J fl e:lç aè ~xw. Il siriaco ha una professione di fede
più lunga: "Io credo in te, Gesù Cristo, Dio vivo, Figlio del Vivente, che sei
divenuto uomo, che sei apparso come medico, come datore di vita e come Sal-
vatore per tutti gli uomini che veramente si convertono a te. Sì, Signore, ti
supplico e prego, aiuta la mia poca fede e il mio timore, poiché mi rifugio in
te". Traduzione di Luigi Moraldi.
348 CAPITOLO 15
male, che sempre rinnova le sue attività e le cose proprie della sua
natura; mi rivolgo a voi, sfrontatissimi, che vi rovinerete da soli.
Che cosa dire della vostra perdizione e della vostra fine, cosa nar-
rare, non lo so: le cose sono infatti troppe e innumerevoli a sen-
tirsi. Le vostre opere poi sono sempre più gravi del castigo che vi
è riservato. Mi rivolgo a te, o demone, e a tuo figlio che ti accom-
pagna: ora sono stato mandato proprio contro di voi. Perché fare
troppe parole circa la vostra natura e la vostra radice, che voi già
conoscete e non disprezzate? Giuda Tommaso, l'apostolo di Cristo
Gesù, inviato qui per amore e pietà, vi dice: Alla presenza di tutto il
popolo qui presente, uscite e ditemi di che razza siete!" 62 •
Ricompare il tema dell'anticipazione escatologica. L'oc7to7top.rrlj,
espressa facendo uso del verbo èC:épxop.cx~. e l'invito a rivelare la
propria natura, ricordano i racconti di esorcismo contenuti nei
Vangeli canonici63 • Sull'istante escono la donna e la figlia, simili a
delle morte, scoperte e sfigurate.
62 Acta Thomae, 73-74: 'H 8è yuv~ 't"OU cr't"piX'O)À&Tou XIXL ~ 't"Oihou 6uy&Tl)p
È~1Xp~6"1)cr1Xv crcp68p1X \mò 't"W'I 81XtfL6vwv oihwç w<; VOfLl~e:tv 't"OÙ<;; otxe:louc; ilTt
OÙXÉ1"L &v[cr't"IX'I't"IXL" où8' ilÀwç y~p cruve:zwp"l)cr&v 't"L'IO<;; fLE:'t"IXÀIX~E:L'I IXÙ't"&ç, iXÀÀ~
XIX't"É~IXÀO'I IXÙ't"~<;; t1t"L 't"IXL<;; XÀL'IIXtc; IXÙ't"W'I fl-"1)8' ilÀW<;; 1"L'I~c; Èmyt'IWO"XOUO"IXc; ~W<;
Èxe:lv"l)c; Tijc; ~fLÉpiXc; Èv ~ o &n-6crToÀoç Èxe:"Lcre: ~À6e:v. Ein-e:v 8è o &n-6crToÀoc; &vt
Twv òv&ypwv Twv Èv 1"<j) 8e:~t<j} fLÉpe:t È~e:uyfLÉvwv· Ercre:À6e: ÈvTÒ<;; Tljc; IXÙÀ7jç·
xiXl tcr1"wç Èxe:"Lcre: x&Àe:crov Toùç 81XLfLOviXc; xiXl e:ln-è IXÙ1"o"i"ç Aéye:t ÙfL"i"v 'Iou81Xc;
0wfLii<;; o &n-6cr't"OÀO<;; XIX L (.LIX6"1)~<;; 'I "I)O"OU Xptcr't"ou· "EÀ6e:n <18e: ~~w· 8t' ÙfLOC<;;
y~p &n-e:cr't"&À"I)'I XIXL e:lç 't"OÙ<;; 8t1XcpÉponiXc; ÙfLL'I XIX't"~ yévoç, '{viX ÙfLiic; &n-oÀÉcrw
XIXL 8tw~w e:lc; 't"Ò'I ÙfLÉ't"e:pov xwpov, ~W<; ilTe: XIXtpòc; yÉ'I"I)'t"IXL O"U'I't"e:Àe:liXc; XIXL e:tc;
TÒ ÙfLÉTe:pov ~&6oc; 't"OU crx6Touc; XIXTÉÀ6"1)1"e:. Etcr~e:t 8è o llv!Xypoc; Èxe:"Lvoc; n-oÀ-
Àou llzÀou cruv6vTo<;; IXÙT<j} xiXl ~Àe:ye:v· 'YfL"i"v Myw Totc; Èz6po"Lc; Tou 'I"I)crou Tou
XIXÀOUfLÉVou Xptcr't"ou· ÙfLL'I ÀÉyw Totc; ToÙc; òcp61XÀfLoÙc; XIXfLfLUOUO"t'l 't"OU fL~
opiiv 't"Ò cpwc;" où y~p 8U'IIX1"1XL ~ XIXXLO"Tl) ipUO"t<;; fLE:'t"IX~À"I)67jviXL e:lc; 't"Ò &y!X66v·
ÙfLL'I ÀÉyw 't"otc; Téxvotç 1"7j<;; ye:Éw"l)c; XIXL Tijc; &n-wÀe:liX<;;, he:lvou 't"OU &n-IXUO"'t"OU
e:lc; TÒ XIXxÒv ~wc; 't"OU vuv, lìç &e:t &viXXIXtvl~e:t IXÙ't"OU 1"~ Ève:py~fLIX1"1X XIXL 1"~
n-pén-oniX 1"jj tiXU't"OU oùcrlq: ÙfLLV Myw Totc; &v!Xt8e:cr1"&1"otç, TOL<;; 8t' tiXU't"W'I
&n-oÀÀU(.LÉvotc;" TL 8è e:tn-w n-e:pl 1"7j<;; ÙfLW'I &n-wÀe:liX<;; 't"e: XIXL 1"ÉÀouç, Tl 8è XIXl
Ùcp"l)y~crWfLIXt, oùx oi81X" n-oÀÀ~ y&p Ècr't"t'l XIXL n-pòç 't"~'l &xp61Xcrtv &v!XplefL"I)'t"IX
ùn-&pzovTIX. Me:l~oviX 8é e:tcrtv IXl ÙfLÉTe:piXt n-poc~etc; &n-ò Tijc; xoMcre:wc; Tijc; ÙfLLV
Te:T"IJP"IJfLÉV"I)c;. ~ot 8è ÀÉyw 1"<j) 81XLfLO'It XIXL T<j) cr<j) ul<j) T<j) cruve:7tOfLÉVcp crot·
vuvt y~p tep' ÙfLiic; &n-écr't"IXÀfLIXt" TLvoc; 8è ~ve:xiX 7tOÀÀoÙc; Myouc; 7tOLOUfLIXt Tljc;
ÙfLW'I cpucrewc; 1"E: XIX L p[~ "l) c;, ~'l ÙfLe:Lc; IXÙ't"OL or81X't"e: XIX l &v1Xt8e:ue:cr6e; Mye:t 8è
ÙfL"i"v 'Iou81Xc; 0wfLiic; o &n-6cr1"oÀoc; Xptcr1"ou 1"ou 'I "l)crou, lìc; 8t~ n-oÀÀljc; &yoc1t"l)c;
xiXl 8tiX6écrewc; Èv6oc8e &n-ecrTOCÀ"IJ" 'En-t n-1Xv1"Òc; 't"ou Èv6oc8e: tcrTw1"oc; ilzÀou È~e:À-
66ne:c; d7t1X1"É fLOL 1t"OLOU yÉvouc; Ècr't"É.
63 Cfr. Mc 5, 8-9; Le 8, 29; 4, 36.
ATTI DI TOMMASO 349
64 Acta Thomae, 75-76: K!Xt e:ù6twç t;ijì..!le:v ~ yw~ crùv -qj 6uy1X't'pt IXÙ't'ijç,
O'OCTO 8È O IÌ7t60'TOÀOç /)T~ O 80Ct(J.WV OÒTOç tXELV6ç tO'T~V O IÌ7tEÀoc6eLç !Ìrt' tXe:l-
V1Jç Tijç yuvoc~x6ç. 'O 8È 8oct(J.WV drtEV' ~éo(J.oct crou, t7ttTpEiji6v (:LE xocl ISrtou
~ouÀEL (:LE IÌrtEÀ66VToc otxijcrocL xocl rtocp~ crou ÈVToÀ~v 8éçocaeoc~. xocl où <po~ou
(J.IXL TÒV t;oumoccr-ri)v TÒv xocT' t(J.OU ~xovToc ~v t;oucr(ocv. "ilcrrtEp y~p crù ~À-
6Eç EÙocyyEÀtcroc<r6oc~. o(hwç x&:y<il ~À6ov IÌ<pocvlcrocL' xocl wcrrtEp crù t~v (:L~ TEÀ~f
cr1Jç TÒ 6éÀ1JfLIX TOU 7té(:LI)iocvT6ç O'E, XOCT~ XE<pocÀijç 8(8wcr[v 0'0~ T~V T~(J.Wp[ocv,
o6Twç x&:yw, t~v fL~ rtot~crw TÒ 6éÀ1JfLOC Tou IÌrtocrn[ÀocvT6ç fLE rtpò xocLpou xocl
Tijç rtpo6Ecr(J.locç, dç ~v t(J.OCVTOU <pUO'LV IÌrtocrTéÀÀOfLIXL' xocl wcr7tEp crol ~o1J6E'i' o
XpurT6ç crou tv otç 8Loc7tptXTT1J, o6Twç xocl t(J.ol ~o1J6E'i' ò rtocT~p fLOV tv otç
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O'Ewç, o6Twc; xocl È(J.ol t7tL~1JTEL crxEU1J 8L' <:lv T~c; ocÙTou rtpoc;ELc; nÀ[crxw· xocl
w artE p Tpé<pE~ xocl olxovoiJ.EL ToÙc; Ùrt1Jx6ouc;, o(hwç x!Ì(J.ol xoÀticrE~c; xocl ~oca ti-
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IÌVTL(:LL<r6locv Tijç crijc; ÈvEpyElocç 8(8wcrLv -ri)v octwvLov ~w~v, o6Twc; XIÌ(:Lol rtocpé-
XE~ T~c; IÌ(J.OL~~c; Twv ~pywv fLOV TY]v oclwv(ocv IÌrtWÀELocv· xocl wcrrtEp crù T7j EÙX~
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otvov y~vo(J.évocLc; Èv To'i'c; ~WfLo'i'ç· xocl wcrrtEp crù ÈmcrTpé<pELc; ToÙç &:v6pwrtouç
dç ~wYjv oclwvLov, o6Twç x&:y<il IÌrtocrTpé<pw ToÙç ÙrtocxouovTocc; (:LO L dç IÌrtW-
ÀeLocv xocl x6ÀoccrLv oclwv[ocv· xocl aù ToÙc; l8(ouc; 8éx1l x&:y<il ToÙç ÈfLouc;.
ATTI DI TOMMASO 351
65 Acta Thomae, 77: Ke:Àe:ue:~ ao~ 'IYJaouc; XIXL -rcj) acj) 7t<X~8t 8~' Èf.LOU rvo: f.LYJ-
xén e:taéÀ61Jc; e:tc; xo:-rolxYJa~v &v6pw7tou· IÌÀÀ, èE;éÀ6e:n xo:t oc7téÀ6e:-re: xo:t otx~
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poua~V fLOCÀÀov aou· o0c; ot 7tOÀÀOL 7tOÀÀoÙc; 7tpoaxuvouatv xo:( -roc 6e:À~f.LO:TIX o:Ò-
TWV 8to:7tpoc-r-rov-ro:t, 6uovnc; o:ò-ro"Lc; xo:t -rocc; -rpQ(pocc; 7tpoaocyovnc; èv a1tov8o:"Lc;
xo:t 8toc orvou xo:t ()8noc; 7tpOa(jlépovnc; xo:t ocvo:6~fLO:OtV. Ko:t ò !Ì7t6a-roÀoc;
e:l7te:v· Ko:t o:ò-rot vuv xo:-ro:pyYJ6~aovTOCt aùv -ro:"Lc; 7tpoc~e:atv o:ò-r&v. Ko:t O:L(j)Vt-
8lwc; &.(jlO:VTOt ye:y6vo:atv ot 80:tf!OVE:ç· o:t 8è yuvo:"Lxe:c; wc; e:tc; TU7tOV ve:xp&v Èp-
ptf.Lf!ÉVO:t ~XE:tVTO È1tL y-rjc;, fl~ ~XOUOO:t (jl<ùV~V.
66 Acta Thomae, 81: To:u-ro: e:t1twv ò oc7t6a-roÀoc; È7tÈaT'Y) -ro:"Lc; yuvo:tE;t ÀÉywv·
Kup~é f.LOU xo:t 0e:é f.LOU, oò 8to:tp0Ufl1Xt IÌ7tÒ aou oò8è OC7ttOTWV èmxo:ÀOUfliXL
ae:, 1t&v-ro-re: ISv-ro: ~f.LWV ~OYJ6Òv xo:t È1tlxoupov xo:t È7to:vop6w-r~v· ò ~v to:u-rou
Mvo:f.LtV Èf.L7tvéwv ~f.LLV xo:t 7to:po:6o:pauvwv ~f.Locc; xo:t 7to:péxwv 7to:ppYJalo:v Èv
&y&7t1J -ro"Lc; t8lotc; aou 8ouÀotc;· 8éof.L<XL aou, to:6e:"Lao:t o:t ~Jiuxo:t ocvo:a-r~-rwao:v
xo:t ye:véa6wao:v o!o:t ~ao:v 7tpÒ -rou 7tÀYJy1jvo:t {mò -r&v 8o:tf.L6vwv. To:u-ro: 8è
o:ò-rou e:l1t6v-roc; a-rpo:(jl&Lao:t o:t yuvo:"Lxe:c; Èxo:6éa6YJaO:v.
352 CAPITOLO 15
VIXL &voc -rwv -rou Mtcr~oc(ou utwv· crx.À"I)pou ~È 5v-roc; -rou 3oc(f.Lovoc; où~e:tc; t&croc-
o
cr6oct oi6c; -re: ~v. 8te:voe:"t-ro ~È Mtcr~oc"toc; x.oct ~Àe:ye:v· 'A7te:À6wv &vo(~w -ròv
-r&rpov x.oct M~w òcr-réov Èx. -rou &7tocr-rÒÀou -rou 0e:ou x.oct 7tpocr&tjlw fLOU -r(ji
ul(ji, x.oct o!3oc 11-rt 6e:poc7te:u6~cre:-rocL. Koct &7t"fle:t 7tpii~IXL 81te:p ève:vo~61J. Koct èm-
o
rpocve:lc; ocù-r(ji 'Iou~occ; e:!1te:v· Zwv-rt fLYJ mcr-re:ucrocc; ve:x.p(ji 7tWc; 6tÀe:tc; 7ttcr-re:u-
croct; &ÀÀoc fLYJ rpo~ou· f.PLÀocv6pw7te:ue:-roct e: te; crÈ 'I 1Jcrouc; o Xptcr-ròc; ~Loc "t"Yjv 1toÀ-
ÀYJv ocù-rou XP1Jcr-r6-r1J'"l"IX. 'O 3È Mtcr~oc"toc; oùx e:upe:v -roc òcr-rii· x.e:x.Mrpe:t yocp
ocù-roc e:Ic; -rwv &~e:Àrpwv x.oct e:tc; -roc T1jc; Mcre:wc; f.Le:~ve:yx.E f.Ltp"l)· Àoc~wv ~È x.6vw
86e:v ~v -roc Òcr-rii x.e:lf.Le:Voc -rou &7tocr-rÒÀou 7tpocr1jl)ie: -r(ji ul(ji IXÙ-rou xoct d1te:v·
Iltcr-re:uw crot 'I 1Jcrou vuv 11-re: fLE: &f.P1jx.e:v èx.e:"tvoc; o &e:t -roùc; &v6pùmouc; -rocp&-r-
-rwv rvoc fLYJ ~ÀÉtjloucrtv 7tpÒc; "t"Ò VOEpÒv !pWc; crou. 'Yyt&vocv-roc; 3È "t"OU ulou IXÙ-
"t"OU -r(ji -rp6mp -rou-rcp cruv~ye:-ro f.Le:-roc -rwv Àomwv &~e:Àrpwv u7tox.oc-rocxÀLVÒfLe:voc;
-r(ji .l:tf.f>Òp<p.
ATTI DI TOMMASO 353
18. L'autenticità del passo però è stata messa in dubbio, a causa della man-
canza di altre simili attestazioni di culto fino al IV secolo; ad esempio, E. WIP-
SZYCKA, Storia della Chiesa, p. 315: "Sospetto fortemente che il testo si discosti
dalla lettera originale [ ... ] Siamo, ovviamente, nel campo delle supposizioni e
delle intuizioni impossibili da dimostrare, dato che l'argomento basilare della
mancanza di testi di analogo contenuto non è abbastanza forte. Anche ammet-
tendo che non esistano motivi per dubitare dell'autenticità del passo del Mar-
tirio di Policarpo, dovremmo ugualmente essere molto cauti nel dedurne che
nella metà del n secolo il culto dei martiri esistesse nella forma da esso assunta
in seguito. Dal testo infatti non risulta che secondo i cristiani di Smirne i resti
di Policarpo potessero fare miracoli e che egli stesso potesse intercedere presso
il Signore a nome di coloro che glielo chiedevano". Non si fa parola di questo
passo degli Atti di Tommaso, che parrebbe inficiare il valore dell'argumentum e
silentio sopra addotto; qui, infatti, le reliquie del santo hanno funzione esorci-
stica e sembrano oggetto di culto.
69 Cfr. H. DELEHAYE, Les origines du culle; B. DE GAIFFIER, Réflexions sur
5. Esorcismo e battesimo
Di notevole importanza è il rapporto tra esorcismo e battesimo
negli Alli di Tommaso 71 • Franz Dolger considera gli Alli di Tom-
maso la prima chiara prova dell'esistenza di un esorcismo prebatte-
simale in oriente72 , che si evincerebbe da questo passo:
Dopo aver pregato in questo modo, l'apostolo disse a Migdo-
nia: "Svesti le tue sorelle." Quella le svestì, le cinse di fasce 73 e
le mandò innanzi. W'izan era venuto per primo, quelle giunsero
dopo di lui. Giuda, preso dell'olio da una coppa d'argento, parlò
in questo modo 74 :
xp[ve:TOtt oÀwç ~Te:poç- ò 7tocvu ÈÀE~fi.WV' ò T1j Tali Myou Òpfl.'ii ~éwv· 8uvOtf1.t<; ~
TOU ~uÀou ~v ot &v6pwrcoL èv8u61.1.e:voL ToÙç éocuT&v OCVTL7tOCÀouç vLx&crw· ò crTe:-
cpocv&v ToÙç vLx&vTocç· O'Ufi.~OÀov xocl J.OtptX TWV XOtfl.v6vTwv· ò e:ùocyye:ÀLO'OCfi.E:Voç
To'Lç &v6pwrcoLç T~v éocuT&v crwTYJplocv· ò 8e:Lxvùç cpwç To'Lç Èv crx6nL' ò TtX 1.1.èv
<pUÀÀIX mxp6ç, TÒv 8è yÀuxuTIXTOV xocprcòv e:Ùe:L8~ç· ò TPIXX,Ùç 1.1.èv ~v 6é1Xv, ocrciX-
ÀÒç 8è ~v ye:ucrw· Ò occr6e:v~ç 1.1.èv 8oxwv, Tjj 8è rijç 8uvOCf1.EW<; urce:p~oÀ'ij ~v
TtX 7tiXvTOt 6e:wpoucrocv ~OtO'TOC~wv MvatfA.LV' TIXUTOt E:t7twv rce:pLwX,dfA.ocç· 'I 'YJO'OU
ÈÀ6éTw ~ VLXYJTLX~ IXÙTou 8uv1Xf1.L<;, xiXl ÈvL8pucr6w T<;i ÈÀIX[<p TOuT<p C!crrce:p
t8puv6YJ Èv T<;i cruyye:ve:L' IXÙTou ~uÀ<p ~ T6Te: IXÙTou 8uv1Xf1.Lç, ~ç TÒv Myov oùx
~ve:yxocv ot O'TIXupwcriXVTéç cre:· ÈÀ6éTw 8~ xocl ~ 8wpe:Ò( 8L' ~ç To'Lç èx.6po'Lç ocù-
TOU Èfl.<pUO'~O'IX<; dc; TtX Òrc[crw urcox.wpljcriXt Èrcoll)O'Otç xoct 7tpl)ve:'Lç XOCTOC7tEO'ELV,
XIXl èm8l)f1.'ijcriXL T<;i ÈÀoc[<p TOUT<p ~ Èm<pl)fl.[~ofi.E:V TÒ cròv &yLov <lvofA.IX. Kocl
356 CAPITOLO 15
-rocihoc e:btwv 7tpw-rov Tji xe:cpocÀji Oùocl:ocvou È7téxe:e:v, l7te:tTIX Toc"iç Twv yuvoct-
xwv, Àtywv· 'Ev òv6!J.OtT( crou 'I1Jcroii XptcrT~ ye:vf.cr6w -roc"iç ~uxoc"iç -roc1hoctç dç
&cpe:crtv &:!J.ocp-rtwv xocl. dç oc7to-rpo7t~v Toii ÈvocvTlou xocl. dç crWT1Jplocv -rwv ~u
xwv IXÙTWV.
77 Acta Thomae, 157: . r6r.:1ru>:1 o<~ .uls\1 o<omls\ lluns.:~ o<~ .<;.a.
oG::>II:~<> ~cna~ ~ ~:~li\.<:~ r6o. ~ma:=~ """" .....__~uo ~ ~~l
o'bam ~ "\~o • .CO... .h. li\.U.:1 "''-o< t<lm ~ .h. ,U. .<li\ ,l::o!l ~o<.
~m'l~ nl\t<o: ~Ù>..= ~m::> ~:1 1m "\~me\!:IQ o<ls\o<ls\ • ~""'
,::..'lo<'o • ,mah.. ~l:>.:= ~:1 ~ t<lm .h. o<U.ls\o • ~m.!!.o<' .h. alMa
~~ o<oau. ~ ~ruta ~. l::o!lo<'o ~m:l ~m&. l:> ~:~amo. ~0:1 m&. l::~
~mÀE!U:I o<ls\nam~o «::=~:1 ~da. o<cn\,»o .<:.~ ~a.sl o<'Àd.l ~~
~cn.'l.!!o•;:.~ua Traduzione di Emanuela Braida.
78 Acta Thomae, 157: Kocl. ÈxtÀe:ucre:v Tji Muy8ov(~ ocÀe:L~IXL ocÙTocç, ocù-ròç 8~
lJÀEL~e:v -ròv Oùocl:ocv'Y)v. 'AÀd~ocç 8~ ocÙToÙç KIXT~yocye:v e:tç iJ8wp e:tç TÒ 6VO!J.IX
-roti llocTpÒç xocl. TOU Ytoii xocl. TOU &:ylou nVEU!J.IX"t"O<;.
79 Gv 18, 4-6: "Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere,
si fece innanzi e disse loro: "Chi cercate?" Gli risposero: "Gesù, il Nazareno".
Disse loro Gesù: "Sono io!"( ... ) Appena disse "Sono io", indietreggiarono e cad-
dero a terra".
so Acta Thomae, 158.
ATTI DI TOMMASO 357
creata dalle traduzioni moderne, che confondono tutte il riUmii con lo blamii,
rendendo sigillo ove occorrerebbe rendere con segno, marchio. Diversa la tra-
duzione italiana di Afraate curata da Giuseppe Ricciotti: "Spuntava la luce
intellettuale, e germogliavano i frutti della splendida oliva, nella quale è una
figura (riisma) del mistero della vita. Per mezzo di essa diventano compiuti i
cristiani, i sacerdoti, i re e i profeti" (S. Afraate, p. 81).
87 G. WINKLER, The Originai Meaning, p. 71.
ATTI DI TOMMASO 359
cialmente una diaconessa, non è conveniente che le donne siano viste dagli
uomini; allora tu, imponendo la mano, ungerai il capo soltanto [... ] Poi la dia-
conessa unga le donne, come già detto".
92 R. MEYERS, The Structure o{ the Syrian Baptismal Rite, p. 41.
7 LuciA NUS SAMOSATENUS, Alexander, 21: "Vi sono ancora molte altre maniere,
che non voglio ricordare tutte per non sembrare fastidioso, massime a te, che
contro i maghi hai scritto un libro bellissimo, utile ed istruttivo, nel quale hai
esposto tante cose e maggiori di queste" (traduzione di Luigi Settembrini).
Sostenne con forza questa identificazione J. ScHWARTZ, Du Testament de Lévi,
pp. 126-137.
8 0RIGENES, Contra Celsum, l, 8; I, 10; II, 60; IV, 75; IV, 86 etc.
9 0RIGENES, Contra Celsum, III, 63; III, 80; IV, 4; IV, 83 etc.
10 La diffidenza verso il Celso epicureo era già registrata da E. BuoNAIUTI,
Una polemica religiosa, p. 135: "Quello che gli storici tradizionali han costan-
temente ritenuto, e che la critica moderna invece esclude recisamente, è che
Celso sia stato epicureo". Sull'argomento, K. PICHLER, Streit um das Christen-
tum, pp. 27-38; H. DùRRIE, Die platonische Theologie des Kelsos; P. INNOCENTI,
Per una storia dell'epicureismo; Q. CATAUDELLA, Celso e l'epicureismo (ritiene che
la posizione di Celso oscilli tra i due poli estremi del platonismo e dell'epicu-
reismo); C. MoRESCHINI, Apuleio e il platonismo, pp. 166-169; M. FREDE, Celsus
philosophus Platonicus; A. MAGRIS, Platonismo e cristianesimo.
366 CAPITOLO 16
11 Qualcuno propende per l'Egitto, sulla base della conoscenza che l'autore
mostra di avere di vari aspetti della cultura egiziana. Rassegna delle posizioni
in M. BoRRET, Contre Ce/se, vol. 5, pp. 136-140; K. PICHLER, Streit um das Chri-
stentum, pp. 97-98.
12 Cfr. le osservazioni riassuntive di G. DoRIVAL, Celso (contro), p. 68.
17 0RJGENES, Contra Celsum, VIII, 54; 65; 69. EusEBius CAESARIENSIS, Historia
ecclesiastica, V, l.
18 0RJGENES, Contra Celsum, VIII, 73-75.
Discorso vero di Celso, pur nella violenza della polemica ideologica e religiosa,
fu forse la risposta di un portavoce dell'imperatore a queste apologie e rappre-
sentò [... ] una cauta proposta di pace, la ricerca di un modus vivendi che per-
mettesse ai cristiani di uscire dalla clandestinità e di offrire allo Stato la loro
collaborazione di cittadini".
21 G. JossA, I Cristiani e l'impero romano, pp. 164-239. In particolare: "Già
26 Cfr. G. T. BuRKE, Celsus and the Old Testament. Va però notato che i
frammenti VI, 51-53 seguono certamente una fonte marcionita, che potrebbe
dunque essere alla base di sezioni più ampie del testo genesiaco.
27 Cfr. E. STEIN, De Celso Philonis Alexandrini imitatore. Celso nomina anche
Aristobulo come sua fonte (IV, 51). Per Enoc, vedi V, 25.
28 Cfr. M. Loos, Élude sur les sources juives.
30 ORIGENES, Contra Celsum, VI, 27; VIII, 15. Cfr. G. LANATA, Celso. Il
discorso vero, p. 50. Invece H. M. JACKSON, The Selling and Seclarian, pensa ad
un'origine marcionita.
31 0RIGENES, Contra Celsum, VI, 24; VII, 53.
32 OR!GENES, Contra Celsum, IV, 52. La Disputa, attribuita ad Aristone di
37 Q. CATAUDELLA, Celso e gli apologeti cristiani, p. 29: "Il suo esame e il suo
attacco sembrano avere di mira una specie di 'vulgata' della dottrina cristiana,
anteriore e comunque indipendente da quel travaglio di pensiero che ebbe la
sua espressione nelle Apologie". Per Cataudella, Giustino e Celso "sono indipen-
denti l'uno dall'altro" (p. 33).
38 C. ANDRESEN, Logos und Nomos, pp. 308-400.
370 CAPITOLO 16
2. Celso e i demoni
Risulta impossibile, dalla lettura congiunta dell'opera di Celso e
della risposta di Origene, ricavare un modo coerente di intendere le
figure demoniche. Gli esseri assolutamente malvagi dello scrittore
cristiano sono esplicati diversamente dal suo interlocutore pagano:
i due autori si servono in maniera non sovrapponibile di diverse
categorie di pensiero. "Celso, contrariamente a Plutarco, Apuleio,
Massimo o Porfirio, non espone una vera e propria demonologia; il
carattere violentemente polemico della sua opera, pieno di dimo-
strazioni spesso schematiche e di ripetizioni, spiega in parte questa
relativa povertà" 44 • La religione greca classica non possedeva una
classe specifica di aocLfJ.OVe:ç ed utilizzava il termine come sinonimo
di 6e:oL Platone nel Simposio fu il primo ad adottare il termine
aoc(fJ.ove:ç per designare gli intermediari fra gli dèi e gli uomini,
escludendo il diretto intervento dei primi nelle cose umané 5 • Dalla
risistemazione senocratea di questa dottrina 46 dipende in gran parte
la demonologia elaborata in ambiente medioplatonico della quale
abbiamo ampia documentazione negli scritti di Plutarco, Apuleio
e Massimo di Tiro 47 • Seguendo Platone, Celso concepisce i demoni
come esseri intermediari tra il divino e l'umano (al punto che anche
Gesù è detto essere un semplice aocLfJ.WV, VIII, 39), che risiedono in
aria o in terra (VIII, 35)48 • Essi possono anche giocare il ruolo di
messaggeri, poiché per il nostro autore gli &yye:Ào~ appartengono
alla classe dei demoni (V, 2; VII, 68), come anche gli arconti 49 •
cultura pagana.
48 Cfr. J. PUIGGALI, La démonologie, pp. 28-30. Per un inquadramento,
Celso attribuisce ai cristiani tout court la credenza nei demoni arcontici, il che
fornirà a Origene lo spunto per criticare il fatto che egli confonda i cristiani
ortodossi con gli ofiti.
372 CAPITOLO 16
50 0RIGENES, Contra Celsum, V, 25; VII, 68; VIII, 28.33.53-55. I testi sono
hanno sortito la cura delle cose terrene e offrire loro, finché viviamo, primizie
e preghiere, per ottenere che siano benevoli nei nostri confronti"; cfr. anche
VIII, 55. Traduzione di Giuliana Lanata.
61 ORtGENES, Contra Celsum, VIII, 35, dove i demoni sono paragonati a
satrapi, governatori, generali e prefetti funzionari del re persiano o dell'impe-
ratore.
374 CAPITOLO 16
3. L'accusa di magia
I possibili accenni alla pratica esorcistica nell'opera di Celso sono
strettamente legati al tema della magia, che l'autore sviluppa lar-
gamente ed adopera ampiamente nella sua critica della fede cri-
stiana66. Nel condannare la magia, Celso si colloca sulla scia di una
certa tradizione medioplatonica, poco incline a guardare con favore
a certe pratiche "superstiziose", pur essendo tutt'altro che scettica
riguardo alle cose divine 67 • Celso lo conferma, ricordando che
pp. 38-39.
65 0RJGENES, Contra Celsum, VIII, 63.
<del divinm e va a scivolare nella superstizione, e c'è anche chi riesce a sfug-
gire al pantano della superstizione ma poi precipita senza accorgersi nel bara-
tro dell'ateismo. È per questo che inoltrandoci in tale cammino noi dobbiamo
CELSO FILOSOFO 375
prendere come guida ai suoi misteri un criterio razionale che nasca dalla filoso-
fia" (De lside et Osiride, 378a. Traduzione di Marina Cavalli).
68 Potrebbe trattarsi del musica Dionigi citato da Porfirio nel Commenta-
giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato
demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?" Io però dichia-
rerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di ini-
quità".
CELSO FILOSOFO 377
7tEpt &p-rwv ÒÀtywv 6pe:~&v-rW'J 7tOÀÀoÙç ocvocyéypoc7tTIXL, ocq/ W\1 ÀEL~IX\IIX 7tOÀÀ<X
CELSO FILOSOFO 379
prosopopea dell'ebreo, è di origine giudaica (M. Loos, Étude sur /es sources jui-
ves, p. 10). La fama delle arti magiche egiziane è antica quanto la Bibbia (Es
7, 11-12), e ripresa ad esempio da LUCIANUS SAMOSATENUS, Philopseudes, 33, e
da HELIODORUS EMESENUS, Aethiopicae, 16. Cfr. E. NoRELLI, La tradizione sulla
nascita di Gesù, pp. 148-152.
93 Sull'immagine di Mosè e degli ebrei come maghi, J. G. GAGER, Moses
in Greco-Roman Paganism, pp. 134-171; F. MosETTO, I miracoli evangelici,
pp. 52-54.
94 Cfr. S. EITREM, Some Notes on the Demonology, pp. 47-49. Si veda su que-
sto il capitolo dedicato a Tertulliano.
95 PLOTINUS, Enneades, II, 9, 14.
CELSO FILOSOFO 381
96 0RIGENES, Contra Celsum, VIII, 58: "Il corpo umano ripartito in trentasei
sezioni (... ) è stato distribuito fra altrettanti demoni o specie di dèi dell'aria, i
quali hanno ricevuto il compito di occuparsi chi dell'una, chi dell'altra di esse
[... ) E invocando questi nomi <gli egiziani> guariscono le affezioni delle singole
parti". Traduzione di Giuliana Lanata.
97 Su questo, W. GuNDEL, Dekane und Dekansterbilder; A. J. FESTUGIÈRE, La
100 0RIGENES, Contra Celsum, l, 6: [...] aoc~f1.6vwv ·nvwv 6v6fJ.OCO"~ l!.OCL :KOC't"OC-
:KÀ~O"EO"~ aoxe'ì:v tax.ue~v Xp~O"'t"~ocvouç.
101 I pareri degli studiosi in questo o quest'altro senso in G. LANATA, Celso.
Il discorso vero, p. 48.
102 0RIGENES, Contra Celsum, l, 6: [...] wç oifJ.OC~ oclv~o-0"6fJ.EVOç 't"lÌ 7tEpL 't"WV
:KOC't"E7t~a6v't"WV 't"OÙç aoc[fJ.OVOCç xoc( Èi:;EÀOCUV6V't"WV.
103 Mi sembra che nel Contra Celsum xoc't"tXXÀl)O"~ç significhi sempre invo-
cazione e non incantesimo, contrariamente a come traduce G. W. H. Lampe,
(A Patristic Greek Lexicon, sub voce).
CELSO FILOSOFO 383
104 0RtGENES, Contra Celsum, VI, 39: T l fU 8E'L xocTocpt6fLELV iScrot xoc6ocp-
come questi cessino grazie a qualche formula magica o agli amuleti, che sono
fuori, mentre il male si trova dentro? [ ... ) Dovrei essere di mente così ottusa da
credere che oggetti esterni che nulla hanno in comune con le forze che dall'in-
terno generano le malattie agiscano, come dite, insieme con formulette e qual-
che stregoneria procurando la guarigione col solo stare appesi?" Traduzione di
Vincenzo Longo.
106 Su questo, T. HoPFNER, Mocydoc, col. 347 (Puppen); lo., XocpocxnjpEç.
tos 0RIGENES, Contra Celsum, VI, 40: [...] ÉwpocxÉvocL 7tocp!X. "t"LO"L 7tpe:cr~uTÉpoLc;
[••• ] ~L~À[oc ~IX.p~ocpoc iìotLfL6vwv òv6fLot1"ot ~xonoc xoct Te:pocnlocc; [ ...] TOUTouc; [ ...]
oòiìtv fLÉv XP"fJO"TÒv ùmcrxve:i:"cr6ocL 7tiX.vToc iì' È1t' &.v6pw7twv ~ÀiX.~ocLc;.
109 Sugli ofiti, si vedano le indicazioni di E. PETERSON, Ofiti, e di C. GIA-
NOTTO, Ofiti-Naasseni. Il diagramma degli ofiti è riprodotto in A. CoLONNA, Con-
tro Celso, p. 624, e studiato in B. WITTE, Das Ophitendiagramm.
110 J. L. MosHEIM, Origenes Vorslehers, p. 33. Su Celso e gli gnostici,
Tocc; òv6f.L(X'l'OC ~ocp~ocptx!Ì ~OCLf.L6vwv TLV<7>V [••• ] ISf.LOLov oÒTOL 7tpliTTOU(JL Totc; t7tt
'l'Ot<; ocÙTotc; U7tOXELf.Lévotc; TEp(X't'EUOf.LéVoL<; 7tpÒc; ToÙc; f.LYJ dMT(X<; /i).,).,(X f.LÈV (Xù-
'l'WV e:IvocL 'l'lÌ òv6f.L(X'!'(X 7tocp' "Eì..À1JaLV, liì..ì..oc ~È 7t(Xp!Ì ~xù6octc;. [ ... ] 'Hpoa6Tou
(•.. ] TÒV f.LÈV 'A7t6ÀÀWVOC royy6aupov XOCÀOUaL ~xù6(XL, TÒV ~È IloaEL~WVOC 0oc-
YLf.Liiaoc~oc, 'l"Ì)v ~· 'Acppo~L'l"YJV 'Apylf.L7t(X(JOCV, 'EaTlocv ~è: T(X~LTL
386 CAPITOLO 16
galli.
CELSO FILOSOFO 387
pronunciano alcuni vocaboli ebraici per impressionare di più quelli che sono
iniziati, in questo modo: Basyma cacobasa eanaa irraumisla diarbada cacota
babofor camelanlhi [ ... ) Messia ouphareg, magno inseenchaldia mosomeda eaacha
faronepseha, / esou N azarìa". EPIPHANIUS SALAMINENSIS, Panarion, 19, 4, 3:
"<Elcasai> inganna nel libro con l'aiuto di parole e vaniloqui, dicendo: "Nessuno
si domandi la spiegazione, ma dica solo, durante la preghiera, quanto segue
[ ... ]: A bar anid moib nochile daasim ane daasim nochile moib anid abar selam".
127 Sull'importanza dei nomi ebraici, M. SIMON, Verus Israel, pp. 399-401.
menlarii in evangelium /oannis, XIII, 17, 104: "Eracleone riferisce, come inse-
gnamento di Pietro, che non si deve adorare al modo dei greci, che con la loro
mentalità materialistica rendono culto a oggetti di legno e di pietra, né vene-
rare la divinità al modo dei giudei, i quali, sebbene si ritengano gli unici cono-
scitori di Dio, in realtà non lo conoscono e rivolgono i loro culto ad angeli,
mesi e noviluni". (traduzione di Eugenio Corsini). Cfr. CLEMENS ALEXANDRINUS,
Slromala, VI, 5, 41, 2.
CAPITOLO 17
CLEMENTE ALESSANDRINO
l. Davide esorcista
Tito Flavio Clemente 1 nacque tra il 140 ed il 150, forse ad Atene;
la data della sua morte è ricavata da una lettera del suo discepolo
Alessandro di Cappadocia 2 , il quale scrivendo ad Origene ne parla
come di un padre già morto, nel 215-216 (o 231, secondo Nautin).
La parte principale della sua produzione che a noi è pervenuta,
tuttavia, fu redatta probabilmente tra gli anni 195 e 2033 ed è di
provenienza alessandrina 4 •
Il primo riferimento negli scritti di Clemente ad una pratica
esorcistica si trova nel primo capitolo del Pro/replico ai greci, una
composizione esortatoria diretta ai pagani perché riconoscessero la
superiorità del cristianesimo e ne abbracciassero la dottrina: in esso
uno spirito maligno (proveniente) dal Signore lo soffocava. Gli dissero i servi-
tori: "Ecco, uno spirito maligno del Signore ti soffoca (7tVE:Ufl.IX Kup(ou 7tOV1)pÒv
7tVtye:t cre:): possano i tuoi servitori parlare al tuo cospetto e ricercare per il
nostro Signore un uomo abile a cantare sulla cetra. Egli sarà presente quando
lo spirito malvagio è su di te, e canterà con la sua cetra; sarà un beneficio per
te, e ti darà ristoro" ( ... ) E accadde che quando lo spirito maligno veniva su
Saul, Davide prendeva la cetra e cantava accompagnandosi di propria mano;
CLEMENTE ALESSANDRINO 393
que.
13 Sull'uso di questo termine, cfr. T. KLAUSER, Energumenoi.
2. Vigorosi comandi?
Nel Quis dives salvetur?, una riflessione sulla ricchezza in rela-
zione alla possibilità di ottenere la salvezza, Clemente si sofferma
sull'importanza di coltivare le ricchezze interiori, piuttosto che
quelle esteriori, da usarsi per praticare la beneficenza; e, con l'aiuto
di esse, circondarsi di persone dotate delle medesime virtù:
Non !asciarti ingannare tu, che hai gustato la verità e sei stato sti-
mato degno del grande riscatto <della redenzione>, ma al contrario
di ciò che fanno gli altri uomini scegliti un esercito disarmato, paci-
fico, incruento, calmo, incontaminato: vecchi venerandi, orfani pii,
vedove armate di mitezza, uomini adornati di carità. Con la tua
ricchezza prendi costoro come guardiani del tuo corpo e della tua
anima. Loro capitano è il Signore. Per mezzo loro una nave che
stia per andare a fondo è risospinta in alto e la tengono sulla rotta
le sole preghiere dei sanW 5 •
Riguardo a questo esercito della preghiera dei santi (i cristiani in
genere, secondo l'uso arcaico) Clemente aggiunge:
<Per mezzo lorO> una infermità nel pieno del suo vigore è domata,
scacciata con applicazioni delle mani, un assalto di predonP 6 è
disarmato e spogliato da pie suppliche, e la violenza dei dèmoni è
infranta, respinta da vigorosi comandP 7 •
Forse Clemente sta alludendo a qualche precisa pratica euco-
logica volta a scacciare le potenze sataniche? La testimonianza
è preceduta da un chiaro riferimento ad un atto di guarigione,
accompagnato dalla è:m~oÀ~ delle mani (applicazione, più che
imposizione). Non sarebbe la prima volta che l'esorcismo viene
descritto o menzionato assieme alla guarigione, e talora confuso o
equiparato ad essa. Indubbiamente l'identificazione è largamente
6Eo'iç 8L<iÀEx-rov OC7tOVÉ(.I.EL -rLv<X, (.l.<iÀLcr't"Ot (.l.èv oc1tÒ -rwv ÒvELp&-r<.ùv 't"EX(.I.OtLp6(.1.E-
voç xoci -rwv X.P't)<r(.I.WV, ciÀÀ<.ù<; 8è xoct oc1tÒ -rwv 8atL(.I.OVWV't"<.ùV, ot -r~v ocu-rwv où
(j)6éyyov-rocL (j)<.ùV~v où8è 8L&ÀEx-rov, ocÀÀoc ~v -rwv U7tELm6v-r<.ùv 8atL(.I.6V<.ùV.
21 Cfr. A. C. OuTLER, The Plalonism o( Clemenl o( Alexandria.
22 Su questo, F. BADER, La langue des dieux; lo., Aulobiographie el hérilage.
23 Ad esempio, HoMERUS, Ilias, l, 525-527: "Chiamando il gran Centìmano,
che dagli Dei nomato è Briarèo, da' mortali Egeòne"; Il, 813; XIV, 290; XX, 74;
Odyssea, X, 305: "Bruna n'è la radice; il fior bianco di latte; Moli i numi la
chiamano"; XII, 61. Traduzioni di Vincenzo Monti e lppolito Pindemonte.
24 Theogonia, 831. Altri esempi in M. WEsT, Hesiodus. Theogony, pp. 386-
388.
25 H. GONTERT, Von der Sprache der Goller und Geisler.
CLEMENTE ALESSANDRINO 397
4. Battesimo e demoni
Da fondamentali passi conservatici da Clemente nei suoi Excerpta
ex Theodoto ricaviamo l'esistenza, nella seconda metà del 11 secolo,
di riti prebattesimali valentiniani di carattere esorcistico. Ma qual
era la situazione, a cavallo tra 11 e m secolo, della concorrente
Chiesa ortodossa? Non è agevole trarre dagli scritti di Clemente
un quadro chiaro della struttura liturgica dell'iniziazione cristiana
come si svolgeva in Egitto 28 : egli infatti si limita a discrete allu-
sioni, preferendo sviluppare abbondantemente l'interpretazione
personale e dando per scontata la conoscenza dei fatti 29 • Inoltre,
il contesto spesso antignostico dei suoi scritti impone cautela:
Clemente talora menziona inequivocabilmente pratiche in uso nella
H. KuTTER, Clemens Alexandrinus und das Neue Teslament; M. MEES, Die Zitate
aus dem Neuen Testamenl.
45 Ef 6, 11-17: "Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle
insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di
sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di
questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni
celesti. Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno
malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque
ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia,
e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace.
Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i
dardi infuocati del maligno (Èv TCiia~v &vor:Àor:~6v-re:c; -ròv 6upe:òv -rijc; TC[anwc;, Èv
~ 8uv~ae:a6e: TCtXVTor: -roc ~éÀ1J TOU 7tOV1Jpou [Toc] 7te:7tupw[J.évor: a~éaor:~); prendete
anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio".
46 ls 11, 5: "Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi
la fedeltà"; 59, 17: "Egli si è rivestito di giustizia come di una corazza, e sul
suo capo ha posto l'elmo della salvezza. Ha indossato le vesti della vendetta,
si è avvolto di zelo come di un manto"; Sap 5, 18: "Indosserà la giustizia come
corazza e si metterà come elmo un giudizio infallibile; prenderà come scudo
una santità inespugnabile, affilerà la sua collera inesorabile come spada e il
mondo combatterà con lui contro gli insensati".
402 CAPITOLO 17
tre quarti di metro. Era formato di due assi di legno unite assieme,
ricoperte prima di tela, poi di cuoio, ed orlate di ferro; esso veniva
particolarmente impiegato negli assalti alle fortezze per ripararsi
dai pila ardenlia, i dardi intrisi di pece e resina che gli assediati
lanciavano dall'alto sul nemico, dopo avervi appiccato il fuoco.
Come già Paolo, anche Clemente si serve dell'immagine militare
per descrivere l'esercito pacifico ed incruento del Verbo; ma sosti-
tuisce lo scudo 47 con le cuspidi o punte immerse, quindi sottoposte
al procedimento che le rende temprate dal Verbo (ocx.fJ.octç Toctç Ù1tÒ
Tou A6you ~E~IXfJ.fJ.ÉVocLç). Si tratta di cuspidi di armi fatte d'acqua
o liquide (ù3ocT(vocLç) con le quali il cristiano dovrebbe affrontare
e spegnere il fuoco dei dardi accesi, come parrebbero aver com-
preso Quintino Cataudella 48 e Alieto Pieri 49? O forse è meglio inten-
dere, come molti altri, che si tratti di cuspidi ù3ocT(vocLç nel senso
di umide, bagnate perché ancora intrise nell'acqua nella quale sono
state immerse dal Verbo, e poi da essa tratte? Paolo opponeva al
fuoco dei dardi la resistenza dello scudo, e non faceva menzione di
spade o di acqua. Il passo è quindi assai difficile: queste cuspidi
sono le punte delle spade affilate di cui si servono i cristiani, spade
di fede e virtù temprate dal Verbo e quindi rese più forti? In verità,
sono i cristiani stessi ad essere stati battezzati, e non le loro armi
spirituali; se Clemente intendesse riferirsi a queste armi, quindi, ne
deriverebbe uno spostamento di attenzione dalle acque battesimali
alle armi da esse fortificate, e dal fedele alle sue virtù. A meno di
non ritenere che queste armi siano i corpi stessi dei battezzati, che
escono bagnati dal fonte battesimale. Se invece si leggesse cuspidi
liquide, si potrebbe pensare che Clemente considerasse le acque
battesimali stesse come un'arma tagliente, rese possenti dal Verbo,
con le quali il cristiano può vincere le armi del demonio.
Qualunque sia il senso preciso della frase, è chiaro il concetto
secondo il quale dall'acqua del battesimo si trae la forza in grado di
vanificare gli infuocati attacchi del demonio, e questo tema ricom-
't'Ò ~pyov Toi:i't'o, x:llptcrJLor. xor.t tpW't'tcr!J.or. xor.t 't'éÀe:tav xor.t ÀOU't'p6v· Àou't'pÒv !J.È:V
8t' où 't'OCc; cl!J.<Xp't'(or.c; OC1toppurt't'6!J.t6or., x<Xpta!J.IX 8è: <T> 't'OC t7tt 't'aie; Ot!J.<Xp't'~!J.<Xcrtv
tm't'(!J.t<X ocve:i't'or.t, (j)W't'tcr!J.or. 8è: 8t' où 't'Ò &ywv èxe:ivo rp&c; 't'Ò crw~ptav èrtortn-
Ut't'or.t, 't'OU't'écr't'LV 8t' où 't'Ò 6e:iov òl;uwrtoU!J.EV, 't'éÀe:tov 8è: 't'Ò ocrtpoa8e:éc; tp<X!J.EV.
65 È quanto dimostrato da A. 0RBE, Teologia bautismal de Clemente.
406 CAPITOLO 17
72 CLEMENS ALEXANDRINUS, Stromata, II, 20, 116, 3-4; 117, 1-3: d0m.ùç 8'
~!J.e:i:ç Tou 8LOt(36ì..ou TOCç ~ve:pydOtç xOti TOC 7tVEU!J.OtTOt TOC &xoc60tp-rOt dc; -r~v
TOU OC!J.OtpTwÀou \jlux.~v ~m<mdpe:Lv cpOt!J.ÉV, o\J !J.OL 8e:i: 7tÀe:L6vwv Mywv 7tOtpOt6e:-
!J.ÉV<p !J.OCpTUv TÒv &7tocrTOÀLxÒv BOtpvoc(30tv (& 8È -rwv é(38o~J.1JxovTOt ~v xOti cruv-
e:pyòç TOU fiOtUÀou) XOtTOC Mé;w 6>8é 7t<.ùç ÀÉyovTOt" Opò TOU lJ!J.OCç mcrnucrOtL
Tcjl e:cjl ~V lJ!J.WV TÒ olx7jT-1jpLOV njç XOtp8[0tç cp60tpTÒV XOti &cr6e:vÉç, &ì..7j6Wç ol-
xo80!J.TjTÒç vocòç 8Loc x.e:Lp6ç- ihL ~v 7tÀ'1jp7jc; !J.ÈV d8wì..oÀ<XTpdocç xoci ~v olxoç
80tL!J.6vwv, 8LOC TÒ 7t0LELv iScrOt ~v ~VOtVT[Ot Tcjl 0e:ijl. T ocç ~ve:pydOtç oùv TOCç Toi:ç
80tL!J.OV[oLç XOtTOtÀÀYjÀouç ~mTe:Àe:i:v <pTj!rL TOÙç OC!J.OtpT<.ùÀOUç, oux.i 8È OtUTOC TOC
7tVEU!J.OtTOt ~v -rjj -rou &1tlcr-rou xocToLxe:i:v \jlux.n Mye:L. ~Loc -rou-ro xoci ~mcpÉpe:L·
Opocréx.e:-re:, rvoc ò VOtÒç TOU Kup[ou ~86é;wç olxo80!J.TJ67i· Owç; Moc6e:-re:· ÀOt(36v-
Te:ç T~v &cpe:crLv -rwv OC!J.<Xpnwv xoci ~À7t[crocv-re:ç ~1t! -rò ISvo!J.a: ye:vw!J.e:6a: xa:L-
vo[, 7tOCÀLV ~; &px.ljc; XTL~6!J.EVOL. Ou yocp ot 8a:[!J.OVe:ç lJ!J.WV &7te:ÀCX:UVOVTCX:L, &ì..ì..'
Ott OC!J.a:p-r[a:L, <p7Jcr[v, &cp[e:v-ra:L, &ç Ò!J.o[wç ~xe:[voLç ~7te:Te:ÀOU!J.EV 7tp!v 1ì mcr-re:ucra:L.
La citazione è tratta da Ps. BARNABAS, Epistula, 16, 7-8.
73 A. MÉHAT, Étude sur les "Stromates", p. 264.
408 CAPITOLO 17
74 CLEMENS ALEXANDRINUS, Stromala, II, 20, 114, 3-6: !1t' ottrrou fJ.6vou Mvott-
76 CLEMENS ALEXANDRINUS, Slromala, II, 20, 110, 2. Sugli effetti delle pas-
sioni e dei peccati, cfr. A. MÉHAT, Élude sur les "Siromales", pp. 366-373.
77 Cfr. H. A. KELLY, The Devii al Baplism, pp. 52-56.
78 CLEMENS ALEXANDRINUS, Slromala, II, 20, 112, 1. 01 8' tXfJ.q:>! -ròv Botcrt-
Àel3Yjv 7tpocrotpT~fJ.otTot TtX 7tOC6Yj XotÀetv dciJ6otcrt, 7tVtUfJ.otTOC <Té> Ttvot TotU't"Ot
x.ot-r' oùcrlotv {mocpzetv 7tpocr1lP"YlfJ.évot -r1j Àoytx.jj lj;uzjj xot-roc -rtvot -rocpOtzov xOt!
cruyzucrtv &pztx~v (traduzione di Giovanni Pini). Il passo è approfonditamente
studiato da W. A. LùHR, Basilides und seine Schule, pp. 78-102.
CLEMENTE ALESSANDRINO 409
104 V. SAXER, Les rites de l'inilialion, pp. 96-99. Citazione tratta da p. 99.
105 F. J. DOLGER, Der Exorzismus, p. 10.
CLEMENTE ALESSANDRINO 415
l. Tecniche di esorcismo
11 ORIGENES, Contra Celsum, l, 25: Tijç 8' ÒtLo(ocç ~X&'t'OC~ 7t&pt 6vo!LCÌ't'wv
cp~ÀOO'O(jlLIXç xoct ò 1JtLt't'&poç 'I YjO'OUç, oi'i 't'Ò ISvotLOC tLUp(ouç l]8Yj Èvocpy&ç ewpoc-
't'oc~ 8oc(!Lovocç Èçe:MGocv ljJux&v xoct O'W!LIÌ't'wv, Ève:pyijGocv dç Èxe:(vouç &.cp' i:)v
OC7tYjÀIÌ0'6YjO'OCV.
ORIGENE 421
Alcuni, nel compiere guarigioni [... ] non invocano altro che il Dio al
di sopra di tutto e il nome di Gesù 17 .
Nel riferire riguardo alla filosofia dei nomi, Origene fornirà
esempi di espressioni in lingua ebraica che probabilmente facevano
parte del rituale esorcistico cristiano, come si vedrà più avanti.
b. La preghiera
Si è detto che l'esorcismo avviene "grazie alle preghiere ed agli
insegnamenti tratti dalle Sacre Scritture" 18 : è quindi necessaria
anche la preghiera (e:ùx~) 19 • Nel suo trattato De oratione (un trat-
tato dedicato nel 234-235 al tema della preghiera, con un com-
mento del Pater noster) Origene chiarisce che nelle Scritture il ter-
mine e:ùx~ riveste un doppio significato, uno generico e uno che si
avvicina maggiormente al concetto di volo:
È necessario far osservare che qui il nome preghiera (e:ùx~)
- che spesso ha un significato diverso da quello d'invocazione
(7tpocre:ux~) - è riferito a qualcuno che promette con voto di fare la
tale o tal altra cosa, qualora ottenga da Dio un beneficio. Questo
stesso nome peraltro è usato nel senso ordinario20 •
Nel caso dell'esorcismo, mi pare che eùx~ vada interpretato nel
senso generico di preghiera21 •
c. La Sacra Scrittura
L'invocazione del nome di Gesù e la preghiera, associata a sem-
plici scongiuri (Origene usa il termine raro 6pxwmc;) 22 non sono
l'unico elemento caratteristico della pratica esorcistica ricordata da
Origene:
17 ORIGENES, Contra Celsum, III, 24: Twtç [•••] Èv o!ç 6e:pome:uouow, où8tv
rxMO XOCÀOUV't"Eç [...] ~ TÒV È7tt 1tOCCJL 0e:òv x.oct TÒ TOU 'l 1)0"0U <SvofLOC.
18 ORtGENES, Contra Celsum, VII, 67: [ ... ] e:ùxocf:ç xoct -rof:ç oc1tÒ -rwv te:pwv
ypOCfLfL<XTwv fLOC6-IjfLoccrt v.
19 Anche in 0RtGENES, Contra Celsum, VII, 4, dove si afferma che l'esorcismo
nostra vita [ ... ) Comprendi allora che, anche se accada che in noi la
mente rimanga senza frutto, le potenze, che cooperano alla nostra
anima, alla nostra mente e a tutto ciò che è in noi, vengono nutrite
da un nutrimento spirituale (Àoytxjj Tpo<pjj), proveniente dalle sacre
Scritture e da questi nomi e, così nutrite, diventano più potenti per
cooperare con noi. E come le migliori potenze vengono in certo modo
ammaliate e ne trovano giovamento (xcxn7t~~ovTcxt KCX~ w<peÀouvTcxt)
e diventano più potenti sotto l'azione di scritti e nomi di que-
sto genere (oc1tÒ Twv Tot01hwv ypcx!.f.!.f.OCTwv Kcx~ ÒVO!.f.OCTwv), così le
potenze avverse (cxt OCVTLKEL!.f.EVCXL 8uVOC!.f.ELç), che sono in noi, ven-
gono in certo modo abbattute e vinte dagli incantesimi di Dio e,
una volta abbattute, si assopiscono26 •
L'occasione di questo discorso è fornita ad Origene da una lunga
e monotona lista di nomi ebraici (Gs 15, 13-62) riportati a pro-
posito della divisione delle terre di Canaan tra i figli di Giuda;
decine di nomi propri stranieri che risultano incomprensibili per il
lettore greco, ma che possono essere intesi (voéw) e risuonare come
musica di un incantamento per le potenze benigne che dimorano
nell'anima dell'uomo. Il tema della Scrittura come musica benefica
è enunciato in un passo del Commentario a Malteo, sulla base del
racconto di liberazione di Saul da parte di Davide il citaredo, con-
tenuto nel I libro di Samuele:
<Davide> sa che tutta la Scrittura è uno strumento di Dio perfetto
ed accordato, il quale da differenti suoni produce un'unica melo-
dia salutare per coloro che desiderano apprenderla; essa reprime e
impedisce ogni attività (èvépyetcxv) dello spirito malvagio, come la
musica di Davide represse lo spirito malvagio che era in Saul e lo
soffocava (l Re 16, 14 LXX) 27 •
Origene ricorda come i pagani si servano di incantamenti (Èmp8cx(
o praecantationes) costituiti da parole che nemmeno gli incantatori
comprendono, i quali agiscono sulla persona che li subisce grazie
alla loro potenza naturale (Mvoc!.f.L<; <pumx~) e alla natura dei suoni
(<pomç Twv <p66yywv) 28 • A maggior ragione, quindi, il suono della
nisse un notevole contributo alla salute, qualora la si utilizzasse nel modo con-
facente. E per emendare l'anima usavano inoltre recitare versi scelti di Omero
e di Esiodo" (IAMBLICHUS, De vita pythagorica, 164. Traduzione di Maurizio
Giangiulio).
ORJGENE 425
ria, pp. 73-98; ID., Origene esegeta; H. DE LUBAC, Storia e spirito; R. P. C. HAN-
SON, Allegory and Event; J. DANIELOU, Origene, pp. 167-250; R. GùGLER, Zur
Theologie; H. CROUZEL, Origene, pp. 95-125; A. MoNACI, Origene predicatore,
pp. 95-127.
30 Sulla Scrittura come fonte di energia spirituale e purificazione, J. LAPORTE,
Teologia liturgica, pp. 96-100. Si veda anche L. CIGNELLI, La potenza della parola
divina.
31 H. CROUZEL, Origene, p. 154: "Origene incoraggia a continuare la sua let-
tura della Bibbia colui che è tentato di abbandonarla sotto il pretesto che ha
l'impressione di non comprendervi qualcosa: la lettura della Scrittura opererà
tuttavia in lui, distruggendo gli aspidi e le vipere che sono nella sua anima.
A dispetto delle apparenze non si tratta qui realmente di magia, in quanto la
magia tenta di prendere possesso sulle cose, senza riguardo per la sottomissione
a Dio. La lettura della Scrittura è in questo caso un atto di buona volontà
ispirato dal desiderio di comprendere: essa agisce ugualmente se non si ha l'im-
pressione di comprendere, ma non se non lo si vuole, perché essa è fondamen-
talmente una preghiera. La lettura della Bibbia è un atto sacramentale nel
quale Dio risponde alla preghiera dell'uomo".
426 CAPITOLO 18
d. Le storie su Gesù
Secondo il passo del Contro Celso precedentemente ricordato (1,6),
alla menzione di Gesù si accompagna la esposizione di racconti che
lo riguardano (&:7to:yyeÀ(o: -rwv 7tep~ o:ù-ròv tcr-rop~wv). Il medesimo
concetto è espresso più avanti:
Alcuni, nel compiere guarigioni, mostrano i segni dell'aver ricevuto
un potere miracoloso per mezzo di questa fede, in quanto essi, su
coloro che necessitano di cure, non invocano altro che il Dio al di
sopra di tutto e il nome di Gesù, assieme alla storia che lo riguarda.
Anche noi infatti abbiamo visto molti che grazie ad essi venivano
36 ORIGENES, Contra Celsum, III, 24: TtvÈc; 8È !11)!.f.E~IX -roù e:tÀl)q>ÉVIXt -rt 8toc
-r~v 7ttcr-rtv 't"IXU't"l)V 7t1Xp1X8o~6-re:pov tm8dxvuv-r1Xt tv oic; 6e:p1X7tEuoucrtv, où8Èv
~ÀÀo XIXÀoÙv-re:c; E7tL -roùc; 8Eo!.f.Évouc; 6e:p1X7tEtiXc; ~ -ròv t7tL 1tocm Ele:òv XIXL -rò -rou
'll)croù 5vo!.f.IX !J.E-roc -rljc; 1te:pt IXÙ-roù tcr-ropt1Xc;. Tou-roLc; yocp xiXi ~!.f.E~c; ÉwpcixiX-
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37 H. CROUZEL, Celse et Origène à propos des ~démons», p. 340.
38 Ad esempio 0RIGENES, Contra Celsum, l, 42 (storia di Gesù tramandata nei
Vangeli) e II, 47 (storia della crocifissione di Gesù).
39 A. HARNACK, Missione e propagazione del Cristianesimo, p. 101.
ORIGENE 429
etiamsi penitus eos expellere non potuerit, certe tributarios eos faciet et subie-
ctos". Traduzione di Rosario Scognamiglio.
46 Mt 19, 13-14: "Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro
le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. Gesù però disse loro: ~Lasciate
che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli>>.
47 0RIGENES, Commentarii in euangelium Matthaei, XV, 6: OI(J.OtL ~· il'rt xcxi
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xwMe:-re: cxÙTCÌ tÀ6e:L'v 7tp6ç (lE. Traduzione di Rosario Scognamiglio.
432 CAPITOLO 18
Che cosa temono i dèmoni, per che cosa tremano? Senza dubbio
per la croce di Cristo, per la quale si è riportato su di loro il trionfo,
nella quale sono stati spogliati i loro principati e potestà (cfr. Col
2, 15). Dunque: Timore e tremore cadranno sopra di loro (Es 15, 16),
quando vedranno in noi il segno della croce fissato fedelmente e la
grandezza del suo braccio, che il Signore stese sulla croce, come dice:
Tutto il giorno ho teso le mie mani a un popolo incredulo e che si
ribella a me (Is 65, 2). Dunque non ti temeranno e il tremore di te
non sopravverrà loro in altro modo se non vedendo in te la croce di
Cristo, se tu potrai dire: Lungi da me il gloriarmi se non della croce
del mio Signore Gesù Cristo, per il quale il mondo è per me crocifisso
e io per il mondo (Gal 6, 14) 48 •
Deo meo. Sunt quaedam cornua iustorum, quibus utuntur vel agentes aliquid
vel loquentes [... ) Oportet ergo nos ha bere ista cornua, qua e iustis de crucis
Christi apicibus conferuntur, ut in his destruamus et deiciamus adversarias vir-
tutes de anima nostra".
50 IusnNus, Dialogus cum Tryphone Iudaeo, 91, 2: "Nessuno potrebbe dire e
dimostrare che le corna dell'unicorno si riferiscono ad altra realtà o raffigura-
zione che non sia la figura che rappresenta la croce" (traduzione di Giuseppe
Visonà); TERTULLIANUS, Adversus Marcionem, III, 18, 3-4: "Nell'antenna, che è
ORIGENE 433
una parte della croce, le estremità sono chiamate corni". La medesima figura si
ritrova in Apollinare di Gerapoli, Melitone di Sardi e Ippolito.
51 Cfr. M. SIMONETTI, La morte di Gesù in Origene.
braccia nella potenza della croce di Cristo, eleviamo nella preghiera mani sante
in ogni luogo senza ira e discussioni, così da meritare l'aiuto del Signore". Tra-
duzione di Maria Ignazia Danieli.
55 0RIGENES, In Exodum homiliae, 11, 4: "Poiché dunque la nostra lotta è
2. Manifestazioni di possessione
Le informazioni sui sintomi della possessione diabolica negli
scritti di Origene sono molto scarse. In un caso, egli associa la
possessione alla follia, poiché entrambe causano una menomazione
nei sensi: "Coloro che sono ossessi da un demone o sono alienati
nella mente non sentono se sono feriti, poiché sono privi dei sensi
naturali" 57 • L'indemoniato, quindi, perde la percezione del dolore,
perché il Maligno "sconvolge e paralizza la mente" 58 • In un altro
passo delle sue omelie Origene fornisce una preziosissima testimo-
nianza dell'attività di un indemoniato durante un'assemblea litur-
gica. Essa prevedeva la lettura di un passo biblico da parte di un
lettore, seguita da un'omelia tenuta da un predicatore attorniato
dagli altri componenti del clero; il tutto si concludeva con una
preghiera comunitaria 59 • La testimonianza è tanto più preziosa in
quanto è contenuta nella produzione omiletica dell'Alessandrino,
dove gli interessi propagandistici e apologetici propri del Contro
3. Possessione ed epilessia
Nel corso del suo Commentario al Vangelo di Matteo 62 , Origene
si imbatte nell'episodio del fanciullo lunatico, che così è presentato
dall'evangelista (Mt 17, 14-18):
Giunti presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo che, gettatosi
in ginocchio, gli disse: "Signore, abbi pietà di mio figlio, poiché è
lunatico e soffre; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua.
L'ho già portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto gua-
rirlo". E Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa! Fino a
quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portate-
melo qui". Gesù lo rimproverò (È:7te:'t'L(J.'Y)cre:v), il demonio uscì da lui
(è:é;~ì..6e:v &:7t' cxÙ't'ou) e da quel momento il ragazzo fu guarito.
4. Disposizione dell'esorcista
Origene, nel descrivere le caratteristiche dell'esorcismo cristiano,
esalta la potenza del nome di Gesù invocato da chi crede con sin-
cerità (Ù7tÒ TW'J '('J"t)CJLWç mcr-re:u6nw'J) 65 • Il tema della sincerità è
richiamato altrove, quando l'autore, dopo aver ricordato l'efficacia
esorcistica dei racconti che hanno a che fare con la vita di Gesù,
afferma:
La pronunzia di questi fatti spesso ha fatto sì che i dèmoni si allon-
tanassero dagli uomini, soprattutto quando coloro che li espon-
gono li recitano con sana disposizione e fede sincera. Certamente
il nome di Gesù ha un tale potere sui dèmoni, da riuscir efficace
anche quando è pronunciato da persone malvagie. Insegnando pro-
prio ciò, Gesù diceva: Molti mi diranno in quel giorno: "Nel tuo
nome abbiamo scacciato demòni e compiuto prodigi" (Mt 7, 22). Que-
cacy, il quale prende in esame diversi autori cristiani fino al IV secolo. Weltin,
tuttavia, accosta indifferentemente il tema del carattere o della disposizione
del ministro di culto a quello della di lui intenzione. Il fatto che la condizione
morale di chi compie qualche atto liturgico possa essere ritenuta ininfluente ai
fini della riuscita di quest'ultimo, non significa necessariamente che sia accetta-
bile anche l'assenza di una precisa intenzione del ministro. In mancanza dell'in-
tenzione, poi, non si può più istituire un paragone con il concetto cattolico di
ex opere operato: esso, infatti, prevede che il ministro abbia, oltre alla facoltà di
ORI GENE 441
Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti,
Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è
nulla per ridurre a nulla le cose che sono" (l Cor l, 27-28). Nel con-
fronto tra i più semplici e incolti cristiani e i più raffinati seguaci
della filosofia greca, mentre risalta la santità dei primi balzano agli
occhi i limiti e i fallimenti degli ultimF 1; ma il carattere parzial-
mente strumentale di questo atteggiamento origeniano si evince
dal fatto che "quando egli scrive non per replicare ai pagani, ma
per i cristiani - cioè quasi sempre -, il suo atteggiamento verso la
massa dei cristiani semplici e ignoranti è molto meno benevolo, e
continuamente egli biasima la loro pigrizia" 72 . Che Celso non sia
alieno dal servirsi della medesima argomentazione in maniera con-
traddittoria, è testimoniato ad esempio dall'esegesi che egli riserva
al passo della Epistola ai Corinzi appena riportato: se in certi casi
i sapienti confusi sono identificati con i pagani, da contrapporsi ai
cristiani73 , nel Commento ai Romani i "sapienti" sono gli ebrei "e le
cose stolte del mondo" sono i gentili, introdotti nell'economia della
salvezza a sostituire coloro che pur avendo ricevuto la legge divina
non l'avevano più applicata 74 •
l miracoli evangelici, pp. 81-83. Sullo statuto della filosofia secondo Origene,
cfr. G. DoRIVAL, Filosofia.
72 M. StMONETTI, Cristianesimo antico e cultura greca, p. 52. Uno studio sul
trattamento origeniano dei cristiani semplici (o rozzi, illetterati, ignoranti,
infanli, come egli stesso li denomina): A. MoNACI, Origene ed "i molli".
73 0RIGENES, Contra Celsum, III, 73; VI, 4.
74 0RIGENES, Commentarii in Epislulam ad Romanos, IV, 5.
75 D'altra parte Origene, fuori del Contra Celsum, non cita quasi mai autori
pagani.
ORIGENE 443
Queste notizie ci informano del fatto che gli esorcisti ebrei uti-
lizzavano la formula Il Dio di Abramo, il Dio di /sacco e il Dio
di Giacobbe (ai quali forse va aggiunto il nome di Israele) nei loro
esorcismi, essendo imitati in questo dagli esorcisti pagani i quali
possedevano anche dei libri di magia in cui questi rituali erano
contenuti (Origene menziona gli egiziani, considerati i maghi per
antonomasia). Abbiamo prove dell'importanza di questa formula
liturgico-magica nella preghiera, nel Talmud, nelle iscrizioni dei
filatteri, negli scritti di Filone di Alessandria e nei papiri magicF9 •
Le informazioni che Origene ci consegna sulla tradizione ebraica
sono credibili? Sì, se si considerano l'interesse che egli riservava
alla conoscenza del patrimonio ebraico80 , i contatti che aveva con
esponenti del giudaismo rabbinico81 e la sua abitudine di citare
tradizioni ebraiche nei suoi scritti 82 • Origene peraltro conferma
direttamente le parole di Giustino, secondo il quale le invocazioni
esorcistiche nel nome del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe
funzionano anche con i giudei83 • Per mezzo di questa invocazione
l'esorcismo - secondo Origene - poteva guadagnare "risultati non
disprezzabili" 8\ indipendentemente dall'appartenenza religiosa di
chi lo esercitava; il risultato, infatti, era assicurato dalla potenza
del nome del Dio che veniva invocato, e non dalla disposizione o
dalla fede dell'esorcista. L'esorcista, peraltro, non è neppure tenuto
a conoscere l'identità dei patriarchi ebrei che sta nominando, e
neppure a comprendere la reale natura di questi nomi, che sono
ebraici. Il fatto che questi nomi posseggano una forza intrinseca, è
dimostrato dal fatto che altri nomi privi di questa forza sono inef-
ficaci, anche se pronunciati dalle stesse persone:
Se qualcuno, invocando o scongiurando, nomina Il Dio di Abramo,
il Dio di !sacco e il Dio di Giacobbe, certamente ciò produce qualche
79 Molti esempi sono stati raccolti da M. RIST, The God of Abraham, lsaac
and Jacob.
80 Su questo, G. SGHERRI, Chiesa e Sinagoga, specie pp. 9-55; H. BIETEN-
HARD, Caesarea, Origenes und die Juden; N. DE LANGE, Origen and the Jews;
J. A. McGucKIN, Origen and the Jews.
81 Cfr. P. M. BLOWERS, Origen, The Rabbis, and the Bible.
82 Cfr. G. BARDY, Les traditions juives dans l'oeuvre d'Origène.
85 0RIGENES, Contra Celsum, V, 45: Kod È~v [J.èv o xcxÀ&v ~ o opx&v òvo-
(J.OC~TJ 0e:òv 'A~pd[J. xcxl 0e:òv 'lcrcxh xcxl 0e:òv 'lcxxw~. -r68e: -r~ 7tO~~crcx~ &v
~'t'O~ a~~ 'I"'Ì)v TOUTCù\1 -r&v ÒVO[J.OCTCùV rpucrw ~ xcxl Mvcx[J.~V cxù-r&v, xcxl 8cx~[J.6VCù\l
v~XW[J.Évwv xcxl U7tOTCXTTO[J.Évwv -rijl Àéyov-r~ -rcxu-rcx· È~v 8è: ÀéYTJ' o 0e:òç 7tcx-rpòç
ÈxÀe:x-rou ·djc; ~x.ouç xcxl 6 0e:òc; -rou yéÀw-roc; xocl o 0e:òc; -rou 7tnpvLcr-rou,
oiJ-rwc; oÙ8È:v 7tOLe:'i' TÒ ÒVO(J.IX~6[J.EVOV wc; oùa' &ÀÀO 't'L TÙ)V [J.l)8E[J.(IXV 8\JvCX(J.LV
e:x.ov-rwv. 0\hw 8è: x&v [J.È:v [J.O:TcxÀoc~w[J.e:v -rò 'Icrpcx~À ovo[J.cx e:tc; ÉÀÀoc8cx ~ &À-
ÀlJV 8LocÀO:XTOV, où8è:v 7tOL~O'O[J.EV' È~\1 aè: Tl)p~O'Cù[J.EV cxÙ-r6, 7tpOcrOC7tTO\ITO:c; o!c; o[
7te:pl -rcxu't'Ot 8e:Lvol O'U[J.7tÀÉxe:Lv cxù-rò <i>~(llJcrocv, -r6n yévoL-r' &v TL xcx-r~ -r~v
È7tcxyye:À(ocv -r&v -roLwv8t È7tLxÀ~cre:wv Èx n) c; -roLoccr8t rpwvijc;. T ò 8' Of.!.OLOV Èpou-
f.I.EV xcxl 7te:pt njc; Lcx~ocwe rpwvljc;, 7toÀÀocx.ou -r&v Èmp8&v 7tocpocÀocf.!.~OtVO[J.ÉVlJc;,
o-rL [J.e:-rcxÀoc[J.~ocvovnc; [J.È:V -rò iSvo[J.oc etc; -rò Kupwc; -r&v 8uvoc[J.e:wv ~ Kupwc;
O'TpOtTLWV ~ 7tCXV't'OXpcX-rCùp 8Locrp6pwc; y~p CXÙTÒ Èi;:o:8éi;:cxv-ro o[ Ép[J.l)VO:UOVTE:c;
ocù-r6 -, oùaè:v 7tOL~O'O[J.O:V' -rlJpouv-re:c; 8' ocù-rò Èv -ro'i'c; t8loLc; rp66yyoLc;, 7tO~~
O'Of.!.ÉV 't'L, wc; (j)OtO'W o[ 7te:pl TOtUTCX 8e:LvoL Tò 8' 8[J.OLOV ÈpOU[J.EV xocl 7te:pt TOU
'A8wvoct.
86 PHILO ALEXANDRINUS, De mutatione nominum, 66: "Abramo si interpreta
Padre elevato e Abraamo Padre eletto del suono"; 137: "Il Signore ha creato il
riso per me, il che equivale a dire: ha dato forma, ha costruito, ha generato
Isacco, perché Isacco si identifica con il riso"; 81: "Giacobbe significa Il sop-
446 CAPITOLO 18
piantatore, Israele invece significa Colui che vede Dio". Traduzione di Clara
Kraus Reggiani.
87 0RIGENES, Contra Celsum, IV, 34: 'AìJ.oc yocp xod 6 0e:òç Tou 'Icrpcx~À xcxl
6 0e:òç TWV 'E~pcx(wv xcxl 6 0e:òç 6 xcx-rcx7tOVTwcrcxç Èv Ti) èpu6p~ 6cxM.crcr7J -ròv
Atyu7t-rlwv ~cxcrtÀécx xcxl TOÙç Atyu7tT(ouç 7tOÀÀIXxtç ÒVOfJ.OC~e:Tcxt 7tcxpcxÀCXfJ.~CX
v6fJ.e:voç xcx-roc 8cxtf.1.6vwv ~ -rtvwv 7tOV1)pwv 8uvocfJ.e:wv.
88 W. L. KNox, Jewish Liturgica/ Exorcism, p. 193.
ORIGENE 447
89 Papyri graecae magicae, IV, 3029-3060: "Ti scongiuro per colui che è
apparso a Osraele nella colonna di luce e nella nube di giorno, colui che ha sal-
vato il suo popolo dal faraone ed ha portato sul faraone le dieci piaghe a causa
della sua disobbedienza [ ... ] Ti scongiuro per il Dio portatore di luce, inflessi-
bile, che conosce ciò che sta nel cuore di ogni essere vivente, colui che ha for-
mato la stirpe umana dal fango, colui che porta fuori dall'oscurità e addensa le
nubi, fa piovere sulla terra e benedice i suoi frutti, colui che ogni potenza cele-
ste degli angeli e degli arcangeli loda. Ti scongiuro per il grande Dio Sabaoth,
per opera del quale il fiume Giordano si ritirò all'indietro ed il Mar Rosso, che
Israele attraversò, divenne impenetrabile; poiché io ti scongiuro per colui che
ha creato le centoquaranta lingue e le ha distribuite secondo il suo comando. Ti
scongiuro in nome di colui che ha bruciato i caparbi giganti con le folgori, che
il cielo dei cieli inneggia, che le ali del cherubino inneggiano. Ti scongiuro in
nome di colui che ha messo intorno al mare le montagne <O> un muro di sabbia
e ha comandato al mare di non varcar lo". Per la bibliografia, vedi il capitolo
su Teodoto.
90 P. A. GRAMAGL!A, Guarigioni e miracoli, vol. l, p. 332.
91 Mt 5, 34-37: "Non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio;
né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, per-
ché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai
il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare
sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno".
448 CAPITOLO 18
aliquis, si convenit ve! daemones adiurare. Et qui respicit ad multos, qui talia
facere ausi sunt, dicet non sine ratione fieri hoc; qui autem aspicit Iesum impe-
rantem daemonibus, sed etiam potestatem dantem discipulis suis super omnia
daemonia et ut infirmitates sanarent, dicet quoniam non est secundum pote-
statem datam a salvatore adiurare daemonia: Iudaicum enim est. Hoc (etsi
aliquando a nostris tale aliquid fiat) simile fit ei, quod a Salomone scriptis
adiurationibus solent daemones adiurari. Sed ipsi, qui utuntur adiurationibus
illis, aliquotiens nec idoneis constitutis libris utuntur, quibusdam autem et de
Hebraeo acceptis adiurant daemonia".
93 In epoca moderna il Baronio, rigettando l'idea che gli scongiuri degli esor-
cisti provenissero dal giudaismo, impugna la lettura di Origene ed il suo col-
legamento con il divieto di giurare: C. BARONIUS, Anna/es ecclesiastici, vol. l,
p. 490, 10-25 (anno 56).
94 P. A. GRAMAGLIA, L'iniziazione cristiana in Origene, vol. l, p. 66.
Esiste però un passo del Contra Celsum in cui Origene pone dei
limiti all'importanza della potenza dei nomi:
Poi, dimenticando di parlare dei cristiani, che sono i soli che pre-
gano Dio attraverso Gesù, confondendo dottrine diverse tra loro ed
attribuendole irrazionalmente ai cristiani, Celso afferma: Se li si
nomina in una lingua barbara, essi avranno potere, se in greco o in
latino, non lo hanno più. Dimostri allora chi noi nominiamo in una
lingua barbara per chiamarlo in nostro aiuto e si faccia persuaso
dell'inutilità di queste affermazioni di Celso contro di noi chi con-
sidera che la maggior parte dei cristiani non si serve nelle proprie
preghiere neppure di quei nomi che si trovano assegnati a Dio nelle
sacre Scritture, ma che i greci si servono di parole greche, i romani
di parole latine e cosi ciascuno secondo la propria lingua prega Dio
e lo celebra come può. E il Signore di ogni lingua ascolta quelli
che pregano in ogni lingua, come si ascoltasse, per cosi dire, una
voce unica per quanto riguarda ciò che viene significato, anche se
espressa in lingue differenti. Infatti, il Dio al di sopra di tutte le
cose non è uno di quelli che hanno ereditato una lingua barbara o
greca e non conoscono le altre, o non si preoccupano di quelli che
parlano in altre lingue 109 •
Evidentemente, spinto dalla polemica contro Celso, a questo
punto Origene sente la necessità di confutare l'accusa del suo inter-
locutore sull'uso dei nomina barbara; e quindi, a completamento
di quanto aveva sostenuto sull'importanza dell'utilizzo dei nomi
ebraici nella lingua di origine, richiama l'attenzione sulla possibilità
di Dio di ascoltare ed esaudire ogni preghiera a lui rivolta in qual-
siasi idioma. Dio non necessita di una lingua particolare, essendo
egli in grado di comprendere qualunque espressione umana, in qua-
lunque lingua, cogliendone sempre il significato.
7. Origene e la magia
Durante tutta la sua requisitoria contro l'opera di Celso, Origene
è costretto a difendere Gesù ed i cristiani dall'accusa di magia 110 •
La sua apologia, però, non nega la realtà della magia, anzi, la con-
ferma, a dispetto dello scetticismo di peripatetici ed epicurei:
La cosiddetta magia ((.Locy&(oc) non è, come pensano i discepoli di
Epicuro e di Aristotele, una pratica assolutamente incoerente, ma,
Danieli.
117 Cfr. A. MmRA-STANGE, Celsus und Origenes, pp. 104-113; N. BROX, Magie
und Aberglaube, pp. 161-166.
118 A. 1-IARNACK, Missione e propagazione, p. 109.
120 0RIGENES, Contra Celsum, VI, 41: Ot XOC't"OC xp~cr't"tOC\ILGfJ.Ò\1 ~t!Ì 't"OU 'I l)-
crou TÒ\1 1bd 1t/icrt 6e:pacm:UO\ITE:ç @e:Ò\1 xacl ~LOU\Inç XOC't"OC TÒ e:ÙacyyÉÀL0\1 acÙ-rou
-racf.'c; 7tpocr-racx6e:lcractc; -re: e:ùxacf.'c; cruve:xécrnpov xacl ~e:6v-rwc; vux-ròc; xacl ~fJ.Épacc;
XPWfJ.E\IOt o\ln fJ.OCye:l~ o\1-re: ~OCLfJ.O\I(otc; dcrlv &:ì.w-roL Traduzione di Pietro
Ressa. Cfr. Ap 7, 12: "Per questo si trovano davanti al trono di Dio e lo ser-
vono notte e giorno nel suo tempio".
121 0RIGENES, In Numeros homiliae, 13, 5, 2. Traduzione di Maria Ignazia
Danieli.
ORIGENE 457
127 ORIGENES, Contra Celsum, VIII, 62: ~U(.Lq>Épov &:pe:-rlj Èo--rt xoc! ~ xoc-r' &:pe:-
TI)v 7tpii~tç.
128 Cfr. H. CHADWICK, Origen, Celsus and the Stoa, p. 45.
129 ORtGENES, Contra Celsum, l, 46: Koc! ~..L txvlJ -rou &:ylou Èxe:[vou VEU(J.OC- rr
-roç, 6qJ6év-roç Èv e:t8e:t 7te:pto--re:piiç, 1tocpoc Xpto--rtocvo"i.'ç o-<f>~e:-roct È~e:1t~8oum 8ocl-
(.1-0vocç xoc! 7tOÀÀCÌ<; tlio-e:t<; Èm-re:Àouo-t xoc! òp&o-l nvoc xoc-roc -.ò ~oUÀlJ(.LOC -rou
A6you 7te:p! (.Le:ÀÀ6nwv.
°
13 Cfr. G. SGHERRI, Chiesa; lo., Chiesa e sinagoga; A. VtLELA, La condition
collégiale, pp. 44-156; H. J. VoGT, Das Kirchenverstiindnis; T. ScHAFER, Das
Priester-Bild; C. ALESE, Origène et l'Église visible.
131 ORIGENES, Contra Celsum, III, 24.
460 CAPITOLO 18
136 0RIGENES, Contra Celsum, VII, 67: Koà -rocroih6v yt &.7to8Éo(J.tV -rou 6tpoc-
7tEUELV 8ocl(J.ovocc;, &cr-rE xocl à.7tEÀocuvttv ocÙToÙc; Eùxocl:c; xocl To"ì:c; à.1tò Twv ltpwv
yp<X(J.(J.IXTWV (J.OC6~(J.<XO"tv à.1tÒ Twv à.v6pw7tlvwv l)iuxwv xocl à.1tò Twv T67twv, Èv
ote; OCUTOÙc; l8puXOCO"LV, il:cr6' ISn 8È xocl à.7tÒ TWV ~<f>wv. n OÀÀIX.xtc; y~p È7tl -rji
ÀU(J.1l xocl Twv TotouTwv ÈvEpyoucr[ -rtvoc ol 8ocl(J.ovtc;.
137 0RIGENES, Contra Celsum, IV, 92: KocT~ 8È ~(J.iic; 8ocl(J.ovÉc; Ttvtc; qJ<XUÀot
xoc[, rv' o\lTwc; OVO(J..Xcrw, TLTIXVLxol ~ yty.XvTtoL, à.crt~t"ì:c; 7tpÒc; TÒ à.À1j6wc; 6t"ì:ov
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T~ 7t1XXUTEpoc Twv O"WfLà.Twv xocl à.x.X6ocpToc È1tl yijc; xocÀtv8ou(J.tVOL, il:xovTÉc;
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~ouÀovToct, ISTE ~ouÀOVTOCL, ~ T~c; qJ<XVToccrlocc; Twv Totwv8l ~<f>wv TpÉ7toucrw È1tl
7t't"lJcrttc; XOCL XLVlJcrtLç TOt.icr8E· rv' !J.v6p<ù7tOL 81~ Tijç Èv TOLç à.J.6yotc; ~<f>otc;
iXÀtcrx6(J.tVOL (J.OCVTLxijc; 0tòv (J.ÈV TÒv 7tEptÉXOVTIX TIÌ iSÀoc (J.~ ~lJTWcrL. Traduzione
di Pietro Ressa.
138 Lo si è già visto in altri passi del Contra Celsum, l, 25 e VIII, 43.
462 CAPITOLO 18
139 l Ts 5, 23: "Tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi
spiritu vitali".
141 0RIGENES, Commentarii in Epistulam ad Romanos, l, 21, 40-42: "Frequen-
ter in scripturis invenimus et a nobis saepe dissertum est quod homo spiritus et
corpus et anima esse dicatur". Traduzione di Francesca Cocchini.
142 Cfr. H. CROUZEL, L'anthropologie d'Origène; ID., Origene, pp. 129-136;
L'anlhropologie d'Origène.
150 0RIGENES, Contra Celsum, VIII, 34. Traduzione di Pietro Ressa.
156 È forse questa una parafrasi di Rufino per rendere il semplice greco
ÈvEpyoÙfLEVOL?
157 0RIGENES, De principiis, III, 3, 4: "Manifeste ergo et ex multis indiciis
demonstratur quod humana anima, dum in hoc corpore est, recipere potest
diversas energias, id est inoperationes, spirituum diversorum malorum ao bono-
rum; et malorum quidem duplici specie, id est ve! tunc, cum penitus ex inte-
gro eorum possederint mentem, ita ut nihil omnino eos quos obsederint intel-
legere ve! sentire permittant, sicut exemplo sunt hi, quos vulgo energumenos
vocant, quos amentes et insanos videmus, quales et illi erant qui in evangelio
a salvatore curati esse referuntur, ve! cum sentientem quidem et intellegentem
animum cogitationibus variis et sinistris persuasionibus inimica suggestione
depravant, ut exemplo est Iudas ad proditionis facinus diaboli inmissione pro-
vocatus, sicut scriptura declarat dicens: Cum autem iam immisisset diabolus in
cor Judae Scariothis ut !raderei eum".
158 F. J. DOLGER, Der Exorzismus, p. 36.
470 CAPITOLO 18
164 0R1GENES, Homiliae in Psalmos, 38, 2, 5: "Ecce iste qui mihi et operi-
bus meis renuntiavit"; Io., In Exodum homiliae, 8, 4: "Universis aliis diis et
dominis renuntiantes, solum confitemur Deum Patrem et Filium et Spiritum
Sanctum".
165 J. LAPORTE, Teologia liturgica, p. 102. 0RIGENES, Exhorlalio ad martyrium,
46: "Se dunque chi viola i patti suggellati con gli uomini è senza più credito e
privo di soccorso, che cosa dire di quelli che, con un rinnegamento, violano le
promesse che hanno fatto con Dio e ritornano a Satana, a cui hanno rinunziato
quando furono battezzati?".
166 K. THRAEDE, Exorzismus, col. 85.
167 0RIGENES, In Numeros homiliae, 5, l, 4. Traduzione di Pier Angelo Gra-
maglia.
ORIGENE 473
quale non era possibile ritenere che l'anima del peccatore fosse resi-
denza di spiriti malvagi; seguendo l'impostazione del Testamento dei
XII patriarchi e del Pastore di Erma, Origene considera il peccato
grave come causa di inabitazione di Satana nell'anima. Il batte-
simo, allora, essendo per eccellenza il momento della remissione dei
peccati e dell'abbandono dell'idolatria, non potrà non avere una
funzione antidemonica. L'idea soggiacente è che i pagani, a causa
dell'idolatria, fossero in un rapporto più stretto coi demoni, che
facilmente potevano risiedere nelle loro anime. Se allora i demoni
sono stati pensati come realmente dimoranti nel non battezzato,
non sarebbe strano immaginare l'esistenza di esorcismi battesimali
da compiere su di loro. Origene, nel commentare un passo del Levi-
tico (26, 8: ·"Cinque di voi ne inseguiranno cento, cento di voi ne
inseguiranno diecimila e i vostri nemici cadranno dinanzi a voi col-
piti di spada"), sembrerebbe testimoniare l'esistenza di tali esorci-
smi:
Qui cento infedeli vengono messi in fuga da cinque saggi, e ancora
cento fedeli, designati non tanto dal numero cento quanto dalla
perfezione, inseguiranno molte migliaia di infedeli. Giacché i dot-
tori fedeli mettono in fuga innumerevoli dèmoni, perché non ingan-
nino le anime dei fedeli con l'antico inganno 171 •
L'allegorismo origeniano si serve di un racconto biblico per
significare la lotta del giusto contro il male, perfettamente rap-
presentata dall'azione dell'esorcista sui catecumeni. Manca però
l'originale greco che possa identificare chiaramente i fideles doc-
tores: sono dei xocnpwuv-re:c; oppure dei 8L80C(jXIXÀOL? La domanda
è importante, in quanto i XIXTYJXOuv·n:c; sono messi in relazione da
Origene con la catechesi prebattesimale, mentre i 8L8occrxocÀoL non
lo sono necessariamente. Victor Saxer ritiene che l'interpretazione
battesimale del passo possa essere suffragata dal fatto che i docto-
res svolgono funzioni importanti all'interno del catecumenato, non
esclusa la rinuncia all'idolatria 172 •
171 0RJGENES, In Leviticum homiliae, 16, 7: "Et hic centum infideles a quin-
que sapientibus fugantur et rursum centum fideles, non tam numero centum
quam perfectione signati, multa milia infidelium persequentur. Fugant enim
fideles doctores innumeros daemones, ne animas credentium antiqua fraude
decipiant".
172 V. SAXER, Les rites de l'initiation, p. 169.
ORIGENE 475
alla sua parola, essi saranno pronti a ritornare in lui, come avvenne
per gli otto demoni della narrazione evangelica che Origene stesso
ha ricordato, e come avviene ancora ai tempi suoP 74 • Credo quindi
che una risposta riguardo alla presenza di un esorcismo battesi-
male debba essere necessariamente articolata. All'interno di una
tale concezione demonico-possessiva del peccato, anche l'eventuale
assenza di un rituale codificato non andrà interpretata come una
mancanza particolarmente significativa; essa non potrebbe comun-
que mutare l'interpretazione che Origene fornisce del fenomeno
della possessione diabolica, che egli estende sino a comprendere
tutti gli uomini peccatori e - a maggior ragione - i catecumeni.
Si è pensato in passato che la funzione antidemonica del batte-
simo fosse collegata alla necessità di cancellazione di un peccato
originale presente in tutti gli uomini. Questo però si scontra for-
temente con le concezioni origeniane di responsabilità personale
e libero arbitrio, che impediscono di immaginare la sussistenza
di una qualsivoglia colpa nei neonati: si tratterebbe infatti di un
peccato imputabile a creature ancora incapaci di esercitare alcun
genere di deliberato consenso. D'altra parte, Origene stesso sa che
non tutti i bambini nascono allo stesso modo, e alcuni dimostrano
di essere già sottoposti al Maligno in tenera età 175 ; egli, inoltre, si
trova a confrontarsi con la pratica del pedobattesimo. È inaccetta-
bile la soluzione di Jean Laporte, il quale risolve questo problema
postulando la credenza in una conseguenza di un peccato com-
messo dall'embrione nel periodo prenatale 176 : questa lettura è stata
contestata tra l'altro da Paola Pisi, che ha riportato l'attenzione su
174 Origene stesso, infatti, non esita a paragonare Celso a uno di quegli
uomini che, dopo essersi liberati dall'ossessione diabolica, in seguito vi ricadono
nuovamente (Contra Celsum, VIII, 66).
175 Cfr. Mc 7, 25: "Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta
da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi"; Mc
9, 17: "Gli rispose uno della folla: "Maestro, ho portato da te mio figlio, posse-
duto da uno spirito muto".
176 J. LAPORTE, Teologia liturgica, pp. 140-141: "Origene non può sostenere
che gli uomini nascano in condizioni diseguali di fronte alla vita e in partico-
lare con opportunità diverse nella vita spirituale, se non per colpa loro [... )
Un a voglia di logica, forse eccessiva, spinge Origene a sostenere l'esistenza di
una colpa preliminare. Ma questa colpa, o atteggiamento colpevole, può essere
attribuita alla vita misteriosa dell'embrione che, nato dal piacere o anche dal
peccato, sembra già orientarsi verso il bene o verso il male, verso lo spirito o
verso la carne, meritandosi la condizione nella quale nascerà".
ORIGENE 477
Nemo mundus a sorde, nec si unius diei fuerit vita eius. Non dixit: nemo mun-
dus a peccato, sed: nemo mundus a sorde. Neque enim id ipsum significant
sordes atque peccata( ... ] Quod frequenter inter fratres quaeritur, loci occasione
commotus rectracto. Parvuli baptizantur in remissionem peccatorum. Quorum
ORIGENE 479
peccatorum? Vel quo tempore peccaverunt? Aut quomodo potest illa lavacri
in parvulis ratio subsistere, ni iuxta illum sensum, de quo paulo ante diximus:
nemo mundus a sorde, nec si unius diei fuerit vita eius super terram. Et quia
per baptismi sacramentum nativitatis sordes deponuntur, propterea baptizan-
tur et parvuli". Traduzione di Pier Angelo Gramaglia.
I83 Cfr. F. J. DòLGER, Der Exorzismus, p. 43.
CAPITOLO 19
TERTULLIANO
daemonia expellis, quod medicinas facis, quod revelationes petis, quod Deo
vivis: hae voluptates, haec spectacula Christianorum, sancta, perpetua, gra-
tuita. In his tibi circenses ludos interpretare: cursus saeculi intuere, tempora
labentia dinumera, metas consummationis exspecta, societates ecclesiarum
defende, ad signum Dei suscitare, ad tubam angeli erigere, ad martyrii palmas
gloriare". Traduzione di Martino Menghi. Cfr. A. QuACQUARELLI, Gli ideali di
vita cristiana.
7 Sull'atteggiamento verso gli dèi pagani, M. PIMENTEL, Los dioses paganos;
kungen, pp. 67-76; J. LoRTZ, Tertullian als Apologet, pp. 39-54. Alcuni testi
raccolti in A. MoNACI, Il diavolo e i suoi angeli, pp. 305-332.
10 R. HEINZE, Terlullians Apologelicum, p. 400.
Socrate il quale secondo il cenno e la volontà del demone che lo assisteva (adsi-
stentis) agiva o non agiva". Traduzione di Domenico Bassi.
14 A. WILLING, De Socratis Daemonio, ha raccolto le opinioni degli anti-
28, 5: "Scimus etiam magiae licere explorandis occultis per catabolicos et pare-
dros et pythonicos spiritus".
16 Dal tempo dei pagani, cioè.
17 Secondo alcuni memoriae va tradotto con tombe. Per un simile uso del
2. Demoni e infermità
I demoni possono esercitare la propria influenza sugli uommt;
spiriti composti di una sostanza rarefatta e sottile, possono agire
sulla salute del corpo e dello spirito:
L'attività loro è il pervertimento dell'uomo: così la malignità di
quegli spiriti ha avuto inizio fin dai primordi, a rovina dell'uomo.
24 Una sommaria raccolta di testi era già stata tentata da E. DEKKERS, Ter-
tullianus en de Geschiedenis, pp. 214-217.
TERTULLIANO 487
durre praecipito con far cadere, piuttosto che con assalire, espres-
sione più generica prescelta solitamente dai traduttori.
Un ultimo elemento, anch'esso già facente parte del consueto
modus argumentandi e riscontrabile nella letteratura precedente, è
quello dell'insistenza sull'assoluta gratuità della pratica esorcistica
dei cristiani. Ho già riportato un'allusione tertullianea a questi
"spettacoli dei cristiani, santi, eterni, gratuiti" 32 ; l'autore ritorna su
questo tema, per convincere i pagani della efficace e benevola atti-
vità che i credenti esplicano anche nei loro riguardi, senza secondi
fini né spirito vendicativo:
Chi, inoltre, vi strapperebbe a quei nemici occulti e incessanti
devastatori delle vostre menti e della vostra salute, intendo dagli
assalti dei demòni, che noi scacciamo da voi senza premio, senza
compenso? Sarebbe bastato solo questo alla nostra vendetta, che da
ora rimaneste libero possesso in balìa degli spiriti immondi33 •
cristiani non chiedono mercede per le loro attività esorcisti-
che; d'altra parte essi vengono accusati di nuocere al guadagno e
di ostacolare l'attività dei pagani, a motivo della renitenza ad usu-
fruire di certi loro servigi.
Confesserò francamente che qualcuno potrebbe giustamente lagnarsi
del fatto che i cristiani non procurano alcun guadagno. Primi ver-
ranno i lenoni, i seduttori, i mezzani, poi i sicari, gli avvelenatori,
i maghi, indi gli aruspici, gli indovini e gli astrologi. N on procurare
guadagno a costoro è un gran guadagno. E tuttavia, qualunque sia
il danno che questa religione cagiona al vostro tornaconto, esso può
essere compensato da qualche vantaggio. Non vi sembra di dover
stimare non dico chi scaccia i demòni (qui de vobis daemonia excu-
tiant), e neppure chi sparge preghiere al vero Dio anche per voi,
perché forse non ci credete, ma almeno coloro da cui non potete
temere alcunché? 34
4. Metodi esorcistici
Lo scopo dell'esorcismo (Tertulliano adopera il calco greco exor-
cismus, ed il corrispettivo exorcizo) è l'allontanamento (expello,
depello, excutio, educo, excludo) dei demoni dalla persona da essi
posseduta. Il primo ed efficacissimo mezzo utilizzato contro gli
assalti demoniaci è quello della preghiera:
Pertanto da preghiera> di null'altro è capace se non di richiamare
le anime dei defunti persino dal sentiero della morte, di ristabilire i
deboli, di sanare gli infermi, di purificare gli indemoniati, di aprire
le porte alle carceri, di sciogliere i vincoli degli innocenti 36 •
Per Tertulliano la preghiera riveste un importantissimo ruolo, in
particolare contro le ostilità del Maligno. Con la preghiera, i cri-
stiani diventano simili a soldati schierati sotto lo stendardo di Cri-
sto e compiono un sacrificio spirituale in sostituzione dei sacrifici
cruenti che Dio più non approva. Alla preghiera del Pater nosler
Tertulliano giunge a dedicare un trattato, il De oratione (198-200),
nel quale chiarisce la sua posizione anche nei confronti della pre-
ghiera giudaica e pagana37 • Ecco su che cosa si fonda l'autorità dei
cristiani sui demoni:
sesso, e quella fuldense è ricostruibile sulla base delle lezioni tratte da un mano-
scritto conservato a Fulda, oggi perduto. Tra le varie interpretazioni suggerite,
quella che ha ottenuto più consensi ritiene che entrambe le redazioni deri-
vino da rielaborazioni personali dell'autore, la cui edizione definitiva sarebbe
rappresentata dalla recensione vulgata. Sarà pertanto mia cura riportare le
varianti della fuldense, quando esse siano significative. Suii'Apologeticum, cfr.
C. BECKER, Tertullians Apologeticum.
36 TERTULLIANUS, De oratione, 29, 2: "Itaque nihil novit nisi defunctorum
psychicos, 13, 6; De pudicitia, 14, 19; Adversos Iudaeos, 13, 18; 14, 9. Un tenta-
tivo di analisi in P. A. GRAMAGLIA, Il linguaggio eucaristico, pp. 955-961.
41 TERTULLIANUS, De corona, 15, 2: "Si tales imagines in visione, quales veri-
tates in repraesentatione?".
42 K. THRAEDE, Exorzismus, col. 66.
43 TERTULLIANUS, Adversus Marcionem, IV, 35, 2; ID., De praescriptione hae-
reticorum, 27.
44 TERTULLIANUS, De praescriptione haereticorum, 6; 16; ID., De pudicitia,
14, 5. In ID., Adversus Marcionem, V, 18, 11, correptio rende la vou!le:a[oc di Ef
6, 4.
TERTULLIANO 495
questi disse con fermezza: "Ho agito a buon diritto (... )".
55 TERTULLIANUS, Apologeticum, 23, 4: "Costretto a parlare da un cristiano
qualsiasi, quello spirito veracemente confesserà di essere un demone ( ... )".
TERTULLIANO 497
Moreschini.
65 Sulla esegesi biblica in Tertulliano, G. ZIMMERMANN, Die hermeneulischen
nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto
la terra".
67 TERTULLIANUS, Adversus Marcionem, III, 18, 7. Traduzione di Claudio
Moreschini.
68 TERTULLIANUS, De ido/o/atria, 5, 4.
~ 9 Ps. BARNABAS, Epistula, 12, 6: "Mosè, benché avesse pubblicato il
comando: Non avrete per vostro dio nessun oggetto fuso o scolpito, tuttavia ne
compose uno egli stesso, per mostrare la figura di Gesù". Traduzione di Guido
Bosio.
70 luSTINUS, Dialogus, 94, 1-2: "Non é forse Dio che per mezzo di Mosè ha
ordinato di non farsi assolutamente né idolo né immagine alcuna sia di ciò che
è lassù nei cieli sia di ciò che è sulla terra? [... ] Ma egli [ ... ] annunciava la sal-
vezza per coloro che credono in colui che per mezzo di questo segno, cioè della
croce, sarebbe stato messo a morte dai morsi del serpente, ovvero le azioni
500 CAPITOLO 19
7. La exsufflatio e il desputum
Nel De idololalria, opera la cui datazione è incerta 74 , Tertul-
liano descrive il suo concetto di idolatria; egli la ritrova non solo
nell'aperta dimostrazione di culto verso gli idoli, ma anche in tutta
la vita della società pagana: il commercio, l'insegnamento, molti
impieghi. Tra i mestieri tacciati di idolatria, c'è quello dellurarius,
il venditore di aromi destinati agli altari degli dèi. Un particolare
apparentemente trascurabile, inserito nell'argomentazione di Ter-
tulliano, nasconde preziosi spunti di riflessione:
Con che faccia un profumiere cristiano, se attraverserà i templi,
con che faccia potrà sputare e soffiar sopra gli altari avvolti tra i
fumi ai quali egli stesso ha provveduto?75 .
dentempel.
77 Le leggi inique vanno ripudiate (TERTULLIANUS, Ad nationes, l, 6, 6); i
pagani talora disprezzano gli dèi (ID., Ad nationes, l, 10, 10); debbonsi rigettare
le superstizioni (ID., De testimonio animae, l, 3); il matrimonio non va disprez-
zato (ID., Adversus Marcionem, I, 29, 3).
78 Cristo subì gli sputi (TERTULLIANUS, De patientia, III, 9). Cfr. H. HoPPE,
menta despuimus".
80 Num 12, 14: "Il Signore rispose a Mosè: "Se suo padre le avesse sputato
in viso, non ne porterebbe essa vergogna per sette giorni? Stia dunque isolata
fuori dell'accampamento sette giorni; poi vi sarà di nuovo ammessa"; Dt. 25, 9:
"Allora sua cognata gli si avvicinerà in presenza degli anziani, gli toglierà il
sandalo dal piede, gli sputerà in faccia e prendendo la parola dirà: Così sarà
fatto all'uomo che non vuole ricostruire la famiglia del fratello"; ls 50, 6: "Ho
presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la
barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi"; Iob 30, 10: "Hanno
orrore di me e mi schivano e non si astengono dallo sputarmi in faccia".
81 VARRO, MARCUS TERENTIUS, De lingua latina, V, 157: "Presso la Cloaca
massima c'è un luogo chiamato Doliola, dai dolioli che si trovano sotto terra,
dove non è permesso sputare (ubi non licei despuere)".
82 LIVIUS, TITus, Ab urbe condita, V, 40, 8: "Ancor oggi sputare in quel luogo
è sacrilegio (ubi nunc despui religio est)".
83 0RIGENES, Contra Celsum, VII, 62.
502 CAPITOLO 19
(Spitting on the Cross), gli ebrei fin dall'antichità usarono sputare sulla croce o
in direzione dei luoghi di culto cristiani, abitudine che tuttora perdura.
91 In generale, sull'uso della saliva e suoi significati, W. CROOKE, Saliva;
timorata degli dèi, ha tolto l'infante dalla culla e col dito impudico e saliva
lustrate gli purifica la fronte e le umide labbra, esperta com'è nell'esorcizzare
il malocchio".
95 F. W. NICOLSON, The Saliva Superstition, ne fornisce un buon elenco.
504 CAPITOLO 19
dell'attività dello Spirito Santo che soffia via i malvagi" 101 ; DOlger
cita anche un passo del Libro di Enoc etiopico 102, e nel Quarto libro
di Ezra vi è un episodio analogo 103 • Negli Atti di Tommaso, Gesù
soffia per far retrocedere i suoi avversarP 04 • La pratica è condivisa
dai pagani: secondo Luciano di Samosata un mago babilonese, per
far sparire dei serpenti, "soffiò su di loro, che tutti in un attimo
furono arsi dal soffio" 105 • Il soffio ha un carattere apotropaico e
allo stesso tempo taumaturgico: i maghi egiziani, dice Celso, "scac-
ciano dèmoni dagli uomini, soffiano via le malattie" 106 , e Plotino
deride quei maghi che credono nell'obbedienza dei demoni "purché
si conosca un po' l'arte di cantare in un certo modo, di gridare, di
aspirare, di soffiare" 107 • Nel racconto di un Vangelo dell'infanzia, il
piccolo Gesù guarisce il morso di una vipera e fa morire l'animale
con il suo soffio 108 • Ugualmente, afferma Dionigi di Alessandria,
"c'erano e vi sono tuttavia cristiani capaci di sconvolgere i disegni
dei demoni nefasti con la loro sola presenza, col loro sguardo, col
loro soffio e con la loro voce" 109 • L'esorcismo di Pibechis del papiro
magico di Parigi prevede questo rito: "Mentre fai lo scongiuro,
soffia una volta, dalle punte dei piedi diminuendo il soffio sino al
volto" 110 • Evidentemente la differenza tra possessione diabolica e
infermità è abbastanza sottile. Per il IV secolo c'è un importante
testimonianza di Giuliano l'Apostata, il quale in una sua lettera
descrive compiaciuto l'atteggiamento del vescovo Pegasio; questi,
perire di spada".
103 Liber quartus Ezrae, 13, 10: "Vidi soltanto che emise dalla sua bocca
come un flutto di fuoco, e dalle sue labbra un soffio di fiamma, e dalla sua
lingua scintille di tempesta". Traduzione di Paolo Marrassini.
104 Acta Thomae, 157: "Venga il tuo dono, che tu soffiasti contro i tuoi
108 Evangelium Thomae, 16, 2: "Giacomo giaceva steso a terra e stava per
bat duos filios, col. 783. B. MARX, Procliana, p. 32, propone come autore Anfilo-
chio; secondo S. J. V01cu, Trentatrè omelie, l'autore è un cappadoce vissuto tra
la fine del IV e l'inizio del v secolo.
122 PRUDENTIUS, AURELIUS, Peristephanon, 10, 916-920.
123 Diilger cita anche la Vita di Pietro d'Iberi a, la Passione di Susanna, il
Martirologio geroniminiano, il Passio Felicis et Adaucti.
124 Ps. DIONYSIUS AEROPAGITA, De ecclesiastica hierarchia, Il, 2, 7: "Con la
faccia rivolta verso l'occidente e con le mani alzate verso la stessa direzione <il
vescovm lo invita a soffiare tre volte contro Satana e quindi a pronunciare la
formula della rinuncia". Traduzione di Piero Scazzoso.
125 D. V AN SL YKE, A ugustine an d Catechumenal Exsuf(latio. Ringrazio l' au-
tura di Dio, ma colui sotto il quale stanno tutti coloro che nascono
nel peccato: egli è infatti il capo dei peccatorP 26 •
Ritornando a Tertulliano, egli stesso è prova che la pratica del
soffio esorcistico fosse già in uso al suo tempo. Nello scoraggiare il
matrimonio di una cristiana con un pagano, egli enumera le diffi-
coltà che una fedele avrebbe potuto essere costretta ad affrontare
vivendo a contatto con un miscredente:
Potrai forse nasconderti quando segni il tuo letto o il tuo corpo,
quando scacci via qualcosa di immondo con il soffio, o quando ti
alzi addirittura la notte per pregare? Non sembrerà che tu stia
compiendo qualche atto di magia? 127
Il codex Agobardinus (Ix secolo) riporta flatis al posto di flatu
explodis. Forse ciò suggerì una correzione ad un antico editore, che
cercò di dare un senso più immediato al passo: egli emendò ali-
quid immundum flantis explodis, pensando al fastidio che la donna
poteva provare per il fumo proveniente dall'altare domestico
pagano 128 • La correzione, in verità, non è necessaria, e viene ben
interpretata alla luce di quanto detto sinora.
La conclusione del Dolger è che i gesti dello sputo e del soffio
siano da interpretare come dimostrazione di disprezzo verso i luo-
ghi di culto pagani, ed al contempo come rituale esorcistico diretto
contro le divinità pagane - assimilabili ai demoni - che dimorano
in quei luoghP 29 • A questo punto si può comprendere il passo, già
preso in esame, nel quale si affermava che i demoni fuggono al
contatto e soffio dei cristiani (de contactu deque afflatu nostro) 130 •
L'esorcismo sugli indemoniati poteva anche non contemplare lo
sputo, riservandolo agli oggetti materiali in segno di disprezzo, ma
prevedeva certamente il gesto del soffio in direzione del posseduto;
esso poteva mantenere una funzione terapeutica e dispregiativa, ma
131 TERTULLIANUS, De idololalria, 11, 7-8: "Quo ore christianus turarius, si per
tempia transibit, quo ore fumantes aras despuet et exsufflabit, quibus ipse pro-
spexit? Qua constantia exorcizabit alumnos suos, quibus domum suam cellarium
praestat? llle quidem si excluserit daemonium, non sibi placeat de fide: neque
enim inimicum exclusit. Facile debuit de eo impetrare, quem cotidie pascit.
Nulla igitur ars, nulla professio, nulla negotiatio, quae quid aut instruendis aut
formandis idolis administrat, carere poteri t ti tulo idololatriae".
510 CAPITOLO 19
9. Gli esorcisti
Occorre anzitutto sottolineare che Tertulliano, sulla scia di una
coerente interpretazione ereditata dalla teologia precedente, attri-
buisce il merito della liberazione degli indemoniati a Dio, non
all'esorcista. Il diavolo, infatti, pur combattendo con un esorci-
sta in carne ed ossa, è "sottomesso dalla veemenza della grazia
divina" 135 • È però indubbio che questa facoltà, secondo la convin-
zione dell'autore, non è esercitabile da qualunque essere umano.
Nel suo scritto De testimonio animae, redatto tra il 198 ed il 200,
egli attribuisce ai soli cristiani la facoltà di scacciare i demoni dai
corpi degli ossessi:
132 TERTULLIANUS, De spectaculis, 26, 1-2: "Cur ergo non eiusmodi etiam dae-
moniis penetrabiles fiant? Nam et exemplum accidit Domino teste eius rnulieris
quae theatrum adiit et inde cum daemonio rediit. Itaque in exorcismo, curn
oneraretur immundus spiritus quod ausus esset fidelem aggredi, constanter "et
iustissime quidem, inquit, feci: in meo eam inveni".
133 TERTULLIANUS, Ad martyras, 1, 5: "In meo sunt, temptabo illos".
134 J. BOcHNER, Tertullianus. De spectaculis, p. 149.
affirmamus esse, sane quasi non et probemus qui ea soli de corporibus exigi-
mus, aliqui Chrysippi adsentator inludit. Et esse se et abominationem sustinere
execrationis tuae respondent. Daemonium vocas hominem aut immunditia aut
malitia aut insolentia aut quacumque macula quam nos daemoniis deputamus
ut ad necessitatem odii inportunum. Satanan denique in omni vexatione et
aspernatione et detestatione pronuntias, quem nos dicimus malitiae angelum,
totius erroris artificem, totius saeculi interpolatorem, per quem homo a primor-
dio circumventus ut praeceptum Dei excederet, et propter ea in mortem datus,
exinde totum genus de suo semine infectum suae etiam damnationis traducem
fecit. Sentis igitur perditorem tuum, et licet soli illum noverint Christiani, ve!
quaecumque apud Deum secta, et tu tamen eum nosti dum odisti".
138 P. A. GRAMAGLIA, Terlulliano. La testimonianza dell'anima, p. 179.
noto che Crisippo credeva nei demoni cattivi, esseri intermedi tra
gli uomini e la divinità, che servivano agli dèi come punitori degli
uomini empi 140 • Lo scherno dei filosofi, allora, sarebbe non tanto da
ricercarsi nella credenza nei demoni in sé, quanto nella persuasione
che essi potessero impossessarsi degli uomini ed essere conseguen-
temente esorcizzati. A questa derisione Tertulliano oppone l'argo-
mentazione dell'attestazione popolare: la gente nelle sue maledizioni
nomina Satana esplicitamente, a dimostrazione della fede nella sua
esistenza. È la ripresa di un tema già sviluppato nell'Apologetico:
Tutti i poeti li conoscono, ed anche il volgo ignorante li evoca
abitualmente nelle maledizioni e, quasi per intuizione immediata
dell'animo, pronuncia con accento imprecatorio il nome di Satana,
principe di questa stirpe malvagia. Anche Platone afferma che vi
sono gli angeli: e dell'esistenza di demoni e di angeli sono testimoni
i maghi 141 •
Satana è dunque noto indirettamente a tutti, per l'intuizione che
deriva dall'odio espresso dalle spontanee imprecazioni; i cristiani,
però, ne hanno una conoscenza più profonda, e -assieme ad essi quae-
cumque apud Deum secta. Con René Braun ritengo che questo sia
un riferimento a qualunque religione che si fondi sulla rivelazione
giudeo-cristiana 142 , anche se il testo potrebbe essere interpretato
più genericamente. È probabilmente grazie a questa conoscenza
più approfondita espressa dai cristiani, e a motivo della veridicità
della loro fede, che essi sono gli unici a poter esorcizzare con suc-
cesso. Tertulliano, quindi, non riconosce la validità della pratica
esorcistica non cristiana. Probabilmente egli sarebbe anche pronto
a fornire una coerente interpretazione di un esorcismo pagano
apparentemente efficace, adoperando la medesima argomentazione
messa in atto più volte: si tratterebbe di un inganno, di una falsa
140 Cfr. M. PoHLENZ, La Stoa, vol. l, p. 189: "Non sono dèi, invece, i dèmoni
cari alla fantasia popolare, alla cui esistenza Crisippo, in particolare, credeva,
non diversamente dal platonico Senocrate".
141 TERTULLIANUS, Apologeticum, 22, 2: "Omnes sciunt poetae; etiam vulgus
blee tacciano perché non é loro permesso parlare; stiano invece sottomesse,
come dice anche la legge"; l Tm 2, 12: "Non concedo a nessuna donna di inse-
gnare, né di dettare legge all'uomo".
514 CAPITOLO 19
publicis remotae sunt et ideo nec iudices esse possunt nec magistratum gerere
nec postulare nec pro alio intervenire nec procuratores existere".
148 Il testo, sicuramente interpolato, si trova in lusTINIANUS, Digesla,
E fui fatta maschio; L. ZscHARNACK, Der Dienst der Frau; sui ministeri femmi-
nili, E. CATIANEO, I ministeri nella Chiesa antica, pp. 181-199; con particolare
TERTULLIANO 515
pavit do cere utique non etiam tinguendi ius sibi rapiet". Traduzione di Pier
Angelo Gramaglia.
153 TERTULLIANUS, De virginibus velandis, 9, l: "Non permittitur muli eri in
ecclesia loqui, sed nec docere, nec tinguere, nec offerre, nec ullius virilis mune-
ris, nedum sacerdotalis officii sortem sibi vindicare" (traduzione di Pier Angelo
Gramaglia). Per la costruzione del concetto di aucloritas con riferimento con-
creto a Tertulliano, G. FILORAMO, Auclorilas ed eresia.
154 Su questo, si veda ora D. RANKIN, Terlullian and lhe Church, pp. 143-
189.
155 D. RANKIN, Terlullian and the Church, p. 142.
156 TERTULLIANUS, Apologeticum, 23, 4.
516 CAPITOLO 19
De baptismo, 5, 5; 6, l.
175 TERTULLIANUS, De baptismo V, 4: "Ne sanno qualcosa tutte quelle sor-
genti che scorrono al buio e quei torrenti selvaggi, quelle piscine termali, quei
canali, quelle cisterne e quei pozzi scavati nelle case che hanno fama secondo
la gente di portare disgrazia, cosa che causano proprio in virtù dell'azione di
qualche spirito cattivo". Traduzione di Pier Angelo Gramaglia.
176 TERTULLIANus, De baptismo V, 5: "Perché abbiamo ricordato queste cose?
Per fare in modo che non sia troppo difficile credere alla presenza del santo
angelo di Dio sulle acque per renderle capaci di dare la salvezza all'uomo, dal
momento che l'angelo empio del Maligno ha relazioni molto strette con l'ele-
mento acquatico per fare invece del male all'uomo". Traduzione di Pier Angelo
Gramaglia.
520 CAPITOLO 19
poiché essi sono asserviti al diavolo, alle sue pompe e ai suoi angeli,
per il tramite dell'idolatria 181 •
Proprio mentre stiamo per scendere nell'acqua, un po' prima
nell'assemblea sotto la mano del vescovo, promettiamo di rinun-
ciare al diavolo, alle sue pompe e ai suoi angelP 82 •
Per Eligius Dekkers, il risultato della comparazione di otto
occorrenze dell'apologista condurrebbe ad una formula di questo
tipo: Renuntio diabolo et pompae et angelis eius 183 • Si rinuncia dun-
que a Satana stesso, ai suoi angeli e all'idolatria che accompagna le
diverse manifestazioni della vita di una città pagana 184 • Commen-
tando il passo del De corona qui sopra riportato, Johannes Behm
ritiene probabile che la rinuncia a Satana fosse anche accompa-
gnata da un esorcismo rituale, materialmente eseguito per mezzo
dell'imposizione della mano da parte del vescovo 185 • Di ciò non vi
è prova alcuna, né sono presenti gesti di exsufflatio o desputum;
ugualmente, Alistair Stewart-Sykes accetta questa ipotesi, e rin-
traccia nella letteratura africana successiva, specie nelle catechesi
di Quodvultdeus, la prova dell'esistenza di questo esorcismo che
avrebbe avuto' luogo una settimana prima del battesimo, ammini-
strato ordinariamente a Pasqua 186 •
chen Taufe, pp. 174-175. C'è però anche HtPPOLYTUS, Commenlarium in Danie-
lem, l, 16, 3, secondo il quale l'olio è la potenza dello Spirito Santo con la quale
"i fedeli vengono unti dopo il lavacro (flET~ -rò Àou-rp6v)". Il trattato, che pro-
viene dall'Asia minore, è datato da alcuni al 203-204, certo non dopo il 235.
188 Così anche P. A. GRAMAGLIA, Terlulliano. Il battesimo, p. 68; A. STEWART-
dente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente; altrimenti
TERTULLIANO 523
inteso che i bambini dei cristiani sono destinati alla purezza e per
ciò stesso anche alla salvezza, per proteggere col pegno di questa
speranza i matrimoni che aveva stabilito di salvare. Per il resto
aveva ben presente quanto stabilito dal Signore: Se uno non nasce
da acqua e da Spirito non entrerà nel regno di Dio (Gv 3, 5), cioè
non sarà puro 191 •
Secondo alcuni, l'esorcismo battesimale troverebbe la sua giusti-
ficazione nella necessità di cancellare il peccato originale; ci si può
dunque domandare se Tertulliano avesse sviluppato una teologia
del peccato originale simile a quella agostiniana 192 • Il Cartaginese,
invero, non conosce il concetto di una trasmissione di colpevolezza
attraverso una successione ereditaria, ma è disposto ad accettare
che la punizione adamitica ed il castigo divino, che hanno una fun-
zione non solo espiatoria ma anche medicinale, possano avere una
dimensione collettiva. Satana, maledetto da Dio, "costituì l'intera
discendenza contaminata dal suo seme come propagatrice della
propria condanna (tradux damnationis)" 193 ; trasmise quindi la sua
punizione, non la sua colpa. C'è un punto fermo nell'antropologia
di Tertulliano: "il rifiuto cosciente della colpa originale imputabile
di dannazione nei neonati attraverso la generazione" 194 , motivo per
cui egli non ritenne di dover approvare il pedobattesimo già dif-
fuso nella prassi del tempo. Tuttavia, l'uomo è sottoposto fin dalla
nascita all'azione efficace del Maligno, al punto che quasi nessuna
nascita può essere considerata monda. Ciò vale primariamente per
i bambini che vengono alla luce in una famiglia pagana, dedita
a pratiche superstiziose ed idolatriche (e di conseguenza demoni-
che); questi bambini vengono quasi trattati alla stregua di esseri
in balìa di Satana 195 . Anche i nati da cristiani andranno battez-
zati, se vorranno essere santi ed essere restituiti nuovamente alla
sua somiglianza con Dio 196 • Infatti, "ogni anima è messa in conto
ad Adamo finché non è messa in conto a Cristo; è immonda fino
a quel momento, ed è peccatrice, in quanto immonda" 197 • Il pec-
cato di Adamo, deliberata scelta del male, ha certamente avuto un
influsso importante sull'anima dell'uomo. Pur essendo integra per
natura, le inclinazioni al peccato hanno prodotto su di essa effetti
via via più abbondanti, al punto che il male è divenuto per essa
come una sorta di seconda natura inrationale. L'anima dell'uomo
quindi si trasmette durante le generazioni già intaccata non già
nella sua più profonda natura originaria, ma come una seconda
natura incrostata dal peccato, concrescente colla prima 198 • Tertul-
liano istituisce una distinzione tra la peccaminosità causata dal
diavolo nella vita di ciascun individuo dall'adamico vitium origi-
nis che precede il battesimo (che ritengo opportuno non tradurre
con l'espressione peccato originalel 99 ); lo schema secondo cui il male
dell'anima, contrario all'intenzione del Creatore, è una aggiunta
alla natura umana, è stato chiamato dai teologi addizionale200 •
Il peccato, dunque, risulta dal cattivo uso del libero arbitrio 201 ;
in principio vi fu il peccato di Adamo e quindi, secondo la teoria
del traducianesimo, quello dell'uomo. Questo peccato primordiale
ha corrotto la natura umana, l'ha manipolata, rendendola esposta
all'intervento demoniaco.
Pertanto nessuna anima è senza peccato, poiché nessuna è priva
del seme del bene. Perciò quando giunge alla fede trasformata dalla
208 Tertulliano conosceva bene questo scritto, del quale inizialmente parlò
anche favorevolmente (De oratione, 16, 1), per poi rigettarlo in seguito come
falso ed apocrifo (De pudicitia, 10, 11).
209 TERTULLIANUS, Adversus Iudaeos, 7, 6: "( ... ) praecordia singulorum variis
l. Possessione ed esorcismo
L'Octavius è la lunga rievocazione di un dialogo di tre amici 1
quali, approfittando delle ferie giudiziarie, si recano ad Ostia; il
saluto di una statua di Serapide da parte di Cecilia è l'occasione
per iniziare una discussione sul carattere della vera religione. Trat-
tasi di un dialogo in senso improprio, essendo in realtà composto,
seguendo i precetti retorici, da due orazioni introdotte e collegate
tra loro: ad una arringa in favore del paganesimo del pagano Ceci-
lia, segue quella di Ottavio in difesa del cristianesimo. A Minucio
spetta l'arbitrato dell'amichevole disputa, che si conclude con la
conversione di Cecilia. Ottavio, nel rispondere alle argomentazioni
del pagano Cecilia, affronta nei capitoli 26 e 27 il tema degli auspici,
degli àuguri e degli oracoli romani, qualificando in generale tutti i
prodigi attribuiti agli dèi come opere demoniache. L'occasione lo
spinge ad affrontare il tema demonologico 11 : Minucio, richiamando
Platone, afferma "esistere una sostanza che sta tra la mortale e
l'immortale" 12 che egli stesso interpreta, vicino ad Apuleio, come
"a metà tra corpo e spirito, risultante dalla mescolanza di peso ter-
reno e levità celeste" 13 • Questi demoni, riprende Minucio, ispirano
la passione d'amore che penetra nei cuori umani, muovono i senti-
ci sono stati altri autori cristiani che hanno voluto mostrarsi più ciceroniani di
lui" (E. PARATORE, /l capitolo 17, p. 382).
10 Non sembra accettabile l'alta datazione proposta da S. Rossi, L'Octavius
Exegetische Bemerkungen, pp. 32-67. Cfr. anche J. DANIÉLOU, Le origini del cri-
stianesimo latino, pp. 381-387 (considerando Minucio anteriore a Tertulliano).
12 MINUCIUS, FELIX, Oclavius, 26, 12; cfr. PLATO, Symposium, 202d-e: "La
sua natura è a mezza via tra il mortale e l'immortale (... ) I demoni, infatti,
hanno una natura intermedia tra quella dei mortali e quella degli dèi". Tradu-
zione di Paola Pultrini.
13 MINUCIUS, FELIX, Oclavius, 26, 12; Cfr. APULEIUS MADAURENSIS, De deo
Socralis, 9: "Non posson certo essere di natura terrena (... ) e neppur fiam-
mee (... ) Dobbiamo dunque concepire una natura intermedia". Traduzione di
Raffaello Del Re.
532 CAPITOLO 20
sic bacchantur, sic rotantur: par et in illis instigatio daemonis, sed argumentum
dispar furoris. De ipsis etiam illa, quae paulo ante tibi dieta sunt, ut Iuppi-
ter ludos repeteret ex somnio, ut cum equis Castores viderentur, ut cingulum
matronae navicula sequeretur. Haec omnia sciunt pleraque pars vestrum ipsos
daemonas de semetipsis confiteri, quotiens a nobis tormentis verborum et ora-
tionis incendiis de corporibus exiguntur. Ipse Saturnus et Serapis et luppiter et
quicquid daemonum colitis, vieti dolore, quod sunt eloquuntur, nec utique in
turpitudinem sui, nonnullis praesertim vestrum adsistentibus, mentiuntur. Ipsis
testibus, esse eos daemonas, de se verum confitentibus credite: adiurati enim
per Deum verum et solum, inviti miseri corporibus inhorrescunt et vel exiliunt
statim vel evanescunt gradatim, prout fides patientis adiuvat aut gratia curan-
tis adspira t".
16 Sul carattere di quest'orazione, S. BooELòN, El discurso anticristiano
de Ceci/io.
17 MINUCIUS, FELIX, Octavius, 7, 6. Traduzione di Michele Pellegrino.
18 MINUCIUS, FELIX, Octavius, 24, 11: "Scorrazzano nudi nel crudo inverno,
incedono col pileo, portano in giro vecchi scudi, battono sulle pelli, conducono
per le vie gli dèi mendicanti". Traduzione di Michele Pellegrino.
534 CAPITOLO 20
Anarratone.
20 Per le fonti pagane di questi racconti, M. PELLEGRINO, Minucio Felice.
Jean-Pierre Waltzing. Egli, invero, nel suo Octavius (p. 143) condivide l'inter-
pretazione del Valmaggi.
CAPITOLO 21
CIPRIANO E L'AFRICA SETTENTRIONALE
l. Possessione e idolatria
L'atteggiamento di Tascio Cecilio Cipriano 1 (nato intorno al 200-
210 da genitori pagani e martirizzato nel 2582) nei confronti del
fenomeno della possessione demoniaca è caratterizzato da una certa
specificità, dovuta alla peculiare condizione della Chiesa cartagi-
nese durante il suo episcopato. Se il collegamento tra la demonolo-
gia ed il culto pagano idolatrico è già stato evidenziato in numerosi
autori precedenti, per Cipriano esso assume un'importanza tutta
speciale, direttamente correlata alle difficoltà che la comunità cri-
stiana dell'Africa settentrionale era costretta quotidianamente ad
affrontare. Cipriano, che per alcuni anni aveva praticato l'avvo-
catura oppure l'insegnamento, intorno al 245 si era convertito al
cristianesimo, conquistato dalla predicazione del prete Ceciliano,
e nel 248-249 era divenuto vescovo di Cartagine. Quasi subito si
trovò a dover affrontare la persecuzione ordinata dall'imperatore
Decio, che in Africa ebbe inizio nel gennaio del 250; il vescovo si
tenne nascosto per quattordici mesi nei pressi della città, conti-
- hoc enim crimini eius et malis deerat, ut et ad balneas statim pergeret quae
lavacri vitalis gratiam perdidisset - illic ab inmundo spiritu inmunda correpta
laniavit dentibus linguam, quae fuerat vel pasta impie vel locuta. Postquam
540 CAPITOLO 21
sceleratus cibus sumptus est, in perniciem suam rabies oris armata est: ipsa
sui carnifex extitit nec diu superesse postmodum potuit. Doloribus ventris et
viscerum cruciata defecit".
9 CYPRIANUS CARTHAGINENSIS, De [apsis, 25: "Puella mixta cum sanctis,
precis nostrae et orationis impatiens, nunc ploratu concuti, nunc mentis aestu
fluctuabunda iactari, velut tortore cogente quibus poterat indiciis conscientiam
facti in simplicibus adhuc annis rudis anima fatebatur".
10 Secondo V. SAXER, Vie liturgique et quotidienne, p. 249, in Cipriano prex
non può rimanere a contatto con le stesse viscere che avevano rice-
vuto il vino sacrificate.
Il sacrificio agli dèi, dunque, è una vera e propria apostasia,
e le sue conseguenze sui lapsi sono disastrose: esso può produrre
una possessione demoniaca che conduce anche alla morte, e deter-
mina l'impossibilità di accostarsi nuovamente al cibo eucaristico.
L'esempio della bambina non ancora padrona delle proprie azioni
serve a Cipriano per mostrare come gli effetti della contaminazione
idolatrica non possano rimanere occultati; a maggior ragione, ogni
tentativo messo in atto dai sacrificati per accostarsi di nascosto
all'eucaristia non potrà non essere sventato. In questo modo "si è
avuta la prova che il Signore si allontana quando lo si rinnega e
che il sacramento così ricevuto non giova alla salvezza per chi non
lo merita" 11 •
2. L'esorcismo
Cipriano conosce la pratica dell'esorcismo, e la considera certa-
mente un segno dell'assistenza divina. Nel De Ecclesiae catholicae
unitate, scritto contemporaneo del De lapsis, egli pone sullo stesso
piano profezie, esorcismi e prodigi:
È senza dubbio cosa sublime e meravigliosa profetare, scacciare i
demòni e compiere grandi prodigi in terra: tuttavia chi fa tutte
queste cose non ottiene il regno celeste, se non incede lungo la
strada della rettitudine e della giustizia 12 •
Il profetizzare, lo scacciare i demoni ed il compiere prodigi sono
i segni distintivi dei seguaci di Gesù, secondo la testimonianza della
Scrittura. Mi pare che qui Cipriano si stia ispirando direttamente
al Vangelo di Malteo, dove la sequenza delle virtù carismatiche è
esattamente la medesima 13 • Cipriano nelle sue opere si allontana
dall'uso degli apologeti latini che lo precedono, facendo largo uso
castitate sobria, mente integra, voce pura in medellam dolentium posse vene-
norum virus extinguere, animorum desipientium labes reddita sanitate purgare,
infestis iubere pacem, violentis quietem, ferocientibus lenitatem, inmundos et
erraticos spiritus, qui se expugnandis hominibus inmerserint, ad confessionem
minis increpantibus cogere, ut recedant duris verberibus urguere, conflictantes,
heiulantes, gementes incremento poenae propagantis extendere, flagris caedere,
igne torrere. Res illic geritur nec videtur: occulta plaga et poena manifesta".
17 "Però la dipendenza è tutta nei particolari, ché i due contesti sono affatto
diversi: mentre Tertulliano (e così Minucio) invoca l'efficacia degli esorcismi
praticati dai cristiani per dimostrare l'impotenza degli dèi, che non sono altro
che demoni, Cipriano, accogliendo lo spunto tertullianeo, non si lascia fuorviare
dal suo intento, che è di celebrare la grandezza dei doni largiti da Dio ai cri-
stiani" (M. PELLEGRINO, Studi su l'antica apologetica, p. 112).
544 CAPITOLO 21
crisi economica dello stato20 • Uno degli argomenti qui affrontati dal
vescovo è quello del culto idolatrico di quegli dèi pagani che, in
verità, non sono null'altro che demoni:
Oh, se tu volessi udirli e vedere quando sono da noi scongiurati,
tormentati con flagelli spirituali, scacciati dai corpi degli ossessi
mediante le torture delle parole! Quando gridando e gemendo, sen-
tendo i flagelli e le sferzate provocate dalla parola umana e dalla
potestà divina, confessano il giudizio venturo! Vieni, e saprai che
quanto diciamo è vero; e poiché dici di onorare tanto gli dèi, credi
perlomeno a coloro che onori; oppure, se vorrai credere anche a te
stesso, parlerà per mezzo tuo, mentre tu lo ascolterai, colui che ora
ha occupato il tuo animo, colui che ora ha accecato la tua mente
con la notte dell'ignoranza. Vedrai che noi veniamo pregati da
quelli che tu preghi, e temuti da quelli che tu adori; vedrai rima-
nere avvinti sotto la nostra mano e tremare come incatenati quelli
che tu veneri e adori come signori. Almeno così potrai senza dub-
bio restare smarrito per questi tuoi errori, quando vedrai e udrai
i tuoi dèi rivelare subito, dietro nostra richiesta, ciò che sono, e
non poter nascondere quelle loro ciarlatanerie ed inganni, anche in
vostra presenza 21 •
uscire e lasciare gli uomini di Dio, egli mente in ciò che dice".
27 V. SAXER, Vie liturgique et quolidienne, p. 123.
28 La datazione segue l'ordine della lista contenuta nella Vita Cypriani di
4. L'esorcistato a Cartagine
Cipriano, come già Tertulliano 41 , distingue il popolo cristiano in
laicato e gerarchia ecclesiastica, adoperando le designazioni tecniche
di plebs e clerus 42 • Membri del clero sono naturalmente i vescovi, i
presbiteri e i diaconi ai quali, secondo gli studi di Richard Seagra-
ves, si aggiungono i suddiaconi, gli esorcisti, gli accoliti e i lettori 43 ;
se la gerarchia all'interno della prima triade è evidente, per questi
ultimi non è possibile ricavarne una simile, e Cipriano stesso non ci
informa sulle loro mansioni nella Chiesa di Cartagine. La funzione
più intuitiva è quella del lettore, impegnato nelle proclamazioni
liturgiche delle sacre Scritture; per il resto, dagli scritti dell'autore
si può solo evincere un utilizzo di suddiaconi, esorcisti, accoliti e
lettori come corrieri per trasmettere ai destinatari le lettere scritte
dal vescovo; si comprende bene perciò il giudizio di Walter Croce,
secondo il quale dagli scritti di Cipriano si evince che "esorcisti
ed accoliti hanno dovuto giocare un ruolo assai subordinato" 44 • È
comunque probabile che ogni diversa appellazione corrispondesse
effettivamente ad una funzione specifica, anche se non esplicitata:
nomen, omen. Certamente questi gradi inferiori della piramide cle-
ricale, che presto saranno veri e propri ordini minori, sono ormai
una tappa in vista della promozione nella vita clericale45 ; per ora,
comunque, non si sa neppure se a costoro fosse dato un sussidio
economico, o la stipes dovuta agli altri ordini.
Nelle opere di Cipriano, dove non si trova mai il verbo exorcizare,
il termine exorcista appare tre volte; solamente in un caso, però,
è stato adoperato dal vescovo, perché per le altre due occorrenze
abbiamo a che fare con lettere tramandate all'interno del corpus
dell'epistolario ciprianeo, ma non opera sua 46 • L'unica inequivoca-
bile testimonianza dell'esistenza di un ordine clericale di esorcisti è
fornita dalla chiusa di una lettera del confessore Luciano di Carta-
gine, che Cipriano conserva nel proprio carteggio 47 • Incarcerato in
attesa del martirio, Luciano scrive nel 250 un'impertinente lettera
a Cipriano a nome di tutti i confessori, comunicando la propria
indulgenza nell'accordare il perdono ai lapsi, e concludendo in que-
sto modo:
Speriamo che tu sia d'accordo con i santi martiri. Luciano ha
scritto, alla presenza di due membri del clero, un esorcista ed un
lettore 43 •
Luciano accosta la figura dell'esorcista a quella del lettore, con-
siderandoli entrambi membri del clero, e dimostrando l'esistenza di
una classe di esorcisti che prendevano in qualche modo parte alla
vita ecclesiastica della Chiesa di Cartagine. Dall'ordine di citazione,
sembrerebbe che gerarchicamente l'esorcista preceda il lettore, qui
come a Roma al tempo di Cornelio 49 •
5. Esorcismi battesimali?
Cipriano prevede la pratica dell'esorcismo prima o durante il
rito del battesimo? Sì, se potessimo fidarci senza alcun dubbio delle
parole di Agostino, il quale vuole dimostrare al suo interlocutore
Giuliano l'antichità dell'esorcismo e della exsu{f1atio battesimale:
Prima di me c'era Ambrogio, che non era manicheo; prima di lui
Ilario, Gregorio, e prima di questi Cipriano, ed altri che sarebbe
lungo ricordare, i quali non erano manichei. Tuttavia, essi insegna-
rono alla Chiesa ciò che avevano appreso nella Chiesa, cioè che i
bambini portano un peccato originale, e vanno exsufflati durante
gli esorcismi, per essere tratti dalla potenza delle tenebre e trasfe-
riti nel regno del loro Salvatore e Signore58 •
Questa testimonianza, che vorrebbe dimostrare l'antichità di un
rito messo in discussione da Giuliano, non credo possa essere consi-
derata sufficientemente attendibile, anche a motivo della menzione
del peccato originale, la cui dottrina Agostino sembra attribu-
ire anche ai suoi predecessori. Sarà meglio quindi fidarsi esclusi-
vamente delle notizie coeve a Cipriano, e prima di abbozzare un
tentativo di risposta, sarà bene riassumere quanto ci è noto della
pratica dell'iniziazione cristiana dell'epoca 59 •
SON, The Rites o{ Christian Initiation, pp. 91-95; E. FERGUSON, Baplism in the
Early Church, pp. 351-361. Testi raccolti in A. BENO!T- C. MuNIER, Le bapteme,
pp. 171-197.
60 CYPRIANUS CARTHAGINENSIS, Epistu[ae, 18, 2, 2; 29, l, 2; 73, 22, l; ID., Ad
Quirinum, III, 98.
61 CYPRIANUS CARTHAGINENSIS, Epistu{ae, 29, l, 2; 73, 3, 2; 73, 22, 3.
62 La SUa opinione in proposito è esposta in CYPRIANUS CARTHAGINENSIS,
Epistulae, 64, 2-6; se ne veda il riassunto in P. A. GRAMAGLIA, Il battesimo dei
bambini, pp. 98-102.
63 Sarebbe un costume attestato altrove in Africa, come testimoniato dall'in-
tervento di un vescovo al concilio cartaginese del 256, in Senlenliae episcopo-
rum LXXXV Il, 18: "Sedato da Tuburbo disse: L'acqua santificata in chiesa
dall'invocazione del sacerdote lava i peccati [... ]". A meno che con l'espressione
in ecclesia si intenda all'interno della Chiesa, non intesa come edificio, ma come
ambiente ecclesiale da contrapporsi alla comunità degli eretici.
64 CYPRIANUS CARTHAGINENSIS, Epistulae, 70, l, 3: "Oportet vero mundari et
sanctificari aquam prius a sacerdote, ut possit baptismo suo peccata hominis
qui baptizatur abluere".
65 CYPRIANUS CARTHAGINENSIS, Epistulae, 11, l, 2: "Saeculo (... ] renuntian-
tes"; 13, 5, 3: "Saeculo renuntiaveramus cum baptizati sumus"; 57, 3, l: "Ad
saeculum cui renuntiaverant reversi gentiliter vivunt"; ID., De habitu virgi-
num, 7: "Pompis et deliciis iam tum renuntiavimus, cum meliore trangressu
ad Deum venimus"; ID., De lapsis, 2: "Repugnastis fortiter saeculo [... ] qui
556 CAPITOLO 21
saranno bruciati ed inceneriti gli stranieri, cioè gli estranei alla famiglia di
Dio ed empi, i quali non sono rinati spiritualmente né sono divenuti figli di
Dio. Che possano scampare solo quelli che siano rinati e siano stati segnati col
segno di Cristo, Dio lo dice in un altro luogo, quando, inviando i suoi angeli a
devastare il mondo ed a distruggere il genere umano, pronuncia da ultimo la
minaccia più grande, dicendo: Andate e sterminate, e non risparmiate alcunché
ai vostri occhi; non abbiate pietà di vecchio o giovane, uccidete fanciulle, donne e
pargoli, che siano annientati; ma chiunque sul quale è stato tracciato il segno non
lo toccherete. In che cosa consista questo segno ed in quale parte del corpo sia
posto, Dio lo indica in un altro luogo, dicendo: Passa in mezzo a Gerusalemme, e
noterai il segno sulla fronte degli uomini che gemono e si lamentano per le iniquità
che avvengono in mezzo a loro. Che questo segno abbia a che fare con la passione
ed il sangue di Cristo, e che sia preservato salvo ed incolume chi ne è trovato
segnato, è pure confermato dalla testimonianza di Dio, quando dice: E il san-
gue sarà per voi segno sulle case in cui vi troverete; vedrò il sangue e vi proteggerò,
e su di voi non sarà la piaga dello sterminio, quando colpirò la terra d'Egitto.
Ciò che prima è anticipato nell'immagine dell'agnello ucciso, una volta susse-
guita la verità, si compie in Cristo. Come allora, quando l'Egitto fu percosso, il
popolo giudaico non poté scampare se non con il sangue ed il segno dell'agnello,
allo stesso modo, quando il mondo comincerà ad essere devastato e percosso,
solo chi sia trovato con il sangue ed il segno di Cristo potrà scampare".
73 Su questo, V. GRossi, Il contesto battesimale dell'oratio dominica.
dell'acqua ottiene gli effetti dovuti, alla stessa stregua del lavacro di salvezza"
(traduzione di Nerino Marinangeli). Da alcuni questo battesimo era visto con
disfavore: cfr. M. RIGHETTI, Manuale di storia liturgica, vol. 4, p. 111. Una
breve sintesi del problema in P. CIPROTTI, Clinici.
560 CAPITOLO 21
movetur quod quidam de his qui aegri baptizantur spiritibus adhuc immundis
temptabantur, sciat diaboli nequitiam pertinacem usque ad aquam salutarem
valere, in baptismo vero omne nequitiae suae virus amittere. Quod exemplum
cernimus in rege Pharaone, qui diu reluctatus et in sua perfidia demoratus tam
diu resistere potuit et praevalere donec ad aquam veniret; quo cum venisset, et
victus est et extinctus. Mare autem illud sacramentum baptismi fuisse decla-
rat beatus apostolus Paulus dicens: Nolo enim vos ignorare, fratres, quia patres
nostri omnes sub nube fuerunt, et omnes per mare transierunt, et omnes in Moyse
baptizati suni et in nube et in mari. Et addidit dicens: Haec autem omnia figu-
rae nostrae fuerunt. Quod hodie etiam geritur, ut per exorcistas voce humana
et potestate divina flagelletur et uratur et torqueatur diabolus, et cum exire
se et homines Dei dimittere saepe dicat, in eo tamen quod dixerit fallat et id
quod per Pharaonem prius gestum est eodem mendacio obstinationis et fraudis
exerceat. Cum tamen ad aquam salutarem atque ad baptismi sanctificationem
venitur, scire debemus et fidere quia illic diabolus opprimitur et homo dica-
tus Deo divina indulgentia liberatur. Nam si scorpii et serpentes qui in sicco
praevalent, in aquam praecipitati praevalere possunt aut sua venena retinere,
possunt et spiritus nequam, qui scorpii et serpentes appellantur et tamen per
nos data a Domino potestate calcantur, permanere ultra in hominis corpore, in
quo baptizato et sanctificato incipit Spiritus Sanctus habitare. Hoc denique et
rebus ipsis experimur, ut necessitate urguente in aegritudine baptizati et gra-
tiam consecuti careant immundo spiritu quo antea movebantur et laudabiles ac
probabiles in ecclesia vivant plusque per dies singulos in augmentum coelestis
gratiae per fidei incrementa proficiant. Et contra saepe nonnulli de illis qui
sani baptizantur, si postmodum peccare coeperint, spiritu inmundo redeunte
quatiuntur, ut manifestum sit diabolum in baptismo fide credentis excludi, si
fides postmodum defecerit regredi".
CIPRIANO E L'AFRICA SETTENTRIONALE 561
sto passo, è che vi erano alcuni infermi agitati dagli spiriti malvagi i
quali, in pericolo di morte, venivano ugualmente ammessi al batte-
simo; il lavacro battesimale costituiva per loro l'esorcismo più effi-
cace, essendo considerata l'acqua benedetta come un luogo in cui il
demonio viene oppresso. Una successiva ricaduta nelle grinfie dello
spirito immondo non andrà attribuita alla precedente condizione
di questi battezzati o al battesimo "imperfetto" da essi ricevuto,
ma alla perdita della fede che può colpire chiunque, anche dopo
un battesimo regolarmente amministrato. Non si tratta neppure di
un passo che esclude l'esistenza del rituale: qui l'autore intendeva
trattare esclusivamente il problema del battesimo dei clinici, e non
aveva necessità di soffermarsi sullo svolgimento rituale del batte-
simo dei comuni catecumeni, che poteva a sua volta contenere un
esorcismo, sebbene non menzionato nei suoi scritti.
In definitiva, dagli scritti ciprianei non si evince alcuna men-
zione di un generalizzato esorcismo battesimale dei catecumeni,
ma solo dell'esorcismo degli energumeni. Tuttavia, l'esistenza di
un esorcismo battesimale in Africa è chiaramente attestata dagli
scritti dei vescovi contemporanei di Cipriano, che a questo punto
sarà opportuno analizzare, al fine di delineare una visione comples-
siva del fenomeno.
guerre puniche, che corrisponde alle attuali Libia, Tunisia, Algeria e Marocco.
AI tempo di Cipriano essa era suddivisa in Africa proconsularis (capitale Carta-
gine), Numidia (capitale Lambesi), Maurelania caesariensis (capitale Cesarea) e
Maurelania lingitana (capitale Tingis). Cfr. V. SAXER, Africa.
94 Una sommaria descrizione dei sette concili in Dizionario dei Concili, ed.
suoi colleghi africani hanno una cultura alquanto modesta[ ... ] Una controprova
si ha nell'uso che fanno della Bibbia [... ] Nulla ci dice che essi ne conosces-
sero di più di ciò che sentivano nella lettura liturgica oppure di quanto hanno
trovato nei florilegi biblici. Più caratteristico è il loro atteggiamento rispetto
gli autori cristiani. A quanto pare, ne conoscono uno solo, Cipriano. Nessuno
dei suoi colleghi dimostra di avere letto Tertulliano [ ... ] Alcuni, più dotati per
natura, più anziani del mestiere, hanno imparato di più: sono poco numerosi e
la loro cultura è limitata. Questa situazione culturale spiega in ultima analisi
anche l'ammirazione che l'episcopato africano attribuiva alla sua guida: egli
deve essere apparso a questi nani come un gigante della cultura" (Reflels de la
culture, pp. 283-284).
96 Sententiae episcoporum LXXXV Il, 7: "Lucius a Castra Gaiba dixit: (... ]
Cum ipsi ab ecclesia, quae una est, recedendo infatuati contrarii facti sint, fiat
sicut scriptum est: Domus conlrariorum legis debenl emundationem, et conse-
quens est eos, qui a contrariis baptizati inquinati sunt, primo purgari et tunc
demum baptizari".
CIPRIANO E L'AFRICA SETTENTRIONALE 565
reticos scimus illos esse peiores quam ethnicos. Si conversi ad Dominum venire
voluerint, habent utique regulam veritatis, quam Dominus praecepto divino
mandavit apostolis dicens: !te, in nomine meo manum inponite, daemonia expel-
lite. Et alio loco: Ile et docete gentes tinguentes eas in nomine Patris et Filii et
Spiritus sancii. Ergo primo per manus inpositionem in exorcismo, secundo per
baptismi regenerationem, tunc possunt ad Christi pollicitationem venire. Alias
autem fieri non debere".
566 CAPITOLO 21
99 Sententiae episcoporum LXXXV l/, 8: "Crescens a Cirta dixit: "[ ... ) Cen-
seo ergo omnes haereticos et schismaticos, qui ad catholicam ecclesiam volue-
rint venire, non ante ingredi, nisi exorcizati et baptizati fuerint, exceptis his
sane, qui in ecclesia catholica fuerint ante baptizati; ita tamen per manus inpo-
sitionem in paenitentiam ecclesiae reconcilientur".
100 CYPRIANUS CARTHAGINENSIS, Epistulae, 16, 2, l: "Secundum disciplinae
sono, nei tempi che seguirono il regno dell'imperatore Alessandro [.. .]''. Firmi-
liano si riferisce ai tempi della persecuzione di Massimino; Alessandro Severo
mori nel 235.
570 CAPITOLO 22
l. L'esorcista cappadoce
Ad un certo punto della sua lettera, Firmiliano narra un episo-
dio occorso nella sua regione ventidue anni prima, cioè nel 235, in
un'epoca di grandi difficoltà per la Chiesa:
Qui apparve improvvisamente una donna la quale, presa da estasi,
si presentava come profetessa ed agiva come se fosse ripiena di Spi-
rito Santo. Era dunque sospinta dall'impeto dei demòni più feroci,
al punto di turbare e trarre in inganno i fratelli compiendo cose
inviato aveva fretta di ritornare e la stagione invernale era alle porte [ ... ]".
5 M. MoLKENBUHR, Binae Dissertationes, col. 1361c: "La famosa lettera a
erexit se contra illum spiritum nequam revincendum, qui subtili fallacia etiam
hoc paulo ante praedixerat venturum quendam aversum et temptatorem infi-
delem. Tamen ille exorcista inspiratus Dei gratia fortiter restitit et esse illum
nequissimum spiritum qui prius sanctus putabatur ostendit".
13 CYPRIANUS CARTHAGINENSIS, 75, 11, 1: "Che diremo dunque di questo bat-
tesimo, che il nequissimo demone ha amministrato per tramite della donna?
Stefano e quelli che concordano con lui approvano anche questo?".
14 CYPRIANUS CARTHAGINENSIS, 75, 7, 3. Si occupa della figura della donna,
intellettuale) erano contenuti nel termine, con i cristiani non solo il termine si
arricchisce di sfumature nuove, ma soprattutto la disciplina è la regola di vita
propria di chi si sforza di applicare la dottrina cristiana, la concezione nuova
e rivoluzionaria che il cristianesimo ha introdotto nel mondo". Cfr. O. MAUCH,
Der lateinische Begriff Disciplina; W. DùRIG, Disciplina; H. I. MARROU, Doc-
lrina et disciplina; V. MoREL, Disciplina.
19 CYPRIANUS CARTHAGINENSIS, Ad Quirinum, III, 66, dove si dimostra
2. Il battesimo di Novaziano
Non vi sono altri richiami all'esorcismo o alla possessione diabo-
lica nell'opera di Novaziano. C'è però una lettera del suo antago-
nista Cornelio (t 253)8 , inviata a Fabio di Antiochia nel 251, che
si sofferma a descrivere il battesimo di Novaziano stesso. Delle
opere di Cornelio ci restano solo parte di una sua lettera a Fabio di
Antiochia e due lettere a Cipriano9 ; le notizie sulla vita di Cornelio
sono esigue, e quasi interamente dipendenti da Cipriano, ma oltre-
modo istruttive per meglio comprendere quanto segue. Nel 251,
al termine della persecuzione di Decio, quando la Chiesa di Roma
fu nuovamente in grado di eleggere un vescovo dopo la morte di
papa Fabiano, il seggio episcopale fu oggetto di aspra contesa fra
due presbiteri, Novaziano e Cornelio. Il primo era portatore di
una tendenza rigorista, poco propensa ad accettare la riammis-
sione di quei cristiani che avevano ceduto alla persecuzione di
Decio; il secondo, invece, si mostrava meno rigido. La scelta cadde
su Cornelio, anche se questi era stato ·accusato di essere stato un
libellatico e di aver ceduto alla persecuzione; nonostante queste
10 Cfr. M. BÉVENOT, Cyprian and his Recognilion. Una descrizione del carteg-
gio tra Cipriano e Cornelio in A. D'ALÉS, La lhéologie de Saint Cyprien, pp. 146-
172. Nel 252 Cornelio sostenne la causa di Cipriano contro i presbiteri Novato,
Fortunato e Felicissimo, riuscendo a spegnere uno scisma cartaginese.
11 EusEBIUS CAESARIENSIS, Hisloria ecclesiastica, VI, 43, 14-15: '1lt ye: &.cpo-
p[J.'Ìj TOU mcrTe:ucron yéyove:v 6 croc-rocviiç, cpmT~crocç dç ocÙTÒv xoc! otx-Jjcrocç Èv
OCÙT<j) xp6vov Ìxocv6v· 8ç (1o"Y)60U(J.E:VOç Ù7tÒ 't"WV È7topxtcr't"WV v6cr~ 7tE:pme:crwv
xocÀe:7t1jxoc! &.7to6ocve:Lcr6oct 15crov oùiìé1tw VO(J.~~6[J.e:voç, Èv ocÙT1j T1j XÀLVTI, où
~xe:tTo, 7te:ptxu6dç ~J..ocf1e:v, d ye: XP'ÌJ Mye:tv TÒv TOtOUTov dJ..l)cpévoc~. Où [J.'ÌJV
oùiìè Twv Àomwv ~.. uxe:v, iì~occpuywv T'Ìjv v6crov, wv XP'ÌJ (J.E:TOCÀ<X[J.[1&vE~v xocToc
TÒv T-ljç ÈxxÀ"Y)cr(ocç xocv6voc, TOU n crcppocym6-1jvoct Ù7tÒ TOU Èmcrx67tou· TOuTwv
iìè [J.'Ìj ..uxwv, 7tWç &v 't"OU ocy(ou DvEU(J.OC't"Oç ~TUXEV;
CORNELIO E NOVAZIANO 579
Maristella Ceva.
14 V. SAXER, Les rites de l'inilialion, p. 142.
testo a mio avviso poco convincente sia sul piano della resa della struttura sin-
580 CAPITOLO 23
tattica greca sia sul piano concettuale. Ad esempio, Arthur Cushman McGiffert:
"Satan, who entered and dwelt in him for a long time, became the occasion of
his believing. Being delivered by the exorcists, he fell into a severe sickness".
Émile Grapin: "Le principe de sa croyance est Satan qui est venu en lui et y a
habité un temps assez long; il a été secouru par les exorcistes, il est tombé dans
une dure maladie". Erwin Preuschen: "Denn der Ursprung des Glaubens wurde
ihm der Satan; denn er ging ein und wohnte in ihm lange Zeit und es wurde
ihm von den Exorzisten geholfen. Aber er verfiel in eine schlimme Krankheit".
Everett Ferguson: "While being treated by the exorcists, he fell into a serious
illness". Come si evince dalle versioni proposte, il participio aoristo 7tEpmEawv
viene talvolta tradotto come un tempo di modo finito. Una simile scelta tra-
duttiva potrebbe, in certi casi, risultare agile e linguisticamente efficace, ma nel
contesto in esame l'alterazione del valore sintattico, che é proprio del participio
aoristo, incide sul senso generale modificandolo vistosamente. Infatti la resa di
7tEpmEawv con un verbo di modo finito genera un fraintendimento esegetico:
Novaziano cade malato mentre era soccorso dagli esorcisti. Una traduzione più
fedele alla grammatica del testo sembra suggerire una diversa lettura inter-
pretativa: se il participio aoristo, come pare legittimo, si rende con sfumatura
causale-temporale (in contrapposizione al participio presente [3ol)60U(J.EVOç che
lo precede), si spiega diversamente l'intervento degli esorcisti i quali avevano
soccorso Novaziano per la malattia, intesa come effetto di Satana che venne
in lui e dimorò in lui per lungo tempo. La malattia era sopraggiunta già prima
dell'arrivo degli esorcisti; era proprio essa, infatti, ciò che li aveva spinti ad
accorrere. Le traduzioni di Giuseppe Del Ton, Maristella Ceva, Franz Joseph
Dolger e Christian Frederic Crusé interpretano proprio in questo modo; anche
Nicola Basile si mostra in accordo con questa mia lettura (corrispondenza
privata del 6 ottobre 2009). Sul valore del participio, si veda il suo ottimo
manuale: N. BASILE, Sintassi storica del greco antico, pp. 476-480.
18 F. J. DOLGER, Die Taufe des Novatian.
rioso fonte <battesimale> e sopravvisse per cinque mesi dopo il santo battesimo".
Altre occorrenze epigrafiche sono elencate in P. CIPROTTI, Clinici, col. 1873.
21 Concilium laodicensis, canon 47: "Quelli che vengono battezzati durante la
cioè che gli spiriti maligni possano scendere alle acque battesimali
assieme al battezzando24 • Kretschmar non menziona Teodoto ma
ricorre alla Traditio apostolica, la quale vieta di accettare gli ossessi
per le ultime fasi del catecumenato se prima non sono stati puri-
ficati25; ma, rispetto a Teodoto, il passo della Traditio mi sembra
assai meno chiaro riguardo alla motivazione del divieto.
Ritornando alla presenza degli esorcisti, è probabile che DOlger
sia nel giusto interpretando il loro soccorso prestato a Novaziano
come tentativo di esorcizzare il demone che causava la sua malat-
tia; probabilmente Novaziano non era un energumeno, cioè non
mostrava i segni della possessione diabolica consueta, ma la sua
malattia era stata attribuita alla presenza di Satana in lui: su
questo Cornelio è chiarissimo. Può anche darsi che Novaziano non
abbia ricevuto il battesimo in stato di coscienza. Questo passo ci
fa comprendere che a Roma prima del 250 esisteva una classe di
esorcisti impegnata regolarmente nel soccorso degli indemoniati e,
più in generale, nella cura dei malati la cui infermità era ascritta
all'influenza nefasta di un demone. Non è però testimonianza di
una prassi comune di impartire esorcismi battesimali a Roma.
di Novaziano potesse essere guarita solo con gli esorcismi; poi ipotizza che la
validità del battesimo potesse essere messa in dubbio a motivo del timore che
anche i demoni (presenti con la malattia) fossero stati battezzati con lui; infine,
quando parla delle "altre cose", menziona il sigillo dal vescovo. Kretschmar
non collega le "other things" agli esorcismi, e più che di "absence of exorcisms"
occorrerebbe parlare di "failure of exorcisms". Gli esorcismi, infatti, erano stati
fatti, ma non erano bastati a guarirlo.
24 CLEMENS ALEXANDRINUS, Excerpia ex Theodoto, 83.
25 Traditio apostolica, 15, 8 (saidico): "Se c'è qualcuno che ha un demonio,
non udrà la parola dell'insegnamento fino a che non sia purificato".
CORNELIO E NOV AZIANO 583
alla sua provenienza romana, alla sua integrità, alla sua possibile
ricostruzione coerente6 •
Il testo greco originale della Traditio apostolica è sostanzialmente
perduto; si è quindi costretti, nella ricostruzione del trattato, a
dipendere da versioni tardive e da riadattamenti più o meno estesi.
Anzitutto, una versione latina databile tra il 375 ed il 400, una
in copto saidico del 500 circa, una araba, ricavata nel xm secolo
dal saidico, e quella etiopica, in parte tratta dall'arabo, in parte
testimone di antica fedeltà. Poi vi sono più o meno ampie rielabo-
razioni del testo: i Canoni di Ippolito, le Costituzioni apostoliche e
la loro Epitome, ed il Testamento del nostro Signore Gesù Cristo. Ben
presto gli studiosi tentarono di trarre un testo unico dalle nume-
rose versioni e riadattamenti, da presentare come ricostruzione
dell'originale greco soggiacente. Gli editori che si sono succeduti
hanno fatto largo affidamento sulla versione latina, considerandola
una buona traduzione; l'edizione da tempo recepta, quella di
Bernard Botte7 , presenta il testo latino accompagnato da una ver-
sione latina del testo saidico (rimpiazzato nelle lacune dall'etiopico
o da altro), con un apparato di varianti; a fianco, si ha una tradu-
zione francese che vorrebbe ricostruire il tenore dell'originale per-
duto. Questo modo di procedere ha favorito l'utilizzo acritico di un
testo ricreato in modo apparentemente coerente, ma in realtà rico-
struito sulla base di una personale interpretazione di fonti spesso
discordanti tra loro; questo metodo, infatti, non tiene conto del
fatto che potenzialmente ogni manoscritto liturgico può essere un
esemplare di uno stadio differente di evoluzione di quello che è
stato ben definito come un testo vivente8 • Il fatto che nella Traditio
stark; si veda il suo noto Liturgie comparée. Una raccolta di studi sull'argo-.
mento in Comparative Liturgy, edd. R. F. TAFT- G. WINKLER.
10 P. F. BRADSHAW- M. E. JoHNSON- L. E. PHILLIPS, The Apostolic Tradi-
tion (2002). Ho seguito questa edizione anche nella numerazione dei capitoli.
li P. F. BRADSHAW- M. E. JoHNSON- L. E. PHJLLIPS, The Apostolic Tradi-
tion, p. 14. Cfr. anche p. XI.
588 APPENDICE I
l. Carismi di guarigione
Nella cosiddetta Traditio apostolica vi è una serie di disposizioni
concernenti le ordinazioni o le istituzioni di particolari categorie:
presbiteri, diaconi, confessori, vedove, lettori, vergini, suddiaconi;
per ultimo, un canone riguardante coloro che hanno ricevuto il
dono della guarigione:
Se qualcuno dice: "Io ho ricevuto i doni di guarigiOne attraverso
una rivelazione", non andrà imposta la mano su di lui; infatti
l'opera stessa rivelerà se egli dice il vero 13 •
L'istruzione ha il medesimo tenore in tutte le recensioni per-
venute. Questa disposizione pare riflettere una precisa situazione
nella quale alcuni appartenenti al laicato esercitano il ministero
della guarigione; mancano ulteriori precisazioni sulla natura di
questo ministero, ma si può pensare che non sia molto diverso da
quello già descritto da Ireneo:
Alcuni infatti allontanano i dèmoni sicuramente e veramente [... )
Altri hanno prescienza dell'avvenire, visioni e detti profetici. Altri
votiXç y<Xp Éxoucr(ou -rò ~7t1X6Àov xiX! x_&pt-roç 0Eou 8tcì Xptcr-rou im<pot't"~O"EL
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IXÙ't"OU yéVl)'t"IXL Elç i7ttO"X07tOV ~ 7tpEO"~U't"Epov lì 8t&xovov, X,ELpO't"OVEt't"IXt.
20 R. J. S. BARRET-LENNARD, Christian Healing, pp. 246-247.
21 EusEBIUS CAESARIENSIS, Historia ecclesiastica, VI, 43, 11; CYPRIANUS CAR-
THAGINENSIS, Epistufae, 23; 75, 10, 4.
22 l Cor 12, 8-11: "A uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della
sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di
scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far
guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro
il dono della profezia; a un altro il dono di· distinguere gli spiriti; a un altro le
varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue. Ma tutte
queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a cia-
scuno come vuole".
TRADITJO APOSTOLICA 591
di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore". Nella stessa Traditio
si esortano i diaconi a riferire al vescovo chi è ammalato, affinché egli li possa
visitare (cap. 34).
25 R. J. S. BARRET-LENNARD, Christian Healing, p. 251.
26 M. RIGHETTI, Manuale di storia liturgica, vol. 4, p. 381.
TRADITIO APOSTOLICA 593
4. Esorcismo battesimale
La descrizione degli ultimi giorni di catecumenato prevede altri
esorcismi; ecco i testi della recensione copta e di quella etiopica
inedita:
Coloro che riceveranno il batte- Ma coloro che devono entrare (nel
simo, digiunino nel giorno della battesimo), digiunino il venerdì
parasceve del sabato. Il sabato, ed il sabato. Il sabato il vescovo,
quando coloro che riceveranno dopo aver riunito coloro che entre-
il battesimo si riuniscono in un ranno (nel battesimo), ordini
unico luogo secondo la volontà di inginocchiarsi, ed imposte le
del vescovo, sia loro imposto di mani su di essi, esorcizzi dicendo:
pregare e piegare le proprie ginoc- "Ogni spirito straniero sia scac-
45 Cfr. Rom 8, 21: "[. .. ) per entrare nella libertà della gloria dei figli di
Dio".
46 B. BOTTE, La Tradition Apostolique, p. 43, nota 7.
47 Traditio apostolica, 20, 5: .;.._?..li ~~ ._; ~-' !_,~,· 1. .)1 .:,_,~ .:,_~1 ~ Tradu-
zione di Davide Righi. ·
48 Traditi o apostolica, 20, 5: IDf.TIIDII"-: fl.lt ... : ).{\: f-IJI>-: 111\ID.: n...-
<(l>: (I')O"t-: +'111<11>: Traduzione di Alessandro Ba usi.
TRADITIO APOSTOLICA 601
chia. Quando questi ha imposto la ciato da lui e non ritorni più". Una
propria mano su di essi, esorcizzi volta che ha esorcizzato, soffi, e
ogni spirito straniero, ché si allon- dopo aver segnato la fronte, le
tani da loro e non torni più in essi. narici e le orecchie, li farà alza-
E quando ha finito di esorcizzare, re50.
soffi su di essi. Quando ha segnato
le loro fronti, orecchie e narici, li
faccia alzare49 •
dition, p. 111, fanno notare che nel capitolo 33, dove si parla della Pasqua, il
testo tace riguardo a qualunque battesimo, mentre ci si aspetterebbe che ne
facesse menzione, qualora si trattasse di un uso diffuso. Questo silenzio, comun-
que, non mi pare probante, in quanto quel capitolo è solamente dedicato alla
trattazione del digiuno pasquale, e non ha necessità di specificare altro.
55 HIPPOLYTUS, Commentarium in Danielem, I, 16, 2: "Qual è il giorno con-
nota l.
58 Cfr. P. F. BRADSHAW, Diem baptismo sollemniorem.
(latio.
60 AuausTINUS HIPPONENSIS, Contra Iulianum opus imperfectum, IV, 108:
in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva
gli toccò la lingua. Guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse:
«Effatà•> cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo
della sua lingua e parlava correttamente".
604 APPENDICE l
5. Nudità corporale
Colui che battezza dovrà attenersi a queste regole:
In seguito, battezzi gli uomini adulti, e infine le donne, sciogliendo
tutti i loro capelli e deponendo gli ornamenti d'oro e d'argento che
stanno indossando. Che nessuno porti con sé alcuna cosa estranea
dentro l'acqua 69 •
Questa istruzione compare in tutte le recensioni e in tutti i rifa-
cimenti del testo; la versione saidica si differenzia dalle altre sola-
tion, p. 111. Per H. A. KELLY, The Devii at Baptism, p. 87, questi gesti hanno
lo scopo di "eliminare qualunque influenza demoniaca che permanga".
66 loANNES DIACONUS, Epistula ad Senarium, 4: "Si toccano le loro orecchie
che, dopo l'esorcismo che ha scacciato il demonio, serve a restituire una forza
vitale positiva al catecumeno (come Dio fece per Adamo), e i segni su fronte,
orecchi e narici (soprattutto sulle narici) starebbero ad indicare la rianimazione
dell'uomo novello.
69 Traditio apostolica, 21, 5: NNNcwc NT«>TNBATITIZ.e NNNoc5 tlpwNe «>ntA«>
11.6 N6tiON6 6AVB6JI. NeyBCP 680JI. THpoy AYW 6AYJC.W etpAl NNKOCNHCIC
NNoyB t• tAT «>TtLXWoy· i1ne>pTp«>J~.AAY Xl eJAoc tl~oTplON NHNAq «>tpAJ
e>nNooy.
TRADITIO APOSTOLICA 605
scudo, corazza da petto e mostrò loro quel che, dopo di loro e in seguito al loro
modo di agire sarebbe avvenuto: braccialetti, ornamenti, tingere ed abbellir
le ciglia, pietre, più di tutte le pietre, preziose e scelte". Traduzione di Luigi
Fusella.
606 APPENDICE l
mia Delia, sciogliendo i voti promessi, sieda davanti alle sacre porte vestita
di lino, e due volte al giorno, sciolte le chiome, debba cantare le tue lodi".
Traduzione di Francesco Dalla Corte. Per altre fonti, W. C. VAN UNNIK, Les
cheveux dé{aits, pp. 87-88.
78 Passio Perpetuae, 20, 5: "Poi, chiesto un fermaglio, raccolse e fissò i
capelli sciolti: non era decoroso che una martire patisse coi capelli sciolti: non
doveva sembrare in lutto in un momento tanto glorioso". Traduzione di Gioa-
chino Chiarini.
79 W. C. VAN UNNIK, Les cheveux dé{aits des {emmes baptisées.
TRADITIO APOSTOLICA 607
80 Sabbiilh, 6, 1: "Che cosa può portare una donna che esce e cosa non può
ornamenti ciò che chiamano acconciatura femminile, per cure di bellezza ciò
che converrebbe chiamare sconcezza femminile. L'uno consiste nell'oro, nell'ar-
gento, nelle pietre preziose e nell'abbigliamento, l'altro nella cura dei capelli
[... ] Accusiamo il primo di vanità, il secondo di prostituzione".
610 APPENDICE 1
All'ora che è stata stabilita per Mentre stanno per ricevere l'olio
battezzare, il vescovo renda gra- per l'esorcismo, il vescovo renda
zie sull'olio, lo metta in un vaso grazie in un vaso, e ne esorcizzi
e lo chiami olio del rendimento di dell'altro; e quello esorcizzato lo
grazie. Prenda altro olio e lo esor- prenda un diacono e sì disponga
cizzi, e lo chiami olio dell'esorci- in piedi presso il presbitero; e
smo. Un diacono prenderà l'olio l'altro ugualmente, dell'azione di
dell'esorcismo e si porrà alla grazia, (e) si disponga alla destra;
sinistra del presbitero, e un altro ed il presbitero che l'esorcizza si
diacono prenderà l'olio del ren- disponga alla sinistra. E prenden-
dimento di grazie e si porrà alla doli uno ad uno, chieda se crede e
destra del presbitero. Quando dice: "Rinuncio a Satana, alla sua
il presbitero prende ciascuno di opera, alle sue azioni e alla sua
coloro che riceveranno il batte- contaminazione"; ed una volta
simo, gli imponga di rinunciare che li hanno fatti pronunciare la
dicendo: "Rinuncio a te, Satana, professione, sia unto con l'olio
a tutto il tuo culto ed a tutte le esorcizzato, dicendo (la formula)
tue opere". E quando avrà rinun- per la purificazione da ogni spi-
ciato a tutte queste cose, lo unga rito estraneo; e così, consegnatolo
con l'olio dell'esorcismo, dicendo: nudo al vescovo o al presbitero,
"Ogni spirito si allontani da te". a colui che lo battezza, nudo in
Così lo affidi, nudo, al vescovo o piedi nell'acqua [... )95 .
al presbitero che sta presso l'ac-
qua per battezzare94 .
I, 16, 3, secondo il quale l'olio è la potenza dello Spirito Santo con la quale "i
fedeli vengono unti dopo il lavacro (!J.n!X TÒ ÀouTpov)".
107 J. M. HANSSENS, La Liturgie d'Hippolyte, pp. 452-456. È quanto già notava
A. SALLES, La tradition Apostolique, p. 199.
108 P. F. BRADSHAW- M. E. JoHNSON- L. E. PHILLIPS, The Apostolic Tradi-
tion, p. 131.
109 CYRILLUS ALEXANDRINUS, Expositio in Psa[mos, 45, 2: "Rinuncio a te,
Satana, a tutte le tue opere, a tutti i tuoi angeli, a tutta la tua pompa e a
tutto il tuo culto".
°
11 CYRILLUS HIEROSOLYMITANUS, Catecheses mystagogicae, I, 6: "Poi dici: E a
ogni tua pompa. Pompa del diavolo sono il fascino del teatro, le corse di cavalli,
614 APPENDICE l
7. Il pane esorcizzato
Nel capitolo dedicato al momento del pasto, si trova questa
istruzione:
accipiat".
118 Traditio apostolica, 28, 5: lWHA.Ioc NT€OKA.THxoyH€Noc .x1 i1no€1K
i1n€JE[opr]lcHoc.
119 Cfr. E. BARTSCH, Die Sachbeschworungen, pp. 80-81.
616 APPENDICE l
prima del suo uso 120 • Dolger ritiene che questo pane sia il medesimo
di cui parla Agostino in Africa:
Ciò che i catecumeni ricevono, sebbene non sia il corpo di Cristo, è
tuttavia santo, e più santo del cibo di cui ci nutriamo, poiché è un
sacramentum 121 •
126 G. Dix, The Treatise on the Apostolic Tradition, p. 68; B. BorrE, Un pas-
sage difficile, p. 9.
127 Traditio apostolica, 42, 1: "Hoc enim signum passionis adversum diabo-
stizia come di una corazza, e sul suo capo ha posto l'elmo della salvezza"; Sap
5, 18: "Indosserà la giustizia come corazza e si metterà come elmo un giudizio
infallibile"; Ef 6, 14: "State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità,
rivestiti con la corazza della giustizia".
130 Traditio apostolica, 42, 2: "Nam adversarius, cum videt virtutem, quae
135 B. BoTTE, Un passage difficile, pp. 13-14. Cfr. anche In., La sputalion,
139 Traditio apostolica, 42, 4: "Frontem vero et oculos per manum consignan-
cate tra la fine del m e la prima metà del IV secolo (I Padri apostolici, p. 70).
3 Si tratta di un codice scritto nel 1470 e conservato ad Amsterdam.
ed è confermato dal fatto che esse sono riportate in un codice siriaco del Nuovo
Testamento, dopo l'Epistola di Giuda. La versione copta (dei primi otto capi-
toli) le ascrive ad Atanasio. I frammenti greci sopravvissuti sono tratti dalle
Pandette di Sacra Scrittura del monaco palestinese Antioco di San Saba (620
circa).
622 APPENDICE 2
l. Esorcisti itineranti
5 Ps. CLEMENS RoMANUS, Epislulae ad virgines, l, 12, 2-5: "O·n 8è xoct TOÙTo
XotÀÒv XotL 6l<ptÀLfLOV Tjj Èv XptcrTéj) oc8eÀ<p6TIJTL TÒ TOÙç 8ottfLOVLWVTotç Èmcrxé-
7tTecr0otL XotL e\)xecr!lotL ÈmÌvw otÙTWV EÙX~V Téj) 0eéj) ocpécrxoucrotv mcrTWç XotL
!L~ Èx cruvOécrewç 1tOÀÀWV Mywv ~ fLEÀéTot<; È;opxL<rfJ.WV 7tpÒç È1tl8eL;tv ocv0pw-
7totpecrxdocç 7tpÒç TÒ <potvijvotL eÙÀIXÀouç iìfJ.V~fLOVotç -IJ!J.ii<;, 8lx1)v ocÙÀou l)xouv-
Totç 7tpÒç TOÙ<; ÈvepyoufLtVouç <pÀUotp[ocç XotL ~otTTOÀoy[ocç XotL oÙx Èv 7tL<rTEL
OCÀ1)0docç, xocO<ilç È8l8oc;ev o Kupwç· TOÙTo y<Xp TÒ yévoç, <p1jcrlv, Èv 7tpocreux1i
ÈxTeve'L xoct 7tL<rTEL fLET<Ì V1)<rTelocç È;tpxeTotL. N1)<p6vTwç oùv TÒv XOCfLVOVTot Èm-
crxe7tTWfLE0oc, ~ç 8e'L, Èv 7tVEUfLotTL Tot7tELVwcrewç. KocÀÒv oùv TÒ cruyxomiiv To'Lç
XOCfLVOU<rLV oc8eÀ<po'Lç, ~ç erp1)TOCL, 8L' ocypu1tVLWV Xott V1j<rTELWV XotL eùxwv oc8Lot-
ÀeL1tTWV. 'Eppé01) y<Xp {mò TOÙ Kuplou· ~otLfL6VLot Èx~ocÀÀETE, fLET<Ì xoct TWV
1i.ÀÀwv !occrewv· 8wpe<Xv ÈÀ<Ì~ETE, 8wpe<Xv 86-re. L'accusativo fLEÀtTotç sarebbe
molto più facilmente giustificabile se fosse un genitivo, fLEÀtTIJ<;.
6 Ps. CLEMENS RoMANUS, Epislulae ad virgines, l, 12, 2-6: €80~ AE .XENA-Noy-
fratelli in Cristo, che si visitino coloro i quali sono vessati da spiriti malvagi, e
si facciano degli esorcismi e orazioni sopra di essi, accortamente, con orazione
accetta davanti a Dio; non con parole ornate e molte, ordinate e preparate
al fine di apparire come uomini eloquenti e di buona memoria. Sono simili a
una tromba che squilla o a un cembalo che risuona (l Cor 13, 1) la loro gar-
rulità, e nulla giovano a quelli sui quali fanno gli esorcismi, ma parlano con
parole terribili e spaventano con i loro detti gli uomini, e non operano con
retta fede, secondo la dottrina di nostro Signore, il quale disse: Questa razza
non esce fuori se non con digiuno e orazione (Mt 17, 21) sempre perseverante e
con mente attenta. Sicchè santamente preghino e chiedano a Dio con fervore
e con ogni vigilanza e castità, senza avversione e malizia. In questa maniera ci
avvicineremo a un fratello o sorella infermi e li visiteremo, com'è ragionevole,
senza frode o amore di denaro, senza tumulto e garrulità, in atteggiamento non
alieno dalla pietà e senza superbia, ma con lo spirito dimesso e umile del Cristo.
Con digiuni dunque e con preghiera esorcizzino, non con parole di erudizione
ornate, disposte ed acconce, ma come uomini i quali ricevettero il carisma di
guarigione da Dio. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date, con fiducia,
a lode di Dio, con digiuni, preghiere e incessanti veglie, e con le altre buone
opere. Mortificate le opere della carne con la virtù dello Spirito Santo. Un tale
uomo è tempio dello Spirito Santo di Dio (cfr. l Cor 6, 19). Un tale uomo scac-
cia i demoni, e Dio lo aiuterà. È infatti una bella cosa sovvenire agli infermi.
Disse il Signore: Scacciate i demoni, con molte altre guarigioni, e: Gratuitamente
avete ricevuto, gratuitamente date (M t 10, 8)". Traduzione di Giovanni Battista
Gallicciolli, leggermente riadattata.
EPISTOLE AI VERGINI 625
8 l Cor. 13, 1: "Se anche parlo le lingue degli uomini e degli angeli, ma
The power that Christians exerted over evil spirits was one of
the most cherished topics in apologetic literature. In the process
of putting forth their credenda, Christian writers also responded
to accusations against their faith and, thus, indissolubly merged
apologetic and propagandistic elements. The inclusion of exorcis-
tic narrations in such contexts needs to be seen, therefore, in the
light of their strong missionary purpose. It is not by chance that
the issue of exorcism makes its first appearance in the history of
Christian literature, with the exception of the New Testament, in
the oldest apologies and is almost completely absent in other sur-
viving texts.
Christians portrayed themselves as great demon casters and their
spells were an extremely important instrument of both mission and
propaganda. When Christian writers addressed a pagan audience
to persuade people of the veracity of their faith, the well-known
exorcistic skills of the faithful turned out to be a compelling argu-
ment since, they claimed, such abilities were displayed right before
everyone's eyes. Consequently, the ritual of exorcism becomes
a powerful instrument of persuasion proving the truthfulness and
the superiority of Christianity while at the same time showing the
demonic nature of the pagan deities not only to heathens, but also
to the Christians themselves.
ENGLISH SUMMARY 635
natura] to compare the apostle who was the leading character with
Christ himself: the needy prostrate themselves in front of him,
demons talk to him, the laws of nature are subverted. It is note-
worthy how the Apocryphal Acts stress this unique capacity of the
apostle to fight Satan, while the rest of Christian contemporary lit-
erature constantly emphasizes how ali the faithful have the upper
hand over the devii to such an extent that any Christian is said
to be capable of performing successful exorcisms. In the Acts, the
cosmic conflict is taken to such a degree of exacerbation and the
figure of the apostle is so heightened that it becomes the only hope
of winning the war against evil forces.
Although an apostolic origin of the accounts of exorcisms
present in these texts is most unlikely, the use of certain formulas
and gestures can be interpreted as an anachronistic re-proposal of
traditions known to the authors and commonly practised in their
homelands. This has been verified in liturgica] history for accounts
of baptism rituals and I believe it can be applied with due cau-
tion to rites of exorcism.
A close correlation can be seen between the events of the life of
Jesus and the ones narrated in the Apocryphal Acts. The numer-
ous similarities have been re-elaborated in a narration character-
ized by a highly fictional style. Precise descriptions are typical of
this literature as well as the development of real scenes-something
unparalleled in previous or contemporary literature. Especially sig-
nificant are the dialogues between the apostle (or his envoy) and
the magician or the person who is possessed by a demon. Such dia-
logues are carefully reported, often after the example of Jesus's
dialogues in the Gospels. In addition, the Acts sometimes describe
even the places where demonic possession and exorcisms take
piace. The presence of witnesses is also crucial; the crowd satisfies
a precise need for testimony and guarantees the veracity of what
has happened, and at the same time, turns every awesome deed
into an overt manifestation of the superiority of Christianity. The
crowd's massive conversion to Christianity, and especially the con-
version of the possessed who have been healed, is made evident
through the ritual of baptism which concludes many accounts of
liberation.
ENGLISH SUMMARY 637
The term most widely used to indicate those who are possessed
by a demon in the writings examined is daemoniaci or 3cx~f1.0VWV't"Eç
and acx~f.LOV~wvnç. The latter forms, usually paired as 3CXLf1.<.ùV
- 30C~f1.6VLOV and daemon - daemonium, are interchangeable and
are used equally without any implication of a difference in mean-
ing. There are also a variety of ways to describe the condition of
these persons: some are said to be oppressed, moved, filled, possessed,
or contaminated by a demon while others are called receptacles or
habitations of the Evii One, or said to hide or contain a demon. Since
these individuals suffer the activity of the demon possessing them,
they end up being labelled technically as ève:pyouf.Le:Vo~. There is
also an ampie list of terms for describing the baleful influence of
demons over men: they creep or descend into people; they enter,
imprison, abduci, and invade human beings; they inhabil them,
ENGLISH SUMMARY 639
stick to them, take, possess, and drive them, striking and upsetting
the human body.
Evil possession produces unbearable consequences in the pos-
sessed. In the first piace, the demons that enter the person cause
diseases (people suffer from dropsy and become blind) and seizures
consistent with epilepsy. The manifestations of this torment, which
can lead to death, range from the ordinary screaming and moaning
to the more extreme contortion of limbs, upsetting of the mind,
madness and loss of one's senses.
The presence of the demon in the individuai is depicted as a real
an d utter substitution of the personality. The poor wretch mani-
fests the possessed condition especially in moments when his own
personality, overpowered by the force of the spirit that possesses
him, is forced to surrender and withdraw. The possessed who are
forced to talk or who address the exorcist spontaneously do not
speak with their own voices or tongues, but with those of the
demons that bave invaded them. Thus, any dialogue between the
exorcist and the possessed is a dialogue between the exorcist and
the demon that inhabits the body of the energumen.
ALCIBIADES OF APAMEA
JusnN MARTYR
THEOPHILUS OF ANTIOCH
IRENAEUS OF LYONS
Chapter 10, pp. 227-267
superiority: they throw themselves at his feet, beg for mercy, and
manifest their fear of the punishment they fear will befall them.
In order to restore the sight darkened by diabolic possession and
to cast out demons, Andrew performs the imposition of the hands,
taking care to stress the fact that the power of healing is not his,
but God's alone. The terminology used does not allow for a clear
distinction between healing of the sick and healing of the pos-
sessed. In cases of particularly resistant demons, an exorcism might
require the apostle to address the demon directly, rebuking it and
ordering it to abandon the energumen's body at once. Instead, in
some other cases, the act of casting out the demon is preceded by
a meek argument between the two, without any kind of imperative
conjurations. There is one instance featuring a deprecatory prayer
of exorcism in participial style which invokes God's deliverance
from the devii and insists on the argument of the superiority of
Christians over all other exorcists.
In the case of a malignant influence causing disease, liberation
from an evil spirit merely coincides with healing, while actual
diabolic possession ends when the demon is cast out of the ener-
gumen's body. The phenomenon includes the departing demon's
screams and roars and, every now and then, there is even a ges-
ture of submission and the announcement of deliverance is made
by the demon itself. The expelled demons might also be ordered to
remove themselves to the desert-an arid and lonely piace where
they will not be able to harm any other human being.
Every exorcism and every healing episode prompts the conver-
sion of the person who benefits from it, embraces the faith, and
changes his ways. At the same time, since such episodes often take
place in front of a crowd of beholders; the propagandistic effect of
the account is evident as it describes a public demonstration of the
superiority of the Christian exorcists. The crowd plays the crucial
role of a witness and differences are stressed. The apostle's actions
are gratuitous and altruistic while the other exorcists seek after
money-a traditional argument denouncing a context of religious
competition. Another identifying element is the accusation of sor-
cery which different religious factions used against each another in
the same fashion.
ENGLISH SUMMARY 661
CLEMENT OF ALEXANDRIA
ORIGEN
TERTULLIAN
the aim of persuading the sick that the demons themselves were
responsible for the subsequent healing. This subject is dealt with
in the writings of Tertullian and Tatian. Another type of obses-
sion can be seen in the {urentes who publicly claim to be invaded
by a deity. Minucius returns to a matter developed by Teophilus
of Antioch and Tertullian and attributes to the deities themselves
a confession of their true nature: when forced by Christian exorcists,
these self-proclaimed gods admit to being none other than demons,
even doing so before the eyes of their pagan worshippers. Minucius
does not dwell on the description of the characteristics of Christian
exorcism, nor does be provide further information regarding the
identity of the exorcists. He only incidentally mentions verba and
orationes directed at malignant spirits causing the demons to suffer
and, finally, to flee. Minucius telis of an adjuration pronounced in
the name of 'the true and only God', but be does not seem to fol-
low closely any precise ecclesiastica! set of formulas. The generic
nature of bis writings lead one to suppose that be had no interest
in dwelling on details of the Christian liturgy at that time. The
end result of exorcism, which leaves the demons trembling, is the
liberation of the possessed: the sooner the faith of the energumen
and the divine grace administered by the exorcist begin working,
the sooner this will come about. Ali in ali, it does not seem that
the testimony of Minucius Felix can add much further knowledge
of exorcistic practices of bis time; the context of the narration is
exquisitely apologetic and propagandistic, and the author makes
extensive use of material drawn from previous authors which be
includes with mastery in a text assigned to a very precise literary
genre.
FIRMILIAN OF CAESAREA
bas tbe power to repel any demonic influence, making evident tbe
inner disposition of tbe believer to receive tbe Holy Spirit.
Tbe two letters, wbicb were actually only one originally, bave
been falsely attributed to Clement of Rome. Most Iikely origi-
nating in Syria or Palestine, tbey became widely known only in
Egypt. Tbe work is generally tbougbt to date back to mid-tbird
century, wbereas some attribute it to tbe early decades of tbat
century, otbers later tban tbat, and otbers stili bave gone as far as
tbe second balf of tbe fourtb century, making it difficult to estab-
lisb a reliable dating.
Tbe autbor of tbe text wisbes to explain tbe rules of Iife of
certain wandering ascetics wbo go from one village to anotber
preacbing, reading tbe Scriptures, and praying for tbe benefit of
tbe faitbful. One of tbeir most important duties consists of calling
on widows, especially tbose wbo bave to bring up orpbans. Tbe
nature of tbese visits provides an opportunity for a lecture on tbe
regrettable exorcistic practices of some male ascetics wbo 'wander
around tbe bouses of brotbers or virgin sisters, on tbe pretext of
calling on tbem, to rea d tbe Scriptures and exorcize tbem'.
According to tbe writer, tbe necessary condition for tbe effec-
tiveness of an exorcism is faitb in God accompanied by prayer
and fasting, ali in a frame of bumility, prayer vigils, and absolute
gratuity. Instead, tbere seem to be people wbo bave visited tbe
energumens and exorcized tbem witb pompous formulas, incober-
ent mumbo-jumbo, and long discourses witb tbe aim of sounding
eloquent and clever. Tbeir purpose was not tbe bealtb of tbose
visited, but curiosity, gossip, people's approvai, and possibly earn-
ings. Tbere is no indication of wbetber or not tbese individuals
belonged to tbe clergy. Tbey migbt simply be cbarismatic mission-
aries wbo play an important role in villages and rural areas. Tbe
efficacy and legitimacy of tbe exorcisms do not seem to depend on
tbe role of tbose wbo perform tbem, but on tbeir intentions, tbeir
words, tbeir faitb, and divine approvai.
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a cura di
Walter NtcoLOTTI
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Abramo, 36, 70, 71, 109, 143, 147, 614
153, 154, 158, 213, 236, 315, 443, Ambrogio diacono, 451
444, 445, 446, 452 Ammone, 386, 388
Academo, 373 Andrea apostolo, 56, 80, 269, 270,
Achelis H., 585 271, 279-310
Achille, 33 Andrén 0., 247
Achtemeier P. J., 54 Andreotti R., 538
Adamik T., 230, 332 Andres F., 52, 182, 412
Adamo, 104, 156, 161, 178, 316, 336, Andresen C., 156, 364, 369, 370
478, 524, 558, 604 Andronico, 276
Ader G., 23 Anfilochio di !conio, 507
Adolph A., 554 Anfione, 327
Adonai, 71, 388, 445, 450, 452 Angelelli F., 481
Adorno F., 196 Aniceto pontefice, 227, 231, 236, 366
Adriano imperatore, 364 Anna, 427, 435, 436
Affia, 328 Anrich G., 605
Afraate, 357, 358 Antifane, 287, 292, 295, 298
Afrodite, 187, 385 Antifonte, 35
Agostino di Ippona, 84, 149, 481, 497, Antioco di San Saba, 621
504, 507, 528, 508, 548, 554, Antoniano N., 400, 452
557,580,597,603,603,616 Apollinare di Gerapoli, 367, 433
Agrippa, 87 Apollo, 385, 451
Aland B., 244 Apollonio di Tiana, 122, 123, 147,
Alcain J. A., 464 297, 307, 308, 321, 376, 530
Alcibiade di Apamea, 63, 94, 125-139, Apuleio di Madaura, 38, 39, 309, 371,
296, 320 373,387,484,502,531,533,534
Alderink L., 232 Archiloco, 33
Aleith E., 327 Ardesiane, 199
Alese C., 459 Aristide di Atene, 285, 369
Alessandra, 284 Aristide Elio, 188
Alessandro di Cappadocia, 391 Aristobulo, 368
Alessandro Poliistore, 183 Aristofane, 34, 183
Alessandro Severo, 569 Aristofane comico, 283
Alessandro di Cappadocia, 391 Aristone di Pella, 369
Alessi comico, 283 Aristotele, 74, 387, 450, 453
Alexander J. S., 575 Arnobio, 409, 529
Alfaro Bech V., 518 Aronne, 206, 316, 335, 433
Alfieri V. E., 196 Artemide, 273, 274, 275, 451
Alfonsi L., 363 Asclepiade, 179
Allard P., 538, 539 Asclepio, 187, 188, 313, 379, 386
Allert C. D., 157, 158 Asclepiodoto, 488
Alpigiano C., 285 Asmodeo, 104, 105, 149, 333
Alszeghy Z., 524 Aspasia, 187
Altermath F., 261 Assionico, 199
Aly W., 504 Atanasio di Alessandria, 73, 189, 285,
Amalek, 433 429, 506, 621
Amann E., 519 Atchley E. G. C., 148
Amati F., 16 Atenagora di Atene, 148, 261, 367,
Ambrogio, 363, 418 546
792 INDICE DEI NOMI
Bio n d l., 178, 330 Brox N., 227, 240, 243, 247, 455, 585
Blowers P. M., 444 Bruce J., 219
Bludau A., 538 Bucero M., 24
Blumenthal M., 271 Biichner J., 510
Boatti A., 398, 609 Buonaiuti E., 199, 219, 365, 366, 405,
Bobichon P., 152, 156 408,409,481,525,535
Biicher 0., 92, 103, 209, 504 Burke G. T., 363, 368, 370
Bodelòn S., 533 Burkert W., 376
Boffo L., 166 Burmester O. H. E., 608
Boismard M. E., 614 Busch B., 521
Bolgiani F., 175, 178, 191, 330 Busch P., 449
Bollòk J., 327
Bolo di Mende, 176
Bolton C. A., 506 Cabié R., 594
Bolyki J., 275 Caifa, 314, 335, 337
Bona G., 196 Calasiride, 147
Bonner C., 283, 337 Calderòn Dorda E., 15, 150, 215
Bonsirven J ., 334, 607, 608 Caleb, 334
Borret M., 364, 366, 368, 370 Calmet A., 24
Bosio G., 134, 168, 314, 343, 399, 499, Calonne R., 463
601 Calvino G., 24
Bossina L., 15 Calzecchi Onesti R., 182
Botte B., 161, 586, 589, 600, 614, 616, Cambiano G., 195
617, 618, 619, 620 Carnei o t P., 405
Botti G., 175 Camelot T., 401, 411
Bouché-Leclercq A., 381, 388 Cana, 294
Bouhot J. P., 594 Cantalamessa R., 603
Bourgeois D., 141 Cantarella E., 514
Bousset W., 225, 330 Capelli P., 206
Bouvier B., 323, 324 Capitani U., 179,503
Bovon F., 55, 269, 311, 319, 323, 324, Cappelletti S., 151
327, 331 Caracalla, 284
Bradshaw P. F., 15, 167, 168, 174, Carello S., 331
359, 360, 517, 518, 585, 586, Carena M., 146, 194
587, 595, 596, 597, 602, 603, Carpin A., 537, 559
604,608,612,613,616 Carpocrate, 43, 71, 229, 231, 234, 238,
Braida E., 21, 330, 338, 342, 356 239, 264
Brandt W., 126, 132 Carrara P., 363
Braun R., 497, 512 Casadio G., 21
Brelich A., 183 Casamassa A., 141, 621
Bremmer J. N., 269, 272, 279, 291, Casey R. P., 200, 202, 208
292,309,311,318,323,327,329 Cassio Dione, 47
Brenk F. E., 40, 121, 371 Castelli E., 585, 586
Bressan G., 105 Cataudella Q., 365, 369, 370, 402
Briarèo, 396 Catone Marco Porcio, 179, 609
Briend J., 153 Cattaneo E., 80, 514, 626
Brière J., 153 Cavalli M., 375, 386
Brock A. G., 327 Ceciliano presbitero, 537
Brontesi A., 200, 211, 212, 397, 411 Cecilio di Bilta, 502, 529, 531, 533,
Brown P., 48, 353 567, 568
794 INDICE DEI NOMI
Roetzer W., 521 Saul, 105, 106, 107, 109, 153, 392,
Rogaziano diacono, 569 393, 424
Rogers R., 191, 192 Saumagne C., 537, 538
Rohde E., 211 Saxer V., 80, 84, 200, 209, 397, 398,
Roig Lanzillotta L., 279, 280 399, 400, 414, 470, 474, 507,
Rolla A., 15 517, 522, 527, 540, 547, 549,
Romano martire, 507 551, 552, 554, 555, 556, 562,
Romero Pose E., 249 563, 564, 579, 583, 591, 595
Rondet H., 525 Sbaffoni F., 335
Rordorf W., 327, 333 Scapula proconsole 53, 486, 490
Rosenbaum H. U., 231, 366 Scarpi P., 232
Rossi S., 142, 531 Scazzoso P., 507
Rosso Ubigli L., 341 Scevà,45, 46,120,147,429
Rosweyd H., 506 Schafer T., 459
Rotta P., 450, 451 Schiiferdiek K., 269, 271
Rouge J., 228 Scheeben M. J., 85
Rougier L., 364 Schepelern W., 244
Rousseau A., 15, 235, 245, 247, 249, Schmidt C., 219, 220, 269, 270, 327
251, 252, 262, 264 Schmitt C., 230
Ruben, 214 Schneemelcher W., 269, 270, 271,
Rudolph K., 126, 128, 230, 232 279, 311, 327, 329
Rufino di Aquileia, 234, 423, 469, Schneider J., 34
471 Schochet E. J ., 322
Ruggiero F., 516 Schoedel W. R., 192, 227
Rupprecht C. E., 133 Scholem G., 224
Russe! J. B., 27 Schollgen G., 374, 377
Schonmetzer A., 168, 170, 171
Schredelseker P., 606
Sabaoth, 71, 223, 224, 388, 445, 447, Schrijnen J., 591
451 Schroder H. 0., 364
Sabino, 514 Schiirer E., 153, 166, 215, 449
Sacchi P., 15, 90 Schwartz E., 141, 585
Saggioro A., 482, 576 Schwartz J., 365, 367, 370
Sagnard F., 199, 200, 203, 208, 209, Schweizer E., 337
213, 259 Scibilia A., 233
Sald S., 308 Scognamiglio R., 15, 205, 344, 420,
Salles A., 613 423, 431, 438
Salles-Dabadie J. M. A., 230 Scopello M., 15, 220
Salomone, 68, 105, 107, 108, 112, 149, Seagraves R., 551, 571, 573
152, 153, 164, 237, 447, 448, Sebastian J. J., 559
449, 628 Segai J. B., 329
Salzberger G., 449 Segelberg E., 209, 217, 611
Sam, 112, 153, 165, 294, 392, 427 Selva K., 16
Sammoth, 291 Semihazah, 104
Sanchez S. J. G., 157 Semmath, 289, 291, 292
Santippo diacono, 347 Senocrate, 512
Sara, 105, 109, 333 Serapide, 124, 502, 531, 532, 534
Sartori P., 16 Serapione di Thmuis, 611, 612
Saturnino, 236 Servio scoliaste, 409
Saturno, 532, 534 Sesboiié B., 168, 240
806 INDICE DEl NOMI