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canto di invocazione allo Spirito Santo canto di invocazione allo Spirito Santo
Canto Canto
Canto Canto
(1)Guida: [Carissimi, siamo riuniti qui in preghiera in comunione profonda con tutta la Chiesa che, in
questa sera, rivive le ultime ore che Gesù trascorre in compagnia dei suoi discepoli. Una Parola forte
oggi ci è donata: “Li amò sino alla fine”. E questo amore, adesso, è qui, presente, vivo, davanti ai nostri
occhi. L’amore fatto pane preso, benedetto, spezzato e dato]. [ testo breve ]
Amare come ha amato Gesù vuol dire accettare di essere pane nelle mani di Gesù . Questo è vivere da
cristiani: diventare il pane per la vita del mondo. Questo è vivere pienamente da uomini, perché in
ogni momento della vita, nelle nostre azioni quotidiane, risuonino il prendere, il benedire, lo spezzare,
il dare, segni d’amore sino alla fine.
1
(2)Dal Salmo 138
Rit: Signore, tu conosci tutte le mie vie
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie. R.
2
sensibilità per l’unica bellezza di colui che è scelto e sceglie senza che nessun altro si senta escluso. ]
[ testo breve ]
Tocchiamo qui un grande mistero spirituale: essere scelti non significa che gli altri sono rifiutati.
Essere scelti come Amati di Dio è qualcosa di radicalmente diverso. Invece di escludere, include
Quando dentro di noi comprendiamo la verità dell’essere scelti, scopriamo un profondo desiderio di
rivelare agli altri il loro “essere scelti”. Questa è la grande gioia dell’essere scelti: la scoperta che anche
gli altri sono scelti. Una volta che crediamo profondamente di essere preziosi agli occhi di Dio,
diventiamo capaci di riconoscere la preziosità negli altri e il loro posto unico nel cuore di Dio». (H.J.M.
NOUWEN, Sentirsi amati, Queriniana).
Canto
Amati…mandati! (C)
Guida/lettore: In quanto scelti, benedetti, spezzati e dati, siamo chiamati a vivere le nostre vite con
profonda, intima gioia e pace. Credo fermamente che tutte le cose buone che il nostro mondo ha da
offrire sono per la tua gioia, ma puoi gioirne veramente solo quando puoi esserne riconoscente perché
affermano la verità che tu sei l’Amato di Dio. Pensa di te stesso come se tu fossi stato mandato nel
mondo...è un modo di vederti che diventa possibile solo se credi che eri già amato prima che il mondo
avesse inizio...è una percezione di te stesso che ti invita a fare un vero salto di fede! Detto
semplicemente, la vita è un’opportunità data da Dio per diventare ciò che siamo, per affermare la
nostra vera natura spirituale, rivendicare la nostra verità , ma soprattutto dire Si a Colui che ci ha
amati. Il mistero insondabile di Dio è che Dio è un Innamorato che vuole essere amato. Colui che ci ha
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creato sta aspettando la nostra risposta all’amore che ci ha dato la vita. (H.J.M. NOUWEN, Sentirsi
amati, Queriniana).
Padre nostro
Guida: O Dio, che ci chiami a celebrare la tua lode insieme ai nostri fratelli, accogli la nostra preghiera,
fa’ che la nostra vita sia sempre più presa, benedetta, spezzata e data. Per Cristo nostro Signore. Amen
Benedizione Eucaristica
Canto di reposizione
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Per approfondire…
Chi guiderà l’Adorazione potrà usufruire di questi spunti per la meditazione. Allegato 1
(A cura di Don Danilo
Latella)
La nostra storia comincia alla sera del 14 di Nisan, anno 3790 dalla fondazione del mondo, secondo il
calendario giudaico. Con il tempo, questo giorno si sarebbe chiamato Giovedì Santo, e sarebbe coinciso con il 6
aprile dell’anno 30 dell’età cristiana. Il sole era appena tramontato, ma dal monte degli Ulivi si vedevano gli ultimi
raggi accarezzare il contorno delle torri della città e di un tempio ancora glorioso. Gesù scendeva lungo il monte,
verso la città nella quale entro 24 ore sarebbe morto PER AMOR TUO.
“Il Signore «emise lo spirito» (Mt 27,50) su una croce quando aveva poco più di trent’anni (cfr Lc 3,23). È
importante prendere coscienza che Gesù è stato un giovane” (CV*). Gesù proprio qualche ora prima di dare la sua
vita giovane per amore chiamò i suoi amici e con loro condivise la sua ultima cena, le ultimissime ore della sua storia
terrena. “Nella sua fase giovanile, Gesù si stava “formando”, si stava preparando a realizzare il progetto del Padre.
La sua adolescenza e la sua giovinezza lo hanno orientato verso quella missione suprema” (CV*). La giovinezza è il
tempo per comprendere la propria missione nella vita.
Iniziamo facendoci prendere per mano dall’evangelista Giovanni al Capitolo 13, versetti 2-15:
1Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di
passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel
mondo, li amò fino alla fine. 2Durante la cena, quando il diavolo aveva già
messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo,
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Una cena pasquale, Gesù e i suoi amici, noi attorno a questo altare che ci riporta a quella tavola imbandita
attorno alla quale l’amicizia si mostra in tutte le sue sfaccettature, dalle più belle alle più dure e tristi. Una cena
pasquale tra giovani amici, il poco più che trentenne Gesù, i tuoi coetanei, la gioia di stare insieme. Gesù ama i suoi
amici, ama te che lo stai guardando, ama te che porti le caratteristiche di un Giuda arrabbiato e chiuso in sé stesso,
ama te come il Pietro convinto e apparentemente forte, ama te come Giovanni, amico sino alla fine, ama te discepolo
confuso ma portatore di grandi potenzialità.
Ma cosa ci fa il giovane Giuda in questa cena nella quale Gesù ha invitato proprio coloro che desidera amare
sino alla fine? Ma cosa c’entra Giuda? C’entra… perché Gesù non ama il Giuda che sta per sbagliare ma il Giuda
vero, quello che vorrebbe di nuovo incontrare. Ormai, quasi automaticamente si attribuisce al nome “Giuda”, quasi
fosse un sinonimo, il termine “traditore” ma, non è questa la verità di Giuda, non è la tua verità quell’errore che stai
facendo o che stai pensando di fare. Tu, giovane di oggi non sei quello che fai se quello che fai non corrisponde con
“chi sei”. Giuda è un nome di origine aramaica, basato su yehudah, che significa ‘onorato’, ‘lodato’. Deriva anche
dal nome proprio ebraico Yehuda, che significa ‘lodare Dio’, da yadah che tra le altre cose significa ‘ringraziare,
lodare’.
Ma significa questo “Giuda”? Non Traditore ma onorato, lodato. Tu, come lui, sei fatto per lodare, gioire,
amare l’Amore non amato, Dio ha pensato Giuda come un figlio, un giovane “destinato” ad essere onorato e lodato e a
lodare con la sua vita, ad essere grato, amico di Dio. Giuda sceglie di non essere sé stesso, di scappare dal sacrificio
dell’amore, di lasciarsi “fregare” dalla delusione che diventa muta. “A volte, i complessi di inferiorità possono
portarti a non voler vedere i tuoi difetti e le tue debolezze, e in questo modo puoi chiuderti alla crescita e alla
maturazione. Lasciati piuttosto amare da Dio, che ti ama così come sei, ti apprezza e ti rispetta, ma ti offre anche
sempre di più: più amicizia con Lui, più fervore nella preghiera, più sete della sua Parola, più desiderio di ricevere
Cristo nell’Eucaristia, più voglia di vivere il suo Vangelo, più forza interiore, più pace e gioia spirituale” (CV*) .
Forse si aspettava un Gesù diverso, un eroe capace di risolvere la prova dell’amore come faremmo con un farmaco
appena arriva un mal di testa. Giuda chi è Gesù per te?
Forse ti aspettavi un altro Maestro…ed ecco che l’incomprensione si trasforma non in opportunità per
conoscere meglio, ma in tradimento. Tradire Dio significa mettere un pezzo di notte nel cuore, anche piccolo,
significa tradire sé stessi. E di tradimento in tradimento, rischiamo di collezionare tanti, troppi minuscoli pezzi di
tenebra. E il rischio, alla fine, è sempre quello: perdersi, quasi senza rendersene conto. Anche perché l’io affamato
sta sempre lì a cercare giustificazioni, anziché fermarsi un solo attimo e chiedere scusa per tutto il tempo speso male.
Senza Dio, questa vita imbruttisce. Questa vita a volte sa come prendere a schiaffi il nostro cuore e, senza Dio,
questo cuore fa presto a diventare un pezzo di ghiaccio o una roccia impenetrabile. Ma è così che vogliamo andare
avanti? A suon di bastonate per non essere bastonati? A suon di indifferenza per non essere delusi? A suon di
maschere per non essere messi a nudo e diventare vulnerabili? A suon di orgoglio per non ammettere mai fino in
fondo di avere sbagliato? Il giovane discepolo Giuda ha perso il senso del suo stesso nome, non fare lo stesso anche
tu. Coraggio, sei invitato anche tu, Dio da sempre una possibilità altra…come ha fatto con Giuda offrendo a lui
l’onore del boccone.
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3Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e
a Dio ritornava, 4si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse
attorno alla vita. 5Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei
discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto.
Lava i piedi sporchi di chissà quale strada esistenziale percorsa (vedi Giuda), lava i piedi dei suoi giovani
discepoli, come tanti giovani di oggi forse un po' insospettiti per la stranezza di un Maestro così originale e misterioso
come Gesù di Nazaret. Il Maestro viene verso di te, mentre tu pensi di non poter più avvicinarti a lui. Lui si spoglia
delle sue vesti e cingendosi del servizio e portando il catino dell’acqua che non finisce, passo dopo passo viene verso
di te. La lavanda dei piedi è l’incontro tra la Giovinezza di Dio Maestro e servo, e la tua giovinezza di amico e
discepolo … Lui ti cerca per primo.
Il discepolato, da sempre si compone di due dimensioni, una verticale - la leadership della guida, ed una
orizzontale - i discepoli che sono immersi in rapporti vicendevoli. È importante notare che il leader non sussiste senza
i discepoli; si tratta di un “sistema” in cui guida e seguaci sono in stretta e corrispondenza. A Gesù è chiaro questo, ma
i giovani amici lo hanno compreso? Gesù è Gesù anche senza di loro ma, cosa ne è di loro senza di Lui? Il Vangelo
non nasconde la verità e dice chiaramente che tutti, tranne il cugino Giovanni, scappavano dalla paura mentre lui
saliva al Calvario. Si rendevano sempre più conto che il Maestro sarebbe morto, che loro sarebbero rimasti come
orfani, un dramma incredibile (ma salvifico perchè i drammi superati vivificano la vita stessa). Caro giovane, ama
l’Amore non amato perché solo così ri-troverai il senso della tua vita. Tu figlio, non sarai davvero felice se non
ritornerai al Padre, come i discepoli non lo furono finché non credettero nel Risorto. Come ogni uomo ed ogni donna
quando non si sente amato/a. Sei fatto per cose grandissime, uniche, grandi, belle. Sei discepolo perché il tuo cuore è
inzuppato di mistero e desiderio di infinito, sei discepolo perché non stai bene senza la presenza di Dio, lo cerchi
ma forse non lo accetti, non lo sai... Sei discepolo perché nonostante tu non lo sappia, Gesù lo sa, ed allora viene a te,
ti ricorda chi sei, chi puoi ritornare ad essere.
6 Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?».
7Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo».
8Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!».
“Essere giovani, più che un’età, è uno stato del cuore”. (CV*)
Pietro deriva dal nome greco Πετρος (Petros), passato in latino come Petrus, che vuol dire letteralmente
"roccia", "pietra". Un altro nome, un altro giovane, un’altra storia ed un altro carattere. In questa cena ci sono tutti,
nessuno escluso. Il forte Pietro (pietra) non comprende ancora che la fragilità è la base del vero amore. Pietro
immagina ancora Gesù come un Dio che è potente se sta in piedi, se non si piega, se non tocca la terra. Forse anche
noi ancora, nel silenzio del nostro cuore gridiamo: “NO Dio, non è possibile che tu ragioni così, che tu ti dici Maestro
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e ti pieghi in ginocchio davanti a me, che tu tocchi e addirittura baci i miei piedi, la sporcizia dei miei passi sbagliati,
che tu tocchi con amore quelle fragilità che io cerco di far tacere”.
Pietro cerca di tirarsi indietro quando, con la sua irruenza, dice al Maestro: “Tu non mi laverai i piedi!”. È un
gesto importante, forse la sintesi di tutto quello che Gesù aveva detto e insegnato nei suoi tre anni di cammino e di
predicazione. Giovane Pietro, sarai il primo papa ma lasciati umiliare mentre Dio si inginocchia davanti a te,
ridimensiona il tuo “io”, l’umiliazione rende uomini, l’umiliazione riporta alla verità più bella e profonda di sé
stessi. Gesù si è lasciato umiliare, anche tu per ri-trovarti lascia che l’umiliazione ti restituisca la tua vera
identità. Questa umiliazione non toglie la dignità anzi la restituisce pienamente. È quello che è accaduto al giovane
Pietro...
Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». 9Gli disse
Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il
capo!». 10Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di
lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». 11
Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri.
È da questo punto che vogliamo ripartire! Gesù ci lavi i piedi per portare via tutta la polvere che si è attaccata
sulla nostra giovinezza lungo il cammino. Dov’è la giovinezza del mio cuore? Innamorarsi di Cristo rende giovani,
puliti, liberi, solari, capaci di affrontare misteriosamente ogni avversità. Non si vergogna di noi. Cos’è questa polvere
che mi si è attaccata addosso appesantendo il mio cammino? Per trovare la risposta non dobbiamo andare troppo
lontano. Forse quella polvere è proprio l’avere perso per strada la voglia, il desiderio di osare nonostante mille
ostacoli, di continuare ad amare nonostante il soffrire, di servire perché e volte servire è dare semplicemente un
sorriso, specialmente a chi non ti sorride...
“Giovani, non rinunciate al meglio della vostra giovinezza, non osservate la vita dal balcone. Non confondete
la felicità con un divano e non passate tutta la vostra vita davanti a uno schermo. Non riducetevi nemmeno al triste
spettacolo di un veicolo abbandonato. Non siate auto parcheggiate, lasciate piuttosto sbocciare i sogni e prendete
decisioni. Rischiate, anche se sbaglierete” (CV*). Il servizio è sempre un rischio di amore. A volte servire è
tendere gratuitamente la mano, senza aspettare che sia l’altro per primo ad accoglierti nel suo abbraccio. Perché non
essere giovani amanti del servizio? Perché incatenare l’amore alla logica perversa del “ti do se tu mi dai”? È questo
che ci ha insegnato Gesù che vuole lavare i piedi a Pietro, lui che in cambio del suo amore fino alla fine non ha
ricevuto nulla? A volte servire è semplicemente mettersi da parte, sedersi all’ultimo posto, lasciare... senza incatenare
l’amore, lasciare... senza mai perdersi di vista, lasciarsi fare. Pietro, lasciati lavare i piedi. Perché rinunciare a quel
bisogno di essere amati che sappiamo di aver nel cuore? Servire è amare il destino dell’altro... servire è raddrizzare le
coordinate del nostro guardare per gettare insieme gli occhi verso la meta, l’unica meta del nostro viaggio... Gesù.
Come Pietro, caratterialmente irruento, lasciati lavare, ripulire dalla polvere che non ti permette di rischiare nel
servizio nell’amore.
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12Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e
disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi?
“Hai capito?” Ti sta domandando in questo momento Gesù. Nell’adorazione, stando davanti all’Eucarestia, a questa:
“autostrada verso il cielo”, come ci sta ricordando questa sera il giovane Carlo Acutis, prova a lasciarti avvicinare
dalla presenza di Gesù, con un enorme atto di coraggio lascia che baci ogni tua povertà, lascia che sia Dio a farti
ripartire, lascialo fare per questa volta. “Tutto ciò che lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita”
(CV*).
“Forse «quelli che facciamo una vita più o meno senza necessità non sappiamo piangere. Certe realtà della vita si
vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime. Invito ciascuno di voi a domandarsi: io ho imparato a piangere?
Cerca di imparare a piangere per i giovani che stanno peggio di te. La misericordia e la compassione si esprimono
anche piangendo. Se non ti viene, chiedi al Signore di concederti di versare lacrime per la sofferenza degli altri.
Quando saprai piangere, soltanto allora sarai capace di fare qualcosa per gli altri con il cuore” (CV*).
“È un amore che non si impone quello di Gesù, e non schiaccia, un amore che non emargina e non mette a tacere e
non tace, un amore che non umilia e non soggioga. È l’amore del Signore, amore quotidiano, discreto e rispettoso,
amore di libertà e per la libertà, amore che guarisce ed eleva. È l’amore del Signore, che sa più di risalite che di
cadute, di riconciliazione che di proibizione, di dare nuova opportunità che di condannare, di futuro che di passato”
(CV*)
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