Sei sulla pagina 1di 24

IL MATRIMONIO CANONICO TRA PRINCIPI ASTRATTI E CASI PRATICI

di Ombretta Fumagalli Carulli

Introduzione
Prima del Mille non mancano certo norme disciplinatrici del matrimonio. Con il progressivo
consolidamento della presenza della comunit cristiana nella vita sociale si forma gradualmente un
nucleo pi consistente di regole matrimoniali.
Applicazione dei precetti evangelici, esigenze pastorali e necessit liturgiche sono le tre direzioni
nelle quali nel primo millennio di storia si incanala la disciplina matrimoniale della chiesa.
Si tratta di prescrizioni espresse in una regolamentazione non unitaria e per lo pi di natura
pastorale, la loro violazione comportando non tanto l'invalidit del vincolo ma sanzioni di altro
genere.
A partire dal Mille si delinea un sistema organico.
Il principio dell'esclusiva competenza della chiesa sul matrimonio comporta che spetti al diritto
canonico fissare i requisiti necessari per la validit del matrimonio ed i diritti ed obblighi derivanti
dallo stato coniugale. All'autorit civile sono lasciati gli effetti puramente civili.
Con l'epoca classica l'elaborazione legislativa, dottrinale e giurisprudenziale diviene
particolarmente raffinata nel costruire ed approfondire categorie giuridiche con le quali valutare la
validit del matrimonio: siamo ormai di fronte ad un sistema matrimoniale organico.
Capitolo primo: lo ius connubii
Considerazioni generali
Non si possono cogliere i profili complessi della invalidit del matrimonio se non si ha chiaro il
concetto di ius connubii.
Nel sistema oggi vigente per la Chiesa latina la tutela dello ius connubii esplicitamente affidata al
can. 1058: tutti possono contrarre il matrimonio, se non hanno la proibizione del diritto.
L'insegnamento cristiano sul matrimonio risale alle fonti del diritto veterotestamentarie. Esse lo
inquadrano nell'ordine naturale voluto sin dall'inizio dal Creatore per assecondare l'attitudine ed
unirsi con persona dell'altro sesso, con lei instaurando un rapporto di vita comune: matrimonio
dunque non una qualsiasi unione, ma quella specifica unione, che sin dall'inizio delineata come
eterosessuale e caratterizzata dall'unit, indissolubilit e apertura della procreazione.
Il rinvio a testi biblici giuridicamente rilevante, in quanto la legge canonica lo considera strumento
per l'individuazione di principi di diritto divino.
Vediamo ora i vari aspetti dello ius connubii.
Il primo aspetto consegue alla caratterizzazione del matrimonio quale istituto naturale. La Chiesa
afferma che il matrimonio deve essere offerto a tutti coloro che appartengono alla famiglia umana.
Il conseguente diritto al matrimonio deve essere garantito a chiunque, sia o non battezzato. Il diritto
al matrimonio riconosciuto in carte della comunit internazionale. La Chiesa auspica che esso
valga anche per i matrimoni civili.
Il secondo aspetto riguarda specificamente la tutela canonistica. Lo ius connubii comporta uno
specifico diritto a contrarre quel tipo di matrimonio uno, indissolubile ed aperto alla fecondit, che
risponde all'sitituto naturale.
Il terzo aspetta riguarda lo ius connubii come inclinazione naturale al matrimonio fondata sulla
complementariet dei sessi.
Esso comporta anzitutto il diritto a scegliere liberamente il consorte: questo il quarto aspetto che,
in quanto diritto fondamentale, inalienabile, irrinunciabile e perpetuo.
Il quinto aspetto attiene l'elevazione del patto matrimoniale alla dignit di sacramento. I pastori
d'anome devono no solo rispettare, ma anche agevolare il diritto al matrimonio dei fedeli, non
negandolo se non per cause gravi.
Si inquadra, quale sesto aspetto dello ius connubii, l'interesse pubblico della chiesa alla celebrazione
di matrimoni validi.
Il settimo ed ottavo aspetto riguardano la dimensione sociale e la dimensione ecclesiale. Dalla
dimensione sociale del matrionio deriva la famiglia come formazione sociale. Dalla dimensione
ecclesiale deriva quella che gi il Concilio definiva chiesa domestica.
Ottavo aspetto dello ius connubii riguarda un principio irrinunciabile per la Chiesa: la libert
religiosa. Il diritto naturale al matrimonio si specifica come diritto di contrarre matrimonio secondo
la propria fede religiosa. La Chiesa rivendica la libert per i propri fedeli di contrarre matrionio
canonico e di vederlo riconosciuto dallo Stato.
Ius connubii e proibizioni del diritto
Speculare al diritto al matrimonio il diritto ad ottenere la dichiarazione di nullit ove vi siano
proibizioni del diritto. In tal caso il nubente solo apparentemente esercita lo ius connubii: nella
realt giuridica il matrimonio non si forma validamente.
In quanto al diritto naturale, lo ius connubii preesiste al sistema giuridico e pu subire limitazioni
solo per ragioni gravi e giuste.
Dette restrizioni possono rispondere ad esigenze di salvaguardare la struttura naturale voluta dal
Creatore, oppure a valutazioni meramente contingenti alla Chiesa, di natura ecclasiale o sociale. Nel
primo caso esse derivano dal diritto divino, naturale o positivo. E vincolano tutti, anche i non
battezzati. Nel secondo caso siamo di fronte a leggi meramente ecclesiastiche che vincolano i soli
battezzati nella Chiesa cattolica ad esclusione dei battezzati che appartengono a confessioni
cristiane non cattoliche.
Si ha nullit del matrimonio quando vengono meno i requisiti di capacit oppure qulli richiesti ai
fini del consenso delle parti, o ancora manca la manifestazione legittima.
Di qui la tradizionale tripartizione della nullit: ex parte hablitatis, ex parte consensus, ex parte
formae.
Ius connubii e favor iuris
Va menzionato lo speciale rapporto dialettico esistente tra ius connubii e favor iuris. Il canone 1060
statuisce: il matrimonio ha il favore del diritto; pertanto nel dubbio si deve ritenere valido il
matrimonio fino a che non sia provato il contrario.
La prima parte della norma riguarda sia l'istituto matrimoniale sia il singolo matrimonio. La
seconda parte riguarda aspetti prevalentemente processuali, contenendo una presunzione di validit
fino a prova contraria.
Si discute in dottrina se la presunzione di validit del matrimonio, proprio al favor iuris, abbia quale
ratio la tutela pubblicistica di un istituto di grande importanza anche sociale, o piuttosto la tutela del
singolo matrimonio nelle particolarit concrete del caso di specie.
La dottrina prevalente tende a giustificare il principio del favor iuris con la tutela giuridica
dell'istituto. Da altri si osserva che si dovrebbe distinguere tra dubbio che incide su materia di diritto
divino e dubbio che incide su materia di diritto umano: nel primo caso sembrerebbe pi prudente
affermare l'invalidit, nel secondo invece prevarrebbe la presunzione di validit.
Presupposto del favor iuris che vi sia almeno una figura esteriore apparente di negozio. Se manca
persino l'apparenza del matrimonio, si deve parlare non di invalidit, bens di inesistenza del
matrimonio. Perch il favor iuris venga meno non occorre una certezza assoluta della nullit.
sufficiente la moralis certitudo.
Pi intenso quanto a forza vincolante il favor fidei, che si applica al matrimonio celebrato tra
persone non appartenenti alla Chiesa e pertanto privo di valore sacramentale. In caso di dubbio circa
la validit del matrimonio contratto prima di abbracciare la fede infatti consentito al coniuge, che
sia stato successivamente battezzato, di contrarre nuovamente matrimonio con una persona
cristiana.
Nel conflitto tra favor fidei e favor iuris prevale il primo.
Ius connubii e liceit tra diritto e pastorale
Tra le proibizioni del diritto rientra una serie di ostacoli o meglio adempimenti previsti dal
legislatore a carico dell'Ordinario del luogo della celebrazione o del parroco affinch il matrimonio
sorga lecitamente.
La distinzione tra validit e liceit una caratteristica della legge canonica.
Sono mantenute le tradizionali norme relative a pubblicazioni, esame dei contraenti e altre
investigazioni gi previsti dalla vecchia disciplina. La novit sta, oltre che nella elencazione degli
strumenti della azione pastorale, nella competenza attribuita alle conferenze episcopali di stabilire
norme sulle modalit concrete di questi adempimenti, con la particolarit, tuttavia, che dai precetti
cos fissati non discendono comportamenti imperativi, sanzionati con la nullit del vincolo
matrimoniale.
Lo ius connubii, insomma, garantito dal legislatore, ma circondato da tutte le cautele che
riguardano l'ampio settore della illiceit, che non comporta solo valutazioni di tipo morale, ma
comporta anche l'adempimento di doveri dell'autorit ecclesiastica giuridicamente esigibili da
chiunque ne sia interessato.
Per il nostro Paese, il decreto generale CEI 5 novembre 1990 fornisce articolate indicazioni quanto
alla preparazione ricordando che essa regolata da chiese particolari in materia pastorale
prematrimoniale.
Altrettanto articolate sono le indicazioni quanto agli atti preliminari. L'istruttoria matrimoniale
affidata a libera scelta dei nubenti al parroco della parrocchia dove l'uno o l'altro ha il domicilio
canonico o il quasi domicilio o la dimora protratta per un mese. Si raccomanda grande prudenza
pastorale nel curare la preparazione di nubenti non cresimati, che gi vivono in situazione coniugale
irregolare.
Il decreto CEI ricorda altres che le pubblicazioni precedenti la celebrazione non possono essere
sostituite da altre forme.
La mancata frequentazione dei corsi prematrimoniali da parte degli sposi non ostacola la validit del
matrimonio, non ha cio forza di impedimento dirimente. N hanno forza di impedimenti divieti
quali il tempo feriato.
Quando parleremo della formalit diverse dalla forma obbligatoria ad validitatem, esamineremo
altre prescrizioni richieste ad liceitatem.
Tra esse segnaliamo sin d'ora le autorizzazioni che il parroco deve chiedere all'ordinario per la
celebrazione di casi speciali di matrimonio canonico da parte di chi sia o sia stato legato da vincolo
civile.
Analoga licenza ad liceitatem chiesta per il matrimonio di chi abbia notoriamente abbandonato la
fede cattolica.
Capitolo secondo: la habilitas
La nullit del matrimonio ex parte habilitatis
Perch il consenso sia validamente prestato, occorre che il soggetto ne abbia la capacit. La prima
categoria generale della nullit matrimoniale dunque l'habilitas personae.
In presenza degli impedimenti, il matrimonio nullo perch la persona inabile a porlo in essere.
L'ignoranza o l'errore circa leggi inabilitanti non impedisce che si producano gli effetti della
invalidit.
L'ostacolo alla celebrazione del matrimonio pu riguardare la sua validit: allora si tratta di
impedimento dirimente. Oppure la sola liceit: allora si tratta di impedimento impediente, che come
tale dunque non pregiudica la validit.
La distinzione tra le due classi di impedimenti oggi non pi esplicitamente riproposta, ma degli
impedimenti impedienti rimane traccia nelle norme che parlano di illeceit del matrimonio.
Cos in materia di et troviamo disciplinati sia un impedimento dirimente, sia quello che una volta
era definito impedimento impediente.
Oltre all'impedimento dirimente, gi presente nel testo del 1917, introdotta la possibilit di elevare
il minimo, demandata alla competenza delle conferenze episcopali precisando che essa riguarda la
lecita celebrazione del matrimonio. La scelta fatta dal legislatore del 1983 di mantenere alla
legislazione universale la competenza per norme cogenti, ad validitatem, lasciando alle conferenze
episcopali prescrizioni ad liceitatem e comunque indicazioni di mero carattere pastorale.
Chi dunque si sposa avendo et inferiore a quella fissata dalla conferenza episcopale ma superiore
all'est minima, celebra un matrimonio valido ma illecito. Per rimuovere l'illiceit, necessaria
apposita licenza dell'ordinario.
Gli impedimenti possono essere di diritto umano o di diritto divino. I primi di regola possono essere
dispensati dalla competente autorit, i secondi non sono dispensabili. Il codex affida all'autorit
suprema della Chiesa la competenza a dichiarare autenticamente quando un impedimento di diritto
divino proibisca o dirima il matrimonio. Alla medesima autorit pure riservato il diritto di
costituire nuovi impedimenti.
L'ordinario del luogo pu vietare il matrimonio a chi vive sul suo territorio, in un caso peculiare,
solo per un tempo determinato, per una causa grave e fin tanto che questa perduri. In ogni caso il
suo eventuale divieto non ha valore di clausola dirimente.
Quanto in particolare alla titolarit dei poteri di dispensa, il vigente codex estende i poteri del
vescovo diocesano, che pu pertanto dispensare dagli impedimenti di diritto ecclesiastico.
Rimangono tuttavia riservati alla sede apostolica l'ordine sacro, il voto pubblico perpetuo di castit
pronunciato in istituto di diritto pontificio e l'impedimento derivante dal delitto di coniugicidio.
In caso di urgente pericolo di morte, l'ordinario del luogo pu dispensare da tutti gli impedimenti di
diritto ecclesiastico, pubblici o occulti, tranne che dall'impedimento dell'ordine sacro del
presbiterato.
Anche per la dispensa in periculo mortis occorre sempre una iusta et rationabilis causa.
Se non possibile ricorrere all'ordinario e si tratti di impendimento di diritto ecclesiastico occulto,
alla dispensa legittimato il parroco, o il sacerdote, o diacono che assista alla celebrazione, o il
confessore.
Sul concetto di impedimento occulto si tende a farlo coincidere con il significato comune, nel senso
che non vi sia stata, di fatto, diffusione o divulgazione.
Il parroco o il ministro assistente al matrimonio hanno un'analoga facolt di dispensa quando
l'impedimento scoperto nell'imminenza delle nozze e non possibile rinviarle senza probabile
pericolo di male grave in attesa della dispensa. Ma in tal caso essi devono subito informare
l'ordinario ed annotare la dispensa sul libro dei matrimoni. Esclusi da questa facolt sono non solo
l'impedimento dell'ordine sacro, ma anche quello del voto solenne.
Il canone 1076 statuisce espressamente che riprovata la consuetudine che introduca un nuovo
impedimento o sia contraria a impedimenti esistenti.
Impedimenti ostacolanti la capacit personale
La previsione di impedimenti ad validitatem compete unicamente alla suprema autorit della chiesa.
La dottrina suddivide i 12 impedimenti previsti dal legislatore in tre gruppi:
impedimenti che ostacolano la capacit personale al matrimonio
impedimenti derivanti da fatto delittuoso
impedimenti derivanti da legame famigliare o di analoga natura.
Il canone 1083 contiene una disciplina in materia di et minima richiesta per il matrimonio
canonico. L'et minima richiesta ad validitatem (14 anni per la donna e 16 per l'uomo) non coincide
con la maggiore et legale. Fermo restando dunque che i minori che si trovano tra il sedicesimo o
quattordicesimo anno di et ed il diciottesimo hanno la capacit di contrarre valido matrimonio,
introdotto il dovere dei pastori di anime di sconsigliarli dal contrarlo prima dell'et in cui si solito
farlo secondo le usanze della regione.
In caso di nozze tra minori il parroco non pu essistervi senza la licenza dell'ordinario se non consta
il consenso dei genitori, con la consueta eccezione del caso di necessit.
La violazione di queste precisazioni non produce nullit.
Sempre nella materia della liceit, il secondo paragrafo del 1083 prevede la facolt delle conferenze
episcopali di elevare il minimo. Le conferenze episcopali non possono fissare et inferiore a quella
minima indicata come impedimento dirimente.
Sotto la soglia minima fissata come impedimento dirimente il matrimonio invalido, a meno che sia
concessa dispensa dall'ordinario del luogo. Tra i 16/14 ed i 18 anni, il matrimonio sorge come
valido, ma i pastori d'anime devono adoperarsi a distogliere i giovani dal celebrarlo prima dell'et
prevista dalla legge civile. Qualora essi intendano comunque sposarsi, e risulti l'ignoranza o la
ragionevole contrariet dei genitori alle nozze, deve essere rilasciata apposita licenza dall'ordinario.
L'impedimentum aetatis cessa al compimento dell'et richiesta dalla legge canonica. Ma il
matrimonio, ove contratto in et proibita dalla legge, rimane invalido essendo sorto alla presenza di
un impedimento dirimente. Perch sia valido esso deve essere convalidato secondo le disposizioni
del canoni 1156-1158.
Il decreto generale CEI introduce una serie di prescrizioni relative alle modalit ed ai criteri
raccomandati agli ordinari nell'esercizio dei loro poteri di dispensa. Non sono norme cogenti ma
raccomandazioni che difficilmente nella pratica verranno disattese.
Quanto alla dispensa dell'et minima legale, l'ordinario del luogo non conceda la dispensa se non
per ragioni gravissime e dopo avere valutato le risultanze di un esame psicologico circa la capacit
del minore di esprimere valido consenso e di assumere gli impegni essenziali del matrimonio.
Il decreto CEI poi aggiunge che l'ordinario faccia presente che le ragioni di convivenza sociale o di
prassi tradizionale non valgono da sole a configurare gli estremi di speciale gravit.
Quanto poi alla dispensa ad liceitatem il decreto introduce analoghe prescrizioni ma attenuando la
gravit di alcune caratteristiche. Precisa infatti che la dispensa pu essere concessa non ponendo
tuttavia come obbligatorio l'intervento di un esperto del consultorio. Si raccomanda di non
permettere di norma la celebrazione del matrimonio canonico prima che il tribunale per i minorenni
abbia rilasciato l'autorizzazione a procedere.
Il canone 1084 afferma che l'impotenza copulativa antecedente e perpetua sia da parte dell'uomo sia
da parte della donna, assoluta e relativa, per sua stessa natura rende nullo il matrimonio.
A questo canone va collegato il canone 1061 che definisce l'atto coniugale come quello idoneo per
s alla generazione della prole al quale il matrimonio ordinato per sua natura e per il quale i
coniugi diventano una sola carne.
La giurisprudenza rotale ha sancito ai fini del compimento della copula perfecta, l'irrilevanza del
semen in testiculis elaboratum, cio del liquido seminale prolifico in quanto provvisto di
spermatozoi. Si pertanto cos posto fine alla tendenza che faceva dipendere la habilitas al
matrimonio da un elemento biologico. E si statuita chiaramente la piena capacit al matrimonio di
chi sia sfornito di semen in testiculis elaboratum. Non solo dunque irrilevante il verum semen. Lo
qualunque elemento attenga alla capacit a generare senza interferire sulla capacit all'atto
sessuale.
Se il can. 1084 presenta una dizione precisa sul tipo di impotenza invalidante, precisando che deve
trattarsi di impotenza copulativa, su un altro aspetto la dizione meno precisa. La norma in oggetto
afferma che una siffatta impotenza per sua stessa natura rende nullo il matrimonio. Fa nascere in
dottrina una duplice e contrapposta interpretazione circa l'impedimento: se esso sia o no di diritto
naturale.
A chi continua a considerare l'impotenza impedimento di diritto naturale, altri ribatte che un diverso
modo di vedere i valori fondamentali del matrimonio, spinto dalle evoluzioni scientifiche in materia
di procreatica, potrebbe portare a conseguenze evolutive rispetto alla interpretazione tradizionale. E
si cita come possibile esempio la procreazione artificiale.
Contro la suddetta interpretazione evolutiva grava tuttora la decisa contrariet del Magistero della
Chiesa contro ogni forma di procreazione artificiale.
In ogni caso, perch costituisca causa di nullit, l'impotenza, oltre ad essere coeundi, deve essere:
antecedente al matrimonio
perpetua, tale considerandosi quella che risulti incurabile, se non con mezzi nocivi alla
salute o illeciti
certa, secondo il criterio della moralis certitudo
organica (difetto dell'apparato genitale) o funzionale (difetto fisiologico)
La sterilit non ha rilievo invalidante. Essa entra in considerazione giuridica solo quando oggetto
di errore sulla qualit della persona provocato da inganno.
L'impedimento ligaminis , vietando il matrimonio a chi legato dal vincolo di un matrimonio
precedente, anche se non consumato (can. 1085), contraddistingue in modo radicale il matrimonio
canonico, in quanto monogamico, da altri modelli. Non solo dunque il vincolo matrimoniale, una
volta sorto, non pu essere sciolto. Ma esso non consente altro che un rapporto tra quel solo uomo e
quella sola donna. In ragione di questa derivazione dal modello naturale, l'impedimento di diritto
divino naturale.
L'impedimento sorge in conseguenza di un qualunque matrimonio valdiamente contratto. Pertanto
sorge anche a carico di non battezzati. Non sorge invece da matrimonio civile contratto da persone
obbligate alla osservanza della forma canonica: tale obbligo nasce quando almeno una delle due
parti sia battezzata nella Chiesa cattolica o in essa accolta e non separata dalla medesima con atto
formale.
L'impedimento cessa per una delle forme di scioglimento previste dalla legislazione canonica:
dispensa del Romano Pontefice da matrimonio rato e non consumato, provilegio paolino, privilegio
petrino. Cessa anche per dichiarazione di morte presunta del coniuge che deve essere espressamente
dichiarata dal Vescovo. Cessa infine per morte di uno dei coniugi.
L'ordinamento canonico non ha alcuna preclusione riguardo al matrimonio dei vedovi. Nel caso di
ammissione al matrimonio solo canonico di persone vedove, il Decreto Generale CEI 5 novembre
1990 afferma che la celebrazione pu essere concessa dall'Ordinario del luogo per giusta causa,
quando i coniugi sono anziani e veramente bisognosi, sottolineando che al di fuori di tali
circostanze la licenza pu essere data soltanto per ragioni gravi e a condizione che le parti si
impegnino a richiedere la trascrizione del matrimonio agli effetti civili non appena vengano meno le
casue che hanno motivato la licenza medesima.
Tra le prime prescrizioni della comunit cristiana vi il divieto per i cristiani di sposare i pagani.
Ma non vi una prescrizione assoluta, n sul piano morale n su quello della validit del
matrimonio, collocandosi essa piuttosto su quello della liceit: una prescrizione pi pastorale
dunque che giuridica.
San Pietro anzich vietare le nozze tra cristiani e pagani, punta alla conversione del coniuge pagano
grazie alla vicinanza e fede del coniuge battezzato.
Il codex del 1917 accoglie l'impedimento dirimente. Il codex del 1983 ne conferma la disciplina,
con alcune significative novit.
Il vigente canone 1086 considera invalido il matrimonio tra due persone, di cui una sia battezzata
nella chiesa cattolica o in essa accolta e non separata dalla medesima con atto formale e l'altra non
battezzata. L'impedimento cessa se la parte non battezzata riceve il battesimo. Il conflitto tra ius
connubii, riconosciuto anche ai non battezzati, ed il pericolo per la fede della parte cattolica e degli
eventuali figli risolto grazie alla possibilit di dispensa. Perch la dispensa possa essere concessa
occore, oltre al consueto requisito della giusta e ragionevole causa, che la parte non cattolica non
ponga a repentaglio la propria fede e faccia il possibile perch i figli siano battezzati e educati
secondo i principi cattolici.
impedimento in parte di diritto divino, ma in parte anche di diritto ecclesiastico.
La vigente codificazione prescrive che la parte cattolica dichiari di essere pronta a rimuovere i
pericoli di abbandonare la fede e prometta sinceramente di fare quanto in suo potere perch tutta
la prole sia battezzata e educata nella chiesa cattolica e che di queste promesse l'altra parte sia
informata. Inoltre occorre che entrambe le parti siano istruite sui fini e propriet essenziali del
matrimonio.
Quanto alla dispensa oggi non sono pi necessarie cause gravi e giuste. Basta la giusta e
ragionevole causa. Gli impegni della parte cattolica continuano anche nel regime vigente, ma non si
chiede pi che la parte cattolica rimuova, bens che faccia il possibile per rimuovere il pericolo di
abbandono della fede.
Il matrimonio consentito anche quando si possa prevedere, in relazione a determinate circostanze
concrete, che sar difficile battezzare o educare la prole nella Chiesa cattolica. Distinta da questa
fattispecie l'eventuale esclusione con positivo atto di volont da parte di uno dei nubenti di
educare cattolicamente la prole: ma in un caso siffatto entrerebbe in considerazione la simulazione
parziale.
Gli stessi impegni sono richiesti nell'ipotesi di matrimonio contratto con battezzato in altra
confessione cristiana o matrimonio misto.
Bisogna distinguere l'ostacolo per la liceit nel caso di mixta religio e per la validit nel caso di
disparitas cultus.
Il matrimonio tra due persone entrambe battezzate, delle quali una in confessione cristiana non
cattolica, non integra impedimento dirimente, ma solo impediente.
Non si tratta perci di dispensa, ma di licentia, con una limitazione dunque della libert
matrimoniale pi attenuata.
Il matrimonio invece tra cattolico e acattolico non cristiano invalido essendo la disparitas cultus
impedimento dirimente. Ove sia concessa dispensa, il matrimonio valido. Tra le novit
dell'odierna disciplina, sono le modalit applicative degli adempimenti procedurali propedeutici alle
nozze, nonch la titolarit del potere di dispensa o di licentia: la competenza oggi dell'ordinario
del luogo e le modalit applicative sono lasciate alla normativa delle conferenze episcopali.
Gli accordi conclusi in sede ecumenica tendono a facilitare il rilascio delle licenze e rendere invece
pi rigoroso quello delle dispense.
Altra rilevante novit che l'impedimento sorge a carico del battezzato nella chiesa cattolica che
non sia separato dalla medesima con atto formale.
La novit del vigente codex duplice. La prima che oggi il battezzato acattolico non pi
sottoposto alla legge canonica. La seconda che continua a valere la regola secondo la quale il
battezzato cattolico sempre sottoposto alla legge canonica in conseguenza dell'indelebile carattere
battesimale anche quando egli abbandona la chiesa. Ma ad essa il codex pone esplicitamente tre
eccezioni per il soggetto che abbia defezionato con atto formale: egli non pi tenuto alla forma
cattolica del matrimonio, n sorge per lui l'impedimento di disparitas cultus n quello di mixta
religio.
Tra le possibili scelte in astratto prospettabili quanto alle tipologie dell'allontanamento del
battezzato dalla chiesa, il legislatore ha imboccato la via estrema della defezione con atto formale,
non ritenendo sufficiente n che il battezzato abbia abbandonato la pratica religiosa n che si trovi
in una situazione di defezione notoria. richiesto che egli abbia formalizzato il distacco dalla
chiesa.
La defezione formale oltre ad avere un ambito di applicazione ristretto pi facilmente accertabile
in foro externo, facendo riferimento ad atto giuridico preciso. Ma definirne gli elementi costitutivi
non semplice.
Deve essere un atto giuridico valido posto da persona canonicamente abile in conformit alla
normativa canonica e che deve essere emesso in modo personale, cosciente e libero. Si concretizza
in tre momenti: la decisione interna di uscire dalla chiesa cattolica, l'attuazione e manifestazione
esterna di questa decisione e la recezione da parte delle autorit ecclesiasticamente competente di
tale decisione. L'atto va manifestato in forma scritta davanti all'autorit competente della chiesa
cattolica: ordinario o parroco proprio.
La dichiarazione in questione statuisce altres che la stessa autorit ecclesiastica competente
tenuta a provvedere perch nel libro dei battezzati sia fatta l'annotazione con la dicitura esplicita di
avvenuta defezione: annotazione che, nel caso di nozze con un cattolico che non abbia formalmente
abbandonato la comunione ecclesiale rivela una concreta utilit dovendosi in tal caso osservarsi le
procedure previste per i matrimoni misti. Va rilevato che la dichiarazione del pontificio consiglio
non introduce procedure sotto la clausola dell'invalidit in caso di innosservanza.
Se il soggetto manifesta il suo intendimento di abbandonare formalmente la chiesa in modo diverso
da quello indicato dal pontificio consiglio, si dovr concludere che ci si trova fuori dalla fattispecie
della defezione con atto formale?
A noi pare che non si possa liquidare l'accertamento come impossibile o inutile dal momento che lo
stesso pontificio consiglio non ha posto la clausola di invalidit in caso di inosservanza. Il problema
insomma in questi casi rimane aperto.
Quanto poi alla possibilit che l'atto di defezione potesse essere implicito, si riteneva fosse
comunque necessario un comportamento chiaramente implicante l'abbandono della chiesa.
I dubbi cominciavano nell'individuare pi specificamente le tipologie concrete dell'atto di defezione
formale, potendosi dare risposte differenti, secondo che si intenda l'atto formale di defezione in
senso restrittivo o al contrario in senso estensivo.
Se, infatti, in quanto frutto di un comportamento oggettivo, l'iscrizione ad altra confessione
religiosa va certamente considerata defezione formale, solo un'interpretazione estensiva potrebbe
condurre a parificare ad essa la mera confessione, dalla quale non si possa dedurre con argomenti
inoppugnabili l'intenzione di appartenere alla medesima. bene ricordare che l'interpretazione deve
essere restrittiva ogni volta che ci si trovi di fronte ad una limitazione di un diritto fondamentale,
quale lo ius connubii.
In ogni caso, ogni atto che non rientra nel concetto di defezione formale irrilevante sotto il profilo
della validit del matrimonio.
L'attuale disciplina presenta una singolarit: l'atto formale non invece richiesto per l'accoglienza
del non cattolico nella chiesa cattolica.
Il codice non tipicizza uno specifico atto di riammissione n statuisce nulla circa un eventuale rito
per coloro che abbandonano la chiesa e vogliono rientrarvi. un atto a forma libera secondo la
disciplina universale. Si preferito rimettere alla prassi amministrativa locale l'indicazione della
formalit per la riconciliazione con la chiesa. L'assenza tuttavia di un qualunque anche solo
generico criterio destinata a produrre notevoli incertezze.
L'esigenza di salvaguardare i valori della fede potrebbe essere garantita anche in modo diverso.
Basterebbe, in sede di interventi previsti come cura pastorale antecedente il matrimonio, rendere i
soggetti pi consapevoli delle controindicazioni di questi tipi di matrimonio sia quanto alla fede sia
quanto alla comunione interpersonale, lasciando poi alla loro coscienza l'ultima decisione.
Ma questa via non stata scelta dal legislatore, che ha preferito mantenere la sanzione di invalidit/
illiceit.
La dispensa pu essere concessa solo se si pu prevedere che nel caso concreto sia giovevole per il
nubente cattolico un matrimonio che non potr essere sacramentale, ma almento sar corredato di
qui beni e fini tipizzanti il matrimonio naturale.
Il mantenimento della norma di diritto comune di un impedimento dispensabile stato reso pi
flessibile affidandosi al potere delle Conferenze episcopali di fissare, nell'ambito delle loro
competenze, indicazioni per l'esercizio da parte degli Ordinari della dispensa.
Aspetti di problematicit hanno sempre presentato i matrimoni tra cattolici e musulmani.
Gli elementi di divergenza della cultura cristiana rispetto alla cultura coranica sul modello di
matrimonio sono molti: dal concetto di societas tra marito e moglie fondata sulla pari nativa
dignitas, alla contrariet al ripudio di un coniuge da parte dell'altro e tanto pi della moglie da parte
del marito, al divieto della poligamia, all'affrancamento della donna da qualunque forma di
subordinazione patriarcale, alla stabilit del vincolo canonico e sua indissolubilit, che non consente
scioglimento per atto unilaterale dell'uomo neppure in presenza di valide motivazioni.
Il diritto islamico si limita a vedere nel matrimonio un conratto bilaterale meramente privato,
finalizzato a rendere leciti i rapporti sessuali tra gli sposi nel contesto di una concezione famigliare
patriarcale e maschilista.
Bench la rigidit originaria si stia sciogliendo, il diritto islamico rimane ovunque ancorato alla
disparit dei diritti e doveri all'interno della coppia e soprattutto rimane ancorato a quel primato
telologico-giuridico della legge sulla persona, che l'esatto opposto della visione cristiana nel
promato della persona sulla legge.
Qualche passo avanti stato di recente compiuto con l'elaborazione di una Carta dei musulmani
d'Europa firmata da 400 organizzazioni islamiche a Bruxelles il 10 gennaio 2008. Ma si tratta di un
documento in gran parte generico; espressivo di buoni propositi, pi che di impegni a rivedere leggi
o abitudini discriminatorie tra uomo e donna; significativo che esso non tratti del modello di
matrimonio e della eguaglianza tra marito e moglie.
Mentre il diritto canonico prescrive che la parte musulmana sia solo informata dei requisiti del
matrimonio dispensato, il Corano, al contrario, impone come obbligatoria alla nubente battezzata la
Shahada (professione di fede musulmana) che uno dei cinque pilastri fondamentali dall'Islam.
Una serie di delicatissime problematiche sorge pertanto ove sia un cattolico a volere sposare una
musulmana. Quanto in particolare alla pronuncia della Shahada da parte del cattolico, sotto il profilo
canonistico essa costituisce atto di apostasia della fede cattolica.
A meno che si possa dimostrare che nel soggetto manca l'intenzionalit di staccarsi dalla Chiesa in
quanto fedele, come pu ad esempio avvenire in quanto il nubente firmi un documento senza
neppure comprenderlo, perch l'unico modo che gli viene indicato per sposare una musulmana.
Perch il cattolico che abbia consapevolmente emesso la professione di fede musulmana, possa
chiedere al suo parroco il matrimonio canonico, occorre pertanto che egli formalmente ritratti la
Shahada. Se egli rifiuta di farlo il caso deve essere sottoposto all'Ordinario. Nella maggior parte dei
casi ipotizzabile che egli sia rimandato al matrimonio civile.
La presidenza CEI ha pubblicato la direttiva I matrimoni tra cattolici e musulmani in Italia rivolta
agli Ordinari diocesani.
Il documento non ha forza di legge, ma esso presenta un rilievo di primaria importanza. Le
questioni affrontate ed i consigli offerti finiscono con il condizionare la soluzione giuridica.
Le indicazione della Presidenza CEI suggeriscono di rimettere alle valutazioni dell'Ordinario se
autorizzare la celebrazione del matrimonio nel rito civile, procedendo in un secondo momento alla
celebrazione canonica. Per l'ordinamento italiano subordinare il rilascio del nulla osta al
matrimonio all'adesione alla fede musulmana di entrambe i nubenti significherebbe violare i
principi fondamentali dell'ordinamento italiano, tra i quali primeggia la libert religiosa.
Ma stesse indicazioni avvertono anche che, poich il matrimonio civile, cos celebrato, sar valido
solo in Italia e non nel paese d'origine della donna musulmana, non vanno sottovalutati i gravosi
problemi che alla coppia probabilmente deriveranno in rapporto sia alla famiglia sia al Paese
d'origine.
Non avendo le Conferenze episcopali poteri legislativi in materia di invalidit, spetter al Vescovo e
al parroco valutare se in concreto la singola e specifica unione presenti o non intrinseca fragilit,
cos da non concedere o, al contrario, concedere la dispensa da disparitas cultus.
E' prestata specifica attenzione alla fase degli incontri preparatori, nella quale si suggerisce al
parroco di inserire un itinerario di verifica, raccomandando a lui di evitare di condurre la
preparazione alle nozze in modo sbrigativo e di affidarla ad un sacerdote che lo affianchi ed abbia
una certa conoscenza dell'islam. In particolare egli dovr verificare se il matrimonio non sia
sollecitato dlla parte musulmana per scopi diversi dalla costituzione di un'autentica comunione di
vita.
Ove il colloquio giunga ad un esito negativo ed i due insistano nella volont di sposarsi, si ritiene
pastoralmente preferibile tollerare la prospettiva del matrimonio civile, piuttosto che concedere la
dispensa.
La verifica della presenza di un consensus vere matrimonialis appartiene sia al momento
preparatorio della cura pastorale sia al momento decisorio relativo alla concessione o negazione
della dispensa.
Quanto alla celebrazione, anche a questi matrimoni si applica la norma comune, sancita dal Codex,
di chiedere ed ottenere la dispensa della forma canonica, purch sia osservata una qualche forma
pubblica di celebrazione.laVanno evidenziate due specificazioni, che le Indicazioni della Presidenza
CEI riprendono dal Decreto Generale sul matrimonio canonico del 5 novembre 1990: la prima che
ragioni giustificatrici della domanda di dispensa sono quelle relative al rispetto delle esigenze
personali della parte non cattolica; la seconda che in Italia la celebrazione delle nozze deve
avvenire davanti ad un legittimo ministro di culto. Oltre a suggerire particolari verifiche e cautele in
sede di dispensa si raccomanda di aiutare la persona, fornendo riferimenti sicuri di comunit
cattoliche locali.
La parte cattolica su invito ed eventualmente con l'aiuto del parroco pertanto tenuta a verificare
approfonditamente e senza accontentarsi di rassicurazioni generiche le intenzioni e disposizioni in
merito della parte musulmana, cos da offrire all'Ordinario utili elementi per la decisione se
concedere o non la dispensa.
Il vaglio delle reali intenzioni della parte musulmana e delle sua consapevole adesione al modello
cristiano di matrimonio considerato elemento centrale del procedimento di dispensa.
Si ritiene che lo stabilirsi in Italia o comunque in Occidente offra maggiori garanzie; pertanto
rilevante la scelta del luogo di residenza della futura coppia e la fondata previsione di rimanervi nel
futuro.
La dispensa dovr essere concessa ogni volta che l'Ordinario abbia escluso positivamente la
sussistenza di un pericolo prossimo e insormontabile che minacci nella parte cattolica i valori
soprannaturali, quali la fede, la vita di grazia, la fedelt alle esigenze della propria coscienza
rettamente formata, e sia certo che la parte musulmana non rifiuti i fini e le propriet essenziali del
matrimonio e non sia legata da un vincolo matrimoniale valido.
Se i nubenti decidono di sposarsi senza avere ottenuto la dispensa dalla disparitas cultus o dalla
celebrazione secondo la forma canonica, il matrimonio nullo con tutte le conseguenze a carico
della parte cattolica.
Non sar pertanto facile nel caso concreto, con un giudizio di previsione dagli ampi margini di
discrezionalit sia sul dato di fatto sia sulla fermezza nelle fede del nubente, stabilire sino a qual
punto il diniego di dispensa sia imposto dalla sollecitazione pastorale e da qual punto in poi esso
pregiudichi il diritto al matrimonio.
E' pertanto prevedibile che possa nascere pi di un contezioso.
Di particolare attualit l'obbligo del celibato ecclesiastico, dal quale deriva l'impedimentum ordinis.
L'impedimento dell'ordine sacro caretterizza ormai esclusivamente la Chiesa cattolica latina, con
tale rigore che anche solo l'attentare al matrimonio da parte di un ordinato in sacris comporta la
rimozione dall'ufficio ecclesiastico e la pena della sospensione latae sententiae, con l'ulteriore
conseguenza che se l'ordinato, debitamente ammonito, non si corregge, pu essere punito con altre
pene, sino alle dimissioni dallo stato clericale.
Il sacerdote doveva avere come modello diretto e supremo ideale Cristo, che per tutta la vita rimase
celibe a sgnificare la sua totale dedizione al servizio di Dio e degli uomini. La scelta del celibato
garantisce infine la massima efficienza e la migliore attitudine psicologica ed affettiva per l'esercizio
continuo di quella carit perfetta che permetter di spendersi tutto a vantaggio di tutti.
L'impedimento inizia dal diaconato, rivalorizzato come primo grado dell'ordine permanente. Unica
eccezione introdotta da Paolo VI fu consentire la ricezione del diaconato anche a persone gi unite
in matrimonio.
Non si ritiene ammessa alcuna eccezione che considera i diaconi sposati vedovi inabili a contrarre
matrimonio, come gli altri chierici.
L'unica differenza nel trattamento tra sacerdoti e diaconi si ha oggi in materia di dispensa: ai diaconi
essa concessa ob graves tantum causas, ai presbiteri ob gravissimas causas e ai vescovi non
mai stata concessa.
Pi di recente la dottrina ha esemplificato due accettabili casi di richiesta di dispensa: quello del
sacerdote che abbia da tempo abbandonato la vita sacerdotale e quelli di chi non avrebbe dovuto
ricevere l'ordinazione sacerdotale.
La dispensa, riservata in modo esclusivo al sommo pontefice, comporta sempre la perdita dello stato
clericale con tutte le sue prerogative, diritti ed obblighi.
Ai fini dell'impedimento matrimoniale, non tutti i tipi di voto di castit costituiscono impedimento
dirimente. Il canone 1088 prescrive infatti che attentano validamente il matrimonio coloro che
sono vincolati dal voto pubblico perpetuo di castit emesso in un istituto religioso.
Non essenso prescrizione di diritto divino il voto dispensabile. La concessione della dispensa deve
essere accompagnata dalla dimissione del soggetto dall'istituto religioso e dalla conseguente perdita
dello stato di religioso.
Solo se il voto emesso in istituto di diritto pontificio, la dispensa riservata alla santa sede. In
caso di pericolo di morte essa pu essere concessa dall'ordinario del luogo o dal parroco o dal
ministro sacro delegato ad assistere al matrimonio, ove non sia possibile ricorrere all'ordinario,
secondo la norma generale prevista per tutti gli impedimenti di diritto ecclesiastico.
Impedimenti derivanti da fatto delittuoso
Alcuni fatti delittuosi oltre ad essere sanzionati dal diritto penale canonico, possono integrare
ipotesi di impedimenti matrimoniali.
Il canone 1089 considera invalido il matrimonio tra l'uomo e la donna rapita o almeno trattenuta
allo scopo di contrarre matrimonio con essa, se non dopo che la donna, separata dal rapitore e posta
in un luogo sicuro e libero, scelga spontaneamente il matrimonio.
La legge in un certo senso presume che nella situazione di segregazione la persona segregata abbia
gravemente compromessa la sua libert interiore e non possa pertanto esprimere la sua volont
matrimoniale con quel minimo di libert che ne fa un atto umano.
Solo il concilio di Trento istituisce l'autonomia dell'impedimento a tutela della dignit della donna e
dello stesso istituto del matrimonio contro il costume, allora in uso, di imporre il matrimonio
attraverso il rapimento della donna ed il conseguente disonore. Il ratto diventa da allora situazione
oggettiva di inabilit, a nulla rilevando l'indagine sulla effettiva volont della donna durante la
segregazione.
Non qualunque tipo di rapimento rilevante, ma solo quando una donna sia condotta o trasportata
in altro luogo o trattenuta al fine di contrarre matrimonio.
L'impedimento circoscritto alla donna rapita o trattenuta. Se ad essere rapito un uomo, esso non
sorge.
L'impedimento cessa quando la donna separata dal rapitore e posta in un luogo sicuro e libero,
scelga spontaneamente il matrimonio.
Se nella donna liberata e portata in luogo sicuro permane un vizio del volere, il matrimonio pu
essere dichiarato invalido, ma ex parte consensus.
L'intuito matrimonii elemento costitutivo dell'impedimento di coniugicidio, che sorge a carico di
chi abbia ucciso o fatto uccidere il proprio coniuge o quello della persona con cui si intenda
contrarre matrimonio.
Il canone 1090 prevede che l'impedimento sorga altres, indipendentemente dall'intuito matrimonii,
quando vi sia stato concorso, fisico o morale, tra due persone per l'uccisione del coniuge di una di
loro.
Le ipotesi prese in considerazione sono dunque tre:
omicidio del proprio coniuge
omicidio del coniuge della persona che si intende sposare
omicidio del coniuge con la cooperazione di entrambi.
In considerazione della gravit della fattispecie, la dispensa dall'impedimento riservata alla santa
sede. Per quanto riguarda il nostro Paese, ove vi fosse la dispensa, il matrimonio sarebbe valido solo
nell'ordinamento canonico, non potrebbe essere trascritto nei registri dello stato civile.
Impedimenti derivanti da legame famigliare o di analoga natura
Fin dai primi secoli la chiesa proibisce i matrimoni incestuosi, tali qualificando i matrimoni tra
persone legate da parentela o affinit.
La vigente legislazione limita gli impedimenti di carattere famigliare, contenendoli entro il IV grado
per la parentela ed alla sola linea retta per l'affinit.
Il canone 1091 considera la parentela impedimento dirimente non dispensabile. Nella linea
collaterale dirimente fino al quarto grado incluso e pu essere oggetto di dispensa dal terzo grado
in su.
Il vigente codex ha introdotto una novit poich ha abbandonato il criterio tradizionale del computo
dei gradi per adottare il criterio romanistico, cos da assimilare il sistema canonico a quello civile.
Si discusso se l'impedimento tra fratello e sorella sia di diritto naturale o di diritto ecclesiastico. In
favore della seconda soluzione, si cita un rescritto di Paolo VI che tratta un'ipotesi di dispensa
concessa a fratello e sorella uterini cresciuti separatamente nell'infanzia e da anni conviventi.
L'impedimento della affinit sorge da qualunque matrimonio valido anche se non consumato.
L'impedimento limitato alla sola linea retta in qualsiasi grado.
L'impedimento non cessa n per la morte del coniuge n per eventuale dispensa per
inconsumazione. dispensabile, ma per quanto riguarda il nostro Paese, un eventuale matrimonio
religioso contratto con dispensa non trascritto nei registri dello stato civile.
La dispensa concessa solo alla presenza di gravi motivi.
La pubblica onest (canone 1093) definita anche quasi affinit poich sorge da matrimonio
invalido o putativo cui sia seguita la convivenza more uxorio, o da pubblico e notorio concubinato.
limitato al solo primo grado della linea retta. Per la concessione della dispensa sono richiesti
motivi molto gravi.
A differenza della parentela naturale che fondata sul sangue, la parentela legale fondata
sull'adozione. Il canone 1094, pur facendo riferimento alla legge civile quanto alla legittimit
dell'adozione, si svincola da essa quanto alla natura dell'impedimento, considerandolo sempre
dirimente, e quanto ai gradi su cui esso incide.
L'impedimento sorge in ogni grado della linea retta e nella linea collaterale solo nel secondo grado.
CAPITOLO TERZO: IL CONSENSO
La nullit del matrimonio ex parte consensus
Il vigente codex sottolinea la centralit del consenso. Il consenso, afferma il canone 1057, l'atto
che costituisce il matrimonio e non pu essere supplito da nessuna potest umana. La massima
consensus facit nuptias diviene rapidamente caratteristica distintiva della normativa canonica.
In termini pi squisitamente tecnico-giuridici si pu concludere che il principio consensualistico
puro l'architrave del matrimonio canonico. Esso si specifica in due ulteriori principi: il primo
l'essenzialit del consenso attuale di ognuno degli sposi, il secondo la sua insostituibilit da parte
di alcuna potest umana.
La dialettica giuridica comporta come conseguenza che la volont, una volta formatasi validamente,
non pu essere revocata.
I due sposi con la loro volont non possono travolgere quelle che in dottrina sono denominate
caratteristiche ontologico-costituzionali dell'istituto: monogamia, indissolubilit e dignit
sacramentale.
La propriet essenziale dell'indissolubilit non ammette deroghe fuori di quelle esplicitamente
consentite dal diritto canonico: scioglimento del matrimonio rato e non consumato e scioglimento in
favore della fede.
La chiesa ha la massima comprensione umana per situazioni di sofferenza, ma non pu fare passare
casi di divorzio sotto le vesti formali di una dichiarazione di nullit.
Quanto poi all'altra propriet essenziale, essa non consente alcuna deroga, neppure di carattere
eccezionale, la poligamia come la poliandria andando contro l'unit duale dei coniugi, rispondente
al piano divino della creazione.
Un diritto come quello canonico, che nella conciliazione tra sostanza e forma vede un obiettivo
irrinunciabile, non pu rimanere indifferente di fronte all'esigenza di integrare la tradizionale
visione sessuale-procreativa del matrimonio con la visione unitiva, esaltata dal concilio.
L'una caro porta gi allora a parlare della duplice ordinazione del matrimonio, non solo alla
procreatio atque ecucatio prolis, ma anche al bonum coniugum.
Varie sentenze consacrano l'incapacit al rapporto interpersonale come nuovo capo di nullit, senza
dunque attendere che il legislatore introduca esplicitamente una apposita norma.
Rilevante l'intreccio tra ordo caritatis e ordo procreationis.
Sono introdotte le due ordinazioni, rispettivamente al bene dei coniugi e alla generazione ed
educazione della prole, poste su un piano di eguale importanza e anche di autonomia.
La novit sta nell'affiancare la dimensione unitiva alla dimensione sessuale procreativa.
Il codex del 1983 affronta, ora in termini nuovi ora in termini tradizionali, il rapporto tra
matrimonio e minus sanctificandi ecclesiae. Punto di continuit l'elevazione del contratto a
sacramento.
Che il patto matrimoniale sia elevato a sacramento significa che la sacramentalit non opera in virt
del rito religioso, ma in quanto agli sposi cristiani, come battezzati, sono inseriti in modo
indistruttibile nella alleanza sponsale di cristo con la chiesa.
Volere il contratto significa adesione ad un modello matrimoniale che la chiesa considera
coincidente con il modello naturale di matrimonio e che proprio perci oggetto di un diritto da
garantire in quanto diritto naturale anche a chi non ha fede.
I pontefici ricordano che il sacramento non qualcosa di aggiuntivo a questa dimensione naturale,
ma la sua dimensione soprannaturale.
L'intenzione dei nubenti non deve rivolgersi necessariamente al sacramento, basta abbia ad oggetto
la dimensione naturale.
Un interrogativo rilevante se sia o no rilevante causa di nullit la mancanza di fede del nubente.
Perch il matrimonio sorga sufficiente che si tratti di contratto naturale tra battezzati, non
richiesto che sia tra credenti.
Solo quando i nubenti mostreranno di rifiutare in modo esplicito e formale ci che la chiesa intende
compiere quando celebra il sacramento del matrimoni, dovr essere negata l'ammissione alle nozze.
Con la defezione formale dalla chiesa non va confuso il notorio abbandono della fede cattolica.
Riguardo al notorio abbandono della fede non prevista alcuna causa di invalidit del matrimonio
n di esenzione dalla forma, ma solo una misura di opportunit: la licenza dell'ordinario.
Chi, avendo abbandonato notoriamente la fede, chiede di sposarsi con forma canonica, deve essere
autorizzato alle nozze dall'ordinario.
Quanto ai battezzati diventati agnostici o praticamente atei, se il loro ateismo tale da provocare in
loro una volont di esclusione di uno dei bona matrimoni, l'ammissione al matrimonio potrebbe
rivelarsi imprudente, dal momento che il loro consenso sarebbe invalido per simulazione parziale.
I singoli capi di nullit
Il consenso matrimoniale frutto della interazione fra facolt intellettive e facolt volitive. Ci che
rileva ai fini della validit la deterimazione volitiva di ciascuna delle parti, non il perch tale
determinazione sorta.
bene precisare che non considerato impedimento al matrimonio canonico lo stato di interdizione
legale derivante da eventuale provvedimento civile, potendo l'interdetto avere al momento dello
scambio dei consensi la capacit psichica. Per quanto riguarda l'Italia, il matrimonio canonico
dell'interdetto non pu avere effetti civili.
Il primo capo di nullit riguarda coloro che mancano di sufficiente uso di ragione. Non necessario
che l'anomalia impedisca del tutto l'uso della ragione, basta che ne impedisca l'uso sufficiente.
Sono dunque delineate due categorie: l'assenza totale dell'uso di ragione e la sua insufficienza.
Vi rientra l'alterazione che priva il nubente, nel momento in cui egli esprime il suo s, della capacit
di intendere e di volere.
Il secondo capo di nullit riguarda coloro che difettano gravemente di discrezione di giudizio circa i
diritti e doveri matrimoniali essenziali da dare e accettare reciprocamente.
Perch vi sia invalidit occorre una mancanza grave di discrezione di giudizio. Inoltre occorre che
essa si manifesti riguardo agli obblighi essenziali del matrimonio.
La prima precisazione riguarda gli obblighi essenziali: quali sono? Il codex li individua nelle
propriet essenziali della unit ed indissolubilit e nelle due ordinazioni al bene dei coniugi e alla
procreazione e educazione della prole.
La seconda precisazione riguarda il concetto di discretio iudicii. Nel passare dalla enunciazione
generale a determinazioni concrete va tenuto sempre presente un pericolo: di confondere tra loro le
difficolt spesso presenti nella vita matrimoniale con l'autentica incapacit.
Per evitare questo pericolo, non ci si pu dunque limitare a riscontrare il fallimento della vita
coniugale, ma occorre con strumento probatorio accertare la maturit psichica del nubente al
momento delle nozze.
A tal fine dottrina e giurisprudenza elaborano diversi criteri. Tre in particolare possono dirsi
consolidati.
Con il primo si ritiene convenzionalmente che il defectus discretionis iudicii faccia riferimento alla
capacit critica riguardo agli obblighi essenziali matrimoniali.
Un secondo criterio riguarda l'incapacit del volere.
Si introduce, ad integrazione dei criteri statici di misurazione della capacit psichica, il il criterio
dinamico affermando che ogni volta che il giudice non in grado di determinare il quantum di
sufficiens discretio iudicii, pu esaminare il quomodo, domandandosi se vi siano state distorsioni
non solo della facolt intellettiva ma anche della facolt volitiva.
Con il terzo criterio la capacit di autodeterminarsi in rapporto alla scelta dei diritti e doveri
coniugali commisurata sulla base di una proporzionata libert interiore, che si ritiene assente sul
piano della prova, quando la motivazione interna del soggetto sia talmente abnorme da spingere il
soggetto ad una scelta matrimoniale irrazionale.
La gravitas attiene testualmente alla discrezione di giudizio come concetto giuridico.
Il terzo capo di nullit riguarda coloro che per causa di natura psichica non possono assumere gli
obblighi essenziali del matrimonio.
Si tratta di anomalie che non privano il soggetto n dell'usus rationis n del defectus discretionis
iudicii. Non sono vere e proprie incapacit del soggetto, ma incidono piuttosto sulla capacit a
adempiere e prima ancora ad assumere gli obblighi essenziali del matrimonio.
Ha una lunga elaborazione giurisprudenziale che, partendo da un allargamento interpretativo del
concetto di impotenza, passa dall'incapacit dell'usus corporis all'incapacit dell'uso esclusivo del
corpo, sino a delineare un capo autonomo cos detto di impotentia moralis.
Il capo di nullit assume una sua autonomia, estendendosi utleriormente sino ad applicarsi alle varie
ipotesi di deviazioni o perversioni dell'istinto sessuale.
La necessit di una causa di natura psicosessuale, generatrice dell'incapacitas, rimane a lungo nei
testi preparatori del codex del 1983. nel testo definitivo sostituita con la dizione causa di natura
psichica, allargando dunque il raggio di applicazione oltre la causa di natura psicosessuale.
Sotto il profilo della prova, oltre ai normali strumenti, assume importanza la prova peritale.
Il canone 1096 indica il contenuto minimo di conoscenza che il nubente deve avere per prestare
validamente il suo consenso. Nel definire quali elementi del consorzio coniugale il nubente debba
almeno non ignorare, esso trova un equilibrio tra l'esigenza di dare al vincolo la massima stabilit e
la necessit di rispettare lo ius connubii di chi non ha una conoscenza completa degli obblighi
conseguenti al vincolo matrimoniale.
La posizione assunta dal codex considera sufficiente una conoscenza dell'istituto matrimoniale,
nella quale rientri in grado per cos dire minimo di ognuno degli elementi caratterizzanti il
matrimonio in facto esse. ritenuto sufficiente che ognuno dei due sposi almeno non ignori che il
matrimonio la comunit permanente tra l'uomo e la donna, ordinata alla procreazione della prole
mediante una qualche cooperazione corporale.
Sotto questo livello minimo di conoscenza il matrimonio non sorge come valido. Testualmente si
richiede ai nubenti di sapere di dovere dare vita ad un'unione permanente. Altra caratteristica da
conoscere l'eterosessualit. Quanto alla finalizzazione alla procreazione della prole, non richiesta
ai nubenti la conoscenza medica del processo riproduttivo. Va osservato che non indispensabile
conoscere il bonum coniugium.
Situazione giuridica diversa invece la possibile collocazione dell'affectio coniugalis nel quadro di
quel nucleo essenziale del rapporto matrimoniale che oggetto di simulazione. Per distinguere il
nucleo minimo di elementi da non ignorare si parla in dottrina di identit del matrimonio. Essa
contrapposta alla substantia o essenza, che comprende le propriet e gli elementi essenziali che sono
sottratti alla autonomia delle parti.
Strettamente connesso al tema della scientia minima il tema dell'error iuris su unit, indissolubilit
e dignit sacramentale del matrimonio. Anche esso attiene al momento intellettivo del consenso.
L'errore su indissolubilit, unit o sacramentale dignit non vizia il consenso. Non lo vizia se
l'errore rimane circoscritto alla sfera dell'atto intellettivo o se comunque rimane un elemento della
motivazione: il sacramento del matrimonio in tale caso sorge validamente con tutte le sue
caratteristiche.
Perch il vincolo sia nullo, occorre che l'errore della sfera meramente intellettiva passi a quella
volitiva, sia cio un errore ostativo.
frequente trovare affermato che quanto pi radicato l'errore, tanto pi facilmente si dece
escludere che si tratti di simplex error, dovendosi supporre che il soggetto non avrebbe dato il suo
consenso, se avesse conosciuto la vera sostanza del matrimonio.
Va inoltre sottolineato che la natura ostativa dell'errore determinante la volont avvicina questa
figura al fenomeno simulatorio.
Tra i canoni pi discussi in dottrina ed in giurisprudenza il canone 1101, che disciplina la
simulazione.
Siamo nel campo della volont ed in particolare della discordanza voluta tra parole o segni
manifesti nella celebrazione del matrimonio e volont interna.
Il canone 1101 opportunamente premette al paragrafo 1 il principio che la dichiarazione deve essere
conforme alla volont interna. Da questa premessa discende la conseguenza ch non pu esservi
valido matrimonio ove vi sia divergenza tra dichiarazione esterna e volont interiore. Detta
divergenza, determinante la nullit, si verifica quando entrambe le parti o anche una sola con
positivo atto di volont contrario alla dichiarazione escludono lo stesso matrimonio (simulazione
totale) o uno dei suoi elementi o propriet essenziali (simulazione parziale).
Perch il matrimonio sia nullo per simulazione occorre che un'espressa e specifica intentio contraria
blocchi nella sua operativit l'intentio generalis. Perch il matrimonio canonico sia nullo, non
occorre un patto simulatorio.
Poich il matrimonio canonico risponde al ben diverso principio consensualistico puro, sufficiente
la simulazione unilaterale o riserva mentale di uno dei due sposi, anche se non comunicata n
conosciuta dall'altro, purch ovviamente provata. invece necessario un atto positivo di volont di
esclusione.
La simulazione totale si ha quando manca del tutto la volont matrimoniale ed il nubente da vita
con la sua dichiarazione ad una mera apparenza di matrimonio. La dottrina distingue tre ipotesi:
l'assenza di intentio contrahendi
la presenza di intentio non contrahendi
la presenza di intentio sese non obligandi.
Oggi si tende a dilatare il capo di nullit per comprendervi casi di radicale esclusione del profilo
istituzionale e di quello esistenziale del rapporto matrimoniale.
La simulazione parziale si ha quando la volont del soggetto di dare vita ad un legame matrimoniale
esiste, ma non combacia con lo schema negoziale. In tal caso manca la volont del negozio
matrimoniale quale predisposto della chiesa: al suo posto vi la volont di un negozio diverso, che
tuttavia l'ordinamento canonico n prevede n tutela e che anzi considerato nullo.
Non essendovi coincidenza tra volont del nubente e volont dell'ordinamento, il matrimonio
nullo. Il nubente conoscendo, anche solo vagamente, lo schema del matrimonio vuole la vita
matrimoniale, ma opera una riserva mentale relativamente all'oggetto del consenso normativamente
prescritto. La somma di varie simulazioni parziali non produce simulazione totale.
Rifacendosi alla dottrina agostiniana dottrina e giurisprudenza erano concordi nel distinguere tre
figure di simulazione parziale: esclusione del diritto alla prole, alla fedelt e all'indissolubilit.
Il codex oggi vigente non tipicizza espressamente le singole figure di simulazione parziale. Oggi si
possono ritenere vigenti 5 figure di simulazione parziale: oltre alle tre tradizionali esclusioni, le due
nuove ipotesi di esclusione del bonum coniugum e della dignit sacramentale.
L'esclusione dell'indissolubilit ha luogo quando il soggetto esclude la perpetuit del vincolo. Va
rilevato che l'indissolubilit caratteristica di ogni matrimonio valido, anche non sacramentale.
Sorge dunque anche in riferimento a matrimonio misti. La natura sacramentale del matrimonio tra
due battezzati rafforza l'indissolubilit.
Anche per l'esclusione della indissolubilit occorre nel nubente un atto positivo di volont, cio una
vera e propria decisione anche solo implicita di escludere dal proprio matrimonio la perpetuit.
Sotto il profilo processuale non solo importante dimostrare la presenza di un atto positivo di
volont contrario alla indissolubilit, ma anche rilevante mettere bene a fuovo la causa simulandi
e pertanto il motivo che ha indotto il soggetto ad escludere l'ndissolubilit.
L'esclusione dell'unit si sdoppia in due figure distinte. La prima rigiarda il caso in cui il soggetto
intende istituire un rapporto coniugale con altra persona diversa dal coniuge, dando vita ad una
pluralit di vincoli matrimoniali in contemporanea. Il matrimonio cos contratto sarebbe nullo. La
seconda figura si ha nelle ipotesi di intenzione di violare l'obbligo della volont coniugale: bonum
fidei dunque nel senso stretto della unicit o esclusivit del rapporto coniugale.
Sul concetto di bonum prolis, come oggetto di simulazione parziale, si avuta un'evoluzione.
Poggiandosi sulla lettera del canone 1086 del vecchio codex, si considerava nullo il matrimonio
contratto con l'esclusione del diritto alla unione fisica naturale almeno astrattamente procreativa.
Mentre riteneva valido il matrimonio della donna che si proponesse di ricorrere all'aborto, ove fosse
rimasta incinta, non essendoci in tal caso alterazione dei rapporti naturali tra i coniugi.
La formulazione oggi vigente utilizza l'espressione certamente pi ampia della esclusione di aliquod
essentiale elementum. La vigente dizione si presenta dunque indeterminata. Anche se si tende in
dottrina a far rientrare in essa le due ordinazioni del matrimonio ricordate nel canone 1055, e
pertanto anche la procreazione ed educazione della prole, non vi tuttavia unanimit di consensi.
Tutti convengono che si ha simulazione parziale ogni volta che il nubente rifiuta la procreazione in
s. pertanto invalido il matrimonio di chi si sposa con propositi abortivi. Si discute invece se
occorre che il rifiuto della essere perpetuo o possa anche essere temporaneo. Si tende dai pi in
dottrina a ritenere necessaria la perpetuit.
Le posizioni su singoli casi pratici sono molto variegate gi nella specificazione del concetto di ius
ad prolem. Lo sono ancora di pi quanto ad un'altra fattispecie: l'esclusione della educazione della
prole.
La giurisprudenza limita l'ipotesi alla prima educatio, cio agli insegnamenti primordiali, cos da
ritenere invalido il matrimonio di chi sposa escludendo di educare i figli. Quanto infine
specificamente all'esclusione dell'educazione religiosa e morale, la tendenza per ora prevalente di
non dare ad essa rilievo autonomo invalidante, ma piuttosto di rincondurla ad altri capi di nullit.
Nel caso dell'intentio contra sacramentalem dignitatem, va sottolineato che la questione
totalmente diversa dalla questione del matrimonio contratto senza fede. Siamo nel campo del
contrasto tra volont del nubente che intende escludere dal proprio matrimonio la dignit
sacramentale e la volont dell'ordinamento che eleva il contratto naturale di matrimonio alla dignit
di sacramento. Collegando la validit del sacramento al semplice status di battezzato nella chiesa
cattolica, non richiedono che egli sia anche credente o praticante, cio abbia una fede viva o
comunque partecipi alla comunit dei fedeli. Basta che la volont abbia ad oggetto il contratto,
perch sorga il sacramento.
Oggi sembra prendere piede altra tendenza: riconoscere autonomia alla volont di esclusione del
sacramento in casi limite, nei quali la volont negoziale sia integra e matura e l'atteggiamento del
soggetto non sia tanto di impreparazione dal punto di vista soprannaturale, ma piuttosto di frontale
contrapposizione concettuale riguarda ad esso.
La vera intenzione nasce e si nutre di fede viva, sicch dove non c' nessuna traccia di fede in
quanto tale e non si riscontra alcun desiderio della grazia e della salvezza, sorge il dubbio di fatto se
vi sia l'intenzione generale veramente sacramentale, e se il matrimonio contratto sia valido o no.
Altro invece che il soggetto escluda la sacramentalit. Non si possono escludere casi in cui, anche
presso alcuni cristiani, la coscienza sia a tal punto deformata dall'ignoranza o da errore invincibile,
da far ritenere loro sinceramente di poter contrarre matrimonio escludendo il sacramento. In tal caso
sono incapaci di contrarre matrimonio valido sacramentale.
L'ordine della crezione al quale appartiene ogni matrimonio come realt naturale non pu per il
battezzato essere isolato dalla storia della salvezza dal momento che, grazie al battesimo, il
matrimonio naturale inserito nell'ordine soprannaturale.
In favore dell'efficacia invalidante dell'esclusione della sacramentalit vi infine un argomento
testuale: il canone 1099 tra fli errori deterimanti la volont pone l'errore sulla sacramentale dignit
purch deterimini la volont.
L'intentio contra bonum coniugum rimane la fattispecie che maggiormente divide dottrina e
giurisprudenza. La dottrina e giurisprudenza prima e la pontificia commissione per la revisione del
codex poi si impegnano ad elaborare categorie giuridiche che consentano di dare consistenza
oggettiva all'amore coniugale, senza con ci incorrere nella deriva divorzistica di considerare finito
il matrimonio con il cessare dell'amore coniugale.
Per quanto riguarda lo ius ad vitae communionem, possiamo affermare che aveva trovato fortuna
giurisprudenziale nella valutazione del consenso del soggetto incapace psichicamente, in particolare
nell'ipotesi di incapacit al rapporto interpersonale. Per intuibili ragioni di simmetria, esso appare
utilizzabile anche per disciplinare il consenso del soggetto psichicamente capace nel quadro del
fenomeno simulatorio, dandosi pertanto rilievo alla volont positiva di escludere lo ius ad vitae
communionem.
Questo orientamento dottrinale discusso all'interno dei lavori della revisione. I timori poi che
l'espressione cos introdotta possa portare l'interpretazione ad un'indebita dilatazione in sede di
applicazione spingono alla stesura di un testo pi preciso: l'esclusione dello ius ad ea quae vitae
communionem essentialiter consituunt.
Si ritiene che solo l'esclusione di quel nucleo essenziale del rapporto interpersonale dato
dall'integrazione reciproca debba provocare la nullit. I revisori con l'espressione pi dettagliata
del diritto alle cose che essenzialmente costituiscono la comunione di vita, mirano ad introdurre
come causa di nullit i casi pi gravi di esclusione di aspetti essenziali del rapporto di vita
coniugale.
Si parla di esclusione dell'aliquod essentiale elementum. Si sostituisce pertanto il riferimento
puntuale a singole fattispecie di simulazione parziale con la generica espressione che ad invalidare
il vincolo l'esclusione di un elemento essenziale o di una propriet essenziale del matrimonio.
La precisazione che l'esclusione del bene dei coniugi causa di invalidit pertanto opera della
dottrina. Quanto pi ampia o ndeterminata l'espressione letterale di una norma, tanto pi
numerose sono le figure ad essa riconducibili in sede interpretativa.
qui sufficiente qualche accenno al significato sostanziale di quel totius vitae consortium, che il
vigente canone 1055 identifica come rapporto matrimoniale. Il coniuge deve essere considerato
come persona con cui stringere amicitia.
Il quadro sostanziale al quale fare riferimento per definire in termini pi concreti il concetto di bene
dei coniugi imponente per apporti filosofici e contributi magisteriali. Se all'interno di esso
cerchiamo il filo conduttore non difficile ravvisarlo nella specialissima nozione di communio
personarum. possibile individuare tre aspetti del rapporto interpersonale. Essi sono: la
considerazione dell'altro come persona, la comunione con lei, il volere il suo bene.
Pu essere utile prospettare qualche esemplificazione di ognuno dei tre aspetti che possono essere
considerati tre elementi del concetto giuridico di bonum coniugum:
considerare l'altro come soggetto dotato di una sua dignit, con il quale entrare in contatto
per costituire il rapporto matrimoniale, significa, nella visione cristiana, guardare e volere
l'altro come soggetto e non come oggetto. Contrae pertanto invalidamente chi ha una tale
considerazione negativa del consorte come essere inferiore, da quasi togliere a lui il carattere
di persona ed al suo posto costruire un'immagine totalmente mitizzata.
La comunione delle persone il secondo aspetto della communio vitae. Essa pu dirsi
esclusa quando il nubente prende s in considerazione la persona, ma volendo per cos dire
sposare solo un suo parziale aspetto. In questo caso la considerazione della persona non
manca, ma limitata a una presenza del tutto oggettuale.
Quanto al terzo aspetto, volere il bene dell'altro, significa non solo che la persona supera se
stessa per prendere in considerazione l'altro e con lui progettare la comunione di vita, ma
che essa vuole il bene dell'altro, con il quale entra in comunione. L'esclusione di questo
aspetto, con la conseguente nullit per simulazione, caratterizza i casi di uomini e donne che
non solo si propongono di non amare l'altro, ma addirittura pianificano di farlo soffrire.
A questo punto dovrebbe risultare chiaro che il concetto giuridico di amore sotteso al bonum
coniugium non si identifica con l'inclinazione affettiva o con il sentimento erotico, n viene meno al
venir meno di essi. Esso coincide con quella comunicazione di vita con vita che un autentico
consorzio coniugale non pu non comportare.
Non necessario, ai fini della validit del matrimonio, sposare per amore. La nullit non risiede
nell'eventuale presenza di un motivo malvagio, ma risiere nell'attivit volitiva di esclusione del
bonum coniugum.
Il canone 1097 dichiara che la falsa rappresentazione della persone causa di nullit per error facti
nei limiti e nel senso che ci apprestiamo ad approfondire, distinguendo tra errore sulla identit ed
errore sulle qualit della persona.
La legge ritiene sufficiente la conoscenza dell'identit della persona, con la conseguenza che il
matrimonio non sorge validamente. Si ha pertanto nullit quando il contraente, volendo sposare una
determinata persona fisica, ne sposa per errore un'altra.
Si badi: siamo di fronte ad una mancanza del consenso, non ad un suo vizio.
All'errore sull'identit fisica equiparato, nella ipotesi in cui la persona fisica di un contraente sia
sconosciuta all'altro, l'errore su un qualitas individua.
A differenza dell'errore sulla persona, l'errore sulla qualit continua ad essere di regola irrilevante. Il
canone 1097 statuisce che l'errore circa una qualit della persona, quantunque sia causa del
contratto, non rende nullo il matrimonio.
L'irrilevanza dell'errore sulle qualit opera anche quando l'errore causa del contratto. Vi per
un'eccezione alla regola: l'errore sulla qualit rende nullo il consenso quando tale qualit sia intesa
direttamente e principalmente, cio il soggetto vuole direttamente e principalmente quella qualit.
Un'altra eccezione riguarda l'errore provocato da dolo.
Va rilevato che questa figura di errore sulle qualit, eccezionalmente invalidante, non presuppone
necessariamente la mancata conoscenza dell'altra parte del contraente. Ci che conta comunque non
che la qualit sia oggettivamente importante per la vita coniugale. Conta che tale sia
soggettivamente ritenuta dal nubente.
Una seconda eccezione alla regola generale dell'irrilevanza giuridica della qualit della persona ai
fini della validit del consenso si ha in materia di dolo.
Il canone 1098 colma la lacuna della precendente codificazione. La natura del matrimonio come
comunit di vita postula un consenso libero da sotterfugi ed inganni relativamente a qualit fisiche o
morali, la cui presenza o assenza possa turbare la futura vita in comune. In particolare essa ritiene
doverosa l'introduzione di una norma che tuteli la persona da raggiri e menzogne circa specifiche
qualit del consorte.
Nasce cos il canone 1098: chi celebra il matrimonio raggirato con dolo, ordito per ottenerne il
consenso, circa una qualit dell'altra parte, che per sua natura pu perturbare gravemente la
comunit di vita coniugale, contrae invalidamente.
Il canone 1098 considera rilevante anche l'inganno ordito da un terzo oltre che dall'altra parte.
Se ci che conta la posizione soggettiva di chi sia stato ingannato, non ogni inganno causa di
nullit, ma solo quello che:
ordito per ottenere il consenso
determina un errore
l'errore riguarda una qualit dell'altra parte
la qualit per sua natura atta a turbare gravemente il consorzio della vita coniugale.
La gravitas non richiesta come requisito del dolo, bens del possibile turbamento della vita
coniugale.
La considerazione oggettiva della gravit dovr essere valutata anche in relazione alla mentalit o al
modo di vivere del nubente ingannato. La valutazione dovr pertanto seguire due livelli: anzitutto si
dovr valutare se la qualit oggettivamente pu turbare gravemente la vita matrimoniale e poi se in
quel caso concreto essa urta con il modo di vivere del soggetto ingannato.
La libert del consenso trova oggi un'accentuazione rispetto alla precedente codificazione.
In armonia con questa premessa, il canone 1103 disciplina il capo di nullit della vis ac metus,
dichiarando invalido il matrimonio celebrato per violenza o timore grave incusso dall'esterno, anche
non intenzionalmente, per liberarsi dal quale uno sia costretto a scegliere il matrimonio.
Nella vis ac metus la mancanza di libert interiore ha rilievo in quanto la volont ha ad oggetto la
substantia matrimonii, ma il nubente avverte di non essere libero nella sua decisione matrimoniale.
A rendere la volont viziata sono diversi elementi:
non basta una generica mancanzadi libert interiore. necessaria anche la consapevolezza
nel soggetto passivo della diminuzione di libert. N il metum incutiens deve
obbligatoriamente essere l'altra parte, potendo essere un terzo.
Perch l'alterazione volitiva abbia rilevanza giuridica, occorre che il nubente per liberarsi dal
timore, non abbia o comunque ritenga di non avere altra via che il matriomonio.
Occorre anche che il matrimonio sia conosciuto come mezzo imposto da un'azione esterna
di un essere umano che voglia l'effetto intimidatorio.
Infine non ogni forma di costrizione rilevante. Lo solo quella che nasce da una violenza
grave e determina un timore grave. La gravit della vis valutata oggettivamente, sulla base
cio di ci che comunemente ritenuta coazione grave. Sotto il profilo della prova ssume
rilievo centrale la dimostrazione della contrariet del soggetto alle nozze.
Occorre che il timore sia antecedente la decisione di consentire da parte di chi lo subisce.
Il particolare rapporto di reverentia, che lega deterimate persone, ha indotto ad enucleare una
fattispecie specifica: quella del timore reverenziale.
La vis in questo caso non si manifesta tanto con minacce o intimidazioni o percosse, ma piuttosto
con insistenze moleste.
A giudizion della giurisprudenza, il timore reverenziale diventa grave ogni volta che si ha un ordine
assoluto del genitore, che non ammette alcun contraddittorio, riguardo al quale il figlio sa per sua
esperienza che sarebbe inutile ogni possibile resistenza.
Se i genitori nelle loro insistenze si attengono al loro diritto di consigliare il figlio, avviene ci che
la dottrina definisce il morem gerere parentum. Non pu in tal caso ritenersi esistente un timore
reverenziale. Solo un continuo replicarsi di insistenze moleste su un soggetto dal carattere
particolarmente ostinato o che ha verso i genitori una devozione non sconfinata potranno
considerarsi provviste di quella gravitas che il legislatore richiede.
Si ha nullit del matrimonio anche nel caso della ragazza che si sposa per sottrarsi alle percosse o
sevizie del genitore.
Il vigente codex semplifica la materia del consenso condizionato, prendendo in considerazione al
canone 1102 due figure di condizione: la condizione de futuro e la condizione de praesenti vel de
praeterio. Vediamo pertanto distintamente.
Il canone 1102 vieta ogni condizione de futuro, a pena di nullit. Considera pertanto nullo il
matrimonio di chi subordina la sua volont matrimoniale al verificarsi di una circostanza o di un
evento futuro ed incerto.
Il vigente codex ha scelto di non consentire pi che il vincolo rimanga in sospeso a causa delle
volont delle parti e pertanto ha sancito il divieto, pena la nullit del matrimonio, di ogni forma di
condizione de futuro.
Dal punto di vista della interazione tra intelletto e volont, la volont condizionante sempre
conseguenza di una percezione intellettiva che si riferisce ad un evento o ad una qualit della
persona sui quali si esercita un dubbio. Questo contatto tra elemento intellettivo ed elemento
volitivo sempre necessario. Senza esso non potrebbe mai aversi efficace consenso condizionato.
Specifica figura di condicio de futuro la condizione potestativa. Questa condizione viene da una
parte della dottrina ricondotta alla condizione de praesenti. Se ne deduce che, se l'impegno
sincero, il matrmionio valido. Se del tutto fittizio, il matrimonio nullo.
Nella condizione de praesenti o nella condizione de praeterio, le circostanze da cui dipende il
consenso non hanno ad oggetto un evento futuro, perci sono denominate condizioni improprie. Gli
eventi dedotti in condizione sussistono gi nella realt oggettiva, ma i contraenti non le conoscono
ed anzi dubitano che esistano nel senso sperato. Il matrmionio valido o no, a seconda che esista o
no ci su cui si fonda la condizione ed valido o non sin dal momento della celebrazione.
Non necessario che il nubente sia consapevole degli effetti invalidanti della condizione. Ma
perch il matrimonio sia dichiarato nullo, occorre dimostrare l'esistenza di una vera condizione. Due
criteri sono considerati utili dalla giurisprudenza: il criterium aestimationis ed il criterium
reactionis. Con il primo criterio si valuta l'importanza della circostanza dedotta in condizione, ai fini
della instaurazione della vita coniugale. Con il secondo si esamina il tipo di reazione avuto dal
soggetto appena sia venuto a sapere che l'evento non si verificato.
CAPITOLO QUARTO LA FORMA
La preminenza del consenso degli sposi come elemento necessario e sufficiente per la costituzione
del vincolo porta a non richiedere una particolare forma come giuridicamente obbligatoria, ma
unevoluzione storia porta la disciplina allobbligatoriet della forma temperata da ipotesi di
dispensa e articolata tra obbligatoriet ad validatem e obbligatoriet ad liceitatem e suggerimenti
pastorali.
Per lungo tempo la chiesa accetta qualunque forma di celebrazione e si arriva a ritenere valido il
matrimonio di chi si scambia la volont matrimoniale senza alcuna modalit di celebrazione. Il
matrimonio privo di specifiche formalit si proibisce sul piano della liceit ma viene considerato
valido. La chiesa raccomanda comunque ai cristiani di celebrare matrimonio con gesti simbolici o
cerimonie liturgiche ma questo non chiesto ad validitatem. Molte controversie si sono avute per i
matrimoni nascosti cio matrimoni clandestini e pur scoraggiandoli la chiesa li considera validi. Si
iniziarono a moltiplicare tra il XIV e il XV secolo. Dopo le polemiche di Lutero il concilio di trento
trasforma matrimonio da negozio meramente consensuale in matrimonio formale richiedente
particolare forma come requisito di validit. Il decreto conferma validi i matrimoni clandestini sin
allora contratti senza la manifestazione pubblica e la benedizione. Viene prescritta:
-pubblicazione da farsi per 3 domeniche consecutive
-registro parrocchiale dei matrimoni
-presenza del parroco o sacerdote
-due testimoni
vengono dichiarati nulli i matrimoni contratti con forma diversa dalla quella prescritta. Questo fissa
lentrata in vigore della forma tridentina che ha funzione di difesa della giurisdizione della chiesa e
diviene strumento di tutela dello stesso matrimonio. Per diverse ragioni in alcune parrocchie la
forma tridentina non viene immediatamente adottata e si deve arrivare a Pio X per avere
lestensione a tutti i territori e lobbligatoriet per i battezzati nella chiesa cattolica. Solo da qui il
matrimonio canonico acquista ovunque natura di negozio solenne. La disciplina venne accolta nel
codex 1917 e poi in quella del 1983
Nella fase preparatoria del concilio ecumenico II e negli anni successivi si susseguono richieste di
revisione della funzione della forma nel matrimonio canonico. Spesso si richiede di tornare alla
libert della forma altri ancora temano il ritorno alla libert formale. La commissione per la
revisione del codex conferma come regola generale la forma ad validitatem in quanto postulata
dalla triplice natura (sociale, sacramentale ed ecclesiale) del matrimonio. Forma risponde a diversi
obiettivi che si potevano raggiungere anche introducendo come regola generale la forma
obbligatoria ad liceitatem. La forma ad liceitatem stata accolta solo come eccezione alla regola
generale nel coso di matrimonio misto.
Il codex vigente dedica un capitolo alla orma ordinaria con la presenza dei contraenti nello stesso
luogo, assistenza di un legittimo ministro di culto, presenza di almeno 2 testimoni. Altri capitoli
sono poi dedicati alle forme straordinarie per i matrimoni misti e celebrazione segreta del
matrimonio. Per il rapporto tra consenso e forma prima ancora di disciplinare la forma nei capitoli
ad essa specificamente dedicati il codex tratta il consenso. Il can infatti indica come requisito
esterno della manifestazione legittima del consenso luso di parole o segni equivalenti. Perch il
consenso sia efficiente non basta che la volont dei due sposi siano vere matrimoniales e
provengano da soggetti iure habiles, occorre che siano integrate sul piano formale in un unico segno
nuziale esteriorizzante le due volont interne in una unit duale. Questo viene definito dalla dottrina
come primo livello di formalit. Forma cosi strettamente inerente al consenso. La manifestazione
della volont di sposarsi fa parte in modo essenziale del consenso ma si deve avvertire che il
consenso quando sia vero non pu essere purificato dalla forma, il secondo livello del principio
formale la precisazione dei singoli mezzi di manifestazione della forma. Ora fissata ad
validitatem una specifica forma e si indicano mezzi alternativi per lesteriorizzazione del consenso.
Due innovazioni:
-vincolano battezzati che non si siano separati con atto formale della chiesa cattolica
-facilitare ladempimento delle formalit essenziali e restringerne lambito soggettivo di
obbligatoriet cosi da limitare loperativit di vizi di nullit.Quando la forma ordinaria onerosa
per i fedeli il loro bonum onimae consentita la celebrazione del matrimonio solo civile senza
lintervento del ministro sacro competente purch via sia verum matrimonium.
Prima innovazione introduce esenzione della osservanza della forma canonica per chi battezzato o
accettato nella chiesa cattolica in momento successivo labbia abbandonata con atto formale,
sempre che sposi persona non tenuta allobbligo della forma. Lobbligo della forma canonica solo
per i battezzati che non abbiano defezionato con atto formale.
Revisio: possibilit di esimere dalla obbligatoriet della forma canonica solo chi abbia abbandonato
la chiesa con atto formale introducendo una deroga da ritenersi del tutto eccezionale. Volont
legislatore considerarla fattispecie meno grave tanto che soggetto continua ad essere obbligato alla
forma canonica. Deve avere lautorizzazione dellordinario Leccezione giustificata dalla ragione
di non moltiplicare i casi di nullit evitando che si sposino battezzati lontani dalla chiesa.
Esenzione dalla forma non significa esenzione degli obblighi derivanti dal matrimonio canonico
affinch matrimonio celebrato con esenzione degli obblighi di forma sia canonicamente valido e
sottoposto alla giurisdizione della chiesa gli sposi devono osservare le altre prescrizioni
matrimoniali previste dalla legge canonica. Anche la forma civile pu diventare forma di
celebrazione canonica. Si tratta di assumere la forma civile come uno dei tipi di manifestazione
legittima che il combinato disposto dei can. postula. Chi abbandona con atto formale la chiesa
contrae matrimonio civile e contrae matrimonio valido anche per la chiesa se ha un consensus vere
matrimonialis, non tenuto allosservanza della forma canonica ma rimane soggetto alle altre leggi
ecclesiastiche e dal matrimonio deriva impedimentum tegamini ed egli non pu contrarre una
successiva unione religiosa. La recente dichiarazione del pontificio consiglio dei testi legislativi ha
cercato di porre ordine nella materia introducendo criteri di tipo restrittivo e rimangono cmq aperti
dei problemi.
Diverse norme sono espressione della seconda direzione sulla limitazione cio sui vizi di forma.
Viene facilitato il conferimento delle deleghe al ministro di culto per assistere al matrimonio. Si
prevede delega speciale conferita espressamente a persona determinata per lassistenza a
matrimonio e si prevede la possibilit di delega generale per lassistenza a matrimoni celebrati entro
la giurisdizione del delegante che nel codex precedente era riservata ai vicari cooperatori della
parrocchia. Nei matrimoni misti la forma canonica pu essere sostituita da forme pubbliche
alternative. Questa tendenza fa parte dellindirizzo del codex di valorizzazione del matrimonio
civile in quanto matrimonio naturale. La forma straordinaria di celebrazione si applica in pericolo di
morte possibilit di convalidare matrimonio nullo in caso di consenso naturalmente sufficiente.
Forma ordinaria
Al fine della valida celebrazione del matrimonio oltre allo scambio di consenso da parte dei coniugi
si richiede:
-presenza contraenti nello stesso luogo
-assistenza di un legittimo ministro di culto
-presenza di almeno due testimoni
Quindi 3 sono i requisiti richiesti ad validitatem, vi sono poi 2 requisiti chiesti ad liceitate:
-colui che assiste a matrimonio consti lo stato libero dei nubenti
-colui che assista a matrimonio sia personalmente competente
I contraenti devono essere contemporaneamente presenti nello stesso luogo, quindi non efficace
ogni manifestazione di volont espressa per lettera o altro messaggio e la chiesa latina prevede che
se uno dei contraenti non pu essere fisicamente presente pu essere rappresentato da procuratore
con speciale mandato. Questo per favorire lo ius connubi di chi si trova nella giustificata e durevole
impossibilit di essere presente. Non necessario che la manifestazione del consenso avvenga con
parole, pu avvenire con segni equivalenti purch espressivi dellinterna volont degli sposi.
Can fissa una serie di requisiti ai fini della validit del mandato speciale da rilasciare al nubente
secondo formalit inderogabili. Oggi al posto della forma canonica del mandato ammesso
documento autentico a norma del diritto civile.
Ministro culto celebrante: riserva ruolo giuridico di teste qualificato o pubblico cio a lui spetta per
conto della chiesa la sacert del matrimonio che davanti a lui viene confermato dagli sposi.
Lassenza del ministro di culto risponde ad esigenze di pubblicit e perci di riconoscimento sociale
delle nozze.
Ministro assistente: deve essere presente fisicamente, deve intervenire attivamente richiedendo la
manifestazione di volont dei nubenti e ricevendola in nome della chiesa. Ha ruolo di interpellatore
e ricevitore del consenso indipendentemente dal culto infatti se sia ministro acattolico ad interrogare
gli sposi il parroco assistente svolge ruolo attivo di ricevitore del consenso. Lassenza deve essere
frutto di libera volont e non di violenza o timore grave proveniente dai contraenti o terzi.
Ministro di culto: deve essere nel pieno titolo del suo ufficio e deve essere dotato delluso della
ragione.
Codificazione 1983 introduce novit riguardo alla delega e supplenza: disciplina della delega ad
assistere al matrimonio articolata in una serie di norme la cui interpretazione vede dottrina e
giurisprudenza non concordi. Parroco e ordinario del luogo dove si svolge matrimonio hanno
capacit ordinaria. Celebranti diversi da parroco ed ordinario del luogo hanno podest delegata da
ciascuna delle autorit organizzative competenti ad assistere al matrimonio. Nuova norma fa
riferimento al parroco e ordinario personale stabilendo che possono assistere validamente solo
matrimoni che sono di loro sudditi nellambito delle competenze territoriali. Novit: possibilit di
delega anche generale che pu essere data non solo a sacerdoti ma anche diaconi. Deve essere data
ad una persona determinata non in generale a titolare di un ufficio. Novit: potere del vescovo
diocesano di delegare un laico quando mancano sacerdoti o diaconi ma occorre il previo voto
favorevole della conferenza episcopale ed necessario ottenere la licenza della santa sede.
Queste prescrizioni sono motivate dalla tradizionale importanza assegnata dalla chiesa alla
benedizione e risponde allobbiettivo di sottolineare esteriormente la sacralit delle nozze con la
presenza di un ministro sacro.
Un altro can introduce specifici requisiti dirietti a circoscrivere i confini della validit della forma:
-prescrive che la delega sia espressamente data a determinate persone
-per la delega speciale si limita a prescrivere che sia concessa per un determinato matrimonio deve
essere data per iscritto.
In situazioni di delicatezza il ministro assistente deve sollecitare lautorizzazione dellordinario del
luogo.
Il matrimonio in presenza di una delle sette ipotesi indicative previste dal codex valido. Negazione
o assenza dellautorizzazione composta la possibilit di ricorso amministrativo.
I testimoni comini: devono essere almeno 2. Hanno ruolo ridotto (attestano celebrazione avvenuta
pubblicamente, prendono atto di quanto avvenut). Ad essi chiesto di seguire de visu e de auditu la
cerimonia. Non si richiede particolare capacit se non che possa vedere e sentire. Non necessario
ad validatem che siano battezzati o in piena comunione con la chiesa ne che siano maggiorenni.
Non costituisce vizio di nullit formale il fatto che i testimoni comuni siano stati costretti con
violenza o indotti da timore.
Supplenza della chiesa: il diritto matrimoniale riposa su un favor matrimoni incentrato sulla volont
degli sposi ministri dela sacramento e non su quella del celebrante. Listituto della supplenza di
facolt si tratta di evitare agli sposi restrizioni della loro ius connubi in conseguenza di una nullit
compiuta da un terzo quale il ministro assistente. Il vecchio codex non prevedeva lapplicazione
della supplentia ecclesiae. Oggi invece dato pacificamente condiviso che la podest di assistere al
matrimonio sia da considerare in senso lato atto giurisdizionale si applichi alla facolt di assistere al
matrimonio. Chiesa supplisce il difetto di assistere al matrimonio in cado di mancanza della podest
ordinaria sia di quella delegata. Due fattispecie:
-errore comune de iure o de facto: astratta possibilit di erroneo affidamento della comunit
allapparente competenza del teste qualificato a causa di unerrata valutazione di un insieme di
circostanze che induce a ritenere che quel soggetto la legittima podest di assistere al matrimonio
lerrore deve essere provato dalla comunit ed sufficiente che la situazione creatasi sia tale da
presentarsi ad indurre in errore la generalit delle persone di normale prudenza.
-dubbio posituvo e probabile di chi esercita la podest riguarda il significato di una legge o
sussistenza di circostanze di fatto ed induce soggetto medesimo a ritenere di essere titolare della
necessaria podest.
Errore e dubbio non devono per forza esercitarsi simultaneamente. Supplenza di facolt opera in
quanto vi sia un consenso matrimoniale sufficiente e pertanto una validit sostanziale. eccezione
alla regola generale. Se vi errore o dubbio la supplenza di facolt non pu essere sottoposta ad
interpretazione restrittiva. Non applicabilit della supplenza si dovrebbe avere raramente
(matrimonio segreto, celebrato fuori dalla chiesa).
Forma canonica ordinaria obbligatoria ad validitatem anche nei matrimoni misti non essendo stata
accolta la proposta di richiederla solo ad liceitatem. Solo se la parte non cattolica di rito orientale
la forma ordinaria richiesta ad liceitatem per la validit essendo sufficiente lintervento di un
ministro sacro. Presenza di due testimoni rimane requisito necessario ad validitatem. Dellobbligo
della forma canonica nei matrimoni misti ammessa la dispensa per gravi difficolt secondo criteri
specificati dalla conferenza episcopale. Perch matrimonio sia valido non basta la dispensa ma
anche giusta causa. Occorre far salva una qualunque forma pubblica di celebrazione. Forma
pubblica: forma pubblica di diritto. Anche matrimonio civile considerato forma pubblica
sostitutiva della forma canonica Il decreto dei 1990 in italia prevede come forma alternativa quella
di unaltra confessione e non quella civile e si potr in casi eccezionali celebrare il matrimonio in
forma civile ma vi dovr essere espressa autorizzazione del vescovo della parte cattolica. Forma
alternativa perch sia forma pubblica deve essere delineata nei suoi particolari nel provvedimento di
dispensa.
Codex considera la chiesa parrocchiale come luogo pi appropriato per la celebrazione del
matrimonio sacramentale demandando allordinario o al parroco valutazione circa la possibilit di
autorizzare la celebrazione in altra chiesa o in oratorio o in casa privata. Si consiglia celebrazione
nella parrocchia dove almeno uno dei coniugi ha domicilio o quasi domicilio o vi dimora Per il rito
si promuove una celebrazione delle nozze che risulti veramente evangelizzante ed ecclesiale. In
conformit ai principi conciliari esso risponde allesigenza di coniugare in modo armonico norma
universale e discipline specifiche. E competenza specifica della sede apostolica pubblicare i libri
liturgici e vigilare sullosservanza della legislazione predisposta in materia. Conferenze episcopali
nelle sue competenze pu redigere un proprio rito a condizione che sia autorizzato dalla santa sede,
contenga gli elementi essenziali della forma canonica. In italia la cei ha provveduto a tradurre in
italiano lordo celebrandi matrimonium ed ad adattarlo a norma. Si fa carico di favorire la pi
consapevole ed attiva partecipazione dei fedeli che faccia risplendere il significato cristiano e la
dimensione ecclesiale del matrimonio. Non si prevede particolare tiro per matrimonio celebrato con
assistenza di un laico. Forma liturgica richiesta ad liceitatem mentre forma giuridica ad validitatem.
Requisiti formali riguardano la registrazione del matrimonio: essa deve essere effettuata
nellapposito registro nella parrocchia dove matrimonio fu celebrato e nel registro del battesimo dei
coniugi. E compito del parroco del luogo della celebrazione o di chi ne fa le veci. Matrimonio deve
essere trascritto nel registro civile secondo la legge applicabile nel singolo paese. Italia richiesta
trascrizione tempestiva e deve essere fatta per iscritto dal parroco del luogo dove matrimonio stato
celebrato, non oltre 5 giorni dalla celebrazione. Trascrizione tardiva deve essere richiesta dalle parti
o da una di esse senza lopposizione dellaltra. Decreto generale cei 1990 stabilisce che cattolici in
italia sono tenuti a celebrare matrimonio unicamente secondo forma canonica con obbligo di
avvalersi del riconoscimento agli effetti civili assicurato dal concordato. Ordinario del luogo pu
dispensare dallobbligo di avvalersi del riconoscimento civile solo per gravi motivi pastorali.
Decreto si occupa divorziati risposati e da quanti vivono in situazione matrimoniale irregolare non
dei divorziati civili. Continuano ad essere legati da valido vincolo e non possono contrarre altro
matrimonio.
Forma straordinaria
Se non si pu ricorrere a forma ordinaria matrimonio si pu celebrare in forma straordinaria
derogando alcune delle norme previste per la forma ordinaria. Due tipologie:
-matrimonio segreto
-matrimonio davanti ai soli testi.
esigenza di non rendere troppo gravoso lo scambio formale del consenso in coerenza con la
centralit del diritto naturale al matrimonio. Non si tratta forme sussidiarie o alternative. Se ricorre a
causa grave e urgente lordinario pu autorizzare la celebrazione del matrimonio omettendo la
pubblicit esterna purch siano presenti ministro assistente e due testimoni. Non sono matrimoni
clandestini ma non si da notizia alla comunit. Chiesa tendenzialmente contraria matrimoni segreti
ma sono conservati con carattere eccezionale. Regime segretezza riguarda indagini prematrimoniali
relative allo stato libero dei nubenti ed allaccertamento che nulla si oppone alla valida e lecita
celebrazione, esse sono svolte riservatamente. Ordinario del luogo deve valutare se autorizzare o
meno matrimonio segreto. Autorizzato e celebrato matrimonio segreto viene annotato in un registro
speciale da conservarsi nellarchivio segreto della curia diocesana. Se dallosservanza del segreto
sorge scandalo o ingiuria alla santit del matrimonio lobbligo di segreto cessa. Questa forma
particolare concessa dopo un sereno esame della grave e urgente causa e viene autorizzato quando
vi siano valide ragioni connesse alla salus animarum.
Matrimonio celebrato alla presenza dei soli testimoni comuni senza ministro sacro prevista per
ipotesi in cui soggetti intendono celebrare vero matrimonio e non si pu avere o andare senza grave
incomodo dellassistente competente a norma del diritto. Si inserisce requisito tipico della
tradizione orientale che i coniugi non trascurino di ricevere al pi presto dal sacerdote la
benedizione del matrimonio.
Pericolo morte: non deve essere frutto di suggestioni ma deve trovare riscontro in considerazioni
conformi alla scienza o alla coscienza comune. Pu riguardare uno o entrambi i coniugi. Basta sia
prossimo. Si deve prevedere prudentemente di non poter ricorrere al ministro assistente per almeno
un mese.
Grave in comodo del ministro o contraenti: rappresenta condizione oggettiva necessaria per
concessione di forma straordinaria. Situazioni personali anche contingenti non necessariamente di
carattere fisico ma anche morale (rapporti tra chiesa e alcuni stati sono testimonianza: due norme
una civile e laltra canonica introducono nel rispettivo ordinamento lobbligatoriet della forma di
celebrazione del matrimonio) per ovviare a conseguenze gravi ordinamento canonico prevede forma
straordinaria che non deve essere vista come ordinaria ma come modalit alternativa per la tutela
dello ius connuvi. Non basta il grave incomodo ma occorre anche la presenza della condizione
soggettiva: intenzione di contrarre verum matrimonium. Questa novit introdotta vigente codex
per evitare che si trovino uniti in matrimonio canonico chi celebra matrimonio civile senza
lintenzione di contrarre vero matrimonio che intende la chiesa. Legislatore ha voluto risolvere
problema matrimonio canonico inconsapevolmente celebrato e cosi vincolo vale solo civilmente e
non canonicamente se invece nubente ricorre alla forma civile come forma straordinaria intendendo
vero matrimonio in vincolo che nasce valido anche canonicamente.

Potrebbero piacerti anche