Martedì 07-06-2016 ci fa sperare nella vita Sant’Ivo alla Sapienza ci fa amare tutti in te. Rit. O tu che sei tra noi CANTO DI ESPOSIZIONE parola piena di ogni grazia NEL TUO SILENZIO (Gen Rosso) insegna a noi la verità Nel tuo silenzio accolgo il mistero attira al Regno ogni uomo. venuto a vivere dentro di me. Tu sei l’immagine del Padre Sei tu che vieni, o forse è più vero Il segno della sua bellezza che tu mi accogli in te, Gesù. Scenda su di noi la tua gloria Sorgente viva che nasce nel cuore E trasfiguri il creato. Rit. è questo dono che abita in me. La tua presenza è un Fuoco d’Amore Tu sei la luce dalla Luce che avvolge l’anima mia, Gesù. rischiari ogni oscurità Ora il tuo Spirito in me dice: “Padre”, sei la lanterna ai nostri passi non sono io a parlare, sei tu. su ogni strada tenebrosa. Nell’infinito oceano di pace Sorgente inesauribile d’amore tu vivi in me, io in te, Gesù. di te la sete non si estingue mai, al tuo banchetto attiri ogni uomo, C. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo consoli chi ha pianto in questo mondo. Rit. T. Amen. Se tutto muore tu rimani Preghiamo se il mondo muta tu sei fedele Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento ora che è sera tu risplendi dell’Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa nel cuore di ogni creatura. che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo corpo e del E quando il giorno senza fine tuo sangue, per sentire sempre in noi i benefici della si leverà sull’universo redenzione. Tu sei Dio e vivi… tu regnerai accanto al Padre e allo Spirito per sempre. Rit. Canone: Oh, oh, oh, adoramus te Domine! Oh, oh, oh, adoramus te Domine! CANONE: Kyrie, Kyrie eleison. Kyrie, Kyrie eleison. O CRISTO PAROLA DI VITA CHIEDIAMO AL SIGNORE IL DONO DELL’ASCOLTO: O Figlio unico del Padre (1Re 3,9; 1 Sam 3,10) noi contempliamo quella luce Donami un cuore che ascolta di cui risplende il tuo volto un cuore docile e buono per sempre e dall’eternità. perché custodisca la tua parola. Rit. Parla, Signore mio Dio, parla al tuo servo che ascolta ESODO. COMMENTO ESEGETICO-SPIRITUALE (C. Gazzetto) donami intelligenza e conoscenza La prima parola che Dio dice è la richiesta di essere l’unico Dio perché comprenda i tuoi insegnamenti. Rit. per Israele: “Non avrai altri dei di fronte a me” (v.3). Tuttavia, non possiamo leggere questo testo nella prospettiva del Canone: Misericordias Domini in aeternim cantabo! monoteismo vero e proprio, che nell’esperienza di Israele Misericordias Domini in aeternim cantabo! comparirà solo più tardi (ai tempi del cosiddetto Secondo Isaia). Per il momento si può parlare di monolatria: tra i tanti dei in DIECI PAROLE (Es 20,1-17) circolazione Israele non deve prestare culto ad altri che a Allora Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il SIGNORE, YHWH. Ne è prova anche l’espressione “di fronte a me”, che il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di ricorre con frequenza in riferimento al culto (Es 23,24; 32,8; Lv schiavitù. Non avere altri dèi oltre a me. Non farti scultura, né 26,1…). La seconda parola riguarda il divieto delle immagini. Il immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù Dio di Israele, infatti, si presenta con i caratteri della sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a trascendenza: il suo nome è sacro (col passare del tempo loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un diventerà addirittura impronunciabile), la sua vista provoca la Dio geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e morte, il suo mistero non può essere racchiuso in oggetti che alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso bontà, sono “opera delle mani dell’uomo” (Sl 115,4). Dio non può fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e essere ridotto a una forma tangibile, perché Israele sull’Oreb osservano i miei comandamenti. Non pronunciare il nome del non ha visto Dio: “Il Signore vi parlò dal fuoco; voi udivate il SIGNORE, Dio tuo, invano; perché il SIGNORE non riterrà suono delle parole ma non vedevate alcuna figura; vi era innocente chi pronuncia il suo nome invano. Ricordati del soltanto una voce” (Dt 4,12, ma si legga fino al v.20). giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa' tutto il Nell’esperienza credente di Israele il riferimento principale non tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al è alle immagini, cioè alla vista, ma alla parola che chiama SIGNORE Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né l’uomo all’ascolto (Shema‘ Yisra’el, ascolta Israele: Dt 6,4ss). tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né YHWH si presenta con il titolo di “Dio geloso” (’El qannâ’): è un il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città; poiché modo per esprimere l’esclusività che caratterizza il Dio di in sei giorni il SIGNORE fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò Israele e, nello stesso tempo, l’intensità dell’amore verso il suo che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il SIGNORE ha popolo. E’ un amore che non ammette rivali, concorrenti… (cf benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato. Onora tuo Gs 24,14-15.19-20 e Is 9,6). Chi trasgredisce sarà punito (ma si padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla noti la sproporzione fra le tre/quattro generazioni sottoposte alla terra che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà. Non uccidere. Non punizione e le mille che sono invece oggetto del suo favore). commettere adulterio. Non rubare. Non attestare il falso contro La terza parola riguarda il nome di YHWH. Nell’antica cultura il tuo prossimo. Non concupire la casa del tuo prossimo; non ebraica il nome esprimeva l’essenza della persona. Per questo desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua il nome di Dio non può essere pronunciato “invano. In questo serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo terzo comandamento possiamo riconoscere un’allusione all’uso prossimo». magico del nome di Dio, ma anche una presa di posizione contro il giuramento falso (cf Es 23,1 e Lv 19,12), l’abuso del Canone: Confitemini Domino quoniam bonus, confitemini Domino nome di Dio e naturalmente la bestemmia (cf Lv 24,16). Alleluja. La quarta parola invita Israele a santificare il tempo, osservando il sabato inteso come un dono personale di Dio (cf Es 16,29) dovere di vivere con gli altri nella verità (cf Ef 4,25) e la decima finalizzato a ricordare al popolo che il tempo appartiene al vieta di desiderare ciò che appartiene al prossimo. Il verbo Signore. Se leggiamo il testo già citato in precedenza di Dt usato (chamad) indica non tanto il desiderio in sé stesso, ma le 5,12-15 non possiamo non meravigliarci del fatto che il riposo azioni che scaturiscono da quel desiderio, le manovre e le sabbatico sia per tutti (uomini, donne, giovani, adulti, liberi, macchinazioni poste in essere per conseguire l’obiettivo preso schiavi, animali, stranieri…). Se ci pensiamo, è un principio di mira (cf Gs 7,21). Concludiamo la lettura di Es 20 con rivoluzionario. La quinta parola (“onora tuo padre e tua madre”) un’osservazione di Enzo Bianchi: “Il decalogo ci mostra come il stupisce non tanto perché, come la precedente, è formulata in monoteismo di Israele sia un monoteismo etico: Dio si interessa positivo, ma perché pone il padre e la madre sullo stesso piano. dell’uomo e non si può rispettare questo Dio se non rispettando La cosa non era affatto scontata nella cultura maschilista in cui l’uomo e la sua immagine”. si è formato il decalogo. I figli devono onorare il padre e la madre perché da loro hanno ricevuto la vita. L’aver messo al Canone: Laudate Dominum, laudate Dominum, omnes gentes, mondo dei figli rende i genitori in certo modo simili a Dio, il alleluja. Laudate Dominum, laudate Dominum, omnes gentes, quale è la fonte della vita. Chi non rispetta i suoi genitori merita alleluja. la pena di morte (cf Es 21,15-17). Un’ultima osservazione ci GUIDAMI TU, LUCE GENTILE (di John Henry Newman) viene dalla lettera agli Efesini: “Onora tuo padre e tua madre: è Guidami Tu, Luce gentile, questo il primo comandamento [l’unico all’interno del decalogo] attraverso il buio che mi circonda, associato a una promessa: perché tu sia felice e goda di una sii Tu a condurmi! vita lunga sopra la terra” (Ef 6,2-3). La sesta parola è secca: La notte è oscura e sono lontano da casa, “non uccidere”. Il verbo usato, però, (in ebraico râsach) non si sii Tu a condurmi! riferisce ad ogni tipo di uccisione ma unicamente all’omicidio Sostieni i miei piedi vacillanti: arbitrario compiuto con violenza. La proibizione si spiega in io non chiedo di vedere forza del principio della sacralità della vita (cf Gen 9,5-7). La ciò che mi attende all’orizzonte, settima parola è non commettere adulterio. Anche in questo un passo solo mi sarà sufficiente. caso il verbo usato (na’aph) aiuta a comprendere il senso del Non mi sono mai sentito come mi sento ora, testo. Nella mentalità dell’Antico Testamento l’adulterio aveva né ho pregato che fossi Tu a condurmi. significati diversi per l’uomo e per la donna: per l’uomo indicava Amavo scegliere e scrutare il mio cammino; un rapporto sessuale con una donna sposata mentre per la ma ora sii Tu a condurmi! donna un rapporto sessuale con qualunque uomo che non Amavo il giorno abbagliante, e malgrado la paura, fosse il marito. La pena prevista era la morte (cf Lv 20,10 e Dt il mio cuore era schiavo dell’orgoglio; 22,22). Il comandamento può essere inteso come un invito a non ricordare gli anni ormai passati. custodire la fedeltà coniugale nel quadro della fedeltà Così a lungo la tua forza mi ha benedetto, all’alleanza: per Pr 2,17 abbandonare il compagno della propria e certo mi condurrà ancora, giovinezza e dimenticare l’alleanza con Dio sono la stessa landa dopo landa, palude dopo palude, cosa. L’ottava parola (“non rubare”) anticipa la decima, ma oltre rupi e torrenti, finché la notte scemerà; bisogna tenere presente che l’idea di proprietà privata ai tempi e con l’apparire del mattino dell’Esodo non corrispondeva neanche lontanamente all’idea rivedrò il sorriso di quei volti angelici forte che ne abbiamo noi oggi. La nona parola richiama il che da tanto tempo amo estremo, questo «fanatismo» senza legge. Ma la chiamata di e per poco avevo perduto. Gesù ha infranto tutto ciò, procurandosi ubbidienza. Era la stessa parola di Dio. Quello che veniva richiesto era la semplice Canto: Alleluja. ubbidienza. Se Gesù Cristo per mezzo della Sacra Scrittura parlasse così ad uno di noi, ragioneremmo probabilmente nel CHE DEVO FARE? (Mt 16-22) modo seguente: Gesù comanda qualcosa di ben preciso, Un tale si avvicinò a Gesù e gli disse: «Maestro, che devo fare questo è vero. Ma se Gesù comanda, devo sapere che non di buono per avere la vita eterna?» Gesù gli rispose: «Perché pretende mai ubbidienza legalistica, bensì vuole da me solo m'interroghi intorno a ciò che è buono? Uno solo è il buono. Ma una cosa, cioè che io creda. Ma la mia fede non è legata a se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». «Quali?» povertà, ricchezza o cose simili, anzi, nella fede posso essere gli chiese. E Gesù rispose: «Questi: Non uccidere, non sia povero sia ricco. Non è importante che io sia privo di beni, commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso. ma che li abbia come se non li avessi, che ne sia libero Onora tuo padre e tua madre, e ama il tuo prossimo come te interiormente, che non leghi il mio cuore alla ricchezza. Dunque stesso». E il giovane a lui: «Tutte queste cose le ho osservate; Gesù dice ad esempio: Vendi i tuoi beni! ma intende: che mi manca ancora?» Gesù gli disse: «Se vuoi essere Veramente non conta che tu lo faccia anche esteriormente, perfetto, va', vendi ciò che hai e dallo ai poveri, e avrai un anzi, devi tenerti i tuoi beni tranquillamente: conta solo che tu li tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi». Ma il giovane, udita abbia come se non li avessi. Non legare il tuo cuore ai beni. La questa parola, se ne andò rattristato, perché aveva molti beni. nostra ubbidienza alla parola di Gesù consisterebbe dunque nel Canone: Dio è amore osa amare senza timore. Dio è amore rifiutare appunto la semplice ubbidienza come legalista, per non temere mai. essere poi ubbidienti «nella fede». In questo ci distinguiamo dal giovane ricco. Nella sua tristezza egli non poteva mettersi LA SEMPLICE UBBIDIENZA (da “Sequela”, di Dietrich l'anima in pace semplicemente dicendo a se stesso: Io voglio Bonhoeffer) certo restare ricco contro la parola di Gesù, interiormente voglio Quando Gesù gli ha richiesto una povertà volontaria, a quel però liberarmi dalla mia ricchezza, voglio, nonostante la mia punto il giovane ricco si è reso conto che restava solo la inadeguatezza, trovare conforto nella remissione dei peccati, e possibilità di ubbidire o di non ubbidire. Quando Levi è stato conseguire nella fede la comunione con Gesù: al contrario, il chiamato a lasciare il dazio e Pietro le reti, a questo punto non giovane se ne andò triste, e assieme all'ubbidienza egli perse la c'era dubbio sulla serietà di questa chiamata di Gesù. Essi fede. In questo il giovane è stato totalmente sincero. Egli si è dovevano lasciare tutto e porsi nella sequela. Quando Pietro separato da Gesù e certamente a questa sincerità è data una viene chiamato a camminare sulla superficie ondeggiante del promessa maggiore che ad una comunione solo apparente con mare, a quel punto deve alzarsi e rischiare questo passo. In Gesù, fondata sulla disubbidienza. Evidentemente, secondo ciò tutte queste situazioni si richiede solo una cosa, abbandonarsi che pensava Gesù, il problema del giovane era appunto che alla parola di Gesù Cristo, considerarla come un terreno più egli non poteva liberarsi interiormente dalla ricchezza. solido di qualsiasi altra sicurezza del mondo. Le potenze che Probabilmente, essendo persona seria e in ricerca, egli ci aveva volevano interporsi fra la parola di Gesù e l'ubbidienza erano provato mille volte. Che non vi fosse riuscito, lo dimostra il fatto allora grandi quanto oggi. Vi si opponeva la ragione; la che nel momento decisivo non è stato capace di ubbidire alla coscienza, la responsabilità, la pietà religiosa, la stessa legge e parola di Gesù. Per questo dunque il giovane è stato sincero. il principio scritturistico si frapponevano, per evitare questo Ma, con la nostra argomentazione, noi ci distinguiamo da qualsiasi uditore della parola di Gesù che compaia nella Bibbia. vuole che lo sia. Io posso però liberarmi della stanchezza anche Quando Gesù gli dice: lascia tutto e seguimi, lascia la tua mettendomi a giocare. Dunque, mio padre mi dice sì di andare professione, la tua famiglia, il tuo popolo e la tua casa paterna, a letto, ma intende in realtà dirmi di andare a giocare. Se un l'uditore sapeva che a questa chiamata si poteva dare risposta bambino ragionasse così di fronte al padre, o un cittadino di solo con la semplice ubbidienza, appunto perché a questa ubbi- fronte alle autorità, dovrebbe fare i conti con un linguaggio dienza è data la promessa della comunione con Gesù. Noi assolutamente inequivocabile, quello della punizione. Solo nei invece diremmo: È vero che la chiamata di Gesù «va presa confronti del comando di Gesù le cose dovrebbero andare assolutamente sul serio», ma la vera ubbidienza verso di lui diversamente. Qui la semplice ubbidienza finisce stravolta, consiste nel fatto che ora io resti senz'altro nella mia consiste addirittura diventa disubbidienza. Come è possibile una cosa nel fatto che ora io resti senz'altro nella mia professione, nella simile? E possibile perché questa argomentazione stravolta ha mia famiglia, e in questa condizione lo serva, appunto, in vera in effetti alla base qualcosa di sostanzialmente giusto. Il libertà interiore. Dunque Gesù ci direbbe: Esci! ma noi lo comando di Gesù al giovane ricco o la chiamata alla situazione intendiamo come se volesse dire: Restaci, nella tua condizione, in cui è possibile credere, hanno in effetti un solo scopo, di naturalmente come uno che ne è uscito interiormente. Oppure, chiamare l'uomo alla fede in Gesù, cioè alla comunione con lui. quando Gesù dice: Non affannatevi, noi dovremmo intendere: In ultima analisi, ciò che conta non è questa o quella azione Naturalmente è nostro obbligo affannarci e lavorare per i nostri degli uomini, ma solo la fede in Gesù Cristo Figlio di Dio e cari e per noi stessi. Ogni altra soluzione sarebbe mediatore. In ultima analisi tutto dipende veramente dalla fede, irresponsabile. Ma nel nostro intimo dobbiamo essere non dalla povertà o dalla ricchezza, dal matrimonio o dal ovviamente liberi da tali affanni. Quando Gesù dice: Se uno ti celibato, dall'abbracciare o non abbracciare una professione. In colpisce alla guancia destra, offrigli anche l'altra, noi dovremmo tal senso abbiamo totalmente ragione nel dire che è possibile intendere: È proprio soltanto nella lotta, nel restituire i colpi, che credere a Cristo pur nella ricchezza e nel possesso dei beni del si attuerà nella misura maggiore il vero amore per il fratello. mondo, per cui questi beni sono posseduti come se non li si Quando Gesù dice: Cercate prima di tutto il regno di Dio, noi possedesse. Ma si tratta assolutamente di una possibilità dovremmo intendere: È naturale che prima ci occupiamo di estrema dell'esistenza cristiana, una possibilità in presenza tutt'altre cose. Come potremmo altrimenti far fronte alle della più rigorosa attesa del ritorno imminente di Cristo, quindi necessità dell'esistenza? Gesù intenderebbe parlare appunto non della possibilità iniziale e più semplice. L'interpretazione della piena disponibilità interiore a giocarsi tutto per il regno di paradossale dei comandamenti ha una sua cristiana fonda- Dio. Il problema è sempre lo stesso, cioè l'abolizione deliberata tezza, ma non può mai portare all'eliminazione della semplice ubbidienza, della ubbidienza letterale. dell'interpretazione semplice. Anzi, è fondata e ammissibile solo per colui che in un momento della sua vita si è già misurato Come è possibile tale stravolgimento? Che cosa è accaduto, seriamente con l'interpretazione semplice, e quindi si trova in perché la parola di Gesù possa essere implicata in questo comunione con Gesù, nella sequela, nell'attesa della fine. gioco, possa essere esposta allo scherno del mondo? In altre Interpretare in senso paradossale la chiamata di Gesù è la questioni, dovunque nel mondo si diano degli ordini, i rapporti possibilità infinitamente più difficile, anzi, in senso umano, una sono chiari. Un padre dice al figlio: Va' a letto! e il bambino sa impossibile possibilità, e proprio come tale corre continuamente con certezza che cosa deve fare. Ma un bambino con il pericolo estremo di capovolgersi nel contrario, di trasformarsi un'infarinatura pseudo-teologica dovrebbe ragionare così: Mio in comoda scappatoia, in fuga dall'ubbidienza concreta. Chi non padre mi dice di andare a letto. Pensa che io sia stanco; non sa che gli sarebbe infinitamente più facile intendere il comandamento di Gesù nella semplicità e ubbidirgli alla lettera, che accogli dentro il cuore e conservi la parola ad es. rinunciare effettivamente, su comando di Gesù, ai propri o nuova Eva beni, anziché continuare ad averli, è uno che non ha alcun concedi che veniamo nell’ombra della sera a rifugiarci in te. Rit. diritto di dare un'interpretazione paradossale della parola di O Figlia d’Israele Gesù. Nell'interpretazione paradossale del comandamento di che non attendi nulla se non la sua venuta Gesù è dunque sempre necessariamente inclusa gioia dei profeti l'interpretazione letterale. La concreta chiamata di Gesù e la lo Spirito in te plasma l’immagine del Padre semplice ubbidienza hanno un loro senso irrevocabile. Con Gesù l’Emmanuele. Rit. esse Gesù chiama nella situazione concreta, in cui è possibile credere in lui; chiama in modo tanto concreto e appunto così O Madre dei credenti vuol essere interpretato, perché egli sa che l'uomo diventa roveto sempre ardente, dimora del Signore libero per il credere solo nella concreta ubbidienza. Vergine Maria prepari nel silenzio il lievito del Regno in cui rinasce il mondo. Rit. RITORNELLO: COME IL CERVO VA (Bob Hurd) PADRE NOSTRO Preghiera Signore, illumina i nostri occhi, perché possiamo cogliere nella nostra vita e nella nostra storia il mistero della tua azione incessante: il tuo fedele disegno d’amore per l’uomo apra le nostre labbra al canto di lode. PERCHÉ TU SEI CON ME (Gen Verde) Come il cervo va all’acqua viva io cerco te ardentemente, Solo tu sei il mio pastore, io cerco te mio Dio. niente mai mi mancherà, solo tu sei il mio pastore, o Signore TI CERCO CON TUTTO IL CUORE (Is 21,11s; Mt 25,6.21) Mi conduci dietro te, sulle verdi alture, Lettore1: Sentinella quanto resta della notte? ai ruscelli tranquilli, lassù Lettore2: Viene il mattino com’è venuta la notte dov’è più limpida l’acqua per me, pregate, convertitevi e credete al Signore. Rit. dove mi fai riposare. Rit. Lettore1: Ecco il Signore viene presto, andategli incontro! Anche fra le tenebre d’un abisso oscuro Lettore2: Beato il servo vigilante io non temo alcun male perché parteciperà al banchetto del Regno. Rit. tu mi sostieni, sei sempre con me, rendi il sentiero sicuro. Rit. Ritornello: Ave Maria. Ave! Ave Maria. Ave! O MADRE DEL SIGNORE (da “Innario di Bose”) O madre del Signore