Sei sulla pagina 1di 4

23/09/2019 Pontificalis Romani (18 giugno 1968) | Paolo VI

COSTITUZIONE APOSTOLICA

PONTIFICALIS ROMANI
SONO APPROVATI I NUOVI RITI
PER L'ORDINAZIONE DEI DIACONI,
PRESBITERI E VESCOVI

PAULUS VESCOVO
SERVO DEI SERVI DI DIO
A PERPETUA MEMORIA

Il Concilio Vaticano II ha ordinato la revisione del Pontificale Romano non


soltanto in modo generale (CONC. VAT. II, Cost sulla Sacra Liturgia
Sacrosanctum Concilium, n. 25: AAS 56 (1964), p. 107), ma anche con
indicazioni particolari che stabiliscono la ristrutturazione del rito delle Ordinazioni
sia nelle cerimonie sia nei testi (CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen
gentium, n. 28: AAS 57 (1965), pp. 33-34).

Tra i riti di Ordinazione sono anzitutto da considerare quelli che, mediante il


conferimento del Sacramento dell'Ordine, nei suoi vari gradi, costituiscono la
sacra Gerarchia: Il ministero ecclesiastico di istituzione divina viene esercitato in
diversi ordini da coloro che già anticamente sono chiamati Vescovi, Presbiteri,
Diaconi (Ibid., n. 76: AAS 56 (1964), p. 119).
Nella revisione del rito delle Sacre Ordinazioni, oltre ai principi generali del
Concilio Vaticano II che regolano la riforma generale della Liturgia, deve essere
soprattutto tenuta presente la mirabile dottrina sulla natura e sugli effetti del
sacramento dell'Ordine, affermata dal medesimo Concilio nella Costituzione sulla
Chiesa. Dottrina che la Liturgia deve esprimere nel modo che le è proprio; infatti
l'ordinamento dei testi e dei riti dev'essere condotto in modo che le sante realtà,
da essi significate, siano espresse più chiaramente e il popolo cristiano possa
capirne più facilmente il senso e possa parteciparvi con una celebrazione piena,
attiva e comunitaria (CONC. VAT. II, Cost sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum
Concilium, n. 21: AAS 56 (1964), p. 106).

Il sacro Concilio insegna, infatti, che con l'ordinazione episcopale viene conferita
la pienezza del Sacramento dell'Ordine, quella, cioè, che nella tradizione liturgica
della Chiesa e dalla voce dei santi Padri viene chiamata sommo sacerdozio,
pienezza del sacro ministero. L'ordinazione episcopale conferisce, insieme con
l'ufficio di santificare, anche gli uffici di insegnare e governare, i quali, però, per

w2.vatican.va/content/paul-vi/it/apost_constitutions/documents/hf_p-vi_apc_19680618_pontificalis-romani.html 1/4
23/09/2019 Pontificalis Romani (18 giugno 1968) | Paolo VI

loro natura, non possono essere esercitati se nοn nella comunione gerarchica e
con il capo e con i membri del Collegio. Dalla tradizione, infatti, quale risulta
specialmente dai riti liturgici e dall'uso della Chiesa sia d'Oriente che d'Occidente,
consta chiaramente che per mezzo dell'imposizione delle mani e delle parole
dell'ordinazione viene conferita la grazia dello Spirito Santo ed è impresso il sacro
carattere, così che i Vescovi, in modo eminente e visibile, sostengono le parti
dello stesso Cristo Maestro, Pastore e Pontefice, e agiscono in persona di lui
(CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, n. 21: AAS 57 (1965),
p. 25).

A queste parole sono da aggiungere molti altri eccellenti punti di dottrina sulla
successione apostolica dei Vescovi e sui loro uffici e doveri che, sebbene siano
contenuti nel rito dell'Ordinazione episcopale, riteniamo debbano essere espressi
meglio e con più precisione. Per meglio raggiungere questo scopo è sembrato
opportuno desumere dalle antiche fonti la preghiera di ordinazione, che si trova
nella cosiddetta Traditio apostolica
di Ippolito Romano, scritta all'inizio del III
secolo e che in gran parte è conservata, anche ai nostri giorni, nella liturgia
dell'Ordinazione dai Copti e dai Siro-occidentali. In questo modo, nel momento
stesso dell'Ordinazione, è attestata la convergenza della tradizione orientale e
occidentale circa l'ufficio apostolico dei Vescovi.

Per quanto riguarda i Presbiteri, dagli Atti del Concilio Vaticano II si deve
ricordare soprattutto questo passo: I presbiteri, pur nοn possedendo l'apice del
sacerdozio e dipendendo dai Vescovi nell'esercizio della loro potestà, sono
tuttavia a loro congiunti per l'onore sacerdotale e in virtù del sacramento
dell'Ordine, a immagine di Cristo, sommo ed eterno sacerdote (cf Eb 5, 1-10; 7,
24; 9, 11-28), sono ordinati per predicare il Vangelo, pascere i fedeli e celebrare
il culto divino, quali veri sacerdoti del Nuovo Testamento (Ibid., n. 28: AAS 57
(1965), p. 34). E in un altro passo si legge: I presbiteri in virtù della sacra
Ordinazione e della missione che ricevono dai Vescovi, sono promossi al servizio
di Cristo Maestro, Sacerdote e Re, partecipando al suo ministero, per il quale la
Chiesa qui in terra è incessantemente edificata in Popolo di Dio, Corpo di Cristo e
Tempio dello Spirito Santo (CONC. VAT. II, Decr. sul ministero e la vita dei
presbiteri Presbyterorum Ordinis, n. 1: AAS 58 (1966), p. 991). Nell'Ordinazione
presbiterale, secondo il rito del Pontificale Romano, veniva espressa molto
chiaramente la missione e la grazia del Presbitero come cooperatore dell'ordine
episcopale. È parso tuttavia necessario dare maggiore unità a tutto il rito che
prima era distribuito in varie parti e porre in più viva luce la parte centrale
dell'Ordinazione, cioè l'imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione.

Per quanto infine riguarda i Diaconi, oltre a quanto è detto nella Lettera
Apostolica Sacrum Diaconatus Ordinem da Noi pubblicata "Motu proprio" il 18
giugno 1967, sono anzitutto da ricordare le parole della Costituzione sulla Chiesa:
Nel grado inferiore della gerarchia stanno i Diaconi, ai quali sono imposte le mani
non per il sacerdozio, ma per il ministero (Constitutiones Ecclesiae Aegyptiacae,

w2.vatican.va/content/paul-vi/it/apost_constitutions/documents/hf_p-vi_apc_19680618_pontificalis-romani.html 2/4
23/09/2019 Pontificalis Romani (18 giugno 1968) | Paolo VI

III, 2).Sostenuti infatti dalla grazia sacramentale servono il popolo di Dio, in


comunione con il Vescovo e con il suo presbiterio, nel ministero della liturgia,
della predicazione e della carità (CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen
gentium, n. 29: AAS 57 (1965), p. 36). Nel rito dell'Ordinazione dei diaconi poco
vi era da mutare, in considerazione sia della nuova legislazione sul diaconato
come grado a sé e permanente della Gerarchia nella Chiesa latina, sia della
maggiore chiarezza e semplicità del rito.

Tra i documenti del Supremo Magistero relativi ai Sacri Ordini, merita particolare
menzione la Costituzione Apostolica Sacramentum ordinis del Nostro
Predecessore Pio XII, di venerata memoria, pubblicata il 30 novembre 1947, con
la quale si dichiara che la materia unica dei sacri Ordini del Diaconato, del
Presbiterato e dell'Episcopato, è l'imposizione delle mani; e la forma unica sono
le parole che determinano l'applicazione di questa materia, perché esprimono
chiaramente gli effetti sacramentali - cioé il potere di Ordine e la grazia dello
Spirito Santo - e, in questo senso, sono accolte e usate dalla Chiesa (AAS 40
(1948), p. 6). Ciò premesso, lo stesso documento stabilisce quale imposizione
delle mani e quali parole costituiscono la materia e la forma nel conferimento di
ciascun Ordine.

Poiché nella revisione del rito si son dovuti aggiungere, togliere o mutare alcuni
punti, sia per restituire i testi alla fedeltà dei più antichi documenti, sia per
rendere più chiare le espressioni o per meglio esprimere l'effetto del sacramento,
riteniamo necessario, ad evitare ogni controversia e prevenire turbamenti di
coscienza, dichiarare quali parti del rito riformato siano da ritenersi essenziali.
Perciò, con la Nostra suprema autorità Apostolica, decretiamo e stabiliamo
quanto segue circa la materia e la forma nel conferimento di ciascun Ordine.

Nell'Ordinazione dei Diaconi la materia è l'imposizione delle mani del Vescovo,


che viene fatta in silenzio su ogni singolo ordinando, prima della preghiera di
ordinazione; la forma è costituita dalle parole della medesima preghiera di
ordinazione, della quale sono essenziali e perciò richieste per la validità, queste
parole: Ti supplichiamo, o Signore, effondi in lοrο lo Spirito Santo, che li fortifichi
con i sette doni della tua grazia, perché compiano fedelmente l'opera del
ministero.
Nell'Ordinazione dei Presbiteri la materia è parimenti l'imposizione delle mani,
che viene fatta in silenzio dal Vescovo su ogni singolo ordinando, prima della
preghiera di ordinazione; la forma è costituita dalle parole della medesima
preghiera di ordinazione, della quale sono essenziali, e perciò richieste per la
validità, queste parole:Dona, Padre onnipotente, a questi tuoi figli la dignità del
Presbiterato. Rinnova in lοrο l'effusione del tuo Spirito di santità; adempiano
fedelmente, o Signore, il ministero del secondo grado sacerdotale da te ricevuto
e con il loro esempio guidino tutti a un'integra condotta di vita.

w2.vatican.va/content/paul-vi/it/apost_constitutions/documents/hf_p-vi_apc_19680618_pontificalis-romani.html 3/4
23/09/2019 Pontificalis Romani (18 giugno 1968) | Paolo VI

Infine, nell'Ordinazione del Vescovo la materia è l'imposizione delle mani sul capo
dell'Εletto, che viene fatta in silenzio dai Vescovi consacranti, o almeno dal
consacrante principale, prima della preghiera di ordinazione; la forma è costituita
dalle parole della medesima preghiera di ordinazione, della quale sono essenziali,
e perciò richieste per la validità, queste parole: Effondi ora sopra questo Eletto la
potenza che viene da te, o Padre, il tuo Spirito che regge e guida: tu lo hai dato
al tuo diletto Figlio Gesù Cristo ed egli lo ha trasmesso ai santi Apostoli che nelle
diverse parti della terra hanno fondato la Chiesa come tuo santuario a gloria e
lode perenne del tuo nome.
Pertanto, questo rito per il conferimento dei Sacri Ordini del Diaconato, del
Presbiterato e dell'Episcopato, riformato dal «Consilium ad exsequendam
Constitutionem de Sacra Liturgia», con l'aiuto di esperti e la consultazione di
Vescovi delle diverse parti del mondo (Cf CONC. VAT. II, Cost. sulla Sacra
Liturgia Sacrosanctum Concilium, n.25, AAS 56 (1964), p. 107), Noi l'approviamo
con la Nostra Autorità Apostolica, e stabiliamo che d'ora in poi sia usato nel
conferire questi Ordini, in luogo di quello contenuto nel Pontificale Romano.

Quanto abbiamo qui stabilito e ordinato, vogliamo che rimanga valido ed efficace
ora e in futuro, nonostante quanto vi possa essere di contrario nelle Costituzioni
e negli Ordinamenti Apostolici dei Nostri Predecessori e negli altri statuti, anche
degni di particolare menzione e di deroga.

Dato a Roma, presso S. Pietro, il 18 giugno 1968, anno quinto del Nostro
Pontificato.
PAOLO PP. VI

© Copyright - Libreria Editrice Vaticana

w2.vatican.va/content/paul-vi/it/apost_constitutions/documents/hf_p-vi_apc_19680618_pontificalis-romani.html 4/4

Potrebbero piacerti anche