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«Prega»
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Non siate simili agli ipocriti… amano pre- un monte, per poter scendere dentro di noi e lì
gare per essere visti … / Il brano, prima di incontrarci e lasciarci incontrare.
dirci come pregare, ci dice come non pregare: La porta chiusa custodisce il silenzio necessa-
non dobbiamo cercare noi stessi nella preghie- rio all’ascolto, allontana le chiacchiere che ci
ra, in una sorta di “narcisismo orante”, in cui gli circondano e che ci abitano, ci aiuta a scendere
altri o il Signore stesso (Lc 18,11-12) fanno solo in profondità, ma non ci rinchiude in noi stes-
da specchio alla nostra vanagloria che ama as- si: è una porta destinata ad aprirsi a Colui che,
sumere tante maschere. Pregare per essere visti è con discrezione e instancabilmente, in tanti
non pregare e, ancora più a fondo, è non crede- modi bussa (Ap 3,20) chiamandoci all’intimità
re che siamo amati. e all’amicizia con Lui.
Siamo invitati, invece, a pregare rivolgendoci a
un Tu, in verità e trasparenza: verso noi stessi, Prega il Padre tuo… / Forse la prima cosa
anzitutto, e verso il Signore, sapendo di essere che siamo chiamati a riconoscere è che non
amati. sappiamo pregare ma, contemporaneamente,
possiamo avere piena fiducia: «Lo Spirito viene
Entra nella tua camera, chiudi la porta / È in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo
vero: non c’è bisogno di luoghi particolari. Può infatti come pregare in modo conveniente, ma
andare bene anche la propria casa. Per Sara e lo Spirito stesso intercede con gemiti inespri-
Tobia, la loro stanza. mibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desi-
È comunque importante il luogo, sia fisico, sia dera lo Spirito, perché egli intercede per i santi
interiore. Una bella sintesi di questa “duplicità secondo i disegni di Dio» (Rm 8,26-27).
di luogo” ci è offerta dalla «sala al piano supe-
riore» di cui parla Luca (Lc 22,12; At 1,13): una Il Padre è già lì, così come era già presente nel
sala che non ci estranea dalla realtà di tutti i roveto a cui Mosè si avvicina (Es 3,4).
giorni, ma che ci consente di immettere in que- La preghiera è dentro a una relazione e nutre
sta realtà la vita dello Spirito. C’è in tutti noi un questa relazione: pregare il Padre significa rico-
piano superiore che è fuori dal nostro fare or- noscersi suoi figli e «fratelli tutti» (Papa France-
dinario. Bisogna salire su quel piano, come su sco).
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…che vede nel segreto / Siamo sotto lo Voi dunque… / La preghiera è comunitaria,
sguardo di un Padre, uno sguardo che arriva sempre. Il Padre tuo, che vede nel segreto, è
lontano (Lc 15,20) e che anche da lontano ci il Padre nostro al quale mi rivolgo, anche nella
attende. Sant’Ignazio invita l’esercitante, che preghiera solitaria, preghiera che comunque
si accinge a pregare, a considerare «come Dio pronuncio da fratello/sorella di ogni persona.
nostro Signore mi guarda» (Esercizi spirituali, n.
75): momento fondamentale per entrare in pre- Quasi a riassumere … / «Di nuovo m’inginoc-
ghiera con un cuore riconciliato e riconciliante. chio sul ruvido tappeto di cocco, con le mani
che coprono il viso, e prego: Signore, fammi vi-
Non sprecate parole … / Il Padre ci conosce, vere di un unico, grande sentimento – fa’ che io
ci ama e, prima ancora che glielo chiediamo, sa compia amorevolmente le mille piccole azioni
ciò che ci sta a cuore, perché gli stiamo a cuo- di ogni giorno, e insieme riconduci tutte queste
re. E allora non sprechiamo parole, non ce n’è piccole azioni a un unico centro, a un profondo
bisogno. Ne bastano davvero poche: «Avven- sentimento di disponibilità e di amore. Allora
ga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38), «O quel che farò, o il luogo in cui mi troverò, non
Dio, abbi pietà di me peccatore» (Lc 18,13), «Sia avrà più molta importanza. Ma non sono anco-
fatta la tua volontà» (Lc 22,42). Per pronuncia- ra affatto a questo punto»
re queste poche parole bastano pochi secondi; (Dal Diario di Etty Hillesum).
per farle proprie può non bastare una intera
vita.
Forse, più che a pronunciare (tante) parole no-
stre, possiamo dedicare il tempo della preghie-
ra ad ascoltare quelle che il Padre vuole dirci,
lasciando che prendano sempre più dimora
dentro di noi.
Una riflessione 5 / 10
Mi piace riflettere sul senso della preghiera. Nella preghiera non possiamo stare sugli
spalti a tifare per una modalità piuttosto che
Mi piace perché non so dove una riflessione per un‘altra. Devo dire che questa percezione
su questa esperienza mi potrebbe portare. Mi di estraneità ha generato in me non pochi pen-
piace perché mi sfuggono letteralmente dalle sieri.
mani i pensieri ancor prima di iniziare ad or-
dinarli. Forse perché non si dovrebbe parlare Mi è sembrato di capire, per esempio, che
della preghiera e se tentiamo di ragionarci su la preghiera deve essere conforme alla mia sto-
ci mancano le parole, balbettiamo se va bene ria, assumerne la figura, per poter alimentare
qualche mezza frase magari rapita qua o là. dall’interno senso, valore, orizzonte a ciò che
già c’è, senza necessariamente aggiungere al-
La preghiera come ogni esperienza impor- tro. La preghiera non si contrappone al reale
tante si capisce praticandola e più proviamo a ma è senso di appartenenza al reale. La pre-
praticarla e meno ci viene da parlarne. E già su ghiera è ritrovare un senso ad un’esperienza
questo ci sarebbe da pensare non poco!! Tan- di intimità non solo con le persone ma anche
to più se ci accostiamo a esperienze di altri. con le cose. La preghiera come intima parteci-
pazione alla infinità del nostro essere qui ades-
Ricordo che alcuni anni fa ero molto ani- so, in questo tempo e soprattutto nelle cose di
mato dal desiderio di conoscere “modalità” questa vita.
di pregare: esperienze di monaci, religiosi,
comunità eremitiche. Ricordo per esempio i Ma c’è un altro aspetto che mi sta particolar-
“tempi di preghiera” della Comunità di Bose o mente a cuore. La questione del corpo, la mate-
dei Trappisti di Monastero Vasco o della Città ria di cui siamo costruiti. Gambe, mani, fegato,
dei Ragazzi di Don Gasparino. Ero profonda- cuore…organi che danno corpo alla preghiera
mente affascinato dalle loro “pratiche” e più mi e che la rendono possibile e quindi credibile. È
affascinavano e più percepivo in me una pro- il mio corpo che mi conduce alla preghiera, che
fonda lontananza. Mi sentivo spettatore di un mi accompagna ad essa e che mi indica la stra-
qualcosa di cui non si può essere spettatori. da da percorrere. Spesso constato che se an-
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perché il terreno si fa più duro… sia quando se Qual è il campanile delle mie giornate? Pro-
ne raccolgono i frutti, che per quanto semplici vo ad individuare un elemento del mio quoti-
possano essere, non sono sempre scontati, ed diano da cui si emanano rintocchi che riesco
è bello saperli riconoscere come dono e saper a riconoscere, che mi portano ad alzare lo
ringraziare. sguardo per poi chinarlo in raccoglimento ed
interiorizzazione. Se lo so individuare, se impa-
ro a riconoscerlo, so che lo saprò riconoscere
sempre, anche nei giorni a venire.
Entro nel quadro:
Provo a guardare e a dare un nome a quel
Provo a fermarmi come i due contadini. terreno di lavoro e ai frutti raccolti nel cesto.
A fermarmi. Perché serve fermarsi per poter Cosa affido del mio oggi e per cosa ringrazio?
mettere a fuoco le cose, per vederle, riuscire a
distinguerle, dar loro un nome. Serve fermarsi Mi congedo dal quadro dando un ultimo
per entrare in relazione con consapevolezza sguardo al campanile.
con ciò che sta sulla terra e con il cielo. Serve
fermarsi per entrare in contatto con il nostro io
più profondo. E di lì poi affidarci, come hanno
fatto Tobia e Sara prima di affrontare la prima
notte, i loro vissuti, le loro paure.
avendo alcun peso sulla Storia, non rischia di del protagonista alla quale fa eco la preghiera
essere un gesto egoista e ideologico che non di sua moglie Franziska. Questo è il cuore del
tiene conto del dolore inferto ai propri cari? film: i protagonisti si fanno accompagnare dal
Questi sono i dubbi istillati ai protagonisti dagli dialogo con Dio, dove ci sono istanze diverse,
Altri (la gente del paese, gli inquisitori, addirit- richiesta di aiuto, comunicazione di un tor-
tura il parroco) ma nel film c’è un’altra presen- mento e di una sofferenza, ma anche lode, rin-
za misteriosa, quella di Dio, apparentemente il graziamento, affidamento totale.
grande assente in un momento così buio della
storia, ma la cui presenza aleggia nella natura e Il film stesso – molto lontano dal cinema di
si incarna appunto nella vita dei due protago- intrattenimento ma comunque nell’alveo del
nisti. cinema narrativo – richiede tempo (è lungo
poco meno di tre ore) e un atteggiamento di
E infatti l’altro aspetto importante è che il apertura perché è un film doloroso, come se
protagonista non è solo Franz ma anche sua fosse una preghiera esistenziale: la visione vale
moglie Franziska, e il percorso che conduce la pena perché «Il bene a venire del mondo di-
all’azione e poi la fase in cui i due affrontano pende in parte da azioni di portata non stori-
le conseguenze riguarda la coppia, che si con- ca; e se le cose per voi e per me non vanno così
fronta dialetticamente ma che poi giunge a una male come sarebbe stato possibile, lo dobbia-
scelta condivisa e vissuta fino in fondo: una mo in parte a tutti quelli che vissero con fede
scelta di Amore. una vita nascosta, e riposano in tombe che
nessuno visita» (George Eliot, Middlemarch).
Oltre al racconto esterno, il film entra nell’a-
nima dei personaggi, grazie a una strabordan-
LA VITA NASCOSTA
te voce fuori campo, spesso tratta dalle lettere regia di Terence Malick
scritte da Franz alla moglie. Nel momento in con August Diehl, Valerie Pachner
cui il protagonista è in prigione e sta arrivando durata: 2 ore e 53 minuti
il momento di andare fino in fondo, inizia una USA 2019
lunga preghiera di accettazione e affidamento Disponibile su: Amazon Prime Video,
Google Play, Youtube
A cura di
Grafica
Davide Cusano