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Ora santa 2005

Discorso di Gesù Cristo dopo l’ultma Cena

Punto I Finita la cena legale dell’agnello e la cena sacramentale dell’Eucaristia, Gesù Cristo si
tratttiene alquanto alla mensa con i suoi undici Apostoli, chiamandoli con il caro nome di suoi
figli; da essi prende congedo come un tenerissimo padre, che parte per un lontano paese. Con
grande cordialità Egli fa loro le più liete dimostrazini di amore, affinché i loro cuori
s’inteneriscano e maggiormente s’imprimano in essi gli ultimi suoi ricordi. Poi raccomanda loro la
costanza nell’amor di Dio e dice per maggiormente obbligarli: Siate perseveranti nell’amarmi;
perché ancor io ho amato Voi di un amore grandissimo, simile a quello con cui il mio celeste Padre
ha amato me.
Riflessione – Queste parole Gesù Cristo non intende rivolgerle soltanto agli Apostoli, ma anche
a noi: e dobbiamo riflettere sopra questa degnazione veramente meravigliosa della divina bontà.
Chi sono io, o Signore, chi siamo noi che così insistentemente esigi il nostro amore? È già una Tua
grande degnazione il permettermci di amarTi, ma lo è ancor più l’eccitarci con queste Tue amorose
e calde espressioni affinché noi, Tue creature, Ti amiamo. Cosa pensa la nostra anima? Crediamo
forse ch’Egli ci domandi di amarlo perché abbia bisogno di noi o perché possa averne qualche
discapito se non l’amiamo? No certamente. La ragione vera e profonda per cui il nostro Salvatore
ci esorta e comanda di amarlo è il nostro stesso vantaggio, perché dipende da questo amore ogni
nostro bene temporale ed eterno. Non ci viene comandato di amare noi stessi, perché nell’amore di

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Discoro di Gesù dopo l’ultima Cena

Dio v’è tutto il bene che possiamo e dobbiamo volere a noi medesimi. Oh me felice se amerò Gesù
Cristo! Oh me disgraziato se vivrò e morirò senza amarlo! Come dunque non dovremo altamente
meravigliarci che un sommo ed amabilissimo bene non sia amato da noi né per i benefici, né per le
esortazioni dirette al mio cuore, né per le promesse di beni eterni, né per le minacce dell’eterna
dannazione?
Noi ci pentiamo di avere impiegato sì malamente tanti anni della nostra vita nell’amare le
vanità della terra anzichè la Tua divina Maestà e infinita Bontà.
Punto II – Affinchè nessuno s’inganni nell’amore di Dio, che è necessario per salvarsi, Gesù
Cristo ce ne dà i contrassegni per riconoscerlo. Non li pone né nelle belle parole, nei gemiti e
sospiri, nei teneri affetti, ma nel perfetto e costante adempimento dei suoi santi comandamenti.
Colui che mi ama, Egli dice, osserva i miei precetti; non a parole, ma con il cuore e con
l’integrità dei costumi.- E non dice che lo ama chi l’obbedisce in qualche cosa e per qualche
tempo: ma parla in generale; chi lo ama, l’obbedisce; chi non l’obbedisce, non lo ama. Egli ci
propone l’esempio di Se stesso adducendo, come segno del suo amore per l’eteno Padre, la sua
perfetta ubbidienza.
Riflessione. – Quando dunque noi diciamo che amiamo Dio, se vogliamo esser sinceri e dir la
verità, dobbiamo esser disposti ad ubbidirlo in ogni cosa, dobbiamo esser disposti a perdere tutto,
persino la nostra vita, anziché perdere la sua grazia, anche per un momento, con un peccato
mortale. Per amore di Cristo che per primo ha dato la vita per noi. Basterà che nell’amare Dio stia

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nel limite del necessario e che non faccia se non quello a cui sono strettamente obbligato sotto
peccato mortale?
Amorossisssimo Salvatore nostro, chi poteva obbligarTi ad amarci? Chi poteva obbligarTi a
soffrire per noi una Passione così dolorosa ed a morire per la nostra più grande redenzione, se non
l’esuberanza del Tuo amore? Che cuore ingrato è il nostro che vada pesando e contropesando fino
a che punto posso giungere nell’offenderTi e non curo di piacerTi anche in quelle cose in cui non
sono strettamente obbligato?
Punto III – E la prova per cui meglio si conosce l’amor di Dio è l’amor del prossimo, non
potendosi mai dire che ama Dio chi non ami il suo prossimo. Perciò Gesù Cristo nell’ultimo suo
discorso ci va raccomandando quest’amore fraterno, ripetendone il precetto con crescente ed
efficace energia, dipendendo da questo precetto tutta la legge. Io vi do questo nuovo
comandamento che vi amiate gli uni gli altri, come Io ho amato voi.
Riflessione – Gesù chiama nuovo questo suo precetto perché nuova è la maniera che ci insegna
di praticarlo amando il prossimo a sua imitazione per amor di Dio e in ordine a Dio; a differenza
dell’amore del mondo puramente umano ed egoista.
E per meglio raccomandare la carità fraterna dice che questo è il suo precetto, il suo precetto
per eccellenza, che più di tutti gli sta a cuore, che più raccomanda, che più esige da noi. Sono suoi,
è vero, anchce gli altri comandamenti, ma non ha parlato di nessun altro, come di questo, con
espressioni sì forti ed obbliganti, per farci intendere la stima altissima che dobbiamo averne, non

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soltanto teoricamente, ma anche praticamente.


E noi amiamo il nostro prossimo nel modo che ci è stato comandato di amarlo, come ci ha
amato e ci ama Gesù Cristo? Egli ha un amore per tutti senza eccezione: ma noi, in coscienza,
possiamo dire di amare tutti buoni e cattivi, amici e nemici, grati ed ingrati?… Se vi è una sola
persona che noi non amiamo, non abbiamo quella carità che ci esige il Signore. Gesù Cristo ci ha
amato senza riguardo ai nostri meriti, amando Dio in noi e noi in ordine a Dio, volendoci il vero
bene, che è la grazia e la gloria di Dio. Ma amiamo noi così i nostri prossimi, per motivi
soprannautali, in ordine a Dio?
O mio buon Gesù, che ci hai amato svisceratamente e ci hai imposto questa legge di vita,
aiutaci ad osservarla.
In questo fondamentale dovere della carità verso il prossimo troppo facilmente ci lusinghiamo e
ci illudiamo, credendo di amarlo, ma in realtà non l’amiamo come siamo obbligati. Presto, per
motivi di minima importanza, escludiamo dal nostro amore ora l’uno ora l’altro! Quanto è
differente il nostro amore verso il prossimo da quello di Cristo! Il nostro amore è naturale, umano,
ispirato da simpatia, da interesse, da passione. Noi possiamo dire di non aver amato finora alcuno
con vero amore cristiano, perché abbiamo sempre amato per il nostro egoismo e non in ordine a
Dio. O Signore abbi pietà di noi e innalza il nostro amore a motivi soprannaturali, affinché
amiamo gli altri come Tu voi e come Tu ci ami.
Punto IV – Per più infervorarci ad osservare il suo nuovo comandamento della carità fraterna,

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Gesù Cristo passa a rivelarcene l’importanza dicendo: In questo sarete riconosciuti per miei
discepoli, se vi amerete scambievolmente. Non dice: se vi darete all’orazione, alla devozione,
all’austerità o alla pratica di tante altre virtù, ma pone il carattere che distingue i veri dai falsi
cristiani, gli eletti dai reprobi, nella sola carità fraterna, nel volersi bene gli uni gli altri. E con ciò
ha voluto dire: Voi potete essere pii, casti, spirituali, tutto quel che volete ma se non vi amerete
scabievolmente, quand’anche faceste miracoli, non sarete mai miei condiscepoli.
Riflessione - così infatti accadrà alla fine dei secoli, quando si farà il giudizio universale. La
sola fraterna carità sarà il segno per cui si riconosceranno i veri crisitani e si separeranno gli eletti
dai dannati. Non dirà l’eterno Giudice: venite, benedetti, perché con le vostre meraviglie faceste
stupire il mondo, ma bensì: venite, benedetti, perché vi amaste gli uni gli altri per amor mio;
andate maledeti, perché non vi amaste.
Dunque è necessario che noi rientriamo in noi stessi e consideriamo seriamente in che stato si
trova la nostra anima riguardo alla carità fraterna. Che stima ne facciamo praticamente? Spesso ci
facciamo scrupolo di certe cose che sono di poca o nessuna importanza e trascuriamo invece la
carità, che è l’essenziale nella vita cristiana.
O Gesù a Te è nota tutta la nostra cattiveria; ma ciò nonostante per nostra confusione ci
accusiamo. È vero, mio Dio, siamo indegni di misericordia, ma ancora da Te la speriamo, e
speriamo anche la grazia dell’emendazione. Dacci uno spirito retto ed un cuor nuovo: infondici la
pienezza di carità che sovrabbonda nel tuo cuore, affinchè osserviamo perfettamente il Tuo

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prediletto comandamento dell’amore fraterno.

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