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L’ORDO AD SYNODUM NELL’ODIERNO

CAEREMONIALE EPISCOPORUM
Angelo Lameri

INTRODUZIONE
« Ex antiqua Ecclesiae tradizione sive Concilia sive Synodus diocesana actiones quoque
liturgicas complectuntur ». Con questa affermazione si apre il capitolo I della parte VIII del
Caeremoniale Episcoporum1 dedicato ai Concili plenari o provinciali e al Sinodo diocesano.
L’antica consuetudine, che il citato paragrafo fonda in At 15,6-29 2, è testimoniata dal
Pontificale Romanum, che fino alla sua ultima edizione prima della riforma liturgica del
Concilio Vaticano II prevedeva nella sua Pars tertia un Ordo ad Synodum3. Ora le indicazioni
celebrative per i concili e i Sinodi sono contenuti nel Caeremoniale con rimandi agli appositi
formulari presenti nel Missale Romanum. Da segnalare la motivazione della presenza di un
ordo liturgico in relazione al Sinodo. Esso è infatti manifestazione della Chiesa, comunità in
cammino radunata nel nome di Dio e sotto l’azione dello Spirito Santo e al tempo stesso
Corpo di Cristo che ricerca la comunione e l’unità. Per questo motivo la assemblee sinodali
non sono espressione di atti puarent amministrativi ma, in quanto manifestazione della natura
della Chiesa, trovano nella preghiera comune il luogo della ricerca dell’unità e dell’apertura
delle menti e dei cuori all’azione dello Spirito Santo4.

1
Cf. Caeremoniale Episcoporum ex decreto sacrosanti Oecumenici Concili Vaticani II instauratum auctoritate
Ioannis Pauli II promulgatum, Editio typica (reimpressio emendata), Libreria Editrice Vaticana, Città del
Vaticano 2008 (=CE).
2
In realtà nella citata pericope di Atti degli Apostoli non vi è traccia di celebrazioni liturgiche.
3
Citiamo da M. SODI – A. TONIOLO, ed., Pontificale Romanum. Editio typica 1961-1962, Libreria Editrice
Vaticana, Città del Vaticano 2008 (=PR61, 998-1039). Un Ordo qualiter concilium agatur generale, pressoché
simile a quello del PR61 è già presente in LRG LXXIX, 1-27. Nello stesso Pontificale si trova anche un Ordo
qualiter agatur concilium provinciale (PRG LXXX, 1-62). Il rito è comunque anteriore al Pontificale Romanum
Germanicum e si trova infatti già nel Manoscritto di Colonia 138 (cf. CH. MUNIER, “L’Ordo romanus qualiter
concilium agatur” d’après le cod. Coloniensis 183”, in Recherches de thèologie ancienne et médiévale 29 (1962)
288-294). Se volessimo ricercare fonti ancora più antiche potremmo far riferimento all’Ordo de celbrando
Concilio stabilito dal IV Concilio di Toledo (633). Cf. J.D. MANSI, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima
collectio, Tomus primus, Florentiae 1759, 10-14.
4
« Ecclesiae enim regimen numquam uti actus mere administrativus est habendus, sed coetus in nomine et ad
laudem Dei eiusque gloriam, movente Spiritu Sancto, coadunentur; eam unitatem Corpus Christi manifestent,
quae maxime in sacra liturgia emicat. Quibus enim communis est cura, communis etiam debet esse oratio » : CE,
1169.

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