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accomodano ogni cosa, vanno in mezzo, genuflettono e tornano al CERIMONIE DELLA MESSA
proprio posto. Nel volgersi, girano sempre l’uno verso l’altro. Capitolo I
MESSA LETTA
3. Per l’elevazione ambedue salgono a inginocchiarsi sul labbro II
della predella e sollevano la pianeta; il 1° suona il campanello; al Serviente
termine si alzano, si volgono l’uno verso l’altro, scendono. Dopo
la Comunione il 1° amministra le ampolline; dopo le abluzioni il § 1 – Norme generali
2° trasporta il messale. All’ultimo Vangelo il 1° prende berretta e
tabella. Al termine il 1° depone la tabella e prende il messale. 442 - Necessità. 1. Non si può celebrare la Messa senza il serviente
che serva e risponda. Può essere un chierico o un laico, non però
B) Secondo modo. Il 1° attende al messale e sta sempre dalla parte una donna; questa, solo se manca un uomo o per una causa
del messale; il 2° invece attende alle ampolline e al campanello e ragionevole, può rispondere, senza però avvicinarsi all’altare; in
sta dalla parte opposta; quindi prima del Vangelo e dopo la questo caso il messale, le ampolline e il piattello per l’acqua del
Comunione al trasporto del messale s’incrociano in mezzo e Lavabo devono già trovarsi all’altare.
cambiano posto. Al Lavabo il 2° sta a destra col manutergio, il 1° a
sinistra con l’ampollina. Quando non si trova il serviente, si può celebrare senza di lui in questi
casi: a) se fosse necessario per amministrare il Viatico; b) per far soddisfare al
popolo il precetto festivo; c) in tempo di qualche epidemia. Se il serviente si
allontana dall’altare quando la Messa e già incominciata, anche prima
dell’Offertorio, si deve continuare senza di lui. In mancanza di altri, può bastare
anche un uomo che sappia solo servire, ma non rispondere. Negli indulti
concessi di celebrare senza serviente, sono sempre sottintese queste due
condizioni: a) che si faccia il possibile per avere un serviente e istruirlo; b) che
alla celebrazione sia presente qualche fedele.
Abbia le stesse avvertenze ricordate per il Lavabo. Amministri le 10. Se la Messa è dialogata, per lo stare in piedi e in ginocchio si
abluzioni sulla mensa e non fuori di essa. Prima e dopo la seconda abluzione fa uniformi ai fedeli; però egli stia in piedi anche all’Epistola e
inchino al celebrante. Se fosse basso di statura, ambe le volte può salire sulla
predella.
all’Offertorio.
4. Riposte ampolline e manutergio sul piattello, riporta tutto alla 11. È lodevole che si conformi al celebrante almeno per i segni di
credenza e, con le dovute genuflessioni in mezzo, riporta il croce corrispondenti alle parole che dice a voce chiara e nel
messale alla parte dell’Epistola e va ai piedi dell’altare percuotersi il petto agli Agnus Dei. Quando il celebrante genuflette,
all’estremità della parte del Vangelo ove, senza aspettare alcun se si trova in piedi genuflette egli pure, se si trova in ginocchio, fa
movimento del celebrante, subito s’inginocchia. Questa volta il inchino profondo di capo. L’uniformità al celebrante per gli inchini
messale va collocato diritto. Alla benedizione si segna e china il può essere praticata dai più zelanti.
capo. All’ultimo Vangelo si segna come al primo, poi genuflette in
mezzo, va a prendere la berretta del celebrante alla credenza e la 12. Il serviente non può aprire il messale, né volgere i fogli,
tabella delle preci finali all’altare e va a collocarsi ai piedi del neppure per l’antifona della Comunione, né portare il calice
medesimo all’estremità destra. All’Et Verbum caro genuflette. Per all’Offertorio, né purificarlo e riaccomodarlo alla fine, come alla
le ultime preci genuflette sul gradino sottostante a quello ove si Messa solenne, neppure se fosse suddiacono.
pone il celebrante, al quale porge, se ci fosse, il cuscino e, se la
chiedesse, la tabella.
3. Preso il campanello (se non si trovasse già all’altare) e tenendolo 2La cotta si indossa infilando prima il capo, poi la manica destra e quindi la sinistra; infine si allaccia.
con ambe le mani, torna, senza fare in mezzo genuflessione, a Prima di indossarla è lodevole fare il segno della croce; nell’indossarla si può dire la seguente
preghiera: Índue me, Dómine, novum hóminem, qui secúndum Deum creátus est in iustítia et sanctitáte
inginocchiarsi sul gradino più basso dell’altare dalla parte veritátis. Amen.
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alla fine fa inchino profondo di capo3. Finita la confessione,
All’uscita della sacrestia, se c’è l’acqua benedetta si segna, ma non la quando il sacerdote sale l’altare, si alza e si inginocchia subito sul
porge al sacerdote. Quando la destra fosse impedita, il messale si sostiene con primo gradino verso l’estremità del Vangelo, senza aspettare che
la sola sinistra appoggiando l’apertura al braccio sinistro.
il sacerdote baci l’altare. All’inizio dell’antifona dell’Introito si
segna; nel recitare il Kyrie eleison e Christe eleison non faccia elisione
4. Nel transito dalla sacrestia all’altare, si uniforma al sacerdote per
tra le due e (cioè pronunci le parole ben separate); alla fine del
le riverenze. Per maggiore comodità del sacerdote e sua, il
Gloria si segna.
serviente, nel fare le riverenze, stia sempre dalla parte in cui viene
a trovarsi (sia destra che sinistra). Se si incontrasse un sacerdote
2. Al termine dell’Epistola, risposto Deo gratias, si alza, genuflette
che tona dall’altare, gli si cede il passo.
in mezzo e si colloca dietro al Celebrante o alla sua destra sul
gradino sottostante la predella. Quando il celebrante va in mezzo,
5. Giunto ai piedi dell’altare, si pone all’estremità della parte
prende il messale e lo trasporta dall’altra parte, facendo
dell’Epistola a destra del celebrante, ne riceve la berretta, baciando
genuflessione ai piedi dell’altare.
prima la mano del celebrante e poi la berretta, genuflette, sale sulla
predella, depone il messale sul cuscino o leggio, va alla credenza a Il segno per capire che l’Epistola è terminata è il cenno del capo o della
deporre la berretta, torna quindi ai piedi dell’altare, genuflette nel mano e la pausa della voce. Il messale va collocato all’estremità della parte del
mezzo e va a inginocchiarsi in plano dalla parte del Vangelo, un po’ Vangelo, obliquamente.
vicino al centro e un po’ discosto dall’ultimo gradino.
3. Deposto il messale, discende lateralmente sul gradino
Se l’entrata in presbiterio fosse dalla parte dell’Epistola, il serviente si sottostante la predella; risponde Et cum spiritu tuo; alle parole
ferma alquanto discosto dal gradino, per lasciar comodamente passare davanti Sequentia o Initium si segna la fronte, la bocca e il petto, poi
a sé il sacerdote, al cui passaggio fa inchino. Se le entrate fossero due, si entra
da quella del Vangelo e si torna da quella dell’Epistola. Appena giunto
risponde Gloria tibi Domine, quindi senza alcun inchino scende e,
all’estremità della parte del Vangelo, s’inginocchia subito senza attendere alcun fatta genuflessione in mezzo, va a collocarsi ai piedi dell’altare
movimento del sacerdote. dalla parte dell’Epistola, rivolto verso il celebrante. Terminato il
Vangelo, prima che il celebrante baci il libro, risponde Laus tibi
446 – Dall’inizio all’Offertorio. 1. Recita alternativamente col Christe. Al Credo sta in piedi; all’Et incarnatus fa genuflessione
celebrante le parole della Confessione. Si percuote tre volte il petto semplice; al termine si segna e s’inginocchia.
nel dire mea culpa (non si batte però il petto quando il Confiteor è
recitato dal celebrante); si segna al principio, all’Adiutorium,
all’Indulgentiam; nel dire il Misereatur, tibi Pater, te Pater si volge
verso il celebrante; mentre recita il Confiteor e il sacerdote aggiunge
3Per chi è in ginocchio, l’inchino mediocre di corpo equivale a quello profondo, per ragioni di
il Misereatur, sta mediocremente inchinato; dal Deus tu conversus comodità e di estetica; di conseguenza quello di capo equivale a quello mediocre di corpo.
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