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Analisi eucologica della benedizione dell’Olio degli infermi

Randifer Boquiren ― Roma 2016

Benedictio olei infirmorum1


Antequam Episcopus dicat Per quem hæc omnia, in Prece eucharistica I, vel doxologiam
Per ipsum, in aliis Precibus eucharisticis, is qui ampullam olei infirmorum detulit, ipsam
ad altare defert et coram Episcopo sustinet, dum hic oleum infirmorum benedicit, hanc
proferens orationem:
[Oremus.2]
Deus, totius consolationis Pater,
qui per Filium tuum infirmantium languoribus mederi voluisti,
orationi fidei adesto propitius:
emitte, quæsumus,
Spiritum tuum Sanctum Paraclitum de cælis
in hanc pinguedinem olei,
quam de viridi ligno producere dignatus es
ad refectionem corporis,
ut tua sancta benedictione + sit omni,
qui hoc unguento perungitur,
tutamen corporis, animæ ac spiritus
ad evacuandos omnes dolores, omnes infirmitates, omnem ægritudinem.
Sit oleum tuum sanctum, Domine, nobis a te benedictum
in nomine Domini nostri Iesu Christi.
(Qui tecum vivit et regnat in sæcula sæculorum. R/. Amen.)
Conclusio Qui tecum dicitur tantum cum haec benedictio fit extra Precem
eucharisticam.

A. Analisi filologica di indole storico-critica


a.1) Ricerca delle fonti

La preghiera inizia con l’invocazione rivolta a Dio in quanto «Padre di ogni


consolazione». La frase richiama subito l’esclamazione di San Paolo: «Sia benedetto Dio,
Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! »
(2Cor 1,3)3, invitando ai cristiani a rimettere tutta la loro fiducia in Dio, fonte di ogni
consolazione in mezzo alle tribolazioni. Invocare Dio sotto questo attributo non è casuale
nel contesto della benedizione dell’olio destinato ai membri malati e sofferenti della
Chiesa. Per coloro che hanno fede, la precarietà e la finitezza della condizione umana non

1 Cfr. Pontificale Romano. Ordo benedicendi oleum catechumenorum et infirmorum et conficiendi


Chrisma, Typis Polyglottis Vaticanis, Città del Vaticano 1971, n. 20.
2 Questa monizione si dice solo quando l’olio viene benedetto durante il rito ordinario dell’Unzione
degli infermi, cioè fuori della Messa Crismale del Giovedì Santo, cfr. Rituale Romanum. Ordo unctionis
infirmorum eorumque pastoralis curae. Editio typica, Typis Polyglottis Vaticanis, Città del Vaticano
1972, n. 75.
3 Tutte le citazioni della Sacra Scrittura in italiano sono dall’edizione: CONFERENZA EPISCOPALE
ITALIANA, La Sacra Bibbia, CEI-UELCI, Roma 20082.

–1–
sono più un enigma senza risposta, ma una situazione che ci fa scorgere la presenza di un
Padre che ci ascolta e accompagna.
Il testo amplifica ancora l’invocazione di Dio Padre con una proposizione relativa (qui
per Filium tuum infirmantium languoribus mederi voluisti) di carattere anamnetico,
evocando in modo sintetico ma essenziale gli eventi storico-salvifici in cui Dio manifesta la
sua sollecitudine nei confronti dell’umanità sofferente. Questa sollecitudine divina giunge
la sua pienezza in Cristo che ebbe ogni sorta di premura e compassione verso i malati nel
corpo e nello spirito (cfr. Mt 4,23-24; 20,30-34; Mc 2,1-12; 5,1-20). Infatti, nella sua
formulazione, questa proposizione relativa sembra alludere al testo di Matteo,
testimoniando come Gesù andava per tutta la città di Galilea «sanans omnem languorem
et omnem infirmitatem in populo» (Mt 4,23; si veda pure Mt 9,35).4
L’invocazione sbocca alla prima petizione: «orationi fidei adesto propitius», cioè, si invoca
Dio perché “sii presente favorevolmente”, cioè, mostrarsi propizio “a [questa] orazione di fede”.
Qui, l’espressione «orationi fidei» (complemento di vantaggio) evoca esplicitamente la
lettera di Giacomo: «Et oratio fidei salvabit infirmum» (Gc 5,15). L’olio, benedetto per
mezzo di questa “oratio fidei”, e da usarsi nel sacramento dell’Unzione degli infermi,
diventa un’espressione concreta della fedeltà della Chiesa al comando del Signore di
“guarire i malati” (cfr. Mt 10,8). Questo comando è stata trasmesso nella Chiesa per mezzo
della testimonianza apostolica, specificamente attraverso san Giacomo che lo ha
autorevolmente raccomandato e fatto conoscere (commendatum ac promulgatum)5. Per cui
la citazione della lettera di san Giacomo si inserisce nell’evocazione anamnetica della
storia della salvezza: ciò che il Dio di ogni consolazione ha compiuto in Cristo continua
oggi nella prassi sacramentale della Chiesa trasmessa attraverso la testimonianza
apostolica. La benedizione dell’olio degli infermi fa parte di questa prassi sacramentale.
La preghiera di benedizione passa dunque al momento centrale: l’epiclesi. Il testo
attuale comincia con il verbo emitte (in imperativo), riprendendo così la tradizionale
formula romana dal Sacramentarium gregorianum secondo la versione hadrianea (GrH),
ma con le varianti dal Sacramentarium gelasianum vetus (GeV). Ci soffermiamo un po’ su
questa parte.
L’essenza infatti della nostra attuale preghiera di benedizione continua ad essere quello
delle fonti romani. Chavasse ritiene che il testo potrebbe risalire fino al IV secolo a
giudicare dal fatto che l’olio degli infermi viene chiamato chrisma, indicando un’epoca
quando il termine non aveva ancora un senso tecnico e specifico. 6 L’aggiunta
dell’invocazione laudativa con l’amplificazione anamnetica –analizzata poc’anzi– al testo
antico della GeV-GrH è motivata sopratutto perché la formula possa essere pronunciata
fuori della preghiera eucaristica e perfino fuori della Messa Crismale. 7 Insieme
4 Salvo indicazione contraria, tutte le citazioni della Sacra Scrittura in latino sono dall’edizione:
Nova Vulgata Bibliorum Sacrorum editio. Sacros. Œcum. Concilii Vaticani II ratione habita iussu Pauli
Pp. VI recognita, auctoritate Ioannis Pauli Pp. II promulgata, Libreria Editrice Vaticana, Città del
Vaticano 1979.
5 CONCILIO DI TRENTO, Sessione XIV, 25 nov., 1551, Dottrina sul sacramento dell’estrema unzione,
Cap. 1: Denz.-Hün. 1695.
6 A. CHAVASSE, Étude sur l’onction des infirmes dans l’Église latine du III au XI siècle 1. Du III siècle
à la reforme carolingienne (IX siècle), Lyon 1942, 41.
7 P. SORCI, La benedizione dell’olio degli infermi nel contesto della Messa Crismale. “Sit oleum tuum
sanctum Domine, nobis a te benedictum”, in A. GRILLO, E. SAPORI (ed.), Celebrare il sacramento
dell’unzione degli infermi, Atti della XXXI Settimana di Studio dell’Associazione Professori di Liturgia
(Valdragone [San Marino], 24-29 agosto 2003), CLV-Ed. Liturgiche, Roma 2005, 195.

–2–
all’aggiunta della conclusione dossologica, il testo diventa una preghiera in sé completa,
anche fuori della Preghiera eucaristica8. Guardando alla tabella di comparazione riportata
qui sotto, vediamo che nonostante il testo del GeV sia ritenuta più antica da alcuni
studiosi9, si nota tuttavia che la nostra formula attuale (dal Pontificale romanum, 1971) si
basa più direttamente sulla recensione gregoriana (GrH) 10, con l’eccezione della tripartita
“corpus, anima ac spiritus” e il termine “olei” provenienti dal GeV.
Tabella di comparazione tra il testo attuale e le sue fonti più antiche
Pontificale Romanum 1971 GrH 334 [GeV 382]
BENEDICTIO OLEI INFIRMORUM ORATIO IN CENA DOMINI AD MISSAM
[GeV: ITEM IN QUINTA FERIA MISSA CHRISMALIS]
Deus, totius consolationis Pater,
qui per Filium tuum infirmantium languoribus
mederi voluisti,
orationi fidei adesto propitius:
emitte, quæsumus, Emitte [GeV: ad. quæsumus] domine
Spiritum tuum Sanctum Paraclitum de cælis spiritum sanctum tuum [GeV: om. tuum]
paraclytum de caelis,
in hanc pinguedinem olei, in hanc pinguedinem olivae [GeV: olei]
quam de viridi ligno producere dignatus es quam de viridi ligno producere dignatus es
ad refectionem corporis, ad refectionem [GeV: ad. mentis et] corporis

ut tua sancta benedictione sit omni, ut tua sancta benedictione sit omni
qui hoc unguento perungitur, unguenti [GeV: ad. gustanti] tangenti

tutamen corporis, animæ ac spiritus tutamentum mentis et corporis [GeV: corporis,


animae et spiritus]
ad evacuandos omnes dolores, ad evacuandos omnes dolores,
omnes infirmitates, omnem ægritudinem. omnesque infirmitates, omnem aegritudinem
[GeV: ad. mentis et] corporis,
Sit oleum tuum sanctum, Domine, nobis unde unxisti sacerdotes, reges, prophetas, et
martyres, chrisma tuum perfectum domine
a te benedictum a te [GeV: ad. domine] benedictum permanens in
visceribus nostris,
in nomine Domini nostri Iesu Christi. in nomine Domini nostri Iesu Christi.
(Qui tecum vivit et regnat in sæcula Per quem haec omnia domine.
sæculorum. R/. Amen.)

Non basta però segnalare semplicemente che la nostra preghiera attuale viene dagli

8 Cfr. N. CONTE, La preghiera della fede e l’olio della consolazione. Il sacramento dell’Unzione e la
cura pastorale degli infermi, Elledici, Leumann (TO) 2007, 151.
9 Cfr. E. LANNE, Bénédiction del l’huile, in Les bénédictions et les sacramentaux. Conférences Saint-
Serge, XXXIV semaine d'études liturgiques, C.L.V.-Ed. Liturgiche, Roma 1988, 170. Contrario però è il
parere di Chavasse che ritiene più antica la recensione riportata nel GrH, cfr. A. CHAVASSE, Étude sur
l’onction des infirmes, 45-47.
10 Lo conferma lo Schema del Coetus XXI, il gruppo di studio incaricato della revisione e riforma del
Pontificale Romanum, quando spiega la revisione fatta sul testo della benedizione dell’Olio degli
infermi: «Con poche eccezioni indicate nelle note, il testo del Sacramentarium gregorianum è stato
usato, in quanto più puro, e in generale più autentico, e il cui testo si trova quasi identico in tutti i
sacramentari e pontificali. È noto che in questo rito, il Sacramentarium gelasianum rappresenta a volte
una mescolanza infelice di elementi romani e gallicani, la quale ha avuto un grande influsso fino
all’attuale Pontificale Romanum», CONSILIUM AD EXSEQUENDAM CONST. DE SACRA LITURGIA, De
sacrorum oleorum benedictione, Schema 181, De Pontificali 13, 25 aug.1966, 7-8. La traduzione è mia.

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antichi sacramentari romani. La fonte liturgica a sua volta attinge ancora dalla fonte
principale che è la Sacra Scrittura. Ne menzioneremo brevemente tre: due che ne
risultano esplicite, una più implicita.
In primo luogo, l’invocazione del nome pneumatologico “Paraclitus” è certamente di
origine biblico: in concreto, dal vangelo secondo Giovanni (cfr. Gv 14,16.26; 15,26; 16,7).
Negli scritti giovannei paráklêtos ha il senso attivo di “colui che appare a favore di un
altro” e dunque “aiutante” o “adiutore” 11. L’uso di questo termine nel contesto letterario di
una preghiera di benedizione dell’olio destinato agli infermi, di nuovo, non è casuale. La
“consolazione”12 e il “conforto”, nel senso di “aiuto, incoraggiamento e soccorro” nei tempi
di prova è una grazia che viene dallo Spirito Santo, come già noto nel Nuovo Testamento:
«La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria: si consolidava
e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo (tệ paraklếsei toû
Hagíou Pneúmatos), cresceva di numero» (Att 9,31). Così uno dei significati attribuiti dalla
letteratura cristiana e dalla liturgia romana al titolo “Paraclito” è “consolatore”, colui che
dà conforto e consolazione.
Passando alla seconda allusione biblica, vediamo che nell’indicazione degli effetti sono
messi maggiormente in evidenza quelli corporali: refectionem corporis (il Ge,V aggiunge
mentis), ad evacuandos omnes dolores, omnes infirmitates, omnemque ægritudinem. La
frase “tutamen corporis, animæ ac spiritus” –proveniente dal GeV– è un richiamo esplicito
alla prima lettera di Paolo ai tessalonicesi (cfr. 1Ts 5,23). Essa esprime l’unita della
persona umana in quanto beneficente degli effetti salutari dell’olio benedetto. L’olio degli
infermi è per la salvezza della persona umana globalmente intesa.
In fine, un’implicita allusione biblica si ha sicuramente nella figura dell’“albero verde”
(viride lignum), sopratutto quello dell’olivo verdeggiante. Nell’ambiente giudaico, l’albero
verde dell’olivo è segno di prosperità e sicurezza fondate su Dio, come dice il salmo: «Ma io,
come olivo verdeggiante nella casa di Dio, confido nella fedeltà di Dio in eterno e per
sempre» (Sal 52,10). L’albero verde è anche segno della gioiosa fecondità che regna nella
casa dell’uomo giusto: «La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi
figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa» (Sal 128,3). È segno di fedeltà che il
Signore aspettava dal popolo di Israele: «Ulivo verde, maestoso, era il nome che il Signore
ti aveva imposto. Con grande strepito sono date al fuoco le sue foglie, e i suoi rami sono
bruciati» (Ger 11,16). Ma se Israele risponde alle chiamata di Dio e si converte, tornerà a
fiorire: «“Sarò come rugiada per Israele; fiorirà come un giglio e metterà radici come un
albero del Libano, si spanderanno i suoi germogli e avrà la bellezza dell’olivo e la
fragranza del Libano» (Os 14,6-7). Gesù applicò a sé stesso l’immagine dell’albero verde
(Lc 23,31) –pieno di vita e di fecondità–, che è però dato alla morte. Ma questa morte sarà
la fonte della nuova vita. Così, nell’ambiente giudeo-cristiano l’olio che viene dall’albero
verde ha una precisa connotazione cristologica. «L’olio dell’unzione deriva la sua efficacia
dalla croce di Cristo che è il vero albero della vita» 13. Appunto, è sulla croce dove Gesù
Cristo vince «una guarigione più radicale: la vittoria sul peccato e sulla morte attraverso
11 La parola paráklêtos può avere il senso passivo di “colui che è chiamato all’aiuto di qualcuno”; da
qui la traduzione latina in molti scritti cristiani di “advocatus”. Tuttavia, nel vangelo di Giovanni,
paráklêtos ha sempre il senso attivo di “aiutante”, “intercessore”, ed è attribuito esclusivamente allo
Spirito Santo, cfr. W. BAUER, F.W. DANKER, W.F. ARNDT, A Greek-English Lexicon of the New
Testament and other Early Christian Literature, University of Chicago Press, Chicago (IL) 20003, 5591.
12 A. BLAISE, A. DUMAS, Le vocabulaire latin des principaux thèmes liturgiques, Brepols, Turnhout
1966, 71.
13 P. SORCI, La benedizione dell’olio degli infermi, 172.

–4–
la sua Pasqua».14

a.2) Studio della tradizione redazionale del testo


Facciamo in seguito una breve commento sulla tradizione redazionale del testo. La
preghiera non ha conosciuto grandi cambiamenti lungo la storia a giudicare di come è
stato trasmesso nelle principali fonti liturgiche 15. Possiamo notare i cambiamenti più
significativi:
1. La scomparsa del “gustanti” già nella recensione adrianea del Gregorianum (VIII
sec.) è indicativa della decaduta della prassi di ingerire l’oleo 16. Tuttavia rimane ancora
l’espressione “permanens in visceribus nostris” che sembra avere più senso quando si
ingeriva (cioè, si beveva) l’oleo 17. Più tardi, anche il passaggio dall’attivo “omni… tangenti”
(fino al Pont. rom. germanicum) al passivo “omni… peruncto” (Pont. rom. 1596), rispecchia
semplicemente la ormai consolidata prassi di riservare l’amministrazione dell’unzione ai
presbiteri18. Questo passivo si mantiene nell’attuale “perungitur”.
2. La designazione dell’olio come “salubre caelestis medicina” (apparsa in torno al X sec.
come testimonia l’Ordo romanus L) sottolinea la proprietà terapeutica dell’elemento
dell’olio, comune nelle culture semitiche e in pressoché tutte le culture del bacino
mediterraneo. La qualifica di questa medicina salutare come “celeste” invece sottolinea il
carattere soprannaturale di tale efficacia medicinale. Tale designazione scompare
nell’ultimo cambio redazionale del 1971 perché ritenuta dal Coetus XXI come un elemento
estraneo al testo originario romano:
Tutti erano d’accordo che sia il rito che i testi della
benedizione degli olei aveva bisogno di una profonda revisione.
A tale proposito, abbiamo cercato di ripristinare la semplicità e
la chiarezza dell’originario rito romano, e di sopprimere tutte le
aggiunte e ripetizioni gallicane e medioevali. Ci è sembrato che
non sia il caso di mutare il testo delle venerabili formule
romane, perché in esso si esprimono eccellentemente il senso e
l’effetto delle benedizioni degli olei19.
14 Catechismo della Chiesa Cattolica 1505.
15 Si veda la “Sinossi della tradizione redazionale del testo” nella pag. 8 di questo elaborato.
16 P. SORCI, La benedizione dell’olio degli infermi, 194.
17 La pratica di bere l’olio benedetto non si giustifica tanto per motivi alimentari (anche se questo
non è completamente escluso), quanto per la sua proprietà medicinale, cioè lo si prendeva come
medicina. La concezione dell’olio come “medicina” si esprimerà perfino testualmente nelle redazioni
successive, non però come bevanda ma come unguento medicinale. L’uso di bere l’olio benedetto decadde
a partire dell’ottavo secolo. In seguito a questo fatto, l’espressione gustanti sparisce dai testi a noi
pervenuti e di fatto non comparirà più nei libri liturgici, cfr. N. CONTE, La preghiera della fede e l’olio
della consolazione, p. 74.
18 Fino ai secoli V-VI circa, i fedeli potevano ungere sé stessi o gli altri, a modo di un sacramentale,
con l’olio benedetto. Prova di ciò è il commento del papa Innocenzo I alla lettera di San Giacomo
riguardante l’unzione; così scrisse nell’anno 416: «Non c’è dubbio che ciò [l’unzione di cui parla la lettera
du San Giacomo] debba essere capito e intesa circa i fedeli malati, che possono essere unti col santo olio
del crisma, che, consacrato dal Vescovo, può essere usato per unzione non soltanto dei sacerdoti, ma
anche da tutti i cristiani per bisogno proprio e dei loro ⟨parenti⟩», INNOCENZO I, Lettera al vescovo
Decenzio di Gubbio, 19 marzo 416: Denz.-Hün 216.
19 CONSILIUM AD EXSEQUENDAM CONST. DE SACRA LITURGIA, De sacrorum oleorum benedictione,
Schema 181, De Pontificali 13, 25 aug.1966, 7. La traduzione è mia.

–5–
Il passaggio dal “chrisma perfectum” ad “oleum sanctum” nell’ultima stadio redazionale,
riflette pure la precisione del linguaggio teologico-liturgico, in cui il termine “chrisma” si
riserva all’olio consacrato dal Vescovo per il sacramento della Confermazione, per le
unzioni episcopale e sacerdotale, per la dedicazione della chiesa e dell’altare, ecc.
In fine, ancora nell’ultimo stadio redazionale del 1971, notiamo l’omissione
dell’espressione “unde unxisti sacerdotes, reges, prophetas et martyres” –presente fin dal
tempo della Traditio apostolica– in quanto sembra di riferirsi più propriamente al Santo
Crisma, e non all’Olio degli infermi. Il professore Sorci si dimostra critico su questa
omissione, e spiega: «La sua soppressione comunque suscita qualche perplessità.
L’espressione, in fatti, ha il merito di esplicitare il contesto storico-salvifico, cristologico e
pneumatologico, in cui ogni gesto sacramentale trova giustificazione e opera con efficacia,
pur nella diversità degli effetti prodotti. Essa, pertanto, serve a collegare l’unzione degli
infermi con l’unzione di Cristo, da cui trae significato e di cui è partecipazione »20.

B. Analisi filologica di indole letteraria


b.1) Analisi grammaticale21
Ci sono quattro locuzioni verbali che compongono la trama del testo: “adesto propitius”,
“emitte quaesumus”, “ut… sit” e l’ultimo “Sit” alla fine della preghiera. Attorno a queste
quattro locuzioni verbali –che sono pure in stretto rapporto tra di loro– pendono il senso di
tutte le altre frasi del testo.
1. “Adesto propitius”: il verbo principale in imperativo dell’invocazione, vuol dire “sii
presente” o semplicemente “vieni”, indirizzata a Dio che a sua volta è qualificato con
l’aggettivo propitius: “sii presente [tu in quanto sei] favorevole”. Il Deus viene
ulteriormente qualificato da due altri complimenti, uno attributivo: “Padre di ogni
conoslazione” (totius consolationis Pater), e l’altro pronomiale-relativo: “che hai voluto
sanare le debolezze degli ammalati per mezzo del tuo Figlio “(qui per Filium tuum
infirmantium languoribus mederi voluisti).
2. “Emitte, quaesumus”: si tratta di un verbo tipicamente epicletica: “manda”, o “invia”
(emittere), intensificato da un altro verbo di petizione, “preghiamo”, o “chiediamo”
(quaesumus), molto comune nello stile delle orazioni romane. L’oggetto di complimento
diretto del verbo è lo Spirito Santo, qualificato come il “Paraclito che viene dal cielo”. La
frase “in questa grassa sostanza dell’olio” (in hanc pinguedinem olei) è l’oggetto
circostanziale di luogo verso il quale si chiama lo Spirito. La sostanza dell’olio a sua volta
viene specificata da una proposizione relativa; l’olio dunque viene caratterizzato come la
sostanza che Dio si è degnato di produrre dall’albero verdeggiante per il ristoro del corpo
(quam de viridi ligno producere dignatus es ad refectionem corporis).
3. “Ut… sit”: è la frase finale che dipende dalla locuzione verbale emitte, quaesumus. La
finalità dunque della petizione di inviare lo Spirito è perché l’olio, per mezzo della
benedizione di Dio, sia per tutti (sit omni) riparo del corpo, dell’anima e dello spirito
(tutamen corporis, animæ ac spiritus). Tale difesa o riparo di tutta la persona umana
20 P. SORCI, La benedizione dell’olio degli infermi, 151.
21 In un lavoro scientifico, non è necessario presentare al lettore (o agli ascoltatori) questa fase del
lavoro. Lo facciamo qui soltanto ai fini “didattici”, per suggerire una possibile procedura dell’analisi
grammaticale. Ma questa fase è in ogni caso obbligatoria –comunque sia il metodo usato– per poter
“capire” il testo. Presentarla in parte o in tutto, o non presentarla affatto, dipenderà della sua rilevanza
per a una maggiore comprensione dell’analisi fatta.

–6–
realizza la liberazione o l’eliminazione di ogni dolore, infermità e malattia (ad evacuandos
omnes dolores, omnes infirmitates, omnem ægritudinem).
4. “Sit oleum tuum sanctum…”: questo ultimo verbo in congiuntivo è infatti coordinato
con quello precedente. Si continua a esprimere il desiderio perché l’olio “sia” (Sit) l’olio
santo di Dio, benedetto dal Signore a nostro favore e nel nome di Gesù Cristo.

b.2) Analisi strutturale

Benedictio olei infirmorum Parti strutturali


Deus, totius consolationis Pater, Invocazione–Anamnesi
qui per Filium tuum infirmantium languoribus Le amplificazioni danno al semplice “Deus” un
mederi voluisti, carattere laudativo-anamnetico e allo stesso tempo
orationi fidei adesto propitius: completa la cornice trinitaria di tutta la preghiera.
emitte, quæsumus, Epiclesi
Spiritum tuum Sanctum Paraclitum de cælis Si chiede la santificazione dell’olio per mezzo dello
in hanc pinguedinem olei, Spirito Santo, invocato con il nome “Paraclito”.
quam de viridi ligno producere dignatus es Da notre che la finalità immediata di tale richiesta
ad refectionem corporis, sottolinea il beneficio corporale. Da questo
beneficio corporale seguono gli altri benefici.
ut tua sancta benedictione sit omni, Intercessioni
qui hoc unguento perungitur, Si sviluppano ancora i benefici richiesti a favore di
tutamen corporis, animæ ac spiritus coloro che saranno unti con l’olio benedetto.
ad evacuandos omnes dolores,
omnes infirmitates, omnem ægritudinem.
Sit oleum tuum sanctum, Domine, nobis
a te benedictum in nomine Domini nostri Iesu
Christi.
(Qui tecum vivit et regnat in sæcula Dossologia
sæculorum. R/. Amen.) Questa dossologia, formulata in forma di
mediazione cristologica, è pronunciata solo quando
la benedizione si fa fuori della Preghiera
eucaristica.

Notiamo che, come molte benedizioni costitutive, il nostro testo ha una struttura
anaforica, cioè simile ad una preghiera eucaristica. Manca però il “rendimento di grazie” e
una vera e propria “dossologia”. Tale mancanza si spiega in parte dal fatto che il testo, nel
suo uso e nella sua redazione originali si appoggia sul rendimento di grazie e sulla
dossologia del Canon Romano. Non manca comunque l’elemento laudativo presente
nell’invocazione anamnetica, dal momento che ogni anamnesi è anche certamente una
preghiera di lode: «Raccontare le meraviglie del Signore è lodare lui»22.
A questo momento possiamo offrire una traduzione personale ai fini di studio; benché
sia una traduzione letterale del testo originale in latino, riflette comunque la nostra
comprensione del testo. La confrontiamo anche con la traduzione ufficiale dell’attuale libro
liturgico23.

22 «Domini autem res gestas narrare, laudare est», CASSIODORO, Expositio psalmorum 135, 3.
23 Si veda nella pag. 9 di questo elaborato.

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Sinossi della tradizione redazionale del testo secondo le fonti più rilevanti (*)
Ordo romanus L Pontifcale romanum Pontificale romanum Pontificale romanum
GrH 334 (VIII sec.)
(X sec.) germanicum (X sec.) 1596/1962 1971
Emitte domine spiritum Emitte, domine, spiritum Emitte, domine, spiritum Emitte, quaesumus, Domine, emitte, quæsumus,
sanctum tuum paraclytum tuum paraclytum tuum paraclitum Spiritum Sanctum tuum Spiritum tuum Sanctum
de caelis, in hanc de caelis in hac pinguedinem de caelis in hanc pinguedi- Paraclitum de caelis in hanc Paraclitum de cælis
pinguedinem olivae quam de olivae, quam de viridi ligno nem olivae quam de viridi pinguedinem olivae, quam de in hanc pinguedinem olei,
viridi ligno producere producere dignatus es, ligno producere dignatus es viridi ligno producere quam de viridi ligno
dignatus es dignatus es, producere dignatus es
ad refectionem corporis ut ad refectionem corporis, ut ad refectionem corporis, ut ad refectionem mentis, et ad refectionem corporis,
tua sancta benedictione tua sancta benedictione tua sancta benedictione corporis; ut, tua sancta bene ut tua sancta benedictione
+ dictione,
sit omni unguenti tangenti sit omni tangenti hoc sit omni tangenti unguentum sit omni hoc unguento sit omni, qui hoc unguento
tutamentum mentis et unguentum salubre caelestis salubre medicinae caelestis, caelestis medicinae perungitur,
corporis ad evacuandos medicinae peruncto
omnes dolores, tutamen mentis et corporis tutamen mentis et corporis tutamen mentis et corporis, tutamen corporis, animæ ac
spiritus
ad evacuandos omnes dolores ad evacuandos omnes dolores ad evacuandos omnes ad evacuandos omnes
omnesque infirmitates, dolores, dolores,
omnem aegritudinem omnesque infirmitates, omnesque infirmitates omnes infirmitates, omnes infirmitates,
corporis, omnemque aegritudinem omnemque aegritudinem omnemque aegritudinem omnem ægritudinem.
unde unxisti sacerdotes, mentis et corporis, mentis et corporis, mentis et corporis,
reges, prophetas, et unde unxisti sacerdotes, unde unxisti sacerdotes, unde unxisti sacerdotes,
martyres, reges, prophetas et martyres, reges, prophetas et martires, reges, prophetas et
martyres;

chrisma tuum perfectum chrisma tuum perfectum chrisma tuum perfectum, sit chrisma tuum perfectum, Sit oleum tuum sanctum,
domine a te benedictum nobis a te, domine, domine, nobis a te Domine, nobis a te Domine, nobis a te
benedictum, benedictum benedictum, benedictum
permanens in visceribus permanens in visceribus permanens in visceribus permanens in visceribus
nostris, nostris, nostris, nostris.
in nomine domini nostri Iesu in nomine domini nostri Iesu in nomine domini nostri Iesu In nomine Domini nostri Iesu in nomine Domini nostri Iesu
Christi. Christi. Christi. Christi. Christi.

(*) Le parole in corsivo indicano un cambiamento con rispetto alla redazione precedente, mentre le parole in neretto indicano un
cambiamento con rispetto a quella successiva.

–8–
Traduzione personale-letterale a confronto con la traduzione ufficiale dal
Pontificale Romano in italiano.
Traduzione letterale di studio Traduzione ufficiale24
BENEDIZIONE DELL’OLIO DEGLI INFERMI BENEDIZIONE DELL’OLIO DEGLI INFERMI

O Dio, Padre di ogni consolazione, O Dio, Padre di ogni consolazione,


che hai voluto sanare le debolezze degli che per mezzo del tuo Figlio hai voluto recare
ammalati, mostrati propizio alla preghiera sollievo alle sofferenze degli infermi,
della fede. ascolta la preghiera della nostra fede:

Manda, ti chiediamo, il tuo Santo Spirito manda dal cielo il tuo Spirito Santo Paràclito su
Paraclito dal cielo su questa sostanza grassa quest'olio che ci viene dal frutto dell'olivo per
dell’olio, che sei degnato di produrre dall’albero nutrimento e sollievo del nostro corpo;
verdeggiante per il ristoro del corpo;
affinché, per mezzo della tua santa effondi la tua santa ✠ benedizione, perché quanti
benedizione, sia per tutti, che saranno unti con riceveranno l'unzione di quest'olio ottengano
quest’olio, protezione del corpo, dell’anima e conforto nel corpo, nell'anima e nello spirito, e
dello spirito, per eliminare ogni dolore, ogni siano liberi da ogni dolore, da ogni debolezza, da
infermità e ogni malattia. ogni sofferenza.

Che lo sia per noi, o Signore, il tuo olio santo, Sia un olio santo da te benedetto per noi, nel nome
da te benedetto nel nome del Signore nostro del nostro Signore Gesù Cristo,
Gesù Cristo.
[che vive e regna con te per tutti i secoli dei [che vive e regna con te per tutti i secoli dei secoli.
secoli. Amen]. Amen].

24 Pontificale Romano. Benedizione degli oli e dedicazione della chiesa e dell’altare, C.E.I.-L.E.V.,
Città del Vaticano 1980, n. 20.

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