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Punti Tenda CMV

LA NOSTRA CASA SULLA ROCCIA

PREPARAZIONE DELL’AMBIENTE

Esporre la Bibbia aperta sul capitolo 5 di Matteo con accanto l’immagine di una casa
costruita sulla roccia (rintracciabile in internet) e cinque mattoni, su ognuno dei quali sarà
applicata una delle seguenti scritte: Beatitudini, Ma io vi dico…, Preghiera, Provvidenza, Regno
di Dio e Giustizia.

5 minuti

ACCOGLIENZA

Saluto, scambio di notizie e intenzioni di preghiera.

35 minuti

RIFLETTENDO

In quest’anno abbiamo camminato insieme, accompagnati dalla Parola di Dio che


si è dischiusa alla nostra comprensione, attraverso il lungo insegnamento fatto da
Gesù, all’inizio della sua missione. Vorremmo oggi dare uno sguardo di insieme al
percorso, ricordare i “migliori momenti” e soprattutto condividere reciprocamente
quale è stata la nostra personale esperienza. Ascoltiamo per introdurci a questo
momento le parole con cui Matteo termina il capitolo 7.

1° lettore: Mt 7,21-29

UN INVITO DECISO ALLA PRATICA E ALLA COERENZA


Non ci soffermeremo a commentare puntualmente il brano appena ascoltato, ma
vogliamo coglierne il messaggio globale, che rappresenta un po’ la raccomandazione
finale dell’intero discorso. E tale raccomandazione è piuttosto evidente: attraverso la
metafora della casa costruita sulla roccia (o, al contrario, sulla sabbia), Gesù ci
esorta a mettere in pratica tutte le parole con le quali ci ha istruito nel suo lungo
Discorso della Montagna, che, come abbiamo detto all’inizio dell’anno, è un discorso
programmatico, una sintesi di tutta la Buona Novella. Costruire la casa sulla roccia
significa concretamente che non ci si può limitare ad ascoltare queste parole, magari
trovandole anche belle e interessanti; che non è neanche sufficiente fare buoni
propostiti e promettere al Signore che saremo più buoni, fermandosi poi solo
all’intenzione: Non chi dice: Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli ….
La roccia è il simbolo che la Bibbia spesso adotta per parlare di Dio, perché ne
raffigura la solidità, la stabilità, la potenza. Costruire la casa sulla roccia significa
mettere le nostre fondamenta in Dio, aderire alla sua volontà, vivendo concretamente
la sua Parola, facendo coincidere sempre ciò che diciamo con ciò che facciamo, cioè
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essendo coerenti nella vita con la fede che proclamiamo. Niente di più semplice e
niente di più impegnativo! Sì, perché si tratta di cambiare mentalità, di fare nostro il
pensiero di Dio, rinunciando alla “mondanità”, come non si stanca di ripeterci papa
Francesco. Solo in questo modo, con questo impegno, saremo veri discepoli del
Maestro, veri figli del Padre, veri eredi del suo regno (pur con la nostra fragilità che ci
farà anche commettere errori sbagli e passi falsi). È l’augurio che ci facciamo
reciprocamente, giunti a questo punto del cammino.
E con il desiderio di rimboccarci le maniche e darci da fare per costruire la nostra
casa in Dio, ora vorremmo in modo sintetico richiamare alla mente i “mattoni” che
Gesù ci ha consegnato, nel suo discorso, per edificarla con sicurezza e stabilità.

I CINQUE MATTONI DELLA CASA SULLA ROCCIA


Il primo “mattone” coincide con primo blocco dell’insegnamento di Gesù ed è
rappresentato dalle otto Beatitudini. In esse il Maestro rivolge a tutti i suoi
ascoltatori una promessa di felicità futura, fortemente connessa ad una situazione di
svantaggio nel presente. Sono passate sotto i nostri occhi differenti categorie di
persone ai margini della società (poveri, afflitti, assetati di giustizia, miti oppressi dalla
violenza dei prepotenti, perseguitati), o persone impegnate a rendere migliori le
condizioni di fratelli che soffrono (operatori di pace, misericordiosi, puri di cuore).
Forse in qualcuno di questi soggetti abbiamo riconosciuto noi stessi, la nostra storia,
la nostra sofferenza, o le nostre aspirazioni e il nostro impegno a favore dei fratelli…
Ma soprattutto in ciascuna Beatitudine abbiamo ritrovato il volto dello stesso
Gesù, Figlio di Dio, che si è fatto uomo e, in mezzo a noi, per noi e con noi, ha vissuto
la povertà, la mitezza, la purezza, la ricerca della giustizia, la misericordia …. e per
amore nostro ha accettato la persecuzione e la morte di croce.
Sì, le Beatitudini sono, come abbiamo detto fin dall’inizio, una sorta di
autoritratto che Gesù espone di sé stesso, non tanto perché lo ammiriamo, quanto
piuttosto perché lo imitiamo, diventandone discepoli. Sono un’esortazione a divenire
anche noi, come lui, poveri, miti, misericordiosi, puri, giusti, operatori di pace …; non
tanto e non soltanto per il tornaconto della felicità che egli ci promette, ma soprattutto
per amare gli altri con tutte le forze e con tutto il cuore.
E sono anche un grande messaggio di consolazione, perché qualora anche noi ci
trovassimo nelle medesime situazioni di sofferenza, egli ci promette la felicità; e ci
aiuta soprattutto a comprendere che essa consiste nel fatto che, in quella condizione
di svantaggio, non siamo soli, egli è con noi. Nella nostra sofferenza Gesù non si
stanca di ripeterci: “Beato, perché non sei solo, perché condivido la tua fame, le tue
lacrime, le tue sofferenze, le tue umiliazioni; prendo nella mia carne quello che tu vivi
ogni giorno. Beato, perché io sono la tua ricchezza, la tua forza, la tua consolazione,
sono il senso della tua vita”.
Il secondo “mattone” è rappresentato dalla cosiddetta sezione delle sei
antitesi, dedicata al confronto tra la Legge Antica di Mosè e la Legge Nuova di Gesù.
I sei temi presentati dal Maestro (omicidio, adulterio, divorzio, spergiuro, vendetta,
odio verso il nemico) sono tutti introdotti dall’espressione: avete inteso che fu detto…,
ma io vi dico. Nel corso del nostro approfondimento abbiamo compreso chiaramente
che, con tale affermazione ricorrente, Gesù non vuole assolutamente porsi in
atteggiamento polemico nei confronti di Mosè, non vuole opporsi alla Legge, né
negare i comandamenti. Egli vuole dire, piuttosto, che è venuto a portare un altro
modo di vivere la Legge, non soggetto al legalismo e alla severità della sua
applicazione; un modo nuovo e più interiore, per cui ciò che conta non è
l’osservanza precisa delle norme, ma lo spirito con cui si aderisce alla volontà di Dio,
contenuta nelle Tavole della Legge che il Signore aveva consegnato a Mosè sul Sinai
(cfr. Es 31,18). Poiché la Legge è un’espressione della paternità di Dio verso il suo
popolo, l’uomo è chiamato a rispondere a questo amore con altro amore, verso
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Dio e verso tutti i fratelli, figli dello stesso Padre. In altri passi del vangelo, Gesù dirà
che la Legge si riassume in un solo comandamento: amare Dio con tutto il cuore
e amare il prossimo come sé stessi (cfr. Mc 12,30-31). Compiere pienamente la
Legge significa dunque declinarla secondo le categorie dell’amore filiale e dell’amore
fraterno. Chi ama così compie tutta la Legge. E così anche in questa sezione il Maestro
riafferma la priorità dell’amore come stile di vita.
Il terzo “mattone” riguarda in particolare il rapporto con Dio attraverso la
preghiera. Gesù ne parla in maniera esplicita in due brani (6,5-13.16-18; 7,7-11),
anche se tutto il Discorso è pervaso dalla dimensione del rapporto con il Padre,
proprio perché egli è il Figlio e, come tale, in tutto ciò che dice e fa si riferisce a Colui
che lo ha mandato. Non dimentichiamo che in questo contesto Gesù insegna ai suoi la
“sua” preghiera, il Padre nostro, il cui commento abbiamo rimandato ad altre
occasioni.
Il nucleo fondamentale dell’insegnamento di Gesù sulla preghiera è precisamente
il rapporto di figliolanza, la fiducia incondizionata e sconfinata nel Padre suo e
nostro, al quale non occorre dire tante parole per essere ascoltati, come fanno i
pagani. Basta semplicemente abbandonarsi nelle sue mani e al suo progetto perché, ci
assicura Gesù, il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele
chiediate (6,8). E tuttavia, in questo rapporto d’amore, non bisogna mai rinunciare a
fare la propria parte, facendo l’atto di umiltà e povertà creaturale di esporre al Padre
le nostre necessità. Per questo Gesù ci esorta anche a chiedere, cercare, bussare,
esprimendo così concretamente a Dio il nostro desiderio, la nostra fiducia, la nostra
consegna e il nostro amore filiale. In questa esperienza di preghiera certamente
otterremo la grazia fondamentale, di cui veramente abbiamo bisogno: stare con Dio,
vivere in comunione con Lui. Tutto il resto ci sarà dato in aggiunta.
Ed a proposito di questa “aggiunta” ecco il quarto “mattone” della nostra
costruzione spirituale: la Provvidenza. Gesù ce ne parla anzitutto esortandoci al
corretto rapporto con i beni materiali, di cui abbiamo bisogno per vivere, senza
mai dimenticare che essi sono solo mezzi e non fini. Il fine ultimo della vita dell’uomo
è la comunione con Dio e con i fratelli. L’esperienza della Provvidenza è appunto il
cammino sicuro per stabilire tale comunione. Concretamente vivere di Provvidenza
comporta, da un lato, guardare la vita con gli occhi della fede, sapendo che ci
troviamo sotto lo sguardo di Dio, che Egli cammina con noi e con noi costruisce la
storia, provvedendo a tutto ciò di cui necessitiamo; d’altro lato, significa che,
riconoscendo come dono dell’amore del Padre ciò che possediamo, siamo pronti e
disponibili a condividerlo con i fratelli. Significa, cioè, rinunciare all’accumulo ossessivo
e ansioso di beni materiali, per “accumulare”, invece, esperienze di condivisione e di
fraternità, di generosità e di perdono, un’eredità che nessuno potrà distruggere e che
ritroveremo intatta alla fine del viaggio della vita. Infatti ogni scelta di bene, ogni atto
di condivisione, ogni gesto d’amore è già custodito nei forzieri del cielo e ci meriterà
una stupenda accoglienza nel regno di Dio: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete
in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo… (Mt 25,34).
E c’è anche un quinto “mattone” che possiamo identificare in due temi
ricorrenti lungo tutto il discorso di Gesù e tra loro strettamente legati, quello del
regno di Dio e della giustizia. Essi sono come uno sfondo sotteso all’intero
insegnamento, le due parentesi che lo racchiudono.
Il regno di Dio, che Gesù è venuto ad annunciare, è la proclamazione della
signoria di Dio e la sottomissione dell’uomo alla sua legge d’amore. Esso si
contrappone al regno del mondo, dove dominano l’orgoglio, la superbia, la ricerca del
potere, in cui l’uomo pretende di sostituirsi a Dio e si separa da Lui. Il regno dei cieli è
invece la realizzazione dell’autentico rapporto tra uomo e Dio, secondo il progetto
creativo originario. Esso si identifica con il paradiso, ma può essere sperimentato già
su questa terra nella misura in cui si vive in rapporto filiale con Dio.
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Per quanto riguarda il termine giustizia, ricordiamo che non si tratta di un


concetto forense, ma di una realtà dai connotati specificamente biblici. È la tsedaqah
(in ebraico), ossia l’obbedienza filiale dell’uomo alla volontà di Dio.
Al capitolo 6 del Discorso della Montagna, Gesù indica chiaramente la relazione
tra i due termini quando dice: Cercate il regno dei cieli e la sua giustizia… Questo
richiamo evidenzia che tra regno dei cieli e giustizia c’è continuità e identità; ossia la
giustizia è una caratteristica essenziale del regno ed il cammino per realizzarlo
sulla terra. Vivere secondo il regno dei cieli è orientare la propria vita a questo
rapporto con Dio, che diventa totalizzante e centrale, a tal punto da relegare in
secondo piano tutti gli altri valori, compresa la stessa vita.
Ponendo a fondamento della nostra vita spirituale i 5 mattoni che Gesù ci ha
consegnato nel suo discorso, costruiremo una casa solida che non temerà le tempeste
dell’esistenza.

15 minuti

PER CONDIVIDERE INSIEME

- Che valutazione globale daresti al cammino percorso? Ti ha aiutato a


crescere nel rapporto con Dio e nell’approfondimento della sua Parola?
- Quale dei molti aspetti trattati durante questo anno ti ha particolarmente
colpito, ti ha dato spunti di riflessione ed è stato motivo di revisione di
vita? In qualche circostanza, hai fatto esperienza concreta di tale aspetto,
lo hai potuto mettere in pratica?
- Hai qualche proposta per i futuri percorsi dei Punti Tenda CMV? Quali
argomenti ti piacerebbe trattare? (NB per l’animatore: le eventuali proposte
dovranno essere trasmesse ai missionari della CMV che fungono da referenti per
i Punti Tenda CMV nella comunità locale cui si fa riferimento. Saranno un
prezioso aiuto per coloro che sono incaricati di preparare il materiale formativo).

5 minuti

Proclamiamo insieme il Salmo 127, dichiarando a Dio il nostro impegno a


costruire la nostra casa con Lui.

Faremo una lettura continua dei tre capitoli del vangelo di Matteo,
meditati nel corso dell’anno. Gli elementi ricevuti lungo il percorso ci aiuteranno a
cogliere nuovi elementi e spunti di riflessione. Buona lettura

–Hay una buena nueva - CDb 32

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