All'inizio della Convocazione don Dino Foglio porge a mons. Giovanni Locatelli, vescovo di Rimini, il saluto cordiale, affettuoso e riconoscente a nome di tutta l'assemblea, ravvisando in lui tutti i Pastori delle diocesi italiane, "ai quali, dice don Dino, vogliamo esprimere il nostro rispettoso ossequio, la nostra filiale obbedienza e la volont sincera di servizio". A mons. Locatelli, un grazie particolare per la generosa ospitalit data al RnS fin dalla prima Convocazione e l'espressione della gioia per la sua presenza. Don Dino si rivolge poi all'assemblea: Cari fratelli, vogliamo celebrare anche quest'anno la nostra gioiosa comunione nella lode corale al Padre per quanto ha operato e per rinnovare il nostro impegno, in un atteggiamento di religioso ascolto di quanto lo Spirito dir alla Sua Chiesa. Siamo qui per rinnovare la nostra fede in Ges, Signore della nostra vita e della Storia, sotto la cui guida vogliamo diventare uomini nuovi, stirpe eletta, nazione santa, regale sacerdozio. Siamo ritornati sempre pi convinti che la vera comunit, oggi come duemila anni or sono; fa perno sulla preghiera, sull'ascolto della Parola, sulla comunione fraterna e sulla Santa Cena. Siamo qui, come i discepoli di Emmaus, per narrarci che abbiamo visto il Signore presente nelle nostre piccole comunit d'amore e le sue meraviglie; per rivivere la Pentecoste, lo stupore dell'azione carismatica dello Spirito Santo effuso su di noi. Siamo certi che ancora oggi, nella nostra Chiesa santa, i nostri figli e figlie profeteranno, i giovani avranno visioni, gli anziani faranno dei sogni; e che invocando il nome del Signore saremo salvati. Animati da questo spirito interiore, sostenuti dalla preghiera di decine di Monasteri di clausura, affidiamo all'Eucaristia che stiamo per celebrare i nostri desideri, i sentimenti, la volont di far tesoro del nuovo dono che lo Spirito ci offre, nella luce ancora fresca del Sinodo dei Vescovi e dell'Anno santo giubilare che si concluso con la Pasqua, per fare nostro l'invito della Chiesa e del Papa: Essere convertiti e rinnovati per costruire la vera civilt dell'amore. In questi giorni di nuova esperienza di Dio che salva, del Cristo unico protagonista della nostra storia d'amore, in unione con i fratelli non qui presenti e anche con quelli che nell'anno ci hanno preceduti nel Regno, invochiamo lo Spirito sulla Chiesa, sul vescovo presente, su tutti noi e diciamo al Signore: Cambia i nostri cuori, riempi le nostre menti, plasma la nostra vita, fa' di noi tutti i "rapitori" del tuo Regno. Alleluja! Segue la lettura del telegramma al Papa: "Santit Giovanni Paolo II - Dodicimila fratelli Rinnovamento nello Spirito riuniti Rimini 28 aprile prossimo Settima Convocazione nazionale invocano potenza Spirito Santo sopra Vostra Augusta Persona - professano fedelt direttive Magistero Vostra Santit et Pastori Chiesa Italiana, chiedono incoraggiamento loro cammino Vostra Apostolica benedizione."
Omelia - Mons. Giovanni Locatelli, Vescovo di Rimini
ACCOGLIETEVI GLI UNI GLI ALTRI COME CRISTO ACCOLSE VOI (Rom 15,7)
Fratelli, sorelle, amici tutti, il Signore e i Santi assicurano che l dove c' autentica preghiera non c' posto per il male, non c' posto per il peccato, non c' posto per il demonio; c' posto soltanto per lo Spirito e per i suoi frutti che sono: gioia, semplicit, esultanza. Quindi, contempliamoci vicendevolmente, siamo un'assemblea di santi. E non vi nascondo la trepidazione che porto nel cuore per il fatto che devo parlare, devo commentare a voi un passo biblico. Mi conforta soltanto la certezza che il sacerdote, quando commenta la Bibbia, deve come nascondersi perch appaia sempre pi lui, il Maestro, lui che solo merita il nome, l'appellativo di Maestro. Comunque, con tanta gioia, con tanta esultanza che, come vescovo di Rimini, accolgo voi, do a voi il benvenuto e auguro un felice risultato a questa convocazione nata dallo Spirito, che camminer nello Spirito e si consumer nello Spirito. Ricordo un passo che ho letto in un testo antico. Un vecchio monaco istruiva i suoi novizi e diceva loro: "Vedo cinque colonne che sostengono il mondo". E i giovani chiedono: Ma chi sono, padre? Sono cinque eremiti che pregano davvero. Noi siamo tante persone e altrettante colonne che sostengono il mondo; abbiamo coscienza di fare l'opera dell'opera, la pastorale delle pastorali quando preghiamo, purch noi ci sforziamo di pregare sul serio. La preghiera autentica, poi, facilita per noi l'ascolto della parola di Dio e ne abbiamo gi sentita parecchia. La mia attenzione si vuoi fermare su un passo ben noto: "Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi" (Rm 15, 7). Come sapete, il passo in questione nel contesto pi generale del doveroso comportamento verso i fratelli deboli. Paolo ha detto queste parole perch a Corinto c'era il debole che, troppo attaccato al testo della legge, non recepiva certi ragionamenti e gli faceva difficolt il comportamento un po' pi libero di un fratello pi istruito di lui. Paolo dice: accogliete, accogliete anche quelli. Collochiamo, perci, il passo nel contesto pi ampio. Paolo insegna come bisogna amare tutti i fratelli, tutti i deboli, sapendo sacrificare molto, anche tutto, anche certe nostre sicurezze per non essere mai causa di scandalo o d'inciampo per il fratello. Attenzione! E necessaria molta finezza interiore per notare che certe nostre sicurezze possono diventare inciampo e noi non lo vogliamo, perch amiamo troppo il Signore e i fratelli. Quali sono le motivazioni che Paolo adduce per confortare il testo che vogliamo meditare? "Come Cristo ha amato noi". Soffermiamoci un attimo su quel "noi". Abbiamo fatto noi esperienza di essere accolti, oppure riteniamo nostro diritto essere in casa? Abbiamo noi sperimentato il fatto che qualcuno ci aprisse la porta e ci dicesse: "vieni, entra"? A noi che eravamo fuori, eravamo bisognosi, stato detto "entra" come ce l'ha detto Cristo? Ges venuto per i malati e se io non ho la convizione di essere debole e malato difficilmente vivr l'esperienza dell'accoglimento. Ges dalla parte dei deboli e non starebbe mai per noi se ci ritenessimo sani, forti, pi bravi di altri. Qui c' un'accolta meravigliosa di gente che vuoi pregare. Dobbiamo, nel contempo, sperimentare la povert, cio l'atteggiamento di persone che bus- sano alla porta e chiedono che venga loro aperta pur sapendo di non avere il diritto che senz'altro venga aperta. Io, debole, devo sperimentare il deserto, devo sperimentare come il Signore mi conduce, di prova in prova, in quella terra desertica, senza acqua perch, adagio adagio, io mi spogli di troppe cose che vivono con me lungo l'itinerario che eppure penso essere di perfezione. Ci sono parti di me ben corazzate, contro le quali il Signore "si avventa" per sfondarle, fino a che io non abbasser finalmente le armi accettando la resa, passer la mano e dir: Signore, sei pi forte di me. Sar la consegna di me stesso alla sua misericordia. Ma per arrivare a quel punto io devo fare l'e- sperienza della povert, del deserto, della mia miseria. Se non ho fatto fino in fondo l'esperienza di essere accolto, perch pecorella smarrita, perch ho toc- cato con mano l'inanit delle mie amate sicurezze; se non ho profondamente e veridicamente capito di essere accolto come un abbandonato, come uno che sprofondava, io non sapr accogliere gli altri. Ecco perch Paolo dice: "Accoglietevi gli uni gli altri". Io non potr accogliere gli altri se non avr fatta l'esperienza di essere stato accolto io stesso. La mia sar, semmai, un'accoglienza fatta di degnazione o di qualcosa di equivalente. Allora riesco a farmi una idea pi precisa di Cristo che accoglie uno come me nella luce dello Spirito e capisco di essere un concentrato di tutte le persone accolte da Cristo, attese da lui: Nicodemo, Zaccheo, la samaritana, l'adultera, il figliuol prodigo, la pecorella smarrita, il servo perdonato, il pubblicano nel tempio, Pietro che si riteneva migliore, Paolo che, alla fine, riesce a buttar via le sue sicurezze umane, il suo stesso attaccamento alla Bibbia di cui andava cos fiero; Paolo ha sentito che, per essere accolto, bisognava buttar via anche quello, come fosse spazzatura. Quindi, Cristo che accoglie uno come me mi fa verificare dentro di me tutti quei personaggi e lo verifico in verit, senza finzioni davanti al Signore: la verit. Come Cristo ha accolto me, cos accoglie noi, andando contro corrente rispetto ai giudizi soliti, alle morali comuni. Attenzione, amici, perch difficile accogliere come ci raccomanda Paolo. Troppe volte siamo seguaci, anche involon-tari, delle abitudini, di come fanno gli altri; spesse volte amo coprirmi le spalle di morali comuni e solite. Cristo andato in senso opposto e di conseguenza si procurato abbandoni, inimicizie per essere dalla parte degli ultimi, per accogliere tutti noi. Noi ci procureremo abbandoni e inimicizie e spesse volte conosceremo anche l'ingratitudine; non avremo capito ci che vuoi dire donare, accogliere, se non siamo aperti e pronti all'ingratitudine. Credo che Cristo, nella sua vicenda umana, abbia sofferto molto quando i nove non sono tornati indietro per dirgli grazie; Cristo che impara e che cresce in questo senso dell'accoglimento, in quanto accoglie tutti in questo modo. Per capire come Cristo ha accolto noi, dobbiamo lasciarci guidare dal mistero della sua misericordia. Il suo cuore non pu non amare, perch Lui Dio, Cristo e quindi non pu non aver compassione. Mi fermo spesse volte a riflettere sulle parole di Ges: Misereor super turbam. Prova a pensarci sul serio. Ges che, con l'occhio che vaga sul mondo, guarda questa gente e dice di averne compassione, mi fa pensare e riflettere a ci che dice davanti a Gerusalemme: "Gerusalemme, Gerusalemme quante volte ho tentato e non ci sono riuscito". Cristo ha tentato di accogliere, ma il suo dono non stato accettato. C' un passo nella Bibbia che mi colpisce in modo singolare, l dove il Signore dice: "Io non faccio come voi perch Io sono Dio". Lui Dio, pu accogliere, ha viscere di misericordia, il mistero della misericordia: penso a quell'amore che va oltre ogni immaginazione e che ha nome: Eucaristia! "Avendo amato i suoi, li am sino in fondo"; l'Eucaristia che noi stiamo vivendo. Amici, se guardiamo il centro della rivelazione cristiana vi troviamo il volto sfigurato di un Dio crocifisso, scandalo per i Giudei, pazzia per i pagani. Ci che vi si rivela certamente la potenza di Dio : e io credo che nella stoltezza di quel volto sfigurato appare la potenza di Dio, perch lui accoglie il mondo cos, spalanca le braccia in quell'atteggiamento e attira a s il mondo intero. Accoglie cos con quell'impotenza che si rivela essere potenza assoluta per dono del Padre nella meraviglia dello Spirito, poich Dio amore e l'amore la pi alta potenza che ci sia. Si tratta, per, di una potenza che include per natura la disponibilit, dunque la vulnerabilit. Se io sono disponibile, io sono fragile, io posso essere percosso, essere tradito; ma, se amo, sono accogliente e se accogliente anche fragile e vulnerabile. Dio ha voluto vivere in Cristo Ges questa esperienza; si palesa a noi come accoglienza, ma un'accoglienza fragile, vulnerabile, un'accoglienza che soffre. Ges piange, il mio Dio piange, il mio Dio appare come impotente; il male sembra trionfare, eppure io so che lui vince; vince perch accoglie, abbraccia e tira verso l'alto. Sicch devo dire che colui che non ama non corre alcun rischio e se tu vuoi accogliere senza pericolo, non accoglierai mai o meglio accoglierai solo alcuni; ma se sei accogliente, bada, corri mille rischi: persone che sputeranno sul piatto che presenti, che ti morderanno la mano, che si dimenticheranno di te, parleranno male di te. Non devi aver paura, ha fatto cos anche Ges: ha accolto tutti ed stato in verit ripagato da ben pochi. Amare significa rischiare di essere feriti; lo abbiamo sperimentato nella vita. Credo che, come vescovo, appunto perch devo essere l'uomo per eccellenza dell'amore, sono continuamente nell'occasione di provare quanto sia vero che amare significhi correre dei rischi; rischi di essere ferito, vero, cos. Mi consola solo il fatto che il mio Signore ha fatto cos ed proprio ci che si manifesta nella croce del Figlio: la sovrabbondanza della tenerezza di Dio e la sua fedelt fino in fondo si abbassano fino agli estremi limiti di una povert vilipesa e umiliata. Ges ci ha accolti cos: dall'alto della croce, quando lo stanno sferzando le ultime offese, lui mi accoglie: accoglietevi, dunque, gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi. Abbiamo quindi una dimostrazione di potenza di accoglimento che sconquassa tutti i canoni della grandezza. Noi a volte vorremmo essere efficienti per accogliere: Ges apparso sommamente inefficiente per accogliere. Immagino cosa avran detto gli apostoli sentendo quelle parole riferite da san Giovanni, dette da Ges quando si trova innalzato sulla croce: "attirer tutti a me". Com' possibile, avran detto, "il Cristo non pu morire! " eppure, lui accoglieva cos. In Ges l'umile grandezza di un amore interamente spossessato di s. Ho meditato molto su queste parole che avrei dovuto commentare e mi sentivo come uno che era trascinato di abisso in abisso. Per accogliere come Cristo ha accolto noi ci dobbiamo spossessare e spossessare senza fine; e mi accorgo che, nonostante tutto, ci sono ancora tante, tante funi che impedi- scono a me di accogliere Dio e gli altri, come Cristo ha accolto noi. Allora mi veniva sulla penna questa parola: "pazzia" ovvero, come dicono i Santi: "pazzo innamoramento". forse l'espressione che dice meno male questo atteggiamento. Solo chi pazzo, solo chi innamorato in modo pazzo di Dio riesce ad accogliere perch fa come lui; solo facendo cos noi riusciamo ad accogliere come ha accolto lui. Io non riuscir mai ad accogliere i miei fratelli con le mie saggezze, con le mie inventive: mi ci vogliono certe follie che sono l'apice della saggezza, il vertice della spiritualit in ogni caso; e davvero questa pazzia il meglio dell'umanit. E'uomo che veramente accoglie appare stolto, gli si dir "sei un minchione", eppure splende nel meriggio della sua umanit. Amici cari, accogliamoci, dice il Signore; diventeremo anche noi, per via di questa convocazione, spettacolo insolito e miracoloso di uomini che diventano tutta attenzione per gli altri, come se gli altri fossero loro stessi perch Dio cos; Dio sommo accoglimento per natura e noi, essendo Dio in Dio, siamo accoglimento cos come lo lui. Ma se vero che io sono Dio in Dio, devo lasciare che queste verit penetrino profondamente dentro di me. Io sono Dio in Dio. La spiritualit orientale ha riflettuto molto su questo tema: tu sei Dio, figlio di Dio, trono di Dio, sei Dio veramente in Dio. Allora, solo lasciando essere me quello che sono riuscir ad essere, come Dio, accoglienza, anche perch in ogni uomo io vedr lui ed essendo io lui, ed essendo ogni mio fratello lui, sar molto pi facile questo accoglimento. Accogliere anche quando si tratta di alzare la mano per la correzione: accolgo anche allora. Mi vengono in mente le parole che si leggono nella vita di san Giovanni della Croce. Un suo novizio gli disse un giorno: Prego tanto il Signore perch io possa in Paradiso baciare la mano che ha levato contro di me il frustino (perch allora si costumava correggere anche cos). La correzione sempre accoglienza, anzi il non correggere sarebbe un grave tradimento, sarebbe non accogliere. Accogliere correggendo, al di l della collera umana, come facevano i profeti. Io penso al popolo d'Israele accolto, invitato, quando i profeti alzavano la voce, riempiti di Dio, parlavano come Dio, nel nome del Signore. Accogliere sempre, accogliere chi si adagia pigramente, chi protesta o chi vorrebbe sempre marce e manifestazioni, accogliere tutto questo mondo contemporaneo, accogliere chi conservatore, chi progressista perch accogliere gi medicina. Ho riflettuto con voi su questa frase grave e impegnativa dell'apostolo Paolo. Noi ci dobbiamo accogliere, dobbiamo diventare l'esempio, nel mondo, di persone che accolgono. In questo nostro mondo che non sa pi accogliere, in questo nostro mondo tormentato dalle divisioni, siamo persone che accolgono, come veramente Cristo ha accolto noi.
29 aprile 1984
Relazione don Patrizio Rota Scalabrini Biblista del Seminario di Bergamo
EFFUSIONE DELLO SPIRITO SANTO E RICONCILIAZIONE CON DIO E I FRATELLI
DA BABELE A PENTECOSTE
Don Patrizio da principio alla sua relazione con la lettura integrale dei w. 1- 5.11-13 dalcap. 10 della l a Cor: "Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mos nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e perci furono abbattuti nel deserto. Tutte queste cose per accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere. Nessuna tentazione vi ha finora sorpresi se non umana; infatti Dio fedele e non permetter che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi dar anche la via d'u- scita e la forza per sopportarla. " Con questa parola, prosegue l'oratore, san Paolo affronta per nostro ammonimento il pericolo di un cedimento al passato, dell'illusione - che spesso si insinua nel cuore di quei credenti che hanno vissuto e che vivono un'esperienza forte, direi "entusiastica" della fede - di essere al sicuro, la con- vinzione ingenua di avere conquistato e ottenuto una volta per tutte la libera- zione piena, la luce totale. Questa la faciloneria dei fratelli di Corinto e pu divenire anche la faciloneria dei nostri gruppi, dove l'entusiasmo emotivo nasconde i tratti di un saggio realismo con cui necessario considerare la nostra vita cristiana nel Rinnovamento. San Paolo dice chiaramente che attraverso la liberazione dall'Egitto e la guida divina nel deserto, anche Israele ebbe delle esperienze simili alle nostre, che sono cristiane, battesimali, eucaristiche; eppure la maggior parte di essi non fu gradita a Dio e mor nel deserto. Il destino tragico di quegli Israeliti infedeli pu segnare la conclusione della sicurezza arrogante dei fratelli di Corinto, ma potrebbe anche diventare la conclusione di chiunque crede di stare saldamente in piedi, di avere gi raggiunto la sicurezza. Se tutto questo si esaurisse con la sola minaccia, potrebbe sembrare che la parola di Dio, spogliandoci delle nostre sicurezze, ci getti poi in braccio alla disperazione, alla convinzione di non poter superare le prove. Ebbene, Paolo corregge subito anche questo errore asserendo che se Dio permette la tenta- zione, ci non vuoi dire che il suo amore per noi finito, che cessata la sua misericordia: egli da ai credenti la forza per non uscire sconfitti dalla tentazione. L'ammonimento di Paolo dunque questo: n presunzione n disperazione, ma fiducia; fiducia che si fonda sulla fedelt del Signore e non sulle nostre deboli e illusorie forze umane. Credo che questa sia un po' la situazione di tutti noi, dei nostri gruppi, comunit, parrocchie. Abbiamo sperimentato un passaggio radicale: essere salvati dal Signore, ammaliati, catturati, conquistati dal Signore eppure, dob- biamo dirlo, continuiamo ad avere reali legami con una vita di peccato. Nella parola di Dio sono abbondantissime le riflessioni di questo tipo: eccone un'altra, dalla lettera di Paolo apostolo ai Romani, cap. 6, dove si esalta il credente libero dal peccato e nello stesso tempo c' un'esortazione a non peccare pi: "Non regni pi dunque il peccato nel vostro corpo mortale... non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato... il peccato non dominer pi su di voi." Mi sembra evidente una situazione che noi diremmo quasi paradossale, ma la condizione della nostra esistenza di pelle- grini sulla terra: liberi dal peccato, esortati a eliminare il peccato che minaccia costantemente la nostra esistenza. Siamo invitati ad attuare continuamente la seconda conversione, come disse padre Raniero Cantalamessa nell'81, nella quarta Convocazione nazionale. Se questa la nostra condizione, di gente salvata ma ancora peccatrice, gente catturata dal Signore, ma ancora nel peccato, bene che noi ci rendiamo conto di che cos' conversione, penitenza, perdono, riconciliazione. Conversione - intendo mettere in risalto il cambiamento radicale - noi diremmo la svolta fondamentale - che si ha nel nostro orientamento di vita. La conversione si esprime in: Penitenza - intendo l'insieme dei gesti, delle azioni, degli atti, con i quali questo mutamento radicale di vita si esprime; da frutti (una vita penitenziale); Perdono non un atto nostro, ma l'iniziativa del Signore nei nostri confronti, la sua misericordia. Noi ci convertiamo e facciamo penitenza perch il Signore ci perdoni - o meglio, perch ci ha perdonato, ci ha usato misericordia; Riconciliazione intendo tutto questo processo, cos come detto, ma soprat- tutto intendo lo scopo di questo processo, cio giungere a un'amicizia rianno- data con Dio e con i fratelli.
I DUE SIMBOLI
Ci siamo interrogati nel gruppo di Bergamo su che cosa poteva essere "ri- conciliazione" e abbiamo trovato due simboli. Ci siamo detti: che cos' l'uomo non riconciliato? che cos' l'uomo lacerato, confuso? da quale simbolo pu essere rappresentato nella Bibbia? Cercando nella parola di Dio, ci sembra che il simbolo pi chiaro sia Babele, simbolo di un uomo straniero a se stesso, lacerato, confuso, irrequieto. E seguendo la suggestione che ci da la liturgia, vediamo che la Chiesa ci fa leggere il brano di Babele nel giorno di Pentecoste. Ci siamo detti allora: qual l'altro polo, l'altra realt? l'uomo di Pentecoste. Babele l'azione degli uomini, che li allontana da Dio, Pentecoste l'azione di Dio che richiama a s gli uomini. Mi sembra allora di poter dire che "riconciliazione" questo passare da Babele a Pentecoste e questo vale'per ogni credente. Per noi del Rinnova- mento la stessa cosa: passare dalla confusione, Babele, all'unit, Penteco- ste: passare dalla paura al coraggio, dalla lacerazione alla riconciliazione. Mettere insieme Babele e Pentecoste non arbitrario: prima di tutto lo giustifica la liturgia, l'uso che la Chiesa fa di quei testi e poi lo studio scientifico di questi: sembra infatti, analizzando il libro di Atti, che Luca abbia concepito il suo racconto di Pentecoste come la restaurazione dell'unit perduta a Babele (Gen 11, 1-9). Cosa intendiamo per Babele? Non soltanto un episodio storico, capitato chiss quando, chiss dove: intendiamo quella serie di racconti, che poi rac- colta nel brano di Babele, che racchiude tutta una storia di peccato di uomo che ancora viva, ancora nei nostri giorni; Babele, simbolo dei primi undici capitoli della Bibbia, non ancora finita. Babele simbolo diventa la citt di Adamo ed va, feriti dalla conoscenza del bene e del male; di Caino, che non era il custode di suo fratello; di Lamec, che per un semplice scalfittura uccide un giovane guerriero. Babele soprattutto la citt degli uomini che non possono pi capirsi e non vogliono pi parlarsi. Pentecoste. Anche qui non intendo solo un episodio capitato quasi duemila anni fa alla Chiesa di Gerusalemme: intendo una realt che ancora viva, anzi, ancora una promessa per molti aspetti, una promessa sempre presente l dove il'Signore effonde il suo Santo Spirito, l dove il Signore sinceramente cercato e invocato con cuore di figli. Questa Pentecoste. Babele ancora viva, Pentecoste ancora viva, pi attuale che mai. Che cos' Babele?
Babele
Babele sono orecchie, bocche, occhi, mani, piedi e soprattutto cuori. Sono orecchie che non ascoltano, o meglio non ascoltano attentamente, ascoltano male: non si pu perdere tempo a Babele, c' tanto da fare, c' un'impresa senza limiti, non si ascolta pi. un mondo in cui si crede di ascol- tare, ma non si obiettivi nell'ascolto: ci sono pregiudizi, che travisano le parole dell'altro; ci sono le paure, che ti fanno anticipare la risposta prima che l'altro abbia finito di parlare; ci sono i sogni, per cui ascolti i tuoi sogni, non le parole dell'altro. E tutto comincia da un cattivo ascolto di colui che davvero l'Altro. va non ha ascoltato attentamente il Signore. Quando il serpente le domanda: vero che Dio ha proibito di mangiare di tutti gli alberi del giardino?, essa prontamente corregge: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete" (Gen 3, 2-3). Dio ha detto solo di non mangiare, lei ha detto anche "di non toccare". Cio, va ha ascoltato soltanto se stessa, i suoi pregiudizi, ha gi ascoltato i suoi dubbi su Dio: essa gi non crede pi in quel Dio Padre. Babele sono bocche: che parlano, ma parlano male, non parlano corretta- mente. Non sono parole che edificano, che comunicano, ma che distruggono, creano barriere. Sono, p.e., le parole di Adamo che accusa va, parole che elu- dono i problemi. Sono le parole di Caino che esprimono indifferenza e menzogna: dopo che ha gi ucciso il fratello dice: son forse io il custode di mio fratello? (Gen 4,9). Sono parole soprattutto di orgoglio, di presunzione, di gente piena di s: Venite, fabbrichiamoci una torre la cui cima giunga fino al ciclo e facciamoci un nome (Gen 11, 4). Non c' posto per parole di lode di Dio a Babele, non ci sono parole di creazione e di salvezza, ma solo linguaggio confuso di risentimento, di accusa: chiacchiere. Babele sono occhi: "Allora la donna vide che l'albero era buono da man- giare, gradito agli occhi e desiderabile..." (Gen 3, 6). Oppure Caino: "Perch sei irritato, Caino, perch il tuo volto abbattuto? perch guardi per terra?" (Gen 4, 6). Oppure il misterioso episodio dei figli di Dio con le figlie degli uomini: "I figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle..." (Gen 6,2). Sono torbidi gli occhi, a Babele: uccidono, seducono, raggelano, sporcano. Come sono diversi questi occhi dagli occhi di Dio, il quale guarda con benevo- lenza ogni cosa: "E Dio vide che ogni cosa era buona" (cfr Gen 1). Babele sono mani: mani che lavorano ma che si stancano presto, prendono, accaparrano, feriscono o addirittura uccidono come quelle di Caino. Sono mani chiuse, non aperte, non levate verso il ciclo, ma pugni chiusi puntati contro il cielo. Come sono diverse dalle amorevoli mani di Dio, il quale plasma l'uomo con cura e attenzione (Gen 2, 7) e con le sue mani, anche dopo che l'uomo aveva peccato, fece vestiti per Adamo ed va (Gen 3,21)! Babele sono piedi: questi uomini non passeggiano pi con Dio alla brezza della sera, come Adamo ed va, ma fuggono. Nella Bibbia detto che solo due uomini camminarono con Dio: No ed Enoc (Gen 5, 24), gli altri fuggono, come Caino, o si disperdono su tutta la terra, lontani gli uni dagli altri, come gli uomini di Babele, dopo che Dio confuse le lingue. Babele sono cuori. Bisogna risalire da orecchie, bocca, occhi, mani, piedi, verso l'intimo dell'uomo, quello che la Bibbia chiama cuore, e domandarci qual la qualit del cuore a Babele. Anzitutto non sono pi cuori di figli. Gi con Adamo ed va si rotto il rapporto amicale, sono diventati estranei, Dio per loro motivo di confusione e di vergogna, fuggono dal suo cospetto. Ea loro vita, non pi protetta e custo- dita, diventata nuda, indifesa. Il cuore di Babele un cuore irrequieto, in fuga: "Adamo, dove sei?"; "Caino, dov' tuo fratello?" Caino fugge in terra di Nod, che significa fuga: fugge in terra d'inquietudine, oppresso dalla colpa, dal rimorso; non spera pi nel perdono: "Troppo grande la mia colpa per poter ottenere perdono! " (Gen 4, 13). Sono cuori in cui non c' attenzione al fratello ma soltanto ambiziosi progetti e invidie. In un testo classico sul cuore umano che precede il racconto di Babele, (Gen 8, 21) troviamo: "Non maledir pi il suolo a causa dell'uomo, perch l'istinto del cuore umano incline al male fin dall'adolescenza: non colpir pi ogni essere vivente". E se, come dice Ges nel vangelo di san Luca al cap. 7,45, "la bocca parla dalla pienezza del cuore", la confusione del linguaggio di Babele la confusione del cuore di Babele: potremmo dire che il cuore di coloro che pensano di salvare se stessi da soli, di essere padroni della propria vita e che basta fidarsi dei propri mezzi, della propria sapienza, della propria forza, della propria ricchezza. Ma, come dice Geremia (17, 5) "maledetto l'uomo che confida nell'uomo, che pone nella carne il suo sostegno". Eppure, Dio non ha maledetto l'uomo per il suo peccato: ha maledetto la terra e il ser- pente, ma non l'uomo. L'uomo si sente maledetto perch il suo cuore lon- tano dal Signore; sa che dovrebbe dipendere da Dio e fidarsi del suo amore, ma ha deciso di bastare a se stesso, di vivere, come Adamo ed va, tutte le volte che pecchiamo, escluso dalla familiarit con Dio, nascosto dal Signore, come dice il testo biblico in Gen 3,8. Da questa spaccatura del suo cuore derivano tutte le altre: il rapporto ambiguo di Adamo con va, dal Creatore voluta come compagna fidata e fedele della sua esistenza, o il rapporto con la terra, che il Signore aveva voluto casa accogliente per l'uomo e che invece diventa avara e matrigna. Questa Babele, alla quale tutti partecipiamo e dalla quale siamo chiamati ad allonta- narci mediante un cammino di conversione e riconciliazione. In questi anni, nel nostro piccolo gruppo ci siamo interrogati pi volte su qual il fondamento della vita cristiana. Abbiamo trovato in Paolo, 2 Cor 5,17, una parola molto bella, che dice che cosa essere cristiani: "se uno in Cristo, una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuo- ve" . Credere semplicemente che Ges risorto non basta a cambiare la nostra vita. solo l'essere immersi nella potenza della risurrezione che ci cambia. Ecco che cosa dice Pietro il giorno di Pentecoste, nel primo annuncio cristiano: "Questo Ges Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire" (At 2, 32-33). Questa vita cristiana, vivere nella forza della risurrezione attra- verso l'effusione dello Spirito in noi. La vita cristiana perfeziona la vita di fede di Israele. Israele era convinto che Dio era con lui, era l'Emmanuele. Ora, con il Risorto che effonde il suo Spirito, possibile una tappa pi intima, pi profonda: Dio in noi. Ci sono nel N.T. tante affermazioni in tal senso, delle quali, a causa di una deplorevole assuefazione, finiamo col perdere la forza. Vi propongo solo qualcuno di questi numerosissimi testi: "Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito Santo di Dio abita in voi?" (1 Cor 3, 16). "Voi non siete per sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi.... E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Ges dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti dar la vita anche ai vostri corpi mortali, per mezzo del suo Spirito, che abita in voi". (Rom 8, 9-11). "Io pregher il Padre ed egli vi dar un altro Consolatorc, perch rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verit. Voi lo conoscete, perch dimora presso di voi e sar in voi" (Gv 14, 16-17). Credo che possiamo affermare con certezza che la vita cristiana non un agire bene, un "fare i bravi"; non una serie di convinzioni o di opinioni sul mondo e sull'uomo; non uno sforzo umano, ma innanzi tutto un venire rivestiti dall'alto del dono dello Spirito del Signore risorto. L'esperienza profonda, ineffabile, serenissima dell'effusione dello Spirito Santo nei nostri cuori esperienza radicale che qualifica la vita cristiana come un'esistenza redenta. 10 Spirito la perla preziosa che il mercante trova e per la quale vende tutte le altre perle; lo Spirito il tesoro che un uomo trova nel campo e per il quale vende con gioia tutti i suoi averi per avere il campo e con esso il tesoro. Questo vero di ogni esperienza autenticamente cristiana; a maggior ragione, direi, del Rinnovamento nello Spirito. E solo lo Spirito Santo effuso nei nostri cuori che ci pu permettere di dire che Ges Cristo il Signore, come dice Paolo. solo perch lo Spirito vive in noi che possiamo vivere nella beata legge di Dio e dare sapore e significato alle splendide parole del Deuteronomio: "Questo comando che oggi ti ordino non troppo alto per te n troppo lontano da te. Non nel ciclo perch tu dica: chi salir per noi in ciclo, per prendercelo e farcelo udire, s che lo possiamo eseguire? Non di l dal mare perch tu dica: chi attraverser per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire s che lo possiamo eseguire? Anzi, questa parola molto vicina a te, nella tua bocca e nel tuo cuore, perch tu la possa eseguire" (Dt 30, 11-14). Questa parola che in noi lo Spirito Santo, dono continuo che Dio fa di se stesso alla nostra libert; che continuamente ci viene donato attraverso le innumerevoli vie di grazia, sacramenti, preghiera, ascolto della Parola, pratica della carit. Vita cristiana pertanto Pentecoste, l'aver incontrato l'effusione dello Spirito del Signore risorto. Che cos' Pentecoste?
Pentecoste
Pentecoste sono cuori, orecchie, bocche, occhi, mani, piedi. Che cuori ci sono a Pentecoste?: cuori trafitti, come leggiamo in Atti 2, 37- 38: "All'udire tutto questo si sentirono trafiggere i cuori e dissero a Pietro e agli altri apostoli: Cosa dobbiamo fare, fratelli? E Pietro disse: Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Ges Cristo". Sono cuori pentiti. molto diversa la tristezza che porta al pentimento da quella che da il mondo: come dice Paolo in 2 Cor 7, 9-10: "Vi siete rattristati secondo Dio e cos non ne avete ricevuto alcun danno... perch la tristezza secondo Dio produce un pentimento irrevocabile che porta alla salvezza, mentre la tristezza del mondo produce la morte". Sono cuori consolati o meglio confortati, cio "forti-con". Non pi cuori impauriti, come quelli degli apostoli chiusi nel cenacolo, ma cuori coraggiosi e forti, della Forza con la quale sono stati rivestiti dall'alto. Sono cuori pacificati, non cuori perennemente in guerra come a Babele. Subito dopo la Pentecoste - cos dice il testo di Atti 4,32 - "la moltitudine di quelli che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola". Sono cuori che, anche negli affanni, non sono agitati, non sono pi prigionieri, come a Babele, di quella frenesia che ci travolge, che ci fa dimenticare chi siamo. Sono cuori intelligenti, non del quoziente intellettivo che discrimina le persone, ma della sapienza dello Spirito Santo, grazie alla quale gli apostoli possono prendere decisioni anche molto serie e difficili, per i gravi problemi della Chiesa primitiva. Sono cuori docili, non induriti, che si lasciano condurre dalla discreta ma potente mano di Dio. Ma soprattutto sono cuori di figli: "Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio" (Gai 4, 6) o, ancora: " lo Spirito che ci rende figli di adozione, per mezzo del quale noi gridiamo 'Abba Padre'" (cfr Rm 8, 15). Non riceviamo soltanto il titolo di figli, lo diventiamo realmente perch trasformati in Ges. Sotto l'azione dello Spirito Santo i nostri cuori diventano cuori di figli che si sentono finalmente a casa loro. Pentecoste sono orecchie che ascoltano. "Erano assidui nell'ascolto del- l'insegnamento degli Apostoli" (At 2, 42). Ascoltare attentamente, non distrattamente, la parola di Dio: s'impara cos anche la paziente educazione all'ascolto, il duro esercizio dell'ascoltare. S'impara a prendere tempo per ascoltare un po' di pi: il proprio marito, la propria moglie, i figli, i genitori, gli amici. Per ascoltare un fratello del tuo gruppo, magari quello che non osa, che non sa esprimersi e che nessuno ascolta. Questo un segno di Pentecoste: la capacit di ascoltare molto, di dare la possibilit di essere ascoltati. Un ascolto obiettivo, autentico, di Dio e degli altri, vincendo i pregiudizi, le paure, i sogni, i desideri: ascolto di quello che mi dice l'altro, non di me stesso. Pentecoste sono bocche sulle quali abbonda la lode e la preghiera, com' detto nel libro degli Atti: sono bocche che sanno dire bene, "bene-dire". Con- trariamente a Babele, a Pentecoste si esercita l'umile critica sulle parole, non soltanto sulle parole dell'altro, per vedere se edificano, se fanno camminare oppure se bloccano il cammino, se costruiscono veri rapporti con gli altri o se creano barriere. Bocche che hanno intrapreso la seria fatica di costruire con le proprie parole, di imparare a pregare, a parlare con coraggio, con intelligenza, con disponibilit al confronto, con efficacia, con tanta pazienza. Leggiamo in Atti 4, 31: "Quand'ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati trem e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunciavano la parola di Dio con grande franchezza. Pentecoste sono occhi, che vedono e guardano in modo diverso, che sanno vedere innanzi tutto l'agire di Dio; sguardi che fanno vivere, che non uccidono, non sporcano; occhi benevoli come quelli di Dio. Nel racconto del primo miracolo dopo la Pentecoste, Atti 3, 4, - Pietro e Giovanni che vanno al tempio -, detto: "Allora Pietro fiss lo sguardo sullo storpio insieme a Giovanni e disse: Guarda verso di noi". guardando il costato di colui che morto e risorto che s'impara la benevolenza degli occhi, a vedere ci che nella vita promessa, grazia, bellezza. Pentecoste sono mani: "Erano assidui nello spezzare il pane... e ciascuno faceva parte delle proprie sostanze a tutti secondo il bisogno di ciascuno" (At 2 ;
42-45). Questa la Chiesa nata da Pentecoste: mani aperte, generose, non mostruose come quelle di Caino, mani umane, laboriose; sono mani in armonia con una mente illuminata e un cuore rinnovato, mani del saluto, dell'incontro, dell'accoglienza, di solidariet, di condivisione; mani tese aperte, in preghiera verso il ciclo. Pentecoste infine, sono piedi: lo storpio, appena guarito, balza in piedi e cammina, salta, loda Dio. Sono i piedi dei messaggeri di liete notizie, che non temono di affrontare le grandi distanze dell'impero romano pur di portare celermente la lieta notizia dalla quale sono stati catturati, alla quale hanno avuto la fortuna di aver parte. Ecco Pentecoste. Un uomo trasformato dallo Spirito del Signore risorto che sa che il mondo gi stato giudicato con il suo peccato; che ha riconosciuto le sue colpe e nel contempo la misericordiosa fedelt di Dio. Una piccola annotazione: in ebraico lode e confessione del peccato sono espressi con la stessa parola, "tdh". L'uomo che confessa sinceramente il suo peccato confessa anche il perdono di Dio, cio rende lode a Dio. Questo Pentecoste: cuori trafitti, ma cuori riconciliati che lodano.
IL RNS: CHIAMATO DA BABELE A PENTECOSTE
Ogni credente, ogni comunit cristiana, ogni movimento e quindi anche il nostro Rinnovamento in ogni suo gruppo, tutti siamo chiamati da Babele a Pentecoste e ognuno deve esaminare seriamente se stesso per vedere quanto in lui c' di Babele e quanto di autentico spirito di Pentecoste. Questo il primo passo su.un cammino di verifica per il quale propongo alcune considerazioni non generalizzanti, ma generiche, scaturite dalle riflessioni del nostro piccolo gruppo di Bergamo, che le applica anzitutto a se stesso: 1 - Effusione: necessario prendere sempre pi coscienza che la vita cristiana resa possibile dalla continua effusione dello Spirito Santo, che con modalit e frutti diversi viene resa possibile dai sacramenti, dalla preghiera, dalla pratica della carit. Questo un aspetto specifico della spiritualit del nostro Rinnovamento: noi non siamo e non dobbiamo diventare semplicemente dei gruppi di preghiera, noi dobbiamo essere gruppi di preghiera di Rinnovamento, al cui centro c' la spiritualit della Pentecoste. La preghiera di effusione un momento privilegiato per la crescita del Rinnovamento e dei suoi membri. "Ora per l'effusione passata in secondo ordine..." A suffragio della sua tesi, don Patrizio legge il testo della parte di relazione che p. Raniero Cantalamessa tenne durante la VI Convocazione nazionale, 1983, e che inizia appunto con le parole su riportate (v. Alleluia n. 3/83, p.6). Noi sottoscriviamo pienamente - prosegue l'oratore - sia l'analisi sia la presa di posizione di padre Raniero. Il Rinnovamento ha il diritto di esistere solo se aiuta a scoprire e a fare spazio all'azione potente dello Spirito. Compito nostro un'incessante preghiera di supplica e di lode a Dio perch ci doni la 'cosa buona' promessa da Ges, ossia lo Spirito Santo (cfr Le 11,13). A proposito della effusione o battesimo nello Spirito nel Rinnovamento carismatico, p. Yves Congar - uno dei pi insigni teologi viventi - scrive: "La teologia delle 'missioni divine', che noi abbiamo esposto, permette di situare teologicamente questa nuova venuta dello Spirito Santo. Ammettendo, naturalmente, che questa venuta sia reale, cosa di cui non dubitiamo quando i frutti dello Spirito denunciano la sua benedetta presenza" (Y. Congar, Credo nello Spirito Santo, voi. 2, pag. 212-213, Queriniana, Brescia 1982). C' dunque un luogo per conoscere e sperimentare la misteriosa e potente presenza dello Spirito Consolatorc: la preghiera e i seminari di preparazione all'effusione dello Spirito devono perci essere al centro dei desideri, progetti, calendari, attivit dei gruppi di Rinnovamento. 2 - Riconciliazione: questo cammino si attua attraverso i mezzi suggeriti dalla Chiesa e dalla stessa parola di Dio, mezzi classici, noti, ma che bene ricordare: ascolto della parola, preghiera, digiuno visto come preghiera, carit. Accanto a questi, la via sacramentale, in qualche modo insostituibile, il sacramento della penitenza. I sacerdoti e le persone teologicamente pi preparate dei nostri gruppi devono provvedere a una crescita di sensibilit morale di tutti i membri del gruppo per una celebrazione pi metodica del sacramento della confessione. Tempi ravvicinati e conoscenza dei propri peccati portano a una buona confessione che ci fa riconoscere la grandezza della misericordia e del perdono di Dio. 3 - Ascolto: un cuore rinnovato deve esprimersi in un rinnovato ascolto della parola di Dio, pi attento, pi serio, pi intenso. necessario che il nostro rapporto con la Bibbia si faccia personale, intimo, affinch la Parola diventi pane della nostra vita quotidiana. I nostri gruppi devono crescere nella conoscenza della Parola: attraverso essa che il Signore ci parla e dobbiamo imparare ad ascoltare attentamente, con obiettivit, con autenticit, per esserne nutriti. Chiediamo la forza dello Spirito Santo perch quelle parole di vita eterna diventino vita in noi: il nostro cuore ne gioir e gioir per sempre. Alleluja! Debbo ringraziare tutti i membri del nostro gruppo di Bergamo per gli spunti che mi hanno dato e ai quali ho cercato di dare forma. Un grazie in particolare ai fratelli del pastorale e a un collega del seminario di Bergamo, don Sergio Colombo, parroco a Redona (Bg) dai cui interventi ho tratto spunti per un'articolazione antropologica della relazione. Infine, ma pi di tutti, debbo ringraziare l'altro sacerdote del gruppo, don Caldino Beretta, per i consigli e l'aiuto datemi.
Intervento Mons. Fiorino Tagliaferri Presidente della Com. Ep. DellApostolato dei Laici e Assistente Generale dellAzione Cattolica
COME IL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO PUO ESSERE FERMENTO DI COMUNIONE E DI RICONCILIAZIONE NELLA CHIESA
Essere fermento di comunione e di riconciliazione nella Chiesa: un impegno splendido. Perch Comunione e Riconciliazione sono la vita della Chiesa, il suo perch, la sua identit. La Chiesa comunione crescente attraverso la riconciliazione continua. comunione che si espande attraverso il dilatarsi della riconciliazione. Cos che la ecclesialit delle nostre associazioni, movimenti, gruppi, ha il suo spazio di verifica nel servizio fedele alla riconciliazione comunionale. Per offrire a questa vostra convocazione alcune proposte concrete, ho ritenuto opportuno ricavarle da una pagina della dottrina conciliare, che ritengo p articolarmente attinente alla vostra spiritualit: il n. 4 della Lumen gentium. un testo nel quale viene annunziata e celebrata l'iniziativa vivificante dello Spirito Santo nelle persone e nella comunit ecclesiale.
"Il giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare continuamente la Chiesa, e affinch i credenti avessero cos per Cristo accesso al Padre in un solo Spirito. Questi lo Spirito che da la vita, una sorgente di acqua zampillante fino alla vita eterna; per Lui il Padre rida la vita agli uomini morti per il peccato, fin che un giorno risusciter in Cristo i loro corpi mortali. Lo Spirito Santo dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio, e in essi prega e rende testimonianza della loro adozione filiale".
Nella parte successiva del testo, la dimensione comunionale prevalente, ma lo dando risalto alla vivacit e variet di quella originale comunione che la Chiesa, nella quale le persone non si annullano, ma vengono valorizzate proprio dall'unit che le compagina. Nella comunione ciascuno pi persona: perch la reciprocit valorizza la personalit. Nessuno se stesso da solo: la pienezza umana non l'io, ma il "noi". Di conseguenza, l'unit ecclesiale non somma, ma vita. E di questa vita, nel testo conciliare, vengono messi in evidenza gli aspetti pi dinamici: la conoscenza e le opere, il vigore spirituale e la fecondit dell'azione. C' nel testo, una sequenza di verbi che spalanca orizzonti sconfinati all'accoglienza e alla risposta: a quello, cio, che lo Spirito dona alla Chiesa e a quello che le domanda. E i verbi sono cos concreti che la Chiesa non pu essere pensata come una astrazione o come un ente anonimo, ma appare chiaramente come spazio dentro il quale tutti insieme siamo interpellati a nome.
Egli guida la Chiesa per tutta intera la verit, la unifica nella comunione e nel ministero, la istruisce e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti. Con la forza del Vangelo fa ringiovanire la Chiesa, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo".
Ed ecco, allora, ricavandole da questa pagina conciliare, le proposte per i vostri gruppi che vogliono essere fermento di comunione e di riconciliazione nella Chiesa. Le riassume in tre:
1) il rapporto tra gruppo e persone, 2) il rapporto tra le varie aggregazioni ecclesiali: comunione tra loro, 3) il rapporto di tutte le aggregazioni ecclesiali con la Chiesa locale.
Rapporto tra gruppo e persone
Per tutte le aggregazioni ecclesiali c' un impegno fondamentale: pro- muovere e sostenere la maturit delle persone. Parlando a voi, penso a tutte le nostre aggregazioni ecclesiali, le quali devono diventare sempre spazio per la crescita di uomini e donne consapevoli e responsabili della propria vita, della fede, della loro specifica vocazione, delle scelte decisionali dell'esistenza. Bisogna che i nostri gruppi siano promozionali pi che protettivi, che non si sostituiscano o sovrappongano alle persone, fagocitandone ogni esperienza o impegno: che non si identifichino con la loro vita cristiana o con la loro vocazione, ma ne aiutino e sussidino lo sviluppo. Non devono avere la pretesa - n hanno il compito - di creare l'identit delle persone, tanto meno di possederle, forgiarle, gestirle: si tratta invece di aiutarle a crescere nella maturit cristiana e umana, secondo la parola di Giovanni Paolo II: "aiutate le persone a pervenire al massimo livello di chiarezza con se stesse e con l'i- deale di vita scelto". Riascoltiamo, a questo riguardo, alcuni insegnamenti del Concilio:
"Di ben poca utilit saranno le cerimonie pi belle o le associazioni pi fiorenti, se non sono volte a educare gli uomini alla maturit cristiana" (Presbyterorum Ordina n. 6). ( " fortemente richiesto dal nostro tempo di suscitare uomini e donne, non tanto raffinati intellettualmente, ma di forte personalit" (Gaudium et Spes n. 31).
E, affinch queste affermazioni non sembrino generiche come astratte formulazioni di principio o come benevole esortazioni, la dottrina conciliare ci descrive in che consiste questa "maturit" e questa "forte personalit". Sono uomini e donne, "i quali, nel pieno riconoscimento dell'ordine morale, sappiano obbedire alla legittima autorit e siano amanti della genuina libert; persone, cio, che siano capaci di emettere giudizi personali nella luce della verit, di svolgere le proprie attivit con senso di responsabilit, e che si impegnino a perseguire tutto ci che vero e buono, generosamente disposti a collaborare a tale scopo con gli altri" (Dignitatis humanae n. 8).
Rapporto tra le varie aggregazioni ecclesiali: comunione tra loro
Ritengo che per tutte le nostre associazioni, movimenti, gruppi, questo impegno sia inseparabile dalla loro ecclesialit. Arriverei a dire, addirittura, che la verifica e la riprova della ecclesialit di un gruppo, movimento, associazione la sua volont, disponibilit, ricerca di essere ecclesiale assieme agli altri gruppi, movimenti, associazioni. Ed in vista di questo obiettivo che si evidenzia il valore positivo e propositivo della "riconciliazione", che non consiste appena nel superare le discordie, ma nel costruire la comunione: o meglio, nel costruirsi attraverso la comunione. La comunione oggettivamente pregiudiziale per la ecclesialit delle aggregazioni. La comunione: cio l'armonia dei diversi. Gli opposti della comunione, infatti, sono la divisione e l'annullamento passivo delle diversit. Perch far comunione non vuoi dire essere uguali o diventare uguali, ma volersi insieme, superando se stessi. Mi servo di un'analogia. S. Giovanni afferma che se non ci amiamo tra noi e diciamo di amare Dio, siamo bugiardi (cfr. 1 Gv 4, 20). Non arbitrario applicare questo criterio alle aggregazioni, le quali dimostrano di voler essere davvero ecclesiali, se lo vogliono nella comunione tra loro. La fioritura di forme associate, in questi ultimi tempi, certamente un dono dello Spirito e un segno della vitalit della Chiesa. In questo senso, la pluralit non fa problema. Fa problema, invece, la realizzazione della comunione tra loro. grazia che ci siano. Ma necessario che si riconoscano, si vogliano, diventino complementari per l'unica Chiesa. Questo vuoi dire "riconciliazione": che si riconoscano, si vogliano, diventino finalizzate intenzionalmente ed effettivamente, non gi a realizzare se stesse o a realizzare la Chiesa in conformit al loro progetto, ma a servire, le une con le altre, la comunit della Chiesa. Perch "chi ama.il suo ideale di comunit cristiana pi della comunit cristiana stessa, distrugger ogni comunione cristiana, per quanto sincere, serie, devote siano le sue intenzioni personali" (D. Bonhoeffer, La vita comune, Brescia, 1972, p. 54). Far comunione tra aggregazioni, per servire la comunione dell'unica Chiesa: quanto chiesto anche a voi. E vorrei suggerirvi alcune indicazioni che mi sembrano avere particolare attinenza con il progetto dei vostri gruppi. Riguardano quella che possiamo chiamare " spiritualit di comunione", da promuovere tra le varie aggregazioni ecclesiali. Nel proporla, mi riferisco a due correlazioni che sono irrinunciabili per una autentica spiritualit cristiana: la correlazione tra docilit allo Spirito e diversit ecclesiali; la correlazione tra servizio e condivisione. Mediante queste correlazioni si sviluppa la spiritualit di comunione. Innanzitutto, la correlazione tra docilit allo Spirito e diversit ecclesiali. La spiritualit cristiana - come voi ben sapete - consiste nella docilit del nostro spirito allo Spirito di Cristo. Non solo interiorit. Non stare con se stessi, ma lasciarci condurre da Dio. Di conseguenza la nostra originalit cristiana ed ecclesiale non garantita dalla nostra inventivit, ma dalla nostra docilit allo Spirito di Dio. Anzi, la libert dei figli di Dio consiste nell'essere guidati da Dio: "tutti quelli, infatti, che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio", come dice realisticamente san Paolo (Rm 8, 14), il quale spiega che "avere lo Spirito di Cristo" significa volere "appartenergli" (Rm 8, 9). splendido questo passaggio da "avere" ad "essere posseduti". Avere lo Spirito non vuoi dire impossessarsene, ma esserne gestiti. Tutto questo prende ancora maggiore rilevanza nell'evento della riconciliazione, di cui autore Cristo: secondo l'insegnamento di san Paolo, non ci riconciliarne da noi, ma siamo riconciliati da Dio. Dio "che ci ha riconciliati con s mediante Cristo" (2 Cor 5, 18). Di qui l'appello appassionato: "lasciatevi riconciliare con Dio! " (ivi 5,20). E il dono e l'iniziativa di Dio che ci conduce a Dio. Conducendoci a s, ci avvicina tra noi. La diversit dei doni destinata cos a moltiplicare le strade lungo le quali lo Spirito ci raggiunge, ci attrae e ci avvicina. E la docilit allo Spirito consenso contemporaneo al richiamo dello Spirito e all'incontro con gli altri: "ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio " ( 1 Pt 4,10). Il suo dono che in noi cerca il dono che negli altri, perch la diversit l'opposto dell'autosufficienza: anzi, rispecchia e riecheggia lo Spirito, se conduce all'armonia. Ancora pi rilevante, in ordine alla spiritualit di comunione, la correlazione tra servizio e condivisione. chiaro che, nella Chiesa, ci si aggrega non per cercare soddisfazione o affermazione, ma per aiutarci a rispondere al Signore. C' un traguardo verso il quale si sa di dover andare e si cercano compagni di viaggio. Ma quel viaggio non n una gara n una conquista: una risposta a Cristo il quale ci chiama per mandarci. il Cristo che chiama, raccoglie e manda: questa la dinamica evangelica scandita dai tre grandi imperativi: Vieni! Rimanete nel mio amore! Andate! La chiamata personale, ma la missione condivisa nella comunione. Nessuno realizza in s la totalit dell'apostolato, la totalit della missionariet. L'apostolato si realizza nella Chiesa, nell'essere Chiesa e nell'esserlo insieme. Non per niente Ges dice: Andate. Io sono con voi. Per essere sicuri che Egli con noi, bisogna essere un noi comunitario, nel quale si compongono le diversit dell'io. venuto il momento che le nostre aggregazioni si facciano carico di questa condivisione. Pi che problema di tecniche organizzative, impegno per acquisire una nuova mentalit: la mentalit della "compresenza, complementarit, corresponsabilit". "Nessuno pu ignorare che la variet dei doni indica implicitamente la loro complementarit. Ciascuno, prendendo atto del suo limite, ma cosciente altres del dono ricevuto, si deve aprire a quell'integrazione che rende completo nelle sue varie manifestazioni il Corpo del Signore, cio la Chiesa. Il che trova la sua valida applicazione, non solo quando si tratta di persone, ma anche quando si tratta di gruppi, movimenti, associazioni. Ciascuno deve riconoscersi debitore all'altro, come realt di una sola e medesima Chiesa" (Comunione e Comunit, n. 65). bello vincere la tentazione, che pu capitare a tutti, di "difendere" la Chiesa da una falsa ecclesialit degli altri, dalla diversit di coloro che non coincidono esattamente con la nostra sensibilit e con il nostro metodo. Anche tra le aggregazioni ecclesiali la spiritualit di comunione deve promuovere una cultura di comunione: favorire un insieme di convinzioni, di atteggiamenti, di rapporti che promuovano una vera cultura di comunione, la quale postula alcuni valori umani: l'attitudine al pensare insieme, alla condivisione dell'impegno, alla elaborazione comunitaria dei progetti pastorali, alla formulazione corretta di giudizi comuni sulla realt dell'ambiente, all'adozione di forme d'intervento in cui si esprima l'anima cristiana di tutta la comunit.
Rapporto di tutte le aggregazioni ecclesiali con la Chiesa locale
La vera comunione tra le aggregazioni parte proprio dal loro essere "per" la Chiesa locale, nel cammino della Chiesa locale; perseguendo cos anche un altro splendido, meraviglioso obiettivo: servire tutto il popolo di Dio. Noi, voi, quanti aderiscono a un'associazione, a un movimento, a un gruppo, non dobbiamo considerarci dei cristiani di "prima categoria" rispetto agli altri, che sarebbero meno generosi o meno intelligenti. Il giudizio si discri- mina in questi termini, a seconda che lo sguardo della superiorit sia acido, polemico: "... gli altri sono svogliati, pigri, falsi...", oppure ammantato di benevolenza, "... poveretti, non capiscono, non sanno...". Amici, le nostre aggregazioni - tutte - sono destinate a servire l'unit del popolo di Dio, a favorirne il cammino, a valorizzarne la vocazione e le risorse; sono destinate a far esplodere questa ricchezza che in tutto il popolo di Dio. Per la comunione tra le aggregazioni, la Chiesa locale lo spazio pi concreto e decisivo; e al tempo stesso nella vita della Chiesa locale che la nostra ecclesialit diventa vero servizio al cammino di tutto il popolo di Dio. Allora, scopriamo sempre pi il valore, la ricchezza delle nostre Chiese locali, per amarle, amare davvero le nostre diocesi. Attraverso le diocesi, la Chiesa si situa nel tempo e nello spazio. Nella diocesi, "porzione del popolo di Dio, affidata alle cure pastorali del vescovo, coadiuvato dal suo presbiterio, ... presente ed opera la Chiesa di Cristo, Una, Santa, Cattolica e Apostolica" (ChristusDominus, n. 11). Le diocesi sono solo un frammento di Chiesa: sono lo spazio nel quale nel tempo si rende presente tutta la Chiesa. A sua volta la diocesi si articola in parrocchie: la parrocchia " come la cellula della diocesi", dice la dottrina conciliare, perch in essa commenta il Papa "si vive il quotidiano dell'esistenza" e, di conseguenza, il quotidiano della fede. Bisogna subito dire che questa articolazione non solo un fatto organizzativo, n un comune decentramento giuridico o amministrativo. una ragione vitale per rendere viva e missionaria la Chiesa di Cristo in ogni determinato contesto umano. La Chiesa universale ci ha insegnato Paolo VI non "la somma o la federazione di Chiese particolari". Ma, al tempo stesso, "diventerebbe un'astrazione, se non prendesse corpo e vita precisamente attraverso le Chiese particolari" (Evangelii nuntiandi, n.62). Tutto questo perch la Chiesa non semplicemente una societ o comunit religiosa: il Corpo di Cristo, "la pienezza di colui che in tutti mette tutto al servizio del suo compimento" (cfr. Ef 1,23). l'unico Corpo di Cristo invisibile, che si rende visibile nella compagine di quanti credono in Lui, volendosi, con "l'obbedienza della fede" (Rm 1, 5), in comunione con il successore di Pietro, il Papa, cui si congiungono mediante il vescovo nel quale continua il mandato affidato agli apostoli. Grazie a questa comunione, si vive la ecclesialit, perch "la Chiesa di Cristo veramente presente nelle legittime comunit locali aderenti ai loro pastori" (L. G. n. 2 6). Cristo, infatti, ha voluto la Chiesa fondata su Pietro e diffusa in tutto il mondo. "Tu sei Pietro, e su questa pietra edificher la mia Chiesa" (Mt 16, 18). "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura" (Me 16, 15); "fate discepoli tutti i popoli" (Mt 18, 19). Chiesa una ed universale. Chiesa viva, che "dovendosi estendere a tutta la terra,, entra nella storia degli uomini" (L.G. n. 9). Ecco perch le nostre associazioni, movimenti, gruppi devono fare riferimento teologale a questo tessuto situato della ecclesialit. Quando Cristo ci promette "dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18, 20), non da a noi il potere di gestire la sua presenza, di diventare gli autori della sua presenza, quasi costringendolo nel nostro "noi". Quel "riuniti nel mio nome" sta a dire: con tensione di consenso verso la mia Persona, nella certezza della mia parola; "il mio nome" sono Io, Io vivo, Io presente. Per cui "riunirsi nel suo nome" significa tendere verso il suo progetto, consentire col progetto che Egli ha della Chiesa; significa volerci Chiesa cos come lui vuole e della quale ha d'etto: mia. Noi non siamo gli autori ma i discepoli della sua presenza. E il suo progetto di Chiesa e la sua presenza passano attraverso il ministero di coloro ai quali egli disse, dice: "Chi ascolta voi, ascolta Me". Ecco perch la comunione con il Vescovo comunione di obbedienza non solo al magistero della fede, ma anche alle norme e indicazioni pastorali che riguardano la catechesi, la liturgia, le iniziative di impegno apostolico. E una comunione di obbedienza responsabile che ci fa camminare con tutto il popolo di Dio. A volte un cammino lento, stanco: verrebbe la voglia di correre avanti. Ma meglio essere insieme che essere avanti. E meglio essere dentro il cammino e la storia delle nostre chiese locali che esserne sopra. "In queste comunit, - le diocesi, le parrocchie -, sebbene spesso piccole e povere e disperse, presente Cristo, per virt del quale si raccoglie la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica" (L.G. n. 26). A noi chiesto perci di amare la nostra Chiesa locale, non perch bella ma perch diventi bella. la felice espressione di un monaco medievale, Godeschalk: "tu la ami perch diventi bella". Questo l'amore di Cristo per la Chiesa, come ci ricorda san Paolo nella Lettera agli Efesini: Cristo ha amato la Chiesa perch diventasse bella; non se n' innamorato perch era bella, l'ha amata perch lo diventasse. Questo il nostro amore per le Chiese locali, nei confronti delle quali non dev'esserci mai in noi disgusto, presa di distanze, ma dedizione gratuita: gratuita perch innamorata. Vi dir con sant'Agostino - e intendete queste parole per ciascuno di voi, riferite alla vostra Chiesa locale - : "Amate questa Chiesa, siate in questa Chiesa, siate questa Chiesa!" (Serm 158,10). Ma siatelo con riconoscenza e con gioia!
Omelia Padre Natale Merelli
CELEBRAZIONE PENITENZIALE NELLEUCARISTIA (Festa della Riconciliazione)
"La celebrazione Penitenziale il momento centrale della Convocazione: rappresenta il passaggio dalla Babele alla Pentecoste attraverso il Cristo crocifisso. Raccogliamoci nel silenzio, manteniamo gli occhi fissi su di lui, il pi bello dei figli dell'uomo, eppure senza apparenza n bellezza n splendore perch si caricato delle nostre sofferenze, si addossato i nostri dolori, stato trafitto per i nostri delitti... e per le sue piaghe siamo stati guariti" (cfr. Is 53, Quarto canto del servo del Signore). Nella sala immersa nel silenzio adorante, migliala di mani, all'invito di p. Natale, si dispongono come conchiglie vuote per accogliere la misericordia e la compassione di Ges. L'Amore divino e l'ingratitudine umana vengono messi a confronto dal sacerdote in un accorato richiamo del Cristo: "Popolo mio, che male ti ho fatto? che dolore ti ho dato? rispondimi! ti ho deposto e intessuto nel grembo di tua madre, di l ti ho raccolto - e tu hai preparato la croce al tuo Creatore; ti aiutai a camminare - e tu inchiodasti i miei piedi alla croce; mi chinai per darti da mangiare, accostai la mia guancia alla tua - e tu mi copristi il volto di sputi e di schiaffi, mi abbeverasti di fiele e di aceto; aprii davanti a te la strada, ti chiamai a me, venisti, ti ristorasti a casa mia - e tu mi conducesti davanti a Filato; ti accolsi, ti resi partecipe del mio sacerdozio - e tu mi sospendesti al legno della croce; ti piantai come una splendida vigna, ti diedi una comunit, la mia Chiesa - e tu mi mettesti in mezzo a due ladroni; ti diedi un cuore per amare - e tu squarciasti il mio con la lancia... Popolo mio, che male ti ho fatto? che dolore ti ho dato? rispondimi! " La confessione di colpa del figlio! prodigo (Le 15, 18 ss.) introduce l'assemblea alla risposta, al riconoscimento del proprio peccato, sotto il peso del quale ancora oggi il Cristo cade e faticosamente si rialza continuando ad abbracciare la croce affinch nessuno disperi, nessuno si lasci vincere dallo scoraggiamento, dallo sconforto; affinch ognuno sappia che pu consegnare a lui i pesi del passato e del presente per poter incamminarsi verso l'avvenire calpestando l'orgoglio, l'avarizia, la lussuria, la gola, l'accidia, l'ira; perdonando, pregando per gli altri. Il Cristo continua a intercedere presso il Padre per noi: "Padre perdona loro perch non sanno quello che fanno" e nello stesso tempo ci esorta a cer- care lui, vedere lui nella vita di ogni giorno, nelle persone che ci circondano. Ci chiama a contemplarlo ancora sulla croce, ai cui piedi sono la Madre sua Maria, la Madre della Misericordia, il discepolo che scriver di lui, Giovanni e, testimoni, le pie donne; a lasciarci inchiodare con lui alla croce del quotidiano, dell'ordinario, per essere nei crocevia del mondo anime dedicate a lui, alla sua gloria, per cooperare alla redenzione di tutta l'umanit. Tu che hai detto: "Quando sar innalzato da terra attirer tutti a me" - implora p. Natale per tutta l'assemblea spezza le catene della colpa, raduna questo popolo nel patto dell'amore, effondi su di noi dal tuo fianco squarciato i misteri pasquali della nostra salvezza. Tu sei il nostro Re: ecco il nostro Re. Un fallito? no, II Forte. Un vinto?, no, II Salvatore, II Redentore. Un morto?, no, II Risorto. Ha vinto la morte e si posto alla testa della carovana dei salvati in viaggio verso la Casa del Padre. Vogliamo essere tutti in questa carovana: deponiamo dunque il nostro peccato nelle mani della Chiesa e accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno; corrano a questa Fonte inesauribile anche quelli che hanno sbagliato molto, che da tempo non s'incontrano con le braccia spalancate del Crocifisso! Noi sacerdoti siamo qui per dirvi: nessuno vi ha condannato? neanche noi vi condanniamo; andate in pace e non peccate pi. Passate dalla Babele alla Pentecoste: un momento di grazia, non perdetelo. Venite, Ges che vi invita: il Vivente, il Risorto, Colui che ha annullato il peccato mediante il sacrificio di se stesso qui con noi. Questo giorno di grandi prodigi, il giorno del Signore: rallegriamoci ed esultiamo. Celebriamo il Signore perch buono, eterna la sua misericordia. Salvezza, gloria, potenza sono del nostro Dio. Alleluja!
30 aprile 1984
Relazione Gabriele de Andreis Biblista del Seminario di Bergamo
EFFUSIONE DELLO SPIRITO SANTO E COMUNIONE CON DIO E CON I FRATELLI
Preghiera al Padre
Padre Santo! Volgi il tuo sguardo su questa moltitudine di poveri che innalza verso te le sue mani. Guarda, Padre misericordioso, questi tuoi figli che attendono da te luce e amore! Il tuo cuore cos tenero, cos grande, cos ricco d'amore ha certamente un'infinita compassione per questa folla. Anch'io Padre stendo le mie mani verso te, dammi il Pane per sfamare questi tuoi figli che hanno fame della tua sapienza; dammi, Padre, l'Acqua viva per dissetare la loro sete di te. Solo tu puoi sfamarli, solo tu puoi estinguere la loro arsura. Padre, dona a tutti noi orecchie da iniziati, bene aperte, pronte ad ascoltare; dona a tutti noi un cuore spalancato pronto ad accogliere con gioia il seme che tu vuoi gettare ora dentro di noi perch dia un frutto che rimanga! Grazie, Padre! Grazie, perch tu ci ascolti sempre!
La lettera d'amore del Padre
Gabriele invita i presenti a immaginare di ricevere, in una giornata grigia e uggiosa, una lettera inattesa. Chi si sar ricordato di me? Con trepidazione apri la busta e leggi:
"Figlio mio, ti amo tanto, da sempre e per sempre. Ogni istante penso a te e ti mando ogni benedizione. Il mio cuore un mare pieno d'amore per te, voglio riversare tutto il mio essere e la mia vita dentro di te. Dilata il tuo cuore, fammi posto, fammi posto. Credi nel mio amore! Accogli il mio amore! (firmato) II Padre
Una lettera che ti riempie il cuore di gioia, che scuote la tua vita dalle fondamenta: il Padre ti ama, ama te, proprio te! Ebbene, questa lettera non ancora da ricevere, l'hai gi ricevuta: la Bibbia, la "lettera dell'amore di Dio agli uomini". Il Padre ha mandato il Figlio, parola vivente, a parlare d'amore agli uomini. E il Figlio ha mandato i suoi discepoli a parlare d'amore e a compiere i segni dell'amore in mezzo agli uomini. Ciascuno di essi diventato parola vivente, un messaggio d'amore per gli uomini di ogni lingua, popolo, nazione. Anch'io oggi vengo a te come messaggero dell'amore di Dio. E vengo con trepidazione e tremore. Come parler dell'amore di Dio? Si rischia di ridurre l'amore a delle parole. Si rischia di profanare l'amore. Eppure io debbo parlare dell'amore di Dio perch l'unica cosa di cui valga la pena parlare, perch Dio amore, tutto il creato immerso nell'amore grande, tenero, infinito di Dio, l'uomo il capolavoro dell'amore paterno di Dio. Non c' realt, essere, vita, atomo, niente che non sia "amore" nell'amore senza limiti di Dio. Come non parlare dell'amore? Come parlare dell'amore? "Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre", prega Gabriele con la parola ispirata che san Polo rivolge agli Efesini al cap. 3,14-21 della sua let- tera,"... perch vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo intcriore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e cos, radicati e fondati nella carit, siate in grado di... conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perch siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio".
Il Padre vuole esserti Padre
Che cosa vuole da te questo Padre che ti cerca, che vuoi farti sapere quanto ti ama, che ti invia i messaggeri del suo amore? Il Padre vuole esserti Padre e vuole che tu sia suo figlio! Non dire che cosa ovvia, perch questa la chiave per scoprire il segreto di Dio e dell'uomo, la chiave preziosa che apre lo scrigno della Sapienza e della Rivelazione. Se tu sai queste cose, io non ho pi niente da dirti: ma allora tu devi essere figlio del Padre come Cristo; un faro di luce potente che illumina il mondo; dalle tue mani devono fluire i doni di Dio e il tuo cuore dev'essere un braciere di fuoco, perch sai di essere figlio solo se sei figlio e sei figlio solo se il Padre ti rende figlio. Ma sai tu che cosa significhi essere figlio del Padre? Significa essere Cristo. Oh, se io comprendessi fino in fondo il senso profondo della mia esistenza, del mio essere! Perch, Padre, mi hai creato a tua immagine e somiglianz? Perch mi hai dato questa intelligenza che vuoi conoscere la verit e scava in tutto l'universo per saziare la sua fame senza riuscirvi? Perch, Padre, tra tutte le creature hai voluto mettere in me la scintilla della consapevolezza con cui so di esistere, ma so anche che su di me incombe il male e il peccato e la morte? Perch mi hai fatto dono della libert con cui posso prendere la porta e uscirmene di casa e non tornare mai pi? Perch, Padre, mi hai dato questa tremenda responsabilit? Perch, in questa fragile creatura di carne, finita, limitata, debole, hai voluto nascondere cos grandi e immensi tesori, poteri cos acuti, cos forti, cos penetranti da superare tutte le forze della natura? Perch ci hai dato l'essere e la vita cos insondabili? Sei tu, Padre, che ci hai fatti capaci di prti domande cos inquietanti: allora, tu, Padre, devi darci le risposte; le attendiamo da te. Bussiamo alle porte del tuo cuore.
Il Padre parla nel Figlio fatto uomo
Eil Padre, con divina pazienza, ci parla nel Figlio, nella lettera d'amore fatta carne. Figli miei, ho fatto tutto questo per voi perch vi amo, amo ciascuno di voi come se fosse l'unico. Il mio amore non ha misura, come un mare che trabocca da tutte le parti e mai si consuma. Vi amo! Che cosa ho voluto fare facendo l'uomo, non si pu spiegare. E un piano cos ricco, cos ampio, cos meraviglioso, che investe tutto l'universo, tutti gli uomini. In questo piano io ho impiegato tutto me stesso. I miei pensieri non sono i vostri, il mio modo di procedere diverso dal vostro, eppure ci che non si pu spiegare a parole io l'ho messo sotto i vostri occhi. Il mio piano d'amore offerto tutt'ora al vostro sguardo, tutti possono contemplarlo: basta aprire gli occhi e il cuore. Tutto quello che io ho voluto fare creando ciascuno di voi l'ho mostrato e continuo a mostrarlo nel mio Figlio Ges, mandato in mezzo a voi. In lui ho radunato tutti i tesori della sapienza, perch in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinit. Chi ha visto lui ha visto me, il Padre. Ecco il mio Unigenito, il modello dell'uomo vero, l'uomo dell'eternit, l'uomo che il mio amore ha voluto, amato, generato. Specchiatevi in lui. Volete sapere chi siete? guardate lui, il nuovo Adamo. Volete sapere che cosa dovete diventare? guardate lui, vero Dio e vero uomo. Volete sapere che cosa significhi essere figli del Padre? guardate lui, Figlio ubbidiente. Volete sapere come si ama? guardate che cosa mi ha dato lui. Volete sapere che cosa do a ogni mio figlio? guardate che cosa ho dato a lui. Qualunque cosa vogliate sapere, ho stabilito di rispondervi in lui, perch l'amore non si pu spiegare, bisogna mostrarlo e il mio amore si dimostra tutto in mio Figlio. Egli la mia rivelazione, in lui c' la spiegazione di tutto l'universo, c' il senso del tutto, c' il segreto dell'uomo ed il mio progetto dell'uomo. Cos ci parla il Padre.
Preghiera a Ges
Ges, ora voglio rivolgermi a te, perch il Padre mi ha mandato da te. Voglio guardare te, tu sei il Figlio; voglio scoprire che cosa vuoi dire essere figlio, istruiscimi tu Ges, Figlio del Padre. Tu hai detto: Venite a me, affaticati, oppressi, e io dar ristoro alle anime vostre. Ges, sono affaticato, ho cercato tanto il senso della mia vita: voglio sapere chi sono, voglio conoscere il segreto del mio essere, voglio sapere qual il progetto del Padre su di me. Sono oppresso, Ges: mi schiaccia il peso di queste domande, mi schiaccia il timore della morte e del peccato, mi schiacciano le mie schiavit, i miei peccati! Per questo vengo a te: tu darai ristoro al mio spirito che vuole capire, al mio cuore che vuole amare.
Diventare Figli come Cristo, diventare Cristo
Ecco, la parola vivente si apre per noi. Ges viene mandato al cuore degli uomini, Ges colui che viene. Si fatto come noi per essere vicino a noi. venuto in mezzo a noi ad amare con cuore d'uomo, a pensare con mente d'uomo, ad agire con volont d'uomo, a operare con mano d'uomo e attraverso questa sua "umanit vera" il Padre ha compiuto e compie le sue opere, ha effuso la sua misericordia. Ges sempre lo stesso ieri, oggi, sempre. La sua parola viva efficace e tagliente tale da penetrare nelle profondit del cuore dell'uomo. Oggi se ascoltate la sua voce non indurite i vostri cuori! Parla, Ges, parla al cuore dei tuoi fratelli! Fratelli miei, io e il Padre mio siamo un'unica cosa, chi vede me vede il Padre, chi ascolta me ascolta il Padre. Chi disprezza me non disprezza me, ma colui che mi ha mandato. Il Padre vi ama come ama me. Pensate quanto grande l'amore del Padre per me! Ebbene, questo stesso amore per voi! Questo significa che il Padre nel suo amore vuole fare di ciascuno di voi quello che ha fatto di me. Infatti egli mi ha consegnato tutto nelle mani, mi ha dato ogni potere e la mia missione far diventare tutti gli uomini "simili a me", il Figlio. Tutti gli uomini sono chiamati a diventare figli di Dio a mia immagine. A chi mi accoglie io do il potere di diventare figlio di Dio non alla maniera di Adamo, ma alla maniera di Cristo. Come avete portato l'immagine dell'uomo di terra, cos dovete portare l'immagine dell'uomo celeste, il Cristo, l'uomo nuovo. Per questo dovete rinascere da acqua e Spirito, rinascere in me, rinascere me. Dovete diventare Cristo in me. Fratelli miei, ciascuno di voi deve giungere alla conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturit di Cristo. Per diventare "me", non potete farlo senza di me. Anch'io non posso fare nulla da me stesso. Faccio ci che vedo fare dal Padre. Egli mi ama e mi manifesta tutto quello che fa: e io vi amo e vi manifesto tutto quello che faccio. Dovete ricevere lo Spirito Santo che il Padre ha promesso a ognuno dei suoi figli. Per questo io sono venuto a mettere la mia tenda in mezzo a voi. Per questo ho dato la mia vita liberamente: perch ciascuno di voi diventasse figlio come me. "E se figli, siete anche eredi: eredi di Dio". Sapete voi che cos' l'eredit di Dio? E la rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni, ma rivelato ora e annunziato per ordine dell'eterno Dio a tutte le genti. L'eredit di Dio la comunione con Dio, essere una cosa sola con Dio come io e il Padre siamo un'unica cosa. E in questa comunione ci che del Padre mio e di ogni figlio di Dio che ha accettato questa chiamata, che entrato nel mistero dell'amore dove si pu veramente dire: Io sono tuo e tu sei mio. Diventare simile a Dio per dono di Dio, questo il piano d'amore che il Padre ha fatto per ciascuno di voi. Quale grande amore vi ha dato il Padre nel chiamarvi figli! E lo siete veramente, perch potete entrare nella comunione con lui. Questa comunione con Dio il grande sogno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Tutta la Trinit si impegnata a realizzarlo. Per quanto sta in noi, tutto stato fatto; ora tutto dipende da voi.
L'amore un dono da accogliere
Non affannatevi, non sforzatevi di fare comunione con Dio. Per quanti sforzi facciate, non vi riuscir. come voler toccare le stelle innalzandosi sulle punte dei piedi! La comunione con Dio dono di Dio. Per entrare in comunione con Dio bisogna diventare figli di Dio accogliendo il Figlio di Dio. Non sorvolate sulla parola "accogliere" il potere che Dio ha riservato a voi. la vostra libert. In ogni uomo c' questo straordinario potere di dire s o no al Padre. Anche a me il Padre l'ha dato e io usando questo potere nell'amore e nella verit sono diventato il "s" del Padre. Anche in voi c' questo potere, vostro, niente e nessuno pu violarlo. L'amore libert. Il Padre vuole sentirsi dire questo "s" pieno, totale dalla vostra libert - "Padre, s, voglio essere tuo figlio". Io l'ho detto al Padre. E sapete qual stata la sua risposta? "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto" . Se tu dai questa risposta, se tu dici " s" al Padre, il Padre ti dir quello che ha detto a me. Se tu diventi il "s" del Padre, in te tutte le promesse di Dio diventano s. Tu sei generato nuovamente ma non dalla carne e dal sangue, ma direttamente da Dio. Lo Spirito ti fa gridare come me: Abb, Padre! Non dire dentro di te: "Come potr io entrare in comunione con Dio? Quanto difficile stabilire la comunione con Dio ! ". Non sostituirti a Dio in quello che deve fare lui, fa' quello che devi fare tu. La salvezza ormai alla tua portata, non devi salire in cielo per prenderla, ma devi discendere nel tuo cuore. " Se tu confessi che Ges il Signore e credi con tutto il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo". Questo significa accogliere me: credere che io sono il mandato del Padre, credere che in me il Padre ha rivelato e realizzato il suo disegno e che non c' altro Salvatore, "non c' altro nome sotto il cielo nel quale tu possa essere sal- vato". Perch io sono la Misericordia del Padre, la Parola totale e definitiva, l'Amore al segno supremo. Accoglimi ed entrerai immediatamente nella comunione, perch " chi si unisce al Signore diventa un solo spirito con lui". Se fai questo passo, il pi fondamentale, riceverai lo Spirito e lo Spirito ti guider a tutta la verit e ti far conoscere l'amore. Perch in lui sarai Amore.
Il mistero dell'iniquit
Gabriele guarda ora al contrasto tra l'assemblea unita nel nome di Ges e l'atmosfera inquinata e inquinante del mondo. Non tanto l'aria, sebbene anch'essa avvelenata, inquinata, quanto la mente e il cuore dell'uomo, ubriaco della sua intelligenza che s'impossessa dei segreti della natura e lo fa sentire dominatore dell'universo. Nella nuova civilt, della scienza e della tecnica, manca l'essenziale: non c' pi posto per l'uomo, non c' pi posto per te, Ges, ancora oggi pietra scartata dai costruttori. Gli uomini credono in se stessi, negli idoli fabbricati dalle loro mani: spento il cuore, la loro straordinaria intelligenza posta al servizio dell'odio, trasformata in migliaia di bombe nucleari pronte all'uso, disseminate sul nostro pianeta; separatisi dalla Vita, sono diventati-servitori della morte. Il mistero dell'iniquit gi in azione, basta che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene: e chi, Signore, se non tu o chi per te? "Signore, siamo perduti, salvaci!" Come uscire dai gorghi di questa melma tumultuosa, come impedire che anche nel nostro cuore si estingua la fiammella d'amore che ancora rimane? anzi, come ravvivarla con il fuoco del tuo amore? Poich questo accade ora, duemila anni dopo la tua venuta; non sono i pagani, che non ti conoscevano, sono i cristiani, i tuoi, Signore, quelli che dovrebbero conoscerti, che portano il tuo nome. Ges, che sta accadendo al tuo popolo? stiamo inseguendo tutti i falsi profeti e i falsi cristi di questo mondo e ci dimentichiamo di te. Il tuo vangelo per molti una favola troppo bella per essere vera, le tue promesse solo illusioni. Dopo duemila anni tutto come prima, peggio di prima e tu, Signore, sembri dormire. Non t'importa se moriamo tutti? non t'importa dei giovani che vengono contagiati dalla violenza, dalla droga, dalla sessualit sfrenata. Ges, i tuoi fratelli sono condotti al macello e tu che fai per loro? il tuo braccio si forse accorciato, la tua potenza si forse esaurita? Facci capire, Signore Ges, perch lasci che gli uomini edifichino questa nuova torre di Babele; perch non fermi il male che dilaga; perch concedi all'uomo di devastare questa tua creazione che hai fatto cos bella! Facci capire, Signore della vita, perch permetti all'uomo di essere strumento di morte: aborti, genocidi, torture. Dobbiamo convincerci che Hitler stato uno dei maestri pi imitati dei nostri tempi! Ges, non tacere, parla al tuo popolo. Se anche noi entriamo nella fiumana, siamo travolti; diventeremo anche noi insensibili, non ci accorgeremo neanche pi che non siamo nell'amore, che non siamo in te. Signore, apri i nostri occhi, apri le nostre orecchie, illuminaci, guariscici, salvaci. Non permettere che le tue pecore siano strappate dalle tue mani.
Il mistero della salvezza
Ges parla a noi cos: Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gl'inferi. Io sono il Risorto. Non dormo e non taccio, figli miei, fratelli miei. Sono il Principe della pace e il Dio dell'amore. Ora e sempre mi offro a voi come via verit e vita. Perch allora il mondo il luogo della manifestazione del male? Voi lo sapete, al mio disegno di redenzione si oppone un disegno perverso di rovina. "Guai a voi, terra e mare, perch il diavolo precipitato sopra di voi pieno di grande furore sapendo che gli resta poco tempo" (Ap 12, 12). Io ho lottato nella mia vita sulla terra contro questo nemico e l'ho vinto. Ho vinto il mondo e il principe di questo mondo, Satana, l'avversario. Tutto compiuto. Perch allora Satana non finito, perch in questi duemila anni ha sconvolto continuamente gli uomini, seminando divisione, questa malattia mortale che esattamente l'opposto della comunione portata da me? Vi ricordo, fratelli miei, una cosa che tendete sempre a dimenticare e a sottovalutare: siete creature libere! Davanti all'uomo stanno la vita e la morte e a ognuno sar dato quello che a lui piacer. Ora alla vostra libera scelta offerta un'alternativa reale, ben visibile, in modo che nessuno possa dire: Non avevo capito bene, non me ne sono accorto. Io, Ges, autore della vita, vi offro sempre la mia salvezza e voi sapete bene che cos': tutto ci a cui aspirate con ogni fibra del vostro essere, che non siete capaci di darvi da voi e nessun altro pu darvi. Voi cercate avidamente la verit e io sono Verit. Voi cercate ansiosamente la consapevolezza e io sono coscienza universale che conosce tutto e abbraccia tutto. Voi cercate l'amore con tutte le vostre forze e io sono l'Amore donato, sovrabbondante, per sempre. Voi cercate la vita oltre la morte e io sono questa Vita per voi. Voi cercate la liberazione e io sono il Liberatore.
La falsa luce
Ma mentre voi venite a me c' uno che cerca di tagliarvi la strada e si " maschera di luce" per sembrare me. Fate attenzione: "sorgeranno molti falsi cristi e falsi profeti e inganneranno molti. Vi ho avvertiti". Questo falso cristo vi offre i suoi tesori di una sapienza terrena, carnale, diabolica che abbaglia, ma non nutre lo spirito; che pu prosperare indipendentemente dal cuore, sta bene assieme allo spirito di contesa, al disordine e a ogni sorta di male azioni. l'illusione della sapienza, la sapienza dei "dominatori di questo,mondo che vengono ridotti a nulla", la sapienza che "gonfia" gli uomini. Chi si lascia ubriacare da questa sapienza come ubriaco di vino, non pu ricevere la sapienza dello Spirito, perch la sapienza di Dio non entra in un'anima che opera il male, n abita un corpo abitato dal peccato. Per questo, se qualcuno di voi crede di sapere qualche cosa ancora non ha imparato come bisogna sapere. Guai agli uomini che si reputano sapienti da se stessi, che si danno la gloria gli uni con gli altri! sono i sapienti di questo mondo, quelli con i quali ho trattato io direttamente, scribi, farisei, sadducei; quelli che in ogni epoca hanno dominato le nazioni, che hanno continuamente costruito una civilt scartando la "pietra angolare". Questa pietra, diventata testata d'angolo, sono io, il Cristo; ma sono anche pietra d'inciampo, pietra di scandalo. Fratelli miei, la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno ricevuta; la luce splende per essere vista e io vi ho dato gli occhi per vedere, ma se li chiudete non potete vedere; io vi ho dato le orecchie per udire, ma se le chiudete non potete udire. Ricordate, sta in voi il potere di vedere e di udire: "se voi foste ciechi non avreste colpa, ma poich dite: noi vediamo, siete nel peccato. Se io non avessi compiuto in mezzo a voi opere che mai nessun altro ha fatto, non avreste nessun peccato; ora invece avete visto e avete odiato me e il Padre mio". Voi chiedete perch c' il male, la guerra, l'odio: n io n il Padre mio abbiamo fatto queste cose, le avete fatte e continuate a farle voi, perch volete fare a meno di me. questa la radice del male: non volersi riconoscere bisognosi di Dio, credersi ricchi e sapienti e potenti al punto di dire a Dio vostro Creatore: non ho bisogno di te! Stolti, insensati, vi siete dati da voi quelle ricchezze, quella forza, quell'intelligenza? "che cosa hai tu, uomo, che tu non abbia ricevuto? e se l'hai ricevuto, perch te ne glori come se non l'avessi ricevuto" da me? Ma siete ancora in tempo. Svincolatevi dalla falsa luce, riconoscetevi mie creature: vi ho fatti io. So di che avete bisogno: nella casa del Padre mio ci sono tanti posti, c' il posto per ciascuno di voi.
Sete di amore
Che cosa offre il nemico alla vostra sete di amore? Solo sesso, una palude dove pi si vuole uscire e pi si sprofonda. Vi ho fatti per l'amore e non per le perversioni della carne: sapete bene che non questa la via della felicit, perch allora continuate a rimanere in essa? Sono io ora che vi chiedo perch. Perch distruggervi, quando la vita offerta a voi; morire, quando siete fatti per vivere? Perch respingete la mia luce e un qualsiasi lucignolo basta per mandarvi in estasi? Quanti liberatori vi ha offerto il mondo! Ma chi di essi vi ha liberato? "Si fanno chiamare benefattori coloro che vi dominano ! " Io, il Signore, che ho nelle mani l'universo, sono venuto a servirvi perch vi amo sul serio e il mio servizio pi grande stato quello di lasciarmi inchiodare su quel legno. Pe questo sono l'unico Liberatore. Aprite gli occhi, c' chi ha interesse a stordirvi, a ubriacarvi, a confondervi, a riempirvi di "ma" e di "se". Io invece faccio appello alla vostra consapevolezza, alla vostra lucidit, alla vostra volont nuda, perch io so bene come vi ho fatti. Io voglio il vostro s, ma non ve lo estorcer. Non so che farmene di un s strappato, di un s rassegnato: voglio il vostro s perch vi amo, ma un s libero. Vi persuade- r, vi convincer, ma solo a forza di amarvi: io non mi stanco mai di amarvi. Voi mi avete gettato fuori, ma io sono qui in mezzo a voi. Rispetto la vostra libert, ma anche la mia: vi amo perch sono libero di amarvi. "Sto alla porta del tuo cuore e busso: a te aprirmi per farmi entrare". Ricordati che il tuo s l'atto supremo della tua sovranit: se lo dici e rimane, allora "niente ti pu separare dal mio amore... niente e nessuno pu separarti dall'amore di Dio in Cristo", se tu dici "s". Perch c' il male nel mondo? perch manca l'amore. Perch ci sono divi- sioni, contrasti, gelosie, bombe nucleari e droga? perch manca l'amore. L'amore il perch di tutto l'universo. Tutto, quando uscito dalle mie mani, era buono. S, "Dio ha creato l'uomo per l'immortalit. Ma la morte entrata nel mondo per invidia del diavolo e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono". Per questo, fratelli miei, ripeto ora il mio grido: Venite a me! Avete occhi e orecchie, avete intelligenza, coscienza, volont, gambe per cam- minare: io vi ho fatti bene, per vedere la vera luce, per amare, per diventare figli di Dio in pienezza. Venite a me oggi, adesso: consegnami la tua vita, il tuo cuore, la tua libert, la tua intelligenza, il tuo tempo, tutto. Tutto quello che mi dai io te lo restituisco centuplicato. Consegnami il vecchio Adamo e io ti restituisco Cristo. Smettila di affannarti. Fermati. Io mando su di te il mio Spirito, lo Spirito di verit; egli ti far compren- dere quello che per ora non puoi capire. Affidati a lui, il mio Spirito, procede da me e dal Padre; lui che realizza la comunione che cerchi, lui che toglie ogni divisione, dentro di te, fra te e i tuoi fratelli, fra te e il tuo Creatore. Invocalo, chiamalo, attendilo!
Preghiera allo Spirito
Spirito Santo, il Padre mi ha mandato a Cristo, Cristo mi manda a te e io vengo, Signore, pieno di speranza, mi fermo qui, nel Cenacolo, il luogo della tua manifestazione. Spirito Santo, io non t'invoco soltanto per me. Guarda quanti figli si radunato qui il Padre. Siamo tutti qui ad aspettare te, abbiamo ascoltato il comando di Ges: "Non muovetevi finch non sarete rivestiti di potenza dal- l'alto, io mander il Promesso dal Padre mio". Sei tu il Promesso, il Dono, vieni, Santo Spirito! In questi giorni stai venendo, ma noi ti chiediamo di venire ancor pi potentemente. Rinnova in mezzo a noi, in questi giorni, i prodigi della Pentecoste, trasformaci. Vieni, Spirito di verit e d'amore, facci vivere la vita dei figli di Dio. Parla al nostro cuore, parla al cuore della Chiesa. Figli miei, amici miei, ogni volta e fintantoch ciascuno di voi vuole essere mio, io, lo Spirito di verit e d'amore, sono suo. L'amore basato sulla libert non solo all'inizio ma sempre, fino alla fusione completa e definitiva. Io vengo in voi quando voi, con cuore aperto e sincero, m'invocate. Io vengo sempre e pi credete in me, pi m'invocate, pi io vengo. Ma il nostro un rapporto di libert: io libero vengo a te libero, gratuitamente mi dono a te che gratuita- mente ti doni a me. l'incontro di due persone, io Persona divina, con te, per- sona umana. Vedi quanto sono rispettoso di ci che sei! Ho per te un progetto grandioso da realizzare, devo modellare in te Cristo Ges. il grande sogno che da tutta l'eternit il Padre vede nel suo cuore. Il sangue di Cristo ti ha riscattato, non temere. Ora possibile portare avanti il progetto in te: egli il grande modello, egli ha superato la prova, ora tocca a te. Grande il disegno di comunione del Padre: Ges non deve restare solo, egli il "primogenito tra molti fratelli" e io vengo in te per questo, possiamo cominciare subito. Anzi, io ho gi cominciato da lungo tempo; ti ho rigenerato nel Battesimo, ho messo in te i semi della fede della speranza e dell'amore, ti ho preso umano e ti ho fatto rinascere divino. Ma, ahim, tu dormivi, tu eri nella pi assoluta incoscienza e coloro che avrebbero dovuto parlarti di me, nella loro ignoranza non hanno saputo rivelarti chi sono. Io sono il Dio scono- sciuto: eppure, tu devi sapere chi sono perch se tu non puoi fare niente senza di me, io non voglio fare niente senza di te. Devi sapere che io opero in te, per- ch devi volere. Michelangelo ha preso un blocco di marmo, lo ha modellato, ha tolto quello che nascondeva una splendida figura di uomo: il Davide. Io devo fare molto di pi, devo modellare in te il Cristo, devo prendere i tuoi elementi umani, purificarli, unirli a me e trasformarli in una creatura nuova. Il marmo era inerte sotto i colpi dello scalpello, non se ne fuggiva, tu invece scappi quando io mi metto a lavorare in te. Devi essere docile nelle mie mani e lasciarmi operare, docile come l'argilla nelle mani del vasaio: non puoi comprendere tutto quello che io faccio in te, ma devi fidarti. Non basta credere in me, devi anche avere fiducia in me e la fiducia pi della fede: la Speranza. Spera in me, fidati di me e io ti conduco: ti dar la capa- cit di amare come ama Dio e nell'amore di Dio potrai superare ogni barriera, ogni difficolt; diventerai capace di amare i tuoi amici e di perdonare. In me avrai la gioia, la pace, avrai il dominio di te e della carne: compirai le opere di Ges e ne farai di pi grandi, perch lui alla destra del Padre. Dammi la tua fiducia con- tinuata e io ti dar tutto. Ti do il tuo posto nel corpo di Cristo, la Chiesa, non affannarti a cercarlo, gi pronto per te se tu ti lasci modellare da me. Il mondo ha bisogno oggi di testimoni di trasformazione in Cristo. Sono pochi, troppo pochi, quelli che credono che sia possibile: bisogna pure che qualcuno si decida e si abbandoni completamente a me. Perch legarmi le mani, perch contristare lo Spirito Santo che in voi? Il Padre vuole che tutti i suoi figli tornino a casa, allora io, lo Spirito Santo, mi chino su di te come Ges sull'ammalato della piscina di Betzaet e ti chiedo: Vuoi guarire? vuoi salvarti? vuoi trasformarti in Cristo? Io sono qui per questo, per fare di te Cristo Signore.
Perch divisione e non comunione?
Spirito Santo, tu sei disceso sugli apostoli e i discepoli uniti in preghiera nel Cenacolo con Maria, la Madre di Ges, e hai costituito la Chiesa nel tuo soffio potente, nel tuo fuoco d'amore, l'hai battezzata con lingue di fuoco. Ma perch, Spirito di comunione, ci sono ancora divisioni, non solo nel mondo, ma nella Chiesa? Perch, Spirito Santo, la tua Chiesa troppe volte stata il luogo dove abbiamo cercato l'amore e non l'abbiamo trovato, abbiamo cercato le creature nuove, rigenerate da te e abbiamo trovato soltanto persone affannate, oppresse dai loro problemi, tristi, a volte disperate, che non hanno saputo comunicarci altro che il loro sconforto, oppure ci hanno voltato le spalle? Dove sono i discepoli di Cristo abitati da te, dove sono i figli di Dio? Spirito Santo, facci capire che cosa successo nella tua Chiesa. Dob- biamo forse credere che la tua opera fallita? che la tua missione, cominciata cos bene, poi, come succede nelle cose umane, andata a rotoli? Ma questa non opera umana, perch tu sei lo Spirito di Dio. Allora, facci capire perch divisioni, perch dita puntate, perch giudizi: perch anche nei nostri gruppi ci sono condanne, fratture, incomprensioni, perch rispunta la mala pianta del fariseismo. Lo Spirito non si stanca di noi, venuto per guidarci alla verit, per ricordarci le parole di Ges, per annunciarci le cose future, per edificare la Chiesa di Cristo nell'amore e con pazienza ci ripete: Figli miei, amici miei, la misericordia di Dio che pu tutto si ferma per davanti alla volont dell'uomo, che mai violer. Molti cristiani non accettano di essere ordinati da me, modellati da me: dicono "Signore Signore", ma poi vogliono restare come sono. Questa la causa della mia 'impotenza'. L'uomo nuovo si fa facendo morire l'uomo vecchio, ma l'uomo vecchio non vuole morire e il seme dell'amore caduto fra le spine, nella terra arida ed stato soffocato. I nemici della trasformazione in Cristo sono il mondo, la carne, Satana. Ma dentro di voi ci sono nemici molto potenti che distruggono la mia opera: la vostra mentalit, il vostro carattere, le vostre care abitudini. "Siete esseri carnali e pensate in maniera tutta umana"; "l'uomo naturale non comprende le cose dello Spirito di Dio, esse sono follia per lui". Volete restare umani o volete diventare divini, a immagine di Cristo? Abbandonate allora la vostra mentalit, i vostri pensieri, per ricevere "il pensiero di Cristo". Dalla vostra mentalit nascono incomprensioni, litigi, fazioni, le filosofie, le ideologie, tutte cose che portano alla divisione e non alla comunione. Ma se ciascuno di voi abbandonasse i suoi pensieri per avere i pensieri di Cristo, allora s che sarebbe facile la comunione anche nel pensiero. "Io voglio che non ci siano divisioni fra voi, ma che siate in perfetta unione di pensiero e d'in- tenti" . Non nascondete le vostre divisioni chiamandole pluralismo: il vero plu- ralismo una ricchezza, ma si realizza nell'unit e nella comunione. Gli amici veri sanno mettere in comune le loro idee e i figli del Padre, i fratelli di Cristo, devono avere una differenza tale da doversi separare fra loro? Badate a voi stessi: se non vi staccate dalla vostra mentalit, se non la fate morire, morirete voi nei vostri pensieri. Poi c' il carattere, a cui ciascuno di noi aggrappato: "non c' niente da fare, non posso cambiare, Dio che mi ha fatto cos! " E in questo modo rendi 'colpevole' Dio della tua suscettibilit, del tuo nervosismo, della tua impulsivit, della tua aggressivit. Dio ti ha fatto in un certo modo, ti ha dato dei doni, ma quello che sei diventato l'hai fatto tu. Ebbene, sappi che tu devi acquisire il carattere di Cristo; egli te lo ha detto chiaramente, " Se vuoi essere mio disce- polo, rinnega te stesso", accetta il fatto che possibile cambiare, che il Signore pu cambiarti e darti il carattere di Cristo. E le care abitudini! " Sono abituato a fare cos, si sempre fatto cos! " Le abitudini sane si chiamano virt; ma questi attaccamenti sono il contrario delle virt, sono il nostro dormire. Bada, dice Ges, con le tue tradizioni, le tue con- suetudini, le tue abitudini alle quali sei aggrappato, tu annulli la parola di Dio. Vuoi fare la tua volont e non la sua. Sei nella morte e nella morte vuoi rimanere, perch neanche uno dei tuoi attaccamenti, che non sia fondato su Dio, ti salver. "Svegliati, tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminer".
L'effusione dello Spirito
Lo Spirito Santo prosegue: sono venuto in te nel Battesimo e dormivi profondamente; sono venuto nella Cresima ed eri nel dormiveglia; son venuto tante volte, ogni volta che hai fatto la comunione, ogni volta che hai celebrato l'Eucaristia e non ti sei accorto di me. Doveva pur esserci un momento in cui incontrarti nella tua piena consapevolezza, finalmente sveglio, nell'esercizio delle tue funzioni di persona libera, cosciente, lucida, matura. Ho fatto nascere tanti figli di Dio fidando nei genitori, che li aiutassero a prendere coscienza delle meraviglie. Quanti abbozzi di uomini nuovi lasciati a met: tolto il peccato originale, comunicata la nuova vitalit dello Spirito, l'opera stata interrotta per mancanza di collaborazione! Si doveva dunque operare con persone coscienti, libere, per questo l'ef- fusione: io vengo in te con potenza quando tu coscientemente m'invochi. Nel- l'unione con me si ristabilisce la comunione con il Padre e il Figlio, che vengono anch'essi nel tuo cuore e tu sei rappacificato con te stesso, con la Trinit, con tutti gli uomini: non solo con i fratelli della Chiesa, ma con tutti i tuoi fratelli sparsi nel mondo. Io voglio togliere separazioni, fratture, divisioni. Il mio sguardo va oltre. Voglio fare di tutta l'umanit un popolo di redenti. Voglio comunicare a ciascuno di voi questo grande respiro, quest'ansia di comunione totale che la Nuova Creazione. Voglio chiamare tutti con te, attraverso te, con la luce che vuoi passare in te. Aiutami a costruire la civilt dell'amore perch tutto l'universo scaturito dall'amore di Dio torni a Dio nell'amore. Allora non ci sar pi tristezza, pianto, lamento, perch nel regno dell'Amore ci sar soltanto Amore senza fine. Amen, alleluja!
Una Proposta
IL GRUPPO ISAIA RACCONTA LA SUA ORA DI PREGHIERA
Ci meraviglia l'essere invitati a raccontarvi una ordinaria esperienza di preghiera personale quotidiana, perch la crediamo comune a tutti i gruppi, sebbene non priva di difficolt. Con l'occasione vi invitiamo a ringraziare il Signore per la benedizione regalata. Vi raccontiamo la storia di questo dono. Primo - ottobre 1977: da un mese, ogni sera, il gruppo si trovava per due ore di preghiera. Poich avevamo ricevuto l'effusione l'anno prima, ora ci si chiedeva: " tutto qui il Rinnovamento? Tu hai qualche novit?" vero che al momento dell'effusione c'era stata una grossa guarigione fisica; ma sembrava ormai tutto passato! Ci si era proposti di fare singolarmente le Lodi e il Vespro di ogni giorno, seguendo il libretto Vita Nuova nello Spirito che pone la preghiera personale come primo asse della ruota per la crescita spirituale. La proposta per aveva fatto stridere i freni: alcuni accettarono, altri lasciarono il gruppo. "Signore come la mettiamo? Si deve o no pregare personalmente?" Perch, gi l'anno prima, i freni erano saltati quando si era iniziato a pregare un solo Salmo al mattino e alla sera, e non a letto! Allora, la signoria del proprio tempo aveva cominciato a tremare, e qualcuno se ne era andato. Avevamo letto che per sciogliere certi problemi, uomini di Dio erano ricorsi in maniera forte alla preghiera. Tentammo pure noi. E dopo un mese di incontri serali, in preghiera un fratello annunci: "Finalmente! l'avete scoperto! Questa mezz'ora di preghiera era quello che volevo! Avete fatto un piccolo passo arriverete a un passo pi grande. Intanto, lasciate che sia Io ad insegnarvi le strade. Voi lodatemi in continuazione". Era arrivata un'indicazione: ora si poteva rompere le righe. Secondo - settembre 1979: nel frattempo si prefer dimenticare la promessa per medicare le ferite della divisione, tanto pi che con la mezz'ora di pre- ghiera ci si stimava buoni fratelli del Rinnovamento. Ma il timer di Dio inesorabile: quando vuole, arriva! "Volevo quella mezz'ora di preghiera; ma pi avanti ve ne domander di pi". Il Signore, fedele all'appuntamento, girando al largo, prepar prima i due pastori portandoli gradualmente a maggior tempo di preghiera. Li convinse a dargli, quali leviti, la decima della giornata, cio non meno di due ore e mezza di preghiera quotidiana. E quando uno dei due disse: "Ho pensato di dare un'ora intera ogni mattina alla Bibbia", l'altro aggiunse: "Anch'io ho comin- ciato cos l'altro giorno! " A settembre ci fu come una rifondazione del gruppo e il Signore ne approfitt per chiederci l'ora, e insegnarci le sue strade. Ci propose di accet- tare solo quelli che avrebbe mandato Lui e che avrebbero seguito la via della preghiera quotidiana. Da allora, da quasi cinque anni, ogni fratello del gruppo Isaia incammi- nato a dare un'ora quotidiana, a riconoscere Ges padrone della propria vita e quindi del proprio tempo, senza finzioni. Quest'ora fatta di due momenti: uno di lode e uno di Bibbia, come propone del resto il libretto dei seminari e come confermer il Papa nel maggio del 1981 ai leaders dell'ICCRO. La lode comprende: le Lodi delle Ore liturgiche, al mattino e, alla sera, i Vespri. Il tempo di Bibbia di una mezz'ora al giorno, facendo la lettura del testo con la mente prima e con il cuore poi, il che permette di assaporare e sentire rivolte a noi stessi le parole che Dio rivolgeva al suo popolo. Come vedete molto semplice! Il pastore prepara una traccia mensile, cosicch tutti i fratelli pregano sullo stesso brano (v. Alleluia n. 5/83). In questo modo possiamo scambiarci vicendevolmente risonanze, chiedere eventuali spiegazioni nell'incontro setti- manale e fare tutti, una buona volta, gradualmente, una lettura completa della Bibbia. Terzo - in questi cinque anni, il Signore ci ha chiesto di donargli il "tempo migliore": cos ogni fratello ha regolato il proprio tempo, come suggerisce Ralph Martin in "Rapire il Regno". Ci ha fatto poi capire che il dono del "tempo migliore" non era un sacrificio nostro ma un regalo suo. E ancora, che ci vuole portare alla contemplazione. Nel frattempo sono arrivati nuovi fratelli, non cercati e avviati subito alla preghiera quotidiana. Siamo fortunati: il cammino sulle direttive del Signore ha procurato e procura, in casa e fuori, molte incomprensioni e sofferenze. Ma il Signore se ne serve per addestrarci alla lode in ogni circostanza, come san Paolo insegna in 1 Tess 5, 18.
Frutti del gruppo:
1) - II gruppo sta unendosi sempre pi, amandosi senza divisioni e desidera divenire Comunit. Siamo in attesa dal Signore di un posto e di una casa.
2) - Quando dei gruppi sono venuti per conoscerci, alcuni del nostro gruppo sono stati invitati a testimoniare il loro cammino di preghiera personale sia in casa, sia fuori casa. Tante volte ci stato detto: "Sembra che abbiate una marcia in pi!"
3) - La nostra traccia di Bibbia ci stata chiesta da fratelli della Lombardia, Piemonte, Emilia, Liguria oltre che del Veneto. Cos altri fratelli si avviano all'impegno quotidiano col Signore e rispondono al suo appuntamento.
4) - Stiamo comprendendo che il Signore si sta servendo di queste occasioni di testimonianza per un prossimo ministero di evangelizzazione nel mondo del lavoro. Il gruppo nato tra lavoratori e per le loro esigenze di fede e i nostri due sacerdoti gi da anni erano impegnati tra i lavoratori.
Frutti in ogni fratello:
La "ricetta" ha portato ad ogni fratello frutti sia spirituali sia psicologici. Sono spariti stati di paura, di ansia, di angoscia; sono scomparse debolezze sessuali, l'alcol facile... e perfino il fumo ( tutto dire!). Di pi: la "ricetta di preghiera" funziona anche con fratelli che per il momento non frequentano il gruppo, ma la hanno adottata. A tutti ha portato la gioia della preghiera, la gioia della Bibbia la gioia di ascoltare 1 Amico, il Fidanzato gi pronto all'appuntamento. Nessuno pu pi farne a meno! Gloria a Dio! Alleluja!
TESTIMONIANZE DI RICONCILIAZIONE E COMUNIONE (Mattino)
Prima di dar corso alle testimonianze, p. Mario Panciera legge la lettera del sacerdote Lorenzo Berardo, di anni 100: "Volevo presenziare ancora una volta al meraviglioso convegno nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo in cui pi vivamente si avverte la presenza del divino Spirito e si riceve abbondante grazia per meglio amare il Signore e servirlo nel prossimo nella costante uniformit alla sua adorabile volont. Essendo trattenuto lontano da Rimini, partecipo spiritualmente al grande convegno con gioiosa esultanza e mando un fervido saluto ai fortunati . fratelli e sorelle presenti e agli altri disseminati in Italia e nel mondo". Esorta tutti alla perseveranza, continua p. Panciera, e invoca da tutti un ricordo nella preghiera e una lode di ringraziamento a Dio insieme con lui. AUeluja.
Franco, del gruppo Isaia di Treviso
Ho venticinque anni e sono impiegato. Vorrei aggiungere una parola sulla mia intimit con Ges. il Signore che guida ogni mio passo nel cammino di crescita con una trentina di fratelli del gruppo Isaia. Tutti i miei fratelli hanno questa intimit con Ges, ogni giorno. A questo il Signore ci ha portati attraverso la profezia, le catechesi, e la costanza dei nostri pastori che ci han fatto capire che non si cresce se non ci si nutre costantemente: che Ges benedetto il mio Signore soltanto se sto del tempo con Lui ogni giorno e che non posso testimoniare agli altri Ges, se non mi lascio rivestire del suo amore! Il mio "tempo migliore" al mattino. Mi alzo un'ora prima per caricarmi per una testimonianza silenziosa tra colleghi di lavoro, in pratica atei. Ges difende il mio tempo di preghiera, perch suo, come fa con fratelli turnisti e sorelle mamme di famiglia. Attraverso la concretezza della " ricetta di preghiera", il Signore ha operato in me guarigioni: mi ha tolto l'angoscia che mi procurava forti crampi allo stomaco, mi ha tolto il vizio del fumo, cosa che pensavo impossibile. E ha provveduto al mio lavoro. La sera stessa che ho rinunciato all'Universit per motivi economici, mi stato offerto un posto di lavoro da un amico che non conosceva il mio bisogno. Nel gruppo, da quando viviamo l'intimit con Ges, non ci sono divisioni; ci scambiarne affetto e amore. Non preghiamo per diventare santi, ma per imparare ad amare come lui ci ama e essere pronti alla testimonianza.
Sandra, del gruppo Isaia di Treviso
Ho lasciato l'Universit da quando lavoro in Ospedale come fisioterapista. Tre anni fa il Signore mi ha voluto incontrare e portare al gruppo, servendosi delle malattie del pastore che ricorreva al mio lavoro. Ma prima, il mio cuore era lontano da Ges e dalla Chiesa, tanto che votai convinta per l'aborto. Volevo gestire le mie decisioni, anche nel campo affettivo; ma non erano le sue. Un giorno chiesi al pastore di ascoltarmi; e quando preg su di me, sprofondai a terra in un mare di pianto e capii Ges e il peccato. Da quel mo- mento, ogni giorno, sento il bisogno di stare con lui, il mio Salvatore, il mio Signore. Quando lavoro di pomeriggio, il mio "tempo migliore" per la Bibbia al mattino; diversamente, nel primo pomeriggio. tempo di intimit. La mia stanza in affitto, a Treviso, diventata il deserto nel quale Ges mi ha attirato per parlare al mio cuore, donandomi la sicurezza della sua presenza. Anche la tristezza di una volta si cambiata in gioia e pace. Ges mi ha guarita delle mie debolezze, della mia timidezza, della mia emotivit esagerata. Nel lavoro mi ha donato una forza nuova per lodarlo per tutte le situazioni e una compassione nuova per gli ammalati. Sono fidanzata: ma Ges che, nell'appuntamento di ogni giorno, mi dona, prima di ogni altro uomo, dolcezza, sicurezza, tenerezza: mi ha fatto capire che il mio primo fidanzato lui. A lui che dopo avermi perdonata, desidera rivestirmi del suo amore, voglio affidare la mia danza e cantare il mio alleluja!
Lina Rizzo, di Palermo
Vengo da Palermo: frequento da un po' di tempo la comunit e adesso la sento come qualcosa di mio alla quale non potrei pi rinunciare. Voglio parlare della mia esperienza, perch spero possa servire di aiuto a quanti, com' successo a me, vivono dei momenti particolari. una parte molto triste della mia vita ed per grazia di Dio e anche per merito della comunit se adesso ho ritrovato serenit e pace. L'11 settembre dell"80 la mafia ha ucciso sotto i miei occhi mio marito perch s'era rifiutato pi volte di pagare "il pizzo" (la tangente). Dopo la sua morte mi sono spesso ribellata contro gli uomini e anche contro Dio perch, secondo me, avrebbe potuto evitare un dolore cos grande a me e a mio marito che non avevamo fatto niente per meritare questo soffrire. Non riuscivo a dimenticare quei terribili attimi, la crudelt di quegli uomini che con freddezza hanno premuto il grilletto e in pochi istanti hanno mutato la mia vita. Ma quando si saputa la terribile notizia dell'attentato al Papa ho riflettuto molto e infine ho capito che quello che successo a mio marito non stato un castigo di Dio, perch hanno tentato di uccidere anche sua Santit Giovanni Paolo II che con la sua bont e la sua carit di esempio a tutti i cristiani. Dio non pu aver voluto che lui soffrisse tanto. Ho capito che il male e la crudelt sono frutto dell'uomo malvagio che non ha rispetto per il suo fratello ed pronto a fargli del male, non preoccupandosi del dolore che la sua cattiveria pu procurare. Inoltre, quando il Papa ha perdonato il suo attentatore ho capito che anche io dovevo perdonare gli uccisori di mio marito e pregare per loro perch si ravvedano. Mi sono resa conto che soprattutto in questi momenti si ha bisogno di Dio e mi sono riawicinata a lui, grazie anche alla bont della comunit che ha riportato in me serenit e voglia di vivere, perch accanto a me c' qualcuno che mi vuole veramente bene, che mi ha dato la possibilit di rinascere in Dio. Nel giorno dell'effusione ho sentito fratelli tutti gli uomini, anche coloro che avevano ucciso mio marito e ho pregato intensamente anche per loro. Adesso sono felice perch ho ritrovato Dio e niente potr pi togliermelo. Alleluja!
Nives, di Bolzano
Ho incontrato il Rinnovamento nello Spirito circa quattro anni fa. Avevo gi fatto altre esperienze in diversi movimenti ecclesiali, esperienze che mi avevano aiutato molto, per mi avevano anche dato sofferenza e dolore e in quel periodo cercavo di capire quale fosse il mio ruolo di laica nella Chiesa, medi- tando soprattutto il capitolo 33 della Lumen Gentium, dove si dice che i laici sono chiamati ad agire, a contribuire nella Chiesa come membri vivi, ad incre- mentarne la crescita e il suo cammino verso la santit. Quando incontrai don Vito e lui mi parl con tanto entusiasmo del Rinnovamento, io vidi in queste parole la risposta del Signore ed entrai nel gruppo che si stava formando in quel periodo. All'inizio facevo servizi diversi, senza mai intervenire nelle decisioni che riguardavano la crescita spirituale dei fratelli. Ma subito dopo la preghiera di effusione, la sera stessa, incominciai a vedere con sempre maggiore chiarezza di quali cose il gruppo avesse bisogno per avvicinarsi maggiormente al Signore. Dopo aver taciuto a lungo, incominciai a sentire una forza dentro di me che mi spingeva a parlare e spesso anche a prendere iniziative, che non avrei voluto perch, tutto sommato, era pi comodo stare tranquilli e per cos dire difendere la pace. Cos invece nacquero gli scontri e le incomprensioni perch io ero in contrasto con quanto diceva o faceva il responsabile. La crisi fu molto lunga: mi sono affidata continuamente al Signore, alla preghiera e fui anche aiutata da alcuni sacerdoti responsabili del Rinnovamento che mi dicevano cose di cui avevo bisogno. La conclusione - almeno come l'ho vissuta io - che nel Rinnovamento nello Spirito ho potuto sperimentare che la comunione, la collaborazione, possibile, per un dono del Signore da accogliere con tanta umilt e gratitudine.
Don Vito, di Bolzano
Ero da parecchi anni nel Rinnovamento quando, nel 1980, iniziai un nuovo gruppo. Proprio in quell'anno incontrai la Nives e le parlai con entusiasmo del Rinnovamento perch ero di ritorno fresco fresco dagli Esercizi fatti a Triuggio, e con mia sorpresa fu lei a chiedermi subito di essere la prima ad entrare nel nuovo gruppo. Io vidi la cosa come un segno dello Spirito, ma due o tre giorni dopo, vedendomi preoccupato, lei me ne chiese il perch e io le dissi che conoscevo un po' le difficolt dei nuovi gruppi e non sapevo come sarebbe andata a finire: la sua risposta inattesa fu: "Convcrtiti tu, poi vedrai che il gruppo andr bene". Incominciamo bene, pensai, qui si comincia a comandare! Per l'aveva detto con tale decisione che quel "convcrtiti prima tu" mi ronzava continuamente in testa, soltanto non lo capivo: con la testa, s, ma con la vita dovevo capirlo ancora. Allora invocai con sincerit lo Spirito e chiesi pi volte preghiere al gruppo secondo le mie intenzioni senza dire il perch. Fu proprio in quei giorni che mi vennero sotto gli occhi queste bellissime parole del Concilio: La Chiesa non si pu considerare realmente costituita, non vive in maniera piena, non segno perfetto della presenza di Cristo tra gli uomini, se alla gerarchla non si affianca e collabora un laicato autentico. Non pu infatti il Vangelo penetrare profondamente nella mentalit, nel costume, nell'attivit di un popolo, se manca la presenza dinamica dei laici. Con questo capivo che per me il Rinnovamento significava aprirmi ai laici e convertirmi significava, in questo caso, vivere a fondo l'apertura. Incominci allora un lavoro di revisione totale: innanzi tutto dovetti rinunciare all'idea di essere io la persona eletta dal Signore, di avere io tutta la verit: una buona parte il Signore la consegnava alla persona che lavorava con me. Per esempio, il gruppo si trov nella necessit di fare un discernimento e io proposi l'elenco delle catechesi. La Nives volle fare la prima, su un argomento opposto a quello che pensavo io: fu accolta con entusiasmo dal gruppo e molti s'impegnarono nel dedicarsi al Signore. Stracciai l'elenco delle catechesi e misi il gruppo in mano allo Spirito che lo guid, dandoci la certezza che dovevamo discutere insieme i problemi, dovevamo crescere e maturare insieme nella stessa realt del gruppo. Devo testimoniare che il gruppo con la sua preghiera ci stato costantemente accanto. Devo dire anche che non ebbi mai l'impressione di dover rinunciare alla mia missione di prete, per ebbi chiarissima la sensazione che era necessario rinunciare a tutto ci che m'impediva di esserlo autenticamente, cio a tante sicurezze che io consideravo irrinunciabili perch le avevo fisse ormai da anni. Le ho dovute perdere tutte; cos che lo Spirito viene vicino e lo Spirito mi ha dato sempre la possibilit di discernere alla luce delle direttive della Chiesa e del Comitato Nazionale. Alla luce della parola di Dio, poi, potevo continua- mente verificare che quanto succedeva avveniva secondo la volont dello Spirito e questa era la mia certezza. I frutti non si fecero attendere: la sofferenza di tale conversione stata grande, vero, per al gruppo si sono aggiunti con- tinuamente nuovi fratelli desiderosi d'incontrare il Signore; altri sono partiti per servire i fratelli e partono tutt'ora. Sono fermamente convinto che il Rin- novamento chiamato a curare la collaborazione tra i laici e i sacerdoti e ha tutte le carte in regola per poterla realizzare. Alleluja!
Erminia Pane
Testimonia di vedere con l'occhio destro, mancante della retina, dopo essere andata a Lourdes, su suggerimento della Madonna ed essersi immersa nella piscina.
Piera, da Pontedera
Faccio parte del gruppo di Rinnovamento da poco tempo, e vorrei che la mia esperienza servisse a tutte le persone che soffrono come ho sofferto io, a tutte le persone che devono portare una croce: bisogna imparare a portarla perch non sia troppo pesante. Io, tre anni fa, ero una persona tranquilla, felice, ma con una vita piatta. Fui colpita da tumore alla mammella. Ero disperata perch non sapevo accettarmi come donna e poi avevo molta paura della morte perch non ero preparata a questo passaggio. Mi raccomandai alla Madonna perch mi prendesse per mano e mi conducesse al Figlio e poi al Padre. Non ebbi subito la risposta, non sapevo il piano che Dio mi aveva preparato. Soffrii tanto: feci un anno di chemioterapia, ero sfinita, la mia mente era offuscata, il mio corpo non era quasi pi niente perch, lo si sa, queste cure non debilitano soltanto le cellule cattive ma anche quelle buone. Con tutto ci mi aggrappai con tutte le mie forze alla vita perch avevo due figli e un marito e quindi dovevo farcela assolutamente. Per, la mia fede non era cos grande e profonda da potermi sostenere. Un giorno andai in Calabria, da una persona che aveva dei carismi particolari ed essa mi assicur che ero guarita e che la mia fede sarebbe aumentata. Ci tornai una seconda volta con Alba, una cara sorella, e l incontrammo la responsabile di un gruppo di Rinnovamento, la quale disse ad Alba che doveva fondarne uno a Pontedera. Noi non sapevamo che cosa fosse il Rinnovamento, per trovammo diciotto persone, con esperienze precedenti le pi disparate e ci aggregammo al gruppo di Pisa. Non sapevamo pregare n lodare il Signore n vederlo n aprirgli le braccia. Io dicevo: non posso ricevere l'effusione perch non sono degna, ho troppi peccati. Il mio cuore era come tanti carboni spenti, perch dentro mi sentivo veramente morta. Ma chiesi al Signore: Vieni, Signore, vieni, io voglio esser tua. Signore, voglio metterti al primo posto nella mia vita; Signore vieni, fa' prepotenza sul mio cuore, vieni Signore! Pian piano le catene si sono allentate, si sono spezzate: dal mio cuore, da una scintilla ne sono venute due, dieci, mille; il mio cuore diventato ardente d'amore per il Signore, un amore forte, grande. Abbiamo avuto la preghiera di effusione tutti e diciotto insieme: venuto da Roma per noi padre Grasso, stato un giorno meraviglioso. Ora siamo tutti pieni di Spirito Santo, di un amore grande e io non ho pi paura della morte perch la morte non altro che avere Ges sempre vicino. Per so che il Signore mi ha guarita perch io possa stare vicino ai miei figli.
Lorenzo, di Pontedera
Mi chiamo Lorenzo, abito nella provincia di Pisa, ho 34 anni. La mia conversione risale alla fine di gennaio dello scorso anno, quando sentii dire da un'amica di famiglia a mia moglie di aver incontrato in Calabria un'anima meravigliosa, da sempre al servizio del Signore. Io, grande bestemmiatore, sempre nervoso, senza mai un minuto di pace sia di giorno che di notte, non credente, derisore della Chiesa e di tutti quelli che ci andavano, rimasi colpito. La mattina seguente andai al lavoro ma, con grande meraviglia, non bestemmiavo, non ci riuscivo, per meglio dire: il mio nervoso continuo si era tramutato in gioia e serenit, perch questa mia mente pregava da sola, senza di me, diceva il Padre Nostro e l'Ave Maria. Pensavo di essere alla fine della mia vita e invece era l'inizio di una vita che cambiava e, passando i giorni, il Signore mi aiutava a credere, a sperare, ad avere fiducia nel suo amore, nella sua misericordia, a non avere il minimo dubbio su questa nuova vita iniziata da poco pi di un anno. Ringrazier in eterno il Signore per questa grazia, e per aver convcrtito anche mia moglie, perch la mia famiglia sia veramente unita. Alleluja!
Roberto Pignoli, del gruppo di Varese
Roberto viene brevemente presentato da Monique: cantautore, 27 anni; a un anno di et stato colpito dalla poliomielite; fino a 6 anni rimasto in ospedale, i suoi genitori si sono separati e l'hanno abbandonato. E andato poi di collegio in collegio e a 18 anni partito da solo per la vita, con la sua chitarra. Cristo non esisteva per lui, per si presentava al pubblico come: "Roberto canta l'amore per la vita". Pian piano, molto piano, Cristo entrato nella sua
vita ed svanita in lui la volont di fare carriera, di fare soldi. Due anni fa ha incontrato mons. Signorelli che gli ha detto: Tu sarai il menestrello del Signore. Roberto ha incominciato a venire al nostro gruppo di Varese. Un giorno, per la prima volta, l'ho sentito cantare e gli ho detto: la tua voce non tua, del Signore e per il Signore e lui mi ha detto: Monique, io sento dentro di me delle barriere, un muro che m'impedisce di cantare Cristo. Oggi le prime barriere sono saltate ed ecco Roberto. Vi chiedo una cosa: se vi piaciuta la sua canzone, non battete le mani, rimanete in un silenzio profondo; pi sar intenso il vostro silenzio, pi sar una conferma per Roberto che le sue parole cantate sono un messaggio, una testimonianza che ha toccato i vostri cuori. Prima d'iniziare a cantare Roberto dice: la prima volta che io vengo a Rimini e voglio manifestare a tutti voi l'immensa gioia che ho provato in questi giorni. Ma la cosa che pi mi ha colpito la folta presenza di giovani. Io sono stato di recente quattro mesi a Parigi a suonare e ho visto una giovent in decadenza, una giovent ricca di superficialit, che si allontanata e si allontana tutt'ora dal volto del Signore. Sono venuto da Parigi per questa occasione, vi canto questa canzone che ho scritto proprio pochi giorni fa per me. Non ancora finita, per va bene lo stesso perch questo un momento particolare.
TESTIMONIANZE DI GIOVANI (Pomeriggio)
Fulvio Bresciani introduce le testimonianze dei giovani, non senza aver rivolto un pensiero a quelli che, impossibilitati a venire, sono presenti col cuore e con lo spirito e a quanti, - tanti! -, attraverso il Rinnovamento hanno scoperto la vocazione alla vita consacrata. Con commozione ricorda Simona di Cagliari, morta il mercoled santo. Simona ha vissuto con i giovani la "Settimana sul dolore", a Lozio e durante una celebrazione eucaristica venne in mezzo ai sacerdoti come Eucaristia vivente e offr la propria vita per il suo gruppo. Penso - afferma Fulvio - che potrebbe bastare questa testimonianza giovanile per dire qual il frutto del cammino nel Rinnovamento per noi giovani. I giovani, soggiunge, vivono fortemente l'esperienza dello Spirito nei gruppi di Rinnovamento soprattutto per quanto riguarda alcuni temi fonda- mentali che sembra possano toccare di pi le persone adulte, quelle che hanno gi fatto un cammino. No, i giovani che fanno l'esperienza di Dio sono coloro che un domani saranno i testimoni del Signore per i giovani che verranno. Io sono convinto che la giovinezza non unicamente un passaggio, un tempo della nostra vita, ma il dono che il Signore fa, oggi, a noi. E ora, ascoltiamo che cosa hanno da dirci i giovani che sono qui.
Due sorelle della Sardegna
Facciamo parte del gruppo "Primavera" e vogliamo dare testimonianza di ci che il Signore ha compiuto in mezzo a noi. Mi rivolgo a tutti, ma soprattutto ai giovani perch questa storia un esempio di donazione completa al Signore. Molti di voi sanno: Simona circa un anno e mezzo fa, a 22 anni, scopre di avere un tumore. Da quel momento, per lei, per noi che le stavamo a fianco e anche per tanti gruppi di tutta Italia che hanno seguito questo suo calvario, cominciata una storia di sofferenza e di speranza. Di speranza perch abbiamo subito confidato che il Signore, se voleva, poteva guarirla, perch niente gli impossibile. Di sofferenza perch sentivamo che ci chiamava anche a qualcosa di diverso, di pi grande. Simona entrata nel gruppo circa cinque anni fa e ha dimostrato subito di voler donare ai fratelli quei carismi che il Signore aveva radicato in lei in maniera profonda, soprattutto il carisma del canto che la por- tava anche a comporre dei canti. E la bont e la carit che aveva verso tutti l'hanno resa cara a quelli che l'hanno conosciuta. Anche nel campo degli studi, proprio per questo donarsi al Signore, questo suo "eccomi", ha avuto uno svolta. Infatti, abbandonando una precedente scelta, si era iscritta alla facolt di teologia e si sentiva anche chiamata a una probabile vocazione. Ecco, in questo atteggiamento di offerta Simona rimasta anche durante tutto il periodo della sua malattia; anche nei momenti di maggiore sofferenza la sua preghiera era sempre profonda e toccante. Le parole che ripeteva di pi erano: mi offro per la Chiesa, per l'unit, mi offro per la disoccupazione e per la conversione dei miei fratelli. Ora preferiamo che sia Simona a parlarvi con una pagina del suo diario, e vogliamo dire soltanto questo: anche se noi avremmo voluto oggi vedere qui Simona a farvi lei la testimonianza della sua guarigione, il Signore ha deciso diversamente; ma noi lo ringraziamo per i segni che ci ha dato, perch l'ha voluta per s nella settimana santa in quest'anno di redenzione e ci ha concesso di poter celebrare la gloria del suo Figlio assieme a Simona offerta nel giorno di Pasqua.
Pagina scritta da Simona nel 1983, la vigilia di Pasqua, in un ospedale di Parigi dove era ricoverata: Sabato Santo, Parigi, 2-4-'83 Vivere con un tumore a 22 anni: una frase che contiene mille segreti, mille ansie, mille paure. Contiene in s tutto il mondo nuovo in cui ti trovi proiettata quando conosci ci che racchiudi nel tuo corpo; un mondo nuovo dove tutto ti appare diverso, la famiglia, gli amici, l'amore, la fede. Tutto, a un tratto, diventa pi profondo, perde la sua superficialit, ti trovi cresciuta, pi matura. strano sentirsi stanchi a ventidue anni, provati duramente dalla vita. "Nelle tue ali io trovo la mia pace, il mio riposo; con te, Signore, non mi manca nulla". Ges, voglio continuare a essere pane, Eucaristia per i miei fratelli, dono d'amore per chi mi sta accanto. Grazie dell'amore di Sergio, del tuo amore in lui. Grandi cose sta compiendo l'Onnipotente. Grazie Padre, ti affido questo nuovo giorno, che il sole della tua misericordia risplenda qua e sui miei fratelli a Cagliari; sono tuoi, benedicili, Padre. Uniscimi in questa Pasqua ai miei fratelli, ho bisogno di loro. Mio Signore, te li affido perch tu compia in loro il tuo santo prodigio. Fai morire l'uomo vecchio perch risorga l'uomo nuovo, il tuo uomo. Anche io sono nelle tue mani, lo la mia vita. La tua passione sulla terra non ancora finita, Ges, e la nostra Pasqua non un memoriale, ma il presente, la nostra passione, sulle tue orme, con te. Se guardo dietro la tua croce Ges, vedo solo il legno: c' un posto vuoto. Tu hai detto: "Ho preparato un posto per voi". S, Ges, bisogna adagiarsi sul legno, chiudere gli occhi, perdonare e cantare il tuo amen. Ed ecco, il legno l'ascensore per il regno di Dio, tu sei l, risorto e ci aspetti. Amen! Alleluja!
Carlo, di Napoli, seminarista
Io ho avuto attraverso Maria il dono pi grande, quello di essermi avvicinato al Figlio suo. Ho vissuto in me l'esperienza che penso debba aver fatto Giovanni quando il Cristo sofferente sulla croce gli ha detto: Figlio, ecco tua madre, dopo aver detto: Madre, ecco tuo figlio. Io ho capito questo a Lourdes nel 1982, dov'ero con il pellegrinaggio del Rinnovamento: la presenza di Maria, che prima io non avvertivo, andata pian piano salendo nel mio cuore finch non ha preso il posto di tutto il mio cuore. Un'altra esperienza che ho fatto poco tempo fa mi ha colmato di gioia, ricordandomi che Maria, Regina del Rinnovamento, sempre colei che ama l'uomo come una madre e a cui l'uomo si rivolge senza vergogna. Maria mi ha donato la fede dei genitori e cin- que fratelli che sono stati adottati. (A questo punto interviene Fulvio per spiegare che Carlo era figlio unico e i suoi genitori avevano deciso di adottare un bambino per far crescere la famiglia, ma anzich uno solo, ne adottarono cinque: cinque fratelli che non potevano essere separati, la condizione era appunto che fossero adottati insieme da una stessa famiglia; appunto quello che fece il papa di Carlo). Voglio dire anche l'esperienza che ho fatto quest'anno in Jugoslavia. A Medjugorje ho capito che Maria dev'essere colei che ci prende per mano e ci fa camminare per portarci a suo Figlio. Il cammino travagliato, il mio lo quanto quello di un anziano, con tutte le difficolt e i difetti che anche un adulto ha; Maria colei a cui noi ci dobbiamo affidare facendoci portare in ogni istante, perch solo a lei Cristo non potr mai dire di no, come alle nozze di Cana.
Un seminarista, di Napoli
Non ho mai dato tanta importanza a Maria come in questo giorno: oggi ho scoperto quello che per me e per ogni cristiano, quando ho incominciato ad ascoltare bene tutto quello che si poteva dire su Maria e sono rimasto colpito dalla sua risposta all'Angelo dell'annuncio: Ecco la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola. Ho capito che l'unica persona che pu aiutare gente come noi, gente che ha paura di aprirsi e perci si chiude in se stessa. Maria ha saputo dare tutta se stessa e ho capito che ogni cristiano dovrebbe seguire il suo esempio, dire il s che sinceramente io non riesco ancora a dire ma che Maria ha detto: e penso voglia dire ad ognuno di noi, oggi specialmente: Affidati alle mani di Dio, dai a Lui tutte le tue speranze, tutte le tue delusioni, tutto quello che pu essere la tua vita futura. Soprattutto ho capito il mio essere seminarista, il mio essere cristiano, bambino nelle mani di Dio; fare la volont del Padre, niente di pi, niente di meno; lodare sempre il Signore per- ch egli vuole la nostra felicit che fare la sua volont. Alleluja.
Fulvio Bresciani, di Brescia
Grazie, Maria, della tua presenza in mezzo a noi. Non tutti noi giovani siamo vissuti in famiglie interamente cristiane, cat- toliche, abituate a vivere un cristianesimo solido: o meglio, spesso i giovani scappano, ma il Signore li riprende e in un modo cos forte che non si pu pi fare a meno di lui. Racconto di nuovo, in due parole, la mia testimonianza che feci gi qui alcuni anni fa. Io vengo da una famiglia cristiana s, ma all'acqua di rose. A quattordici anni mi allontanai dalla parrocchia dove avevo ricevuto tutti i sacramenti e intrapresi, con la scuola superiore, l'attivit politica prima nel Siup e poi nella Federazione giovanile comunista italiana, come responsabile politico nella scuola che frequentavo a Brescia. Ma i piani del Signore sono infiniti e io ho avuto la fortuna di incontrare sul mio cammino due persone che voglio ricordare, perch penso che sia un modo di rendere grazie al Signore. La prima stata don Carlo Alvoni che ci ha lasciato, ma ha lasciato nel nostro cuore la pienezza del dono che Dio aveva fatto a lui; la seconda don Dino che mi ha guidato per tanto tempo. Grazie a loro ho intrapreso il cammino nel Rin- novamento, prima con un po' di scetticismo, poi con molto impegno, infine dopo il servizio militare, che stato praticamente il momento decisivo per la mia scelta, fatta a Merano, con quei fratelli e i fratelli di Trento e di Bolzano che mi sono stati vicini e li ringrazio per quello che hanno fatto per me. Nel luglio del 1979 sono stato congedato da Merano e nell'ottobre del 79 poi mi sono trasferito e oggi sono in seminario a Ravenna, conglobato in quella comu- nit e sar sacerdote l'anno prossimo. Ringrazio il Signore e Maria che mi hanno accompagnato in questo cammino. Ora vorrei presentarvi un'altra testimonianza molto forte di conversione: il nostro fratello Giampier che viene dalla Svizzera e ci racconter come il Signore ha toccato il suo cuore.
Giampier, dalla Svizzera
Vorrei raccontarvi molto ma non c' tempo e posso dire soltanto che sono stato nel giro della droga per quindici anni circa ed ero veramente morto, in quel periodo ero nel sepolcro. Ges passato vicino a me, ha scoperchiato il sepolcro, mi ha tirato fuori e adagio adagio mi sta rimettendo in piedi: mi da la forza di affrontare la vita, malgrado il mio passato che mi ritorna molto spesso alla mente. E ringrazio Maria perch mi sta vicino e mi sorrgge e mi porta ogni giorno. Ringrazio anche tutti i fratelli del Rinnovamento, perch veramente nel Rinnovamento trovo la forza che mi manca e non posso che lodare il Signore Ges che compie meraviglie in me e in tanti altri drogati come lo ero.
Paolo, di Bari
Ho 17 anni e un anno fa ero completamente ateo. Mi sono accostato al Rinnovamento mediante la Comunit di Ges, di Bari, condotta da Matteo Calisi, assieme a suor Angela. Mi sono accostato al Rinnovamento per varie circostanze ma sicuramente per volont di Dio (perch poi, pensandoci, stato tutto un piano di Dio). Una sera sono andato al gruppo di preghiera e ho visto come si pregava, la gioia, la felicit di queste persone, alzare le braccia a lodare il Signore..... era la prima volta che vedevo questo e mi sembrato molto strano, al di fuori dell'esperienza cristiana normale. Devo dire franca- mente che mi sono messo a ridere, per notavo la convinzione di quelle per- sone e la gioia e la felicit che provavano in quel preciso momento e ho inco- minciato a pormi delle domande. Veramente, io avevo vissuto con determinati concetti e ora quei concetti, quelle barriere, crollavano davanti a risposte cos semplici che mi facevano rimaner male, appunto perch erano risposte che poteva dare anche un bambino. Ho continuato questo cammino per un po' di tempo, poi c' stata l'espe- rienza dell'incontro regionale di Bari. Qui ho incontrato personalmente il Signore. Dopo aver preso la comunione ho incominciato a pentirmi dei miei peccati e questo mi ha addirittura sconvolto, perch se non credevo in Dio non c'era alcun bisogno di pentirmi dei miei peccati, visto che non li consideravo tali. Da allora sento la presenza del Signore che agisce in me; da allora ho capito che il Signore si fa incontrare personalmente e che noi possiamo vera- mente avere dal Signore tante e tante grazie. Quello che mi sta colpendo in questo convegno che si sta parlando proprio della misericordia e dell'amore del Signore e io posso veramente testimoniare di questo amore, di questa misericordia perch il Signore ha chiamato proprio me che ero un peccatore e lo sono ancora oggi: non ero degno di conoscerlo, eppure lui mi ha chiamato. Grazie, Signore!
Luigi, di Roma
Io rappresento i giovani del gruppo Emmanuele di Roma. Hanno mandato qui me perch pare che quelli pi cattivi camminano adesso pi veloci. Io sono qui per testimoniare a nome di tutti i giovani del gruppo Emmanuele che il Signore ascolta le preghiere di chi le fa con fede. Al gruppo arrivano tutti i sabati nuovi giovani, ci sono conversioni; anche qui a Rimini ce n' stata una. Ci sono coppie che sono state lontane dal Signore e adesso vogliono consacrare la loro unione davanti a Dio. Io personalmente devo ringraziare il Signore e voi tutti perch l'anno scorso qui a Rimini esplosa in me la bomba dello Spirito Santo messa in me dal Signore. Ecco, io ho passato una vita lontana dal Signore, con le esperienze peggiori, di droga e tante altre cose, ma il Signore mi ha allontanato da tutto questo, mi ha purificato e lo dico a lode e gloria del Signore!
Alvaro, di Brescia
Vorrei iniziare questa mia testimonianza proponendovi la parola che il Signore mi ha dato ieri mentre eravamo in preghiera: "sin dal seno di tua madre ti ho chiamato". Questa parola pu riassumere tutto il cammino che il Signore mi ha fatto fare, questa unione che mi porta a chi amare con lui; e que- sto messaggio d'amore vedo che man mano mi sta portando ad una chiamata di consacrazione sacerdotale. Per prima di arrivare a questo - e soprattutto nel Rinnovamento - ho potuto scoprire in modo pi forte questo messaggio dimore. Il Signore non solo m'invitava prima di tutto a riconciliarmi e a far comunione con la mia famiglia, in particolar modo con mio padre, ma soprat- tutto a perdonare le carenze di affetto che ho avuto. Ho sempre vissuto in famiglia un cristianesimo all'acqua di rose, una famiglia unita, per tante volte mi mancavano quelle carezze, quegli affetti che avevo sempre desiderato; pro- vavo rancore verso mio padre per le preferenze che faceva o perch non mi degnava di uno sguardo e quindi cresceva in me la paura nei confronti di mio padre. Il Signore mi diceva di perdonarlo e io ho cercato di farlo e cerco tut- t'ora di perdonare sempre; perch non che le cose in famiglia siano cambiate, le difficolt ci sono, magari aumentate, le incomprensioni pure, tante volte risalgono le carenze di affetto. Ma una cosa importante che il Signore sta facendo, e soprattutto grazie al Rinnovamento, che sto cambiando io. E quindi ora posso dire che cerco di amare mio padre e lo amo, non tanto perch un figlio di Dio, ma perch mio padre.
Angela e Lucia della Romagna
Facciamo parte del gruppo di Ravenna. Il Signore cinque mesi fa ci ha fatto un dono favoloso, un nuovo modo di testimoniarlo, almeno per noi. Durante un incontro del gruppo di servizio del canto di cui facciamo parte sia io che Angela, abbiamo sentito il bisogno di drammatizzare la nativit del Signore, di fare una specie di recita. Eravamo partiti solo dalla Nativit, poi dopo, attraverso la preghiera nostra e del gruppo, abbiamo capito che dove- vamo allargare; allora abbiamo fatto una specie di rappresentazione a partire dall'Annunciazione, poi abbiamo toccato la visitazione di Maria a Elisabetta, la ricerca della capanna da parte di Maria e Giuseppe, la nascita di Ges e l'a- dorazione dei magi. stata una cosa molto bella, soprattutto perch tutto il gruppo di Ravenna ha collaborato con noi ed stata veramente molto forte, perch tutti quelli che hanno assistito alla recita hanno detto che pi che una recita era una preghiera e si sentiva il Signore vivo e presente. Ed era proprio quello per cui noi avevamo fatto questo. In pi, attraverso le prove che abbiamo fatto insieme, il Signore ha guarito i rapporti tra noi giovani del gruppo; si sa, molto spesso ci sono dei caratteri un po' forti e allora ci si scontra. Il Signore attraverso i tentativi, i fallimenti, le dimenticanze di ognuno di noi durante le prove ci ha guariti, ci ha fatto conoscere di pi e in modo migliore. Angela conferma che non stato facile, anzi stato molto difficile stare insieme, provare insieme, domenica dopo domenica, sacrificando ogni momento libero. Il giorno della recita ho detto: Io non me la sento, mollo tutto e me ne vado, ho paura del fiasco. E proprio in quel momento mi sono accorta che non dovevo pi parlare io, non dovevo pi fidarmi di me stessa, dovevo fidarmi di qualche cosa di pi; per ho dovuto fare lo stesso un grande sforzo su me stes- sa, ce l'ho dovuta mettere tutta, perch certe volte la nostra volont molto forte. E andato tutto bene, nonostante le papere e gli errori di scena; e il Signore ha fatto vivere a noi e a quelli che guardavano, con i gesti, con le parole, con gli arpeggi delle chitarre, con le espressioni del volto, quello che stava avvenendo. Io ringrazio il Signore perch ho vissuto il Natale "dentro", non "fuori". Grazie, Signore!
Marcolino, di San Remo
Io adesso cerco di spiegare quello che ho provato io in otto anni di cammino nel Rinnovamento, nel nostro gruppo di San Remo, "Maranath". Vorrei sottolineare il cammino perch ho sentito in questi giorni parecchi fratelli che dicevano che stavano passando dei momenti particolari, dei momenti di discordia, dei momenti brutti. Io vorrei dire che, come nella vita, come in tutte le cose, i momenti brutti ci sono, ma ci devono essere per dare una forza, una carica in pi per superare poi le prove ancora pi dure che verranno. Faccio un discorso che pu sembrare anche paradossale: io sono convinto che dobbiamo essere contenti, gioiosi, quando il Signore ci da una prova perch la prova significa la sua fiducia; pi dura, pi sembra impossibile a superare, pi vuoi dire che il Signore ha fiducia in noi, che ci da quell'ostacolo perch sicuro che noi ormai abbiamo la forza per poterlo superare; e se lottiamo insieme a lui riusciamo a superare altri ostacoli pi forti e continuiamo a rafforzarci dentro il nostro spirito. Nel gruppo abbiamo passato anche noi dei momenti di crisi, ci siamo trovati addirittura a portare avanti un gruppo, in una citt come San Remo con 65000 abitanti, in due, cio il gruppo del Rinnovamento era formato da due persone. Abbiamo cercato con la preghiera, con l'affiatamento tra noi due, e con i pochi amici che poi sono entrati a darci una mano, di creare un qualche cosa. Abbiamo fatto un errore, abbiamo cercato di richiamare le persone che se ne erano andate dal gruppo, abbiamo pensato subito ai nostri fratelli che erano gi con noi, ed stato un fiasco, perch non siamo riusciti ad ottenere niente. Quando invece abbiamo cominciato ad andare fuori, sono venuti altri per la testimonianza nostra. Non difficile dare testimonianza perch il compor- tamento, la nostra vita di ognuno di noi. Noi non ce ne accorgiamo, ma nel Rinnovamento ognuno di noi si formato un carattere che da amicizia agli altri. Io ricordo un mio amico che non era nel gruppo, ancora adesso non c', stiamo cercando di convincerlo a entrare; lui ha detto: Vedo tra voi un grande amore, io verrei nel vostro gruppo, se credessi, anche poco solamente, per l'a- more, per l'amicizia che c', e questo vuoi dire quelle parole del vangelo: Da come vi amerete capiranno che siete miei figli. Ebbene la testimonianza che secondo me possiamo dare quando usciamo di qua, di continuare a vivere come stiamo vivendo questi quattro giorni, continuare Rimini ognuno a casa sua, nella sua famiglia; allora riusciremo a dare una vera testimonianza. Ognuno di noi, del gruppo, ha cercato di prendersi un settore per aiutare concretamente gli altri; vorrei dire questa esperienza per cercare di farvi capire che quello che a volte a noi uomini sembra male, pu invece servire i piani del Signore. Alcuni di noi, me compreso, facciamo il servizio autoambu- lanze della Croce Verde. Un giorno ci hanno chiamato per un incidente e abbiamo preso una bambina di 10 anni; poi, il sabato pomeriggio c'era la pre- ghiera al nostro gruppo e abbiamo pregato per quella bambina. Per uno che non cristiano, un incidente una cosa terribile, una cosa brutta che non pu avere un buon fine; qui che il Signore fa tutto il contrario di quello che l'uomo pensa. Noi, pregando per questa bambina, andando a trovarla a casa, portandole dei regali e giocando con lei, abbiamo incominciato a frequentare la scuola elementare dove lei andava, a pregare insieme ai bambini, abbiamo portato la chitarra per cantare a loro e adesso ci troviamo ad avere 170 bam- bini circa. E tutto quanto nato per un incidente! Alleluja!
Salvatore, di Cosenza
Qualche mese fa, mentre montavo delle impalcature in un ospedale di Bologna, mi sono trovato di fronte ad una finestra e ho visto dentro un amma- lato, un ragazzo che si chiamava Andrea ed era in coma. Sono entrato e ho chiesto all'infermiera che cosa aveva, mi ha detto che era tossicodipendente all'ultimo stadio, con al massimo due o tre giorni di vita. Io non so cosa ho pro- vato in quel momento, posso solamente dire che c'era un qualcosa in me che mi spingeva a conoscerlo, e la tribolazione pi grossa era il fatto che non sapevo come, perch non volevo che pensasse che lo facevo per piet, io volevo conoscerlo e basta. Ea sera stessa sono andato da padre Ottorino, il responsabile del mio gruppo, "Due Madonne", di Bologna, e ho chiesto a lui come fare: tu che hai tante esperienze, tanti anni passati ad aiutare gli altri, puoi aiutare me che sono alle prime armi? lui ha risposto: Stasera avrei da fare ma lascio le novantanove pecore per andare a recuperare la pecorella smarrita. Siamo andati l e lo abbiamo conosciuto, gli ho chiesto se gli faceva piacere che io ritornassi, mi ha risposto di s. Con altri ragazzi del gruppo siamo poi ritornati da lui; all'inizio non volevamo arrivare subito al dunque e abbiamo fatto solamente amicizia; poi gli abbiamo chiesto come andava con Ges e lui ha risposto che aveva avuto battesimo, comunione e cresima, ma non credeva. Dopo un paio di giorni lui stranamente viveva ancora: gli abbiamo chiesto se per caso volesse confessarsi e fare la comunione; all'inizio era un po' incerto poi ha accettato. E venuto padre Ottorino e Andrea si confessato. Ea cosa bella che subito dopo ha detto: Non pensavo che fosse cos facile riconciliarsi con il Signore. Dopo di che ha fatto la comunione e l'ha fatta anche un'altra volta. I momenti pi belli sono stati i momenti di preghiera; io faccio parte del Rinnovamento da tre anni, ma fino allora non avevo capito niente: i miei tre anni di cammino nel Rinnovamento non valgono quello che mi ha insegnato Andrea in quei pochi giorni che ci siamo trovati a pregare insieme al suo capez- zale. Euiha incominciato a lodare il Signore per la sua malattia; era affezionato particolarmente alla Madonna e diceva sempre: Madonnina, ti ringrazio per questa malattia, per questa sofferenza, perch ho avuto modo di incontrare tuo Figlio. Arrivare a dire questo su un letto di ospedale, penso che sia il mas- simo della fede. Il 5 febbraio Andrea morto, dopo due giorni abbiamo cele- brato i funerali, c'erano anche i ragazzi di Padova e di Trieste che avevano avuto modo di conoscerlo giorni prima. Eeggo il volantino che abbiamo fatto per quella Messa: Celebrazione Eucaristica per la nascita di Andrea. Andrea, fratello carissimo, noi tuoi amici sinceri ti vogliamo esprimere tutto il nostro affetto, il nostro amore in Ges nostro Salvatore e Signore. Non ti diciamo addio, ma arrivederci. Il Padre ha visto le tue sofferenze e nel suo amore infi- nito ti ha chiamato a s per renderti felice. Noi lodiamo e ringraziarne il Padre per il dono che ti ha concesso per i meriti di Ges nostro Salvatore e in virt del suo Santo Spirito. I tuoi amici di Bologna, Padova e Trieste. Voglio ringraziare il Signore per questo grande dono, perch mi ha dato una gioia immensa, lo voglio ringraziare e lodare e vorrei concludere con una preghiera che ho scritto questa mattina; dedicata a tutti i giovani, visto che la preghiera di oggi era per loro, ma non soltanto ai giovani: Signore, ci hai dato le gambe per camminare, gli occhi per vedere, e tutto quello di cui abbiamo bisogno per vivere, ma soprattutto ci hai dato un cuore per amare. Signore, fa' che tutti i giovani possano incontrarti e conoscerti per capire che la felicit e la gioia sta nel tuo amore. Signore, fa' che tutti i giovani capiscano che in questa vita c' anche tanta sofferenza e che l'unico modo per sconfiggerla camminare insieme verso una meta comune: Ges. Alleluja!
Riccardo, di Brescia, seminarista
Da sette anni sono in Seminario con i frati minori conventuali e da circa due anni faccio parte del gruppo del Rinnovamento nello Spirito. Devo dire che prima di incontrare questo gruppo la mia vita, la mia esperienza di semina- rio non era molto vissuta, non c'era in me nessuna convinzione o, per lo meno, ce n'era poca. Ea crisi venuta quando, tramite degli amici, ho conosciuto il Rinnovamento. E'interrogativo che mi sono posto mi ha quasi buttato a terra; vedevo giovani come me che vivevano fuori, "nel mondo", e che erano felici di stare davanti al Signore, venivano ricaricati dalla preghiera, mentre io che ero un seminarista, ed ero perci facilitato dalla preghiera, dall'ambiente in cui mi trovavo, non mi sentivo affatto ricaricato dalla preghiera o, forse, non ne conoscevo il vero valore e la potenza. Ad un certo punto mi sono sentito quasi costretto a cambiare vita; non potevo andare avanti cos, senza convin- zione, senza una mta precisa da raggiungere e pian piano ho incominciato a scoprire il valore della preghiera, la dolcezza e la serenit di essere guidato dalla potenza dello Spirito Santo e cos, pian piano, il Signore ha incominciato ad aprire un po' la porta del mio duro cuore. La scorsa estate, ad Assisi, Ges mi ha fatto sentire la sua voce, la sua chia- mata e vi confesso che stato duro accettare il suo discorso, l'invito a seguirlo. Sappiamo bene che Ges, una volta iniziata un'opera, la porta a termine e vi assicuro che non mi ha pi lasciato in pace. Dopo l'estate, ho ripreso il cammino nel Rinnovamento e il Signore mi ha sempre dato tramite profezie e passi biblici delle conferme riguardo alla mia chiamata. Quest'anno stato veramente importante per me, ho approfondito sempre pi il senso della preghiera di Rinnovamento. Con gioia e riconoscenza devo ringraziare i miei fratelli della corale di Brescia, che mi hanno sempre incoraggiato; non mi sono mai sentito solo, perch sapevo che loro pregavano e che tutt'ora pregano anche per me. Con la quaresima di quest'anno ho incominciato il seminario in preparazione dell'effusione; vi devo dire che stata la quaresima pi bella che abbia mai vissuto. Sentivo che qualcosa dentro di me stava maturando, stava cambiando, la mia stessa vita in seminario era diversa. Non ero pi freddo nei confronti dei miei fratelli e riuscivo pian piano ad andare d'accordo anche con quelli pi antipatici, istaurando un'amicizia anche con loro. E finalmente sono riuscito a testimoniare anche nel seminario in cui vivo la gioia di avere incontrato Cristo nella vita; e non c' dubbio che era lo Spirito Santo che stava e sta lavorando dentro di me. Per questo successo solo perch mi sono veramente affidato al Signore con piena fiducia nella preghiera e anche con la volont di cambiare. Adesso quel Dio che prima amavo perch dovevo, lo amo perch lo sento dentro di me e vi assicuro che un Dio diverso, pi bello, pi vero, meraviglioso! Non sono ancora giunto al momento decisivo della scelta che sar fra un anno ma ora non ho pi paura che il Signore mi chieda troppo perch mi sento quasi pronto a dargli tutto quello che vuole e che lui gradisce. Il Rinnovamento mi servito per approfondire e accompagnare la mia esperienza di seminari- sta. Ho trovato il coraggio e la forza di lodare Dio con cuore sincero e di affi- darmi a lui. Ho scoperto anche la gioia di lasciarmi condurre nella mia vita dallo Spirito Santo, la sicurezza di non essere solo. Domenica prossima rice- ver la preghiera per l'effusione; una tappa importante per me, un punto di partenza per una vita veramente trasformata. E un impegno difficile, perch non facile non dare nessuna importanza ai miei desideri umani, e accettare fino in fondo la volont del Padre, per sono sicuro che meraviglioso. Per concludere, ho scoperto con gioia che vale proprio la pena di perdere la mia vita per Dio, per ricevere da lui un'altra vita, nuova. Tutto questo a lode e gloria del Signore. Alleluja!
Ivone Quadrato, novello sacerdote
Mi chiamo Ivone, sono di Padova, sono di Vallo della Lucania e sono qui con il gruppo di Varese. Alleluja a tutti i fratelli! Quello che vi voglio dire per alcuni giovani che sono qui presenti e che hanno paura, perch chiamati dal Signore a donarsi al sacerdozio; hanno paura perch non si ritengono degni. A loro voglio dire: io tanti anni fa venivo a Rimini e per me Rimini era la Babele; ora Rimini la Pentecoste. Alleluia al Signore! stato molto difficile cambiarmi e convertirmi (non mi fermo sui particolari), fino ad essere rinchiuso in una sala di isolamento in ospedale psi- chiatrico per la pazzia, per la paura, per il pericolo di morire. Devo testimoniare di un prete che per me ha offerto la sua vita, per salvare la mia. La morte di Don Giovanni Busatto, salesiano di Verona, ha permesso di donarmi una vita nuova. Questa stata la mia prima conversione. Ma il Signore non si accontentato. Mi ha preso un'altra volta, mi voleva prete, mi dava dei segni chiari. Sono entrato in seminario a Padova. Prima avevo conosciuto il gruppo di Comunione e Liberazione all'Universit di Padova dove ho studiato medicina. L ci siamo conosciuti. Questo mi ha edificato nella fede, mi ha fatto continuare, mi ha fatto progredire. Sono arrivato al diaconato e tutte le cose andavano tranquille, secondo me, ma il Signore pensava a qualcosa di diverso. Al Policlinico di Padova ho conosciuto un prete del Rinnovamento, padre Francesco Signorelli che io chiamo "papa" e che qui con noi. Io ero solo simpatizzante del RnS e in un abbraccio di pace ho ricevuto l'effusione dello Spirito che mi ha cambiato. Tutti in seminario mi dicevano pazzo, ma io ho detto: prego giorno e notte; questa non pazzia, amore per il Signore. Invitato da padre Francesco scesi a Vallo della Lucania per le vacanze di Natale e l m'incontrai con il vescovo Giuseppe Casari il quale mi propose di dargli una mano. In una predica del Vescovo di Padova mi offrii alla Carit. Sentii questa come una seconda chiamata del Signore e lo dissi al Vescovo. La mia donazione fu interpretata in un modo tale che dovetti saltare la mia ordi- nazione sacerdotale. Questo fu per me molto doloroso: tutti i miei diciassette compagni erano gi preti dal giugno. Nello stesso momento il Signore port in ciclo anche la mia mamma. Fu grande per me la festa di fede al suo funerale, perch toccai con mano la presenza del Paradiso anche per noi, la presenza della beatitudine: dico questo con molta serenit, con molta gioia, con molto ringraziamento al Signore. Ebbi poi una seconda effusione. Il Signore mi don a Natale di quest'anno, in un ritiro del RnS a Napoli, la presenza di mia madre che non era pi sulla terra attraverso Maria e la presenza del sacerdozio attra- verso i due fratelli sacerdoti che erano con me. Da sei giorni sono prete e sono contentissimo, vorrei che tutti aveste la gioia che io ho nel cuore. Vi devo dire ancora un'altra cosa, sulla riconciliazione. L'altro giorno c' stata la liturgia penitenziale e io, che non avevo mai confessato, avevo paura: io peccatore, confessare altri peccatori! C' stata la preghiera ed stata una cosa grandissima per me. Mi sono confessato prima io, poi io ho confessato il mio padre spirituale, poi un giovane del Policlinico di Napoli e cos avanti, per tante ore, fino a ieri sera. Gloria al Signore, Alleluja!
La presenza della Madonna nella vita di una sorella
Se sono qui perch Maria mi ha chiamata. Se sono qui perch Maria mi ha salvata dalla morte del corpo e dalla morte dello spirito. Ero molto piccola e sono stata molto malata, in agonia. Mia madre mi ha offerta alla Madonna di Pompei e la Madonna intervenuta. Mi raccontavano di questo miracolo, ma non ha inciso molto nella mia vita: il pensiero della Madonna era molto lontano dal mio spirito, anche se mi era vicina. Ho avuto una vita di fede tradizionale, alternata a fasi di freddezza e di entusiasmo, fino a quando ho avuto due anni di grande lontananza dal Signore. Stavo morendo spiritualmente e ancora una volta Maria intervenuta nella mia vita. Ai primi di maggio del '78 mi ha fatto incontrare un sacerdote pieno di Spirito Santo. In quel momento sono risuscitata, ma per me Maria era nell'ombra, non capivo ancora che era lei. Poi ho incontrato il RnS e nella luce dello Spirito Santo Maria ha incominciato a parlare al mio cuore. E ho capito che tante "coincidenze" non erano coincidenze ma lei, che mi seguiva nell'ombra. Ultimamente sono stata a Medjugorje, dove Maria ha parlato ancora al mio cuore e parla al cuore di tutto il mondo. Siamo nell'attesa che la Chiesa si pronunci - c' una commissione che lavora in silenzio - ma io non posso dire che non credo alle apparizioni della Madonna, il 25 marzo c'era tutto il mondo, l. Abbiamo fatto dei filmati, li abbiamo portati in Italia per noi, ma sono di grande interesse, ancora voce di Maria. Siamo entrati nelle scuole a parlare di Maria, siamo entrati negli ospedali, nelle case di rieducazione e nessuno rimasto insensibile al richiamo della Madonna. Siamo entrati nelle carceri. Era la prima volta che entravo in un car- cere, stata l'esperienza pi tremenda della mia vita. Non posso descriverla, ma anche l quei cuori che sembravano duri come la pietra hanno ricevuto il messaggio dell'amore. Maria sta parlando a tutto il mondo e sta dicendo a tutti noi: Dio ci ama, Dio solo pu dare la pace. Maria apparsa per la prima volta il giorno di san Giovanni Battista. Tutti noi che siamo in questa sala dobbiamo entrare nella dimensione di Giovanni Battista e gridare al mondo intero, anche se nessuno ci ascolta, gridare che Dio ci ama, Dio la nostra salvezza e che solo lui pu entrare nella nostra vita e ribaltarla come solo lui pu fare.
Mimmo, di Eboli
Ero molto sfiduciato prima della Festa della gioia celebrata da p. Natale perch pensavo che si dicessero solo tante parole: eppure il Signore ha voluto usare me, la mia parola, per aiutare un fratello che stava peggio di me, si era molto allontanato dal Signore e adesso si confessato e comunicato. Allora ho sentito proprio che il Signore mi diceva: vedi, non sei tu, con le tue parole, sono io che opero. E questo ha fatto risorgere anche me e allora ho voluto can- tare un alleluja al Signore risorto, un alleluja al Signore che fa risorgere tutti noi quando con fiducia ci accostiamo a lui.
don Massimo Camisasca
Sono venuto per partecipare a nome di Comunione e Liberazione a questa preghiera che conclude il vostro incontro, per pregare con voi, per chiedere con voi il dono del rinnovamento. Accada in tutta e per tutta la Chiesa e ci trovi attori e nello stesso tempo discepoli dello Spirito assieme alla Madonna. Che questo dono del rinnovamento della Chiesa faccia s che essa sia sempre di pi " segno di Cristo" dentro gli ambienti della vita, segno di speranza per l'uomo e di riconciliazione per i popoli. Vi ringrazio a nome di tutto il movimento C.L. dell'unit che vivete dentro la Chiesa, dell'unit che vivete con noi e camminiamo assieme sulla strada che il Signore ci indica. Sia lodato Ges Cristo.
Tutta l'assemblea invitata a pregare sui giovani, i quali s'inginocchiano mentre viene invocata la Vergine Maria perch li custodisca e, attraverso lei, la potenza dello Spirito Santo, suo Sposo, si effonda su di essi.
Omelia Padre Mario Panciera
SIANO UNA COSA SOLA PERCHE IL MONDO CREDA (Gv 17, 20)
"E ora Signore volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunciare con tutta franchezza la tua parola. Stendi la mano perch si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Ges. Quand'ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati trem e tutti furono ripieni di Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con franchezza". Erano una comunit piccola, perseguitata ma con un Signore in mezzo, lo Spirito Santo, e perci invincibile, indistruttibile: persino la terra si scuote e i cuori si cambiano. questo l'insegnamento che il Signore vuole darci oggi mettendoci davanti la preghiera sublime: "Padre, siano una cosa sola perch 11 mondo creda". Ecco: la parola stata annunziata e ora deve farsi carne. La parola che abbiamo ascoltato in un contesto preciso: la preghiera sacerdotale di Ges, parole di Ges nell'ultima cena e il brano letto ha tutto un contesto antecedente. Ges aveva parlato dei rapporti sociali (politici, se vogliamo), che devono esserci nella Chiesa: lavarsi i piedi l'un l'altro "e io vi ho dato l'esempio"; poi ci sono le indicazioni morali, cio l'esortazione ad avere la fede in lui, la garanzia che la preghiera sar esaudita, l'esortazione ad essere uniti a lui come tralci alla vite; ha promesso il dono dello Spirito Paraclito; non li ha assicurati di essere al di fuori delle vicissitudini del mondo ma dice: nelle persecuzioni del mondo abbiate fiducia: io ho vinto il mondo. a questo punto che la parola di Ges si fa preghiera. Il capitolo 17 di Giovanni inizia: "Cos parl Ges" e continua: "Quindi, alzati gli occhi al ciclo disse: Padre, non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perch tutti siano una sola cosa"; e arriviamo a una parola che da il capogiro: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perch il mondo creda che tu mi hai mandato". Ges qui al centro di quello che chiede al Padre: gli consegna l'opera ormai compiuta e gli dice: "Padre, ora ritorno a te. Io ti ho glorificato sulla terra e tu glorificami davanti a te con quella gloria che avevo fin dall'eternit". Ges rivolge poi lo sguardo ai discepoli: "Padre, ecco questi che hanno creduto in me, alla parola tua che io ho annunciato loro"; essi costituiscono in qualche modo il frutto dell'opera sua, la continuit dell'opera sua nel mondo. E cosa chiede per loro prima di partire? "Padre, consacrali nella verit", la verit, cio la parola che lui ha dato loro, "custodiscili dal maligno" (ed ecco la drammaticit della vita, quella dei credenti e degli uomini come tali) ; e ancora: " custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, ai quali ho fatto conoscere il tuo nome": siano dunque custoditi, siano dunque tuoi. Qui affiora gi quello che gli sta a cuore: "perch siano una cosa sola come noi": il riferimento la Trinit e non solo di quelli che ha l, sotto gli occhi, ma anche di tutti quelli che crederanno per la loro parola. E ci siamo tutti. E se c' una chiave di conversione del mondo intero cui li manda questa: "siano uno perch il mondo creda". In questo mondo in cui non ci si ama, in cui si uccide, in cui c' la violenza, l'oppressione e ogni sorta di malvagit, una cosa sola quello che ci vuole per convertirlo, per aprire gli occhi a questo mondo invivibile: un gruppo, una societ, una comunit di fratelli: e solo la comunit di fratelli che si amano pu far risalire a Dio. In questo discorso di Ges la parola "unit" torna continuamente come un ritornello: il Signore prevedeva la fragilit di questa unit. Ricordiamoci il testamento di Ges, il comandamento nuovo del Signore: "amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi'; in questa affermazione c' gi il collegamento con l'essere segno: come lui il volto, l'amore del Padre, cos chi si ama nel suo nome la perennit del Cristo, a testimonianza che Cristo risorto ed vivente. Uni come la vite e i tralci, o meglio^il Signore dice: " come i tralci inne- stati alla vite, rimanete in me e io in voi". un'unione vitale, di fruttuosit, anzi la condizione della fruttuosit: se non c' questa unione, c' la sterilit, il tralcio viene tagliato e bruciato; solo se unito e nella misura in cui lo e beve la linfa vitale, fruttifica. Portare frutto in che senso? reso esplicito l dove dice: "Come tu mi hai mandato nel mondo anch'io li ho mandati nel mondo", affinch diffondano la parola, cio l'evangelo, il lieto annuncio, e si moltipli- chino i credenti. "Padre, prego anche per quelli che crederanno in me per la loro parola": generazioni di credenti. Ma questa unit, condizione della vita e della fruttuosit, un'unit impetrata; riposa, vorrei dire, sulla preghiera permanente di Ges. Il sacramento realizza quanto significa: dice "Questo il mio corpo" e lo , perch dipende solo dall'onnipotenza di Dio. L'unit invece dipende anche dall'uomo, dono offerto all'uomo ed perci un'unit esortata, comandata, pregata; un'unit mai perfetta, mai totale, mai definitiva. Siamo in cammino con tutti gli incidenti di percorso e quindi un'unit che pu essere perduta. Basta dare uno sguardo al mondo intorno a noi. Mentre noi qui, ora, spezziamo la Parola e il Pane attorno a questa mensa, non possiamo dimenticare le citt, le regioni, il mondo da cui veniamo e in cui siamo; non possiamo chiudere gli occhi di fronte alla realt tragica della fame, dell'oppressione, dei missili, delle guerre... su questo mondo ancora, continuamente, la preghiera di Ges si fa sangue versato per lavare le assurde atrocit, il corpo di Cristo come perennemente appeso davanti agli occhi di tutti e per tutti coloro che vogliono amare fino in fondo. Diamo uno sguardo alla Chiesa dove tutt'ora cos difficile sedere a tavola nella pace, dove la crisi spesso fa il deserto. Abbiamo strappato la veste inconsutile e queste sono realt sofferte di tutti i tempi: ma noi rispondiamo della situazione del nostro tempo, della Chiesa oggi e ora, per la quale Ges impetra ancora: "Padre, che siano uno". Guardiamo anche al Rinnovamento. Quanti rinnovamenti nello Spirito, quanti personalismi e incomprensioni che ci fanno dimenticare il comando del Signore e testimoniano negativamente uno spirito diviso; ed bestemmia, perch lo Spirito uno! "Padre, che siano uno perch il mondo creda"; ed per questo che la preghiera di Ges diventa la preghiera di tutta la Chiesa, diventa la nostra preghiera. La Chiesa ha imparato lungo i secoli - e spesso passando attraverso la cruda esperienza di lacerazioni, di scomuniche, di condanne - che solo Dio fonte di unit mediante lo Spirito di comunione e di santit. E nel momento in cui offre al Padre la Vittima santa e immacolata, chiede con la voce di Ges l'unit. Tutte e quattro le preghiere eucaristiche fondamentali assumono la preghiera di Ges nel nome di Ges offerto mediante il dono dello Spirito che la comunione, che l'amore di Dio infuso nei nostri cuori: "un solo corpo e un solo spirito" e subito dopo, nella terza preghiera: "Per questo sacrificio di riconciliazione dona, Padre, pace e salvezza al mondo intero, perch il mondo creda". Il sacrificio eucaristico, l'uomo, il mondo e tutta la creazione raggiun- gono il fine dell'unit riuniti e offerti perch siano salvati, unificati in Cristo redentore, mediatore e Signore. Nella Messa confluisce tutto l'anelito di tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutte le regioni, di tutti gli orizzonti della terra: forse inconsapevoli, forse errando, anelano l'unit, invocano l'unit ed il gemito di tutta la creazione che soffre i dolori della nascita di un mondo nuovo: Padre, che siano uno affinch il mondo creda. L'unico perch dell'essere noi qui, di tutti i raduni locali, v regionali, l'amore di Ges che ci unisce, l'amore di Ges che ci chiama. l'amore che ci unisce, perch Ges ha abbattuto il muro delle divisioni con il suo sangue, perch Ges risorto ci ha donato lo Spirito che ci fa figli tutti dello stesso Padre e allora tutti siamo fratelli. l'amore che ci riunisce perch tutti siamo un popolo di perdonati e perch perdonati facciamo festa. Siamo consapevoli che l'amore che ci unisce perch non solo siamo stati e siamo continuamente perdonati, ma anche perch ci perdoniamo e ci perdoniamo continuamente, come attesta la testimonianza di chi ha perdonato. Siamo uno, ma siamo uno in cammino, sotto l'invocazione perenne di Ges: " Siano uno, Padre, affinch il mondo creda". Se siamo uno, il mondo creder; se non crede perch non siamo uno ! Cristo Ges, Signore risorto, raccogli noi dispersi, radunaci nell'unit. Noi tuoi ministri come prendiamo il pane e il vino, cos prendiamo nelle nostre mani consacrate questi fratelli nostri e tutti quelli che questi rappresentano nella nazione intera, nel mondo intero, specialmente quelli che sono a Roma e in questo momento aprono il Congresso internazionale assieme al Rinnovamento di tutto il mondo; li prendiamo nelle nostre mani come il pane e il vino e li poniamo sull'altare; e come per il pane e per il vino, cos per loro e per tutti noi tu, Signore, sommo ed eterno sacerdote, pronuncia le parole "Questo il mio Corpo". Che sia inconsutile, Signore, membra unite al Capo, uniti in una comunione indistruttibile, donata e ricevuta, koinonia dello Spirito, comunione della Santissima Trinit. Noi in te e tu nel Padre, uni; come tu e il Padre siete Uno nello Spirito, cos anche noi siamo uno. E per noi e con noi, o Signore, ancora una volta prega il Padre: Padre, siano uno affinch il mondo creda. Amen.
1 maggio 1984
Padre Mario Panciera
CONCLUSIONI
Dopo giornate come queste, impossibile tirare delle conclusioni, soprattutto generali, perch penso che ognuno di noi tiri le proprie e con queste torni nei gruppi. Ora, per, dobbiamo tirare dalle conclusioni sul vissuto anche indicazioni per il futuro. Ricordare le opere di Dio non fare archeologia, ma ritornare alla roccia per bere alla fonte, ritornare alla radice, alla vite e da qui ricavare il pane e l'acqua per il cammino che ci attende. La parola di Dio che ha illuminato questi nostri giorni si pu distribuire in tre categorie di indicazioni: la prima una parola di misericordia: "Io sono Misericordia". il ritornello che ha risuonato continuamente ai nostri orecchi e che penso ha toccato i nostri cuori. "Io, la Misericordia, sono tra voi con la presenza dei malati e anche con i poveri, con i deboli, con il fratello che accanto a te e ha bisogno come te di misericordia ". Dice il Signore : " Ho celebrato in voi la mia misericordia e in voi celebrer la mia potenza". Ancora: "Lava tu i piedi al tuo fratello e io laver il tuo corpo e mi prender tutte le tue sozzure. Riconciliati! "; e poi: "Ho spezzato le catene del vostro cuore, il mio costato aperto". "Figli, diceva ancora il Signore lungo le giornate, mi avete consacrato il vostro cuore e io l'ho liberato" . "Popolo mio, non piangere, io trasformo e trasfondo in te il mio amore". Il Signore ci ha garantito come sempre che un Dio di misericordia. Ma, insieme, sembra quasi abbia voluto esortarci alla gioia. Agli occhi di Dio sembra che siamo un po' troppo tristi, piangiamo un po' troppo, perch sono state molte le esortazioni alla gioia, alla festa. Il Signore dice: "Sento un canto che sale dalla terra, il mio cuore lo ascolta e mi dona tanta gioia; sono le mie figlie e i miei figli che cantano ed esultano"; ancora: "Ho acceso un fuoco, il mio fuoco, non spegnerlo con la tua tristezza ma loda, canta, danza, esulta davanti al tuo Signore"; vi dice ancora il Signore: "A voi mander lo Spirito Consolatore perch la gioia vostra sia piena". Come vogliamo ringraziare il Signore per queste esortazioni concrete e insistenti alla gioia! "Esulta, Gerusalemme, figlia di Sion, perch il tuo Dio in mezzo a te". Ma se il Signore in mezzo a noi, e questa la ragione della nostra gioia, con noi perch ci salva, ci guarda, ci rinnova, perch opera in mezzo a noi. "Io sono la vite e voi i tralci, senza di me non potete fare nulla; i tralci che non portano frutto si seccano, ma i tralci uniti fruttificano. Io sono con voi e dentro di voi, non abbiate timore, il vostro re in mezzo a voi". E l'invito: "Io sono la luce che illumina il mondo, sono la vita sono l'amore e chi seguir me non perir in eterno. Io sono il Potente, sono la Forza: abbiate fiducia in me, solo io posso operare in voi, nel vostro cuore. Aprite il vostro cuore e abbiate fiducia in me: io sono in mezzo a voi. Buttate, dunque, le vostre reti, perch la pesca sar abbondante". Parola di misericordia, parola di gioia che ci viene data per la consapevolezza che Dio in mezzo a noi: quindi le tre virt teologali sono poste alla base del nostro cammino di fede nel Signore, presente e operante, il Risorto, il Vivente in mezzo a noi. Allora comprendiamo l'esortazione che io considero centrale: "Popolo mio, che ti ho fatto? in che cosa ti ho stancato? Rispondimi. Forse perch ti ho fatto uscire dall'Egitto, ti ho riscattato dalla casa di schiavit e ho mandato davanti a te Mos, Aronne e Maria? Popolo mio, ricorda le trame di Balk re di Moab e quello che gli rispose Balam. Ricordati di quello che avvenuto da Sittim a Glgala per riconoscere i benefici del Signore. Ricordati, popolo mio!" (Mi, 6). Siamo invitati a ricordare. A ricordarci che i profeti dell'Antico Testamento continuano a ricordare al popolo - che dimenticava Dio ed era tentato di cercare e di crearsi degli idoli - quello che il Signore - e lui solo - ha compiuto: la liberazione del suo popolo. "Ricordati, popolo mio", allora, detto anche a noi. Forse il Signore vuole ricordarci quello che ha fatto lungo questo cammino, dal 73 all'84: tante tappe. Ricordiamoci che non gli idoli abbiamo seguito, ma il Signore, il Vivente. Ricordiamo e non dimentichiamo mai questi giorni che il Signore ci ha dato. "Ricordati". Siamo stati liberati per mezzo di Ges Cristo. "Io vi ho fatti liberi, non ritornate pi nella schiavit"; e si schiavi ogni volta che ritorniamo agli idoli, ogni volta che li costruiamo, ogni volta che rincorriamo fantasmi, illusioni e promesse vane, umane. lui che spalanca le nostre tombe, ci stato detto, e Ges solo il Signore. Ges, tu sei per sempre il nostro Signore: e con lui, allora, niente paura. C' chi ha paura, chi teme che lo slancio dello Spirito nei gruppi venga meno, che si spengano i carismi. Ma Ges il Signore risorto e pi non muore e il Signore ci ha indicato la via per non cadere nell'appiattimento, cio nella perdita del fervore dello Spirito. E subito il Signore ci ha convocati per compiere l'opera della sua liberazione. La parola stata: riconciliazione. Grazie, Signore, per don Patrizio che ci ha indicato il cammino a ritroso da Babele verso Cristo, verso la Chiesa, la comunit, i fratelli. Riconciliazione: opera di Dio in noi che siamo riconciliati nel Sangue di Cristo: ma anche opera nostra. Ci ha indicato la via austera della conversione: ascolto della Parola, preghiera, digiuno, perdono sacramentale, carit concreta. No davvero, non intendiamo semplificare il Vangelo: il Vangelo non ammette scorciatoie, non indichiamo vie e percorsi facili. Abbiamo capito che la conversione la base di ogni liberazione e della vera comunione. E grazie a te, padre Natale, perch ci hai aiutati ad essere popolo penitente, ci hai condotti ai piedi del Crocifisso e dalle sue piaghe siamo stati risanati. Il Rinnovamento non elimina la croce, la mette anzitutto in mezzo: siamo l ai piedi della croce e dopo facciamo festa. E dopo abbiamo fatto festa! Comunione, dopo la liberazione e la riconciliazione. Comunione dopo che Dio in Cristo Signore e mediante lo Spirito ci ha dato il dono che si apre e si dirama in un cuore convertito, in un popolo riconciliato. Gabriele ci ha condotti alla fonte della comunione, a quella ineliminabile da dove deriva, di cui siamo partecipi come dono: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Dopo ha potuto gridarci: lasciati plasmare, non si pu scolpire un blocco di marmo che scappa! consegna il vecchio Adamo e ti consegno Cristo! Allora ogni divisione, a qualunque livello possa esistere, diventa assurda. Comunione concreta, per, comunione nella Chiesa, corpo di Cristo. Allora qui ci sovviene la bella meditazione-riflessione sulla ecclesialit dei gruppi di mons. Tagliaferri. Ci ha regalato un'aria, un respiro, un ossigeno ecclesiali. Abbiamo capito che dobbiamo dosare i rapporti tra gruppo e per- sone che lo compongono, i rapporti tra gruppo nostro e gruppi ecclesiali; che dobbiamo capire il rapporto autentico tra gruppo e chiesa locale, che la Chiesa di Ges, la mia Chiesa, dice Ges. Dobbiamo essere ecclesiali. Ecco le indicazioni fondamentali emerse in questi giorni: non davanti, ci diceva mons. Tagliaferri, non "i meglio", ma insieme; non sopra, ma dentro. Ed ecco fiorire all'interno di questa Chiesa i ministeri ecclesiali, cos diffusi, cos fiorenti nei gruppi autentici del Rinnovamento. Dobbiamo saper mettere d'accordo, ci stato detto, docilit allo Spirito e diversit ecclesiale; non integristi, ma comunione, servizio e condivisione. Amate 'questa' Chiesa, siate 'questa' Chiesa, la nostra Chiesa con tutto quello che , con la sua povert e la sua ricchezza perenne e indistruttibile che vince i secoli, perch ha Cristo che la porta. E noi oggi possiamo dirci: amate 'questo' Rinnovamento nello Spirito, 'questo' Rinnovamento dello Spirito: siate e siamo 'questo' Rinnovamento che lo Spirito Santo vuoi fare e sta facendo. Una comunione, ce lo siamo detto ieri, che un dono ma che anche da costruire e da impetrare: "Padre, siano una cosa sola". Che questa invocazione sia la nostra. Dobbiamo capire che dobbiamo credere alla comunione, ma dobbiamo chiederla instancabilmente assieme a tutta la Chiesa, soprattutto nella celebrazione dell'Eucaristia, che il sacramento della comunione, dell'unit. Allora, la vocazione specifica nella Chiesa di noi, Rinnovamento nello Spirito - che comunione, che l'amore donato - essere comunione e fare comunione. "Padre, siano uno". Padre, che siamo davvero uno, ma "affinch il mondo creda"; e allora, dal cenacolo bisogna uscire nel mondo, vivere nel mondo e non scappare dal mondo. "Non prego perch siano tolti dal mondo, ma perch siano preservati dal maligno" : essere allora, prima di tutto, una comunit unita. Una comunit unita, ce lo dicono gli Atti degli Apostoli, onnipotente, irresistibile, irradiante, converte il mondo e lo salva. Prima l'essere; e anche il fare. Il nostro fare per innanzi tutto metterci accanto allo Spirito che in azione nel mondo e nei cuori, per attuare l'opera di Ges, non la nostra: "mi sarete testimoni Infine, i nostri giovani, proprio loro, sono venuti qui a parlarci di Maria, la Madre, "colei che ci conduce per mano", ci hanno ricordato; e soggiungeva umilmente uno: "gente come noi, che abbiamo paura della vita". Perch abbiamo fatto una societ in cui i giovani hanno paura della vita? bello sapere che hanno una speranza in ciclo, ma devono avere la speranza qui. Come Lei, hanno detto il loro "s", il loro 'eccomi', 'voglio essere il servo del Signore'; e fidenti nella mano onnipotente di Dio, camminano e cantano e danzano. Ma questi giovani li abbiamo e finch ci sono queste vite, queste realt, queste migliaia di giovani, non pu essere che i nostri gruppi rischino dappiattirsi! Non crediamoci, nella misura, naturalmente, in cui vivremo di queste realt perenni che ci vengono comunicate dalla Parola, dai Sacramenti, dalla Chiesa, dalla Comunione bevuta e trasformata in vita e in missione. Vorrei concludere con Michea, continuando il passo del capitolo 6: "Con che cosa mi presenter al Signore?", per ringraziarlo di quello che ha fatto. Ci siamo ricordati dei benefici del Signore? che cosa gli renderemo? "Mi prostrer al Dio altissimo, mi presenter a lui con olocausti, con vitelli di un anno? Gradir il Signore le migliaia di montoni e torrenti di olio a miriadi? Gli offrir forse il mio primogenito per la mia colpa, il frutto delle mie viscere per il mio peccato? Uomo, ti stato insegnato ci che buono e ci che richiede da te il Signore: praticare la giustizia, amare la piet, camminare umilmente con il tuo Dio". Ricordati allora, popolo mio, che il Signore in mezzo a te. Ricordati di questi giorni e di quello che abbiamo vissuto. Ricordati di quello che ha fatto lungo tutto il nostro cammino e il Signore non viene mai meno, fedele. Ricordati di quello che il Signore ha fatto e continua a fare e non ci appiattiremo con l'adagiarci nel nostro rinnovamento che non pi il Rinnovamento. Dio fedele: contiamoci e rendiamo grazie col sacrificio di mille olocausti, che il dono della nostra vita. Amen. Alleluja!
Omelia don Dino Foglio
SALITE SUL MONTE, PORTATE LEGNAME, RICOSTRUITE LA MIA CASA (Ag 1,8)
Prima dell'omelia della celebrazione eucaristica conclusiva della Convocazione, don Dino Foglio rinnova l'Atto di consacrazione a Maria del Rinnovamento nello Spirito con la preghiera diffusa dai pellegrini recatisi a Medjugorje: O Cuore immacolato di Maria, colmo di bont, mostra il tuo amore verso di noi. La fiamma del tuo Cuore, o Maria, scenda su tutti gli uomini. Noi ti amiamo infinitamente, imprimi nei nostri cuori il vero amore, cosicch abbiamo un desiderio continuo verso di te. O Maria, di soave e umile Cuore, ricordati di noi quando siamo nel peccato. Tu sai che tutti gli uomini peccano; donaci, per mezzo del tuo immacolato e materno Cuore, di essere guariti da ogni malattia spirituale. Fa' che sempre possiamo guardare la bont del tuo Cuore materno e che ci convertiamo per mezzo della fiamma del tuo Cuore. L'invocazione seguita dalla preghiera liturgica: Sotto la tua protezione troviamo rifugio, o Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta Amen. A noi, come a Nicodemo, Ges dice in questo momento: "dovete rinascere nell'acqua e nello Spirito Santo". questo l'invito che il Signore ci ripete, invito, del resto, conosciuto da tempo dai nostri gruppi. Crediamo fermamente che dobbiamo rinascere nello Spirito Santo. Ecco il perch del Rinnovamento, e del nostro cammino di vita nello Spirito. La parola di Dio di questi giorni, riassunta poco fa e proclamata in questo momento a tutta l'assemblea, puntualizza due aspetti: il segreto di questa rinascita nello Spirito; i frutti della rinascita nello Spirito. Il segreto ce lo ricorda la seconda lettura appena ascoltata, dagli Atti degli Apostoli. centrato tutto sulla fede: fede sincera, genuina, dimostrata dalla prima Chiesa, la fede che diventava opera, servizio e che noi possiamo vedere soprattutto in un personaggio: Pietro. Quando, a Cesarea di Filippo, fu interrogato con gli Apostoli da Ges: "chi dite che io sia?", dette la risposta che anche noi dobbiamo dare sempre nella nostra vita: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente". La nostra casa, la nostra comunit parrocchiale e diocesana, la nostra palestra legata alla professione, il nostro gruppo, sono la nostra Cesarea di Filippo che deve vedere la nostra fede in Ges Signore. Il nostro atto di fede deve articolarsi in alcuni aspetti di cui il primo la lode. La lode a Ges perch si ama nonostante i nostri peccati, perch ci ha riconciliati, ci ha chiamato, ha fiducia in noi, nonostante le nostre fragilit e debolezze, ci usa, a volte con la sofferenza. La nostra caratteristica dovrebbe essere la lode a Ges non soltanto nella preghiera ma nella vita di ogni giorno, nelle varie circostanze: Mi fido di te, Signore; ti lodo e ti ringrazio, o Cristo; questa dovrebbe essere l'espressione spontanea, serena, continua, di un cuore che ama profondamente Ges. Vivere con Ges e per Ges un secondo aspetto. La fede che non ci porta a spalancare le porte del nostro cuore a Ges, non fede. Dobbiamo abbandonarci a lui, perch non basta dire o scrivere: Tu sei il Signore della nostra vita, ma coerentemente dobbiamo sentirci coinvolti con la nostra stessa vita, e dobbiamo testimoniarlo con coraggio, anzitutto cercandolo. Cercando lui, non il taumaturgo umano, il guaritore, il santone. I gruppi dove ci sono dei taumaturghi finiscono presto, quei fratelli e sorelle che vanno a cercare il taumaturgo, non fanno vita di rinnovati nello Spirito, si fermano presto. Vero unico taumaturgo, vero unico santo Cristo Ges e noi dobbiamo non solo cercare lui, ma annunciare al mondo le meraviglie che Ges opera in noi e nei fratelli. Mostriamo a tutti i miracoli del suo amore misericordioso, ovunque ci troviamo: sulle piazze, nei nostri uffici, nei seminari, nei noviziati, nelle nostre comunit parrocchiali, sempre. Non ci possono essere "fermate facoltative", l'annuncio deve essere fatto in continuazione, anche sul treno, per la strada: dove abbiamo occasione di dire: Ges ti ama, lo sai che Ges ti ama? diciamolo. Paolo diceva: "Guai a me se non evangelizzassi, guai a me se non predicassi! " e Paolo prendeva tutte le occasioni. Se noi del Rinnovamento dobbiamo avere una caratteristica, proprio questa: approfittare di tutte le occasioni per far conoscere Ges ai fratelli. Ancora: vogliamo testimoniarlo mettendoci alla sua sequela, sempre. Abbiamo scelto Ges come Signore della nostra vita? E allora nella gioia perenne del nostro cuore, che pu passare dal Tabor al Calvario, dobbiamo metterci alla sequela di Cristo. Non illudiamoci - e lo dico soprattutto ai pi fragili - che la vita nello Spirito sia facile, fatta di croci e di martirio essendo simile alla vita di Cristo: e guai se non lo fosse! Allora, accettiamo con gioia quello che il Signore ci domanda: chi cerca la gioia facile, senza croci, non pu vivere la vita di Ges. Ges ci ha detto di seguire il suo esempio. Bando dunque alle facili devozioni troppo gratificanti, che sono solo epi- dermiche. Stiamo attenti, il Rinnovamento non un devozionalismo, ma una corrente di grazia che deve irrobustire la nostra vita: dobbiamo crescere e diventare uomini maturi. Non possiamo fermarci alla sensazione, all'emozione. La preghiera che non converte, che non rinnova la vita, quanto meno una preghiera dubbia. stato ricordato in questi giorni che alcuni gruppi sono rimasti soltanto gruppi di preghiera. Perch? Perch non hanno fatto il secondo gradino, la seconda conversione. Non sono diventati gruppi di convcrtiti, di rinnovati. Ecco perch si appiattiscono. Bisogna fare il salto di qualit. Ges Signore ci domanda in questo momento, come a Pietro: Mi ami tu, mi ami pi di costoro? Noi dobbiamo poter dire con umilt; s, Signore, io ti amo pi di costoro, pi dei nostri fratelli, perch vogliamo che la nostra affermazione che tu sei il Signore della nostra vita si verifichi davvero in ogni istante della nostra vita. Sappiamo che la vita di Pietro non stata facile. "Quando eri giovane andavi dove volevi, quando diventerai vecchio ti porter io dove tu non vuoi". cos la storia di tutti. E allora ecco che mentre diciamo "Signore ti amo", facciamo la nostra professione di fede. Vogliamo che sia una professione autentica, matura. Perch? Perch vogliamo dar tutto. Ed ecco il secondo aspetto. Se leggete le note pastorali dei vescovi italiani sui gruppi, movimenti e associazioni, vedrete che a un certo punto dicono: vi calcoleremo, vi verifiche- remo, vi accetteremo se vedremo i frutti. E i frutti li dobbiamo mostrare, non per far bella figura, ma perch necessario. Il frutto che dobbiamo mostrare alla Chiesa , che vogliamo costruire nella Chiesa la Chiesa. Forse risuona anche per noi il richiamo che abbiamo sentito nella lettera del profeta Aggeo: "Avete seminato molto ma avete raccolto poco". Ecco perch alla luce di questa Convocazione dobbiamo fare un esame di coscienza e fissare qualche traguardo, anche se tutto nella spontaneit dello Spirito. Noi dobbiamo anzitutto domandarci - e dobbiamo accorgerci - se la costruzione della nostra casa, della casa di Dio, la costruzione cio dei nostri gruppi, il servizio dato ai fratelli, stata troppo debole e fragile. Dobbiamo forse accorgerci che la nostra vita nello Spirito molto scialba, siamo sempre in crisi, non siamo contenti di noi stessi, del nostro cammino, del gruppo, della Chiesa, del Vescovo, di tutto. Di chi, allora, siamo contenti? di noi stessi? Non si pu camminare in questo modo, la vita nello Spirito autentica, genuina, costruisce. Bisogna che ci accorgiamo che i nostri gruppi qualche volta fanno acqua perch non crescono, non ci sono frutti, perch magari si incominciato bene e con entusiasmo, illudendosi che tutto fosse facile, e poi ad un certo momento tutto si affievolito. Perch? Abbiamo cercato di motivarne la cause fermandoci a ragioni troppo umane. Oggi abbiamo capito, forse, che necessario dare un colpo d'ala a noi stessi e al gruppo, urgente prendere decisioni radicali, cominciando da noi stessi. Occorre avere il coraggio di compiere qualche atto di virt, non pretenderlo solo dagli altri. Bisogna che ci spogliamo, dice S. Agostino, di quell'aceto che ci amareggia e riempire il nostro cuore del profumo di Cristo. E allora risuona il messaggio pasquale di questi giorni: "Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lass". Svegliamoci dal sonno, fratelli, via ogni scoraggiamento, via ogni tristezza; una ripresa coraggiosa, tornando a casa, consegnandoci in questo momento a Ges e a Maria dicendo: Signore, Maria, vogliamo camminare con impegno, con seriet, vogliamo ricominciare da capo. Allora di nuovo Ges ci dir: "Io sono con voi". vero che Ges con noi e non ci abbandona. Allora, abbiamo fiducia. Voglio concludere con qualche indirizzo particolare, qualche sottolineatura che mi pare spontanea dopo quanto detto. Anzitutto vogliamo costruire la nostra casa personale. Il cammino noto:
1) occorre preghiera: personale quotidiana, almeno un'ora; preghiera liturgica, Lodi, Vespri, la Messa; azione carismatica sacramentale, sacramenti dell'Eucaristia, della Penitenza;
2) ascolto quotidiano della parola di Dio, parola conosciuta, pregata. La Bibbia dev'essere il nostro libro prediletto; leggere specialmente qualche pagina al mattino, che indirizzi la giornata;
3) vivere la nostra effusione che ci porta ad esse re figli di Dio, riscoprire i nostri doni, i nostri valori. Preparare l'effusione bene, celebrarla solenne- mente con impegno, fare in modo che i fratelli che arrivano all'effusione sap- piano quello che fanno (ho l'impressione che qualcuno faccia le cose un po' superficialmente).
Partecipare alla vita del gruppo, si cresce nel e col gruppo, portando il proprio patrimonio, anche se povero, ricevendo quello dei fratelli, valorizzando i nostri carismi, avendo il nostro ruolo di servizio nel gruppo, diventando fermento di comunione. Basta con le divisioni! Il gruppo di Dio, non possesso di nessuno! Diventare adulti nello Spirito, quindi adulti gioiosi, pacifici, abbandonati al Padre, sereni, liberi interiormente; adulti equilibrati, senza estremismi, contemperando l'azione dello Spirito al nostro lavoro, alle nostre intelligenze, aperti costruttori di noi stessi; avere delle forti personalit, da imporci all'attenzione in nome di Dio. E poi costruttori della casa di Dio, della Chiesa di oggi; costruttori giovani, di et e di spirito, perch la Chiesa sia pi bella e pi credibile, sia rinnovata. Questa comunione di fratelli in spirito di servizio assicurer un cambiamento anche nella Chiesa, ecco perch la Chiesa ci chiama a raccolta: noi dobbiamo "arruolarci" nella Chiesa, essere dei soldati alle dipendenze della Chiesa. I nostri gruppi sono una componente privilegiata della Chiesa, accanto a tutti gli altri gruppi ecclesiali suscitati oggi dallo Spirito. Quindi concludo dicendo: accettiamo il dialogo conia Chiesa con coraggio e entusiasmo, lasciamoci interpellare dalla Chiesa. E la Chiesa il vescovo, la Chiesa il parroco, anche se non ci accetta. Dialogare con gli altri gruppi e movimenti, son tutti fratelli che servono la Chiesa; un dialogo che deve assolu- tamente diventare comunione. E servizio, in tutti i campi; l dove ci viene richiesto un servizio dobbiamo esser pronti, a tutti i livelli. Bando quindi alle chiusure, bando al ghetto, allo spirito che ci pu portar fuori dalla Chiesa o eliminare il nostro entusiasmo di servizio nella Chiesa. Dir con il Papa: Spalancate le porte del vostro cuore a Cristo Ges, Capo della Chiesa, con l'orgoglio di essere costruttori della Chiesa. Particolarmente voi giovani siete costruttori della Chiesa del domani, a voi affidiamo questo compito. Ritornando alle nostre case sentiamo nel nostro cuore un'unica gioia, un unico orgoglio: costruire noi stessi per costruire con tutti i fratelli una Chiesa pi bella, pi santa. Alleluja.
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