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PCMz

LA MORMORAZIONE MESSA ALLA PROVA

PREPARAZIONE DELL’AMBIENTE
Cartellone con il titolo dell’incontro.

10 minuti

ACCOGLIENZA
Dare il benvenuto a tutti e proporre il seguente canto.

Este gozo CDb 27

20 minuti

Ciascuno di noi, anche oggi, è arrivato carico delle esperienze vissute in questo
tempo. Forse ha incontrato tante persone con le quali ha potuto scambiare pareri,
ascoltare problemi, attese… Vorremmo vivere questo momento tenendo presente la
gente che abbiamo incontrato, offrendo la nostra preghiera per coloro che l’hanno
chiesta e per le situazioni che desideriamo ricordare. Lo facciamo anche col desiderio
di dirci come abbiamo vissuto l’impegno preso la volta scorsa e le notizie che hanno
caratterizzato la vita di questo tempo.

Intervallare gli interventi col ritornello suggerito.

Solo tu sei il mio pastore CDb 12

Concludere leggendo insieme la preghiera che segue:

Signore, ti consegno questo incontro;


dammi la forza di offrire
il mio lavoro, le mie fatiche, le mie sofferenze
per le persone incontrate in questo tempo.

Ti offro il mio piccolo amore


anche per ogni uomo che vive ingiustamente
nella miseria materiale e spirituale
e per ogni missionario inviato
fino ai confini della terra
ad annunciare la tua Parola. Amen.

009a Scheda Animatore 1


PCMz

10 minuti

RIFLETTENDO
La volta scorsa abbiamo parlato di due atteggiamenti che “dis-fano” la Comunità:
la mormorazione e l’invidia.
Mormorare fa male al cuore di chi mormora e lo rende malato. Il monaco
Pacomio, nelle sue regole, afferma che chi mormora bisogna condurlo a dire con
chiarezza ciò che pensa, e se non smette di mormorare lo si porta in infermeria, come
un malato, e lo si lascia lì senza far nulla, finché non smette.
Forse ciascuno di noi si sente un po’ malato e ogni tanto ha bisogno
dell’infermeria.
Ascoltiamo una storia che può aiutarci ad evitare questi atteggiamenti.

SI RACCONTA CHE…
Nella parrocchia di Sant’Agostino arrivò un nuovo cappellano. Subito, la signora
Flora andò in sacrestia a parlare con lui.
“Padre, lei non può immaginare che cosa mi hanno detto sul signor Giovanni…”.
Non riuscì a terminare la frase, perché il padre la interruppe: “Aspetti un minuto,
ciò che lei sta per dirmi è già passato per le tre prove?”.
“Quali prove, padre?”
“La prima è quella della verità. È certa che questo fatto sia assolutamente
vero?”.
“No, come potrei? Quello che so me lo hanno detto, ma penso che…”.
“Allora la sua storia è già caduta alla prima prova. Andiamo alla seconda, la
prova della bontà. Il fatto che voleva raccontarmi è una cosa che a lei piacerebbe
fosse detta sul suo conto?”.
“Chiaro che no. Dio mi liberi!”.
“Allora questa storia è caduta anche alla seconda prova”. Vediamo la terza, la
prova della necessità. Lei pensa sia necessario raccontarmi questo fatto che è
accaduto?”.
“No padre, non è necessario che glielo racconti”.
La signora Flora lasciò la sacrestia molto imbarazzata.

30 minuti

PER CONDIVIDERE INSIEME


Le tre “prove” del racconto possono essere di grande aiuto per evitare la
mormorazione e l’invidia.
Chi vive così non sarà mai scontento e non avrà motivi per lamentarsi.
Scambiamoci alcuni pareri su quanto detto e raccontiamoci qualche esperienza
negativa o positiva, per aiutarci a fuggire queste tentazioni.

Continuare a vivere l’impegno dell’incontro precedente.

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