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GUIDA CANTI
DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE – ANNO B
28/03/2021
Ingresso
Dio immortale (RnS); Entriamo a Gerusalemme (Buttazzo); Hosanna (Frisina); Osanna al figlio di
David (Donella); Osanna al Figlio di David (RN); Osanna al Figlio di David (Vitone); Osanna al Re
dei re (RnS); Osanna all’Altissimo (RnS);
Processione
Gloria Laus (Dal gregoriano – Liber cantualis comitante organo pag 50)
Pueri Hebraeorum (dal gregoriano - Liber Cantualis Comitante Organo p.95)
A te la gloria e il canto (Verardo); Gloria a te, lode in eterno (Verardo); Gloria laus (Frisina); Le folle
degli Ebrei / Pueri Hebraeorum (gregoriano); Pueri Hebraeorum (Frisina); Popoli tutti battete le mani
(RN);
Ingresso in Chiesa
A te gloria (A. Ortolano - RN); A te sia gloria (F.Rainoldi -RN); Benedetto colui che viene (Frisina);
Come segno regale si avanza (Verardo); Del Re i vessilli avanzano/ Vexilla Regis (Frisina); Gloria a
te Cristo Gesù (Lecot – CEI – Celebriamo Cristo – strofe 3-7); I vessilli del Re (Dargenio); Lauda
Jerusalem (NcdP); Mentre Cristo entrava (Zorzi); Popoli tutti (Rns); Popoli tutti battete le mani
(J.Gelineau - RN – NcdP): Sei giorni prima della Pasqua (Zorzi - RN); Sollevate i vostri frontali
(Dargenio); Sollevate i vostri frontali (Verardo); Sollevate porte i frontali (Giudici); Sollevate porte
i vostri frontali (Frisina); Spalanca le tue porte, Gerusalemme (Parisi – RnS);
Offertorio
Accetta questo pane (Mangione - Bach); Come incenso (Parisi); Cristo s’è fatto obbediente (Frisina);
Dalle sue piaghe (Frisina); Il grano se non muore (Farrel); Noi saremo il pane (Fusco); Portiamo a te
Signore (Baroso); Quando venne la sua ora (Machetta); Questa santa mensa (Gelinau); Se tu mi
accogli (RN); Si umiliò (Machetta); Signore dolce volto (RN – NcdP); Umiliò se stesso (Frisina);
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Comunione
Amore abbandonato (Gen verde); Anima Christi (Frisina); Beata passione (Rainoldi); Chi ci separerà
(Frisina); Corpo dal fianco squarciato (Verardo); Cristo nostro Signore (Liberto); Crocifisso mio
Signore (NcdP - RN); Davanti a questo amore (Rns); Ecco l’uomo (NcdP); Gerusalemme (NcdP); Il
sole tace, splende l’amore (Parisi); In manus tuas (Ghisolfi); Mio Dio mi abbandono a te (RnS);
Nostra gloria è la croce (Frisina – RN); O Albero glorioso (A. Ortolano); O croce fedele (Frisina); O
croce gloriosa (RN); O Croce gloriosa (RN); O Figlio Crocifisso (Parisi); Padre se questo calice
(Bianchi); Padre se questo calice (Vitone - RN); Padre, se questo calice (Marcianò - RN); Padre, se
questo calice (Verardo); Salva la tua creatura (Martorell); Sia fatta la tua volontà (Mucci); Tu nella
notte triste (RN);
Congedo
O Cristo, tu regnerai (NcdP); Per la Croce (RN); Ti saluto o Croce Santa (NcdP); Ti seguirò (Frisina -
RN); Vergine del Silenzio (RN);
Abbreviazioni e riferimenti
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Per celebrare e vivere la Domenica delle Palme
«In Passione Domini»
Nella domenica delle palme “nella passione del Signore” la Chiesa entra nel mistero del suo Signore
crocifisso, sepolto e risorto, il quale, con l’ingresso in Gerusalemme, ha dato un presagio della sua maestà.
I cristiani portano i rami in segno di quel regale trionfo che Cristo ha ottenuto, cadendo sotto la croce. (CE
n. 263).
La celebrazione di questa domenica, quindi, è composta di due momenti ben distinti: la commemorazione
dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme e la celebrazione dell’Eucaristia con la lettura della Passione del
Signore (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 17).
Fin dall’antichità si commemora l’ingresso del Signore in Gerusalemme con la solenne processione, con
cui i cristiani celebrano questo evento, imitando le acclamazioni e i gesti dei fanciulli ebrei, andati incontro
al Signore al canto dell’«Osanna». La processione sia una soltanto e fatta sempre prima della Messa con
maggiore concorso di popolo. La benedizione delle palme o dei rami si fa per portarli in processione.
Conservate nelle case, le palme richiamano alla mente dei fedeli la vittoria di Cristo celebrata con la
stessa processione. (PS n. 29)
All’ora stabilita, i fedeli, i sacerdoti e i ministri si radunano in una chiesa succursale o in altro luogo adatto,
fuori della chiesa verso la quale si dovrà dirigere la processione. I fedeli portano in mano i rami di ulivo o
di palma.
I sacerdoti e i diaconi, indossate le sacre vesti di colore rosso richieste per la celebrazione della Messa, si
recano al luogo dove si è radunato il popolo.
Il Celebrante, invece della casula, può indossare il piviale, che deporrà dopo la processione. (Cfr. MR)
Terminato il canto, il celebrante inizia la celebrazione con il Segno della Croce e introduce la celebrazione
con la monizione proposta dal Messale Romano. Quindi proclama l’orazione sui rami di ulivo e di palma e
li asperge con l’acqua benedetta. Dopo l’aspersione viene proclamato il Vangelo dell’Ingresso di Gesù a
Gerusalemme. Non è prevista l’acclamazione al Vangelo. Durante la proclamazione del Vangelo si usano
incenso e candelieri.
Terminata la proclamazione del Vangelo il celebrante, secondo l’opportunità, può tenere una breve omelia,
quindi dà l’avvio alla processione dicendo: “Imitiamo, fratelli carissimi, le folle che acclamavano Gesù, e
procediamo in pace”.
La processione di oggi, in onore di Cristo Re, è la «madre di tutte le processioni» in quanto esprime
l’ingresso trionfale del Risorto in quella che è simbolo della Gerusalemme del cielo. Questo ingresso Gesù
lo fa insieme ai suoi discepoli, ovvero quanti, ieri come oggi, lo riconoscono come il Figlio di David
annunciato dai profeti. Pertanto questa processione esprime il cammino della Chiesa oggi sulle orme di
Cristo crocifisso (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 18).
È bene quindi ricordare ai fedeli che con questa processione noi esprimiamo l’ingresso di Cristo nella città
santa. Il sacerdote che presiede questo rito è immagine del Cristo glorioso e allo stesso modo i fedeli sono
simbolo delle folle che andavano dietro Gesù acclamando «Osanna nell’alto dei cieli». Perché questo segno
sia veramente visibile bisogna evitare che, dopo la benedizione delle palme, la gente si disperda per correre
in chiesa a occupare i posti ma è bene che cammini in processione ed entri in chiesa dietro il Sacerdote
Celebrante.
Giunto alla sede, il celebrante, omessi i riti iniziali della Messa, ed eventualmente anche il Kyrie, recita
l’orazione Colletta (Cfr CE nn. 264-271; Cfr MR).
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Il Messale romano, per celebrare la commemorazione dell’ingresso del Signore in Gerusalemme, oltre la
processione solenne sopra descritta, presenta altre due forme, non per indulgere alla comodità e alla facilità,
ma tenuto conto delle difficoltà che possono impedire la processione. La seconda forma di
commemorazione è l’ingresso solenne, quando non può farsi la processione fuori della chiesa. La terza
forma è l’ingresso semplice che si fa in tutte le Messe della domenica, in cui non si svolge l’ingresso
solenne. (PS n. 30)
Se non è possibile fare la processione fuori della chiesa, l’entrata del Signore si celebra all’interno della
chiesa, con un ingresso solenne prima della Messa principale.
I fedeli, con in mano i rami di ulivo o di palma, si radunano o davanti alla porta della chiesa o all’interno
della chiesa stessa. Il sacerdote, i ministri e una rappresentanza di fedeli si recano nel luogo più adatto della
chiesa, fuori del presbiterio, dove almeno la maggior parte dei presenti possano vedere lo svolgimento del
rito.
Mentre il celebrante si avvia al luogo stabilito, si canta l’antifona Osanna o un altro canto adatto. Quindi si
benedicono i rami e si proclama il Vangelo dell’ingresso del Signore in Gerusalemme, nel modo indicato
sopra. (MR. Cfr. CE n. 272).
Dopo la proclamazione del Vangelo, i sacerdote compie solennemente la processione attraverso la chiesa
fino al presbiterio al canto del responsorio Mentre il Cristo, o un altro canto adatto.
Giunto alla sede, il celebrante, omessi i riti iniziali della Messa, ed eventualmente anche il Kyrie, recita
l’orazione Colletta (Cfr CE n. 271; Cfr MR).
L’ingresso solenne, ma non la processione, si può ripetere anche prima delle altre Messe che si celebrano
con un grande concorso di popolo (Cfr. MR).
Si fa in tutte le messe di questa domenica nelle quali non si svolge l’ingresso solenne. Mentre il Sacerdote
si reca all’altare si esegue l’antifona di ingresso o un canto adatto. Se non è possibile eseguire il canto di
ingresso, il celebrante, giunto alla sede, legge l’antifona di ingresso. (Cfr. MR)
I paramenti rossi
Sono simbolo del sangue e quindi anche della vita, la vita vera che nasce dal sacrificio. Sono anche simbolo
di regalità, una regalità che il Cristo conquisterà con il sangue versato in croce (Cfr. SIRBONI S., La grande
settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 20).
Le palme richiamano alla mente dei fedeli la vittoria di Cristo celebrata con la stessa processione. Oggi si
rischia che diventino amuleti, oggetti scaramantici, ma in realtà sono segni rituali che diventano segno del
nostro rapporto con Dio anche all’interno delle nostre case (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana.
Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 21).
Durante il racconto della Passione del Signore, non si usano incenso e candelieri. All’inizio della
proclamazione di questo Vangelo si omettono il saluto al popolo e il segno di croce sul libro.
Il diacono o il Sacerdote legge la narrazione della Passione del Signore. Possono leggerla anche dei lettori,
riservando la parte del Cristo al celebrante. Solo i diaconi chiedono la benedizione. Gli altri lettori si recano
direttamente ai leggii preparati per loro. Inizia la lettura della Passione il “Cronista”.
Dopo che è stata annunciata la morte del Signore tutti genuflettono e si fa una breve pausa di silenzio.
Terminata la lettura della Passione è bene che si tenga una breve omelia, al quale si piò far seguire un
momento di silenzio. (Cfr MR; Cfr CE n. 273; Cfr PS n. 33-34).
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La lettura della Passione deve essere un momento di intenso ascolto, per questo le norme prevedono che
possa essere ascoltata anche stando seduti eccetto quando viene descritta a morte di Cristo quando, come
detto prima, tutta l’assemblea è invitata a inginocchiarsi e sostare in silenzio (Cfr. SIRBONI S., La grande
settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 27).
Vista l’usanza ormai sempre più diffusa di usare le forme brevi, che purtroppo sono proposte nei lezionari,
la Congregazione per il culto divino ha specificato: «Per il bene spirituale dei fedeli è opportuno che la
storia della passione sia letta integralmente e non vengano omesse le letture che la precedono». (PS n. 33).
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GIOVEDÌ SANTO
Messa del Crisma
1 aprile 2021
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
Rubrica liturgico – musicale
Antifona d’ingresso
La Messa del crisma in cui il vescovo, concelebrando con il suo
Gesù Cristo ha fatto di noi un regno presbiterio, consacra il sacro crisma e benedice gli altri oli, è una
sacerdoti per il suo Dio e Padre; manifestazione della comunione dei presbiteri con il proprio
a lui gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen. vescovo nell’unico e medesimo sacerdozio e ministero di Cristo.
Ap 1,6 A partecipare a questa Messa si chiamino i presbiteri delle
diverse parti della diocesi, per concelebrare con il vescovo, quali
Orazione colletta suoi testimoni e cooperatori nella consacrazione del crisma,
come sono suoi cooperatori e consiglieri nel ministero
O Padre, che hai consacrato il tuo unico Figlio con quotidiano. Si invitino con insistenza anche i fedeli a partecipare
l’unzione dello Spirito Santo e lo hai costituito Messia e a questa Messa e a ricevere il sacramento dell’eucaristia durante
Signore, concedi a noi, resi partecipi della sua la sua celebrazione. Secondo la tradizione, la Messa del crisma si
consacrazione, di essere testimoni nel mondo della sua celebra il giovedì della settimana santa. Se il clero e il popolo
opera di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo... trovano difficoltà a riunirsi in quel giorno con il vescovo, tale
celebrazione può essere anticipata in altro giorno, purché vicino
alla Pasqua. Infatti il nuovo crisma e il nuovo olio dei catecumeni
Liturgia della Parola devono essere adoperati nella notte della Veglia pasquale per la
celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana.
Prima Lettura: Is 61,1-3.6.8b-9 La nuova edizione del Messale Romano specifica che «Secondo
Il Signore mi ha consacrato con l’unzione; l’antica tradizione, la benedizione dell’olio degli infermi sia fatta
mi ha mandato a portare prima della conclusione della Preghiera Eucaristica, mentre la
il lieto annuncio ai miseri benedizione dell’olio dei catecumeni e del crisma dopo la
e a dare loro un olio di letizia. comunione». Per ragioni pastorali tutto il rito può essere fatto
dopo la Liturgia della Parola, ma evidentemente, per arrivare a
Salmo Responsoriale: Sal 88 scrivere sul Messale tale nota, ci si è resi conto dell’importanza
Canterò per sempre l’amore del Signore di eseguire il rito secondo l’antica tradizione della Chiesa.
Si celebri un’unica Messa, considerata la sua importanza nella
Seconda Lettura: Ap 1,5-8 vita della diocesi, e la celebrazione sia fatta nella chiesa
Cristo ha fatto di noi un regno, cattedrale o, per ragioni pastorali, in altra chiesa, specialmente
sacerdoti per il suo Dio e Padre più insigne. L’accoglienza ai sacri oli può essere fatta nelle
singole parrocchie o prima della celebrazione della Messa
Vangelo: Lc 4,16-21 vespertina nella Cena del Signore o in altro tempo più
Lo Spirito del Signore è sopra di me; opportuno. Ciò potrà aiutare a far comprendere ai fedeli il
per questo mi ha consacrato con l’unzione. significato dell’uso dei sacri oli e del crisma e della loro efficacia
nella vita cristiana.
La Chiesa celebra ogni anno i grandi misteri dell’umana redenzione dalla Messa vespertina del giovedì
nella Cena del Signore, fino ai vespri della domenica di risurrezione. Questo spazio di tempo è chiamato
giustamente il «triduo del crocifisso, del sepolto e del risorto» ed anche «Triduo pasquale» perché con la
sua celebrazione è reso presente e si compie il mistero della pasqua, cioè il passaggio del Signore da questo
mondo al Padre. Con la celebrazione di questo mistero la Chiesa, attraverso i segni liturgici e sacramentali,
si associa in intima comunione con Cristo suo sposo.
È sacro il digiuno pasquale di questi due primi giorni del triduo, in cui, secondo la tradizione primitiva, la
Chiesa digiuna «perché lo sposo gli è stato tolto». Nel venerdì della passione del Signore dovunque il
digiuno deve essere osservato insieme con l’astinenza e si consiglia di prolungarlo anche al Sabato Santo,
in modo che la Chiesa, con l’animo aperto ed elevato, possa giungere alla gioia della domenica di
risurrezione. È raccomandata la celebrazione comunitaria dell’ufficio delle letture e delle lodi mattutine nel
venerdì della passione del Signore ed anche il Sabato Santo. Conviene che vi partecipi il vescovo, per
quanto possibile nella chiesa cattedrale, con il clero e il popolo. Questo ufficio, una volta chiamato «delle
tenebre», conservi il dovuto posto nella devozione dei fedeli, per contemplare in pia meditazione la
passione, morte e sepoltura del Signore, in attesa dell’annuncio della sua risurrezione.
Per compiere convenientemente le celebrazioni del Triduo pasquale, si richiede un congruo numero di
ministri e di ministranti, che devono essere accuratamente istruiti su ciò che dovranno compiere. I pastori
abbiano cura di spiegare nel migliore dei modi ai fedeli il significato e la struttura dei riti che si celebrano
e di prepararli a una partecipazione attiva e fruttuosa.
Il canto del popolo, dei ministri e del sacerdote celebrante riveste una particolare importanza nella
celebrazione della settimana santa e specialmente del Triduo pasquale, perché è più consono alla solennità
di questi giorni e anche perché i testi ottengono maggiore forza quando vengono eseguiti in canto. Le
conferenze episcopali, se già non vi abbiano provveduto, sono invitate a proporre melodie per i testi e le
acclamazioni, che dovrebbero essere eseguite sempre con il canto. Si tratta dei seguenti testi:
a) l’orazione universale il Venerdì Santo nella passione del Signore; l’invito del diacono, se viene fatto, o
l’acclamazione del popolo;
b) i testi per mostrare e adorare la croce;
c) le acclamazioni nella processione con il cero pasquale e nello stesso «preconio», l’«Alleluia»
responsoriale, le litanie dei santi e l’acclamazione dopo la benedizione dell’acqua.
I testi liturgici dei canti, destinati a favorire la partecipazione del popolo, non vengano omessi con facilità;
le loro traduzioni in lingua volgare siano accompagnate dalle rispettive melodie. Se ancora non sono
disponibili questi testi in lingua volgare per una liturgia cantata, nel frattempo vengano scelti altri testi
simili ad essi. Si provveda opportunamente a redigere un repertorio proprio per queste celebrazioni, da
adoperarsi soltanto durante il loro svolgimento. In particolar modo siano proposti:
a) i canti per la benedizione e processione delle palme e per l’ingresso nella chiesa;
b) i canti per la processione dei sacri oli;
c) i canti per accompagnare la processione delle offerte nella Messa nella Cena del Signore e l’inno per la
processione, con cui si trasporta il santissimo sacramento nella cappella della reposizione;
d) le risposte dei salmi nella Veglia pasquale e i canti per l’aspersione con l’acqua. Siano preparate melodie
adatte a facilitare il canto per i testi della storia della passione, del «preconio» pasquale e della
benedizione con l’acqua battesimale.
Nelle chiese maggiori venga adoperato il tesoro abbondante della musica sacra sia antica che moderna;
sempre però sia assicurata la debita partecipazione del popolo.
È molto conveniente che le piccole comunità religiose sia clericali sia non clericali e le altre comunità laicali
prendano parte alle celebrazioni del Triduo pasquale nelle chiese maggiori. Similmente, qualora in qualche
luogo risulti insufficiente il numero dei partecipanti, dei ministranti e dei cantori, le celebrazioni del Triduo
pasquale vengano omesse e i fedeli si radunino insieme in qualche chiesa più grande. Anche dove più
parrocchie piccole sono affidate a un solo presbitero è opportuno che, per quanto possibile, i loro fedeli si
riuniscano nella chiesa principale per partecipare alle celebrazioni. Per il bene dei fedeli, dove al parroco è
affidata la cura pastorale di due o più parrocchie, nelle quali i fedeli partecipano numerosi e possono
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svolgersi le celebrazioni con la dovuta cura e solennità, gli stessi parroci possono ripetere le celebrazioni
del Triduo pasquale, nel rispetto di tutte le norme stabilite. Affinché gli alunni dei seminari possano «vivere
il mistero pasquale di Cristo così da saper iniziare ad esso il popolo che sarà loro affidato», è necessario
che essi ricevano una piena e completa formazione liturgica. È molto opportuno che gli alunni, durante gli
anni della loro preparazione nel seminario, facciano esperienza delle forme più ricche di celebrazione delle
feste pasquali, specialmente di quelle presiedute dal vescovo (PS nn. 38-43; MR).
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INDULGENZA PLENARIA DURANTE IL TRIDUO PASQUALE
• Giovedì Santo all’adorazione pubblica del SS. Sacramento durante il canto solenne del Tantum
Ergo;
• Venerdì Santo all’adorazione della Croce;
• Veglia Pasquale alla Rinnovazione delle Promesse Battesimali
• Confessione Sacramentale;
• Comunione Eucaristica
• Preghiera secondo le intenzioni del Papa (Pater, Ave, Gloria)
• Professio Fidei ovvero rinnovazione della professione di Fede.
Essendo l’Indulgenza un dono enorme della Chiesa, poiché ci viene concessa la remissione dell’intera pena
temporale, è bene ricordare ai fedeli che, durante il Triduo Pasquale è possibile usufruire di questo
strumento di grazia.
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GIOVEDÌ SANTO
Messa in «Cœna Domini»
1 aprile 2021
La funzione mediatrice del sacerdote
Rubrica liturgico – musicale
O sacerdote, che compi il tuo ufficio ministeriale sulla terra in modo spirituale, e che le creature spirituali non possono
imitare! O sacerdote, come è grande la funzione che tu adempi e che sognano i ministri «di fuoco e di spirito!». Chi esprime
adeguatamente la grandezza del tuo compito, che è al di sopra degli esseri celesti a causa del titolo del tuo potere? La
natura di uno spirito è più sublime e più gloriosa della tua, ma non le è permesso di imitarti raffigurando una immagine
dei misteri. Un angelo è grande, e diremmo, più grande di te; ma, quando si paragona il tuo ministero al suo, egli è inferiore
a te. Il serafino è santo, il cherubino è bello, l’angelo è veloce; tuttavia non possono muoversi così rapidamente come la
parola della tua bocca. Gabriele è glorioso; Michele è grande, e il loro nome lo indica; tuttavia, in ogni momento, essi si
inchinano davanti al mistero deposto tra le tue mani. Essi ti stimano, quando tu ti avvicini per compiere il tuo ministero,
e ti attendono a condizione che tu dia il segnale ai loro canti di santificazione. Essi si mettono alla tua destra per esser
pronti a cantare le lodi, e quando tu hai compiuto il mistero della tua salvezza, essi acclamano queste lodi. Essi sono
sottomessi con amore alla volontà che è nascosta nei tuoi misteri e ti onorano per la funzione, che tu adempi. E se gli
esseri spirituali onorano impassibili la tua funzione, chi non ti concederebbe una corona di lode a causa della grandezza
della tua funzione? Ammiriamo continuamente la superiorità della tua dignità maestosa, che ha sottomesso al suo potere
il cielo e la terra. I sacerdoti della Chiesa si sono impadroniti del potere in Cielo e sulla terra, e comandano agli esseri
celesti e terrestri. Essi si pongono come mediatori tra Dio e gli uomini, e con le loro parole scacciano il male tra gli uomini.
La chiave delle misericordie divine è stata posta nelle loro mani e distribuiscono la vita agli uomini secondo il loro
beneplacito. La potenza nascosta li ha fortificati per compiere questo, affinché essi manifestino visibilmente l’amore di
Dio nell’opera delle sue mani. Egli ha manifestato il suo amore nel Sacramento che ha trasmesso agli esseri umani, perché
in virtù di questo dono, degli uomini abbiano compassione degli altri uomini. Egli ha trasmesso il suo dono potente ai
sacerdoti affinché essi fortifichino con lui gli uomini deboli, colpevoli di aver peccato. Il sacerdote paga il debito
dell’umanità per mezzo del suo ministero, e cancella con l’acqua l’obbligo contratto da essi nel loro genere umano e lo
riabilitano. Come in una fornace, egli depone i corpi per battezzarli, e come in un fuoco, consuma le spine della mortalità.
Egli getta nell’acqua il rimedio dello Spirito come in una fornace e purifica l’immagine dell’uomo dalle sue impurità. In
virtù del calore dello Spirito, egli toglie la ruggine dal corpo e dall’anima, che acquistano invece di un colore argilloso,
quello degli esseri celesti... Come Mosè, anch’egli si mantiene in riva al mare, ma al posto di un bastone, egli eleva la sua
parola sull’acqua muta. Egli percuote le acque con la parola della sua bocca, come il figlio di Amram, ed esse ascoltano la
sua voce, meglio della voce del figlio degli Ebrei, esse ascoltarono Mosè, ma anche ascoltandolo, esse non furono
santificate. Ma ubbidendo al sacerdote della Chiesa, esse divennero sacre. L’israelita, veramente, non divise che il mare e
il suo grande miracolo non bastò a purificare l’inquinità del suo popolo. Appartiene al sacerdote operare questo grande
miracolo, che non ha nulla di simile tra quelli che sono stati operati, per il fatto che egli ha il potere di rimettere il male a
cose inanimate [insensibili-spirituali]. Il sacerdote innalza il suo sguardo verso questo segno che opera la creazione, ed
impara da lui come produrre una nuova creazione. Egli imita anche il modo di fare di colui che creò il mondo, e fa intendere
la sua voce come colui che la fece ascoltare all’origine sulla terra. Come il Creatore, anch’egli comanda, all’acqua ordinaria,
e in luogo della luce si manifesta in essa il potere della vita. La voce del Creatore creò dal nulla gli astri, e il sacerdote,
partendo da qualche segno, crea un’altra cosa in virtù della potenza del Creatore. Non è sua, la creazione che egli opera
in mezzo alle acque, ma essa appartiene al segno che produsse la creazione dal nulla. Quel comando che Dio espresse,
dal quale le creature ragionevoli e sensibili ebbero l’esistenza, egli lo concede di nuovo. Questa è parola che le acque
ascoltano dalla bocca del sacerdote, ed esse generano l’uomo. Il frutto che esse portano ora è più grande del primo, così
grande è il potere che esercita un uomo ragionevole sopra un essere muto. Come un seme, egli getta la sua parola in
mezzo alle acque, ed esse concepiscono e generano un frutto, non comune. Egli si intrattiene oralmente con le acque
mute con parole spirituali, ed esse acquistano il potere di dare la vita alle nature ragionevoli. Le acque silenziose ascoltano
quelli che possono parlare, pronunziare delle parole nuove, come quelle che Maria intese dalla bocca di
Gabriele. Anch’egli fece ascoltare una «buona novella» alle orecchie degli uomini, simile a quella speranza della nascita
del Figlio che annunziò l’angelo. Nella sua funzione il sacerdote tiene il posto dell’angelo, un posto migliore del suo, per il
fatto che bisogna ottenere la speranza per quelli che sono senza speranza, per mezzo di quello che esprimono le sue
parole. Egli adempie l’ufficio di mediatore tra l’essenza divina e gli uomini e conferma con le sue parole l’alleanza delle
due parti. Egli supplica, gemendo, l’Essere nascosto, che è nascosto ma si manifesta per mezzo del suo amore, e la potenza
che procede da lui, discende accanto al sacerdote, compiendo ciò che egli dice.
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GUIDA CANTI
TRIDUO DELLA SETTIMANA SANTA
GIOVEDÌ SANTO “In Cœna Domini”
01/04/2021
Ingresso
Chiesa di Cristo (RN); Di null’altro ci glorieremo (Bianchi); Di null’altro ci glorieremo (RN); Di null’altro
mai ci glorieremo (Verardo); Di null’altro noi ci glorieremo (Gai); E’ venuta l’ora (Gen Verde); In memoria
del Signore (Farrugio); In te la nostra gloria (RN); La croce di Cristo è la nostra gloria (Miserachs); La
dimora di Dio tra gli uomini (Parisi – RN); La nostra gloria è la Croce di Cristo (Dargenio); Nostra gloria
è la croce (RN – Frisina); Popolo regale (RN); Signore da chi andremo (Frisina); Signore da chi andremo
(Impagliatelli);
Amatevi, fratelli (NcdP); Amiamoci come ci ha amato (Zorzi); Con amore infinito (RN); Con amore infinito
(RN); Io vi do un comandamento nuovo (Verardo); Io vi do un grande esempio (RN); L’amore più grande
(Galliano – Anselmi); L’Amore supremo (Massimillo); Mandatum novum do vobis (Verardo); Non c’è
amore più grande (Gen verde); O Amore ineffabile (Frisina); Quando venne la sua ora (RN); Questo è il
mio comandamento (Frisina); Servire è regnare (Gen verde); Signore tu lavi i piedi; Un comandamento
nuovo (NcdP); Vi do’ un comandamento nuovo (A. Zorzi); Vi lascio un grande esempio (Dargenio);
Offertorio
Ubi caritas est vera (dal gregoriano – Graduale Simplex pag. 133)
Come incenso (Parisi); Come seme (G.M. Rossi - NcdP); Dayenu Adonai (Gen verde); Dov’è carità e
amore (Carlini); Dov’è carità e amore (RN – NcdP - Zardini); Dove la carità è vera (Frisina); Dov'è l'amore
e la carità (Dargenio); Ecco il mio servo (Dargenio); L’amore di Cristo ci raduna (De Cristofro); Memoriale
dell’amore (Recalcati); Noi abbiamo creduto al tuo amore (Massimillo); Questa santa mensa (Galienau);
Segno d’unità (Parisi); Ubi caritas (Bartolucci); Ubi caritas (Duruflé); Ubi caritas (gregoriano –
Massimillo); Ubi caritas (Rainoldi); Ubi caritas (RN); Ubi caritas est vera (Verardo);
Comunione
Adoriamo Gesù Cristo (Rainoldi – RN – NcdP); Alleanza eterna (Gen verde); Andiamo con gioia alla
mensa (Gomiero – Berthier); Corpus et Sanguis Christi (Defrancesco); Così Dio ha amato il mondo
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(Verardo); Davanti a questo amore (Rns); Dolce memoria (Corbetta); E venne il giorno (RN - Parisi); E
venne il giorno (RN - Stefani); Gesù Signore (RN – Parisi); Gesù, Salvatore del mondo (Verardo); Gioiosi,
cantiamo (RN); Hoc corpus (Graduale Romanum); Il grano se non muore (Farrel); Il pane del cammino
(RN); Il tuo corpo il tuo sangue (RnS); In memoria del tuo amore (Verardo); Jesu dulcis memoria (Frisina);
Li amò sino alla fine (Burgio); Mistero della Cena (RN); Nella notte dell’ultima cena (Massimillo); O Gesù
tu sei il pane (RN); O Ostia santa (Frisina); Pane di vita (Parisi); Pane di vita nuova (Frisina); Pane per noi
spezzato (RN); Pane per noi spezzato (RN); Pane vivo per noi spezzato (RN); Pane vivo spezzato per noi
(RN); Panem et vinum, corpus et sanguis Christi (Parisi); Questo è il mio corpo (Deo Dei); Questo è il mio
corpo (Donella); Questo è il mio corpo (Lunt); Questo è il mio corpo (Parisi); Questo è il mio corpo
(Recalcati); Questo è il mio corpo (Scapin); Sei con noi, tu Maestro e Signore (Massimillo); Sei mistero di
fede e di amore (Massimillo); Sei tu Signore il Pane (RN – NcdP); Tu sei il pane di vita (Buttazzo); Venite,
mangiate il mio pane (A. Ortolano); Vero cibo è il tuo corpo (RnS); Versato per tutti è il mio sangue (Gai);
Adoriamo Gesù Cristo (RN); Adoriamo il mistero (Parisi); Ave verum (Lécot); Canta o lingua il glorioso
Mistero (Frisina); Genti tutte, proclamate (RN); Genti tutte, proclamate (Rossi); Pange Lingua (Perosi);
Abbreviazioni e riferimenti
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Per celebrare e vivere la
Messa «In Cœna Domini»
Riti di introduzione
«Con la Messa celebrata nelle ore vespertine del Giovedì Santo, la Chiesa dà inizio al Triduo pasquale e ha
cura di far memoria di quell’ultima cena in cui il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, amando
sino alla fine i suoi che erano nel mondo, offrì a Dio Padre il suo Corpo e Sangue sotto le specie del pane
e del vino e li diede agli apostoli in nutrimento e comandò loro e ai loro successori nel sacerdozio di farne
l’offerta».
Tutta l’attenzione dell’anima deve rivolgersi ai misteri che in questa Messa soprattutto vengono ricordati:
cioè l’istituzione dell’Eucaristia, l’istituzione dell’ordine sacerdotale e il comando del Signore sulla
carità fraterna: tutto ciò venga spiegato nell’omelia (PS nn. 44-45. Cfr CE n. 297. Cfr MR).
L’apparente contraddizione di un Triduo di quattro giorni trova la soluzione andando alle radici di queste
celebrazioni, quando nel IV secolo a Gerusalemme si celebrava una messa speciale alla prima ora della sera
(cioè alle 19). Il Triduo, infatti, iniziava il Venerdì Santo. (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare
e vivere la Settimana santa, pagg. 59-60).
«La tradizione della Messa vespertina intende fare memoria di ciò che fece Gesù prima di affrontare la sua
passione e morte: nel contesto di una cena pasquale fece del pane e del vino i segni perenni e reali del suo
corpo donato e del suo sangue versato. In altre parole anticipò nei segni, istituendo il sacramento
dell’Eucaristia, ciò che avrebbe compiuto attraverso la sua morte e risurrezione. Allo stesso modo la messa
vespertina del Giovedì santo si pone oggi come prologo, preludio, cioè annuncio globale e sacramentale di
ciò che sarà celebrato separatamente nei tre giorni successivi. D’altra parte, secondo il computo liturgico
del tempo, lo spazio vespertino del giorno precedente appartiene già al venerdì di cui è annuncio
sacramentale» (SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pagg. 60-61), per
questo l’antifona di ingresso del Giovedì santo suggerisce di inneggiare alla croce, piuttosto che
all’Eucaristia e al comandamento dell’amore.
Un tabernacolo vuoto
All’inizio della celebrazione il tabernacolo deve essere vuoto. Si abbia cura di spiegare ai fedeli che,
entrando in chiesa non si fa la genuflessione al Tabernacolo. Si spieghi anche il senso di quel tabernacolo
vuoto che non rappresenta la tomba del Signore, ma lo si tiene vuoto perché oggi la Chiesa ricorda la prima
Eucaristia celebrata da Cristo stesso con i suoi apostoli, per cui la comunione verrà fatta con le Ostie
consacrate in questa stessa Messa. Non possono essere usate le Particole conservate dalle Messe dei
giorni precedenti.
Durante il canto del Gloria si suonano le campane che non suoneranno più fino al Gloria della Veglia
Pasquale. Anche l’organo e gli altri strumenti musicali, dopo il gloria, tacciono. Tuttavia le rubriche
consentono che gli strumenti possano essere suonati solamente per sostenere il canto. (Cfr. PS nn. 48-50;
Cfr CE n. 300; Cfr MR).
Attraverso il segno della comunione con le ostie consacrate nella stessa messa, il rito del Giovedì santo ci
comunica quello che Gesù volle istituire: mangiare quel pane e quel vino per diventare una cosa sola con
Cristo per diventare noi stessi corpo donato e sangue versato per amore di Dio e dei fratelli (Cfr. SIRBONI
S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 64).
Terminata l’omelia ha luogo la lavanda dei piedi. Si istruiscano i fedeli al senso vero di questo rito che non
è una rappresentazione teatrale, ma sta a significare il servizio e la carità di Cristo che venne «non per essere
servito ma per servire» (Cfr. PS n. 51; CE n. 301; Cfr MR).
Da qualche anno il rito della lavanda dei piedi non è più riservato solo a 12 uomini, come era previsto dal
documento Paschalis Sollemnitatis, dal Cæremoniale Episcoporum e dalla Seconda edizione del Messale
Romano. Con il decreto della Congregazione per il culto divino In Missa in Cena Domini del 6 gennaio
2016, Papa Francesco ha ritenuto opportuno variare la norma che ora prevede l’apertura al rito anche alle
donne: «I prescelti tra il popolo di Dio vengono accompagnati dai ministri…», così che i pastori possano
scegliere un gruppetto di fedeli che rappresenti la varietà e l’unità di ogni porzione del popolo di Dio. Tale
19
gruppetto può constare di uomini e donne, e convenientemente di giovani e anziani, sani e malati, chierici,
consacrati, laici (Decreto In Missa in Cena Domini). Tale norma è entrata a tutti gli effetti nella Terza
edizione del Messale Romano.
In questa celebrazione si abbia cura di preparare la processione per la presentazione dei doni durante la
quale è bene rendere visibile il comandamento dell’amore fraterno portando all’altare anche i doni per i
poveri. Durante la presentazione dei doni si canta Dov’è carità e amore o un altro canto adatto. (Cfr PS n.
52; CE n. 303; MR). Questo gesto dà pienezza di verità e di senso alla processione offertoriale che rende
così visibile il comandamento dell’amore proclamato nel Vangelo di Giovanni e simbolicamente espresso
(ove si compia questo gesto) nella Lavanda dei piedi (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e
vivere la Settimana santa, pag. 68).
Liturgia Eucaristica
Si abbia cura, almeno in questo giorno, di usare la preghiera Eucaristica I o Canone Romano e di fare la
comunione sotto le due specie.
ATTENZIONE: Nella Terza Edizione del Messale Romano l’intero Canone Romano è stato inserito nelle
pagine del Giovedì santo con tutte le parti proprie della Messa in cœna Domini (che non si trovano più
nell’Ordinario alle pagine proprie della Preghiera Eucaristica I).
Dopo l’orazione post communio si forma la processione che, attraverso la Chiesa, accompagnerà il SS.
Sacramento al luogo delle Reposizione, dove sarà custodita l’Eucaristia. Durante la processione si canta
l’inno Pange Lingua. Giunti al luogo della reposizione si cantano le ultime due strofe dell’inno: Tantum
ergo. È vietato l’uso dell’ostensorio durante questo rito. Si porta in processione la pisside con le Ostie
consacrate. Si eviti di chiamare il luogo della reposizione col termine «Sepolcro», infatti la cappella della
reposizione non serve per rappresentare la sepoltura del Signore, ma per custodire le specie eucaristiche per
la comunione del giorno dopo. Si invitino i fedeli a trattenersi in adorazione per un congruo spazio di tempo
dopo la Messa in cena Domini. (Cfr PS n. 54-56; Cfr CE nn. 36-39; Cfr MR). La confusione che porta a
chiamare il luogo della Reposizione “sepolcro” è nata verso la fine del Medioevo quando tutte le
celebrazioni del Triduo Sacro furono anticipate al mattino, compresa la veglia pasquale. In quel periodo era
sorta l’usanza di sostare in preghiera per quaranta ore (circa il tempo in cui Cristo rimase nella tomba) dopo
l’adorazione della Croce. Anticipando le celebrazioni al mattino, anche questa adorazione presso il sepolcro
fu anticipata al giovedì e da qui nasce il malinteso. Il Giovedì santo è dedicato a sostare non presso il
sepolcro, ma davanti al Cristo presente e vivo nell’Eucaristia, istituita non per essere ammirata, ma per
essere mangiata e diventare sostentamento nel nostro esodo e trasformare noi in dono per i fratelli (Cfr.
SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pagg. 71-72).
Dopo la Reposizione del SS. Sacramento «l’assemblea si scioglie in silenzio senza alcun esplicito congedo.
È come se la comunità cristiana fosse, per così dire, tenuta “in reperibilità”, cioè in permanente stato di
convocazione per partecipare alle più importanti celebrazioni dell’anno liturgico, fino al termine della
Veglia pasquale, quando il congedo sarà veramente solenne, accompagnato dall’Alleluia» (SIRBONI S., La
grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 69).
Terminata la celebrazione si spoglia l’altare e vengono tolte le croci dalla chiesa. È bene coprire quelle che
rimangono. (Cfr PS n. 57; CE n. 310; MR). L’altare spoglio è un richiamo a volgere lo sguardo
all’essenziale, a concentrare l’attenzione su quelle realtà spirituali di cui i segni liturgici sono solo
immagini.
Come già detto, è bene ricordare ai fedeli che, all’adorazione pubblica della SS. Eucaristia, durante il canto
del Tantum Ergo, è legata l’indulgenza plenaria alle solite condizioni.
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VENERDÌ SANTO
in «Passione Domini»
2 aprile 2021
Il mistero della croce
Giornata Mondiale per le opere della Terra Santa
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La Parola risuona nel cuore dei Padri e nel Magistero
Infatti, poiché è proprio della divinità penetrare in ogni cosa, ed essere prolungata alla natura di quelle cose che esistono
per ogni parte (non rimarrà, infatti, alcunché nella loro essenza, se non rimane in ciò che esiste.
Ma ciò che è propriamente è la divina natura: e noi la crediamo essere, per necessità, in tutte le cose che sussistono,
siamo spinti da quelle cose che perdurano), siamo ammaestrati a ciò per mezzo della croce, la quale essendo divisa in
quattro parti, a tal punto che dal centro fino a quando si congiungono tra di loro, contiamo quattro prolungamenti: poiché
chi fu steso in essa per il tempo della morte accettata, collega a sé tutte le cose, collega e raduna l’accordo e l’armonia.
Se, dunque, tu consideri la struttura delle cose celesti e terrestri, oppure degli estremi dell’universo delle une e delle
altre, viene sempre incontro alla tua riflessione la divinità, la quale sola si offre in contemplazione da ogni parte in quelle
cose che esistono, e tutte le contiene nella essenza.
Sia, poi, tale divinità da nominarsi la natura, oppure la ragione, o la virtù, o la potenza, o la sapienza, o qualche altra
cosa tra quelle che sono eccelse, e che maggiormente possono mostrare colui che è sommo ed eccellente, dalla voce o
dal nome o dalla figura delle parole, non grande è per noi la discussione.
Poiché, dunque, tutte le creature aspirano al medesimo obiettivo, ed è intorno ad esso e per se stesso che le tiene
aderenti e le congiunge, quelle che si trovano nello stato superiore, a quelle che sono nel mezzo, o in uno stato laterale,
sarebbero generate vicendevolmente per lui ed anche congiunte; conveniva [allora] che noi fossimo indotti non solo
dall’ascolto alla contemplazione della divinità; ma anche che sembrasse che fosse reso il maestro e dottore delle
intelligenze superiori.
Di qui, il grande movimento che Paolo istituì nel mistero: [cioè] che il popolo di Efeso, per la dottrina con la facoltà di
concedere la virtù di conoscere quale sia la profondità, la larghezza, l’altezza e la lunghezza [di tale mistero]. Col nome
chiama qualsiasi estensione della croce.
L’altezza, invero, è ciò che sovrasta; la profondità, poi, è ciò che è al di sotto, la lunghezza, senza dubbio, e la larghezza
sono quelle che lateralmente si estendono.
Più chiaramente, spiega poi questo senso altrove, come penso nella Lettera ai Filippesi, quando dice:
Nel nome di Gesù Cristo, si pieghi ogni ginocchio, in cielo, in terra e negli inferi (Ph 2,10).
In questo testo con l’unico nome la medesima importanza ed eccellenza abbraccia, affinché colui che intercede tra
forze celesti e terrestri, avrà il nome di origine terrena.
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MEMORIA DEL DOLORE DELLA B. V. MARIA PRESSO LA CROCE
L’IMMAGINE DELLA VERGINE. In un luogo adatto del presbiterio, se possibile, si colloca un’immagine
della Vergine. Presso l’immagine verrà posto un cero o una lampada che sarà accesa al momento
opportuno.
Mentre si colloca la croce al suo posto un commentatore (o lo stesso sacerdote) legge la seguente
monizione:
A. Amen.
(PIAZZI Daniele (a cura di), Preparare e Celebrare il Triduo Pasquale pagg. 100-101)
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GUIDA CANTI
TRIDUO DELLA SETTIMANA SANTA
VENERDÌ SANTO “In Passione Domini”
02/04/2021
Ecce lignum crucis (Messale Romano); Ecce lignum Crucis (RN); Ecco il legno (Frisina); Ecco il legno
della croce (Parisi); Ecco il legno della croce (Zardini); Ecco il legno della croce (Verardo);
Adoriamo la tua Croce (RN); Come segno regale si avanza (Verardo); Croce di Cristo (Rainoldi); Croce di
Cristo (RN); Croce di Cristo, noi ti adoriamo (Ncdp); Croce gloriosa (RN); Croce Santa (Palombella – Ruo
Rui); Crocifisso mio Signore (RN); Crux fidelis (Verardo); Da sempre ti ho amato (RN); Dulce lignum
(Ruo Rui); In te la nostra gloria (NcdP – RN); La tua croce (Dargenio); Lamentazioni del Signore (dal
Messale Romano); O capo insanguinato (NcdP); O Croce fedele (Frisina); O croce fedele e gloriosa
(Verardo); O croce nostra salvezza (Zardini); O mio popolo (Julien); O mio popolo (RN); O mio popolo
(Vitone); Per la croce (Rossi); Popolo mio (Dargenio); Popolo mio (Frisina); Popule meus – Popolo mio
(Verardo); Ti saluto o croce santa (RN – NcdP); Venite, adoriamo (RN); Volto dell'uomo (RN);
La madre col pianto nel cuore (NcdP); O Maria, madre dei dolori (NcdP); Stabat Mater (Frisina); Stabat
Mater (Gregoriano); Stava ai piedi della croce (Dargenio); Stava Maria dolente (Lotti);
Comunione
Anima Christi (Frisina); Come unico pane (NcdP); Corpo dal fianco squarciato (Verardo); Da sempre ti ho
amato (RN); Dolce Signore (NcdP); Ecco l’uomo (NcdP); Gesù pane di vita (RN); Il tuo corpo, il tuo sangue
(RnS); La nostra gloria è la Croce di Cristo (Dargenio); Madre sul Golgota (Machetta); Mistero della croce
(Rui); Nostra gloria è la croce (Frisina – RN); O capo insanguinato (Da Bondo); O croce gloriosa (RN);
Per il tuo corpo (NcdP); Si umiliò (Machetta); Signore dolce volto – O capo insanguinato (Bach - RN); Tu
nella notte triste (RN); Umiliò se stesso (Frisina); Volto dell’uomo (RN);
Abbreviazioni e riferimenti
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Per Celebrare e vivere la Passione del Signore
In questo giorno in cui «Cristo nostra pasqua è stato immolato», la Chiesa con la meditazione della passione
del suo Signore e sposo e con l’adorazione della croce commemora la sua origine dal fianco di Cristo, che
riposa sulla croce, e intercede per la salvezza di tutto il mondo.
In questo giorno la Chiesa, per antichissima tradizione, non celebra l’eucaristia; la santa comunione viene
distribuita ai fedeli soltanto durante la celebrazione della passione del Signore. Ai malati che non possono
partecipare a questa celebrazione si può portare a qualunque ora del giorno (PS nn. 58-59; Cfr CE n. 312;
Cfr MR).
La celebrazione si svolge in 3 momenti distinti: Liturgia della Parola, Adorazione della Croce, Santa
Comunione.
Si rispetti religiosamente e fedelmente la struttura dell’azione liturgica della passione del Signore
(liturgia della parola, adorazione della croce e santa comunione), che proviene dall’antica tradizione
della Chiesa. A nessuno è lecito apportarvi cambiamenti di proprio arbitrio. (PS n. 64)
La liturgia del Venerdì Santo, pur nella sua austerità esprime una maestosa solennità. I paramenti rossi,
come quelli dell’ingresso trionfale in Gerusalemme, fanno intuire che l’ora della morte di Gesù è celebrata
dalla Chiesa come l’ora del trionfo, infatti il linguaggio liturgico parla di passione gloriosa. Nella
celebrazione di oggi si intrecciano tristezza e gioia, solennità e austerità poiché in questo giorno, mentre il
Signore moriva in croce, si celebrava la vigilia della pasqua ebraica e l’ora della morte di Gesù coincide,
secondo il Vangelo di Giovanni, con l’ora in cui nel tempio venivano immolati gli agnelli pasquale (Cfr.
SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pagg. 74-75).
«Nelle ore pomeridiane, e precisamente verso le 15, a meno che non si scelga per ragioni pastorali un’ora
più tarda, ha luogo la celebrazione della Passione del Signore» (MR). I sacerdoti e i ministri si recano
all’altare in assoluto silenzio. Se ci sono delle introduzioni da fare, siano fatte prima dell’ingresso dei
ministri. Giunti all’altare, il Sacerdote e i ministri si prostrano a terra. Tale prostrazione indica l’umiliazione
dell’uomo terreno e la mestizia della Chiesa per la morte dolorosa del suo Signore. Si abbia cura di non
tralasciare questo gesto così importante in questa celebrazione e di spiegarlo per tempo ai fedeli che
partecipano a questa celebrazione. Mentre i ministri si prostrano, i fedeli si inginocchiano. (Cfr PS n. 65;
Cfr CE n. 316; Cfr MR)
La celebrazione inizia senza il Segno della Croce, come a voler indicare una continuazione con quanto si è
celebrato nella Messa Vespertina del Giovedì Santo.
Si abbia cura di mantenere l’integrità delle letture proposte. Non è lecito ometterne qualcuna perché c’è la
lettura della Passione. La lettura della Passione del Signore si svolge come descritto nella Domenica delle
Palme.
Preghiera universale
La preghiera universale chiude la liturgia della Parola. Essa va fatta integralmente nelle sue 10 orazioni
proprio perché sta ad indicare l’universalità della salvezza ottenuta tramite la croce di Cristo. (Cfr PS n. 67;
Cfr CE n. 320; Cfr MR). Essa è l’espressione della funzione sacerdotale del popolo di Dio che intercede
per tutti gli uomini ((Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 80).
È bene che i celebranti che possono, cantino le orazioni. Si lasci uno spazio di silenzio tra la monizione e
l’orazione. Chi ha fretta (ma perché avere fretta proprio in questo giorno???) può sempre scegliere tra le
intenzioni alcune. Ad es. potrebbe riassumere le prime tre, premettendo l’invito: Preghiamo il Signore per
la santa Chiesa: per il papa N., per il vescovo N., per tutti i vescovi, i presbiteri e i diaconi, per tutti coloro
che svolgono un ministero nella Chiesa e per tutto il popolo di Dio. L’orazione potrebbe essere la prima o
la terza. Ma si potrebbero invece tenere tutte e dieci le preghiere abbreviando l’invito alla preghiera,
utilizzando come monizione il titolo stesso delle intenzioni: Preghiamo per la santa Chiesa... preghiamo per
il papa.. ecc. È possibile un brevissimo ritornello in canto (Kyrie eleison, “Ascoltaci, o Signore” o simili)
tra la monizione e l’orazione..
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Adorazione della Santa Croce.
Prima forma: Si porta all’altare la Croce coperta da un velo violaceo; l’accompagnano due ministranti con
le candele accese.
Il sacerdote, in piedi davanti all’altare, riceve la Croce: scopre alquanto la parte superiore e, elevando la
Croce, invita i presenti all’adorazione con le parole Ecco il legno della croce (nel canto è aiutato dal
diacono, oppure, se è il caso, dalla schola). Tutti rispondono: Venite adoriamo.
Terminato il canto, tutti s’inginocchiano e fanno una breve orazione in silenzio, mentre il sacerdote, in
piedi, tiene elevata la Croce.
Il sacerdote scopre poi il braccio destro della Croce; elevando la Croce per la seconda volta, ripete l’invito
Ecco il legno della croce e tutto si fa nel modo indicato sopra.
Infine scopre interamente la Croce; elevandola, per la terza volta rivolge l’invito Ecco il legno della croce;
e tutto si svolge come la prima volta.
Il sacerdote, accompagnato da due ministranti con le candele accese, porta la Croce sul limitare del
presbiterio o in altro luogo adatto; quivi la depone al suolo, oppure l’affida ai ministranti, che la tengono
diritta. A destra e a sinistra della Croce si pongono i candelieri con le candele accese.
Si svolge quindi l’ADORAZIONE DELLA SANTA CROCE
Seconda forma: Il sacerdote, o il diacono, con i ministranti – oppure un altro ministro idoneo – si reca alla
porta della chiesa.
Quivi riceve la Croce non velata: i ministranti portano i candelieri accesi. Si forma la processione che,
attraverso la chiesa, giunge nel presbiterio.
Chi porta la Croce fa una sosta presso la porta, in mezzo alla chiesa e davanti all’ingresso del presbiterio.
Ogni volta innalza la Croce, invitando i presenti all’adorazione con le parole Ecco il legno della croce e
tutti rispondono: Venite, adoriamo. Dopo ogni risposta, tutti s’inginocchiano e fanno una breve adorazione
in silenzio. Chi porta la Croce rimane in piedi, tenendola alquanto elevata.
Infine si depone la Croce con i candelieri all’ingresso del presbiterio
Adorazione della Croce: Il sacerdote, il clero e i fedeli si recano processionalmente all’adorazione della
Croce, facendo davanti ad essa genuflessione semplice o un altro segno di venerazione (ad esempio
baciando la Croce), secondo l’uso del luogo. La terza edizione del Messale Romano aggiunge la seguente
rubrica: «Per l’adorazione della Croce, tolte la casula e le scarpe secondo l’opportunità, si avvicina
per primo il solo sacerdote celebrante».
Mentre si svolge l’adorazione, si cantano l’antifona Adoriamo la tua Croce, i Lamenti del Signore e l’Inno
o si eseguono altri canti adatti; restano seduti coloro che hanno compiuto l’adorazione.
Per l’adorazione si presenta un’unica Croce.
Se per il gran numero dei fedeli non tutti possono accostarsi personalmente alla Croce, il sacerdote, dopo
che una buona parte dei fedeli ha compiuto l’adorazione, prende la Croce e, stando in mezzo, davanti
all’altare, con brevi parole invita l’assemblea all’adorazione. La tiene quindi elevata in alto per alcuni
istanti, mentre i fedeli, in silenzio, compiono l’adorazione.
Terminata l’adorazione, la Croce viene portata all’altare, al suo posto. I candelieri con le candele accese si
pongono attorno all’altare o sopra di esso o presso la Croce. (MR)
Si avvisino i fedeli che all’adorazione della Croce il Venerdì Santo è legata l’Indulgenza plenaria alle solite
condizioni esposte sopra.
Memoria del dolore della Beata Vergine Maria presso la croce: Approvato dalla CEI per l’anno
mariano, questo rito può aggiungere una nota popolare alla liturgia di questo giorno. È in sintonia con la
celebrazione del mistero pasquale e ben esprime il dolore carico di speranza sia della Madre sia della
Chiesa. (PIAZZI Daniele (a cura di), Preparare e Celebrare il Triduo Pasquale pag. 100). La Terza edizione
del Messale Romano ha recepito questa usanza e inserisce la seguente rubrica: «Con riferimento al contesto
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locale o alle tradizioni popolari e secondo l’opportunità pastorale, si può cantare lo Stabat Mater, secondo
il Graduale Romano, o un altro canto adatto alla contemplazione del dolore della beata Vergine Maria».
Santa Comunione
Si stende sull’altare la tovaglia e il corporale, quindi il sacerdote o il diacono si reca all’altare della
reposizione per prendere la pisside con le ostie consacrate durante la Messa della Cena del Signore. Finita
la comunione si porta la Pisside in un luogo preparato fuori dalla Chiesa. Il tabernacolo resta vuoto. La
celebrazione si conclude con l’orazione sul popolo, ancora una volta senza congedo. Si spoglia l’altare. Da
questo momento, fino alla solenne veglia di Pasqua, ogni volta che si passa davanti alla croce, solennemente
esposta per l’adorazione dei fedeli, si fa la genuflessione. (Cfr PS 71, Cfr CE 324-330, Cfr MR).
«La possibilità di questa comunione deve essere oggi vista come un forte segno sacramentale offerto a tutti
i fedeli perché nel giorno stesso in cui si fa memoria della morte del Signore, essi siano sollecitati e aiutati
a unire la propria vita con le sue croci alla croce di Cristo» (SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e
vivere la Settimana santa, pag. 84).
Terminata la celebrazione, il luogo in cui si radunano i fedeli deve rimanere dominato dalla croce posta tra
due o quattro candelieri (Cfr PS n. 71, MR) per l’adorazione personale fino alla Veglia Pasquale.
Digiuno e astinenza
Il digiuno del Venerdì Santo è un gesto rituale, liturgico, è un segno della Chiesa per il mondo. Col digiuno
i cristiani manifestano gli stessi sentimenti di Gesù dimenticandosi di se stessi, superando ogni forma di
egocentrismo e idolatria di sé (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa,
pag. 85).
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SABATO SANTO
3 aprile 2021
Rubrica liturgico – musicale
Note liturgiche La Parola risuona nel cuore dei Padri e nel Magistero
Da un'antica «Omelia sul Sabato santo»
Il sabato santo, la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, (Pg 43, 439. 451. 462-463 4)
meditando la sua passione e morte, nonché la discesa agli Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande
silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra
inferi, e aspettando la sua risurrezione, nella preghiera e nel
è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è
digiuno.
addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano.
Spogliata la sacra mensa, la Chiesa si astiene dal sacrificio Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli
della Messa fino alla solenne Veglia o attesa notturna della inferi. Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella
risurrezione. L’attesa allora lascia il posto alla gioia smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle
tenebre e nell'ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare
pasquale, che nella sua pienezza si protrae per cinquanta
dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione. Il
giorni. Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce.
Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto
In questo giorno la santa comunione si può dare solo sotto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio
forma di Viatico. Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo
spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu
che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà. Io sono il tuo
Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi,
che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza
ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano
nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti:
Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti
ho creato perché rimanessi prigioniero nell'inferno. Risorgi dai
morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani!
Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui!
Tu in me e io in te siamo infatti un'unica e indivisa natura. Per te
io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho
rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei
cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo
ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero
tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso
terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai
Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla
mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a
quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi,
sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.
Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue
spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate
al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua
mano all'albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio
costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire
Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il
mio sonno ti libererà dal sonno dell'inferno. La mia lancia
trattenne la lancia che si era rivolta contro di te. Sorgi,
allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del
paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti
colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta
simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello
che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero.
Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se
non sei Dio. Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i
portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l'eterna
dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato
29 per te dai secoli eterni il regno dei cieli».
DOMENICA DI PASQUA – ANNO B
Veglia Pasquale – in «Resurrectione Domini»
4 Aprile 2021
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Orazioni QUINTA LETTURA: la salvezza offerta gratuitamente a tutti
gli uomini
PRIMA LETTURA: la creazione
Dio onnipotente ed eterno, unica speranza del mondo, che
Dio onnipotente ed eterno, ammirabile in tutte le opere del mediante l’annuncio dei profeti hai rivelato i misteri che
tuo amore, illumina i figli da te redenti perché celebriamo, ravviva la nostra sete di te, perché soltanto con
comprendano che, se fu grande all’inizio la creazione del l’azione del tuo Spirito possiamo progredire nelle vie del
mondo, ben più grande, nella pienezza dei tempi, fu l’opera bene. Per Cristo nostro Signore.
della nostra redenzione, nel sacrificio pasquale di Cristo
Signore. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. SESTA LETTURA: la fonte della sapienza
Oppure dopo la lettura breve sulla creazione dell’uomo O Dio, che accresci sempre la tua Chiesa chiamando nuovi
figli da tutte le genti, custodisci nella tua protezione coloro
O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine e che fai rinascere dall’acqua del Battesimo. Per Cristo nostro
in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa’ che Signore.
resistiamo con la forza dello Spirito alle seduzioni del
peccato, per giungere alla gioia eterna. Per Cristo nostro SETTIMA LETTURA: un cuore nuovo e uno spirito nuovo
Signore.
O Dio, potenza immutabile e luce che non tramonta, guarda
SECONDA LETTURA: il sacrificio di Abramo con amore al mirabile sacramento di tutta la Chiesa e compi
O Dio, Padre dei credenti, che estendendo a tutti gli uomini l’opera dell’umana salvezza secondo il tuo disegno eterno;
il dono dell’adozione filiale moltiplichi in tutta la terra i tuoi tutto il mondo riconosca e veda che quanto è distrutto si
figli, e nel sacramento pasquale del Battesimo adempi la ricostruisce, quanto è invecchiato si rinnova, e tutto ritorna
promessa fatta ad Abramo di renderlo padre di tutte le alla sua integrità, per mezzo del Cristo, che è principio di
nazioni, concedi al tuo popolo di rispondere degnamente ogni cosa. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
alla grazia della tua chiamata. Per Cristo nostro Signore Oppure:
TERZA LETTURA: il passaggio del Mar Rosso O Dio, che nelle pagine dell’Antico e Nuovo Testamento ci
insegni a celebrare il mistero pasquale, fa’ che
O Dio, anche ai nostri tempi vediamo risplendere i tuoi comprendiamo l’opera della tua misericordia, perché i doni
antichi prodigi: ciò che hai fatto con la tua mano potente che oggi riceviamo confermino in noi la speranza dei beni
per liberare un solo popolo dall’oppressione del faraone, futuri. Per Cristo nostro Signore.
ora lo compi attraverso l’acqua del Battesimo per la
salvezza di tutti i popoli; concedi che l’umanità intera sia
Orazione colletta
accolta tra i figli di Abramo e partecipi alla dignità del
popolo eletto. Per Cristo nostro Signore. O Dio, che illumini questa santissima notte con la gloria
della risurrezione del Signore, ravviva nella tua Chiesa lo
Oppure:
spirito di adozione filiale, perché, rinnovati nel corpo e
O Dio, che hai rivelato nella luce della nuova alleanza il nell'anima, siamo sempre fedeli al tuo servizio.
significato degli antichi prodigi così che il Mar Rosso è Per il nostro Signore…
l’immagine del fonte battesimale e il popolo liberato dalla
schiavitù prefigurasse il popolo cristiano, concedi che tutti Antifona alla Comunione
gli uomini, mediante la fede, siano resi partecipi del Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Alleuia.
privilegio dei figli d’Israele, e siano rigenerati dal dono del Celebriamo dunque la festa
tuo Spirito. Per Cristo nostro Signore. con azzimi di sincerità e di verità.
Alleluia, alleluia.
QUARTA LETTURA: la nuova Gerusalemme 1Cor 5,7-8
Dio onnipotente ed eterno, moltiplica a gloria del tuo nome
la discendenza promessa alla fede dei patriarchi, e aumenta
il numero dei tuoi figli, perché la Chiesa veda realizzato il
disegno universale di salvezza, nel quale i nostri padri
avevano fermamente sperato. Per Cristo nostro Signore.
Questa orazione può essere sostituita da un’altra, scelta tra
quelle che seguono le letture omesse.
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GUIDA CANTI
TRIDUO DELLA SETTIMANA SANTA
VEGLIA PASQUALE - ANNO B
04/04/2021
Cristo luce del mondo (Messale Romano – RN – NcdP); Cristo luce del mondo (Frisina); Cristo luce del
mondo (Verardo)
Annuncio Pasquale
Annuncio Pasquale (Parisi); E’ giusto cantare con gioia (NcdP); Esulti il coro degli angeli (Frisina); Exultet
(Messale Romano); Pasqua è gioia (Rainoldi);
NELLA MESSA
Benedizione dell’acqua
Gloria a te o Signore (Rainoldi – NcdP); Noi ti lodiamo e ti benediciamo (NcdP); Sorgente d’acqua (Vitone
– RN); Sorgente dell’eterna vita (EDC); Sorgenti delle acque (Durighello);
Acqua viva (RN); Alleluia, oggi la Chiesa (Giombini – NcdP); Ecco l’acqua (Dargenio); Ecco l’acqua
(Liberto); Ecco l’acqua (Verardo); Nell’acqua che distrugge (Rainoldi – RN); Vidi l’acqua (Frisina);
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Offertorio
Cantate Domino canticum novum (Frisina); Come chicchi di grano (NcdP); E’ la Pasqua del Signore
(Pasqua); Frumento di Cristo (NcdP); Io sono Risorto (Pasqua); Le tue mani (NcdP); Salga da questo altare
(Albisetti – Picchi);
Comunione
Alla cena dell’Agnello (Frisina); Alla Cena Pasquale (Di Stefano - Palma); Alla mensa del Signore
(Buttazzo); Andiamo con gioia alla mensa (Berthier); Cristo nostra Pasqua (Frisina); Cristo nostra Pasqua
(RN – NcdP); Cristo nostra Pasqua (RN); Cristo risusciti (RN); È risorto Gesù, il crocifisso (Verardo);
Gesù, Salvatore del mondo (Verardo); Gesù Signore (Parisi); Gioia del cuore (RN – NcdP); Il tuo corpo il
tuo sangue (Rns); Luce sul cammino (RN); Mite Agnello di Dio immolato (Massimillo); Notte segreta e
splendida (Verardo); Nulla con te mi mancherà (Rainoldi – RN – NcdP); Ora alla cena (Verardo); Sei per
noi cibo di eternità (Buttazzo); Sei tu Signore il pane (NcdP);
Congedo
Con te riprendiamo il cammino (Di Stefano - Palma); Con voce di giubilo (Cento); Cristo è risorto
veramente (Rns); Cristo mia speranza è risorto (Galliano - Giudici); Cristo Risorto (RN); È tempo di
riprendere il cammino (Muolo); E’ risorto (Gen Verde); Haec Dies (Frisina); Jesus Christ you are my life
(Frisina); Jubilate Deo (RN); Regina caeli (Frisina); Regina caeli (Gregoriano – NcdP); Regina caeli (Lotti);
Regina dei cieli rallegrati (Zambuto); Regna il Signore (Frisina); Resurrezione (Gen Rosso); Surrexit
Christus Alleluia (Berthier – RN – NcdP); Victoria, victoria! (Anonimo)
Abbreviazioni e riferimentiRNCL
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Per celebrare e vivere la Veglia Pasquale
In «Resurrectione Domini»
La Risurrezione di Cristo è il cuore e la speranza di tutto il messaggio cristiano. Per questo la celebrazione
della Pasqua è la massima celebrazione del culto cristiano.
Per antichissima tradizione questa notte è «in onore del Signore» e la veglia che in essa si celebra
commemorando la notte santa in cui Cristo è risorto è considerata come «madre di tutte le sante veglie». In
questa veglia infatti la Chiesa rimane in attesa della risurrezione del Signore e la celebra con i sacramenti
dell’iniziazione cristiana. «La Veglia di questa notte, che è la più importante e la più nobile tra tutte le
solennità, è unica in ogni chiesa».
«L’intera celebrazione della Veglia pasquale si svolge di notte; essa quindi deve o cominciare dopo l’inizio
della notte o terminare prima dell’alba della domenica». Tale regola è di stretta interpretazione. Gli abusi e
le consuetudini contrarie, che talvolta si verificano, così da anticipare l’ora della celebrazione della Veglia
pasquale nelle ore in cui di solito si celebrano le Messe prefestive della domenica, non possono essere
ammessi. (PS nn. 77-78).
La Veglia pasquale, per il mistero che celebra, è la convocazione ecclesiale per eccellenza (Cfr. SIRBONI
S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 96).
La Chiesa è immersa nel buio. La veglia inizia attorno al fuoco nuovo che viene benedetto per accendere il
Cero Pasquale, Simbolo di Cristo Luce del mondo.
ATTENZIONE: La celebrazione inizia come descritto dal Messale Romano, senza il Segno della Croce,
ma direttamente con il saluto del Celebrante (MR)
Il Caeremoniale Episcoporum prevede alcune variazioni per i vescovi che, invece, iniziano come al solito
con il Segno della Croce (Cfr CE n. 339).
La processione, con cui il popolo fa ingresso nella chiesa, deve essere guidata dalla sola luce del cero
pasquale. Come i figli di Israele erano guidati di notte dalla colonna di fuoco, così i cristiani a loro volta
seguono il Cristo che risorge. Nulla vieta che a ciascuna risposta «Rendiamo grazie a Dio» si aggiunga
qualche acclamazione in onore di Cristo. La luce del cero pasquale viene propagata gradualmente alle
candele, opportunamente portate in mano da tutti, con le lampade elettriche ancora spente (PS n. 83).
Il cero è diventato per i cristiani il segno rituale e visibile di colui che ha dissipato le tenebre della morte
inondando di luce la nostra esistenza terrena (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la
Settimana santa, pag. 100).
Dopo l’ingresso in chiesa viene cantato il solenne Preconio Pasquale che proclama il mistero pasquale
inserito nell’economia della Salvezza. (Cfr PS n. 84; Cfr CE n. 345; Cfr MR). Si tratta di un inno di
ringraziamento per tutta la storia della salvezza da Adamo all’ultima venuta del Signore, storia che trova il
suo vertice nella risurrezione di Cristo. Per questo l’Exultet è strutturato come una preghiera eucaristica
(Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 101).
Prima di proclamare il Preconio il diacono, o il sacerdote incensano il libro e il cero. Nel caso in cui sia un
cantore laico a proclamare il preconio, il sacerdote incensa il libro e il cero prima di recarsi alla sede.
Ha inizio la solenne liturgia della Parola che percorre l’intera storia della salvezza, dalla Creazione del
mondo alla risurrezione di Cristo. La liturgia della Parola di questa notte è così lunga perché rappresentava
l’ultima catechesi che veniva fatta ai catecumeni prima di ricevere il battesimo. Dopo ogni lettura con il
suo salmo tutti si alzano in piedi mentre il celebrante recita l’orazione. Dopo la settima lettura con il suo
salmo e l’orazione, viene intonato solennemente il Gloria, durante il quale suonano le campane ad
annunciare la risurrezione di Cristo, si accendono tutte le luci della chiesa e tutte le candele: deve apparire
anche visivamente che la Pasqua di resurrezione è la festa più grande della comunità cristiana. Quindi, dopo
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l’orazione Colletta viene proclamata l’Epistola. Dopo la Lettura il celebrante (o un cantore) intona
solennemente per 3 volte l’Alleluia. In questa Celebrazione non c’è un vero e proprio canto al Vangelo, ma
l’Alleluia è il ritornello del Salmo 117. Tuttavia si sta in piedi. Dopo il Salmo 117 viene proclamato il
Vangelo che è il primo annuncio della Risurrezione di Cristo (Cfr PS nn. 85-87; Cfr CE 346-354; MR).
L’insieme delle letture, dunque, esprime ciò che la Chiesa intende celebrare nella notte pasquale, facendo
memoria della risurrezione di Gesù.
Vista la durata della Liturgia della Parola, si è fatta sempre più spazio l’usanza di ridurre il numero delle
letture per “circostanze pastorali” secondo le indicazioni della Seconda edizione del Messale Romano. La
Terza edizione invece, specifica che «In questa Veglia, madre di tutte le veglie (Agostino, Sermo 2ı9),
vengono proposte nove letture: sette dall’Antico Testamento e due dal Nuovo (Epistola e Vangelo). Quando
è possibile, si leggono tutte, secondo l’indole della Veglia che esige una certa durata.
Se gravi circostanze pastorali lo richiedono, si può diminuire il numero delle letture dall’Antico
Testamento» (MR).
NB. In molte parrocchie è ormai entrato in uso di utilizzare come terzo salmo “Il canto del mare” di Mons.
Marco Frisina. Questo canto prevede nel ritornello la parola Alleluia!. Poiché non è lecito cantare
l’alleluia prima dell’epistola, se si sceglie di utilizzare questo canto, la parola Alleluia va assolutamente
sostituita. Seppur qualcuno sostiene che siamo già nella Veglia Pasquale e non fa niente se questa parola la
si dice qualche minuto prima, questo risulta essere un abuso alla liturgia della Veglia Pasquale, in quanto
la liturgia della Parola di questa notte è un crescendo che, dalle origini del mondo, ci accompagna
all’annuncio della Risurrezione che ci viene dato prima col canto solenne del Gloria e poi con la
proclamazione del Vangelo. Pertanto cantare l’Alleluia prima del tempo, snatura tutto il senso della solenne
Veglia Pasquale.
Lo stesso Mons. Frisina, interpellato dal vice-direttore del Coro della Diocesi di Roma, Emanuele Faiola,
è intervenuto sulla questione dicendo, tramite quest’ultimo, che «ha scritto il Canto del mare circa 40 anni
fa, e non lo ha pensato come terzo salmo della veglia pasquale, ma come canto da inserire nelle liturgie
pasquali (per es. come canto finale). Da ciò si spiega l’uso del termine alleluia. Se lo avesse pensato come
salmo della veglia avrebbe omesso tale termine (in quanto nella liturgia l’alleluia viene cantato per la prima
volta con il salmo alleluiatico) e lo avrebbe intitolato Salmo III Veglia Pasquale.
Ciò chiarito, don Marco suggerisce:
1) qualora si voglia utilizzare il ritornello del canto del mare nel terzo salmo, ormai molto noto ed eseguito
in tante parrocchie, di associarlo ad una diversa salmodia nelle strofe, da eseguire con la cantillazione, come
già detto correttamente da alcuni;
2) di non eseguirlo come terzo salmo ma di usarlo in altra parte della celebrazione, ad es. al finale, dove si
potrebbero utilizzare anche le percussioni che il canto prevede».
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Liturgia Battesimale
Terminata l’omelia inizia la liturgia Battesimale. Essa si svolge al fonte dove il celebrante esorta i fedeli a
pregare per i candidati al Battesimo (se ci sono Battezzandi) o a invocare la benedizione di Dio sul fonte
Battesimale (se non ci sono Battezzandi). Inizia quindi la litania dei Santi. Tuttavia, se il Battistero è fuori
dal presbiterio si ordina la processione in questo modo: ministro con il cero pasquale, battezzandi con i
padrini (se ci sono), i ministri, il diacono e il sacerdote. Durante la processione si canta la litania dei santi
e, giunti al battistero, terminato il canto delle litanie, il celebrante fa l’esortazione di preghiera.
Segue la Benedizione dell’acqua battesimale con la lunga preghiera che ripercorre tutti i momenti della
storia della salvezza in cui l’acqua si è rivelata segno di salvezza. In essa viene invocata la presenza e
l’azione di Dio perché anche oggi Egli faccia dell’acqua lo strumento per realizzare, attraverso il Battesimo,
il suo disegno di salvezza per gli uomini. In questa liturgia solenne l’acqua non viene benedetta tramite il
tocco con la mano del celebrante ma immergendovi dentro una, o tre volte, il cero pasquale per esprimere
visibilmente l’intervento dello Spirito Santo (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la
Settimana santa, pag. 107).
Quindi, dopo la rinnovazione delle promesse battesimali, durante le quali tutti i fedeli tengono in mano la
candela accesa, il celebrante pronuncia la formula: Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo,
che ci ha liberati dal peccato e ci ha fatti rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisca con la
sua grazia in Cristo Gesù nostro Signore, per la vita eterna. Segue l’aspersione con l’acqua mentre si canta
l’antifona: Ecco l’acqua….
Si avvisino i fedeli che alla rinnovazione delle Promesse Battesimali nella notte di Pasqua è legata
l’Indulgenza Plenaria alle solite condizioni.
Il dono dell’indulgenza alla Rinnovazione delle Promesse Battesimali ci fa capire l’importanza della liturgia
battesimale. Tutta la Veglia Pasquale, infatti, è strutturata in funzione del Battesimo. Anche se non si
celebrano Battesimi durante la Veglia, essa intende comunque portare ogni cristiano alla radice della propria
fede per ribadire la scelta di Cristo e del suo Vangelo (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e
vivere la Settimana santa, pag. 106).
Se nella Veglia Pasquale ci sono dei battesimi, si abbia cura di fare i riti di accoglienza e l’unzione con
l’olio dei catecumeni prima dell’inizio della Veglia. Questi riti possono essere anticipati anche al sabato
mattina come prevede anche il rito del Battesimo dei Bambini al n. 165
Rito del Battesimo dei Bambini: Conclusa la benedizione dell’acqua battesimale, il sacerdote interroga i
genitori e i padrini dei bambini perché esprimano la rinuncia a Satana. Se l’unzione con l’olio dei
catecumeni non è avvenuta in precedenza, si fa in questo momento. Quindi il sacerdote richiede la triplice
professione di fede da parte di tutti i genitori e i padrini insieme. Ai genitori e padrini, tutti i presenti, con
in mano le candele accese, si uniscono nella rinuncia a Satana e nella professione di fede. Quindi si celebra
il Rito del Battesimo, come descritto nel rituale del Battesimo dei bambini, si fa l’unzione con il Crisma e
la consegna della veste bianca. Uniche differenze: si omettono l’assenso del celebrante dopo la rinnovazione
delle promesse battesimali, e il rito dell’Effatà.. Se il Rito del Battesimo dei bambini non prevedeva la
consegna del cero acceso, la nuova edizione del Messale romano (a cui bisogna attenersi) prevede che si
consegni il cero ai genitori dei neo-battezzati. Se il Rito del Battesimo non è avvenuto in presbiterio, il
celebrante pronuncia la formula: Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha liberati
dal peccato e ci ha fatti rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisca con la sua grazia in Cristo
Gesù nostro Signore, per la vita eterna. Quindi si ritorna in presbiterio ordinando la processione come in
precedenza. I padrini o i genitori dei bambini portano le candele accese. Durante la processione si canta
l’antifona: Ecco l’acqua…. Mentre il sacerdote asperge il popolo con l’acqua benedetta. (Cfr Rito del
Battesimo dei Bambini nn. 165-168, MR).
Rito del Battesimo degli adulti: il sacerdote interroga i battezzandi perché esprimano la rinuncia a Satana.
Se l’unzione con l’olio dei catecumeni non è avvenuta in precedenza, si fa in questo momento. Quindi il
sacerdote interroga singolarmente i battezzandi sulla triplice professione di fede, come riportato nel RICA.
Ai battezzandi, tutti i presenti, con in mano le candele accese, si uniscono nella rinuncia a Satana e nella
professione di fede. Quindi si celebra il Rito del Battesimo, come descritto nel Rito dell’Iniziazione
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Cristiana degli adulti, si fa l’unzione con il Crisma (se non segue subito la Confermazione) e viene
consegnata la veste bianca, quindi il sacerdote o il diacono presenta il cero pasquale per l’accensione delle
candele dei neofiti.
Se il Rito del Battesimo non è avvenuto in presbiterio, prima di amministrare il sacramento della
Confermazione il celebrante pronuncia la formula: Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo,
che ci ha liberati dal peccato e ci ha fatti rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisca con la
sua grazia in Cristo Gesù nostro Signore, per la vita eterna. Quindi si ritorna in presbiterio ordinando la
processione come in precedenza. I neofiti adulti portano le candele accese. Durante la processione si canta
l’antifona: Ecco l’acqua…. mentre il sacerdote asperge il popolo con l’acqua benedetta. Giunti in
presbiterio il Vescovo, o in sua assenza il sacerdote celebrante, amministra il sacramento della
Confermazione (Cfr. RICA nn. 217-231; MR).
Se i riti del Battesimo sono stati fatti in presbiterio, dopo aver amministrato i Sacramenti, il celebrante
pronuncia la formula: Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha liberati dal peccato
e ci ha fatti rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisca con la sua grazia in Cristo Gesù nostro
Signore, per la vita eterna. Segue l’aspersione con l’acqua mentre si canta l’antifona: Ecco l’acqua….
Liturgia Eucaristica
La Messa della Veglia pasquale, ancor più della messa del Giovedì santo, è la prima e la madre di tutte le
Messe poiché rappresenta il primo pasto consumato con il Risorto (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana.
Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 109). Dopo aver sostato presso il sepolcro di Gesù, oggi la
Chiesa siede di nuovo a mensa con il suo Signore.
È desiderabile che sia raggiunta la pienezza del segno eucaristico con la comunione della Veglia pasquale,
ricevuta sotto le specie del pane e del vino. (PS n. 92).
Il congedo di questa celebrazione è particolarmente solenne poiché accompagnato dal duplice Alleluia.
Nell’annunziare la Veglia pasquale si abbia cura di non presentarla come ultimo momento del Sabato
Santo. Si dica piuttosto che la Veglia pasquale viene celebrata «nella notte di pasqua», come un unico
atto di culto. Si avvertono i pastori di insegnare con cura nella catechesi ai fedeli l’importanza di
prendere parte a tutta la Veglia pasquale. (PS n. 95)
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DOMENICA DI PASQUA – ANNO B
In «Resurrectione Domini»
4 Aprile 2021
Cristo risuscitato dai morti non muore più
Ingresso
Alleluia, giorno di Cristo risorto (Rainoldi – NcdP – RN); Alleluia, Questo è il giorno (Mucci); Cantate
domino (Miserachs); Cantiamo Al Signore Glorioso (RN); Cantico dell’Agnello (Frisina); Chiesa del
Risorto (Frisina – RN); Christus resurrexit (Berthier – RN); Christus Resurrexit (RN); Cristo è risorto dai
morti (Borzì); Cristo è risorto veramente (Rns); Cristo nostra Pasqua (Dargenio); Cristo nostra Pasqua
(Molfino); Cristo risorge (NcdP); Cristo risusciti (NcdP); È il giorno del Signore (Ladisa - Parisi); E’
sempre festa quando ci sei (Cioffi); E’ un giorno di luce splendente (Verardo); Già sfolgora il sole di Pasqua
(Miserachs); Haec Dies (Frisina); Il Cristo è risorto (Manganelli); Il giorno del Risorto (Nino Lepore); Il
mattino di Pasqua (RN); Il Signore è davvero risorto (Parisi); Il Signore è davvero risorto (Zorzi); Io sono
la resurrezione e la vita (Rabolini); Io sono risorto (Liberto); La Pasqua del Signore (Gianolio – NcdP); Nei
cieli un grido risuonò (NcdP); Notte segreta e splendida (Verardo); Pasqua del mio Signore (Liberto);
Rallegriamoci in lui (Dargenio); Resurrexi – Sono risorto (Verardo); Resurrexit (Frisina); Risorto è per noi
Gesù (Palombella – De Risi); Ritmate sui tamburi (NcdP); Sfolgora il sole di Pasqua (Buttazzo); Sfolgora
il sole di Pasqua (Buttazzo); Sono risorto (De Risi); Sono risorto (Miserachs); Spalanca le tue porte (Parisi
– RnS); Surrexit Dominus vere - Davvero il Signore è risorto (Verardo);
Acqua viva (RN); Ecco l’acqua (Dargenio); Alleluia, oggi la chiesa (Giombini – NcdP); Ecco l’acqua
(Liberto); Ecco l’acqua (Verardo); Ecco l'acqua sgorga dal tempio (Sabaino); Nell’acqua che distrugge
(Rainoldi – RN); Vidi l’acqua (Frisina);
Sequenza
Alla vittima Pasquale (Baroni); Alla vittima Pasquale (Barosco); Alla vittima Pasquale (Bortolazzo); Alla
vittima Pasquale (Dargenio); Alla vittima Pasquale (Donella); Alla vittima Pasquale (Martorell); Alla
vittima Pasquale (Picchi); Alla vittima Pasquale (Rainoldi); Sequenza Pasquale (Bellone); Sequenza
Pasquale (Giudici); Sequenza Pasquale (Vitone); Vittima di Pasqua (gregoriano);
Offertorio
Accogli o Padre (Merlini); Cantate Domino canticum novum (Frisina); Come chicchi di grano (NcdP);
Cristo è risorto (Albisetti – RN); Cristo è risorto, Alleluia (Piatti – Haendel – RN – NcdP); Frumento di
Cristo (NcdP); Il mio dono per te (Cioffi); Le tue mani (NcdP); Ravviva il dono (Liberto);Salga da questo
altare (Albisetti – Picchi); Sia lode alla pietra angolare (Verardo); Siate il nuovo fermento (Donella); Sono
risorto (Martellini);
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Comunione
Adoro te devote (Manganelli); Alla cena dell’Agnello (Frisina); Alla cena dell’Agnello (Martellini); Alla
Cena Pasquale (Di Stefano - Palma); Alla mensa del Signore (Buttazzo); Andiamo con gioia alla mensa
(Berthier); Ave verum corpus (gregoriano); Ave verum corpus (Manganelli); Ave verum corpus (W.A.
Mozart); Ave verum corpus (Wrightson); Corpo dal fianco squarciato (Verardo); Cristo è risorto, alleluia!
(NcdP); Cristo nostra Pasqua (Frisina); Cristo nostra Pasqua (RN – NcdP); Cristo nostra Pasqua (RN);
Cristo nostra Pasqua è stato immolato (Parisi); Cristo risorge (NcdP); Cristo risusciti (NcdP); Cristo sei
l’Agnello immolato (De Risi); Cristo vive in me (Zorzi); Cristo vive! Non piangete (NcdP); Cristo, nostra
Pasqua (NcdP); Cristo, uomo nuovo (NcdP); È risorto Gesù, il crocifisso (Verardo); Fonte viva di
consolazione (Liberto); Gesù Signore (Parisi); Gesù, Salvatore del mondo (Verardo); Il Cristo Signore è
risorto (NcdP); Il mattino di Pasqua (NcdP); Il tuo corpo il tuo sangue (Rns); La gioia già pregustiamo
(Marcianò); La Pasqua del Signore (NcdP); La vita ha vinto la morte (Gai); Luce splenda nella notte (NcdP);
Mio Signore, gloria a te! (NcdP); Mite Agnello di Dio immolato (Massimillo); Non temete è Risorto
(Miserachs); Notte segreta e splendida (Verardo); Nulla con te mi mancherà (Rainoldi – RN – NcdP); O
Comunione intima (Liberto); O Pane della vita (J.S.Bach); O sacrum convivium (Bartolucci); O sacrum
convivium (Remondi); Opere tutte - Surrexit Christus (NcdP); Ora alla cena (Verardo); Sei per noi cibo di
eternità (Francesco Buttazzo); Sei tu Signore il pane (NcdP); Sorgente di salvezza (Parisi – RnS); Tu eri
fra noi (Cioffi);
Alla Messa vespertina, se si legge il vangelo dei Discepoli di Emmaus, si può fare:
Mane nobiscum Domine (Verardo); Resta con noi, Signore la sera (NcdP); Resta con noi (Frisina); Resta
con noi, Signore (Verardo);
Congedo
Con te riprendiamo il cammino (Di Stefano - Palma); Con voce di giubilo (Giosy Cento); Coro per Pasqua
(Martellini); Cristo è risorto (Donella); Cristo è risorto veramente (Rns); Cristo mia speranza è risorto
(Galliano - Giudici); Cristo Risorto (RN); Cristo splendore del padre (Rainoldi – Berthier – NcdP RN);
Cristo vive (NcdP); È tempo di riprendere il cammino (Mimmo Muolo); E’ risorto (Gen Verde); Jesus
Christ you are my life (Frisina); O Cristo nostra Pasqua (Da Bondo); Regina caeli (Frisina); Regina caeli
(Gregoriano – NcdP); Regina caeli (Lotti); Regina dei cieli rallegrati (Matteo Zambuto); Regina del cielo
(Buttazzo); Regna il Signore (Frisina); Resurrezione (Gen Rosso); Surrexit Christus Alleluia (Berthier –
RN – NcdP); Tu percorri con noi (NcdP); Vita che risorge (Buttazzo); Vita di risurrezione (Ricci); Victoria,
victoria! (Anonimo)
Abbreviazioni e riferimentiRNCL
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Per celebrare e vivere la Domenica e il Tempo di Pasqua
È opportuno che la Messa del giorno di Pasqua sia celebrata con grande solennità e che l’atto penitenziale
sia sostituito dal rito dell’aspersione con l’acqua benedetta nella Veglia (Cfr. PS n. 97).
La norma di iniziare la celebrazione della Domenica di Pasqua con l’aspersione con l’acqua vuole essere
un richiamo alla Veglia per coloro che, per motivi diversi, non vi hanno potuto partecipare (Cfr. S IRBONI
S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 111).
La celebrazione della Pasqua continua nel tempo pasquale, infatti i cinquanta giorni che si susseguono sono
da vivere nella gioia come un solo giorno di festa, come una grande domenica (Cfr PS n. 100).
La Pasqua di Cristo trova il suo compimento nella discesa dello Spirito Santo che il giorno di Pentecoste
forma la Chiesa come nuovo popolo di Dio. Per questo il tempo pasquale è costituito da una «settimana di
settimane» e si conclude con il cinquantesimo giorno che supera il risultato del 7x7 e diventa simbolo di
quell’ottavo giorno che è la domenica senza tramonto, segno e caparra della Pasqua eterna (Cfr. SIRBONI
S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pagg. 113-114).
All’interno dei cinquanta giorni si distingue la prima delle sette settimane, l’ottava di Pasqua che si pone
come un condensato di tutto il tempo pasquale in cui la liturgia eucaristica ripete continuamente i testi
ordinari del giorno di Pasqua e trova il suo compimento nel giorno ottavo, cioè nella Seconda Domenica di
Pasqua (Cfr. SIRBONI S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pagg. 114-115).
È opportuno far notare come «le domeniche di questo tempo vengono considerate come domeniche di
pasqua e hanno la precedenza sulle feste del Signore e su tutte le solennità. Le solennità che coincidono
con queste domeniche si anticipano al sabato. Le celebrazioni in onore della beata vergine Maria e dei santi,
che ricorrono durante la settimana, non possono essere rinviate a queste domeniche» (PS n. 101).
Il tempo di Pasqua rimane sempre il tempo opportuno per celebrare le messe di prima comunione e le
Cresime, Sacramenti che portano a compimento l’iniziazione cristiana iniziata col Battesimo (Cfr. SIRBONI
S., La grande settimana. Celebrare e vivere la Settimana santa, pag. 116; Cfr PS n. 103).
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FONTI
STUDI
SIRBONI Silvano, La grande settimana. Conoscere, celebrare e vivere la Settimana santa, Paoline, Milano
1996.
ABBREVIAZIONI E SIGLE
CE Caeremoniale Episcoporum
Cfr. Confronta
EDC E danzando Canteranno
MR Messale Romano
n. Numero
NCDP Nella casa del Padre
nn. Numeri
pag. Pagina
pagg. Pagine
PS Paschalis Sollemnitatis
RICA Rito dell’iniziazione Cristiana degli adulti
RN Repertorio Nazionale dei Canti per la Liturgia
RnS Rinnovamento nello Spirito Santo
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