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Alla fine della Guerra dei Sette anni, la Gran Bretagna emerge come la più
grande potenza mondiale, con un aumento dei suoi domini coloniali e un
conseguente aumento delle spese, soprattutto per le conquiste territoriali del
NORD AMERICA. Per far fronte a queste spese il governo stabilisce un
aumento della pressione fiscale sui contribuenti delle colonie nordamericane,
suscitando una serie di reazioni che porteranno ad una grave crisi i. I
governanti britannici, ignorando o trascurando la fermezza dei coloni (la forza
che viene dalla tradizione teologica dei protestanti puritani che vede l’America
come una terra promessa, che riconosce agli individui i diritti naturali,
l’influenza dell’illuminismo) rispondono con durezza alle resistenze.
La nuova politica fiscale delle colonie prevede: 1. Revenue Act che cerca di
combattere il contrabbando dei coloni 2. Stamp Act impone una imposta da
Bollo su ogni documento ufficiale. Il ricavato dei bolli
venduti va allo stato britannico per finanziare le truppe di stanza nelle colonie
e i funzionari statali li dislocati.
È a questo punto che scoppia la vera e propria guerra tra colonie ribelli
e Gran Bretagna.
militari, che determinerà la vittoria dei ribelli, è il fatto che da una parte ci
sono milizie di mercenari e dall’altra uomini che combattono per difendere i
propri diritti, quelli delle proprie famiglie e la propria libertà. L’intervento di
altre potenze accanto ai ribelli (FRANCIA SPAGNA E OLANDA) ne
determina grandi vittorie e successi fino alla vittoria definitiva
nella BATTAGLIA DI YORKTOWN (1781) in cui i britannici si arrendono e la
città viene riconquistata.
Punti di vista differenti sui rapporti di potere tra singoli Stati e Governo
federale determinano una divisione tra:
timorosi che il governo centrale possa limitare gli spazi di azione economica
dei singoli stati.
1. i limiti che il governo centrale deve rispettare nei confronti dei singoli stati e
dei singoli individui.
Capitolo 3.
La Rivoluzione francese. Presa della Bastiglia e Assemblea Nazionale
Costituente. L’emergenza fiscale causata dalle spese sostenute nelle guerre
precedenti, portano re Luigi XVI a proporre una riforma fiscale che però trova
l’opposizione del Parlamento che intende difendere i privilegi di nobiltà e clero
e mantenere la propria centralità. Così vengono convocati gli Stati Generali: il
Parlamento chiede che si voti per ordini (in modo da favorire nobiltà e clero
che sono in maggioranza). Ciò porta ad un’animata discussione, in cui i
singoli esprimono la propria opinione tramite i pamphlets. Così il Terzo Strato
si stacca dagli Stati Generali e si riunisce nell’Assemblea Nazionale
Costituente con lo scopo di redigere una Costituzione. Il malumore politico e il
disagio sociale provocato dall’aumento del prezzo del pane, portano allo
scoppio di una ribellione. Il 14 luglio avviene la presa della Bastiglia: vengono
assaltate le prigioni e il comandante viene decapitato.
La Convenzione approva misure estreme per far fronte alla difficile situazione
del Paese: 1. Repressione del dissenso: esecuzione capitale per reati contro
la sovranità popolare 2. Gran Bretagna, Province Unite e Spagna formano
una grande coalizione contro la Francia, ma è la
Uno strumento utilizzato per creare unità nella nazione è l’istruzione pubblica:
• Sistema educativo dipendente dallo Stato • Sistema di feste pubbliche,
che ha lo scopo di coinvolgere emotivamente il popolo per avvicinarlo ai
Capitolo 4.
Il fatto che 2/3 dei deputati del Parlamento dovessero provenire dalla vecchia
Convenzione crea non poco disagio sociale, che sfocia in insurrezioni e
congiure. Napoleone, un giovane generale, ordina quindi cannoni contro i
rivoltosi.
Intanto in Francia.
Il Direttorio subisce un’ulteriore sconfitta elettorale e cambia la sua
composizione. Il suo nuovo leader decide di organizzare un colpo di Stato per
annullare la Costituzione e costruire un nuovo assetto istituzionale. Per fare
ciò punta su Napoleone che, al ritorno dall’Egitto, ottiene il comando delle
forze armate.
Capitolo 5.
Con l’appoggio della Gran Bretagna viene ordito un complotto per uccidere
Napoleone. Senza prove, viene incolpato e giustiziato il principe della famiglia
Borbone. Ciò suscita numerose critiche fuori dalla Francia, mentre all’interno i
francesi appoggiano la decisione. Napoleone fa dunque proclamare sé
stesso e i suoi discendenti titolari della dignità imperiale, cioè il massimo
potere. Utilizza un altro plebiscito per confermare la decisione.
L’incoronazione. Napoleone non si definisce monarca né per diritto ereditario
né divino, per questo rinnova la cerimonia di incoronazione. Il 2 dicembre
1804 avviene:
Ma la corona non viene messa sulla sua testa dal papa: Napoleone si
alza, dà le spalle al papa e incorona prima sé stesso e poi la moglie. Questo
a dimostrazione che il potere sacro dell’Imperatore non deriva dall’investitura
divina, ma dalla forza che atti terreni (vittorie militari, colpi di Stato, plebisciti)
gli hanno conferito.
deve obbedienza.
nazional-patriottici.
Mentre in Gran Bretagna, i francesi sono visti come “loro”, poveri e sfaticati,
aggressivi e Napoleone come un tiranno, la Prussia reagisce in modo
particolare. Vuole infatti che il nuovo esercito prussiano abbia la forza di
quello napoleonico e per fare ciò bisogna diffondere uno spirito nazionale e di
fedeltà alla Prussia. Decide quindi di trasformare i sudditi in “cittadini dello
Stato” e abolire la servitù della gleba. In Italia, dal canto suo, il disagio sociale
per il regime fiscale a cui sono sottoposti i contribuenti portano al
brigantaggio, a insorgenze e alla diffusione di sentimenti patriottici
antifrancesi.
Capitolo 6.
risposte nazionaliste.
• In Polonia. Il fatto che il re della Polonia fosse lo zar di Russia aveva creato
non poco malcontento nella popolazione, perché lo Stato polacco era sotto
diretto controllo russo. Così un corpo di ufficiali attacca il palazzo dove risiede
il governatore e lo costringe alla fuga. La Russia però non sta a guardare:
l’esercito russo si dirige quindi verso Varsavia. La Polonia cerca di resistere,
nella speranza che Francia e Regno Unito arrivino in suo soccorso, ma ciò
non avviene mai. La Russia riesce dunque a riprendere il controllo del
territorio.
• In Italia. Ancora una rivoluzione in Italia, stavolta organizzata da 2
modenesi, che formano in Romagna lo Stato della Province Unite Italiane. I
patrioti italiani sperano nell’intervento della Francia, che però annuncia di non
voler interferire e quindi l’esercito austriaco riporta tutto alla normalità.
Capitolo 8.
• Repubblicana – perché tutti gli uomini sono chiamati ad essere liberi, eguali
e fratelli. La Repubblica è l’unica che assicuri questi diritti.
• Unitaria – perché senza unità non esiste nazione e non esiste forza.
I critici fanno notare che il suo progetto è reso meno credibile perché non
tiene in considerazione: • L’orientamento reazionario del papa in carica. • La
presenza dell’Austria in Italia.
Questi 2 punti deboli, ne fanno davvero una vaga utopia. Ma, nonostante
tutto, negli anni 40 si verificano 2 dinamiche che danno a questo progetto una
credibilità che nessun altro programma indipendentista ha mai avuto.
figura del papa liberale immaginata da Gioberti. Nello stesso anno, i prezzi
dei prodotti agricoli cominciano a salire e qua e là scoppiano tumulti: diventa
l’occasione perfetta per chiedere riforme di carattere nazionale e liberale.
Capitolo 9.
In Francia.
> A ROMA, quindi, un gruppo di patrioti uccide il Primo ministro dello Stato
pontificio e papa Pio IX decide di fuggire dalla città. In sua assenza, viene
proclamata la Repubblica romana, il cui potere esecutivo è nelle mani di
un triumvirato, capeggiato da Mazzini. Presto il presidente Bonaparte, di
orientamento clericale, invia l’esercito francese con il fine di abbattere la
neonata Repubblica romana e di restaurare il potere papale.
> IN TOSCANA il corso degli eventi segue quello di Roma: il granduca fugge
dalla Toscana e un corpo di spedizione austriaco prende facilmente possesso
di Firenze.
2. I conflitti sociali sono apparsi come aspetti essenziali della rivoluzione del
1848-49: il popolo non è unito, ma diviso da fratture profonde definite conflitti
di classi.
Capitolo 13.
Il modello parlamentare: il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. Dall’inizio
dell’Ottocento alla riforma elettorale del 1832.
I cicli rivoluzionari che hanno scosso l’Europa tra il 1820 e il 1849 non
sfiorano nemmeno lontanamente il Regno Unito, che ha struttura
costituzionale con diarchia re-Parlamento. Inoltre, all’inizio dell’Ottocento, ha
pure una grande fissità nel quadro politico, in cui prevale lo schieramento
parlamentare tory. L’opposizione whig riesce finalmente a recuperare
consensi quando identifica un tema importante: la riforma delle norme che
disciplinano l’elezione dei deputati alla Camera dei Comuni. I whig affermano
che sia necessario includere nella politica attiva i protagonisti della
rivoluzione industriale inglese (imprenditori, mercanti e banchieri), cioè vuole
dare rappresentanza alla classe media. A loro favore, interviene anche una
grave crisi che nel 1829 spezza l’egemonia tory. Dopo la costituzione del
Regno Unito (1801), in Irlanda le organizzazioni cattoliche hanno cominciato
a chiedere con insistenza l’abolizione delle leggi che impediscono ai cattolici
di partecipare alla vita politica. Per depotenziare la tensione, il capo del
governo tory emana una doppia riforma, che prevede l’emancipazione dei
protestanti dissidenti e dei cattolici. Queste 2 leggi provocano una grave crisi
all’interno dell’elettorato tory, tradizionalmente anglicano, che si traduce in un
grave insuccesso dei tory, che riporta i whig al governo dopo quasi 40 anni.
Nel 1832, il Parlamento whig approva la riforma elettorale:
Capitolo 14.
1. Da un lato, i gruppi mazziniani ancora molto attivi vedono fallire tutti i loro
tentativi insurrezionali. 2. Dall’altro, i delusi da Mazzini trovano nel Regno di
Sardegna un soggetto politico in grado di accogliere
portato alla cacciata del granduca di Toscana, della duchessa di Parma e del
duca di Modena e alla loro sostituzione con governi provvisori favorevoli
all’unione di queste aree con il nuovo Stato che si sta formando a nord.
La società italiana postunitaria. Nel 1861, meno dei 10% della popolazione
del Regno d’Italia usa la lingua italiana come strumento di comunicazione
quotidiana e appena il 20% sa leggere e scrivere in italiano. L’Italia, poi, non
è unita nemmeno nelle strutture economiche e sociali. Esistono infatti 3
distinte regioni economiche:
terre che, fino all’unificazione, erano sempre stati privi di qualunque istituto
rappresentativo. • Torino è la capitale del regno. • Il primo re d’Italia è Vittorio
Emanuele II. • Lo Statuto Albertino viene adottato dal nuovo regno senza
alcuna modifica.
Difficoltà e contrasti. Più di una volta, negli anni post unitari si sfiora il
disastro.
Capitolo 15.
Convinto della sua forza, Bismarck si allea con l’Italia in una guerra contro
l’Austria. Sconfitta pesantemente, l’Austria deve concedere il Veneto all’Italia
e dire addio alle sue ambizioni di egemonia sull’area germanica. In Prussia,
l’esito della guerra suscita grandissimo entusiasmo nell’opinione pubblica
perché l’obiettivo di uno Stato nazionale tedesco sembra vicino.
Capitolo 16.
un’arma da fuoco.
• Repubblicani, che si oppongono alla legge e dominano negli Stati del Nord •
Whig meridionali, che appoggiano la legge ed sono molto forti al Sud •
Democratici, che avendo una base prevalentemente meridionale non è
condizionato dalla legge.
nord. Gli elementi che però decidono l’esito della guerra sono che l’esercito
nordista si appoggia su una popolazione doppia rispetto a quella dello Stato
Confederale, e che ha una maggiore capacità di rifornire i propri soldati.
Riforme e tensioni nella Russia zarista. All’inizio del 1800, la Russia persegue
una politica di espansione territoriale, che si accompagna ad una significativa
crescita demografica, concentrata soprattutto nelle aree rurali. Le campagne
sono anche il cuore economico della società russa, in particolare per la
produzione di grano e la sua esportazione verso l’Europa occidentale. La
crescita della produzione è ottenuta a causa di una durissima pressione
esercitata sui contadini, che sono a tutti gli effetti servi della gleba.
• Rivolta decabrista del 1825: alla morte dello zar Alessandro I, l’esercito
prova a costringere il suo successore Nicola I a concedere una Costituzione.
Non avendo radici nella società, la ribellione viene rapidamente repressa.
Capitolo 17.
Globalizzazione e dominio coloniale. Caratteri generali. I progressi tecnici
delle industrie europee permettono uno straordinario sviluppo della
globalizzazione, favorita anche dall’attività di esploratori europei, che
intraprendono missioni conoscitive in Asia, Africa e Oceania. Lo sviluppo
industriale migliora anche le tecnologie per la produzione di armi, fattore che
apre il più vasto divario tra l’Occidente e tutta le altre civiltà, che si traduce in
una notevole superiorità bellica. In questo modo le potenze occidentali
(Europa e Stati Uniti) sono in grado di dettar legge quasi dappertutto. Modi
del dominio coloniale:
Impero ottomano nella prima metà del 1800. Tra gli ultimi decenni del 1600 e
i primi del 1800 i confini dell’Impero ottomano sono arretrati continuamente.
Gli insuccessi segnalano uno stato di gravissima debolezza dell’Impero.
• A CRETA la comunità greca tenta di cacciare gli ottomani per riunirsi allo
Stato indipendente greco. Nel 1868 l’Impero riconosce loro più ampie
autonomie.
La Persia.
Per effetto di questa crisi, dal 1858 il governo britannico decide di sciogliere
la EIC e di affidare la gestione dell’India direttamente al Dipartimento del
governo, capeggiato dal viceré. Potenzia poi l’esercito: i soldati britannici
diventano la metà, riducendo la presenza di musulmani e indù. La politica di
civilizzazione diventa ora benevolent despotism: i britannici non vogliono più
modificare usi e costumi degli indiani. Desiderano solo che siano assicurati
l’ordine e il dominio britannico.
La Cina. La Cina è forse l’Impero più grande, popoloso e con la più grande
varietà di confessioni e credenze religiose. Ha una struttura politica centrata
sulla figura dell’Imperatore. Nel corso del 1700, dettato da un senso di
superiorità culturale e tecnologica, l’Impero ha deciso di chiudersi da
eventuali penetrazioni commerciali, lasciando aperto un unico porto, dove gli
europei possono avere loro magazzini e basi di appoggio.
Il Giappone. Nel 1700, ancor più della Cina, il Giappone si è chiuso ad ogni
infiltrazione occidentale. All’inizio dell’Ottocento, al vertice dell’Impero si trova
l’Imperatore, che ha funzione di capo spirituale, ma il vero potere è nelle mani
di una dinastia nobile che si trasmette la carica di shogun (che controlla ¼ del
paese). I restanti ¾ sono affidati come feudi ai daimyo. Un posto significativo
è riservato ai samurai, guerrieri di professione.
Nel 1853, gli Stati Uniti richiedono l’apertura commerciale dei porti
giapponesi. Sapendo che non possono competere con l’esercito statunitense,
i giapponesi firmano un trattato con il quale aprono 2 porti e autorizzano
l’istituzione di un consolato statunitense nel territorio dell’Impero.
Canada. La Gran Bretagna controlla sia l’area popolata dai coloni francesi sia
quella popolata dai coloni inglesi. Nel corso dell’Ottocento, i coloni britannici
continuano a muoversi verso ovest. Tutti i territori conquistati vengono riuniti
nella Confederazione del Canada.
• Flussi migratori a breve-media percorrenza: dalle aree rurali alla città vicine.
• Flussi migratori a lunga percorrenza, che assumono proporzioni
gigantesche, soprattutto verso le Americhe.
I cereali importati da Russia e Stati Uniti hanno infatti prezzi molto più bassi di
quelli europei, prodotti ancora con tecniche scarsamente sofisticate e ad un
costo di produzione assai più alto. La conseguente discesa dei prezzi di
grano e altri cereali mette in difficoltà i proprietari terrieri. Questa fase viene
chiamata “crisi agraria” e porta a 3 tipi di risposte:
Capitolo 19.
• Scuole superiori selettive, che danno pieno accesso alle università. • Scuole
superiori professionalizzanti, scelte da coloro che ambiscono ad un posto
come operaio qualificato
I redditi di élite e ceto medio sono buoni. Anche i salari degli operai e dei
contadini di mantengono ad un buon livello: il problema delle campagne è la
disoccupazione, mentre chi conserva il proprio lavoro ha una buona
retribuzione.