Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
PIETRO VENERONI
MANUALE
DI L I T U R G I A
N ona Edizione
riveduta e corretta da Mons. Malocchi
Vie. Gen. di Pavia
Volume Primo
Nozioni Generali
Forma e parti della Liturgia
"EDITRICE ÀNCORA»
Sede di Pavia
Proprietà letteraria riservata ai termini di legge*
.
21
(7) Hebr. V i li, 2; Act. Apost. XHI, 2; Hebr. VIH , 6 ; IX,
-.
tolica ». Ediz. 2. Friburgo. 1894. § 1.
(3) Syn. Anc. a. 314; Jo. Chrys. Hom. 29 in Ep. ad Rom*·
12
(4) Ad Hebr. V ili.
(5) In Vit. Costantini, IV·
Concetto e divisione della Liturgia 9
(1) Thalhofer. I. c.
(2) Patroni « Lezione di Sacra Liturgia ». Voi. I. lez, I.
12 Capo I
5. Rito - Cerimonia.
La liturgia adunque è la scienza del culto sacro,
quella che studia i principii ed i mezzi con cui si
svolge il divin culto, il rito, le cerimonie.
La parola Rito, vale altrettanto che regola. Non
convengono però i liturgisti nel precisare il senso
di questa parola. Quindi essa: a) si prende in un
senso ampio, e vale lo stesso che liturgia, cosi si
(1) D© Azevedo: Introd. cl Traci, de Sacr. Missae di Benedet
XIV. Si è citato per intero questo passo non già per sostenere
che la liturgia sia superiore bile altre scienze teologiche, che lo
abbiamo già detto, essa è un ramo della pastorale ed entrambe
sono subalterne della teologia dogmatica, ma per far sentire
meglio l ’importanza di questa scienza, sopratutto per il Sacer
dote.
Concetto e divisione della Liturgia n
La l i t u r g i a
nei primi secoli cr is tian i.
R i f o r m a del s e c o l o q u a r t o
12. Importanza di questo studio. - Fonti.
Lo studio del carattere, dello sviluppo storico
della liturgia nei primi secoli cristiani è. di una
grandissima importanza, perchè è di qui che si può
conoscere l’indole della liturgia cattolica, la sua in
tima relazione col dogma e colla morale, e ancora
perchè è di qui che si svilupparono, come rami da
un albero, tutte le forme liturgiche che troviamo in
uso più tardi nella Chiesa.
Per tale studio però non possiamo attingere a
fonti dirette, perchè la Sacra Scrittura e particolar
mente gli Atti e le Lettere apostoliche, i Padri e
gli scrittori ecclesiastici di questo tempo non ci
danno il codice liturgico completo, quale era allora
in uso, ma parlano della liturgia solo per incidente,
altro essendo lo scopo dei loro scritti. Da questi pe
rò possiamo conoscere tanto che basti per avere un
concetto della liturgia cattolica in questi primi se
coli.
13. Carattere generale della liturgia nei pr
mi tre secoli.
Dalla sua origine fino al secolo quarto, sino cioè
28 Capo III
(1) I Cor. XIV. 26, Act. Apost. XX. 7. ib. XIII. 15.
(2) Omettiamo qui tutto quello che si riferisce all'agape, che
prima faceva parte del rito con cui si celebravano i sacri misteri
e tosto, al tempo stesso degli Apostoli, venne separata e tenuta
nelle case. Essa era già cessata al principio del secondo secolo,
od almeno separata nella Messa, come ne fa fede 3· Ignazio nella
lettera agli smirnesi (c. 8). Tertulliano ne parla pure e la fa ve
dere unita alla « Dottrina dei dodici apostoli » esposta e com
mentata dal eh. Prof. D . R odolfo Malocchi (Modena, 1886, n.
1902) e dal Minasi (Roma 1891; e Probst. « La liturgia dei pri
mi secoli » , p. 23.
(3) Coloss. III. 6; Eph. V . 16; Jac. V . 13.
(4) I Tim . II. 12.
(5) Hebr. ΧΠΙ. 7.
(6) II Thess. V . 26; Rom . XVI. 26; II Cor. ΧΠΙ. 12.
(7) Rom . XV. 16; II. Cor. IX. 13.
(8) Sull’ origine del Trisagio vedi « Civ. Catt. », ruad. 329.
pag. 166.
La Liturgia nei primi secoli cristiani 3S
Diritto Liturgico
25. Rubriche.
Chiamasi rubriche quelle norme che si trovano
nei libri liturgici, secondo le quali si devano rego
lare le azioni e le cose del culto. Il nome provenne
dall’antico costume degli operai di segnare in creta
rossa le linee dell’opera che dovevano eseguire e
degli scrittori che segnavano in color rosso il titolo
delle opere. Tale uso passò alla Chiesa. Ed in quel
tempo stesso nel quale s’incominciò pure a scrivere
in rosso le regole colle quali si dovevano eseguire
le sacre funzioni, donde il nome di rubriche. Esse
vennero inserite nei libri liturgici per l’autorità
del Sommo Pontefice o della S. C. dei Riti.
60 Capo IV
Le rubriche si dividono:
1. In essenziali ed accidentali. Le prime sono
quelle che costituiscono la stessa azione sacra, sen
za delle quali essa non sarebbe valida; le seconde
quelle che si riferiscono solo all’ornato, all’istitu
zione, al significato mistico ecc.
2. In ordinarie e straordinarie. Le prime sono
quelle che si devono sempre osservare; le altre si
osservano o si devono omettere, secondo le circo
stanze speciali.
3. In precettive e direttive. Le precettive sono
ordinate per modo di legge : le direttive per modo
di consiglio e d’istruzione (1).
Quest’ultima distinzione è negata da alcuni i
quali sostengono che tutte le rubriche sono precet
tive, ma è difesa generalmente dai rubricisti e dagli
autori di morale (2). Riguardo però agli autori di
morale si deve ben osservare che essi stabiliscono
quando è peccato e quando no l’omissione di una
rubrica. Ma da ciò che non è peccato una omissio
ne non deriva per conseguenza che si possano coni
tutta facilità tralasciare.
Ora quanto alle rubriche del Messale conven
gono tutti nell’ammettere che sono direttive quelle
che riguardano tutto ciò che è prima o dopo della
Messa perchè il Tridentino scomunica chi insegnas-
(1) De Herdt Sacrae Liturg. Praxis, V oi. I, η. 1.
(2) Vedi su questa questione la « Civ. Catt. » quad. 991. A l
cuni meno esattamente distinguono le Rubriche direttive dalle
precettive dalla gravezza dell’ obbligo che impongono e dicono
precettive quelle che obbligano sub levi. Anche S. Alfonso con
danna un tal criterio di divisione (Theol. mor. de Euchar. 399).
Piritto Liturgico 61
#o
Cipriano la chiama costume non di pochi ma ge
nerale, che non può esser contrario alla verità (1).
Ad essa fanno appello sovente S. Agostino e S. Am.
brogio (2). Si trovano approvate dai Concilii (3),
dalla Bolla di S. Pio V sul Messale e da quella di
Paolo V sul Rituale, dal Rituale stesso (4) e da
molte decisioni della S. C. de Riti (5) non poche
consuetudini.
Tale consuetudine nella liturgia, come nelle al
tre leggi, può essere juxta legem, praeter legem e
contra legem.
a) La Consuetudine juxta legem, non è altro che
una pratica interpretazione della legge e quindi
ha la stessa autorità della legge.
b) La consuetudine praeter legem compie la leg
ge, estendendola anche ad altri oggetti da essa non
contemplati, ma non ad essa contrari. Tale è la
consuetudine di porre le tre cartaglorie sull’altare
invece di una sola nel mezzo, di suonare il campa
nello al Domine non sum dignus. Contro della qua
le ultima consuetudine non è la prescrizione di
Pio V di nulla aggiungere o detrarre al Messale,
che proibisce solo le innovazioni e le cose estranee
al rito.
c) Infine la consuetudine contro una legge gene-
27. I Liturgisti.
Quale autorità hanno gli scrittori di Liturgia? A
questa domanda risponde il Coppin (3); 1. Se la
dottrina di un autore e anche quella comune degli
autori è contraria apertamente alle rubriche, non
ha alcun valore di fronte ad un decreto contrario
della S. C. dei Riti; 2. Quando tutti i liturgisti, o
anche solo alcuno appoggiati ad una rubrica o ad
un decreto autentico insegnano una dottrina od
una pratica, si devono seguire, il far altrimenti sa
rebbe temerario; 3. Quando insegnano che una co
sa è lecita, finché non viene positivamente proibita
dalla Sacra Congregazione dei Riti si può seguire
la loro sentenza; 4. Quando si dividono in varie
(1) S. C. R. 16 marzo 1391, n. ad. 7.
(2) S. C. R . 17 settembre 1822, n. 2621 ad 1.
(3) Coppin-Stimart, Sacrae Liturg. Compendium Parisiìs-Lip*
•iae 1905.
68 Capo IV
Valore dogmatico
della Liturgia
ti) Bouix, 1. c.
(2) Innoe. III. lib. ult. adv. Haeres, n. 21 et segg.
72 Capo V
(1) Maugère, 1. c.
(2) Lapini « Ist. Liturgiche », Lez. X V ; Cfr. pure Perrone»,
« D e locis theolog. » ; p. II s. 11. c. 11.
Valore dogmatico della Liturgia n
De l s i m b o l i s m o n e l l a L i t u r g i a
(1) Thalhofer c. c. § 25 6 a.
(2) Rom . I. 20.
Del simbolismo nella Liturgia 83
Li t urgi e particolari
Liturgie particolari.
Liturgie orientali
CAPO I.
Liturgia Gerosolimitana
detta di S. Giacomo o di S. Cirillo
44. Edizioni.
I codici antichi di questa liturgia sono assai rari.
Le persecuzioni continue che agitarono le Chiese
orientali, l’ignoranza di molti che trascurarono di
conservare i libri liturgici, il cieco zelo con cui
Maroniti del Libano e del Malabar mandarono al
le fiamme gli antichi sacramentari, furono le cause
per cui si trovano rarissimi codici, specialmente di
quelli che contengono un ordine generale. Quanto
alle edizioni che si fecero di questa liturgia scrive
il Renaudot: cc Omnes... Liturgiae Syriacae Ma-
Tonitarum titulo editae, aut quae in recentissimis
aliquot codicibus reperiuntur Jacobitarum sunt,
ut complures cdiae quas recenset Abrahamus E·
chellensis. Nam in codicibus Jacobitarum, qui ser
vantur in bibliotheca Seguieriana et Colbertina ut
in Florentina omnes illae reperiuntur, cum certis
indiciis, quae illas Jacobitis proprias esse demo·
strani. Immo, quod satis mirari non possumus, in
Romana ipsa editione tituli servati sunt loannis
Barsusan, Matthei Pastoris, Dionysii ed aliorum9
quos non unis locis monuerunt. Unde in aliquot e-
xempiaribus, atrum transverso calamo signum
Joannis Barsusan nomini illitum est. Verum igno
ravere editores, eam quae fuisse, quod falsa Sancti
(1) Lebrun, 1. c. § 1.
Liturgia Gerosolimitana 117
l i ) bebrun. 1. c.
Liturgia Costantinopolitana e Armena 155
Liturgia Occidentale
CAPO L
Liturgia Gallicana.
(1) Lebrun, 1. c.
170 Capo 1
Liturgia Gotico-Mozarabica.
(1) Lebrun, 1. c.
180 Capo II
(1) Lebrun, 1. c.
182 Capo II
(1) Ceriani, « . c.
(2) De sacram, lib . 3, c. I. n. 5.
(3) Epist. 22, n. 4 ; de Myst. c. 8, n. 43; in Ps. 118 serm.
I. num. 11.
(4) Serm. c. Auxentium c. 7.
(5) Epist. 22 nn. 3, 4, 7; in Ps. I. Praef., n. 9.
(6) Ep. ad Marcel. 14; de Poenit. 1. I, c. 15, n. n. 80. Fa
a questo punto della Messa che avvenne il celebre fatto dell’al
lontanamento dell’ imperatore Teodosio dal tempio, dopo la stra
ge di Tessalonica. Epist. 59 da Teod.
Liturgia Milanese od Ambrosiana 189
Liturgia Romana
Oggetti sacri
CAPO I.
L’A l t a r e
(1) Catech. Roman. Pars II. Cap. V II. Cfr. Jakob. « l’ Arte
al servizio della Chiesa ». V oi. 2, pag. 28.
(2) 3. C. R . 23 magg. 1778, n. 2510.
(3) S. C. R ; 4 febbr. 898, n. 3978, 1.
(4) Can. V . de Consecr. dist. I.
(5) Cfr. Cod. Can. 1897.
*(6) Rub. Gen. Missal. Lib. XX.
(7) S. C. R . 17 giugno 1843, n. 2862, I.
(8) S. C. R . 29 apr. 1887, n. 3674, Π Ι; 3684, 3 : 3725 : 3750.
(9) S. C. R . 17 giugno 1843, n. 2862.
(10) S. C. R. 14 die. 1888, » . 36*8. 2.
214 Capo l
96. Luogo.
Circa il luogo .dell’erezione dell’altare si noti
che non si possono erigere altari nelle cappelle se
polcrali, se i sepolcri ove stanno o si devono collo-1
97. Titolo.
Non è lecito, nella medesima chiesa, erigere più
altari o cappelle sotto il medesimo titolo (5). Il
titolo di un altare fisso consacrato non si può com
mutare senza indulto apostolico, nè si può porte
sull9altare stesso altra immagine o statua (6).
Non si devono dedicare altari ai Santi dell9An
tico Testamento, si tollerano quelli dedicati già in
antico (7).
Ornato d e l l ’A l t a r e
102. Pallio.
« Altare pàllio quoque orneturcoloris, quoad
fieri potest, diéi festo vel Officio convementìsa (5).1
2345
(1) S. C. R. 5 dic. 1868, n. 3191, V.
(2) Thalhofer, 1. c., n. 2. a.
(3) Amberger, « Pastoraltheologie », t. U . § 57 ; I. § 112.
(4) Durando, « Rationale Divinorum Officiorum », lib. VI
cap. 29.
(5) Rub. Gen. X X : Caerem. Episc., 1. c. X II, n. 11. in
celebr. Missae t. IV. I.
Ornato dell’Aliare 229
105. Fiori.
Servono pure all’ornamento dell’altare i fiori,
« Vascula cum flosculis frondibusque odoriferis
seu serico contextis, studiose ornata adhiberi po
terunt » (4). I fiori naturali sono i più acconci ad
esprimere il simbolismo che la Chiesa vede nell’al
tare, ma richiedono una cura speciale per la con
servazione e rinnovazione (5).
I fiori artificiali non vanno tollerati.
La loro posizione sull’altare è tra i candelieri,12345
Paramenti sacri
117. Amitto.
V emitto (da amicere, velare, coprire) pare in
trodotto nel secolo ottavo per coprire il collo d’un
ornamento conveniente e fu poco dopo riguardato
262 Capo IV
122. Stola.
La stola chiamata fin dal secolo nono ed ancora
dai greci orarium, è la veste del diacono, del sa
li) Nelle quali non è peraltro segno di giuri adizione. S. C.
R . 21 marzo 1699, n. 2023, 2.
(2) S. C. R . 23 genn. 1700, n. 2074, I.
(3) S. C. R . 13 giugno 1876, n. 1572, 1.
(4) Rubr. Gen. Miss., t. XIX, n. 3.
(5) 0 . c., lib. III. c. I, n. 13.
Paramenti sacri 27$
123. Manipolo.
Anticamente i ministri della Chiesa solevano
portare sul braccio sinistro un fazzoletto per aster
gere il sudore e per* altri bisogni; esso era quindi
chiamato sindon, sudarium, mappula, maritile. Col
progresso diéi tempo, passò, in parecchie chieste,
a formare un ornamento ecclesiastico, detto mar
nipoh, ornato spesso di oro, di gemane e fimbrie,
tessuto come la stola. Tale mutazioni, secondo il
Card. Bona sarebbe avvenuta verso il secolo deci
mo (3). Il Sacerdote nella messa solenne lo assu
meva dopo la confessione.
Secondo la 'odierna disciplina, il manipolo deve
essere della medesima materia della stola e portare
tre croci, una cioè nel mezzo e le altre alle estre-123
CAPO UNICO
(1)
Gen. XXVII, 29.
(2)
Num. XXVII 23.
(3)
Levit. XXIV 14; Dan. XIII 34.
(4)
Levit, passim.
(5)
Matth. IX 13.
(6)
Matth. XIX 18; Marc. V . 23; Lue. XIII 13; Act. Apost.
IX 9 ibia.
XXVIII 8.
(7) Act. Ap. VII 17; XIX 6.
(8) Act. Ap. V I 6; Tim . IX 14; V 22.
(9) Thalhofer, o. c. §. 50; Bergier, Dictionn de Theologie,
« Imposition des mains ».
Delle axioni liturgiche S21
(1) Exod. XVIII. 7; II. Reg. XIX, 20; Act. Apost. XX. 37.
Spesso si bacìa la bocca, la mano o il piede. Ester baciò la
punta dello scettro di Assuero (Esth. V . 2.).
(2) Cfr. più sopra n. 14.
(3) Vedi Liturg. Gerosolomitana n. 41 seg. ; Lit. delle A po.
et. Cost. od Antiochena n. 49 seg.; Liturg. di S. Marco n. 56
seg. Lit. Costantinopol. n. 62 seg. ; Gotico Mozarabica n. 26
seg.; Lit. Ambrosiana n. 83 seg.
(4) Cfr. Matth. V. 23-24; S. Cyrill. Hierosol. Cathec. Myst.
V. n. 3. Cfr. n. 47.
(5) Tertull. chiama il bacio « signaculum orationis » De orat,
c. 18.
330 Capo Unico
CAPO UNICO
PRINCIPI GENERALI
1. La musica sacra, come parte integrante del
la solenne liturgia, ne partecipa al fine generale,
che è la gloria di Dio e la santificazione ed edifica
zione dei fedeli. Essa concorre ad accrescere il de
coro e lo splendore delle cerimonie ecclesiastiche,
e siccome suo ufficio principale è di rivestire con
acconcia melodia il testo liturgico che viene propo
sto all’intelligenza dei fedeli, così il suo proprio è
di aggiungere maggiore efficacia al testo medesimo
affinchè i fedeli con tale mezzo siano più facilmen
te eccitati dtalla divozione e meglio si dispongano
ad accogliere in sè i frutti della grazia, che sono i
propri della celebrazione dei sacrosanti misteri.
2. La musica sacra deve per conseguenza posse
dere nel grado migliore le qualità che sono proprie
della liturgia, e precisamente la santità e la bontà
delle forme, onde sorge l’altro suo carattere, che
è Vuniversalità.
Deve essere santa, e quindi escludere ogni pro
fanità, non solo in se medesima ma anche nel mo
do onde viene proposta per parte degli esecutori.
Deve essere arte sacra, non essendo possibile
che altrimenti abbia sull’animo di chi l’ascolta
quell’efficacia, che la Chiesa intende ottenere ac
cogliendo nella sua liturgia l’arte dei suoni.
Istruzione sulla Musica Sacra 349
MEZZI PRECIPUI
24. Per l’esatta esecuzione di quanto viene qui
stabilito, 1 Vescovi, se non l’hanno già fatto, isti
tuiscano nelle loro diocesi una commissione spe
Istruzione stàio Musica Sacra 357
PIUS PP. X
Appendi ce
CAPO UNICO
A. M. D. G.
PARTE II
Liturgie particolari
SEZ IO N E I
LITURGIE ORIENTALI
SEZ IO N E II
LITURGIA OCCIDENTALE
Capo I. L iturgia G allica n a » 165
70, Difficoltà di questo studio — Antichità e carat
tere della liturgia gallicana — 71. Sua provenien
za — 72. Monumenti che rimangono — 73. Ordine
e parti della Messa — 74. Introduzione del rito
romano in Francia — 75. Usi particolari ancora
vigenti in alcune Chiese.
Capo IL L iturgia G otico-M ozarabica » 176
76. Liturgia spagnola nei primi secoli cristiani —
77. Liturgia gotica — 78. Decreti del Concilio di
Braga per Puniformità liturgica — 79. Opera dei
santi Leandro ed Isidoro e di altri — Concilio di
Toledo — 80. Messale mozarabico — 81. Introdu
zione del rito romano nella Spagna — Uso attuale
del rito mozarabico — 82. Ordine della Messa
mozarabica — sua relazione con la gallicana an
tica.
Capo III. L iturgia M ilanese od A m b ro sia n a > 185
83. Fonti principali e scritti — 84. Origine di que
sta liturgia — 85. La liturgia milanese quale ap
pare dalle opere di S. Am brogio e dal libro De
Sacramentis — 86. Opera di S. Am brogio nella
Liturgia — 87. Vicende di questa liturgia — 88.
Principali particolarità del rito ambrosiano.
37Q INDICE
PARTE III
OGGETTI SACRI
C a p o I. L 'a lt a r e » 210
93. Altare — divisione — significato — 94. Erezione
degli Altari — 95. Forma — 96. Luogo — 97. T i
tolo — 98. Uso — 99. Custodia dell’ altare — Bal
dacchino — 100. Cause per le quali si dissacra
l ’ Altare e la pietra sacra.
C a p o li. O rn ato d ell’ altare » 224
101. Tovaglie — Corporale — Palla — Purificatore
<
— Loro materia — Benedizione — 102. Pallio —
103. Croce — 104. Candelieri — Candele — Lam
pade — 105. Fiori — 106. Sacre Reliquie — 107.
Cartegloria — 108. Uso di tali ornati.
C a p o UT. D ei V a si sa cri » 241
109. Calice — Patena 110. Ostensorio — Lanetta —
Teca — 111. Pisside — 112. Vasi per i sacri Olii
— 113. Cura e custodia dei vasi sacri.
C a p o IV . P aram en ti sa cri » 252
114. Uso delle vesti sacre nell’esercizio del sacro
culto — 115. Forma — ornato e colore dei para
menti — 116. Benedizione delle vesti sacre — 117.
Amitto — 118. Camice — cingolo — cotta — roc
chetto — 119. Pianeta — pianete plicate — 120.
Dalmatica e tunicella ■— 121. Piviale — 122. Stola
— 123. Manipolo — 124. Veli — borsa — 125.
Paramenti vescovili — 126. Cura e conservazione
dei sacri paramenti.
INDICE 371
SEZ IO N E 11
SEZ IO N E III
D. C arlo M alocchi V. Q.
P « v i a, 8 agosto 1939
Finito di stampare
coi tipi della Scuola Tipografica Artigianelli - Pavia
il 10 settembre 1939 - XVII