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Sigmund Freud : Casi clinici 4 Il caso clinico del piccolo Hans

L’analisi della fobia di un bambino di 5 anni nota come il caso clinico del piccolo Hans,
rappresenta la prima e la più celebre delle analisi condotte su pazienti in giovanissima
età da Freud. Si deve questa analisi a particolari circostanze infatti Freud era legato
da una amicizia con i genitori di Hans. Hans non aveva ancora compiuto 3 anni quando
mostrò un interesse precoce per il proprio fapipì, così denominato da lui. Ha una vivace
curiosità sessuale per il suo fapipì, per quello del padre e di quello della madre. La
madre bonariamente minaccia Hans di una punizione se continua a giocare col fapipì.
Questa minaccia d’evirazione dapprima determina una reazione umoristica del piccolo
ma successivamente acquisterà un effetto differito. Il disturbo diviene nervoso
quando per strada Hans ha paura di essere morso da un cavallo, paura connessa al
fatto che questi aveva un grosso pene. In realtà il cavallo simboleggia il fapipì, Hans
effettuava infatti un continuo confronto con i proprio fapipì e quello degli animali,
preferiva i piccoli perché i grandi gli ricordavano il suo difetto. E’ importante
sottolineare che quest’interesse per i genitali nasce con un particolare evento: la
nascita della sorellina Hanna. Il bambino non crede alla storia della cicogna e mostra
sfiducia nei confronti dei genitori. Il padre riconduce Hans al confronto con il fapipì
della sorella e questo mostra chiaramente che Hans conosce solo il sesso maschile,
infatti Hans giudica il sesso della sorella non diverso dal suo ma solo più piccolo. La
fobia col tempo persiste e si sviluppa. Una mattina raccontò che durante la notte in
camera sua c’erano 2 giraffe una grande e una sgualcita, la grande strillava perché
lui le aveva preso quella sgualcita. Poi smise di gridare e si sedette su quella sgualcita.
Il padre di Hans interpretò ciò dicendo che la giraffa grande era lui (il grande pene) la
giraffa sgualcita era la moglie (il suo organo genitale). Importante fu anche un
episodio: la mattina Hans spesso andava in camera dei genitori e la mamma lo prende
con se nel suo letto. Il marito la rimprovera (quella grande strillava perché aveva
preso quella sgualcita) ma lei sosteneva che per un po’ non faceva niente. Hans allora
rimane un po’ di tempo con lei (poi quella grande ha smesso di strillare e mi sono messo
sopra a quella sgualcita). Il tutto costituisce una prosecuzione della paura dei cavalli.
Il “sedere sopra è probabilmente per Hans il “possedere”, la soddisfazione di aver
trionfato dell’opposizione del padre. Il padre aveva contatti terapeutici con Freud, in
seguito vi fu anche un incontro. La visita fu breve, Freud chiese al piccolo, mentre il
padre spiegava della paura di Hans dei cavalli, se i suoi cavalli portassero gli occhiali,
Hans disse di no. Poi chiese se il suo papà se portasse gli occhiali e disse nuovamente
no, nonostante l’evidenza mostrasse il contrario. Gli chiese anche se con il nero intorno
alla bocca non intendesse dire i baffi. Il padre pensa che la paura sia connessa alla
vista del grande pene, questo trova il disaccordo di Freud. Infatti Freud illustra le
ragioni della sua sciocchezza attraverso il complesso d’Edipo (Hans voleva così bene
alla sua mamma d’aver paura del padre). Freud rivelò ad Hans che aveva paura del
padre, proprio perché lui voleva bene alla mamma, pensava che il padre fosse
arrabbiato con lui, ma non era vero, il padre gli voleva bene lo stesso e lui gli poteva
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confessare tutto senza problemi. Grazie alla spiegazione di Freud il piccolo si liberò
tutto di un colpo dalle sue angosce. L’angoscia di Hans ha 2 componenti: paura del
padre proviene dall’ostilità del padre e paura per il padre è scaturita dal conflitto
tra tenerezza e ostilità. Inoltre un altro aspetto importante nell’indagine del padre
sulla fobia del figlio era stato quando il figlio aveva visto cadere un grosso e pesante
cavallo e Hans aveva provato il desiderio che il padre cadesse allo stesso modo.
Lo scritto del piccolo Hans riproduce senza variante le comunicazioni scritte dal
padre, solo l’introduzione e la discussione evidenziano il carattere di Freud. Egli
esaminò l’opera da tre punti di vista: come verifica delle teorie esposte nei suoi scritti
“Sulla teoria sessuale” come contributo alla comprensione di una malattia molto
frequente e come chiarimento della vita psichica infantile. Al di là di tutto, Freud non
nega il carattere non neutrale della psicoanalisi, egli ribadisce che essa non è affatto
una ricerca scientifica imparziale ma un intervento terapeutico che di per se non vuole
dimostrare nulla ma solo mutare qualcosa. Dunque se è vero che il piccolo Hans sia
stato indirizzato verso il riconoscimento di strutture e rappresentazioni già anticipate
dal padre e dal medico e pur vero che solo tramite tali suggerimenti egli ha potuto
afferrare i moti del proprio inconscio.

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