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SALMO 150: DA TUTTO IL CREATO SALGA LA LODE A DIO

PREPARAZIONE DELL’AMBIENTE
Accanto alla Bibbia aperta sul Salmo 150, accendere alcuni ceri (se possibile colorati) che
esprimano la preghiera incessante che sale a Dio dai nostri cuori.

5 minuti

ACCOGLIENZA
Saluto e breve scambio di notizie.

40 minuti

RIFLETTENDO
Eccoci giunti al nostro ultimo appuntamento per l’anno 2019, nel quale abbiamo
camminato insieme, familiarizzandoci con il Salterio, attraverso il commento di un certo
numero di salmi. Concluderemo questo percorso, accostandoci oggi all’ultimo poema di
questo fantastico libro dell’Antico Testamento, ossia il Salmo 150. Notiamo subito, come
piccola curiosità, che esso nella nostra Bibbia non ha la doppia numerazione, come invece
la maggior parte dei salmi. Dal Salmo 148, infatti, la doppia numerazione cessa
semplicemente perché le 2 versioni della Bibbia (ebraica e greco-latina), che avevano
generato lo sfasamento a partire dal Salmo 9, lo hanno pareggiato con il Salmo 147,
operando il procedimento inverso: la versione ebraica lo ha diviso in 2, mentre quella
greco-latina lo ha considerato un unico componimento.
Come primo passo, ascoltiamo questa bellissima preghiera che, in seguito,
cercheremo di comprendere nella sua profondità e significato.

1° lettore: Salmo 150

LE DUE GRANDI PARENTESI DEL SALTERIO: DALL’OBBEDIENZA ALLA LODE


Il Salmo 150 chiude il Salterio ed è considerato dagli esegeti una dossologia finale,
ossia la conclusione del grande canto di gloria a Dio (doxa in greco significa gloria), iniziato
con il Salmo 1. Moltissimi studiosi della Bibbia ritengono che si possa stabilire un’inclusione
tra il primo e l’ultimo salmo, ovvero che i due salmi siano tra loro strettamente collegati,
come fossero due grandi parentesi che racchiudono il messaggio del Salterio. In cosa
consiste tale connessione e affinità? Ascoltiamolo dalle parole di Gregorio di Nissa, grande
Padre della Chiesa del IV secolo:
Com’è grande la sapienza dei salmi! All'inizio aprono, come fosse una porta, il
pellegrinaggio verso la beatitudine. Questo insegnano le prime parole dei salmi, indicando
come inizio della beatitudine l’allontanamento dal male. Poi, dopo aver dato ai pellegrini la
guida della Legge, con la promessa che saranno simili all'albero sempreverde (Sal 1,3), e
dopo aver mostrato le disgrazie di quelli che seguono la via contraria (Sal 1,4-5), conduce
al vertice della beatitudine, attraverso successive salite. Questo vertice è mostrato
nell’ultimo salmo, dove, con la completa sparizione dei peccati, gli esseri saranno santi e

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proclameranno sinfonicamente la lode a Dio. Quando tutta la creazione sarà stata


armonizzata in un solo coro di tutti gli esseri superiori e inferiori, essa produrrà il dolce
suono della lode che sale al Creatore senza fine.
In altre parole, il redattore del Salterio si propone di far percorrere ai suoi lettori un
preciso itinerario: dall’obbedienza a Dio, attraverso la Legge (Sal 1), alla lode a Dio,
attraverso la propria vita e insieme a tutto ciò che respira (Sal 150). La beatitudine
promessa all’uomo giusto del primo salmo altro non è che la lode pura al Signore e
Creatore dell’ultimo salmo, cui si può giungere solo mediante l’obbedienza alla Torah, la
Legge, la Parola di Dio. Solo l’uomo che vive la Parola del Signore, che ne fa la lampada per
il suo cammino e luce per i suoi passi sulla terra, sarà capace della vera lode, la più gradita
a Dio, perché, come dice sant’Ireneo, gloria di Dio è l’uomo vivente, ovvero colui che, da
vero figlio, adempie-vive in pienezza la volontà del Padre, espressa nella Parola.
E già questa premessa contiene una grande provocazione per tutti noi che, nel corso
dell’anno, abbiamo cercato di imparare a pregare con i salmi ed abbiamo desiderato
scoprire il cammino della lode. In fondo esso è un cammino “semplice”: è la coerenza della
nostra vita con la Parola che il Signore ci rivolge ogni giorno. Se abbiamo capito questa
semplice verità, il nostro itinerario ha raggiunto il suo scopo e dato il frutto più maturo.

LA LODE È ESPERIENZA DI GRATUITÀ E DI FEDE


Il salmo 150 si apre e si chiude con la parola Alleluja che, dunque, è l’ultima parola in
assoluto di tutto il Salterio, e che in ebraico è una forma breve per esprimere la lode a Dio,
adottata successivamente dalla liturgia cristiana. I due Alleluja dell’inizio e della fine del
salmo racchiudono, come due parentesi, l’invito alla lode contenuto nel salmo, espresso in
forma imperativa per 10 volte con la formula: Lodate Dio, lodatelo … Non ci può sfuggire il
significato simbolico del numero 10. Sono infatti 10 anche le parole pronunciate da Dio
nella creazione del mondo (cfr. Gen 1-2), come sono 10 le parole pronunciate da Dio sul
Sinai (cfr. Es 20,1-21), nel consegnare la Torah al suo popolo. Questo significa che, con la
lode del Salmo 150, l’uomo credente risponde alla Parola rivoltagli da Dio nella creazione,
nella Torah e lungo tutta la storia della salvezza. Così, ancora una volta, possiamo recepire
lo stretto legame tra l’adesione alla Parola e la lode a Dio.
Nel primo versetto, il salmista invita chi ascolta il suo grido a lodare Dio, rivolgendo lo
sguardo verso l’alto, dove Egli risiede: Lodate Dio nel suo santuario, nel suo maestoso
firmamento. Tradizionalmente, in tutte le religioni, il luogo della dimora di Dio è il cielo,
Guardando questo cielo, che non può raggiungere ma solo contemplare, l’uomo può
esplodere in un canto di gioia e di ringraziamento, perché lì c’è Dio.
Il riferimento al santuario, tuttavia, rimanda anche al Tempio di Gerusalemme, in cui
il popolo si riunisce a pregare; pertanto, il salmista vuol dire che Egli è presente e può
essere lodato anche sulla terra, nel luogo fisico del Tempio e nella stessa comunità, suo
santuario vivente. Il movimento della lode, dunque, si dipana dall’alto in basso, dal cielo
alla terra, coinvolgendo progressivamente tutti gli esseri viventi, come vedremo tra poco.
Occorre comprendere bene che il salmista non indica questi “luoghi” come motivi della
lode, ma come spazi in cui Dio è presente e può essere lodato. Essi non sono il “perché”
della lode, ma il “dove” è possibile innalzarla. La lode infatti è una preghiera gratuita, non
ha altra motivazione (come può essere una grazia ricevuta) se non il riconoscimento di Dio
come Dio.
Altro “luogo” in cui è possibile lodarlo, perché vi è presente, è la storia della
salvezza, espressa nel salmo dal richiamo alle sue imprese, alla sua grandezza.
Attenzione: anche qui l’invito alla lode non è motivato dall’opera di Dio che ha salvato il suo
popolo, ma dal semplice fatto che in quei particolari eventi (per esempio, l’uscita
dall’Egitto, il passaggio attraverso il Mar Rosso, la conquista della Terra promessa…), Lui
c’era. Insomma, lodare vuol dire riconoscere la presenza fedele e operante di Dio e,
pertanto, cantarne la divinità e la grandezza.
È una sfumatura della preghiera, ma che fa la differenza. Quando Dio ci concede un
dono, nasce spontaneo esprimergli il grazie. Questa è una preghiera di ringraziamento, di
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gratitudine. La preghiera di lode è un’altra cosa, è una preghiera impastata di gratuità: è


riconoscere che Dio è Dio e, come tale, esaltarlo, cantarne la bellezza e grandezza,
indipendentemente da quello che può dare o fare per l’uomo. Ed anzi la lode più vera e
pura è proprio quella che l’uomo eleva quando non ha niente da guadagnare; o, ancor più,
quando si trova nella prova e nel dolore, eppure continua a pronunciare il nome di Dio, a
credere che Egli è Padre. Come ha fatto Gesù che, nell’ora terribile della Passione, ha
continuato a riconoscerne la presenza, la bontà, la sapienza, la divinità, e ad aderire al Suo
progetto. La lode, insomma, è l’esperienza del Figlio, è un’esperienza di fede pura e di puro
amore filiale.
Da questa bellissima e difficile verità possiamo trarre spunto per chiederci quanto
siamo capaci di questa preghiera, o a che punto del cammino ci troviamo per poterci
arrivare. Anche questa consapevolezza sarà un frutto importante del nostro cammino 2019.

QUANDO LA VOCE NON BASTA


Dopo l’apertura dei primi 2 versetti, in quelli successivi (vv.3-5) il salmista sembra
non avere più parole umane adeguate a cantare la lode, e per questo chiama a raccolta 7
strumenti musicali, simbolo della totalità dei suoni: corno, arpa, cetra, tamburelli, corde,
flauti, cimbali… Questi strumenti, a loro volta, sono accompagnati dalla danza che coinvolge
tutto il corpo.
A proposito dell’uso degli strumenti musicali, qualcuno vi ha intravisto un ulteriore
simbolismo. I 7 strumenti richiamano le 7 braccia del Menorah, il famoso candelabro posto
nel Santo dei Santi del tempio di Gerusalemme; questa immagine suggerisce che tutti gli
strumenti e le forme musicali, che il genio umano ha inventato, “ardono” come il Menorah
di fronte al Santo dei Santi, prestando all’uomo il loro suono per esprimere ciò che non sa
dire a parole.
A questo candelabro ideale il nostro salmo aggiunge un “ottavo braccio” con
l’affermazione che chiude tutto il Salterio: ogni essere che respira lodi il Signore,
tradotto, nella nostra Bibbia come ogni vivente dia lode al Signore.
Questa espressione è l’apice del Salmo 150 e dell’intero Salterio e racchiude due
significati profondissimi.
Anzitutto sembra voler dire che la voce umana, i movimenti del corpo e gli strumenti
musicali messi insieme siano ancora poca cosa per lodare il Signore. Per questo motivo un
ultimo elemento viene invitato alla lode ed è, appunto, l’atto fondamentale, imprescindibile
ed elementarissimo del respirare. Esso rappresenta per eccellenza la vita, giacché senza
respiro, si morirebbe. Anche con il ritmo del suo respiro, dunque, con la sua stessa vita,
l’uomo eleva la sua lode. Questa immagine suggerisce così che la lode di Dio, e la preghiera
in generale, non debba essere qualcosa di circoscritto a momenti speciali, ma debba
diventare necessità esistenziale per l’uomo, come lo è l’atto del respirare. In altre parole, la
meta della preghiera, e in particolare della preghiera di lode, è che essa permei tutta
l’esistenza del credente, come il respiro e come fosse il suo respiro. In questo modo l’uomo
credente non farà più preghiere, nel senso di pronunciare formule, ma diventerà
preghiera diffusa, come si diceva di Francesco d’Assisi: Non pregava più, era ormai
diventato preghiera (cfr. Fonti Francescane, 682).
Il richiamo, poi, ad ogni essere che respira estende l’invito alla lode ad ogni essere
vivente, ovvero ogni essere che ha un alito di vita nelle narici (cfr. Gen 7,22): animali di
ogni genere e specie, del cielo, della terra e del mare, ma pure alberi, piante e fiori… e
tutto quanto si muove e respira nell’universo. Certo, è una lode inarticolata, una lode
incosciente, ma pur sempre un’affermazione della grandezza di Dio. All’uomo, unico essere
che ha consapevolezza di sé stesso e capacità di relazione con lo stesso Creatore, spetta la
responsabilità di farsi voce di ogni creatura, captando l’oceano di preghiere che
dall’universo sale a Dio e presentandoglielo come cantico senza fine. Su questa scia si pone
san Francesco d’Assisi con il suo suggestivo Cantico di Frate Sole, in cui invita a lodare e
benedire il Signore con e per tutte le creature, riflesso della sua bellezza e della sua bontà
(cfr. Fonti Francescane, 263) e di cui ora vorremmo assaporare uno stralcio.
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FRAMMENTI DI VITA
2° lettore
Altissimo, onnipotente, buon Signore, tue sono le lodi, la gloria e l'onore ed ogni benedizione.
A te solo, Altissimo, si confanno, e nessun uomo è degno di te.
Laudato sii, o mio Signore, per tutte le creature, specialmente per messere Frate Sole, il quale
porta il giorno che ci illumina ed esso è bello e raggiante con grande splendore: di te, Altissimo,
porta significazione. Laudato sii, o mio Signore, per sora Luna e le Stelle: in cielo le hai formate
limpide, belle e preziose.
Laudato sii, o mio Signore, per frate Vento e per l'Aria, le Nuvole, il Cielo sereno ed ogni tempo
per il quale alle tue creature dai sostentamento.
Laudato sii, o mio Signore, per sora Acqua, la quale è molto utile, umile, preziosa e casta.
Laudato sii, o mio Signore, per frate Fuoco, con il quale ci illumini la notte: ed esso è robusto, bello,
forte e giocondo.
Laudato sii, o mio Signore, per nostra Madre Terra, la quale ci sostenta e governa e produce
diversi frutti con coloriti fiori ed erba.
Laudate e benedite il Signore e ringraziatelo e servitelo con grande umiltate.

10 minuti

PER CONDIVIDERE INSIEME


Dedichiamo ora qualche minuto per vivere insieme una piccola sintesi del cammino
percorso, aiutati dalle seguenti provocazioni:
- Quale valutazione daresti del cammino percorso quest’anno? Quale è stato il
frutto più importante per la tua vita interiore?
- Ti sembra di aver acquistato familiarità con i salmi e di avere maggiore facilità
a pregarli?
- Quale tra i salmi commentati ti è rimasto più impresso e ti ha dato spunti di
riflessione per la tua vita? Perché?

5 minuti

Preghiamo insieme, in un unico coro, il Salmo 150, concludendolo con il Gloria


al Padre.

Lodate Dio– Cdb 6

Nel corso delle prossime settimane, pregheremo ogni giorno un salmo tra quelli
commentati nel corso dell’anno, facendo tesoro di quanto abbiamo appreso
dalla meditazione fatta insieme.

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