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Il matrimonio

cap. 3 del Manuale (pp. 29-53)

a cura della dott.ssa Ida Virtuoso


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Nel diritto romano…
I Romani riconoscevano al matrimonio e ai suoi effetti
grande importanza, rappresentando il fondamento
della familia.
Il matrimonium, dalla fondazione dell’Urbe, nel 753
a.C., alla fine dell’impero d’Occidente, ha subìto dei
mutamenti che ne hanno in parte modificato
l’originaria struttura - pur nel rispetto di taluni principî
rimasti invariati nel corso dei secoli.

«Nuptiae sunt coniùnctio màris et féminæ et


consòrtium omnis vitæ, divìni et humàni iùris
communicàtio» - Modestino
(unione tra un uomo ed una donna che originava una comunione di tutta la
vita, retta insieme da regole giuridiche e religiose)

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“Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia”
«ovunque tu sarai, io sarò»

➢ In età arcaica il ius sacrum concepisce il matrimonio quale


unione di un uomo e una donna, contratta allo scopo di
procreare figli legittimi;
➢ in età classica le justae nuptiae prescindono da solennità
iniziali, poiché esse si perfezionano e perdurano in quanto di
fatto sussistano due fondamentali elementi:
o la coabitazione (elemento oggettivo);
o il maritalis affectio (elemento soggettivo), definibile come
il «concorso della volontà dei coniugi» nel dar luogo ad
una consuetudine di vita insieme (consortium omnis
vitae), deducibile a sua volta dall’honor matrimonii, cioè
dal complesso dei reciproci riguardi tra i coniugi.
L’affectio è elemento essenziale, tanto che in presenza di
una consuetudine di vita tra due persone di sesso opposto,
l’affectio maritalis e, quindi, l’esistenza del matrimonium, si
presumono fino a prova contraria (Modestino).

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“Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia”
«ovunque tu sarai, io sarò»
➢ In età postclassica il matrimonio inizia a configurarsi come
negozio giuridico;
➢ l’affectio maritalis cede il posto al consenso iniziale dei
nubendi e si impone gradualmente – con l’affermarsi del
Cristianesimo - la concezione sacramentale del vincolo, da
considerarsi indissolubile;
➢ trova spazio un istituto di origine orientale, la arrha
sponsalìcia, consistente in una sorta di caparra che la futura
sposa versava al futuro sposo per garantire l’impegno assunto a
seguito della promessa di matrimonio. La parte inadempiente
avrebbe perduto l’arrha prestata e restituito il quadruplo di
quella ricevuta;
➢ in epoca Giustinianea, la benedizione sacerdotale impartita
ai nubendi diviene criterio per poter desumere la sussistenza
dell’affectio nella coppia;
➢ in età tardo-postclassica la benedizione religiosa si impone
come l’unica forma legale di matrimonio, laddove in
precedenza non era richiesta alcuna forma solenne.
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“La chiave di volta dell’edificio sociale”
Duby, 1981, p. 23
In età medievale, l’istituto matrimoniale è foriero di tensioni e
conflitti tra la Chiesa e l’aristocrazia.
➢ Tra il IV ed il XIII sec. la Chiesa si adopera nel controllarne le
regole, imponendo un modello inedito di matrimonio
strettamente monogamo, indissolubile e fortemente esogamo;
➢ alla fine del sec. XII, il matrimonio è incluso nel settenario dei
sacramenti;
➢ gradualmente, la Chiesa tenta di rafforzare il proprio controllo
sul rituale matrimoniale, senza tuttavia giungervi pienamente,
soprattutto nell’ Italia centrale, dove il matrimonio resta un
rituale privato e laico;
➢ a partire dall’XI sec. si sviluppa una liturgia delle benedizioni
nunziali, senza diventare imperativa;
➢ la presenza di un sacerdote, cosí come la celebrazione del
matrimonio ante faciem ecclesiae è incoraggiata, anche se essa
divenne condizione obbligatoria di validità solo con il
Concilio di Trento (1545-1563).
a cura della dott.ssa Ida Virtuoso
Il decreto “Tametsi”
➢ Prima del Concilio di Trento, erano considerati validi per la
Chiesa anche i matrimoni di coloro che si erano scambiati il
consenso privatamente senza pubblicità o modalità di
celebrazione, tant’è che assunse una non trascurabile
diffusione il fenomeno dei matrimoni clandestini;
➢ con il decreto Tametsi, emanato dal Concilio di Trento l’11
novembre 1563, si stabilisce, per la prima volta, un requisito di
forma senza il quale il matrimonio non è da considerarsi solo
illecito, ma anche invalido (ad liceitatem et ad validitatem):
o fa il suo ingresso l'istituto delle pubblicazioni e si
prescrive che queste devono precedere il matrimonio;
o il matrimonio deve essere celebrato dinnanzi al
parroco o al vescovo (o ad altro sacerdote delegato),
alla presenza di almeno due testimoni;
o sono istituiti i registri parrocchiali, dove il
matrimonio deve essere trascritto.
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Il decreto “Tametsi”
➢ Tuttavia, il decreto Tametsi non entrò in vigore contemporaneamente in tutti i
territori, poiché accompagnato dalla clausola che la sua efficacia sarebbe iniziata
30 giorni dopo la pubblicazione in ciascuna parrocchia;
➢ siffatto stato di incertezza diede luogo ad una dicotomia tra «luoghi tridentini»
e «luoghi non tridentini», che perdurò fino al 1907, anno di emanazione del
decreto Ne Temere, efficace per tutta la Chiesa;
➢ questa circostanza è rintracciabile nell’Opera di Alessandro Manzoni, che la fa
assurgere a uno dei punti centrali de «I Promessi sposi» (cap. VII): nel ducato di
Milano il decreto Tametsi non era stato pubblicato.
o Il personaggio di Agnese riporta – secondo l’interpretazione invalsa nel
Seicento – che sono valide le nozze celebrate dalla volontà dei nubendi alla
presenza del parroco anche senza la sua volontà (cd. matrimonio a
sorpresa):
«Bisogna aver due testimoni ben lesti e ben d'accordo. Si va dal curato: il punto
sta di chiapparlo all'improvviso, che non abbia tempo di scappare. L'uomo dice:
signor curato, questa è mia moglie; la donna dice: signor curato, questo è mio
marito. Bisogna che il curato senta, che i testimoni sentano; e il matrimonio è
bell'e fatto, sacrosanto come se l'avesse fatto il papa. Quando le parole son dette, il
curato può strillare, strepitare, fare il diavolo; è inutile; siete marito e moglie»

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L ’epoca rivoluzionaria
➢ Gli ideali illuministici che hanno informato la Rivoluzione Francese del 1789
influiscono sulla nozione e sulla disciplina dell’istituto matrimoniale: l’individuo
non è più suddito (subjectus) ma cittadino (cives) eguale, titolare di diritti civili;
➢ lo Stato si riappropria della funzione di Corpus non più Christi ma Reipublicae
(Stow, 2006, p. 52), attraverso la graduale secolarizzazione di strutture giuridico-
sociali fino a quel momento delegate al potere ecclesiastico: la famiglia, il
matrimonio, il divorzio;
➢ per la Costituzione francese del 1791, titolo II, art. 7, il matrimonio è soltanto un
contratto, è indipendente dalle convinzioni religiose dei nubendi e ha fine con il
divorzio;
➢ il matrimonio, secondo l’ottica rivoluzionaria, è un microcosmo del contratto
sociale, destinato a conferire (in quanto da esso scaturente) la nazionalità,
derivandone la regolamentazione della filiazione legittima o naturale, il
conseguente diritto di essere – o meno – considerato erede, il controllo sulla
proprietà: non si tratta più in un giuramento di fedeltà e sottomissione, ma di due
liberi individui, parimenti dotati di diritti;
➢ quantomeno nella fase rivoluzionaria iniziale, la donna rileva quale come
soggetto paritetico, di eguali diritti, elemento cardine nella coppia, in quanto
radicato nel diritto naturale, del matrimonio, come base della nuova società
civile, fondata su un’unione elettiva ed affettiva (Baczko, 2009, 44-51);
➢ ad un funzionario municipale fu affidato non solo il registro dello stato civile, ma
l’autorità di dichiarare la coppia unita agli occhi della legge: nasce il matrimonio
civile. a cura della dott.ssa Ida Virtuoso
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L ’impero napoleonico
➢ I princìpi del 1791 informano – in parte – il Code civil napoleonico del 1804: «la
loi ne considère pas le mariage que comme un contrat civil»;
➢ salvaguardare il principio di laicità dello Stato;
➢ il diritto di famiglia è posto sistematicamente nel primo libro, «Des personnes»
(artt. 7-515 c.c.), i cui undici titoli disciplinano lo stato civile, il matrimonio, il
divorzio, la paternità, la filiazione, l’ adozione, la patria potestà (fortemente
affievolita in epoca rivoluzionaria) e la tutela.
➢ la predetta collocazione non è una scelta causale: la disciplina napoleonica è tesa
alla creazione di basi normative atte a diffondere l’idea di una famiglia “forte”,
fondata su un solido principio di autorità di matrice patriarcale;
➢ il codice fa salvo il divorzio ma lo circonda di parecchie limitazioni. Le sette
cause statuite dalla legislazione rivoluzionaria sono ridotte a tre (adulterio,
condanna a pena infamante, eccessi, sevizie ed ingiuria grave). È disciplinato
anche il divorzio per mutuo consenso, ma si tratta di una via particolarmente
ardua da percorrere, dati i gravosi adempimenti ad esso correlati;
➢ l’ art. 213 pone la donna sotto la tutela giuridica del marito, al quale deve
obbedienza. La tutela maritale si esplica attraverso una serie di specifici istituti,
tra i quali l’autorizzazione del marito necessaria alla moglie per stare in giudizio,
vendere beni e accendere ipoteche. Inoltre, solo il marito può amministrare i beni
dotali e comuni.

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Il matrimonio nell’ordinamento italiano
Art. 29 Cost.:

«La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale


fondata sul matrimonio. matrimonium in fieri

Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei


coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.»
matrimonium in facto
➢ Il matrimonio comporta, quale effetto automatico, indisponibile ed
indefettibile, l’acquisizione dello «status coniugale».
➢ Molteplici sono le manifestazioni dello status coniugale, il quale si
riflette anche sui rapporti patrimoniali facenti capo ai consorti,
determinando una specializzazione della relativa disciplina. La
condizione del soggetto coniugato rileva, altresì, in àmbito
processuale, sia pur con modalità differenti, a seconda che trattasi di
procedimento civile o penale. Con riferimento a precipue fattispecie
delittuose, lo stato di coniuge costituisce, rispettivamente, causa di
non punibilità, presupposto del reato o circostanza aggravante.
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Il matrimonio come atto e come rapporto
➢ Lo studio del matrimonio come atto consente di affrontare le seguenti
questioni:
o definizione;
o natura giuridica e caratteristiche;
o requisiti necessari;
o procedimento di formazione;
o cause di invalidità.

➢ Lo studio del matrimonio come rapporto si focalizza sugli effetti che


scaturiscono dall’atto, quali quelli indicati dagli artt. 143, 144, 147. A tal
riguardo, assumono rilevanza tutte le situazioni giuridiche esistenziali e
patrimoniali che discendono dall’atto.

➢ NON si tratta di una distinzione meramente descrittiva: essa rileva nella


fase costitutiva del vincolo, ai fini della distinzione tra matrimonio
civile e matrimonio concordatario e nella fase patologica, per
differenziare la separazione personale dei coniugi, il divorzio e l’invalidità
matrimoniale.
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Il matrimonio come atto
➢ Sotto il profilo costitutivo dell’atto, nell’ordinamento italiano convivono
due forme matrimoniali:
o matrimonio civile → la disciplina dell’atto e del rapporto sono
regolate dalla legge italiana;
o matrimonio concordatario → sottoposto alle regole proprie del
diritto canonico, i cui effetti civili conseguono all’adempimento – a
specifiche condizioni – dell’onere della trascrizione negli atti dello
stato civile italiano.

➢ NON rappresenta una terza forma matrimoniale, bensì una variante di


matrimonio civile, quello celebrato dal ministro del culto acattolico
ammesso nello Stato la disciplina dell’atto e del rapporto è quella
del matrimonio civile (cfr. art. 83 c.c.), salvo quanto stabilito nella legge
speciale di approvazione della singola intesa stipulata con una
determinata Confessione religiosa (cfr. art. 8 Cost.) gli effetti del
matrimonio acattolico si producono dal momento della trascrizione.

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Il matrimonio civile
➢ Questione della qualificazione giuridica del matrimonio civile:

o il matrimonio civile come atto di autonomia privata (molto


contestato in dottrina) → alla sua formazione partecipano tre
soggetti, i nubendi (la cui volontà è suprema) e l’ufficiale dello stato
civile, che li unisce in matrimonio. La partecipazione dell’ufficiale
dello stato civile rileva come accertamento pubblico della volontà di
sposarsi → funzione di controllo latu sensu dell’interesse delle parti;

o il matrimonio civile come atto pubblico/provvedimento


amministrativo (parimenti da escludersi) → la partecipazione
dell’ufficiale dello stato civile non è costitutiva dell’atto e la volontà
dei nubendi non può considerarsi mero presupposto →
partecipazione dell’ufficiale di stato civile quale condicio iuris
sospensiva o quale coelemento perfezionativo di una fattispecie
complessa;

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Il matrimonio civile
➢ Questione della qualificazione giuridica del matrimonio civile:

o il matrimonio civile non è un negozio giuridico bilaterale;


o non è un contratto, poiché non ha esclusivo contenuto patrimoniale
(art. 1321 c.c.);
➢ è incompatibile con la nozione di negozio giuridico per peculiari
caratteristiche sue proprie. In particolare, è un atto
❖ personalissimo;
❖ tipico, nel procedimento di formazione e negli effetti;
❖ puro;
❖ incoercibile.
➢ A fronte di quanto finora esposto, parte della dottrina considera il
matrimonio civile come un mero accordo o come un «accordo volto
a costituire la famiglia».
➢ Altra dottrina, invece, non mette in discussione la natura negoziale
del matrimonio, fondandola sulla volontà dei nubendi, ritenuta
indispensabile al perfezionamento della fattispecie: l’autonomia si
esaurirebbe, però, nella sola scelta dell’atto, i cui effetti sarebbero
tipici.
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Il matrimonio civile
➢ Contenuto del matrimonio (dibattito puramente
descrittivo):
o «contenuto essenziale minimo» (rapporto personale
e patrimoniale tra i coniugi) → affectio coniugalis ;
communio omnis vitae ; l’obbligo di fedeltà
o «contenuto eventuale» (rapporti con i figli, i parenti e
gli affini) → la filiazione o l’honor matrimonii.

➢ In realtà, quoad legem, ciò che rileva non è l’aspetto interno


connesso all’affetto e all’amore coniugali, quanto quello
esterno della forma dell’atto, del suo procedimento di
formazione e dei suoi effetti.

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La promessa di matrimonio
➢ Artt. 79, 80 e 81 c.c.: precipitati applicativi del principio di libertà
matrimoniale. Dal combinato disposto dei predetti articoli è possibile
distinguere tra promessa di matrimonio «semplice» (o «informale») e «solenne».
➢ La natura giuridica dell’istituto è dibattuta: atto in senso stretto o mero fatto
sociale.
➢ L’art. 79 c.c. contempla la promessa di matrimonio «semplice»: essa non obbliga
a contrarre matrimonio né ad eseguire quanto convenuto in caso di
inadempimento;
➢ L’art. 80 stabilisce che il promittente può domandare la restituzione dei doni
fatti a causa di qualsivoglia promessa (semplice, unilaterale, solenne), qualora il
matrimonio non sia stato contratto. La domanda non è proponibile trascorso un
anno dal giorno in cui il promittente abbia rifiutato di celebrare il matrimonio o
dalla morte di uno dei promittenti.
o Secondo la Giurisprudenza, il pagamento di una somma di danaro a
seguito della promessa, a titolo di caparra o penale, non costituisce
obbligazione naturale (art. 2034 c.c) ed è pertanto suscettibile di
azione personale di ripetizione.
o nozione di «doni»: donazioni di modico valore, manuali e non
remuneratorie. L’individuazione in concreto è funzionale per
distinguere questi doni dalle «donazioni obnuziali» (art. 785 c.c.),
nonché da quelle effettuate per affetto ed amicizia (non restituibili).
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La promessa di matrimonio
➢ La promessa di matrimonio «solenne» (art. 81 c.c.) è quella fatta
vicendevolmente dai nubendi per atto pubblico (anche se redatto
per altri scopi, es. convenzioni matrimoniali, purché contenga
chiaramente la promessa) o per scrittura privata da una persona
maggiore di età o da un minore autorizzato a contrarre
matrimonio, oppure risulta implicitamente dalle avvenute
pubblicazioni matrimoniali (anche solo canoniche).
L’elencazione effettuata dall’art. 81 c.c. non ha carattere tassativo.
➢ Oltre alla restituzione dei doni (art. 80, co. 1, c.c.), la promessa
solenne obbliga il promittente che senza giusto motivo ricusi di
eseguirla, di risarcire il danno cagionato all’altra parte per le spese
fatte e le obbligazioni contratte a causa di essa. Il danno è
risarcibile entro il limite in cui le spese e le obbligazioni
corrispondano alla condizione delle parti (art. 81, co. 1, c.c.). Il
risarcimento è dovuto anche dal promittente che con colpa ha
dato giusto motivo al rifiuto dell’altro (art. 81, co. 2, c.c.).
L’azione si prescrive dopo un anno dal giorno del rifiuto di
celebrare il matrimonio (art. 81, co.3, c.c.). a cura della dott.ssa Ida Virtuoso
La promessa di matrimonio
➢ Sulla natura della responsabilità risarcitoria ex art. 81 c.c. → contrattuale
(art. 1223 c.c.) o extracontrattuale (art. 2043 c.c.)?
o obbligo risarcitorio ex lege fondato su ragioni di equità e tutela
dell’affidamento incolpevole;
o risarcimento da atto lecito dannoso;
o risarcimento da atto illecito a causa dell’abuso del diritto;
o responsabilità precontrattuale (art. 1337 c.c.).
➢ è generalmente esclusa la risarcibilità del danno non patrimoniale (art.
2059 c.c.)
➢ dalla lettera della norma si desume la non risarcibilità del cd. interesse
negativo (= spese a vuoto sostenute per una trattativa non andata a buon
fine e le occasioni perdute), si esclude altresì il lucro cessante (= il
guadagno che viene meno al creditore a seguito dell'inadempimento o che
la vittima perde a causa dell'illecito)
➢ è ammessa la compensatio lucri cum damno.

➢ il «giusto motivo di rifiuto» di cui fa menzione l’art. 81, co. 2, c.c. va


individuato caso per caso, in base alle peculiarità della fattispecie
concreta.
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La seduzione con promessa di matrimonio
➢ Si configura quando la promessa, lecita e vincolante, è utilizzata
per attentare alla libertà sessuale del soggetto, il cui processo
psicologico verrebbe così alterato, con o senza il dolo di chi agisce.
➢ In passato, veniva sanzionata con il risarcimento del danno ex art.
2043:
o Parte della dottrina esclude la configurabilità di tale figura di
responsabilità, bilanciando le esigenze di tutela della libertà
della vittima con il principio di autodeterminazione che
impone scelte responsabili, nonché sottolineando la difficoltà
di provare il danno patrimoniale, sia pure indiretto, quale
conseguenza immediata della seduzione.
➢ Risarcimento del danno in caso di seduzione alla quale segue la
gravidanza: parte della dottrina richiama l’art. 2050 c.c.,
qualificando l’attività sessuale come «prestazione pericolosa».

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Condizioni necessarie per contrarre matrimonio
artt. 84-92 c.c.

condizioni necessarie per impedimenti cd. impedienti e


contrarre matrimonio dirimenti

L’eterosessualità si desume quale requisito necessario in base al


combinato disposto degli artt. 29-31 Cost., 107 e 156bis c.c. e
dall’emanazione della legge sulle unioni civili e sulle convivenze
more uxorio (L. n. 76/2016, cd. Legge Cirinnà).

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Condizioni necessarie per contrarre matrimonio
➢ Condizioni:
o età (art. 84 c.c.) → i minori di età non possono contrarre matrimonio. Il
giudice con decreto emesso in camera di consiglio (da comunicare al
Pubblico Ministero, ai nubendi, ai genitori o al tutore) può ammettere per
gravi motivi al matrimonio chi abbia compiuto sedici anni.
Nell’autorizzare o meno il minore, il Tribunale dovrà accertare la sua
maturità psico-fisica e la fondatezza delle ragioni addotte. Il decreto
acquista efficacia decorso il termine perentorio di dieci giorni senza che sia
stato proposto reclamo dinanzi alla Corte d’Appello. Nel decreto,
l’Autorità giudiziaria, se le circostanze lo esigono, può nominare un
curatore speciale che assista il minore alla stipulazione delle convenzioni
matrimoniali (cfr. art. 90 c.c.);
o interdizione per infermità di mente (art. 85 c.c) → bilanciamento tra
manifestazione piena del consenso e tutela piena della persona. Per parte
della dottrina, la capacità matrimoniale dell’interdetto è ammissibile
qualora questi sia in grado – con valutazione da effettuarsi in concreto – di
vivere la relazione affettiva, con eventuale applicabilità dell’istituto
dell’amministrazione di sostegno (L. n. 6/2004).
o libertà di stato (art. 86 c.c.) → esplicazione del valore della monogamia.
La disposizione va letta in combinato disposto con l’art. 556 c.p. che
incrimina la bigamia.
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Condizioni necessarie per contrarre matrimonio
➢ Impedimenti dirimenti → identificano situazioni di fatto che, se non
osservate, determinano la nullità del matrimonio:
o esistenza di un rapporto di parentela, affinità e adozione (art. 87
c.c.) non dispensabile dal Tribunale. La ratio sottesa della norma è
individuabile nell’interesse pubblico al rispetto della morale
familiare;
o omicidio tentato o consumato di un nubendo nei confronti del
coniuge dell’altro (art. 88 c.c.). La disposizione presuppone una
sentenza di condanna passata in giudicato, per alcuni emessa
anteriormente alla celebrazione e per altri anche successivamente,
purché il reato sia ad essa precedente. L’impedimento sussiste
anche in caso di amnistia, indulto, grazia e prescrizione della
pena. L’omicidio, secondo l’orientamento più accreditato, deve
essere doloso → la ratio dell’istituto è da rintracciare nella
realizzazione della pace sociale e dell’ordine pubblico.

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Condizioni necessarie per contrarre matrimonio
➢ Impedimenti impedienti → identificano
situazioni di fatto che, se non osservate,
determinano l’irregolarità del matrimonio:
o lutto vedovile (art. 89 c.c.) → la ratio
dell’istituto si rintraccia nell’esigenza di
garantire la certezza nei rapporti parentali
(impedire la confusione del parto propter
turbationem sanguinis), secondo altri si tratta di
un’esigenza etica di rispetto del lutto;
o omissione di pubblicazione.

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Procedimento di formazione dell’atto
➢ Perfezionamento in 3 fasi:
o formalità preliminari (artt. 93-99) →
«pubblicazione»;
o opposizioni (artt. 102-104 c.c.);
o celebrazione (artt. 106-113 c.c.).
➢ Prova della celebrazione del matrimonio è l’atto di celebrazione
estratto dai registri dello stato civile (art. 130, co. 1, c.c.) → l’atto di
celebrazione è elemento costitutivo dello status coniugalis.
➢ Il cd. possesso di stato (attestato da nomen, tractatus e fama), pur se
allegato da entrambi i coniugi, non dispensa gli stessi dal
presentare l’atto di celebrazione. Esso non rappresenta prova della
celebrazione del matrimonio ma una condizione che, unitamente
ai requisiti sopraindicati, ammette i coniugi alla prova, in
mancanza dell’atto (cfr. art. 130, co. 2 e 131 c.c.).

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Il matrimonio concordatario
➢ Prima della firma dei Patti Lateranensi del 1929 vigeva il
principio cd. separatista: ciascun ordinamento disciplinava il
proprio tipo matrimoniale;
➢ L’art. 34 del Concordato consente di riconoscere effetti civili
all’atto matrimoniale che si è perfezionato secondo le regole del
diritto canonico (cd. matrimonio concordatario);
➢ Ad oggi, la materia è regolata dall’art. 8 dell’Accordo di modifica
del Concordato, dall’art. 4 del Protocollo addizionale (reso
esecutivo, insieme all’Accordo, con la l. n. 121/1985) e dalle
norme del Concordato che restano in vita in quanto compatibili.

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Il matrimonio concordatario
➢ Contenuto e procedimento di formazione:
o il matrimonio canonico → fase più importante del procedimento di
formazione del matrimonio concordatario;
o la volontà dei nubendi è sovrana → la partecipazione del celebrante non
incide sul piano perfezionativo della fattispecie ma è «mera testimonianza».
➢ Formalità da adempiere perché il matrimonio concordatario produca effetti
civili:
1. pubblicazioni matrimoniali nella casa comunale ed in chiesa → l’ufficiale
rilascia un certificato che nihil obstat alla celebrazione del matrimonio
valido agli effetti civili. Tale certificato obbliga, dopo la celebrazione,
l’ufficiale stesso alla trascrizione (se l’atto è regolare);
2. celebrazione del matrimonio secondo il rito canonico e lettura, da parte del
celebrante, degli artt. 143, 144 e 147 c.c.
3. redazione, in doppio originale, per mano del celebrante, dell’atto di
matrimonio, nel quale si potranno indicare anche le determinazioni degli
sposi in merito alla scelta regime patrimoniale;
4. entro cinque giorni della celebrazione, il parroco richiede – per iscritto –
all’ufficiale di stato civile la trascrizione dell’atto nei relativi registri (= atto
dovuto);
5. trascrizione dell’atto entro le ventiquattr’ore successive (cd. trascrizione
tempestiva).
➢ La trascrizione è elemento costitutivo della fattispecie. a cura della dott.ssa Ida Virtuoso
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Il matrimonio concordatario
➢ Gli impedimenti alla trascrizione (art. 8, co. 2 e 3 dell’Accordo,
art. 4 del Protocollo e art. 12 del Concordato). La Santa Sede
prende atto che la trascrizione non può avere luogo:
o quando gli sposi non rispondono ai requisiti della legge civile
circa l’età richiesta per la celebrazione;
o Quando sussiste fra gli sposi un impedimento che la legge
civile considera inderogabile, ossia (art. 4 Protocollo):
❖ l’essere uno dei contraenti interdetto per infermità di
mente;
❖ sussistenza tra gli sposi di altro matrimonio valido agli
effetti civili
❖ gli impedimenti derivanti da delitto o da affinità in linea
retta.
➢ La trascrizione può essere impugnata.
➢ Si distingue tra impedimenti assoluti e relativi.

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