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INSIEME VERSO LA PASQUA

SUSSIDIO DI PREGHIERA
ENTRARE
NEL DESERTO
I DOMENICA
DI QUARESIMA
ENTRARE NEL DESERTO

1. Introduzione
Anche quest’anno iniziamo il nostro cammino quaresimale,
cammino di conversione verso la santa Pasqua,
accompagnati dalla dolorosa esperienza della pandemia,
che da due anni affligge l’umanità.
La Quaresima viene ogni anno a ricordarci che abbiamo
bisogno di un deserto per entrare nel profondo di noi stessi
e incontrare il Signore.
«In interiore hominis habitat veritas» (nell’interiorità
dell’uomo abita la verità) scriveva san Agostino.
Solo entrando nel nostro cuore, facendo un po' di silenzio
dentro e fuori di noi, spegnendo le tempeste di parole
inutili, di preoccupazioni e impegni che ci soffocano
è possibile incontrare il Signore e recuperare la nostra
dimensione umana e spirituale più profonda,
che spesso perdiamo nell'ordinarietà della vita.

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2. In ascolto della Parola di Dio

Luca 4,1-13
Un membro della famiglia legge il brano

Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si
allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel
deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non
mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono
terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu
sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane».
Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà
l’uomo”».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante
tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo
potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la
do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione
dinanzi a me, tutto sarà tuo».
Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo,
adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto
del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati
giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a
tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche:
“Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede
non inciampi in una pietra”».
Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla
prova il Signore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si
allontanò da lui fino al momento fissato.

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3. Meditiamo
Vivere il deserto
Parlando di deserto, viene subito in mente un luogo
geografico senza vita, pieno di pericoli, difficile da
attraversare, che incute paura solo al pensarlo. È un luogo
silenzioso e solitario. È l'opposto del frastuono, del
consumismo, della vita rumorosa delle nostre città
moderne.
Ma la realtà fisica del deserto può essere anche un simbolo
di vita spirituale: è il luogo del distacco da tutto ciò che è
inutile, superfluo, pieno di vacuità. È lì che l'uomo
sperimenta la propria fragilità e i propri limiti; il luogo della
prova e della purificazione.
Deserto è anche quella sensazione che spesso
attraversiamo durante la nostra vita. Quante volte viviamo
momenti di solitudine, di deserto, che rischiamo di vivere
con molta sofferenza, con un'angustia profonda nel cuore,
con la tristezza nell’anima senza scoprire il significato
profondo di quei momenti.
Eppure il deserto è l'ambiente più appropriato per una
rinnovata e matura ricerca del nostro incontro personale
con Dio nella preghiera, nel silenzio dell'anima e nella
semplicità dell'essenziale.
Quei momenti possono essere tappe molto preziose per il
nostro cammino umano e la nostra crescita spirituale. Non
possiamo arrivare alla Pasqua senza essere stati prima nel
deserto, senza aver prima attraversato il deserto.
È l’esperienza sofferta ed esaltante che ha vissuto il popolo
di Israele per arrivare alla liberazione, alla terra promessa.
Uscito dall’Egitto, il Signore lo spinse nel deserto del Sinai,

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incontro a difficoltà di ogni genere per farlo diventare il
suo popolo.
E lì nel deserto sperimentò la fame, la sete, la solitudine
e pericoli di ogni genere, ma sperimentò anche l’amore
infinito di Dio, la costante presenza di Dio nella loro vita.
Per noi certamente il deserto più difficile da attraversare
può essere la nostra interiorità, dove si agitano le bestie
selvatiche delle nostre paure, dei nostri sensi di colpa,
delle inquietudini e di tanti conflitti e fallimenti.
In questo deserto, aiutati dalla parola di Dio come fece
Gesù con il diavolo, possiamo prendere coscienza del
nostro vissuto e mettere un po’ di ordine nel caos delle
nostre emozioni e nella confusione interiore, causata dal
peccato, che spesso ci impedisce di amare in modo
sincero il Signore e colmare la sete di vita che ci portiamo
dentro.
«Senza che ce ne accorgiamo, la vita si disordina,
si frammenta, si logora. Occorre rimettere in ordine
i pezzetti del nostro tempo, del nostro corpo, del nostro
cuore. Tutti ne abbiamo bisogno e tutti dobbiamo farlo,
non solo una volta nella vita, bensì ogni giorno»
(Carlo Maria Martini, Mettere ordine nella propria vita).

Il deserto mette alla prova la nostra consegna a Dio, la


nostra obbedienza e rivela la profondità della nostra vita
cristiana. Dio ci porta nel deserto per parlare al nostro
cuore (Cfr. Os 2,16s).
Il deserto è una buona occasione per approfondire la
nostra relazione e comunione con Cristo.

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Inoltriamoci, dunque, nel deserto per rincontrare noi stessi,
per orientare di nuovo la nostra vita verso il Signore con
l’aiuto della sua Parola e della Eucaristia.
Lodiamo il Signore, perché nel deserto possiamo
incontrarlo.

Is 48,18-21
Non ricordate più le cose passate,

non considerate più le cose antiche:

Ecco, io sto per fare una cosa nuova;

essa sta per germogliare;

non la riconoscerete?

Sì, io aprirò una strada nel deserto,

farò scorrere dei fiumi nella steppa.

Le bestie dei campi, gli sciacalli e gli struzzi,

mi glorificheranno,

perché avrò dato l'acqua al deserto,

fiumi alla steppa,

per dar da bere al mio popolo, al mio eletto.

Il popolo che mi sono formato

proclamerà le mie lodi.

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Per condividere insieme
Leggiamo e meditiamo questa riflessione di Papa Francesco
“Cosa significa spiritualmente il deserto per tutti noi, anche noi
che viviamo in città, cosa significa il deserto. Immaginiamo di
stare in un deserto. La prima sensazione sarebbe quella di
trovarci avvolti da un grande silenzio: niente rumori, a parte il
vento e il nostro respiro.
Ecco, il deserto è il luogo del distacco dal frastuono che ci
circonda. È assenza di parole per fare spazio a un’altra Parola,
la Parola di Dio, che come brezza leggera ci accarezza il cuore
(cfr 1 Re 19,12). Il deserto è il luogo della Parola, con la
maiuscola. Nella Bibbia, infatti, il Signore ama parlarci nel
deserto. Nel deserto consegna a Mosè le “dieci parole”,
i dieci comandamenti. E quando il popolo si allontana da Lui,
diventando come una sposa infedele, Dio dice: «Ecco, io la
condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Là mi risponderà,
come nei giorni della sua giovinezza» (Os 2,16-17).
Nel deserto si ascolta la Parola di Dio, che è come un suono
leggero.
Il Libro dei Re dice che la Parola di Dio è come un filo di silenzio
sonoro. Nel deserto si ritrova l’intimità con Dio, l’amore del
Signore. Gesù amava ritirarsi ogni giorno in luoghi deserti a
pregare (cfr Lc 5,16). Ci ha insegnato come cercare il Padre, che
ci parla nel silenzio. E non è facile fare silenzio nel cuore, perché
noi cerchiamo sempre di parlare un po’, di stare con gli altri.
La Quaresima è il tempo propizio per fare spazio alla Parola di
Dio. È il tempo per spegnere la televisione e aprire la Bibbia.
È il tempo per staccarci dal cellulare e connetterci al Vangelo.
Quando ero bambino non c’era la televisione, ma c’era
l’abitudine di non ascoltare la radio.
La Quaresima è deserto, è il tempo per rinunciare, per staccarci
dal cellulare e connetterci al Vangelo. È il tempo per rinunciare
a parole inutili, chiacchiere, dicerie, pettegolezzi, e parlare
e dare del “tu” al Signore.
È il tempo per dedicarsi a una sana ecologia del cuore,
fare pulizia lì.”
Papa Francesco

Udienza Generale, 26 febbraio 2020

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Preghiera
Gesù, la mia vita sta passando per un deserto spirituale
e vengo davanti a Te per adorarti, lodarti,
perché sei il mio creatore, il conforto del mio cuore.
Ti chiedo di riempire la mia anima di speranza,
il mio spirito di consolazione.
Accompagnarmi nei momenti di pianto.
Prego davanti alla tua presenza amorevole
riempi di acqua viva il mio deserto.
Infondimi gioia per condividerla con chi mi circonda,
togli l'amarezza, i tormenti e l'ansia che stanno nel mio
cuore,
la depressione che mi fa vivere un tempo che è passato
e che lascio alla tua misericordia.
Parla al mio cuore,
in questo deserto in cui mi trovo.
Guida il mio cammino,
nei momenti bui della vita;
allontana l'egoismo, ogni risentimento
che mi affonda e mi fa dubitare.
Ti amo, ti adoro, ti lodo Signore della mia vita,
tu sei la mia gioia, la mia acqua viva; mio salvatore,
l'Amato del mio cuore.
Gesù, mi fido di te!
Amen.

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Impegno
Chiediti:
“Che rilevanza ha il deserto nella mia vita?”

In questa Quaresima abbi il coraggio di entrare nei tuoi


deserti, di fermarti per guardare la direzione della tua
vita.
Fermati dalla agitazione e dal correre senza senso che
riempie la tua anima di tristezza.
Fermati per aspettare la tua anima che è rimasta
indietro a causa del tuo affannarti.
Fermati e prenditi un po’ di tempo per la preghiera,
per stare con il Signore.

Prendi l’impegno di spegnere un po’ il cellulare per


liberarti dalla contaminazione di tutte le notizie che ti
piombano addosso e stordiscono la tua mente.

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VIVERE
TRASFIGURATI
II DOMENICA
DI QUARESIMA
VIVERE TRASFIGURATI

1. Introduzione
Nella seconda domenica di Quaresima contempliamo il
mistero della trasfigurazione del Signore. Evento che
appare narrato nei tre vangeli sinottici e che oggi
contempliamo nella versione di Luca.
Nel passaggio precedente, Gesù aveva detto ai suoi
discepoli che stava per intraprendere la via della sofferenza
e della morte e li aveva anche invitati a seguirlo prendendo
ciascuno la sua croce.
Ora, in questa nuova occasione, Gesù compensa la durezza
delle sue parole, mostrando loro un'anticipazione della
gloria del suo Regno.
Prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e fa loro
sperimentare in modo anticipato la sua gloria come Dio,
prima della sua risurrezione. In questo modo cerca di
rafforzarli nella fede, affinché la Passione e la Croce non li
scandalizzino, non li separino dal cammino e dal
discepolato e nello stesso tempo confermarli nella certezza
della sua filiazione divina.

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2. In ascolto della Parola di Dio

Luca 9,28-36
Un membro della famiglia legge il brano
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e
Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il
suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne
candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini
conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella
gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per
compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma,
quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due
uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù:
«Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre
capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia».
Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così,
venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare
nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce,
che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto;
ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo.
Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno
ciò che avevano visto.

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3. Meditiamo
Trasfigurati per vivere come figli prediletti
“Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua
veste divenne candida e sfolgorante”
Prendendo con sé Pietro, Giovanni e Giacomo, i tre che
assisteranno anche alla sua agonia, Gesù si ritira su un alto
monte, probabilmente con l'intenzione, come indica il
nostro evangelista, di passare la notte in preghiera.
Ed è proprio durante la preghiera che Gesù si trasfigura.
L'esperienza profonda di comunione di Gesù con il Padre
trabocca nel suo corpo, rendendolo luminoso, e quella
luminosità si manifesta nel viso, sintesi della sua identità
personale.
La Gloria di Dio si rende presente nel volto splendente di
Gesù, le sue vesti, la nube che li avvolge e la voce del
Padre che rende testimonianza al Figlio suo prediletto.
L'esperienza della trasfigurazione deve aver toccato
profondamente i discepoli. Per questo Pietro non può
resistere, davanti alla grandezza di ciò che sperimenta, ed
esclama: "È bello per noi essere qui". Del resto di fronte
ad una luce così splendente chi avrebbe potuto resistere?
Anche Mosè, scendendo dal monte, dovette coprirsi il
volto per non abbagliare il popolo (Esodo 34,29-35)
La trasfigurazione, oggi, deve insegnare all'uomo che può
vivere tutta la sua vita come trasfigurata, che la
trasfigurazione può essere vissuta oggi come
trasformazione della vita, come conversione totale di
parole, atti, pensieri.
La vita con le sue fatiche, le sue ferite, le sue cadute,
fragilità e contraddizioni, spesso ci rende degli “sfigurati”,

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deforma il nostro volto. Anche la pandemia che stiamo
ancora vivendo, ha messo a rischio la vita di tante persone,

ci ha colpito in modi diversi, spegnendo tante volte la


speranza.
Abbiamo bisogno di lasciarci inondare dalla luce di Cristo,
di tenere lo sguardo fisso sul volto luminoso di Gesù.
Quando l'essere umano lascia entrare la luce di Cristo nella
sua vita,
si sente profondamente trasformato, in modo tale che
tutto intorno a lui si illumina, tutto si trasforma, la sua
stessa vita cambia; anche la sua situazione economica, il
rapporto in famiglia diventa più armonioso, la persona si
sente felice, gioiosa. Il volto diventa luminoso, gli occhi
sono più trasparenti, la tristezza si trasforma in sorriso.
Avere occhi illuminati significa avere un cuore innamorato
che trasfigura ogni cosa.
“Guardate a Lui e sarete raggianti, non saranno confusi
i vostri volti.”, dice il salmista (Sal 34,6).
Con lo sguardo rivolto a Lui saremo capaci di guardare in
modo nuovo e diverso noi stessi e i fratelli.
E tutto questo perché vivere il Vangelo è vivere da
“trasfigurati”. È vero anche per tutti noi il fatto che: la
croce senza la trasfigurazione è cieca e assurda; la
trasfigurazione senza la croce è vuota e inutile.
Lasciamo che Cristo trasfiguri il nostro essere e la nostra
vita per vivere come figli prediletti.
Ma solo nella preghiera costante e sincera potremo
arrivare alla trasfigurazione, come sperimentò Gesù stesso.
Il Signore si trasfigurò pregando; anche noi saremo
trasfigurati solamente nella preghiera. Senza la preghiera
continua la nostra vite rimane sfigurata.
La preghiera è via alla trasfigurazione. 12
Per condividere insieme
Leggiamo e meditiamo questa riflessione di Papa Francesco

"...Saliamo anche noi sul monte con Gesù! Ma in che


modo? Con la preghiera. Saliamo al monte con la
preghiera: la preghiera silenziosa, la preghiera del cuore, la
preghiera sempre cercando il Signore. Rimaniamo qualche
momento in raccoglimento, ogni giorno un pochettino,
fissiamo lo sguardo interiore sul suo volto e lasciamo che la
sua luce ci pervada e si irradi nella nostra vita.
Infatti l’Evangelista Luca insiste sul fatto che Gesù si
trasfigurò «mentre pregava» (v. 29). Si era immerso in un
colloquio intimo con il Padre, in cui risuonavano anche la
Legge e i Profeti – Mosè ed Elia – e mentre aderiva con
tutto Sé stesso alla volontà di salvezza del Padre, compresa
la croce, la gloria di Dio lo invase trasparendo anche
all’esterno. È così, fratelli e sorelle: la preghiera in Cristo e
nello Spirito Santo trasforma la persona dall’interno e può
illuminare gli altri e il mondo circostante. Quante volte
abbiamo trovato persone che illuminano, che emanano
luce dagli occhi, che hanno quello sguardo luminoso!
Pregano, e la preghiera fa questo:
ci fa luminosi con la luce dello Spirito Santo."

Papa Francesco
Angelus, 17 marzo 2019

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Preghiera
Rivolgiamo insieme la nostra preghiera a Dio
perché trasformi la nostra vita a sua immagine

Signore nostro Dio,


alla trasfigurazione di Gesù
hai illuminato gli occhi della fede dei tuoi apostoli
in modo che potessero vedere oltre le apparenze,
e riconoscere Gesù come tuo Figlio diletto.
Rafforza anche la nostra fede
nella persona e nel messaggio di tuo Figlio.
Trasforma la nostra vita.
Aiutaci a riconoscere qualcosa del suo volto
nel volto dei nostri fratelli
e riconoscerlo sempre in ogni uomo,
perché possiamo camminare con lui
e condividere la sua gloria
per sempre.

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Impegno
“Mentre pregava il suo volto cambiò di aspetto”
Chiediamoci:
Quale volto di Dio testimoniamo?
Quale volto di Dio manifestiamo agli altri?
Come trasformare o permettere che il nostro volto
si trasformi in modo che diventi uno specchio di
Dio più fedele e creativo?
Come vivere da trasfigurati?

Per vivere da trasfigurati abbiamo bisogno della


preghiera, perchè solo la preghiera trasforma tutto.
Per questo in questa settimana cercherò, se possibile,
ogni giorno di fare visita a Gesù Eucaristia per stare
con Lui in silenzio, in preghiera per qualche minuto, per
lasciare che il mio cuore sia trasfigurato dal suo amore.

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SPERARE E
DECIDERE
III DOMENICA
DI QUARESIMA
SPERARE E DECIDERE

1. Introduzione
In questa terza domenica di quaresima il Vangelo ci presenta
due storie di vita concreta successe a quei tempi: (vv. 1-5),
e una parabola che illustra la pazienza che Dio ha con l’uomo
(vv. 6-9).
Le notizie che Luca riporta nella prima parte del vangelo
sono davvero terribili: il caso di quei Galilei, il cui sangue
Pilato mescolò a quello delle loro vittime sacrificali e le
diciotto persone che morirono quando crollò la torre di Siloe.
Gesù parte da un fatto di cronaca per affermare una grande
verità: la necessità della conversione.
Gesù chiarisce che anche i Galilei assassinati non erano più
peccatori di quelli che morirono per la caduta della torre.
Gesù non giudica questi fatti, ma coglie l’occasione per
richiamare chi lo ascoltava al pentimento, per affermare che
le tragedie che spesso succedono nella vita non sono
punizione di Dio, non sono una necessaria conseguenza
del peccato, anche se pure il peccato può avere
conseguenze devastanti nella vita di una persona.
Sono un invito pressante a rispondere alla chiamata di Dio.
Siamo liberi di accettare o rifiutare la chiamata del Signore,
siamo liberi di tracciare il nostro destino nel bene e nel male.
Ci chiede di pentirci, perché il regno dei cieli è alle porte
e, se non ci pentiamo, periremo.
Nella seconda parte del Vangelo, attraverso la parabola del
fico sterile, Gesù ci presenta la pazienza di Dio verso l’uomo.
E sarà su questa parabola che fermeremo la nostra
attenzione nella meditazione.

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2. In ascolto della Parola di Dio

Luca 13,1-9
Un membro della famiglia legge il brano

Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù
il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto
scorrere insieme a quello dei loro sacrifici.
Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che
quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per
aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi
convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle
diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le
uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli
abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi
convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato
un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi
frutti, ma non ne trovò.
Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che
vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo.
Taglialo, dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”.
Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora
quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò
messo il concime. Vedremo se porterà frutti per
l’avvenire; se no, lo taglierai”».

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3. Meditiamo
Pazienza di Dio e conversione

La parabola del fico sterile compare esclusivamente nel


Vangelo di Luca. Luca è l’evangelista della misericordia verso i
peccatori, racconta scene di perdono, risalta la tenerezza di
Gesù versi i poveri e gli umili. Tenere presente questo
aspetto di Gesù ci aiuta a capire profondamente questa
parabola.
Il fico è un tipo di pianta che impiega un tempo di crescita
che varia dai 3 anni ai 5 anni, a seconda del clima, affinché i
suoi rami crescano e portino frutto.
Ecco perché il proprietario pensa di tagliarlo, poiché era il
terzo anno che veniva a cercare i frutti e il fico ancora non li
dava, dimostrando la sua sterilità. È comprensibile, perciò, il
fastidio del proprietario della terra, che aveva atteso a lungo,
pazientemente, per vedere la pianta piena di frutti, e la trova
sterile, occupando inutilmente uno spazio che avrebbe
potuto essere produttivo con un altro albero.
Nonostante questo, il vignaiolo gli chiede pazienza per
poterlo curare ancora un po’, più tempo per preparare
meglio il terreno, dargli più fertilizzanti. E, se non porta frutto,
poi lo taglierà, come ha ordinato il padrone.
Questa parabola Gesù la raccontava, prima di tutto, per la
nazione e il popolo ebraico. Ma sicuramente è molto attuale
anche oggi per aumentare in tutti noi la fiducia in Dio e nello
stesso tempo svegliarci dal sonno. La nostra società così
fondata sull’immediato, sull’ora e subito, e possibilmente
presto, corrode la capacità di saper aspettare.
Gesù ha il fermo proposito di condurre le persone a produrre
frutto e narra questa parabola perché anche noi ci
confrontiamo con il fico a cui viene data una nuova
opportunità.

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Non è che forse siamo anche noi un po’ come questo fico
sterile? Sfruttiamo il terreno, ma senza produrre frutti di
vita nuova? Il Signore ci chiede di mettere più impegno
nello zappare il terreno della nostra vita, del nostro cuore,
mettere il concime della Parola di Dio.
Perché è vero: il Signore ci concede sempre una nuova
opportunità, ma nello stesso tempo ci avverte a cambiare
vita, a essere fecondi di opere di bene. Quando Dio ha
sopportato a lungo, possiamo sperare che ci tollererà
ancora un po', ma non possiamo sperare che sopporterà
e aspetterà eternamente.
Dio si dimostra paziente, perché vuole che tutti gli uomini
arrivino alla salvezza. Tratta con pazienza gli uomini per
far sperimentare loro la sua potenza e la sua volontà di
misericordia. Grazie a questa virtù divina, Dio ci aspetta e
ci sostiene, dandoci il tempo più del necessario per
rispondere alla sua chiamata.
Se guardiamo la nostra storia personale possiamo tutti
riconoscere che Dio è stato infinitamente paziente con
noi, nonostante i tanti nostri peccati ed errori.
Anche noi siamo chiamati a vivere nella nostra vita questa
virtù di Dio.
Sullo stile di Gesù, in particolare in questo tempo di
pandemia, siamo chiamati a essere vignaioli pazienti,
attenti, capaci di premura per riportare un po’ di vita
laddove c’è ombra di morte, per ridare speranza lì dove
c’è disperazione, fiducia dove c’è sconforto, essere
concime per chi soffre, attraverso la vicinanza, l’amore e
la preghiera, donando tempo, passione, amore, ascolto,
attenzione.
Grazie, Padre, per la tua pazienza e misericordia. Fammi
come te.

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Per condividere insieme
Leggiamo e meditiamo questa riflessione di Papa Francesco

“La similitudine del vignaiolo manifesta la misericordia di


Dio, che lascia a noi un tempo per la conversione.
Tutti noi abbiamo bisogno di convertirci, di fare un passo
avanti, e la pazienza di Dio, la misericordia, ci accompagna
in questo. Nonostante la sterilità, che a volte segna la
nostra esistenza, Dio ha pazienza e ci offre la possibilità di
cambiare e di fare progressi sulla strada del bene. Ma la
dilazione implorata e concessa in attesa che l’albero
finalmente fruttifichi, indica anche l’urgenza della
conversione. [...]
Non dobbiamo giustificare la pigrizia spirituale, ma
accrescere il nostro impegno a corrispondere prontamente
a questa misericordia con sincerità di cuore.
Nel tempo di Quaresima, il Signore ci invita alla
conversione. Ognuno di noi deve sentirsi interpellato da
questa chiamata, correggendo qualcosa nella propria vita,
nel proprio modo
di pensare, di agire e di vivere le relazioni con il prossimo.
Al tempo stesso, dobbiamo imitare la pazienza di Dio che
ha fiducia nella capacità di tutti di potersi “rialzare” e
riprendere il cammino.
Dio è Padre e non spegne la debole fiamma, ma
accompagna e cura chi è debole perché si rafforzi e porti
il suo contributo di amore alla comunità.”

Papa Francesco
Angelus, 24 marzo 2019

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Preghiera
Rivolgiamo insieme la nostra preghiera a Dio

“Signore, tu sei paziente e misericordioso,


lento all’ira e grande nel perdono”.
Ti ringrazio, Signore Gesù,
perchè con molta pazienza mi hai sopportato,
concedendomi tempo per correggermi e fare penitenza.
Come il fico sterile
mi sento povero di opere buone,
ma tu mi dai tempo perchè possa dare frutto.
Ti chiedo di non saper abusare della tua pazienza
e della tua isericordia.
Dammi la forza per decidere
di rispondere alla tua chiamata
senza aspettare tanto.
Grazie, Signore Gesù.

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Impegno
Immaginiamo che Dio venga a cercare frutti nell’albero
della mia vita.
Quali sono i frutti positivi che Gesù si aspetta di
trovare?
Come possiamo dimostrare che siamo dispiaciuti e
abbiamo cambiato il nostro comportamento?
Che tipo di “fertilizzante” può aiutarmi a produrre
frutti?
Cosa mi chiederebbe oggi il Signore per migliorare
la mia vita?
Come metto a disposizione degli altri i frutti (doni)
che il Signore mi ha dato?

In questa settimana prendiamo l’impegno di rivedere le


nostre azioni, i nostri atteggiamenti, quelli che non
portano buoni frutti per cambiarli.
Seguendo il messaggio di questo Vangelo, qual è
l'azione specifica che Gesù ti invita a compiere?

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RITORNARE
IV DOMENICA
DI QUARESIMA
RITORNARE

1. Introduzione
Domenica scorsa la liturgia ci ha presentato la parabola
del fico sterile, che compare esclusivamente nel Vangelo
di Luca. In questa quarta domenica di Quaresima la liturgia
ci offre un’altra parabola che si trova solo in Luca: la
“parabola del figlio prodigo”, che molti chiamano anche
“parabola del figlio perso e ritrovato” oppure “parabola
del padre misericordioso”.
La parabola del figliol prodigo è, secondo molti, la più bella
raccontata da Gesù, in cui ci mostra il padre suo del cielo
come un padre misericordioso, che ama i suoi figli
nonostante ciò che sono.
In questo tempo di Quaresima tutti possiamo vederci ritratti
nel figlio che ha bisogno di conversione e di perdono,
perché la vita umana è, in un certo senso, un continuo
ritorno alla casa del Padre, per fare esperienza della sua
misericordia.
Ed è proprio sulla figura del padre misericordioso che
fermeremo in modo particolare il nostro sguardo nella
meditazione.

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2. In ascolto della Parola di Dio

Luca 15,1-3.11-32
Un membro della famiglia legge il brano

Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani
e i peccatori per ascoltarlo.
I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui
accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva
due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre,
dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli
divise tra loro le sue sostanze.
Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le
sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il
suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando
ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una
grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di
quella regione, che lo mandò nei suoi campi a
pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube
di cui si nutrivano i porci, ma nessuno gli dava nulla.
Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio
padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di
fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre,
ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più
degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno
dei tuoi salariati”.
Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora
lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli
corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.

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Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e
davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo
figlio”.
Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito
più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito
e i sandali ai piedi.
Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e
facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è
tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E
cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando
fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei
servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello
gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto
ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e
salvo”.
Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì
a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti
servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo
comando,
e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i
miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale
ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai
ammazzato il vitello grasso”.
Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto
ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi,
perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita,
era perduto ed è stato ritrovato”».

25
3. Meditiamo
Ritornare alla casa del Padre
Meravigliosa questa parabola di Gesù, che ci invita a non
perdere la speranza e la fiducia e ci incoraggia a non
disperare mai in qualunque situazione della vita ci troviamo.
Ascoltando questa parabola siamo portati a identificarci di
più nel figlio prodigo e, di certo, un po’ anche nel figlio
maggiore.
Ma la figura di maggior risalto e spessore è quella del padre,
che giorno dopo giorno, senza disperare, attende con ansia
e amore il ritorno del figlio perduto e, quando arriva, non gli
rimprovera nulla, ma solo lo abbraccia e fa festa. È un padre
che esce per incontrare i suoi figli; non li aspetta
comodamente seduto nel suo ufficio per giudicarli e, magari,
condannarli. È mosso dall'amore paterno. E così ogni giorno:
lo vediamo protendersi verso la strada per poter scoprire il
figlio che ritorna e andargli incontro con l'abbraccio e il bacio
paterno. Non gli importa ciò che fu; gli importa ciò che è.
È di nuovo suo figlio.
Questa testimonianza d'amore del padre verso il figlio è un
pallido riflesso dell'amore che il nostro Padre celeste ha per
ciascuno di noi, nonostante le nostre debolezze e infedeltà.
Con questa parabola Gesù ci ricorda che la misericordia di
Dio è molto più grande dei nostri limiti, va molto più in là
dei nostri errori.
“Io cancello i tuoi misfatti, per riguardo a me non ricordo più
i tuoi peccati” (Is 43,25)
La visione che abbiamo di Dio è spesso quella di un padre
pronto a castigarci per i nostri errori, o, forse, crediamo di
più in un Dio che ci ama per i nostri sforzi e per i nostri meriti.

26
Contiamo sul nostro essere buoni, per ricevere l'amore
e il perdono di Dio. Avendo spesso, a livello umano,
una esperienza molto povera di “essere perdonati” e di
“perdonare”, proiettiamo su Dio la stessa visione, povera
e limitata. Ma Dio non pensa e agisce come noi.
Come dice il profeta Isaia:
“Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
L'empio abbandoni la sua via
e l'uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. (Is 55,6-8)
Confidare nella misericordia del Padre non significa che
non dobbiamo sforzarci per abbandonare una vita di
peccato,
ma significa porre più fiducia nel suo amore e nella sua
misericordia che non nelle nostre opere.
A Dio basta che noi riconosciamo umilmente i nostri errori
e diamo il primo passo per ritornare a lui e lui ci verrà
incontro con le braccia aperte.
Invece di piangere sul nostro essere “figlio prodigo”,
contempliamo la figura del “padre misericordioso” per
imparare ad essere, poco alla volta, un po’ di più come lui
e saper fare festa quando qualcuno, che è lontano, torna
a casa.

Dopo un momento di silenzio, si può ascoltare sul canale


YouTube il canto: “Il figlio prodigo-Abbracciami Gesú”.

27
Abbracciami Gesù
Lasciai un giorno il mio pastore,
avevo soldi e tanti sogni da comprare,
ed una sera il cuore mio ha chiesto amore
e ho scoperto che l'amore non si vende,
così ho corso forte per la via
e nell'affanno son caduto
ed ho gridato al mondo intero che cercavo amore,
ma l'amore non c'è e stanco e solo son rimasto qui...

Ti prego abbracciami Gesù,


c'è troppo freddo senza te
e in questo mondo di tempesta
puoi salvarmi solo tu
e questo ghiaccio che ho nel cuore
puoi scioglierlo solo tu, riscaldami Gesù.
Ti prego abbracciami Gesù,
io non ti lascerò mai più
e nella barca della vita adesso ci sei tu,
se il vento soffia così forte,
lascio che mi guidi tu,
e come posso naufragare,
se al timone ci sei tu.

Lasciai un giorno il mio pastore,


(avevo soldi) e tanti sogni da comprare,
(ed una sera il cuore mio ha chiesto amore
e ho scoperto che l'amore non si vende).
Gesù io son venuto qui da te,
perché c'è un grande vuoto dentro di me.
Io come il figliol prodigo
volevo far tutto da solo,
ma poi ho perso tutto quanto
e a mani vuote torno a te Gesù, accettami così...

28
Per condividere insieme
Leggiamo e meditiamo questa riflessione di Papa Francesco

“Fermati, guarda e ritorna.


Ritorna alla casa di tuo Padre. Ritorna senza paura alle
braccia desiderose e protese di tuo Padre ricco di
misericordia che ti aspetta (cfr Ef 2,4)!
Ritorna! Senza paura: questo è il tempo opportuno per
tornare a casa, alla casa del “Padre mio e Padre vostro” (cfr
Gv 20,17). Questo è il tempo per lasciarsi toccare il cuore…
Rimanere nella via del male è solo fonte di illusione e di
tristezza. La vera vita è qualcosa di molto diverso, e il
nostro cuore lo sa bene. Dio non si stanca né si stancherà
di tendere la mano (cfr Bolla Misericordiae Vultus, 19).
Ritorna senza paura a sperimentare la tenerezza risanatrice
e riconciliatrice di Dio! Lascia che il Signore guarisca le
ferite del peccato e compia la profezia fatta ai nostri padri:
«Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito
nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore
di carne» (Ez 36,26).
Fermati, guarda, ritorna!”

Papa Francesco
Udienza generale, 14 febbraio 2018

29
Preghiera
Rivolgiamo insieme la nostra preghiera a Dio,
ringraziandolo per averci accolti come il figlio prodigo

Ti benediciamo, Dio Padre,


per Gesù Cristo, tuo Figlio,
che fu accusato come "colui che accoglie i peccatori".
Nella parabola del figliol prodigo ci ha lasciato
la miglior radiografia del tuo cuore di padre,
che ama e perdona sempre.
Benedetto sei tu, Signore,
perché sei un Dio che riconcilia
e non ci tratti come meritano i nostri continui errori,
ma corri costantemente al nostro incontro per cercarci
e, come figlio prodigo che siamo,
ci riempi di amore, baci e tenerezza.
Oggi vogliamo ripercorrere il cammino della nostra vita
per ritornare e riposare tra le tue braccia,
lasciandoci amare da te.
Ti chiediamo di aiutarci ad essere come Tu sei,
per vivere pienamente la misericordia e l'amore con gli
altri,
così come Tu la vivi con noi.
Così, riabilitati, potremo sederci alla tua mensa
insieme ai nostri fratelli.
Amen.

30
Impegno
Chiediti:
Cosa devo fare per alzarmi e lasciare la mia attuale
vita di peccato e tornare alla casa del Padre?
Di cosa ho bisogno?
Quali sono le mie difficoltà nel fare questo passo?

Concretamente:
ogni giorno leggerò un brano della Bibbia che parla
dell’amore misericordioso di Dio Padre per imparare a
credere di più a questo amore.

Primo giorno:
“Non ci tratta secondo i nostri peccati,
non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Come il cielo è alto sulla terra,
così è grande la sua misericordia su quanti lo temono;
come dista l'oriente dall'occidente,
così allontana da noi le nostre colpe.”
Salmo 103,10-12

Secondo giorno:
Se tieni conto delle colpe, Signore, chi potrà resistere?
Ma presso di te è il perdono, perché tu sia temuto.
Salmo 130,3-4

Terzo giorno:
“Venite, e discutiamo”, dice il Signore;
“anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
diventeranno bianchi come la neve;
anche se fossero rossi come porpora,
diventeranno come la lana.”
Isaia 1,18
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Quarto giorno:
“Io, io cancello i tuoi misfatti
per amore di me stesso,
e non ricordo più i tuoi peccati.”
Isaia 43,25

Quinto giorno:
“Quale dio è come te,
che toglie l’iniquità e perdona il peccato
al resto della sua eredità?
Egli non serba per sempre la sua ira,
ma si compiace di manifestare il suo amore.
Egli tornerà ad avere pietà di noi,
calpesterà le nostre colpe.
Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati.
Michea 7,18-19

Sesto giorno:
“Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
L'empio abbandoni la sua via
e l'uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Isaia 55,6-7

32
PERDONARE
V DOMENICA
DI QUARESIMA
PERDONARE

1. Introduzione
Una pagina straordinaria quella del Vangelo di oggi.
Dopo quella del figlio prodigo di Luca, il Vangelo di
Giovanni ci presenta un fatto che illumina l'immensa bontà
di Dio: la peccatrice perdonata.
Ci offre una serie di insegnamenti spirituali sulla salvezza
e ci mostra come Dio, lungi dal volerci condannare,
è disposto a darci una nuova opportunità.

2. In ascolto della Parola di Dio


Giovanni 8,1-11
Un membro della famiglia legge il brano
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi.
Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il
popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a
insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero
una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e
gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in
flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha
comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne
dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per
avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a
scrivere col dito per terra.
Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo,

33
si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti
per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo,
scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno
per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono
solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le
disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha
condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore».
E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in
poi non peccare più».

3. Meditiamo
Perdonare
Di fronte al male degli altri possiamo ergerci a giudici severi
della legge o a salvatori misericordiosi.
Nel Vangelo che abbiamo letto ci troviamo di fronte a un
dilemma in cui è posto Gesù, un tranello presentatogli dai
“giusti della legge”, dai benpensanti.
C’è una donna (perché non c’è anche l’uomo, dove è
finito?). Questa donna non ha un nome, non ha un volto: è
una peccatrice. Per cui va punita, perché ha trasgredito la
legge. Di fatto, la legge di Mosè approvava quella
condanna.
Il dilemma in cui gli scribi e i farisei pensavano di mettere
Gesù era il seguente. Se Gesù avesse detto di lapidarla,
sarebbe entrato in conflitto con il diritto romano, che
vietava agli ebrei di pronunciare ed eseguire condanne a
morte e quindi Gesù sarebbe stato accusato di sedizione;
ma, d'altra parte, se avesse detto di non lapidarla, lo
avrebbero potuto accusare di essere un uomo che
disobbediva alla legge di Mosè e così il suo ministero
sarebbe stato screditato.
La situazione è realmente molto tesa, drammatica. Esige
una risposta.
34
Ma tu, Gesù, perché stai zitto? Dai la tua sentenza: quella
della legge. Tutti se lo aspettano. É così evidente, ha
sbagliato, è chiaro. Ma tu taci, certamente sconfortato e
addolorato per la durezza del cuore dell'uomo. Che
tristezza deve esserci stata nel tuo cuore!
Certamente, ha sbagliato. Ma chi di noi non sbaglia, non
pecca? Chi è senza colpa?
É interessante notare come Gesù non condanna né la
donna, né i suoi accusatori. Solamente invita a guardarsi
dentro e ad essere sinceri con se stessi: “Chi di voi è senza
peccato, getti per primo la pietra”. Invita a guardare la
propria fragilità, la propria debolezza, a interrogarsi sul
proprio peccato.
E allora la conseguenza è logica: tutti se ne vanno,
cominciando dai più anziani, perché certamente si
sentivano più peccatori.
Cosa ci insegna questa prima parte del Vangelo?
Con quanta facilità noi giudichiamo e condanniamo gli altri.
Senza guardare noi stessi e le nostre fragilità. Quanto bene
ci fa essere consapevoli che anche noi siamo peccatori e
forse più di tutti!
Quanto pesa quella pietra che teniamo in mano, che
vorremmo scagliare contro gli altri, invece di scagliarla
contro noi stessi. Lasciamola cadere per terra. Quanto ci
farebbe bene! Cambiamo atteggiamento: prima di
guardare il peccato, guardiamo con misericordia il
peccatore, offrendogli la possibilità di cambiare.
Dio non giudica. Impariamo da Dio. Dio ama, e basta.
“Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo.”

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Sì. Rimasero solo la donna e Gesù, una di fronte all’altro:
la gran miseria del peccato e la gran misericordia di Gesù.
Chissà quanta paura avrà provato quella donna, perché
temeva di essere punita da colui nel quale non c’era
peccato!
Ma d’improvviso parole di misericordia e di speranza:
“Nessuno ti ha condannata? Neanch’io ti condanno; va’ e
d’ora in poi non peccare più”.
E la lascia andare, ma le ricorda anche che non deve più
continuare con la vita di prima.
Gesù non dice all'adultera "non ti preoccupare", non le
dà una pacca sulla spalla dicendole "queste cose si
aggiustano". Gesù non nega che merita la condanna, ma
Gesù la perdona, perché la giustizia senza il perdono
sarebbe implacabile.
“D’ora in poi”.
Due momenti completamente diversi nella vita di questa
donna: “prima” e “adesso”. Nel “prima” regna il
peccato, nell'adesso sopravviene gratuitamente il
perdono misericordioso di Dio, che trasforma
completamente la sua vita e la proietta in un futuro pieno
di vita vera.
Anche noi in qualunque condizione ci troviamo, possiamo
sempre aprirci alla conversione e ricevere il perdono dei
nostri peccati. Anche noi possiamo sperimentare questo
cambio profondo di vita, che produce il perdono
incondizionato di Gesù.
Dopo un momento di silenzio si può ascoltare sul canale
YouTube il canto: “Vai e non peccare più”.

36
Per condividere insieme
Leggiamo e meditiamo questa riflessione di Papa Francesco

“Cari fratelli e sorelle, quella donna rappresenta tutti noi,


che siamo peccatori, cioè adulteri davanti a Dio, traditori
della sua fedeltà. E la sua esperienza rappresenta la
volontà di Dio per ognuno di noi: non la nostra condanna,
ma la nostra salvezza attraverso Gesù.
Lui è la grazia, che salva dal peccato e dalla morte. Lui ha
scritto nella terra, nella polvere di cui è fatto ogni essere
umano (cfr Gen 2,7), la sentenza di Dio: “Non voglio che
tu muoia, ma che tu viva”. Dio non ci inchioda al nostro
peccato, non ci identifica con il male che abbiamo
commesso.
Abbiamo un nome, e Dio non identifica questo nome con
il peccato che abbiamo commesso. Ci vuole liberare, e
vuole che anche noi lo vogliamo insieme con Lui. Vuole
che la nostra libertà si converta dal male al bene, e questo
è possibile – è possibile! – con la sua grazia.
La Vergine Maria ci aiuti ad affidarci completamente alla
misericordia di Dio, per diventare creature nuove.”

Papa Francesco
Angelus, 13 marzo 2016

37
Preghiera
Rivolgiamo insieme la nostra preghiera a Dio
con le parole del salmista

Salmo 51
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto:
così sei giusto nella tua sentenza,
sei retto nel tuo giudizio.
Ecco, nella colpa io sono nato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
Ma tu gradisci la sincerità nel mio intimo,
nel segreto del cuore mi insegni la sapienza.
Aspergimi con rami d'issòpo e sarò puro;
lavami e sarò più bianco della neve.
Fammi sentire gioia e letizia:
esulteranno le ossa che hai spezzato.
Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.

38
Impegno
Il gesuita irlandese John Sullivan diceva ai partecipanti
ad un ritiro spirituale: “Ricominciate sempre. Lasciate
andare il passato. I santi ricominciavano sempre. Così
sono diventati santi”.
Prendiamoci in questa settimana un momento di tempo
per riflettere seriamente sulla nostra vita, per vedere
che direzione abbiamo preso, per ricominciare il
cammino.
Avviciniamoci al Signore, ritorniamo a Lui, magari con il
sacramento della confessione, per rinnovare il nostro
impegno con Cristo e prepararci con serietà alla
Settimana Santa.

39
INDICE

1 | I DOMENICA DI QUARESIMA
ENTRARE NEL DESERTO

9 | II DOMENICA DI QUARESIMA
VIVERE TRASFIGURATI

16 | III DOMENICA DI QUARESIMA


SPERARE E DECIDERE

23 | IV DOMENICA DI QUARESIMA
RITORNARE

33 | V DOMENICA DI QUARESIMA
PERDONARE
Questo sussidio è una proposta
della Comunità Missionaria di Villaregia,
con il desiderio di accompagnare
la tua famiglia a festeggiare la Pasqua di
Gesù, testimoniando che in Cristo
ogni essere umano è fratello e sorella.
Un caro augurio di buona Quaresima!

www.villaregia.org

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